L’ALBERO SEFIROTICO E LA MENORAH Benché il Candelabro a Sette Braccia, o Menorah, non sia un elemento caratteristico della Loggia di Perfezione del Tredicesimo e Quattordicesimo Grado, Gradi cabalistici per eccellenza, la sua funzione fondamentale di presenza nel Tempio, in quanto arredo necessario nella ricostruzione del Tempio del Re Salomone, ci consente di illustrarne alcuni significati, in relazione all’Albero Sefirotico, di cui costituisce una delle modalità di rappresentazione. Per la Tradizione Massonica, la Menorah, è elemento importante nella Simbologia del Tempio in quanto espressione della luce spirituale. E’ purtroppo vero che ai giorni nostri essa non sia più utilizzata da alcune comunioni massoniche, come ad esempio in Francia, dove, come sappiamo, la forte carica di laicità che caratterizza quella Nazione, ha portato alla soppressione di molti simboli tradizionali. Normalmente, anche nel nostro Paese, la Menorah è presente nel Tempio sin dal primo grado; tuttavia vi sono Officine che ritengono il candelabro a sette braccia legato al simbolismo del numero 7, e di conseguenza la utilizzano nella sola Camera di Mezzo. La Menorah è considerata unanimemente un simbolo cosmico e, come abbiamo detto, costituisce anche una rappresentazione dell’Albero Sefirotico. La Menorah può essere vista come rappresentazione dell'albero Sefirotico, dove Malkhut si trova all’attacco del piedistallo. Le due luci esterne rappresentano Hod e Netzah, mentre alla congiunzione delle loro braccia sul tronco si trova Yesod. Poi, procedendo verso l’interno del Candelabro, le seconde due luci rappresentano Gheburah e Khesed, alla cui congiunzione delle braccia si trova Tiphereth; infine, le due braccia interne rappresentano, Binah e C’hokhmah, che si uniscono, unitamente alla luce centrale, che rappresenta Khether, a Da’ath, la misteriosa undicesima Sephirah, o Sephirah senza numero. Questa rappresentazione può anche essere colta facendo, ad esempio, riferimento alla modalità di accensione e spegnimento della stessa secondo il cosiddetto metodo a spirale dove si parte dalla prima candela posta a sinistra e poi, girando a spirale in senso orario, si accende la prima a destra e così via sino a quella centrale. Questo modo di accensione ha un chiaro riferimento al simbolismo cabalistico perché il percorrere in questo modo la spirale ascendente dell'albero Sefirotico simboleggia la reintegrazione della molteplicità nell'unita. Parimenti, alla chiusura dei lavori, il movimento sarà contrario e la spirale sarà discendente, ovvero si inizierà a spegnere la luce centrale e, sempre con moto a spirale ma in senso antiorario, si giungerà a spegnere per ultima la candela che era stata accesa per prima. Questa operazione, dal punto di vista massonico, rappresenta il lavoro fatto unitamente nel Tempio dai presenti, dove ognuno ha modo di caricarsi con le energie sviluppate da tutti gli altri; alla fine dei lavori, l’unità torna ad essere molteplicità. Abbiamo già visto in altro lavoro come ad ogni singola Sephirah possa essere attribuita una funzione di Ufficiale di Loggia; analogamente lo possiamo fare con le Sephiroth rappresentate nella Menorah. La base del candelabro, Malkhut, rappresenta il Copritore interno. Le due luci esterne rappresentano Hod, il Primo Sorvegliante, e Netzah, il Secondo Sorvegliante, mentre alla loro congiunzione sul tronco si trova Yesod, il Cerimoniere; la seconda coppia di luci rappresentano Gheburah, il Tesoriere e Khesed, l’Ospitaliere, ed alla loro congiunzione si trova Tiphereth, il Grande Esperto. La coppia di luci centrali rappresenta Binah, l'Oratore e C’Hokhmah, il Segretario, mentre la corona, Kether, rappresenta il Maestro Venerabile. All’undicesima Sephirah, Da’ath, che è il punto di incontro fra l’intelligenza (Binah) e la saggezza (C’Hokhmah), ovvero che rappresenta la potenza unificatrice di opposti, non corrisponde alcun ufficiale di Loggia ma, come accennato in precedenza, per la sua caratteristica, può rappresentare l’Ara sulla quale sono poste le Tre Grandi Luci della Massoneria; interpretazione abbastanza logica se si pensa che nella rappresentazione dell’albero sefirotico, Da’ath si pone come el emento coesivo di tutta la struttura. Facendo un parallelo fra la Menorah, le Sephiroth e gli Ufficiali di Loggia, alla luce di quanto appena esposto, appare chiaro che ogni luce della Menorah, ogni Sephirah, ed ogni Ufficiale di Loggia, ha una valenza rispetto all’insieme ma non può significativamente si gnificativamente operare separatamente. Possiamo anche adesso fare la stessa elaborazione con i tre pilastri dell’Albero Sefirotico in rapporto alla Menorah, ricordando che a destra si trova il Pilastro della Misericordia o della Grazia, a sinistra quello della Severità o del Rigore ed al centro il Pilastro dell’equilibrio, sintesi degli altri due. Nella Menorah il pilastro centrale dell’Albero Sefirotico parte dalla luce centrale, che corrisponde a Kether, e
scende lungo il candelabro sui cui nodi troviamo Tiphereth, Yesod e Malkhut. Tutte le altre sei luci laterali, di destra e di sinistra, di cui abbiamo visto la rappresentazione, esprimono ciascuna un aspetto del dualismo, che trova la sua sintesi nel pilastro centrale. Analizzando da un altro punto di vista il rapporto fra Menorah ed Albero Sefirotico, possiamo rilevare come le sette luci si possano raggruppare in tre distinti triangoli che hanno due polarità poste su una delle colonne ed il terzo vertice sul braccio centrale, proprio come i triangoli presenti nel Tempio, con la sola differenza che questi hanno sempre ad un vertice il Maestro Venerabile. Escludendo la Sephirah Malkhut che si trova alla base del candelabro e la Sephirah Da’ath, che è velata alla vista, possiamo rappresentare il primo triangolo con le luci esterne Hod e Netzah, che ha al vertice Yesod; il secondo con Gheburah e Khesed che ha al vertice Tiphereth ed infine il terzo, con Binah e C’hokhmah, che ha al vertice Kheter. A questi tre triangoli gli studiosi di cabalistica massonica hanno attribuito specifici significati, a seconda della loro caratteristiche, chiamando il primo triangolo intellettuale, o della forma, il secondo triangolo etico, o della qualità ed il terzo triangolo metafisico, o della vita. Ricordando come la Kabbalah divida la Creazione in quattro mondi distinti, di cui dobbiamo in questo caso escludere il mondo dell’emanazione (Olam Ha’Atziluth), che si trova al di fuori della portata umana, prendiamo in considerazione gli altri tre, Olam Ha’Briah, che rappresenta il principio ideatore della Creazione, Olam Ha’Yetzirah, il mondo della Formazione, la forza plasmante della materia e Olam Ha’Assiah, il mondo dell’Azione, ovvero la materia plasmata. Rapportando questi tre mondi all’uomo, essi corrispondono rispettivamente al corpo (Nephesh), all’anima (Ruah) ed allo spirito (Neshamah). I tre triangoli corrispondono quindi ad Olam Ha’Assiah e Nephesh, il secondo a Olam Ha’Yetzirah e Ruah ed il terzo a Olam Ha’Briah e Neshamah. Quando, all’apertura dei lavori, o secondo alcuni rituali più antichi, ancora prima che i lavori abbiano inizio, viene accesa la Menorah, questo avviene sempre prima di posizionare le tre Grandi Luci: in questo modo vengono attivati tutti i vari elementi costitutivi, sia del macrocosmo che del microcosmo, per far sì il che il massimo dell’energia possa circolare durante lo svolgimento dei successivi la vori. Possiamo infine, sempre con riferimento ai lavori nel T empio delle Logge Azzurre, andare ad analizzare ogni singola Sephirah, per conoscere e comprendere quale energia venga attivata nel momento in cui viene accesa ogni luce ad essa abbinata. La prima luce è abbinata a Hod (la Gloria), l'ottava Sephirah, ed al Primo Sorvegliante alle cui spalle si trova il simbolo di Ercole il quale, nel compiere le sue imprese, impiega la forza per piegare la materia alla sua volontà. Hod è un agente positivo che tuttavia deve essere oggetto di sollecitazioni per agire, per cui occorre accendere la seconda luce, che è associata alla settima Sephirah, Netzah (la Vittoria), ed al Secondo Sorvegliante, alle cui spalle si trova il simbolo di Venere, la forza primigenia, lo stimolo all’azione. Con queste due luci, perviene energia a Yesod (il Fondamento), la nona Sephirah, posta sul nodo alla congiunzione dei due bracci esterni, che rappresenta il Maestro delle Cerimonie, essenziale per lo svolgimento dei lavori di Loggia. Hod, Netzah, Yesod e Malkhut formano il cosiddetto quaternario inferiore, dove Hod è l'ideatore e Netzah la spinta primigenia. Yesod riceve da entrambi per equilibrarli al fine di esprimere l’opera in Malkhut (il Regno), il Copritore, interno, che protegge l’intera Loggia. Ma i lavori debbono essere rivolti verso l’alto, indirizzati nella giusta direzione, per cui dobbiamo spostarci dal triangolo intellettuale a quello etico, proseguendo con l‘accensione della terza luce, abbinata alla quinta Sephira, Gheburah (la Forza, il Rigore) ed al Tesoriere. Questa la Sephirah del rigore, senza il quale ogni azione rimane incompiuta e senza il quale il cammino spirituale è puramente velleitario. Ma il rigore e la severità debbono essere rivolti a noi stessi mentre verso gli altri deve essere osservata tolleranza e misericordia, per cui dobbiamo accendere una quarta luce, quella della quarta sephirah: Khesed (Misericordia), abbinata all’Ospitaliere. In questo modo si passa dall’individuale all’universale, il singolo si apre verso gli altri fratelli, il lavoro di Loggia è un lavoro dedicato alla gloria del Grande Architetto dell’Universo ma anche al bene ed al progresso dell’Umanità. Come già con le due prime luci, l’avvenuta accensione di Gheburah e di Khesed porterà energia alla sesta Sephirah, Tiphereth (Bellezza) posta all'incrocio delle due braccia intermedie, simbolo del Grande Esperto. Così composta l’armonia della ritualità della Loggia, possiamo quindi salire al terzo triangolo, quello metafisico, accendendo le ultime tre luci, prima fra tutte quella di Binah (l’Intelligenza), rappresentata dall’Oratore, l'intelligenza regola la vita della Loggia. Ma anche queste Sephiroth hanno bisogno di qualcosa, della memoria che produce saggezza, ovvero di C’hokhmah (la Saggezza), rappresentata dal Segretario, la
saggezza esprime con il suo lavoro la memoria della vita della Loggia. Giunti a questo punto non si deve più scendere lungo il nodo delle due braccia interne ma si deve invece salire verso Kether (la Corona), rappresentata dal Maestro Venerabile, la luce centrale, che viene accesa sempre per ultima. Giunti a questo punto l’energia tende infatti verso l’alto, verso la rappresentazione del trascendente, verso l’infinito, Ain Soph, che è rappresentato dal Delta che si trova alle spalle del Maestro Venerabile). L'accensione delle ultime tre luci porta energia anche alla undicesima misteriosa Sephirah, Da’ath, l'Ara, o l‘Altare, ove sono poste le Tre Grandi Luci della Massoneria. Essendo chiuso il circolo energetico, i la vori di Loggia possono iniziare con forza e vigore. *** Abbiamo qui riassunto nella maniera più completa possibile la tradizionale cerimonia di accensione delle luci sull’Ara, ricordando tuttavia che da un lato che esistono anche altre modalità di accensione delle luci e dall’altro che attualmente, come accennato più sopra, la presenza della Menorah nelle officine massoniche dei tre primi gradi simbolici non è più obbligatoriamente prevista in ogni caso ma è limitata talvolta alla sola Camera di Mezzo. La mancanza della Menorah, e della cerimonia della sua accensione sull’Ara, impedisce quindi il realizzarsi di quella forma di attivazione del circolo di energia che deve caratterizzare i lavori di Loggia e che è un'altra vestigia del passato che rischia di essere cancellata dalla memoria.