Letteratura Francese: LA POESIA NEL SECOLO XIX
I seguenti dati sono in larga parte tratti dall'antologia "Lagarde et Michard" e da d a me tradotti e adattati.
Il XIX è un secolo molto complesso per la nazione francese, sia dal punto di vista letterario sia da quello politico-sociale. Infatti, come lo si è fatto per altri pe riodi storici, non è possibile riassumere l'ottocento francese in una sola formula, come il "secolo classico", l' "età dei lumi" o il "secolo del Rinascimento". Ed è proprio questa ricchezza e diversità che c he affascina. Volendo essere schematici, è possibile dividere i l periodo in questione in tre principali correnti artistico-letterarie: il Romanticismo, che domina le arti dalla Restaurazione alla Monarchia liberale; il Realismo, dalla Seconda Repubblica all'Impero; infine il Simbolismo che prende piede negli ultimi trent'anni del secolo. Solo il Romanticismo e il Simbolismo sono due movimenti quasi esclusivamente poetici mentre il Realismo da i suoi migliori risultati nella narrativa.
Alphonse de Lamartine
Proprio una raccolta di poesie di Lamartine, le Méditations Poétiques apparsa nel 1820, inaugura la stagione romantica francese. Anche il suo autore ha vissuto in effetti una vita lunga e piena di eventi nel pieno rispetto del cliché romantico. Nato nel 1790 a Milly da una famiglia di ricchi possidenti agricoli, Alphonse trascorre gli anni della sua giovinezza oziando in campagna dove si dedica alla lettura di poesie cristiane. Alla caduta dell'Impero, dopo essere entrato tra le guardie del corpo di Luigi XVIII, si ferma a Parigi conducendo la vita del libertino, indebitandosi pesantemente. Un viaggio a Napoli gli accende la scintilla amorosa per merito delle grazie di una giovane napoletana, trasfigurata poi nel poema Graziella (1849). Ma sarà il soggiorno in un centro termale nel 1816 a cambiargli la vita: qui infatti s'innamora della giovane Julie Char les che purtroppo morirà l'anno successivo. Il dolore di questa perdita pe rdita ispirerà a Lamartine la composizione delle Méditations, opera che gli darà fama nazionale . Degli anni '20 appaiono altre raccolte: Nouvelles Méditations (1823), La Mort de Socrate (1823), Harmonies Poétiques et Religieuses (1830). Intanto da aristocratico conservatore, Alphonse passa a posizioni più liberali. Poi un viaggio in Terrasanta, compiuto con moglie e figlia (nel frattempo di era sposato con un'inglese), ne rafforza la fede. Al ritorno un altro enorme dolore, la perdita della figlia Julia, lo colpisce duramente. Cerca così di affogare le delusioni in una intensa attività politica: eletto deputato prima a Bergues, poi a Macon, Lamartine sarà addirittura alla guida del Governo Provvisorio sorto in seguito ai moti del 1848. Purtroppo però la sua candidatura alla presidenza della Repubblica non otterrà i voti sperati che andranno in massa al nipote del Bonaparte. Gli ultimi anni di vita del poeta sono resi più amari e faticosi dalle necessità nec essità economiche alle quali fu costretto dall'eccessiva prodigalità. Dopo aver trascorso due anni paralizzato, Lamartine morirà quasi ottantenne nel 1869 . Dicevo che sono proprio le Méditations a portare notorietà a Lamartine, la cui c ui pubblicazione costituì una vera e propria rivoluzione poetica. I 24 poemetti di cui si compone la raccolta rappresentano r appresentano il risultato più alto di quella corrente elegiaica che ebbe inizio più di un secolo prima. Tuttavia nel lavoro di Lamartine si possono trovare temi e sentimenti nuovi che andavano di moda in quel periodo grazie a Byron, Goethe e Chateaubriand. Si trattava di una poesia dolorosa, passionale e intima, dettata proprio dalla perdita dell'amore nella persona della povera Julie. Il sentimento principale che ispirò la composizione delle Méditations è proprio quello del d olore che spinge il poeta più in là, ad interrogarsi sul destino dell'uomo, sul suo rapporto con Dio e a cercare ristoro nella pace di luoghi cari, ovvero la campagna intorno a Milly. Di questa raccolta, propongo qui il primo componimento intitolato L'isolement (l'isolamento). Il poeta, infatti, dopo l'improvvisa scomparsa dell'amata, si ritirò a Milly in una "completa solitudine e in un isolamento totale". In questo componimento, il poeta si siede, stanco e affranto, a contemplare il paesaggio circostante alla ricerca di un poco di conforto. Tuttavia scopre dolorosamente di non provare più niente, lui già morto e immobile di fronte fr onte a tutto quel movimento vitale. Verso la fine, però, si sposta dalla descrizione realistica ad un piano spirituale, alla ricerca della "vera" realtà che potrà finalmente
donargli la pace che tanto anela (il rapporto con Dio). Nell'ultima quartina il suo sguardo torna di nuovo sul paesaggio nel quale spera di diventare come una foglia secca trasportata dal vento.
L'Isolement
Souvent sur la montagne, à l'ombre du vieux chêne, Au coucher du soleil, tristement je m'assieds; Je promène au hasard mes regards sur la plaine, Dont le tableau changeant se déroule à mes pieds.
Que me font ces vallons, ces palais, ces chaumières, Vains objets dont pour moi le charme est envolé; Fleuves, rochers, forêts, solitudes si chères, Un seul être vous manque, et tout est dépeuplé.
Ici gronde le fleuve aux vagues écumantes, Il serpente, et s'enfonce en un lointain obscur; Là le lac immobile étend ses eaux dormantes Où l'étoile du soir se lève dans l'azur.
Que le tour du soleil ou commence ou s'achève, D'un oeil indifférent je le suis dans son cours; En un ciel sombre ou pur qu'il se couche ou se lève, Qu'importe le soleil? je n'attends rien des jours.
Au sommet de ces monts couronnés de bois sombres, Le crépuscule encor jette un dernier rayon, Et le char vaporeux de la reine des ombres Monte, et blanchit déjà les bords de l'horizon.
Quand je pourrais le suivre en sa vaste carrière, Mes yeux verraient partout le vide et les déserts; Je ne désire rien de tout ce qu'il éclaire, Je ne demande rien à l'immense univers.
Mais peut-être au-delà des bornes de sa Cependant, s'élançant de la flèche sphère, gothique, Lieux où le vrai soleil éclaire d'autres Un son religieux se répand dans les airs, cieux, Le voyageur s'arrête, et la cloche Si je pouvais laisser ma dépouille à la rustique terre, Aux derniers bruits du jour mêle de saints Ce que j'ai tant rêvé paraîtrait à mes concerts. yeux? Mais à ces doux tableaux mon âme indifférente N'éprouve devant eux ni charme, ni transports, Je contemple la terre, ainsi qu'une ombre errante : Le soleil des vivants n'échauffe plus les morts. De colline en colline en vain portant ma vue, Du sud à l'aquilon, de l'aurore au couchant, Je parcours tous les points de l'immense étendue, Et je dis : Nulle part le bonheur ne
Là, je m'enivrerais à la source où j'aspire, Là, je retrouverais et l'espoir et l'amour, Et ce bien idéal que toute âme désire, Et qui n'a pas de nom au terrestre séjour! Que ne puis-je, porté sur le char de l'aurore, Vague objet de mes voeux, m'élancer jusqu'à toi, Sur la terre d'exil pourquoi resté-je encore? Il n'est rien de commun entre la terre et moi. Quand la feuille des bois tombe dans la prairie, Le vent du soir s'élève et l'arrache aux
m'attend.
vallons; Et moi, je suis semblable à la feuille flétrie : Emportez-moi comme elle, orageux aquilons!
Alfred de Vigny
Un altro contemporaneo di Lamartine è Vigny. Anch'egli di nobile famiglia, ma impoverita dalla Rivoluzione, Vigny nasce nel 1797 e trascorre la giovinezza nell'esercito che abbandonerà definitivamente, dopo vari spostamenti e qualche delusione, nel 1827. La sua educazione è stata quanto più conservatrice si possa immaginare: dal padre apprese l'amore per le armi e per il re legittimo; la madre, invece, voleva continuare attraverso il figlio la tradizionale e rigida cult ura giansenista a cui la sua famiglia apparteneva da molte generazioni. Vigny portava sempre con se' una coppia della Bibbia e imparò presto il greco e l'inglese. Si sposò con un inglese, Lydia, non nobile ma solida finanziariamente, anche se in seguito si abbanonò a diverse relazioni amorose. Finisce i propri giorni malato, in isolamento dal resto della comunità. Una delle sue raccolte poetiche più importanti è certamente quella dei Poèmes Antiques et Modernes : pubblicata per la prima volta nel 1826 e completata nel 1837, questa raccolta a sua volta riprendeva quella dei "Poèmes" pubblicata già nel 1822. La poesia di Vigny rivela un impianto classicista anche se numerosi sono gli slanci moderni, romantici potremmo dire. Al ce ntro della sua opera c'è il suo pensiero
filosofico che affronta vari temi attraverso l'uso di chiare simbologie: la solitudine dell'uomo di genio, l'angosciante questione del rapporto tra Dio e l'uomo, l'ingiustizia dell'onnipotenza divina che punisce insieme innocenti e colpevoli. Tra i componimenti più noti e rappresentativi, ho scelto quello intitolato "Moïse" di cui riporto alcuni frammenti. Attraverso questo personaggio biblico, Vigny ha cercato di esprimere l'angoscia dovuta alla solitudine morale dell'eletto (che anche il poeta, in quanto tale, doveva provare) e i suoi dubbi circa il mistero della giustizia divina. In realtà il personaggio di Mosé qui delin eato è lontano da quello biblico, certamente più scoraggiato e amareggiato. Ma lo scopo di Vigny è quello di costruire un simbolo più che delineare un personaggio storicamente esistito o fedele alle testimonianze esistenti. In questi frammenti che vi propongo, si assiste a Mosé che, dopo aver accettato l'elezione divina e aver guidato il proprio popolo alla Terra Promessa, è stanco di tutta questa responsabilità che non ha fatto altro che renderlo più solo e lontano dalla propria gente. Sale quindi al monte in un tormentato dialogo con Dio che rimane però spaventosamente silenzioso. Moïse
(V. 47-56) (V. 47-56) Il disait au Seigneur : " Ne finirai-je pas ? Diceva al Signore: " Mai dunque finirò ? Où voulez-vous encor que je porte mes pas Dove volete che conduca i miei tardi passi ? ? Je vivrai donc toujours puissant et solitaire Forse vivrò per sempre potente e ? solitario ? Laissez-moi m'endormir du sommeil de la Lasciate che mi addormenti del sonno terre. della terra. Que vous ai-je donc fait pour être votre élu Che vi feci inver per diventare il vostro ? eletto ? J'ai conduit votre peuple où vous avez Ho guidato il vostro popolo dove voi voulu. volevate. Voilà que son pied touche à la terre Ecco, il suo piede tocca la terra promise. promessa. De vous à lui qu'un autre accepte Altri sia il tramite tra voi e lui, l'entremise, altri il morso serri al destriero d'Israele; Au coursier d'Israël qu'il attache le frein ; il mio llibro a lui lascio e la verga di Je lui lègue mon livre et la verge d'airain. bronzo. (V. 61-70) Hélas ! vous m'avez fait sage parmi les sages ! Mon doigt du peuple errant a guidé les passages. J'ai fait pleuvoir le feu sur la tête des rois ; L'avenir à genoux adorera mes lois ; Des tombes des humains j'ouvre la plus antique, La mort trouve à ma voix une voix prophétique ; Je suis très grand, mes pieds sont sur les nations, Ma main fait et défait les générations. Hélas! je suis, Seigneur, puissant et solitaire, Laissez-moi m'endormir du sommeil de la terre!
(V. 61-70) Ah ! Saggio tra i saggi mi avete fatto ! II dito mio ha guidato il peregrinar del popolo errante. Pioggia ardente ho versato sulla testa dei re ; l'avvenire adorerà in ginocchio le mie leggi, io apro il più antico dei sepolcri umani, profezie trova la morte nella mia voce, sono assai potente, le mie piante sono sulle nazioni, la mano fa e disfa intere generazioni. Ahimé Signore sono forte e solitario, lasciate che mi addormenti del sonno della terra !
(V. 107-116) Il popolo ora attendeva e, temendo le sue (V. 107-116) ire, Or, le peuple attendait, et, craignant son pregava senza mirare il monte del Dio courroux, geloso ; Priait sans regarder le mont du Dieux jaloux perché, se levava gli occhi, i foschi ; fianchi della nube Car, s'il levait les yeux, les flancs noirs du raddoppiavano le folgori del temporale
nuage e, accecando, il fuoco dei lampi Roulaient et redoublaient les foudres de incatenava ogni fronte, ovunque china. l'orage, Tosto, la cima del monte riapparve senza Et le feu des éclairs, aveuglant les regards, Mosè Enchaînait tous les fronts courbés de toutes Fu pianto. Giosuè, cammino verso la parts. terra promessa, Bientôt le haut du mont reparut sans Moïse. avanzava pallido e pensoso, Il fut pleuré. - Marchant vers la terre poiché già era l'eletto dell'Onnipotente. promise, Josué s'avançait pensif et pâlissant, Car il était déjà l'élu du Tout-Puissant.
Scritti tra il 1838 e il 1863, anno della morte del poeta, sono i componimenti facenti parte de Les Destinées, la seconda raccolta di poesie di Vigny. In essa viene accentuata la riflessione filosofica. Vigny infatti pone al centro della propria poesia il problema della condizione umana: con il suo peso di miseria e ignoranza, la nostra vita è dunque alla mercé di un destino che ci impedisce ogni speranza e rende vano ogni nostro sforzo ? Partendo da posizioni pessimiste, il poeta attraverso i suoi componimenti ci indica però un modo per rendere più durevoli i nostri sforzi: di fronte al "male filosofico", il silenzio, la chiusura in una forma di eroismo stoico; di fronte al "male soc iale", la pietà. Tuttavia, Vigny si dimostra ottimista nel progresso dell'umanità che sarà in grado di trionfare del destino malvagio. Per questo suo culto nel progresso, Vignyè giustamente considerato l'erede della lezione filosofica settecentesca. Tra i componimenti più significativi della raccolta: Les Destinées , La Mort du Loup, La Maison du Berger , La colère de Samson, Le Mont des Oliviers .
Victor-Marie Hugo
E' impossibile sintetizzare in poche righe la vita e le opere di Victor Hugo (1802-1885), l'uomo di lettere che vanta la bibliografia più vasta di chiunque altro, più di Shakespeare e anche più di Dante. In effetti Hugo ha attraversato quasi per intero uno dei secoli più movimentati di tutti i tempi scrivendo di tutto e di più: è stato poeta, romanziere, drammaturgo, giornalista, teorico del romanticismo (la sua prefazione al Cromwell, infatti, scatenerà la rivolta romantica nel teatro e non solo in questo). E' stato inoltre politico, sotto la cui veste si è profuso in sentiti e applauditissimi discorsi; ha scritto ancora numerose lettere e appunti di vario genere che riprendeva, ritoccava, ruminava per scartarli o per riprenderli nuovamente. Insomma, un vero e proprio fiume di parole, come dicevano i Jalisse. E come la Francia cambiò sistema politico numerose volte, anche Hugo passava da uno schieramento all'altro con la stessa facilità: da posizioni conservatrici e ultra, negli anni venti Hugo si avvicina a posizioni più liberali prima di salutare con favore l'avvento della Repubblica e spostarsi decisamente a sinistra negli anni a venire. Tra i suoi contemporanei, anche chi non l'apprezzava come André Gide, dovette ammettere che Hugo era il più grande poeta di Francia ("Victor Hugo, hélas !"); e se per Ionesco "Hugo non era un poeta ma un retore", per Remy de Gourmont "un oratore", secondo Nietzsche invece l'aspetto più evidente in Hugo era la sua grande cialtroneria. Tuttavia, il vate francese fu apprezzato e riconosciuto come un modello anche da chi come Baudelaire contribuì a rendere la sua poesia decisamente demodée. A proposito di poesia, la sua prima raccolta è datata 1822: le Odes et poésies diverses si chiameranno Odes et Ballades nel 1828, quinta edizione con qualche aggiunta e ritocco. Si tratta di un raccolta di chiaro stampo classicista, su posizioni ancora conservatrici anche se rivela una tensione visionaria e mistica, slanci immaginativi che saranno evidenti nelle sue raccolte più mature. Tentato dalla vena orientalista ed esotica di moda tra i romantici, nel 1829 Hugo dà a lle stampe Les Orientales . Rispetto alle Odes, queste nuove composizioni rappresentano una rottura. Hugo, infatti, cominciava allora a rompere i suoi argini poetici dichiarando che "tutto ha diritto di cittadinanza in poesia". Grazie al tramite dell'oriente, egli inoltre aggiunge la sua preoccupazione politica e inizia a vedere il ruolo di poeta elevato sopra la mischia, come essere votato esclusivamente alla rêverie. Ne Les Feuilles d'automme del 1831, il poeta accentua il lirismo elegiaco, malinconico e quotidiano, alternando contenuti intimi e personali a contenuti politici. Con questa raccolta può dirsi conclusa la sua prima stagione creativa mentre si apre il decennio più fecondo e movimentato nella vita del poeta. Nel 1835 escono Les Chants du Crépuscule che contengono liriche in cui è ancora forte la vena malinconica e intimista della raccolta precedente. Se nella prima parte ha maggiore spazio la tematica politica (la fede monarchica di Hugo è sempre salda anche se rimpiange Napoleone), nella seconda invece hanno prevalenza la tematiche amorose. Sempre ripiegate all'interno e alla funzione del poeta sono Les Voix Intérieures del 1837 mentre nel 1840 è la volta de Les Rayons et les ombres , raccolta che molti considerano il capolavoro poetico di Hugo. In esso è contenuta una composizione molto importante se si vuole compr endere il ruolo del poeta secondo il vate francese, poesia intitolata, appunto, Fonction du Poète, di cui riporto alcuni versi. Dopo aver rivendicato l'indipendenza del poeta, e aver compreso la sua necessità di vivere lontano dal caos della città e dal sudiciume della politica, l'autore però esorta il poeta a vivere in mezzo agli uomini per ricoprire il ruolo di guida:
(V. 277-306) Peuples ! écoutez le poète ! Ecoutez le rêveur sacré ! Dans votre nuit, sans lui complète, Lui seul a le front éclairé. Des temps futurs perçant les ombres, Lui seul distingue en leurs flancs sombres Le germe qui n'est pas éclos. Homme, il est doux comme une femme. Dieu parle à voix basse à son âme Comme aux forêts et comme aux flots. C'est lui qui, malgré les épines, L'envie et la dérision, Marche, courbé dans vos ruines, Ramassant la tradition. De la tradition féconde Sort tout ce qui couvre le monde, Tout ce que le ciel peut bénir. Toute idée, humaine ou divine, Qui prend le passé pour racine A pour feuillage l'avenir. Il rayonne ! il jette sa flamme Sur l'éternelle vérité ! Il la fait resplendir pour l'âme D'une merveilleuse clarté. Il inonde de sa lumière Ville et désert, Louvre et chaumière, Et les plaines et les hauteurs ; À tous d'en haut il la dévoile ; Car la poésie est l'étoile Qui mène à Dieu rois et pasteurs !
(V. 277-306) Popoli, date ascolto al poeta, date ascolto al pio sognatore ! In una notte di buio totale, lui solo ha la fronte illuminata. Traversando le ombre dei tempi futuri lui solo distingue nei loro oscuri fianchi il germe non ancora sbocciato. Uomo, ha la dolcezza di una donna. Dio parla a bassa voce alla sua anima, come ai boschi, come alle onde ! E' lui che, nonostante le spine, l'invidia e la derisione, cammina, chino sulle vostre rovine, fedele alla tradizione. Dalla feconda tradizione trae tutto ciò che riveste il mondo, tutto ciò che il cielo benedice, ogni idea, umana o divina che ha le radici nel passato e ha per fronde l'avvenire. Getta i suoi raggi e le sue fiamme sull'eterna verità, la fa splendere per l'anima d'una luce meravigliosa. E inonda della sua luce città e deserti, regge e abituri, e le pianure e le colline; a tutti dall'alto la svela; la poesia infatti è la stella che re e pastori conduce a Dio.
Nella successiva raccolta Châtiments (letteralmente: I castighi), pubblicata quando era già in esilio, Hugo accentua la sua vena politica, scagliando strali in particolare contro il nuovo imperatore Napoleone III ("Napoléon le petit", lo chiamava) e il popolo che, con un tradimento estremo, preferì segure il suo nuovo Duce invece di ribellarvisi. Proprio al Popolo è dedicata una delle poesie più riuscite della raccolta in cui il poeta sviluppa la metafora oceano=popolo anche se alla fine non può fare a meno di esprimere la sua delusione per la mancata "marea" dei francesi. Nelle liriche come questa, di sentito impegno politico, l'aspetto simbolico e i salti immaginativi sono meno frequenti anche se ciò non impedisce la buona riuscita del componimento. Au Peuple
Il te ressemble ; il est terrible et pacifique. Il est sous l'infini le niveau magnifique ; Il a le mouvement, il a l'immensité. Apaisé d'un rayon et d'un souffle agité, Tantôt c'est l'harmonie et tantôt le cri rauque. Les monstres sont à l'aise en sa profondeur glauque ; La trombe y germe ; il a des gouffres inconnus D'où ceux qui l'ont bravé ne sont pas revenus ; Sur son énormité le colosse chavire ; Comme toi le despote il brise le navire ; Le fanal est sur lui comme l'esprit sur toi ; Il foudroie, il caresse, et Dieu seul sait pourquoi ; Sa vague, où l'on entend comme des chocs d'armures, Emplit la sombre nuit de monstrueux murmures, Et l'on sent que ce flot, comme toi, gouffre humain, Ayant rugi ce soir, dévorera demain. Son onde est une lame aussi bien que le glaive ; Il chante un hymne immense à Vénus qui se lève ; Sa rondeur formidable, azur universel, Accepte en son miroir tous les astres du ciel ; Il a la force rude et la grâce superbe ; Il déracine un roc, il épargne un brin d'herbe ; Il jette comme toi l'écume aux fiers sommets, Ô peuple ; seulement, lui, ne trompe jamais Quand, l'oeil fixe, et debout sur sa grève sacrée, Et pensif, on attend l'heure de sa marée.
Ti somiglia; è terribile e pacifico. E', sotto l'infinito, la stupenda e piana distesa; ha il movimento, ha l'immensità. Placato da un raggio, agitato da un alito, ora è armonia ed ora rauco urlo. I mostri si adagiano nel suo glauco fondo. Ne nascono cicloni; ha abissi sconosciuti, quanti l'hanno sfidato non ne sono tornati. Vacilla il colosso sulla sua enormità. Distrugge ogni naviglio, come tu ogni despota. Brilla sui marosi il fanale, arde in te lo spirito; folgora e accarezza, Dio solo sa perché; la sua onda, in cui sembra che cozzino ferree armature, riempia la cupa notte di mormorii mostruosi, e si sente che i marosi, come te, abisso umano, se stasera ruggiscono, divoreranno domani. La sua onda è una lama che somiglia a una spada. Canta un inno immenso a Venere che nasce; la sua sfericità portentosa, azzurro senza fine, accoglie nel suo specchio tutti gli astri del cielo; ha la forza brutale e la superba grazia; sradica una roccia, risparmia un filo d'erba; lancia come te sino alle vette, o Popolo, la sua schiuma; però, lui, l ui non inganna mai, quando con l'occhio fisso e i piedi sul sacro lido l'uomo attende, pensoso, l'ora della marea.
Les Contemplations,
uscita nel 1856, rappresenta un'altra tappa importante nella parabola lirica di Hugo. Fanno parte di questa raccolta due poesie tra le mie preferite anche se non aggiungono nulla a quanto il poeta aveva già espresso in precedenza: queste sono Mes Deux Filles e À un poète aveugle. Nella prima, retrodatata al 1843 anche se in realtà successiva a quella data, sul quadro pacifico e famigliare e sull'idea di bellezza suggerite dall'immagine delle due figlie incombe la minaccia dell'estinzione (=urna). Ma per un istante almeno tutto è incanto ed estasi in cui mondo umano, animale e vegetale si fondono in un'irripetibile sintesi. Le due figlie sono Léopoldine, annegata con il marito nella Senna nel 1843, e Adèle, anch'ella caduta in disgrazia e presto rinchiusa in un istituto psichiatrico.
Dans le frais clair-obscur du soir charmant qui tombe, L'une pareille au cygne et l'autre à la colombe, Belle, et toutes deux joyeuses, ô douceur ! Voyez, la grande soeur et la petite soeur Sont assises au seuil du jardin, et sur elles Un bouquet d'oeillets blancs aux longues tiges frêles, Dans une urne de marbre agité par le vent, Se penche, et les regarde, immobile et vivant, Et frissonne dans l'ombre, et semble, au bord du vase, Un vol de papillons arrêté dans l'extase.
Nel fresco chiaroscuro di una sera incantevole, l'una simile a un cigno e l'altra a una colomba, belle e allegre entrambe, o tenerezza ! Guarda ! Le due sorelle, la maggiore e la più piccola, sono sedute sulla soglia del giardino, e su di esse, in un vaso di marmo, un cespo di garofani bianchi dai lunghi, fragili steli, agitato dal vento, si china e immobile e vivo le guarda, e freme nell'ombra e sembra, sull'orlo dell'urna, un volo di farfalle fermo e sospeso nell'estasi.
Merci, poète! -- au seuil de mes lares pieux, Comme un hôte divin, tu viens et te dévoiles ; Et l'auréole d'or de tes vers radieux Brille autour de mon nom comme un cercle d'étoiles.
Grazie, o poeta ! -- sulla soglia dei miei lari, come un divino ospite tu vieni e ti disveli; e la dorata aureola dei tuoi versi radiosi brilla intorno al mio nome come una corona di stelle.
Nell'altro componimento, intitolato appunto À un poète aveugle, Hugo specifica ancora una volta la funzione del poeta. Egli anche se è cieco, in realtà vede più degli altri ed è in grado di trasmettere alla società quei valori più autentici che stanno dietro alle cose ma che gli altri non riescono a vedere. Da notare la serie di antitesi nella seconda quartina di versi grazie alla quale Hugo vuole sottolineare la capacità di comprensione del poeta nonostante le mille difficoltà che la ostacolano.
Chante ! Milton chantait ; chante ! Homère a chanté. Le poète des sens perce la triste brume ; L'aveugle voit dans l'ombre un monde de clarté. Quand l'oeil du corps s'éteint,l'oeil de l'esprit s'allume.
Canta ! Milton cantava. Canta ! Omero cantava. Dissipa, il poeta, la triste bruma dei sensi; il cieco vede nell'ombra un mondo di chiarità. Quando l'occhio del corpo si spenge, si accende l'occhio dello spirito.
Negli ultimi suoi vent'anni di vita altri eventi importanti interessano Victor Hugo. Nel 1862 riprende la stesura del suo romanzo più celebre, Les Miserables; intanto continuano le sue battaglie politiche esprimendosi, tra l'altro, anche a favore di Garibaldi e della spedizione dei Mille nel 1860. Nel 1870 gli eventi precipitano e l'esercito francese soccombe a Sédan nello scontro con quello prussiano: l'imperatore è fatto prigioniero, viene proclamata la Repubblica e finalmente Hugo può rientrare a Parigi. La capitale è occupata e Hugo intensifica la propria azione politica vedendo di buon occhio la Comune ma condannando le crudeltà della guerra civile. Nel 1868 intanto la moglie del poeta, Adèle, muore; poco dopo ha inizio l'ultimo grande amore nella vita di Hugo, quello per Blanche Lanvin. Nel 1874 esce il romanzo Quatrevingt-treize mentre nell'anno successivo è la volta della raccolta di liriche intitolata L'art d'être grand-père. Eletto senatore, Hugo presiede l'Unione repubblicana, formazione di estrema sinistra. Sul finire degli anni '70 subisce il primo attacco di congestione cerebrale. Si sente ormai un sopravvissuto e non scrive quasi più nulla fino alla morte avvenuta il 22 maggio 1885.
Gérard de Nerval
L'opera di Gérard de Nerval è fondamentale per il movimento romantico francese diventando essa un punto di partenza importante anche per i successivi autori simbolisti e surrealisti. Nerval ha vissuto una vita nel pieno dei cliché romantici, sofferta e molto intensa, durata solo 47 anni poiché il poeta decise di troncarla nel 1855 impiccandosi nella propria casa parigina. Ma la vita di Gérard de Nerval fu difficile fin da principio: infatti non conobbe mai sua madre, morta quando egli era bambino, e trascorse il resto dei suoi anni tra crisi di follia e speranze d'amore mal riposte. Tuttavia queste delusioni furono stemperate nella poesia in cui, grazie ad un potente slancio onirico e a un fiducioso sguardo mistico, il poeta riuscì a creare un universo dove finalmente poteva vivere senza dolore.Le sue opere più importanti sono state Les filles du feu, raccolta di novelle del 1854 accompagnate dai sonetti, altrettanto importanti, delle Chimères. Ancora un lavoro in prosa nel 1853 con Aurelia in cui viene trasfigurata la sua vicenda amorosa da poco conclusa con la morte dell'amata Jenny Colon. Difficile sintetizzare la poesia di Nerval in poche righe, così com'è difficile stare dietro al sottile filo dell' immaginazione intessuto dalle sue composizioni. Tuttavia le risonanze inimitabili delle sue poesie si devono alla straordinaria esperienza vissuta dall'autore: se il simbolismo di Nerval ha contribuito ad ispirare Baudelaire e Rimbaud, questo, a differenza di quello dei suoi epigoni. è autentico e non un semplice artificio letterario. Egli, dunque, vivendo una vita intensa ma triste e dolorosa, cercava di addolcire ogni amarezza, di smussare ogni asperità grazie all'interve nto prodigioso della propria fantasia, del ricordo e dell'infinita tensione mistica. Il risultato, trasposto su carta, è una poesia impossibile d'analizzare proprio perchè di una purezza immateriale. Fantaisie
Il est un air pour qui je donnerais Tout Rossini, tout Mozart et tout Weber, Un air très vieux, languissant et funèbre, Qui pour moi seul a des charmes secrets.
C’est sous Louis treize ; et je crois voir s’étendre
Questa poesia risale al 1831 anche se fu pubblicata per la prima volta un anno dopo. Credo si tratti di un componimento che meglio di ogni altro permette al lettore di penetrare nel mondo fantastico del poeta, in cui il ricordo e il sogno si (con)fondono con l'aspirazione di salvezza.
Puis un château de brique à coins de pierre, Aux vitraux teints de rougeâtres couleurs, Ceint de grands parcs, avec une rivière Baignant ses pieds, qui coule entre des fleurs ;
Dopo l'evocazione fantastica delle prime quartine, è proprio negli ultimi versi che realtà, sogno, fantasia e speranza in una vita futuro si fondono e chiudono l'evocazione.
Or, chaque fois que je viens à l’entendre,
De deux cents ans mon âme rajeunit : Un coteau vert, que le couchant jaunit,
Puis une dame, à sa haute fenêtre, Blonde aux yeux noirs, en ses habits anciens, Que, dans une autre existence peutêtre, J’ai déjà vue... — et dont je me souviens !
Le Parnasse Il movimento poetico-letterario si forma tra il 1860 e il 1866 intorno ad un gruppo di poeti che si autodefinirono parnassiens dal nome del monte (il Parnaso, appunto) sede delle muse ispiratrici della poesia. Il loro intento fu quello di opporre al romanticismo sentimentale ed eccessivamente confidenziale
di Musset e soci una poesia dall'estrema perfezione formale. Loro intenzione fu quella di "imprigionare" nel corpo armonioso ed equilibrato delle loro composizioni le gra ndi emozioni e il forte pensiero filosofico. Anche se in realtà non costituirono mai una scuola vera e propria, i poeti parnassiani presero come punto di riferimento Théopile Gautier e la sua concezione dell' "arte per l'arte" e riconobbero come maestro indiscusso Leconte de Lisle. Le sorti del movimento si legarono inizialmente ad alcune riviste dalla vita piuttosto breve come la Revue fantaisiste (1861), la Revue du Progrès (1863-64), l' Art (1865-66) e le più fortunate raccolte di poesie Le Parnasse Contemporain (1866, 1871, 1876). Del gruppo dei parnassiani fecero parte, tra gli altri, Théodore de Banville (1823-1891) e François Coppée.
Charles Baudelaire
E' difficile liquidare in poche righe colui che con la sua opera ha rivoluzionato la poesia moderna e continua a gettare influenze ancora oggi. Poiché devo proprio, non mi resta che essere schematico e approssimativo. Lasciando stare la vita del poeta, passo subito alla sua poesia che si può riassumere dicendo che tutta l’opera di Baudelaire è scossa dalla stessa tensione tra Ideale e Reale, tra terreno e “divino”. L’intuizione geniale e profetica che fece grande il poeta è che la realtà contingente non è che un aspetto del tutto, un tramite verso la vera essenza delle cose che non è quindi nelle cose stesse ma in una dimensione ideale, spirituale, quasi soprannaturale. Sta quindi al poeta, cui Baudelaire affida una nuova missione, scoprire e rivelare il risvolto segreto delle cose, vista la sua posizione privilegiata e al tempo stesso carica di responsabilità, facendo ciò attraverso uno slancio sinestetico, grazie alla fusione di tutte le capacità sensoriali a sua disposizione. La nuova funzione della poesia e del ruolo del poeta sono meglio esemplificati nell’opera più famosa di Baudelaire, Les Fleurs du Mal . Pubblicata nel 1857, condannata per immoralità poco dopo, e rimaneggiata nel 1861, questa raccolta rappresenta il percorso del poeta (o, in generale, dell’uomo moderno) che, nel tentativo di “ricavare la bellezza dal Male” (da quì il titolo del poema), racconta le sue speranze, le sue sconfitte, la sua decadenza. Quindi è attraverso la propria esperienza individuale che Baudelaire ha voluto mostrare la tragedia dell’essere umano. E’ la tragedia dell’uomo doppio in perpetuo conflitto tra le Ciel e l’ Enfer . Da questo eterno conflitto a volte sembrano prevalere le aspirazioni più nobili verso l’ideale ma alle quali seguono cadute verso la brutalità della realtà materiale. A questa condizione il poeta da’ il nome di Spleen. E proprio la prima parte del poema s’intitola Spleen et Idéal: qui il poeta, volendo guarire dal proprio malessere, s’indirizza alla Poesia prima e all’amore poi, ottenendo però lo stesso effetto negativo. Così non rimane che rivolgersi ad altri mezzi d’ evasione: il rapporto con la società ( Tableaux Parisiens), i liquori (Le vin) e il vizio ( Fleurs du Mal). Ma qualsiasi tentativo da’ esito negativo; così l’autore si abbandona alla mistica nera e all’esaltazione di Satana ( Révolte). Ma nemmeno questa lo soddisfa e non rimane che un’ultima soluzione, la più estrema: il grande viaggio verso la morte, “au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau” (La Mort). Di seguito riporto le composizioni più rappresentative di ciascuna parte del poema, talvolta anche più di una per ogni parte, ognuna a scandire il cammino del poeta.
Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers, Qui suivent, indolents compagnons de voyage, Le navire glissant sur les gouffres amers.
"Les Fleurs du Mal",
Spleen et Idéal, II
"Les Fleurs du Mal", IV
Spleen et Idéal,
A peine les ont-ils déposés sur les planches, Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux, Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches Comme des avirons traîner à côté d'eux. Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule ! Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid ! L'un agace son bec avec un brûle-gueule, L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait ! Le Poète est semblable au prince des nuées Qui hante la tempête et se rit de l'archer ; Exilé sur le sol au milieu des huées, Ses ailes de géant l'empêchent de marcher. La Nature est un temple où de vivants piliers Laissent parfois sortir de confuses paroles ; L'homme y passe à travers des forêts de symboles Qui l'observent avec des regards familiers. Comme de longs échos qui de loin se confondent Dans une ténébreuse et profonde unité, Vaste comme la nuit et comme la clarté, Les parfums, les couleurs et les sons se répondent. II est des parfums frais comme des chairs d'enfants, Doux comme les hautbois, verts comme les prairies, - Et d'autres, corrompus, riches et triomphants, Ayant l'expansion des choses infinies, Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.
La rue assourdissante autour de moi hurlait. Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse, Une femme passa, d'une main fastueuse Soulevant, balançant le feston et l'ourlet ; Agile et noble, avec sa jambe de statue. Moi, je buvais, crispé comme un extravagant, Dans son œil, ciel livide où germe l'ouragan,
La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.
Un éclair... puis la nuit ! - Fugitive beauté Dont le regard m'a fait soudainement renaître, Ne te verrai-je plus que dans l'éternité ? Ailleurs, bien loin d'ici ! trop tard ! jamais peut-être ! Car j'ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais, O toi que j'eusse aimée, ô toi qui le savais !
"Les Fleurs du Mal",Tableaux Parisiens, XCIII
Ma femme est morte, je suis libre ! Je puis donc boire tout mon soûl. Lorsque je rentrais sans un sou, Ses cris me déchiraient la fibre. Autant qu'un roi je suis heureux ; L'air est pur, le ciel admirable... Nous avions un été semblable Lorsque j'en devins amoureux ! L'horrible soif qui me déchire Aurait besoin pour s'assouvir D'autant de vin qu'en peut tenir Son tombeau ; - ce n'est pas peu dire : Je l'ai jetée au fond d'un puits, Et j'ai même poussé sur elle Tous les pavés de la margelle. - Je l'oublierai si je le puis ! Au nom des serments de tendresse, Dont rien ne peut nous délier, Et pour nous réconcilier Comme au beau temps de notre ivresse, J'implorai d'elle un rendez-vous, Le soir, sur une route obscure. Elle y vint - folle créature ! Nous sommes tous plus ou moins fous ! Elle était encore jolie, Quoique bien fatiguée ! et moi, Je l'aimais trop ! voilà pourquoi Je lui dis : Sors de cette vie ! Nul ne peut me comprendre. Un seul Parmi ces ivrognes stupides Songea-t-il dans ses nuits morbides A faire du vin un linceul ? Cette crapule invulnérable Comme les machines de fer Jamais, ni l'été ni l'hiver, N'a connu l'amour véritable, Avec ses noirs enchantements, Son cortège infernal d'alarmes, Ses fioles de poison, ses larmes, Ses bruits de chaîne et d'ossements ! - Me voilà libre et solitaire ! Je serai ce soir ivre mort ; Alors, sans peur et sans remords, Je me coucherai sur la terre, Et je dormirai comme un chien ! Le chariot aux lourdes roues Chargé de pierres et de boues, Le wagon enragé peut bien Ecraser ma tête coupable Ou me couper par le milieu, Je m'en moque comme de Dieu, Du Diable ou de la Sainte Table !
"Les Fleurs du Mal",Le Vin, CVI
Comme un bétail pensif sur le sable couchées, Elles tournent leurs yeux vers l'horizon des mers, Et leurs pieds se cherchent et leurs mains rapprochées Ont de douces langueurs et des frissons amers. Les unes, cœurs épris des longues
confidences, Dans le fond des bosquets où jasent les ruisseaux, Vont épelant l'amour des craintives enfances Et creusent le bois vert des jeunes arbrisseaux ; D'autres, comme des sœurs, marchent lentes
et graves A travers les rochers pleins d'apparitions, Où saint Antoine a vu surgir comme des laves Les seins nus et pourprés de ses tentations ; II en est, aux lueurs des résines croulantes, Qui dans le creux muet des vieux antres païens T'appellent au secours de leurs fièvres hurlantes, O Bacchus, endormeur des remords anciens ! Et d'autres, dont la gorge aime les scapulaires, Qui, recélant un fouet sous leurs longs vêtements, Mêlent, dans le bois sombre et les nuits solitaires, L'écume du plaisir aux larmes des tourments. O vierges, ô démons, ô monstres, ô martyres, De la réalité grands esprits contempteurs, Chercheuses d'infini, dévotes et satyres, Tantôt pleines de cris, tantôt pleines de pleurs, Vous que dans votre enfer mon âme a poursuivies, Pauvres sœurs, je vous aime autant que je
vous plains, Pour vos mornes douleurs, vos soifs inassouvies,
Et les urnes d'amour dont vos grands cœurs
sont pleins !
"Les Fleurs du Mal", Fleurs du Mal, CXI
Prière
"Les Fleurs du Mal", Révolte, CXX
Gloire et louange à toi, Satan, dans les hauteurs Du Ciel, où tu régnas, et dans les profondeurs De l'Enfer, où, vaincu, tu rêves en silence ! Fais que mon âme un jour, sous l'Arbre de Science, Près de toi se repose, à l'heure où sur ton front Comme un Temple nouveau ses rameaux s'épandront ! [...] VIII O Mort, vieux capitaine, il est temps ! levons l'ancre ! Ce pays nous ennuie, ô Mort ! Appareillons ! Si le ciel et la mer sont noirs comme de l'encre, Nos cœurs que tu connais sont remplis de
rayons !
Verse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte ! Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau, Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu'importe ? Au fond de l'Inconnu pour trouver du nouveau !
estratto da "Les Fleurs du Mal", La Mort, CXXV
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