Daniele Scozzari
La Relazione 1
MOLTI come metafora dell’ esistenza
Un’opera si sa, non è mai definitivamente compiuta, almeno per chi la crea, segue il corso indefinito di ciò che la circonda, sempre in un continuo divenire. Tuttavia, ogni inizio ha la sua fine. E, visto che ho concluso i lavori il giorno 20 Agosto 2005, mentre era in corso la XX Giornata Mondiale della Giovent ventù ù, dedi edico a lo loro le le mie mie fatiche e le mie gioie, con l’a ’au uspi spicio cio di pot poter cos costru truire un futuro unitario e compartecipe a part pa rtiire da dallla moltep teplicit icità à dell delle e differenze senza diffidenze.
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Introduzione
Si è tentata, in questo lavoro, una sintesi interdisciplinare che coniuga una concezione del mondo a lar largo raggi raggio. o. Le diver diverse se sezio sezioni ni del testo testo sono sono connesse dall’esplicitazione dall’esplicitazione della della relazione 1 - Molti (1 (1 M) che comprend comprendee svariate svariate analisi analisi che vanno vanno dalla dalla micro complessità alla macro, passando dall’ontologia umana come nodo cruciale delle relazioni tra le parti. Gli argomenti ivi trattati non pretendono, pertanto, di esse esserre esau esaust stiv ivi, i, ma sem sempre pre e com omuunque punt ntii di partenza per ulteriori analisi o semplicemente spunti di riflessione per un’ eventuale ricerca più sistematica, puntu puntuale ale e in profon profondit dità. à. È chiaro chiaro che una trattazione interdisciplinare e globale faccia perdere di vista il particolare, ma si presume che il caso particolare sia parte della relazione che intendiamo studiare (1 M). In particolare, saranno oggetto di trattazione argomenti talora molto diversi tra loro con altrettante proposte di lett lettur uraa di dive verrgent gentii o conv conver erge gent nti, i, qu qual alii ad esem esempi pioo l’amo l’amore, re, la sindro sindrome me di person personali alità tà mu multi ltiple ple,, l’Arca l’Arca dell’Alleanza, la fisica quantistica, il mito 3
dell’Armonia, il Terzo Occhio, il linguaggio umano, la religione, eccetera; oscillando tra sapere antico e recenti acquisizioni nei vari campi dello scibile umano. Cos’è che lega campi del sapere così, apparentemente, irrelati tra loro ed ambiti disciplinari disciplinari abbastanza abbastanza distanti? distanti? La risposta sembra essere unica e molteplice e sarà analizzata attraverso l’aiuto dei vari contributi di grandi pensatori che si sono occupati del problema Uno – Molti, direttamente o indirettamente, e che nell’insieme si possono ricondurre a quella corrente di pensiero che va sotto il nome di olismo che negli ultimi anni sembra aver preso maggiorme rmente piede e che si avval alee del ell’ l’ap appporto rto di disci iscipplin line div iver erse se che che vano ano dal dalle neuroscienze alla fisica quantistica. Si va costruendo, in altre parole, un modo modo di pensare olistico, olistico, che considera considera i rappor rapporti ti intra e tra gli elementi di tutte le parti del ell’ l’un univ iver erso so,, el elem emeent ntii di un sist sistem emaa fitt fittam amen entte inter in terco conn nnes essi si che che segu seguon onoo alcu alcune ne legg leggii rela relazi zion onal alii puntualmente espresse e ricapitolabili nella seguente Il rapp rappor ortto 1 relazione, relazione, ovvero, ovvero, semplifica semplificando: ndo: Il MOLTI, il quale, in nuce, consist consistee nella nella relazio elazione ne instaura urata tra un unaa matrice fondame amental alee e le successive rappresentazioni da essa derivanti, in un rapp rappor orto to di di dipe pend nden enza za stru strutt ttur ural alee e fu funz nzio iona nale le e ritornanti all’unità originaria in un percorso circolare, espr espressa essa anche come come un unità unità moltepli molteplice, ce, ovver ovveroo la partecipazione di più elementi nella totalità unica e originaria, cioè fondamentale. Dett Dettoo in altr altrii term termin ini: i: Orig Origin inal alit itàà in iniz izia iale le versus Divers Diversità ità conseq consequen uenzia ziale le e comple complessi ssità tà relazi relazion onale ale.. Per Molti bisogna intendere - entità diverse, differenti, eterogenee e/o omogenee (rispetto all’unità da cui si dipartono e rispetto a loro stessi), delle quantità discrete come anche continue - e numericamente sempre N > 1 4
(da due in poi), viste nell’insieme sia come processi (e pro proce cess ssio ioni ni)) sia sia come come stru strutt ttur uree funz funzio iona nali li,, mo model delli li,, sistemi auto-organizzantesi. auto-organizzantesi. Con 1 si deve intendere l’unità originaria, epigenetica e fond fondam amen enta tale le che che pene penetr traa tu tutt ttee le cose cose,, dall dallaa qu qual alee hanno origine e nella quale ritornano, quale punto di sin sinte tesi si to tottal ale, e, ad esem esemppio la filo filoge gene nesi si um uman anaa o l’ontogenesi individuale. Si può, altresì, intendere il polo unitario (1), come dimensione da cui prescindono gli elementi dal più semplice al complesso, dal più biologico al più socio-culturale e psicologico, elementi che richiamano una sottoscrizione unitaria, originale, globale e onnicomprensiva. onnicomprensiva. Per il momento ci basta sapere questo. La realtà vista alla alla lu luce ce dell dellaa Rela Relazi zion onee 1 Molt Molti,i, si sost sostan anzi ziaa attraverso le due categorie fisiche e mentali di Spazio e Tempo, poiché è nella realtà cosmica che avviene una suddivisione funzionale dell’Uno originario nei Molti consecutivi. Il modello 1 M tende a perpetuarsi nella materialità, nell’esistenza delle cose. In particolare, il modello 1 M, riassumendo in sé un meccanismo evol evolut utiv ivoo ed epis episte temo molo logi gico co,, si pu puòò ritr ritrov ovar aree sia sia a live livell lloo Macr Macro/ o/(s (str trut uttu tura rale le,, funz funzio iona nale le,, situ situaz azio iona nale le,, contestuale) sia a livello Micro/(strutturale, funzionale, ecc.). Il modello rispecchia un processo autopoietico presente anche in natura. natura. La stessa natura, natura, parafrasand parafrasando, o, è un libro che si presta a molteplici livelli di codifica (come d’al d’altr tron onde de qu qual alsi sias asii test testoo o ip iper erte test sto) o).. L’um ’umanit anitàà medesima (e ognuno di noi, di riflesso) è divisa dalla tendenza verso l’unità, sotto la spinta di forze centripete/convergenti/sintrop centripete/convergenti/sintropiche iche e la tendenza verso 5
la molteplicità, nella quale agisce una forza centrifuga/ divergente/entropica. Teologicamente parlando si può esprimere il concetto attraverso la metafora dell’unione col Bene Supremo e la tendenza opposta d’ allontanamento, così, allo stesso modo, nella spinta verso lo spirito o verso la materia, e via dicendo. Lo scopo di questo libro è, dunque, molteplice per via della poliedricità che si spera di trasmettere attraverso le componenti strutturali del testo che sono di natura artistica (immagini, disegni, computer grafica, mostra interattiva), filosofica e speculativa, speculativa, comprendente una ricer cerca di nessi causal alii di natura antropologia, biologica, psicologica, sociologica, simbolica, religiosa, semiotica, oscillando tra scoperte recenti nel campo delle scienze e sapere antico e/o esoterico, riguardo alle conc concez ezio ioni ni dell dellaa rela relazi zion onee UnoUno-Mo Molt lti. i. Pe Pert rtan anto to la molteplicità e l’Unità trattati in questo testo, a partire da diversi punti di vista, devono considerarsi chiavi di lett lettur uraa dei dei feno fenome meni ni fisi fisici ci,, bi biol olog ogic ici,i, psic psicol olog ogic icii e sociali, sostenendo la tesi che la verità è ogni aspetto della totalità che ognuno nel particolare ne rappresenta una quota, la verità è unica e molteplice. Ogni campo del del sape sapere re ne cons conser erva va un unaa po porz rzio ione ne,, talo talora ra trop troppo po rile rilega gata ta a sape saperi ri speci specifi fici ci e po poco co in inte terc rcom omun unic ican anti ti.. La curi curios osit itàà Come spiega Burckhardt (1991) “ La scien scientif tifica ica si dib dibatt attee nell’i nell’inesa nesauri uribile bile divers diversità ità delle delle appare arenze, di dive venntando a sua volta mol oltteplice e spezzettata via via che le esperienze si accumulano”. I capitoli del libro sono disposti nel seguente modo: il primo capitolo ci riporta all’origine della trattazione 6
filosofica del problema dell’unità e del principio primo, non si considera ancora, se non in Ermete Trismegisto, una concezione teorica della relazione Uno – Molti; sarà in seguito alle riflessioni moderne dell’olismo che si porrà maggiormente l’accento su tale dialogia. Il capi capito tolo lo seco second ndoo vu vuol olee esse essere re un unaa pano panora rami mica ca dei dei possibili e diversi modi di intendere la relazione 1M, sopr soprat attu tutt ttoo in ambi ambito to um uman ano, o, i cui cui fili fili cond condut utto tori ri saranno i miti, gli archetipi, i simboli, le religioni ed i numeri, nonché altri aspetti della natura e della cultura, in un unaa tram rama di anal analog ogie ie,, met etaf afoore e sim similitu lituddin inii all’interno delle trame simboliche. Nel terzo capitolo entriamo maggiormente nella logica simbolica, per quel che concerne i simboli universali del centro, come il punto, il cerchio, il quadrato, la croce, le loro combinazi ziooni e le varie sfaccet etttature che essi implicano. Il quarto capitolo inquadra la relazione 1 M nel frame frame del versan versante te psicolog psicologo. o. Saranno Saranno oggetto oggetto d’indagine, infatti, la natura unitaria e molteplice dei processi cognitivi e delle azioni – reazioni umane, il linguaggio e le personalità multiple. Il quinto capitolo offre alcuni spunti di riflessione in merito alla relazione 1M e alla morale che si ricava da una relazione armonica. Sempre più l’uomo di oggi si trova ad essere diviso nella molteplicità e a volte lontano dall’unità psichica e sociale. Il sesto capitolo parte dalla considerazione scientifica della relazione 1M, vista alla luce delle moderne concezioni della fisica quantistica, olografia e scienze della complessità. Saranno oggetto d’indagine, inoltre, temi emi che riguardano la Rel elaazione, l’Amore e la Ripetizione. Il settimo capitolo presenta un excursus panoramico sui simboli che rivelano l’essenza della relazione 1 M ed in particolare: il Terzo Occhio/Ru; 7
il simbolo del Cuore, arcano e mistico; il simbolo dell dell’a ’arc rcaa e dell dell’u ’uov ovoo come come cont conten enit itor orii un univ iver ersa sali li di significati. Una rifle riflessi ssione one a parte va fatta fatta in merito merito all’ult all’ultim imaa parte del libro, il capitolo ottavo, dove si considera l’aspet ettto artistico della questio tione Uno - Molti, attr attrav aver erso so spun spunti ti di rifl rifles essi sion onee di natu natura ra arti artist stic icaa e immagini. Queste Queste ultime ultime sono sono delle delle mi miee creazi creazioni oni a compute computerr, alcune delle quali soggetto di una mostra (“ Mandala: percorsi circolari ”, Dicembre 2004 Parma) altre nate in seguito a successive rielaborazioni grafiche e creative. Lo scopo è quello di far parlare con la propria lingua “misteriosa” le immagini le quali trasmettono sempre emozioni, talora ambivalenti, talora indecifrabilmente disson ssonan anti ti.. Grazi raziee al alla la cap capacit acitàà esp espres ressiv siva del delle immagini, dei colori e delle forme, l’artista si pone su un live livell lloo comp comple leme ment ntar aree allo allo scie scienz nzia iato to:: entr entram ambi bi cercano di decifrare i codici del libro della natura, l’art ’artis istta lo fa seg seguendo endo il suo emi emisfer sferoo dest estro, ro, lo scienziato il sinistro ma, entrambi, per vie parallele, po posso ssono arri arrivvare are a sfio sfiora rarre l’es l’esse senz nzaa del elle le veri verittà universali di cui l’uomo è “ portatore sano”. Il mio ruolo sarà, infatti, quello di interpretare le vesti di un unoo pseu pseudo do “sci “scien enzi ziat atoo-ar arti tist sta” a”,, per per cond condur urre re il lett lettor oree vers versoo un unaa pass passeg eggi giata ata “ide “ideal ale” e” e rifl rifles essi siva va,, sperando di essere un buon “Virgilio”. Infine, ho voluto riportare in appendice 1 i titoli dei lavori artistici presentati, per lasciare fluire l’immaginazione nella visione dei quadri senza appigli tipicamente razionali o direttrici guida. In appendice 2, sub subit itoo do doppo, sara sarannno no,, in invvece, ece, mostra stratte al alcu cune ne 8
immagini che immagini che sintetizza sintetizzano no efficacem efficacemente ente il concetto concetto 1 M in maniera lampante e diretta, offrendo altri spunti su cui riflettere, come ad esempio i corpe circle, i fratt rattal ali, i, i mand andal alaa ed al alttre im imm magin aginii ierat eratic iche he e simboliche.
Occorre precisare che il libro in questione si presta, anche, ad una lettura non lineare, potendo saltare da un arg argom omen ento to al all’ l’al alttro sen senza probl roblem emii di perd erdita di significato: lo stesso libro è una metafora della relazione Uno Molti. Molti. Pert Pertant anto, o, l’aus l’auspic picio io è, è, che anch anchee il mo mond ndoo dell dell’a ’art rte, e, no nonc nché hé qu quel ello lo po poli liti tico co,, scie scient ntif ific ico, o, reli religi gios osoo ed econ econom omic ico, o, trag tragga gano no dei dei pro profi fitt ttii a tito titolo lo crea creati tivo vo e rifl rifles essi sivo vo su qu quan anto to sarà sarà esposto.
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Capitolo I Il Problema Uno – Molti: uno sguardo storico.
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Ermete Trismegisto L’Egitto è stato la culla di grandi pensatori che hanno influenzato con i loro insegnamenti dapprima la Grecia e i suoi filosofi (in primis Platone, Pitagora, e indi in dire rett ttam amen ente te mol olti ti altr altrii filo filoso sofi fi), ), po poi, i, qu quas asii per per osmosi, la cristia iannità e l’Europa medioevale, il Rinascimento, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove anco ancora ra un unaa vo volt ltaa l’Eg l’Egit itto to è sino sinoni nimo mo di mi mist ster eroo e sapienza. L’Egitto ci ha tramandato tramandato un personaggio di grande valore sapienziale ed euristico, il “Tre Volte Grande Grande”, ”, ov ovver veroo Ermete Ermete Trismeg rismegist isto, o, consid considera erato to il padre fondatore del sapere e scriba degli dèi, per molti colleg collegabi abile le al dio egizio egizio Toth, inventore dell’alfabeto, depositario di tutte le Conoscenze (divenuto, successivamente, Ermete presso i Greci e i latini, che gli attr attrib ibui uiva vano no l’in l’inve venz nzio ione ne dell dellee arti arti e dell dellee scie scienz nze, e, nonché della scrittura, citato come autorità dottrinale anche da alcuni Padri della Chiesa come Tertulliano e Lattanzio Lattanzio che lo definì definì “ perfettamente dotato di ogni sapere”). Nella sua “Tavola Smeraldina” (versione latina) che riportiamo di seguito (la Tradizione narra che Ermete stesso incise le parole con la punta di un diamante sulla lastra di smeraldo verde) sono posti Tredici punti su cui “speculare” (da speculum, specchio, da cui “riflettere”):
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1. « In Verità, certamente e senza alcun dubbio. 2. Il più basso è simile in tutto al più alto e il più alto è simile al più basso, e questo perché si compiano i miracoli di una sola cosa1 . 3. Così come tutte le cose procedono dall’Uno per la mediazione di Uno Solo, ugualmente tutte le cose nascono per adattamento da quest’unica cosa. 4. Suo padre è il Sole e sua madre la Luna. Il vento l’ha portata nel suo ventre e la terra è la sua nutrice. 5. È il padre di tutti i miracoli (telesma) del mondo. 6. La sua potenza è perfetta, se viene convertita in terra. 7. Separa la terra dal fuoco e il sottile dal grosso, lentamente e con grande prudenza. 8. Si eleva dalla terra al cielo e ritorna poi alla terra, e riceve così la potenza delle realtà superiori e inferiori. La gloria del mondo intero sarà così tua e l’oscurità si allontanerà per sempre da te. 9. È la forza delle forze, e la sua vittoria si estende su tutte le cose sottili e penetra tutte le cose solide. 10. Così il microcosmo è stato creato sul modello del macrocosmo. 11. Da qui e in questo modo procedono meravigliose indicazioni. 12. Per questo sono chiamato Ermete Trismegisto, perché in me sono le tre parti della saggezza del mondo intero. 1
In un’altra versione (araba) è riportato nel punto 2 quanto segue: Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una.
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13. È perfetto quello che ho detto dell’opera del Sole » .
L’importanza di Ermete è anche e soprattutto quella di fissato le basi dell’ Alchimia Alchimia e dell’astrologia il cui aver fissato senso sarebbe riassunto nella Tavola Smeraldina (T.S.), sopra menzionata. Nel suo pensiero si possono rintracciare a più riprese le concezioni sulla natura della relazione Uno-Molti. Nel punto 2 della T. S., si parla di due poli (alto e basso) complementari. Con tali poli si Essenza una e indivisibile (il polo più alto) e allude all’ Essenza materiaa prima prima (que alla materi (quell lloo pi piùù bass basso) o) ricet ricetta taco colo lo plasm plasmato ato dall’E dall’Esse ssenza nza.. “ Anche se tutte le forme si riducono materialmente a un’unica sostanza plastica” lorro orig origin inee come come sosti sostien enee Burc Burckh khar ardt dt (199 (1991) 1),, “la lo essenziale è nell’Uno”, “i miracoli di una cosa sola”. Come ci spiega lo studioso Titus Burckhardt, uno dei massimi studiosi contemporanei del pensiero ermetico: “ La visione ermetica delle cose si fonda sull’analogia fra l’universo – il macrocosmo – e l’uomo – il microcosmo: analogia il cui asse o la cui chiave di svo svollta è lo Sp Spir iriito o Inte Intelllett lettoo Univ Univer ersa sale le,, prim primaa emana emanazi zion onee dell’ dell’Un Unoo assol assoluto uto”. Secondo una tale visione del mondo, tutti i soggetti individuali non sono altro che polarizzazioni del solo soggetto universale: lo Spirito o Intelletto. Tale Tale concezione è anche anche all’origine della della dot dottri trina na ermeti ermetica ca dell’I dell’Inte ntelle lletto tto un unive iversa rsale le che coi coincid ncidee con con quel ella la tram traman anddat atac acii dai dai Pla latton onic icii e Neo Neopl plat aton onic icii in un ling lingua uagg ggio io fond fondam amen enta talm lmen ente te analogo (come avremo modo di evidenziare più avanti). Ermete Trismegisto, a differenza dei suoi con conte tem mporan ranei ei,, può esse essere re defin efinit itoo una sor sorta di monoteista, giacché esprime i suoi concetti associando la realtà ultima a Dio-Uno che egli definisce “ Il Padre di tutto” dal quale si diparte la realtà tutta a cominciare 13
dall’Intelletto (nous) che deriva dalla “ sostanza (ousia) di Dio”. L’Intelletto, spiega Ermete, “non è una parte della della sostan sostanza za divina divina; ne è piu piutto ttosto sto l’irra l’irradia diazio zione, ne, come un raggio di luce che scaturisce dal sole ”: tale raggio non cambia nella sostanza ma la mantiene anche quando filtra attraverso diverse lenti o materiali. In pratica, la natura, l’uomo, tutto il creato, è emanazione dal all’ l’Un Unoo, sen senza che che Ques Questo to perda erda in qu qual alit itàà o si deteriori. La natura universale dello Spirito permette a Dio di essere totalmente presente in ogni creatura, ma senza annullarne l’essenza. Da tali tali di disc scor orsi si si dedu deduce ce un unaa fort fortee conn connot otaz azio ione ne teologica – cristiana dell’immagine che scaturisce dal pensiero ermetico (con tutte le dovute diversificazioni). In un testo ermetico della tradizione siriaca (cfr. T. Burckhardt, 1986) si parla di di uno specchio segreto cui si può accedere dopo aver oltrepassato sette porte, a loro lo ro vo volt ltaa corr corris ispo pond nden enti ti alle alle sett settee sfer sferee pl plan anet etar arie ie Era un unoo (gra (gradi di o “str “strat ati” i” dell dell’a ’ani nima ma un univ iver ersa sale le): ): “ Era specchio fatto in modo tale”, si racconta nel testo in uom mo vi si poteva veder dere quest qu estion ione, e, “che nessun uo materialmente, poiché nel momento stesso in cui si distoglieva dallo specchio per rivolgersi alla mol olttepl pliicità, perdeva la memoria della pro propria immagine (essenziale)”. Lo specchio è una metafora dello Spirito nel quale si deve rispecchiare l’anima per ritrovare se stessa, Spirito che contiene in potenza tutte le cose cose (Tot (Totip ipot oten ente te,, per per usar usaree un term termin inee pres presoo a prestito dalla biologia). La Ragione sarebbe allora una spece di surrogato, da depurare, dell’Intelletto il quale coglie le possibilità nella loro primitiva immutabilità, mentre la ragione non ne afferra che le ombre o i simboli: è come se l’Intelletto contemplasse direttamente l’Uno o l’unità primigenia di tutte le cose, 14
la ragione di contro ne contempla il lato molteplice e fittizio. fittizio. Ermete-T Ermete-Thoth hoth che che ha un incontr incontroo diretto diretto con l’Intelletto nel “ Pimandro” (Corpus Hermeticum) dice: “Così dicendo, Egli mi fissò in volto a lungo, a tal punto da farmi tremare sotto il suo sguardo. Poi, non appena risollevò la testa, vidi come nel mio stesso spi spiri rito to (nous (nous)) la lu luce ce di in incal calco cola labi bili li po poss ssib ibil ilit itàà si trasf rasfor orma mass ssee in un Tut utto to inf nfin init ito. o.....TTu (gli (gli disse isse l’Intelletto) hai potuto vedere nell’intelletto il prototipo, l’or l’orig igine ine an ante teri rior oree a quals qualsia iasi si in iniz izio io senz senzaa fi fine ne... ...” ”. L’uomo, secondo gli insegnamenti ermetici, dovrebbe allo allora ra di dist stog ogli lier ersi si dall dallaa mo molt ltep epli lici cità tà dell dellee cose cose,, dei dei giudizi e dei pregiudizi, attraverso l’unione del suo intelletto con quello universale, per ascendere all’unità indivisibile. Quello dell’anima umana è un percorso grad gradua uale le e asce asceti tico co vers versoo l’in l’inco cont ntro ro con con l’Un l’Unit itàà (o Prim Primoo Mobi Mobile le,, Empi Empire reo, o, Di Dio, o, o come come si pref prefer eris isce ce chia chiam marLo arLo). ). Nel Nella sua sua asce ascesa sa l’an l’anim ima, a, dopo aver aver raggiunto le vertiginose sommità celesti (concentriche, secondo la visione ermetica) si lascerà dunque alle spalle il mondo della molteplicità e delle forme che si escludono a vicenda, essendo dicotomiche per necessità, e si avvicinerà all’Essere indiviso che tutto copre. Si scorge, insomma, nell’ermetismo il simbolismo del viaggio e la metafora del centro. Questa è la visione che ci offre la tesi ermetica che allude ad un’a un ’att ttua uali lità tà e ad un sinc sincre reti tism smoo sorp sorpre rend nden enti ti.. La concezione ermetica è, insomma, in sintonia con tutte le reli religi gion onii rive rivela late te ed in part partic icol olar aree le tre tre reli religi gion onii monoteiste: giudaismo, cristianesimo, islamismo, anzi forse ne rappresenta l’antesignano o la sintesi. Inoltre, trac tracce ce di conc concez ezio ioni ni erm ermetic etiche he,, sull sullaa natu natura ra dell dellaa molt mo ltep epli lici cità tà e dell dell’u ’uni nità tà,, si po poss sson onoo in intr trav aved eder eree nel nel pensiero dei fil iloosofi antichi e moderni che ora 15
tratte tratterem remoo proseg proseguen uendo do il no nostr stroo discor discorso so sull’i sull’iniz nizio io della trattazione del problema 1M.
Dalla Grecia ai giorni nostri La Grec Grecia ia è la pat atri riaa fio fiorent rentee di menti enti ecce eccellse, se, i Presocratici o Naturalisti (tra i quali Talete di Mileto, Anas Anassi sima mand ndro ro,, Anas Anassi sime mene ne,, Pi Pita tago gora ra,, Pa Parm rmen enid ide, e, Zenone2, Eraclito, ) che riprendono, in più punti e con modalità differenti, il concetto di unità e molteplicità nel pro proble lem ma cosm cosmoolo logi gico co con con una sorpre rprenndent dentee attual att ualità ità eurist euristica ica.. La natura natura appare appare ai presoc presocrati ratici ci di estrazione panteistica come un tutto vivente, che trae la sua origine da un principio primo; questa natura però presenta due facce autentiche, perché è al contempo essere e divenire, unità e molteplicità, realtà indivisibile e frazionata in atomi, sostanza e forma, sensibilità e ragione. Alla base della costituzione dell’universo e di tutto ciò che contiene, vi è, secondo i primi Fisici, un Princ rinciipi pioo (arché), che come sostiene Aristotele riprendendo il pensiero dei primi Fisici è “ ciò da cui derivano originariamente ed in cui si risolvono da ultimo tutti gli esseri ”, ciò da cui vengono, ciò a cui vanno a finire, ciò per cui sono e sussistono tutte le cose cose.. Il prin princi cipi pio, o, vi vist stoo in mani maniera era astr astrat atta ta,, semb sembra ra coerente con la defin finizione del principio uno – mol olte tepl pliice. ce. Un prim rimo probl roblem emaa è stat statoo quel elllo di definire a priori l’entità o le fattezze di tale Principio, che rimane inesperibile direttamente e inclassificabile a priori: di fatti tale principio coincise, ad esempio, con 2
“Se c’è molteplicità c’è infinità e dunque una serie di proprietà contraddittorie” contraddittorie” (pensiero (pensiero attribuito attribuito a Zenone).
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l’Acqua per Talete, con l’Aria per Anassimene, e così via. Pitagora, Pitagora, nato intorno intorno al 530 530 a.C., indicò nel nel numero il “principio”. Dal numero hanno origine tutte le altre cose, ed in particolare i numeri più esemplari sono il numero 1, il 7 e il 10. Poiché tutto è determinato dal numero i pitagorici indicarono con il nome di “ Kósmos”, ossia ordine, l’universo. Anassagora, Anassagora, nato intorno al VI secolo a.C., maestro di Socrate, anticipa di parecchi secoli le odierne scoperte dell dellaa fisi fisica ca qu quan anti tist stic ica. a. Il filo filoso sofo fo in intr trod oduc ucev eva, a, con con molto anticipo sui tempi, un principio basilare della legge della conservazione della massa: nulla si crea, nulla nu lla si distru distrugg gge, e, tutto tutto si trasform trasforma, a, precor precorren rendo do i tempi con assiomi, come come ad esempio “in ogni cosa c’è una particella di ogni cosa”, pensiero in linea con l’olismo attuale, oppure, “ siamo unici ma in noi c’è tutto ciò che è negli altri: tutto in tutto ”. Affermav Affermava, a, inoltre, che “le cose visibili sono uno sguardo su quelle invisibili”, frase che riecheggia di cristiana memoria. Già 2.500 anni fa l’uomo era giunto a concepire l’idea che nell’universo vige la legge del tutto in tutto, o per dirla con il pluralista Anassagora: “Se tutto è in tutto il pr proces ocesso so na natu tura rale le dell dellaa comp compar arsa sa dell dellaa vita vita deve deve essersi compiuto anche altrove” (secondo la tesi della pl plural uraliità dei dei mondi abit abitat atii che che ant antic icip ipaa l’att ’attuual alee dibattito d’ufologi, parapsicologi, teologi e scienziati sulla vita nell’uni-verso, il quale sembra più nevralgico e “vivace” di quanto si possa immaginare ). Scorrendo il pensiero degli atri filosofi greci, secondo Empedocle, Empedocle, (484-481 a.C.), in linea con il pensiero anas anassa sago gore reo, o, alla alla base base del del mo mond ndoo vi sono sono qu quat attr troo elementi o forze (aria, acqua, terra, fuoco) ognuna di 17
esse è una, infinita e immutabile nello spazio e nel tempo, e dalla loro combinazione scaturisce ogni forma. In ogni singolo ente si riscontra una mescolanza di queste radici in porzioni diverse, ma sempre presenti con tutte le loro proprietà. Esse quindi si mantengono “une” pur entrando nella composizione del molteplice. Eraclito usa il termine Logos per indicare la verità, la legge general alee del cosmo, l’armonia alla quale obbediscono sia il mondo naturale che l’uomo. È l'unità sot sotto tost stan ante te al all'l'ap appparen arentte moltep ltepli lici città del del mondo naturale: “ Ascoltando non me, ma il logos, è saggio convenire che tutto è uno”. Un al altr troo auto autore re che che c’in c’intteres eressa sa citar itare, e, in qu ques esto to contesto, è il filosofo Plotino3 (nato nel 205 d.C a Licopoli). Plot Pl otin inoo ripr ripren ende de su pi piùù pu punt ntii Pl Plat aton onee e Aris Aristo tote tele le,, facendo una sorta di sintesi che riassumeremo brevemente. Egli pone al vertice della realtà l’Uno come sommo sommo princi principio pio sensorialm sensorialmente ente inesperibi inesperibile. le. L’Uno tramite l’attività autoriflessiva del suo pensiero dà origine dapprima al Nous (Intelletto) il primo delle ipostasi. L’Intelletto pensando a se stesso, o “riflettendo” su di sè, crea le Idee (che per Platone erano, invece, in una dimensione soprasensibile, oltre uomini e dei). Dalle Idee, allo stesso modo (autoriflessivamente), scaturisce la Psukè (Anima) che ha un ampio tasso di Molteplicità. Come uno specchio 3
Un pensatore che per certi versi anticipa Plotino, per quanto riguarda il principio che ispira la processione delle ipostasi, è Numenio di Apamea, secondo cui il Divino dona senza che il suo donare lo impoverisca. Numenio enuncia, inoltre, il principio per cui “tutto è in tutto”, nella maniera in cui Plotino lo utilizzerà. Con Nume Numenio nio (che (che tracci tracciaa i capisa capisaldi ldi del Mediop Medioplat latoni onismo smo)) siamo siamo dunque alle soglie del Neoplatonismo. Neoplatonismo.
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rotto che moltiplica all’infinito le immagini, allo stesso modo, secondo Plotino, l’Anima prende le Idee e le moltiplica all’infinito, cosicché, ad esempio l’idea di uomo (universale) diventa tutti gli uomini (particolare) attraverso l’Anima. Dunque, per Plotino esistono tre ipostasi e al di sotto il mondo sensibile e materiale che cons conseg egue ue gera gerarc rchi hica came ment nte. e. La mate materi ria, a, che che eman emanaa dall’Uno per successivi passaggi, e ne rappresenta lo stad stadio io ul ulti tim mo, è crea creatr tric icee di di diso sord rdin inee e caos caos nell nellaa realtà. Per Plotino il compito dell’uomo è risalire la scala dal gradino più basso della gerarchia dove si trova (sic!) fino a giungere all’Unità superiore, alla completezza totale nell’Uno. Da questo punto di vista la funzione dell’ uomo é cosmica in quanto é l’unico essere vivente in grado di ripercorrere la scala fino all’Uno e far così tornare l’intero mondo al suo principio. Tuttavia, Tuttavia, percorrere la scala non é certo cosa facile, e, a tale proposito, vengono proposti tre metodi per compiere questa impresa, metodi che rispecchiano il modo di intendere il principio supremo e cioè: 1) se lo intendiamo come Uno allora dovremo seguire la via conoscitiva; 2) se lo intendiamo come Bene, dovremo seguire la via ascetica; 3) se lo intendiamo come Eros dobbiamo seguire la via estetica4. La via più ovvia é la prima, quella della conoscenza, percorribile tramite la “redutio ad unum”, la riduzione all’un all ’unità ità.. Per seguir seguiree la via asceti ascetica ca si deve, invece invece,, rinunciare ai beni fisici, che dirigono l’uomo verso il 4
Per quel che concerne la via dell’Eros o dell’Amore alcuni spunti di rifl rifles essi sion onee sara sarann nnoo dati dati nel nel cors corsoo dell dellaa trat tratta tazi zion one. e. (in (in parti particol colare are nei parag paragraf rafi: i: “ Dell’Amore” Dell’Amore” e “ Il cuore cuore:: metafo metafora ra dell’unione e dell’essenza”). dell’essenza ”).
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“basso”: di Plotino si ricorda la celebre espressione “mi vergogno di avere un corpo”. Una delle cose che gli dava molto fastidio era, infatti, il farsi ritrarre: da qui il fatto che non ci sono pervenuti dipinti o raffigurazioni che lo ritraggono. Proclo, Proclo, nato a Costantinopoli nel 410 a.C., porta la legge triadica ad un eccezionale livello di raffinatezza speculativ speculativa, a, andando andando oltre Plotin Plotino. o. Secondo Secondo Proclo Proclo la legge naturale che governa la generazione di tutte le cose va intesa come un circolare processo che consta di tre momenti: 1) moné, la manenza, ossia il permanere in sé del principio; 2) próodos o l’uscita dal principio, la “processione”; 3) epistrophé, il rito itorno rno o la con conversi ersioone, ossi ossiaa il ricongiungersi al principio. Tale legge che ci porta ad una considerazione funzionale del principio uno – molti, non vale solo in generale, ma anche in particolare, poiché esprime il ritmo ciclico della realtà nella sua totalità, così come in tutti i suoi momenti singoli (cfr. G. Reale, D. Antiseri, M. Laeng, 1986). Proclo intende la “processione” come una moltiplicazione del principio, dell’Uno medesimo, in virtù della sua potenza. Inoltre, ciò che procede è simile a ciò da cui procede. Facciamo un salto cronologico di 1000 anni circa, ed andi andiam amoo al 14 1400 00,, do dove ve trov troviam iamoo Giordano Giordano Bruno Bruno cont contem empo pora rane neoo di Cusa Cusano no e Ockh Ockham am.. Brun Brunoo fu un filosofo che ebbe una vita molto molto travagliata, trovandosi nel pi pien enoo del ellle fer ferven venti questi estiooni su com come foss fossee strutturato l’universo, materia fino ad allora di com compet eten enza za te teol olog ogic icaa, e le stra stravvolg lgen enti ti teori eoriee di 20
Copernico e Galieo. Tra questi filosofi Bruno era quello pi più con contro trocorr corren entte, gi giàà per per il fatt fattoo di amm ammet ette tere re espl esplic icit itam amen ente te e senz senzaa rise riserb rboo la tesi tesi dell dell’i ’inf nfin init itàà dell’universo. Bruno era radicale nelle sue posizioni, ad esempio diceva che Dio è dappertutto o meglio tutto il mondo è Dio, sia negli aspetti formali che materiali, e ciò lo portava ad un panteismo estremo. La conoscenza di Dio sare sarebbbe, com omuunq nquue, filt iltrata rata com come da uno specchio, per cui non è direttamente conoscibile. Come ciascun mondo nell’universo é centro e circonferenza, così così per per simi simili litu tudi dine ne,, sost sostie iene ne Brun Bruno, o, og ogni ni uo uomo mo é strumento di un unico infinito che lo condiziona, ma che che é a sua sua vo volt ltaa cond condiz izio iona nato to dall dallaa real realiz izza zazi zion onee all’in all ’infin finito ito di ciascu ciascuna na po poten tenzia zialit litàà umana. umana. L’uomo ’uomo,, cosciente di ciò, realizza con successo le sue capacità infinite nella creazi azione artistica, o nell’azione fina finali lizz zzat ataa al bene bene comu comune ne.. Anch Anchee Gi Gior orda dano no Brun Brunoo affronta il problema filosofico Uno – Molti, ovvero il rapporto tra Dio e le cose, tra infinito e finito. In Bruno uno e molti finiscono per essere la stessa cosa perché il principio é tutto interno al mondo. Per capire veramente le tesi di Bruno occorre considerare le sue concezioni volte a spiegare in che modo la realtà possa essere trasformata dalla magia-matematica. Da un passo di Bruno emerge che cosa egli effettivamente intende per sarebbe quella di uno che fosse magia: “Grande magia sarebbe in grado di passare dall’ unità alla molteplicità e dalla molteplicità all’ unità”. La magia é da lui intesa come capacità di cogliere i meccanismi attraverso i quali l’unità si articola nella molteplicità e la molteplicità é tutta “ricomposta” nell’unità. Bruno si distacca dalle concezioni precedenti sulla relazione uno-molti come cons conseq eque uenz nzia iali lità tà:: tu tutt ttoo orig origin inaa dall dall’u ’uno no.. Pe Perr Brun Brunoo l’Universo è la manifestazione molteplice in tutti i modi 21
pos possi sibi bili li,, ment mentre re il part partic icol olar aree ha in po pote tenz nzaa tu tutt ttoo l’universo ma esplicitamente è solo uno dei molti modi di esse essere re.. Ol Olttre ad esser sseree una numeri numericam cament ente, e, la sostanza è unica quantitativamente. quantitativamente. Per Bruno, in definitiva, esistiamo come aspetto di un’unica sostanza ed è in fallacia chi crede di essere staccato dal resto delle cose. Un’affermazione molto avan avantti con con i temp empi. Bast Bastaa le legggere ere pensa ensattori com come Gregory Bateson, David Bohm, solo per citarne alcuni, per rendersi conto di quanto avanti con i tempi siano le idee id ee di Brun Bruno, o, che che per per tali tali conc concez ezio ioni ni do dove vett ttee po poii pag pagare are con la vi vita ta:: bruc brucia iato to vivo. vivo. L’uom ’uomo, o, e qu quii la morale di Bruno, deve rendersi conto che lui stesso è dio, nel senso di possedere già in potenza l’universo inte terro, ma per per ren render dersene sene con conto deve eve con conosce oscere re l’id l’iden enti tità tà Di Dioo-Na Natu tura ra-Uo -Uomo mo,, ov ovve vero ro,, para parafr fras asan ando do Socrate: “Conosci Te Stesso”. Un altr altroo pens pensat ator oree mo molt ltoo avan avanti ti nell nellaa conc concez ezio ione ne filosofica della realtà è sicuramente Leibniz nato nel 1646. Nella concezione di Leibniz la realtà sarebbe costituita da “centri di forza”, ossia da centri d’attività, punti o atomi metafisici e immateriali ai quali attribuisce il nome di Monadi (dal greco monans, unità). Le monadi sono entelechie, ossia sostanze semplici, fondamentali, unit itàà com compiu iutte in sé. sé. La monade ade è ad un te tem mpo po,, assoluta unità, e, insieme ricca e molteplice. Leibniz oper op eraa un para parall llel elis ismo mo con con la ment mente, e, la qu qual alee pu pur r essendo unica, è varia e molteplice nel suo contenuto, costit costituit uitoo dalle dalle varie varie “rapp “rappres resent entazi azioni oni”. ”. All Alloo stesso stesso modo, da un punto di vista geometrico, in un punto o in un centro, per quanto semplici, si trovano un’infinità d’angoli, formati dalle linee che l’incontrano. Ciascuna 22
monade rappresenta tutte le altre, vale a dire l’universo intero. Come sostiene Leibniz: “Ciascuna sostanza esprime esattamente tutte le altre, per effetto dei rapporti che ha con essa”, per cui “ciasc ciascun unaa mona monade de creat creataa rapp rapprresen esen-- ta tu tutt ttoo l’uni l’unive vers rso. o...l ..laa to tota tali lità tà”. Si Sicc cché hé,, seguendo il pensiero leibniziano, possiamo addurre che l’un l’univ iver erso so si mo molt ltip ipli lica ca tant tantee vo volt ltee qu quan ante te sono sono le sostanze. Sono im imm mense, allora, le potenzi ziaalità dell’universo, dell’uomo, di una cellula, di un atomo, tutte ancora da scoprire. Leibniz opera uno straordinario lavoro di recupero delle concezioni antiche integrando il sapere moderno pre-illum umiinistico con quello aris aristo tote teli lico co,, Sc Scol olas asti tico co.. Le sue sue spec specul ulaz azio ioni ni sull sullaa molteplicità e unità lo avvicinano molto alla concezione uttti e del ell’ l’ol olis ism mo, per per cui cui la real realtà tà è unica per tut molteplice per ciascuno. Leibniz sosteneva, inoltre, che l’unità dell’Essere Supremo agisce nel nulla mediante fun unzi zioone bin inar aria ia (zero zero e un unoo), essa essa sare sarebbbe stat stataa sufficiente a far sgorgare dal nulla tutti gli esseri. Anche il live livell lloo tem tempo pora rale le dell dellaa real realtà tà acqu acquis ista ta valo valore re di totalità a partire dai singoli attimi, cosicché in ogni istante è presente la totalità del tempo e degli eventi avessi simo mo ment mentee suff suffic icie ient ntem emen ente te tempo empora rali li.. “Se aves penetrante”, dice Leibniz, “nella più piccola monade potremmo scorgere tutto ciò che è avvenuto, ciò che avviene e ciò che avverrà...la storia intera dell’universo”. Facendo un salto al presente Henry Bergson (1911) individua due forme di molteplicità a cui sono riferite due forme di durata cha a loro volta fanno riferimento a due aspetti e due dimensioni di vita cosciente (“io superficiale” e “io fondamentale”). 23
Vi sono dunque una molteplicità intesa come molteplicità numerica determinata da una successione d’elementi quantitativi e una molteplicità intesa come qualitativa. La molteplicità quantitativa, numerica fa riferimento al tempo e allo spazio delle scienze positive e deriva dal procedimento analitico operato dall’intelligenza, è sostanzialmente composta di attimi omogenei, identici, ripetitivi5 e definiti definiti dal concetto concetto di molteplic licità ità qualita qualitativ tivaa fa “io superfici ciaale”; la moltep riferimento al tempo del vissuto e deriva dal procedimento di sintesi della coscienza, in essa si ravvisa la compenetrazione e la fusione di “momenti eterogenei”. In sostanza, è la durata pura percepita dalla coscienza e dall’intuizione e dunque dall’ “ io fondamentale” cioè da “una psicologia attenta” in cui sono totalmente superate tutte le coordinate spazio-temporali di matrice positiva (rim (riman ando do per per un unaa pi piùù accu accura rata ta trat tratta tazi zion onee ai test testii dell’autore). Un altro autorevole filosofo, Jean - Luc Nancy, Nancy, nel suo libro “ Essere singolare plurale” tenta di mostrarci come la singolarità dell’essere vada ricercata con - e attr attrav aver erso so - la sua plur plural alit ità. à. L’ess ’esser eree si dice dice in molteplici modi perché è molteplicemente molteplicemente singolare. Questo e non altro, ci dice Nancy, è il senso del mondo. In altri termini “l’essere dell’ente non è che il suo apparire, di volta in volta singolare e di volta in volta co-presente con altri essenti («l «laa sing ngoolarità di ciascuno è indissociabile dal suo essere-con-tanti»)”. Questo è, ribadendo, il senso del mondo: la realtà delle cose non è la manifestazione di una sostanza unica, né 5
In particolare vedi paragrafo “La “L a Ripetizione: monotonia o stile di vita?” vita?” per approfondire il concetto sulla ripetizione e alcune questioni connesse.
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consiste nell’estrinseca e pulviscolare giustapposizione degli essenti, ma, afferma Nancy, nella dis- posizione posizione dell’u dell’un-c n-con on-l’ -l’alt altro, ro, sottol sottoline ineand andoo l’aspe l’aspetto tto spazia spaziale le dell’essere-con. Nancy ammette anche una pluralità d’origini, come se ogni ente, ogni cosa fosse un punto di partenza per accedere ad ogni altra cosa. Oggi si parla nelle scienze di olismo, dove l’uomo è visto come un insieme interrelato, un’unità olografica che contiene in sé la matrice dell’informazione totale del sistema di cui fa parte e con il quale scambia cont contin inua uame ment ntee in info form rmaz azio ioni ni ed ener energi gia, a, è anzi anzi egli egli stesso informazione “vivente”, che non può essere altro se non unica e molteplice, prima di tutto. Persino le parti più piccole di cui l’essere umano è composto, le cellule, sono considerate perfette unità olografiche, su scala ridotta, poiché ognuna di loro contiene, nel DNA, l’informazione totale dell’intera unità “corpo-mente”, grazie alla quale può comunicare e relazionarsi continuamente con l’intero sistema. Il termine “olismo “ olismo”” risale a Smuts (negli anni Venti) e nell’Oxford English Dictionary viene definita come “la tendenza in natura a pr prod odur urrre to tottal aliità a pa part rtiire da dall ragg raggru rupp ppam amen entto ordinato di unità”. C’è, dunque una curva parabolica di ritorno all’origine. Infatti, l’olismo è una connotazione basilare di filosofi come Platone, Aristotele, Plotino, Leibniz, Bruno, che abbiamo incontrato prima. Un altro eminente pensatore dei nostri tempi, Gregory Bateson (1972, 1976), fondatore dell’epistemologia dell’epistemologia cibernetica, cibernetica, dà un notevole contributo alla questione della molteplicità e unità del mondo. Come Bateson afferma: affrontare la tendenza “...in effetti stiamo imparando ad affrontare del mondo a generare totalità fatte di unità collegate 25
tra loro dalla comunicazione. È questo che rende il corpo una cosa viva e operante come se avesse una mente - e di fatto - ce l’ha ”. Con Bateson si allarga il conc concet etto to di mente ente:: la “men “mente te”” nell nellaa conc concez ezio ione ne di Bateson non è un attributo esclusivamente dell’individuo umano o animale, bensì una forma, un complesso di caratteristiche sistemiche, che abbraccia fenome meni ni che che chia chiami miam amoo per per esem sempio io,, tu tutt ttii quei uei “ feno pensiero, evoluzione, ecologia, vita, apprendimento”.
Come si è potuto constatare dai passi precedenti, il pensiero umano si è sempre soffermato nel ricercare una comune base unitaria d’ origine del tutto, a cui tende endere re.. Pe Perr Pl Plat atoone quest’ est’uunità ità è il Bene, ene, di cui cui partecipano tutte le idee, per Aristotele il concetto o la categoria, che contiene i particolari, per Plotino l’Uno, che emana il molteplice senza dissolversi, ed ancora, per Spinoza l’unità sostanziale, che possiede infiniti attributi e infiniti modi, per Kant l’Io penso, che unifica la molteplicità delle categorie, per Hegel la ragione autocosciente che contiene tutte le triadi. Il mondo sembra ormai pronto a concepire la realtà come l’aspetto molteplice di un’unica matrice onnicomprensiva, invisibile perché sita dentro e fuori, o meglio, ovunque in particolare ed in nessuna parte in generale.
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Un’ulteriore prob roblema ema filosofico, cui accenniamo amo bre brevem vemen ente te,, conc concer erne ne il prob problem lemaa dell dellaa Forma e del movimento dell dell’U ’Uno no e dei dei Molt Molti, i, che che alcu alcuni ni pens pensat ator orii occidentali hanno risolto in modo logico e concettuale con quanto segue: “ La forma assoluta è nel luogo assoluto. Essa ppos ossi sied edee dell dellee dive divers rsif ific icazi azion onii che che veng vengon onoo dett dettee suoi suoi luoghi, in cui sono le forme meno vaste. La forma assoluta è assoluta positività, essa non è mai indicata da un numero, ma è una in assoluto. Il suo luogo è tutto, non infinito, essa è una ed è assoluta staticità, anche se contiene il movimento, ed è identica a se stessa. Il movimento avviene al suo interno, che è molteplice, e ciascuna diversificazione non basta al tutto, ma tende al tutto, così che il moto è contenuto della staticità”. staticità”. Ciò che rappresenta l’-Unol’- Uno- o per dirla con Leibniz, Monade, è la sua staticità, completezza; mentre la categoria - molti - ha altre qualità del tutto opposte come movim mo vimen ento to,, eter eterog ogen enei eità tà.. Ma come come fa L’Uno ’Uno,, l’Un l’Unit itàà a dividersi e quindi Muovere, pur restando ferma? Forse tale paradosso si può risolvere con un altro paradosso, quello di Achille e la tartaruga, proposto da Zenone di Elea. Zeno Zenone ne di Elea Elea,, viss vissut utoo nel nel V seco secolo lo a.C., .C., riso risolv lvee la questione con il paradosso della corsa o della dicotomia (o di Achille e la Tartaruga). In breve, Zenone vuol dimostrare che l’idea l’idea di un movimento movimento lungo un continuo continuo tra due punti (A ------------- B) è logi logica cam mente ente im impo poss ssib ibil ile, e, po poic iché hé se si dividono i movimenti necessari a coprire la distanza che va da [A] a [B] si dovrà prima dimezzare, poi ulteriormente fraz frazio iona nare re e così così via via all’ all’in infi fini nito to.. Inol Inoltr tre, e, og ogni ni segm segmen ento to finito del percorso richiede una quantità finita di tempo per essere attraversato; dal momento che ci troviamo di fronte ad un numer numeroo infi infini nito to d’in d’inte terv rval alli li fini finiti ti,, conc conclu ludi diam amoo che che Achille, paradossalmente, non raggiungerà mai il traguardo, ovvero ovvero non supere supererà rà mai, mai, appare apparente nteme mente nte,, nell’i nell’ipot poteti etica ca gara, la tartaruga, che manterrà il suo vantaggio iniziale ad ogni passo di Achille. Achille. Se un mobile passa da un punto punto A ad
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un punto B, deve ovviamente passare, come insegnò Zenone di Elea, per infiniti punti, i quali, in una grandezza finita, determinano una continuità. Ma come può un mobile passare da un punto a quello successivo senza soluzione di continuità? La risposta è tanto semplice quanto apparentemente paradossale: stando immobile infinite volte. Infatti: quale sarà la distanza tra un punto e quello successi successivo? vo? Ovviamente Ovviamente zero. Ma la distanza distanza zero la si può percorrere stando fermi; per infinite volte (0 x oo) risulta una lunghezza finita, ossia il mobile ha percorso il nostro tratto da [A] a [B]. (Cfr., (Cfr., Nicholas Nicholas Falletta Falletta,, 1994; Francesco Francesco M. Bianchi, 2005). È sorprendente notare come il termine formare e informare coincidono, ed infatti, recenti filoni della scienza attribuiscono molta importanza al concetto di informazione. Allora, Tutto è informazione, pure l’assenza della stessa. Burckhardt (1991) parlando del rapporto tra forma e materia sosti ostien enee che che “le cose cose sono sono simu simult ltan anea eame ment ntee qu qual alit itàà e quantità”. quantità”. La do dott ttri rina na trad tradiz izio iona nale le,, di cui cui Aris Aristo tote tele le è il miglior rappresentante, non separa la forma dalla materia, ma preferisce piuttosto assumere contemporaneamente i due poli nella loro reciproca complementarietà complementarietà..
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Capitolo II La poliedric poliedricità ità della della relazione relazione 1 nei vari aspetti
M
Com omiinci ciam amoo, anzi anzitu tutt tto, o, a rif rifle lett tter eree sui sui segu seguen enti ti afor aforism ismi,i, che che ci gu guid idera erann nnoo nell nell’e ’exc xcur ursu suss di dial alog ogic icoo della trattazione della relazione 1 M. “Quello che è uno è uno. Quello che non è uno, è pure uno”. (Chung – Tzu) “Tutte le cose erano insieme; poi venne la mente e le dispose in ordine". (Anassagora , 499 -428 a.C.) "La vita e la morte confluiscono in uno, e non c’è né evoluzione né destino: soltanto essere”. essere”. (Albert Einstein, 1879-1955) “Vedere “Vedere con chiarezza è poesia, profezia e religione, tutto in uno”. (John Ruskin) “Quando si hanno solo sensazioni, percezioni ed impulsi, il mondo è arcaico. Quando aggiungi la capacità di formare imma im magi gini ni e simb simbol oli,i, il mond mondoo ap appa parre magi magico co.. Quan Quando do aggiungi concetti, regole e ruoli il mondo diventa mitico. Quando Quando emer emergon gonoo capac capacità ità rifles riflessiv sivee formal formali,i, il mondo mondo appare razionale. Con il pensiero sintetico integrato si vede il mondo esistenziale. Quando il sottile emerge, il mondo diventa divino. Quando emerge il causale l'io diventa divino.
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Quando emerge il non duale, il mondo e l'io sono realizzati come lo Spirito Uno” (Ken Wilber, 1999).
Espressioni Espressioni della Relazione 1 M: una panoramica tra natura e cultura cultura Sono tanti e diversi i campi dove è possibile notare l’op l’oper erat atoo dell dellaa rela relazi zion onee 1Molti o 1M, com come svariati, d’altronde, sono i possibili modi di intendere tale relazione o rapporto. Tale relazione dinamica ha come caratteristica di base un polo centrale, iniziale, da cui originano, per passaggi consequenziali, la moltitudine moltitudine di fenomeni, strutture, funzioni e processi. A seguire, una carrellata di illustrazioni rilevati da vari e distinti ambiti, dove compare il rapporto 1M. Nelle Deci Decisi sion onii e ne nell llee Sc Scel elte te,, ad esem esemppio io,, dov ovee l’obiettivo finale è uno (o quantomeno unitario) ed i precedenti passi per arrivare alla meta costituiscono, invece, la moltitudine dei processi vigenti nelle stesse decisioni, con le rispettive ripercussioni su vari livelli di ognu og nuna na di esse esse.. Pe Perr deci decide dere re o sceg scegli lier eree qu qual alco cosa sa bisogna prima decidere di scartarne altre. Così Così,, sul sul vers versan ante te bi biol olog ogic ico, o, nell nellaa prol prolif ifer eraz azio ione ne cellulare la quale prende origine da una cellula totipotente che succes successiv sivame amente nte si differ differenz enzia ia nella nella funzionalità dei vari tessuti, organi e apparati dell’organismo animale o vegetale. Nell’ vegetale. Nell’albero albero ritorna, pun puntu tualm almen ente te,, la rela relazi zion onee un unoo (sem (seme) e) mo molt ltii (ram (rami,i, foglie, radici, frutti e di nuovo semi, ad indicare la naturale circolarità insita in tali processi). Come anche nella metafora della montagna, dove si può riscontrare, 30
detto poeticamente, l’unicità della goccia che prima scende dalla cima innevata e che nel suo cammino origin originaa un ruscel ruscello lo il quale quale div divene enendo ndo fiume fiume prend prendee varie direzioni tutte diverse e reticolari, fino a giungere nella foce che riconduce l’Uno iniziale ad un altro principio più grande, qual’è l’Oceano (una metafora dell’anima che ritorna allo Spirito). Si può scorgere, ulteriormente, il rapporto 1 M nella nella produ produzio zione ne artistica, letteraria e musicale dove formatosi un genere (ad esempio il blues, o l’impressionismo) si assisterà progressivamente alla sua differenziazione passando a generi e sottogeneri che derivano da quello iniziale. Ogni Ogni sott sottog ogen ener ere, e, che che è il prod prodot otto to “esp “espan ansi sion onal ale” e” dell’unità originaria, è suscettibile di assumere nuove form formee creat creativ ive, e, semp sempre re all’ all’in inte tern rnoo dell dellaa mede medesim simaa struttura (la metrica della melodia musicale) e sotto le opportune condizioni facilitare o suggerire il passaggio ad ulteriori ramificazioni o differenziazioni, di modo che ogni punto è anche una nuova partenza 6. Pensate, ad esemp empio, ad una scuo scuola la di pe pens nsie iero ro com come la psicoanalisi la quale, a partire dai capisaldi freudiani ha dato il via ad una serie ininterrotta di scuole autonome e sottoscuole di pensiero talvolta contraddittorie ed in antitesi con la teoria madre, quella di Freud, che a sua volta è stata elaborata attraverso l’integrazione, più o meno consapevole, di altre teorie passate (che fungevano da basamento teorico) come il Mesmerismo e le teorie teorie di Bergson Bergson sull’inc sull’inconsc onscio io filtrate filtrate poi nella nella 6
A tale proposito ricordiamo l’esponenziale sviluppo di generi e sottogeneri musicali che ad esempio nel rock anni ‘90 sono una trent rentiina e vann vannoo dal dal più acust custiico-m co-meelodi lodicco al più tra trash e tecnologi tecnologico, co, con le varianti varianti fushion fushion (per citarne citarne alcune: alcune: country country rock, rock, haevy haevy metal, metal, post-r post-rock ock,, ind indus ustri trial, al, post post metal metal crosso crossover ver,, stoner rock, indi, giunge, ambient, tecno-rock, hardcore, punk, eccetera).
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sintesi che ne ha fatto Freud. Ogni livello dell’esistenza partecipa, in qualche modo, del rapporto 1 M, che funge da schema prototipico. Ognuno di noi, nella propria vita, sperimenta attivamente la relazione 1 M, sia come persona singola che come membro di un gruppo, di una società, del mondo intero. Si può, altresì, ricorrere a molte analogie per spiegare il Rapporto 1 M. Ad esempio, partendo dal centro della terra o Gea, dove il nucleo magmatico incandescente forma una sfera di fuoco e di energia “imprigionata”, man mano che saliamo lungo gli strati fino ad arrivare alla crosta terrestre notiamo un aumento di diversità, un accumulo di variabilità, fino ad arrivare allo strato più superficiale della terra, la biosfera, dove anche noi viviamo, la quale è caratterizzata da una maggi maggiore ore comple complessi ssità tà bio biolog logica ica,, tropic tropica, a, antrop antropica ica e vegetale, davvero sorprendente rispetto al centro, più unitario e omogeneo (quasi una sorta di polarizzazione qualità-quantità, che ravvisa la relazione 1 M). Dal cent centro ro/n /nuc ucle leoo alla alla peri perife feri riaa ritr ritrov ovia iamo mo,, qu quin indi di,, lo svol svolge gers rsii del del rapp rappor orto to 1 M. A di dive vers rsii live livell llii il rapporto 1 M segue delle “leggi” che regolano i meccanismi del regno in questione pur conservandone glii aspett gl aspettii caratt caratteri eristi stici: ci: mi miner nerale ale,, anima animale, le, vegeta vegetale, le, sociale e umano, macrocosmico, microcosmico, e i vari live livell llii deri deriva vati ti o alte altern rnat ativ ivii come come i prot protis isti ti,, fung funghi hi,, licheni, buchi neri, quasar. Nel cervello si possono ravvedere, a livello strutturale e organizzativo, assonanze con la relazione uno – molti. Di fatti, il “centro” del cervello, formato dai cosiddetti nucl nu clei ei centr central alii è la parte più atavica, a livello 32
funzionale: istinto, emozioni, bisogni primari, (se non addirittura il sesto senso), come anche paranoia, attacco – fuga, ecc. Orbene, tali nuclei centrali sono organizzati in sezioni sezioni concentric concentriche, he, rotondeg rotondeggiant gianti,i, rispetto rispetto alla neo-co -cortecci ciaa, più irregolare e frastagliata, che nell’uomo raggiunge dimensioni maggiori rispetto agli animali in genere ed è rappresentata da circonvoluzioni mod odul ular arii alta altame ment ntee spec specia iali lizz zzat atee e in inte terc rcon onne ness sse. e. Quindi, il centro è maggiormente omogeneo [1], mentre la periferia, ovvero la neocorteccia, più frastagliata [M], così come le funzioni che, in genere nella neocorteccia sono maggiormente molteplici, mentre nei nuclei della base sono più “semplici”. Da qu quan anto to dett dettoo risu risult ltaa pale palese se un unaa cons consid ider eraz azio ione ne:: l’Uno è sempre l’elemento più centrale, se vogliamo pi più sfe sferico rico e com compat attto, in inte teggro e maggi aggior orm mente ente energet etiico (si pensi al “Big Bang”). Di contro, l’elemento periferico, che prende origine dal centro, assume una posizione dicotomica data dalla differenza in quantità rispetto al centro e talora dalla differenza delle singole unità tra loro e tra il centro (intra/tra). In altre parole, più vi è possibilità di espansione (dal cent centro ro alla alla peri perife feri ria) a) pi piùù la di dive vers rsit ità/ à/co com mpl ples essi sità tà diventa esponenziale. Tale concetto è espresso figurativamente anche in certi cartigli che raffigurano il cerchio zodiacale con il Sole al centro che ruota attorno alle costellazioni. Si pone, infat attti, la questi tioone di come si può manifes festare figu figura rati tiva vame ment ntee il rapp rappor orto to che che in inte terc rcor orre re tra tra un unaa dim imen ensi sioone sup superio eriore re,, unitar itariia e cent centra rale le ed una dime di mens nsio ione ne cont contra rapp ppos osta ta,, mo molt ltep epli lice ce,, di dive vers rsif ific icat ata, a, comp comple leme ment ntar are, e, che che tend tendee comu comunq nque ue ad un un unit itàà cent centra rale le e fond fondam amen enta tale le,, e ciò ciò sarà sarà ravv ravvis isato ato nell nellaa 33
discussione sulle figure simboliche e mitologiche ivi trat tratta tate te,, ed in part partic icol olar aree nell nellee raf raffigu figura razi zion onii dei dei mandala. Un’altra lezione che ricaviamo tornando alla metafora del pianeta terra e del suo centro è che esso (il centro) il più delle volte ha le seguenti caratteristiche: 1. 2. 3. 4.
E’ nasco nascosto sto,, sotterr sotterrane aneo, o, invis invisib ibile ile e vela velato; to; contie contiene ne un grado grado di energ energia ia sup superi eriore ore;; è in indi difffere ferenz nzia iato to,, in inte tegr gro; o; è una una sfer sfera, a, un un pun punto, to, un uovo, uovo, un ini inizio zio..
Tali sono le caratteristiche espresse dall’unità, dall’uno7 (oltre che qualità contrapposto a quantità, originalità versus ripetizione, eccetera.). Livelli di rappresentazione del concetto 1 – M. A livello figurativo la natura offre diversi spunti per la relazione 1M. Riportiamo due casi estremi e alquanto esplicativi cioè il melograno, dove il rapporto 1 M è del tipo [1] che racchiude i [molti] o 1=M, e ciò la dice lunga su una possibile corrispondenza tra melograno e per perso sonna a liv ivel ello lo met etaf afoorico rico (Io= Io=M); M); ment entre, re, ad esempio, nella mora il rapporto è inverso per cui M=1. Dalla formula 1 M si ricavano, essenzialmente, tre tipologie di relazione:
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Rima Rimand ndoo al para paragr graf afoo “ Verità erità centra centrali li e circol circolari ari”” per le questioni concernenti il centro e l’unità.
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1) [1 = M] ed [M =1] ovvero 1M, l’unità nella molteplicità; 2) 1 ≠ M (i due opposti sono inconciliabili: ad esempio, per assurdo, una persona che decide di fare a meno di qualche organo vitale, oppure un branco di lupi che, senza motivo, invece di operare per l’unità del branco, decidono di vivere da soli, e via dicendo, oppure il progressivo allontanamento degli elementi dall’unità e successiva differenziazione tale che tra l’uno iniziale ed i molti finale sono totalmente diversi). 3) i rapporti tra gli elementi di M (che possono essere di attrazione o fuga, uguaglianza o differenza, omogeneità o eterogeneità, conflittuali o armonici: lo stes stesso so val alee per M ed 1). Abbi Abbiamo amo in sost sostan anza za un rapp rappor orto to vert vertic ical alee tra tra 1 (uni (unità tà fond fondam amen enta tale le)) ed M (relativi elementi dell’unità o ad essi tendenti) ed un rapporto orizzontale tra gli elementi che compongono l’unità, ovvero tra gli elementi di M (vedi il paragrafo “molteplicità verticale e orizzontale” nel capitolo capitolo III). Inoltre, in base al tipo di relazione in cui si substanzia il rapporto 1 M avrem avremoo dive divers rsee manif manifes esta tazi zion onii e condizioni. Possiamo a questo punto postulare alcune modalità di espressione della relazione 1 M, fornendo un quadro generale, a titolo esemplificativo e di ipotesi guida: •
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MOLTI che operano per l’Unità (es. cellule nervose, o di qu qual alsi sias asii orga organo no,, grup gruppi pi di inse insett tti,i, branc branchi hi,, eccetera). MOLTI che sono già un unità, tale che la sottrazione di un solo elemento distrugge la “visione d’insieme” (si (si pu puòò rico ricorr rrer eree all’e ll’ese semp mpio io del del pu puzz zzle le do dove ve è
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necessaria la relazione tra i mol oltti pezzi che nell’insieme eme concorrono a forma rmare un’unica strut struttu tura ra,, op oppu pure re un un unic icoo proc proces esso so,, risu risult ltat ato, o, a seconda di come si intende la questione. •
•
•
MOLTI MOLTI divergenti divergenti da 1 (disequilibrio, caos, staticità, “innaturalità”, come nel precedente punto 2, dove 1 ≠ M); 1 che da orig rigine a MOLTI che si staccano e diventano autonomi, cioè singole unità, che a sua volta vol ta posson possonoo origin originare are alt altri ri elemen elementi ti (in ambito ambito soci social ale, e, ad esem esempi pioo nei nei grup gruppi pi,, biol biolog ogic ico, o, ad esem esempi pioo i viru virus, s, i batt batter eri, i, le cell cellul ule. e.). ). Tale ale è il principio sistemico di equipotenzialità, per cui da unaa causa un ausa (ad (ad es. es. trau traum ma, divo divorz rzio io,, alco alcol, l, etc. etc.)) possono derivare una serie molteplice di cons conseg egue uenz nzee (si (si parl parlaa anch anchee di multi ultica caus usal alit ità, à, ancorché di causalità circolare o retroattiva). Molti che cercano cercano l’Unit l’Unitàà (a livello livello biologic biologico, o, ad esempio, spermatozoi e uovo) 8. In questo caso vale il princ principi ipioo sistemi sistemico co di equifi equifinal nalità ità,, per cui mol molte te cause concorrono a creare o scatenare un effetto par parti tico cola lare re entr entroo un unaa rete rete sist sistem emic icaa che che inve invest stee processi bio-psico-sociali. I due principi qui esposti equi/finalità-potenzialità si applicano ad esempio al sistema famiglia o alle organizzazioni, per cui un membro può avere o subire molteplici influenze con com omuunicazioni multim imoodale che fanno parte dell’unità gruppale in questione. Omissis.
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Avremo modo, nel corso del libro di chiarire meglio alcuni concetti, fin’ora abbozzati e di farne emergere degli altri. Per una rassegna figurativa consulta l’appendice l’ appendice 2.
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Il rapporto 1 M nella sua forma ideale è un percorso di suddivisione dell’unità → generazione della mol olte tepl plic icit itàà (dif (diffe fere rent nte/ e/ug ugua uale le risp rispet etto to all’ all’un unit ità) à),, → e tensione tensione della della Molteplic Molteplicità ità verso verso l’unità. l’unità. Il tutto tutto compiuto seguendo un percorso circolare, che va dal semplice al complesso, dall’ordinato al caotico, dallo stabil ilee al dinamico, dall’invisibile al visibile o dall dall’i ’inf nfin init itoo al fini finito to,, a seco second ndaa di come come si vu vuol olee descrivere la questione. Nel Nella la real realtà tà qu ques esto to mo mode dell lloo o perc percor orso so id idea eale le pu puòò essere più o meno sfumato e astratto, incompleto nel suo continuum, non circolare, richiedere tempo. Sulla ques qu esti tion onee del del temp tempo, o, si pu puòò supp suppor orre re che che vi sian sianoo diversi momenti d’attuazione del ciclo 1 M, che varia da una situazione all’altra, i due estremi potrebbero essere il ciclo 1M che va dal big bang iniziale [1] alla creazione dell’universo [M] e alla successiva reintegrazione verso l’unità. Ciò a livello macro, macro, con tempi inesorabilmente lunghi. Allo stesso modo, anche nel micro e con tempi brevi, si può ravvisare tale ciclo, ad esempio nelle cellule, negli atomi, che rappresentano l’estremo mic icrro. Si potrebbe anche stabilire uno “schema” che regola l’ Attrazione tra 1 e Molti, a vari livelli, con i relativi esempi: TABELLA ABEL LA 1: Alcuni livelli di rappresentazione dell’ Uni – molteplicità. Livello Biologico Uovo – spermatozoi Seme - pianta Geni/cellula/organismo
Livello psicologico (intrapersonale) persona - idee Io – Sé emozioni (implicite) – simboli verbali (espliciti)
Livello socioculturale (Interpersonale) Parola - linguaggio
Io – Noi (Io – Molti)
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(ontogenesi-filogenesi)
cervello – mente
Stato – cittadini
Altri ambiti, brevemente ambiti, brevemente illustrati, che rispecchiano la poliedricità del rapporto 1 M, ovvero la molteplicità contenuta nell’unità e l’unità nella molteplicità. Tali ambiti si evincono evincono dai seguenti seguenti esempi: esempi: a) La metafora della “punta dell’iceberg” che ci porta a pre prend nder eree in cons consid ider eraz azio ioni ni la natu natura ra im impl plic icit itaa ed esplicita, occulta o palese, inconscia o conscia, di certi fenomeni; come per altro nella linea che lega il genotipo al fenotipo, dove la variabilità dell’organismo, che nel genoma è solo in potenza si rende manifesta. b) La discendenza genealogica d’ogni singolo individuo che è, altresì, l’espressione dell’unità nella molteplicità, del ella la razz razzaa che che si espr esprim imee nel ella la sin singol olaa perso ersona na,, dell’ontogenesi che ricapitola la filogenesi, dell’evoluzione umana che riallaccia quella anfibia, rettile e mamm ammifer ifera. a. Un’u Un’uni nità tà che che abbr abbrac acci ciaa e cont contie iene ne la molteplicità. Ci sono dunque molti modi di intendere la relazione 1 M, come molti sono i termini in cui compare tale relazione, ora come causa, ora come effetto, o causa multipla ed effetto multicausale. Vedremo di seguito come e dove si sostanzia la relazione dinamica unomolteplice.
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Un’ultima breve nota: si dovrebbe rileggere in chiave unomolteplice anche il costrutto Stimolo – Risposta (S – R), come per altro si è stentato di fare in ambito sistemico e cibernetico. Di fatti, ogni stimolo può produrre più di una risposta. Così come una domanda può produrre molteplici rispos risposte, te, un’az un’azion ionee diver diversi si risult risultati ati,, una causa causa mol molte tepli plici ci effetti, e via dicendo (e viceversa). Ciò accade perc perché hé lo stim stimol oloo che inte intera ragi gissce con un orga organi nism smoo atti attiva va ed elic elicit itaa tutt tuttee qu quel elle le risp rispos oste te (anc (anche he distanziate nel tempo) pertinenti (esplicite ed implicite) che rigu riguar arda dano no mo molt ltep epli lici ci live livell llii di sign signif ific icat ato. o. Pe Perr fare fare un esem esempi pio, o, già già ad un live livell lloo appa appare rent ntem emen ente te semp sempli lice ce,, un suo uono no (st (stim imol olo) o) po ponne un unaa pers person onaa a rea reagire gire in mod odii idiosincratici che cambiano in base al mom omeento, all’attivazione corporea (arausal), ai ricordi che suscita, ai meccanismi neuronali implicati, alle idee che fa insorgere, al feed feedba back ck che che rego regola la,, alle alle azio azioni ni che che pu puòò rego regola lare re (ad (ad esempio voglia di riascoltarlo, o di riprodurlo, di comunicarlo, di concettualizzarlo, eccetera). Di recente la psi psico colo logi giaa semb sembra ra prop propen ensa sa più più che che mai mai per per un unoo stud studio io olistico dell’uomo, molti costrutti infatti ricalcano la scia della realtà uno – molteplice, come ad esempio la recente teoria del codice multiplo di Wilma Wilma Bucci (1999) nella quale vengono differenziate tre modalità fondamentali in cui gli esseri esseri umani umani elabo elaboran ranoo le informa informazio zioni, ni, compre comprese se quelle quelle emot emotiv ive, e, e form forman anoo rapp rappre rese sent ntaz azio ioni ni inte intern rne: e: il mod odoo subsimbolico nonverbale, il modo simbolico nonverbale ed il modo simbolico verbale.
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Miti, Archetipi e Simboli "...Le figure del mito vivono molte vite e molte morti, a differenza dei personaggi del romanzo, vincolati ogni volta ad un solo gesto. Ma in ciascuna di queste vite e di queste morti sono compresenti tutte le altre e risuonano. Possiamo dire di aver varcato la soglia del mito soltanto quando avve avvert rtia iamo mo un un’i ’imp mprrovvi ovvisa sa coer coeren enza za fra fra inco incomp mpat atib ibil ili" i".. (Calasso, 1988).
Si enunceranno di seguito le interpretazioni plausibili e alte altern rnat ativ ivee circ circaa il sign signif ific icat atoo dei dei tre tre elem elemen enti ti che che stia stiam mo pren prende dend ndoo in qu ques esti tion one, e, ov ovve vero ro i mi miti ti,, gl glii archetipi e i simboli che l’uomo ha la vocazione di riconoscere quali fili di un discorso che ingloba la stessa realtà umana e per certi versi la prescinde. 1) Il mito rappresenta, su un piano sociale e soprattutto semiotico, semiotico, quello che per il soggetto parlante è la differenza tra significato e senso: il significato, che si estrae da un microcontesto, è la relazione tra soggettofruitore e oggetto (in questo caso il mito); il senso, che si estrae, invece, da un macrocontesto, risulta dalla rel elaz aziione tra tra soggett gettoo-fru -fruit itoore, re, ogget etto to (mit (mitoo) e contesto. Ad esempio, il contesto sociale in cui si inserisce il mito della Creazione il cui senso varia da una civiltà all’altra, da un contesto storico-socio-culturale all’altro, pur conservando il medesimo significato (cfr. (cfr. Buttitta A., 1979). Possiamo amo riassumere dicendo che il significato di un mito è semioticamente omogeneo per 40
tutti i fruitori, mentre il suo senso varia in concomitanza con le esigenze, pratiche e pertinenze culturali e sociali dove s’inserisce (pur conservando le stes stesse se car carat atte teri rist stic ichhe di base base nonché nché la sua forz forzaa proattiva), variando sia a livello soggettivo (come senso personale, storia e vissuto personali) che collettivo. Il significato dei miti e dei simboli, può, a ben vedere, rima rimane nere re in inva vari riat atoo nell nellee di dive vers rsee cult cultur ure, e, il sen senso, so, invece, è squisitamente soggettivo, qualora il mito o il simbolo si mostrano come chiavi di lettura per un ambito idiosincratico, mostrandoci talora il senso della nostra vita. Ci troviamo dunque, accostandoci al mondo simbolico e mitologico, all’interno della relazione 1 M, dove con [1] indichiamo il mito di base valido per ogni cultura (ogni cultura possiede un mito della creazione e dell dellaa di dist stru ruzi zion one, e, un mi mito to dell dellaa salv salvezz ezza, a, dell dell’e ’ero roe, e, eccetera) e con [M] i vari sensi attribuiti di volta in volta ai miti, sia a livello sociale che a livello individuale, e ciò vale anche per l’archetipo, essendo esso una matrice universale rivissuta sul piano personale con modi e tempi sincronistici diversi per ognuno. In altre parole, il racconto mitico è sempre aperto all all’in ’influ fluenz enzaa delle delle situaz situazion ionii comuni comunicat cative ive e coordinative, specificatamente sociali, di volta in volta diverse poiché plastici sono i suoi contenuti e il suo linguaggio, modificabili nel tempo e nello spazio e stimolanti la creatività di diverse e ulteriori rielaborazioni. 2) Attraverso l’arte, i simboli, i miti e gli archetipi, l’uomo ha sempre cercato di avvicinarsi alla dimensione trascendente, per elevarsi verso la Totalità. Tutti questi elementi culturali, se vogliamo, circondati 41
da un’aura spirituale, nel senso più largo del termine, sono circuiti “mentali”9 estremamente coesivi. Quando consapevolmente ci mettiamo a recuperare un archetipo, un mito o un simbolo, tanto inconsapevolmente ne recuperiamo altri, poiché essi sono elementi fitt fittam amen ente te in inte terc rcon onne ness ssi, i, no nodi di di un unaa lu lung ngaa cate catena na associativa e bio-energetica (la stessa cultura è come un enor enorme me comp comput uter er do dove ve bast bastaa in intr trod odur urre re un unaa paro parola la chia chiave ve per per scop scopri rire re le in infi fini nite te vari varian anti ti dei dei prod prodot otti ti culturali annessi e connessi, tale che il recupero dei sign signif ific icat atii avvi avvien enee teor teoric icam amen ente te in un proc proces esso so di regresso all’infinito). Subentra allora la questione della tota to tali lità tà che che espr esprim imee bene bene Keys Keyser ertl tlin ingg (194 (1949) 9) nel nel seguente aforisma: “La coscienza dell’Io risiede nella coscienza Universale”. 3) I miti, gli archetipi e i simboli sono delle immagini che si sono sedimentate nel corso della storia umana e sono sono di dive venu nute te sempr sempree pi piùù carat caratte teri rizz zzan anti ti i pass passag aggi gi del ell’ l’es esis iste tennza um uman ana. a. Com omee descri scrivvon onoo in modo efficace Caprettini e Ferraro (1981): “ Il mito nasce là ove la parola si trova defunzionalizzata, e quindi aperta a tu tutt ttee le po pote tenz nzia iali lità tà di prod produz uzio ione ne fa fant ntas asma mati tica ca contenute nel nocciolo del suo etimo”. I simboli, come anche gli archetipi e i miti, di fatti, comunicano sempre 9
Il concetto di Mente va inteso secondo la concezione di Bateson (di cui si è già discusso precedentemente nel paragrafo “dalla Grecia ai nostri giorni”), che rappresenta la più esaustiva, poiché la ment mentee è inte intesa sa come come prop propri riet etàà “ene “enerrgeti getica ca”, ”, orga organi nizz zzat ativ ivaa e relazionale che investe gli esseri viventi e non viventi con vari gradi di esplicitazione. Detto in altri termini, la mente non è nel cervello (o comunque non solo in tal sede), esso è uno strumento dove la mente si può esprimere al meglio.
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alla parte desta del cervello, che parla un linguaggio fatto d’immagini e metafore in sintonia con una logica a-temporale e a-spaziale interna racchiusa racchiusa nei simboli e nei miti. Il cervello destro elabora anche il linguaggio delle emozioni e delle sensazioni, della comunicazione paraverbale e di quella emotivamente coinvolgente. coinvolgente. 4) In una visione più “olografica “ olografica”” i miti, gli archetipi ed i simbol simboli,i, racchi racchiudo udono no stati stati energ energeti eticoco-evo evolut lutivi ivi,, diff di ffici icilm lment entee determ determin inabi abili li mater material ialmen mente, te, pertan pertanto to po potreb trebbe bero ro rapp apprese resenntare are un unaa form orma d’en ’energ ergia univ un iver ersal sale, e, bi bioc ocos osmi mica, ca, che che erig erigee il Pensiero (cfr. Idea a matr Bohm Bohm,, 19 1980 80), ), ov ovve vero ro l’ Idea matric icee stru strutt ttur urale ale e dina di nami mica ca che che in inve vest stee ener energi gicam camen ente te i tre tre elem elemen enti ti (miti, archetipi e simboli). L’uomo non ha un reale po pote tere re di cont contro rolllo sul pensi ensier eroo e ta tannto meno eno sui sui Immagine Simbolica e l’ Archetipo Archetipo, simboli. Il Mito, l’ Immagine sono i tre elementi che stanno alla base del pensiero e del pensare, come anche dell’agire. Tali forze sono immagini speculari dello stesso fenomeno operanti a diversi livelli. Come si può constatare da queste brevi rassegne circa il significato dei tre elementi, il linguaggio con il quale ci parlano le immagini mitiche e simboliche racchiude “quella iridescente pluralità di significati che è il suo proprio retaggio” (Caisser, 1923) in quanto il mito, così come la favola, è “l’espressione originaria della vita di cui la terra è dimora, e la forza che esprime aiuta l’uomo nel suo vivere quotidiano” (F.M. Abele, 1987). Anche nella spiegazione di alcuni fenomeni apparentemente paranormali come i Corpe Circle, la psicocinesi e la telepatia è utile richiamare il valore metacomunicativo dei simboli e dei miti, del simbolo43
idea che diviene forma, che si materializza con o senza il concorso della mente umana, ma questa è un ipotesi in cantiere per cui la teniamo in standby. Archetipi, Sincronicità Sincronicità e parapsicologia parapsicologia Gli archetipi (vedi tabella 2), d’altra parte, rapp rappre rese sent ntan anoo il simb simbol oloo un univ iver ersa sale le dell dellaa to tota tali lità tà e circolarità (per ciò che riguarda gli eventi della vita umana nella loro ciclicità e stadialità) racchiusa in essi come anche, specularmente, dentro noi. Si pensi al ciclo nascita - concepimento - morte. Di fatti, gli archetipi, sono, come i sim imbboli, energie che racchiudono imm im magin agini, i, paro parole le,, scen scenee di vi vita ta e rapp rappre rese sent ntaz azio ioni ni sociali, in maniera sintetica e universalmente valida: sono la nostra comune origine. La forza trasformativa degli archetipi ricompone in noi una cornice più vasta dove poter inserire il quadro della propria vita, della nostra storia, in armonia con le altre storie del mondo, di là dalle dicotomie che dividono. Noi Noi sen senti tiam amoo vi viva va la pres presen enza za di un arch archet etip ipoo in particolari momenti della nostra vita, che vanno dalle tappe fondamentali quali nascita, morte, fino riguardare mome mo ment ntii spec specia iali li come come in inco cont ntri ri im impo port rtan anti ti,, lavo lavoro ro,, scuola, contrassegnando i grandi cambiamenti nel corso della vita. Gli archetipi (come anche i miti e i simboli) suggellano il fatto di sentirsi parte di una storia più grande, della della quale andiamo a costituirne le pagine. Se noi guardiamo la nostra vita come l’insieme eme di micro mi croazi azion onii qu quoti otidia diane ne vedrem vedremoo la mo molte ltepli plicit citàà che cristallizza la propensione a concepire la vita, come un processo in divenire di più ampio raggio che va dalla nascita alla morte e che ingloba l’essere umano dentro 44
un piano cosmico, dentro una dimensione che ingloba passato, presente e futuro. Vista in questo modo la stessa vita è Simbolo, Archetipo e Mito. Fatta questa dovuta premessa citiamo adesso in causa la sincronicità, un fenomeno di coincidenze significative e a-ca a-cauusali sali che che lega ega il vi visssuto suto per person sonal alee (em (emotiv tivo, interiore) e il mondo esterno. I primi ad ipotizzare la connessione di tale fenomeno con eventi reali sono stati, all’inizio del xx secolo, il fisico W. Pauli, (1920) nella concezione non – localista e non – causalista della meccanica quantistica e C. G. Jung, (1914 e seg.) accostando la sincronicità all’inconscio collettivo e agli archetipi, per cui la seriazione e la sincronicità sono le risultanti archetipiche della fondamentale unità di tutte le cose. Il sign signif ific icat atoo ul ulti timo mo dell dellaa sincronicità ci trasme trasmette tte l’idea che siamo tutti in un modo o nell’altro collegati o connessi da trame sottili, come dice giustamente Hopke R. H. (2004) “il significato della nostra vita e l’intreccio
delle nostre storie non includono semplicemente quello che sap sappi piam amoo di no noii ma giun giungo gono no da un unaa font fontee molt moltoo più più profonda, dalla nostra innata capacità di vivere l’integrità in forma di vita simbolica”. simbolica”.
Le trame sincronistiche che tessono gli archetipi/guida, cui cui do dovr vrem emoo ispi ispirar rarci ci sono sono davv davver eroo im impe perce rcett ttib ibil ilii e inimmaginabili. L’essere umano ha il potere, per lo più inconsapevole, di evocare le forze contenute nei simboli o negli egli arch archet etiipi pi.. Ad esem esempi pioo seco seconndo un ip ipoote tesi si parapsicologica riadattata (cfr. Pavese, 2002) in alcuni momenti di intensa carica emotiva (o carico emotivo) unaa pers un person onaa pu può, ò, semp sempre re in inco cons nsap apev evol olme ment nte, e, agir agiree sulla materia (psicocinesi) attraverso i simboli in modi che si ricollegano al vissuto emozionale che agisce come come cana canale le comu comuni nica cati tivo vo vers versoo l’es l’este tern rnoo (sfo (sfogo go 45
psicologico esterno). Più la mente umana è in sintonia con il mondo simbolico è meno sono i gradi di diff di ffere erenza nza che lo separa separano no dallo dallo stato stato fondam fondament entale ale della materia anch’essa regolata da energie comu comuni nica cati tive ve che che talo talora ra l’uo l’uomo mo sa cogl coglie iere re.. Ipot Ipotes esii parapsicologiche a parte, è bene notare che le mille forme rme nelle quali opera la forza trasformatric rice dell’Archetipo, suggeriscono l’attivazione del modello 1 M. L’archetipo è Uno, mentre le sue molteplici manifestazioni, ora arcane ed ermetiche, ora chiare e palesi, dimostrano la straordinaria plasticità monoideica (di una sola idea caricata dalle attese sociali e personali) che consiste nel distribuire la sua energia vitale, senza per questo svilirsi, ad ogni essere nei momenti più propizi.
TABELLA 2: ( TAVOLA DEI 7 ARCHETIPI ARCHE TIPI))
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Il Sentimento chiave Bambino Viandante
Dipendenza, Protezione, Sicurezza Autonomia, Distacco, Solitudine
La Meta
Il Limite
L’Ombra
Crescere
Immaturità
Malizia
Errare
Irrequietezza
Vittimismo
Cercatore
Ricerca, Esplorazione, Identità
Cercare
Rinuncia
Dispersione
Guerriero
Forza, Volontà, Conquista
Combattere
Abbandono
Brutalità
Trionfatore
Traguardo, Soddisfazione, Distensione
Vincere
Sconfitta
Egotismo
Energia, Mistero, Profondità
Scrutare
Inganno
Inflazione
Integrità, Contemplazione Compassione
Conoscere
Astrazione
Indifferenza
Mago
Vecchio Saggio
Un Unicum Cosmico in Armonia Armonia 47
Vi è un motivo mitologico di base secondo cui in origine tutto era Uno e poi è avvenuta una separazione, che di solito si fa coincidere con la Caduta dell’uomo, l’abbandono del Giardino dell’Eden, il passaggio da un mondo sovradimensionale ad uno, il nostro, racchiuso nello schema di spazio e tempo limitati: cielo e terra, notte e giorno, maschio e femmina, inizio e fine, tutto era un unicum. Nelle upanishad indiane c’è un’immagine dell’energia originaria, concentrata, che è il big bang della creazione che ha dato origine al mondo, consegnando tutte le cose alla frammentazione del tempo. Il divenire riguarda sempre una frazione, l’essere, invece, è totale. [cfr. [cfr. J. Campbell, 1990]. Come abbiamo fatto a perdere i contatti con questa unità sost sostan anzi zial ale? e? È un unaa do doma mand ndaa che che si chie chiede de il no noto to antropologo Joseph Campbell che ci invita a riflettere sul fatto che “in un certo senso è a causa della nostra mente che viviamo in questo stato di separazione”. Forse questo bisogno di integrità è sempre esistito nel rapporto dell’uomo con la natura, l’uomo e l’universo. I simboli, gli archetipi e i miti sono un tentativo di cogliere e rappresentare un Unicum Cosmico che si riflette nel particolare, che prende forma e attraverso i sensi diventa tangibile, fonte di conoscenza esperenziale. Vi è una dose d’unicità assieme ad una dose di diversità, praticamente, in tutte le cose, essendo esse passibili di essere pensate o solo guardate da più angolazioni. La nota di Do è Do, non ci darà altri suoni, se non in associazione con altre note del pentagramma, per formare gli accordi, le scale e con il ritmo (dimensione tempo) tempo) creare la melodia e la musica.10. 10
Vi sono, per stare in tema, molti miti e cosmogonie che affidano al Suono l’opera di creazione d’ogni cosa. L’universo si può
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Il principio che sta alla base dei miti, dei simboli, degli arch archet etip ipii ed in defi defini niti tiva va del del pen pensier sieroo e dell dellee id idee ee universali è, Unico. Unico significa anche che ha una doppia valenza, quella dell’unicità irripetibile, valida per ciascuna persona in modi e tempi distinti, e quella dell’unicità intesa come valore assoluto e totale, valida, cioè, unica per tutti (nella forza, nell’energia, nello stat statut utoo di unità) ità).. In al altr trii te term rmin inii il cop copio ionne del della rappresentazione o sceneggiatura della Realtà è unico di per sé. Cambiano gli attori e di conseguenza il copione che essendo per natura fluido o flessibile si adatta al nuovo contenitore di volta in volta diverso. I miti hanno tracciato le vie per realizzare realizzare con pienezza pienezza carismatica la coesione tra gli uomini e tra l’uomo e la natura, scandendo determinati riti di passaggio e fasi da attraversare per raggiungere uno stadio di maggiore pienezza e consapevolezza delle trame comuni. Gli archetipi ci possono insegnare a percorrere tale via come fanno il Viandante, il Ricercatore o l’Eroe. I simboli e le immagini faranno da segnaletica per non smarrire la strada. Bisogna seguire il nostro bisogno d’empatia e coesione.
concepire come un Grande Concerto Sinfonico Armonioso, tutto è collegato come in una sequenza musicale avente un tema di base unico, unico, un motivo unico che cambia d’intensità ed effetto secondo dove si “posano” le frequenze del suono universale, in base, cioè, a cosa funge da cassa di risonanza. Per non parlare del mantra, delle rune rune,, di alcu alcune ne invo invoca cazi zion onii o paro parole le magi magich che, e, cioè cioè suon suonii che che racchiudono straordinari poteri e che solo uomini accorti sono degni di proferire.
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Arma Armati ti dall dall’e ’ene nerrgi giaa dei dei mi miti ti,, degl deglii arch archet etip ipii e dei dei simbol simboli,i, noi dobbia dobbiamo mo esser essere, e, respo responsa nsabil bilme mente nte,, gli eroi della nostra vita, il mito della nostra storia, il simbolo della redenzione e dell’unità, l’archetipo che ill llum umin inaa gli al alttri, ri, ogn gnuuno nel suo suo pi picc ccoolo gran rande microcosmo. Bisogna, dunque, riconciliare ciò che in definitiva era un temp tempoo un unit ito. o. La scie scienz nza/ a/ra ragi gion onee ha segu seguit itoo un cammino divergente rispetto al mito/sentimento. Esse son sono, inv nvec ece, e, due facc faccee del ellla stes stessa sa medag edagli liaa cui l’umanità deve dare ascolto alternativamente, come un individuo dovrebbe sentire in modo complementare sia la parte destra (emotiva) sia la sinistra (razionale) del cervello11. A tutto ciò va aggiunto che ogni cultura, ogni religione, fil iloosofi sofiaa o mod odel ello lo cult cultur ural ale, e, porta ortanno con con sé, sé, un frammento di verità. Occor ccorre re all lloora rifl riflet ette tere re su un punt nto: o: lo sbag baglio lio, individuale e collettivo sta proprio nell’assolutizzare questo frammento di verità relativo e proporlo come dogm gmaa per perden dendo quel sen senso d’un ’unità ità cosm cosmiica che che pre prece cede de la cost costru ruzi zion onee ment mental alee e para parame ment ntal alee del del significato simbolico. Il centro è ovunque e non il contrario, ed è una lezione di relativismo valida per ogni situazione umana. In conclusione, le forze che racchiudono i miti, gli archetipi ed i simboli sono lo specchio della totalità che rifl riflet ette te l’arm l’armon onia ia degl deglii even eventi ti,, la qu quale ale,, come come di dice ce 11
Inoltre, a titolo d’ipotesi, vi sarebbe un’influenza geografica non solo sulla cultura umana ma anche sulla parte del cervello che sviluppiamo maggiormente: maggiormente: quindi l’occidente ha sviluppato di più la parte analitica del cervello e forse l’oriente la parte emotiva e sintetica del cervello, la quale reagisce con più forza ad immagini visive, ai suoni melodiosi del mantra.
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Eraclito, nasce dai contrari. A tal proposito ci viene incont contro ro,, per per esem esempplifi lifica care re quan uanto dett detto, o, il mito d’ Armonia: Armonia: “ Nasceva Armonia da Afrodite e da Ares (così in Esiodo) e avrebbe sposato Cadmo, re di Tebe. Nasceva quale simbolo della concordia d’amore e immagine emblematica dell’o dell’ord rdine ine perfet perfetto to dell’U dell’Univ nivers erso. o. Del moltep molteplic licee che si compone nell’uno, delle parti che si integrano con equilibrio, con giusta rispondenza, nel microcosmo, come nel macrocosmo. Della dolcezza di vivere nel suo grembo”. grembo ”.
..Nelle religioni Lo scopo delle religioni è unico, ed è quello di accr accres esce cere re la sens sensib ibil ilit itàà in indi divi vidu dual alee per per un unaa Fo Forz rzaa Superiore che ci compenetra. Tuttavia, le strade per sperim speriment entare are tal talee Essenz Essenzaa sono sono state state storic storicame amente nte e culturalmente, nonché geograficamente determinate in modo da assumere valori e norme caratteristiche del gruppo di riferimento, indice di diversità di pensiero e di azione. Ad ogni modo, si può rintracciare un unico fil iloo che che un unis isce ce,, ad esem esempi pioo, i miti iti egi egizi dai dai qual alii scat scatur uris isco cono no in indi dire rett ttam amen ente te la reli religi gion onee Mitr Mitraic aicaa e Cristiana (a livello della rappresentazione simbolica) e la concezione Greca del mondo spirituale. Il principio dell dell’u ’uni ni-m -mol olte tepl plic icit itàà ci rico ricond nduc uce, e, di dire rett ttam amen ente te o indirettamente, a capire come ogni forma di rituale, ogni cerimonia, ogni mito o teogonia, altro non sono se non il cercare di ricondurre ad un’unità superiore la dime di mens nsio ione ne mate materi rial alee e mo molt ltep epli lice ce in cui cui l’es l’esse sere re è immerso. 51
Fa molto riflettere una frase dove si diceva: “Gli dei cons conser erva vano no lo stes stesso so “p “pot oter ere” e” ma assu assumo mono no al altr trii nomi”. La religione cristiana è una pratica che andrebbe risc riscop oper erta ta alla alla lu luce ce del del sign signif ific icat atoo simb simbol olic icoo che che accomuna le varie religioni ed in vista del suo carattere molteplice ed unitario. La religione cristiana è un chiaro modello della verità racchiusa nel principio uno – molti che che ha sem sempre, re, espli splici cittamen amentte o im impplic iciita tam ment nte, e, indicato attraverso le scritture, le raffigurazioni, la vita ascetica e mistica di molti santi, la riconciliazione della molteplicità con e attraverso l’unità. Cristo diceva: “Vi farò un cuore solo e un’anima sola”. Ed ancora “ I primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi”. Così, attraverso le parabole e gli inse in segn gnam amen enti ti teol teolog ogic ici,i, Cris Cristo to cerc cercaa di comu comuni nica care re l’un l’unic icaa real realtà tà che che tu tutt ttoo cont contie iene ne cui cui l’uo l’uomo mo deve deve tendere e anelare con tutta l’anima. San Paolo nella lettera ai Corinzi ci da, in diverso mod odoo, un unaa chia chiarra dim imos osttrazi razion one, e, at attr trav aver erso so una metaforica dialettica, dell’unità nella molteplicità. Nella lettera ai Corinzi San Paolo sviluppa l’immagine del corpo per rappresentare l’unità della chiesa attraverso la varietà delle membra e la molteplicità dei carismi e dei doni. “Come, infatti, il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo” (1 Cor 12,12). Ed ancora: “Vi sono poi diversi carismi, ma solo è lo Spirito, vi sono diversità di operazioni ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” ( 1 Cor 12, 4 – 6 ). L’unità auspicata dall’apostolo Paolo non coincide con l’un l’unif ifor ormi mità tà bens bensìì con con l’arm l’armon onia ia dell dellee di dive vers rsit ità, à, un messaggio alquanto attuale, del quale la Chiesa, pur con alti alti e bass bassi,i, n'è n'è un bu buon on rapp rappre rese sent ntan ante te esem esempl plar are. e. Nell’eucaristia la chiesa ritrova il principio unificatore: 52
“ Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo corpo solo solo,, tu tutt ttii in infa fatt ttii parte parteci cipi piam amoo dell’ dell’uni unico co pane” (1 Cor 10,17). Il principio dell’unità molteplice, come si può vedere, accompagna (con i relativi rimandi al mistero del ell’ l’un unit ità, à, del ella la moltit ltitud udin ine, e, e dei dei ta tant ntii modi di raf raffigu figura rare re tale tale conc concet etto to), ), in qu qual alch chee mod odo, o, tu tutt ttaa l’es l’eseg eges esii bi bibl blic icaa ritr ritrov ovan ando dolo lo come come un unaa pres presen enza za costante presso molte religioni (si pensi a Siva con i suoi mille bracci e occhi). La relazione 1 M auspica un sinc sincret retis ismo mo ecum ecumen enic icoo tra tra reli religi gion onii e all’ all’in inte tern rnoo delle delle stesse, stesse, religi religion onii che nel comples complesso so sono unite unite nella molteplicità dell’Unità che cercano di esprimere e rappresentare partendo dalle loro specificità carismatiche e vocative. Ciò è ancora più evidente a livello figurativ figurativo. o. Ad esempio, esempio, le diverse diverse figure figure dei mandala, mandala, quale simbolo di unità molteplice, sono un altrettanto moti mo tivo vo icon iconog ograf rafic icoo rico ricorr rren ente te tant tantoo nell nellee reli religi gion onii orientali orientali e medior mediorienta ientali li (ma anche anche tribali) tribali) quanto quanto in quelle cattoliche (in Italia alcuni splendidi esemplari di immagini che richiamano la geometria vandalica del cerc cerchi hio, o, del del cent centro ro e dell dellaa di dive vers rsit ità/ à/ar arm mon onia ia degl deglii elementi elementi in essi essi contenuti, contenuti, si possono possono contemp contemplare lare ad esempio esempio nel Duomo Duomo di Monreale Monreale e nella nella Cattedrale Cattedrale di Ravenna). Ogni religione ha, invero, almeno uno spunto che parte dalla concezione di un tipo di rapporto quale quello 1 M e soprattutto quando la religione si fa simbolo e quindi condivisione, legame tra due mondi separati, guida delle genti, o per usare un termine cristiano la “moltitudine di genti”. D’altr D’altraa parte, parte, i simbo simboli, li, hanno hanno molto da insegnarci e non solo sulla questione unomolti ma anche su come legare le religioni tra loro, come connettere le persone e le idee, come cogliere i 53
messa messaggi ggi proven provenien ienti ti dall’i dall’inco nconsc nscio io collet collettiv tivoo e via dicendo. Colgono molto bene il concetto sostanziale di relazione 1 M le monumentali rappresentazioni del Buddha a Java, nel tempio di Borobudur dove ci sono quasi 2500 metri d’incisioni a rilievo e oltre 500 immagini del Buddha a grandezza naturale. La cosa più sorprendente è come tali immagini, disposte in nove file crescenti, diven di ventan tanoo sempre sempre meno meno realis realistic tiche, he, più celest celestial ialii ed esot esoteri erich che, e, sfum sfumat ate, e, fino fino a sfoc sfocia iare re nell nell’a ’ass ssen enza za di forma. In tutte le religioni si contempla una forma di evanescenza nei confronti del principio primo e ultimo di tutte le cose, la cui caratteristica è non possederne nessuna. nessuna. Allo stesso stesso modo modo l’estremità l’estremità superiore superiore delle delle chiese e delle cattedrali si presenta sempre circolare e sfer sferic icaa risp rispet etto to al alla la base ase quadr adrang angol olaare (tal (talvvol olta ta collegate tra loro da uno strato ottagonale che rappresenta l’uomo, la via di mezzo tra cielo/sfera e terra/quadrato. La religione è una questione di fede: credere in ciò che non si vede materialmente e i cui effetti sono tutti a priori o a posteriori ma intangibili nel prese presente nte.. Nel Vang Vangelo elo di Matteo Matteo si legge legge “ ... Ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei Cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Questa frase va inserita in un contesto dove, secondo la conoscenza antica e sapienziale “quel che dal punto di vista del Principio è immutabile, dal punto di vista del mondo è spesso nuovo ed imprevedibile”. A liv livell elloo evolut evolutivo ivo-st -strut ruttu tural rale, e, si può affer afferma mare re che ogni og ni reli religi gion one, e, come come d’al d’altr tron onde de og ogni ni espr espres essi sion onee culturale, filiativa e organizzativa, seguono un percorso standard definito puntualmente dalla relazione 1 M, 54
che ne rappresenta una tappa evolutiva quasi obbli liggat atooria, ria, ed in quest uestoo caso caso ne rapp rappre rese sent ntaa lo sche schema ma evol evolut utiv ivoo di base base.. Pe Perr fare fare un esem esempi pio, o, il Cristianesimo all’inizio era poco meno di un movimento “settario”, circoscritto, che dovette lottare parecchio per affermarsi al tempo dell’impero romano (I sec. d.C.). Col tempo nacquero le prime chiese, alcune delle quali in mitrei preesistenti, dove si celebrava il culto iniziatico del dio mediorientale Mitra. I culti cristiani presero piede in diverse città ed il movimento crebbe a dismisura, soprattutto in seguito alla costruzione dei primi monasteri e delle prime abbazie che permisero magg maggio iori ri comu comuni nicaz cazio ioni ni in tu tutt ttaa Euro Europa pa,, tale tale che che è lecito affermare che una prototipica forma di Unione Euro Europe peaa si comin cominci ciòò a pros prospe pett ttar aree prop propri rioo in quel quel periodo (dal (dal mille a.C.). a.C.). In seguito, avanti con gli anni, si assiste ad un proliferare di movimenti diversificati, con un proprio stile di vita (benedettini, domenicani, francescani, monaci del Monte Athos, carmelitani e le relative scissioni apportate da Lutero, Galvano etc.), fino all’attuale molteplicità (nell’unità) cui si assiste. La chiesa attualmente conta centinaia di movimenti e ordini uniti nella fede in Cristo Risorto e nell’istituzione della Chiesa. Così, ogni aggregazione, movimento, gruppo politico o organizzazione, dalla più effimera alla più importante e duratura, ha come principio base di evoluzione la natura della rel elaazione uno – molti (per esemplificare: nascit nascita/i a/iniz nizio io – prolif proliferaz erazio ione/ ne/di diver versif sifica icazio zione ne con o senza un ritorno all’unità originaria).
Numeri: Uno per tutti, tutti per Uno. 55
Sul tempio d’Apollo a Delfi si può leggere: “ Il numero è la legge del cosmo”. Una Una leg leggge che che l’u l’uom omoo ha cominciato fin da subito ad apprezzare e cercare di capi capire re,, part parten endo do dall dallee semp sempli lici ci op oper eraz azio ioni ni fino fino ad arri arriva vare re all’ all’at attu tual alee form formaa di mate matema mati tica ca,, astr astrat atta ta e “quantistica”. Operando una semplice divisione tra 1 e 7 (due numeri simb simbol olic icam amen ente te im impo port rtan anti ti)) cosa cosa ot otte teni niam amo? o? un unaa sequenza parti rticolare: [0 14 28 57 1]. Cioè, una progressione esponenziale che ritorna all’uno. Già il livello simbolico si presenta abbastanza esplicativo e sorprendente, almeno a livello intuitivo. La somma del risultato conduce a 100 oppure a 10 (1+4+2+8+5…), quindi ad uno. È un perfetto esempio del rapporto circolare 1 M: cioè il ritorno all’unità da parte della molteplicità. I numeri eri sono sono anc anche sim simboli, li, sig signi nifi fica cati ti,, val aloori, ri, attributi, tanto che “Il piacere di essere tra la gente esprime il senso di gioia per la moltiplicazione dei numeri” (Marshall McLuhan, 1997). Baudelaire, dice McLu McLuha han, n, avev avevaa in intu tuit itoo esat esatta tame ment ntee la natu natura ra del del numero, in quanto specie di mano tattile o di sistema nerv ervoso cap capace ace di stab stabil ilir iree un rap rappo port rtoo tra unità ità separate, separate, quando disse che “il numero è nell’individuo. L’intossicazione L’intossicazione è un numero”. Il numero per McLuhan è un’estensione del senso del tatto dal quale ha origine. Il numero è allora un’estensione del corpo fisico dell’uomo, “ l’estensione del nostro sistema nervoso centrale nelle tecnologie elettriche”. 56
Questo per quanto riguarda il rapporto tra numeri e realtà materiali, molteplici. Eppure, da sempre si sono cerc cercat atee dell dellee conn connes essi sion onii pi piùù asce asceti tich che, e, spir spirit itua uali li,, riguardo i numeri. Nella tradizione Greca d’astrazione pitagorica i primi dieci numeri (dodici in quell’orientale), che sono molto vicini all’uno, riguardano lo spirito, vale a dire un principio superiore ed unitario: sono entità, archetipi, simboli, quindi Qualità. Tutti gli altri numeri risultano dalla combinazione di questi numeri primordiali, ne sono sono un unaa sort sortaa di ripe ripeti tizi zion one. e. L’Uno ’Uno,, in inve vece ce,, è la somm sommaa di tu tutt ttee le po poss ssib ibil ilit ità, à, l’Un l’Unit itàà Prim Primor ordi dial alee pantocratrice, origine di tutte le cose, il Principio che da origi rigine ne al allla du dual alit itàà e quin indi di per succ succes essi sioone alla lla mol olte tepl plic icit ità, à, per per po poii rito ritorn rnar aree all’ all’un unit itàà fina finale le che che contiene tutto12. Seguendo il simbolismo delle origini, con Pitagora, Platone, i sufi, e facendo un po’ la spola tra alchimia, buddismo, astrologia, si scopre che il Due è un numero/principio relazionale che, per sua natura, stabilisce una terza via che sorge dalla dualità, ovvero il Tre Tre e da qui partirebbe la molteplicità. Il tre che è “Spirito” incontra il Quattro, la materia e dalla loro somma nasce il Sette, dalla moltiplicazione il Dodici, che sono due numeri sacri e ricorrenti nelle rappresentazioni più svariate dall’oroscopo e i mesi 12
Per anal Per analog ogia ia,, la stes stessa sa lett letter eraa Alfa [α] o Alef, lef, la la pri prima dell dell’a ’alfa lfabe beto to,, ha un sign signif ific icat atoo comp compat atib ibil ile, e, nell nellaa trad tradiz izio ione ne cabalist cabalistica ica e numerologica numerologica,, con quello quello dell’Uno dell’Uno e cioè: “Unire, “Unire, legare, sposare, avvicinare collegandole in modo che due cose appaiano come una sola”. Seguendo tale analogia (lettere/numeri) Beta [β], sarebbe il contenitore, analogo quindi alla materia, al corpo, alla ricettività che accoglie e prolifica. Inoltre α contiene già in sé il principio del cerchio che tende a divergere e in β si scorge quasi uno sdoppiamento dell’alfa, L’Uno che si fa Due..
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dell’anno (12), ai peccati, vizi e virtù, pianeti, (7). Esisto Esistono no qui quind ndii dei “numeri critici” alla base della molteplicità a partire da un’unità. Tali numeri sono delle costanti (in base alle varie tradizioni alchemiche, esoteriche, massoniche, mitologiche e cosmologiche, la cui trattazione esula, per adesso, i nostri scopi esplic esplicati ativi) vi) nei proces processi si fisici fisici,, bio biolog logici ici,, psicol psicologi ogici, ci, sociali e spirituali di suddivisione dell’unità originaria nei molti: molti: tali tali numeri numeri sono, sono, in particolar particolare, e, il 4 ed il 7. Vi sarebbe, ad esempio, una progressione (cruciforme) che parte dall’uno, si divide in quattro che funge da base per la molteplicità, poiché dalla combinazione del quattro si avrebbero molteplici possibilità in potenza per realizzare il piano dell’esistenza. Pensate ai 4 geni del del DNA DNA (ade (adeni nina na,, timi timina na,, gu guan anin inaa e cito citosi sina na)) che che combinandosi in triplette danno vita al codice genetico della vita (quindi il ritorno al 3, poi al 2, come nel pro proce cess ssoo meio meioti tico co,, e all’ all’un unit ità, à, ossi ossiaa l’or l’orga gani nism smo) o).. Insi Insist sten endo do anco ancora ra sul sul qu quat attr tro, o, po poss ssia iamo mo cons consta tata tare re come le costanti numerico-simboliche che riguardano l’ori ’origi gine ne,, la genes enesii (in (in gener eneral alee e in part artic icoola lare re)) seguano una linea comune. Ad esempio nell’origine del sist sistem emaa sola solare re sono sono ravv ravvis isat atii le cost costan anti ti evol evolut utiv ivee presenti nel simbolismo di processione 1 – 4, ovvero unità – molteplicità. Seguendo l’esempio, l’uno, ossia il Sole, è l’antesignano di tutti i pianeti del sistema solare, dove la terra (forse non a caso) occupa il quarto posto nella processione, e non a caso il pianeta Terra esprime per per in inte tero ro le po pote tenz nzia iali lità tà dell dellaa mo molt ltep epli lici cità tà su og ogni ni livello, per la sua posizione privilegiata rispetto al Sole. Perché questa costante e critica epopea del numero quattro/terra?
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Alla base della complessità vi è sempre un ordine elementare, lo si può vedere, ad esempio nelle vocali e nelle consonanti, in numero limitato, rispetto all’immensa varietà che scaturisce nell’espressione del linguaggio; ed ancora in linea con le corrispondenze numeriche, questa volta del sette e del quattro, abbiamo, per esempio: le 7 note, i quattro elementi (aria, acqua, terra e fuoco), i 7 metalli che corrispondono in alchimia ai 7 pianeti, i 7 archetipi che abbiamo già incontrato (tabella 1), e così via. Il sett sette, e, tant tantoo appr apprez ezza zato to dai dai mass masson oni, i, è il nu nume mero ro dell’u dell’univ nivers erso, o, del Kósmo Kósmos/o s/ordi rdine, ne, il macroc macrocosm osmo, o, la com complet etez ezza za e l’in ’inte teggrità rità.. Miriad riadii di rif riferim erimen enti ti innalzano il Sette a ministro supremo nel cristianesimo, ma anche l’oriente non risparmia benevolenza a questo numero, infatti, nel buddismo è associato all’ascesa e all’ascendere verso il punto più alto raggiungendo il centro. Presso gli alchimisti e prima ancora presso il culto Mitraico, il sette conserva la stessa caratteristica, d’ascesa e discesa, d’accesso: Mitra, il “concorrente” di Cristo Cristo al tempo tempo dei romani romani (circa (circa I sec. d.C.), d.C.), ha sette sette porte e altari, e una scala con sette pioli (tanto spesso raffigurata in alchimia) raffigura i sette gradi dell’iniziazione ai misteri. Inoltre Mitra aveva dodici discepoli, come Gesù. A livello figurativo, inoltre, si può accostare il 7 alla falce, come probabile indice della “falce della morte”, intesa però come rinascita a nuova vita. Da qui la funzione del 7 di partecipare nei processi trasmutativi, trasformativi, trascendentali, che contemplano una rinascita a nuova vita (come negli iniziati, nei preti, nel matrimonio, eccetera). Sull’Uno Sull’Uno ed i suoi rimandi simbolici vi sono miriadi di riferimenti, per per cui per semplificare semplificare citerò Jung Jung il quale 59
include tale numero numero tra i simboli unificatori che, come la ruot ruotaa e il mand mandal ala, a, cont conter erre rebb bber eroo un sign signif ific icat atoo psichico particolarmente intenso, quello del Sè: l’uno è la vi vita ta no nonn anco ancora ra mani manife fest staa e nell nelloo stes stesso so tem tempo l’origine di ogni manifestazione, è il centro che risolve e contiene gli antagonismi, che racchiude l’origine e il compimento. Il mondo umano si associa con il pari, dunque con il due o il quattro, a raffigurare la frattura dell’unità e il tentativo di ritornarvi. L’Uno, numero dispari, è il simbolo del principio attivo, è associato al punto che quando si trova in mezzo ad un cerch cerchio io,, in indi dica ca la mani manife fest staz azio ione ne.. Nell Nellee pi piùù anti antich chee civiltà dell’Oriente e dell’Occidente il cerchio con un punto nel mezzo raffigura il sole o l’oro, i punti più alti dove ascendere e ritrovare la totalità e il senso d’ogni cosa. Secondo gli alchimisti, gli altri pianeti (e metalli vili, cioè impuri) sarebbero le varianti di un unico pro proto toti tipo po che che si rend rendee mani manife fest stoo nell nellaa sua sua in inte tegr grit itàà soltan soltanto to nel sole sole (così (così come come nell’o nell’oro ro per i metalli metalli)) e quindi nello spirito che informa la materia. Un assiom omaa centrale dell’Alchimia, la “scienza del ell’ l’an anim ima” a”,, e prec precis isam amen ente te l’ass ’assio iom ma di Mari aria Prophetissa, recita così: “ L’Uno diventa Due, i Due diventano Tre, e per mezzo del Terzo, il Quarto compie l’Unità”. Tali Tali dirett direttive ive teleol teleologi ogiche che accomp accompagn agnano ano,, come come un leit leitmo moti tivv, qu quas asii tu tutt ttaa la du dura rata ta dell dellaa vi vita ta dell’alchimista (cfr. (cfr. Jung, 1944). Come afferma un altro grand grandee autore autore russo russo Pavel Pavel A. Flo Floren renski skijj Il proble problema ma dell'«uno e molti» è una questione che trova la sua solu soluzi zion onee defi defini niti tiva va solo solo se è affr affron onta tata ta in chia chiave ve ontologico-trinitaria. ontologico-trinitaria. Non è un caso che diversi, per non dire molt ltii, aut autori, ori, per vie paral aralle lelle, giu iunngano ano ad estrapolare segmenti di verità universale e validi per ogni tempo e ogni luogo. 60
Si comprende allora come il Rapporto 1 M sia una relazione, nonché una legge basilare in molti campi dello scibile um umaano, e che merit rita una doverosa attenzione. Ancora una volta il mito supera la speculazione scientifica attraverso un linguaggio più originale e profondo, come d’altronde il linguaggio delle immagini aleggia sempre su un piano superiore rispetto alla parola, così come il rito e le celebrazioni sacre ad un certo punto impongono il silenzio e la contemplazione. Secondo una visione del mondo (cfr. Renè Guénon) l’attributo della materia è la quantità, quantitàà pura, pura, non deter determin minata ata dal limi limite te di un “la quantit qual qu alche che nu nume merro e, in quant quantoo ta tale le,, nece necess ssari ariam amen ente te inaccessibile” (Burckhardt, 1986). Per semplificare un discorso troppo complesso che chiamerebbe in causa concezioni filosofiche e dottrinali, nonché esoteriche e alchemiche troppo al di là della portata della trattazione, diciamo in sintesi che vi sono due poli fondamentali e complementari nell’universo: un Polo Ricettivo o passivo e un Polo Attivo. Ognuno dei due poli poli ha le seguen seguenti ti connot connotazi azioni oni// raffig raffigura urazio zioni ni che riportiamo nella seguente tabella: TABELLA 3: (Poli dicotomici) dicotomi ci) POLO ATTIVO 1 maschio spirito qualità Sole Cielo
POLO RICETTIVO 2, 3, 4,...Molti femmina materia quantità Luna Terra
Ciò che c’interessa di questa tabella è la constatazione che l’Uno è il polo attivo ed il resto degli altri numeri, il polo ricettivo. Così, sempre in estrema sintesi, i numeri 1, 2, 3 e 4 sono delle qualità più che delle quantità. Poiché ad essi 61
sono associat atee (e già solo per quello), a livello arch archet etip ipic icoo, una serie erie di con conno nota tazi ziooni reli religgio iose se,, simb simbol olic iche he,, mi mito tolo logi gich che, e, un univ iver ersa sali li e part partic icol olar ari. i. Non mi sorprenderebbe, insomma, che alla base del principio 1M vi fosse una semplicità complessa, cioè una ciclicità nel procedere tale che ogni evento debba misurarsi prima o poi con i primi 10 numeri, che stanno alla base della struttura e del funzionamento delle cose, dalle particelle elementari fino alle galassie sconfinate. Rip ipet eto, o, ta talli nu num meri eri no nonn son sono con connota tati ti in sen senso quantitativo (non solo) ma a livello qualitativo, sono delle qualità sensibili. Stan St ando do semp sempre re in tema tema di nu nume meri ri,, po poss ssiam iamoo no nota tare re come anche il segno della moltiplicazione, il x (per) rappresenti a livello simbolico la base della molteplicità stessa, che da un centro si dirama in quattro vie. Tale segno rappresenta anche la croce, che contiene in sé il principio universale dell’unità nella diversità. Il segno della moltiplicazione, sempre a livello simbolico, si può raffigurare anche con il punto ( . ) un altro simbolo d’un d’unit ità, à, che che prop propug ugna na l’au l’ausp spic icio io per per la sint sintes esii del del molteplice. Niente avviene per caso!
Capitolo III Verità centrali e circolari nel registro simbolico: andata e ritorno 62
C. G. Jung, che ci ha più volte accompagnato durante le nostre riflessioni, è da reinterpretare in chiave moderna come uno dei precursori di una nuova visione del mondo, egli afferma: “L’ess “L’e ssen enza za dell dellaa cosc coscie ienz nzaa è la di dist stin inzi zion one: e: per per real ealizza izzarre lo stat statoo cosc cosciiente ente,, occ occorr orre sepa separa rarre i cont contra rari ri,, e qu ques esto to cont contra ra na natu tura ram. m. Nell Nellaa na natu tura ra i contrari si cercano – les extrèmes se touchent - è così anche anche nell’i nell’incon nconsci scio, o, partic particola olarme rmente nte nell’a nell’arrchetip chetipoo dell’unità, nel Sé. In questo, come nella divinità, i contrari sono superati. Ma non appena l’inconscio si mani manife fest sta, a, comi cominc ncia ia la lo lorro scis scissi sion one, e, come come nell nellaa creazione: poiché ogni atto di presa di coscienza è un atto creativo ( nel derivare molti da uno) , e da questa espe esperi rienz enzaa psic psicol ologi ogica ca ha hanno nno orig origine ine i pi piùù svar svariat iatii simboli cosmogonici.”
Esisto Esistono no dei parall paralleli elismi smi,, delle delle costan costanti ti presen presenti ti nel microcosmo e nel macrocosmo, che si possono cogliere attraverso i simboli. Avremo modo di approfondire la questione simbolica all’interno del VII capitolo, dove si prenderanno in considerazioni vari simboli universali come l’uovo, l’arca, il terzo occhio, ciò allo scopo di comprendere attraverso tali immagini la relazione 1 M e le sue poliedriche valenze sul piano umano e spir spirit itua uale le.. La molteplicità rapp rappre rese sent ntaa a live livelllo simbolico anche l’intensificazione di una qualità, ad esempio i mille occhi e braccia di Siva. Così, d’altro canto, da due quantità può derivare una qualità: si pensi alla somma dei colori del giallo e del blu dalla quale 63
combinazione deriva il verde. La molteplicità rappresenta anche la dispersione nella manifestazione, la circonferenza del cerchio nella Ruota dell’Esistenza in antitesi con l’unità del punto centrale, l’Uno (cfr. J. C. Cooper, 1897).
Il simbolismo del/nel centro In base base alle alle di dive vers rsee conc concez ezio ioni ni antr antrop opol olog ogic iche he e cosm cosmol olog ogic iche he del del mo mond ndo, o, in altr altrii term termin ini, i, di do dove ve siamo, chi siamo, dove andiamo, e via discorrendo, ogni civiltà ci ha lasciato almeno un’ immagine del centro, che coincide con il sacro, con l’origine. Fin dall’antichità si è cercato il perno o il centro dal quale si irradia l’uomo, talora identificando tale centro nel cuore, oppure oppure nel cervello, nella nella mente, nell’anima, nella ghiandola pineale, negli organi vitali, eccetera. Vi sono parecchi sinonimi di centro, inteso sia nel senso spir spirit itua uale le che che on onto tolo logi gico co,, e si po poss sson onoo ravv ravvis isar are, e, a livello simbolico, nei vari prototipi: prototipi : • • • • •
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Il Cuore come centro dell’uomo, il Sole come centro dell’universo, l’Oro come punto più alto dei metalli, la gemma fra le pietre, il Loto (associato al Chakra), il giglio e la rosa fra le piante, il Leone fra gli animali (in quanto solare), Aquila (simbolo di Zeus) fra gli uccelli, l’ Aquila l’Uomo come microcosmo, la Croce. 64
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Altri simboli del centro/unità sono: la colonna, l’Albero Cosmico, la Montagna Sacra, Ishvara, il foco focola lare re,, la spir spiral ale, e, il labi labiri rint nto, o, l’ar l’arca, ca, la farfalla, la piramide o qualsiasi spazio sacro, e via dicendo.
Per inciso, tutti i grandi simboli, che accompagnano la stor storia ia dell dell’u ’uom omo, o, trac tracci cian ando done ne in invi visi sibi bili li lega legami mi,, contengono un’immagine del mondo che si riallaccia alle concezioni proprie di ogni cultura (leggi: l’universalit itàà del principio che si mostra nella lla spec specif ific icit itàà e sing singol olar arit itàà dell dellee di dive vers rsee situ situaz azio ioni ni,, il globale nel locale, e simili) in modo da rendere tale con concezi cezion onee fond fondam ameenta tallment ente omogenea enea pu purr se rappresentata in modi e forme diverse, tante quante sono le molteplici e possibili rappresentazioni e modi di inte tenndere ere il prin rinci cipi pioo di unità ità e tota tallità, ità, di cui cui il rapporto 1 M ne è parte integrante. Il simbolo è la struttura dell’intero universo, diceva Burckhardt (1991). Vi è un’ immagine molto suggestiva che sottintende il rapporto periferia-centro, ovvero 1 M. Si tratta del fonte battesimale (ma ve ne sono di diversi costruiti in quel modo) di Estibalitz così raffigurato: la base è costituita da una grossa colonna, alla quale si appoggiano altre quattro colonne più piccole (centro e punti cardinali); in cima alla colonna si apre a corolla un fiore di loto (simbolo della manifestazione). Sopra questa corolla, un colonnato d’archi, nei cui spazi sono coll colloc ocat atii vari vari esse esseri ri simb simbol olic icii (il (il live livell lloo dell dellaa vi vita ta cosmica, dell’esistenza, della diversità). Sopra gli archi appare lo schema della Gerusalemme celeste, vale a dire di re,, il para paradi diso so rico riconq nqui uist stat atoo (il (il rito ritorn rnoo all’ all’un unit ità) à).. Questo fonte battesimale, ma non è il solo, racchiude 65
imag agoo mu mund ndii dunque dunq ue un un’i ’im mmagi magine ne del del mo mond ndoo o im completa nella totalità dei suoi aspetti fondamentali, una sorta di monito o percorso ideale, quello della molteplicità che ritorna all’unità e dell’unità che si fa molteplice. Molte raffigurazioni sacre contemplano una tale disposizione centro – periferia, uno – molti. Anche l’ Oriente e l’alchimia ci danno una visione sia di come ricongiungere la molteplicità all’unità, sia di qual alii el elem emen enti ti son sono messi essi in gi giooco a tal alee scopo copo.. Seco Se cond ndoo un unaa clas classi sifi fica cazi zion onee tipo tipolo logi gica ca,, d’or d’orig igin inee indiana, alla base delle circostanze vi sono tre forze princ principa ipali li gunas ( ) dell dellaa sost sostan anza za un univ iver ersal sale, e, qu quin indi di dell dellaa mo molt ltep epli lici cità tà di cui cui è cost costit itui uita ta.. I gu guna nass sono sono precisamente: Tamas (Inerzia); Rajas (Attività); Sattwa (Armonia-Ritmo). Tamas è la tendenza o forza discendente e centrifuga che si allontana dalla propria Origine luminosa e da origine a tutto. Tale forza corrisponde in alchimia al colore nero o alla nigredo, che rappresenta la morte, ovvero l’assenza di luce. Rajas sarebbe la tendenza espansiva sul piano della manifestazione (lo Spirito che si fa carne, che si manifesta e informa la materia) e corrisponde al colore rosso, la vita piena, il colore per eccellenza, il risultato finale dell’opera (in alchimia). Rajas è la tendenza espansiva e di sviluppo che dispiega il ventaglio delle molteplici e divergenti possibilità. Infine, Sattwa (il bianco) è la forza centripeta che compie il percorso inverso a Tamas e cioè ascendente, verso la luce o l’Or-igine, “a gendo come una fiamma
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ascendente, calma e luminosa” (Burckhardt, 19991). Le fasi sono da intendersi in maniera ciclica, tale che le potenze che si li libberano da Tamas, (l’anim imaa), si ricongiungono a Rajas, ovvero al corpo, che tramite Sattwa risale verso lo Spirito, il ritorno all’Uno dove tutt tu ttoo è com compl plet eto. o. Se Semb mbra ra un proc proces esso so alie alieno no dall dallee circostanze umane, eppure si può intravedere un punto di contatto con molte religioni, ad esempio il cristianesimo e l’Islam: l’anima dicende nel corpo, per mezzo ezzo dell delloo spir spirit ito, o, po poii il corp corpoo muo uore re e l’an l’anim imaa ritorna nell’aldilà per “vivere” una vita di beatitudine. A livello figurativo, tale processo è una sorta di spirale, spirale, simb simbol oloo un univ iver ersa sale le che che comp compre rend ndee avvo avvolg lgim imen ento to e svolgimento in sé. A livello metafisico simboleggia le sfer sferee dell dell’e ’esi sist sten enza za,, le vari variee e mo molt ltep epli lici ci mo moda dali lità tà dell’essere, il vagare dell’anima nella manifestazione e il suo ritorno al centro, alla dimensione sovraordinata e fondamentale. È un motivo che ricorre in una miriade di rappresentazioni e solo per citarne alcune: i ritmi della nat atuura (sole e luna nelle lle fasi ascendenti e discendenti), yin e yang, solve et coagula alchimistici, nel caduceo (sparsi all’interno del testo vi sono alcune descrizioni più o meno approfondite a cui rimandiamo il lettore). Alloo stato All stato att attual uale, e, qu quest estee rappre rappresen sentaz tazion ionii costit costituis uis-cono, il migliore dei mondi possibili. Forse non saranno molto “scientifiche” e in fondo neanche “razionali”, (anche se la ragione e la scienza sono solo una piccola porzi porzione one delle delle infini infinite te possib possibili ilità) tà) ma costit costituis uiscon cono, o, sicuramente, un buon appiglio, un punto di partenza e di approdo. A questo punto, qual è lo scopo dell’uomo inserito tra e dentro questa trama di relazioni molteplici, ascendenti e discendenti? Lo scopo che ci si può prefiggere a livello
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umano, è quello d’integrare l’intera umanità che poggia su una base comune. Questo passaggio deve necessariame amente essere preceduto dall’autoconsapevolezza delle forze del Sé che è totale rispetto alla quotidianità della persona, è il futuro, la completezza. Ogni società ha modelli diversi per il Sé che nella sua natura è unico per tutti, vale a dire totale e totalizzante. L’occidente lo ritrova nella figura del Cristo, archetipo del Sé totale, l’Oriente nella figura del Buddha, o nel Tao il cui cui sim simbol oloo d’un ’unic iciità è lo Yin in-Y -Yan angg, così così nell nell’A ’Atm tman an,, Pa Paru rusa sa,, Conf Confuc ucio io,, ecce eccete tera ra.. Come Come di dice ce Il fa fatt ttoo di in incl clud uder ere, e, di gius gi usta tame ment ntee Jung Jung (194 (1944) 4):: “ Il cong conglo lobar baree la perso persona nalit litàà umana umana nell nellaa sua uni unici cità tà corr corriispon sponde de,, in infa fattti ti,, al all’ l’el elem emen ento to assol ssolut utam amen ente te individuale del Sé, il quale unisce all’eterno fenomeni che si verificano una sola volta, e il singolare con quanto vi è di più generale. Il Sé è unione dei contrari ”. La portata di questo discorso, introdotto già con largo anticipo da Jung, è d’estrema attualità: “Senza l’esperienza dei contrari non esiste esperienza della totalità”. Gli archetipi esprimono un esempio di totalità ma anche di contrarietà e antiteticità che la vita ci pone. Il simbolo del Sé si ritrova a coincidere dunque con la figura del cerchio che ne indica la dinamicità e la tendenza alla totalità, il Sé è centrale. Di fatti è nella figura geometrica del cerchio che si esemplifica, in modo impeccabile, la relazione 1 M. Il cerchio è simboleggiato dal numero 10 che ha UNO come centro e NOVE come numero della circonferenza. Un cerchio con un punto al centro raffigura un ciclo completo, la perfezione ciclica, l’espressione di tutte le 68
pot poten enzi zial alit itàà dell dell’e ’esi sist sten enza za,, che che per per gl glii alch alchim imis isti ti coincide con l’Oro, il Sole ovvero lo Spirito trascendente. Il cerchio è secondo Platone “l’immagine in movimento di un’eternità immobile”. Parallelamente, l’affermazione “ Il cambiamento sta nella stabilità”, è uno dei principi della corrente Sistemica per la quale le par parti ti di un sist sistem emaa sono sono in reci recipr proc ocaa rela relazi zion onee e interscambio ecositemico.
Quadrato e Cerchio Due figure simboliche quali il cerchio ed il quadrato hann hannoo da sempr sempree rapp rappre rese sent ntat atoo un unaa sort sortaa di mini mini mode mo dell lloo espl esplic icat ativ ivo, o, di per per sé sacr sacro, o, iero ierofa fani nico co,, di conoscenza del mondo (si vedano ad esempio i nume nu mero rosi si rife riferi rime ment ntii nel nel cors corsoo del del Medi Medioo Evo, Evo, la geometria ieratica egiziana, i templi greci e romani, le pagode e le moschee). I due elementi nella loro semp sempli lice ce e allo allo stes stesso so tem tempo comp comple less ssaa rela relazi zion onee esprimono “l’ inesorabile mistero delle cose generate dall’unità principale e ad essa nuovamente tendenti ”. Alcuni dei migliori esempi d’incontro tra cerchio e quadrato si possono scorgere nelle miniature medioevali raffiguranti, ad esempio, la Gerusalemme Celeste, il Paradiso o il Peccato Originale, così come appaiono nelle chiese e nelle cattedrali, ( che per il loro fascino intriso a mistero si commentano commentano da da sé). Ancora, negli absidi, dove compare nuovame amente la base quadrata per indicare il terreno sopra il quale si eleva la cupola (o il quarto di sfera) allo scopo d’ indicare la dimensione celeste, l’unione di cielo e terra. D’altronde tutte le costruzioni sacre tendono a ripetere un piano universale a modello del “Creatore” che trova nella 69
disposizione spaziale il suo orientamento sintonico con l’universo (ad esempio l’orientamento in relazione al Sole e a certi astri di città, templi, cattedrali, palazzi e stra stradde). e). L’uo uom mo da sem sempre at attr trav aver erso so il reg registro stro simbolico ha cercato di penetrare i misteri per renderli accessibili e visibili. Allo Al lo stes stesso so mo modo do,, le pi pira ram mid idi, i, no nonn vo vogl glio iono no fors forsee comunicarci tra le tante cose la sostanziale unità del vertice con la base, il primo indicante il punto, ovvero il cent ntrro o l’unità, la perfezione, mentre la base, solitamente quadrata, indicante la molteplicità, ovvero la materialità (quadrato = materia). Vi si può rintraccia rintracciare, re, dunque, dunque, la metafora metafora della della tension tensionee della materia verso l’alto, il polo complementare e trascendente, dove vi si scorge anche una funzione energetica energetica e lenitiva lenitiva per l’uomo. l’uomo. I simboli simboli composti da tre elementi siano essi indù, shivaisti, Krishna, amerindi, o celtici, rappresentano sempre il sacro 3, un pot poten ente te simbo simbolo lo esot esoter eric icoo a vo volt ltee occu occult lto: o: nasc nascit itaacres cresci cita ta-m -mor orte te,, uo uomo mo-d -don onna na-p -pro role le e così così vi via, a, che che esemplifica come le energie o le forme materiali si muovano spesso in un sistema binario, o doppio, capace di generare una terza energia molto potente, un’emergenza strutturale e fusionali di due elementi com compleme ement ntar arii. Il trian riango golo lo è per anto antono nom masia asia il simb simbol oloo del del mo movi vime ment nto, o, cont contra rapp ppos osto to al qu quad adra rato to statico e chiuso. D’altronde, il triangolo è un principio intermedio che collega vertice e base, terra e cielo, quadrato e cerchio, uno e molti: è la quadratura del cerchio! La conjunctio, l’integrazione. La quadratura del cerchio rappresenta, dunque, la trasformazione della forma sferica del cielo nella forma rettangolare della terra (spirito e materia), e viceversa, unendo i quattro elem elemen enti ti e rito ritorn rnan ando do alla alla sem sempl plic icit itàà prim primor ordi dial alee 70
nell’Unità indivisa. Solo l’uomo può compiere un gesto di tale portata escatologica, attraverso la conoscenza di sé e della natura, come farebbe intendere la raff raffig igur uraz azio ione ne cript criptic icaa dell dell’U ’Uom omoo triv trivul ulzi zian anoo in Leonardo da Vinci. Com’è ormai appurato, dallo studio archeologico e misterico di templi, piramidi e cattedrali, che che in nuce con conte tem mpla lanno la forz forzaa spi spirit rituale uale del ellla quad qu adrat ratur uraa del del cerc cerchi hio, o, vi è un “int “inter erme medi diar ario io”” tra tra quadrato (Terra) e cerchio (Cielo) che è l’Ottagono (soprattutto nei templi, mentre per le piramidi le quattro facce del triangolo) il quale rappresenta l’uomo “lo stadio intermedio tra cielo e terra” che segue lo stesso pri princ ncip ipio io che che regg reggee il cosm cosmo, o, la cicl ciclic icit ità, à, esse essend ndoo generato da un “uovo” e ritornante dopo la morte all’ “uovo cosmico”.
Centro e Punto Se abbi abbiam amoo un cent centro ro vi sara sarann nnoo atto attorn rnoo ad esso esso,, elem elemen enti ti cent centri ripe peti ti ed elem elemen enti ti cent centri rifu fugh ghi,i, i prim primii tende endera rannno a diri iriger gersi ver verso il cent centro ro,, gli al altr trii si allo allont ntan aner eran anno no prog progre ress ssiv ivam amen ente te,, in un cont contin inuo uo dinamismo. L’Uno, come numero e come simbolo d’unità, ovvero il il polo unitario, si esplica anche attraverso la “geometria” del Punto e del Centro, i quali sono sinonimi. Il punto è la base base un unit itar aria ia,, mi mini nima male le e comp compiu iuta ta,, di tu tutt ttii gl glii eleme elementi nti geomet geometric ricii e di tutte tutte le forme, forme, in esso sono sono racchiusi i concetti di Totalità, integrità, realtà assoluta, l’am l’ambi bito to in cui cui si riso risolv lvon onoo e rico riconc ncil ilia iano no tu tutt ttii gl glii opposti. Il punto è un centro energetico e di irradiazione. 71
Il centro con il circolo è anche un’allegoria di Dio come Monade, Unità, Imperituro, e in Astrologia e Alchimia rappresenta il Sole/Oro come si è detto in precedenza. La stella è un punto e così anche i pianeti, ed ognuno di noi è l’emanazione puntiforme della totalità. Il Chakra è un al alttro cent centro ro,, spi spiritu ritual alee e psich sichic icoo del ell’ l’es esse sere re,, simboleggiato dal loto e dalla ruota. Vi sono diversi Chakra con un numero differente di petali di loto. Dal centro alla circonferenza si compie il viaggio nella manifestazione/molteplicità (cfr. J. C. Cooper, 1987), mentre in senso inverso si compie il viaggio di ritorno al cent centro ro spir spirit itua uale le,, all’ all’Un Unit ità, à, all’ all’Un Uno. o. Il pu punt ntoo dal dal quale ha origine ogni cosa è un movimento a doppio sen senso d’esp ’espan ansi sioone e con contraz trazio ionne e ci ciòò ripo riport rtaa la molteplicità all’unità, all’armonia, alla conoscenza e illuminazione, che sono le strade, non prive di intoppi, che che perc percor orre re l’in l’iniz izia iato to o il mi mist stic ico. o. In defi defini niti tiva va la relaz relazio ione ne 1 M è soggetta ad una circolarità relazionale esemplificata dalla figura del cerchio (o della sfera) dove ogni punto della circonferenza, pur facendo parte del cerchio ha un’inclinazione diversa risp ispet ettto al rest restoo dei punt ntii prece recede dennti o pros prossi sim mi, inclinazione che introduce introduce quindi diversità nell’Unità. nell’Unità. Una considerazione a parte meritano le figure simboliche e carismatiche dei mandala, mandala, pittogrammi comuni al genere umano, figure simboliche, armoniche e conc concen entr tric iche he che che espr esprim imon onoo bene bene il conc concet etto to di totalità e la relazione 1 M, in cui l’Uno è il cerchio o elemento centrale dove ruotano e si inseriscono i molti, ossia le varie figure disposte attorno, in modo concentrico, come forze centrifughe/centripete. In realtà il simbolismo dei mandala (Khilkor) preannuncia già la visi vi sion onee conc concet ettu tual alee per per in inte terp rpre reta tare re l’es l’esse senz nzaa dell dellaa 72
relazione 1 Molti. Il centro del Mandala contiene sempre una verità, unica e universale, è un’immagine contemplativa e ispiratrice, inoltre, relativamente alle varie arie cult cultuure pu puòò cont conten ener eree l’im l’imm magin inee di Si Sivva, Buddha, Buddha, Amitabha, Amitabha, Avalo Avalokites kitesvara, vara, Cristo Cristo o la Croce, Croce, una monta taggna, na, un gia iarrdi dinno, una facc facciia (sp (spece ece se manda andala la azte azteco co o prec precol olom ombi bian ano) o),, un cerc cerchi hio, o, un quadrato, la terra, il sole, una divinità, lo stesso uomo, l’ouroboros, un pozzo, l’athanor, yin e yang, disegni astratti, oppure semplicemente il dorje, “ simbolo della conc concen entr traz azio ione ne di tu tuttte le forze orze di divi vine ne di na nattura ura creat creativ ivaa o di dist stru rutt ttiva iva” (cfr. Jung, 1944), dove un cerchio contiene un quadrato che contiene un cerchio. Il model elllo di base base rim rimane ane in invvaria ariatto, cam cambia ianno la concezione o l’interpretazione culturale del centro e quindi l’imago mundi che da tale concezione scaturisce. A livello figurativo, quindi, i mandala hanno molto da dirci sul valore della relazione 1 M. I mandala si possono osservare nei rosoni delle cattedrali e delle chie chiese se,, sopr soprat attu tutt ttoo in qu quel elle le con con in infl flue uenz nzee arab araboo bizantine, alcuni veramente suggestivi, ricchi di colori e form orme che che ruo uota tano no at atto torn rnoo ad un cen centro tro vital itale, e, a testimonianza del fatto che tali elementi simbolici sono condivisi da più culture e da diverse religioni. Sono, in effetti, molti i popoli che contemplano le immagini mandaliche: indiani, islamici, amerindiani, tribù indiane d’america, orientali, celti, eccetera, poiché la loro forza simbolica e unitaria è di una portata universale.
Molteplicità verticale & orizzontale A titolo esemplificativo si può desumere che vi sia un modo diacronico (orizzontale) e un modo sincronico 73
(ver (verti tica cale le)) per per ragg raggiu iung nger eree l’un l’unit itàà a part partir iree dall dallaa divers versit itàà/m /moolt ltep epli lici cità tà in insi sitte in og ognni dim imen ensi sioone mat ater eria iale le e umana. ana. In part partiicola colarre, la dim imen ensi sioone diacronica/orizzontale diacronica/orizzontale va riferita alla molteplicità tra gli elementi di un sistema (come può essere la società in rapporto al singolo individuo) cioè extra - molteplicità. C’è, quindi, una variabilità e diversità a livello globale che va condotta ad un unità più grande che va al di la dei sing singooli el elem emen enti ti che che com compo ponngon onoo il sist sistem ema, a, possi possiamo amo dire dire un’uni un’unità tà antrop antropica ica dell’e dell’esse ssere re um umano ano,, che ingloba tutti i modi e i termini in cui si sostanzia l’es l’esse sere re nel nel mo mond ndo. o. Ment Mentre re,, sul sul vers versant antee pers person onal alee (sincronico) vi è intra – molteplicità, una variabilità a livello soggettivo, verticale, che va ricondotta all’unità/identità individuale e che abbraccia tutte le dim imen ensi siooni dal dal biol olog ogic icoo, al allo lo psi psicolo cologi gico co e al alllo spir spirit itua uale le (com (comee “sovr sovrad adim imen ensi sion one” e” in indi divi vidu dual alee e collettiva) di cui l’uomo è contenitore (nonché con conte tenu nutto). o). La vita ita sull sullaa te terrra po pogggia le sue sue basi asi strutturali sulla graduale differenziazione che coinvolge ogni cosa. L’uomo, L’uomo, essendo ad un livello molto elevato, nella scala gerarchica, possiede una maggiore difffere di ferenz nzia iazi zion onee esog esogen enaa (pre (prese sent ntee all’ all’in inte tern rnoo di ognuno, poiché espressione idiosincratica di molteplicità) ed endogena (cioè, tra gli individui, tale che la condizione umana è caratterizzata dalla complessità e dalla differenziazione): quindi verticale e orizzo zzontale/intra-tr -tra. Più si scende nella scala gerarchica degli esseri più ci si trova in contatto con elementi omogenei e poco differenziati l’uno rispetto all’altro (insetti, pesci, anfibi, rettili). Ad un livello inte in term rmed edio io,, con con rife riferi rime ment ntoo sopr soprat attu tutt ttoo al mo mond ndoo animal animale, e, abbiam abbiamoo una rileva rilevant ntee differ differenz enziaz iazio ione ne nel mondo canino e felino (soprattutto gatti), ma ciò in 74
parte per opera dell’uomo, di una selezione artificiale oper op erat ataa per per di diff ffer eren enzi ziar aree a live livell lloo in intr tras aspe peci cifi fico co le razze razze canine canine e feline. feline. Per dirla dirla in altro altro modo modo,, si può supporre una linea orizzontale ed una verticale: la prima tende a differenziare/omologare tra gli elementi, mentre l’altra rende omogenei o eterogenei i singoli elementi. Per cui ad un livello d’estrema sintesi e unità ritroviamo il centro della croce che accomuna tutti gli elementi, un nodo che riallaccia tutto e tutti nella comune matrice dell’esistenza, il punto centrale da dove tutto parte e confluisce. Al capo opposto abbiamo l’estrema varietà tra gli esseri e all’interno di uno stesso essere (intra/tra), che che ragg raggiu iung ngee il culm culmin inee nell nell’u ’uom omoo (la (la croc crocee che che incornicia l’uomo, come nella raffigurazione dell’Uomo di Trivulzio di Leonardo da Vinci, valida per dare una raffigurazione raffigurazione di sintesi). Il filosofo Pierre Teilhard de Chardin descrive l’evoluzione definendola come un “ processo ascensionale che va dal semplice al complesso, dal moltepl molteplice ice all all’un ’uno, o, dal dall’i l’ignor gnoranz anzaa all allaa conosc conoscenza enza,, dalla materia allo spirito” e, oserei dire, dal pesante caos all’ordinata leggerezza. Si potrebbero ipotizzare dime di mens nsio ioni ni pi piùù “leg “legge gere re”” do dove ve gl glii elem elemen enti ti sono sono,, magg maggio iorm rmen ente te o in mo modo do ot otti tima male le,, in inte tegr grat ati,i, meno meno complessi, più veri e originali, elementari ed essenziali, finanche invisibili e rari. Questi ipotetici elementi o stati sono sempre più vicini alla Fonte Pura ed Originaria, unica per tutti e ugualmente diversa per ognuno. Più, invece, ci si allontana dal centro (o da una dime di mens nsio ione ne in infi fini nite tesim simal ale, e, basi basila lare re)) pi piùù ci si radi radica ca nella pesantezza, disorganizzazione e caos. Detto in altri termini, più si è materiali e più si è superficiali. La complessità ha origine ad un dato livello di distanza dal centro che comporta una maggiore interregolazione e 75
interazione tra i Molti elementi che compongono la periferia e che s’incontrano. Possiamo chiamare tale stato di cose Relazioni Moltitudinali. L’attuale complessità delle società, sulla quale non ci soffermeremo, si può spiegare attraverso la relazione 1 M, poiché essa si presenta caotica, frammentaria, lont ntan anaa dal cen centro tro o dal all’ l’or orig igiine (co (coincid nciden ente te ad esempio con la natura o la comune origine dell’uomo). Un altro modo di intendere la relazione 1 M, alla luce delle relazioni verticali e orizzontali, c’è dato, ancora una volta, dalla saggezza orientale secondo la quale nulla rimane immutato, nemmeno per un istante, nulla ha in sé tutte le ragioni del proprio permanere. I maestri Hua Yen ritrovavano così due delle cara caratt tter eris isttic iche he del dell’es l’esse serre, ind ndic icat atee dal Bud Buddha: ha: impermanenza (anicca, in lingua pali) e impersonalità (anatta). A questo punto, spingendo fino alle estreme conc conclu lusi sion onii l’an l’anal alis isii esis esiste tenz nzia iale le,, essi essi ut util iliz izza zano no il sunnata). termine li per indicare la vacuità buddhista ( sunnata In partic particola olare re esisto esistono no due espres espressio sioni ni signif significa icativ tivee quali: tra principio e cosa nessun 1. “Li shih wu ai”: “ tra impedimento”
2. “Shih shih wu ai”: "Tra cosa e cosa, nessun impedimento". La prima affermazione sostiene la relazione Uno - molti (ver verti tica calle). e). La seco seconnda affe afferrmazi azione sost sostie ienne la relazione tra le cose (orizzontale). In sost sostan anza za rito ritorn rna, a, im impl plic icit itam amen ente te,, il sim simbo boli lism smoo tautologico della croce (+). 76
Il simbolismo della croce: un breve cenno Quan Quanto to dett dettoo fin fin ora ora si acco accord rdaa con con il rife riferi rime ment ntoo segnico della croce, che racchiude l’essenza simbolica e cosmologica della rappresentazione 1M, una sintesi figu figura rati tiva va e perf perfet etti tibi bile le:: il cent centro ro dell dellaa croce, croce, in sostanza, non è altro che l’unità conciliante gli opposti diacronici (orizzontali) e sincronici (verticali) e a livello religioso la croce che “abbraccia l’intera umanità dopo aver accolto il corpo del Cristo-uomo”. Un’ immagine suggestiva e potente, come se fosse insita nel nostro DNA, nel nostro comune pool di informazioni: dopotutto, la croce è il più antico simbolo, insieme al cerchio, al punto e al quadrato, da cui hanno origine, per per comb combin inaz azio ione ne e tras trasfo form rmaz azio ione ne,, tu tutt ttii gl glii altr altrii elementi geometrici, simbolici e astrologici. Per semplificare un discorso troppo articolato e lungo ho preferit rito stil iliizzare di seguito le derivazi azioni simboliche che fanno capo alla matrice del simbolo universale della croce:
Nord (prove materiali che ci temprano) Notte/Inverno-freddo/Vecchiaia
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Ovest
Es
Tramonto/Buio/Misteri/Mort e/ Rinascita/Autunno/Mezza età/
t Alba/Nascita/Luce/Vit a/ Primavera/Infanzia/Spi rito (Via, (Via, Speranza)
Cono Conosce scenza nza,,
Sud Giorno/Estate-caldo/Crescita (fuoco, calore, gioventù)
La croce, come del resto molti simboli universali, è una forma sintetica da dove partono una serie quasi infinita di altri simboli e rimandi a cascata (per esempio l’ovest è collegato alla morte che è connessa con il colore nero che può rimandare alla nigredo alchemica, quindi alla sublimazione e alla resurrezione, per cui al Cristo, alla chiesa e via discorrendo per parafrasi e accostamenti analogici). La croce è l’apice di un’ ideazione ideazione simbolica piramidale cui tendere. Pensate alle croci poste in alto nelle chiese, è la medesima imago mundi che stiamo cercando di cogliere nella complessità dell’insondabile mistero delle cose generate dall’unità principale e ad essa nuovamente tendenti. Nel Nella la cro croce è racc racchhiuso uso du dunnqu quee qu quel el din inam amiismo smo neces cessario ad ogni evento per far si che esso si manifesti. La natura delle cose è sempre polare. La croc croce, e, in og ogni ni sua sua po poss ssib ibil ilee rapp rappre rese sent ntaz azio ione ne,, dall dallaa spirale alla svastica, dal caduceo alla chiave, ci mostra come non sia possibile una verità statica in quanto la 78
Verità segue il movimento movimento centrifugo centrifugo o centripeto delle coordinate assiali. Ogni cosa dipende dalla coordinate spazio-temporali di orientamento ed ogni cosa acquista un diverso significato in base alla distanza che la separa dal centro. In questo modo ed in codesti termini è possibile ogni manifestazione sensibile e soprasensibile. Ciò che è centrale in questo discorso è il concetto di cambiamento, ciclo. Un esempio fra tutti: pensate al percorso che va dalla conoscenza di due persone al matrimonio. Tale ale perc percor orso so pres presup uppo pone ne dei dei camb cambia iame mennti anch anchee radicali nella vita del singolo individuo, delle perdite e delle conquiste. Alla fine è nel bilancio e nell’equilibrio tra due poli (dare e avere, essere e non essere, cambiare o no) che si gioca l’identità/ruolo dei due. Il divorzio nonn è altr no altroo che che l’im l’impo poss ssib ibil ilit itàà o l’in l’insu sufffici ficien enza za nel nel gestire i cambiamenti cui si va in contro. Il cambiamento include la sofferenza e l’abbandono, una sort sortee di mo mort rtee simb simbol olic icaa sull sullaa croc croce; e; un unaa scel scelta ta di pos possi sibi bili li vi viee che che si di dipa part rton onoo dal dal cent centro ro.. La croce rimanda a tante considerazioni. In primis simbolizza anche le due possibili vie percorribili in orizzontale (quindi materialmente) o in verticale, unendo la terra al ciel cieloo (e perc percor orri ribi bili li spir spirit itua ualm lmen ente te)) il tu tutt ttoo in un unaa dimensione ciclica di continuo rinnovarsi e ricrearsi nei movi mo vime ment ntii cent centri ripe peti ti e cent centri rifu fugh ghi,i, come come megl meglio io si possono evidenziare nel simbolo della svastica, la croce uncinata, un altro simbolo antichissimo legato sia alla croce che alla spirale: pare che gli antichi conoscessero benissimo la teoria del big bang, l’origine dell’universo ed il moto di espansione a spirale che non consegue. La sva svastic sticaa rap rappre present sentaa il pot oter eree div ivin inoo, il moto dell’universo e del sole. La croce è dunque la Chiave ( e 79
non solo per la sua forma che si avvicina a quella di un grimaldello) per capire i più grandi misteri epistemologici ed escatologici insieme. D’altronde Dio è l’Alfa e l’Omega e il Cristo morto sulla croce ne esemplifica tale dinamismo.
L’asse U – D (Uguaglianza – Differenza) Da sempre, ed in modo travagliato, l’uomo porta avanti un con conflit flitto to dinam namico tra due fond fondam ameent ntal alii poli tensionali dell’esistenza: uguaglianza e differenza. Si tratta di due poli tensionali presenti in natura, cui l’uomo deve cercare di mediare e trovandovi un epilogo sintetico. In certi momenti o situazioni la differenza è un bene, in altre occasioni è un male, così per l’uguaglianza. Ad esem esempi pio, o, la di diff ffer eren enza za tra tra du duee socie società tà che che vend vendon onoo auto automo mobi bili li è in indi disp spen ensa sabi bile le.. L’ugu ’uguag agli lian anza za tra tra il comportamento della madre e il corrispettivo comportamento del bambino è funzionale ad entrambi, (così come espresso nel modeling psicologico) solo così il bamb bambin inoo appr appren ende derà rà per per im imit itaz azio ione ne e col col tem tempo riuscirà a “camminare da solo”. U (uguaglianza) e D (differenza) costituiscono parti fondam fondament entali ali dell’u dell’uomo omo e nell’u nell’uomo omo.. Una tenden tendenza za unilateral rale sarebbe problema ematica e non priva di disfunzionalità, poiché la tendenza a valorizzare uno dei due poli a discapito dell’ altro rende statici e chiusi al cambiamento. Per esempio, valorizzare maggiormente e unilateralmente l’indipendenza, a discapito della dipendenza, la soggettività a discapito della collettività. U e
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D, essendo l’altra faccia della relazione 1 M13 (U sta, sta, in infa fattti anch anchee per unità, ità, con converg ergenza enza e D per difffere di ferenz nzia iazi zion onee e qu quin indi di mo molt ltep epli lici cità tà), ), sono sono po poli li interdipendenti e compresenti in tutte le cose, in ogni relazione umana che si basi sul bisogno di autonomia/indipendenza e unione/con-divisione. Anzi, si può dire che l’ASSE UD ricollega le trame dei macro e dei micro eventi (Mm), cioè del Macrocosmo e del Microcosmo ed è un oscillare su un continuum che va dall’uno all’altro polo. L’ ASSE UD rappresenta anche specifici momenti o tappe di un’ evoluzione ciclica che, in genere, va da U verso D per ritornare a U (U D). Ci sono comunque dive di vers rsii live livell llii di im impl plem emen enta tazi zion onee dell dell’A ’ASS SSE E UD e rischi maggiori di “danno” qualora l’asse non fosse sorr sorret etto to da cost costan ante te arm armon onia ia op oppu pure re no nonn vi sia sia un ritorno (comunicazione), ovvero un feedback armonico tra i due assi. L’asse UD è presente a livelli Microscopici: lega legami mi tra tra atom atomi, i, mo mole leco cole le,, cell cellul ule, e, organi. Così come a livelli intermedi: nell’individuo, tra due individui e quindi intraindividuale, interindividuale. interindividuale. A livello Macroscopico: tra più individui, tra po popol olaz aziion onii (e ci ciòò ha rip iper ercu cuss ssio ionni econ conom omiiche, che, politiche, ideologiche, storiche) e nei processi coinvolgenti l’intera sorte dell’universo. Pensate alla razza ariana e al sogno hitleriano di creare la razza perfetta: dei cloni alti e biondi, tutti uguali. 13
Si reinserisce qui anche il simbolismo vettoriale della croce, per cui U (uguaglianza o unità) corrisponde al nodo centrale e D (differenza e quindi separazione) ai 4 assi che si congiungono nel centro centro della croce. croce. Il simbolism simbolismoo del 4 o del quadrato/cu quadrato/cubo bo è la parodia della molteplicità, molteplicità, della materialità e delle dicotomie dicotomie sulle quali agiscono le le due forze tensionali tensionali centripete e centrifughe. centrifughe.
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L’asse UD è ugualmente chiamato in causa quando siam siamoo dava davant ntii a conf confro ront ntii del del tipo tipo:: natu natura ra-c -cul ultu tura ra,, uomo-natura, uomo-universo, causa-effetto, passato e fut utur uro, o, te tem mpo e spaz spazio io,, solo solo per el elen enca care re al alcu cune ne possibili categorie inclusive del fenomeno. Mentre, a livello naturale, l’asse UD è complessivamente dina di nami mico co (ad (ad esem esempi pioo l’ug l’ugua uagl glia ianz nzaa dei dei po poll llin inii e l’eterogeneità delle piante) e naturalmente efficace; a livello umano incontra parecchi punti neri, difficoltà di non poca importanza e spesso rappresenta un elemento cruc crucia iale le per per il bene beness sser eree psic psicof ofis isic icoo dell dell’i ’ind ndiv ivid iduo uo,, crescita ed evoluzione psico-sociale. Insomma, è un nodo cruciale e gordiano di molte questioni. Le persone, si trovano continuamente dentro situazioni dove occo ccorre rre ci cim menta entars rsii con con dim imen ensi siooni bi bippol olar arii opposte, (viste comunque nell’ottica del “continuum”), come quelle quelle che riassumiamo nella seguente seguente tabella: Tabella 4: (opposizioni dicotomiche nell’asse UD) U
D
uguaglianza,unità appartenenza inclusione convergenza omogeneità sintesi, risoluzione forza centripeta parità sintropia integrità identità
diversità, differenza differenza separazione esclusione divergenza eterogeneità frammentazione forza centrifuga disparità entropia disgregazione depersonalizzazione
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Ogni Ogni gio giorno rno ci trovia troviamo mo,, inelut ineluttab tabilm ilment ente, e, im imme mersi rsi nella bipolarità tensionale dell’ASSE UD anche mentre non ce ne accorgiamo. Lo stesso fatto di stare o no al mondo, di stare o no alle regole del mondo, arbitrarie e non sufficienti per tutti e tutto, rappresentano continue variazioni sul tema UD, che risuonano come il famoso “essere o non essere” di shakhespiriana memoria. A maggior ragione il dinamismo UD investe quella fase della vita, in parti ticcolar modo, che concerne il passaggio dallo stadio bambino a quello adulto, vale a dire la via di mezzo dell’adolescenza dove il ragazzo si misu isura con con i moltep ltepllic icii vo vollti, ti, nei qu qual alii cerc cercaa una mediazione tra sé e gli altri e tra le diverse parti di sé in camb cambia iame ment nto, o, in un unaa ride ridefi fini nizi zion onii del del prop propri rioo sé. sé. Cambiamenti che includono l’evoluzioni di differenti poli: biologico, psicologico, relazionale e identitario, sociale, cognitivo, sessuale etc. (cfr. (cfr. Erikson, 1968). Sta di fatto che uguaglianza e differenza sono in noi, tanto simili a tutto il “creato”, tanto diversi persino “dentro” noi stessi. Le due tendenze principali dell’energia che opera ad ogni livello, micro e macro, sono quelle dell’attrazione (che genera uguaglianza) e della repulsione (che genera differenza). Ora, quello dell’uguaglianza/differenza è un principio presente in diverse tradizione da oriente ad occidente. Ad esem esempi pio, o, lo si pu puòò spie spiega gare re,, in mo modo do di dive vers rso, o, rico ricorre rrend ndoo al simb simbol olism ismoo del del ritm ritmoo alte altern rnat atoo degl deglii “avvolgimenti” e degli “svolgimenti” della Natura, o del solve et coagula degli alchimisti. Qui bisognerà rico ricorre rrere re al simb simbol oloo dell dellaa spirale, e al alle le im imm magi agini simboliche che ad essa rimandano: il caduceo, che è il simbolo di Ermete (Mercurio o Thot) formato da due serpenti o draghi che si intrecciano, l’uno in senso cont contra rari rioo all’ all’al altr tro, o, atto attorn rnoo ad un bast baston onee o albe albero ro;; 83
simi simile le raff raffig igur uraz azio ione ne che che comp compar are, e, altr altres esì,ì, nei nei sett settee chakra, in cui i due flussi di forza, ascendenti e discendenti (Idâ e Pingalâ) si avvolgono attorno attorno all’asse centrale, il Merudanda o asse cosmico. Interessante è anche il fatto che il chakra della testa sia rappresentato e denominato come “il loto dai mille petali”, che è il culmine derivante dagli altri chakra, che sono invece, unitari e non molteplici, a differenza del chakra della testa. L’unità che sfocia nella molteplicità. Potremmo continuare la nostra trattazione includendo altre dicotomie, come zolfo e mercurio, sole e luna, freddo e caldo, yin e yang, leone e drago, eccetera. La natu natura ra è l’in l’insi siem emee dell dellee corr corris ispo pond nden enze ze di dive vers rsee e ugua ug uali li,, un unit itee e sepa separa rate te che che perm permet ette te il rinn rinnov ovar arsi si dina di nami mico co dell dell’e ’esi sist sten enza za nell nellaa sua sua cont contin inua ua asce ascesa sa e discesa, andata e ritorno.
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Capitolo IV Il “microcosmo” e la relazione 1
M
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Tutto ciò che percepiamo, che può essere classificato com come com comunic icaazi zion one/ e/iinfo nformaz rmaziion onee in entr entrat ata, a, è sogg sogget etto to a camb cambiam iamen ento to,, è mu mute tevo vole le.. Pe Perr esem esempi pio, o, cambiando angolatura o posizione (fisica o mentale) compaiono sulla scena altri input sino ad allora neanche scorti; tuttavia è semp empre da una matrice unica o quantomeno unitaria ria che si dipartono le nostre percezioni del mondo, come quando da un prisma, al passaggio di una luce, si irradiano le varie frequenze dei colori colori:: tale è il funzio funzionam namen ento to del nostro nostro corpo, corpo, del nost no stro ro appa apparat ratoo sens sensit itiv ivoo-pe perc rcet etti tivo vo e dell dellaa no nost stra ra mente, luogo di interscambi tra l’io e la società. Noi prod produci uciam amoo eleme elementi nti comple complessi ssi nella nella co-cos co-costru truzio zione ne delle nostre nostre relazioni, relazioni, azioni azioni e signifi significazion cazioni,i, e a sua volta metabolizziamo elementi complessi trasformandoli do li in semp sempli lici ci (att (attra rave vers rsoo il cerv cervel ello lo sini sinist stro ro)) e condivisibili (gli esempi potrebbero essere inter in termi mina nabi bili li)) attr attrav aver erso so segn segnii e segn segnal ali,i, simbo simboli li e parole. Ognuno di noi è un mondo in sé. Siamo irre irrepe peti tibi bilm lmen ente te un unic ici,i, per per un vers verso, o, ma simil similme ment ntee uguali, per altri versi. A tale riguardo, Lama Anagarika Govinda riassume bene il concetto 1 M nel modo aliità non è solo l’opp ppoosto seg seguente ente:: “ L’individual necessario e complementare all’universalità, ma anche il solo punto focale attraverso il quale si può avere l’esperienza dell’universalità”.
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Nell’ individuo e nelle sue azioni - reazioni 14 Aveva eva rag ragio ionne Piran iranddel ello lo a di dire re che che siam siamoo “uno, nessuno e centomila” e non era certo il solo a pensarla così così.. Ma vedi vediam amoo com come e perch erchéé siam siamoo dentr entroo la rel elaz aziione 1M, allorché ne rappresentiamo un prototipo a tutti gli effetti. L’uom ’uomoo è un unaa cont contin inua ua flut fluttu tuaz azio ione ne,, un unaa cont contin inua ua manif manifest estazi azione one ed un un’al ’altre tretta ttanta nta contin continua ua po poten tenzia ziale le serie di manifestazioni. La natura dell’uomo è di per sé unica e allo stesso tempo molteplice, così come lo sono i prod prodot otti ti e i deri deriva vati ti dell dell’a ’att ttiv ivit itàà um uman ana, a, come come la cultura, la scienza, l’immaginazione, e via dicendo. Molte delle azioni che compiamo giornalmente sono delle immagini speculari di come il mondo è filtrato dai nost no stri ri sens sensi,i, dall dallee percezioni e dalle credenze o autoconferme che costruiamo intorno a noi e dentro di noi, tramite il nostro apparato cognitivo-sensitivo: le cose cambiano in base a come guardiamo il mondo, se ci poniamo, cioè, come centro o come periferia, se attribuiamo alle nostre azioni una causalità interna, in altre parole che ci riguarda in prima persona, oppure esterna, più passiva, predeterminata e fatalistica. Il cervello è strutturato per cogliere sia le differenze che le uguaglianze, e questo meccanismo è presente anche in mo molt ltii anim animal ali,i, come come conf confer erma mano no gl glii espe esperi rime ment ntii cond condot otti ti sugl suglii scim scimpa panz nzéé (Davi Davidd Prem Premac ack, k, 19 1970 70). ). 14
In questa sezione parlando di unità, intenderemo riferirci alla specificità o particolarità che ogni persona possiede. Intenderemo, invece, per Unità, l’insieme dell’unicità e della molteplicità (qualora non sia specificato diversamente).
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Le nostre facoltà percettive e conoscitive sono tali che riduciamo ad uno le caratteristiche molteplici che può aver averee un dete determ rmin inat atoo og ogge gett tto. o. Tale ale mecc meccan anis ismo mo è bas basil ilar aree e si acco accord rdaa con con le rego regole le dell dell’e ’eco cono nomi miaa linguisti ling uistica ca e cognitiv cognitiva. a. Per studiare studiare un’ent un’entità, ità, infatti, infatti, occorre che essa sia de – finita, conclusa, limitata. Il prezzo da pagare è la perdita d’informazioni “altre”, mentre il guadagno sta nel saper cogliere, nel flusso del continuum degli eventi, alcuni oggetti o caratteristiche significative e pertinenti a livello del vissuto soggettivo, ed è qui che subentra il problema dei punti di vista, dell dell’e ’eur uris isti tica ca,, dell delloo ster stereo eoti tipo po.. Ciò Ciò che che è ug ugua uale le o speculare al nostro modo d’essere, lo percepiamo come vicino (vicino al nostro centro), ciò che percepiamo come diverso diverso è distante distante e spesso allontanato (periferia), non ci appartiene, non è in sintonia col nostro ego, non è importante, centrale e spesso lo temiamo, lo consideriamo out group piuttosto che in group, ci è alieno e bisogna distanziarsene o teme emerlo. Così vengono fuori, portando questi processi fondamentali e adattivi all’estremo, odio razziale e xenofobia, timore e disorientamento, disorientamento, narcisismo o missionarietà. Il rapporto 1 M sta anche alla base del concetto d’Identità d’Identità e Sé, qualora si presuppone che ogni individuo conserva un grado massimo d’unicità (dato dal dal rapp rappor orto to equi equifu funz nzio iona nale le tra tra espe esperi rien enza za pass passata ata,, eredit ereditàà bio biolog logica ica,, aspett aspettati ative ve future future e caratt caratteri eristi stiche che peculiari, somatiche e psicologiche, della persona) e un altret alt rettan tanto to grado grado po poten tenzia ziale le di eterog eterogene eneità ità dato dato dai comportamenti e dalle azioni di adattamentointerscambio ambientale e contestuale e dall’irripetibilidall’irripetibilità di ogni momento e di ogni azione, che è sempre diversa per ognuno, sia da un prima che da un dopo. 88
Si può dire che siamo l’effetto delle nostre cause e la causa dei nostri effetti. Anche il rapporto Mente – Soggetto Pensante è di di 1 M. Il mentalismo è una proprietà naturale dei livelli energ energeti etici ci superi superiori ori autor autorgan ganizz izzant antesi esi (cfr (cfr. Bateso Bateson, n, 1976), e ad ognuno di noi è dato di partecipare in modi diversi/simili a tali processi o stati di consapevolezza. Così come nel rapporto tra Realtà Implicita (Uno) che ognuno sperimenta in modo relativamente personale e la realt ealtàà Esp Espli lici cita ta (Mo (Molti lti) che che è quel ellla dei dei sen sensi, si, mate materi rial alee ed in part partee un univ ivoc ocam amen ente te sper sperim imen enta tabi bile le,, Come Come giust giustam amen ente te sotto sottoli line neaa Euge Eugene ne T. T. Gend Gendli linn anch chee qu quan ando do un sign signif ific icat atoo è espl espliicit cito (196 (1964) 4):: “an (quando noi diciamo ‘esattamente ciò che significa per noi’ ), ), il senso emozionale che ne abbiamo comprende sempre una quota di significati impliciti maggiore di quelli che abbiamo esplicitato. Quando precisiamo le par parol olee che che ab abbi biam amoo ap appe pena na usat usato, o, o qu quan ando do ‘ela ‘ela-boriamo’ ciò che intendiamo ‘significar’, r’, ci accorgiamo che il senso emozionale di cui ci siamo serviti serviti include include sempre sempre molteplici molteplici significati significati impliciti, impliciti, sempre molti di più di quelli cui abbiamo dato esplicita for formu mula lazi zion one. e. Scop Scopri riam amoo di aver aver im impi pieg egat atoo qu ques esti ti significati, che erano centrali in quello che abbiamo reso esplicito. Sono stati essi a costituire l’impalcatura per ciò che abbiamo voluto significare, eppure erano soltanto vissuti. Erano impliciti”. È il problema del detto/scritto non detto/non scritto. Ogn gnii idea, ea, ogni azi azion onee e com comun uniicazi cazioone um uman ana, a, espressione del linguaggio e della cultura, accendono la scintilla delle potenzialità sperimentabili, attraverso la relazione 1 M, progredendo verso la complessità e la diversità. Com’è vero, parallelamente ed analogamente, per il Big Bang iniziale che dà origine all’Universo e 89
alle succ all succes essi sivve mani nife fest staz azio ioni ni et eter eroogen genee del della dive di vers rsit itàà bi bioc ocos osmi mica ca e mo mole leco cola lare re.. Al Alcu cuni ni auto autori ri sost sosten engo gono no che che anch anchee dent dentro ro le cell cellul ulee e ov ovun unqu quee avvengono micro Big Bang, ciò porterebbe a supporre unoo schema un schema ripetiti ripetitivo vo valido valido per per ogni cosa. cosa. Per altri altri versi, anche nei test proiettivi, in cui è associata una risposta personale ad uno stimolo che conserva una struttura uguale per tutti, come ad esempio nel test di Rorschach (1921), nell’Associazione di parole di Jung (1904) o nel T.A.T. di Murray (1935), si contempla la riattualizzazione del piano personale a partire da una matrice universale. Murray, Murray, grande psicologo psicologo dei nostri tempi, sostiene che ogni condotta umana, ogni istanza psichica, è originata da un bisogno (che si presenta come un centro dove gravitano i vari comportamenti umani) ed espressa in unaa mu un mult ltiv ivar aria iata ta gamm gammaa di mo moti tiva vazi zion oni, i, dall dallee pi piùù biolo biologic giche he fino fino all all’au ’autoto-rea realiz lizzaz zazion ionee person personale ale (un bisogno psico-sociale che passa anche dallo spirituale). La gerarchia, proposta da Murray, ascende da un piano di molteplicità ripetitiva (i bisogni primari, naturalmente uguali per tutti che ci accomunano allo stato rettile e mammifero) mammifero) verso un altro piano centrato sull’io unitario e sulla sua unificante autorealizzazione, unica e irripetibile, idiosincraticamente parlando. Infatti, secondo Murray (1938) le motivazioni umane si espr esprim imon onoo in mo modo do com compl ples esso so:: tale tale comp comple less ssit itàà è funzionale alla molteplicità delle motivazioni in una singolarità psichica. Siamo unici, singolari, ma in ugual misura molteplici, diff di ffer eren enzi ziat ati,i, con con in inte tell llig igen enze ze mu mult ltip iple le,, alcu alcuni ni con con perso personal nalità ità mu multi ltiple ple,, portat portatori ori di mo molte ltepli plici ci pu punti nti di vista, totali e parziali, siamo in sostanza l’espressione 90
delle dicotomie più paradossali e tautologiche che si potevano “inventare”. Per cui, quando si parla di individuo ci si deve sempre e comunque muovere attraverso due polarità, quella della singolari singolarità/sp tà/specifi ecificità cità unicamen unicamente te irripetib irripetibile ile e quella quella della variabilità/complessità relazionale e individuale, sintomo della molteplicità e variabilità tra le persone e dentro ognuno ognuno di noi. Ognuno di noi sperimenta sperimenta anche nell’unità nell’unità psico-fisi psico-fisiolog ologica ica dell’org dell’organism anismoo molt molteplic eplicii Stati di Coscienza quali: il sonno e la veglia; gli stati ipnotici che vanno dal più superficiale (suggestione) al pi più profo rofonndo o tranc rancee ip ipnnot otic ica; a; gli stat statii ment ental alii autoindotti artificialmente (LSD e droghe psicotrope); lo stato di meditazione o di autoconsapevolezza; lo stato immaginativo e ipnagogico; lo stato dell’innamoramento o quello indotto dai ruoli sociali (madre e padre padre,, do dotto ttore, re, carcer carcerato ato,, sporti sportivo vo..), ..), (Cfr (Cfr., Sta Stani nisla slavv Grof, 1978). Siamo Uno, ma allo stesso tempo possiamo essere Molti, in base alle circostanze e alle modalità varie ed eterogenee di essere nel mondo, con il quale interagiamo costantemente e a più livelli. Ogni cosa, ogni oggetto, pur conservando un polo unitario, una caratteristica che lo rende unico (per il momento, il luogo, la fattezza, eccetera) esprime, a più riprese, tutto il fasc fascin inoo del ella la moltep ltepli lici cità tà.. Anch nche un sem semplic icee oggetto, infatti, inserito in una trama di relazioni umane è unico e molteplice15. 15
Un oggetto, ad esempio, non ha mai, neanche volendo, un unico valore, un unico statuto. Esso è sempre inscritto dentro una logica di contenuti relazionali che connotano il valore dell’oggetto in molt mo ltii mo modi di ed in part partic icol olar are: e: nel nel valo valore re d’us d’uso, o, nel nel valo valore re di scam scambi bioo econ econom omic ici,i, nell nelloo scam scambi bioo simb simbol olic icoo ed emot emotiv ivoo (ad (ad esem esempi pioo il regal regalo, o, il do dono no,, il mana, mana, il po potl tlac achh e il kula kula dell dellee Trobiand, Trobiand, eccetera), nel nel valore/segno, che che talora, rende un oggetto oggetto un feticcio consumistico (per un’analisi dell’oggetto e del consumo
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Allo stesso modo, si possono ricondurre alcuni concetti quali Rumore ed Errore (e allo stesso modo i termini caos, complessità e accidentalità) ad una visione più globale e distaccata dall’uso improprio che se ne fa, un uso assolutizzato e privo di autocritica. Il Rumore così Errore (che è anche un errare), riprendendo il come l’ Errore pensiero di Bateson (1979) e H. Atlan, rappresentano un meccanismo che autoalimenta il Sistema, senza i qual qu alii no nonn avre avrebb bbee pi piùù in info form rmaz azio ioni ni a di disp spos osiz izio ione ne,, varietà, differenze e quindi morirebbe (o per altri versi sarebbe in equilibrio statico). Invece, per progredire ed andare avanti, un sistema (una scuola, una banca, un gruppo di amici, l’intera società, l’essere umano, la biosfera, ecc.) necessita di operare confronti a partire dal dal rumo rumore re,, dall dall’e ’err rror ore, e, cioè cioè attr attrav aver erso so il natu natura rale le feed feedba back ck che che si prod produc ucee nell nell’a ’aut utor oreg egol olazi azion onee di un sistema e nell’ approssimazione ad una condizione di equ equil ilib ibri rioo din inam amiico, co, pro pronto al cam cambia iam mento ento,, in continuo divenire, come è del resto la relazione 1 M. Ciò po porta rta a cons conside iderar raree la relazi relazione one 1M come un ulteriore chiave di lettura per questi fenomeni, così da comprendere nella sua cornice il Rumore e l’Errore che producono informazione; le differenze esterne e interne al sistema che producono comunicazione, il caos della molte mo ltepli plicit citàà che apport apportaa cambia cambiame menti nti nella nella strutt struttura ura unitaria e dinamica.. Non si può eliminare del tutto il rumore e neanche l’errore, e ciò varrebbe anche per la macchina più perfetta che altrimenti, sarebbe un’unità statica, isolata e chiusa, a-sistemica. Così come sarebbe un sacrilegio eliminare (o in maniera coatta omologare), le pluralità e diversità della società, dell’individuo e del elle le sue sue rela relazi ziooni ni,, con con le qual uali bisog sogna, in inve vece ce,, si veda Baudrillard J., 1974, 1978).
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imparare a convivere, a co-costruire. Il punto è far coesistere in maniera armonica, in noi e fuori di noi, il rapporto 1 M, imp impres rescin cindib dibile ile e inelim inelimin inabi abile. le. I Molti Molti e l’Uno l’Uno sono la faccia di una stessa medaglia, medaglia, né l’uno e né l’altro possono esistere in eterna contrapposizione ma solo in un reciproco interscambio che porti dall’uno ai molti (come tappa di passaggio) e dai mol olti ti al alll’Un ’Uno, ov ovvvero ero al all’ l’Un Unit itàà che che sor sorreg regge ent entram rambi bi.. L’uo uom mo è il depo deposi sita tari rioo e il filt iltro, ro, per antonomasia, sia dei processi uno – molteplici, sia della conoscenza intorno alla realtà molteplice e unica che lo circonda e di cui fa attivamente parte. Sono il senso ed il valore che l’uomo attribuisce, di volta in volta, alle cose che permette di renderle molteplici nella loro unità ed uniche nella loro molteplicità.
Linguaggio Nella maggior parte dei casi le nostre interazioni, che sono in buona parte linguistiche, avvengono all’interno di un setting vis a vis 16, dove informazioni percettive multiple (postura, silenzi, tono e umore, gesti, espressioni facciali e codici paralinguistici) cont contri ribu buis isco cono no a dete determ rmin inar aree la comp compre rens nsio ione ne del del messa essagggi gio. o. Nel Nel cam campo del lin lingu guag agggio sono stat statii comp compiu iuti ti mo molt ltii stud studii pi pion onie ieri rist stic icii a live livell lloo neur neural alee (nonché linguistico, fonematico, semiotico, eccetera). In particolare, molti dei neuroni multisensoriali presenti nella struttura del collicolo superiore non rispondono solamente a diversi sensi. Alcuni sono, cioè, capaci di 16
Anche se in realtà og ogggi si assiste ad un fenomeno di mediatizzazzione delle informazioni, per cui si avrà sempre un mezzo, un fattore che si interpone tra due, nelle comunicazioni.
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trasformare gli imput efferenti in un prodotto integrato, un fenomeno chiamato “ integrazione multisensoriale”. Quando due o più informazioni sensoriali di differente modalità (ad esempio visiva e uditiva) appaiono vicine e cong congru ruen enti ti nel nel tem tempo e nell nelloo spaz spazio io,, l’at l’atti tivi vità tà di queste este cel cellu lule le MSI o multise tisennsori sorial alii in inte teggrati rativve, aumenta in modo esponenziale rispetto a quello che ci si aspetterebbe dalla somma degli impulsi efferenti. Inoltre, come ha notato Hauser (2002), diversamente dai dai vo voca cali lizz zzii degl deglii anim animal ali, i, la magg maggio iorr part partee dell dellee parole umane, non sono legate ad una funzione specifica ma possono significare una molteplicità di conc concet etti ti di difffere ferent nti: i: la stes stessa sa paro parola la pu puòò assu assume mere re,, sist sistem emat atic icam amen ente te,, un unaa seri seriee di sign signif ific icat atii in infi fini nita ta e comportare la messa in atto di comportamenti differenti. Ciò è dovuto alla “polisemioticità” polisemioticità” dei segni linguistici. Può variare ad esempio in base al al contesto, allo stato psicofisiologico del momento, al referente, al tipo di rela lazzione, alle variabili precedenti, alla pertinenza, al tipo di cultura, eccetera. Così la parola “bambino” può designare l’essere bambino, il fare il bam bambi bino no,, l’av l’aver eree un bambi bambino no,, ecce eccete tera ra,, seco second ndoo il contesto situazionale in cui tale termine è inserito. Il linguaggio umano è dotato di proprietà peculiari assenti nell nellee mod odal alit itàà di com comun unic icaz azio ione ne anim animal alee com come ad esempio l’uso della creatività e l’illimitatezza dell’uso linguistico a partire da un numero limitato di componenti strutturali (i fonemi). Il linguaggio è una tecnologia tutta umana per comunicare in modo efficace ed effici cieente, per incanalare tutti i potenziali e possibili suoni/stimoli in una grammatica omogenea ed in definitiva unica per ogni gruppo etnico o semiotico. 94
Il linguaggio è una delle espressioni più rilevanti della molteplicità presente nell’uomo sia a livello idiosincratico, cioè soggettivo, che a livello sociale, culturale. Il linguaggio è, infatti, la risultante di una varietà d’elementi che vanno dal biologico al culturale, che che in inte tere ress ssan anoo sott sottil ilii proc proces essi si cere cerebr bral alii (com (comee ad esem esemppio i neuro euroni ni mirro rror o spec specch chiio) e pecul eculiiari ari dinamiche sociali e antropologiche. antropologiche. Il linguaggio umano è pieno di slang, modi di dire, dialetti, le stesse lingue, idiomi, fino ad arrivare agli emoticone dei cellulari o alle faccine, altre forme di comu comuni nica cazi zion one. e. Ciò Ciò che che è sorp sorpre rend nden ente te è che che tale tale fenomeno ha per tutte le culture e tutti i bambini che si acci accing ngon onoo ad appr appren ende dere re l’us l’usoo del del ling lingua uagg ggio io,, un unaa comune base, ciò che Noam Chomsky (1978) definì “ grammatica universale”, un meccanismo d’assimilazione del linguaggio su base innata, presente in ogni dove, che aiuta i bambini ad acquisire più facilmente e più in fretta i connotati basilari del linguaggio nelle sue inva in vari rian anti ti.. Così Così se un bamb bambin inoo cine cinese se vi vien enee subi subito to trapiantato in Italia, a tre anni inizierà a parlare in modo corretto la nostra lingua e a cinque anni avrà preso per persi sino no l’ac l’acce cent ntoo to tosc scan ano, o, po pone nend ndoo che che la famig famigli liaa ital italia iana na sia sia to tosc scan ana. a. Al All’ l’in iniz izio io dell dellaa vi vita ta i bamb bambin inii possono imparare qualsisia lingua e anche più di una (come avviene nel paese più poliglotta come il Canada, l’Olanda, le Hawaii). Dunque, un meccanismo basilare per per un unaa com comple less ssit itàà così osì moltep ltepllic ice. e. Se Seccon onddo lo Quelloo che che scienz scienziat iatoo cognit cognitivi ivista sta F.Varel .Varelaa (1992 (1992)) “Quell chiamiamo Io, noi stessi, può essere analizzato come risultante risultante dalle abilit abilitàà linguistiche linguistiche ricorsive dell’uomo dell’uomo e della sua capacità di autodescrizione e narrazione”. Un’u Un’ult ltim imaa cons consid ider eraz azio ione ne in meri merito to al ling lingua uagg ggio io consiste nel considerare il fatto che un termine, una 95
par parol ola, a, camb cambia ia di sens senso, o, pu purr cons conser erva vand ndoo lo stes stesso so significato, in base al contesto in cui si trova inserita. Lo stes stesso so vale vale per i com compo porrta tam menti enti lin inggui uist stic icii e metacominicativi, le sensazioni, i pensieri e l’esperienza umana, che varia in relazione al contesto in cui viene colta, in cui si trova ad interagire. Vi sarebbero, in ultima analisi, delle matrici invarianti, delle costanti che modificano la loro pertinenza in base alla alla vari variab abil ilit itàà cont contes estu tual alee e frui fruizi zion onal ale, e, di per per se mult mu ltip ipla la.. Tut utti ti i ling lingua uagg ggii sono sono tagl taglia iati ti sull sulloo stes stesso so modello, anche se in superficie sembrano apparentemente diversi.
Personalità multipla Ci occuperemo adesso di una peculiare psicopatologia, Multiple le Personality Personality Disorder Disorder ), la cosi cosidd ddet etta ta MPD, (Multip ), diag di agno nosti sticat cataa nel nel DS DSM M IV (Man (Manua uale le Di Diag agno nost stic icoo e Statistico dei Disturbi Mentali17) come il “ Disturbo di Personalità Multipla”: una grave patologia che procura la perd perdit itaa neur neurol olog ogic icaa e psico sicoso soci cial alee dell dell’u ’uni nità tà o integrità dell’Io della persona. L’individuo scinde in due o più più parti il suo Io (in molti molti casi si è assistito alla comparsa di dieci o anche trenta personalità multiple, e addirittura i supermultipli coabitano con un centinaio di sub-personalità). Tra le parti non ci sarebbe comunicazione, sono entità autonome e separate (nel senso di non correlate linearmente). L’individuo affetto da tale disturbo non riesce a ricordare gli accadimenti di 17
Di recente al posto dell’etichetta MPD si è scelto di adottare nel DSM IV la sigla “Sindrome DID” ( Dissociative ( Dissociative Identity Disorder Disorder ) o “turba dell’identità dissociata”.
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ogni singola personalità, la memoria è dissociata e stato – dipendente, cioè per ricordare ha bisogno di rivivere e ritornare all’evento - stimolo originario: come per le persone in stato di ebrezza, le donne picchiate dai mariti, o chi subisce un trauma, eccetera. Generalmente tale sindrome si manifesta (nel 97% dei casi) in seguito a forti traumi subiti durante l’infanzia (per poi mani manife fest star arsi si piena piename ment ntee nell nellaa fasc fascia ia di età 27 - 35 anni) che purtroppo accadono nelle famiglie e ciò a par parti tirre dagl agli ann anni sess sessan anta ta,, peri eriod odoo che che per al altr troo coincide con l’uscita del best seller Sybil (vedi più avanti). Per traumi bisogna intendere abusi sessuali, violenze fisiche e psicologiche di vario genere, come dimostrano i casi di child abuse, di sindrome delle percosse, eccetera). Il bambino in uno stato di fragilità non solo fisica tanto più cerebrale e cognitiva, userà la chiusura vittimica, sentendosi colpevole di ciò che gli accade (ad esempio perché è brutto o incompreso, etc.) cercando, in tal modo di suddividere, ovviamente in modo incon consape sapevvol olee ed aut autom omat atic icoo, la sua sof sofferen erenza za,, relegandola in tanti “scompartimenti cerebrali”, così da distribuire la sofferenza subita non in maniera globale (poi (poich chéé ciò ciò comp compor orte tereb rebbe be un enor enorme me sovr sovracc accar aric icoo cogn cognit itiv ivoo da gest gestir iree e sopp soppor orta tare re)) bens bensìì allo alloca cata ta e distribuita su ognuna di queste parti: è un meccanismo di difesa, tale che l’individuo fa sopportare a molte personalità ciò che per una sola sarebbe troppo gravoso. Durante la vita, in certi periodi di forte tensione o stre stress ss,, si tende tende a sudd suddiv ivid ider eree il caric caricoo emot emotiv ivo, o, un meccanismo che la persona normale opera in maniera plastica e flessibile, riuscendo a ritornare all’origine del suo io promotore ed integrale. Ciò che è interessante è che nel MPD la psiche psiche frammentat frammentataa non non diventa diventa una 97
“raccolta di cocci rotti dai bordi ruvidi ” (Talbot, 1997), ma una raccolta d’interi più pi picc ccol oli, i, com ompple letti e autosufficienti, con le proprie caratteristiche, i propri deside desideri, ri, le propri propriee malatt malattie, ie, callig calligraf rafie, ie, deside desideri, ri, le proprie tendenze, il proprio tono di voce, il proprio QI, origine culturale e razziale, età, ricordi, persino il colore degli occhi e un diverso schema di onde cerebrali, il battito cardiaco, il tono muscolare, e via dicendo. La salute mentale e fisica di una persona dipende dalla totalità, dall’armonia e dall’integrazione di tutte le parti. La fram framme ment ntazi azion one, e, come come sost sostie iene ne Bohm Bohm,, si rive rivela la sempre distruttiva. È stat stataa avan avanza zata ta anch anchee un un’’ ip ipot otes esii “olo “ologr graf afic ica” a” per per spiegare come le personalità multiple riescano a gestire, sepa separa rata tame mennte, te, un unaa qu quan anti tità tà abno abnorm rmee di mate materi rial alee cognitivo, esperenziale, mnemonico, diverso. Proprio come un ologramma ad im imm magi agine multi ltipl plaa può cont conten ener eree e proi proiet etta tare re do dozz zzin inee di scen scenee comp comple lete te,, derivanti da un’unica immagine, anche se spezzettata, allo stesso modo l’ “ologramm amma cerebral alee” può contenere e rendere manifeste una moltitudine simile di per perso sona nali lità tà comp comple lete te.. Lo psic psicol olog ogoo Fran Frankk Pu Putn tnam am,, cogl coglie ie un fram framme ment ntoo di veri verità tà dall dallaa meta metafo fora ra dell dellaa personalità multipla e (1989) sostiene che in fondo le personalità multiple si celano dietro ognuno di noi, egli scrive: “ Le personalità multiple presentano, secondo me, solo un’espressione più forte dei processi normali. Questi individui non sono creature strane, aliene, ma presentano semplicemente una forma esagerata di un processo che è presente in tutti noi”. Noi tutti, in modo adattivo, esibiamo comportamenti da multipli poiché tendiamo una continua lotta che fa da sottofondo alla
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vita tra associazione e dissociazione. La dissociazione18, è, ad certo certo un un livell livello, o, comun comunque que,, un processo adattivo e compensativo che agisce per far fron fronte te (cop (copin ing) g) ad un even evento to trau trauma mati tico co:: do dobb bbia iamo mo essere per forza molteplici per adattarci di volta in volta a condizioni sempre diverse. “Se non attuassimo una dissociazione autoipnotica non saremmo in grado di immedesimarci in un romanzo o in un film” (Pavese A., 2002). Suggestione ed Emulazione nell’MPD La sugges suggestio tione ne e l’auto l’autosug sugges gestio tione ne sono sono dei pot potent entii meccanismi, che a volte, forse per incomprensione dei medesimi, o per altri motivi, ci si ritorcono contro. Pensate all’autosuggestione delle idee fisse, le quali ci imprigionano in meccanismi routinari che si autoalimentano, dai quali non vogliamo o possiamo uscire, uscire, oppure oppure alla suggest suggestione ione emulati emulativa va indotta indotta dai dai media, come nell’effetto Werter, dove in seguito alla com comparsa arsa sui sui gio iorn rnal alii, ad esem sempi pioo, di un caso caso di suicidio, denso di particolari e posto magari in prima pagina, si registra nei giorni successivi (di solito tre o comunque nella settimana seguente) un incremento dei casi casi di suic suicid idio io nel nel paes paesee coin coinvo volt ltoo dall dall’a ’acca ccadu duto to,, ispirando un gesto emulativo da parte dell’odience che 18
Lo psic psicol olog ogoo Bowl Bowlby by,, (197 (1973) 3),, nell nellee sue sue rice ricerc rche he sui sui dist distur urbi bi dell’attaccamento madre bambino ed in generale, ci spiega che i disturbi dissociativi di identità siano imputabili a Modelli Operativi Interni (MOI) molteplici. I MOI sono schemi che del sé che ci costruiamo a partire dalla tenera età. In particolare, Bowlby indica la possibilità che un individuo, molt mo ltoo prec precoc ocem emen ente te nell nellaa vita vita,, cost costru ruis isca ca mo mode dell llii del del sé e di un unaa particolare figura di attaccamento molteplici, separati o dissociati, causa di psicopatologie dissociative nel futuro del bambino. (cfr. inoltre Liotti, 1992a; Main, 1991; Main e Hesse, 1992; Main e Morgan 1996).
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si sente emotivamente più coinvolta e vicina all’accaduto. Anche l’uscita del film Sybil provocò una ondata di casi di personalità multipla. Il film, girato ad Hollywood aveva come protagonista una multipla (con 16 persona personalità) lità).. Si trattò trattò di un conta contagio gio psichic psichicoo dai meccanismi alquanto intricati. La suggestione agisce sempre sull’immaginazione che domina l’inconscio ed è un potente motore d’emozioni, azioni, ed emulazioni. La mente umana è più plastica di quanto si “immagini”, una plasticità che assorbe e rielabora il contesto in cui vive. ve. Di fat atti ti,, i pres presup uppposti sti sto storico rico--cult cultur ural alii per l’es l’esor ordi dioo epid epidem emic icoo del del MPD MPD vann vannoo rint rintra racc ccia iati ti in alcuni spunti “contagiosi” quali: lo svilupparsi di punti di vi vist staa mo molt ltep epli lici ci nell nell’a ’amb mbit itoo arti artist stic ico, o, lett lettera erari rio, o, music usical ale, e, teat teatra rale le e cult cultur ural alee in gene genere re (per (per cita citare re alcune fonti si pensi a Joyce, Dos Passos o Pynchon, fino agli autori del film “ matrix”). Ogni epidemia o malattia si manifesta se il “terreno” psicologico e prima ancora sociologico è pronto ad accoglierla. J.R. Lentin (2004), (2004), un’attual un’attualee studioso studioso del fenomeno, fenomeno, ricorda ricorda che “viviamo in un’epoca in cui le scelte di vita e di carriera sono molto più aperte e varie rispetto a prima, nella quale le informazion informazionii su tutte le culture culture passate passate e presenti sono disponibili come non mai”. Certo si tratta di una “civiltà” (o meglio – diremmo – di una fase evol evolut utiv iva) a) che che spin spinge ge tu tutt ttii vers versoo la Molt Moltep epli lici cità tà,, la Complessità, poiché tale società odierna, connotata da Pearc earcee (199 (19933) com come “cosmopolita”, è in grado di per perm mette ettere re la coes coesis iste tenz nzaa ed il coor coordi dina name ment ntoo fra fra culture diverse. Per non parlare delle realtà virtuali che ondeggiano a ritmi frenetici su internet, dove per altro, sono sono nate nate dell dellee Comu Comuni nità tà di mu mult ltip ipli li,, orgo orgogl glio iosi si di esse esserrlo lo,, che che con condi divvid idon onoo op opiini niooni e sti stili di vita ita “molteplici”. 100
Di fatti, molti pazienti affetti da MPD hanno un buon funzionamento sociale, si sono come adattati all’idea (forse una sorta di mossa controiatrogena) conservano pos posti ti di resp respon onsa sabi bili lità tà,, mant manten engo gono no stab stabil ilii rapp rappor orti ti interpersonali (anche se, in generale, è problematico conv conviv iver eree con con pi piùù di un unaa per persona sonali lità tà e spes spesso so tali tali persone affette da MPD vivono nel caos, nel disastro proprio e in certi casi altrui). Certo con l’avvento delle nuove tecnologie le potenzialità si sono enormemente sviluppate e mirano verso la molteplicità, che diviene un’esigenza. Ma la condizione che sta a monte per il manifestarsi dell dellaa mo molt ltep epli lici cità tà pers person onal alee pres presup uppo pone ne il fatt fattoo che che ognuno di noi ha ed è una maschera, maschera, che, potremmo dire, dire, cambia in base base al riflesso riflesso angolare angolare della della luce che ivii si proie iv proiett tta, a, per usare usare un eufe eufemi mism smo. o. Il nostr nostroo rapporto con gli altri è basato su maschere che ci creiamo ad hoc, per recitare la scena più consona in quel momento e in quella data situazione, ma il bello è che lo facciamo in modo inconsapevole (riesce meglio), un po’ per via dell’abitudine a passare progressivamente da una situazione all’altra, un po’ perché siamo “attori sociali” ed entriamo nella parte che la società si aspetta che noi recitiamo in base allo script (copione) standard che vige in una data cultura e per una data occasione, oppure per adattarsi alle regole sist sistem emat atic icam amen ente te soci social ali.i. La masc masche hera ra soci sociale ale è lo spec specch chio io,, com omee dic icee Paves avesee (20 20002) di una nostra stra duplicità, di una nostra molteplicità, transitoria finché si vuole ma, reale e tanto abituale che non ci rendiamo conto di essa. La nostra è una maschera plastica. Però, parad paradoss ossalm alment entee se perdia perdiamo mo la masche maschera ra po possi ssiamo amo perdere anche la faccia, anch’essa plastica. D’altronde, ricercatori hanno scoperto che le espressioni facciali 101
possono mutare nell’arco di una manciata di secondi, in pochi istanti cambiamo espressione in maniera impercettibile e graduale, ta tannto che è difficile accorgercene (D. McNeil, 1998). La nostra faccia è in continuo movimento, un sensore che trasmette continuamente input ed elabora output, un sim simbo bollo viv iven ente te d’Un d’Unit itàà din inam amiica e moltep ltepllic icit itàà statica19. Paradossalmente, a volte, è più una maschera che riesce a rivelare una persona che non la stessa faccia, così come quando da una caricatura s’individuano i tratti salienti di un dato personaggio. Infine, secondo secondo il parere di Salvini (1994) la la maschera soci sociale ale è alle alle orig origin inii dell dellaa pers person onali alità tà mu mult ltip ipla la.. In psicologia la questione della molteplicità è ugualmente dibattuta. Un’ultima considerazione sull’MPD Molt ltii stu studio iosi si,, sull sullaa sci scia di W. Jam James, es, filo ilosofo sofo e psicologo americano (1890) affermano l’esistenza di tanti sé sociali quanti sono le persone che ci lasciano unaa trac un tracci ciaa sign signif ific icat ativ ivaa e alla alla cui cui op opin inio ione ne siam siamoo interessati, per cui evidenziano l’esistenza di un sé multicamerale, cioè una mente albergo che può contenere molti Io temporanei, diversi e creativi, tante parti di noi che hanno anche desideri diversi (vogliamo fare fare tu tutt tto, o, vo vorr rrem emmo mo esse essere re qu quel ella la pers person onaa bell bella, a, quell’attore bravo, eccetera). Si può dire che la patologia del MPD è di tratto (cioè stabile, cronica, 19
Cicerone diceva “nella “nella faccia c’è tutto”, tutto”, in fondo come dargli torto, nella faccia, che è piena di misteri, vi sono concentrai tutti i maggiori simboli più che nelle altre parti del corpo (ad esempio il punto/pupilla, il colore/iride, il Ru/occhio, la molteplicità/capelli (per chi ancora ce l’ha) e poi la bocca/vita, il naso/aria, eccetera).
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connaturata), mentre le personalità multiple che ognuno può esprim imeere nei vari momenti è di stato (cioè momentanea, passeggera, legata al contesto in cui si elicita, ovvero stato dipendente e funzionale). Second Secondoo altri studio studiosi si il fenom fenomeno eno delle delle persona personalit litàà mul ulti tipple potreb trebbe be anch anchee spie spieggare are la po posssess sessio ionne spiritica, il crescente allarmismo sociale che causano i seri serial al ki kill ller er e tu tutt ttii gl glii stat statii di diss ssoc ocia iati tivi vi pre present sentii ad esem esempi pioo in cert certii ritu ritual ali, i, nell nellee sedu sedute te spir spirit itic iche he dei dei medium, nella scrittura automatica, ma sono argomenti che che esul esulan anoo dall dallaa no nost stra ra trat tratta tazi zion one. e. Infi Infine ne,, c’è c’è chi chi contesta il fatto che il Sé unitario sia più che una creazi creazion onee socio sociolog logica ica,, un’esi un’esigen genza za psicof psicofisi isiolo ologic gicaa e neurologica (Gazzaniga, J. Hooper, D. Teresi, 1987) e riassumono in una frase tale abnegazione: “ Il nostro sen senso so dell dellaa cons consap apev evol oleezza zza sogg sogget etti tiva va sor sorge da dal l bisog bi sogno no in ince cess ssant antee del del nostr nostroo emis emisfe ferro do domi mina nant nte, e, l’emisfero sinistro, di spiegare azioni tratte da uno qual qu alsi sias asii dell dellaa molt moltit itud udin inee di sist sistem emii ment mental alii che che abitano dentro di noi”. Ad ogni modo, risulta evidente come le teorie teorie sulla personalità personalità multipla multipla e tutto ciò che le ruot ruotaa atto attorn rnoo tend tendon onoo a rest restit itui uire re un im imm magin aginee dell’uomo non più monolitica, immutabile e fissa, ma est estrem remamen amente te vari ariabil abile, e, alim liment entat ataa da tende endenz nzee molt mo ltep epli lici ci (cfr (cfr.. Cent Centin inii M., M., 20 2001 01)) che che cont contem empl plan anoo l’unitas multiplex, propria dell’uomo ed espressa nel triangolo mente - corpo - relazione. All’uomo è affidato il compi compito to di ragg raggiu iung nger eree (com (comee pers person onaa e come come collettività) una SINTESI di ciò che è molteplice, vale a dire che divide e non apre all’interscambio comu comuni nica cati tivo vo,, senz senzaa la qu qual al sint sintes esii si trov trover ereb ebbe be dissociato dissociato,, frammentat frammentato, o, sia a livello livello psicologic psicologicoo che a livello sociale. Si può ipotizzare che l’uomo non è solo in questo processo di sintesi, ma che, in concerto, lo 103
stes stesso so mecca meccani nism smoo op oper eraa a live livell lloo in infi fini nite tesi sima male le e galattico. Per Janet (1973), invece, il lavoro della mente è come la vita vita stessa, stessa, una forma forma di entropi entropiaa negativa, negativa, un tentativo di creare ordine e significato in oppo op posi sizi zion onee alle alle tend tenden enze ze entr entrop opic iche he dei dei flus flussi si di informazione molteplice e caotica che continuamente colpiscono gli organi sensoriali.
Capitolo V 104
Sug Sugge geri rime menti nti per per una cons consap apev evol olezz ezzaa unitaria e unificante
Tutto è un problema o diviene tale qualora non si riesce a trasformarlo in risorsa. Parafrasando, si può anche dire di re che che 1 prob problem lemaa ne può port portar aree con sé (se non non affrontato nel giusto modo) Molti. Molti. E di problemi problemi ve ne sono veramente tanti nella società odierna! Penso che i mali della società non vengano a caso e che ci sia un sottile equilibrio tra ciò che si può fare e ciò che non si dovrebbe fare o che ci si ostina a fare in modo problematico. Già al tempo dei greci risuonava forte il monito del mito di Pandora, ovvero del vaso contenete tutti i mali, che fu poi aperto, con le conseguenze disastrose che il mito racconta. Guardacaso, a guisa di par paral alle leli lism smoo, un vaso vaso (co (conte tennito tore re che che ci ripo riport rtaa all’uno) contiene molti mali, la molteplicità. Si può dire che viviamo, almeno in occidente, all’interno di un background che alim imeenta l’effim imeero, che della molteplicità ne è l’espressione. Più ci si allontana dai veri bisogni, dall’essenza della vita, più la molteplicità avanza, apportando sempre nuove regole e nuovi modi per soddisfare l’insoddisfazione. l’insoddisfazione.
Il Denaro e la tendenza a moltiplicare 105
Uno dei “problemi” ricorrenti che assilla le moderne società società è il denaro. denaro. Nell’epopea monetaria si gioca la cifra umana umana di essere essere o avere, di frommi frommiana ana memoria, memoria, di qualità e quantità. Marshall McLuhan (1997), grande sociologo dei nostri tempi, afferma che “le semplici grandezze numeriche riferite al denaro e alle masse, nel determinare spinte dinamiche verso lo sviluppo e l’accrescimento, sono dotate di un misterioso potere”. Più se ne hanno e più se ne vorrebbero possedere! Ci si fa ammaliare dal potere del dio denaro. Riprendendo un altro concetto di McLuhan (1997), una cult cultur uraa trib tribal alee stre strett ttam amen ente te in inte tegr grat ata, a, che che ausp auspic icaa all’unità, non cederà facilmente alle pressioni visive sepa separa rati tist stic iche he e in indi divi vidu dual alis isti tich chee che che po port rtan anoo alla alla divisione del lavoro, all’iperspecializza zzazi zioone e settorializzazione meccanica e a forme accelerate come la scrittura, il denaro, i numeri. L’intensificazione di un solo senso, come ad esempio la vista, senso del razionale separatore ed analitico (nelle immagini mass medianiche e in tutto ciò che è occidentale ed “estetico”) porta inevitabilmente all’ipnosi, che è una falsa integrazione che, apparentemente appaga, nell’hic et nunc, il bisogno affiliativo e di coesione dell’uomo mode mo dern rno. o. In tal tal sens senso, o, og ogni ni comp compor orta tame ment ntoo um uman anoo (seco seconndo i can canoni del della PNL o prog rogram rammazi zioone neur neurol olin ingu guis isti tica ca)) pu puòò esse essere re cons consid idera erato to ip ipno noti tico co,, poiché tende a soddisfare le aspettative altrui, quindi si plasma sma e adat attta di volta in volta lta in un gioco di emulazioni, identificazioni e scissioni. Ciò a discapito della consapevolezza, quella totale di sé e degli altri. Oggi l’uomo ha forse perso il controllo su 106
ciò che ha creato, anzi è esso stesso passivamente e artificialmente soggetto alle regole che crea e quindi in altre parole alla molteplicità che non sa più ritornare all’unità? Le tecnologie sono estensioni dei nostri sensi. Il mi mist ster erio ioso so bi biso sogn gnoo del delle fol ollle di cresce escerre ed “ Il espa espand nder ersi si,, ti tipi pico co dell dellee gran grandi di accu accum mul ulaz aziion onii di ricchezza, diventa comprensibile se si tien conto che numeri e denaro sono in effetti tecnologie che estendono il potere del tatto e la portata della mano. I numeri, infatti, persone o cifre, e le unità monetarie sembra brano posseder dere lo stesso po pottere magico di afferrare e incorporare” (McLuhan, 1997). L’uomo ha dimostrato a più riprese di non essere sempre capace di regolare e governare governare il meccanismo autopoietico della generazione frammentaria della molteplicità. Lo dimostrano i ritmi frenetici delle grandi industrie, le continue guerre, le scissioni ideologiche e politiche. Lo scopo ultimo che porta l’uomo alla ripetizione del modello 1 > < MOLTI cioè il processo di moltiplicazione (che non è “multimplicazione”) che sfugge ad un controllo disciplinare e positivo, e, in definitiva, di rito ritorn rnoo all’ all’un unit ità, à, alla alla to tota tali lità tà,, si pu puòò scor scorge gere re dal dal desi deside deri rioo dell dell’u ’uom omoo occi occide dent ntal alee di arri arricc cchi hirs rsi, i, di cost costru ruir iree semp sempre re e ov ovun unqu que. e. Ne sono sono un esem esempi pioo l’au l’aume ment ntoo prod produt utti tivo vo dell dellee in indu dust stri riee nell nellee cate catene ne di montaggio, nella vendita su grande scala delle Lobby. Lobby. Il proce processo sso spont spontane aneoo 1M è creati creativo vo,, div divers ersifi ifican cante, te, qual alit itat atiivo e non quanti antita tati tivo vo (o non solo solo), ), non uniforme e non meccanicamente ripetibile, è unico nel suo modo di moltiplicare e “multimplicare”. Quello che l’uomo, forse in buona fede fa (sic!), è espressione della frammentazione esterna che si ripercuote internamente o viceversa interna che si ripercuote esternamente. Lo si può comprendere già dal fatto che l’uomo moderno si 107
sente afflitto dalla perdita di tempo, un concetto assurdo di per sé. Non quale tempo mi occorre ma quanto tempo mi occorre che fa la differenza! Così anche il tempo diventa una questione di accumulo, perdita e guadagno, strettamente economici. Il denaro è diventato una misura, la misura dell’uomo. Tanto che, chi ne possiede di più, paradossalmente, è meno umano. “ L’uso di una merce come denaro ne fa natura nat uralme lmente nte aument aumentar aree la produz produzion ionee” (McL (McLuh uhan an,, 1997). L’avaro conta pure i centesimi centesimi perché anche anche da essi dipende la sua posizione attuale, ma non attribuisce ad essi un valore effettivo, ma un plusvalore. Pensate quanto possa valere, nelle mani di chi non ne possiede, una moneta. Ma paradossalmente per l’avaro avrà un valore maggiore. Egli è dentro il meccanismo disordinato dell’accumulo. Chi investe si aspetta che Uno (un (una mon onet eta, a, un mili ilion one) e) si molti ltipl plic ichhi. La ricchezza economica è concentrata nelle mani di pochi, così come la ricchezza spirituale a pochi è data di pos posse sede dere re.. Manc Manche here rebb bbee nell nell’u ’uom omoo qu quel ella la natu natura rale le propensione che permetta l’equilibrio tra conservazione da una parte e sviluppo diversificato dall’altro. Non sappiamo più prendere spunti dalla Natura. Pensate allo sviluppo di una rosa: tutto inizia con la semina, quando il seme (unità) è posto sotto terra, segue poi il lento cammino naturale verso la diversificazione (molti) che si palesa nell’insieme dei petali che compongono la pianta. Gli alchimisti prestavano molta attenzione ad imit im itar aree gl glii even eventi ti natu natura rali li ed il lo loro ro simb simbol olis ismo mo si riallaccia ad un grande sapere iniziatico: “ l’arte imita la natura nel suo modo di operare” recita una famosa massima alchimistica. Per esempio, nella prima fase dell’O dell’Opu pus, s, la Putrefatio, è racc racchhiusa usa l’es l’esse senz nzaa del del pro proce cess ssoo natu natura rale le che che dall dall’u ’uno no gene genera ra i mo molt ltii che che 108
ritornano all’uno, come quando il polline delle piante origina altre piante.
Il Rapporto sfasato: 1 > < MOLTI (un’altra ipotesi sul mal de vivre?) vivre?) Klerman G. (1993), sostiene l’ipotesi che “l’aumento di tentativi di suicidio e delle depressioni nelle società occidentali (dopo la Seconda Guerra Mondiale), si spieghi sulla base del conflitto tra bisogni innati di attaccamento (un implicito bisogno umano di ritorno all’unità) e la molteplicità delle situazioni di sep separ araz azio ione ne e di rot ottu tura ra nell nellee no nost strre soci societ età, à, che che valorizzano l’indipendenza e l’autonomia, e rendono più fragili l’Io ”. L’unità psichica umana si fonda nel giusto e naturale equi equili libr brio io tra tra sepa separa razi zion onee ed auto autono nomi mia. a. L’uom ’uomoo incanala le forze tutte in uno stadio, perdendo la visione d’insieme del prima e del dopo che trovano l’esp ’espre ress ssio ionne pi piùù cen central tralee nel nell’u l’unità ità in quant anto il “ prima” è l’origin l’origine, e, l’unit l’unità, à, l’iniz l’inizio io e il “dopo “dopo”” è il ritorno all’unità, la chiusura del cerchio, che in quanto tale è circolare e perfettamente armonico. Siamo fissati, invece, sulla fase di mezzo, una fase di transizione nella quale tendiamo a perseverare. Ciò significa che siamo stabili nella fase dell’opposizione dicotomica e d’altra par parte te nell nellaa cont contin inua ua cres cresci cita ta e prop propag agaz azio ione ne dell dellaa Moltitudine senza un reale ritorno all’unità. È come un cancro. Ovvero, è come se, ad esempio, un fiore, contro natura, decidesse di ricreare all’infinito foglie e petali che sono solo la parte superficiale e non centrale di tutto il processo. 109
Il processo naturale può essere esemplificato nel modo seguente: [1 – MOLTI – 1], in modo circolare, ovvero [1 M]. Il processo innaturale, artificiale, umano, porta invece alla seguente conclusione: [1 – MOLTI –DIFFERENTI], ripetitivo, automatizzato, ovvero [1> < M]. In quest’ultimo caso si assiste ad un processo esponenziale, come nel cancro, che se non arrestato porta porta all all’al ’allon lontan taname amento nto sempre sempre maggio maggiore re dell’u dell’uno no,, all’ all’im immo mobi bili lità tà stat static icaa (il (il ripe ripete ters rsii di disa sarm rmon onic icoo del del processo) e alla perdita di controllo disumana. Torniamo allora ad osservare più attentamente la natura, magari entrando in rapporto armonico con Lei. Come scrive Titus Burckhardt (1991) “ Là dove l’intelletto umano, grazie all’unione più o meno completa con l’In l’Inte tell llet etto to un univ iver ersa sale le,, ries riesce ce a di dist stog ogli lier ersi si da dall llaa mol olte tepl pliicità cità dell dellee cose cose per per ascen scende derre al alll’uni ’unità tà indivisibile, la conoscenza della natura che un uomo è in grado di acquisire a partire da tale visione non resterà più limitata ai puri e semplici fatti sensoriali ...Il mondo è ormai diventato trasparente all’uomo...Le cose cose acqu acquis ista tano no im impo port rtan anza za no nonn ta tant ntoo per per la lo lorro natu na tura ra mi misu sura rabi bile le e qu quant antif ific icabi abile le,, cioè cioè per per il lo lorro essere determinate da cause e circostanze temporali, quanto per le loro qualità essenziali...” Quel Quello lo che che manc mancaa all’ all’uo uomo mo del del terz terzoo mille illenn nnio io è l’enthusiasmós (“il (“il Di Dioo den dentro”) ro”).. Inf Infat atti ti,, il “Di Dioo è fuori”, nella moltitudine indifferenziata e indifferente, nel fet fetic icis ism mo del ella la merce, rce, e non nel nell’u l’uni nità tà com come 110
dovrebbe essere (che implica l’essenza, la sostanza, la purezza). Vi sono inoltre (in via dimostrativa) alcuni prob problem lemii che conseg conseguon uonoo ad un’ine un’ineff ffica icace ce saldat saldatura ura dell’Uno con i Molti, in seguito agli effet ettti del dece decent ntram ramen ento to,, o di dist stac acco co dal dal cent centro ro,, dall dall’u ’uni nità tà e/o e/o dall’origine (in teologia si parlerebbe di cacciata dal paradiso terrestre, cioè dall’unità originaria e totale). Alcu Al cuni ni prob proble lemi mi che che rien rientr tran anoo in qu ques esta ta cate catego gori riaa (1>
2) PSICOPATOLOGIE NELL’UOMO 20
Nel Nel canc cancro ro,, ad esemp sempio io,, si veri veriffica ica un un’’inc incon ontr trol olllata ata moltiplicazione esponenziale a carico di una cellula nella quale i limiti della funzionalità funzionalità standard sono fortemente compromessi. compromessi. Parallelamente, Parallelamente, a livello livello macroscopico-sociale, macroscopico-sociale, nelle epidemie, epidemie, in molte malattie virali, una persona infetta può contagiare molte altre per perso sone ne cui cui vien vienee in cont contat atto to.. Fo Fors rsee semb sembre rerà rà bana banale le un unaa tal tal concezione della malattia, ma è sintomatico il fatto che, in genere, malattia non è solo perdita o disfunzione ma è anche accumulo incont incontrol rollat lato, o, espone esponenzi nziale ale,, che segue segue un meccan meccanism ismoo di base base (quello Uno - Molti) ma sfasato. L’eccesso è sempre un difetto!
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Delirio d’onnipotenza Narcisismo Schizofrenia Psicosi Fissazioni, Turbe del Pensiero Disturbo Di Personalità multipla (MPD). Mancanza di creatività (unilateralità) ( unilateralità) 3) PROBLEMI SOCIALI Globalizzazione Globalizzazione a modello Unico Totalitarismi Ideologie estremiste, fanatismo Dogmi e Assolutismi Meccanizzazione Meccanizzazione e produzione esponenziale Contagio psichico emulativo, distruttivo e ripetizione (confronta paragrafo “La ripetizione: monotonia o lifestyle lifest yle?”). ?”). 4) PROBLEMI GNOSEOLOGICI GNOSEOLOGICI o
o
L’impossibilit lità attuale di pervenire ad una concezione unitaria, olistica, ad un sapere comunicante e polidisciplinare, evitando le iperspecializzazioni cializzazioni riduttive. Perdita della facoltà di interfacciare il sapere antico e moderno, pratico e teorico, esoterico ed essoterico, particolare e globale.
Altre ipotesi Altre ipotesi che concor concordan danoo con il rappor rapporto to sfasato sfasato 1 >< M, tipico dell’attuale società complessa e tecnologica e con un meccanismo ripetitivo perverso e 112
controproducente, si possono rintracciare, ad esempio, in ambito criminologico: criminologico : o
I serial killer : poiché tendono a perpetrare i loro omicid omi cidii (segu (seguend endoo uno schema schema im impli plicit citoo ben defi defini nito to), ), e qu quin indi di a mo molt ltip ipli lica care re gl glii even eventi ti omicidiari finché possono compiere tali crimini. In più, molti casi d’omicidio seriale sarebbero impputat im atii ad una con condi dizi zioone di per person sonal alit itàà multipla, in cui versa il serial killer.
L’infl L’influenza uenza mass-mediat mass-mediatica ica sul procrast procrastinarsi inarsi di ta talu luni ni omic omicid idii o cond condot otte te crim crimin inal alii: tale influenza è suggestiva ed emulativa ed in parte concorre, inconsapevolmente, nel far avvenire vari vari even eventi ti cata catast stro rofi fici ci in conc concom omit itan anza za o a catena. Si pensi agli omicidi domestici (uxoricidi, parricidi, matricidi, omicidi-suicidi), agli attentati terroristici, agli stupri, agli una bomber, alle rapine e a molti eventi di cronaca nera. La suggestione unita al bombardamento mass-mediatico, all’identificazione-introiezione all’identificazione-introiezione di sch schemi emi e modul ulii com comporta ortam menta entalli, alla lla proiezione, alla catarsi, può rendere lo stru strume ment ntoo mass massme medi diat atic icoo un un’a ’arm rmaa a do dopp ppio io tagl taglio io,, sopr sopratt attut utto to rigu riguar ardo do alle alle pers person onee pi piùù emotivamente coinvolte, più fragili caratterialmente o più a rischio, socialmente parlando, per cui cui qu quel el dato dato messa essagg ggio io,, con con la sua sua enfa enfasi si,, sare sarebb bbee un rich richia iamo mo pert pertin inen ente te ed elic elicit itan ante te// scatenante un acting criminale. Tutto ciò serve a capire, in estrema sintesi, come un meccanismo quale quello dell’1M che sta metaforicamente, e non solo, alla base della vita, sia o
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reso, in maniera strumentale, un “pericoloso meccan meccanism ismoo autoge autogener nerati ativo” vo” dall’u dall’uom omoo la cui uni unica ca colpa colpa è quella quella della della perdita perdita di contro controllo llo.. Da sempre sempre l’uomo ha pensato di sostituirsi a Dio, ed infatti molte situ situazi azion onii che che crea crea rica ricalc lcan anoo le funz funzio iona nali lità tà Uno Uno – Molti, ma in modo incontrollato e disfunzionale (vedi punto 3, indietro). Ad un livello, diciamo, di responsabilità spirituale e morale, accade che, come afferma Florenskij (1914) la passività della coscienza disgrega il tempo, producendo parti ti sing singol ole, e, au auto tosu suff ffic icie ient nti,i, cias ciascu cuna na delle delle qu quali ali « par aderisce all’altra soltanto esternamente, ma dalla cui percezione separata non si può in questo caso presentire che cosa ci dirà l’altra». Manca cioè la Relazione. Nel caso in cui la coscienza diventa del tutto inattiva, l’uomo, come una cosa in mezzo alle cose del mon onddo, vi vien enee trasp raspoortat rtatoo in insi siem emee al alle le al altr tree sull sullaa tempo. Ma egli è spesso ignaro superficie del fiume del tempo. di questo, perché non è completamente cosciente, in generale, di quello che avviene in lui. Il tempo si è disg di sgre rega gato to,, e ciasc ciascun un suo suo mo mome ment ntoo nell nellaa cosc coscie ienz nzaa esclude del tutto qualsiasi altro. Il tempo è diventato per la coscienza soltanto un punto, ma non un punto di pienezza, che assorba in sé tutto il tempo, bensì un pu punto di svu svuot otam amen ento to dal qual uale è stat statoo estr estrat atto to e cacciato via qualsiasi tipo di varietà, movimento, forma, come un ramo staccato dalla pianta che secca e muore. Oggi più che mai si ha bisogno di integrità e unità: le famiglie che sono afflitte dalle troppe separazioni; gli stati stati in comb combut utta ta per per prob proble lemi mi reli religi gios osi,i, econ econom omic ici,i, sociali, politici, di convivenza, eccetera; gli scienziati per per crea creare re un’in inte terd rdiipen pendenz denzaa polidi lidisc sciipl pliinare nare e creativa, che non faccia solo gli interessi dei privati; la 114
nostra stessa psiche è soggetta a disgregazione e va ricondotta ad una unità più grande, in armonia con la mente, con il corpo e con l’intera società. Forse un tempo, quando l’uomo era immerso nella fase del “sogno”, del mito e della leggenda, tutto era più unitario, più chiaro e lineare? Forse, allora, l’uomo riusciva realmente ad afferrare uno stato d’equilibrio, ad esem esempi pio, o, attr attrav aver erso so il bi bila lanc ncia iame ment ntoo dei dei qu quat attr troo umori (collera, bile nera, sangue, flemma) con i relativi quatt qu attro ro princi principi pi natura naturali li corris corrispon ponden denti ti (fuoco (fuoco,, terra, terra, acqua, aria) capaci di regolare le complessioni degli individui? Forse a quei tempi tali principi erano validi, mentre oggi, forse perché si crede a tutto e a niente, non c’è più un unico principio basilare, insomma tutto è molteplice. Forse ci stiamo progressivamente ed inesorabilmente allont all ontana anando ndo dall’i dall’iniz nizial ialee compar compartec tecipa ipazio zione ne tot totali alizzzante con le forze naturali e cosmi smiche? Forse l’espansione dell’universo, in continuo movimento, ci porta lontani dallo stato d’armonia iniziale? Cosa sta succedendo all’uomo? E alla natura, che sembra quasi reclamare un monito di allerta per l’uomo? Lo stesso genere umano è diviso. La riconciliazione umana passa dal saper accettare e rispettare le diversità, conviverci, accettarsi nella diversità, e diversificare le consapevolezze. Viviamo in un mondo vario, dove si sono sedim imeentate molteplici modi di essere che lentamente stanno venendo a galla, dove mancano la fiducia in sé stessi e di conseguenza negli altri. Purt Pu rtro ropp ppoo no nonn sempr sempree le azio azioni ni um uman anee conv conver ergo gono no verso un’unità armonica, verso una meta comune, sono pi piut utto tost stoo sin singol olee e punt ntif ifoormi rmi div ivag agaz azio ionni, con con dispendio d’energia ed egoismo che l’attuale società, 115
nel modello che propone, tende sempre più a perseguire e ad incrementare a discapito dell’autorealizzazione in armonia con gli altri (ad esempio il capitalismo offre una visione di attivazione individuale a discapito di quell qu ellaa tot totali alitar taria, ia, vi vicev cevers ersaa il comuni comunismo smo). ). L’uomo ’uomo d’oggi, occidentale, rifugge fobicamente da due cose: dalle cose semplici e dalle cose incerte. Si aggrappa a stati stati tran transit sitor ori,i, velo veloci ci e sfug sfugge gent nti,i, s’id s’iden enti tifi fica ca con con l’apparenza e la superficialità, non è portato a scavare dentro, dove troverebbe più tesori di quanti crede ve ne siano fuori. Questa è una società che osanna le persone “migliori”, nel corpo, nel successo, nel prestigio. Così si fa del corpo un oggetto. Si rende il corpo frammentato, diviso, non più valido nella sua totalità e unità psico-fisica, ma un aggregato di pezzi da migliorare, da vendere al mercato, da assicurare, e poi nascono le dismorfofobie, le anoressie e le bulimie, i sensi di colpa, la tras trasgr gres essi sion onee feti fetici cist staa che che colp colpis isco cono no le pers person onee a par parti tire re dall dall’e ’età tà adol adoles escen cenzi zial ale, e, un un’e ’età tà do dove ve si è pi piùù emotivamente fragili, giacché maggiormente incrini a compiacere gli altri, a seguire le mode e i modelli unici, validi per tutti. Perché non vengono invece suggeriti dei modelli più autentici, che riportano alle reali potenzialità di ogni individuo, che non costruiscono escamotage effimeri di rivalsa sociale e pubblica, che rispecchiano, insomma, la natura molteplice e unica allo stesso tempo, sana e polivalente, di ogni persona? Il fatto è che siamo dei numeri, delle quantità senza qualità. È sbagliato far adeguare e convergere il mondo, sempre più occidentalizzato, verso un modello valido per per tu tutt tti,i, come come del del rest restoo avvi avvien enee nell nell’a ’amb mbit itoo dell dellaa bellezza, della moda, della pubblicità, della cultura, della lingua, dell’economia, eccetera. Ognuno di noi è 116
unico ed irripetibile e proprio per questo molteplice ed eterogeneo. Occorrono, quindi, modelli validi per tutti in generale e per ognuno in particolare: sarebbe questa la stupenda sfida dell’uomo del terzo Millennio.
Spunti di riflessioni “unificanti” “ La mia filosofia della continuità parte dal principio che, per bilanciare l’universo che si espande con disordinata casualità entropicamente crescente, deve esserci un modello universale d’ordine sintropico, convergente, progressivo, e che l’uomo è quella funzione riordinatrice antientropica”. antientropica”. (Buckminster Fuller, 1980)
Ciò che chiamiamo Vita è una energia fondamentale che coordina, interagisce e sintetizza (cfr. (cfr. Assagioli, Assagioli, 1973). Secondo il matematico Luigi Fantappiè (1993) la vita è una delle manifestazioni della legge generale di sintropia . “ La sintr sintropi opiaa” aggi aggiun unge ge Assa Assagi giol olii (197 (1977) 7) “comincia ad essere riconosciuta come un principio fon fonda dame ment ntal alee dell dellaa na natu tura ra,, prin princi cipi pioo che che ha dell dellee implicazioni universali e di grande portata” e aggiunge che possiamo sentire questa energia come dotata di intelligenza o di proprietà mentali e quindi di Volontà, sintetizzatore”, tale da costruire scopi e intesa come “ Io sintetizzatore” giungere a dei fini e che secondo Teilhard de Chardin (1968) è l’energia alla base di ogni evoluzione che produce “complessificazione” e “convergenza”. “convergenza”. Ciò che dice Assagioli con la sua psicosintesi (1977), è estremamente interessante e ci riguarda particolarmente: “ Da un punto di vista ancora più ampio e più inclusivo, la vita stessa dell’universo ci appare come 117
una lotta tra la molteplicità e l’unità – travaglio e aspirazione all’unificazione. Ci sembra di intuire che – sia che lo immaginiamo come essere divino o come energia cosmica – lo Spirito che opera su tutta la creazione e all’interno di essa la stia plasmando in ordine, armonia, bellezza, unendo l’un l’altro tutti gli esseri at atttraverso vincol ncolii d’amore, real aliizzando lenta lentame ment ntee e sile silenz nzio iosa same ment nte, e, ma pot poten ente teme ment ntee ed irresi irresisti stibil bilmen mente, te, la “ Sint Sintesi esi Suprema Suprema”. Si Sint ntes esii che che con consist sistee nel nel ric ricon onddurre urre la moltep ltepli lici cità tà al all’ l’U Uni nittà originaria. È chiaro che tutte le cose hanno un nesso logico, come ad esempio la cooperazione tra i vari elementi organici che formano nella loro diversità la base del funzionamento del corpo umano, splendido esempio di unità nella diversità e nella complessità. È di estrema ema importanza proseguire gli studi su tali argo argome ment nti,i, qu qual alii qu quel elli li dell dell’u ’uni nità tà – mo molt ltep epli lice ce,, per per capire dove stiamo andando e percepire un barlume di volontà universale per assecondarla e perseguirla dentro di noi e fuori di noi.
Un ulteriore stimolo riflessivo ci perviene dalle ricerche neurof neurofisi isiolo ologic giche he sulla sulla sincro sincroniz nizzaz zazion ionee (coere (coerenza nza)) cerebrale (cfr. Montecucco N. F., 2005) dalle quali sono emer emersi si qu quat attr troo im impo port rtan anti ti stat statii d’or d’orga gani nizz zzaa- zion zionee (psicofisiologica e sociale). I quattro stati d’or ’organiz anizza zazi zioone, ne, che che seg segnano ano il perco ercors rsoo dall dallaa frammentazione all’unità, sono: coerenza : Manca 1. Stato di disgregazione – minima coerenza: il lega legame me tra gli gli elemen ementti che che com omppon ongo gono no il compl comples esso so sist sistem emaa cere cerebr bral alee (e psic psichi hico co), ), aree aree,, centri e funzioni neurofisio- logiche sono disgregati tra tra loro loro,, tipi tipico co degl deglii stat statii di no non-c n-cos osci cien enza, za, dell dellaa
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degeneraz razione o morte cerebral rale (com omaa). E’ cara aratte tteriz rizzat zato da minim inimaa o asse ssente nte coere oerenz nzaa informatica, massima entropia, minima sinergia e da assenza d’attività globali coordi rdinate. Negli organismi viventi è uno stato associato alla morte del sistema vivente o evolutivamente all’estinzione di unaa spec un specie ie.. Nei Nei sist sistemi emi soci social alii corr corris ispo pond ndee alla alla sconfitta di uno stato, al collasso sociale, alla fine di una cultura. coerenza : Le 2. Stato di frammentazione – bassa coerenza: parti del cervello (e della psiche) sono in conflitto, in stato d’isolamento o disarmonia tra loro, tipico degli stati d’inconsapevolezza, di depressione, di conflitto interiore, di crisi psicologica e di malessere globale. Neg Negli li orga organi nismi smi vive vivent ntii è asso associ ciat atoo allo allo stat statoo di malattia (squilibrio interno, scompenso fisiologico) ed evo vollutiv utivam ameente nte al disa disada datt ttam ameen- to e alla regressione. Nei sistemi umani allo stato di guerra, di confli conflitto tto etnic etnico, o, religi religioso oso,, socioe socioecon conomic omico, o, di crollo dei valori culturali, al regime totalitario o dittatoriale, con minima democrazia o con economia sott sottos osvi vilu lupp ppat ata. a. Cult Cultur ural alme ment ntee corr corris ispo pond ndee al fond fondame ament ntal alism ismo, o, alle alle ideo ideolo logi giee po poli liti tich chee e alle alle ortodossie religiose imposte dallo stato, con netta prevalenza di una filosofia sulle altre. coerenza : Le parti e le 3. Stato d’integrazione – alta coerenza:
funzioni del cervello (e della psiche) sono coordinate e sincroniche, esse formano un network di relazioniinformazioni, tipico degli stati di consapevolezza, di benessere psicofisico. Il sistema tende ad accumulare energia e informazioni che, eventualmente, può utilizzare per crescere e creare, in modo intelligente. Nei sistemi viventi è lo stato di vigore e salute, nelle specie tale stato può portare ad un salto evolutivo e adattattivo. Nei sistemi sociali corrisponde alla fase di stabilità tra stati, in cui
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prevale la relazione, il “network”, la floridità. Le parti sociali trovano dei punti di dialogo e coo oope pera razzion ione po possitiv itiva. a. E’ lo stato ato a cui tend ende l’at l’attu tual alee po poli liti tica ca cult cultura urale le inte intern rnaz azio iona nale le,, dall dallaa globalizzazione dei mercati, all’ONU, al pluralismo religi religioso oso,, alla alla coesi coesiste stenza nza int inter er-ra -razia ziale, le, alla alla rete rete Inte Intene net. t. Cor Corrisp rispon onde de al conc conceetto di Villaggio Globale di Mac Luhan. La sua base filosofica più congrua è la Teoria Generale dei Sistemi di Von Bertalanffi. Statoo d’un d’unit itàà – ma mass ssima ima coer coeren enza za:: Si real realiz izza za 4. Stat l’Un l’Unit ità. à. Le part partii del del cerv cervel ello lo e dell dellaa psich sichee si sincronizzano com omppletamente e si muo uovvono all’ all’un unis ison ono, o, tipi tipico co dell delloo stat statoo d’au d’auto toco cosc scie ienz nza, a, l’unità (il Sé) prevale sui singoli pezzi (le personalità). Caratterizzato da altissima coeren- za e onde elettroencefalografiche armoniche. La massima comunicazione e la minima resistenza tra le parti permette di raggiungere il più elevato grado di unità, base dei grandi salti evolutivi sia a livello cognitivo, che spirituale o sociale. Esempi evolutivi di questo salt saltoo sono sono l’in l’inte tegr graz azio ione ne di mil ilia iard rdii d’at d’atom omii a formare un’unità cellulare, o di miliardi di cellule a formare un organismo animale. A livello sociale si può può im imm magi aginare nare che l’em l’emer erge gere re di un unaa nu nuoova coscienza planetaria e la futura integrazione globale, nel rispetto dell’individualità e della diversità umana e cult ultural urale, e, po poss ssaano po port rtaare ad un un’’un uniità del della famiglia umana ancora difficile da immaginare ma cert certam amen ente te già già pres presen ente te nei nei mo mode dell llii di Gaia di Lovelock, o di Noosfera di T. De Chardin. E’ alla base base del del Paradigma Paradigma olistico olistico,, orient orientato ato sull’un sull’unit itàà umana e globale.
L’inf ’infor orm mazio azione ne,, l’en l’ener ergi gia, a, la cons consap apev evol olez ezza za e la sinergia tendono a crescere man mano che passiamo dal punto uno (dove la coerenza informatica è sotto i valori 120
ottimali, minima o assente, si ha assenza di attività globali coordinate e la sinergia è minima) al punto 4, dove pervade la totale unità, massima informazione, altissima coerenza. Così possiamo vedere il graduale svolgersi della polarità molteplice disgregata e frammentata verso l’unità che la sottende e che le conferisce uno stato maggiore di armonia, benessere, fluidità, efficienza e sviluppo positivo. Una brillante intui in tuizio zione ne è anche anche la seguen seguente: te: “... la realtà cosmica giust giustifi ifica ca l’affe l’afferma rmazio zione ne dell’e dell’evol voluzi uzione one ener energetica getica mate materi rial alee nel nel vers versoo sent sentim imen enta tale le e spir spirit itua uale le,, del del numero indefinibile dei versi del moto e dell’unicità della direzione finale, dell’identità potenziale assoluta finale di tutte le unità mentali” [Ciu, Pen, Lei, 1976]. Il compito dell’uomo è, allora, salire la scala asce ascens nsio iona nale le per per rico ricond ndur urre re la di dime mens nsio ione ne terr terren ena, a, organica, di cui è il rappresentante speciale, verso la dimensione ultima e assoluta dell’unità cosmologica in cui tutte le essenze si dissolvono. Un cammino verso l’infinito che è già iniziato. È importante riflettere su un monito che trapela dalle parole del fisico David Bohm (1989), egli afferma: “Se la gente sostenesse la percezione del mondo come un tutto ininterrotto, con una molteplicità di significati, alcuni armoniosi ed altri no, si creerebbe un mondo completamente diverso, sarebbe po posssibi bille un unaa percezione creativa senza fine di nuovi significati, in grado di ricomprendere i vecchi significati in insiemi più armon oniiosi e pi piùù vasti, che creerebber bero un unaa trasformazione corrispondente nella realtà complessiva”
Capitolo VI 121
Alt Altre re evid eviden enze ze e cons consid ider eraz azio ioni ni sull sullaa relazione 1 M
Fisica e “metafisica”. “ metafisica”. 122
“Il termine stesso di ricerca prova che il ricercatore si considera lui stesso separato dall’oggetto della sua ricerca. Fin Finch chéé qu ques esta ta du dual alit itàà pers persis iste te,, la rice ricerrca deve deve esse esserre continuata fino al momento in cui l’individualità non sia sparita e che il Sé sia stato realizzato come Essere eterno, e che contenga ricercatore e ricerca”. (Ramana Maharshi)
La scienz scienzaa sta inizian iniziando, do, a tenton tentoni,i, solo solo da poco poco ad accostarsi accostarsi alle alle dimensio dimensioni ni del mistero, mistero, entrand entrandoo nella sfera del del mito, mito, lanciando lanciando le sue sue estreme estreme chele fatte fatte di teoria olografica, parapsicologia, esobiologia, psicologia transpersonale, transpersonale, olismo e altri tentativi tentativi affini. affini. La fisica Quantistica, la teoria Olografica e la teoria della Complessità sono un valido tentativo per scoprire i “veli di Iside” e per spiegare ciò che è stato considerat consideratoo inconosc inconoscibile ibile,, inosserva inosservabile, bile, oppure oppure altre dimensioni (come le 26 che già preannuncia la Teoria delle Stringhe). È sorprendente come diversi pensatori siano arrivati alla stessa conclusione che Francesco Maria Banchi riassume bene in questi termini, dove spiega che la relaz relazio ione ne un unit itàà-mo molt ltep epli lici cità tà,, pu puòò esse essere re chia chiari rita ta in nell’u ’unit nitàà e solt soltant antoo nell’ nell’uni unità tà è la ques qu esto to mo modo do:: “nell molteplicità, ossia è incomprensibile una pluralità di enti se non in relazione a un’unità che li contiene. Se l’uni ’unittà senz senzaa la mol olttepl eplici icità si di diss ssol olve ve,, di dive vent ntaa un’astrazione, linguisticamente un puro suono vocale sen senza za cont conten enut uto, o, e qu quin indi di log ogic icam amen ente te in inut utiile, le, la molteplicità non può essere compresa se non nell’unità, o meglio in relazione all’unità, come suo contenuto, 123
così che l’unità è necessaria e sufficiente a contenere la molteplicità, e la molteplicità è l’insieme delle parti dell’unità, che la caratterizzano, la dimostrano e la diversificano”. Dunque, per parlare di molteplicità si deve concepire la sua parte complementare, dicotomica e paradossale, cioè l’uno. Anche la scienza ha dato il suo contributo accogliendo l’idea di una real alttà fisica in cui si substa tannzia la relazione uno – molti. Nel Nel 18 1887 87,, Si Sirr Willi illiam am Croo Crooke kess prop propos osee un unaa teor teoria ia seco seconndo cui cui tut uttti gli el elem emen enti ti potreb trebbbero ero esse essere re null’altro che delle variazioni di un solo elemento di base, una sostanza originale alla quale lui diede il nome di protyle. Molti scienziati suppongono del resto che ad un livello extra infinitesimale, tutte le cose fondamentalmente si somigliano e sono indistinguibili, sono cioè non molteplici ma “unitarie”. D’altra parte, la materia è densa di profondità infi in fini nite tesi sima mali li che che solo solo appa appare rent ntem emen ente te semb sembra rano no caotiche e complesse, da un lato, disgregate e molt mo ltep epli lici ci,, dall dall’a ’alt ltro ro.. Come Come affe afferm rmaa Mari Marioo Cial Cialdi di:: “nella meccanica quantistica, non si riesce a stabilire alcuna corrispondenza tra l’onda associata al moto degli elettroni e la traiettoria del moto. [...] l’elettrone, protetto’ dalla nuvola, non sarà mai raggiunto. Solo ‘ protetto nei nei proc proces essi si d’ac d’accu cumu mula lazi zione one,, quando quando gl glii elet elettr troni oni dive di vent ntan anoo un unaa molt moltit itud udin ine, e, si ries riesce ce a di disc scer erne nerre, attraver verso la nuvol olaa, l’ara arabesco di un disegn gnoo coerente”. In generale, ciò che non si può esperire con i sensi è considerato, quasi sempre, privo di discernimento scientifico; ma quanta parte della realtà viene esclusa dai sensi? Colori, frequenze, radiazioni, il regno del micro e del macro, le esperienze subliminali, eccetera, come già risaputo.
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Il chimico Mendeleev, dal canto suo, offre un vasto contributo alla questione parlandoci del riconoscimento dell’esistenza di molteplici elementi come base della realtà materiale e di altrettanti diversi atomi riconducibili ad un unico unico modello. Ma non è il solo! Come spiega la fisica quantistica di Bohm, (1980), al live livell lloo subq subqua uant ntis isti tico co,, la localizzazione, come la inte in tend ndia iamo mo no noii nell nelloo spaz spazio io e nel nel temp tempo, o, cess cessaa di esi esister stere: e: “tutti i punti nello spazio divenivano equivalenti a tutti gli altri punti nello spazio, ed era insignificante parlare di qualsiasi cosa come separata da qualunque altra”. I fisici definiscono questa proprietà “nonlocalità “ nonlocalità.”. Ma la cosa più sorprendente è, e qui sta la grande scoperta della “teoria” olografica, che tutte le particelle sono nonlocalmente interconnesse. Ogni cosa nel cosmo è costit ituuita dal materiale ininterrotto dell’ordine implicito, non visibile. Tutto nell’universo è parte di una cont contin inuuit ità, à, che nel liv livel ello lo più supe superrfici ficial alee si manifesta sotto forma di molteplicità, si differenzia, e ciò è adattivo. Come si potrebbe concepire la stessa esis esiste tenz nzaa se no nonn gu guar arda dand ndol olaa da di dive vers rsee ango angola latu ture re dinamich dinamiche? e? Pensate Pensate ad un mondo mondo fatto di di persone persone che si somigliano tutte, dei cloni: la vita sarebbe imposs imp ossibi ibile. le. I miti non raccon raccontan tano, o, in diverso diverso modo modo anche di questo? La realtà è maya, apparenza. La separazione che opera la mente ad un certo livello è solo apparente, tutto è in relazione 21, in modi e termini 21
Sul concetto di Relazione si rimanda al paragrafo “Tutto “Tutto è relazione”, più avanti.
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che che no nonn po poss ssia iamo mo cogl coglie iere re nell nell’i ’im mmedi mediat ato, o, che che ci prescindono e preformano. La società tende a dividere, a dicotomizzare, a “ragionare” in modo utilitaristico, strumentale e materiale. Un altro spunto di riflessone ci perviene dalla “ Teoria Generale della Relatività” di Einstein, secondo cui la curvatura dello spazio è associata alle forze gravitazionali: tanto più appuntita è la curvatura, tanto maggiore è la forza d’attrazione. Ai punti, chiamati singolarità, singolarità, dove la curvatura è così appiattita che lo spazio – tempo, di fatto, si accartoccia, la forza è talmente elevata da spezzare le particelle elementari e ogni leg legam ame, e, così così da sco sconnvolg lger eree di col colppo la dime di mens nsio ione ne spaz spazio io-t -tem empo pora rale le.. Si ha un unaa sing singol olar arit itàà laddove la curvatura è talmente accentuata da com comprim imer eree la varie ariettà: già s’i s’int ntra ravvede ede in qu ques esto to passaggio la “magia” dei molti che si fanno uno, che sono inglobati in una dimensione diversa (come accade ad esempio nel buco nero), in un continuum che va dai mol olti ti al all’ l’uuno, dal fin finito ito al all’ l’in infi finnito, ito, e vi vice cevversa ersa.. L’aspetto più sorprendente è che tutte le singolarità sono circondate da orizzonti degli eventi, per cui non sono sono mai mai comp comple leta tame ment ntee isol isolat ate, e, seco second ndoo la Teori eoriaa Generale della Relatività. É come se tutta la molteplicità dovesse “gravitare” o tendere verso l’unità, o verso un unico polo: parafrasando, abbiamo in tal modo il riscontro del rapporto 1 M nei micro come anche nei macro processi fondamentali che avvengono in nat natura, ura, sia sia quel ellla perce erceppib ibil ile, e, sia sia al di là dell dellee galassie o, se volete, al di là della dimensione che viviamo sul pianeta terra. Come hanno intuito le teorie fisi fisich chee mo mode dern rne, e, qu qual alii la Teori eoriaa dell dellee St Stri ring nghe he,, il modello dell’Ologramma e per certi versi la Teoria 126
Standard Standard,, ciò che è visibil visibilee e pertanto pertanto speriment sperimentabile abile poggia le sue basi su un’unica essenza, unica ma non indivisibile o trasformabile. Tal alee base ase esse essennzi zial alee è cara caratt tter eriz izza zata ta da ele lem menti enti energetici e vibratori e dalla loro relazione costante, tale che qualsiasi elemento, come per esempio una mela ha le stesse proprietà interne di un qualsiasi altro elemento. Tutto è invisibilmente concatenato e retto da una fonte ines in esau auri ribi bile le d’ene ’enerrgi giaa che che si nasc nascon onde de fin fin dent dentro ro i costituenti minimali degli atomi come i neutrini, la cui pro proppriet rietàà parti articcol olar aree è di via iagggia iare re da un at atom omoo all’altro, cosicché tutto è sottilmente interrelato e tra una stella della Via Lattea e il libro che sto leggendo ci sono sì svariati gradi di lontananza fisica e dimensionale ma altrettanti gradi di vicinanza. Govindan ha scritto “ le vibrazioni che esistono nella vita sono sotto forma di colori, suoni, fragranze e simbol olii che rapp pprresent ntaano una pura rotazione d’energia”. L’energia è sempre ciclica e circolare, “non si crea non si distrugge ma si trasforma ” ed anche noi in quanto essere dotati di energia affrontiamo lo stesso processo. Einstein ci porta il suo aiuto quando dice: “ Il mon onddo, nel nella sua maestà tot otaale, non può essere dominato che da un’intelligenza cosmica”.
Tutto è relazione! relazione ! “In primo luogo c'è l’unità delle cose per cui ogni cosa è in armonia con se stessa, è costituita da se stessa, e aderisce a se stessa. In secondo luogo, c'è l'unità per cui una creatura è
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unita con le altre e tutte le parti del mondo costituiscono un unico mondo” (Pico della Mirandola).
L’aut ’autor oree dell dell’A ’Ava vata tams msak akaa Su Sutr traa in indu duis ista ta para parago gonò nò l’intero l’intero universo universo ad un reticolat reticolatoo leggendario leggendario di perle che diceva pendesse sopra lo splendido palazzo del dio Indra (dio che ricorda la parola Idra cioè acqua al quale il suo potere è associato essendo fluido e circolare) e “disposto in modo tale che se guardi una perla, vedi tutte le altre riflesse in essa ”. Come l’autore del Sutra spiegò, “allo stesso modo, ogni oggetto nel mondo non è soltanto se stesso, ma include ogni altro oggetto e, in effetti, è ogni altra cosa ” [cfr. M. Talbot, 1997, p. 305]. Parlando di relazioni si può parlare di tutto, giacché, tutto ciò che esiste è tale perché inserito in una trama di relazioni. Nessuna cosa esiste per essere separata. C’è relazione tra passato e futuro, tra uomo e cosmo, tra un albero e un libro. Noi siamo dentro le relazioni, come lo sono i sistemi, le idee, le galassie, ciò che ancora non esiste e ciò che è esistito sono in relazione. “Ciò che si può studiare non può che essere una relazione…Mai una cosa” (Bateson, 1972).
L’insieme delle relazioni che avvengono in un contesto (scolastico (scolastico,, familiare, familiare, ospedaliero ospedaliero,, poli politico tico,, eccetera) eccetera) creano i significati per/nel contesto, significati condivisi che tracciano le possibili vie in divenire del sistema e che formano quella matrice di molteplicità e pluralità (di abilità, di saperi, di modi di essere, di fare e di saper essere e fare) che ci appartiene e che ci trasforma. 128
Parlando di relazioni e di complessità che ruolo ha la causalità in tali epistemologie costruttive? Una causa può produrre diversi effetti e viceversa. Ogni causa ha effetti diversi su persone diverse, che le attribuiscono significati differenti. Ciascun collegamento all’interno dell’universo “ è un punto di partenza di un’altra dozzina di essi”, poiché “una “u na vast vastaa simi simili litu tudi dine ne cong congiu iung ngee tu tutt ttoo” (cfr. W. Whitman, 1819 1819 – 1982, poeta poeta americano). La relazione istaur istauraa qui quind ndii all all’in ’inter terno no della della sua sua matric matricee un unita itaria ria,, molteplici sviluppi e possibilità. Lo stesso rapporto 1 M è, necessariamente relazionale. Tutto è in relazione e spesso una relatio che sfugge agli schemi di comprensione umana: anche il nulla è in relazione con il tutto. Abbiamo volutamente affrontato l’argomento dei miti, dei simboli e degli archetipi, nelle precedenti sezioni, che richiamano il concetto di Unità proprio per porre l’accento su questo fatto, vale a dire, che abbiamo tutti una base comune dalla quale partire per costruire ed edif edific icar aree in prog progre res, s, no nonn perd perden endo do di vi vist staa l’un l’unit itàà originaria o allontanandoci dal fulcro che sostiene le nostre esistenze. Così ogni essere non può prescindere dal legame con la molteplicità degli eventi, delle cose e delle persone con cui è necessariamente in relazione attraverso una fitta rete di interscambi energetici ed informazionali. Perché le cose che ci capitano sono paradossalmente legate alla nostra vita, a come vediamo il mondo e a come reagiamo all’ambiente esterno?
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Tut utto to ciò ciò che che facc faccia iamo mo segu seguee dell dellee legg leggii appa appare renntemente caotiche. A ben vedere, il caos, che è apparenza, apparenza, è solo solo nella nella moltitud moltitudine, ine, l’ l’unicità è ordine ed arm armon onia ia sinc sincro roni nica ca,, cicl ciclic icaa e circ circol olar are, e, qu quin indi di dinamica e fluida, diversa nell’uguaglianza e uguale nella diversità, particolare e universale, eterna e finita. In Oriente si insiste molto sul fatto che la realtà, in quanto maya, è framment frammentata, ata, divisa divisa e pertanto pertanto in tale tale stato contiene la versione materiale dell’Essenza, che è Una e che si mostra nella meticolosa moltitudine di esseri e fenomeni in relazione. L’informazione è quindi una differenza, la conoscenza è un ricostruire, talvolta in modo arbitrario, l’unità originaria, dentro e fuori di noi. C’è una massima di Gibran, riportata per intero, che che racch racchiu iude de in mo modo do esem esempl plar aree il no nocc ccio iolo lo dell dellaa relazione, dei legami che intercorrono tra e dentro le cose: “ L’essenza di ogni cosa sulla terra, visibile o invisibile, è spirituale. Entrando nella città invisibile, il mio corpo è coperto dallo spirito. Chi cerca di separare il corpo dalla spirito, o lo spirito dal corpo, allontana il suo cuore dalla verit verità. à. Il fio fiorre e la sua fragranz fragranzaa sono un’ uni unica ca cosa; cosa; è cieco colui che nega il colore e l’ immagine del fiore, affermando che possiede solo la fragranza che si espande nell nell’a ’ari ria. a. É lo stes stesso so atte attegg ggia iame ment ntoo di qu quel elli li che, che, priv privii dell’olfatto, considerano il fiore solo per la sua forma e per i suoi colori, trascurando il profumo. Tutto ciò che si trova nel creato, esiste anche dentro di te, e tutto ciò che hai dentro esiste nel creato. Non vi è alcun confine fra noi e le cose più vicine, ma ciò che è più importante, la distanza non è sufficiente a separarci dalle cose più lontane. Ogni cosa, dalla più bassa alla più sublime, dalla più piccola alla più gra grand nde, e, esis esiste te dent dentrro il tuo tuo esse esserre, senz senzaa diff differ eren enze ze.. Nell’atomo si possono trovare tutti gli elementi della terra. La goccia d’acqua contiene tutti i segreti degli oceani. In un
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moto della mente si trovano tutti i moti si tutte le leggi dell’esistenza”.
Dell’Amore Un tipo di relazione profonda che coinvolge due o più persone è l’amore. Si parla tanto d’amore, si fa presto ad usare ad ogni occorrenza effusiva e anche banale la parola amore. Vi sono tanti modi per definire l’amore tra due persone e altrettanti modi per, cosa ancora più difficile, praticarlo. Nella visione più mistica, filosofica e rom romanti antica ca,, l’am l’amoore è visto sto com come la di dim mensi ension onee suprema da raggiungere, la via dell’Eros, tutto il resto è un mezzo per arrivare a tale fine ultimo. Così anche per le religioni, per l’arte come sentimento e amore per l’un l’univ iver erso so.. Di Dive vers rsaa è la vi visi sion onee che che si cond condiv ivid ide, e, invece, nelle società att ttuuali, dominate dal mito dell’uguaglianza, ma come ribadisce E. Fromm (1956), un’uguaglianza da intendere come uniformità, anziché unità. La pratica dell’amore, nel nostro tempo e nella nostra storia, vincolata da barriere pregiudiziali e da luoghi comuni, è assai complicata. Per questo scam scambi biam amoo surr surrog ogat atii come come il sess sesso, o, le sfur sfuria iate te di gelosia, la possessività, e tante altre forme di comp compor orta tame ment ntoo egoc egocen entr tric iche he,, con con il vero vero ed un unic icoo messaggio dell’amore che c’è stato da sempre tram ramand andat atoo, al qu qual alee fors forsee siam siamoo assu assuef efat atti ti,, non riusciamo più a distinguerlo nella sua vera essenza. Biso Bisogn gna, a, anzi anzitu tutt tto, o, di dist stin ingu guer eree l’am l’amor oree com come atto atto infinito ed universale che coincide con l’amore fraterno per tutto e tutti, compreso se stessi dall’amore (diciamo romantico) per un’altra un’altra persona persona che è quantitativamenquantitativamen131
te in infe feri rior oree ma qu qual alit itat ativ ivam amen ente te ug ugua uale le all’ all’am amor oree universale, se e quando l’una e l’altra persona incarnano il principio dell’amore che li contiene, di cui si fanno ricettacolo. Nell’amore è come se si avesse il seguente passaggio: |1a| + |1b| = |1ab| L’amore è un sentimento che moltiplica le energie di due persone, più se ne dà e maggiore sarà la soddisfazione e l’appagamento. L’amore è la colla che riesce ad unire due persone, di due fare una (ma non tutte le colle sono forti...). L’argom ’argoment entoo dell’a dell’amo more re non pu puòò essere essere certame certament ntee esaurito in questa sede. Quello che c’interessa cons consid idera erare re sono sono alcu alcuni ni spun spunti ti di rifl rifles essi sion onee che che si adattano al tema dell’amore che certo è un’arte, una dimensione, che possiede tanti livelli, una scala che ascende verso l’alto, dove dove si riesce a guardare il mondo nella sua totalità, in una prospettiva più ampia. Sono interessanti ed esemplari alcune delle conclusioni di Fromm sull’ “ Arte dell’amore” (1954), tratte dal libro omonimo, che ricalcano le tracce della relazione uno – molti, anche se Fromm, non ne parla esplicitamente. Egli dice: “Tutti noi siamo Uno, eppure ognuno di noi è un’e un ’ent ntit itàà un unic ica, a, sepa separa rata ta.. Nei Nei no nost stri ri rapp rappor orti ti col col prossimo si ripete lo stesso paradosso. In quanto uno, possiamo amare tutti nello stesso modo, nel senso di amore fraterno. Ma in quanto esseri distinti, l’amore erotico esige prerogative strettamente individuali...Nell’essenza, tutti gli esseri umani sono identici. Siamo tutti parte di Uno, siamo Uno ”. Anche Anche 132
se lo siamo in modi diversi. L’amore è una via. Tanti sono i modi per percorrerla, uno solo è il traguardo finale: il superamento dei principi di causa ed effetto e la con conosce oscennza incon condiz izio ionnat ata, a, pu pura ra,, che che è l’att ’attoo d’amore. Noi possiamo sperimentare, nel modo che c’è più consono e pertinente, solo una piccola parte di quest qu est’am ’amore ore assol assoluto uto e lo possiam possiamoo riversa riversare re in un contenitore (necessariamente limitato) che rappresenta la visione del mondo e la natura del nostro voler essere. Il nostro è un rito che rappresenta la totalità unitaria nella particolarità dell’attimo (momento/luogo) in cui si ritualizza e riattualizza l’epopea dell’Amore. In poche parole, ognuno di noi ha/è un contenitore specifico per l’ “acqua” che è vita. La fonte a cui ognuno di noi attinge è unica. Recitiamo ruoli diversi per scene simili, o viceversa. Ogni Ogni singola persona ha a disp di spos osiz izio ione ne un cont conten enit itor oree do dove ve rive rivers rsar aree il “suo “suo amore” che si deificherà in quella particolare istanza, ovvero la capienza e la forma del contenitore. Torne ornere remo mo ad affr affron onta tare re nel nel pros prossi simo mo capi capito tolo lo la tem tematic aticaa dell dell’a ’amo more re attr attrav aver erso so il simb simbol oloo che che per per anto antono noma masi siaa lo rapp rappre rese sent nta, a, ov ovve vero ro il cuor cuore: e: il suo suo cont conten enit itor ore. e. Di Dice cend ndoo che che il cuor cuoree è il cont conten enit itor oree dell’amore si tenta indirettamente di far trapelare un concetto e cioè che l’Assoluto può albergare anche in una siffatta dimensione, in un così piccolo contenitore, poiché l’amore può le cose più impossibili. L’amore è la possibilità dell’impossibilità! dell’impossibilità!
La Ripetizione: tra monotonia e lifestyle? La ripetizione è una delle proprietà più rilevanti della Molt Moltep epli lici cità tà.. Al Altr tree prop propri riet etàà o cara caratt tter eris isti tich chee del del 133
molteplice sono: la segmentazione, la frammentazione, la differenziazione (quindi la differenza, l’ambivalenza, l’eterogeneità), la contraddizione, la specializzazione, l’eterogeneità, l’accumulo, la materialità. Molti Molti dei modus modus operand operandii di una una persona persona sono, sono, oggi più che mai, caratterizzati da una ripetitività ciclica e costante. Baudrillard (1978) sintetizza bene la natura quotidianità è della ripetizione quando afferma che “ la quotidianità la differenza nella ripetizione”. Dai moduli, che fanno da supporto, ad esempio, alle costru costruzio zioni ni (matto (mattoni, ni, elemen elementi ti ripeti ripetitiv tivii qu quali ali chiodi chiodi,, pannelli, eccetera) ai frattali, sembra che la ripetizione nonn si stan no stanch chii di ripe ripete ters rsi. i. Uno Uno di diet etro ro l’al l’altr tro, o, un unoo sull’altro, uno nell’altro, tutta la vita sembra essere percorsa da un filo invisibile di sequenze intercambiabili che ne modulano l’invariabilità ad un livello micro e macro. Quasi un’abitudine routinaria ma, per per cert certii vers versii nece necess ssar aria ia,, il cui cui scop scopoo semb sembra ra quello di organizzare gli elementi che si susseguono, si ripetono appunto, fissandosi nella memoria ontogenetica e filogenetica. Tuttavia, la ripetizione, come meccanismo universale, semb sembra ra esse essere re stat statoo po poco co com compres preso, o, fors forsee perc perché hé scontato o perché “ripetitivo”. Giochi di parole a parte, il meccanismo della ripetizione sembra essere molto sottile e convincente. Nell’advertising, ovvero nella pubblicità commerciale, quello della ripetizione è un utile escamotage retorico, adottato per far presa sull’attenzione e sulla memoria del target o dell’audience in generale (così come nella musica, nel cinema, nell’industria culturale e commerciale, che sembrano basare sulla ripetizione le sue più convincenti attese di vendita). La ripetizione, è 134
una figura retorica di gran rilievo che ha suscitato inter in teres esse se pers persin inoo in Napo Napole leon one, e, (e prim primaa anco ancora ra in Arist ristot otel elee e Cice Cicero rone ne)) il qu qual alee affe afferrmava ava che che la ripetizione è, tra le figure retoriche, quella che sembra maggiormente persuasiva. La pubblicità ne fa, appunto, lar largo im impi pieg ego, o, po poic iché hé nell nellee camp campag agne ne si cerc cercaa di battere il martello finché è caldo, bombardando i sensi con annunci quasi fino alla nausea (cfr. Mariani G., 1993). Freud, si era occupato della coazione a ripetere. Mi sembr sembraa in inte tere ress ssan ante te acco accost star aree la ripe ripeti tizi zion onee ad un unaa funzione comunicativa abbastanza bizzarra. In psicopatologia, ad esempio, i tic, le manie, (come anche le ideazioni paranoiche, depressive, maniacali, nevr nevrot otic iche he,, le fobi fobie) e) sono sono mo modu duli li comp compor orta tame ment ntal alii disadattivi autonomi, sganciati dal contesto in cui la scambio comunicativo ha luogo in maniera fluida e dinamica. Tali programmi autoinnescati si ripetono per il semplice fatto di potersi ripetere e per comunicare tale ripetizione: un meccanismo che si è inceppato. Ancora più interessante è la coazione a ripetere, che sembra più una situazione legata a variabili di natura interpersonale, invece che esclusivamente idiosincratiche. Facciamo amo alc lcuuni esemp empi. Capita ita a volte di conoscere una persona, la quale, naturalmente ed in modo automatico, si crea, in una manciata di secondi, una prima impressione di noi, di come siamo superficialmente e di come interagire con noi. Spesso su qu quel ella la prim primaa impress ressiione si gio ioca canno le fut future interazioni nelle micro – situazioni quotidiane. Ma, c’è di più: capita che se ci si fissa su una particolare caratteristica essa tende a manifestarsi, in modo del tutto spontaneo, qualora si ricrei il setting appropriato all’interazione tra due comunicanti. Si tratta della messa 135
in mo moto to di mecc meccan anis ismi mi auto automa mati tici ci che che si po poss sson onoo protrarre nel tempo. Si ricade a volte sempre negli stes stessi si erro errori ri,, evit evitab abil ilis issi simi mi e bana banali li,, nei nei medes edesim imii schemi operativi, con certe persone più che con altre. La vita è piena di esempi che riguardano atti ripetitivi, che una volta stabiliti o prestabiliti proseguono quasi in maniera automatica, o subcosciente. Il ritardare sempre con una data persona, il comportarsi in modo irascibile con la stessa persona, sbagliare sempre in quel dato modo, in quella specifica circostanza, con quella data per perso sona na,, qu quas asii foss fossee un march marchio io cara caratt tter eris isti tico co dell dellaa relazione avviata. Perc Pe rché hé ci si foss fossil iliz izza za in simi simili li comp compor orta tame ment nti? i? E sempre con le stesse persone? Comportamenti che si spiegano solo attraverso quella particolare relazione che lega ognuno di noi. Com’è noto, ognuno di noi dà impressioni diverse a differenti tipi di persone le quali dipendono, dipendono, in sostanza, da: Le prime impressioni che ci si fa dell’altro: la situazion situazionee dell’inco dell’incontro ntro con l’altro l’altro (il setting, le variabili socio – ambientali, che fanno da sfondo alla relazione); e, le cara caratt tter eris isti tich chee di cost costru ruzi zion onee dell dellaa realtà che possono cambiare da individuo a inddiv in iviidu duoo (in (in base ase ai propr roprii model ellli di appr appren endi dime ment ntoo e atta attacc ccam amen ento to,, ai valo valori ri pro propr prii o cond condiv ivis isii con con un unaa comu comuni nità tà pi piùù rist ristre rett ttaa alla alla qu qual alee si appa appart rtie iene ne,, cioè cioè il grupp ruppoo di rife riferi rim ment nto, o, e al altr tree vari variab abiili troppo complesse che spaziano dal neurob neurobiol iologi ogico, co, al social sociale, e, passan passando do dallo dallo psi psico colo logi gico co,, semi semiol olog ogic icoo e ling lingui uist stic icoo – culturale, storico, etc.).
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Un altro fattore importante è, sicuramente, quello del meccanismo della profezia che si autoavvera: le attese che ognuno mette in conto nel definire una relazione o unaa situaz un situazion ionee sono sono determ determin inant antii nell’e nell’esit sitoo che può avere una relazione, di qualsiasi natura, in un gioco di comp compli lici cità tà im impl plic icit itee e atte attese se cond condiv ivis isee e sott sottac aciu iute te.. Attese o aspettative che ricalcano il significato che rico ricomp mpon onia iam mo in noi noi e fuor fuorii di noi. noi. Quan Quando do una una situazione che ci capita di vivere si ripete per ben tre volte è sufficiente per far credere agli altri che in quella specifica situazione ci comporteremo sempre in quel modo, creando, involontariamente, delle aspettative di come siamo, di come interagire con noi, che alla lunga ci etichettano, ci categorizzano, a discapito della nostra poten potenzia ziale le variab variabili ilità tà e po polie liedri dricit cità. à. Un meccan meccanism ismoo che, ad ogni modo, serve a far diminuire l’ansia e l’incertezza: una volta stabilito qual è il modo più opportuno di interagire con un dato individuo ci vorrà tempo ed energia per dirottare tale certezza acquisita, per per cam cambi biar aree op opiini nion one. e. Tale mecc eccanis anism mo rie ient ntra ra nell’ottica di ciò che si chiama economia cognitiva e ad un certo livello funziona anche bene, ma ci sono i pro e i contro, gli eccessi e i difetti, come in tutto. Può capitare, ad esempio, in famiglia di trovarsi dopo una certa esperienza con degli sconosciuti; capita di crearsi aspe aspett ttat ativ ivee errat erratee su un unaa pers person onaa etic etiche hett ttan ando dola la per per quel ello lo che che app appare are e no nonn per per ci ciòò che che real realm mente ente è. L’uom ’uomoo cont contem empo pora rane neoo no nonn ha temp tempoo di scav scavar aree a fondo, precisare, trovare il pelo nell’uovo. Prendiamo sempre più a modello i robot, le macchine che ripetono sequenze d’azioni standard all’infinito. Il meccanismo della ripetizione va analizzato giacché è alla base della natura dei rapporti umani, poiché catalizza le vicende 137
relazionali sia sul piano personale che su quello, più vasto, dello scenario sociale. Ne sono alcuni esempi le stragi degli omici ciddi serial alii, l’emulazione mass mediatica e le sue spesso dannose conseguenze e lo stesso rapporto sfalsato 1>< M . Quante volte, infatti, la storia si ripete, con gli stessi errori, gli stessi mecca meccani nism smii che che ci si rito ritorc rcon onoo cont contro ro,, con con gu guer erre re,, conflitti e danni sociali. In definitiva il concetto di ripetizione ripetizi one è espresso dall’equazione dall’e quazione 1 = M. Vale a dire uno (un oggetto, una caratteristica, una funzione, un pensiero, un atto, eccetera) che si ripete, non in molti modi diversi ma, in un unico modo molte volte: ciò è indi in dice ce di anom anomali alia, a, manc mancan anza za di pens pensie iero ro crit critic icoo e creativo, fissazione e coercizione. Un altro modo di intendere il concetto di ripetizione si può sintetizzare in questi termini: “ogni cosa è un ciclo contenuto in un ciclo più grande”. Ovvero, la parodia dei frattali, che tra breve vedremo.
Cosa c’entrano i frattali con la relazione 1 M?
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L’imma ’immagin ginee sopra sopra raffig raffigura urata, ta, che state state gu guard ardand ando, o, corrisponde alla struttura interna del cuore, essa è uno dei tantis tantissim simii modi in cui si può ramifi ramificar caree in modo modulare un frattale. Altri esempi di frattali, nel corpo umano sono i neuroni che formano strutture dentritiche e int ntri rica cate te,, la stru strutttu tura ra al alvveol eolare are dei polm lmon onii, le circonvol circonvoluzion uzionii dell’intes dell’intestino tino,, l’apparato l’apparato circolator circolatorio, io, lo stes stesso so DNA crom cromoosom somic icoo e del del rest restoo la ste stessa ssa evo evolu luzi zioone del ell’ l’uuomo, lo svilu ilupp ppoo dei cora corall lli, i, la rami ramifi fica cazi zion onee di cert certii albe alberi ri,, in inte tern rnet et,, le gala galass ssie ie,, e molti altri aspetti insiti nella natura. Molte forme di aggregazione seguono forme reticolari di strutturazione, strutturazione, ripetizioni ripetizioni modulari, ma quello quello che è più interess interessante ante e che ci porta porta direttament direttamentee alla natura natura della relazione 1 M è che tali strutture, in generale, si dipa di part rton onoo tu tutt ttee da un cent centro ro/p /pun unto to o, di conv conver erso so,, convergono simultaneamente in esso. Tale punto viene chiamato attrattore. attrattore . La fisica e la matematica si sono occupati della geometria frattalica, molto diversa da quel ella la cl clas assi sica ca eucl euclid idea ea,, ed in par partico ticola lare re i fisi fisici ci sostengono che i cosiddetti sistemi dissipativi (quelli nei quali l’energia si disperde sotto forma di calore) sono sono caratt caratteri erizza zzati ti dal fatto che le orbite orbite di fase fase che par parto tono no da cond condiz izio ioni ni in iniz izia iali li anch anchee mo molt ltoo di dive vers rsee 139
finiscono per giungere tutte in un determinato insieme di stati di superficie detto attrattore. L’attrattore più semplice è il punto fisso che descrive un sistema, il quale evolve sempre verso un singolo stato, in questo spazio delle fasi vicino all’attrattore tutte le traiettorie conv conver ergo gono no vers versoo qu quel el sing singol oloo pu punt nto. o. Vi sono sono po poii attr attrat atto tori ri pi piùù comp comple less ssi,i, di cui cui no nonn ci occu occupe pere remo mo.. Un’al n’altr traa prop propri riet etàà del ellla geom eomet etri riaa frat fratta talle (ved (vedii Mandelbrot, 1987, un pioniere in tale campo) consiste nel fatt fattoo che che in inggran randen dendo a pia iaci cim mento ento,, con con una zoom zoomat ata, a, un unaa pi picc ccol olaa po porz rzio ione ne del del frat fratta tale le,, qu queesta sta conserverà l’immagine globale (con minime variazioni) del tutto. Ciò che a prima vista molte immagini frattaliche trasmettono è una sensazione di caos, tale è infatt fattii ci ciòò che che te tenndo donno a descr escriivere vere;; ma un cao caos apparente, poiché, ha le sue regole interne, ciclicità e modi peculiari di presentarsi. Gli stessi neuroni del cervello sono “caotici”, ed in questo caso il fattore caotico è indispensabile per l’evoluzione diversificante e stimolante cui vanno incontro le strutture cerebrali e quindi l’intera persona. Il caos apporta nuovi stimoli, nuova informazione e quindi cambiamento. Senza caos vi sarebb sarebbee equilibr equilibrio, io, certam certament ente, e, ma un equili equilibri brioo “mortale”, almeno per i sistemi biologici. Noi spesso vediamo soltanto una parte del tutto, ad esempio una sezione di un processo, com’è vero che siamo portati a frammentare le cose e le conoscenze, ma in una visione globale, distanziata, le cose ci apparirebbero con moti che che tend tendon onoo ad un unaa un unit itàà sost sostan anzi zial ale: e: è un ordi ordine ne talmente complesso da sfuggire alla percezione e alla comprensione umana. I frattali palesano l’incredibile fascin fascinoo dei fenome fenomeni ni entropici (disgr (disgrega egativ tivi,i, che si separano e scindono da un’ unità) e sintropici (che, inversamente tendono verso un’unità, costruiscono la 140
complessità e la specializzazione. La relazione 1M, allora, si arricchisce ulteriormente considerando questi fenomeni come parte di una legge unitaria, cioè valida per molti ambiti e molteplice nelle sue varie forme e modalità. Si potrebbe ancora dire tanto sull’importanza dei frattali e a tale proposito rimando, per ulteriori approfon approfondime dimenti, nti, ad alcune alcune pagine web web consigliate consigliate in bibliografia, dove troverete sia immagini interessanti che spiegazioni abbastanza esaurienti in merito.
Capitolo VII Divagazioni Sul Tema: Altri modi curiosi d’ intendere la relazione 1 M.
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Il Terzo Terzo Occhi Occhioo
Daremo, adesso, uno “sguardo” al simbolo del Terzo Occhio, che ritengo interessante e propedeutico anche per una nuova scienza che voglia interfacciare credenze nuove e antiche in un quadro unitario. Secondo Platone “c’è un occhio dell’anima …soltanto con esso si vede la Verità”. Questo simbolo ricorrente in varie culture, cris cristi tian anee e prepre-cr cris isti tian anee come come qu quel ella la Greca Greca,, Egiz Egizia ia,, Orientale, sintetizza e comprende, nelle vesti di “porta della percezione”, vari elementi tra loro interconnessi, quali: 142
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L’Occhio La Bocca Il Pesce Il Seme Il Mirto L’Aura o Vesica Piscis La Vulva La Verginità Il segno astrologico del Cancro Uovo Vaso corno e unicorno Portale (passaggio, transito) Ru: il geroglifico egiziano, emblema della bocca, dell’occhio e dell’utero () La croce cro ce di Venere (♀) e la croce egizia o Ankh
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Il Caduceo
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Il Terzo Occhio è un simbolo che racchiude, come si può notare, un’enigmatica commistione di significati e di rim rimandi andi sim simbo boli lici ci.. Un sim simbo bolo lo che che camb cambia ia e si rinnova nelle varie culture (da dove si può dedurre la cost costan ante te d’un d’unit itàà nell nellaa mo molt ltep epli lici cità tà che che conc concer erne ne i simboli, la loro tautologia e totalità circolare). Il terzo occhio, come assonanza di forme simboliche, rimanda allaa Vesi all Vesica ca Piscis Piscis o Mandor Mandorla la Mistica Mistica che avvolge avvolge i santi (o l’aureola, da cui l’aura) è un simbolo adottato già ai tempi dell’Egitto dei faraoni, dove prende il nome di Ru, il geroglifico che ne codifica la stessa forma (()). Il terzo occhio rappresenta elementi sia “materiali”, come ad esempio il seme e la bocca e spirituali come 143
l’au ’aura e l’Oc l’Occh chio io dell dellaa Vegg eggenza enza.. Ques Questt’ult ’ultim imoo elem elemen ento to sta sta ad in indi dica care re un unaa di dime mens nsio ione ne ragg raggiu iunt ntaa d’integrità spirituale, è cioè un occhio che vede non solo le cose materiali ma soprattutto l’essenza che si cela dentro di esse, parafrasando, vede il Tutto dentro un granello di sabbia, poiché “ Lo spirito e la materia non sono polarità, bensì aspetti differenti della stessa cosa” [M. Hedsel, 1999].
Rappresentazioni Sacre del Terzo Occhio/Ru Vedia ediamo mo,, in inna nanz nzit itut utto to,, il cara caratt tter eree sacr sacroo del del terz terzoo occhio, che prende il nome di Ru presso l’antico Egitto e, come come abbi abbiam amoo dett detto, o, raff raffig igur uraa la vesc vescic icaa pi pisc scis is,, l’aura l’aura o aureola, la Mandorla mistica che avvolge i Santi, nell’iconografia cristiana. Ad esempio, l’aureola dell’arte cristiana, che si rifà al Ru, compare in molte cattedrali, solitamente accoglie il corpo di Maria Vergine, come per esempio in una delle vetrate della cattedrale di Burgos, in Spagna, oppure in certe cattedrali medioevali (specie italiane e spagnole del secolo XII) gli stessi angeli sono rappresentati a forma di Ru. In realtà, il segno raffigurante il Ru (), un 144
importante geroglifico egiziano 22, ha dato origine al simbol simboloo egizia egiziano no Ankh , la croce egizia (un altro elemento in comune con il cristianesimo), succ succes essi siva vam mente “preso reso a pres presti tito to”” dai dai Grec Grecii per Amore. raffigurare Venere (♀), dea dell’ Amore L’An ’Ankh, una cro croce dov ovee il Ru è posto sto nel elll’ap ’apic icee supe superi rior ore, e, in indi dica ca l’un l’unio ione ne dei dei prin princi cipi pi op oppo post stii del del maschile (croce) e del femminile (Ru), Osiride e Iside, come anche dell’umano e del divino, della terra e del cielo. Tale simbolo è presente presso molti popoli tra cui tibetani, lapponi, svizzeri; compare anche in Siria, Cina, Danimarca, Fenicia. In Egitto, Maat, Dea della Verità, che giudica le anime, tiene in mano l’Ankh, a forma di chiave. Una raffigu raffigurazion razionee che ci riporta riporta al simbolism simbolismoo della bilancia ( ) con con la qual qualee cond condiivi vide de in prim primiis le due due dimensioni del Sopra/Cerchio/Cielo o Sole/Eternità da unaa part un partee e del del So Sott tto/ o/Qu Quad adra rato to// Terra erra/L /Lun ungh ghez ezza za-Larghezza dall’altra23, come si può vedere nel simbolo della bilancia. Vedremo, inoltre, nei paragrafi seguenti le assonanze che riallacciano insieme il simbolismo del terzo occhio e quello del cuore e dell’uovo. 22
Da notare che in Ebraico la radice Ruah radice Ruah indica il soffio dello spirito.
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Inoltre nel cristianesimo la bilancia acquista nella raffigurazione del Giudizio Universale e delle anime un valore molto simile a quello egizio. Per altro l’elemento superiore che forma il simbolo della bilancia non è altro che l’omega Greco (Ω), che per altro richiama il simbolo del cerchio, quindi dell’unità, della perfezione e dell’infinito. Dio si suole, infatti, indicare come l’alfa e l’omega, principio e compimento di tutte le cose. Ω
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Il punto di domanda è perché mai significati diversi e talora opposti e paradossali si ritrovano insieme nello stesso simbolo che indica: visione/risveglio/illuminazione; zione; vergin verginità ità/vu /vulva lva/sp /spiri iritua tualit lità; à; po porta rta//p //pass assagg aggio/ io/ /aura; in una sorta di fushion simbolica e mistica. Tale ale è la forz forzaa di simb simbol oloo che che rive rivest stee sign signif ific icat atii app apparen arentteme ement ntee di dive verrsi e con contras trasttanti anti seco seconndo il contesto storico, culturale, biologico ed esoterico dove compare. Pensate, ad esempio, alla svastica che nel buddismo rappresenta il cuore di Buddha, nel nazismo, invece, indica sempre una “purificazione” o elevazione, ma a senso unico e secondo la pazzia di Hitler. Hitler. Come dice Carl Gustav Jung nel suo libro “ Psicologia e Alchimia” (1944): “ str stran anam amen ente te il pa para rado doss ssoo appartiene ai beni spirituali più preziosi”. Paradossi che stanno ugualmente alla base della religione, della polit politica ica,, dell’e dell’econ conom omia, ia, della della societ società, à, che inv invest estono ono l’indi l’individ viduo uo scardi scardinan nando done ne i presup presuppo posti sti logici logici della mente razionale e positiva. Il Ru, ovvero, il Terzo Occhio, essendo un simbolo la cui origine si perde nella notte dei tempi, compare in molte delle tradizioni religiose o di culto pagano. Se volessimo rappresentare il Terzo Occhio o Ru sotto le spoglie naturali dovremmo ricorrere al Mirto, che ha dietro come per l’unicorno una complessa simbologia. Il Mirto rappresenta il principio femminile, la Vescica Piscis. La corona di mirto è portata dagli iniziati, può indicare amore, parto, felicità e gioia, inoltre simboleggia il germinare, il rinascere della vita, il suo rinnovarsi (da qui l’accostamento alla vagina e al vaso). Portare in testa una corona di mirto per un iniziato equivaleva a saldare il cerchio collegando l’Ariete (la 146
Testa) ai Pesci (i Piedi) così da chiudere simbolicamente il cerchio della vita passata. Un altro simbolo omologo al terzo occhio è il corno (cornucopia, corno d’oro, eccetera). Si può stilare una breve lista di rappresentazioni del Terzo Occhio. Sarà indicat cata, di seguito la zona geografica interessata ed il corrispettivo simbolo del Terzo Occhio nelle sue varie rappresentazioni in Dei o animali: Egitto: Egitto: L’Uraeus è il Terzo Occhio di Ra che assume forma di cobr cobra. a. Lo si scor scorge ge nell nellaa coro corona na del del fara faraon one. e. Ed anco ancora ra nell nell’a ’anc nckh kh,, la croc crocee egiz egizia ia,, che che compare in modo inflazionato in molti pittogrammi. Inol Inoltr tree il no nome me Urae Uraeus us po port rtaa a pens pensar aree al term termin inee aureola (ovvero la Mandorla Mistica). Oriente : Dea Durga, la Madre Madre Terr Terribi ibile, le, il cui cui terzo terzo occhio occhio,, simb simbol oleg eggi giaa il po pote tere re di libe libera rare re l’uo l’uomo mo dall’illusione della dualità e dello squilibrio. Il Dio Kali e Siva nell’Induismo: nell’Induismo: il Terzo Terzo occhio di Šiva, l’Occhio del cuore sinonimo di saggezza trascendente, lo spirito onnisciente e l’illuminazione l’illuminazione24. Buddha e l’occh l’occhio io dell’I dell’Illu llumi minaz nazion ione: e: Egli, Egli, infatt infatti,i, secondo la tradizione, nacque con un terzo occhio in mezzo alla fronte, che assunse la forma di un neo peloso, l’urna. 24
In linea con queste tradizioni gli indiani usano adornarsi la fronte con un punto rosso disegnato tra i due occhi, che ne indica in base al colore la casta di appartenenza.
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Il Tilaka: il puntino rosso (o di vari colori e forme a seconda della setta) che portano le donne sulla fronte, in India, dove per altro l’idea del terzo occhio ha raggiunto il massimo sviluppo. Sempre secondo la mitologia indù, il terzo occhio è un’arma straordinaria che ridurrebbe in cenere qualsiasi cosa: così durante le distruzioni periodiche dell’universo annienta gli dèi e tutti gli esseri viventi. Infine il terzo occhio produce il madhu afrodisiaco, che scorre come il Gange. Cristiano : L’occhio di Dio in un Triangolo; la Vescica Piscis o Aureola, che riprende il Ru egiziano. Tra le raffigurazioni raffigurazioni cristiane della genesi ve ne sono alcune di particolare interesse ad esempio nelle cattedrale arabo-bizantine e/oo rom e/ romani aniche che com come il Duom omoo di Monreal realee dov ovee vengono raffigurati angeli a foggia di Ru e lo stesso gli albe alberi ri.. Imma Immagi gini ni mo molt ltoo sugg sugges esti tiva va che che ci ripo riport rtan anoo all’importanza del terzo occhio/Ru anche nella Genesi. Il Ru si ritrova poi in contesti cristiani per rappresentare la santità o alto livello spirituale della persona che ne è circondata, come avvolta tra due “braccia” e compare in parec parecchi chiee raffig raffigura urazio zioni ni ed icone icone della della Ver Vergin gine, e, di angeli, del cristo con la croce e talora usato come componente architettonico nelle costruzioni sacre, come nell nellee vo volt ltee o nei nei po port rtic icat atii dell dellee chie chiese se,, mauso ausole lei, i, pagode. Alchemico/simbolico: Mercurio, l’Oro, Caduceo, Unicorno, Sole e Luna nella conjunctio, le nozze alchemiche.
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Astrologico: La figura astrologica più vicina al Ru (e quindi al terzo occh occhio io)) è il Cancr Cancroo ( ). Una sort sortaa di port portal ale. e. Infat Infatti ti,, il sigillo del cancro è duale, simmetrico, ed indica il Janua ua Inf Inferi er,i che solstizio d’estate, ovvero la Jan conduceva l’adepto all’iniziazione in certi riti misterici pre precr cris isti tian ani.i. Abbi Abbiam amoo qu quin indi di il po pote tere re asce ascend nden ente te e declinante del sole, ovvero la luna (quindi ispirazione e amore) con la quale il segno del cancro s’identifica. Probabilmente Il monito principale, escatologico, che risuona da tali raffigurazioni, è che l’umanità deve risvegliare il potere del terzo occhio per essere guidata nella “dritta via” e contemplare, attraverso l’amore e il supe supera rame ment ntoo dell dellaa cond condiz izio ione ne mater ateria iale le di ceci cecità tà,, l’unica Verità che ci trascende e di cui facciamo parte: l’Unità dell’uomo con il cosmo. Unità che avviene per grad radi e che che pas passa dall dallaa soli solida dari riet etàà tra tra gli uomini ni,, dall’armonizzazione dell’uomo con la natura ed infine dalla consapevolezza di appartenere ad un universo che ci contiene e che conteniamo.
Il Terzo Occhio e/o l’Epifisi Ma è solo solo un conc concet etto to così così astr astrat atto to,, come come semb sembra ra app appari arire, re, quel ello lo del del Terzo rzo Occh Occhio io?? La risp rispoosta sta è negativa, poiché il Terzo Occhio non è sempre stato un concetto religioso o una metafora. I pesci e i rettili più antichi possedevano un terzo occhio fisico, al centro della fronte o in cima alla testa, che poi scomparve nel Triassico. Oggi ne sono dotati la lampreda (a livello sottocutaneo) e alcune lucertole. Esso, completamente coperto dalla pelle, serve soprattutto a individuare la 149
presenza di luce. Il suo discendente è la ghiandola pin pinea eale le,, che che si trov trovaa nel nel cerv cervel ello lo dei dei mamm mammif ifer eri, i, ovver ov vero, o, la piccol piccoliss issima ima ma imp import ortant antiss issim imaa Epifisi, sede del controllo delle emozioni e d’altri importanti mecca eccannism ismi di rego regola lazi zioone di cui cui succi uccinnta tam mente ente parleremo. L’epifisi è una ghiandola, di cui già parlava Aristotele nel 380 a.C. circa, i cui misteri non sono ancora del tutto svelati. Per Cartesio era sede dell’anima, e forse non c’è andato tanto lontano. Essa è una ghiandola endocrina, sita nel centro del cervello, che produce la melatonina, melatonina , un neur neurot otras rasme mett ttit itor oree (neuropeptide) che ha ha varie varie funzioni: funzioni: presiede alla regolazione del ciclo circadiano sonno veglia, allo sviluppo psicofisico nell’uomo, reattività comportamentale (attacco – fuga), permette anche un migliore adattamento agli sbalzi nei ritmi circadiani e del fusorario (per esempio nel jet lag). La funzione più importante e forse meno conosciuta riguarda l’ampliamento delle facoltà percettive e della coscienza (quando la melatonina è prodotta in quantità maggiori della norma o se introdotta farmacologicamente). Si produce molta melatonina nelle prime ore notturne e ciò spiegherebbe alcuni sogni visionari che por porta tano no ad aver averee ad esem esempi pioo prem premun uniz izio ioni ni futu future re,, sco scoprir rire legg eggi scie scienntifi tifich chee o riso risolv lver eree probl roblem emii particolari (da qui il detto: la notte porta consiglio). Molti mistici, medium e sensitivi, o chi dichiara di aver avuto/subito esperienze al limite del normale (come il caso degli incontri ravvicinati di 4° tipo, l’avvistamento di qualche fantasma, il rapimento estatico, eccetera), hanno, stranamente, dosi al di sopra della norma, in circ circol olo, o, di mela melato toni nina na e sero seroto toni nina na (il (il prec precur urso sore re chimico della prima).
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In sostanza, per non entrare troppo nei dettagli tecnici, la funzione della melatonina, ad un livello “ottimale”, (al di sopra di una dose normale) sarebbe quello di porre l’uomo nella facoltà di “viaggiare” per altri piani del ella la real realtà tà,, fare are esp esperie erienz nzee che che deriv erivan anoo da un unaa maggiore lucidità mentale con la liberazione di nuove pos possi sibi bili lità tà perc percet etti tive ve,, un unaa sort sortaa di supe superc rcos oscie cienz nza. a. Prob Probab abil ilme ment ntee gl glii egiz egizi,i, (for (forse se perc perché hé rius riusci civa vano no a stimo stimolar laree un unaa produ produzio zione ne maggi maggiore ore di melato melatonin nina?) a?) erano al corrente di tecniche facilitanti in tal senso, che svolgeva svolgevano no forse all’inter all’interno no delle Piramidi Piramidi/para /parabole bole,, captando frequenze più ampie, rispetto a quelle della normale vita quotidiana. Vi sono diversi elementi che fareb arebbe bero ro sup suppo porr rree ta tali li “pot oter ere” e” e con conoscen scenze ze,, soprattutto dei faraoni, ed in particolare lo Zed, una sorta di conduttore e amplificatore di certe frequenze, posto in un lato della piramide; le stesse tecniche di imbbal im alsa sam mazi azione e cost costrruzi uzione del ellle pi pira ram mid ide; e; il riferimento ad Orione, solo per citarne alcuni. La melatonina, o meglio la ghiandola pituitaria, sarebbe il Terzo Occhio, capace di espandere i livelli ordinari di coscienza, catalizzando reazioni “spirituali”. Ma alla scienza forse non interesserà tanto... O forse si? Nic Nichhol olas as Hum umpphrey rey (19 19883), 3), uno psico sicollog ogoo del della Camb Cambri ridg dgee Univ Univer ersi sity ty,, ip ipot otiz izza za che che la funz funzio ione ne del del terzo occhio, alias ghiandola epifisi, sia quella della consapevolezza delle nostre attività interiori e cioè il senso del Sé. Il sé, dice, è un modello interiore degli altri, che si costruisce nel bambino dapprima attraverso il rappo rapporto rto diadi diadico co con la madre madre e poi con con le figure figure signif significa icativ tive, e, rimod rimodell ellato ato all all’in ’inter terno no delle delle relazi relazioni oni sociali sempre più intrecciate. In questo modo possiamo prevedere come si comporteranno gli altri e agire di conseguenza. Il sé, dice Humphrey, è il “cicerone delle 151
anime altrui”, è l’occhio interiore. Naturalmente, come osserva Daniel McNeill (1999), tale capacità di comprendere conferisce potere sociale, e aggiunge in modo ironico nel suo libro “La Facci ciaa”: “Se la saggezza consiste nella capacità di prendere decisioni, l’idea del terzo occhio ha fatto centro”.
Vi sono persone, rare e particolari, dotate di un’impressionante sensibilità, capaci di “scannerizzare” la materia e scrutare oltre quello che i comuni sensi ci permettono di percepire: auree, piani eterici, disturbi fisici e mentali di una persona, dotate di capacità quali prem premun uniz izio ione ne e chia chiaro rove vegg ggen enza za,, alcu alcune ne in grad gradoo di risalire a vite passate, usare la telepatia, sfociare nel paranormale. Sono forse, tali rare persone, riuscite a sviluppare i poteri sopiti del Terzo Occhio? Oppure, la natu natura ra li ha anti antici cipa pata tame ment ntee do dota tati ti di tali tali “pot “poter eri” i”?? Forse in futuro saremo tutti capaci di tali prodezze? Per renderci conto di quanto importante possa essere la “chi “chiar arov oveg egge genz nza” a” nell nellee rice ricerc rche he scie scient ntif ific iche he bast bastii ricordare il chimico tedesco Kekulé von Stradonovitz (1829 - 1896) il quale, in base alle sue “ visioni”, riuscì a formulare la teoria sulla struttura molecolare e sui radi radica cali li,, la qu qual alee perm permis isee l’im l’imme mens nsoo svil svilup uppo po dell dellaa chimica organica moderna. Ciò che egli riporta nella sua autobiografia è estremamente interessante: edevoo gl glii at atom omii osci oscill llar aree da dava vant ntii ai mi miei ei occh occhi. i. “Vedev L’occhio del mio spirito, reso più acuto da ripetute visioni di questo genere, riuscì a distinguere immagini ingrandite di forme diverse e molteplici; lunghe file riunite insieme con maggiore o minore densità; tutto si muoveva come si muovono i serpenti, strisciando ed avvinghiandosi gli uni agli altri. D’un tratto, uno di 152
questi serpenti afferrò la propria coda e l’immagine volteggiò beffarda davanti ai miei occhi... mi risvegliai come colpito da una folgore” è così che fu scoperta la struttura molecolare cercata.
Com omee risv risveegl glia iare re i pote teri ri psich sichiici nasco ascost stii che che originano dal Terzo Occhio? Secondo i Testi orientali ciò è praticamente possibile, anzi l’apertura del Terzo Occhio o Ajina Chakra è una delle tecniche a disposizione dei loro insegnamenti. Anche secondo i testi orientali il Chakra/ rtsa-khor Ajna Ajna è connesso con la ghiandola ipofisi, e ciò è in linea con le scop scoper erte te che che avev avevam amoo acce accenn nnat atoo prim prima. a. Ques Questa ta ghiandola a sua volta è connessa con l’ipotalamo sede d’importanti funzioni vitali del nostro organismo e del controllo delle emozioni. Sede dell’ipofisi è l’incrocio del del chia chiasm smaa ot otti tico co,, sott sottoo la cort cortec ecci ciaa pref prefro ront ntal alee e corrisponde al sesto Chakra, Chakra, alias Terzo occhio. Per questo motivo tutte le pratiche dell’antichità legate a questo chakra erano riservate a persone che per anni avev avevan anoo la lavo vora ratto sull sullaa prop ropria ria cons consap apev evol olez ezza za.. L’apertura del Terzo occhio è una pratica che aiuterebbe l’in ’indi divi vidu duoo ad aum aumenta entare re lenta entam mente ente la prop ropria ria consapevolezza. Il sesto chakra è inoltre associato ai poteri ESP, ai psichici dell’individuo prima menzionati, (chi (chiar arov oveg egge genz nza, a, tele telepa pati tia, a, etc. etc.), ), qu quel elli li cioè cioè tra tra lo psichico e lo spirituale. I testi orientali spiegano che ques qu esto to chak chakra ra è un unaa vi vibr braz azio ione ne no nota ta com come Suono Interiore e la capacità di sentirlo sarebbe un ottimo prerequisito per lo sviluppo delle capacità psichiche e la crescita spirituale. Il colore associato al Terzo Occhio è l’Indaco, il colore dei lapislazzuli, del cielo in una notte di luna piena o degli occhi dei Bambini Indaco, un altro dei misteri di cui si sentirà molto parlare. 153
Il terzo occhio, la ghiandola pineale o il ru, sono quindi la stessa cosa, l’aspetto molteplice di un unico indefinito sistema di conoscenza superiore, che non è quella dei sensi, cui l’uomo cerca di partecipare. Diceva il pittore tedesco Wolfgang Schulze, alias Wols nel 1967: “vedere è chiudere gli occhi”. Chissà se in un futu futuro ro no nonn si risv risveg egli li com compl plet etam amen ente te la funz funzio ione ne assopita di tale ghiandola nel senso di una supercoscienza; allora si che ne “vedremo” delle belle... << L’uomo è alla ricerca del suo Terzo Occhio. Solo quan qu ando do si po potr tràà vede vederre l’al l’altr troo est estremo emo ci si po potr tràà riconoscere>> Anonimo
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Figu Figura ra 1. Rappre Rappresen sentaz tazion ionee frenol frenologi ogica ca della della corri corrispo sponndenza tra attitudini umane e relative aree cerebrali. Si può notare il Terzo Occhio, all’altezza dell’epifisi, nel centro mediale della fronte, dove compare la scritta Uraeus. Uraeus.
Il Cuore: metafora dell’unione e dell’essenza << Negli Angeli l’amore è sviluppato fin quasi alla perfezione; nell’uomo l’amore non è sviluppato quasi per nulla ed è confuso con molte altre entità che sgorgano dai regni del desiderio. A differenza differenza degli angeli l’uomo non ha ricevuto il dono dell’amore dell’amore puro: per poter progredire deve perfezionarsi fino ad imparare ad amare senza condizioni e senza desiderio>>. (Mark Hedsel, 1999)
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La Natura per Marsilio Ficino (1482) è “il Simbolo dell dell’U ’Uni nità tà,, dell dell’’ Etern Eternoo Amor Amore che che l’ ha gene genera rata ta,, anche se questo appare mascherato nell’ingannevole molteplicità degli esseri. Questo Amore genera tutte le Realtà, compresa quella visibile in cui noi viviamo. Quest uestoo an aneeli lito to d’Am d’Amor oree si mani manife fest staa nel nel crea crearre perennemente la realtà, e tende, a sua volta, a tornare alla al la sua sua orig origin ine, e, aspi aspira ra a rico ricong ngiu iung nger ersi si.. Ques Questo to pr proces ocesso so di rito ritorn rnoo dell dell’A ’Amo morre vers versoo se stes stesso so si compie soprattutto attraverso il viaggio dell’Uomo”. Sincretismo simbolico e immaginativo immaginativo Nel Nelle le sue sue po poss ssib ibil ilii vari varian anti ti,, l’im l’imma magi gine ne del del cuor cuore, e, metafora dell’amore e della spiritualità, conserva la sua pec pecul ulia iare re cara caratt tter eris isti tica: ca: l’ in inco cont ntro ro di du duee po poli li,, du duee metà, due. Per creare Uno. L’amore, la meditazione, por porta tano no nell nellee pers person onee un unoo stat statoo di part partec ecip ipaz azio ione ne mistica all’esperienza della totalità che ci trascende. In 156
alcune forme di guarigione è sempre presente uno stato meditativo, contemplativo, contemplativo, della persona sofferente, che può essere anche la preghiera o l’affidarsi a qualcosa di più grande, il credere che esiste una finalità totalizzante benefica. L’amore stesso, se vissuto nella sua dim imen ensi sioone spir spiriitu tual alee è un’en ’energ ergia benef enefic icaa che che permette di sviluppare delle sensazioni positive per sé e per l’altro, l’amore è unione. A livello simbolico, simbolico, l’immagine del Cuore contiene vari livelli d’analisi e rappresentazioni associat atiive, richiamando alcuni interessanti concetti, cui accenneremo brevemente: Tabella 5: (Ambiti e associazioni simboliche riferite al significato del Cuore)
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Alchemico/esoterico
Religioso/spirituale
Mitologico simbolico – grafico Culturale – Sociale
Quadratura del cerchio, Sublimazione Alchemica, Vaso alchemico, alchemic o, Athanor cuore e croce(Cristianesimo) Chakr Chakra, a, Loto, Loto, Rosa Rosa (Budd (Buddism ismo, o, Oriente). Via, Realizzazione, Compimento (Sufismo, Misticismo, Cristianesimo...) Venere, Cupido, Eros, Amore e Psiché... Ourob Ouroboro oros, s, Cerchi Cerchio, o, Triang riangolo olo,, Pentagramma, Coppa-Vaso, Ru. L’amore e la coppia, la passione
Nel simbolismo classico il cuore rappresenta il centro dell dell’e ’ess sser ere, e, sia sia fisi fisico co che che spir spirit itua uale le.. Il cent centro ro del del macrocosmo e del microcosmo. Se gi giàà in alcu alcune ne trad tradiz izio ioni ni il cuor cuoree è stre strett ttam amen ente te associato alla compassione, comprensione, il “ luogo segreto”, la carità, che contiene il sangue della vita, in trad tradiz izio ioni ni mi mill llen enar arie ie come come qu quel ella la Azte Azteca ca,, il cuor cuoree rapp rappre rese sent ntaa il cent centro ro dell dell’u ’uom omo, o, il prin princi cipi pioo vi vita tale le unificante. Per gli Indù, dove il cuore è simboleggiato dal loto, loto, è la dimora di Brahma: Brahma: “ E Brahma, è tutto”. L “Occhio del Cuore” è il Terzo occhio di Šiva, che rapp apprese resent ntaa la sag saggezz gezzaa trasc rascen enddente ente,, lo spir spiriito onnisciente, l’illuminazione. l’illuminazione. Per il Tao, il cuore è la sede della comprensione: Il saggio ha sette orifizi nel cuore, tutti aperti. 158
Sia l’occhio, che il cuore sono associati al Sole i cui rimandi simbolici sono la luce (quindi la conoscenza, sagg saggez ezza) za) e la sfer sfera/ a/ce cerc rchi hioo (per (perfe fezi zion one, e, cicl ciclic icit ità, à, e tutto il simbolismo del cerchio). Quin Quindi di,, occh occhio io,, sole sole,, croc crocee e cuor cuoree sono sono elem elemen enti ti figurativi intercambiabili e intrinsecamente associati in un pelago di rimandi simbolici e metaforici, talvolta intrecciati a formare un significato unico, come per esem esemppio nel Si Siggillo llo del ellla Cat athholic lic Con onfe fedderac eracyy, proclamata in Irlanda nel 1642: il cuore fiammeggiante è il simbolo dominante, e denota fervore religioso; è accom accompag pagnat natoo da Corona (sim imbbolo che si rifà al cerchio), Croce (che sta in centro), Colomba (la spiritualità) e Arpa (simbolo irlandese). Quando l’amore dà i numeri ! L’amore il cui simbolo è il cuore è una delle chiavi d’ac d’acce cess sso, o, ai teso tesori ri spir spirit itua uali li.. In un un’e ’epo poca ca come come la nostra, dove i grandi significati hanno un po’ smarrito la loro origine di guida e d’illuminazione, possiamo solo sperimentare, nella migliore delle ipotesi, una forma d’amore che è appena passione per l’altro, non dono totale e gratuito. Il Cuore nel suo significato simbolico racchiude anche altre connotazioni di vario genere che si posson possonoo apprez apprezzar zaree analiz analizzan zando do simbol simbolica icame mente nte,, soprattutto i primi cinque numeri. La metà superiore del cuore, cuore, in un disegno disegno stilizzato stilizzato (es. ♥ ), richiama richiama l’immagine del Tre (3) ruotato di 90 gradi. Il numero 3 rive rivest stee un prof profon ondo do sign signif ific icat atoo rela relati tiva vame mennte alla alla scissione spirituale, per le correnti esoteriche. Il tre, numero numero sacro sacro per eccell eccellenz enza, a, rappre rappresen senta, ta, infatt infatti,i, la fusione, la saggezza, l’amore che è l’atto di fare tre 159
partendo da due in un unico afflato: 1+1=3, poiché il risu risult ltat atoo dell dellaa somm sommaa di du duee Valor alorii è pi pien enam amen ente te concordante con un “di più” della somma stessa: è l’embricazione o emergenza dell’amore. Sia in italiano che in inglese, ma anche in francese (coeur), la parola cuore, è composta da 5 lettere. In numerologia, il Cinque, Cinque, indica la Libertà, Libertà, ed è simbolo simbolo di Mercurio (il quale denota comunicazione, relazione e unione), lo stesso corpo umano con gli arti superiori ed inferiori e la testa, formano il 5. E non è tutto. Il numero 5 è uno stupefacente contenitore di significati sinonimi e paralleli in molte culture e tradizioni. Il numero 5 in arabo è rappresentato in modo circolare . Il numero cinque è associato alla lettera “E” che denota, in numerologia - dichiarazione d’amore, desiderio di tenerezza e bisogno di cercare altrove ciò che non si trova in casa propria (ovvero la ricerca della metà) - e l’espressione “va dove ti porta il cuore” ne racchiude una forte intuizione. Stando sempre sul numero Cinque, i Romani e prima ancora gli Etruschi, ne avevano fatto il numero del matrimonio (che unisce due principi e cioè il maschile/cielo/tre e il femminile/terra/due) che veniv enivaa cel celebr ebrat atoo fra ci cinnqu quee fiac fiacco colle acce accese se:: il 5 rappresenta per i greco-romani amore e unione, quindi Venere (che è il quinto pianeta dal Sole) e i 5 anni venusiani. Lo stesso concetto è all’origine della squadra e del comp compas asso so mass masson onic iche he che che form forman anoo il sigi sigill lloo dell dellaa quintessenza (3 + 2) ovvero la quadratura del cerchio e l’unione dei poli maschile e del femminile.
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Il 5 connota altre fondamentali questioni: è sinonimo di quinta essenza; rappresenta il centro unificatore, ovvero il fulcro della croce. Per il Buddismo il cuore ha quattro direzioni, cinque con il suo centro, che rappresenta l’un l’univ iver ersa sali lità tà.. Si form formaa così così un unaa croc croce, e, ov ovve vero ro la svastica, simbolo associato alla spirale e alla ciclicità degl deglii even eventi ti.. Infa Infatt tti, i, è la svas svasti tica ca che che conc concre reti tizz zzaa l’immagine del cuore anche come metafora di direzioni o vie e secondo la tradizione orientale si trova proprio nel cuore di Buddha, nel centro della vita. Anche nel cristianesimo riscontriamo una simile interpretazione. Il cuore e la croce sono uniti anch’essi dalla simbologia del numero cinque: la croce ha cinque punte o direzioni, cioè i quattro punti cardinali più il centro. Il termine arabo per indicare il cuore è Qalb, che indica 'da bo bocc ccaa ad orec orecch chio io' ' (da cui l’at l’atto to del del rice riceve vere re 'da Qabbalah), e significa un’intuizione intellettuale, che è prima di tutto un’ascoltare (si suol dire classicamente “ascoltare la voce del cuore”). Nella Kabbalah la lettera 5, ovvero He (che è peraltro l’iniziale di cuore presso le lingue ling ue anglofon anglofone) e) è il simb simbol oloo esot esoter eric icoo deldell’ Ispirazione, senza la quale l’essere umano prima e l’artista-scienziato in seguito non potrebbero percepire gli impulsi della propria interiorità né ciò che viene dai piani più sottili. Mere coincidenze? O gioco di corrispondenze esoteriche e magiche da cui siamo lontani nel carpirne l’essenza? Il numero è l’archetipo del simbolo. Torniamo ancora al numero 5 che (secondo la mia intu in tuiz izio ione ne)) racc racchi hiud udee la para parabo bola la del del Cuor Cuoree (com (comee quintessenza). Il cinque è anche associato alla stella e al pentagramma (come quello musicale) che con il cerchio condividono condividono alcuni significati come quelli quelli di Centro Centro e 161
di Perfezione: cinque è un numero circolare perché si riproduce nell’ultima cifra, innalzato a potenza (e, come co me abbiamo visto, nella svastica assume una connotazione figurativa ancora più lampante). È come se, in fondo, un recondito sapere misterico, che si può scorgere in questi simboli concatenati, volesse com comunic icar aree una gran rande verit erità, à, anzi anzi,, im imm mensa ensa ed infinita: la totalità e il superamento della dicotomia. Un ultimo simbolo associato al cinque e di conseguenza al cuore è la mano. mano. Essa se tesa, con le cinque dita aperte, indica accoglienza o dono, apertura e disponibilità, con i suoi significati e rimandi psicologici e sociali d’interazione, empatia, generosità, giustizia. Nel Nelle le icon iconog ogra rafi fiee cris cristi tian anee si no nota ta in alcu alcuni ni di dipi pint ntii Cris Cristo to che che sorr sorreg egge ge in mano il cuore, o il mondo (simboli circolari e totali). Tra le tante rappresentazioni del elle le mani ani e dei loro oro int nter erm minab nabili ili sig signifi ificati cati,, ci interessa qui costatare che le mani congiunte indicano unio un ione ne,, matri matrimo moni nioo mi mist stico ico,, amic amiciz izia ia,, prom promes essa sa di fedeltà: è la rappresentazione dell’unione di due cuori che battono all’unisono. È attraverso la forza del ell’ l’am amoore che che [du due] e] div iven enta tanno [un unaa sola sola cosa cosa]. ]. Metaforicamente parlando possiamo dire: “ La strada è unica. I segnali stradali sono infiniti, quanti infiniti sono i singoli desideri di percorrerla percorrerla”. Infine, ma c’era d’aspettarselo, la Mano degli egiziani raffigura l’unione del femminile e del maschile, del fuoco e dell’acqua: il cerchio si chiude! Per rimanere sulle parti del corpo, anche il naso è una figura a forma di cuore, capovolto. Il naso con le coane (termine che ha assonanze con cuore) è l’inizio della respirazione, indi della vita. Ogni naso è diverso, non ce n’è uno ugual uale e tu tutt ttav aviia tu tutt ttii hann anno la ste stessa ssa funzione. 162
L’Amour e Venere Anal naliz izza zand ndoo il cuo cuore com come immagin aginee sim simbol olic icaa scopriamo che una delle prime raffigurazioni del cuore è associata proprio al pianeta Venere. Nell’astronomia preco precolom lombia biana na un unaa delle delle rappre rappresen sentaz tazion ionii di Venere enere con consist sistev evaa in un disco isco al alat ato. o. Il pia iannet etaa Vener eneree è raffigurato sulle porte dei templi, come un cerchio che ne contiene un altro piccolo ed ha quattro ali. In realtà il simbolo in seguito avrà certamente subito dei mutamenti, giungendo sino a noi nelle vesti del simbolo che tutti conosciamo benissimo, ovvero il cuore, o il cuo cuore al alat atoo. È solo un un’i ’ipo pote tesi si,, ma molti sim simboli seguono delle trasformazioni strane e bizzarre. Iniz Inizia ialm lmen ente te,, il “sigi sigill llo” o” di Vener enere, e, che che in Grec Grecia ia ricopriva il ruolo di Dea dell’Amore, racchiudeva il sig signi nifi fica cato to di Occh Occhio io,, o per megli eglioo di dire re di Terzo erzo Occhio, e le ali stavano ad indicare una dimensione trasc rascen enddent ente il mate teri rial alee che che solo solo con con l’am l’amoore è possi possibil bilee raggiu raggiunge ngere. re. Interp Interpola olando ndo o parafr parafrasa asando ndo,, Cerchi chi Amo” Amo” di essere ricettivi al messaggio “Cer dell’amore, in un epoca dove l’ utilità di una cosa è la sola misura per tutto e ciò che è utile si riduce a ciò che mi serve qui e ora.
Invito a riflettere su altre due brevi considerazioni: “Quando si un uniisce il sé individua ualle con il sé universal alee, il cuore, el eliimina natte tutte le form orme di ignoranza (avidya) diviene limpido e puro e non si limita più a riflettere la luce ma la manifesta.
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Comprende che l'idea del sé è solo un'idea che riposa su un fram frammen mento to della della luce di di Om ed abbando abbandona na in questo modo l'idea dell'esistenza separata. A questo pun punto to si unisce unisce a Sat Sat,, la sost sostan anza za etern eterna, a, Dio; Dio; ta tale le unione è chiamata Kaivalya”. (Sutra XVIII)
“Tutto quello che so, dopo tanto cercare, è che il segreto di tutto è l’ amore”… amore”… “ L’amore è di per sé una via via in iniz izia iati tica ca.. L’amo ’amorre in inse segn gnaa come come gu guar arda darre il mondo”. (Hed (Hedse sel, l, 19 1999 99). ). L’amo ’amore re è un unaa forz forzaa che che spinge l’uomo verso mete a volte disperate e irraggiungibili. La vera meta in questo caso non è l’ar l’arri rivo vo ma il vi viag aggi gio, o, il vi viag aggi gioo dell dell’a ’amo more re.. Una Una significa significativa tiva riflessi riflessione one di Roberto Roberto Assagioli Assagioli (1977) (1977) dice: “Una delle cause principali dei disordini della nostra epoca è la mancanza di amore da parte di coloro che hanno volontà e la mancanza di volontà in chi è buono e pieno di amore”.
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“ Cos’è Cos’è l’ a m o r e? Due domande che cercano una “Cos’è comune risposta!”…
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L’Arca: Un contenitore dei Molti Non potevam potevamoo non sofferm soffermarci, arci, anche anche per un istante, istante, nell nellaa no nost stra ra di disc scus ussi sion onee sull sullaa rela relazi zion onee 1 M, sull’importanza del simbolismo dell’Arca. Facciamoci, ordunque, condurre da essa.. Il simbo simbolis lismo mo dell’A dell’Arca rca richia richiama ma mo molte ltepli plici ci aspet aspetti ti concatenati che vedremo tra breve (la sua raffigurazione simbolica, nell’arte sacra richiama il Ru o terzo occhio, la falce di luna, l’uovo, la vulva). Il Not Notor oria iam mente ente,, parla arlanndo di Arca Arca,, non si può non menzionare l’epopea dell’arca dell’arca di Noè che naviga naviga sulle acque del Diluvio e contiene tutti gli elementi necessari alla restaurazione ciclica, vale adire tutta la base o i pro proto toti tipi pi dell dellaa mo molt ltep epli lici cità tà.. Molt Moltee civi civilt ltàà anti antich chee tramandano questo mito, universalmente presente nelle trad tradiz izio ioni ni di mo molt ltii po popo poli li in rife riferi rime ment ntoo al di dilu luvi vioo universale:
I testi puranic icii dell’ ll’India ad esemp empio, narrano le gesta di un pesce, Vishnu, che salva salva (imbar (imbarcan cando dolo) lo) Manu, Manu, il legisl legislato atore re del ciclo attuale dei Veda, che sono il germe della manifestazione ciclica. Il dio sumero Enlil, in collera con l’umanità, inca in cari ricò cò il figl figlio io Adad Adad di prov provoc ocar aree un unaa tempesta per 6 giorni e 7 notti; ma il dio Enki avvisò il re Utnapishtim e gli spiegò come costruire una zattera per sè e i suoi fami famili liar ari, i, gl glii anim animal alii dell dellaa step steppa pa e un unaa rappre rappresen sentan tanza za d’arti d’artigia giani. ni. L’arca ’arca sumera sumera era di forma cubica, larga “un campo” e alta 166
sette piani (ogni numero è da ricondurre al suo significato simbolico, che è come se ne rappresentasse la sua etimologia25). Gli ebrei collocavano l’Arca dell’Alleanza nel Sancta Sanctorum, ed essa conteneva le Tavole della Legge, la verga d’Aronne e un vaso pieno di manna di cui si erano nutriti nel deserto. L’Arca dell’Alleanza è il simbolo più sacro della religione ebraica. Molti archeologi pensano di ritrovarne i resti nell’attuale tempio di Salomone. Nei miti Sudanesi, Nommo inviò agli uomini uomini il Fabbro Fabbro primigeni primigenioo che scese con l’Arca l’Arca lungo l’arcobal l’arcobaleno: eno: essa conteneva conteneva un esemplare di tutti gli esseri viventi, dei minerali e delle tecniche. In Egit Egitto to l’Ar l’Arca ca d’Is d’Isid idee rapp rappre rese sent ntav avaa il grembo della Madre, colei che portava la vita: nasce spontaneo il parallelismo con la Madre Chiesa le cui navate centrali altro non sono che la rappresentazione della Virgo Maria.
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A propos proposito ito di etimo etimolog logia ia un alt altro ro aspett aspettoo int intere eressa ssante nte del simbolo dell’arca ci è dato proprio dall’etimologia della parola “Arca”. Il termine latino arcanus significa letteralmente “ciò “ciò che è contenuto nell’arca”: nell’arca”: quindi occultato, misterioso, protetto. Dalla par parol olaa Arca Arca si po poss sson onoo fare fare deri deriva vare re alcu alcuni ni term termin ini, i, con con il sign signif ific icat atoo intr intrin inse seco co di “P “Pri rimo mo”, ”, qu quin indi di para parafr fras asan ando do Uno: Uno: Arcangelo, Archetipo, Archeologia, Architrave (trave principale), Archiatra (medico (medico primario). Alcune parole che iniziano con Arci desi design gnan anoo un capo capo,, un prin princi cipa pale le (arc (arcid idia iaco cono no,, arci arcidu duca ca,, arcidiavolo, ecc.).
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L’Arrca si po posa sa sull sullaa supe superf rfic icie ie dell dellee acqu acquee come come “ L’A l’uovo del mondo, come il primo germe vivificante ” (S. Martino). Renè Guenon (1975) ha notato l’importanza della complementarità dell’Arca con l’arco baleno che compare al di sopra di essa come simbolo di alleanza: si tratta di due simboli analoghi ma inversi e complementari, uno relativo al dominio delle acque inferiori (la (la mate materi ria) a) e uno a quello delle acque superiori (lo spirito) che si completano per ricostituire una circonferenza, la mimesi del completamento di un ciclo. Si viene a formare, in tal modo, un simbolo a noi noto, la Vescica Piscis o Ru. L’Arca con l’arcobaleno (anch’esso unitario e molteplice per via dei 7 colori che contiene) prefigura, dunque, i due poteri delle acque superiori e inferiori, che insieme completano l’Unico e denotano la rigenerazione universale (cfr. J. C. Cooper, 1987). Secondo la tradizione amerindiana l’arcobaleno sarebbe una scala d’accesso per l’altro mondo. In molti miti l’arcobaleno è il ponte tra cielo e terra. Il parallelismo con L’arca di Noè è ancora più evidente nelle tradizioni popolari, come ad esempio in quella siciliana, dove si suol dire “ Arcu di Noè” (Arco di Noè) per indicare l’arcobaleno. E, sempre nelle tradizioni popolari, si dice che là dove l’arcobaleno finisce si trovi un tesoro nascosto, e non a caso l’Arca di Noè e quella dell’Alleanza sono rappresentati in modo fastoso, piene di tesori e gioielli preziosi ed oro. I rimandi tematici dell’arca sono notevoli: cuore, urna d’oro, arco, croce, chie chiesa sa,, grem rembo, rig rigener eneraz aziion one; e; l’arc ’arcaa è il vaso aso alchemico in cui si compie la trasmutazione dei metalli, è il calice del Graal. L’Arca è un simbolo dello scrigno del te teso soro ro di con conoscen scenza za e di vita, ita, il prin rinci cippio di conservazione e di rinascita degli esseri. Tale è la forza dell dell’u ’uni nità tà cont conten enit itri rice ce del del mo molt ltep epli lice ce.. Sp Spes esso so nell nellee
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raffigurazioni alchemiche compare al centro del dipinto una zattera, una nave o la falce di luna con sopra una donn do nna: a: tu tutt ttii simbo simboli li che che rima rimand ndan anoo al comp compim imen ento to dell’Opus di redenzione universale. Semp empre a liv ivel ello lo di acco accost stam amen enti ti,, c’è c’è uno stre strettto rapporto tra le dimensioni prescritte da Jahvè a Noè per l’Arca del diluvio e quelle prescritte a Mosè per l’Arca del ell’ l’Al Alle lean anza za,, la qual uale tal alvvolta lta assum ssumee le stes stesse se proporzioni della prima su scala molto ridotta. L’Arca di Noè ha tre piani, un evidente simbolo ascensionale, inoltre la forma sembra assottigliarsi man mano si sale fino a prendere forma di piramide, di fuoco, di fiamma (racchiude un’energia fallica e generatrice). Il rapporto fra la lunghezza e la larghezza dell’Arca è di 6 e quello fra la lunghezza e l’altezza di 10. Badiamo che il 6 caratterizza il rapporto fra la statura di un uomo e la lunghezza del suo piede; il secondo è quello dell’alluce che misura simbolicamente la lunghezza del piede. Le proporzioni dell’Arca che naviga fra cielo e terra sono pertanto analoghe a quelle dell’uomo: si credeva che l’arca fosse stata costruita a misura del corpo umano e simb simbol oleg eggi gias asse se il mi micr croc ocos osmo mo.. Orig Origen ene, e, spie spiega ga le dime di mens nsio ioni ni dell dell’A ’Arc rca: a: la lu lung nghe hezz zzaa di 30 3000 brac bracci cia, a, esprime insieme il numero 100 e il numero 3 contenendo sia la pienezza (l’unità) che la trinità. La larghezza è 50 braccia, simbolo di redenzione. Quanto al culmine dell’Arca, rappresenta l’ uno, l’unità di/in Dio. Karl Gustav Jung vi scorge l’immagine del seno materno, del mare da cui il sole è inghiottito per poi rinascere. Arca Cordis, Cordis, (Arc Analogamente, Arca (Arcaa del del cuor cuore) e) è un termine spesso usato dai mistici, soprattutto da San Bernardo che nel “ De laude novae militiae” parla della terra buona ed eccellente che riceve nel suo seno il 169
seme celeste contenuto nell’Arca del cuore del Padre. L’Arca è il ricettacolo della Conoscenza. Noè Noè cons conser ervò vò la cono conosc scen enza za anti antidi dilu luvi vian ana, a, ossi ossiaa il sap sapere ere dei Temp empi anti antich chii e l’Arc ’Arcaa del elll’All ’Allea eanz nzaa contiene tutta la conoscenza della Torà. Così Noè è paragonato al Cristo e l’Arca identificata con la Croce che è l’albero della nave. La Croce è il geroglifico del crog crogio iolo lo alch alchem emic ico, o, do dove ve la mater materia ia si subl sublim imaa per per rinascere purificata e divinizzata. Un ult ltim imoo acco accost stam amen ento to va fatt fattoo a propo roposi sitto del del paragone architettonico che collega l’arca e la chiesa, ques qu est’ t’ul ulti tima ma spes spesso so è cost costru ruit itaa com come se le nava navate te centrali sorreggessero un’arca capovolta, la cui base va a formare la cupola della chiesa. Il sim simbo bollism ismo del ell’ l’ar arca ca racc racchhiu iude de un sign signif ific icat atoo univ iver ersa salle, ado adottat ttatoo da vari arie mito itolo logi gie. e. Pl Plut utar arco co raccontando del mito di Iside e Osiride ci mostra tutto il fascino del simbolismo si mbolismo dell’Arca. «Quando Osiride tornò da un viaggio, il fratello di lui e di Iside Iside - Seth, o Tifone Tifone - mosso dall’odio dall’odio,, fece fece predispo predisporr rree un’arca splendida con le misure esatte di Osiride, prese di nascosto. L’avrebbe donata, disse, a chi a quest’arca si fosse fosse adatta adattato to perfet perfettam tament ente. e. Osiri Osiride, de, non subodo subodoran rando do l’inganno, vi si adagiò. Divenne la sua prima tomba. I congiurati chiusero l’arca e, attraverso il fiume la fecero scorrere fino al mare. Appena lo seppe, Iside si tagliò i cape capell llii e si vest vestìì a lutt lutto. o. Cer Cercava cava il frat fratel ello lo ovun ovunqu que, e, disper disperata ata.. Finalm Finalment ente, e, qualc qualcuno uno le ind indicò icò la regione egione di Biblo. Lei vi si recò. Lì, effettivamente, era approdata l’arca. L’aveva avvolta l’erica, fino a divenire un albero, tanto che il re ne aveva usato il tronco per farne una colonna del suo palazzo. Iside, diventata nutrice di suo figlio, acquistò la fiducia del re e riuscì a divellere la colonna. Poi aprì la colonna e, piangendo, si accasciò sul corpo di Osiride.
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Quindi si mise in viaggio per raggiungere il loro figlio, Oro. Ma Tifone non si dette per vinto. Riconobbe il corpo di Osiride e lo divise in quattordici pezzi, che disperse in tutto l’Egitto: il dio tornava alla sua terra. Così, Iside si mise di nuovo alla ricerca della divinità smembrata. Per ogni pezzo che trovava, faceva erigere un sepolcro. L’unica parte che non trovò fu il membro virile. Ne fece fare una riproduzione al suo posto, e lo consacrò. Infine, Oro sconfisse Tifone. Ma Isi Iside de,, cons consap apev evol olee del del fatt fattoo che che nell nellaa na natu tura ra devo devono no coesistere il bene e il male, gli impedì di annientarlo del tutto». tutto ».
La veste di Osiride, dice ancora Plutarco, è pura luce, è invisibile. Quella di Iside è tinta di colori variopinti 26: « La sua potenza, infatti, concerne la materia che tutto accoglie: luce e tenebra, giorno e notte, fuoco e acqua, vita e morte, principio e fine... ». Principio femminile del mondo, Iside è sorella, madre, sposa, amante: a mante: « Essa ha un innato Eros verso colui che è il Primo e supremo Signore di tutte le cose, il quale si identifica col Bene e lo brama e lo persegue». Appaiono con chiarezza, nel mito, ito, i mo moti tivi vi eter eterni ni dell dellaa morte orte e dell dellaa rina rinasc scit ita, a, dell’amore, del perdono, e, com’è evidente quello della molteplicità (i colori d’Iside, donna e terra) che cerca di ricongiungersi con l’Unità (Osiride, la luce, lo Spirito, l’Amore, il Primo).
L’Uovo e l’Uomo l’Uo mo 26
Un altr altroo para parall llel elis ismo mo dell dellaa rela relazi zion onee arca arca-a -arc rcob obal alen enoo e, parimenti, del rapporto 1 M, in chiave cosmogonica e simbolica.
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Sarà casuale casuale l’assona l’assonanza nza che condividon condividono, o, almeno almeno in italiano, le parole UOVO – UNO – UOMO?
Un altro simbolo che suscita mistero e allo stesso tempo certezza è quello dell’Uovo. Son Sonoo tante tante e varie varie le sue sue trasposizioni che spaziano dall’ ambito cosmogonico, artistico-esoterico, mitico, fiabesco, simbolico, grafico e metaforico ed ovviamente biologico. biologico. In natura, l’uovo (o la sua conformazione dimensionale) si scorge tra le seguenti strutture: • • • • •
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L’ovoide fetale, L’ovoide encefalico (emisferica cerebrale) L’ovoide cefalico umana Nelle unità minerali (di forma ovoidale) Nelle unità vegetali (frutti, semi, foglie, Protofiti, ecc.) Unità intracorporee e corporee animali (il cuore è biovale) In mo molte lte manif manifest estaz azioni ioni morfol morfologi ogiche che di malat malattie tie (asces (ascesso, so, calco calcoli, li, ulcera ulcera,, ragad ragade, e, fisto fistola, la, pustol pustola, a, cisti, neo, ed in alcune forme di cancro).
L’uovo, insomma, è una rappresentazione naturale che ha delle corrispondenze sia sul piano morfologico e bio-fisico sia sul piano simbolico-epistemico e sorregge una possibile spiegazione scientifica della costituzione universale in senso evolutivo ed energetico. energetico. Secondo l’ipotesi biocosmica (cfr. L. Nivoli & Ciu, Pen, Lei, 1976) l’uomo essendo una creatura cosmica inserita nell’armonia naturale e cosmica è compartecipe 172
dei rapporti intimi e continui fra energia e materia, fra costituzione terrestre e costituzione biologica. L’uomo L’uomo è un microcosmo. Se il cosmo è un uovo (o come tale rapp rappre rese sent ntat ato, o, sopr soprat attu tutt ttoo nell nellee vari variee cosm cosmog ogon onie ie)) anche l’uomo è espressione ovoide del cosmo. L’uomo, essendo l’ult ltiimo gradino (almeno per ora..) di quel qu ell’ l’ev evol oluz uzio ione ne cosm cosmic icaa in iniz izia iata ta mol olto to prim prima, a, si ritrova a possedere in sé tutte le caratteristiche energetiche e formali dei precedenti stadi evolutivi, in particolare: 1. La Situazione Minerale (planetaria e galattica); Situazion e Vegetale (verticale inferiore) e 2. La Situazione Acquea/ittica; 3. La Situazione Animale (orizzontale anteriore); 4. La Sit Situa uazi zion onee Antr Antrop opic icaa e Ment Mental ale. e.
Ogni Evoluzione contiene la precedente che funge da basamento energetico ed evolutivo per la successiva. Così la natura dell’uomo è in corrispondenza biunivoca con la struttura energetica cosmica che evolverebbe per gradi, dal più “basso” e pesante al più “alto”, endoverticale, meno caotico e totalizzante rispetto a tutt ttee le pot oten enzi ziaalità lità che che stan stannno al alla la base ase (qu quas asii a fungere da carburante grezzo da trasformare, a titolo di ipotesi27). Da questa descrizione risulta una figura a piramide conica conica o ad uovo conte contenente nente all’in all’interno terno una una sorta sorta di Axis Mundi - che avanza con moto endoverticale man 27
Molt Moltoo da dire dire,, in prop propos osit ito, o, avre avrebb bber eroo il simb simbol olis ismo mo dell dellee piramidi (e simili costruzioni) e l’elevazione dell’uomo, dell’uomo, dallo stato di nerezza a quella di splendore che propongono l’alchimia e l’ermetismo.
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mano che la pirami amide si evolve strato per strato conservando e integrando le proprietà precedenti (cfr. Ciu, Pen, Lei, 1976). Analogam Analogamente, ente, presso presso la cosmogoni cosmogoniaa dei Dogon, Dogon, una una popolazione del Mali, in Africa, una delle più antiche e imperturbate, sono rappresentati 14 mondi verticali che ruotano attorno ad un unico “asse cosmico” ed hanno tutti la stessa forma: un disco circolare con un’isola al centro, circondata dalle acque. Ogni mondo è circo circond ndat atoo da un serp serpen ente te (ali (alias as Ouro Ourobo boro ros) s) che che si morde la coda: una rappresentazione universalmente comune a culture vicine all’ Africa o lontane come l’Oriente. La terra degli uomini fa parte, secondo i Dogon, dei 7 mondi inferiori. Inoltre, più si scende verso il basso, più i mondi e l’universo sono “caotici”. La struttu struttura ra general generalee dei mondi mondi vertical verticalii dei Dogon Dogon ricorda la precedente rappresentazione di Ciu, Pen e Lei. Ma c’è di più! Nelle varie culture Orientali e Occidentali, antiche e Uovo Cosm Cosmic icoo”, sinonimo di sfera, è il nuov nu ove, e, l’“ l’“Uovo principio vital alee, la totalità indifferenziata e la potenzialità, il germe di tutta la creazione, nonché lo stato perfetto degli opposti uniti. L’uovo contiene, in sintesi, tutti gli elementi da cui ha origine e sviluppo la vita, nel microcosmo e nel macrocosmo; ecco perché l’uovo è sinonimo di unità – molteplice, unità contenitrice di tutte le potenzialità che si sviluppano nella molteplicità degli esseri e degli eventi.
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Uovo e Serpente L’uovo è, quindi, un altro simbolo della totalità, insieme al cerchio, al cuore, all’albero e al serpente, serpente, eccetera. Quest’ultimo si ritrova spesso attorno all’uovo e lo cing cingee sott sottof ofor orma ma d’Ou d’Ouro robo boro ros. s. Talor alora, a, in alcu alcune ne cosmogonie primitive è lo stesso serpente che depone l’uovo (la vita cosmica) dalla sua bocca (il serpente è sinonimo di Natura, è la stessa natura che è circolare, ciclica). Ciò trova riscontro nei miti egiziani dove tra l’altro il dio Ptah, il Padre Creatore plasma nella sua ruota da vasaio l’uovo del mondo, che contiene il suo stesso spirito (accompagnato dall’uovo del Sole, dorato, e dall dall’u ’uov ovoo dell dellaa Luna Luna,, anch anch’e ’ess ssii da lu luii crea creati ti). ). In talune talune rappresent rappresentazion azionii anche l’immagi l’immagine ne dell’alber dell’alberoo (Albero Cosmico) prende forma dall’uovo e galleggia sulle acque del caos. I simboli fondamentali e pro proto toti tipi pici ci s’in s’inco cont ntra rano no semp sempre re,, prim primaa o do dopo po,, e il simbolo dell’uovo sembra essere quello più riscontrato nelle diverse culture, quello che ha più gradi d’unione con gli altri simboli (ad esempio il cerchio o sfera, il mondo, la natura, e via dicendo). Il colore dell’uovo è il bianco che che con conno nota ta l’indifferenziato, la perfezione trascendente, l’innocenza, la luce ed è associato sia alla vita che alla morte o la morte nella vecchia vita e la rinascita nella nuova vita: è il colore dell’uovo per antonomasia. L’uovo essendo una figura geometrica ciclica indica l’inizio (tutti deriviamo da un uovo) e la fine che è un nuovo inizio circolare. L’uovo si presta bene come metafora della vita e dell’uni-verso, e da ciò si comprende il parallelismo con l’Ouroboros, il serpente ermetico che si morde la coda.
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I Dogon che, come abbiamo detto, avevano una visione del cosmo circolare e “serpentina”, condividono alcuni elementi base del loro culto, quali il serpente e il numero 7, con un’altra civiltà più antica. La Genesi dei Nacaal, stirpe appartenente alla civiltà Mu (50.000 a.C. circa) dell’Oceano Pacifico, tramanda che la Potenza Autoesist Autoesistente, ente, il Serpente dalle Sette Teste, modulò modulò sette ordini per creare i mondi. I gas plasmarono la Terra nello spazio, l’atmosfera e le acque, infine la luce solare dardeggiò nelle liquide profondità e il fango par parto torì rì le uova cosmi cosmich che. e. Il gl glif ifoo corr corris ispo pond nden ente te mostra, infatti, il disco del Sole percorso da un piccolo serpente piumato sinuoso, che secondo Cotterell ne “ Le Pr Prof ofez ezie ie di Tut utank ankha hamon mon” espr sprim imee l’at l’atti tivi vittà del delle macchie undecennali nella regione dell’equatore solare. Interessante la sua affermazione in proposito: “…la leggenda del serpente piumato raccontava la storia di come il Sole influenza la vita sulla Terra. Il serpente piumato era il Sole”. I miti cosm cosmog ogoonic icii del ella la crea creazi zioone sono sono densi ensi di riferimenti simbolici condensati condensati soprattutto nelle figure del del Se Serp rpen ente te e dell dell’U ’Uov ovo, o, che che spes spesso so si ritr ritrov ovan anoo insiem siemee com omee du duee prin rinci cippi anta antaggoni nist sti, i, ci cicl clic icii e complementari. L’Uovo alchimistico al chimistico Alla luce di quanto detto si possono meglio comprendere anche alcune concezioni e pratiche segrete dell dell’a ’alc lchi himi mia. a. L’uov ’uovoo per per gl glii alch alchim imis isti ti è il vaso sigi sigill llat atoo ermet ermetic icam amen ente te in cui cui si comp compie ie la Gran Grande de Oper Opera, a, ov ovve vero ro la creaz creazio ione ne e la subl sublim imazi azion onee dell dellaa materia im imppura (caotica) in spirito libero dalle dicotomie. Nell’opera di Bosch, che si può rileggere in 176
chiave alchemica, chiamata Trittico delle delizie (15031504) si possono notare una serie d’uova rotte alla punta, che fungono da contenitore per delle persone. In Inferno Musicale (il terzo dipinto del particolare nell’ Inferno trittico) degli uomini tentano di salire tramite una scala (simbolo alchemico di salita dell’albero filosofale e d’asc ’asces esaa ver verso la subl blim imaz aziion one) e) un gran rande uovo spaccato ad un’estremità. Accanto ad esso si scorge una macina (altro simbolo alchemico di purificazione, accanto all’athanor o forno alchemico dove, in breve, si compie la sublimazione della materia informe e putrefatta) che sovrasta la testa di un uomo (forse l’autoritratto di Bosch) affiancata all’uovo nella parte posteriore come intento a sentire qualcosa. Tra le righe si legge anche un ritorno dell’uomo all’uovo, quindi alla totalità, al superamento degli opposti, ritorno alla saggezza totale e alle origini. Ci sono diversi livelli d’interpretazione di un’opera, di un simbolo, di un mito. Il livello sicuramente più importante è quello che si accorda con l’anima della persona che in quel momento scorge in un simbolo o in un mito una risonanza sincronica di significati importanti e pertinenti. L’uomo è crocevia di significati e significanti. In definitiva, ogni simbolo ne richiama un altro ed insieme sono come le note che danno vita alla melodia dell’esistenza, una musica che non sempre siamo in grado di sentire, forse per la frenetica e rumorosa vita che conduciamo. Tutti i simboli che abbiamo preso in considerazione sono collegati da trame sottili e talvolta impercettibili e si richiamano l’un l’altro rappresentando le varie facce di uno stesso, grande principio unificante. Con il simbolo dell’uovo si chiude un percorso metaforico di ritorno all’uno.
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Capitolo VIII Pretenziose Pretenzio se Concettualizzazio Concettua lizzazioni ni sull’ arte Si è tent tentat atoo nell nellee prec preced eden enti ti sezi sezion onii di spie spiega gare re il rapporto 1 M avvalendoci dei molteplici punti di vista che abbiamo trattato, ora scientifici, ora mitologici, psicologici, antropologici, sociali, eccetera. Ogni cultura, ogni epoca, hanno avuto qualcosa da dire in merito a tale questione, manca un ultimo fondamentale tassello, l’arte, anche lei ha tanto da dire sulla relazione 1M. Introduciamo, adesso, l’ultimo aspetto da trattare: l’Arte. Questo capitolo e ciò che vuole significare partono da una domanda: lo scienziato è anche artista, e viceversa, l’artista è anche un po’ scienziato? La risposta potrebbe essere “perché no!” Un tempo arte e scienza erano sinonimi, due facce della stessa medaglia, come si ravvisa in uomini del calibro di Leonard Leonardoo da Vin inci, ci, Johann Johann W. W. Goethe Goethe,, tanto tanto per citarne alcuni. Oggi più che mai la scienza ha bisogno di scavalcare le mura con le quali spesso si barrica a guisa gu isa di membr membrana ana protet protettiv tiva. a. Prendia Prendiamo mo l’esemp l’esempio io della cellula che grazie alla sua membrana semip semiper erme meab abil ilee le perm permet ette te di rice riceve vere re e scam scambi biar aree inform formaz aziion onii con con l’am l’ambbie ient ntee est estern erno e qu quiind ndii di sopravvivere. Così la scienza dovrebbe farsi contaminare dall’arte, dai miti, dalle favole, da tutto ciò che che va ol oltr tree gl glii stan standa dard rd nu num meric ericii d’o d’osser sserva vazi zion onee empirica di baconiana memoria.
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Secondo lo psicologo russo L. Vygotskij, la creatività è un momento integrante, assolutamente indispensabile del pensiero realistico, giacché la corretta conoscenza della realtà non è possibile senza un certo elemento d’im d’imma magi gina nazi zion one. e. L’att ’attiv ivit itàà crea creati tiva va stim stimol ola, a, con con l’immaginazione, la possibilità di nuove soluzioni di cambiamento. Ci potrebbero essere molte conclusioni (per restare in tema) ma è una quella che vi si propone e forse quella meno canonica. Come avevamo promesso e premesso l’ultima parte del libro sarà dedicata non proprio alla parola, al pensiero, ma all’immagine e all’immaginazione che si spera di risvegliare, poiché come dice egregiamente Schelling: “ L’Arte è l’unica chance che l’uomo ha per cogliere l’Assoluto”. Prima di vedere ed ancor prima analizzare il reparto imma im magi gini ni,, in intr trod oduc uciam iamoo l’ar l’argo gome ment ntoo attr attrav aver erso so le sugg sugges esti tive ve paro parole le di alcu alcuni ni gran grandi di arti artist sti, i, crit critic icii e studiosi d’ arte. Tali Tali aforismi sono perle che riannodano i fili mentali di una visione dell’arte suggerita dalla stessa relazione 1 M, con la quale è in linea, e quindi libera, ciclica, completa e carismatica, multisfaccettata, una e molteplice.
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A come Aforismart come Aforismart
« Il caso, che differisce molto dall’arte, crea molte cose che le sono simili». (Inone Di Chio, V sec. a.C.). «Quando il pittore va tentando ne’ primi schizzi la fantasia che genera nella sua mente la istoria, non si dee contentar d’una sola, ma trovar più invenzioni, e poi fare iscelta di quelle che meglio riesce, considerando tutte le cose assieme». (Ludovico Dolce, 1557). « Artisti e scienziati, tutti partono senza dubbio, dalla stessa idea dominante, quella per cui la natura sussiste per se stessa, per cui ogni essere racchiude nel suo seno la sorgente della sua azione» Egli (l’artista) cer cerca di ind ndiv ivid idua uarre, tra i ta tant ntii «... Egli caratteri o aspetti del suo modello, una qualità dalla quale tutte le altre, o almeno molte altre, derivano seguendo dei legami fissi». (Hippolyte Taine, 1867). 1867). « L’opera artistica, per essere perfetta deve non imitare, ma continuare la natura». (Angelo Conti, 1894). « L’arte è una e non si divide in arti. Una, e insieme inf nfiini nita tame ment ntee vari varia; a; ma vari variaa no nonn gi giàà seco second ndoo i concetti tecnici delle arti, sibbene secondo l’infinita vari variet etàà dell dellee pers person onal alit itàà arti artist stic iche he e dei dei lo lorro stat statii d’animo». (Benedetto Croce, 1902). 180
...È nece necess ssar ario io o entrare nel tempo proprio «...È dell dell’i ’imm mmag agin inee da data ta ed esam esamin inar arla la come come un un’u ’uni nità tà chiusa in sé, o invece elevare la nostra contemplazione sino all’immagine che unisce attraverso sé quell ’immagine e le altre dalle quali vorremmo partire. Allora questa nuova immagine in rapporto a quelle, particolari, sarà il loro spazio generale, con un suo tempo particolare, cioè lo spazio a quattro dimensioni, e queste immagini particolari, in rapporto all’immagine generale, saranno le cose che in essa si trovano, connesse fra loro da un’interazione di forze e di energie». (Pavel A. Florenskij, Florenskij, 1914).
« L’arte non prende a prestito niente dalla filosofia, non ha altra fonte che l’anima in mezzo al mondo che la circonda. La sua essenza è sconosciuta come quella della vita e il suo fine è l’arte stessa». (Odilon Redon, 1922). « L’arte è uno di quei pochi territori dove è ancora possibile cercare cercare delle verità». (Wolf (Wolf Vostell Vostell,, 1992). « L’arte è infinita, in ogni opera d’arte ne appare solo un frammento, e tut utttavia in sé si presenta come qualcosa di perfettamente concluso». (K. Fiedler, 1945). « L’opera d’arte, dal vaso dell’artigiano alla Cappella Sistina, è sempre un capolavo avoro squi uissitame ament ntee ‘relativo’. L’opera non sta mai da sola, è sempre un rapporto». (Roberto Longhi, 1950). 181
s’intendono sempre’ e «Si suol dire che gli uomini ‘ s’intendono cioè fanno uno appu punnto in quan antto hann nnoo idee o pen pensa sano no;; ma, ma, si di dice ce al cont contem empo po,, gl glii uo uomi mini ni pu pur r ‘div ‘diver ergo gonn fra fra lor loro’ e cioè cioè son sonoo molt moltii ap appu punt ntoo in quanto il loro pensare non è vuoto bensì è pieno dei diverso (per definizione) definizione) [...] ‘loro sentimenti’ cioè del diverso Il Il lo lorro pens pensar aree è un sentir sentiree semp semprre e, conseg consegue uenza nza capitalissima, ciò che li unisce è il sentire tanto quanto il pensare pensare o il sentire sentire come come pensare pensare:: uniti, allora, allora, in quanto divisi, uno-molti. uno-molti. Ogni uomo è, cosi, ‘ se se stesso’ in quanto, ad esempio, fa delle scoperte scientifiche (le fa "lui") o ama o fa dell’arte ecc. [...] ed è, ogni uomo, al tempo stesso, ‘ gli gli altri’, cioè universo [...]». (Galvano della Volpe, 1971).
«Un’opera d’arte è un messaggio fondamentalmente ambiguo, una pluralità di significati che convivono in un solo significante». (Umberto Eco, 1976). ...Che he in infi fine ne il colo colorre perm permett ettaa un un’i ’int nter erpr pret etaz azio ione ne «...C mistica, lo si può facilmente presumere. Poiché infatti lo sche schema ma nel nel qu qual alee è po poss ssib ibil ilee rapp rapprresent sentar aree la molteplicità dei colori ci rinvia a rapporti originari, appartenenti all’intuizione umana non meno che alla natura, non vi è alcun dubbio che delle loro caratteristiche ci si possa servire in certo modo come di un linguaggio, linguaggio, allo scopo di esprimere esprimere appunto quei rapporti primigeni che non cadono sotto i sensi con altrettanta forza e varietà. Il matematico apprezza il valore e l’uso del triangolo e il triangolo è tenuto in grande onore presso i mistici». (J. W. Goethe, 1808).
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Sezione Grafica Conclusiva: “Mostra Permanente”
Titolo: “Divagazioni 1mpersonali” Autore: Daniele Scozzari Anno: MMV
Breve guida introduttiva Alcuni quadri sono ispirati all’affascinante mondo dei Mandala, figure concentriche tendenti verso un polo cent ntrrale, talora dicotomici e sintetizzanti delle mede medesi sime me op oppo posi sizi zion oni.i. Fi Figu gure re che, che, in vari varioo mo modo do,, hanno accompagnato il nostro percorso all’interno del test testo. o. Quel Quelle le che che pres presen ente terò rò sono sono im imma magi gini ni che che si prefi prefiggo ggono no di trasme trasmette ttere re armoni armonia, a, ciclic ciclicità ità,, energ energia, ia, divergenza creativa, multidimensionalità e sinestesia, e attraverso le varie tonalità di colore altre emozioni e suggestioni più soggettive, a cavallo tra contemplazione mistica e cromoterapia.
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I lavori, (titolati in appendice a pagina 219), esprimono la di ricerca d’una dimensione artistica mai del tutto finita (una volta per tutte) ma tendente compiuta e de- finita ad ul ulter terior iorii int interp erpret retazi azioni oni e ricomp ricomposi osizio zioni ni menta mentali, li, nell’incontro con il suono/significato della parola ed il colo colore re/f /for orma ma sign signif ific ican ante te.. Una Una sort sortaa di “F “Fut utur ur Art Art Comp Comput uter er”” (ma (ma le defi defini nizi zion onii o etic etiche hett ttee serv servon onoo sempre per apprezzare le cose col senno di poi, non hanno mai valore per il presente ma sempre per il passato o per il futuro). Vi sono incluse delle rielaborazioni fotografiche e rivisitazioni “frattaliche” varie; alcune composizioni sono state create ad hoc, appositamente per il libro, il cui scopo è anche quello di poter intrattenere una “mostra permanete” multifruibile. Infine, le composizioni tendono nell’insieme a mostrare livell liv ellii mu multi ltidim dimens ension ionali ali o sempl semplice icemen mente te tentar tentaree di contenere alcune chiavi di lettura possibili, palesi o nascoste, per riallacciare il discorso unità – molteplicità, cui l’arte è una degna rappresentante. Il resto, se volete, lo (r)aggiungerete voi...
“Guardate e basta, poi direte, se vorrete, perché se ora dite poi non potrete più guardare, poiché sull’arte, sull’arte, molto, molto, forse tutto, tutto, si è detto, detto, fatto e capito, ma non si è mai guardato veramente bene”.
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L’immaginazione sovrasta sovrasta L’immaginazione le vette vette dell’inimmaginabile.. d ell’inimmaginabile.. dell’inimmaginabile.. le
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Appendice 1
TITOLI DEI QUADRI
PAGINE
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EQUI LI BRIO LI BRIO
-
VETTE
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BLACK HOLE - ORIENT ORIENT
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PIRAMIDEA
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MICROMOVIM – CIRCOLARIDEA – ½ MORPH
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SENSAZIONI PUNTIFORMI PUNTIFORMI – OLOGRAM – KOR
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PROTOTIPO – AURORA – MAGIC
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NATURA MIXT
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SELF DISCOVERY
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VERBA VOLANT
193
ΨKÉ – CRUX – PHOENIX – ENERGY
194
FLORA – FIRE – SUBLIMINAL EXP – DOPPIO SGUARDO
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MANI & MONDI
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Appendice 2
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Riepilogo sintetico e figurativo per ulteriori spunti di riflessione riguardo alla relazione 1 M ed alle sue molteplici sfaccettature.
196
(Trilobiti)
28
28
Tratto da uno schema di De Chardin P. T. (fonte: http://www.crosscurrents.org/chardin.htm).
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In home page, guida a ricerche su autori filosofici. 30 Il sito contiene alcune informazioni su frattali e caos, argomento che per motivi di spazio non si è esaurito a sufficienza. Per una esauriente esauriente rassegna rassegna di immagini immagini frattaliche e ricerche in http://fractalarts.com/ materia, ia, si vedano i siti intenet http://galileimirandola.it/frattali/index.htm . http://galileimirandola.it/frattali/index.htm. frattali. it .
e
http://www.
Consiglio, inoltre il sito http://www.sintropia.it/libri/anto5.htm , per argomenti argomenti riguardanti complessità, ordine, caos, entropia, sintro pia e frattali. 31 Il sito contiene spunti di riflessione sulla sincronicità.
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http://www.globalvillage-it.com/enciclopedia/dio/dio05.htm
32
http://www.riflessioni.it http://www.rebirthing-italia.c http://www .rebirthing-italia.com/aforismi.htm om/aforismi.htm http://www.wikipedia.com 33 http://www.anticoegitto.net http://www.lgxserver.uniba.it/lei/sfi/bollettino/156_bianchi.htm
simboli e dintorni...: http://www.celestinian-center.com/SIMBOLOGIA.html http://www.mariaoggi.it
http://www.ritosimbolico.net/archivio2/pirofilo.html http://www.edicolaweb.net/nonsoloufo/htm http://www.studioching.com/art http://www .studioching.com/articoli_chakra_8.php icoli_chakra_8.php
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Vi sono riportati interessanti argomenti che partono da un punto di vista olistico e complesso, spaziando dalla fisica quantistica al buddismo. Il sito offre un utile raffronto e approfondimento sulle tematiche da me trattate (cfr. in partic. cap II e VII). 33
Il sito Wikiped Wikipedia ia è un’encic un’encicloped lopedia ia mult multimed imediale iale sul web con splendide raffigurazioni di autori. Un altro interessante sito per ricerche encicolpediche è il seguente: se guente: http://www.dienneti.it .
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