Fordismo e Taylorismo Appunti nr. 52 del Prof. Amedeo Paolucci Paolucci www.amedeopaolucci.it
Introduzione Una delle caratteristiche principali del sistema economico moderno è lo sviluppo di una divisione del lavoro complessa e diversificata. Nelle società tradizionali, il lavoratore, provvedeva, di norma, a tutte le fasi necessarie per la realizzazione di un bene: un fabbro che costruiva un aratro, forgiava il ferro, lo modellava e montava il prodotto finale. Con il trascorrere del tempo, molti mestieri sono scomparsi e quelli sopravvissuti, sono stati inglobati in processi produttivi più ampi. Un elettricista che lavora oggi in un contesto industriale, ad esempio, può avere il compito di ispezionare e riparare soltanto alcune parti di un certo tipo di macchina; altri compiti e macchine sono affidati a persone diverse. La caratteristica principale della società moderna è l'alto grado di interdipendenza economica; ogni giorno, per i prodotti e i servizi necessari al nostro sostentamento, dipendiamo da un numero molto alto di persone, ciascuna delle quali svolge solo una piccola parte del lavoro necessario. L'origine della divisione industriale del lavoro: Adam Smith Verso la fine del 1700 Adam Smith (1723-1790), uno dei fondatori della scienza economica moderna, individuò diversi vantaggi offerti dalla divisione del lavoro in termini di accresciuta produttività. Nella sua opera "La "La ricchezza delle nazioni ", Adam Smith, mostra come, scomponendo la produzione in una serie di operazioni elementari, si ottiene un quantitativo di prodotto, per unità di tempo, nettamente maggiore: l'esempio proposto è quello degli spilli. Scomponendo la produzioni di spilli per dieci operai, ciascuno adibito a mansioni specializzate e diverse, il tasso di produttività aumentava da 20 a 4.800 spilli giornalieri: ciascun lavoratore produceva una quantità di merce 240 volte superiore a quello di un operaio isolato. Le ragioni di tale incremento sono da ricercare principalmente nell'aumento dell'abilità manuale (specializzazione) di ciascun lavoratore e nel minore tempo per passare da una fase all'altra del lavoro. Ad Adam Smith non sfugge tuttavia come l'estrema divisione del lavoro, all'interno di un ciclo produttivo, comporta anche effetti negativi.
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L'eccessiva semplificazione e ripetitività dei gesti non sviluppa l'immaginazione riducendo, nel contempo, lo sviluppo intellettuale del lavoratore. Il Management Scientifico di Taylor Le osservazioni compiute da Adam Smith, trovarono un loro compiuto sviluppo sessant'anni più tardi ad opera di Frederick Winslow Taylor (1856-1915). Ingegnere e imprenditore statunitense, Taylor, si dedicò allo studio dettagliato dei processi industriali, scomponendoli in unità semplici, operazioni elementari, cronometrabili con precisione. Per ogni singola operazione Taylor stabiliva l'esatta serie di movimenti che l'operaio doveva compiere, determinando il tempo necessario ed eliminando movimenti superflui. Al termine di queste osservazioni l'ingegnere determinava il "tempo di ciclo" di quella particolare stazione produttiva presa in esame. I lavori di Taylor furono pubblicati in una monografia del 1911 dal titolo: "The Principles of Scientific Management ". Il taylorismo ebbe una grande influenza sull'organizzazione della produzione e della tecnologia industriale di molti paesi, ma non fu accolto ovunque con favore. In Giappone, ad esempio, le idee di Taylor incontrarono una particolare resistenza e l'industrializzazione giapponese seguì un percorso sostanzialmente diverso da quello prevalente nelle società occidentali. Nell'industria Giapponese un elemento di rilievo, fin dall'inizio, fu il ricorso al lavoro di squadra e a i gruppi di lavoro, nei quali mancava una precisa divisione del lavoro e che consentivano una considerevole flessibilità di mansioni. Henry Ford e la catena di montaggio Taylor si preoccupò di migliorare l'efficienza industriale, ma prestò scarsa attenzione alla vendita dei prodotti realizzati. La produzione di massa richiedeva mercati di massa e l'industriale Henry Ford (1863-1947) fu tra i primi a rendersi conto e ad approfittare di questa caratteristica. "Fordismo" è la definizione usata per designare il sistema, da lui sviluppato, della produzione di massa collegata allo sfruttamento dei mercati di massa.
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Henry Ford aprì la sua prima fabbrica nel 1913 a Highland Park, nel Michegan; in questa fabbrica vi si costruiva un solo prodotto: la Ford modello T. Furono introdotte nella fabbrica strumenti e macchine specializzate ed esplicitamente progettate per la velocità, la precisione e la semplificazione delle operazioni di montaggio. Una delle innovazioni più significative introdotte da Ford, fu la costruzione di una catena di montaggio mobile, per la quale egli trasse forse ispirazione dai macelli di Chicago, dove gli animali venivano sezionati appunto lungo una catena mobile. Alla catena di montaggio della Ford ciascun operaio aveva un compito specifico, ad esempio montare la maniglia della portiera sinistra, mentre la carrozzeria si spostava lungo la catena stessa. Nel periodo che arriva fino al 1929, anno in cui cessò la produzione del modello T, furono prodotti quindici milioni di automobili. In quel momento l'80 per cento delle automobili di tutto il mondo era immatricolato negli Stati Uniti. Ford aveva apparentemente massimizzato l'efficienza produttiva, ma poi cominciò a scoprire che la produzione incentrata sulla catena di montaggio presentava alcuni problemi. Ben presto i tassi di assenteismo e il turn-over della forza lavoro divennero estremamente alti. Ciò che si risparmiava nell'addestramento del personale (le spese per l'addestramento ammontavano a solo 38 dollari), si spendeva per garantire il ricambio del turnover. La Ford cercò di garantirsi la disciplina degli operai estendendo la propria influenza fuori dai cancelli della fabbrica. Il sistema dei "cinque dollari a giornata" offriva agli operai incentivi salariali a patto che cambiassero non solo le proprie abitudini lavorative ma anche quelle personali. Certi benefici e la possibilità per i lavoratori di ottenere prestiti dalla società, erano subordinati alla serietà e rispettabilità del comportamento e alla moderazione nel consumo di alcool e tabacco. La società istituì addirittura un suo "servizio sociologico", che indagava sulla vita privata dei dipendenti. I limiti del fordismo e del taylorismo
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Per un certo periodo sembrò che il fordismo rappresentasse il probabile futuro di ampi settori della produzione industriale. Ciò tuttavia non si è verificato, per diverse ragioni, e l'apice del fordismo è stato superato. In realtà esso ha assunto un ruolo di primo piano soltanto in alcuni settori industriali, in particolare nell'industria automobilistica.
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