Pubblicato Pubblicato da CHRISTOPH CHRISTOPHER ER NOLAN IT ITALIA ALIA
Traduzione a cura di Davide Bracali
Il seguent seguentee ` e il raccon racconto to breve breve di Jonathan Jonathan Nolan, Nolan, “Memen “Memento to Mori”, Mori”, che che ha ispira ispirato to il fratel fratello lo Chris Christop topher her Nolan Nolan per la sceneg sceneggia giatu tura ra del del film MEMENTO: MEMENTO MEMENTO MORI di Jonathan Jonathan Nolan
“Come pu` o un proiettile disilludere!” - Herman Melville
Tua mo moglie glie diceva diceva sempr sempre che saresti saresti arrivato tardi tardi al tuo funerale. funerale. Te lo ricor ricordi? di? La sua picc piccola battut attuta a ironi ironizza zzava va sul tuo esser esseree un tale tale disor disor-dinato dinato e sempr sempre in ritar ritardo, sempr sempre a dimentic dimenticar aree ogni cosa, anche anche prima prima dell’incidente. Proprio adesso ti starai probabilmente chiedendo se fossi in ritardo per il suo. Tu eri l`ı, ne hai la certezza. certezza. C’` e la fotogr fotografia afia fissata al muro muro vicino alla porta porta a testimoniarlo. testimoniarlo. Non `e comune comune fare fare foto ad un funerale, funerale, ma qualcuno, i tuoi dottori, dottori, immagino, immagino, sapevano sapevano che tu non l’avresti l’avresti ricor ricordato. dato. L’hanno L’hanno ingrandita e messa proprio l`ı, ı, vicino alla al la porta, cosicch´ cosicch´ e tu non potessi fare a meno di vederla ogni volta che ti alzavi, prima di scoprire dove fosse. Il ragazzo nella foto, quello con i fiori? Sei tu. E cosa stai facendo? Stai leggendo la lapide, provando a capire di chi fosse il funerale al quale ti trovi, allo stesso stesso mo modo do in cui la leggi leggi ora, ora, provan provando do a capire apire perch´ erch´ e qualcuno qualcuno ha fissato quella foto accant accanto o alla tua porta. Ma perch´ erch´ e preo preoccup ccuparsi arsi di leggere leggere qualcosa che tu non ricorderai? 1
Lei se n’` e andata, andata per sempre, e ora tu devi soffrire, aspettando notizie. Credimi, io so come ti senti. Probabilmente sei un rottame. Ma aspetta cinque minuti, forse dieci. Forse pu` o persino passare un’intera mezzora prima che tu dimentichi. Ma tu dimenticherai, te lo garantisco. Pochi minuti in pi` u e ti dirigerai verso la porta, cercandola dappertutto di nuovo, scoppiando a piangere quando troverai la fotografia. Quante volte devi ascoltare le notizie prima che qualche altra parte del tuo corpo, diversa da quel tuo cervello sfasciato, inizi a ricordare? Dolore infinito, rabbia infinita. Inutili senza una direzione. Forse non puoi capire cosa `e successo. Oppure non puoi dire che io lo capisco veramente. ` ci` Amnesia retrograda. E o che traspare dai sintomi. Sindrome della rosolia congenita. La tua congettura ` e buona quanto la mia. Forse non capisci cosa ti ` e successo. Ma ricordi cos’` e successo a LEI, non `e vero? I dottori non te ne volevano parlare. Non risponderanno alle mie domande. Non pensano che sia giusto per un uomo nella tua condizione ascoltare questi discorsi. Ma ricordi abbastanza, non ` e vero? Ricordi la sua faccia. Questa `e la ragione per cui ti scrivo. Inutile, forse. Non so quante volte dovrai leggere prima di ascoltarmi. Non so nemmeno da quanto sei gi`a stato rinchiuso in questa stanza. E nemmeno tu lo sai. Ma il tuo vantaggio nel dimenticare `e che dimenticherai di considerarti una causa persa. Presto o tardi vorrai fare qualcosa al riguardo. E quando lo farai, dovrai soltanto credermi, perch´ e sono l’unico che pu` o aiutarti.
EARL APRE UN OCCHIO dopo un altro verso un soffitto di piastrelle bianche, interrotte da una nota scritta a mano fissata con nastro adesivo proprio sopra la sua testa, abbastanza grande da poterla leggere dal letto. Da qualche parte sta suonando una sveglia. Legge la nota, sbatte gli occhi, la legge di nuovo, poi d`a uno sguardo alla stanza. ` una stanza bianca, bianca in maniera schiacciante, dai muri alle tende E all’arredo da ufficio al copriletto. La sveglia sta suonando sulla scrivania bianca sotto la finestra con le tende bianche. A questo punto Earl nota 2
probabilmente che si trova in cima al suo piumone bianco. Indossa vestaglia e pantofole. Si appoggia all’indietro e legge di nuovo la nota appesa con nastro adesivo ` LA TUA STANsul soffitto. Recita, con un rozzo maiuscolo, QUESTA E ` UNA STANZA DI UN OSPEDALE. QUI E ` DOVE VIVI ZA. QUESTA E ADESSO. Earl si alza e d`a uno sguardo in giro. La stanza `e grande per un ospedale, vuota con linoleum che si distende dal letto in tre direzioni. Due porte e una finestra. La vista non `e molto d’aiuto, un gruppo di alberi al centro di uno spiazzo d’erba attentamente curato, che termina in un lembo di asfalto a due corsie. Gli alberi, eccetto i sempreverdi, sono spogli all’inizio della primavera o in tardo autunno, l’uno o l’altro. Ogni centimetro della scrivania `e ricoperto da post-it, blocknotes, liste stampate ordinatamente, libri sulla psicologia, foto incorniciate. In cima al disordine si trova un cruciverba completato a met` a. La sveglia domina una pila di giornali piegati. Earl spegne la sveglia e prende una sigaretta dal pacchetto attaccato alla manica della sua vestaglia. D` a un colpetto alla tasca vuota del suo pigiama per l’accendino. Fruga tra i giornali della scrivania, guarda velocemente nei cassetti. Alla fine trova una scatola di fiammiferi da cucina attaccata col nastro adesivo al muro vicino alla finestra. Un’altra nota ` e attaccata proprio sopra la scatola. Recita ` con vistose lettere gialle, SIGARETTA? PRIMA CERCA QUELLE GI A ACCESE, STUPIDO. Earl ride dopo aver letto la nota, accende la sua sigaretta, e fa un lungo tiro. Attaccato alla finestra davanti a lui si trova un’altra pagina del taccuino intitolata IL TUO PROGRAMMA. Descrive il da farsi ad ogni fascia oraria della giornata: dalle 22.00 alle 8.00 c’` e scritto DORMIRE. Earl consulta la sveglia: 8.15. Vista la luce all’esterno, deve essere mattina. Controlla il suo orologio: 10.30. Avvicina l’orologio all’orecchio e ascolta. D`a all’orologio uno o due giri per farlo combaciare con la sveglia. Secondo il programma, l’intera fascia dalle 8.00 alle 8.30 `e stata contrassegnata con LAVATI I DENTI. Earl ride di nuovo e si dirige verso il bagno. La finestra del bagno ` e aperta. Mentre agita le braccia per riscaldarsi, nota il portacenere sul davanzale. Una sigaretta ` e appoggiata al portacenere, 3
consumandosi costantemente attraverso un lungo dito di cenere. La guarda male, spegne la vecchia cicca e la sostituisce con quella nuova. Sullo spazzolino ` e gi`a stato applicato un po’ di dentifricio bianco. Il rubinetto ` e di quelli col pulsante, dove fuoriesce un getto d’acqua ad ogni premuta. Earl mette lo spazzolino in bocca sotto la guancia e lo muove avanti e indietro, mentre apre l’armadietto delle medicine. Gli scaffali sono riforniti con confezioni per una persona di vitamine, aspirine, antidiuretici. Anche il collutorio `e per una persona, circa un bicchiere di liquido blu in una bottiglia di plastica sigillata. Soltanto il dentifricio `e in un tubetto di grandezza regolare. Earl sputa il dentifricio dalla bocca e lo rimpiazza con collutorio. Mentre posa lo spazzolino vicino al dentifricio, nota una zeppa di giornale schiacciata tra il ripiano di vetro e il fondo in acciaio dell’armadietto delle medicine. Sputa il liquido blu e schiumoso nel lavandino e preme il pulsante per un getto d’acqua che risciacqui la superficie. Chiude l’armadietto delle medicine e sorride alla sua immagine riflessa nello specchio. “Chi ha bisogno di mezzora per lavarsi i denti?” Il giornale `e stato ripiegato fino ad una taglia minuscola con tutta la precisione di una lettera d’amore di un ragazzo della scuola media. Earl lo srotola e lo stende sullo specchio. Recita SE RIESCI ANCORA A LEGGERLO, ALLORA SEI UN FOTTUTO CODARDO. Earl guarda perplesso il pezzo di carta, poi lo legge di nuovo. Lo gira. Sul retro c’`e scritto P.S.: DOPO CHE L’HAI LETTO, NASCONDILO DI NUOVO. Earl legge di nuovo entrambi i lati, poi ripiega il pezzo di carta fino alla sua dimensione originaria e lo mette sotto il dentifricio. Forse nota la cicatrice. Inizia proprio sotto l’orecchio, seghettata e sottile, e scompare bruscamente sotto l’attaccatura dei capelli. Earl si volta e segue con la coda dell’occhio il prosieguo della cicatrice. La tasta col polpastrello, poi guarda di nuovo la sigaretta mentre si consuma nel posacenere. Un pensiero lo investe ed esce dal bagno. Si `e fermato alla porta della sua stanza con una mano sul pomello. Due 4
foto sono attaccate al muro accanto alla porta. L’attenzione di Earl `e catturata prima dall’immagine di una risonanza magnetica, una piccola immagine nera raffigurante l’interno del cranio di qualcuno. La foto riporta una scritta con evidenziatore: IL TUO CERVELLO. Earl la fissa. Cerchi concentrici con colori differenti. Pu`o distinguere le grandi orbite dei suoi occhi e, dietro queste, i due lobi del cervello. Grinze lisce, cerchi, semicerchi. Ma proprio l`ı a met` a della sua testa, cerchiato con l’evidenziatore, incanalato dal retro del suo collo come un verme in un’albicocca, c’` e qualcosa di diverso. Deforme, spezzato, ma inequivocabile. Una macchia nera, a forma di fiore, proprio l`ı, a met` a del suo cervello. ` una foto di un uomo che regge dei Si china per guardare l’altra foto. E fiori, davanti ad una lapide recente. L’uomo `e chinato, leggendo l’iscrizione. Per un attimo tutto questo sembra una sala di specchi o l’inizio di un gioco di infiniti: un uomo piegato, che guarda un uomo pi`u piccolo, anch’esso piegato, che legge l’iscrizione tombale. Earl guarda la foto per molto tempo. Forse inizia a piangere. Forse fissa soltanto la foto senza dire niente. Alla fine, torna indietro verso il letto, si sdraia, chiude gli occhi e prova a dormire. La sigaretta si consuma costantemente nel bagno. Un circuito nella sveglia conta all’indietro da dieci ed inizia a suonare di nuovo. Earl apre un occhio dopo un altro verso un soffitto di piastrelle bianche, interrotte da una nota scritta a mano fissata con nastro adesivo proprio sopra la sua testa, abbastanza grande da poterlo leggere dal letto. Da qualche parte sta suonando una sveglia.
Non puoi pi` u avere una vita normale. Devi capirlo. Come puoi avere una ragazza se non riesci a ricordare il suo nome? Non puoi avere figli, a meno che tu non voglia che crescano con un padre che non li riconosce. Sicuro come la morte non puoi avere un lavoro. Non ci sono molte professioni l` a fuori che valorizzano le dimenticanze. La prostituzione, forse. La politica, naturalmente. No. La tua vita `e finita. Sei un uomo morto. L’unica cosa che i dottori sperano di fare `e insegnarti ad essere meno di un peso per gli inservienti. E probabilmente non ti lasceranno mai tornare a casa, ovunque sia. Quindi la domanda non ` e “essere o non essere”, perch´ e tu non sei. La domanda `e se vuoi fare qualcosa al riguardo. Se la vendetta ti interessa. 5
Interessa alla maggior parte delle persone. Per poche settimane, tramano, complottano, prendono misure per pareggiare i conti. Ma col passare del tempo quell’impulso iniziale viene eroso. Il tempo ` e ladro, non ` e quello che dicono? E alla fine il tempo convince la maggior parte di noi che il perdono ` e una virt`u. Con convenienza, codardia e perdono sembrano identici ad una certa distanza. Il tempo ti ruba il fegato. Se tempo e paura non fossero abbastanza per dissuadere le persone dalla loro vendetta, poi c’` e sempre l’autorit`a, che dolcemente scuote la testa e dice “Capiamo, ma tu sei un uomo migliore se lasci andare. Se sei superiore. Se non ti abbassi al loro livello”. Inoltre l’autorit` a dice “se tenti qualcosa di stupido, ti rinchiudiamo in una piccola stanza”. Ma loro ti hanno gi`a messo in una piccola stanza, non ` e vero? Semplicemente non la chiudono davvero o addirittura ne fanno la guardia molto attentamente perch´ e tu sei paralizzato. Un cadavere. Un vegetale che probabilmente non si ricorderebbe di mangiare o di cacare se qualcuno non fosse l`ı a ricordartelo. E come per il passare del tempo, beh, questo non si applica pi`u a te, vero? Bastano dieci minuti, ancora e ancora. Quindi come puoi perdonare se non puoi ricordare di dimenticare? Probabilmente tu eri il tipo che lascia andare, non `e vero? Prima. Ma non sei pi` u l’uomo che eri. Nemmeno la met`a. Sei una frazione; sei l’uomo dei dieci minuti. ` l’impulso primario. Probabilmente Naturalmente, la debolezza ` e forza. E preferiresti sederti nella tua piccola stanza a piangere. Vivere nella tua limitata collezione di memorie, lucidandole accuratamente una per volta. Met` a della vita messa in una cornice e fissata su del cartone come una collezione di insetti esotici. Ti piacerebbe vivere dietro quel la cornice, non ` e vero? Conservato nella gelatina. Ti piacerebbe ma non puoi, vero? Non puoi a causa dell’ultima aggiunta alla tua collezione. L’ultima cosa che ricordi. La sua faccia. La sua faccia e tua moglie, che chiede il tuo aiuto. E forse questo `e dove ti potrai ritirare quando sar` a tutto finito. La tua piccola collezione. Possono rinchiuderti in un’altra piccola stanza e tu potrai 6
vivere il resto della tua vita nel passato. Ma soltanto se avrai un piccolo pezzo di carta nella tua mano che ti dir`a che l’hai preso. Sai che ho ragione. Sai che c’` e un sacco di lavoro da fare. Pu` o sembrare impossibile, ma sono sicuro che se tutti facciamo la nostra parte, capiremo qualcosa. Ma non hai molto tempo. Hai soltanto dieci minuti circa, in realt`a. Poi ricomincer` a tutto da capo. Quindi fai qualcosa col tempo che hai.
EARL APRE I SUOI OCCHI e li sbatte nell’oscurit`a. La sveglia sta suonando. Segna le 3.20 e la luna che penetra attraverso la finestra significa che deve essere mattina presto. Earl cerca maldestramente una lampada, quasi sbattendoci nel tentativo. Una luce incandescente riempie la stanza, ` sdraiato tingendo di giallo i mobili metallici, i muri e anche il copriletto. E sul letto e guarda in alto sopra di lui verso un soffitto di piastrelle gialle, interrotte da una nota scritta a mano fissata con nastro adesivo. La legge due, forse tre volte, poi d`a uno sguardo alla stanza intorno a lui. ` una stanza essenziale. Forse di qualche istituzione. C’` E e una scrivania ` vuota eccetto la sveglia che sta suonando. Probabilvicino alla finestra. E mente Earl nota a questo punto che e` completamente vestito. Indossa persino le sue scarpe sotto i lenzuoli. Leva le coperte, si alza dal letto e si dirige verso la scrivania. Niente nella stanza suggerirebbe che qualcuno ci abbia vissuto recentemente, o che l’abbia mai fatto, eccetto per strani rimasugli di nastro adesivo sparsi sul muro. Nessuna foto, nessun libro, niente. Attraverso la finestra, riesce a scorgere un prato attentamente curato illuminato da un bellissimo chiaro di luna. Earl spegne la sveglia e si fissa per un momento a guardare le due chiavi attaccate con nastro adesivo sul dorso della sua mano. Strappa il nastro adesivo mentre ispeziona i cassetti vuoti. Nella tasca sinistra del suo giacchetto trova un mazzo di banconote da cento dollari e una lettera chiusa in una busta. Controlla il resto della stanza e il bagno. Un po’ di nastro adesivo e cicche di sigarette. Nient’altro. Earl distrattamente giocherella con la protuberanza della cicatrice sul suo collo e ritorna verso il letto. Si sdraia su di esso e fissa il soffitto e la nota fissatavi col nastro adesivo. La nota recita, ALZATI, ESCI FUORI ADESSO. QUESTE PERSONE TI UCCIDERANNO. Earl chiude gli occhi. 7
Alle scuole elementari provavano ad insegnarti come fare liste, ricordi? Pensa a quando il programma giornaliero era il dorso della tua mano. E se i tuoi compiti erano cancellati dalla doccia, beh, allora non venivano fatti. Nessuna direzione, dicevano. Nessuna disciplina. Cos`ı hanno provato a farti scrivere tutto dove fosse pi` u duraturo. Naturalmente, i tuoi maestri delle elementari se la farebbero addosso dalle risate se ti vedessero adesso. Perch´ e sei diventato il perfetto risultato delle loro lezioni organizzative. Perch´ e tu non puoi nemmeno pisciare senza consultare una delle tue liste. Avevano ragione. Le liste sono l’unico modo per mettere ordine a questo disastro. Questa ` e la verit` a: in nessun caso le persone, anche quelle normali, non sono soltanto una persona qualunque con un insieme di caratteristiche. Non ` e cos`ı semplice. Siamo tutti alla merc´ e del sistema limbico, nuvole di elettricit` a che vagano attraverso il cervello. Ogni uomo `e spezzato in frazioni di 24 ore ` una commedia giornaliera, un uomo che e poi di nuovo in altre 24 ore. E cede il controllo al prossimo: un dietro le quinte affollato di vecchi attori che scalpitano per il proprio turno sotto i riflettori. Ogni settimana, ogni giorno. L’uomo arrabbiato che passa il testimone all’uomo imbronciato e a turno al maniaco sessuale, all’introverso, all’oratore. Ogni uomo `e una calca di gente, un gruppo di idioti incatenati tra loro. Questa `e la tragedia della vita. Perch´ e per pochi minuti di ogni giorno, ogni uomo diventa un genio. Momenti di lucidit`a, intuizione, chiamala come ti pare. Le nuvole si dividono, i pianeti si allineano e tutto diventa ovvio. Riuscirei a smettere di fumare, forse, oppure ecco come guadagnare velocemente un milione di dollari, o ancora la chiave per la felicit`a eterna. Questa ` e la verit` a miserabile. Per pochi momenti, i segreti dell’universo ci vengono svelati. La vita ` e un banale trucco da salotto. Ma poi il genio, il saggio deve cedere il controllo al prossimo tizio che si trova vicino alla cima della montagna, molto probabilmente al tizio che vuole soltanto mangiare patatine e sia l’intuizione sia la genialit`a sia la salvezza sono tutte affidate ad un imbecille o ad un edonista o ad un narcolettico. 8
L’unico modo per mettere ordine a questo disastro, naturalmente, `e prendere precauzioni per assicurarsi di controllare gli idioti che si susseguono. Prendere la catena che vi vincola, di mano in mano, e guidarli. Il miglior modo di fare questo ` e una lista. ` come una lettera che scrivi a te stesso. Un grande piano, disegnato dal E tizio che riesce a vedere la luce, fatto di passi abbastanza semplici da essere compresi dal resto degli idioti. Seguire i passi uno per uno fino a cento. Ripeterli se necessario. Il tuo problema ` e poco pi`u grave, forse, ma in sostanza `e la stessa cosa. ` come quel gioco per computer, la stanza cinese. Te lo ricordi? Un tizio E siede in una piccola stanza, posando alcune carte con scritto sopra lettere in un linguaggio che non capisce, posando una lettera alla volta in una successione stabilita dalle istruzioni di qualcun altro. Si suppone che le carte compongano una barzelletta in cinese. Il tizio non parla il cinese, naturalmente. Segue solo le istruzioni. Ci sono alcune ovvie differenze nella tua situazione, ovviamente: tu sei scappato dalla stanza in cui ti avevano rinchiuso, quindi l’intero gioco doveva essere trasportabile. E il tizio che ti d` a le istruzioni - quello sei sempre tu, solo una versione precedente di te stesso. E la barzelletta che tu racconti, beh, ` e la conclusione. Solo non penso che qualcuno la trover` a molto divertente. Quindi questa ` e l’idea. Tutto quello che devi fare ` e seguire le tue istruzio` come salire o scendere le scale. Un passo alla volta. Seguendo la lista. ni. E Semplice. E il segreto, naturalmente, di ogni lista ` e tenerla in un posto dove sei costretto a vederla.
RIESCE A SENTIRE IL BRUSIO persino attraverso le palpebre. Insistente. Raggiunge la sveglia, ma non riesce a muovere il braccio. Earl apre gli occhi e vede un uomo grosso chinato verso di lui. L’uomo lo guarda, irritato, poi riprende il suo lavoro. Earl si guarda intorno. La stanza `e troppo buia per essere lo studio di un dottore. 9
Poi il dolore pervade il suo cervello, interrompendo le altre domande. Si dimena, provando a liberare l’avambraccio, che gli d`a l’impressione di bruciare. Il braccio non si muove, ma l’uomo gli getta un’altra occhiataccia. Earl si sistema sulla sedia in modo da vedere al di sopra della testa dell’uomo. Il rumore e il dolore provengono entrambi da una pistola nella mano dell’uomo, una pistola con un ago al posto della canna. L’ago sta scavando nel carnoso lato inferiore dell’avambraccio di Earl, lasciando una scia di lettere gonfie. Earl prova a risistemarsi per avere una vista migliore, per leggere le lettere ` sdraiato e fissa il soffitto. sul suo braccio, ma non pu`o. E Alla fine il tatuatore spegne il rumore, tampona l’avambraccio di Earl con un pezzo di garza e si aggira nel retro per trovare un opuscolo che descrive come trattare una possibile infezione. Forse pi`u tardi parler`a a sua moglie di questo tizio e della sua piccola nota. Forse sua moglie lo convincer`a a chiamare la polizia. Earl guarda verso il braccio. Le lettere che emergono dalla pelle, sono un po’ sbavate. Coprono un tratto che va dal cinturino dell’orologio di Earl fino in fondo al gomito. Earl guarda il messaggio e lo legge di nuovo. Recita, con un maiuscolo piccolo e curato, HO STUPRATO E UCCISO TUA MOGLIE.
Oggi ` e il tuo compleanno, cos`ı ti ho fatto un piccolo regalo. Avrei voluto comprarti solo una birra, ma chiss`a dove sarebbe finita? Cos`ı invece, ti ho preso una campana. Penso che potrei aver impegnato il tuo orologio per comprarla, tanto perch´ e diavolo hai bisogno di un orologio? Ti starai chiedendo, perch´ e una campana? Anzi, credo che tu ti farai questa domanda ogni volta che te la ritroverai in tasca. Ci sono troppe lettere adesso. Troppe da analizzare ogniqualvolta vuoi sapere la risposta ad una piccola domanda. In effetti `e uno scherzo. Uno scherzo pratico. Ma pensalo in questi termini: non sto ridendo di te ma piuttosto con te. 10
Mi piace pensare che ogni volta che la prendi dalla tasca e ti chiedi “Perch´ e ho questa campana?”, una piccola parte di te, un piccolo frammento del tuo cervello spezzato, ricorder`a e rider` a, come io sto ridendo adesso. ` qualcosa che hai imparato prima. Cos`ı Oltretutto conosci la risposta. E se ci pensi, saprai. Secoli addietro le persone erano ossessionate dalla paura di essere sepolte vive. Ti ricordi ora? La scienza medica non era sviluppata come oggi, non era inusuale per le persone svegliarsi improvvisamente in una bara. Cos`ı i ricchi avevano attrezzato le proprie bare con tubi respiratori. Piccoli tubi che si districavano tra la terra cosicch´ e, se qualcuno si fosse svegliato quando non era previsto che lo facesse, non avrebbe esaurito l’ossigeno. Ora, devono averlo testato e capito che tu potresti sgolarti attraverso quei tubi, ma erano troppo stretti per diffondere abbastanza rumore. Non abbastanza da non attirare l’attenzione, almeno. Cos`ı una corda veniva collegata attraverso il tubo ad una piccola campana attaccata alla lapide. Se una persona tornava alla vita, tutto ci` o che doveva fare era suonare la sua piccola campana finch´ e qualcuno accorresse e lo disseppellisse. Adesso sto ridendo, immaginandoti su un bus o forse in un fast food, che controlli la tua tasca e trovi la tua piccola campana e chiedi a te stesso da dove sia venuta, perch´ e ce l’hai. Forse persino la suoneresti. Buon compleanno amico. Non so chi abbia pensato alla soluzione per il nostro problema reciproco, quindi non so se congratularmi con te o con me. Una parte dello stile di vita cambia, in effetti, ma ciononostante rimane una soluzione elegante. Cerca in te stesso la risposta. Suona come un biglietto di auguri. Non so quando tu ci abbia pensato, ma mi tolgo il cappello dinanzi a te. Non che tu sappia di cosa diavolo sto parlando. Ma, onestamente, `e un colpo di genio. Dopo tutto, tutte le altre persone hanno bisogno di specchi che li ricordino chi sono. Tu non fai eccezione.
LA PICCOLA VOCE MECCANICA SI FERMA, poi si ripete. Dice, “Sono le 8.00. Questa `e una chiamata di cortesia.” Earl apre i suoi occhi e 11
posa la cornetta. Il telefono `e in cima alla testata ricoperta da una vernice economica, che si staglia dietro il letto, curva per adattarsi all’angolo della stanza e termina al minibar. La TV `e ancora accesa, macchie color carne chiacchierano tra loro. Earl `e sdraiato e si sorprende nel vedere se stesso pi`u vecchio, abbronzato, con i capelli che scendono dalla testa come i raggi del sole. Lo specchio sul soffitto `e rotto, il deterioramento dell’argento aumenta. ` completamente vestito, Earl continua a fissarsi, stupito da ci`o che vede. E ma i vestiti sono vecchi, logori in certi punti. Earl si tocca il polso sinistro nel punto dove di solito teneva il suo orologio, ` scoperto ma non c’`e. Abbassa lo sguardo dallo specchio al suo braccio. E e la pelle `e cambiata in un’abbronzatura uniforme, come se non avesse mai avuto un orologio nel punto che controllava. La pelle ha lo stesso colore dappertutto eccetto la freccia nera disegnata in grassetto nella parte inferiore del polso di Earl, che punta verso la manica della camicia. Fissa la freccia per un momento. Magari non prover`a a lavarla via. Rimbocca la manica della camicia. La freccia punta ad una frase tatuata lungo la parte interna del braccio di Earl. Earl legge la frase una, forse due volte. Un’altra freccia appare all’inizio della frase e punta pi`u in alto sul braccio di Earl, scomparendo sotto la manica arrotolata. Si sbottona la camicia. Guarda in basso verso il petto, pu`o distinguere le forme ma non riesce a metterle a fuoco, cos`ı guarda lo specchio sopra di lui. La freccia conduce al braccio di Earl, attraversa la spalla e riscende sulla parte superiore del busto, terminando con una foto della faccia di un uomo che occupa la maggior parte del suo petto. La faccia `e quella di un uomo ` una faccia particolare, ma grosso, stempiato, con baffi e pizzetto a punta. E proprio come un identikit della polizia ha una qualit`a irreale. Il resto della parte superiore del busto `e ricoperto da parole, frasi, frammenti di informazioni e istruzioni, tutte scritte al contrario su Earl , nel verso giusto sullo specchio. Alla fine Earl si siede dritto, si abbottona la camicia e si dirige verso la scrivania. Tira fuori una penna e un pezzo di carta da appunti dal cassetto della scrivania, si siede e inizia a scrivere.
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Non so dove sarai quando leggerai questa nota. Non sono nemmeno sicuro se ti preoccuperai di farlo. Immagino che tu non ne abbia bisogno. ` un peccato, davvero, che tu ed io non ci incontreremo mai. Ma, come E dice la canzone, “Il tempo che tu impieghi a leggere questa nota, io non ci sar` o pi` u.” Siamo cos`ı vicini ora. Questo ` e ci`o che appare almeno. Cos`ı tanti pezzi messi insieme, scanditi. Credo che `e solo questione di tempo prima che tu lo trovi. Chi pu` o capire cosa abbiamo passato per arrivare qui? Deve essere una storia assurda, se soltanto potessi ricordarti qualche frangente. Credo sia meglio che tu non ci riesca. Ho pensato ad una cosa proprio ora. Forse la troverai utile. Tutti aspettano la fine che verr`a, ma se ci avesse gi`a oltrepassati? Se lo scherzo finale del Giorno del Giudizio fosse che `e gi` a venuto e se n’` e andato e non siamo stati considerati? L’Apocalisse arriva silenziosamente; i prescelti vengono radunati per andare in paradiso, mentre il resto di noi, quelli che hanno fallito il test, continuano ad andare avanti, inconsapevoli. Gi` a morto, vagando a lungo dopo che gli dei hanno smesso di tenere il punteggio, ancora ottimista riguardo il futuro. Credo che se questo fosse vero, allora non importerebbe cosa fai. Nessuna aspettativa. Se tu non riesci a trovarlo, allora non importa, perch´ e niente importa. E se tu lo trovi, allora puoi ucciderlo senza preoccuparti delle conseguenze. Perch´ e non ci sono conseguenze. Mi `e venuto in mente proprio adesso, in questa piccola stanza sistemata alla meglio. Dipinti di navi incorniciati sul muro. Non so, ovviamente, ma se dovessi tirare a indovinare, direi che siamo da qualche parte sulla costa. Se ti stai chiedendo perch´ e il tuo braccio sinistro ha 5 gradazioni di marrone in pi` u del destro, non so che dirti. Credo che noi abbiamo dovuto guidare per un po’. E, no, non so cosa sia successo al tuo orologio. E tutte queste chiavi: non ne ho idea. Non una che riconosca. Chiavi dell’auto, chiavi di casa e le piccole chiavi di precisione per lucchetti. Per quale motivo ci siamo alzati? Mi chiedo se si sentir` a stupido quando lo troverai. Scovato dall’uomo dei 13
dieci minuti. Assassinato da un vegetale. Scomparir`o in un istante. Poser` o la penna, chiuder` o gli occhi e potrai leggere attentamente questa nota se vorrai. Volevo soltanto che tu sapessi che sono fiero di te. Nessuno che sia importante ` e rimasto per dirlo. Nessuno che ` e rimasto lo vorr`a fare. Gli occhi di Earl sono spalancati e fissano fuori dal finestrino dell’auto. Occhi sorridenti. Sorridono attraverso il finestrino verso la folla che si riunisce per la strada. La folla che si raduna intorno al corpo nella porta di ingresso. Il corpo che si svuota lentamente lungo il marciapiede e nella caditoia.
Un tipo tozzo, a faccia in gi`u, con gli occhi aperti. Stempiato, con pizzetto a punta. Nella morte, come negli identikit della polizia, le facce tendono ad apparire nello stesso modo. Questo `e certamente qualcuno di particolare. Ma in effetti, potrebbe essere chiunque. Earl sta ancora sorridendo nel guardare il corpo, mentre l’auto si allontana dal marciapiede. L’auto? Chi pu`o dirlo? Forse `e un’auto di pattuglia. Forse `e solo un taxi. Mentre l’auto viene ingoiata dal traffico, gli occhi di Earl continuano a brillare nella notte, osservando il corpo finch´ e scompare in un gruppo di pedoni preoccupati. Se la ride mentre l’auto continua a guadagnare metri dalla folla che aumenta. Il sorriso di Earl si affievolisce leggermente. Gli `e venuto in mente qualcosa. Inizia a cercare nelle tasche; senza fretta all’inizio, come un uomo che cerca le sue chiavi, poi un po’ pi`u disperatamente. Forse perch´ e la sua libert` a nei movimenti `e ostacolata da un paio di manette. Inizia a svuotare il contenuto delle sue tasche sul sedile vicino al suo. Alcuni soldi. Un mazzo di chiavi. Pezzi di carta. Un pezzo di metallo rotondo rotola fuori dalla sua tasca e scivola lungo il sedile in vinile. Earl ora `e agitato. Batte sul divisorio di plastica posto tra lui e il guidatore, supplicando l’uomo per una penna. Forse il tassista non parla molto l’inglese. Forse al poliziotto non `e concesso di parlare con i 14
sospetti. Ad ogni modo, il divisorio tra l’uomo nel posto di guida e l’uomo nei sedili posteriori rimane chiuso. Non arriver`a alcuna penna. L’auto colpisce una buca nella strada e Earl guarda il suo riflesso nello specchietto retrovisore. Ora `e calmo. Il guidatore curva di nuovo e il pezzo di metallo rotola avanti e indietro finch´ e si ferma contro la gamba di Earl ` una piccola campana. Una piccola campana di con un piccolo tintinnio. E metallo. Vi `e un’iscrizione che riporta il suo nome e un insieme di date. Riconosce la prima: l’anno in cui nacque. Ma la seconda data non significa niente per lui. Proprio niente. Mentre gira e rigira la campana nelle sue mani, nota uno spazio vuoto sul suo polso dove di solito teneva l’orologio. C’` e una piccola freccia l`ı, che punta verso la parte superiore del suo braccio. Earl guarda la freccia, poi inizia a rimboccarsi la manica.
“Arriverai in ritardo al tuo funerale,” lei diceva. Ricordi? Pi` u ci penso, pi` u sembra banale. Che genere di idiota, dopo tutto, ha fretta di arrivare alla fine della sua storia? E ad ogni modo come potrei sapere di essere in ritardo? Non ho pi` u un orologio. Non so che cosa ne abbiano fatto. ` un pezzo d’antiquariato. Un peso A che diavolo ti serve un orologio? E morto che strattona il tuo polso. Simbolo del vecchio te stesso. Del te stesso che credeva nel tempo. No. Cancellalo. Non `e tanto che tu abbia perso la fede nel tempo quanto piuttosto che il tempo abbia perso la fede in te. E ad ogni modo chi ne ha bisogno? Chi vuole essere uno di quegli infiacchiti che vivono nella sicurezza del futuro, nella sicurezza dell’istante dopo istante nel quale hanno sentito qualcosa di potente? Vivere nel prossimo istante, nel quale non sentono niente. Rallentare le lancette dell’orologio, lontano dalle persone che farebbero loro cose indicibili. Credere alla menzogna che il tempo curer` a tutte le loro ferite, che `e soltanto un modo carino di dire che il tempo ci indebolisce. Ma tu sei diverso. Sei migliore. Il tempo conta come tre per la maggior parte delle persone, ma per te, per noi, solo come uno. Una singolarit` a . Un momento. Questo momento. Tu sei il centro dell’orologio, l’asse rispetto al 15
quale ruotano le lancette. Il tempo cambia rispetto a te, ma mai cambia te. Ha perso la sua abilit`a di condizionarti. Cos’` e che dicono? Che il tempo ` e ladro? Ma non per te. Chiudi gli occhi e puoi iniziare tutto da capo. Riporta alla mente quell’emozione necessaria, fresca come le rose. Il tempo ` e un’assurdit`a. Un’astrazione. L’unica cosa che conta ` e questo momento. Questo momento un milione di volte ancora. Devi credermi. Se questo momento si ripete abbastanza, se continui a provare e devi continuare a provare, alla fine ti imbatterai nel prossimo punto della tua lista. Fine.
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