Grammatica del greco antico
Grammatica del greco antico La lingua greca antica (in greco moderno €•‚ƒ„ƒ …††‡ˆ‰Š‹ Œ†ŽŽƒ in greco antico ††‡ˆ‰Š‹ Œ†ŽŽƒ ) ‘ una lingua flessiva (ad elevato grado di sinteticit’), di origine indoeuropea, i cui dialetti erano parlati nell'antica Grecia, nelle isole del mare Egeo e nelle colonie greche sulle coste del Mediterraneo orientale e occidentale. Il greco antico ‘ una lingua di grande rilevanza culturale poich“ in essa furono redatti i primi testi letterari, filosofici e scientifici della civilt’ occidentale. Essa era articolata in vari sotto-gruppi linguistici, i dialetti greci, che erano: ” il dialetto ionico-at ionico-attico, tico, parlato parlato in Attica (la regione regione di Atene), nelle isole egee, egee, nella Ionia microasia microasiatica, tica, nelle nelle colonie ioniche d'oltremare; ” il dialetto dialetto dorico, parlato parlato nel Peloponne Peloponneso so di sud-est, sud-est, a Creta, nella nella Doride microasia microasiatica tica -il dorico dorico era inoltre la lingua franca delle colonie italiote della Magna Grecia; ” il dialetto eolico, parlato in Tessaglia, Tessaglia, in Beozia, nelle Isole Cicladi settentrionali e nell'isola di Lesbo, nonch“ nonch“ nell'Eolide microasiatica; ” il greco nord-occid nord-occidental entale, e, parlato parlato nel Peloponneso Peloponneso di nord-ovest nord-ovest,, nella Grecia Grecia centrale, centrale, in Epiro (ma i Greci Greci consideravano ‰–—˜™•˜ƒ•—š, semi-barbara, la lingua delle regioni periferiche di nord-ovest); ” il dialetto arcado-c arcado-cipriota ipriota,, ultimo relitto relitto del dialetto miceneo, miceneo, proprio proprio dei discendenti discendenti dei profughi profughi micenei micenei scampati dai Popoli del Mare, parlato in Arcadia e a Cipro; ” il dialetto panfilio, panfilio, anch'ess anch'essoo considerato considerato ‰–—˜™•˜ƒ ‰–—˜™•˜ƒ•—š •—š dai Greci della della madre-patria, madre-patria, parlato parlato sulle coste coste della Panfilia ed effettivamente contaminato da influssi adstratici di lingue epicoriche non greche. Per la grammatica e le particolarit’ linguistiche di tutti questi dialetti, si rimanda alle voci indicate dai collegamenti. La grammatica greca di cui qui delineeremo gli aspetti fondamentali, ‘ improntata in larga parte al dialetto attico, parlato ad Atene, ed impostosi dal V secolo a.C. in poi come lingua panellenica, a causa dell'egemonia militare, politica, economica, culturale di Atene; tale dialetto, insieme a una componente ionica pi› o meno forte a seconda dei luoghi, sar’ alla base della Š—‰ˆœ ‰™†…Šž—š, la koin€ di et’ ellenistica, la lingua franca del Mediterraneo nota anche come greco comune, greco alessandrino o greco ellenistico. Essa, tuttavia, non coincide appieno con il dialetto attico puro.
Ortografia e fonetica del greco antico Il greco antico ha norme ortografiche e ortoepiche particolarmente raffinate. Qui le delineeremo in sintesi, rimandando di volta in volta alle voci correlate, per una trattazione pi› esaustiva e precisa dei singoli problemi.
Ortografia In questa sezione cercheremo di delineare le caratteristiche salienti dell'alfabeto e dell'ortografia del greco antico (attico) L'alfabeto
L'alfabeto greco era composto di ventiquattro lettere, di uso comune, pi› alcuni segni caduti in disuso in et’ arcaica come segni fonetici, e rimasti nella compitazione scritta dei numerali. Qui di seguito sono elencate le lettere dell'alfabeto greco ionico, che a partire dalla Ionia micro-asiatica venne soppiantando gli antichi alfabeti locali (alfabeti epicorici), dalla seconda met’ del VI secolo a.C.: ” maiuscole: € • ‚ ƒ „ … † ‡ ˆ ‰ Š ‹ Œ Ž ‘ ’ “ ” – — ” minuscole: ˜ ™ š › œ ž Ÿ ¡ ¢ £ ¤ ¥ ¦ § ¨ © (in fine di parola ª) « ¬ ® ¯ ° ” denomi denominaz nazion ionee corre corrente nte italia italiana: na: alpha, beta, gamma, delta, ‘psilon, zeta, eta, theta, iota, cappa, lambda, mi, ni, csi, omicron, pi, rho, sigma, tau, ypsilon, phi, chi, psi, om‘ga.
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Grammatica del greco antico ” valore valore fone fonetic tico: o: /a - a:/ a:/ /b/ /g/ /d/ /d/ /e/ /e/ / € / / •:/ /t‚ / / /i - i:/ /k/ /l/ /m/ /n/ /ks/ /o/ /p/ /r/ /s/ /t/ /y - y:/ /p‚ / / /k‚ / / /ps/ / ƒ:/ Osservazioni sommarie sulle lettere e sui segni diacritici d iacritici
” L'alfabeto L'alfabeto greco classi classico co ha un un duplice duplice segno segno per per il sigma: sigma: ©, sempre iniziale e interno, ª sempre finale. ” Il Œ, davanti a consonante consonante guttural gutturale, e, Š Œ ‚, si legge come una nasale nasale velare velare [Ÿ] (il cosiddetto cosiddetto "gamma "gamma nasale" nasale" o "suono agma"). ” Il ditt dittong ongoo — si pronun pronuncia cia /u/. /u/. ” Il greco greco attico, attico, che era un dialetto dialetto non psilotico, psilotico, posse possede deva va anche un altro suono, la frica fricativa tiva laringal laringalee sorda /h/, rappresentata dallo spirito aspro, un apice rivolto verso destra destra che nella canonica trascrizione in minuscolo, minuscolo, di et’ tardo-bizantina, si poneva al di sopra della vocale minuscola iniziale di parola, e in alto a sinistra delle maiuscole iniziali, sotto l'accento circonflesso e accanto all'accento acuto. Lo spirito aspro deriva, in genere, dalla caduta di una consonante iniziale, sigma, jod, o digamma. Nel dialetto ionico, affine all'attico, si verificava la psilosi, cio‘ la totale sparizione dell'aspirazione iniziale. Una vocale non aspirata ‘ contrassegnata dallo spirito dolce, un apice rivolto verso sinistra, collocato come lo spirito aspro. ±) equivalente ” Il greco greco antico antico possedev possedevaa inoltre inoltre alcune alcune lettere, lettere, poi scom scompa parse, rse, tra cui la labiovelare digamma ( ± equivalente alla semivocale /w/, il san (²) per i suoni /s/ e /ts/, la labiovelare qoppa (³) per il suono /k„ /, la sho ( ´ /, ´) per il suono / … /, la sampi (µ) per i suoni /ss/ e /ks/ e lo stigma (¶), in origine deformazione del digamma, poi usato per il suono /st/. (·) Di questa Il greco nelle fasi pi› arcaiche aveva anche la semiconsonante /j/ chiamata poi, nell'Ottocento, jod · semiconsonante, per¡, non c'‘ traccia in nessuno dei testi o dei documenti arrivati a noi, ma la sua esistenza ‘ provata da molti fatti fonomorfologici. ” Nella scrittu scrittura ra tutta in maiuscole maiuscole,, spiriti spiriti e accenti accenti non compai compaiono. ono. La vera pronuncia del greco antico
La pronuncia del greco antico qui proposta ‘ quella che ‘ accreditata come pi› plausibile per l'attico classico. In et’ medievale e nel primo Rinascimento predominava fra gli umanisti un'altra pronuncia, quella cosiddetta reuchliniana o roicliniana, cos¢ chiamata poich“ fu l'umanista Johannes Reuchlin a sostenerne la validit’. Tale lettura era legata alla pronuncia itacistica cosiddetta bizantina ma in realt’ era assai pi› antica, visto che traspare dai papiri dell'et’ ellenistica e le prime avvisaglie di tale evoluzione della fonetica antica del greco sono gi’ ampiamente adombrate dalla realt’ fonetica sottesa ad alcune riflessioni linguistiche dei dialoghi di Platone. La lettura itacistica fu importata in Italia dagli intellettuali bizantini scampati scampati alla conquista conquista e al saccheggio di Costantinopoli (1453) da parte dei Turchi. Quegli intellettuali (fra cui spiccavano il filosofo neoplatonico Emanuele Crisolora e il cardinale Giovanni Bessarione) impressero alla lettura dei classici greci il loro accento e la loro inflessione. Essi leggevano /i/ anche le lettere ž e ¬, i dittonghi œ e ¦, e pronunciavano pronunciavano / • / il dittongo ˜; inoltre pronunciavano /v/ la lettera nei dittonghi ˜¬ ed œ¬, prima prima di di vocale o consonante sonora sonora,, e /f/ prima prima di consonante sorda; come /v/ era letta anche la ™. Fu un altro grande umanista, l'olandese Desiderio Erasmo da da Rotterdam a opporsi alla pronuncia itacistica del greco antico. Questi, studiando le figure di suono nei poeti comici, in particolare le onomatopee scopr¢ che la pronuncia antica era diversa da quella roicliniana: il belato della pecora in Cratino, commediografo ateniese del V secolo a.C., ‘ infatti imitato con ™¸ ™¸, il che denunciava il vero suono delle lettere greche che componevano questa particolare onomatopea: non /vi/, ma / †b•:/. Pertanto, Erasmo scopr¢ e cerc¡ di ripristinare la vera pronuncia classica, che da lui prende il nome di erasmiana. La vera pronuncia erasmiana, di cui i linguisti hanno perfezionato la ricostruzione con l'aiuto degli storici, definendo quindi i caratteri della vera pronuncia greca classica, del V secolo a.C., differisce tuttavia per diversi aspetti, dalla pronuncia scolastica convenzionale italiana: ” la pronuncia scolastica scolastica non distingue in modo modo sensibile le vocali brevi dalle lunghe, come invece andrebbe fatto; ” le con consona sonant ntii Ÿ ®, che usualmente si pronunciano, rispettivamente, /f/ (come la f italiana di fede), /£/ come la th inglese di third (alcuni pronunciano il £ /ts/, come la z aspra italiana di spazio), e /x/ (come la ch tedesca di Bach,
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Grammatica del greco antico ” valore valore fone fonetic tico: o: /a - a:/ a:/ /b/ /g/ /d/ /d/ /e/ /e/ / € / / •:/ /t‚ / / /i - i:/ /k/ /l/ /m/ /n/ /ks/ /o/ /p/ /r/ /s/ /t/ /y - y:/ /p‚ / / /k‚ / / /ps/ / ƒ:/ Osservazioni sommarie sulle lettere e sui segni diacritici d iacritici
” L'alfabeto L'alfabeto greco classi classico co ha un un duplice duplice segno segno per per il sigma: sigma: ©, sempre iniziale e interno, ª sempre finale. ” Il Œ, davanti a consonante consonante guttural gutturale, e, Š Œ ‚, si legge come una nasale nasale velare velare [Ÿ] (il cosiddetto cosiddetto "gamma "gamma nasale" nasale" o "suono agma"). ” Il ditt dittong ongoo — si pronun pronuncia cia /u/. /u/. ” Il greco greco attico, attico, che era un dialetto dialetto non psilotico, psilotico, posse possede deva va anche un altro suono, la frica fricativa tiva laringal laringalee sorda /h/, rappresentata dallo spirito aspro, un apice rivolto verso destra destra che nella canonica trascrizione in minuscolo, minuscolo, di et’ tardo-bizantina, si poneva al di sopra della vocale minuscola iniziale di parola, e in alto a sinistra delle maiuscole iniziali, sotto l'accento circonflesso e accanto all'accento acuto. Lo spirito aspro deriva, in genere, dalla caduta di una consonante iniziale, sigma, jod, o digamma. Nel dialetto ionico, affine all'attico, si verificava la psilosi, cio‘ la totale sparizione dell'aspirazione iniziale. Una vocale non aspirata ‘ contrassegnata dallo spirito dolce, un apice rivolto verso sinistra, collocato come lo spirito aspro. ±) equivalente ” Il greco greco antico antico possedev possedevaa inoltre inoltre alcune alcune lettere, lettere, poi scom scompa parse, rse, tra cui la labiovelare digamma ( ± equivalente alla semivocale /w/, il san (²) per i suoni /s/ e /ts/, la labiovelare qoppa (³) per il suono /k„ /, la sho ( ´ /, ´) per il suono / … /, la sampi (µ) per i suoni /ss/ e /ks/ e lo stigma (¶), in origine deformazione del digamma, poi usato per il suono /st/. (·) Di questa Il greco nelle fasi pi› arcaiche aveva anche la semiconsonante /j/ chiamata poi, nell'Ottocento, jod · semiconsonante, per¡, non c'‘ traccia in nessuno dei testi o dei documenti arrivati a noi, ma la sua esistenza ‘ provata da molti fatti fonomorfologici. ” Nella scrittu scrittura ra tutta in maiuscole maiuscole,, spiriti spiriti e accenti accenti non compai compaiono. ono. La vera pronuncia del greco antico
La pronuncia del greco antico qui proposta ‘ quella che ‘ accreditata come pi› plausibile per l'attico classico. In et’ medievale e nel primo Rinascimento predominava fra gli umanisti un'altra pronuncia, quella cosiddetta reuchliniana o roicliniana, cos¢ chiamata poich“ fu l'umanista Johannes Reuchlin a sostenerne la validit’. Tale lettura era legata alla pronuncia itacistica cosiddetta bizantina ma in realt’ era assai pi› antica, visto che traspare dai papiri dell'et’ ellenistica e le prime avvisaglie di tale evoluzione della fonetica antica del greco sono gi’ ampiamente adombrate dalla realt’ fonetica sottesa ad alcune riflessioni linguistiche dei dialoghi di Platone. La lettura itacistica fu importata in Italia dagli intellettuali bizantini scampati scampati alla conquista conquista e al saccheggio di Costantinopoli (1453) da parte dei Turchi. Quegli intellettuali (fra cui spiccavano il filosofo neoplatonico Emanuele Crisolora e il cardinale Giovanni Bessarione) impressero alla lettura dei classici greci il loro accento e la loro inflessione. Essi leggevano /i/ anche le lettere ž e ¬, i dittonghi œ e ¦, e pronunciavano pronunciavano / • / il dittongo ˜; inoltre pronunciavano /v/ la lettera nei dittonghi ˜¬ ed œ¬, prima prima di di vocale o consonante sonora sonora,, e /f/ prima prima di consonante sorda; come /v/ era letta anche la ™. Fu un altro grande umanista, l'olandese Desiderio Erasmo da da Rotterdam a opporsi alla pronuncia itacistica del greco antico. Questi, studiando le figure di suono nei poeti comici, in particolare le onomatopee scopr¢ che la pronuncia antica era diversa da quella roicliniana: il belato della pecora in Cratino, commediografo ateniese del V secolo a.C., ‘ infatti imitato con ™¸ ™¸, il che denunciava il vero suono delle lettere greche che componevano questa particolare onomatopea: non /vi/, ma / †b•:/. Pertanto, Erasmo scopr¢ e cerc¡ di ripristinare la vera pronuncia classica, che da lui prende il nome di erasmiana. La vera pronuncia erasmiana, di cui i linguisti hanno perfezionato la ricostruzione con l'aiuto degli storici, definendo quindi i caratteri della vera pronuncia greca classica, del V secolo a.C., differisce tuttavia per diversi aspetti, dalla pronuncia scolastica convenzionale italiana: ” la pronuncia scolastica scolastica non distingue in modo modo sensibile le vocali brevi dalle lunghe, come invece andrebbe fatto; ” le con consona sonant ntii Ÿ ®, che usualmente si pronunciano, rispettivamente, /f/ (come la f italiana di fede), /£/ come la th inglese di third (alcuni pronunciano il £ /ts/, come la z aspra italiana di spazio), e /x/ (come la ch tedesca di Bach,
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Grammatica del greco antico come il c toscano lenito, in pratica), nel greco classico erano delle vere e proprie occlusive come /p/ /t/ /k/, da cui si distinguevano, perch“ seguite da un'aspirazione. ” La cons conson onan ante te (zeta), che in et’ ellenistica gi’ si pronunciava /z/ (come la s intervocalica italiana di rosa), nel greco arcaico andava pronunciata /zd/ (e cos¢ ancora la pronunciavano nel V secolo i parlanti dorici e eolici, che scrivevano direttamente Ž). In et’ classica, in Attica, si cominci¡ a pronunciare questa lettera come / € / e, dalla seconda met’ del IV secolo in poi, /z/. si ricordi peraltro che la zeta fu introdotta nell'alfabeto latino proprio dai Greci. Segni di interpunzione
Il greco antico possedeva i seguenti segni di interpunzione: ” la virgola, equivalente alla nostra virgola; ” il punto fermo o punto in basso, equivalente al punto fermo e al punto esclamativo italiano (in greco manca un vero e proprio punto esclamativo); ” il punto in alto, scritto nettamente al di sopra del rigo, ed equivalente al nostro punto e virgola o ai due punti (serviva ad esempio a introdurre il discorso diretto); ” il punto e virgola, equivalente al nostro punto interrogativo; ” nell'introdu nell'introdurre rre il discorso discorso diretto, il greco scritto scritto nelle edizioni edizioni critiche critiche moderne moderne fa uso di virgolette virgolette non uncinate. uncinate.
Fonetica La fonetica greca si distingue notevolmente da quella delle lingue indoeuropee moderne. Le sue caratteristiche essenziali sono: ” La natura dell'accento, dell'accento, che ‘ di natura musicale e non tonica. Esistono tre accenti nella prosodia del greco antico: accento acuto, grave e circonflesso ” La presenza presenza di dittonghi, dittonghi, caratteriz caratterizzati zati dall'incon dall'incontro tro di una vocale aperta aperta o semi-apert semi-aperta, a, lunga o breve (˜ œ ¦ ž ° ), , con una vocale chiusa breve ( ¬) ” La contrazione vocalica, ossia la sistematica riduzione ad un dittongo o ad una vocale vocale lunga delle coppie di vocali vocali consecutive che non formino dittongo ” L'assi L'assimil milazi azione one conson consonant antica ica
Legge del trocheo finale (ACCENTAZIONE) La legge del trocheo finale stabilisce che: ” Se l'ultima l'ultima sillaba ‘ lunga, lunga, la penultima penultima sillaba sillaba sar’ breve breve e quindi accentata accentata con un accento accento acuto; acuto; ” Se l'ultima l'ultima sillaba ‘ breve, breve, la penultima penultima sillaba sillaba sar’ lunga lunga e quindi accentata accentata con un accento accento circonfles circonflesso so Tale legge ‘ conosciuta dagli studiosi anche come Legge •‚ƒ„…† (leggi Sot‘ra).
Morfologia (1) - declinazione nominale e pronominale Come abbiamo gi’ accennato sopra, la lingua greca ‘, sul piano tipologico, una lingua flessiva e fusiva, caratteristica che eredita dalla sua lingua madre, l'indoeuropeo. In quanto lingua flessiva, possiede un'ampia articolazione di declinazioni nominali, che qui vedremo in sintesi.
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Aspetti generali della flessione nominale e pronominale del greco Nella flessione nominale, il greco si differenzia fortemente dal latino per due ragioni essenziali. Anzitutto, ha sviluppato un articolo determinativo, in tutto simile a quello di molte lingue europee occidentali moderne, a partire da un'antica forma di pronome dimostrativo, ¹ º «», che ancora in Omero significa "quello, egli, ella, esso", e assume la sua funzione tipica a partire dalla fine dell'VIII secolo a.C. Tale pronome dimostrativo articolo ‘ la filiazione diretta dell'indoeuropeo *so *s¼ *tod , ed ha il suo omologo nel sanscrito sa s‡ tat . Il greco, come il latino e la stragrande maggioranza delle lingue indoeuropee antiche, ha una declinazione a tre generi: maschile, femminile e neutro. Dal punto di vista della nozione del numero, il greco attico si differenzia dal latino poich“ possiede ancora, nel verbo e nel nome, come il sanscrito, un duale ben differenziato, per indicare le coppie di oggetti. Il mantenimento del duale ‘ un tratto assai arcaico dell'attico, rispetto ad altri dialetti greci, come lo ionico che lo perde molto per tempo, gi’ nel VII secolo a.C. A differenza della lingua latina, quella greca conserva solo cinque degli otto casi indoeuropei, e non sei. Questi casi sono: ” Il nominativo, che che indica il soggetto della frase, l'attributo e l'apposizione del soggetto, il predicato nominale nominale ed il complemento predicativo del soggetto; ” Il vocativo vocativo,, indican indicante te il complemen complemento to di di vocazion vocazione; e; ” L'accusati L'accusativo, vo, indicante indicante il compleme complemento nto oggetto, oggetto, l'attributo l'attributo e l'apposizio l'apposizione ne e il complemento complemento predicativo predicativo dell'oggetto; in certi casi anche il complemento di limitazione (il cosiddetto "accusativo alla greca"); ” Il genitivo, che esprime esprime la specificazione possessiva, possessiva, oggettiva etc., e riveste le funzioni dell'ablativo di origine e provenienza, di estensione e di allontanamento, nonch“ di causa, mezzo e causa efficiente; ” Il dativo, indicante il complemento complemento di termine, termine, ma anche anche i complementi complementi di causa, di mezzo, di stato in luogo e di tempo determinato. Si sogliono definire, come anche in latino, casi diretti il nominativo, il vocativo e l'accusativo, e casi obliqui il genitivo e il dativo. Il greco di et’ classica ha ormai perduto lo strumentale, antico caso indoeuropeo ancora vivo nel dialetto miceneo, di cui sopravvivono sparse vestigia in Omero(cfr. ¤-¥‰, ˆƒ¦-¥‰...). Sono rintracciabili, in alcuni nomi notevoli, relitti del locativo indoeuropeo, ancora presente in altre lingue antiche, e tuttora categoria sistematica in molte lingue slave. In sostanza, il greco attua, rispetto all'indoeuropeo, un fortissimo sincretismo dei casi.
Declinazione ed usi dell'articolo determinativo greco L'articolo determinativo greco ¹ º «», si declina, come nomi, aggettivi e pronomi determinativi e indefiniti, per genere, numero e caso. Esso manca di vocativo, dato che si intende il caso vocativo come automaticamente determinato, non bisognoso d'alcun articolo. Come in tedesco, l'articolo determinativo si accorda sempre morfologicamente in genere, numero e caso al nome a cui si riferisce.
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Osservazioni sull'articolo determinativo greco
Come abbiamo gi’ osservato, in Omero l'articolo ‘ trattato come pronome dimostrativo sia anaforico (riferito a persona o cosa nominata in precedenza), sia cataforico. In questa funzione, esso continuava l'antico pronome indoeuropeo da cui era disceso. L'articolo determinativo conserva tale funzione ancora in et’ classica solo in alcuni casi: ” quando si accompagna alle particelle correlative §ˆ e §. In tale circostanza, l'articolo si trasforma in un vero e proprio pronome correlativo, da tradursi "l'uno... l'altro..."; ” nelle espressioni cristallizzate: ¨ §, "ed egli", e ©•ª ž—¦, "prima d'ora", žªˆ Šƒ« ž¬ˆ, "questo e quello"; ˆ § ž—®š, "e tra gli altri..." L'articolo greco, per il resto, ha impieghi abbastanza simili a quelli dell'articolo italiano, con un certo grado di versatilit’ in pi›: pu¡ sostantivare aggettivi, participi, infiniti, ma anche avverbi e perfino complementi, creando espressioni idiomatiche caratteristiche come —¯ ˆ¦ˆ, "quelli di ora", "i moderni", —¯ Ž°ˆ + caso dativo di nome di persona, "quelli al fianco di...", "i compagni", ad es. —¯ Ž°ˆ ±²Š•™ž…‰: "quelli con Socrate", "quelli dalla parte di Socrate", "i discepoli, i sostenitori di Socrate", "quelli che hanno l'opinione di Socrate" etc. ” la posizione dell'aggettivo rispetto all'articolo ‘ fondamentale: f ondamentale: se l'aggettivo segue immediatamente l'articolo riferito ad un nome, esso va considerato attributo di quel nome, se l'aggettivo ‘ staccato dall'articolo, ha una funzione predicativa. Si consideri ad esempio come muta il i l significato dell'aggettivo dimostrativo ƒ³ž¬š, semplicemente spostandolo dall'articolo: ” ¨ ƒ³žªš ´•²š, ¨ ´•²š ¨ ƒ³ž¬š , "il medesimo eroe" (lo stesso che ha compiuto anche altre imprese); ” ¨ ´•²š ƒ³ž¬š , "l'eroe in persona, l'eroe da solo" (con le sue sole forze). ” l'articolo pu¡ variare significativamente la funzione semantica di un aggettivo: ad es. —¯ µ†„Œ—‰, "i pochi", "gli oligarchi", contro il semplice µ†„Œ—‰, "pochi". ”
Declinazione Singolare Masc Maschi hile le Femm Femmin inil ilee Neut Neutro ro Nominativo
¨
¶
ž¬
Genitivo
ž—¦
ž·š
ž—¦
Dativo
ž¸
ž¹
ž¸
Accusativo
ž¬ˆ
ž‹ˆ
ž¬
Duale Masc Maschi hile le Femm Femmin inil ilee Neut Neutro ro
Plurale
Nominativo
ž
ž™ ( ž)
ž
Genitivo
ž—®ˆ
žƒ®ˆ ( ž—®ˆ) ž—®ˆ
Dativo
ž—®ˆ
žƒ®ˆ ( ž—®ˆ) ž—®ˆ
Accusativo
ž
ž™ ( ž)
ž
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Maschile Femminile Neutro Nominativo
—¯
ƒ¯
ž™
Genitivo
žˆ
žˆ
žˆ
Dativo
ž—®š
žƒ®š
ž—®š
Accusativo
žoºš
ž™š
ž™
Nota bene
” Il femminile duale distinto dell'articolo determinativo, nom. acc. ž™, gen. dat. žƒ®ˆ, ‘ arcaico, e ben presto ½ sostituito dalle forme del maschile, cosicch“ in et’ classica, dalla met’ del V secolo. a. C. in poi, l'articolo duale (che comunque tende a essere usato sempre meno, in concomitanza con il ritrarsi del numero duale) avr’ un'unica forma in tutti e tre i generi. ” Nel vocativo si usa l'interiezione », anche se non ‘ molto presente nei testi originali. L'articolo determinativo greco si usa praticamente quasi sempre come in italiano, salvo per due eccezioni: ” si premette sempre anche ai nomi propri, davanti ai quali in italiano standard si omette, ad es. ¨ ±²Š•™ž‡š, "Socrate"; ” non si usa articolo davanti a nomi che indicano concetti astratti o oggetti considerati come categorie universali nei proverbi: ad es. ˆ —¼ˆ½ ¾†‹£…‰ƒ, "nel vino c'‘ la verit’" (lat.in vino veritas). In greco non esistono articoli indeterminativi. L'indefinitezza ‘ marcata semplicemente dall'assenza dell'articolo. Al pi›, come marca di indeterminatezza, si pu¡ rinvenire il pronome indefinito «ª, enclitico, che significa "un tale", "un certo" (lat. quidam): ad es. ¾¤Ÿ¨°§»ª «ª, "un certo uomo", "un uomo".
Declinazione del nome Come abbiamo gi’ detto, i nomi greci si declinano secondo tre generi (maschile, femminile e neutro), tre numeri (singolare, duale e plurale), e cinque casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo). Declinazioni - nozioni generiche
La flessione dei nomi greci si articola in tre declinazioni, corrispondenti alle cinque del latino: ” la prima declinazione, tematica, dei maschili e dei femminili col tema in -˜ (corrispondente alla prima declinazione latina); della prima declinazione esiste altres¢ una sottospecie con desinenze alterate da contrazione (I declinazione contratta); ” la seconda declinazione, tematica, dei maschili, dei femminili e dei neutri col tema in -o (corrispondente alla seconda declinazione latina); della seconda declinazione esiste una sottospecie contratta (come per la prima) e una sottospecie le cui desinenze sono significativamente alterate da fenomeni di metatesi quantitativa, la cosiddetta declinazione attica; ” la terza declinazione, atematica, dei maschili, dei femminili e dei neutri, con la radice in consonante, in vocale chiusa, in dittongo (corrisponde grosso modo alla terza, quarta e quinta declinazione latina).
Grammatica del greco antico Prima declinazione
La prima declinazione greca, che corrisponde in tutto e per tutto alla prima declinazione latina, raccoglie i sostantivi maschili e femminili con il tema in -˜. Ne esiste inoltre una sottospecie contratta (prima declinazione contratta). Prima declinazione regolare - caratteri generali
La prima declinazione regolare (non contratta) si articola in due sottoclassi: l'una comprendente esclusivamente i femminili, l'altra comprendente i maschili, che nel nominativo, nel genitivo e nel vocativo singolare hanno desinenze a s“. La struttura della prima declinazione greca risente, in attico, della caratteristica evoluzione fonetica dell'˜ in questo dialetto: nel greco attico, infatti, l'˜ si allunga sistematicamente in ž, a meno che non sia preceduta da œ e ¨, nel qual caso non muta di timbro (si tratta del cosiddetto "alfa puro" assente del tutto nel dialetto ionico). Sulla base delle alterazioni fonetiche dell'alfa lungo, i maschili e i femminili si classificano genericamente in "nomi in alfa puro", che conservano ˜ in tutta la declinazione, poich“ questa vocale ‘ sistematicamente preceduta da œ e ¨, e "nomi in alfa impuro", che allungano ˜ in ž nel solo singolare. Ulteriori sottoclassi si rinvengono nella declinazione dei femminili. Osservazioni generali sulla I declinazione Alcune caratteristiche tipiche contraddistinguono i femminili e i maschili di I declinazione:
” la desinenza -ƒ‰ dei nominativi e dei vocativi plurali, pur essendo un dittongo, ‘ considerata breve per natura; ” il genitivo plurale ha sempre l'accento circonflesso, ‘ cio‘ perispomeno, poich“ deriva dalla contrazione della desinenza -™²ˆ, ancora ampiamente attestata in Omero -si sottraggono a questa regola i maschili: ¿Àžª, "acciuga" ®¢¦À¤žª, "cinghiale", ®¨Á©«žª, "usuraio", ed «é˜, "v‘nti et‘sii", che non accentano la desinenza del genitivo; ” per quanto riguarda l'accento, si osservi che:
”
” ”
” .
1. i nomi ossitoni al nominativo singolare sono ossitoni nei casi diretti dei tre numeri, perispomeni nei casi obliqui dei tre generi; 2. i nomi perispomeni sono i nomi contratti; 3. i nomi parossitoni al nominativo singolare restano parossitoni in tutta la declinazione (tranne che nel genitivo plurale, sempre perispomeno) se la penultima sillaba ‘ breve; se invece la penultima ‘ lunga, rimangono parossitoni nei casi in cui l'ultima sillaba ‘ lunga, mentre nei casi in cui l'ultima sillaba ‘ breve diventano properispomeni per la legge del trocheo finale; 4. i nomi proparossitoni o properispomeni quando l'ultima sillaba ‘ lunga diventano parossitoni. fanno parte dei nomi in alfa puro breve solo e soltanto i sostantivi che terminano in -«¨˜, œ˜, ¦˜, ¬˜, ¨˜ preceduto da dittongo o ¬, fatta eccezione per ¿žƒ®•ƒ, "compagna, amante, donna di piacere" e ©ƒ†ƒ„Žž•ƒ, "palestra". fanno parte dei nomi in alfa impuro breve solo e soltanto i sostantivi che terminano in ©˜, -¥˜, -¯˜, -˜, -¤˜ preceduto da dittongo, -˜ preceduta da due consonanti continue (-¢¢˜, -¢£˜, -£¤˜, -¤¤˜ ) ci sono alcuni nomi che non rispettano la distinzione fra alfa puro e impuro: ¡»¨ž "fanciulla", ›Ã¨ž "collo", ©«¦Ä "portico", ›Å˜«˜ "tenore di vita", «»¢£˜ "audacia", e alcuni casi di sostantivi in -¤˜: £Ã¨£¤˜ "angoscia", Æ®›¤˜ "vipera, Echidna (mostro mitologico)", §¨À£¤˜ "poppa". I nomi femminili solo singolari dei personaggi mitologici ŠÁ›˜ e ”¢¦£Á¢˜ conservano la ƒ in tutto il paradigma, poich“ vengono dal dialetto dorico
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Grammatica del greco antico
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Declinazioni dei femminili: sottoclassi
I femminili si dividono in quattro sottoclassi: ” ” ” ”
Femminili in alfa puro lungo, con la ˜ lunga in tutto il singolare; Femminili in alfa puro breve, con la ˜ breve nei casi retti (nominativo, vocativo, accusativo) del singolare; Femminili in alfa impuro lungo, che allungano ˜ in ž in tutto il singolare; Femminili in alfa impuro breve, che allungano ˜ in ž solo nei casi obliqui (genitivo e dativo) singolare.
Qui di s“guito, esempi di declinazione per ciascuna delle quattro tipologie: 1. Declinazione dei femminili in alfa puro lungo: €•‚ƒ "regione" Singolare
Duale
žÀ ‚•ƒ
Plurale
Nominativo
¶ ‚•ƒ
ƒ¯ ‚•ƒ‰
Genitivo
ž·š ‚•ƒš žƒ®ˆ ‚•ƒ‰ˆ žˆ ‚²•ˆ
Dativo
ž¹ ‚•Á
Accusativo
žœˆ ‚•ƒˆ žÀ ‚•ƒ
žÀš ‚•ƒš
Vocativo
» ‚•ƒ
» ‚•ƒ‰
žƒ®ˆ ‚•ƒ‰ˆ žƒ®š ‚•ƒ‰š
» ‚•ƒ
2. Declinazione dei femminili in alfa puro breve: „…†‚ƒ "parte, destino, Moira" Singolare
Duale
žÀ —„•ƒ
Plurale
Nominativo
¶ —®•ƒ
ƒ¯ —®•ƒ‰
Genitivo
ž·š —„•ƒš žƒ®ˆ —„•ƒ‰ˆ žˆ —‰•ˆ
Dativo
ž¹ —„•Á
Accusativo
žœˆ —®•ƒˆ žÀ —„•ƒ
žÀš —„•ƒš
Vocativo
» —®•ƒ
» —®•ƒ‰
žƒ®ˆ —„•ƒ‰ˆ žƒ®š —„•ƒ‰š
» —„•ƒ
3. Declinazione dei femminili in alfa impuro lungo: ‡‚ˆ‰Š "fonte" Singolare
Duale
Plurale
žÀ Š•‹ˆƒ
ƒ¯ Š•·ˆƒ‰
Nominativo
¶ Š•‹ˆ‡
Genitivo
ž·š Š•‹ˆ‡š žƒ®ˆ Š•‹ˆƒ‰ˆ žˆ Š•‡ˆˆ
Dativo
ž¹ Š•‹ˆÂ
Accusativo
žœˆ Š•‹ˆ‡ˆ žÀ Š•‹ˆƒ
žÀš Š•‹ˆƒš
Vocativo
» Š•‹ˆ‡
» Š•·ˆƒ‰
žƒ®ˆ Š•‹ˆƒ‰ˆ žƒ®š Š•‹ˆƒ‰š
» Š•‹ˆƒ
4. Declinazione dei femminili in alfa impuro breve: ‹…Œƒ "Musa"
Grammatica del greco antico
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Singolare
Duale
Plurale
žÀ ׺Žƒ
ƒ¯ צŽƒ‰
Nominativo
¶ צŽƒ
Genitivo
ž·š ׺Ž‡š žƒ®ˆ ׺Žƒ‰ˆ žˆ ׎ˆ
Dativo
ž¹ ׺ŽÂ
Accusativo
žœˆ צŽƒˆ žÀ ׺Žƒ
žÀš ׺Žƒš
Vocativo
» צŽƒ
» צŽƒ‰
žƒ®ˆ ׺Žƒ‰ˆ žƒ®š ׺Žƒ‰š
» ׺Žƒ
Declinazione dei maschili -sottoclassi
I maschili della prima declinazione hanno caratteristiche autonome rispetto ai femminili: ” ” ” ”
si dividono in due sole sottoclassi: maschili in alfa puro e maschili in alfa impuro; hanno il nominativo singolare in -ª (nominativo sigmatico); hanno il genitivo singolare in -¦¬, preso a prestito dalla II declinazione; i nomi d'agente in -«žª, e i sostantivi composti in -£Á«¨žª e -§Ç¢žª escono in ˜ breve al vocativo singolare; lo stesso vale per il nome è©žª "persiano".
Qui di s“guito, la declinazione dei maschili: Note sui maschili di I declinazione
Fra i maschili di I declinazione si notano alcune particolarit’: ” Il nome ›œ©§»«žª "padrone", ritira l'accento al vocativo, ›Ã©§¦«˜; ” alcuni nomi risentono di un influsso del dialetto dorico, ed hanno un genitivo in ƒ lungo: fra questi: ™¦¨¨Èª, "Borea" il vento del nord; il nome punico ɤ¤Å™˜ª "Annibale"; il nome romano ‘À¢¢˜ª "Silla"; tale genitivo dorico ‘ proprio anche della parola ʨ¤Ÿ¦ŸÁ¨˜ª "uccellatore"; ” il genitivo del nome ‰˜£™À©žª "Cambise" ha la forma ionica, ‰˜£™À©œ°. 1. Declinazione dei maschili in alfa puro: Žƒ„ƒ, "dispensiere" Singolare
Duale
žÄ žƒ„ƒ
Plurale
Nominativo
¨ žƒ„ƒš
—¯ žƒ„ƒ‰
Genitivo
ž—¦ žƒ„— ž—®ˆ žƒ„ƒ‰ˆ žˆ žƒ‰ˆ
Dativo
ž¸ žƒ„Á
Accusativo
žªˆ žƒ„ƒˆ žÄ žƒ„ƒ
ž—°š žƒ„ƒš
Vocativo
» žƒ„ƒ
» žƒ„ƒ‰
ž—®ˆ žƒ„ƒ‰ˆ ž—®š žƒ„ƒ‰š
» žƒ„ƒ
2. Declinazione dei maschili in alfa impuro: ƒŽ‚‘’Š "satrapo"
Grammatica del greco antico
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Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¨ Žƒž•™©‡š
žÄ Žƒž•™©ƒ
—¯ Žƒž•™©ƒ‰
Genitivo
ž—¦ Žƒž•™©— ž—®ˆ Žƒž•™©ƒ‰ˆ žˆ Žƒž•ƒ©ˆ
Dativo
ž¸ Žƒž•™©Â
Accusativo
žªˆ Žƒž•™©‡ˆ žÄ Žƒž•™©ƒ
ž—°š Žƒž•™©ƒš
Vocativo
» Žƒž•™©ƒ
» Žƒž•™©ƒ‰
ž—®ˆ Žƒž•™©ƒ‰ˆ ž—®š Žƒž•™©ƒ‰š
» Žƒž•™©ƒ
Prima declinazione contratta
La prima declinazione contratta ‘ caratteristica di pochi sostantivi come, ad esempio, i femminili £¤È, "mina" (unit’ monetaria e di peso) e ÉŸž¤È, "Atena", ©¬¡¸ "fico"; notevole appare il nome maschile ˨£¸ª, "Hermes", che per¡ al duale e al plurale cambia di genere (diventa femminile), e di significato, dato che indica "le statue del dio Hermes", le Erme. N.B. I nomi contratti di prima declinazione sono sempre perispomeni. 1. Declinazione dei femminili in alfa: „‰“, "mina" Singolare
Duale
žÄ ˆÅ
Plurale
Nominativo
¶ ˆÅ
ƒ¯ ˆƒ®
Genitivo
ž·š ˆÅš ž—®ˆ ˆƒ®ˆ žˆ ˆˆ
Dativo
ž¹ ˆÆ
Accusativo
žœˆ ˆÅˆ žÄ ˆÅ
žÀš ˆÅš
Vocativo
» ˆÅ
» ˆƒ®
ž—®ˆ ˆƒ®ˆ žƒ®š ˆƒ®š
» ˆÅ
2. Declinazione dei femminili in eta: ”‡, "fico" Singolare
Duale
Plurale
žÄ ŽŠÅ
ƒ¯ ŽŠƒ®
Nominativo
¶ ŽŠ·
Genitivo
ž·š ŽŠ·š ž—®ˆ ŽŠƒ®ˆ žˆ ŽŠˆ
Dativo
ž¹ ŽŠ¹
Accusativo
žœˆ ŽŠ·ˆ žÄ ŽŠÅ
žÀš ŽŠÅš
Vocativo
» ŽŠ·
» ŽŠƒ®
ž—®ˆ ŽŠƒ®ˆ žƒ®š ŽŠƒ®š
» ŽŠÅ
3. Declinazione dei maschili: –‚„, "Ermes", ma al duale e al plurale "le Erme" Singolare
Duale
Plurale
žÄ •Å
ƒ¯ •ƒ®
Nominativo
¨ •·š
Genitivo
ž—¦ •—¦ ž—®ˆ •ƒ®ˆ žˆ •ˆ
Dativo
ž¸ •¹
Accusativo
žªˆ •·ˆ žÄ •Å
žÀš •Åš
Vocativo
» •·
» •ƒ®
ž—®ˆ •ƒ®ˆ žƒ®š •ƒ®š
» •Å
Grammatica del greco antico
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Seconda declinazione
La seconda declinazione comprende nomi maschili, femminili e neutri col tema in -o. Essa corrisponde in tutto e per tutto alla II declinazione latina. Seconda declinazione regolare
Ecco i paradigmi di declinazione dei nomi maschili, femminili e neutri regolari della II declinazione. Osservazioni sui nomi di II declinazione
Ai fini dell'accentazione, il dittongo —‰ finale di parola nel nominativo e vocativo plurale maschile e femminile ‘ considerato breve. ” Per l'accento si osservi che: 1. I nomi ossitoni al nominativo singolare diventano perispomeni nei casi obliqui dei tre numeri; 2. I nomi perispomeni sono i nomi contratti; 3. I nomi parossitoni restano parossitoni in tutta la declinazione; 4. I nomi proparossitoni o properispomeni al nominativo singolare diventano parossitoni quando l'ultima sillaba ‘ lunga; 5. Il nome ¨ ¾…†¥¬š, "fratello" al vocativo ritrae l'accento: » Ç…†¥…. ”
1. Declinazione dei maschili e dei femminili I maschili e i femminili di seconda declinazione si flettono allo stesso modo. Per entrambi sar’ sufficiente fornire l'esempio del maschile ¢À¡¦ª, "lupo" (cfr. lat. lupus). Singolare
Duale
žÄ †ºŠ²
Plurale
Nominativo
¨ †ºŠ—š
—¯ †ºŠ—‰
Genitivo
ž—¦ †ºŠ— ž—®ˆ †ºŠ—‰ˆ žˆ †ºŠ²ˆ
Dativo
ž¸ †ºŠ½
Accusativo
žªˆ †ºŠ—ˆ žÄ †ºŠ²
ž—°š †ºŠ—š
Vocativo
» †ºŠ…
» †ºŠ—‰
ž—®ˆ †ºŠ—‰ˆ ž—®š †ºŠ—‰š
» †ºŠ²
2. Declinazione dei neutri I neutri si distinguono dai maschili e dai femminili solo nei casi retti (nominativo, vocativo, accusativo), che in tutti e tre i numeri, sia nel singolare, sia nel duale, sia nel plurale, hanno una e una sola desinenza. Nei casi obliqui (genitivo e dativo) i neutri si flettono come i maschili e i femminili. Qui di s“guito il paradigma del neutro ¬š»¤, "giogo" (cfr. lat. iugum, il sscr. yugam, il gotico juk ) Singolare
Duale
žÄ ÈŒ
Plurale
Nominativo
žª ÈŒ¬ˆ
žÀ ÈŒ™
Genitivo
ž—¦ ÈŒ—¦ ž—®ˆ ÈŒ—®ˆ žˆ ÈŒˆ
Dativo
ž¸ ÈŒ¸
ž—®ˆ ÈŒ—®ˆ ž—®š ÈŒ—®š
Accusativo
žª ÈŒ¬ˆ
žÄ ÈŒ
žÀ ÈŒ™
Vocativo
» ÈŒ¬ˆ
» ÈŒ
» ÈŒ™
Grammatica del greco antico
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Seconda declinazione contratta
La seconda declinazione contratta caratterizza quei temi in -o la cui radice nominale termina in ¦ o in œ, che sono soggette a contrazione con la vocale tematica. Essa comprende nomi maschili e neutri. Questi ultimi presentano, nel plurale dei casi diretti (nominativo, vocativo, accusativo) un'atipica contrazione in -È, risultato del livellamento analogico con le desinenze dei neutri non contratti. Declinazione attica
I nomi della declinazione attica sono caratterizzati dal fatto che sulla forma della loro declinazione originaria, inizialmente regolare, hanno influito le conseguenze del fenomeno della metatesi quantitativa e della sinizesi. Cos¢ un sostantivo come ¢˜»ª, "popolo", che non aveva da principio alcuna peculiarit’ rispetto agli altri paradigmi dei temi in -o, passa, per l'evoluzione tipica di † lungo nello ionico-attico, a ¢ž»ª, per poi mutarsi per metatesi quantitativa in ¢œÇª. Identica evoluzione si ritrova in alcuni neutri come ¾ˆŒ…² "sala". Ne fanno parte pochi sostantivi alcuni dei quali non univocamente attestati, e alcuni aggettivi, per lo pi› composti. I nomi attici hanno nominativo e vocativo uguale in tutti i generi, e si declinano come segue: 1. Maschili: Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¨ †…š
žÄ †…
—¯ †…É
Genitivo
ž—¦ †…
ž—®ˆ †…Ɉ žˆ †…ˆ
Dativo
ž¸ †…É
ž—®ˆ †…Ɉ ž—®š †…Éš
Accusativo
žªˆ †…ˆ žÄ †…
ž—°š †…š
2. Neutri: Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
žª ¾ˆŒ…²ˆ žÄ ¾ˆŒ…²
žÀ ¾ˆŒ…²
Genitivo
ž—¦ ¾ˆŒ…² ž—®ˆ ¾ˆŒ…½ˆ žˆ ¾ˆŒ…²ˆ
Dativo
ž¸ ¾ˆŒ…½ ž—®ˆ ¾ˆŒ…½ˆ ž—®š ¾ˆŒ…½š
Accusativo
žª ¾ˆŒ…²ˆ žÄ ¾ˆŒ…²
žÀ ¾ˆŒ…²
Nella declinazione di ¾ˆŒ…²ˆ si pu¡ notare la sinizesi della sillaba …²; se cos¢ non fosse, infatti, l'accento dovrebbe stare sulla … in tutti i casi della declinazione. Aggettivi
Gli aggettivi che seguono la declinazione attica sono solo a due uscite, tranne ©†Ê²š, ©†Êƒ, ©†Ê²ˆ "pieno". (l'aggettivo Žš "salvo" ‘ un doppione dell'aggettivo di I classe Ž—š, Žƒ, Ž—ˆ). Terza declinazione (o declinazione atematica)
La terza declinazione include i nomi maschili, femminili e neutri in consonante, vocale chiusa e dittongo. Essa appare come una declinazione atematica, dato che, a differenza delle altre due declinazioni, inserisce le desinenze direttamente sulla radice nominale, senza intermediazione di vocale tematica. Le desinenze generali della III declinazione (che continua in vario modo la classe dei nomi atematici indoeuropei) sono le seguenti:
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Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
-ª oppure allungamento organico; nei neutri, nessuna desinenza
-œ
-œª e nei neutri -˜
Genitivo
¦ª
¦¤
°¤
Dativo
¦¤
©
Accusativo
˜ (temi in cons.); ¤ (temi in voc.); nei neutri = nominativo
-œ
˜ª (temi in cons.) vocale lunga seguita da -ª (temi in voc.); nei neutri -˜
Vocativo
nessuna desinenza, oppure = nominativo; nei neutri = nominativo
-œ
-œª e nei neutri -˜
Tali desinenze sono tuttavia spesso oscurate da mutamenti fonetici, nelle diverse sottoclassi in cui la III declinazione si divide. Attenzione:
i sostantivi con nominativo monosillabico spostano l'accento sulla desinenza del genitivo e del dativo in tutti i numeri. Fanno eccezione solo pochi nomi, come: Ëš "torcia", š "schiavo", £š "sciacallo", —Ìš "orecchio", ©ƒ®š "ragazzo", ¥š "luce". Delle varie sottoclassi della terza declinazione diamo qui sintetiche descrizioni. Temi in consonante muta
I temi in consonante muta sono quelli che terminano in occlusiva labiale, dentale e gutturale. I maschili e i femminili, a eccezione dei temi in -¦¤«, hanno per lo pi› il nominativo in -š (nominativo sigmatico). I neutri non hanno desinenze nei casi retti del singolare. Nei nomi in consonante muta, le desinenze che cominciano per Ž (nominativo singolare, dativo plurale) d’nno luogo a mutamenti fonetici. In particolare: ” le labiali, scontrandosi col ©, diventano ¯; le gutturali diventano ¥; davanti a ©, le dentali cadono. ” i nomi in dentale non ossitoni col nominativo in › e in « (nominativo in ª) hanno due forme di accusativi: ¤ (preso a prestito dai temi in vocale dolce e molto diffuso) e le forme regolari ›˜ «˜: es. ‚™•‰š "grazia", all'accusativo, fa ®Ä¨¤ e ®Ä¨«˜. Lo stesso accade con i nomi in ¬Ÿ, come ¡»¨¬ª, elmo. ” il nome Ÿ¨Å¥, gen. «¨®»ª "pelo, capello", ha il tema ž•‰‚, dalla radice Ÿ¨®, in tutti i casi, tranne il nominativo singolare e il dativo plurale, per effetto della legge di Grassmann. ” i nomi col tema in ¤« hanno comportamenti diversi a seconda della vocale che precede il nesso consonantico: i nomi con tema in ˜¤« hanno il nominativo sigmatico con allungamento di compenso; i nomi con tema in ¤Ÿ e ¬¤Ÿ hanno il nominativo sigmatico con allungamento organico (cio‘ allungano la vocale dell'ultima sillaba della radice) in ¤ª e ¬¤ª; i nomi con tema in ¦¤« hanno il nominativo con allungamento organico; tutti i temi in ¤« nel dativo plurale perdono ¤« davanti al sigma, e allungano per compenso la vocale che precede ¤«. Temi in consonante muta semplice e doppia I nomi con tema in consonante muta semplice sono maschili, femminili e neutri. In particolare, i nomi con tema in labiale e gutturale sono solo maschili e femminili; i nomi con tema in dentale sono anche neutri. I nomi maschili e femminili hanno il nominativo singolare sigmatico; i nomi neutri hanno il nominativo singolare asigmatico con caduta della dentale finale (Žƒ, Žƒž—š, "corpo"; ʆ‰, ʆ‰ž—š, "miele") ” Maschili e femminili (in labiale, dentale, gutturale) Attenzione: tranne ©ƒ®š "ragazzo", che ha il vocativo ©ƒ® e Ljƒ– "principe, signore", che ha il vocativo Ljƒ, tutti i nomi in consonante muta hanno nominativo e vocativo uguali. Seguono i paradigmi di ¶ ¥†ÊÍ "vaso sanguigno, vena", ¶ †ƒ©™š "lampada" e ¶ ¥º†ƒ– "guardia":
Grammatica del greco antico
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Temi in labiale
Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¶ ¥†ÊÍ
žÀ ¥†Ê˜…
ƒ¯ ¥†Ê˜…š
Genitivo
ž·š ¥†…˜¬š
žƒ®ˆ ¥†…˜—®ˆ
žˆ ¥†…˜ˆ
Dativo
ž¹ ¥†…˜„
žƒ®ˆ ¥†…˜—®ˆ
žƒ®š ¥†…Í„
Accusativo
žœˆ ¥†Ê˜ƒ
žÀ ¥†Ê˜…
žÀš ¥†Ê˜ƒš
Vocativo
» ¥†ÊÍ
» ¥†Ê˜…
» ¥†Ê˜…š
Temi in dentale
Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¶ †ƒ©™š
Genitivo
ž·š †ƒ©™—š žƒ®ˆ †ƒ©™—‰ˆ žˆ †ƒ©™²ˆ
Dativo
ž¹ †ƒ©™‰
Accusativo
žœˆ †ƒ©™ƒ žÀ †ƒ©™…
žÀš †ƒ©™ƒš
Vocativo
» †ƒ©™š
» †ƒ©™…š
Temi in gutturale
Singolare
žÀ †ƒ©™…
ƒ¯ †ƒ©™…š
žƒ®ˆ †ƒ©™—‰ˆ žƒ®š †ƒ©™Ž‰
» †ƒ©™… Duale
Plurale
Nominativo
¶ ¥º†ƒ–
žÀ ¥º†ƒŠ…
ƒ¯ ¥º†ƒŠ…š
Genitivo
ž·š ¥º†ƒŠ—š
žƒ®ˆ ¥†™Š—‰ˆ
žˆ ¥†™Š²ˆ
Dativo
ž¹ ¥º†ƒŠ‰
žƒ®ˆ ¥†™Š—‰ˆ
žƒ®š ¥º†ƒ–‰
Accusativo
žœˆ ¥º†ƒŠƒ
žÀ ¥º†ƒŠ…
žÀš ¥º†ƒŠƒš
Vocativo
» ¥º†ƒ–
» ¥º†ƒŠ…
» ¥º†ƒŠ…š
Un nominativo particolare ha ©—ºš "piede": ” Declinazione di ’…— "piede" Singolare
Duale
žÄ ©¬…
Plurale
Nominativo
¨ ©—ºš
—¯ ©¬…š
Genitivo
ž—¦ ©—¬š ž—®ˆ ©——®ˆ žˆ ©—ˆ
Dativo
ž¸ ©—„
Accusativo
žªˆ ©¬ƒ žÄ ©¬…
ž—°š ©¬ƒš
Vocativo
» ©—ºš
» ©¬…š
ž—®ˆ ©——®ˆ ž—®š ©—Ž„
» ©¬…
” Neutri (solo in dentale) žª Žƒ, "corpo" Singolare
Duale
Plurale
žÄ Žƒž…
žÀ Žƒžƒ
Nominativo
žª Žƒ
Genitivo
ž—¦ Žƒž—š ž—®ˆ Ž²™ž—‰ˆ žˆ Ž²™ž²ˆ
Dativo
ž¸ Žƒž‰
ž—®ˆ Ž²™ž—‰ˆ ž—®š ŽƒŽ‰
Accusativo
žª Žƒ
žÄ Žƒž…
žÀ Žƒžƒ
Vocativo
» Žƒ
» Žƒž…
» Žƒžƒ
Un neutro notevole in -¡«, solo singolare, ‘ šÄ¢˜, gen. šÄ¢˜¡«¦ª "latte". Temi in nasale + dentale Per questi temi, basti l'esempio di ¨ Œ„Œƒš "gigante", e ¨ †Ê²ˆ "leone".
Grammatica del greco antico
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Temi in ƒˆž
Singolare
Duale
Plurale
žÄ Œ„Œƒˆž…
—¯ Œ„Œƒˆž…š
Nominativo
¨ Œ„Œƒš
Genitivo
ž—¦ Œ„Œƒˆž—š ž—®ˆ Œ‰Œ™ˆž—‰ˆ žˆ Œ‰Œ™ˆž²ˆ
Dativo
ž¸ Œ„Œƒˆž‰
Accusativo
žªˆ Œ„Œƒˆžƒ žÄ Œ„Œƒˆž…
ž—°š Œ„Œƒˆžƒš
Vocativo
» Œ„Œƒˆ
» Œ„Œƒˆž…
» Œ„Œƒˆž…š
Duale
Plurale
—¯ †Ê—ˆž…š
Temi in —ˆž
Singolare
ž—®ˆ Œ‰Œ™ˆž—‰ˆ ž—®š Œ„ŒƒŽ‰
Nominativo
¨ †Ê²ˆ
žÄ †Ê—ˆž…
Genitivo
ž—¦ †Ê—ˆž—š
ž—®ˆ †…¬ˆž—‰ˆ žˆ †…¬ˆž²ˆ
Dativo
ž¸ †Ê—ˆž‰
ž—®ˆ †…¬ˆž—‰ˆ
ž—®š †Ê—Ž‰
Accusativo
žªˆ †Ê—ˆžƒ
žÄ †Ê—ˆž…
ž—°š †Ê—ˆžƒš
Vocativo
» †Ê—ˆ
» †Ê—ˆž…
» †Ê—ˆž…š
” Declinazione di ˜™…— "dente" Una declinazione con nominativo anomalo ‘ quella di ¨ µ—ºš "dente". Singolare
Duale
Plurale
žÄ µ¬ˆž…
—¯ µ¬ˆž…š
Nominativo
¨ µ—ºš
Genitivo
ž—¦ µ¬ˆž—š ž—®ˆ µ¬ˆž—‰ˆ žˆ µ¬ˆž²ˆ
Dativo
ž¸ µ¬ˆž‰
Accusativo
žªˆ µ¬ˆžƒ žÄ µ¬ˆž…
ž—®ˆ µ¬ˆž—‰ˆ ž—®š µ—¦Ž‰ ž—°š µ¬ˆžƒš
Temi in consonante liquida e nasale
I temi in consonante liquida e nasale sono assai diffusi in greco e sono divisi in tre sottoclassi: ” la prima, quella dei temi in †, ‘ rappresentata dal solo Άš (cfr. latino sal), che pu¡ essere maschile, col significato di "sale", e femminile, col significato di "mare"; al plurale maschile questo sostantivo pu¡ essere usato nel senso di "battute salaci, motti di spirito" (cfr. il latino sales); ” I temi in • sono assai pi› numerosi, e si dividono a loro volta in due sottogruppi: quelli con apofonia (soprattutto nomi di parentela, ma non solo), che continuano la declinazione di antichissimi nomi indoeuropei; e quelli senza apofonia, soprattutto nomi d'agente. ” Il nominativo dei temi in • mostra sempre l'allungamento organico della vocale dell'ultima sillaba della radice. Temi in †
Grammatica del greco antico
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Singolare
Duale
( žÄ Ά…)
Plurale
Nominativo
¨ Άš
—¯ Ά…š
Genitivo
ž—¦ φ¬š ( ž—®ˆ φ—®ˆ) žˆ φˆ
Dativo
ž¸ φ„
( ž—®ˆ φ—®ˆ) ž—®š φŽ„
Accusativo
žªˆ Άƒ
( žÄ Ά…)
ž—°š Άƒš
Temi in • Fra i temi in • senza apofonia, quelli con l'accento sull'ultima sillaba hanno nominativo e vocativo eguale; quelli non ossitoni mostrano nel vocativo il puro tema. ” Maschili e femminili Temi in labiale Singolare
Duale
Nominativo
¶ £‹•
Genitivo
ž·š £‡•¬š žƒ®ˆ £‡•—®ˆ žˆ £‡•ˆ
Dativo
ž¹ £‡•„
Accusativo
žœˆ £·•ƒ žÀ £·•…
Singolare
žÀ £·•…
Plurale
ƒ¯ £·•…š
žƒ®ˆ £‡•—®ˆ žƒ®š £‡•Ž„ žÀš £·•ƒš
Duale
Plurale
žÄ Ћž—•…
—¯ Ћž—•…š
Nominativo
¨ Ћž²•
Genitivo
ž—¦ Ћž—•—š ž—®ˆ Їž¬•—‰ˆ žˆ Їž¬•²ˆ
Dativo
ž¸ Ћž—•‰
Accusativo
žªˆ Ћž—•ƒ žÄ Ћž—•…
ž—°š Ћž—•ƒš
Vocativo
» зž—•
» Ћž—•…š
ž—®ˆ Їž¬•—‰ˆ ž—®š Ћž—•Ž‰
» Ћž—•…
” Neutri Singolare
Duale
Plurale
žÄ Òž—•…
žÀ Òž—•ƒ
Nominativo
žª Ñž—•
Genitivo
ž—¦ Òž—•—š ž—®ˆ Óž¬•—‰ˆ žˆ Óž¬•²ˆ
Dativo
ž¸ Òž—•‰
ž—®ˆ Óž¬•—‰ˆ ž—®š Òž—•Ž‰
Accusativo
žª Ñž—•
žÄ Òž—•…
žÀ Òž—•ƒ
Neutri notevoli in • sono ¡¸¨ "cuore" (da cui il pi› tardo femminile ¡˜¨›Å˜ "cuore") e l'anomalo §Ì¨ "fuoco", che allunga la vocale del nominativo singolare. Temi in • con apofonia I temi in • apofonici costituiscono un gruppo ristretto di sostantivi, dalla declinazione estremamente conservativa. I gradi apofonici che essi mostrano sono tre: ” Il grado normale allungato nel nominativo (es. ¨ ©ƒž‹• ); ” Il grado normale nel vocativo » ©™ž…• e nella maggior parte dei casi;) ” Il grado debole della radice ( ©ƒž•-) nel genitivo, nel dativo singolare e nel dativo plurale. Note sui temi apofonici in liquida
Grammatica del greco antico
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Alcuni temi apofonici in liquida mostrano tuttavia anomalie: ” il nome proprio ƒž£Á«ž¨ "Demetra" ha sempre il grado debole e ritrae l'accento in tutta la flessione. Esso si declina cos¢: ” Nominativo: ƒž£Á«ž¨ ” Genitivo: ƒÁ£ž«¨¦ª ” Dativo: ƒÁ£ž«¨ ” Accusativo: ƒÁ£ž«¨˜ ” Vocativo: ƒÁ£ž«œ¨ ” La parola ¾Žž‹• "stella, astro", ha solo il dativo apofonico: ¾Žž•™Ž‰. . Singolare
Duale
Plurale
žÄ ©ƒžÊ•…
—¯ ©ƒžÊ•…š
Nominativo
¨ ©ƒž‹•
Genitivo
ž—¦ ©ƒž•¬š ž—®ˆ ©ƒžÊ•—‰ˆ žˆ ©ƒžÊ•²ˆ
Dativo
ž¸ ©ƒž•„
Accusativo
žªˆ ©ƒžÊ•ƒ žÄ ©ƒžÊ•…
ž—°š ©ƒžÊ•ƒš
Vocativo
» ©™ž…•
» ©ƒžÊ•…š
ž—®ˆ ©ƒžÊ•—‰ˆ ž—®š ©ƒž•™Ž‰
» ©ƒžÊ•…
Un nome notevole per la sua flessione atipica ‘ ¾ˆ‹• "uomo, marito, cittadino, guerriero, eroe", il quale mostra in tutti i casi, tranne nominativo e vocativo singolare, il tema debole ¾ˆ•-: Singolare
Duale
Plurale
žÄ Lj•…
—¯ Lj•…š
Nominativo
¨ ¾ˆ‹•
Genitivo
ž—¦ ¾ˆ•¬š ž—®ˆ ¾ˆ•—®ˆ žˆ ¾ˆ•ˆ
Dativo
ž¸ ¾ˆ•„
Accusativo
žªˆ Lj•ƒ žÄ Lj•…
ž—°š Lj•ƒš
Vocativo
» Lj…•
» Lj•…š
ž—®ˆ ¾ˆ•—®ˆ ž—®š ¾ˆ•™Ž‰
» Lj•…
Temi in nasale I temi in nasale, al nominativo, allungano tutti la vocale dell'ultima sillaba della radice, tranne quelli in -¤, i quali non mostrano allungamento organico, e hanno il nominativo in -š (nominativo sigmatico). Fra i temi in nasale si verifica inoltre un fenomeno analogo a quello dei temi in -¨: i nomi ossitoni hanno nominativo e vocativo identici, mentre quelli non ossitoni hanno nel vocativo il puro tema. Mancano forme in nasale con apofonia sistematica: gli unici nomi che conservino l'antica declinazione apofonica dei temi in nasale sono: 1. ¿¨Á¤, agnello, il cui nominativo disusato ‘ sostituito con quello di ¿£¤»ª, il quale a sua volta aveva un regolare paradigma di seconda declinazione. 2. ¡À°¤, "cane-cagna", il cui tema debole ‘ ¡¬¤-. Qui di s“guito la declinazione di questi due nomi apofonici relitto: ” Paradigma di š ›‚ˆ‰
Grammatica del greco antico
18
Singolare
Duale
žÄ Ç•ˆ…
Plurale
Nominativo
( ¨ ¾•‹ˆ)
—¯ Ç•ˆ…š
Genitivo
ž—¦ ¾•ˆ¬š ( ž—®ˆ ¾•ˆ—®ˆ) žˆ ¾•ˆˆ
Dativo
ž¸ ¾•ˆ„
Accusativo
žªˆ Ç•ˆƒ žÄ Ç•ˆ…
( ž—®ˆ ¾•ˆ—®ˆ) ž—®š ¾•ˆ™Ž‰ ž—°š Ç•ˆƒš
” Paradigma di š ‡—œ‰ Singolare
Duale
žÄ Šºˆ…
Plurale
Nominativo
¨ Šº²ˆ
—¯ Šºˆ…š
Genitivo
ž—¦ Šˆ¬š ž—®ˆ Šˆ—®ˆ žˆ Šˆˆ
Dativo
ž¸ Šˆ„
ž—®ˆ Šˆ—®ˆ ž—®š ŠŽ„
Accusativo
žªˆ Šºˆƒ
žÄ Šºˆ…
ž—°š Šºˆƒš
Vocativo
» Šº—ˆ
žÄ Šºˆ…
» Šºˆ…š
Gli altri temi in nasale seguono paradigmi pi› regolari, come si evince dalle tavole di declinazione che seguono. ” Temi in nasale ossitoni Singolare
Duale
žÄ ¶Œ…¬ˆ…
Plurale
Nominativo
¨ ¶Œ…ˆ
—¯ ¶Œ…¬ˆ…š
Genitivo
ž—¦ ¶Œ…¬ˆ—š ž—®ˆ ¶Œ…¬ˆ—‰ˆ žˆ ¶Œ…¬ˆ²ˆ
Dativo
ž¸ ¶Œ…¬ˆ‰
Accusativo
žªˆ ¶Œ…¬ˆƒ žÄ ¶Œ…¬ˆ…
ž—®ˆ ¶Œ…¬ˆ—‰ˆ ž—®š ¶Œ…¬Ž‰ ž—°š ¶Œ…¬ˆƒš
” Temi in nasale non ossitoni Singolare
” Temi in -‰
Duale
Plurale
žÄ ƒ„—ˆ…
—¯ ƒ„—ˆ…š
Nominativo
¨ ƒ„²ˆ
Genitivo
ž—¦ ƒ„—ˆ—š ž—®ˆ ƒ‰¬ˆ—‰ˆ žˆ ƒ‰¬ˆ²ˆ
Dativo
ž¸ ƒ„—ˆ‰
ž—®ˆ ƒ‰¬ˆ—‰ˆ ž—®š ƒ„—Ž‰
Accusativo
žªˆ ƒ„—ˆƒ
žÄ ƒ„—ˆ…
ž—°š ƒ„—ˆƒš
Vocativo
» ƒ®—ˆ
» ƒ„—ˆ…
» ƒ„—ˆ…š
Grammatica del greco antico
19
Singolare
Duale
žÄ …†¥®ˆ…
Plurale
Nominativo
¨ …†¥„š
—¯ …†¥®ˆ…š
Genitivo
ž—¦ …†¥®ˆ—š ž—®ˆ …†¥„ˆ—‰ˆ žˆ …†¥„ˆ²ˆ
Dativo
ž¸ …†¥®ˆ‰
Accusativo
žªˆ …†¥®ˆƒ žÄ …†¥®ˆ…
ž—®ˆ …†¥„ˆ—‰ˆ ž—®š …†¥®Ž‰ ž—°š …†¥®ˆƒš
Temi con elisione del © intervocalico
I temi in sibilante, molto diffusi in greco antico, continuano una declinazione ereditata diffusamente da parecchie sottofamiglie linguistiche dell'indoeuropeo. Essi sono principalmente neutri, ma non mancano anche i maschili (per lo pi› nomi propri di persona) e i femminili. Tipicamente, i nomi in sibilante elidono sistematicamente il sigma e contraggono le vocali della radice con le vocali delle desinenze. Anche in latino gli equivalenti neutri di terza declinazione in -us -eris, vanno incontro a mutamenti fonetici, come il rotacismo. Neutri Si rinvengono due specie di neutri: quelli col tema terminante in …š e quelli col tema in ƒš. I neutri in …š sono caratterizzati da apofonia: nei casi diretti del singolare hanno una terminazione —š, che in realt’ non ‘ una vera desinenza, ma ‘ semplicemente la radice pura al grado pieno o forte dell'apofonia. I temi in ƒš non hanno caratteristiche peculiari, se non il fatto che alcuni di essi, in particolare ŠÊ•ƒš "corno", e žÊ•ƒš "mostro, prodigio", hanno una doppia declinazione, per influsso dei neutri in dentale col tema in -ƒž-. ” temi in -ž Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
žª ŒÊˆ—š
žÄ ŒÊˆ…‰ oppure ŒÊˆ‡ žÀ ŒÊˆ‡
Genitivo
ž—¦ ŒÊˆ—š ž—®ˆ Œ…ˆ—®ˆ
žˆ Œ…ˆˆ
Dativo
ž¸ ŒÊˆ…‰
ž—®ˆ Œ…ˆ—®ˆ
ž—®š ŒÊˆ…Ž‰
Accusativo
žª ŒÊˆ—š
žÄ ŒÊˆ…‰ oppure ŒÊˆ‡ žÀ ŒÊˆ‡
” temi in -ƒ Singolare
Duale
Nominativo
žª ŠÊ•ƒš
Genitivo
ž—¦ ŠÊ•ƒž—š oppure ŠÊ•²š ž—®ˆ Š…•™ž—‰ˆ oppure Š…•¸ˆ žˆ Š…•™ž²ˆ oppure Š…•ˆ
Dativo
ž¸ ŠÊ•ƒž‰ oppure ŠÊ•Á
ž—®ˆ Š…•™ž—‰ˆ oppure Š…•¸ˆ ž—®š ŠÊ•ƒŽ‰
Accusativo
žª ŠÊ•ƒš
žÄ ŠÊ•ƒž… oppure ŠÊ•ƒ
Maschili e femminili ” Declinazione di Ž‚ˆ‚Š "trireme"
žÄ ŠÊ•ƒž… oppure ŠÊ•ƒ
Plurale
žÀ ŠÊ•ƒžƒ oppure ŠÊ•ƒ
žÀ ŠÊ•ƒžƒ oppure ŠÊ•ƒ
Grammatica del greco antico
20
Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¶ ž•‰‹•‡š
žÀ ž•‰‹•…‰ oppure ž•‰‹•‡ ƒ¯ ž•‰‹•…‰š
Genitivo
ž·š ž•‰‹•—š žƒ®ˆ ž•‰‹•—‰ˆ
žˆ ž•‰‹•²ˆ
Dativo
ž¹ ž•‰‹•…‰
žƒ®ˆ ž•‰‹•—‰ˆ
žƒ®š ž•‰‹•…Ž‰
Accusativo
žœˆ ž•‰‹•‡
žÀ ž•‰‹•…‰ oppure ž•‰‹•‡ žÀš ž•‰‹•…‰š
Vocativo
» ž•‰·•…š
» ž•‰‹•…‰ oppure ž•‰‹•‡ » ž•‰‹•…‰š
” Nomi propri maschili in -‡Ÿ Singolare Nominativo
Ô•ƒŠ†·š
Genitivo
Ô•ƒŠ†Ê—š
Dativo
Ô•ƒŠ†…®
Accusativo
Ô•ƒŠ†· oppure Ô•ƒŠ†Êƒ
Vocativo
Ô•™Š†…‰š
Temi in vocale dolce
Temi in vocale dolce senza apofonia ” Temi in Singolare
Duale
Plurale
žÄ ©¬•ž‰…
—¯ ©¬•ž‰…š
Nominativo
¨ ©¬•ž‰š
Genitivo
ž—¦ ©¬•ž‰—š ž—®ˆ ©—•ž„—‰ˆ žˆ ©¬•ž‰²ˆ
Dativo
ž¸ ©¬•ž‰‰
ž—®ˆ ©—•ž„—‰ˆ ž—®š ©¬•ž‰Ž‰
Accusativo
žªˆ ©¬•ž‰ˆ
žÄ ©¬•ž‰…
ž—°š ©¬•ž‰ƒš
Vocativo
» ©¬•ž‰
» ©¬•ž‰…
» ©¬•ž‰…š
” Temi in ” Temi in vocale dolce con apofonia ” Maschili e femminili: temi in Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¶ ©¬†‰š
Genitivo
ž·š ©¬†…²š žƒ®ˆ ©—†Ê—‰ˆ
žˆ ©¬†…²ˆ
Dativo
ž¹ ©¬†…‰
žƒ®ˆ ©—†Ê—‰ˆ
žƒ®š ©¬†…Ž‰
Accusativo
žœˆ ©¬†‰ˆ
žÀ ©¬†…‰ oppure ©¬†‡ oppure ©¬†…… žÀš ©¬†…‰š
Vocativo
» ©¬†‰
» ©¬†…‰ oppure ©¬†‡ oppure ©¬†…… » ©¬†…‰š
” Maschili e femminili: temi in ”
žÀ ©¬†…‰ oppure ©¬†‡ oppure ©¬†…… ƒ¯ ©¬†…‰š
Grammatica del greco antico
21
Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
¨ ©·‚š
žÄ ©‹‚…‰ oppure ©‹‚‡ oppure ©‹‚…… —¯ ©‹‚…‰š
Genitivo
ž—¦ ©‹‚…²š ž—®ˆ ©‡‚Ê—‰ˆ
žˆ ©‹‚…²ˆ
Dativo
ž¸ ©‹‚…‰
ž—®ˆ ©‡‚Ê—‰ˆ
ž—®š ©‹‚…Ž‰
Accusativo
žªˆ ©·‚ˆ
žÄ ©‹‚…‰ oppure ©‹‚‡ oppure ©‹‚…… ž—°š ©‹‚…‰š
Vocativo
» ©·‚
» ©‹‚…‰ oppure ©‹‚‡ oppure ©‹‚……
» ©‹‚…‰š
” Neutri: : temi in Singolare Nominativo
žª ©Ê©…•‰
Genitivo
ž—¦ ©…©Ê•…²š
Dativo
ž¸ ©…©Ê•…‰
Accusativo
žª ©Ê©…•‰
” Neutri: : temi in ” Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
žª ÇŽž
žÄ ÇŽž…‰ oppure ÇŽž‡ oppure ÇŽž…… žÀ ÇŽž‡
Genitivo
ž—¦ ÇŽž…²š ž—®ˆ ¾ŽžÊ—‰ˆ
žˆ ÇŽž…²ˆ
Dativo
ž¸ ÇŽž…‰
ž—®ˆ ¾ŽžÊ—‰ˆ
ž—®š ÇŽž…Ž‰
Accusativo
žª ÇŽž
žÄ ÇŽž…‰ oppure ÇŽž‡ oppure ÇŽž…… žÀ ÇŽž‡
Temi in dittongo Singolare
Radici in œF e … 1. Temi in °F
Duale
Plurale
žÄ ˜ƒŽ‰†Ê…
—¯ ˜ƒŽ‰†…®š
Nominativo
¨ ˜ƒŽ‰†…ºš
Genitivo
ž—¦ ˜ƒŽ‰†Ê²š ž—®ˆ ˜ƒŽ‰†Ê—‰ˆ žˆ ˜ƒŽ‰†Ê²ˆ
Dativo
ž¸ ˜ƒŽ‰†…®
ž—®ˆ ˜ƒŽ‰†Ê—‰ˆ ž—®š ˜ƒŽ‰†…¦Ž‰
Accusativo
žªˆ ˜ƒŽ‰†Êƒ
žÄ ˜ƒŽ‰†Ê…
ž—°š ˜ƒŽ‰†…®š
Vocativo
» ˜ƒŽ‰†…¦
» ˜ƒŽ‰†Ê…
» ˜ƒŽ‰†…®š
Grammatica del greco antico
22
Singolare
Duale
žÄ ´•²…
Plurale
Nominativo
¨ ´•²š
—¯ ´•²…š
Genitivo
ž—¦ ´•²—š ž—®ˆ ¶•—‰ˆ žˆ ¶•²ˆ
Dativo
ž¸ ´•²‰
Accusativo
žªˆ ´•²ƒ žÄ ´•²…
ž—°š ´•²ƒš
Vocativo
» ´•²š
» ´•²…š
ž—®ˆ ¶•—‰ˆ ž—®š ´•²Ž‰
» ´•²…
2. Temi in ¦· Nota bene i temi in —Õ sono tutti femminili ed hanno solo il singolare. Singolare Nominativo
¶ ¶‚
Genitivo
ž·š ¶‚—¦š
Dativo
ž¹ ¶‚—®
Accusativo
žœˆ ¶‚
Vocativo
» ¶‚—®
Nomi anomali
In questi sostantivi si verificano anomalie particolari dovute a tre fenomeni: eteroclisi (sostantivi con due temi e nominativo comune), metaplasmo (in cui il nominativo si forma da un tema e gli altri casi da un altro) e eterogenesi (lo stesso sostantivo ha generi diversi). I pi› comuni nomi irregolari sono: 1. µ ¾•‹ˆ,"agnello", che forma gli altri casi dal tema ¾•ˆ (apofonia di grado zero); gen. ¾•ˆ¬š, dat. ¾•ˆ„, acc. Ç•ˆƒ, dat. plurale ¾•ˆ™Ž‰. 2. µ Ö•‡š,"Ares", gen. Ö•…²š, dat. Ö•…‰, acc. Ö•…ƒ (Ö•‡, Ö•‡ˆ), voc. Ö•…š. 3. ¶ Œˆ‹, Œˆƒ‰Š¬š, "donna", usa due temi: Œˆƒ (solo per il nominativo sing.), e Œˆƒ‰Š (per gli altri casi). Ecco la declinazione completa. Singolare
Duale
žÀ Œˆƒ®Š…
Plurale
Nominativo
¶ Œˆ‹
ƒ¯ Œˆƒ®Š…š
Genitivo
ž·š Œˆƒ‰Š¬š žƒ®ˆ Œˆƒ‰Š—®ˆ žˆ Œˆƒ‰Šˆ
Dativo
ž¹ Œˆƒ‰Š„
Accusativo
žœˆ Œˆƒ®Šƒ žÀ Œˆƒ®Š…
žÀš Œˆƒ®Šƒš
Vocativo
» Œºˆƒ‰
» Œˆƒ®Š…š
žƒ®ˆ Œˆƒ‰Š—®ˆ žƒ®š Œˆƒ‰–„
» Œˆƒ®Š…
4. žª ™Š•, "lacrima", ha il nominativo plurale ™Š•ƒ e il dativo plurale ™Š•Ž‰; tutti gli altri casi in attico si formano da žª ™Š•—ˆ; quindi si modella sulla seconda declinazione. 5. žª ׃•, "primavera", accanto alle forme regolari, al genitivo e al dativo singolare ha anche le forme contratte Ñ•—Ž, Ñ•‰. 6. Ø…ºš, Ù‰¬š, "Zeus", forma il nominativo e il vocativo dal tema Ø…, mentre gli altri casi si formano dal tema Ù‰. Il tema Ø…, deriva da una forma dell'indoeuropeo *djeus; questa forma, dopo la caduta dello j, ha dato origine al tema usato in attico. Ecco la declinazione:
Grammatica del greco antico
23
Singolare Nominativo
¨ Ø…ºš
Genitivo
ž—¦ Ù‰¬š
Dativo
ž¸ Ù‰„
Accusativo
žªˆ Ù„ƒ
Vocativo
» Ø…¦
Declinazione dell'aggettivo L'aggettivo greco viene classificato in due classi: ” La prima classe che segue la prima declinazione dei nomi in alfa puro e impuro lunghi nei e la seconda declinazione (per i paradigmi vedi sopra), e comprende aggettivi a tre e a due terminazioni (ne esistono varianti che seguono la declinazione attica); ” Aggettivi contratti della prima classe: Gli aggettivi contratti della prima classe seguono per il maschile ed il neutro la declinazione dei sostantivi contratti di seconda declinazione; mentre per il femminile la declinazione dei sostantivi contratti di prima declinazione. ” La seconda classe, che segue la terza declinazione, e la prima declinazione dei nomi in alfa puro e impuro brevi, e comprende aggettivi a tre, a due e a una sola terminazione -gli aggettivi di seconda classe si dividono in varie sottoclassi, distinte a partire dal tema, come accade per i nomi di III declinazione. Accanto agli aggettivi regolari, esistono pochi aggettivi anomali di declinazione mista. Aggettivi di prima classe
Gli aggettivi appartenenti alla prima classe seguono la prima declinazione per il femminile, mentre la seconda per il maschile e il neutro. Esistono aggettivi che presentano tre uscite, una per ogni genere, e altri che ne hanno solo due, una per il maschile e femminile e una per il neutro. ” es. Šƒ†¬š, Šƒ†‹, Šƒ†¬ˆ (bello); ©ƒ•™ˆ——š, ©ƒ•™ˆ——ˆ (illegale). Nota bene Al femminile gli aggettivi presentano l'uscita in ƒ quando la desinenza ‘ preceduta da …, ‰, •, — e ², altrimenti l'ƒ diventa ‡. Per ci¡ che riguarda l'accentazione, gli aggettivi al femminile non seguono le regole dell'accento della prima declinazione, ma si regolano sul modello dei maschili.
” Paradigma di un aggettivo della prima classe a tre terminazioni: ¥„†—š, ¥„†‡, ¥„†—ˆ "caro" Singolare Maschile Femminile Neutro
Duale
Nominativo
¥„†—š
¥„†‡
¥„†—ˆ
Genitivo
¥„†—
¥„†‡š
¥„†—
Dativo
¥„†½
¥„†Â
¥„†½
Accusativo
¥„†—ˆ
¥„†‡ˆ
¥„†—ˆ
Vocativo
¥„†…
¥„†‡
¥„†—ˆ
Grammatica del greco antico
24
Maschile Femminile Neutro Nominativo
¥„†²
¥„†ƒ
¥„†²
Genitivo
¥„†—‰ˆ
¥„†ƒ‰ˆ
¥„†—‰ˆ
Dativo
¥„†—‰ˆ
¥„†ƒ‰ˆ
¥„†—‰ˆ
Accusativo
¥„†²
¥„†ƒ
¥„†²
Vocativo
¥„†²
¥„†ƒ
¥„†²
Plurale Maschile Femminile Neutro Nominativo
¥„†—¯
¥„†ƒ¯
¥„†ƒ
Genitivo
¥„†²ˆ
¥„†²ˆ
¥„†²ˆ
Dativo
¥„†—‰š
¥„†ƒ‰š
¥„†—‰š
Accusativo
¥„†—š
¥„†ƒš
¥„†ƒ
Vocativo
¥„†—¯
¥„†ƒ¯
¥„†ƒ
” Paradigma di un aggettivo della prima classe a due terminazioni: LJ†—š, LJ†—ˆ "oscuro" Singolare Maschile e Femminile Neutro Nominativo
LJ†—š
LJ†—ˆ
Genitivo
¾‹†—
¾‹†—
Dativo
¾‹†½
¾‹†½
Accusativo
LJ†—ˆ
LJ†—ˆ
Vocativo
LJ†…
LJ†—ˆ
Duale Maschile e Femminile Neutro
Plurale
Nominativo
¾‹†²
¾‹†²
Genitivo
¾‹†—‰ˆ
¾‹†—‰ˆ
Dativo
¾‹†—‰ˆ
¾‹†—‰ˆ
Accusativo
¾‹†²
¾‹†²
Vocativo
¾‹†²
¾‹†²
Grammatica del greco antico
25
Maschile e Femminile Neutro Nominativo
LJ†—‰
LJ†ƒ
Genitivo
¾‹†²ˆ
¾‹†²ˆ
Dativo
¾‹†—‰š
¾‹†—‰š
Accusativo
¾‹†—š
LJ†ƒ
Vocativo
LJ†—‰
LJ†ƒ
Aggettivi di seconda classe
Gli aggettivi della seconda classe sono suddivisibili in tre categorie: la prima ‘ quella degli aggettivi a tre uscite che seguono vari modelli di declinazione come quelli in -vt-,-v-,-p- e in -u-. Invece negli aggettivi a due terminazioni troviamo due fondamentali gruppi di declinazione: in -v- e in sibilante e infine negli aggettivi a una terminazione viene seguita la declinazione di un tema o in labiale o in gutturale o in dentale. Aggettivi irregolari
Gli aggettivi cosiddetti "irregolari" in greco sono: ©—†ºš, ©—††‹, ©—†º "molto" ÊŒƒš, …Œ™†‡, ÊŒƒ "grande" ©•Æ—š, ©•Á…®ƒ, ©•Æ—ˆ "mite" ” ©—†ºš forma il maschile e il neutro da due temi, ©—†- per i casi diretti e ©—††—- per i casi obliqui; al plurale, invece, viene utilizzato soltanto il tema ©—††—-; ci¡ fa s¢ che ©—†ºš somigli in parte ad un aggettivo della II Classe con tema in -- breve e in parte a un aggettivo maschile della I Classe. ” Il femminile risulta identico ad un aggettivo della II Classe, poich“ viene da un tema ©—††ƒ- nel quale ƒ finale ‘ lungo e impuro: sar’ perci¡ ©—††‹. ” analogamente, ÊŒƒš utilizza per il maschile e il neutro i temi …Œƒ- e …Œƒ†—-, uno per i casi diretti e uno per i casi obliqui, e soltanto …Œƒ†—- al plurale. ” Il femminile viene dal tema …Œƒ†ƒ- con ƒ finale lungo impuro. Gradi di comparazione
Come in italiano e in latino, anche in greco l'aggettivo presenta tre gradi: Grado positivo ” ¾ˆ•…®—š "valoroso" Grado comparativo ” di maggioranza: ¾ˆ•…‰¬ž…•—š "pi› valoroso" ” di minoranza: Úžž—ˆ (o …®—ˆ) ¾ˆ•…®—š "meno valoroso" ” di uguaglianza: —Ûž²š ¾ˆ•…®—š ÜŽ©…• (o Ýš) "cos¢ (tanto) valoroso come (quanto)" Grado superlativo ” relativo: ¨ ¾ˆ•…‰¬žƒž—š žˆ ††‹ˆ²ˆ "il pi› valoroso dei greci" ” assoluto: ¾ˆ•…‰¬žƒž—š "valorosissimo" Dagli esempi sopra esposti si pu¡ dedurre che in greco, al pari del latino, il comparativo di maggioranza e il superlativo si rendono con forme organiche o sintetiche, mentre il comparativo di minoranza e uguaglianza con forme perifrastiche o analitiche.
Grammatica del greco antico
Avverbi In greco, come in italiano, l'avverbio ‘ una parte invariabile del discorso che aggiunge una sfumatura di significato ad un verbo o anche a un aggettivo o a un altro avverbio: precisa, sfuma, enfatizza, dilata, contrae il valore della parola alla quale si appone. Es. ƒ¡˜Å°ª ש•ƒ–ƒš, "Hai agito giustamente" Ĥ¬ Šƒ†‹ Žž‰, "Þ davvero bella" „Í £Ä¢˜, "Proprio bene!" Formazione
Per quanto riguarda la formazione, gli avverbi possono essere o primitivi o derivati. Gli avverbi derivati si formano: ” dagli aggettivi, sostituendo all'uscita -²ˆ del genitivo plurale il suffisso -²š (l'accento va sulla sillaba dove va al genitivo plurale). Sono questi gli avverbi di modo. Es. ŠƒŠ¬š, "cattivo", genitivo plurale ŠƒŠˆ, avverbio ŠƒŠš, "male"; ¥„†—š, "amico", genitivo plurale ¥„†²ˆ, avverbio ¥„†²š, "amichevolmente"; ˜•ƒºš, "lento", genitivo plurale ˜•ƒÊ²ˆ, avverbio ˜•ƒÊ²š, "lentamente"; ” dagli aggettivi, usando l'accusativo neutro singolare o plurale (accusativo avverbiale). Es. ÊŒƒš, "grande", accusativo neutro singolare ÊŒƒ, avverbio ÊŒƒ, "grandemente"; ©—†ºš, "molto", accusativo neutro plurale ©—††™, avverbio ©—††™, "spesso"; ” da nomi o aggettivi femminili, usando il dativo singolare (dativo strumentale) o l'accusativo singolare (accusativo avverbiale). Es. ¼‰—š, "privato", dativo singolare femminile ß„Á, avverbio ß„Á, "privatamente"; ¾•‚‹, "principio", accusativo singolare ¾•‚‹ˆ, avverbio ¾•‚‹ˆ, "in principio"; ” da preposizione+nome; ” da un verbo; ” da temi nominali, aggettivali o verbali con dei suffissi (-ž„ come in µˆ—ƒŽž„, "per nome", dal tema µˆ—ƒž- di àˆ—ƒ, µˆ¬ƒž—š, "nome"; -‡ˆ come in Š•º˜‡ˆ "di nascosto", dal tema Š•¥- di Š•º©ž², "nascondere"; -¬ˆ come in Ž‚…¬ˆ, "vicino, quasi" dal tema Ž‚…- ad esempio di ׂ² "avere"; -…„ come in ¾ƒ‚…„ "senza combattere", dal tema ƒ‚- di ™‚‡, "battaglia") a) Gli avverbi aggettivali si formano dagli aggettivi, sia della prima sia della seconda classe, mediante la terminazione -²š (che in pratica si sostituisce alla terminazione -²ˆ del G. plurale): Es. ŠƒŠ¬š
G. plurale ŠƒŠˆ avverbio ŠƒŠš, €•‚ƒ„ G. plurale €•‚…† avverbio €•‚…„, ‡ˆ‰Š‹„ G. plurale ‡ˆ‰ŠŒ…† avverbio ‡ˆ‰ŠŒ…„
In greco qualsiasi aggettivo pu¡ formare un avverbio aggettivale. Tali avverbi sono definiti anche qualificativi, in quanto, come gli aggettivi corrispondenti, esprimono una qualit’ o un modo; questa tuttavia non ‘ una loro prerogativa, perch“ esistono anche alcuni avverbi non aggettivali, bench“ in un numero piuttosto ridotto, che possano esprimere un modo. b) Gli altri avverbi greci, cio‘ quelli non aggettivali, sono un insieme piuttosto eterogeneo per formazione e significato. Sono spesso definiti circostanziali in quanto la maggior parte di essi esprime non una qualit’, bens¢ una circostanza o una condizione (ma in alcuni casi anche un modo). Tra le categorie di significato da essi espresse possiamo ricordare: Luogo: ׈£ƒ, , Š…®, , Lj², , Š™ž², , ׈—ˆ, , á–², , ©ƒˆžƒ‚—¦, , dž†—£‰ ecc. Tempo: ˆ¦ˆ, , ž‹…•—ˆ , ¾…„, , —â©—ž…, , ƒ³ž„Šƒ, , ©—††™Š‰š ecc. Modo: Š•º˜‡ˆ, Š•º˜ƒ , Ž©—•™‡ˆ Quantit’ o Misura: ™†ƒ, Š™•žƒ, Ž¥¬•ƒ, , ÑŠƒ, , ÇŒƒˆ, ecc. Affermazione e Negazione: ˆƒ„ (s¢), ©™ˆ , —³Ê , ´Š‰Žžƒ ecc. Dubbio: ¼Ž²š , ž™‚ƒ ecc.
26
Grammatica del greco antico
27
Pronomi I pronomi personali 1Î Persona
2Î Persona
3Î Persona
Singolare Duale Plurale Singolare Duale Plurale Singolare Plurale Nominativo Œ
ˆ
¶…®š
Ž°
Ž¥
ã…®š
‡
Ž¥…®š
Genitivo
—¦, — ˆ¸ˆ
¶ˆ
Ž—¦, Ž—
Ž¥¸ˆ ãˆ
—ä
Ž¥ˆ
Dativo
—®, —‰
ˆ¸ˆ
¶®ˆ
Ž—®ˆ, Ž—‰
Ž¥¸ˆ 㮈
—å, —¯
Ž¥„Ž‰(ˆ)
ˆÄ
¶Åš
ŽÊ, Ž…
Ž¥
æ
Ž¥Åš
Accusativo Ê, …
ãÅš
Il pronome personale di 3ç persona non ha il nominativo singolare, per il quale si usa o il pronome dimostrativo Š…®ˆ—š, …Š…®ˆ‡, …Š…®ˆ— o ƒ³ž¬š, ƒºž‹, ƒ³ž¬, inoltre le altre forme della 3ç persona singolare sono rare e si trovano pi› frequentemente le forme del pronome riflessivo ¿ƒž—¦ se si riferiscono al soggetto, altrimenti si usa ƒ³ž¬š, ƒºž‹, ƒ³ž¬, ma solo nei casi obliqui. SINGOLARE NOM. ƒ³ž¬š ƒ³ž‹ ƒ³ž¬ GEN. ƒ³ž—¦ ƒ³ž·š ƒ³ž—¦ DAT. ƒ³ž¸ ƒ³ž¹ ƒ³ž¸ ACC. ƒ³ž¬ˆ ƒ³ž‹ˆ ƒ³ž¬ PLURALE NOM. ƒ³ž—„ ƒ³žƒ„ ƒ³ž™ GEN. ƒ³žˆ ƒ³žˆ ƒ³žˆ DAT. ƒ³ž—®š ƒ³žƒ®š ƒ³ž—®š ACC. ƒ³ž—ºš ƒ³ž™š ƒ³ž™ Concordanza pronominale
In Greco il pronome concorda con il termine a cui si riferisce in genere e numero, ma non nel caso, perch“ naturalmente il pronome assumer’, all'interno della proposizione, il caso che ‘ legato alla funzione logica da esso svolta. es. èß ™˜¨™Ä¨¦ ˜ƒ„ˆ—Ž‰ …ßš žÀš €£‹ˆƒš. èß § €£‡ˆ™‰—‰ Œ‰ŒˆŽŠ—Ž‰ ˜Ï«¦Ðª á•‚…Ž£ƒ‰. I barbari vanno verso Atene. Ma gli Ateniesi sanno che essi vengono.
€ãž—°š in questo caso ha funzione di pronome personale ed ‘ riferito a ˜ƒ•˜™•—‰, con cui concorda in genere (maschile) e numero (plurale), ma naturalmente non concorda nel caso, in quanto ˜ƒ•˜™•—‰ nella prima proposizione ha funzione di soggetto (caso nominativo), ma ƒãž—°š, nella seconda proposizione ha funzione di soggetto dell'infinitiva (quindi caso accusativo).
Morfologia (2) - la coniugazione verbale Il verbo greco conserva parecchi tratti arcaici del verbo indoeuropeo, ma mostra altres¢ notevoli forme innovative, e in particolare, rispetto alla lingua madre, ‘ caratterizzato dalla generale tendenza a rendere coerente il sistema della coniugazione verbale per tutti i tempi, le forme e i modi. Il verbo in greco, come in ogni lingua flessiva, si modifica aggiungendo in coda a una radice verbale una vocale tematica, un suffisso modale e/o temporale una terminazione; talora la radice stessa ‘ ampliata con dei prefissi o degli infissi, per definire i vari temi temporali e le loro funzioni. Si serve inoltre spesso dell'apofonia o gradazione vocalica per distinguere i temi temporali fra di loro. Qui di seguito esamineremo punto per punto i caratteri generali della flessione verbale greca, prima di mostrarne alcuni esempi.
Grammatica del greco antico
Coniugazioni del verbo greco I verbi greci si dividono in due grandi coniugazioni, che si differenziano solo e soltanto nel tema del presente: ” quella tematica, che si distingue per la desinenza -° della prima persona singolare del presente indicativo, ed ‘ caratterizzata dal fatto che le desinenze del presente e dell'imperfetto sono inserite sistematicamente su una vocale tematica, che mostra apofonia, œ - ¦ ” quella atematica, che si distingue per la desinenza -£ della prima persona singolare del presente indicativo, ed ‘ caratterizzata dal fatto che le desinenze del presente si inseriscono direttamente sulla radice verbale, la cui vocale mostra apofonia (grado allungato nel singolare del presente indicativo, grado normale nelle altre forme). Le due coniugazioni del greco corrispondono perfettamente alle due coniugazioni del sanscrito. Una coniugazione atematica in tutto simile a quella greca si rinviene anche in ittita. Il greco, nel presente e nell'imperfetto, conserva al novanta per cento la struttura del verbo indoeuropeo.
Tempo e aspetto dell'azione nel verbo greco La relazione fra temi temporali, tempo dell'azione, qualit’ (durata, momentaneit’ compiutezza dell'azione verbale) ‘ alquanto articolata in greco, e porta alle estreme conseguenze la struttura originaria del verbo indoeuropeo. Concettualmente, la grammatica del verbo greco si trova a met’ strada fra quella del verbo sanscrito, che conserva le strutture del verbo indoeuropeo e molto delle sue valenze originarie, e quella del verbo slavo, che si fonda essenzialmente sull'aspetto verbale. Temi temporali e loro aspetto
Il verbo greco conosce quattro sistemi temporali fondamentali. A ognuno di essi ‘ associato un determinato aspetto verbale, o qualit’ dell'azione, in relazione alla sua durata o compiutezza. tali sistemi temporali sono: ” il presente, tema temporale che definisce un'azione non compiuta e durativa, con sfumature conative ("tentare di...") o iterative o di consuetudine; ” il futuro, che indica un'azione futura rispetto al momento della sua enunciazione; ” l'aoristo, che indica un'azione momentanea, colta nel momento finale del suo compiersi, senza alcuna conseguenza perdurante nel presente; ” il perfetto, che indica uno stato nel presente risultante da un'azione passata (azione di aspetto resultativo). A partire da questi quattro temi temporali, che costituiscono l'ossatura del paradigma del verbo greco, si formano tutti i tempi verbali del greco, che sono nel complesso sette: ” sul tema del presente, si formano due tempi: lo stesso presente, in tutti i suoi modi e l'imperfetto indicativo, indicante un'azione durativa nel passato (e corrispondente in linea di massima all'imperfetto italiano), ” sul tema del futuro si forma il futuro semplice, in tutti i suoi modi; ” sul tema dell'aoristo si forma l'aoristo in tutti i suoi modi (esso corrisponde a due tempi italiani, passato remoto e trapassato remoto); ” sul tema del perfetto si formano tre tempi: il perfetto stesso, indicante uno stato presente derivante da azione passata; il piuccheperfetto, indicante uno stato passato derivante da un'azione ancora anteriore; il futuro esatto o futuro perfetto (solo impropriamente definito futuro anteriore), indicante lo stato futuro derivante da un'azione presente o futura. I tempi del perfetto, per la loro peculiare valenza, non hanno una e una sola corrispondenza con i tempi italiano, ma assumono diverse funzioni, tutte relative all'idea del risultato presente, passato o futuro, di un'azione precedente. I tempi del verbo greco si dividono in due categorie: ” i tempi principali, presente, futuro, perfetto, futuro esatto, che hanno valore di azione presente o futura, e assumono le desinenze primarie, caratterizzate dalla tipica finale;
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Grammatica del greco antico ” i tempi storici, imperfetto indicativo, aoristo, piucchepperfetto indicativo, che articolano l'azione passata, e assumono due caratteristiche: 1) il prefisso verbale noto come aumento (ma solo nell'indicativo -vedi sotto); 2) le desinenze secondarie, che sono totalmente prive della tipica finale. Relazione fra tempi e modi verbali
La definizione che il filosofo Aristotele d’ del verbo ‘ che esso "esprime in aggiunta il tempo" ( ©•—ŽŽ‡ƒ„ˆ…‰ žªˆ ‚•¬ˆ—ˆ). Ci¡ ‘ vero unicamente per il modo indicativo, non per gli altri modi del verbo greco, che indicano, per ogni tema temporale, solo la qualit’ dell'azione (la sua durata o compiutezza), e la sua modalit’ logica (reale, potenziale etc.). Il greco ha quattro modi finiti (gli stessi dell'indoeuropeo, ancora conservati in vedico), e due forme nominali. I modi finiti del verbo greco sono: ” l'indicativo, modo dell'azione reale, collocata nel tempo: ‘ l'unico modo dell'imperfetto e del piucchepperfetto, e il solo in cui l'aoristo assume l'aumento; ” il congiuntivo, modo dell'esortazione e della possibilit’, in dipendenza da tempi principali - il congiuntivo di tutti i tempi ha sempre le desinenze primarie, ed ‘ trattato alla stregua di un tempo principale (ha valore prospettivo, quasi fra presente e futuro); ” l'ottativo, modo del desiderio e della possibilit’, in dipendenza da tempi storici -l'ottativo di tutti i tempi ha sempre le desinenze secondarie ed ‘ trattato alla stregua di un tempo storico; ” l'imperativo, modo del comando. Accanto a questi modi ci sono poi le forme nominali dell'infinito, che ha la stessa valenza dell'infinito italiano e latino, e del participio, corrispondente al participio e al gerundio italiani. Non tutti i sistemi temporali si coniugano in tutti i modi. Uno sguardo d'insieme ‘ fornito dal seguente specchio riassuntivo: ” ” ” ”
il presente ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito; l' imperfetto ha solo l' indicativo; il futuro ha l' indicativo, l' ottativo, il participio e l' infinito; l' aoristo ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito -assume caratteristiche di passato solo nell'indicativo; ” il perfetto ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito; ” il piuccheperfetto ha solo l' indicativo; ” il futuro esatto ha l' indicativo, l' ottativo, il participio e l' infinito.
Persone e numeri della flessione verbale Come nella flessione nominale, anche nella coniugazione dei verbi greci esistono tre numeri, singolare, duale e plurale. Il singolare e il plurale hanno le consuete tre persone nell'indicativo, nel congiuntivo e nell'ottativo, ma non nell'imperativo, che non ha le prime persone; il duale ha solo la seconda e la terza persona in tutti i quattro modi finiti.
Le forme o diatesi del verbo greco Il verbo greco ha tre diatesi (in questo, fra le lingue indoeuropee, ‘ eguagliato solo dal sanscrito), tutte flesse, nella maggior parte dei tempi, con desinenze proprie, ben distinte per ognuna di esse (al contrario di ci¡ che avviene nelle moderne lingue europee occidentali). Queste forme o diatesi sono: ” l'attivo, che esprime l'azione compiuta dal soggetto; ” il medio, che esprime un'azione che avviene nella sfera di interesse o di pertinenza del soggetto -esso corrisponde ai vari usi del riflessivo della lingua italiana; ” il passivo, che esprime l'azione subita dal soggetto ad opera di un attore indicato da un complemento d'agente.
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Grammatica del greco antico Le tre forme del greco sono ben diversificate solo in due tempi: il futuro e l'aoristo. Negli altri tempi, presente, imperfetto, perfetto, piucchepperfetto e futuro esatto , il medio e il passivo coincidono, e sono distinguibili solo dal contesto sintattico della frase, in base alla presenza o meno del complemento d'agente. Attenzione:
il medio del greco pu¡ essere usato come riflessivo propriamente detto (verbo che indica un'azione che il soggetto compie su se stesso), ma per lo pi› quest'ultima forma verbale ‘ chiaramente espressa con il verbo transitivo attivo che regge un pronome riflessivo, che spesso ‘ peraltro sottinteso. Altre funzioni del medio: ” Medio reciproco: corrisponde al riflessivo reciproco italiano; ” Medio dinamico: indica un'azione in cui il soggetto ‘ fortemente coinvolto, connotazione che la forma attiva non renderebbe; il medio dinamico di un verbo transitivo pu¡ reggere l'accusativo, cio‘ un compl. oggetto; ” Medio d'interesse: indica un'azione che il soggetto compie a proprio vantaggio: il medio di interesse di un verbo transitivo pu¡ reggere l'accusativo, cio‘ un compl. oggetto. Verbi deponenti e verbi semideponenti
Come in latino, in sanscrito e in molte altre lingue antiche, alcuni verbi greci depongono la forma attiva e hanno solo la forma media, che ha per¡ valore attivo: essi perci¡ vengono definiti verbi deponenti medii. Ess.: ” £Ä®¦£˜, "combatto"; ” šÅš¤¦£˜: "divengo, nasco, sono", alla 3ç persona sing. e plur. vale "accade, accadono"; ” ™¦À¢¦£˜: "decido, voglio". Molti verbi greci sono deponenti in alcune forme, e regolari in altre: cos¢ il verbo šÅš¤¦£˜, "divengo, nasco, accado, sono", ha un perfetto šÃš¦¤˜, non deponente (simili paradigmi verbali vengono definiti semideponenti, poich“ depongono l'attivo solo in parte). Lo stesso verbo atematico œÑ£Å, "sono, esisto", ha un futuro deponente: Æ©¦£˜ "sar¡".
Paradigmi del sistema del presente (1) : la coniugazione dei verbi tematici in -° Dal sistema del presente, che qualifica l'azione incompiuta, si formano il presente, che ha tutti i modi, e l'imperfetto. Qui di s“guito, esempi della loro coniugazione nei verbi tematici. Coniugazione del presente
1. Premesse Il presente dei verbi in -° ‘ caratterizzato dall'inserzione, sulla radice verbale, di una vocale tematica, su cui a loro volta si inseriscono le terminazioni. Nella forma attiva: ” la vocale tematica si presenta come ¦ ¦¬ ° davanti a ¤ (anche se questa ‘ poi caduta) e £, mentre si presenta come œ œ ž davanti a dentale (© e «); ” le desinenze principali (tipiche del presente indicativo e congiuntivo), della coniugazione tematica sono: singolare I, II, III pers., ° ª -, duale II e III pers. «¦¤ «¦¤, plurale, I, II, III pers., £œ¤, «œ, (¤) ©; ” la desinenza della III pers. plur. si forma cos¢: *†º-—-ˆžŽ‰; ž si assibila a Ž creando il gruppo ŽŽ che si semplifica in Ž; caduta di ˆ e allungamento di compenso di —: †º—Ž‰. ” le desinenze secondarie (tipiche in parte del presente ottativo) sono: singolare I, II, III pers., (¤) ª -, duale II e III pers. «¦¤ «ž¤, plurale, I, II, III pers., £œ¤, «œ, ¤; ” il suffisso del congiuntivo ‘ una vocale tematica allungata; ” il suffisso dell'ottativo tematico ‘ -¦(œ)- (desinenze atipiche: prima persona singolare -£, presa a prestito dai verbi atematici, in sostituzione dell'antica desinenza -¤, divenuta poco riconoscibile);
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Grammatica del greco antico
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” l'imperativo manca delle prime persone, non ha desinenza nella seconda singolare, ha le seconde persone duali e plurali con le stesse desinenze dell'indicativo; le terze persone di tutti e tre i numeri sono caratterizzate dall'elemento «°: -«° -«°¤ -¤«°¤. Nella forma medio-passiva: ” la vocale tematica, il suffisso del congiuntivo, il suffisso dell'ottativo sono gli stessi che si trovano nella forma attiva; ” le desinenze principali (tipiche del presente indicativo e congiuntivo), della coniugazione tematica sono: singolare I, II, III pers., £˜ ˜ «˜, duale II e III pers. ©Ÿ¦¤ ©Ÿ¦¤, plurale, I, II, III pers., £œŸ˜, ©Ÿœ, ¤«˜; ” le desinenze secondarie (tipiche del presente ottativo) sono: singolare I, II, III pers., £ž¤ ¦ «¦, duale II e III pers. ©Ÿ¦¤ ©Ÿž¤, plurale, I, II, III pers., £œŸ˜, ©Ÿœ, ¤«¦; ” l'imperativo, sempre mancante delle prime persone, ha desinenze secondarie nelle seconde persone singolare duale e plurale ¦ ©Ÿ¦¤ ©Ÿœ; le terze persone di tutti e tre i numeri sono caratterizzate dall'elemento ©Ÿ°: -©Ÿ° -©Ÿ°¤. ” le desinenze (©) ˜ (©) ¦ si contraggono sistematicamente con le vocali tematiche; solo nell'ottativo (©) ¦ si appoggia al suffisso modale senza contrarsi. Fatte queste premesse, il paradigma tipico dei modi finiti del presente di un verbo in ° si coniuga secondo l'esempio del verbo ¢À°, "sciogliere": Declinazione del participio presente
1. Participio presente attivo Il participio presente segue la terza declinazione dei temi in -¤« nel maschile e nel neutro, mentre si conforma alla prima declinazione in alfa impuro breve nel femminile. In tutto il paradigma, vocativo e nominativo sono identici. ” Singolare: ” nom. masch. †º²ˆ femm. †º—Žƒ neu. †¦—ˆ ” gen. masch. †º—ˆž—š femm. †u—ºŽ‡š neu. †º—ˆž—š. ” dat. masch. †º—ˆž‰ femm. †—ºŽÂ neu. †º—ˆž‰ ” acc. masch. †º—ˆžƒ femm. †º—Žƒˆ neu. †¦—ˆ ” Duale: ” nom. masch. †º—ˆž… femm. †—ºŽƒ neu. †º—ˆž… ” gen. masch. †¬ˆž—‰ˆ femm. †—ºŽƒ‰ˆ neu. †¬ˆž—‰ˆ. ” dat. masch. †¬ˆž—‰ˆ femm. †—ºŽƒ‰ˆ neu. †¬ˆž—‰ˆ ” acc. masch. †º—ˆž… femm. †—ºŽƒ neu. †º—ˆž… ” Plurale: ” nom. masch. †º—ˆž…š femm. †º—Žƒ‰ neu. †º—ˆžƒ ” gen. masch. †¬ˆž²ˆ femm. †—Žˆ neu. †¬ˆž²ˆ. ” dat. masch. †º—Ž‰ femm. †—ºŽƒ‰š neu. †º—Ž‰ ” acc. masch. †º—ˆžƒš femm. †—ºŽƒš neu. †º—ˆžƒ 2. Participio presente medio-passivo
Grammatica del greco antico
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Il participio presente medio passivo ‘ un semplice aggettivo di I classe, che segue la II declinazione nel maschile e nel neutro, e la I declinazione in alfa impura lunga nel femminile. Nella declinazione, il vocativo ‘ distinto dal nominativo solo nel singolare maschile: ” Singolare: ” Nom. masch. †¬…ˆ—š femm. †—ʈ‡ neu. †¬…ˆ—ˆ ” Gen. masch. †—ʈ— femm. †—ʈ‡š neu. †—ʈ— ” Dat. masch. †—ʈ½ femm. †—ʈ neu. †—ʈ½ ” Acc. masch. †¬…ˆ—ˆ femm. †—ʈ‡ˆ neu. †¬…ˆ—ˆ ” Voc. masch. †¬…ˆ… femm. †—ʈ‡ neu. †¬…ˆ—ˆ ” Duale: ” Nom. masch. †—ʈ² femm. †—ʈƒ neu. †—ʈ² ” Gen. masch. †—ʈ—‰ˆ femm. †—ʈƒ‰ˆ neu. †—ʈ—‰ˆ ” Dat. masch. †—ʈ—‰ˆ femm. †—ʈƒ‰ˆ neu. †—ʈ—‰ˆ ” Acc. masch. †—ʈ² femm. †—ʈƒ neu. †—ʈ² ” Plurale: ” Nom. masch. †¬…ˆ—‰ femm. †¬…ˆƒ‰ neu. †¬…ˆƒ ” Gen. masch. †—ʈ²ˆ femm. †—ʈ²ˆ neu. †—ʈ²ˆ ” Dat. masch. †—ʈ—‰š femm. †—ʈƒ‰š neu. †—ʈ—‰š ” Acc. masch. †—ʈ—š femm. †—ʈƒš neu. †¬…ˆƒ Il participio si concorda in genere, numero e caso col nome a cui si riferisce, se ‘ usato come participio congiunto o come attributo; pu¡ essere sostantivato mediante l'articolo. L'attivo pu¡ venire tradotto come participio attivo o gerundio attivo; il medio passivo come participio passivo, gerundio passivo o gerundio riflessivo. 2. Paradigmi del presente tematico attivo e passivo Coniugazione attiva Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo
1Î singolare †º²
†º²
†º—‰‰
-
2¡ singolare †º…‰š
†ºÂš
†º—‰š
†¦…
3¡ singolare †º…‰
†ºÂ
†º—‰
†Êž²
2¡ duale
†º…ž—ˆ
†º‡ž—ˆ
†º—‰ž—ˆ †º…ž—ˆ
3¡ duale
†º…ž—ˆ
†º‡ž—ˆ
†—„ž‡ˆ †Êž²ˆ
1¡ plurale
†º—…ˆ
†º²…ˆ
†º—‰…ˆ -
2¡ plurale
†º…ž…
†º‡ž…
†º—‰ž…
†º…ž…
3¡ plurale
†º—Ž‰
†º²Ž‰
†º—‰…ˆ
†¬ˆž²ˆ †Êž²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito
†º…‰ˆ
Coniugazione medio-passiva
participio masch. †º²ˆ femm. †º—Žƒ neu. †¦—ˆ
Grammatica del greco antico
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Indicativo
1Î singolare †º—ƒ‰
Congiuntivo Ottativo
†º²ƒ‰
Imperativo
†—„‡ˆ
-
2¡ singolare †º…‰ oppure †ºÂ †ºÂ
†º—‰—
†º—
3¡ singolare †º…žƒ‰
†ºÂžƒ‰
†º—‰ž—
†ÊŽ£²
2¡ duale
†º…Ž£—ˆ
†º‡Ž£—ˆ
†º—‰Ž£—ˆ †º…Ž£—ˆ
3¡ duale
†º…Ž£—ˆ
†º‡Ž£—ˆ
†—„Ž£‡ˆ †ÊŽ£²ˆ
1¡ plurale
†¬…£ƒ
†…£ƒ
†—„…£ƒ -
2¡ plurale
†º…Ž£…
†º‡Ž£…
†º—‰Ž£…
†º…Ž£…
3¡ plurale
†º—ˆžƒ‰
†º²ˆžƒ‰
†º—‰ˆž—
†ÊŽ£²(Žƒ)ˆ
Il participio e l'infinito mediopassivi hanno le seguenti forme: Infinito
participio
†º…Ž£ƒ‰
masch. †¬…ˆ—š femm. †—ʈ‡ neu. †¬…ˆ—ˆ
3. Usi dei modi finiti del presente ” L'indicativo del presente del verbo greco si pu¡ tradurre con il nostro presente o con una perifrasi formata dal verbo "stare" + il gerundio -solo l'indicativo ha sempre effettiva valenza di tempo presente. ” Il congiuntivo greco corrisponde per lo pi› al congiuntivo italiano; ” l'ottativo corrisponde al condizionale, ma talvolta anche al congiuntivo, o a perifrasi col verbo volere e potere ” l'imperativo presente greco ‘ usato in tutto e per tutto come quello italiano. Aumento e coniugazione dell'imperfetto indicativo
L'imperfetto greco, come quello latino, si forma dal tema temporale del presente, ed ‘ per questo che figura qui sotto la sezione relativa al sistema del presente. Esso ha soltanto il modo indicativo, a differenza del corrispondente tempo latino e italiano. Ci¡ accade perch“ solo l'indicativo, che descrive un'azione reale, indica effettivamente il tempo. L'imperfetto assume l'aumento, e si coniuga con le desinenze secondarie attive e medio-passive. Aumento sillabico e aumento temporale
Si definisce aumento l'erezione alla radice verbale per formare il tema dei tempi storici del verbo greco nel modo indicativo: esso ‘ proprio dell'imperfetto, dell'indicativo dell'aoristo, e del piucchepperfetto. Tale procedura di formazione del passato dei verbi accomuna il verbo greco a quello sanscrito e alle terze persone singolari (con aumento-relitto) di alcuni verbi anomali in antico irlandese, ed ‘ direttamente ereditato dal verbo indoeuropeo. Relativamente all'oscillazione dell'aumento nei dialetti greci e in Omero, Il nome di aumento, dato a questo particolare prefisso, deriva dal fatto che esso fa aumentare il numero di sillabe o la durata della pronuncia della radice del verbo. L'aumento pu¡ essere pertanto di due specie, sillabico e temporale: ” laumento sillabico ¢ proprio solo e soltanto dei verbi la cui radice comincia per consonante: esso consiste nel premettere una × - alla radice del verbo . La struttura morfemica di un imperfetto con aumento sillabico, come ' Æ¢¬¦¤, dal verbo ¢À°, "sciogliere", pu¡ essere cos¢ rappresentata e analizzata nelle sue quattro componenti costitutive, aumento, radice, vocale tematica, desinenza o terminazione: Aumento sillabico Radice verbale Vocale tematica Terminazione
Æ-
- ¢¬-
- ¦-
-¤
Grammatica del greco antico
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” l'aumento temporale ‘ proprio solo e soltanto dei verbi la cui radice comincia per vocale. Esso consiste nell'allungamento della vocale iniziale di radice: a seconda della vocale iniziale di radice, si avranno diverse forme di aumento temporale, in base alle seguenti regole elementari: ” la † diventa ˆ: da ¾š°, "conduco", Òš¦¤ "conducevo"; ” la ‰ diventa ˆ: da ©ŸÅ°, "mangio", Ó©Ÿ¦¤ "mangiavo"; ” la — diventa ²: da Ê›œÀ°, "viaggio", Ô›œ¬¦¤ "viaggiavo"; ” la ‰ diventa ‰ lunga: da Õ¡œ«œÀ°, "imploro", ա뜬¦¤ "imploravo"; ” la diventa lunga: da Ï›¨œÀ°, "attingo", Ö›¨œ¬¦¤ "attingevo"; ” il dittongo … diventa ‡, o resta invariato: da œ×¨Å©¡°, "trovo", žØ¨©¡¦¤ "trovavo"; ” i dittonghi con ‰ diventano per lo pi› dittonghi impropri (sottoscrivono la ‰): in particolare: ” ƒ‰ diventa é : da ˜ÙŸ°, "ardo", ÚŸ¦¤ "ardevo"; ” —‰ diventa ê : da oѣǰ, "gemo", Û£°¦¤ "gemevo"; ” …‰ iniziale, tuttavia, per ragioni fonetiche pregresse (deriva spesso da contrazioni dovute a scomparsa del digamma), resta spesso invariato: ess. ” da œÙ¨š°, "respingo" (rad. Fœ¨š, cfr. la forma omerica Âèš°, da * ÂFèš° ), œÜ¨š¦¤ "respingevo"; ” invece da œÜ£, "vado, andr¡" (rad. …‰ i. e. *ey-, sscr. emi, latino Šre, da eire), ݘ "andavo"; ” ovviamente le lunghe ‡ ² e i dittonghi impropri é ê non si allungano e non si alterano; solo il dittongo improprio ë muta di timbro e diventa é : esempio: ” dal verbo Þ›° (contratto da ¿œÅ›°), "canto", Ý›¦¤ "cantavo". La struttura morfemica di un imperfetto con aumento temporale, come Ý›¦¤, dal verbo Þ›°, "cantare", pu¡ essere cos¢ rappresentata e analizzata: Radice verbale aumentata Vocale tematica Terminazione
Ý›-
- ¦-
-¤
” Nota bene: le forme aumentate ritraggono sempre il pi› possibile l'accento. Ci¡ avviene perch“ in origine l'aumento era una particella autonoma (significava "prima"), di cui il verbo era enclitica. Verbi con aumento in œÑ-
Fanno parte di questo particolare gruppo nove verbi che cominciano in vocale …, la quale per¡ era anticamente preceduta da Ž o dal digamma. Questi, cadendo, hanno lasciato contrarre la … dell'aumento con la … del tema. 1. ™² lascio (<*Ž…샲), impf. …¼²ˆ (<*Ž…샗ˆ) 2. £„Ȳ abituo (<*Žì…£‰È²), impf. …¼£‰È—ˆ (<*Žì…£‰È—ˆ) 3. ¿†„ŽŽ² avvolgo (<*ì…†‰ŽŽ²), impf. …톉ŽŽ—ˆ (<*ì…†‰ŽŽ—ˆ) 4. ᆊ² tiro (<*Ž…†Š²), impf. …冊—ˆ (<*Ž…†Š—ˆ) 5. á©—ƒ‰ seguo (<*Ž…©—ƒ‰), impf. …ß©¬‡ˆ (<*Ž…©—‡ˆ) 6. •Œ™È—ƒ‰ lavoro (<*ì…•ŒƒÈ—ƒ‰, cfr. tedesco werk ), impf. …ß•ŒƒÈ¬‡ˆ (<*ì…•ŒƒÈ—‡ˆ) 7. á•©² striscio (<*Ž…•©²), impf. …å•©—ˆ (<*Ž…•©—ˆ) 8. ¿Žž‰™² ospito (<*ì…Žž‰ƒ²), impf. …¯Žž„²ˆ (<*ì…Žž‰ƒ—ˆ) 9. ׂ² ho (<*Ž…‚²), impf. …¤‚—ˆ (<*Ž…‚—ˆ) ” il verbo £„Ȳ ha un doppio prefisso Žw che cade interamente.
Grammatica del greco antico
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Coniugazione dell'imperfetto indicativo attivo e mediopassivo
Sia nel medio sia nel passivo, l'imperfetto indicativo di coniugazione tematica assume, oltre all'aumento, sillabico o temporale, anche le desinenze secondarie, che abbiamo gi’ visto in parte comparire nel presente ottativo: ” Per la forma attiva esse sono sempre: singolare I, II, III pers., ¤ ª -, duale II e III pers. «¦¤ «ž¤, plurale, I, II, III pers., £œ¤, «œ, ¤; ” per la forma medio-passiva sono invece: singolare I, II, III pers., £ž¤ ¦ «¦, duale II e III pers. ©Ÿ¦¤ ©Ÿž¤, plurale, I, II, III pers., £œŸ˜, ©Ÿœ, ¤«¦ ; Prendiamo ancora a modello del tipico imperfetto indicativo attivo e medio-passivo di coniugazione tematica, quello del verbo ¢À°, "sciogliere": Coniugazione dell'imperfetto indicativo Forma attiva Forma medio-passiva
1Î singolare ׆—ˆ
†¬‡ˆ
2¡ singolare ׆…š
†º—
3¡ singolare ׆…
†º…ž—
2¡ duale
†º…ž—ˆ
†º…Ž£—ˆ
3¡ duale
†Êž‡ˆ
†ÊŽ£‡ˆ
1¡ plurale
†º—…ˆ
†¬…£ƒ
2¡ plurale
†º…ž…
†º…Ž£…
3¡ plurale
׆—ˆ
†º—ˆž—
Paradigmi del sistema del presente (2) - Verbi contratti Alcuni verbi regolari della coniugazione in -² terminano in vocale forte ƒ … —: ci¡ determina la sistematica contrazione fra la vocale finale di radice e le vocali tematiche delle desinenze, sia in tutti i modi del presente, sia nell'imperfetto indicativo. Inoltre, questi verbi assumono parzialmente, nel presente ottativo, forme di coniugazione atematica. Anche la desinenza dell'infinito regolare, -*Fœ¤, nei verbi contratti, si inserisce direttamente sulla radice. I verbi contratti si dividono in tre sottoclassi: i verbi in -Ä° i verbi in -ð, i verbi in -»°. ” Verbi in -Ä°: l'esempio di «£Ä°: "onorare": Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1Î sing.
ž‰
ž‰
ž‰¸‰ oppure ž‰É‡ˆ
-
ž‰ƒ‰
ž‰ƒ‰
ž‰É‡ˆ
-
2¡ sing.
ž‰Æš
ž‰Æš
ž‰¸š oppure ž‰É‡š
ž„ƒ
ž‰Æ
ž‰Æ
ž‰¸—
ž‰
3¡ sing.
ž‰Æ
ž‰Æ
ž‰¸ oppure ž‰É‡
ž‰™ž²
ž‰Åžƒ‰
ž‰Åžƒ‰
ž‰¸ž—
ž‰™Ž£²
2¡ ž‰Åž—ˆ duale
ž‰Åž—ˆ
ž‰¸ž—ˆ
ž‰Åž—ˆ
ž‰ÅŽ£—ˆ
ž‰ÅŽ£—ˆ
ž‰¸Ž£—ˆ
ž‰ÅŽ£—ˆ
3¡ ž‰Åž—ˆ duale
ž‰Åž—ˆ
ž‰Éž‡ˆ
ž‰™ž²ˆ
ž‰ÅŽ£—ˆ
ž‰ÅŽ£—ˆ
ž‰ÉŽ£‡ˆ
ž‰™Ž£²ˆ
ž‰…ˆ
ž‰…ˆ
ž‰¸…ˆ
-
ž‰…£ƒ
ž‰…£ƒ
ž‰É…£ƒ
-
1¡ plur.
Grammatica del greco antico
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2¡ plur.
ž‰Åž…
ž‰Åž…
ž‰¸ž…
ž‰Åž…
ž‰ÅŽ£…
ž‰ÅŽ£…
ž‰¸Ž£…
ž‰ÅŽ£…
3¡ plur.
ž‰Ž‰
ž‰Ž‰
ž‰¸…ˆ
ž‰ˆž²ˆ ž‰™ž²Žƒˆ
ž‰ˆžƒ‰
ž‰ˆžƒ‰
ž‰¸ˆž—
ž‰™Ž£²ˆ ž‰™Ž£²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
ž‰Åˆ
participio attivo
infinito medio
masch. ž‰ˆ femm. ž‰Žƒ neu. ž‰ˆ
ž‰ÅŽ£ƒ‰
participio medio masch. ž‰…ˆ—š femm. ž‰²Êˆ‡ neu. ž‰…ˆ—ˆ
” Verbi in -ð: l'esempio di ¢Ã°: "amare". Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1Î sing.
¥‰†
¥‰†
¥‰†—®‰ oppure ¥‰†—„‡ˆ
-
¥‰†—¦ƒ‰
¥‰†ƒ‰
¥‰†—„‡ˆ
-
2¡ sing.
¥‰†…®š
¥‰†¹š
¥‰†—®š oppure ¥‰†—„‡š
¥„†…‰
¥‰†…®
¥‰†¹
¥‰†—®—
¥‰†—¦
3¡ sing.
¥‰†…®
¥‰†¹
¥‰†—® oppure ¥‰†—„‡
¥‰†…„ž²
¥‰†…®žƒ‰
¥‰†¹žƒ‰
¥‰†—®ž—
¥‰†…„Ž£²
2¡ ¥‰†…®ž—ˆ duale
¥‰†¹ž—ˆ
¥‰†—®ž—ˆ
¥‰†…®ž—ˆ
¥‰†…®Ž£—ˆ
¥‰†·Ž£—ˆ
¥‰†—®Ž£—ˆ
¥‰†…®Ž£—ˆ
3¡ ¥‰†…®ž—ˆ duale
¥‰†·ž—ˆ
¥‰†—„ž‡ˆ
¥‰†…„ž²ˆ
¥‰†…®Ž£—ˆ
¥‰†·Ž£—ˆ
¥‰†—„Ž£‡ˆ
¥‰†…„Ž£²ˆ
1¡ plur.
¥‰†—¦…ˆ
¥‰†…ˆ
¥‰†—®…ˆ
-
¥‰†—º…£ƒ
¥‰†…£ƒ
¥‰†—„…£ƒ
-
2¡ plur.
¥‰†…®ž…
¥‰†·ž…
¥‰†—®ž…
¥‰†…®ž…
¥‰†…®Ž£…
¥‰†·Ž£…
¥‰†—®Ž£…
¥‰†…®Ž£…
3¡ plur.
¥‰†—¦Ž‰
¥‰†Ž‰
¥‰†—®…ˆ
¥‰†—ºˆž²ˆ ¥‰†…„ž²Žƒˆ
¥‰†—¦ˆžƒ‰
¥‰†ˆžƒ‰
¥‰†—®ˆž—
¥‰†…„Ž£²ˆ ¥‰†…„Ž£²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
¥‰†…®ˆ
participio attivo
infinito medio
masch. ¥‰†ˆ femm. ¥‰†—¦Žƒ neu. ¥‰†—¦ˆ
¥‰†…®Ž£ƒ‰
participio medio masch. ¥‰†—º…ˆ—š femm. ¥‰†—ʈ‡ neu. ¥‰†—º…ˆ—ˆ
” Verbi in -»°: l'esempio di ›ž¢»°: "dimostrare". Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1Î sing.
‡†
‡†
‡†—®‰ oppure ‡†—„‡ˆ
‡†—¦ƒ‰
‡†ƒ‰
‡†—„‡ˆ
-
2¡ sing.
‡†—®š
‡†—®š
‡†—®š oppure ‡†—„‡š
‹†—
‡†—®
‡†—®
‡†—®—
‡†—¦
3¡ sing.
‡†—®
‡†—®
‡†—® oppure ‡†—„‡
‡†—ºž²
‡†—¦žƒ‰
‡†žƒ‰
‡†—®ž—
‡†—ºŽ£²
2¡ ‡†—¦ž—ˆ duale
‡†ž—ˆ
‡†—®ž—ˆ
‡†—¦ž—ˆ
‡†—¦Ž£—ˆ
‡†Ž£—ˆ
‡†—®Ž£—ˆ
‡†—¦Ž£—ˆ
3¡ ‡†—¦ž—ˆ duale
‡†ž—ˆ
‡†—„ž‡ˆ
‡†—ºž²ˆ
‡†—¦Ž£—ˆ
‡†Ž£—ˆ
‡†—„Ž£‡ˆ
‡†—ºŽ£²ˆ
Grammatica del greco antico
37
1¡ plur.
‡†—¦…ˆ
‡†…ˆ
‡†—®…ˆ
-
‡†—º…£ƒ
‡†…£ƒ
‡†—„…£ƒ
-
2¡ plur.
‡†—¦ž…
‡†ž…
‡†—®ž…
‡†—¦ž…
‡†—¦Ž£…
‡†Ž£…
‡†—®Ž£…
‡†—¦Ž£…
3¡ plur.
‡†—¦Ž‰
‡†Ž‰
‡†—®…ˆ
‡†—ºˆž²ˆ ‡†—ºž²Žƒˆ
‡†—¦ˆžƒ‰
‡†ˆžƒ‰
‡†—®ˆž—
‡†—ºŽ£²ˆ ‡†—ºŽ£²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
‡†—¦ˆ
participio attivo masch. ‡†ˆ femm. ‡†—¦Žƒ neu. ‡†—¦ˆ
infinito medio
‡†—¦Ž£ƒ‰
participio medio masch. ‡†—º…ˆ—š femm. ‡†—ʈ‡ neu. ‡†—º…ˆ—ˆ
” Imperfetti contratti:
Paradigmi del sistema del presente (3) : la coniugazione dei verbi atematici in -£ I verbi atematici, cos¢ chiamati perch“ nel sistema del presente inseriscono le desinenze direttamente sulla radice verbale, hanno caratteristiche proprie, distinte dai verbi tematici in -²: ” in primo luogo, nel singolare del presente e dell'imperfetto indicativi attivi, allungano la vocale radicale; ” inoltre, hanno desinenze autonome: ” nel presente: sing. £ ª ©, du.«¦¤ «¦¤, plur. £œ¤ «œ ˜© . ” nell'imperfetto, la terza persona plurale ha la desinenza -©˜¤, presa a prestito dagli aoristi sigmatici; alcuni imperfetti atematici hanno, alla seconda persona singolare, la desinenza Ÿ˜, presa a prestito dai perfetti atematici; ” nell'imperativo, la desinenza di seconda persona singolare ‘ spesso Ÿ o ª; ” nell'ottativo, il suffisso modale assume la forma ž nel singolare, la forma nel duale e nel plurale, salvo la terza persona che ha il suffisso œ. Prima classe: verbi con raddoppiamento
Il raddoppiamento di alcuni verbi della seconda coniugazione ‘ del tutto analogo a quello che presentano alcuni verbi in -² (es. ‰-ˆîŽŠ², ©‰-©•™ŽŠ²). I pi› importanti verbi appartenenti a questa categoria sono quattro: ž„£‡‰, "pongo", 퇉, "invio", „²‰, "do" e 펞‡‰ "colloco". Per ž„£‡‰ e „²‰ il raddoppiamento ‘ evidente(t.v. £…-/£‡- e —-/²-), ma vale la pena soffermarsi su quello di 퇉 e 펞‡‰. Nel primo c'‘ doppia caduta di Õ con conseguente spirito aspro(*Õ‰Õ‡‰, t.v. ¿-/¶-), mentre nel secondo, sempre causando spirito aspro, ‘ il Ž a cadere (*Ž‰Žž‡‰, t.v. Žžƒ-/Žž‡). Questi verbi mantengono il raddoppiamento soltanto al presente e all'imperfetto, mentre negli altri tempi vengono usati i gradi delle radici apofoniche. Il verbo "essere"
Un particolare verbo appartenente alla coniugazione atematica (prima classe senza raddoppiamento) ‘ proprio …ß„, il verbo essere. Anche se viene presentato spesso come un verbo irregolare, a una pi› attenta analisi ci si accorge che in realt’, se si escludono la desinenza della 3ç persona singolare(la 2ç sarebbe quella regolare anche degli altri verbi atematici, ma ha finito per essere soppiantata da -š) dell'Indicativo, quella della 2ç persona singolare dell'Imperativo e le forme del participio, le sue desinenze sono quelle di tutti gli altri verbi in -‰. Ci¡ che le fa apparire differenti ‘ il tema Ž-/Ž-, che incontrandosi con altre vocali lascia da parte il Ž provocando contrazioni.
Grammatica del greco antico
38
Indicativo Congiuntivo Ottativo
Imperativo
1Î singolare …ß„
»
…¼‡ˆ
-
2¡ singolare …¤
Ñš
…¼‡š
¼Ž£‰
3¡ singolare Žž„
Ñ
…¼‡
׎ž²
2¡ duale
Žž¬ˆ
Ñž—ˆ
…¤ž—ˆ
׎ž—ˆ
3¡ duale
Žž¬ˆ
Ñž—ˆ
…¼ž‡ˆ
׎ž²ˆ
1¡ plurale
ŽÊˆ
»…ˆ
…¤…ˆ
-
2¡ plurale
ŽžÊ
Ñž…
…¤ž…
׎ž…
3¡ plurale
…ߎ„
»Ž‰
…¤…ˆ
àˆž²ˆ oppure ׎ž²ˆ, oppure ׎ž²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito
…¤ˆƒ‰
participio masch. ïˆ femm. —ÌŽƒ neu. àˆ
Per approfondire il discorso iniziato prima, si dir’ che: ” l'Indicativo ‘ formato dal tema Ž- tranne che alla 3ç persona plurale; quindi la 1ç persona ha origine da *Ž-‰, in cui la caduta del Ž d’ allungamento di compenso di … > …‰; la seconda da Ž-Ž‰, per semplificazione di ŽŽ in Ž, caduta di quest'ultimo e contrazione tra … ed ‰. Nelle prime due persone del Plurale il Ž ha resistito, mentre la 3ç si forma cos¢: *Ž-…-ˆž‰, da cui il Ž cadde(senza lasciare aspirazione per analogia con le altre forme), ž si assibil¡ a Ž(quindi *ˆŽ‰) e ˆ cadde lasciando posto all'allungamento di compenso di …: …ߎ„(con ˆ efelcistico). ” il Congiuntivo deriva interamente dal tema Ž- che si incontra con le regolari desinenze cadendo e provocando contrazioni; stessa cosa per l'Ottativo, a cui viene aggiunto il suffisso modale -‰‡-(singolare) e -‰-(plurale e duale). ” l'Imperativo ha la forma -£‰, comune all'aoristo terzo(cfr. Œˆ£‰ Žƒž¬ˆ, "conosci te stesso"). ” l'Infinito ‘ *Ž-ˆƒ‰ con caduta del Ž e allungamento di compenso di …; il Participio ‘ un tema in dentale che si declinma come †Ê²ˆ e viene dal tema Ž- con una vocale irregolare —. Imperfetto
Desinenze e strutture atipiche ha anche l'Imperfetto di …ß„, che ‘ costruito con il tema Ž-, naturalmente con l'aumento. 1Î singolare ш (Ñ) 2Î singolare ÑŽ£ƒ (Ñš) 3Î singolare ш 1Î plurale
Ñ…ˆ
2Î plurale
ÑŽž… (Ñž…)
3Î plurale
ÑŽƒˆ
2Î duale
ÑŽž—ˆ (Ñž—ˆ)
3Î duale
ÒŽž‡ˆ (Òž‡ˆ)
” la forma alternativa della 1ç persona singolare deriva da ÑŽ‹, dove la sonante ‹ si ‘ vocalizzata in ƒ che si ‘ contratta con ‡ dopo la caduta del Ž intervocalico. ” le forme alternative della 2ç persona plurale e duale si confondono con quelle del Congiuntivo presente.
Grammatica del greco antico
39
Futuro
Il futuro del verbo essere deriva anch'esso dal tema Ž-. La ragione per cui nelle forme della coniugazione c'‘ un solo Ž(contrariamente a quanto si dovrebbe pensare, dato che il futuro richiede il suffisso -Ž-) ‘ che il gruppo ŽŽ, come spesso succede, si ‘ semplificato in Ž. Indicativo
Ottativo
1Î singolare ׎—ƒ‰
Ž—„‡ˆ
2Î singolare ׎Â
׎—‰—
3Î singolare ׎žƒ‰
׎—‰ž—.
1Î plurale
Ž¬…£ƒ
Ž—„…£ƒ
2Î plurale
׎…Ž£…
׎—‰Ž£…
3Î plurale
׎—ˆžƒ‰
׎—‰ˆž—
Infinito
׎…Ž£ƒ‰
Participio
Ž¬…ˆ—š, -‡, -—ˆ
Il verbo "essere" non possiede altri tempi verbali se non quelli del presente, del futuro e dell'Imperfetto. A tutti gli altri tempi(aoristo, perfetto e piuccheperfetto) sopperiscono le forme del verbo Œ„Œˆ—ƒ‰.
Paradigmi del sistema del futuro attivo e medio In greco, a differenza di quanto accade nel latino classico, il futuro si forma sul tema verbale. Si coniuga in quattro modi, due finiti, indicativo e ottativo, e due indefiniti, infinito e participio. Il tema temporale della forma attiva e media del futuro ‘ ben distinto da quello della forma passiva, e si divide in quattro sottospecie: ” il futuro sigmatico, tipico delle radici verbali in vocale, in dittongo, in consonante muta, e caratterizzato dal suffisso temporale ©¦ ©œ -in pratica si coniuga come il presente indicativo; ” il futuro asigmatico o contratto, tipico delle radici verbali in consonante liquida e nasale (tranne ¡Ã¢¢° e ¡À¨°), ‘ in realt’ un futuro sigmatico col suffisso in œ©¦ œ©œ, soltanto che perde il sigma intervocalico, dando luogo a contrazione sistematica delle desinenze verbali con il relitto del suffisso originario -…-; ” il futuro dorico, tipico di pochi verbi, ha il suffisso ©œ¦ ©œœ ed ‘ soltanto di forma media, con significato attivo; ” il futuro senza caratteristica, tipico di tre verbi anomali, non ha alcun suffisso, tranne la vocale tematica. Futuro sigmatico Forma attiva Forma media
1Î singolare †ºŽ²
†ºŽ—ƒ‰
2¡ singolare †ºŽ…‰š
†ºŽ…‰
3¡ singolare †ºŽ…‰
†ºŽ…žƒ‰
2¡ duale
†ºŽ…ž—ˆ
†ºŽ…Ž£—ˆ
3¡ duale
†ºŽ…ž—ˆ
†ºŽ…Ž£—ˆ
1¡ plurale
†ºŽ—…ˆ
†Ž¬…£ƒ
2¡ plurale
†ºŽ…ž…
†ºŽ…Ž£…
3¡ plurale
†ºŽ—Ž‰
†ºŽ—ˆžƒ‰
Grammatica del greco antico
40
Futuro contratto
Il futuro contratto ‘ caratteristico dei verbi il cui tema termina in consonante liquida (†,•) o nasale (,ˆ). Si tratta sempre di un futuro sigmatico, che per¡ ha subito alcuni mutamenti fonetici: poich“ il greco mal tollera l'incontro tra il Ž e una liquida o una nasale, tra il tema verbale e la caratteristica -Ž…-/-Ž—- del futuro sigmatico inserisce un -…-. Tale inserzione (detta anaptissi) genera i gruppi -…Ž…-/-…Ž—- nei quali il -Ž-, divenuto intervocalico, scompare e le due vocali in iato si contraggono. In questo modo il futuro contratto presenta una flessione identica a quella dei verbi contratti in -ʲ al presente. Futuro attico
Þ un tipo di futuro tipico del dialetto attico. Þ tipico principalmente di quasi tutti i temi in -„Ȳ, ma si pu¡ anche trovare con alcuni in -™È² e infine alcuni temi bisillabici in vocale ƒ/… seguita da liquida(†, •) o nasale(, ˆ). Nei primi due gruppi si ha la caduta del gruppo Ž che si viene a formare con l'incontro del tema e il suffisso -Ž- e contrazione tra vocale del tema e desinenza. Š—„Ȳ (t.v. Š—‰-)"portare" > *Š—‰[Ž]² > Š—‰ ©…†™È² (t.v. ©…†ƒ-)"accostarsi" > *©…†ƒ[Ž]² > ©…† Alcuni verbi di questo gruppo hanno anche la forma di futuro sigmatico. Il terzo gruppo ha come caratteristica il Ž in posizione intervocalica che cade permettendo la contrazione tra la vocale ƒ/… e la desinenza. ž…†Ê² (t.v. ž…†…-)"compio" > *ž…†…(Ž) ² > ž…† †ƒºˆ² (t.v. †ƒ-) "spingo" > *†ƒ(Ž) ² > † La coniugazione segue, per quanto riguarda il primo gruppo, il modello dei verbi contratti in -ʲ, il secondo si coniuga esattamente come i contratti in -™². Il terzo gruppo segue la coniugazione dei verbi in -™² nel caso che la vocale del tema sia ƒ, altrimenti quella dei verbi in. -ʲ. Futuro dorico
Il futuro dorico ‘ cos¢ detto perch“ veniva utilizzato nel dialetto dorico. La sua formazione ‘ causa di un antico suffisso in digamma che ‘ caduto lasciando traccia nel futuro. Þ proprio di alcuni verbi, che tuttavia ricorrono anche al futuro sigmatico. Nell'attico si trovano soltanto cinque verbi, esclusivamente al medio, resi con il futuro dorico: Presente
Futuro dorico
¥…ºŒ² "fuggire" ¥…–—¦ƒ‰ (con il fut. sigmatico ¥…º–—ƒ‰) ©†Ê² "navigare" ©†…Ž—¦ƒ‰ (con ©†…ºŽ—ƒ‰) ©ˆÊ² "soffiare"
©ˆ…Ž—¦ƒ‰ (con ©ˆ…ºŽ—ƒ‰)
Ðʲ "scorrere"
Ð…Ž—¦ƒ‰ (con Ð…ºŽ—ƒ‰)
Š†ƒ„² "piangere" Š†ƒŽ—¦ƒ‰ (con Š†ƒºŽ—ƒ‰)
” le forme di futuro contratto si hanno perch“ questi verbi avevano originariamente attaccato al tema verbale un suffisso in digamma.
Grammatica del greco antico
41
Futuri senza caratteristica e presenti usati come futuri
Esistono pochissimi verbi con una formazione del futuro priva di qualsiasi caratteristica morfologica particolare. Possiamo citare ×—ƒ‰, futuro di Ž£„² "mangiare", e ©„—ƒ‰, futuro di ©„ˆ² "bere". Altri verbi utilizzano il presente anche in luogo del futuro come …¤‰ "vado"/"andr¡" e ‚ʲ/‚Ê—ƒ‰ "verso"/"verser¡". Futuri non derivati dal tema del presente
Vi sono alcuni verbi, detti politematici, che appunto utilizzano diversi temi per esprimere ciascuno dei tempi del paradigma verbale. I pi› importanti e frequenti di questi verbi, in cui il tema del futuro ‘ completamente diverso da quello del presente, sono: Presente
Futuro
Tema verbale
ו‚—ƒ‰ "venire" †…ºŽ—ƒ‰ †…£†ÊŒ² "dire"
•
•-
¨•™² "vedere"
àÍ—ƒ‰
µ©-
ž•Ê‚² "correre"
•ƒ—¦ƒ‰ •ƒ-
¥Ê•² "portare"
o¼Ž²
—ß-
” come si pu¡ vedere dalla tabella non c'‘ niente di anormale nella formazione dei futuri: il tema di ו‚—ƒ‰ muta la dentale dissimila la dentale £, • e •ƒ—¦ƒ‰ sono entrambi asigmatici in quanto temi rispettivamente in liquida e nasale e àÍ—ƒ‰ —¼Ž² aggiungono il normale suffisso -Ž-.
Formazioni e paradigmi del sistema dell'Aoristo attivo e medio L'aoristo (dal greco ¾¬•‰Žž—š ‚•¬ˆ—š "tempo indefinito") ‘ uno dei tre temi temporali fondamentali del verbo greco. Esso indica un'azione passata di cui la durata non ‘ definita, o comunque ‘ intesa come colta nel momento finale del suo accadere nel passato, senza alcuna definizione della sua durata, o del suo rapporto col presente. Corrisponde al passato remoto e al trapassato remoto dell'italiano. Caratteristiche generali dell'aoristo greco
L'aoristo ha tutti e quattro i modi del verbo greco. Assume l'aumento, e il significato di passato remoto, solo nell'indicativo. Gli altri modi, imperativo compreso, indicano solo l'azione momentanea, senza alcun riferimento al passato. Il participio dell'aoristo ha tuttavia il valore di gerundio passato. L'aoristo greco distingue nettamente il tema delle forme attiva e media da quello della forma passiva. Formazioni aoristali
L'aoristo greco eredita in tutto e per tutto dall'indoeuropeo le tre forme di aoristo originarie, perfettamente corrispondenti alle forme dell'aoristo vedico e sanscrito: ” L'a oristo I o debole, sigmatico, cos¢ chiamato per il suo suffisso -©˜-, da cui per¡ il greco sviluppa una forma asigmatica, col suffisso -˜-, per i verbi col tema in consonante nasale e liquida; ” L'a oristo II o forte, tematico, che si forma sulla radice verbale al grado debole dell'apofonia, inserendovi le vocali tematiche ¦ œ; ” L'a oristo III o fortissimo, atematico, formazione propria di alcuni verbi anomali, coniugata inserendo sulla radice verbale le desinenze, senza intermediazione di suffisso o vocale tematica. La non molto perspicua distinzione in debole, forte, fortissimo, fa leva sull'uso o meno di suffissi posti fra radice o tema verbale e desinenze. L'aoristo debole ha un suffisso temporale; l'aoristo forte ha solo una vocale tematica; l'aoristo fortissimo aggiunge le desinenze alla radice o al tema verbale.
Grammatica del greco antico
42
Struttura dell'aoristo debole
L'aoristo debole greco ha le seguenti peculiarit’ strutturali: ” Il suffisso -Žƒ-, caratteristica temporale dell'aoristo, deriva da Žm ˆ con la sonante m ˆ dell'indoeuropeo vocalizzatasi in ƒ. ” La forma sigmatica ‘ propria dei temi in consonante muta, in vocale e dittongo. Essa ‘ caratterizzata, come si ‘ detto, dal suffisso ©˜, che si inserisce sul tema verbale, dando luogo a mutamenti fonetici: ” Allunga la vocale finale di radice dei verbi in vocale semplice, tranne quelle di alcuni verbi, come ¡˜¢Ã°, che fanno eccezione; ” trasforma le labiali finali di radice in ¯, le gutturali in ¥, fa sparire le dentali; struttura morfemica dell'aoristo sigmatico Aumento sillabico Radice verbale suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.)
Æ-
- ¢¬-
- ©˜-
-¤
” La forma asigmatica ‘ propria dei temi in consonante liquida e nasale, tranne ¡Ã¢¢° e ¡À¨°; essa, come abbiamo detto, ‘ caratterizzata dal suffisso ˜. struttura morfemica dell'aoristo asigmatico Aumento sillabico Radice verbale al grado allungato suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.)
Æ-
- ž¤-
-˜-
-¤
Esempi di paradigmi di aoristi deboli
1. Aoristo debole sigmatico attivo e medio di Ÿ—œ , "sciogliere" Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1Î sing.
׆Žƒ
†ºŽ²
†ºŽƒ‰‰
-
†Ž™‡ˆ
†ºŽ²ƒ‰
†Žƒ„‡ˆ
-
2¡ sing.
׆Žƒš
†ºŽÂš
†ºŽƒ‰š
†¦Ž—ˆ
†ºŽ²
†ºŽÂ
†ºŽƒ‰—
†¦Žƒ‰
3¡ sing.
׆Ž…
†ºŽÂ
†ºŽƒ‰
†Ž™ž²
†ºŽƒž—
†ºŽÂžƒ‰
†ºŽƒ‰ž—
†Ž™Ž£²
2¡ †ºŽƒž—ˆ duale
†ºŽ‡ž—ˆ
†ºŽƒ‰ž—ˆ
†ºŽƒž—ˆ
†ºŽƒŽ£—ˆ
†ºŽ‡Ž£—ˆ
†ºŽƒ‰Ž£—ˆ
†ºŽƒŽ£—ˆ
3¡ †Ž™ž‡ˆ duale
†ºŽ‡ž—ˆ
†Žƒ„ž‡ˆ
†Ž™ž²ˆ
†Ž™Ž£‡ˆ
†ºŽ‡Ž£—ˆ
†Žƒ„Ž£‡ˆ
†Ž™Ž£²ˆ
1¡ plur.
†ºŽƒ…ˆ
†ºŽ²…ˆ
†ºŽƒ‰…ˆ
-
†Ž™…£ƒ
†Ž…£ƒ
†Žƒ„…£ƒ
-
2¡ plur.
†ºŽƒž…
†ºŽ‡ž…
†ºŽƒ‰ž…
†ºŽƒž…
†ºŽƒŽ£…
†ºŽ‡Ž£…
†ºŽƒ‰Ž£…
†ºŽƒŽ£…
3¡ plur.
׆Žƒˆ
†ºŽ²Ž‰
†ºŽƒ‰…ˆ
†Ž™ˆž²ˆ †Ž™ž²Žƒˆ
†ºŽƒˆž—
†ºŽ²ˆžƒ‰
†ºŽƒ‰ˆž—
†Ž™Ž£²ˆ †Ž™Ž£²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
†¦Žƒ‰
participio attivo masch. †ºŽƒš femm. †ºŽƒŽƒ neu. †¦Žƒˆ
infinito medio
†ºŽƒŽ£ƒ‰
participio medio masch. †Ž™…ˆ—š femm. †ŽƒÊˆ‡ neu. †Ž™…ˆ—ˆ
Grammatica del greco antico
43
2. Aoristo debole asigmatico di £ƒ‰œ , "mostrare" Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1Î sing.
×¥‡ˆƒ
¥‹ˆ²
¥‹ˆƒ‰‰
-
¥‡ˆ™‡ˆ
¥‹ˆ²ƒ‰
¥‹ˆƒ„‡ˆ
-
2¡ sing.
×¥‡ˆƒš
¥‹ˆÂš
¥‹ˆƒ‰š
¥·ˆ—ˆ
¥‹ˆ²
¥‹ˆÂ
¥‹ˆƒ‰—
¥·ˆƒ‰
3¡ sing.
×¥‡ˆ…
¥‹ˆÂ
¥‹ˆƒ‰
¥‡ˆ™ž²
¥‹ˆƒž—
¥‹ˆÂžƒ‰
¥‹ˆƒ‰ž—
¥‡ˆ™Ž£²
2¡ ¥‹ˆƒž—ˆ duale
¥‹ˆ‡ž—ˆ
¥‹ˆƒ‰ž—ˆ
¥‹ˆƒž—ˆ
¥‹ˆƒŽ£—ˆ
¥‹ˆ‡Ž£—ˆ
¥‹ˆƒ‰Ž£—ˆ
¥‹ˆƒŽ£—ˆ
3¡ ¥‡ˆ™ž‡ˆ duale
¥‹ˆ‡ž—ˆ
¥‡ˆƒ„ž‡ˆ
¥‡ˆ™ž²ˆ
¥‡ˆ™Ž£‡ˆ
¥‹ˆ‡Ž£—ˆ
¥‡ˆƒ„Ž£‡ˆ
¥‡ˆ™Ž£²ˆ
1¡ plur.
¥‹ˆƒ…ˆ
¥‹ˆ²…ˆ
¥‹ˆƒ‰…ˆ
-
¥‡ˆ™…£ƒ
¥‡ˆ…£ƒ
¥‡ˆƒ„…£ƒ
-
2¡ plur.
¥‹ˆƒž…
¥‹ˆ‡ž…
¥‹ˆƒ‰ž…
¥‹ˆƒž…
¥‹ˆƒŽ£…
¥‹ˆ‡Ž£…
¥‹ˆƒ‰Ž£…
¥‹ˆƒŽ£…
3¡ plur.
×¥‡ˆƒˆ
¥‹ˆ²Ž‰
¥‹ˆƒ‰…ˆ
¥‡ˆ™ˆž²ˆ ¥‡ˆ™ž²Žƒˆ
¥‹ˆƒˆž—
¥‹ˆ²ˆžƒ‰
¥‹ˆƒ‰ˆž—
¥‡ˆ™Ž£²ˆ ¥‡ˆ™Ž£²Žƒˆ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
¥·ˆƒ‰
participio attivo masch. ¥‹ˆƒš femm. ¥‹ˆƒŽƒ neu. ¥·ˆƒˆ
infinito medio
¥‹ˆƒŽ£ƒ‰
participio medio masch. ¥‡ˆ™…ˆ—š femm. ¥‡ˆƒÊˆ‡ neu. ¥‡ˆ™…ˆ—ˆ
Declinazione dei participi aoristi deboli -funzioni e usi dei participii aoristi greci
Il participio aoristo debole attivo: ” Nel maschile e nel neutro si declina come Œ„Œƒš -naturalmente, nel neutro mostra il puro tema e ha nominativo, vocativo e accusativo uguali in tutti e tre i generi (il neutro plurale nei casi retti terminer’ come sempre in -ƒ) ” Nel femminile si declina come צŽƒ. Il participio aoristo debole passivo si flette in base alla II declinazione nei maschili e nei neutri, segue nei femminili la I declinazione in alfa impuro lungo (vedi il participio presente) ” Funzione del participio aoristo: Il participio aoristo greco di tutte le forme e tipologie si traduce in genere come un gerundio passato. Unito al verbo ׂ² "avere", in posizione predicativa, forma una perifrasi in tutto e per tutto equivalente al passato prossimo italiano: es. ׂ² †ºŽƒš "ho sciolto", ׂ² ©…•™ˆƒš "ho tentato". Tale perifrasi Œ gi prefigurata nel dialetto omerico, ed Œ presente nei classici del V secolo, come Sofocle.
Grammatica del greco antico
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Struttura dell'aoristo forte
L'aoristo forte ha come caratteristica la semplice vocale tematica. Esso, formalmente, somiglia all'imperfetto, con una differenza sostanziale: si forma sulla radice verbale, e non sul tema del presente; spesso, inoltre la radice verbale assume l'apofonia al grado debole. A distinguere l'aoristo forte dall'imperfetto, ‘ dunque non tanto la desinenza, quanto piuttosto la struttura che il tema verbale assume. Come esempio di paradigma caratterizzato da apofonia, possiamo prendere in considerazione quello del verbo ¢œÅ§° "lasciare", la cui radice al grado zero ‘ ¢§. Per comprendere la natura dei procedimenti morfologici alla base della formazione dell'aoristo forte, sar’ opportuno confrontare le strutture morfemiche dell'imperfetto e dell'aoristo di ¢œÅ§°: Struttura morfemica dell'imperfetto ×¢œ§—ˆ, "io lasciavo": Aumento sillabico Radice verbale (grado normale) Vocale tematica Terminazione
- ¢œ§-
¤ -
- …-
-‰
Struttura morfemica dell'aoristo forte ×¢§—ˆ, "io lasciai": Aumento sillabico Radice verbale (grado zero) Vocale tematica Terminazione
- ¢§-
¤ -
- …-
-‰
Aoristo forte attivo e medio di Ÿž’œ , "lasciare" Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1Î sing.
׆‰©—ˆ
†„©²
†„©—‰‰
-
†‰©¬‡ˆ
†„©²ƒ‰
†‰©—„‡ˆ
-
2¡ sing.
׆‰©…š
†„©Âš
†„©—‰š
†„©…
†„©—
†„©Â
†„©—‰—
†„©—
3¡ sing.
׆‰©…
†„©Â
†„©—‰
†‰©Êž²
†„©…ž—
†„©Âžƒ‰
†„©—‰ž—
†‰©ÊŽ£²
2¡ †„©…ž—ˆ duale
†„©‡ž—ˆ
†„©—‰ž—ˆ
†„©…ž—ˆ
†„©…Ž£—ˆ
†„©‡Ž£—ˆ
†„©—‰Ž£—ˆ
†„©…Ž£—ˆ
3¡ †‰©Êž‡ˆ duale
†„©‡ž—ˆ
†‰©—„ž‡ˆ
†‰©Êž²ˆ
†‰©ÊŽ£‡ˆ
†„©‡Ž£—ˆ
†‰©—„Ž£‡ˆ
†‰©ÊŽ£²ˆ
1¡ plur.
†„©—…ˆ
†„©²…ˆ
†„©—‰…ˆ
-
†‰©¬…£ƒ
†‰©…£ƒ
†‰©—„…£ƒ
-
2¡ plur.
†„©…ž…
†„©‡ž…
†„©—‰ž…
†„©…ž…
†„©…Ž£…
†„©‡Ž£…
†„©—‰Ž£…
†„©…Ž£…
3¡ plur.
׆‰©—ˆ
†„©²Ž‰
†„©—‰…ˆ
†‰©¬ˆž²ˆ †‰©Êž²Žƒˆ
†„©—ˆž—
†„©²ˆžƒ‰
†„©—‰ˆž—
†‰©ÊŽ£²ˆ †‰©ÊŽ£²Žƒˆ
Infinito attivo
†‰©…®ˆ
participio attivo masch. †‰©ˆ femm. †‰©—¦Žƒ neu. †‰©¬ˆ
infinito medio
†‰©ÊŽ£ƒ‰
participio medio masch. †‰©¬…ˆ—š femm. †‰©—ʈ‡ neu. †‰©¬…ˆ—ˆ
L'aoristo forte d’ luogo talora a paradigmi anomali o difettivi. Ad es.: ” gli aoristi forti …¤—ˆ "vidi", ׊†—ˆ "udii", mancano di presente, e il secondo di essi ha forme di imperativi atematici ( Š†¦£‰ "ascolta"; ” alcuni aoristi conservano imperativi arcaici con l'accento sull'ultima sillaba:
Grammatica del greco antico ” …¤—ˆ "vidi", imperativo: ßÊ "vedi"; ” ׆ƒ˜—ˆ "presi", da †ƒ˜™ˆ², "prendo", imperativo: †ƒ˜Ê "prendi"; ” …Ì•—ˆ "presi", da …³•„ŽŠ², "trovo", imperativo: …³•Ê: "trova"; ” Alcuni aoristi forti hanno la radice raddoppiata, oltre che aumentata: ess.: ” dal verbo ¾Œ² "condurre", radice ¾Œ (cfr. latino ago "condurre"), tema dell'aoristo ¾ŒƒŒ, per cui: ÒŒƒŒ—ˆ; ” dalla radice di un verbo di dire si ha l'aoristo senza presente …¤©—ˆ, in Omero ×…‰©—ˆ, da * FÊF‰©—ˆ. Struttura dell'aoristo fortissimo
L'aoristo fortissimo ‘ un tipo estremamente arcaico di preterito. Esso si forma inserendo le desinenze direttamente sulla radice, senza suffissi n“ desinenze. Anche nei modi diversi dall'indicativo, ha suffissi caratteristici dei verbi atematici. Pochi verbi greci, estremamente conservativi, lo possiedono. Alcune forme di aoristo fortissimo sono prive di presente, (ad esempio l'aoristo atematico ឆ‡ˆ, dalla radice ž†‡-ž†ƒ, sulla quale ‘ stato ricostruito il presente ž†™² solo in et’ bizantina, ma non attestato nel greco classico). Questo tipo di aoristo ‘ peculiare di pochi verbi il cui tema termina in vocale, che ‘ sempre lunga o perch“ ‘ tale anche nel tema verbale (es.: ׌ˆ²ˆ "io conobbi" da Œ‰ŒˆŽŠ², tema verbale Œˆ²-) o perch“ costituisce il grado allungato di un tema apofonico (es.: ט‡ˆ "io andai" da ˜ƒ„ˆ², tema verbale ˜ƒ-/˜‡-). La vocale lunga si mantiene tale in tutta la coniugazione ad eccezione dei casi previsti dalla legge di Osthoff. Una forma particolare di aoristo fortissimo: l'aoristo cappatico
L'aoristo cappatico ‘ quello che caratterizza tre dei verbi in -‰ che hanno il raddoppiamento nel tema del presente e cio‘ ž„£‡‰ "porre", „²‰ "dare" e ¼‡‰ "mandare" (il quarto ‘ ¼Žž‡‰ "collocare" che ha il normale aoristo atematico ׎ž‡ˆ oppure l'aoristo debole ׎ž‡Žƒ). Si chiama cappatico perch“ nelle tre persone sigolari dell'indicativo attivo viene inserito un -Š- di ampliamento al tema verbale. Le terminazioni al singolare sono perci¡ -Šƒ, -Šƒš, -Š…, modellate per analogia con il perfetto. Da notare l'opposizione apofonica quantitativa tra le persone singolari, che presentano il grado allungato, e quelle duali e plurali, che hanno invece il grado breve. Aoristo Passivo
Giacch“ come si ‘ gi’ detto l'aoristo distingue la diatesi media da quella passiva, per quest'ultima esiste una forma a parte di aoristo. Esso si divide in:jh ” aoristo debole, proprio dei temi in vocale, dittongo, la maggior parte dei temi in consonante muta e pochi temi in liquida e nasale, soprattutto apofonici; si distingue per il suffisso -£‡- a cui si aggiungono le normali desinenze dell'aoristo debole. I temi in vocale allungano la vocale finale(ƒ puro >ƒ lungo; ƒ impuro > ‡). ” aoristo forte, proprio dei temi in consonante, prevalentemente liquida e nasale ma anche alcuni in consonante muta. La sua caratteristica ‘ il suffisso -‡-, meno riconoscibile. Circa una trentina di verbi in liquida, nasale e consonante muta presentano regolarmente sia forme di aoristo debole che di aoristo forte; ci¡ vale anche per una quindicina di verbi apofonici, che formano i rispettivi aoristi passivi dal grado richiesto da ciascuno(debole=grado medio; forte=grado ridotto). Aoristo Debole
Nell'aoristo debole, a causa dell'aspirata £ del suffisso, accade che i temi in labiale e velare passano da qualsiasi grado si trovino(muta o sorda che sia) ad aspirata. ES.: ¨•™² > 𥣇ˆ (da *²©-£‡ˆ); ž™ŽŽ² > ž™‚£‡ˆ (da *-žƒŒ-£‡ˆ) Le dentali mutano in Ž davanti a £: Š—„Ȳ > Š—„Ž£‡ˆ (da Š—‰-). Attenzione a non confondere queste forme con quelle di alcuni temi in vocale che ripristinano un Ž che ‘ nel tema verbale ma ‘ caduto al presente: Ž©™² > Ž©™Ž£‡ˆ.
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Grammatica del greco antico
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Per quanto riguarda i temi apofonici, l'aoristo debole ‘ solito utilizzare il grado medio(es.: †…„¥£‡ˆ < †‰©-/†…‰©-/†—‰©- da †…„©²). Invece, i temi con aopofonia del genere ƒ breve/‡ si trovano al grado allungato(‡). Coniugazione dell'aoristo passivo primo o debole: ‰‡‘œ , "vincere". Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1Î singolare ˆ‰Š‹£‡ˆ
ˆ‰Š‡£
ˆ‰Š‡£…„‡ˆ
-
2Î singolare ˆ‰Š‹£‡š
ˆ‰Š‡£¹š
ˆ‰Š‡£…„‡š
ˆ‰Š‹£ž‰
3Î singolare ˆ‰Š‹£‡
ˆ‰Š‡£¹
ˆ‰Š‡£…„‡
ˆ‰Š‡£‹ž²
1Î plurale
ˆ‰Š‹£‡…ˆ
ˆ‰Š‡£…ˆ
ˆ‰Š‡£…®…ˆ -
2Î plurale
ˆ‰Š‹£‡ž…
ˆ‰Š‡£·ž…
ˆ‰Š‡£…®ž…
ˆ‰Š‹£‡ž…
3Î plurale
ˆ‰Š‹£‡Žƒˆ
ˆ‰Š‡£Ž‰
ˆ‰Š‡£…®…ˆ
ˆ‰Š‡£Êˆž—ˆ(ˆ‰Š‡£‹ž²Žƒˆ)
2Î duale
ˆ‰Š‹£‡ž—ˆ
ˆ‰Š‡£·ž—ˆ
ˆ‰Š‡£…®ž—ˆ ˆ‰Š‹£…ž—ˆ
3Î duale
ˆ‰Š‡£‹ž‡ˆ
ˆ‰Š‡£·ž—ˆ
ˆ‰Š‡£…„ž‡ˆ ˆ‰Š‡£‹ž²ˆ
Infinito
Participio
ˆ‰Š‡£·ˆƒ‰
ˆ‰Š‡£…„š, ˆ‰Š‡£…®Žƒ, ˆ‰Š‡£Êˆ
Aoristo Forte
Sulla formazione dell'aoristo forte c'‘ solo da precisare che i temi apofonici usano il grado zero. Coniugazione dell'aoristo passivo secondo o forte:£ƒ‰œ , "mostrare". Indicativo
Congiuntivo Ottativo
Imperativo
1Î singolare ¥™ˆ‡ˆ
¥ƒˆ
¥ƒˆ…„‡ˆ
-
2Î singolare ¥™ˆ‡š
¥ƒˆ¹š
¥ƒˆ…„‡š
¥™ˆ‡£‰
3Î singolare ¥™ˆ‡
¥ƒˆ¹
¥ƒˆ…„‡
¥ƒˆ‹ž²
1Î plurale
¥™ˆ‡…ˆ
¥ƒˆ…ˆ
¥ƒˆ…®…ˆ -
2Î plurale
¥™ˆ‡ž…
¥ƒˆ·ž…
¥ƒˆ…®ž…
¥™ˆ‡ž…
3Î plurale
¥™ˆ‡Žƒˆ
¥ƒˆŽ‰
¥ƒˆ…®…ˆ
¥ƒˆÊˆž²ˆ(¥ƒˆ‹ž²Žƒˆ)
2Î duale
¥™ˆ‡ž—ˆ
¥ƒˆ·ž—ˆ
¥ƒˆ…®ž—ˆ ¥™ˆ‡ž—ˆ
3Î duale
¥ƒˆ‹ž‡ˆ
¥ƒˆ·ž—ˆ
¥ƒˆ…„ž‡ˆ ¥ƒˆ‹ž²ˆ
Infinito
¥ƒˆ·ˆƒ‰
Participio
¥ƒˆ…„š, ¥ƒˆ…®Žƒ, ¥ƒˆÊˆ
Formazioni e paradigmi del futuro passivo
Il futuro passivo greco ha un tema distinto da quello del futuro attivo e medio, infatti si ricava dal tema dell'aoristo passivo " forte" o " debole" .Per ricavare il futuro passivo dal tema dell'aoristo passivo si toglie l'aumento e al "£‡" si inseriscono Ž— e le desinenenze medio-passive dei tempi principali(presente e futuro).Come l'aoristo passivo il futuro passivo pu¡ essere: ” il futuro debole, con la caratteristica -£‹-Ž—-ƒ‰ (ad es. †£‹Ž—ƒ‰: "io sar¡ sciolto"); ” il futuro forte, con la caratteristica -‹-Ž—-ƒ‰ (ad es. ¥ƒˆ‹Ž—ƒ‰: "io sar¡ mostrato, io apparir¡"). La coniugazione del futuro passivo, a parte i due suffissi temporali, ‘ identica a quella del futuro medio. Attenzione come nel futuro semplice non esiste il congiuntivo futuro, pertanto nella coniugazione esisteranno:indicativo, ottativo, participio e infinito.
Grammatica del greco antico
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Coniugazione del futuro passivo primo o debole: ‰‡‘œ , "vincere". Indicativo
Ottativo
1Î singolare
ˆ‰Š‡£‹Ž—ƒ‰
ˆ‰Š‡£‡Ž—„‡ˆ
2Î singolare
ˆ‰Š‡£‹ŽÂ
ˆ‰Š‡£‹Ž—‰—
3Î singolare
ˆ‰Š‡£‹Ž…žƒ‰
ˆ‰Š‡£‹Ž—‰ž—
1Î plurale
ˆ‰Š‡£‡Ž¬…£ƒ
ˆ‰Š‡£‡Ž—„…£ƒ
2Î plurale
ˆ‰Š‡£‹Ž…Ž£…
ˆ‰Š‡£‹Ž—‰Ž£…
3Î plurale
ˆ‰Š‡£‹Ž—ˆžƒ‰
ˆ‰Š‡£‹Ž—‰ˆž—
2Î duale
ˆ‰Š‡£‹Ž…Ž£—ˆ
ˆ‰Š‡£‹Ž—‰Ž£—ˆ
3Î duale
ˆ‰Š‡£‹Ž…Ž£—ˆ
ˆ‰Š‡£‡Ž—„Ž£‡ˆ
Infinito
Participio
ˆ‰Š‡£‹Ž…Ž£ƒ‰ ˆ‰Š‡£‡Ž¬…ˆ—š, ˆ‰Š‡£‡Ž—ʈ‡, ˆ‰Š‡£‡Ž¬…ˆ—ˆ
Il Perfetto Il perfetto ‘ uno dei quattro tempi principali del verbo greco che concorre a formare la voce del paradigma verbale. A differenza del perfetto latino, il perfetto greco ‘ considerato un tempo principale e si deduce dal fatto che nella sua formazione, all'indicativo, vengano utilizzate le desinenze principali. La caratteristica precipua del tema del perfetto ‘ il raddoppiamento, ovvero una sillaba preposta al tema verbale. Es.: TV -†- tema del perfetto -†…†-. Aspetto verbale del perfetto
Dal punto di vista aspettuale, il perfetto eprime un'azione resultativa, ovvero colta nel suo risultato; questo tipo di perfetto si dice perfetto logico. Dunque traduce un'azione iniziata nel passato, ma i cui effetti permangono nel presente; per cui, generalmente, si traduce in italiano con il passato prossimo. Es.: Presente Perfetto ‚‹… "sciolgo" ‚Œ‚Ž‰ "ho sciolto"
Tuttavia, bisogna operare una distinzione tra due valori del perfetto: - Valore stativo: ‘ proprio dei perfetti di formazione pi› antica, che sono intransitivi e si traducono col presente, dal momento che rimarcano una situazione permanente nel presente come conseguenza di un'azione compiuta. Es.: Presente Perfetto ˆ… "vedo" ƒ‘Š‰ "so" (perch’ ho visto)
Esiste una certa quantit’ di verbi che si rendono in italiano cos¢, e i pi› comuni sono riportati, in ordine alfabetico, qui sotto. ʉƒ(pf. debole e atematico), "temo", da …„² ׌ˆ²Šƒ, "so", da Œ‰ŒˆŽŠ² Œ•‹Œ—•ƒ, "sono sveglio", da Œ…„•² "sveglio"(trans.) …¼²£ƒ, "sono solito", da ×£²(cfr. Ñ£—š, "costume, abitudine", equiv. al latino mos) ×—‰Šƒ, "sono simile", privo di presente ŠÊŠž‡ƒ‰, "possiedo", da Šž™—ƒ‰ "acquisto" ʈ‡ƒ‰, "ricordo", da ‰ˆ‹ŽŠ² —¤ƒ, "so", da ¨•™² "vedo" ©Ê©—‰£ƒ, "confido", da ©…„£²(cfr. aoristo forte ש‰£—ˆ con lo stesso significato)
Grammatica del greco antico ©Ê¥Šƒ, "sono per natura, per indole", da ¥º² "genero" žÊ£‡†ƒ, "sono fiorito(adesso)", da £™††² "fiorire" - Valore resultativo: ‘ proprio dei perfetti di formazione recente, che hanno valore transitivo e si traducono con il passato prossimo, dal momento che rimarcano il risultato in s‘ di un'azione compiuta. Es:: Presente Perfetto “ˆ€… "scrivo" “Œ“ˆ‰€‰ "ho scritto"
Infine, come l'aoristo, distinguiamo: - Perfetto debole o primo: ‘ proprio di tutti i verbi in vocale o dittongo, di quasi tutti i verbi in dentale e di molti verbi in liquida o nasale. La caratteristica principale di queto tipo di perfetto ‘ la presenza del suffisso -Š- nella sua formazione - Perfetto forte o secondo: ‘ proprio di tutti i verbi in labiale e gutturale, di alcuni verbi in liquida o nasale, di pochissimi verbi in dentale. a differenza del perfetto debole, il perfetto forte non presenta il suffisso -Š- nella sua formazione. Esiste anche un perfetto forte aspirato, caratterizzato appunto dall'aspirazione della consonante finale del tema verbale. - Perfetto fortissimo o terzo o atematico : ‘ il tipo di perfetto pi› antico ed aggiunge le desinenze principali direttamete al tema verbale (con o senza raddoppiamento). Soltanto il perfetto —¤ƒ "so" presenta una flessione completa. Gli altri perfetti fortissimi appartengono a voci verbali isolate o sporadiche, oppure hanno coniugazione mista (voci proprie del perfetto debole e altre del perfetto forte). Il raddoppiamento
Poich“ il raddoppiamento ‘ la caratteristica principale del perfetto, ci¡ che conferisce un'idea di compiutezza all'azione, occorre soffermarsi sulle sue particolarit’. Innannzitutto, il raddoppiamento al perfetto segue la stessa logica di quello visto in alcuni verbi del presente(come ‰-ˆ‹ŽŠ²), ossia la ripetizione della consonante inziale del tema con l'aggiunta di una vocale, ma in questo caso si tratter’ di …. Temi in consonante
I temi in consonante hanno tutti il raddoppiamento normale salvo: ” temi inizianti in consonante doppia(È, –, Í) e quelli inizianti con due consonanti, o pi›. A quest'ultimo gruppo fanno eccezione i temi che presentano il gruppo muta piß liquida(Š•„ˆ² > ŠÊ-Š•‰Šƒ), Šž™—ƒ‰ (> ŠÊ-Šž‡Šƒ) e ©„©ž²(> ©Ê-©ž²Šƒ). ” temi in Ð, che presentano lo stesso fenomeno osservato nell'aumento, ossia aggiunta di •- al tema del perfetto(Є©ž² > ו-•‰¥ƒ) I temi che cominciano per aspirata formano il raddoppiamento con il valore sordo del loro gruppo; sar’ quindi ¥ -> ©, ‚ -> Š, £ -> ž. Alcuni verbi che cominciano per ƒ, …, — hanno forme di raddoppiamento attico. Queste, che come si pu¡ dedurre dalla denominazione sono tipiche del dialetto attico, bench“ sporadicamente presenti anche in Omero, consistono nella ripetizione delle prime due lettere del tema e allungamento della vocale iniziale ES.: µ•ºŽŽ² -> µ•-²•‚ƒ; ¾†…„¥² -> ¾†‹†‰¥ƒ (t.v. ¾†‰¥-). Temi in vocale
I temi che cominciano per vocale, non potendo avere un vero raddoppiamento, ricorrono all'aumento, con le stesse regole viste con imperfetto e aoristo. ” attenzione al verbo Œ…„•², che ha un perfetto forte Œ•‹Œ—•ƒ accanto a quello debole Œ‡Œ…•Šƒ, con raddoppiamento attico.. Il tema ‘ apofonico e presenta al perfetto il grado forte con l'aumento(‹Œ—• < Œ—•) e la premissione ad esso del grado zero dell'apofonia(Œ•-). Il Participio
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Grammatica del greco antico
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A differenza dei participi di altri tempi, che derivano tutti da temi in -—ˆž- come con presente, aoristi attivi e medi e il futuro, oppure in -…ˆž- come gli aoristi passivi e i verbi in -‰, il perfetto forma il participio sulla base di un tema in dentale semplice ž. Possiamo vedere che la forma del maschile ‘ †…†Šš, che deriva da: *†…†Š—[ž]š > †…†Šš per caduta di ž e allungamento organico(non di compenso come succede con gli altri participi) di — in ². Attenzione: anche se sono molto rare, e tipiche soprattutto delle terze persone, pu¡ capitare di trovare delle forme perifrastiche di perfetto, cio‘ pi› simili al nostro passato prossimo italiano. Questo perfetto perifrastico ‘ composto dal participio + verbo essere.
ES.: "ho sciolto" = †Ê†Šƒ, ma anche †…†Šš ‰‰, come anche †…†Šš …¤, piuttosto che †…†Š¬žÊš …ߎ‰ˆ ecc. Il Piuccheperfetto avr’ participio + verbo "essere" all'imperfetto. Si trova qualcosa di analogo nel latino parlato e scritto nel Medioevo, durante il regresso culturale che corruppe il latino e fece nascere l'italiano; accadde che alle forme di perfetto canoniche se ne accost¡ una composta da participio perfetto + avere, che non esisteva nel latino classico. Cos¢ "io ho detto" veniva anche espresso con dictum habeo, nel senso di "ho qualcosa di detto(dictum)". Da qui si pu¡ capire la derivazione del nostro passato prossimo. Coniugazione del Perfetto attivo Coniugazione del Perfetto primo o debole: †º², "sciogliere". Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1Î singolare †Ê†Šƒ
†…†ºŠ²
†…†ºŠ—‰‰
-
2Î singolare †Ê†Šƒš
†…†ºŠÂš
†…†ºŠ—‰š
†Ê†Š…
3Î singolare †Ê†Š…(ˆ)
†…†ºŠÂ
†…†ºŠ—‰
†…†ŠÊž²
1Î plurale
†…†ºŠƒ…ˆ
†…†ºŠ²…ˆ
†…†ºŠ—‰…ˆ -
2Î plurale
†…†ºŠƒž…
†…†ºŠ‡ž…
†…†ºŠ—‰ž…
†…†ºŠ…ž…
3Î plurale
†…†ºŠƒŽ‰(ˆ)
†…†ºŠ²Ž‰
†…†ºŠ—‰…ˆ
†…†Š¬ˆž²ˆ (†…†ŠÊž²Žƒˆ)
2Î duale
†…†ºŠƒž—ˆ
†…†ºŠ‡ž—ˆ
†…†ºŠ—‰ž—ˆ †…†ºŠ…ž—ˆ
3Î duale
†…†ºŠƒž—ˆ
†…†ºŠ‡ž—ˆ
†…†Š—„ž‡ˆ †…†ŠÊž²ˆ
Infinito
†…†ŠÊˆƒ‰
Participio
†…†Šš, †…†Š®ƒ, †…†Š¬š
” la forma dell'Imperativo †…†ŠÊž²Žƒˆ ‘ attica. Coniugazione del Perfetto forte o secondo: ¥ƒ„ˆ², "mostrare" Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1Î singolare ©Ê¥‡ˆƒ
©…¥‹ˆ²
©…¥‹ˆ—‰‰
-
2Î singolare ©Ê¥‡ˆƒš
©…¥‹ˆÂš
©…¥‹ˆ—‰š
©Ê¥‡ˆ…
3Î singolare ©Ê¥‡ˆ…
©…¥‹ˆÂ
©…¥‹ˆ—‰
©…¥‡ˆÊž²
1Î plurale
©…¥‹ˆƒ…ˆ
©…¥‹ˆ²…ˆ
©…¥‹ˆ—‰…ˆ -
2Î plurale
©…¥‹ˆƒž…
©…¥‹ˆ‡ž…
©…¥‹ˆ—‰ž…
©…¥‹ˆ…ž…
3Î plurale
©…¥‹ˆƒŽ‰(v)
©…¥‹ˆ²Ž‰
©…¥‹ˆ—‰…ˆ
©…¥‡ˆ¬ˆž²ˆ(©…¥‡ˆÊž²Žƒˆ)
2Î duale
©…¥‹ˆƒž—ˆ
©…¥‹ˆ‡ž—ˆ
©…¥‹ˆ—‰ž—ˆ ©…¥‹ˆ…ž—ˆ
3Î duale
©…¥‹ˆƒž—ˆ
©…¥‹ˆ‡ž—ˆ
©…¥‡ˆ—„ž‡ˆ ©…¥‡ˆÊž²ˆ
Infinito
Participio
©…¥‡ˆÊˆƒ‰
©…¥‡ˆš, ©…¥‡ˆ®ƒ, ©…¥‡ˆ¬š
Grammatica del greco antico
50
” anche il Perfetto forte ha la forma attica, piuttosto rara, ©…¥‡ˆÊž²Žƒˆ. ” l'Infinito ha la vocale tematica -…-. ” il solo tema in vocale che segue la coniugazione del Perfetto forte ‘ ¾Š—º² "ascolto" che fa ¾Š‹Š—ƒ(con raddoppiamento attico); questo perch“ originariamente il tema finiva in digamma che si ‘ vocalizzato: *¾Š—w² > ¾Š—º². Forme attestate del Perfetto fortissimo atematico Coniugazione del Perfetto fortissimo o terzo atematico …¥™ƒ, "so" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1Î singolare —¤ƒ
…ß
…ß…„‡ˆ
-
2Î singolare —¤Ž£ƒ
…ß¹š
…ß…„‡š
¼Ž£‰
3Î singolare —¤…(ˆ)
…ß¹
…ß…„‡
¼Žž²
1Î plurale ¼Ž…ˆ
…ß…ˆ
…ß…®…ˆ -
2Î plurale ¼Žž…
…ß·ž…
…ß…®ž…
¼Žž…
3Î plurale ¼ŽƒŽ‰
…ߎ‰(ˆ)
…ß…®…ˆ
¼Žž²ˆ
2Î duale
¼Žž—ˆ
…ß·ž—ˆ
…ß…®ž—ˆ ¼Žž—ˆ
3Î duale
¼Žž—ˆ
…ß·ž—ˆ
…ß…„ž‡ˆ ¼Žž²ˆ
Infinito
…ßʈƒ‰
Participio
…ßš, …ß®ƒ, …߬š
” nella coniugazione si alternano i gradi del tema apofonico w‰-/ w…‰-/ w—‰-(cfr. latino videor, tedesco wissen, inglese wise) di ¨•™². Il Congiuntivo e l'Ottativo usano il debole, mentre il l'Imperativo e il plurale e il duale dell'Indicativo il grado zero. Il grado forte ‘ utilizzato solo dal singolare dell'Indicativo. ” a dimostrazione di quanto sia arcaica questa formazione di Perfetto, la 2ç singolare dell'Indicativo ha la desinenza -£ƒ, in comune con l'Imperfetto di …ß„, e quella dell'Imperativo la desinenza -£‰, come quella dell'Aoristo terzo e del verbo "essere", a cui ‘ perfettamente identica. ” la 2ç persona sing. e plur. dell'Indicativo mutano la del tema in Ž davanti alle dentali delle rispettive desinenze. ” la 3ç plur. dell'Indicativo muta per analogia alle altre persone la in Ž(*w‰Žž‰ > *߃ž‰ > ¼ŽƒŽ‰ per assibilazione). Coniugazione del Perfetto fortissimo o terzo atematico ™¦™ƒ, "temo" Indicativo
Congiuntivo Imperativo
1Î singolare ʉƒ
…„²
-
2Î singolare ʉƒš
…„š
ʉ£‰
3Î singolare ʉ…
…„Â
…„ž²
1Î plurale
ʉ…ˆ
…„²…ˆ
-
2Î plurale
ʉž…
…„‡ž…
-
3Î plurale
…„ƒŽ‰(ˆ)
…„²Ž‰(ˆ)
…„ˆž²ˆ
2Î duale
ʉž—ˆ
…„‡ž—ˆ
…„ž—ˆ
3Î duale
ʉž—ˆ
…„‡ž—ˆ
…„ž²ˆ
Infinito
Participio
Grammatica del greco antico
51 …‰Êˆƒ‰
…‰š, …‰®ƒ, …‰¬š
” ʉƒ deriva dal verbo …„²(il quale anticamente era anch'esso un perfetto) che ha il tema apofonico w‰-/w…‰-/w—‰-, in cui il digamma cade senza lasciare traccia. Dal grado debole si formano il presente, il futuro e l'aoristo mentre dai gradi zero e forte si formano rispettivamente i perfetti ʉƒ e Ê—‰Šƒ, regolare perfetto debole. ” a differenza di —¤ƒ, ʉƒ usa soltanto il grado zero w‰- nel corso della coniugazione. ” esiste un'unica forma attestata di Ottativo, ed ‘ la 3ç pers. sing. che fa …‰…„‡. ” una forma attica alternativa all 3ç pers. plur. dell'Imperativo ‘ …„ž²Žƒˆ. Perfetto misto
Esiste un tipo di Perfetto le cui forme oscillano tra quelle del perfetto debole, caratterizzate dal suffisso -Š-, e quelle del perfetto atematico. I due verbi che hanno questo tipo di perfetto sono ˜ƒ„ˆ² e £ˆîŽŠ², i quali perfetti fanno ˜Ê˜‡Šƒ e žÊ£ˆ‡Šƒ; tuttavia soltanto il modo Indicativo, Participio e Infinito hanno una coniugazione completa di tutte le forme, mentre gli altri modi hanno voci sparse e isolate. Ecco la coniugazione di ˜ƒ„ˆ²: Singolare
Plurale
Duale
1Î persona ˜Ê˜‡Šƒ
˜Ê˜ƒ…ˆ
-
2Î persona ˜Ê˜‡Šƒš
˜Ê˜ƒž…
˜Ê˜ƒž—ˆ
3Î persona ˜Ê˜‡Š…(ˆ) ˜Ê˜ƒŽ‰(ˆ) Infinito
˜…˜™ˆƒ‰
˜Ê˜ƒž—ˆ
Participio
˜…˜š, ˜…˜Žƒ, ˜…˜‡Š¬š
” come si pu¡ notare, le forme dell'Indicativo usano al singolare il grado ˜‡- dell'apofonia e sono di perfetto debole, mentre al plurale ed al duale si usa il grado ˜ƒ- ed ‘ un tipo di perfetto atematico. ” esiste un'unica forma accertata di Congiuntivo ed ‘ la 3ç pers. plur. ˜…˜Ž‰(ˆ); Ottativo e Imperativo non hanno forme attestate. ” anche il Participio usa il grado ˜ƒ-. Il femminile ‘ modellato sui participi dei verbi contratti in -™², e il neutro ‘ un perfetto debole. Ed ecco la coniugazione di £ˆîŽŠ². Visto che in questo caso le forme attestate sono di pi›, converr’ fare un elenco dei modi diversi da Indicativo, Congiuntivo e Participio: ” 1ç pers. sing. Congiuntivo: ž…£ˆ‹Š². ” 1ç pers. sing. Ottativo: ž…£ˆƒ„‡ˆ. ” Imperativo: 2ç pers. sing. žÊ£ˆƒ£‰ e 3ç pers. sing. ž…£ˆ™ž².
Grammatica del greco antico
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Singolare
Plurale
Duale
1Î persona žÊ£ˆ‡Šƒ
žÊ£ˆƒ…ˆ
-
2Î persona žÊ£ˆ‡Šƒš
žÊ£ˆƒž…
žÊ£ˆƒž—ˆ
3Î persona žÊ£ˆ‡Š…(ˆ)
žÊ£ˆƒŽ‰
žÊ£ˆƒž—ˆ
Infinito
Participio
ž…£ˆ™ˆƒ‰(ž…£ˆ‡ŠÊˆƒ‰) ž…£ˆ…š, ž…£ˆ…Žƒ, ž…£ˆ…¬š
” per la distribuzione delle forme deboli e atematiche valgono le stesse osservazioni fatte prima. ” il Participio deriva sempre dal tema £ˆ‡- che subisce abbreviamento in quanto primo elemento del dittongo ‡² seguito da consonante(š). ” del Participio esiste anche la forma debole con suffisso -Š-: ž…£ˆ‡Šš, -®ƒ, -¬š. Perfetto medio-passivo
Il perfetto medio-passivo si ottiene prendendo il tema del perfetto e attaccandoci le normali desinenze della diatesi medio-passiva del presente(-ƒ‰, -Žƒ‰, -žƒ‰ etc.). In esso sono contenuti sia il valore passivo che quello riflessivo del verbo. Ci¡ che cambia a livello di flessione del verbo ‘ che in questo caso ‘ assente la vocale tematica del presente e le desinenze seguono direttamente il tema verbale. Come conseguenza i temi in consonante presenteranno fenomeni fonetici con le desinenze che hanno per prima lettera , Ž, ž, Ž£. Questi sono illustrati nella seguente tabella. Tema verbale in:
£
©
«
©Ÿ
©, ˜, ¥
Í
©ž
¥£
Š, Œ, ‚
Œ
–
Šž
‚£
ž, , £
Ž
cade
Žž
Ž£
ˆ
Ž o invariata invariata invariata
I temi in vocale e in dittongo rimangono invariati, cos¢ come pure i temi in liquida(†, •) e nasale(, ˆ). Perfetto medio-passivo indicativo, imperativo, infinito e participio di £º², ˜†™©ž², ©•™ŽŽ² e Ó†©„Ȳ Indicativo 1Î singolare žÊ£ƒ‰
˜Ê˜†ƒƒ‰
©Ê©•ƒŒƒ‰
Ò†©‰Žƒ‰
2Î singolare žÊ£Žƒ‰
˜Ê˜†ƒÍƒ‰
©Ê©•ƒ–ƒ‰
´†©‰Žƒ‰
3Î singolare žÊ£žƒ‰
˜Ê˜†ƒ©žƒ‰
©Ê©•ƒŠžƒ‰
Ò†©‰Žžƒ‰
1Î plurale
ž…£º…£ƒ
˜…˜†™…£ƒ
©…©•™Œ…£ƒ
Ó†©„Ž…£ƒ
2Î plurale
žÊ£Ž£…
˜Ê˜†ƒ¥£…
©…©•™‚£…
Ò†©‰Ž£…
3Î plurale
žÊ£ˆžƒ‰
˜…˜†ƒÊˆ—‰, -ƒ‰, -ƒ …ߎ„(ˆ) ©…©•ƒŒÊˆ—‰, -ƒ‰, -ƒ …ߎ„(ˆ) Ó†©‰ŽÊˆ—‰, -ƒ‰, -ƒ …ߎ„(ˆ)
2Î duale
žÊ£Ž£—ˆ
˜Ê˜†ƒ¥£—ˆ
©Ê©•ƒ‚£—ˆ
Ò†©‰Ž£—ˆ
3Î duale
žÊ£Ž£—ˆ
˜Ê˜†ƒ¥£—ˆ
©Ê©•ƒ‚£—ˆ
Ò†©‰Ž£—ˆ
2Î singolare žÊ£Ž—
˜Ê˜†ƒÍ—
©Ê©•ƒ–—
Ò†©‰Ž—
3Î singolare ž…£ºŽ£²
˜…˜†™¥£²
©…©•™‚£²
Ó†©„Ž£²
2Î plurale
žÊ£Ž£…
˜Ê˜†ƒ¥£…
©Ê©•ƒ‚£…
Ò†©‰Ž£…
3Î plurale
ž…£ºŽ£²ˆ
˜…˜†™¥£²ˆ
©…©•™‚£²ˆ
Ó†©„Ž£²ˆ
2Î duale
žÊ£Ž£—ˆ
˜Ê˜†ƒ¥£—ˆ
©Ê©•ƒ‚£—ˆ
Ò†©‰Ž£—ˆ
Imperativo
Grammatica del greco antico 3Î duale
53
ž…£ºŽ£²ˆ
˜…˜†™¥£²ˆ
©…©•™‚£²ˆ
Ó†©„Ž£²ˆ
ž…£ºŽ£ƒ‰
˜…˜†™¥£ƒ‰
©…©•™‚£ƒ‰
Ó†©„Ž£ƒ‰
©…©•™Œ…ˆ—š, -‡, -—ˆ
Ó†©„Ž…ˆ—š, -‡, -—ˆ
Infinito
Participio
ž…£º…ˆ—š, -‡, -—ˆ ˜…˜†™…ˆ—š, -‡, -—ˆ
” la formazione perifrastica (participio + verbo "essere") delle terze persone plurali dell'indicativo ‘ un recente atticismo; nella forma pi› antica e nel dialetto ionico, come anche quello omerico, la desinenza regolare era -ƒžƒ‰ ES.: ©…©•™Œƒžƒ‰. Si ‘ preferito trattare congiuntivo e ottativo separatamente, poich“ si formano per mezzo di perifrasi participio + verbo "essere" al congiuntivo e all'ottativo, analogamente alle terze persone plurali dell'indicativo dei temi in consonante. Sono tuttavia attestate anche forme non perifrastiche. Congiuntivo Singolare ž…£º…ˆ—š, -‡, -—ˆ
», ñš, ñ
Ottativo
…¼‡ˆ, …¼‡š, …¼‡
˜…˜†™…ˆ—š, -‡, -—ˆ ©…©•™Œ…ˆ—š, -‡, -—ˆ Ó†©„…ˆ—š, -‡, -—ˆ Plurale
ž…£Êˆ—‰, -ƒ‰, ƒ
»…ˆ, Ñž…, »Ž‰(v) …¤…ˆ, …¤ž…, …¤…ˆ
˜…˜†ƒÊˆ—‰, -ƒ‰, -ƒ ©…©•ƒŒÊˆ—‰, -ƒ‰, -ƒ Ó†©‰ŽÊˆ—‰, -ƒ‰, -ƒ Duale
ž…£Êˆ², -ƒ, -²
Ñž—ˆ, Ñž—ˆ
…¤ž—ˆ, …¼ž‡ˆ
˜…˜†ƒÊˆ², -ƒ, -² ©…©•ƒŒÊˆ², -ƒ, -² Ó†©‰ŽÊˆ², -ƒ, -²
” la desinenza -ƒ del femminile duale ‘ lunga. ” il Perfetto medio-passivo non fa alcuna distinzione tra debole, forte o atematico. Piuccheperfetto
Dallo stesso tema del perfetto, anteponendo al raddoppiamento la vocale …, si ottiene il piuccheperfetto, che, come l'imperfetto, esiste al solo modo indicativo. Per quanto riguarda l'aspetto verbale esso indica sempre un'azione compiuta svoltasi nel passato. E sempre analogamente al perfetto, ha la distinzione tra attivo e medio-passivo. Þ costruito con l'ampliamento -…Ž- analogo al piuccheperfetto latino arcaico(*amavesam > amaveram), che al singolare, trovandosi in posizione intervocalica, cade provocando contrazioni. Questo non succede al plurale e al duale in quanto l'ampliamento si riduce alla sola -…-. Anche il Piuccheperfetto si distingue in debole, forte e fortissimo, con gli stessi criteri del Perfetto. Del Perfetto fortissimo, tuttavia, fanno parte soltanto le coniugazioni di ò‡(da —¤ƒ, con valore di imperfetto "sapevo") e …„…‰ˆ, ʉƒ.
Grammatica del greco antico
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Coniugazione del Piuccheperfetto debole Forma base Forma alternativa 1Î singolare †…†ºŠ‡
†…†ºŠ…‰ˆ
2Î singolare †…†ºŠ‡š
†…†ºŠ…‰š
3Î singolare †…†ºŠ…‰
†…†ºŠ…‰
1Î plurale
†…†ºŠ……ˆ †…†ºŠ…‰…ˆ
2Î plurale
†…†ºŠ…ž…
3Î plurale
†…†ºŠ…Žƒˆ †…†ºŠ…‰Žƒˆ
2Î duale
†…†ºŠ…ž—ˆ †…†ºŠ…‰ž—ˆ
3Î duale
†…†ŠÊž‡ˆ †…†Š…„ž‡ˆ
†…†ºŠ…‰ž…
” le forme alternative derivano dall'Attico pi› recente del IV secolo a.C. ” per il singolare: 1ç pers.: *†…†Š-…[Ž]-ƒ > †…†ºŠ‡; il processo si ripete identico nelle altre persone avendo come differenza le desinenza -ƒš e -… rispettivamente della 2ç e 3ç persona. ” esistono anche forme perifrastiche composte con il participio perfetto + verbo "essere" all'Imperfetto con la stessa traduzione. Coniugazione del Piuccheperfetto forte
Il Piuccheperfetto forte si coniuga esattamente come quello debole, solo senza il suffisso -Š- e ce l'hanno le stesse categorie di verbi del Perfetto forte(vedi); continua a essere presente il caratteristico suffisso -…Ž- che si riduce a -…nel Plurale. Elenchiamo qui di seguito delle forme alternative sempre derivate dall'Attico recente. 1Î singolare ©…¥‹ˆ…‰ˆ 2Î singolare ©…¥‹ˆ…‰š 3Î singolare 1Î plurale
©…¥‹ˆ…‰…ˆ
2Î plurale
©…¥‹ˆ…‰ž…
3Î plurale
©…¥‹ˆ…‰Žƒˆ
2Î duale
©…¥‹ˆ…‰ž—ˆ
3Î duale
©…¥‡ˆ…„ž‡ˆ
Piuccheperfetto medio-passivo
Per questa coniugazione del Piuccheperfetto valgono le stesse regole fonetiche citate per il Perfetto medio-passivo. Si usano per¡ le desinenze dei tempi storici(-‡ˆ, -Ž—, -ž— etc.). Futuro con raddoppiamento (o futuro perfetto)
Il futuro perfetto in origine possedeva senso desiderativo(sost. dall'ottativo), ma successivamente a causa delle forti affinit’ con il futuro e con il perfetto si suole dire che il futuro perfetto, denota il valore aspettuale del perfetto ma lo inserisce in un contesto futuro. Si pu¡ equiparare al nostro futuro anteriore. Si forma semplicemente prendendo il tema del Perfetto di un verbo e aggiungendoci il suffisso -Ž—- del Futuro, con le stesse regole; la coniugazione ‘ identica a quella del Futuro. In realt’ i verbi che utilizzano questa forma sono pochissimi, e tutti gli altri ricorrono a participio perfetto+futuro del verbo "essere".
Grammatica del greco antico
Aggettivi verbali Gli aggettivi verbali sono dei particolari aggettivi derivati dal tema verbale e si declinano come aggettivi della prima classe. Esistono due tipi di aggetivi verbali, che hanno due diverse sfumature di significato: Aggettivi Verbali del I tipo
Hanno una flessione a tre uscite come gli aggettivi della prima classe a tre uscite con il femminile in alfa impuro lungo: ž¬š, ž‹, ž¬ˆ. Questo tipo di aggettivi verbali esprime un'idea di possibilit’: †ž¬š, †ž‹, †ž¬ˆ = Che si pu¡ sciogliere, solubile. Aggettivi verbali del II tipo
Hanno una flessione a tre uscite come gli aggettivi della prima classe a tre uscite con il femminile in alfa puro: žÊ—š, žÊƒ, žÊ—ˆ. Questo tipo di aggettivi verbali esprime un'idea di dovere: †žÊ—š, †žÊƒ, †žÊ—ˆ = Che si deve sciogliere. Questi aggettivi verbali del secondo tipo, se seguiti dal verbo …ß„, formano la costruzione perifrastica passiva, comportandosi come il gerundivo latino. Formazione degli aggettivi verbali
I vari temi verbali si comportano in maniera diversa: Temi in Gutturale e Labiale: Mantengono sempre la consonante sorda davanti all'uscita dell'aggettivo: ©•™ŽŽ² ----> ©•ƒŠž¬š,©•ƒŠž‹,©•ƒŠž¬ˆ / ©•ƒŠžÊ—š, ©•ƒŠžÊƒ, ©•ƒŠžÊ—ˆ. Temi in dentale: Si inserisce un - Ž - al posto della dentale: ¿•Œ™È—ƒ‰ ----> ¿•ŒƒŽž¬š, ¿•ŒƒŽž‹, ¿•ŒƒŽž¬ˆ / ¿•ŒƒŽžÊ—š, ¿•ŒƒŽžÊƒ, ¿•ŒƒŽžÊ—ˆ.
Morfologia (3) - parti invariabili del discorso Sintassi Bibliografia ” Dino Pieraccioni, Morfologia storica della lingua greca, D'Anna, Messina-Firenze 1975; Grammatica Greca, Firenze, 1976. ” Carmelo Restifo, Nuovo Corso di Greco. vol.1 Grammatica Firenze, Le Monnier 2001 ” Angelo Cardinale, I Greci e noi, Ferraro, Napoli 1990. ” Pierangelo Agazzi, Massimo Vilardo, "††‡ˆ‰Žž„", Grammatica della lingua greca, Zanichelli ” Eric G. Jay, Grammatica greca del Nuovo Testamento, http:/ / www.clcitaly.com/ live/ articolo/ index. php?query=010938
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Grammatica del greco antico
Voci correlate ” ” ” ” ” ” ” ” ” ” ” ”
Lingua greca Lingua greca antica Alfabeto greco Segni diacritici dell'alfabeto greco Fonetica greca Prima declinazione greca Seconda declinazione greca Terza declinazione greca Classi verbali del greco antico Sistema di numerazione greco Grec¢a Salentina Periodo ipotetico della eventualit’
Collegamenti esterni ” LA GRAMMATICA E LA SUA UTILITA' SECONDO GLI ANTICHI [1], articolo di Giovanni Costa sul sito STORIA E SOCIETó [2] di Enrico Pantalone
Note [1] http:/ / www.enricopantalone.com/ lagrammaticaelasuautilita.pdf [2] http:/ / www.enricopantalone.com/ index.html
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