Greco antico wikibooks
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Indice Voci Copertina
1
Introduzione
1
Alfabeto
3
Pronuncia
5
Numerazione
6
Le parole atone
8
Segni diacritici, regole dell'accento, segni di interpunzione
9
Apostrofo ed elisione; aferesi; coronide e crasi; dieresi
11
Nomi
11
Prima declinazione
12
Declinazione attica
16
Seconda declinazione
17
Terza declinazione
20
Articoli
46
Aggettivi
49
Aggettivi della prima classe
49
Aggettivi della seconda classe
51
Avverbi
65
Interiezioni
67
Verbo
68
Presente
70
Imperfetto
74
Verbi contratti
76
Aoristo
79
Perfetto e piuccheperfetto
88
Futuro
100
Verbi in -ۥ
105
Verbo essere
108
Aggettivi verbali
110
Complementi
111
Note Fonti e autori delle voci
114
Fonti, licenze e autori delle immagini
115
Indice Voci Copertina
1
Introduzione
1
Alfabeto
3
Pronuncia
5
Numerazione
6
Le parole atone
8
Segni diacritici, regole dell'accento, segni di interpunzione
9
Apostrofo ed elisione; aferesi; coronide e crasi; dieresi
11
Nomi
11
Prima declinazione
12
Declinazione attica
16
Seconda declinazione
17
Terza declinazione
20
Articoli
46
Aggettivi
49
Aggettivi della prima classe
49
Aggettivi della seconda classe
51
Avverbi
65
Interiezioni
67
Verbo
68
Presente
70
Imperfetto
74
Verbi contratti
76
Aoristo
79
Perfetto e piuccheperfetto
88
Futuro
100
Verbi in -ۥ
105
Verbo essere
108
Aggettivi verbali
110
Complementi
111
Note Fonti e autori delle voci
114
Fonti, licenze e autori delle immagini
115
Licenze della voce Licenza
116
Copertina
1
Copertina Benvenuto nel wikibook:
Greco antico
Vai ai contenuti >> Fase di sviluppo:Greco antico (sviluppo)
Introduzione Il greco antico € lo stadio storico del processo evolutivo della lingua greca. Tale stadio dello sviluppo della lingua greca viene comunemente compreso tra il periodo arcaico (circa tra il IX ed il VI secolo a.C.) ed il periodo classico (all'incirca fino al IV secolo a.C.)
L'incipit dell'Odissea in lingua greca antica
Il greco antico € preceduto, nel II millennio a.C. dal Miceneo ed € invece seguito dal greco ellenistico, definito Koin€ o greco biblico, la cui evoluzione porter• al greco bizantino.
Il greco antico € stata una delle lingue pi‚ importanti nella storia della cultura dell'umanit•: € stata la lingua di Omero ed € stata la lingua dei primi filosofi e dei primi scrittori dell'occidente. Termini del greco antico sono stati utilizzati dai romani, e, attraverso questi, sono arrivati fino ai nostri giorni. La nomenclatura binomiale, sebbene sia espressa in latino, attinge fortemente nel vocabolario del greco antico. Numerosi concetti, come quello di democrazia, sono nati nella Grecia antica e sono pervenuti ai nostri giorni. Il greco antico era, come il greco moderno che ne € la naturale evoluzione, una w:lingua indoeuropea, le cui origini sono ancora oggi difficili da chiarire: le diverse tipologie di linguaggi greci che venivano parlati in Grecia, avevano una comune radice che i linguisti hanno definito protogreco, diffuso, prima della migrazione dorica, in area balcanica. Rintracciare un antenato precedente risulta, causa la mancanza di testi scritti, molto difficoltoso, ma sembra poter affermare una stretta comunione di radici del greco antico con la lingua armena, parlando cosƒ di un progenitore chiamato greco-armeno. Si pu„ pensare che il protogreco abbia perso la propria unit• linguistica al tempo della invasione dorica, a seguito della quale, in un periodo compreso all'incirca fra il 1200 ed 1000 a.C., si sono sviluppate numerose varianti di greco antico, ricordati come dialetti greci. Le prime attestazioni del greco antico compaiono circa nell'8… secolo a.C. con lo
Introduzione sviluppo di un definito alfabeto. La perdita dell'unit• linguistica porta allo sviluppo di diverse variet• di greco che corrisponde alla suddivisione del popolo greco antico, ognuno dei quali con uno specifico dialetto: dorico, eolico e ionico. Essi avevano caratteristiche peculiari, ma erano talmente affini da essere intellegibili tra loro. In Italia, il greco antico € studiato, insieme al latino, nel liceo classico.
Dialetti
† possibile suddividere i dialetti del greco antico in 4 gruppi: ‡ Gruppo occidentale (in marrone e nocciola): ‡ Greco nord-occidentale ‡ Dorico ‡ Gruppo del Greco eolico (in giallo): ‡ Eolico asiatico ‡ Tessaliano ‡ Greco di Beozia ‡ Greco ionico o Greco ionico-attico (in viola e indaco): ‡ Attico ‡ Eubeo ‡ Greco delle Cicladi ‡ Arcadocipriota (in verde): ‡ Greco di Arcadia ‡ Cipriota Dopo le conquiste di Alessandro Magno, il greco antico si evolver• in una forma unitaria, definita koinˆ, dando origine ad un greco comune, largamente basato sul dialetto attico, ma con importanti influenze provenienti dagli altri
2
Introduzione
3
dialetti.
Morfologia Il greco, come molte altre lingue indoeuropee, € una lingua inflessa. † fortemente arcaica nella conservazione delle forme dell'indoeuropeo. Nel greco antico i nomi (inclusi i nomi propri) hanno 5 casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo e vocativo), 3 generi (maschile, femminile e neutro) e 3 numerali (singolare, duale e plurale). I tempi hanno 4 modi (indicativo, imperativo, congiuntivo, e ottativo), 3 diatesi (attiva, media e passiva) e 3 persone (prima, seconda e terza).
Alfabeto L'alfabeto greco, in greco antico chiamato ‰Š‹Œ‹Ž ‘’“”” ( phoinik•ia gr‚mmata), che significa "lettere fenicie", deriva, per l'appunto, dall'alfabeto dei Fenici, i quali furono i primi, anche se non con certezza (perchˆ in dubbio con la datazione dell'alfabeto aramaico), a creare un sistema di scrittura dove ciascun grafema (lettera) corrispondeva ad un fonema (suono): un alfabeto fonetico. Poichˆ nell'alfabeto fenicio non erano presenti le vocali, i Greci dovettero adattare alcuni segni usati per consonanti come suoni vocalici, per il fatto che nel fenicio, come in tutte le lingue semite, non avevano e non hanno molta importanza, tanto da non avere un corrispettivo segno grafico. Segue l'alfabeto classico completo: € essenziale conoscere la corretta pronuncia e scrittura delle lettere per poter apprendere la lingua. Esso € formato da 24 lettere, di cui 7 vocali e 17 consonanti:
Alfabeto greco Lettera
Nome
Pronuncia
Traslitterazione latina
Greco
Trascrizione tradizionale
–
—˜‰
Alfa
[a]
a
™š
š›
Beta
[b]
b
œ‘
‘“””
Gamma
[g], []
g, n
žŸ
Ÿ˜
Delta
[d]
d
¡Ž
¢ £‹˜¤Œ
Epsilon
[e]
e
¥¦
¦›
Zeta
[zd]
z
§¨
©
Eta
[€:]
e
ª«
«›
Theta
[t•] ([«])
th
¬‹
®
Iota
[i]
i
¯
“°°
Kappa
[k]
k, c
±˜
˜“”šŸ
Lambda
[l]
l
²”
”³
Mi
[m]
m
´Œ
Œ³
Ni
[n]
n
µ¶
¶
Xi
[ks]
x, ks
·Š
¸ ”‹’¤Œ
Omicron
[o]
o
¹°
°
Pi
[p]
p
º’
»®
Rho
[r]
r
Alfabeto
4 ¼½
½‘”
¾
Sigma
[s]
Sigma (finale)
[s]
s
¿
³
Tau
[t]
t
ÀÁ
 £‹˜¤Œ
Ypsilon
[y]
u
É
‰
Phi
[p•] ([‚], [f])
ph
ÄÅ
Å
Chi
[k•] ([Æ]~[x])
ch, kh
Ç£
£
Psi
[ps]
ps
ÈÉ
Ê ”‘
Omega
[ƒ:]
o
Esistono anche altre lettere di antichi alfabeti greci estranee agli alfabeti ionico e attico: 1. Lo jod (Ë, pronunciato come la i di aiuto), questa lettera semiconsonantica € scomparsa molto prima del periodo classico ma comunque ha comportato dei mutamenti nella declinazione di alcune parole, soprattutto per quanto riguarda spirito e accento. 2. Lo stigma (¾, pronunciato -st-) era invece inizialmente utilizzato solo per indicare il numero 6 (vedi "Numerazione"), in seguito venne pronunciato appunto come il gruppo "½". 3. Il digamma o uau / vau (Ì, pronunciato come la u di uomo, meno correttamente come la v di vino) € una semiconsonante tipica dei dialetti eolico e dorico, presente quindi anche in Omero; € scomparsa poi prima del periodo classico. 4. Il sampi (Í, pronunciato -ss- o -ks-) € scomparso. 5. Il qoppa (Î, pronunciato [k] e scritto davanti alle vocali posteriori), presto scomparso in seguito alla generalizzazione di . 6. Il sigma lunato (C), variante grafica di sigma; ha la stessa forma in tutte le posizioni. nota storica: La lettera "H" agli inizi fu usata per segnare l'aspirazione di una vocale posta all'inizio di una parola,
successivamente invece venne adoperata per segnare la e lunga.
Pronuncia
Pronuncia La pronuncia del greco antico, cosƒ come si studia nelle scuole, € il frutto di una convenzione: infatti i suoni del greco antico hanno subÏto una trasformazione profonda nel passaggio dalla fase arcaica a quella bizantina. ‡ La pronuncia bizantina del greco € molto simile a quella del greco moderno; essa fu proposta dal filologo tedesco Johannes Reuchlin (1455-1522), da cui trae la denominazione di pronuncia reucheliana o itacistica dal modo in cui viene pronunciata la ¨ [ita], che sostenne l'opportunit• di leggere il greco antico come il greco moderno. ‡ A questa tendenza "modernistica" reagƒ l'umanista olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536), il quale cerc„ di reintegrare la pronuncia del greco classico (pronuncia erasmiana o etacistica, dal nome in cui viene pronunciata la ¨ [€ta]). La pronuncia etacistica € quella che riflette maggiormente la realt• fonetica del greco antico ed € quella adottata nelle scuole italiane ed europee. La pronuncia itacistica € invece correntemente usata nelle scuole greche.
Vocali Le vocali si pronunciano nel seguente modo: ‡ : si pronuncia molto aperta. ‡ Ž, ¨: Ž (e breve) si pronuncia chiusa [e] come in essa; ¨ (e lunga) si pronuncia aperta [€:] come in lei, lunga; nella prassi scolastica hanno la stessa apertura e lunghezza; ‡ Š, É: o (o breve) si pronuncia chiusa [o] come in oltre; É (o lunga) si pronuncia aperta lunga [ƒ:] come in oro; nella prassi scolastica hanno la stessa apertura e lunghezza; ‡ Á: si pronuncia come la u francese [y] in mur "muro", sucre "zucchero"; tuttavia: ‡ quando si trova nei dittonghi, si pronuncia come la "u" italiana; ‡ il dittongo ŠÁ si legge [u]: šŠ³¾ "bue"; ‡ Il dittongo Ž‹, in greco antico, quando deriva da ŽŽ, si pronuncia [e:] (e lunga chiusa), oggi leggiamo "ei" ‡ Il dittongo ŠÁ, in greco antico, quando deriva da ŠŠ, si pronuncia [o:] (o lunga chiusa), oggi leggiamo ugualmente "u".
Consonanti Le consonanti si pronunciano nel seguente modo: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
‘: ha sempre suono gutturale, ma quando si trova prima di ‘, , ¶, Å, si pronuncia come la n italiana di pa nca. : ha sempre suono gutturale. ¦: ha suono dolce come "zaino". «: propriamente sarebbe un'occlusiva aspirata [t•]; nella prassi scolastica si pronuncia come il gruppo "th" nella parola inglese "think", come nel greco moderno. Å: propriamente sarebbe un'occlusiva aspirata [k•]; nella prassi scolastica si pronuncia come la c aspirata in toscano o il ch tedesco, come in greco moderno. ‰: propriamente sarebbe un'occlusiva aspirata [p•]; nella prassi scolastica si pronuncia come la f italiana, come in greco moderno. : si pronuncia come la t italiana. ¶: si pronuncia come la x latina. £: scrive le due consonanti ps come in psicologia.
5
Numerazione
Numerazione Nell'antica Grecia pareTemplate:Chiarire esistessero due tipi di numerazione, entrambe in base dieci. La pi‚ antica (numerazione attica) venne usata correntemente fino al V secolo a.C., quando entr„ in uso la numerazione ionica che prese il sopravvento in et• alessandrina.
La numerazione attica Nella numerazione attica (o erodianica) il sistema era puramente additivo ed esisteva un numero limitato di simboli di valore costante. Il numero 1 era rappresentato con un trattino verticale, ripetuto fino a quattro volte per rappresentare, appunto, i numeri da 1 a 4. A questo simbolo se ne aggiungevano altri appositi per il 10, il 100, il 1000 e il 10000. 1= € ( | (cerchietto, archetto, trattino) 10= - o (trattino orizzontale, cerchietto pi• grande) 100= ‚ 1000= ƒ (albero) 10.000= C (capanna, dall'egizio?)
Ad esempio per rappresentare il numero 7699 bisognava usare 31 simboli: 9 (1) + 9 (10) + 6 (100) + 7 (1000)
Il problema era la smisurata ripetizione di segni identici. Nel VI secolo a.C. ci fu una sostanziale semplificazione della notazione. Furono introdotte cifre speciali per 5, 50, 500, 5000: una base 5 ausiliaria per supportare la base 10. Cosƒ nel caso del 7699 1 (5000) + 2 (1000) + 1 (500) + 1 (100) + 1 (50) + 4 (10) + 1 (5) + 4 (1)
15 segni e non pi‚ 31. Tale evoluzione alleggeriva la notazione, ma era un regresso per quel che riguardava il calcolo: infatti inserendo cifre speciali supplementari all'unit• e ad ogni potenza della sua base, si diminuirono le possibilit• operatorie (resti e riporti sottostavano a pi‚ regole) e ci si costrinse al ricorso di tavole per contare e abachi (supporto esterno). Inoltre fu usato il metodo dell'acrofonia, cio€ si usava come segno di un numero l'iniziale del nome del numero stesso, ad esempio 5 = Pente = ¹, 10 = Deka = ž, mentre il 50 era dato da una sovrapposizione delle due lettere. In questo modo si and„ oltre l'ideogramma.
La numerazione ionica Nella numerazione ionica (o alfabetica) si faceva uso delle lettere dell'alfabeto greco; tuttavia richiedeva ben ventisette simboli, tre in pi‚ di quanti ne contenesse l'alfabeto classico, motivo per cui si utilizzavano delle lettere presenti nell'alfabeto arcaico: il digamma (Ì), che in et• medievale viene deformato in stigma (Ð), il qoppa (Ñ) e il sampi (Ò).
6
Numerazione
7
: 1
‹: 10
’: 100
š: 2
: 20
½: 200
‘: 3
˜: 30
: 300
Ÿ: 4
”: 40
Á: 400
Ž: 5
Œ: 50
‰: 500
Ð (stigma): 6
¶: 60
Å: 600
¦: 7
Š: 70
£: 700
¨: 8
°: 80
É: 800
«: 9 Ñ (qoppa): 90 Ò (sampi): 900
La scrittura di un numero si otteneva per giustapposizione di questi simboli, con un principio di posizione analogo a quello della numerazione decimale: ad esempio, il numero 123 si scriveva come ’‘ e non ‘’, sebbene questo potrebbe sembrare equivalente visto che i simboli hanno un valore fisso. Era possibile anche scrivere numeri pi‚ grandi di 999: per le migliaia fino a 9000 si precedeva uno dei numeri unitari con un apostrofo ('), cosƒ ad esempio 1000 diventava ', mentre per le decine di migliaia si usava il simbolo M , ad esempio 320000 diventava M ˜š. I greci rappresentavano anche le frazioni utilizzando l'apostrofo, posizionandolo per„ alla fine del numero anzichˆ all'inizio. Cosƒ, per esempio, diventava š'. Questa notazione andava bene finchˆ il numeratore era unitario, perchˆ quando non lo era si prestava a facili ambiguit•. Ad esempio, ¶š' €
oppure
. A causa di questo, nel tempo si
utilizzarono altri metodi, come ad esempio porre un trattino sopra al numeratore per distinguerlo, finchˆ Diofanto di Alessandria non introdusse una rappresentazione del tutto analoga alla nostra, ma con le posizioni di numeratore e denominatore invertite.
Le parole atone
Le parole atone Nel greco antico le parole prive di un accento proprio sono dette €tone (dal greco ƒ„…†…‡, senza tono, accento); esse devono, per poter essere pronunziate, "poggiarsi" o alla parola che le precede, e allora verranno dette enclitiche (Ž‘˜‹ŒÉ = "appoggiarsi"), o a quelle che le seguono, e allora saranno dette proclitiche (°’Š˜‹ŒÉ = "piegarsi in avanti"), e formeranno con esse una sola unit• fonetica.
Le enclitiche Le enclitiche sono molto comuni anche in italiano e sono tutte le particelle pronominali o avverbiali che si appoggiano al verbo che le precede e che mantiene, nella pronuncia, il suo accento: pˆrtamelo, d‰tecelo, and‚tevene, d‚tegliela. In greco le enclitiche che, di solito, non si fondono graficamente con la parola tonica cui si appoggiano sono : ‡ tutte le forme del pronome indefinito ‹¾, ‹ = "qualcuno", "qualcosa" in tutte le sue forme flessive (‹ŒŠ¾, ‹Œ‹, ‹Œ, ‹ŒŽ¾, ‹Œ, ‹ŒÉŒ, ‹½‹, ‹Œ¾, ‹ŒŠ‹Œ); ‡ le forme monosillabiche dei pronomi personali : ”ŠÁ, ”Š‹, ”Ž = "di me, a me, me", ½ŠÁ, ½Š‹, ½Ž = "di te, a te, te", ½‰‹Œ-½‰‹½‹ = "a loro", ½‰¾ = "loro" (acc.); ‡ le forme del presente indicativo del verbo Ž‹”‹ = "essere" (Ž‹”‹, Ž‹, ޽‹, Ž½ŠŒ, Ž½ŠŒ, ޽”ŽŒ, ޽Ž, Ž‹½‹) tranne la 2… persona singolare "Ž‹" = " tu sei" poichˆ € tonica; [Il verbo essere in greco € enclitico solo in funzione di copula] ‡ le forme del presente indicativo del verbo ‰¨”‹ = "dire" tranne la 2… persona singolare. ‡ alcuni avverbi indefiniti come °ŠÁ = "in qualche luogo", °Š«‹ = "in qualche luogo" , °Š«ŽŒ = "da qualche parte", ‡ le particelle ‘Ž = "almeno" °Ž’ = "appunto", ŒÁŒ = " dunque", Ž = "e, anche, ancora". La parola tonica e l'enclitica (gruppo d'enclisi) nella pronuncia costituiscono un'unica parola. Il gruppo d'enclisi perci„ € sottoposto alle regole dell'accento con un'unica differenza: nel gruppo d'enclisi la sillaba finale, anche se lunga, vale come breve.
Le proclitiche Le proclitiche, a differenza delle enclitiche, si appoggiano alla parola che segue, senza per„ determinare alcuna variazione di accento nella parola tonica; anche in italiano esse sono presenti in "non voglio, glielo dico, te la diedi". In greco sono proclitiche : ‡ l'articolo determinativo nelle forme del nominativo singolare e plurale, maschile e femminile: Š, ¨, Š‹, ‹; ‡ le preposizioni Ž‹¾ = "verso", Ž, ޶ = " da", ŽŒ = "in", ɾ = "verso"; ‡ le congiunzioni Ž‹ = "se", ɾ = "come, che, quando, poichˆ, sicchˆ, affinchˆ"; ‡ le negazioni ŠÁ = "non". Le proclitiche prendono l'accento d'enclisi, sempre acuto, se sono seguite da un'enclitica. Pi‚ proclitiche che si susseguono non prendono mai l'accento.
8
Segni diacritici, regole dell'accento, segni di interpunzione
Segni diacritici, regole dell'accento, segni di interpunzione Spiriti Gli spiriti si scrivevano soltanto su una vocale o un dittongo iniziale e sulla consonante rho (º ’). Il loro nome (in greco °ŒŽ³” ( pneuma), in latino spiritus significa propriamente ÓsoffioÔ. Essi indicano la presenza (spirito aspro) o l'assenza (spirito dolce) di un'aspirazione iniziale nella pronuncia della parola. Lo spirito aspro indica, come detto, la presenza di aspirazione iniziale. Si segna sopra la vocale iniziante di parola quando essa era anticamente preceduta da sigma o digamma, o entrambi, che, cadendo, hanno lasciato aspirazione, e su rho. Lo spirito dolce indica la completa assenza di aspirazione iniziale, e si segna sempre su parola iniziante per vocale, a meno che sia di origine aspra.
Accenti L'accento pu„ essere acuto, grave o circonflesso. Ci sono leggi che governano la caduta dell'accento: 1. Se la parola € tri/polisillabica, e l'ultima € breve, l'accento cadr• sulla terzultima; se l'ultima € lunga l'accento cadr• sulla penultima. 2. Se la parola € bisillabica l'accento cadr• sull'ultima o sulla penultima sillaba. Se una parola bisillabica ha la prima lunga e la seconda breve, e nel caso in cui l'accento cada sulla prima sillaba, l'accento sar• circonflesso (legge del trocheo finale,detta anche legge sotera dalla parola greca che ne trova applicazione) 3. Nella contrazione di due vocali, se l'accento cade sul primo elemento della contrazione, l'accento sar• circonflesso, se cade sul secondo elemento sar• acuto.L'accento acuto, secondo la l egge di limitazione, non pu„ cadere oltre la terzultima sillaba, sulla penultima se circonflesso. L'accento acuto sull'ultima si chiama ossitono, sulla penultima Classificazione delle parole sulla base dell'accento
Dal punto di vista dell'accento, le parole greche vengono classificate nel seguente modo: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
parole ossŠtone: hanno l'accento acuto sull'ultima sillaba (ad es. Õ‘Ö); parole parossŠtone: hanno l'accento acuto sulla penultima sillaba (ad es. —‘É); parole proparossŠtone: hanno l'accento acuto sulla terzultima sillaba (ad es. בɑŽ); parole perispˆmene: hanno l'accento circonflesso sull'ultima sillaba (ad es. ‹”®); parole properispˆmene: hanno l'accento circonflesso sulla penultima sillaba (ad es. Ÿ®’ŠŒ).
Leggi di limitazione dell'accento greco
L'accento greco era regolato da precise leggi (leggi di limitazione) che ne limitavano i gradi di libert•: ‡ In primo luogo, si ribadisce che l'accento acuto e quello grave possono cadere sia su vocali lunghe sia su vocali brevi; l'accento circonflesso cade solo e soltanto su vocali lunghe . ‡ trisillabismo: l'accento non pu„ in nessun caso ritrarsi oltre la terz'ultima sillaba; ‡ legge dell'ultima sillaba: se l'ultima sillaba € lunga, l'accento acuto cadr• sulla penultima; ‡ parole ossitone all'interno di frase: l'accento grave cade sull'ultima sillaba di una parola ossitona, all'interno di frase, non mai per„ prima di segno di interpunzione debole o forte; ‡ legge del trocheo finale , o legge ½É›’: se l'ultima € breve e la penultima € lunga e l'accento cade sulla penultima, allora quest'ultima avr• l'accento circonflesso, come nella parola ½É›’, "salvatore", fatti salvi i casi contemplati dalla seguente;
9
Segni diacritici, regole dell'accento, segni di interpunzione ‡ legge di Vendryes, o legge delle parole anfibrache, o legge ‹ŒŒŽ : Le parole che hanno l'ultima breve, la penultima lunga, la terzultima breve, si sottraggono all'applicazione della legge ½É›’ e hanno l'accento acuto sulla terzultima. La legge di Vendryes € chiamata appunto legge בɑŽ, poichˆ la parola ×‘É‘Ž la esemplifica perfettamente. ‡ legge di Wheeler o legge del dattilo finale: una parola con l'accento acuto sull'ultima, ritrae l'accento sulla penultima, se la terzultima € lunga, mentre la penultima e la finale sono brevi: ad esempio, °’½Ø che diventa °’“½‹. Inoltre: ‡ Nella contrazione di due vocali, se l'accento cade sul primo elemento della contrazione, l'accento sar• circonflesso, se cade sul secondo elemento sar• acuto.L'accento acuto, secondo la l egge di limitazione, non pu„ cadere oltre la terzultima sillaba, sulla penultima se circonflesso. L'accento acuto sull'ultima si chiama ossitono, sulla penultima ‡ Si tenga presente che in greco antico l'accento tende a permanere nella sua sede originaria, a meno che una delle leggi sopra descritte non ne alteri la posizione. A volte, come nel caso dei temi della terza declinazione in iota, avvengono dei fenomeni che serviranno ai fini dell'accento. Nota bene Posizione grafica dell'accento rispetto agli spiriti aspro e dolce : come abbiamo gi• accennato, scritto sopra le
vocali minuscole iniziali di parola accentate, l'accento acuto € posto a destra dello spirito aspro o dolce, come in •‘É‘Ž; l'accento circonflesso € posto al di sopra dello spirito aspro e dolce. Il gruppo grafico formato da accento e spirito € posto in alto a sinistra delle maiuscole. Attenzione: nei dittonghi propri, l'accento si scrive graficamente sulla vocale chiusa, ma si legge sulla vocale aperta , come nella parola ‚ƒ„…†‡. Nei dittonghi impropri, se la vocale lunga € un'iniziale maiuscola, l'accento e lo spirito vengono scritti in alto a sinistra della vocale lunga, non sull'iota ascritto, come in ˆ‰Š‹Œ. Nota bene Ai fini dell'accentazione i dittonghi Š‹ ed ‹ finali di parola sono sentiti come brevi (tranne che nell'ottativo di alcuni tempi). Perci„ una parola come —Œ«’ɰЋ € proparossitona e una parola come ‘˜®½½‹ € perispomena. Invece gli stessi dittonghi sono lunghi nell'ottativo e nei nomi contratti.
I segni di interpunzione I segni di interpunzione usati in greco antico sono : ‡ ‡ ‡ ‡
la virgola "," che corrisponde alla virgola usata in italiano; il punto fermo "." che corrisponde al punto fermo usato in italiano; il punto in alto "Ù" che, a seconda del contesto, pu„ corrispondere al nostro punto e virgola e ai nostri due punti; il punto e virgola ";" che corrisponde al nostro punto interrogativo.
10
Apostrofo ed elisione; aferesi; coronide e crasi; dieresi
Apostrofo ed elisione; aferesi; coronide e crasi; dieresi L'elisione indica la caduta della vocale finale di una parola davanti alla vocale iniziale della parola successiva e si indica con l'apostrofo = ' (°Š½’Љо = "volto altrove"). L'aferesi € la caduta della vocale iniziale di una parola che segue ad un'altra parola che finisce in vocale (ma € un fenomeno assai raro) e si indica con Ú. La crasi € la fusione di due parole in una sola; il suo segno € la coronide( Š’ÉŒ‹¾ = "linea curva") che si indica anch'essa con ' e si pone sulla vocale o sul dittongo che risultano dalla fusione. La dieresi (Ÿ‹‹’޽‹¾ = "separazione") il cui segno € Û, indica che due vocali (aspra e dolce), che di solito formano un dittongo, in questo caso costituiscono due sillabe distinte e separate, cio€ formano uno iato ( dal lat. hiatus = "apertura","spaccatura"); il segno si pone sulla seconda vocale, cio€ quella dolce, mentre l'eventuale spirito si pone sulla prima vocale, cio€ su quella aspra.
Nomi Il greco € una lingua che declina i nomi secondo la funzione logica nella frase. I sostantivi si sono pian piano raggruppati fino a formare tre declinazioni: ‡ prima declinazione: sono principalmente femminili (circa 11.000)in alfa lungo/breve puro/impuro, ma ci sono anche nomi maschili (circa 6.000) in alfa lungo puro/impuro ‡ seconda declinazione: nomi principalmente maschili, pochi femminili che si declinano come il maschile, e sostantivi neutri. Vi appartengono i temi in -o-. ‡ terza declinazione: vi appartengono i nomi in labiale (-š-, -°-, -‰-), velare (-‘-, --, -Å-), dentale (-Ÿ-, -«-, --), liquida (-˜-, -’-),nasale (-Œ-), in -Œt-, in elisione di sigma, in vocale (-‹-, -Á-) e in dittongo (-ÉF-, -Šj-, -¨F-). Infine ci sono vari nomi che hanno il nominativo diverso dal genitivo per varie cause.
11
Prima declinazione
12
Prima declinazione La prima declinazione comprende principalmente sostantivi femminili (circa 11.000), i quali hanno il nominativo in - e -¨, e i maschili (circa 6.000), che hanno il nominativo in -¾ e -¨¾, mentre non ci sono sostantivi neutri.
Sostantivi femminili I sostantivi femminili possono avere le seguenti possibilit•: ‡ - lungo: se l'alfa lungo € puro (cio€ se € preceduto da Ž, ‹ e ’), il tema in - si mantiene in tutta la declinazione; se invece € impuro il tema si trasforma in -¨, ma solo nel singolare. ‡ - breve: se l'alfa breve € puro il tema in - si mantiene in tutta la declinazione, se € impuro il tema in - si trasforma in tema in -¨ nei casi obliqui (genitivo e dativo). Si dividono, dunque, in quattro sottoclassi: ‡ Femminili in alfa puro lungo, con la lunga in tutto il singolare; ‡ Femminili in alfa puro breve, con la in tutto il singolare, breve nei casi retti (nominativo, vocativo, accusativo), lungo nei casi obliqui (genitivo e dativo); ‡ Femminili in alfa impuro lungo, in cui si muta in ‹ in tutto il singolare e sono detti perci„ anche "nomi in eta"; ‡ Femminili in alfa impuro breve, in cui si muta in ‹ solo nei casi obliqui (genitivo e dativo) del singolare, che lo allungano. [Per ricordare meglio quando si tratta di un € puro, si pu• ricordare che lo ‚ quando ‚ preceduto dalle lettere della parola Eire, uno dei nomi con cui ‚ denominata l'Irlanda.]
Modello dei sostantivi femminili in - puro lungo: Singolare Nominativo Ü ÅÖ’
Duale
Ý ÅÖ’
Plurale
Þ Å®’‹
Genitivo
›¾ ÅÖ’¾ Œ ÅÖ’‹Œ ®Œ ÅÉ’®Œ
Dativo
ß ÅÖ’à
Accusativo
ጠÅÖ’Œ Ý ÅÖ’
ݾ ÅÖ’¾
Vocativo
Ê ÅÖ’
Ê Å®’‹
Œ ÅÖ’‹Œ ¾ ÅÖ’‹¾
Ê ÅÖ’
Modello dei sostantivi femminili in - puro breve: Singolare Nominativo Ü ”Š’
Duale
Ý ”ŠØ’
Plurale
Þ ”Š’‹
Genitivo
›¾ ”ŠØ’¾ Œ ”ŠØ’‹Œ ®Œ ”Š‹’®Œ
Dativo
ß ”ŠØ’à
Accusativo
ጠ”Š’Œ Ý ”ŠØ’
Modello dei sostantivi femminili in - impuro lungo:
Œ ”ŠØ’‹Œ ¾ ”ŠØ’‹¾ ݾ ”ŠØ’¾
Prima declinazione
13
Singolare Nominativo Ü ’⌨
Duale
Plurale
Ý ’âŒ
Þ ’›Œ‹
Genitivo
›¾ ’⌨¾ Œ ’⌋Œ ®Œ ’¨Œ®Œ
Dativo
ß ’âŒã
Accusativo
ጠ’⌨Œ Ý ’âŒ
ݾ ’⌾
Vocativo
Ê ’⌨
Ê ’›Œ‹
Œ ’⌋Œ ¾ ’⌋¾
Ê ’âŒ
Modello dei sostantivi femminili in - impuro breve ( ²Š³½ "Musa"): Singolare Nominativo Ü ²Š³½
Duale
Plurale
Ý ²Šä½
Þ ²Š³½‹
Genitivo
›¾ ²Šä½¨¾ Œ ²Šä½‹Œ ®Œ ²ŠÁ½®Œ
Dativo
ß ²Šä½ã
Accusativo
ጠ²Š³½Œ Ý ²Šä½
ݾ ²Šä½¾
Vocativo
Ê ²Š³½
Ê ²Š³½‹
Œ ²Šä½‹Œ ¾ ²Šä½‹¾
Ê ²Šä½
Declinazione dei maschili I maschili della prima declinazione hanno caratteristiche autonome rispetto ai femminili: ‡ ‡ ‡ ‡
si dividono in due sole sottoclassi: maschili in alfa puro e maschili in alfa impuro; hanno il nominativo singolare in -Œ (nominativo sigmatico ); hanno il genitivo singolare in -Ž, preso a prestito dalla II declinazione; i nomi d'agente e di popolo in -ƒ‹Œ e i composti di -‘ƒ’‹Œ, -“”‹Œ e -ƒ’…–‹Œ escono in breve al vocativo singolare; lo stesso vale per il nome —˜’™‹Œ "persiano".
Qui di seguito, la declinazione dei maschili. Declinazione dei maschili in alfa puro ( ”ؾ, "dispensiere"): Singolare Nominativo å ”Ø¾
Duale
æ ”Ø
Plurale
ŠÞ ”Ø‹
Genitivo
г ”ØŠÁ ŠŒ ”Ø‹Œ ®Œ ”‹®Œ
Dativo
ç ”Øà
Accusativo
èŒ ”ØŒ æ ”Ø
oé¾ ”ؾ
Vocativo
Ê ”Ø
Ê ”Ø‹
ŠŒ ”Ø‹Œ о ”Ø‹¾
Ê ”Ø
Declinazione dei maschili in alfa impuro ( ½’“°¨¾ "satrapo"):
Prima declinazione
14
Singolare Nominativo å ½’“°¨¾
Duale
Plurale
æ ½’“°
ŠÞ ½’“°‹
Genitivo
г ½’“°ŠÁ ŠŒ ½’“°‹Œ ®Œ ½’°®Œ
Dativo
ç ½’“°ã
Accusativo
èŒ ½’“°¨Œ æ ½’“°
Šé¾ ½’“°¾
Vocativo
Ê ½’“°¨
Ê ½’“°‹
ŠŒ ½’“°‹Œ о ½’“°‹¾
Ê ½’“°
Particolarit€ dei sostantivi maschili Alcune particolarit•: ‡ alcuni nomi risentono di un influsso del dialetto dorico, ed hanno un genitivo in lungo: fra questi: –Ž’’šŒ, "Borea" il vento del nord; il nome punico ›††…–Œ "Annibale"; il nome romano œŒ "Silla"; tale genitivo dorico € proprio anche della parola ž’†‰ŸŽŸ‘’Œ "uccellatore"; ‡ il genitivo del nome –™‹Œ "Cambise" ha la forma ionica –™„‡.
Prima declinazione contratta La prima declinazione contratta € caratteristica di pochi sostantivi come, ad esempio, i femminili †š, "mina" (unit• monetaria e di peso) e ›Ÿ‹†š, "Atena", ™‚¡ "fico"; notevole appare il nome maschile ¢’¡Œ, "Hermes", che per„ al duale e al plurale cambia di genere (diventa femminile), e di significato, dato che indica "le statue del dio Hermes", le Erme. N.B. I nomi contratti di prima declinazione sono sempre perispomeni. Declinazione dei femminili in alfa ( ”Œê, "mina"): Singolare Nominativo Ü ”Œê
Duale
æ ”Œê
Plurale
Þ ”Œ
Genitivo
›¾ ”Œê¾ ŠŒ ”ŒŒ ®Œ ”Œ®Œ
Dativo
ß ”Œë
Accusativo
ጠ”ŒêŒ æ ”Œê
ݾ ”Œê¾
Vocativo
Ê ”Œê
Ê ”Œ
ŠŒ ”ŒŒ ¾ ”Œ¾
Ê ”Œê
Declinazione dei femminili in eta ( ½Á›, "fico"): Singolare Nominativo Ü ½Á›
Duale
Plurale
æ ½Áê
Þ ½Á
Genitivo
›¾ ½Á›¾ ŠŒ ½ÁŒ ®Œ ½Á®Œ
Dativo
ß ½Áß
Accusativo
ጠ½Á›Œ æ ½Áê
ݾ ½Áê¾
Vocativo
Ê ½Á›
Ê ½Á
ŠŒ ½ÁŒ ¾ ½Á¾
Ê ½Áê
Declinazione dei maschili ( ì’”›¾, "Ermes", ma al duale e al plurale "le Erme"):
Prima declinazione
15
Singolare Nominativo å ì’”›¾
Duale
Plurale
æ ì’”ê
Þ ì’”
Genitivo
г ì’”Š³ ŠŒ ì’”Œ ®Œ ì’”®Œ
Dativo
ç ì’”ß
Accusativo
èŒ ì’”›Œ æ ì’”ê
ݾ ì’”ê¾
Vocativo
Ê ì’”›
Ê ì’”
ŠŒ ì’”Œ ¾ ì’”¾
Ê ì’”ê
Osservazioni generali sulla I declinazione Alcune caratteristiche tipiche contraddistinguono i femminili e i maschili di I declinazione: ‡ la desinenza -‹ dei nominativi e dei vocativi plurali, pur essendo un dittongo, € considerata breve per natura; ‡ il genitivo plurale ha sempre l'accento circonflesso, € cio€ perispomeno, poichˆ deriva dalla contrazione della desinenza -“ÉŒ, ancora ampiamente attestata in Omero, -si sottraggono a questa regola i maschili: £¤‹Œ, "acciuga" ¥Ž†‹Œ, "cinghiale", ¥’‘™ƒ‹Œ, "usuraio", ed ¦ƒ˜™‰‰, "v€nti et€sii", che non accentano la desinenza del genitivo; ‡ per quanto riguarda l'accento, si osservi che:
‡
‡ ‡
‡
1. i nomi ossitoni al nominativo singolare sono ossitoni nei casi diretti dei tre numeri, perispomeni nei casi obliqui dei tre generi; 2. i nomi perispomeni sono i nomi contratti; 3. i nomi parossitoni al nominativo singolare restano parossitoni in tutta la declinazione (tranne che nel genitivo plurale, sempre perispomeno) se la penultima sillaba € breve; se invece la penultima € lunga, rimangono parossitoni nei casi in cui l'ultima sillaba € lunga, mentre nei casi in cui l'ultima sillaba € breve diventano properispomeni per la legge del trocheo finale; 4. i nomi proparossitoni o properispomeni quando l'ultima sillaba € lunga diventano parossitoni. fanno parte dei nomi in alfa puro breve solo e soltanto i sostantivi che terminano in -ƒ’‰, „‰, މ, ‰, ’ preceduto da dittongo o , fatta eccezione per íØ’, "compagna, amante, donna di piacere" e °˜Ø½’, "palestra". fanno parte dei nomi in alfa impuro breve solo e soltanto i sostantivi che terminano in ™, -§, -¨, -©, -† preceduto da dittongo, - preceduta da due consonanti continue (-, -, -†, -††) ci sono alcuni nomi che non rispettano la distinzione fra alfa puro e impuro: ‚ª’‹ "fanciulla", Š˜’‹ "collo", ™ƒŽ« "portico", Š…‰ƒ "tenore di vita", ƒª "audacia", e alcuni casi di sostantivi in -†: ˜’‰† "angoscia", •¥‰Š† "vipera, Echidna (mostro mitologico)", “’† "poppa". Per ‚ª’‹ e Š˜’‹, il motivo € spiegabile: in orgine queste parole contenevano un digamma (¤’Ìî e Ÿ’Ìî), che ha fatto mutare in eta l'alfa lungo in quanto impuro (¤’̨ e Ÿ’̨); in seguito il digamma € scomparso. I nomi femminili solo singolari dei personaggi mitologici ¬‘Š e ‰Ž‘ conservano la in tutto il paradigma, poichˆ vengono dal dialetto dorico.
Declinazione attica
16
Declinazione attica La declinazione attica € chiamata cosƒ perchˆ usata solo nella regione dell'attica, oltre che da Omero. Quando si diffonde la koin€ questa declinazione scompare. In origine, il tema di questi sostantivi era in -¨Š- e in -îŠ-, dove si € verificata la metatesi quantitativa, diventando rispettivamente -ŽÉ- ed -ïÉ-. Appartengono a questa declinazione circa venti sostantivi maschili e femminili e solo un neutro (è ðŒÖ‘ŽÉŒ, la sala superiore; € rarissimo e non sicuramente attestato).
Declinazione I nomi attici hanno nominativo e vocativo uguale in tutti i generi, e si declinano come segue: 1. Maschili: Singolare Nominativo å ˜ŽÖ¾
Duale
æ ˜ŽÖ
Plurale
ŠÞ ˜Žñ
Genitivo
г ˜ŽÖ
ŠŒ ˜ŽñŒ ®Œ ˜ŽÖŒ
Dativo
ç ˜Žñ
ŠŒ ˜ŽñŒ о ˜Žñ¾
Accusativo
èŒ ˜ŽÖŒ æ ˜ŽÖ
Šé¾ ˜ŽÖ¾
2. Neutri: Singolare
Duale
Nominativo è ðŒÖ‘ŽÉŒ æ ðŒÖ‘ŽÉ
Plurale
Ý ðŒÖ‘ŽÉ
Genitivo
г ðŒÖ‘ŽÉ ŠŒ ðŒÖ‘ŽòŒ ®Œ ðŒÖ‘ŽÉŒ
Dativo
ç ðŒÖ‘Žò ŠŒ ðŒÖ‘ŽòŒ о ðŒÖ‘Žò¾
Accusativo
è ðŒÖ‘ŽÉŒ æ ðŒÖ‘ŽÉ
Ý ðŒÖ‘ŽÉ
Nella declinazione di ðŒÖ‘ŽÉŒ si pu„ notare la sinizesi della sillaba ŽÉ; se cosƒ non fosse, infatti, l'accento dovrebbe stare sulla Ž in tutti i casi della declinazione.
Aggettivi Gli aggettivi che seguono la declinazione attica sono solo a due uscite, tranne °˜É¾, °˜, °˜ÉŒ "pieno". (l'aggettivo ½®¾ "salvo" € un doppione dell'aggettivo di I classe ½®Š¾, ½®, ½®ŠŒ).
Seconda declinazione
17
Seconda declinazione La seconda declinazione greca comprende nomi maschili, femminili e neutri col tema in -o- (omicron). Essa corrisponde in tutto e per tutto alla II declinazione latina. Osservazioni sui nomi di II declinazione
Ai fini dell'accentazione, il dittongo Š‹ finale di parola nel nominativo e vocativo plurale maschile e femminile € considerato breve. ‡ Per l'accento si osservi che: 1. I nomi ossitoni al nominativo singolare diventano perispomeni nei casi obliqui dei tre numeri; 2. I nomi perispomeni sono i nomi contratti; 3. I nomi parossitoni restano parossitoni in tutta la declinazione; 4. I nomi proparossitoni o properispomeni al nominativo singolare diventano parossitoni quando l'ultima sillaba € lunga; 5. Il nome å 🎘‰¤¾, "fratello" al vocativo ritrae l'accento: Ê —ŸŽ˜‰Ž. ‡
Tabella delle uscite Maschile e femminile Singolare Duale Plurale Nominativo -о
-É
-Š‹
Genitivo
-ŠÁ
-Š‹Œ
-Ɍ
Dativo
-ò
-Š‹Œ
-Š‹¾
Accusativo
-ŠŒ
-É
-ŠÁ¾
Vocativo
-Ž
-É
-Š‹
Neutro Singolare Duale Plurale Nominativo -ŠŒ
-É
-
Genitivo
-ŠÁ
-Š‹Œ
-Ɍ
Dativo
-ò
-Š‹Œ
-Š‹¾
Accusativo
-ŠŒ
-É
-
Vocativo
-ŠŒ
-É
-
Seconda declinazione
18
Accentazione ‡ ‡ ‡ ‡
L'accento tende a rimanere nella posizione in cui si trova al caso nominativo. Il dittongo މ del nominativo e del vocativo plurale viene considerato breve. I nomi ossitoni diventano perispomeni al genitivo e al dativo di tutti i numeri. Se l'ultima sillaba € lunga i nomi properispomeni e proparossitoni si trasformano in parossitoni.
Nomi maschili e femminili I nomi maschili e femminili della seconda declinazione seguono le uscite sopra elencate. Qui di sˆguito la declinazione del sostantivo maschile ®†Ÿ’‡“ŽŒ, -Ž, "uomo" e del femminile, con accento sull'ultima sillaba, ¯ŠªŒ, -ް, "strada": Note sui maschili della II declinazione
Fra i maschili di I declinazione si notano alcune particolarit•: ‡ Il sostantivo maschile ±„ªŒ, -ް, "dio", che presenta il vocativo singolare identico al nominativo. ‡ Il sostantivo maschile £Š„¤ªŒ, -ް, "fratello", che al vocativo singolare presenta l'accento ritratto, con esito Ž‘’Ž. Singolare Nominativo å —Œ«’ɰо
Duale
æ ðŒ«’Ö°É
Plurale
ŠÞ —Œ«’ɰЋ
Genitivo
г ðŒ«’Ö°ŠÁ ŠŒ ðŒ«’Ö°Š‹Œ ®Œ ðŒ«’Ö°ÉŒ
Dativo
ç ðŒ«’Ö°ò
Accusativo
èŒ —Œ«’É°ŠŒ æ ðŒ«’Ö°É
oé¾ ðŒ«’Ö°ŠÁ¾
Vocativo
Ê —Œ«’ɰŽ
Ê —Œ«’ɰЋ
ŠŒ ðŒ«’Ö°Š‹Œ о ðŒ«’Ö°Š‹¾
Ê ðŒ«’Ö°É
Singolare Nominativo Ü åŸ¤¾
Duale
Ý åŸÖ
Plurale
Þ åŸŠØ
Genitivo
›¾ 埊³ Œ 埊Œ ®Œ 埮Œ
Dativo
ß åŸç
Accusativo
ጠ埤Œ Ý åŸÖ
ݾ 埊ä¾
Vocativo
Ê åŸ
Ê åŸŠØ
Œ 埊Œ ¾ 埊¾
Ê åŸÖ
Nomi neutri I nomi neutri, ai casi retti (nominativo, accusativo, vocativo), sono identici, mentre ai casi obliqui presentano le medesime uscite dei nomi maschili e femminili. Sotto, la declinazione del sostantivo ¤«’²Ž†, -Ž, "veleno/medicina":
Seconda declinazione
19
Singolare
Duale
Nominativo è ‰“’”óŠŒ
æ ‰’”“óÉ
Plurale
Ý ‰“’”ó
Genitivo
г ‰’”“óŠÁ ŠŒ ‰’”“󊋌 ®Œ ‰’”“óÉŒ
Dativo
ç ‰’”“óò
ŠŒ ‰’”“󊋌 о ‰’”“󊋾
Accusativo
è ‰“’”óŠŒ
æ ‰’”“óÉ
Ý ‰“’”ó
Vocativo
Ê ‰“’”óŠŒ
Ê ‰’”“óÉ
Ê ‰“’”ó
Seconda declinazione contratta La seconda declinazione contratta € caratteristica di pochi sostantivi maschili e neutri; alcuni esempi sono il maschile †Ž°Œ, †Ž°, "ingegno, spirito" e il neutro ž™ƒŽ°†, -ް, "osso". † sottoelencata la declinazione di entrambi i sostantivi: Singolare Nominativo å ŒŠ³¾ (†“…‡)
Duale
æ ŒÖ (†“)
Plurale
ŠÞ ŒŠ (†“…”)
Genitivo
г ŒŠ³ (†“…)
ŠŒ ŒŠŒ (†“…”†) ®Œ Œ®Œ (†“†)
Dativo
ç Œç (†“–)
ŠŒ ŒŠŒ (†“…”†) о ŒŠ¾ (†“…”‡)
Accusativo
èŒ ŒŠ³Œ (†“…†) æ ŒÖ (†“)
oé¾ ŒŠ³¾ (†“…‡)
Vocativo
Ê ŒŠ³ (†“Ž)
Ê ŒŠ (†“…”)
Singolare
Ê ŒÖ (†“)
Duale
Nominativo è ô½Š³Œ ( —˜„™…†) æ ô½Ö (—˜„™)
Plurale
Ý ô½ê (—˜„™ƒ)
Genitivo
г ô½Š³ ( —˜„™…) ŠŒ ô½ŠŒ (—˜„™…”†) ®Œ ô½®Œ (—˜„™†)
Dativo
ç ô½ç (—˜„™–)
Accusativo
è ô½Š³Œ ( —˜„™…†) æ ô½Ö (—˜„™)
ݾ ô½ê (—˜„™ƒ)
Vocativo
Ê ô½Š³Œ (—˜„™…†) Ê ô½Ö (—˜„™)
Ê ô½ê (—˜„™ƒ)
ŠŒ ô½ŠŒ (—˜„™…”†) о ô½Š¾ ( —˜„™…”‡)
Terza declinazione
20
Terza declinazione La terza declinazione greca € particolarmente complessa e articolata, dal momento che € atematica, cio€ i cui temi sono privi di vocale tematica e le desinenze dei vari casi si aggregano direttamente ai temi principali. Fanno parte della terza declinazione numerosissimi sostantivi, sia di genere maschile, sia femminile, sia neutro, a uscite diverse. I sostantivi della 3õ declinazione si possono distinguere in tre grandi gruppi: ‡ Gruppo di sostantivi con tema in consonante ‡ Gruppo di sostantivi con tema in vocale debole (‹ e Á) ‡ Gruppo di sostantivi con tema in dittongo Per sapere se un sostantivo ha il tema in consonante oppure in vocale, € sufficiente omettere la desinenza del genitivo singolare e controllare se l'ultima lettera del tema € una consonante oppure una vocale.
Tabella delle desinenze Maschile e Femminile Singolare
Duale Plurale
Nominativo -¾*
-Ž
-޾
Genitivo
-о
-Š‹Œ
-Ɍ
Dativo
-‹
-Š‹Œ
-½‹
Accusativo
-Œ/-**
-Ž
-¾
Vocativo
come Nom./puro tema*** -Ž
-޾
Neutro Singolare
Duale Plurale
Nominativo puro tema*** -Ž
-
Genitivo
-о
-Š‹Œ
-Ɍ
Dativo
-‹
-Š‹Œ
-½‹
Accusativo
come Nom.
-Ž
-
Vocativo
come Nom.
-Ž
-
* = In alternativa puˆ avvenire anche l'allungamento della vocale dell'ultima sillaba del tema, per alternanza quantitativa. ** = -† vale per i temi in vocale e per il tema in dentale š›œ”‡ che ha, oltre al regolare š›œ”„ƒ, l'accusativo š›œ”†, -ƒ per quelli in consonante. *** = Il puro tema si ottiene semplicemente privando il genitivo singolare della desinenza -…‡.
Si noti inoltre che i nomi neutri hanno le stesse forme nei casi retti di tutti i numeri.
Accentazione Per quanto riguarda gli accenti, i sostantivi della terza declinazione hanno l'accento che tende a restare sulla sillaba in cui € al caso nominativo. I temi monosillabici spostano l'accento sull'ultima sillaba nei casi obliqui del singolare, del plurale e del duale. Fanno eccezione alcuni nomi, quali гŒ, Š´ŠªŒ, "torcia"; Š”Œ, -‡ŽŒ, "prigioniero, servitore"; Ÿ”Œ, Ÿ‡ªŒ, "animale feroce, sciacallo"; ޵Œ, ¶ƒªŒ, "orecchio"; “·Œ, “‰ŠªŒ, "fanciullo"; ¤”Œ, ¤‡ƒªŒ, "luce".
Terza declinazione
21
Temi in consonante I temi in consonante della terza declinazione possono presentare diverse uscite, ossia: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
occlusiva (gutturale, labiale e dentale) dentale (preceduta da nasale) liquida nasale sibilante
Temi in occlusiva I temi in occlusiva sono quelli che terminano in occlusiva labiale, dentale e gutturale. I maschili e i femminili, a eccezione dei temi in -ކƒ, hanno per lo pi‚ il nominativo in -¾ (nominativo sigmatico). I neutri non hanno desinenze nei casi retti del singolare. Nei nomi in consonante muta, le desinenze che cominciano per ½ (nominativo singolare, dativo plurale) d•nno luogo a mutamenti fonetici. In particolare: ‡ le labiali, scontrandosi col ™, diventano ¨; le gutturali diventano §; davanti a ™, le dentali cadono. ‡ i nomi in dentale non ossitoni col nominativo in ‰Š e in ‰ƒ (nominativo in ‰Œ) hanno due forme di accusativi: ‰† (preso a prestito dai temi in vocale dolce e molto diffuso) e le forme regolari ‰Š ‰ƒ: es. Å“’‹¾ "grazia", all'accusativo, fa ¥«’‰† e ¥«’‰ƒ. Lo stesso accade con i nomi in Ÿ, come ‚ª’Œ, elmo. ‡ il nome Ÿ’…§, gen. ƒ’‰¥ªŒ "pelo, capello", ha il tema ’‹Å, dalla radice Ÿ’‰¥, in tutti i casi, tranne il nominativo singolare e il dativo plurale, per effetto della legge di Grassmann. ‡ i nomi col tema in †ƒ hanno comportamenti diversi a seconda della vocale che precede il nesso consonantico: i nomi con tema in †ƒ hanno il nominativo sigmatico con allungamento di compenso; i nomi con tema in ‰†Ÿ e †Ÿ hanno il nominativo sigmatico con allungamento organico (cio€ allungano la vocale dell'ultima sillaba della radice) in ‰†Œ e †Œ; i nomi con tema in ކƒ hanno il nominativo con allungamento organico; tutti i temi in †ƒ nel dativo plurale perdono †ƒ davanti al sigma, e allungano per compenso la vocale che precede †ƒ. I nomi con tema in consonante muta semplice sono maschili, femminili e neutri. In particolare, i nomi con tema in labiale e gutturale sono solo maschili e femminili; i nomi con tema in dentale sono anche neutri. I nomi maschili e femminili hanno il nominativo singolare sigmatico; i nomi neutri hanno il nominativo singolare asigmatico con caduta della dentale finale (½®”, ½Ö”о, "corpo"; ”˜‹, ”˜‹Š¾, "miele") ‡ Maschili e femminili (in labiale, dentale, gutturale) Attenzione: tranne °¾ "ragazzo", che ha il vocativo ° e —Œ¶ "principe, signore", che ha il vocativo —Œ, tutti i nomi in consonante muta hanno nominativo e vocativo uguali. Seguono i paradigmi di Ü ‰˜£ "vaso sanguigno, vena", Ü ˜”°“¾ "lampada" e Ü ‰ä˜¶ "guardia": Temi in dentale Singolare
Duale
Plurale
Ý ‰˜šŽ
Þ ‰˜šŽ¾
Nominativo
Ü ‰˜£
Genitivo
›¾ ‰˜Žš¤¾ Œ ‰˜ŽšŠŒ ®Œ ‰˜Žš®Œ
Dativo
ß ‰˜ŽšØ
Accusativo
ጠ‰˜š Ý ‰˜šŽ
ݾ ‰˜š¾
Vocativo
Ê ‰˜£
Ê ‰˜šŽ¾
Œ ‰˜ŽšŠŒ ¾ ‰˜Ž£Ø
Ê ‰˜šŽ
Terza declinazione
22
Temi in gutturale
Singolare
Duale
Plurale
Nominativo
Ü ˜”°“¾
Genitivo
›¾ ˜”°“ŸŠ¾ Œ ˜”°“ŸŠ‹Œ ®Œ ˜”°“ŸÉŒ
Dativo
ß ˜”°“Ÿ‹
Accusativo
ጠ˜”°“Ÿ Ý ˜”°“ŸŽ
ݾ ˜”°“Ÿ¾
Vocativo
Ê ˜”°“¾
Ê ˜”°“ŸŽ¾
Temi in gutturale
Singolare
Ý ˜”°“ŸŽ
Þ ˜”°“ŸŽ¾
Œ ˜”°“ŸŠ‹Œ ¾ ˜”°“½‹
Ê ˜”°“ŸŽ
Duale
Plurale
Ý ‰ä˜Ž
Þ ‰ä˜Ž¾
Nominativo
Ü ‰ä˜¶
Genitivo
›¾ ‰ä˜Š¾ Œ ‰Á˜“Š‹Œ ®Œ ‰Á˜“ÉŒ
Dativo
ß ‰ä˜‹
Accusativo
ጠ‰ä˜ Ý ‰ä˜Ž
ݾ ‰ä˜¾
Vocativo
Ê ‰ä˜¶
Ê ‰ä˜Ž¾
Œ ‰Á˜“Š‹Œ ¾ ‰ä˜¶‹
Ê ‰ä˜Ž
Un nominativo particolare ha °Šä¾ "piede": ‡ Declinazione di ƒ„…† "piede" Singolare Nominativo å °Šä¾
Duale
æ °¤ŸŽ
Plurale
ŠÞ °¤ŸŽ¾
Genitivo
г °ŠŸ¤¾ ŠŒ °ŠŸŠŒ ®Œ °ŠŸ®Œ
Dativo
ç °ŠŸØ
Accusativo
èŒ °¤Ÿ æ °¤ŸŽ
Šé¾ °¤Ÿ¾
Vocativo
Ê °Šä¾
Ê °¤ŸŽ¾
ŠŒ °ŠŸŠŒ о °Š½Ø
Ê °¤ŸŽ
‡ Neutri (solo in dentale) è ½®”, "corpo" Singolare Nominativo è ½®”
Duale
Plurale
æ ½Ö”Ž
Ý ½Ö”
Genitivo
г ½Ö”о ŠŒ ½É”“Š‹Œ ®Œ ½É”“ÉŒ
Dativo
ç ½Ö”‹
ŠŒ ½É”“Š‹Œ о ½Ö”½‹
Accusativo
è ½®”
æ ½Ö”Ž
Ý ½Ö”
Vocativo
Ê ½®”
Ê ½Ö”Ž
Ê ½Ö”
Un neutro notevole in -‚ƒ, solo singolare, € ¸«, gen. ¸«‚ƒŽŒ "latte". Temi in nasale + dentale Per questi temi, basti l'esempio di å ‘Ø‘¾ "gigante", e å ˜ÉŒ "leone".
Terza declinazione
23
Temi in Œ
Singolare
Nominativo å ‘Ø‘¾
Duale
Plurale
æ ‘Ø‘ŒŽ
ŠÞ ‘Ø‘ŒŽ¾
Genitivo
г ‘Ø‘ŒŠ¾ ŠŒ ‘‹‘“ŒŠ‹Œ ®Œ ‘‹‘“ŒÉŒ
Dativo
ç ‘Ø‘Œ‹
Accusativo
èŒ ‘Ø‘Œ æ ‘Ø‘ŒŽ
Šé¾ ‘Ø‘Œ¾
Vocativo
Ê ‘Ø‘Œ
Ê ‘Ø‘ŒŽ¾
Temi in ŠŒ
Singolare
Nominativo å ˜ÉŒ
ŠŒ ‘‹‘“ŒŠ‹Œ о ‘Ø‘½‹
Ê ‘Ø‘ŒŽ
Duale
Plurale
æ ˜ŠŒŽ
ŠÞ ˜ŠŒŽ¾
Genitivo
г ˜ŠŒŠ¾ ŠŒ ˜Ž¤ŒŠ‹Œ ®Œ ˜Ž¤ŒÉŒ
Dativo
ç ˜ŠŒ‹
Accusativo
èŒ ˜ŠŒ æ ˜ŠŒŽ
Šé¾ ˜ŠŒ¾
Vocativo
Ê ˜ŠŒ
Ê ˜ŠŒŽ¾
ŠŒ ˜Ž¤ŒŠ‹Œ о ˜ŠÁ½‹
Ê ˜ŠŒŽ
‡ Declinazione di ‡ˆ„…† "dente" Una declinazione con nominativo anomalo € quella di å ôŸŠä¾ "dente". Singolare Nominativo å ôŸŠä¾
Duale
Plurale
æ ôŸ¤ŒŽ
ŠÞ ôŸ¤ŒŽ¾
Genitivo
г ôŸ¤ŒŠ¾ ŠŒ ôŸ¤ŒŠ‹Œ ®Œ ôŸ¤ŒÉŒ
Dativo
ç ôŸ¤Œ‹
Accusativo
èŒ ôŸ¤Œ æ ôŸ¤ŒŽ
ŠŒ ôŸ¤ŒŠ‹Œ о ôŸŠ³½‹ Šé¾ ôŸ¤Œ¾
Temi in gutturale
Si tratta di nomi maschili e femminili, con puro tema terminante in ‚,¸ o ¥. Il nominativo singolare € sigmatico, con esito §, mentre il vocativo € identico al nominativo. Qui di seguito € riportata la declinazione del sostantivo femminile ¤ª§, -ޏªŒ, "fiamma". Singolare Nominativo Ü ‰˜¤¶
Duale
Plurale
Ý ‰˜¤‘Ž
Þ ‰˜¤‘޾
Genitivo
›¾ ‰˜Š‘¤¾ Œ ‰˜Š‘ŠŒ ®Œ ‰˜Š‘®Œ
Dativo
ß ‰˜Š‘Ø
Accusativo
ጠ‰˜¤‘ Ý ‰˜¤‘Ž
ݾ ‰˜¤‘¾
Vocativo
Ê ‰˜¤¶
Ê ‰˜¤‘޾
Œ ‰˜Š‘ŠŒ ¾ ‰˜Š¶Ø(Œ)
Ê ‰˜¤‘Ž
Terza declinazione
24
Particolarit€
‡ Il sostantivo femminile ¸†‘, ¸†‰‚ªŒ, "donna", presenta una declinazione particolare, in cui la gutturale del tema non si trova nel nominativo e nel vocativo singolari, come si nota nella tabella sotto riportata: Singolare Nominativo Ü ‘ÁŒâ
Duale
Plurale
Ý ‘ÁŒŽ
Þ ‘ÁŒŽ¾
Genitivo
›¾ ‘ÁŒ‹¤¾ Œ ‘ÁŒ‹ŠŒ ®Œ ‘ÁŒ‹®Œ
Dativo
ß ‘ÁŒ‹Ø
Accusativo
ጠ‘ÁŒ Ý ‘ÁŒŽ
ݾ ‘ÁŒ¾
Vocativo
Ê ‘䌋
Ê ‘ÁŒŽ¾
Œ ‘ÁŒ‹ŠŒ ¾ ‘ÁŒ‹¶Ø(Œ)
Ê ‘ÁŒŽ
‡ Il sostantivo femminile Ÿ’…§, ƒ’‰¥ªŒ, "capello", mantiene l'aspirazione della « soltanto al nominativo e vocativo singolari e al dativo plurale. Ci„ € dovuto all'aspirazione iniziale di due sillabe contigue, come affermato nella legge di Grassmann. ‡ Il sostantivo femminile £”“‹§, -„‚ŽŒ, "volpe", presenta il mutamento della Ž del tema in ¨ al nominativo singolare. Aggettivi in gutturale
Esistono pochi aggettivi in gutturale, esculusivamente ad una sola terminazione. Nei casi retti del singolare assuomono sempre la terminazione del nominativo, mentre al plurale neutro presentano l'uscita in -. L'aggettivo pi‚ comune € ¹’“§, -¸ŽŒ, "rapace". Temi in labiale
Si tratta di nomi maschili e femminili, con puro tema terminante in –,“ o ¤. Il nominativo singolare € sigmatico, con esito ¨, mentre il vocativo € identico al nominativo. Qui di seguito € riportata la declinazione del sostantivo maschile ²‡¨, -‡“ŽŒ, "Ciclope". Singolare Nominativo å ¯äó˜É£
Duale
æ ¯äó˜É°Ž
Plurale
ŠÞ ¯äó˜É°Ž¾
Genitivo
г ¯äó˜É°Š¾ ŠŒ ¯Áó˜Ö°Š‹Œ ®Œ ¯Áó˜Ö°ÉŒ
Dativo
ç ¯äó˜É°‹
Accusativo
èŒ ¯äó˜É° æ ¯äó˜É°Ž
Šé¾ ¯äó˜É°¾
Vocativo
Ê ¯äó˜É£
Ê ¯äó˜É°Ž¾
ŠŒ ¯Áó˜Ö°Š‹Œ о ¯äó˜É£‹(Œ)
Ê ¯äó˜É°Ž
Aggettivi in labiale
Esistono pochissimi aggettivi in labiale, esculusivamente ad una sola terminazione. La flessione che presentano segue quella dei sostantivi. Gli aggettivi pi‚ comuni sono Žº†Ž¨, -Ž“ŽŒ, "violaceo" e »…²‡¨,-‡“ŽŒ, "con occhi vivaci". Temi in dentale
Si tratta di nomi maschili, femminili e neutri, con puro tema terminante in Š, ± o ƒ. Il nominativo singolare € sigmatico, con esito Œ, mentre il vocativo € identico al nominativo. L'accusativo singolare in -† vale solo per i nomi baritoni, ossia senza l'accento sull'ultima sillaba, con dentale finale preceduta da ‰ o . Un esempio € il sostantivo femminile ¥«’‰Œ, -‰ƒŽŒ, "grazia", che all'accusativo diventa š›œ”†, poichˆ la € preceduta da ‹.
Terza declinazione
25
Qui di sˆguito la declinazione del sostantivo maschile •’‡Œ, -‡ƒŽŒ, "amore". Singolare Nominativo å גɾ
Duale
æ ×’ÉŽ
Plurale
ŠÞ ×’ÉŽ¾
Genitivo
г ×’ÉŠ¾ ŠŒ Õ’ÖŠ‹Œ ®Œ Õ’ÖÉŒ
Dativo
ç ×’É‹
Accusativo
èŒ ×’É æ ×’ÉŽ
Šé¾ גɾ
Vocativo
Ê ×’É¾
Ê ×’ÉŽ¾
ŠŒ Õ’ÖŠ‹Œ о גɽ‹(Œ)
Ê ×’ÉŽ
Particolarit€
‡ Il nominativo dei sostantivi neutri consiste nel loro puro tema. Di conseguenza dovrebbero terminare in dentale ma, dato che nessuna parola greca pu„ finire con una dentale, questa cade. Un esempio € –Ž„, -ƒŽŒ, "decisione", il cui puro tema dovrebbe essere …ž‘ŽŸƒ„ ma, data l'impossibilit• di una ƒ (dentale) a fine parola, essa scompare. Si cita come esempio la declinazione del termine ™¼, -ƒŽŒ, "corpo". Singolare Nominativo è ½®”
Duale
Plurale
æ ½Ö”Ž
Ý ½Ö”
Genitivo
г ½Ö”о ŠŒ ½É”“Š‹Œ ®Œ ½É”“ÉŒ
Dativo
ç ½Ö”‹
ŠŒ ½É”“Š‹Œ о ½Ö”½‹
Accusativo
è ½®”
æ ½Ö”Ž
Ý ½Ö”
‡ Il sostantivo maschile “·Œ, “‰ŠªŒ, "fanciullo", al genitivo plurale ha l'accento ritratto pur essendo monosillabico, mentre il vocativo singolare € semplicemente “· . ‡ Il sostantivo neutro ޵Œ, ¶ƒªŒ, "orecchio", presenta la Ž solamente al nominativo singolare, e prosegue la declinazione con ‡. ‡ Il sostantivo maschile “ŽŒ, “ŽŠªŒ, "piede, zampa", presenta la Ž solamente al nominativo singolare, e prosegue la declinazione con Ž. ‡ Il sostantivo maschile ®†§, ®†‚ƒŽŒ, "padrone" e quello femminile †§, †‚ƒªŒ, "notte", al nominativo singolare non presentano come consonante finale una dentale, ma una gutturale, che si unisce alla desinenza sigmatica. ‡ Presentano uscite particolari ai casi retti del singolare i sostantivi neutri ¸ª†, -ƒŽŒ, "ginocchio", Šª’, -ƒŽŒ, "lancia", ½“’, -ƒŽŒ, "fegato", ¾†’, ž†„…’ƒŽŒ, "sogno", ¿Š‡’, ¿ŠƒŽŒ, "acqua" e ¤’˜’, -ƒŽŒ, "pozzo".
Terza declinazione
26
Aggettivi in dentale
Esistono pochi aggettivi in dentale, a una o due terminazioni. La flessione che presentano segue quella dei sostantivi. Gli aggettivi pi‚ comuni sono “˜†‹Œ, -‹ƒŽŒ, "povero" e ¤¸«Œ, -«ŠŽŒ, "fuggitivo".
Temi in liquida Si tratta di nomi maschili, femminili e neutri, con puro tema terminante in o ’. Al nominativo singolare la maggior parte di essi allunga la vocale predesinenziale, ossia prima della desinenza, per apofonia. I temi in consonante liquida e nasale sono assai diffusi in greco e sono divisi in tre sottoclassi: ‡ la prima, quella dei temi in ˜, € rappresentata dal solo ö˜¾ (cfr. latino sal), che pu„ essere maschile, col significato di "sale", e femminile, col significato di "mare"; al plurale maschile questo sostantivo pu„ essere usato nel senso di "battute salaci, motti di spirito" (cfr. il latino sales); ‡ I temi in ’ sono assai pi‚ numerosi, e si dividono a loro volta in due sottogruppi: quelli con apofonia (soprattutto nomi di parentela, ma non solo), che continuano la declinazione di antichissimi nomi indoeuropei; e quelli senza apofonia, soprattutto nomi d'agente. ‡ Il nominativo dei temi in ’ mostra sempre l'allungamento organico della vocale dell'ultima sillaba della radice. Temi in
L'unico tema in attestato € ÀŒ, ÀªŒ, "sale", "mare" (al plurale "facezie"), declinato qui sotto. Singolare Nominativo å ÷˜¾
Plurale
ŠÞ ö˜Ž¾
Genitivo
г ÷˜¤¾ ®Œ ÷˜®Œ
Dativo
ç ÷˜Ø
о ö˜½Ø(Œ)
Accusativo
èŒ ö˜
Šé¾ ö˜¾
Vocativo
Ê ÷˜¾
Ê ö˜Ž¾
Temi in ’
Per i sostantivi in ’ il nominativo singolare € asigmatico e l'ultima vocale del tema € allungata. Il vocativo singolare € dato dal puro tema. Per quanto riguarda alcuni sostantivi, come ™‡ƒ‘’, -¡’ŽŒ, "salvatore", la vocale lunga viene conservata in tutti i casi. Sotto sono elencate le declinazioni di sostantivi di vario genere. Il primo termine € il femminile Ÿ‘’, Ÿ‹’ªŒ, "fiera, belva". Singolare Nominativo Ü «â’
Duale
Ý «›’Ž
Plurale
Þ «›’޾
Genitivo
›¾ «¨’¤¾ Œ «¨’ŠŒ ®Œ «¨’®Œ
Dativo
ß «¨’Ø
Accusativo
ጠ«›’ Ý «›’Ž
Œ «¨’ŠŒ ¾ «¨’½Ø ݾ «›’¾
Di sˆguito € invece declinato il sostantivo maschile Á‘ƒ‡’, -Ž’ŽŒ, "oratore".
Terza declinazione
27
Singolare Nominativo å ’âÉ’
Duale
Plurale
æ ’âŠ’Ž
ŠÞ ’âŠ’Ž¾
Genitivo
г ’âŠ’Š¾ ŠŒ ’¨¤’Š‹Œ ®Œ ’¨¤’ÉŒ
Dativo
ç ’âŠ’‹
Accusativo
èŒ ’⊒ æ ’âŠ’Ž
Šé¾ ’⊒¾
Vocativo
Ê ’›Š’
Ê ’âŠ’Ž¾
ŠŒ ’¨¤’Š‹Œ о ’⊒½‹
Ê ’⊒Ž
In ultimo, il sostantivo neutro ÂƒŽ’, -Ž’ŽŒ, "cuore". Singolare Nominativo è ©Š’
Duale
Plurale
æ øŠ’Ž
Ý øŠ’
Genitivo
г øŠ’о ŠŒ ù¤’Š‹Œ ®Œ ù¤’ÉŒ
Dativo
ç øŠ’‹
ŠŒ ù¤’Š‹Œ о øŠ’½‹
Accusativo
è ©Š’
æ øŠ’Ž
Ý øŠ’
Particolarit€
‡ Il neutro •’, •’ŽŒ, "primavera", accanto alle forme regolari, al genitivo e al dativo singolare presenta anche le forme contratte Â’ŽŒ ed Â’‰ (con nominativo Â’), proprie dell'attico antico. ‡ Il sostantivo maschile «’ƒŒ, -’ŽŒ, "testimone", presenta la caduta della ’ al nominativo singolare e al dativo plurale («’ƒ™‰). ‡ Il neutro “°’, “’ªŒ, "fuoco" al singolare segue la terza declinazione, mentre al plurale la seconda. ‡ Il femminile ¥„…’, ¥„‰’ªŒ, "braccio, mano", perde la ‰ al dativo plurale e duale (¥„’™…, ¥„’Ž·†). Temi in ’ con apofonia
I temi in ’ apofonici sono caratterizzati da diversi fenomeni che comportano il mutamento delle vocale che precede l'uscita. I gradi apofonici che essi mostrano sono tre: ‡ Il grado zero o debole nel genitivo singolare, nel dativo singolare e nel dativo plurale, in cui la vocale scompare. ‡ Il grado normale o medio nell'accusativo e vocativo singolare e in tutti i casi del plurale tranne il dativo, con abbreviamento della vocale. ‡ Il grado forte nel nominativo singolare, dove la vocale € allungata. Note sui temi apofonici in liquida
Alcuni temi apofonici in liquida mostrano tuttavia anomalie: ‡ il nome proprio Ë‘ƒ‹’ "Demetra" ha sempre il grado debole e ritrae l'accento in tutta la flessione. Esso si declina cosƒ: ‡ Nominativo: Ë‘ƒ‹’ ‡ Genitivo: Ñ‹ƒ’ŽŒ ‡ Dativo: Ñ‹ƒ’‰ ‡ Accusativo: Ñ‹ƒ’ ‡ Vocativo: Ñ‹ƒ„’ ‡ La parola ð½â’ "stella, astro", ha solo il dativo apofonico: ð½’“½‹. .
Al vocativo tutti i sostantivi ritraggono l'accento. Di sˆguito sono declinati due sostantivi, il maschile “ƒ‘’, “ƒ’ªŒ, "padre" e quello femminile ‘ƒ‹’, ‹ƒ’ªŒ, "madre".
Terza declinazione
28
Singolare Nominativo å °â’
Duale
æ °’Ž
Plurale
ŠÞ °’޾
Genitivo
г °’¤¾ ŠŒ °’Š‹Œ ®Œ °’ÉŒ
Dativo
ç °’Ø
Accusativo
èŒ °’ æ °’Ž
Šé¾ °’¾
Vocativo
Ê °“Ž’
Ê °’޾
ŠŒ °’Š‹Œ о °’“½‹(Œ)
Ê °’Ž
Singolare Nominativo Ü ”⨒
Duale
Plurale
Ý ”¨’Ž
Þ ”¨’޾
Genitivo
›¾ ”¨’¤¾ Œ ”¨’Š‹Œ ®Œ ”¨’ÉŒ
Dativo
ß ”¨’Ø
Accusativo
ጠ”¨’ Ý ”¨’Ž
ݾ ”¨’¾
Vocativo
Ê ”›Ž’
Ê ”¨’޾
Œ ”¨’Š‹Œ ¾ ”¨’“½‹(Œ
Ê ”¨’Ž
Particolarit€
‡ Il sostantivo maschile £†‘’, £†Š’ªŒ, "uomo, marito" mostra in tutti i casi, tranne al nominativo e vocativo singolare, il tema debole £†Š’, con l'aggiunta di una Ÿ per epentesi: Singolare Nominativo å ðŒâ’
Duale
Plurale
æ —ŒŸ’Ž
ŠÞ —ŒŸ’޾
Genitivo
г ðŒŸ’¤¾ ŠŒ ðŒŸ’ŠŒ ®Œ ðŒŸ’®Œ
Dativo
ç ðŒŸ’Ø
Accusativo
èŒ —ŒŸ’ æ —ŒŸ’Ž
Šé¾ —ŒŸ’¾
Vocativo
Ê —ŒŽ’
Ê —ŒŸ’޾
ŠŒ ðŒŸ’ŠŒ о ðŒŸ’“½‹
Ê —ŒŸ’Ž
‡ Il nome proprio Ë‘ƒ‹’, "Demetra" ha sempre grado debole e ritrae l'accento in tutta la flessione. Viene quindi declinato in tal modo: Singolare Nominativo ž¨”⨒ Genitivo
žâ”¨’о
Dativo
žâ”¨’‹
Accusativo
žâ”¨’
Vocativo
žâ”¨Ž’
‡ Il sostantivo maschile £™ƒ‹’, -˜’ŽŒ, "stella, astro" ha solo il dativo apofonico (£™ƒ’«™‰).
Terza declinazione
29
Aggettivi
Esistono solamente pochi aggettivi in liquida e possono avere due o tre terminazioni. ‡ Gli aggettivi a due terminazioni (maschile e femminile, neutro) sono spesso composti. ‡ L'unico aggettivo esistente a tre terminazioni € «‚’, -‰’, -’, "felice, beato". La loro flessione corrisponde a quella dei sostantivi, e il nominativo corrisponde al puro tema. Per quanto riguarda il femminile ”“‹’, esso va declinato come un sostantivo della prima declinazione con breve impuro: Singolare Nominativo ”“‹’
Duale
Plurale
”Ø’
”“‹’‹
Genitivo
”Ø’¾ ”Ø’‹Œ Å’ØŽŒŠ¾
Dativo
”Ø’à ”Ø’‹Œ ”‹’®Œ
Accusativo
”“‹’Œ ”Ø’
”Ø’¾
Vocativo
”“‹’
”“‹’‹
”Ø’
Temi in nasale Si tratta di nomi maschili e femminili, con puro tema terminante in †. Al nominativo singolare la maggior parte di essi allunga la vocale predesinenziale, ossia prima della desinenza, per apofonia. I sostantivi in -‰† non mostrano allungamento organico e hanno il nominativo sigmatico (per esempio Š„¤…Œ, -…†ŽŒ, "delfino"). Fra i temi in nasale si verifica inoltre un fenomeno analogo a quello dei temi in -’: i nomi ossitoni hanno nominativo e vocativo identici, mentre i baritoni hanno nel vocativo il puro tema. Al dativo plurale si verifica la caduta della nasale. Di seguito sono declinati alcuni sostantivi. Il primo € un maschile ossitono, ĸ„”†, -ª†ŽŒ, "comandante, condottiero" Singolare Nominativo å Ü‘Ž”ÖŒ
Duale
æ ܑޔ¤ŒŽ
Plurale
ŠÞ ܑޔ¤ŒŽ¾
Genitivo
г ܑޔ¤ŒŠ¾ ŠŒ ܑޔ¤ŒŠ‹Œ ®Œ ܑޔ¤ŒÉŒ
Dativo
ç ܑޔ¤Œ‹
ŠŒ ܑޔ¤ŒŠ‹Œ о ܑޔ¤½‹(Œ)
Accusativo
èŒ Ü‘Ž”¤Œ
æ ܑޔ¤ŒŽ
Šé¾ ܑޔ¤Œ¾
Sotto il sostantivo maschile baritono Š…‡†, -Ž†ŽŒ, "demone, divinit€" Singolare Nominativo å ŸØ”ÉŒ
Duale
æ ŸØ”ŠŒŽ
Plurale
ŠÞ ŸØ”ŠŒŽ¾
Genitivo
г ŸØ”ŠŒŠ¾ ŠŒ Ÿ‹”¤ŒŠ‹Œ ®Œ Ÿ‹”¤ŒÉŒ
Dativo
ç ŸØ”ŠŒ‹
Accusativo
èŒ ŸØ”ŠŒ æ ŸØ”ŠŒŽ
Šé¾ ŸØ”ŠŒ¾
Vocativo
Ê Ÿ”ŠŒ
Ê ŸØ”ŠŒŽ¾
ŠŒ Ÿ‹”¤ŒŠ‹Œ о ŸØ”н‹(Œ)
Ê ŸØ”ŠŒŽ
Per i temi in -‰† € declinato il maschile Š„¤…Œ, -…†ŽŒ, "delfino"
Terza declinazione
30
Singolare Nominativo å ŸŽ˜‰Ø¾
Duale
æ ŸŽ˜‰ŒŽ
Plurale
ŠÞ ŸŽ˜‰ŒŽ¾
Genitivo
г ŸŽ˜‰ŒŠ¾ ŠŒ ŸŽ˜‰ØŒŠ‹Œ ®Œ ŸŽ˜‰ØŒÉŒ
Dativo
ç ŸŽ˜‰Œ‹
Accusativo
èŒ ŸŽ˜‰Œ æ ŸŽ˜‰ŒŽ
Šé¾ ŸŽ˜‰Œ¾
Vocativo
Ê ŸŽ˜‰Ø¾
Ê ŸŽ˜‰ŒŽ¾
ŠŒ ŸŽ˜‰ØŒŠ‹Œ о ŸŽ˜‰½‹(Œ)
Ê ŸŽ˜‰ŒŽ
Particolarit€
Gli unici nomi che conservano l'antica declinazione apofonica dei temi in nasale sono ‚‡†, ‚†ªŒ, "cane, cagna e , £’†ªŒ, "agnello". ‡ £’‘†, sostantivo disusato nell'antica lingua greca, € stato sostituito con £’†ªŒ, -ް, che segue la seconda declinazione. Singolare Nominativo å ð’âŒ
Duale
æ —’ŒŽ
Plurale
ŠÞ —’ŒŽ¾
Genitivo
г 𒌤¾ ŠŒ 𒌊Œ ®Œ 𒌮Œ
Dativo
ç ð’ŒØ
Accusativo
èŒ —’Œ æ —’ŒŽ
ŠŒ 𒌊Œ о 𒌓½‹(Œ) Šé¾ —’Œ¾
‡ ‚‡† ha la particolarit• di non presentare forme in grado medio, ma solo di grado forte (al nominativo) e grado zero o debole in tutti gli altri casi. Singolare Nominativo å äÉŒ
Duale
æ 䌎
Plurale
ŠÞ 䌎¾
Genitivo
г ÁŒ¤¾ ŠŒ ÁŒŠŒ ®Œ ÁŒ®Œ
Dativo
ç ÁŒØ
ŠŒ ÁŒŠŒ о Á½Ø(Œ)
Accusativo
èŒ äŒ
æ 䌎
Šé¾ 䌾
Aggettivi
Esistono alcuni aggettivi a due terminazioni e pochi a tre, con flessione identica a quella dei sostantivi. ‡ Gli aggettivi a due terminazioni hanno solitamente l'uscita in -‡† e -ކ oppure -‹† ed -„†. ‡ Gli aggettivi a tre terminazioni, al femminile, seguono la prima declinazione in - impuro.
Temi in sibilante I temi in sibilante continuano una declinazione ereditata diffusamente da numerose sottofamiglie linguistiche dell'indoeuropeo. La maggior parte dei sostantivi € di genere neutro, ma non mancano maschili (per lo pi‚ nomi propri di persona) e femminili. I nomi in sibilante elidono il sigma, poichˆ in posizione intervocalica, e si verifica la contrazione fra le vocali della radice e quelle delle desinenze.
Terza declinazione
31
Temi in -„Œ
I temi in -„Œ sono prevalentemente neutri, con la presenza di alcuni nomi propri maschili e un solo nome comune femminile. Nomi neutri
I neutri in -„Œ sono caratterizzati da apofonia qualitativa; nei casi diretti del singolare presentano infatti la terminazione -ŽŒ, che € la radice pura al grado forte dell'apofonia. Sotto € illustrata la declinazione del sostantivo ¸˜†ŽŒ, -ŽŒ, "genere, stirpe". Singolare Nominativo è ‘ŒŠ¾
Duale
Plurale
æ ‘ŒŽ‹/‘Œ¨ Ý ‘Œ¨
Genitivo
г ‘ŒŠÁ¾ ŠŒ ‘ŽŒŠŒ
®Œ ‘ŽŒ®Œ
Dativo
ç ‘ŒŽ‹
ŠŒ ‘ŽŒŠŒ
о ‘ŒŽ½‹(Œ)
Accusativo
è ‘ŒŠ¾
æ ‘ŒŽ‹/‘Œ¨ Ý ‘Œ¨
Nomi maschili
I sostantivi maschili sono esclusivamente nomi propri di persona. Al nominativo singolare i nomi presentano, per alternanza quantitativa, l'allungamento della vocale predesinenziale. Il vocativo singolare corrisponde al puro tema, con l'accento ritratto. A causa della presenza della sigma intervocalica, le uscite subiscono le contrazioni sopra enunciate. Di seguito € declinato il nome proprio œ‡²’«ƒ‹Œ, -ŽŒ, "Socrate" . Singolare Nominativo å ¼É󒓨¾ Genitivo
г ¼Éó’“ŠÁ¾
Dativo
ç ¼Éó’“Ž‹
Accusativo
å ¼É󒓨/¼É󒓨Œ
Vocativo
Ê ¼Ö󒎾
Particolarit€
I nomi propri maschili in -²¡Œ hanno una declinazione particolare, poichˆ derivano da un'antica forma con Å. Come dimostrazione viene declinato il nome Æ’²¡Œ, -˜ŽŒ, "Eracle". Singolare Nominativo ú’󘛾 Genitivo
ú’ó˜ŠÁ¾
Dativo
ú’ó˜Ž
Accusativo ú’ó˜/ú’ó˜› Vocativo
ú’“󘎋¾
Terza declinazione
32
Nomi femminili
Esiste un solo sostantivo femminile, talora inteso anche come aggettivo, ossia ƒ’‰‘’‹Œ, -ŽŒ, "trireme". Presenta, come per i nomi maschili, l'allungamento della vocale predesinenziale per alternanza quantitativa e le contrazioni fra vocali. Il vocativo coincide con il puro tema. Da notare che al genitivo plurale e duale e al dativo duale l'accento € ritratto, a differenza di quanto avviene per gli altri sostantivi in sibilante. Singolare Nominativo Ü ’‹â’¨¾
Duale
Plurale
Ý ’‹â’Ž‹/’‹â’¨ Þ ’‹â’Ž‹¾
Genitivo
›¾ ’‹â’ŠÁ¾ Œ ’‹â’Š‹Œ
®Œ ’‹â’ÉŒ
Dativo
ß ’‹â’Ž‹
Œ ’‹â’Š‹Œ
¾ ’‹â’޽‹(Œ)
Accusativo
ጠ’‹â’¨
Ý ’‹â’Ž‹/’‹â’¨ ݾ ’‹â’Ž‹¾
Vocativo
Ê ’‹›’޾
Ê ’‹â’Ž‹/’‹â’¨ Ê ’‹â’Ž‹¾
Aggettivi
Gli aggettivi in -„Œ sono unicamente a due terminazioni e in gran parte ossitoni. La declinazione dei maschili e femminili corrisponde a quella dei sostantivi. Quella dei neutri differisce da quella dei sostantivi solo per l'assenza dell'apofonia quantitativa ai casi retti del singolare, con normale esito -„Œ invece che -ŽŒ. Temi in -Œ
I temi in -Œ sono esclusivamente neutri. I casi retti del singolare sono caratterizzati dal puro tema. Alcuni sostantivi hanno due temi: uno € il tema in -as derivato dalla radice + suffisso in -as; l'altro tema € in dentale (secondario rispetto al primo citato): consiste nell'introduzione di una dentale nella flessione. La differenza tra i due temi € evidente nella flessione al genitivo singolare del tipo ó’ɾ/󒊾 Viene declinato il sostantivo ²˜’Œ, -‡Œ/ƒŽŒ, "corno; ala dell'esercito" Singolare Nominativo è ó’¾
Duale
æ ó’/ó’Ž
Plurale
Ý ó’/ó’
Genitivo
г ó’ɾ/󒊾 ŠŒ óŽ’çŒ/Ž’“Š‹Œ ®Œ óŽ’®Œ/óŽ’“ÉŒ
Dativo
ç ó’à/ó’‹
ŠŒ óŽ’çŒ/óŽ’“Š‹Œ о 󒽋(Œ)
Accusativo
è ó’¾
æ ó’/ó’Ž
Ý ó’/ó’
Temi in -ŽŒ
I temi in -ŽŒ sono pochi nomi maschili e femminili di numero unicamente singolare: i maschili sono ¸˜‡Œ, "risata", ÇŠ’”Œ, "sudore", ¥’”Œ, "pelle" (pu„ anche essere declinato come un nome in dentale, ¥’”Œ, ¥’‡ƒªŒ); i femminili sono ÈŠ”Œ, -ްŒ, "pudore" ed É”Œ, -ްŒ, "aurora, oriente" (quest'ultimo € stato sostituito da ʇŒ, ʇ, facente parte della declinazione attica). Il nominativo singolare € caratterizzato da apofonia, che allunga la vocale predesinenziale. Il vocativo € uguale al nominativo. † declinato É”Œ, -ްŒ, "aurora, oriente".
Terza declinazione
33
Singolare Nominativo Ü ùÖ¾ Genitivo
›¾ ùг¾
Dativo
ß ùŠ
Accusativo
ጠù®
Temi in nasale e dentale I temi in nasale e dentale (uscita -†ƒ), si dividono in quattro gruppi: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
Temi in -†ƒ Temi in -„†ƒ, che non contengono sostantivi Temi in -‰†Ÿ Temi in -ކƒ Temi in -†ƒ, che comprendono solo participi ‡ Temi in -†Ÿ
Temi in -†ƒ
I temi in -†ƒ sono esclusivamente maschili, con nominativo singolare sigmatico (e conseguente caduta della nasale + dentale) e vocativo singolare costituito dal puro tema. Si illustra un esempio di declinazione con ¸…¸Œ, -†ƒŽŒ, "gigante". Singolare Nominativo å ‘Ø‘¾
Duale
Plurale
æ ‘Ø‘ŒŽ
ŠÞ ‘Ø‘ŒŽ¾
Genitivo
г ‘Ø‘ŒŠ¾ ŠŒ ‘‹‘“ŒŠ‹Œ ®Œ ‘‹‘“ŒÉŒ
Dativo
ç ‘Ø‘Œ‹
Accusativo
èŒ ‘Ø‘Œ æ ‘Ø‘ŒŽ
Šé¾ ‘Ø‘Œ¾
Vocativo
Ê ‘Ø‘Œ
Ê ‘Ø‘ŒŽ¾
ŠŒ ‘‹‘“ŒŠ‹Œ о ‘Ø‘½‹(Œ)
Ê ‘Ø‘ŒŽ
Aggettivi
Esiste un solo aggettivo in -†ƒ, ma di utilizzo frequentissimo, ossia “šŒ, “š™, “š†, "tutto, ogni". Presenta il nominativo maschile singolare sigmatico, e il vocativo corrisponde al nominativo. Il nominativo singolare neutro € costituito dal puro tema privo della . Per quanto riguarda il femminile, viene declinato come un sostantivo della Prima declinazione in - breve impuro.
Terza declinazione
34
Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo °ê¾
°ê½
°êŒ
Genitivo
°Œ¤¾
°“½¨¾
°Œ¤¾
Dativo
°ŒØ
°“½ã
°ŒØ
Accusativo
°“Œ
°ê½Œ
°êŒ
Vocativo
°ê¾
°ê½
°êŒ
Duale
Maschile Femminile Neutro
Nominativo °“ŒŽ
°“½
°“ŒŽ
Genitivo
°“ŒŠ‹Œ
°“½‹Œ
°“ŒŠ‹Œ
Dativo
°“ŒŠ‹Œ
°“½‹Œ
°“ŒŠ‹Œ
Accusativo
°“ŒŽ
°“½
°“ŒŽ
Vocativo
°“ŒŽ
°“½
°“ŒŽ
Plurale
Maschile Femminile Neutro
Nominativo °“ŒŽ¾
°ê½‹
°“Œ
Genitivo
°“ŒÉŒ
°½®Œ
°“ŒÉŒ
Dativo
°ê½‹(Œ)
°“½‹¾
°ê½‹(Œ)
Accusativo
°“Œ¾
°“½¾
°“Œ
Vocativo
°“ŒŽ¾
°ê½‹
°“Œ
Temi in -„†ƒ
I temi in -„†ƒ sono costituiti solamente da aggettivi e participi, con nominativo singolare sigmatico (e conseguente caduta della nasale + dentale). Il vocativo corrisponde al puro tema privo della dentale finale. Al femminile la declinazione segue quella dei sostantivi della prima declinazione in - breve impuro. † mostrato un esempio di declinazione con l'aggettivo ¥’…„‰Œ, -…„™™, -…„† "amabile, gradito". Singolare
Maschile Femminile
Nominativo Å’ØŽ‹¾
Å’ØŽ½½
Neutro
Å’ØŽŒ
Genitivo
Å’ØŽŒŠ¾ Å’‹½½¨¾ Å’ØŽŒŠ¾
Dativo
Å’ØŽŒ‹
Accusativo
Å’ØŽŒ Å’ØŽ½½Œ Å’ØŽŒ
Vocativo
Å’ØŽŒ
Å’‹½½ã
Å’ØŽ½½
Å’ØŽŒ‹
Å’ØŽŒ
Terza declinazione
35
Duale
Maschile
Nominativo Å’ØŽŒŽ
Femminile
Å’‹½½
Neutro
Å’ØŽŒŽ
Genitivo
Å’‹ Å’‹Œ ŒŠ Š‹Œ ‹Œ Å’‹ Å’‹½ ½½ ½‹Œ ‹Œ Å’‹ Å’‹Œ ŒŠ Š‹Œ ‹Œ
Dativo
Å’‹ Å’‹Œ ŒŠ Š‹Œ ‹Œ Å’‹ Å’‹½ ½½ ½‹Œ ‹Œ Å’‹ Å’‹Œ ŒŠ Š‹Œ ‹Œ
Accusativo
Å’ØŽŒŽ
Å’‹½½
Å’ØŽŒŽ
Vocativo
Å’ØŽŒŽ
Å’‹½½
Å’ØŽŒŽ
Plurale
Maschile Femminile
Å’ØŽŒ ŽŒŽ¾ Å’Ø Å’ØŽ½ ޽½ ½‹‹ Nominativo Å’Ø
Neutro
Å’Ø Å’ØŽŒ ŽŒ
Genitivo
Å’‹ Å’‹Œ ŒÉ ÉŒŒ Å’‹ Å’‹Ž½ ޽½® ½®ŒŒ Å’‹ Å’‹Œ ŒÉ ÉŒŒ
Dativo
Å’Ø Å’ØŽ½ ޽‹( ‹(Œ) Œ) Å’‹ Å’‹½ ½½ ½‹¾ ‹¾ Å’Ø Å’ØŽ½ ޽‹( ‹(Œ) Œ)
Accusativo
Å’Ø Å’ØŽŒ ŽŒ ¾¾ Å’‹ Å’‹½ ½½ ½¾¾ Å’Ø Å’ØŽŒ ŽŒ
Vocativo
Å’Ø Å’ØŽŒ ŽŒŽ¾ Å’Ø Å’ØŽ½ ޽½ ½‹‹
Å’Ø Å’ØŽŒ ŽŒ
Temi in -‰†Ÿ
I rari temi in -‰†Ÿ contengono pochi sostantivi, caratterizzati dalla particolare uscita in -†Œ. Tra questi si elencano ʉ†Œ, -‰†ŸŽŒ, "verme" e “„…’‰†Œ, -‰†ŸŽŒ, "cesta di vimini". Nel corso dell'evoluzione della lingua greca, questi termini hanno subƒto la caduta della †. Il nominativo singolare € sigmatico, e il vocativo singolare € costituito del puro tema privo della Ÿ. Singolare Nominativo Ü û˜”‹Œ¾
Duale
Ý û˜”‹Œ«Ž¾
Plurale
Þ û˜”‹Œ«Ž¾
Genitivo
›¾ û˜”‹Œ« û˜”‹Œ«Š¾ о Œ Œ í˜”Ø í˜”ØŒ«Š Œ«Š‹Œ ‹Œ ®Œ ®Œ í˜”Ø í˜”ØŒ«É Œ«ÉŒŒ
Dativo
ß û˜”‹ û˜”‹Œ« Œ«‹‹
Accusativo
ጠû˜ û˜”‹Œ« Ý û˜ û˜”‹Œ«Ž¾
ݾ û˜ û˜”‹Œ«¾
Vocativo
Ê û˜”‹Œ
Ê û˜”‹Œ«Ž¾
Œ Œ í˜”Ø í˜”ØŒ« Œ«Š‹ Š‹ŒŒ ¾ ¾ û˜”‹ û˜”‹(Œ (Œ)½ )½‹( ‹(Œ) Œ)
Ê û˜”‹Œ«Ž¾
Temi in -ކƒ
I temi in -ކƒ sono formati da nomi esclusivamente maschili, alcuni aggettivi e numerosi participi. I sostantivi hanno nominativo singolare asigmatico e apofonia, che provoca l'allungamento della vocale finale. Il vocativo singolare oscilla tra le forme in vocale breve (puro tema) nei nomi baritoni e quelle in vocale lunga nei nomi ossitoni. Nel dativo plurale la nasale e la dentale cadono, dando vita alla contrazione Ž. Di seguito € declinato ˜‡†, -ކƒŽŒ, "leone" .
Terza declinazione
36
Maschile Nominativo å ˜ÉŒ
Femminile
æ ˜ŠŒŽ
Neutro
ŠÞ ˜ŠŒŽ¾
Genitivo
г г ˜ŠŒ ˜ŠŒŠ¾ о ŠŒ ŠŒ ˜Ž¤Œ ˜Ž¤ŒŠ Š‹Œ ‹Œ ®Œ ®Œ ˜Ž¤Œ ˜Ž¤ŒÉŒ ÉŒ
Dativo
ç ˜ŠŒ ˜ŠŒ‹ ‹
ŠŒ ŠŒ ˜Ž¤Œ ˜Ž¤ŒŠ Š‹Œ ‹Œ о о ˜ŠÁ ˜ŠÁ½‹ ½‹(Œ (Œ))
Accusativo
èŒ ˜ŠŒ
æ ˜ŠŒŽ
Šé¾ ˜ŠŒ¾
Vocativo
Ê ˜ŠŒ
Ê ˜ŠŒŽ
Ê ˜ŠŒŽ¾
A ci„ si aggiunge la particolare declinazione di žŠŽŒ/¯Š”†, žŠª†ƒŽŒ, "dente, zanna", che presenta il nominativo sigmatico. Da notare anche il vocativo singolare. Singolare
Duale
Plurale
Nominativo å ôŸŠä¾/åŸÖŒ æ ôŸ¤ŒŽ
ŠÞ ôŸ¤ŒŽ¾
Genitivo
г г ôŸ¤ ôŸ¤Œ ŒŠ¾ о
ŠŒ ŠŒ ôŸ¤Œ ôŸ¤ŒŠ Š‹Œ ‹Œ ®Œ ®Œ ôŸ¤Œ ôŸ¤ŒÉ ÉŒŒ
Dativo
ç ôŸ¤ ôŸ¤Œ‹ Œ‹
ŠŒ ŠŒ ôŸ¤Œ Ÿ¤ŒŠŠ‹Œ о о ôŸŠ³½ г½‹(Œ) ‹(Œ)
Accusativo
èŒ ôŸ¤Œ
æ ôŸ¤ŒŽ
Šé¾ ôŸ¤Œ¾
Vocativo
Ê ôŸÖŒ
Ê ôŸ¤ŒŽ
Ê ôŸ¤ŒŽ¾
Aggettivi
I pochi aggettivi in -ކƒ hanno declinazione analoga a quella dei nomi. Il femminile, al nominativo, presenta l'uscita in -ް™ e viene declinato come un sostantivo della prima declinazione in - breve impuro. I casi retti del neutro singolari sono costituiti dal puro tema, con la consueta omissione della ƒ. Participi
Escono in -ކƒ numerosissimi participi attivi di verbi tematici e non. Seguono la declinazione degli aggettivi e dei sostantivi con la stessa uscita. Per formare il participio presente, € sufficiente aggiungere al tema del verbo il participio presente del verbo essere sotto declinato, ossia ˆ, ޵™, ¾† ("che Ì, essendo") . Maschi hile le Femm Femmin inil ilee Neut Neutro ro Singolare Masc Nominativo üŒ
Šý½
þŒ
Genitivo
þŒŠ¾
Šÿ½¨¾
þŒŠ¾
Dativo
þŒ‹
Šÿ½ã
þŒ‹
Accusativo
þŒ
Šý½Œ
þŒ
Vocativo
üŒ
Šý½
þŒ
Terza declinazione
37
Duale
Masc Maschi hile le Femm Femmin inil ilee Neut Neutro ro
Nominativo þŒŽ
Šÿ½
þŒŽ
Genitivo
þŒŠ‹Œ
Šÿ½‹Œ
þŒŠ‹Œ
Dativo
þŒŠ‹Œ
Šÿ½‹Œ
þŒŠ‹Œ
Accusativo
þŒŽ
Šÿ½
þŒŽ
Vocativo
þŒŽ
Šÿ½
þŒŽ
Plurale
Masc Maschi hile le Femm Femmin inil ilee Neut Neutro ro
Nominativo þŒŽ¾
Šý½‹
þŒ
Genitivo
þŒÉŒ
Šὐ½®Œ
þŒÉŒ
Dativo
Šý½‹(Œ)
Šÿ½‹¾
Šý½‹(Œ)
Accusativo
þŒ¾
Šÿ½¾
þŒ
Vocativo
þŒŽ¾
Šý½‹
þŒ
In basso € illustrata la declinazione del verbo ˜¸‡, "dico, scelgo, raccolgo" al participio presente attivo. Maschi hile le Femm Femmin inil ilee Neut Neutro ro Singolare Masc Nominativo ˜‘ÉŒ
˜‘ŠÁ½
˜‘ŠŒ
Genitivo
˜‘ŠŒŠ¾ ˜Ž‘Šä½¨¾
˜‘ŠŒŠ¾
Dativo
˜‘ŠŒ‹
˜Ž‘Šä½ã
˜‘ŠŒ‹
Accusativo
˜‘ŠŒ
˜‘ŠÁ½Œ
˜‘ŠŒ
Vocativo
˜‘ÉŒ
˜‘ŠÁ½
˜‘ŠŒ
Duale
Maschile Femminile
Nominativo ˜‘ŠŒŽ
˜Ž‘Šä½
Neutro
˜‘ŠŒŽ
Genitivo
˜Ž‘¤ ˜Ž‘¤Œ ŒŠ‹ Š‹ŒŒ ˜Ž‘Š ˜Ž‘Šä½ 佋 ‹ŒŒ ˜Ž‘¤ ˜Ž‘¤Œ ŒŠ‹ Š‹ŒŒ
Dativo
˜Ž‘¤ ˜Ž‘¤Œ ŒŠ‹ Š‹ŒŒ ˜Ž‘Š ˜Ž‘Šä½ 佋 ‹ŒŒ ˜Ž‘¤ ˜Ž‘¤Œ ŒŠ‹ Š‹ŒŒ
Accusativo
˜‘ŠŒŽ
˜Ž‘Šä½
˜‘ŠŒŽ
Vocativo
˜‘ŠŒŽ
˜Ž‘Šä½
˜‘ŠŒŽ
Plurale
Maschile Femminile
Nominativo ˜‘ŠŒŽ¾
Neutro
˜‘ŠÁ½‹
˜‘ŠŒ
˜Ž‘ŠÁ½®Œ
˜Ž‘¤ŒÉŒ
Genitivo
˜Ž‘¤ŒÉŒ
Dativo
˜‘Š ˜‘ŠÁ½ Á½‹( ‹(Œ) Œ) ˜Ž‘Š ˜Ž‘Šä½ 佋 ‹¾¾ ˜‘Š ˜‘ŠÁ½ Á½‹( ‹(Œ) Œ)
Accusativo
˜‘ŠŒ¾
˜Ž‘Šä½¾
˜‘ŠŒ
Vocativo
˜‘ŠŒŽ¾
˜‘ŠÁ½‹
˜‘ŠŒ
Terza declinazione
38
Temi in -„†ƒ
Sono temi in -ŽŒ i participi dell'Aoristo Passivo(sia forte che debole) e i participi presenti dei verbi in -”‹ Ø«¨”‹ e ἵ¨”‹. Temi in -†ƒ
I temi in -†ƒ sono formati unicamente da participi presenti. Sono perlopi‚ forme participiali di verbi in -‰ con presente suffissale, come Š„…²†‰, "mostro, dimostro" o ™–˜††‰, "spengo". Hanno nominativo singolare sigmatico,con caduta della nasale e della dentale, e apofonia, che provoca l'allungamento della vocale finale. Il nominativo singolare neutro € costituito dal puro tema privo della ƒ. Il vocativo singolare e plurale di tutti i generi corrisponde al nominativo. L'accento tende a rimanere nella sua originaria posizione lungo tutta la flessione, eccetto al genitivo plurale femminile, in cui si sposta sull'ultima sillaba diventando circonflesso (perisp„mena). † presente un esempio di declinazione con il participio presente attivo del verbo Š„…²†‰, "mostro, dimostro". Singolare
Maschile
Nominativo ŸŽ‹óŒä¾
Femminile
ŸŽ‹óŒ³½
Neutro
ŸŽ‹óŒäŒ
Genitivo
ŸŽ‹óŒäŒŠ¾ ŸŽ‹óŒä½¨¾ ŸŽ‹óŒäŒŠ¾
Dativo
ŸŽ‹óŒäŒ‹
Accusativo
ŸŽ‹óŒäŒ ŸŽ‹óŒ³½Œ ŸŽ‹óŒäŒ
Vocativo
ŸŽ‹óŒä¾
ŸŽ‹óŒ³½
Maschile
Femminile
Duale
Nominativo ŸŽ‹óŒäŒŽ
ŸŽ‹óŒä½ã
ŸŽ‹óŒä½
ŸŽ‹óŒäŒ‹
ŸŽ‹óŒäŒ
Neutro
ŸŽ‹óŒäŒŽ
Genitivo
ŸŽ‹óŒäŒŠ‹Œ ŸŽ‹óŒä½‹Œ ŸŽ‹óŒäŒŠ‹Œ
Dativo
ŸŽ‹óŒäŒŠ‹Œ ŸŽ‹óŒä½‹Œ ŸŽ‹óŒäŒŠ‹Œ
Accusativo
ŸŽ‹óŒäŒŽ
ŸŽ‹óŒä½
ŸŽ‹óŒäŒŽ
Vocativo
ŸŽ‹óŒäŒŽ
ŸŽ‹óŒä½
ŸŽ‹óŒäŒŽ
Plurale
Maschile
Femminile
Nominativo ŸŽ‹óŒäŒŽ¾ ŸŽ‹óŒ³½‹
Neutro
ŸŽ‹óŒäŒ
Genitivo
ŸŽ‹óŒäŒÉŒ ŸŽ‹óŒÁ½®Œ ŸŽ‹óŒäŒÉŒ
Dativo
ŸŽ‹óŒ³½‹(Œ) ŸŽ‹óŒä½‹¾ ŸŽ‹óŒ³½‹(Œ)
Accusativo
ŸŽ‹óŒäŒ¾ ŸŽ‹óŒä½¾ ŸŽ‹óŒäŒ
Vocativo
ŸŽ‹óŒäŒŽ¾ ŸŽ‹óŒ³½‹
ŸŽ‹óŒäŒ
Temi in un -†Ÿ
Si noti la presenza dei rari temi in -†Ÿ, quale il nome di citt• Í…’†Œ, -†ŸŽŒ, "Tirinto", uno dei pochissimi a contenere la coppia di consonanti -†Œ. Proveniente da una delle prime forme della lingua greca, nell'attico classico si € evoluto in Í…’ÎŒ, andando ad allungare la vocale e facendo scomparire la †. Il nominativo € sigmatico, mentre il vocativo presenta il puro tema privato della Ÿ. † sotto riportata la declinazione del termine.
Terza declinazione
39
Singolare Nominativo Ü ¿Ø’ÁŒ¾ Genitivo
›¾ ¿Ø’ÁŒ«Š¾
Dativo
ß ¿Ø’ÁŒ«‹
Accusativo
ጠ¿Ø’ÁŒ«
Vocativo
Ê ¿Ø’ÁŒ
Temi in vocale I temi in vocale della terza declinazione possono presentare due uscite, in -‰ o in -. Essi si dividono in due gruppi: ‡ Temi senza apofonia, con vocale predesinenziale debole ‡ Temi con apofonia, che alternano vocali predesinenziali diverse fra loro
Temi senza apofonia I temi senza apofonia sono costituiti prevalentemente da sostantivi maschili, femminili e neutri in -, con una minoranza in -‰, che conservano la vocale debole per tutta la declinazione. Maschili e femminili hanno nominativo singolare sigmatico e accusativo singolare in -†. Si noti anche che l'accusativo maschile e femminile plurale esce in -Œ, esito di cadute. Sotto € declinato il maschile/femminile ŽÏŒ, ŽÈªŒ, "pecora", anticamente scritto ¾Å‰Œ (si noti presenza di un Å intervocalico che € caduto e la somiglianza con l'ovis latino). Singolare Nominativo å/Ü Š ἶ ¾
Duale
æ/“ Š ἶ Ž
Plurale
ŠÞ/Þ Š ἶ ޾
Genitivo
г/›¾ Ф¾ ŠŒ/Œ ŠŠŒ ®Œ Š®Œ
Dativo
ç/ß Š ΐ
ŠŒ/Œ ŠŠŒ о/¾ нØ(Œ)
Accusativo
èŒ/áŒ Š ἶ Œ
æ/“ Š ἶ Ž
Šé¾/ݾ Š ἶ ¾
Vocativo
Ê Š ἶ
Ê Š ἶ Ž
Ê Š ἶ ޾
Per quanto riguarda i temi in - € declinato È¥ŸŒ, -ŽŒ "pesce". Singolare Nominativo å Å«³¾
Duale
æ Å«äŽ
Plurale
ŠÞ ū䎾
Genitivo
г ū䊾 ŠŒ ū䊋Œ ®Œ Å«äÉŒ
Dativo
ç Å«ä ϊ
ŠŒ ū䊋Œ о ū佋(Œ)
Accusativo
èŒ Å«³Œ
æ Å«äŽ
Šé¾ Å«³¾
Vocativo
Ê Å«ä
Ê Å«äŽ
Ê Å«äŽ¾
Terza declinazione
40
Particolarit€
‡ La parola È¥ŸŒ, in maiuscolo ÐÑÒÓœ, € un acronimo dietro al simbolo cristiano del pesce, cio€: (IT) Ô Ges‚ Cristo Figlio di Dio Salvatore Õ (GRC) Ô 'Ш½Š³¾ Ñ’‹½¤¾ ÒŽo³ Ó‹¤¾ œÉâ’ Õ Ne sono state trovate svariate testimonianze risalenti all'epoca delle persecuzione dei cristiani nell'impero romano (I-IV secolo). Era utilizzato per nascondere il messaggio religioso, cosƒ che le autorit• pagane non potessero riconoscere i fedeli cristiani. ‡ Il neutro Š«²’, -ŽŒ "lacrima € attestato solo al caso nominativo plurale (Š«²’) e al dativo plurale (Š«²’™‰). Per declinarlo completamente si utilizza в’ކ, -Ž, della seconda declinazione.
Temi con apofonia I temi con apofonia sono costituiti prevalentemente da sostantivi e aggettivi di ogni genere. Sono caratterizzati da apofonia, che alterna fra loro vocali predesinenziali diverse (la -‰ e la - restano nei casi retti del singolare, mentre negli altri casi sono sostituite dalla -„). Temi in -‰
I temi in -‰ sono prevalentemente femminili e presentano, come gi• affermato, il fenomeno dell'apofonia. Maschili e femminili hanno nominativo singolare sigmatico. I casi retti del plurale di ciascun genere presentano la medesima uscita a sˆguito di varie contrazioni con l'antica lettera Ö. La metatesi quantitativa ha dato vita a mutazioni legate alla quantit• vocalica e alla posizione dell'accento. Sotto € riportata la declinazione del femminile “ª‰Œ, -„‡Œ, "citt€". Singolare Nominativo Ü °¤˜‹¾
Duale
Plurale
Ý °¤˜Ž‹/°¤˜¨/°¤˜ŽŽ Þ °¤˜Ž‹¾
Genitivo
›¾ °¤˜ŽÉ¾ Œ °Š˜Š‹Œ
®Œ °¤˜ŽÉŒ
Dativo
ß °¤˜Ž‹
Œ °Š˜Š‹Œ
¾ °¤˜Ž½‹(Œ)
Accusativo
ጠ°¤˜‹Œ
Ý °¤˜Ž‹/°¤˜¨/°¤˜ŽŽ ݾ °¤˜Ž‹¾
Vocativo
Ê °¤˜‹
Ý °¤˜Ž‹/°¤˜¨/°¤˜ŽŽ Ê °¤˜Ž‹¾
Per quanto riguarda i neutri, € declinato “˜“„’‰, -„‡Œ, "pepe". Singolare Nominativo è °°Ž’‹ Genitivo
г °Ž°’ŽÉ¾
Dativo
ç °Ž°’Ž‹
Accusativo
è °°Ž’‹
Terza declinazione
41
Temi in -
I temi in -, maschili, femminili e neutri, presentano apofonia. Maschili e femminili hanno nominativo singolare sigmatico. Il nominativo singolare neutro corrisponde al puro tema. I casi retti del plurale di ciascun genere presentano la medesima uscita a sˆguito di varie contrazioni con l'antica lettera Å. Sotto € riportata la declinazione del femminile “¡¥Œ, -„‡Œ, "braccio, gomito". Singolare Nominativo å °›ÅÁ¾
Duale
Plurale
æ °âÅŽ‹/°âŨ/°âÅŽŽ ŠÞ °âÅŽ‹¾
Genitivo
г °âŎɾ ŠŒ °¨ÅŠ‹Œ
®Œ °âÅŽÉŒ
Dativo
ç °âÅŽ‹
ŠŒ °¨ÅŠ‹Œ
о °âÅŽ½‹(Œ)
Accusativo
èŒ °›ÅÁŒ
æ °âÅŽ‹/°âŨ/°âÅŽŽ Šé¾ °âÅŽ‹¾
Vocativo
Ê °›ÅÁ
Ê °âÅŽ‹/°âŨ/°âÅŽŽ
Ê °âÅŽ‹¾
Per i neutri, ®™ƒ, -„‡Œ, "cittadella". Singolare Nominativo è —½Á
Duale
Plurale
æ —½Ž‹/—½¨/—½ŽŽ Ý —½¨/—½Ž
Genitivo
г —½ŽÉ¾ ŠŒ 𽊋Œ
®Œ —½ŽÉŒ
Dativo
ç —½Ž‹
ŠŒ 𽊋Œ
о —½Ž½‹(Œ)
Accusativo
è —½Á
æ —½Ž‹/—½¨/—½ŽŽ Ý —½¨/—½Ž
Vocativo
Ê —½Á
Ê —½Ž‹/—½¨/—½ŽŽ
Ê —½¨/—½Ž
Particolarit€
‡ Il maschile “’˜™–Œ, -ŽŒ al singolare, come aggettivo, ha il significato di "vecchio", mentre al plurale “’˜™–„‰Œ, significa "ambasciatori". ‡ Il maschile ǪŒ, -Ž, "figlio", della Seconda declinazione, pu„ presentarsi anche nell'antica forma ÇŒ, -˜‡Œ in -, e possedere la declinazione propria di questo tema. Aggettivi
Esistono diversi aggettivi in -, esclusivamente a tre terminazioni. Dal momento che hanno apofonia, il maschile e il neutro sono declinati come i sostantivi con lo stesso tema. Si noti per„, al genitivo singolare, la presenza della vocale breve Ž , al posto della consueta ‡. Ai casi retti del neutro plurale „ e non subiscono contrazioni. Il femminile si declina come i nomi in - breve impuro della prima declinazione. † fornito un esempio di declinazione con ƒ¥Œ, -„·, -×, "veloce" .
Terza declinazione
42
Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo Åä¾
ÅŽ
Åä
Genitivo
ÅŠ¾
Ŏؾ
ÅŠ¾
Dativo
ÅŽ
ÅŽØà
ÅŽ
Accusativo
ÅäŒ
ÅŽŒ
Åä
Vocativo
Åä
ÅŽ
Åä
Duale
Maschile Femminile Neutro
Nominativo ÅŽ
ÅŽØ
ÅŽ
Genitivo
ÅŠ‹Œ
ÅŽØ‹Œ
ÅŠ‹Œ
Dativo
ÅŠ‹Œ
ÅŽØ‹Œ
ÅŠ‹Œ
Accusativo
ÅŽ
ÅŽØ
ÅŽ
Vocativo
ÅŽ
ÅŽØ
ÅŽ
Plurale
Maschile Femminile
Nominativo ÅŽ¾
Neutro
ÅŽ‹
Å
ÅŽ‹®Œ
ÅÉŒ
Genitivo
ÅÉŒ
Dativo
Ž‹(Œ) ÅŽØ‹¾
Ž‹(Œ)
Accusativo
ÅŽ¾
Ŏؾ
Å
Vocativo
ÅŽ¾
ÅŽ‹
Å
Temi in dittongo I temi in dittongo della terza declinazione sono costituiti dall'unione delle vocali forti a quelle deboli (‰ e '). Essi si dividono in tre gruppi: ‡ Temi in - ‡ Temi in -„ ‡ Temi in -Ž In aggiunta ad essi: ‡ Temi in -‡Å (-‡Œ) ‡ Temi in ŽÖ (-‡) Hanno la caratteristica di possedere il nominativo sigmatico e di non presentare apofonia. Si ritiene che tutti questi nomi siano stati influenzati, in origine, dalla presenza del digamma ( Å).
Terza declinazione
43
Temi in - I temi in - sono esclusivamente femminili, con nominativo sigmatico. L'accusativo singolare € in -† e quello plurale in -Œ, per particolari fenomeni fonetici dovuti alla scomparsa del digamma. L'esempio di declinazione € con ¸’°Œ, ¸’ªŒ, "vecchia". Singolare Nominativo Ü ‘’³¾
Duale
Ý ‘’êŽ
Plurale
Þ ‘’ꎾ
Genitivo
›¾ ‘’¤¾ Œ ‘’ŠŒ ®Œ ‘’®Œ
Dativo
ß ‘’ ΐ
Accusativo
ጠ‘’³Œ Ý ‘’êŽ
ݾ ‘’³¾
Vocativo
Ê ‘’³
Ê ‘’ꎾ
Œ ‘’ŠŒ ¾ ‘’Á½Ø(Œ)
Ý ‘’êŽ
Particolarit€
‡ Il nome †°Œ, †„”Œ, "nave", alterna la nei dittonghi alla „ o alla ‹ in presenza di vocali lunghe. † qui illustrata la sua declinazione: Singolare Nominativo Ü Œ³¾
Duale
Ý Œ›Ž
Plurale
Þ Œ›Ž¾
Genitivo
›¾ ŒŽÖ¾ Œ ŒŽŠŒ ®Œ ŒŽ®Œ
Dativo
ß Œ¨Ø
Accusativo
ጠŒ³Œ Ý Œ›Ž
ݾ Œ³¾
Vocativo
Ê Œ³
Ê Œ›Ž¾
Œ ŒŽŠŒ ¾ ŒÁ½Ø(Œ)
Ý Œ›Ž
Temi in -„ I temi in -„ sono esclusivamente maschili, con nominativo sigmatico. Il genitivo singolare si trova espresso in -‡Œ per metatesi quantitativa, dovuta anche ad una legge di Hermann Osthoff, la quale afferma che in un dittongo seguƒto da consonante la prima vocale, se lunga, viene abbreviata. L'accusativo singolare € in - e quello plurale in -Œ. Come modello viene sotto utilizzato –™‰„Œ, -˜‡Œ, "re". Singolare Nominativo å š½‹˜Žä¾
Duale
æ š½‹˜Ž
Plurale
ŠÞ š½‹˜Ž¾
Genitivo
г š½‹˜É¾ ŠŒ š½‹˜Š‹Œ ®Œ š½‹˜ÉŒ
Dativo
ç š½‹˜Ž
ŠŒ š½‹˜Š‹Œ о š½‹˜Ž³½‹(Œ)
Accusativo
èŒ š½‹˜
æ š½‹˜Ž
Šé¾ š½‹˜¾/š½‹˜Ž¾
Vocativo
Ê š½‹˜Ž³
Ê š½‹˜Ž
Ê š½‹˜Ž¾
Terza declinazione
44
Particolarit€
‡ Ø„Œ, ɪŒ "Zeus" forma nominativo e vocativo dal tema Ø„, mentre gli altri casi si formano dal tema É. Il tema Ø„, deriva da una forma dell'indoeuropeo *Šj„Œ; questa forma, dopo la caduta dello Ë, ha dato origine al tema usato in attico. Ecco la declinazione: Singolare Nominativo å ¥Žä¾ Genitivo
г ž‹¤¾
Dativo
ç ž‹Ø
Accusativo
èŒ žØ
Vocativo
Ê ¥Ž³
Temi in -Ž I temi in -Ž sono unicamente maschili, con nominativo sigmatico. Il genitivo singolare € regolarmente espresso in -о. L'accusativo singolare € in -† e quello plurale in -Œ, per particolari fenomeni fonetici dovuti alla scomparsa del digamma. Tuttavia sono attestate anche forme di accusativo plurale in -¾. Di sˆguito € riportata la declinazione del sostantivo maschile/femminile –ްŒ, –ŽªŒ, "mucca, bue". Singolare Nominativo å/Ü šŠ³¾
Duale
æ/“ š¤Ž
Plurale
ŠÞ/Þ š¤Ž¾
Genitivo
г/›¾ šŠ¤¾ ŠŒ/Œ šŠŠŒ ®Œ šŠ®Œ
Dativo
ç/ß šŠ ΐ
Accusativo
èŒ/áŒ šŠ³Œ æ/“ š¤Ž
Šé¾/ݾ šŠ³¾
Vocativo
Ê šŠ³
Ê š¤Ž¾
ŠŒ/Œ šŠŠŒ о/¾ šŠÁ½Ø(Œ)
Ê š¤Ž
Temi in -‡Å (-‡Œ) I temi in -‡Å, con uscita in -‡Œ, sono solamente maschili con nominativo sigmatico. La caduta del digamma non ha dato vita a particolari fenomeni fonetici; pertanto, declinando un sostantivo di questo tipo, € sufficiente aggiungere al tema le desinenze originali. Si cita come esempio Ù’‡Œ, -‡ŽŒ, "eroe" . Singolare Nominativo å ἥ’ɾ
Duale
æ ἥ’ÉŽ
Plurale
ŠÞ ἥ’ÉŽ¾
Genitivo
г ἥ’ÉŠ¾ ŠŒ ἥ’ÉŠ‹Œ ®Œ ù’ÖÉŒ
Dativo
ç ἥ’É‹
Accusativo
èŒ ἥ’É æ ἥ’ÉŽ
Šé¾ ἥ’ɾ
Vocativo
Ê ἥ’ɾ
Ê ἥ’ÉŽ¾
ŠŒ ἥ’ÉŠ‹Œ о ἥ’ɽ‹(Œ)
Ê ἥ’ÉŽ
Terza declinazione
45
Temi in ŽÖ (-‡) I temi in -ŽÖ, con uscita in -‡, sono solamente femminili e ossitoni (accentati sull'ultima sillaba). Il nominativo € asigmatico con vocale lunga per alternanza quantitativa. La caduta della jod ha dato vita a particolari fenomeni fonetici. Si cita come esempio É¥”, -ްŒ, "eco". Singolare Duale Plurale Nominativo Ü ÜÅÖ Genitivo
›¾ ÜÅŠ³¾
Dativo
ß ÜÅŠ
Accusativo
ጠÜÅÖ
Vocativo
Ê ÜÅŠ
Nomi anomali In questi sostantivi si verificano anomalie particolari dovute a tre fenomeni: eteroclisi (sostantivi con due temi e nominativo comune), metaplasmo (in cui il nominativo si forma da un tema e gli altri casi da un altro) e eterogenesi (lo stesso sostantivo ha generi diversi). I pi‚ comuni nomi irregolari sono: 1. ô ð’âŒ,"agnello", che forma gli altri casi dal tema 𒌠(apofonia di grado zero ); gen. 𒌤¾, dat. ð’ŒØ, acc. —’Œ, dat. plurale 𒌓½‹. 2. ô Ἅ’¨¾,"Ares", gen. Ἅ’ŽÉ¾, dat. Ἅ’Ž‹, acc. Ἅ’Ž ( Ἅ’¨, Ἅ’¨Œ), voc. Ἅ’޾. 3. Ü ‘ÁŒâ, ‘ÁŒ‹¤¾, "donna", usa due temi: ‘ÁŒ (solo per il nominativo sing.), e ‘ÁŒ‹ (per gli altri casi). Ecco la declinazione completa. Singolare Nominativo Ü ‘ÁŒâ
Duale
Ý ‘ÁŒŽ
Plurale
Þ ‘ÁŒŽ¾
Genitivo
›¾ ‘ÁŒ‹¤¾ Œ ‘ÁŒ‹ŠŒ ®Œ ‘ÁŒ‹®Œ
Dativo
ß ‘ÁŒ‹Ø
Accusativo
ጠ‘ÁŒ Ý ‘ÁŒŽ
ݾ ‘ÁŒ¾
Vocativo
Ê ‘䌋
Ê ‘ÁŒŽ¾
Œ ‘ÁŒ‹ŠŒ ¾ ‘ÁŒ‹¶Ø
Ê ‘ÁŒŽ
4. è Ÿ“’Á, "lacrima", ha il nominativo plurale Ÿ“’Á e il dativo plurale Ÿ“’Á½‹; tutti gli altri casi in attico si formano da è Ÿ“’ÁŠŒ; quindi si modella sulla seconda declinazione. 5. è ×’, "primavera", accanto alle forme regolari, al genitivo e al dativo singolare ha anche le forme contratte ©’н, ©’‹. 6. ¥Žä¾, ž‹¤¾, "Zeus", forma il nominativo e il vocativo dal tema ¥ŽÁ, mentre gli altri casi si formano dal tema ž‹. Il tema ¥ŽÁ, deriva da una forma dell'indoeuropeo *djeus; questa forma, dopo la caduta dello j, ha dato origine al tema usato in attico. Ecco la declinazione:
Terza declinazione
46
Singolare Nominativo å ¥Žä¾ Genitivo
г ž‹¤¾
Dativo
ç ž‹Ø
Accusativo
èŒ žØ
Vocativo
Ê ¥Ž³
Articoli In greco, a differenza del latino, € presente l'articolo. Esso ha una sua declinazione per ogni genere (maschile, femminile, neutro) e numero (singolare, plurale, duale). Essi sono essenziali per qualunque grecista e lettore-studioso del greco antico. Osservazioni sull'articolo determinativo greco
Come abbiamo gi• osservato, in Omero l'articolo € trattato come pronome dimostrativo sia anaforico (riferito a persona o cosa nominata in precedenza), sia cataforico. In questa funzione, esso continuava l'antico pronome indoeuropeo da cui era disceso. L'articolo determinativo conserva tale funzione ancora in et• classica solo in alcuni casi: ‡ quando si accompagna alle particelle correlative ” ὲŒ e Ÿὲ. In tale circostanza, l'articolo si trasforma in un vero e proprio pronome correlativo, da tradursi "l'uno... l'altro..."; ‡ nelle espressioni cristallizzate: å Ÿ ὲ, "ed egli", e °’è Š³, "prima d'ora", èŒ ὶ ¤Œ, "questo e quello"; ÕŒ Ÿ ὲ о, "e tra gli altri..." L'articolo greco, per il resto, ha impieghi abbastanza simili a quelli dell'articolo italiano, con un certo grado di versatilit• in pi‚: pu„ sostantivare aggettivi, participi, infiniti, ma anche avverbi e perfino complementi, creando espressioni idiomatiche caratteristiche come ŠÞ Œ³Œ, "quelli di ora", "i moderni", ŠÞ ½éŒ + caso dativo di nome di persona, "quelli al fianco di...", "i compagni", ad es. ŠÞ ½éŒ ¼É’“Ž‹: "quelli con Socrate", "quelli dalla parte di Socrate", "i discepoli, i sostenitori di Socrate", "quelli che hanno l'opinione di Socrate" etc. ‡ la posizione dell'aggettivo rispetto all'articolo € fondamentale: se l'aggettivo segue immediatamente l'articolo riferito ad un nome, esso va considerato attributo di quel nome, se l'aggettivo € staccato dall'articolo, ha una funzione predicativa. Si consideri ad esempio come muta il significato dell'aggettivo dimostrativo ὐ¤¾, semplicemente spostandolo dall'articolo: ‡ å ὐè¾ ἥ’ɾ, å ἥ’ɾ å ὐ¤¾ , "il medesimo eroe" (lo stesso che ha compiuto anche altre imprese); ‡ å ἥ’ɾ ὐ¤¾ , "l'eroe in persona, l'eroe da solo" (con le sue sole forze). ‡ l'articolo pu„ variare significativamente la funzione semantica di un aggettivo: ad es. ŠÞ ô˜Ø‘Š‹, "i pochi", "gli oligarchi", contro il semplice ô˜Ø‘Š‹, "pochi". ‡
Articoli
47
I generi Si dividono in 3 generi, maschile, femminile e neutro, ma non sempre corrispondono all'italiano (un nome femminile greco pu„ essere in italiano maschile). Il neutro greco alle volte corrisponde al maschile italiano, alle volte al femminile.
I casi I casi sono: nominativo, genitivo, dativo, accusativo. Si dividono in casi diretti (in sigla N.A., ossia: nominativo, accusativo) e obliqui (in sigla G.D., ovvero: genitivo e dativo). Il maschile e il neutro hanno in comune soltanto i casi obliqui del singolare e del plurale e tutto il duale.
Origine storica L'articolo forma la sua flessione da un tema di origine indeuropea *so/sa per il nominativo maschile e femminile di numero singolare e plurale, un tema *to/ta per tutti gli altri casi. In origine aveva valore di pronome dimostrativo (quello, quella).
Declinazione L'articolo segue per il maschile e il neutro le desinenze della seconda declinazione (eccezione al nominativo maschile singolare); il femminile segue la declinazione dei nomi in alfa impuro lungo.
Singolare Caso
MASCHILE FEMMINILE
Nominativo å il,lo
Ü la
NEUTRO
¤ il,lo
Genitivo
г del,dello ›¾ della
г del,dello
Dativo
ç al,allo
ß alla
ç al,allo
⌠la
¤ il,lo
Accusativo ¤Œ il,lo
Plurale Caso
MASCHILE FEMMINILE
Nominativo ŠÞ i,gli
Þ le
NEUTRO
“ i,gli
Genitivo
®Œ dei,degli ®Œ delle
®Œ dei,degli
Dativo
о ai,agli
¾ alle
о ai,agli
“¾ le
“ i,gli
Accusativo Šä¾ i,gli
Articoli
48
Duale Caso
MASCHILE
N.A.V. Ö i due G.D.
FEMMINILE
“ le due
NEUTRO
Ö i due
ŠŒ dei/ai due Œ delle/alle due ŠŒ dei/ai due
Nota bene
‡ Il femminile duale distinto dell'articolo determinativo, nom. acc. “, gen. dat. Œ, € arcaico, e ben presto Ì sostituito dalle forme del maschile, cosicchˆ in et• classica, dalla met• del V secolo. a. C. in poi, l'articolo duale (che comunque tende a essere usato sempre meno, in concomitanza con il ritrarsi del numero duale) avr• un'unica forma in tutti e tre i generi. ‡ Nel vocativo si usa l'interiezione Ê, anche se non € molto presente nei testi originali. L'articolo determinativo greco si usa praticamente quasi sempre come in italiano, salvo per due eccezioni: ‡ si premette sempre anche ai nomi propri, davanti ai quali in italiano standard si omette, ad es. å ¼É’“¨¾, "Socrate"; ‡ non si usa articolo davanti a nomi che indicano concetti astratti o oggetti considerati come categorie universali nei proverbi: ad es. ÕŒ Š ἴŒò ð˜â«Ž‹, "nel vino c'€ la verit•" (lat.in vino veritas). In greco non esistono articoli indeterminativi. L'indefinitezza € marcata semplicemente dall'assenza dell'articolo. Al pi‚, come marca di indeterminatezza, si pu„ rinvenire il pronome indefinito ƒ‰Œ, enclitico, che significa "un tale", "un certo" (lat. quidam): ad es. ®†Ÿ’‡“ªŒ ƒ‰Œ, "un certo uomo", "un uomo".
Usi sintattici Come detto prima, l'articolo in origine aveva valore di pronome dimostrativo. Questo valore sintattico € rimasto nel dialetto attico in unione con le particelle ”Œ e Ÿ. Esempio: å ”Œ ÓegliÔ, ¤ Ÿ ÓquelloÔ L'articolo concorda in genere, numero e caso con il sostantivo cui € riferito. Posto davanti ad un aggettivo, gli conferisce valore di sostantivo (specialmente al genere neutro). ¤ ÞŽ’¤Œ = tempio. Davanti ad un infinito o ad un participio gli conferisce valore appositivo.
Aggettivi
49
Aggettivi In greco antico gli aggettivi si declinano come i sostantivi, concordando con essi in genere, numero e caso. In greco, come in latino, gli aggettivi si differenziano in due gruppi o classi: aggettivi della prima classe e aggettivi della seconda classe. Gli aggettivi della prima classe si declinano come i sostantivi della prima e della seconda declinazione, mentre gli aggettivi della seconda classe si declinano come i sostantivi della terza declinazione. Aggettivi della prima classe Gli aggettivi della prima classe possono essere a tre uscite (un'uscita per il maschile, una per il femminile e una per il neutro) e, pi‚ raramente, a due uscite (un'uscita per il maschile e il femminile e una per il neutro). Un esempio di aggettivo della prima classe a tre uscite € ˜¤¾, ˜â, ˜¤Œ "bello", mentre un aggettivo della prima classe a due uscite € —Ÿ¨˜Š¾, —Ÿ¨˜ŠŒ "invisibile". Aggettivi della seconda classe Gli aggettivi della seconda classe possono essere a tre uscite (una per il maschile, una per il femminile e una per il neutro) e a due uscite (una per il maschile e il femminile e una per il neutro). Un esempio di aggettivo della seconda classe a tre uscite € °ê¾, °ê½, °êŒ "tutto", mente un aggettivo della seconda classe a due uscite € 𘨫â¾, -¾ "vero". Questo modulo • solo un abbozzo. Contribuisci
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Note [1] http:/ / it.wikibooks. org/ w/ index.php?title=Greco_antico/ Aggettivi&action=edit
Aggettivi della prima classe La prima classe degli aggettivi segue la prima declinazione per i femminili e la seconda declinazione per i maschili e i neutri (alcuni possono seguire la declinazione attica). I femminili escono sempre in -î lungo, che si muta regolarmente in -¨ nel caso sia impuro (cio€ non preceduto da Ž, ‹ oppure ’); inoltre, al plurale i femminili seguono l'accentazione dei maschili. Questa classe comprende aggettivi a tre e a due terminazioni; alcuni aggettivi inoltre sono contratti, e seguono la rispettiva prima o seconda declinazione contratta allo stesso modo dei sostantivi.
Aggettivi a tre uscite ‡ Declinazione di ‚ªŒ, ‚‘, ‚ª† "bello" Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo ˜¤¾
Duale
˜â
˜¤Œ
Genitivo
˜Š³
˜›¾
˜Š³
Dativo
˜ç
˜ß
˜ç
Accusativo
˜¤Œ
˜âŒ
˜¤Œ
Vocativo
˜
˜â
˜¤Œ
Aggettivi della prima classe
50
Maschile Femminile Neutro Nominativo ˜Ö
˜“
˜Ö
Genitivo
˜ŠŒ
˜Œ
˜ŠŒ
Dativo
˜ŠŒ
˜Œ
˜ŠŒ
Accusativo
˜Ö
˜“
˜Ö
Vocativo
˜Ö
˜“
˜Ö
Plurale Maschile Femminile Neutro Nominativo ˜ŠØ
˜Ø
˜“
Genitivo
˜®Œ
˜®Œ
˜®Œ
Dativo
˜Š¾
˜¾
˜Š¾
Accusativo
˜Šä¾
˜“¾
˜“
Vocativo
˜ŠØ
˜Ø
˜“
Aggettivi a due uscite Gli aggettivi della prima classe a due terminazioni (il femminile coincide col maschile) sono aggettivi composti. ‡ Declinazione di ®Š‹ŽŒ, ®Š‹Ž† "oscuro", composto da ð- privativo e dall'aggettivo Ÿ›˜Š¾ "chiaro" Singolare Maschile e Femminile Neutro Nominativo —Ÿ¨˜Š¾
—Ÿ¨˜ŠŒ
Genitivo
ðŸâ˜ŠÁ
ðŸâ˜ŠÁ
Dativo
ðŸâ˜ò
ðŸâ˜ò
Accusativo
—Ÿ¨˜ŠŒ
—Ÿ¨˜ŠŒ
Vocativo
—Ÿ¨˜Ž
—Ÿ¨˜ŠŒ
Duale Maschile e Femminile Neutro Nominativo ðŸâ˜É
Plurale
ðŸâ˜É
Genitivo
ðŸâ˜Š‹Œ
ðŸâ˜Š‹Œ
Dativo
ðŸâ˜Š‹Œ
ðŸâ˜Š‹Œ
Accusativo
ðŸâ˜É
ðŸâ˜É
Vocativo
ðŸâ˜É
ðŸâ˜É
Aggettivi della prima classe
51
Maschile e Femminile Neutro Nominativo —Ÿ¨˜Š‹
—Ÿ¨˜
Genitivo
ðŸâ˜ÉŒ
ðŸâ˜ÉŒ
Dativo
ðŸâ˜Š‹¾
ðŸâ˜Š‹¾
Accusativo
ðŸâ˜ŠÁ¾
—Ÿ¨˜
Vocativo
—Ÿ¨˜Š‹
—Ÿ¨˜
Aggettivi della seconda classe li aggettivi della seconda classe seguono la terza declinazione. Occorre per„ distinguere fra quelli a due uscite, quelli a tre uscite e quelli a una uscita. Quelli a due uscite sono il perfetto parallelo degli omonimi della prima classe, in quanto il femminile coincide col maschile[1]; quelli a tre uscite seguono invece la terza declinazione solo al maschile e al neutro mentre al femminile seguono la prima declinazione con un tema in -jï-. Quelli ad una uscita seguono unicamente la terza declinazione; in questi aggettivi il neutro € di uso talmente raro da essersi identificato col maschile/femminile. Come per i sostantivi della terza declinazione, non esiste un modello unico valido per tutto gli aggettivi di questo gruppo, ma essi si suddividono in base alla consonante o vocale di uscita del tema.
Aggettivi a tre uscite Temi in -†ƒ‡ Declinazione di “šŒ, “š™, “š† "tutto, ogni" (tema in -Ú†ƒ-): Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo °ê¾
Plurale
°ê½
°êŒ
Genitivo
°Œ¤¾
°“½¨¾
°Œ¤¾
Dativo
°ŒØ
°“½ã
°ŒØ
Accusativo
°“Œ
°ê½Œ
°êŒ
Vocativo
°ê¾
°ê½
°êŒ
Aggettivi della seconda classe
52
Maschile Femminile Neutro Nominativo °“ŒŽ¾
°ê½‹
°“Œ
Genitivo
°“ŒÉŒ
°½®Œ
°“ŒÉŒ
Dativo
°ê½‹(Œ)
°“½‹¾
°ê½‹(Œ)
Accusativo
°“Œ¾
°“½¾
°“Œ
Vocativo
°“ŒŽ¾
°ê½‹
°“Œ
Il tema € °ïŒ-. Il maschile singolare € sigmatico (*°ïŒ-¾ > *°ïŒ¾ > *°î¾ > “šŒ). Il femminile singolare viene da *°ïŒ-jï ( > *°ïŒ½jï > *°ïŒ½ï > *°î½ï > “š™). Il neutro € il puro tema con caduta del --; l'alfa € allungato per analogia con il maschile e il femminile. Questo aggettivo non ha il duale. L'aggettivo “šŒ, insieme ai suoi composti ¹“Œ e ™“Œ, € l'unico a presentare il tema -ïŒ-; nei due composti i casi retti del neutro singolare hanno il tema regolare in alfa breve, contrariamente alla forma semplice °êŒ. ‡ Declinazione di ¥’…„‰Œ, ¥’…„™™, ¥’…„† "grazioso" (tema in -„†ƒ-): Singolare Maschile Femminile Nominativo Å’ØŽ‹¾
Å’ØŽ½½
Neutro
Å’ØŽŒ
Genitivo
Å’ØŽŒŠ¾ Å’‹½½¨¾ Å’ØŽŒŠ¾
Dativo
Å’ØŽŒ‹
Accusativo
Å’ØŽŒ Å’ØŽ½½Œ Å’ØŽŒ
Vocativo
Å’ØŽŒ
Å’ØŽ½½
Maschile
Femminile
Å’‹½½ã
Å’ØŽŒ‹
Å’ØŽŒ
Duale
Nominativo Å’ØŽŒŽ
Å’‹½½î
Neutro
Å’ØŽŒŽ
Genitivo
Å’‹ŒŠ‹Œ Å’‹½½‹Œ Å’‹ŒŠ‹Œ
Dativo
Å’‹ŒŠ‹Œ Å’‹½½‹Œ Å’‹ŒŠ‹Œ
Accusativo
Å’ØŽŒŽ
Å’‹½½î
Å’ØŽŒŽ
Vocativo
Å’ØŽŒŽ
Å’‹½½î
Å’ØŽŒŽ
Plurale Maschile Femminile Nominativo Å’ØŽŒŽ¾ Å’ØŽ½½‹
Neutro
Å’ØŽŒ
Genitivo
Å’‹ŒÉŒ Å’‹Ž½½®Œ Å’‹ŒÉŒ
Dativo
Å’ØŽ½‹(Œ) Å’‹½½‹¾ Å’ØŽ½‹(Œ)
Accusativo
Å’ØŽŒ¾ Å’‹½½¾ Å’ØŽŒ
Vocativo
Å’ØŽŒŽ¾ Å’ØŽ½½‹
Å’ØŽŒ
Gli aggettivi di questo tipo presentano apofonia nel suffisso *-ÌŽŒ-/*-Ì- (< -Ìṇ-). Il nominativo singolare maschile viene da *Å’ØÌŽŒ¾ ( > *Å’ØŽŒ¾ > *Å’ØŽŒ¾ > ¥’…„‰Œ). Il nominativo singolare femminile viene da *Å’ØÌṇjï ( > *Å’ØÌj > *Å’Ø €½½, con passaggio a ¥’… ‰™™ per analogia); dallo stesso suffisso a grado zero viene anche il dativo plurale maschile e neutro, ancora con passaggio di -- ad -Ž- per analogia. Ai casi retti del
Aggettivi della seconda classe
53
neutro singolare e al vocativo singolare maschile troviamo il puro tema (*Å’ØÌŽŒ > *Å’ØŽŒ > ¥’…„†). Ñ’…„‰Œ e ¤‡†‘„‰Œ (¤‡†‘„™™, ¤‡†¡„†, "sonoro") sono gli unici due aggettivi con tema -ŽŒ- ricorrenti nel dialetto attico[2].
‡ Declinazione di »‚”†, »‚ް™, »‚ª† "volente, volentieri" (tema in -o†ƒ-): Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo íÖŒ
튳½
í¤Œ
Genitivo
í¤ŒŠ¾
íŠä½¨¾
í¤ŒŠ¾
Dativo
í¤Œ‹
íŠä½ã
í¤Œ‹
Accusativo
í¤Œ
튳½Œ
í¤Œ
Vocativo
í¤Œ
튳½
í¤Œ
Duale Maschile Femminile Nominativo í¤ŒŽ
íŠä½î
Neutro
í¤ŒŽ
Genitivo
í¤ŒŠ‹Œ íŠä½‹Œ
í¤ŒŠ‹Œ
Dativo
í¤ŒŠ‹Œ íŠä½‹Œ
Å’‹ŒŠ‹Œ
Accusativo
í¤ŒŽ
íŠä½î
í¤ŒŽ
Vocativo
í¤ŒŽ
íŠä½î
í¤ŒŽ
Plurale Maschile Femminile Nominativo í¤ŒŽ¾
Neutro
튳½‹
í¤Œ
íŠÁ½®Œ
í¤ŒÉŒ
Genitivo
í¤ŒÉŒ
Dativo
튳½‹(Œ) íŠä½‹¾
튳½‹(Œ)
Accusativo
í¤Œ¾
íŠä½¾
í¤Œ
Vocativo
í¤ŒŽ¾
튳½‹
í¤Œ
Il tema € 튌-. Il nominativo maschile singolare, asigmatico, mostra il puro tema con allungamento apofonico di -Š- in -É-; da notare che ha la stessa flessione del participio presente di Ž”Ø. Il femminile si comporta come °ê½ (da *í¤Œjï), con allungamento di compenso -Š- > -ŠÁ-; lo stesso allungamento si ritrova nel dativo plurale maschile e neutro (da *í¤Œ½‹(Œ)). I casi retti del neutro singolare e il vocativo maschile singolare mostrano il puro tema con caduta di --. ¢‚”† e il suo composto ®‚‡† (*—-íÉŒ, "nolente, controvoglia") sono gli unici con il tema -oŒ-. In origine íÖŒ era un participio isolato derivato dalla radice ÌŽ-, che esprime l'idea di "volere"[3].
Aggettivi della seconda classe
54
Temi in -†‡ Declinazione di ˜Œ, ˜‰†, ˜† "nero" (tema in -Ú†-): Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo ”˜¾
”˜‹Œ
”˜Œ
Genitivo
”˜ŒŠ¾ ”Ž˜ØŒ¨¾
”˜ŒŠ¾
Dativo
”˜Œ‹
”Ž˜ØŒã
”˜Œ‹
Accusativo
”˜Œ
”˜‹ŒŒ
”˜Œ
Vocativo
”˜Œ
”˜‹Œ
”˜Œ
Duale Maschile Femminile Nominativo ”˜ŒŽ
”Ž˜ØŒî
Neutro
”˜ŒŽ
Genitivo
”Ž˜“ŒŠ‹Œ ”Ž˜ØŒ‹Œ
”Ž˜“ŒŠ‹Œ
Dativo
”Ž˜“ŒŠ‹Œ ”Ž˜ØŒ‹Œ
”Ž˜“ŒŠ‹Œ
Accusativo
”˜ŒŽ
”Ž˜ØŒî
”˜ŒŽ
Vocativo
”˜ŒŽ
”Ž˜ØŒî
”˜ŒŽ
Plurale Maschile Femminile Nominativo ”˜ŒŽ¾
”˜‹Œ‹
Neutro
”˜Œ
Genitivo
”Ž˜“ŒÉŒ ”Ž˜‹Œ®Œ
”Ž˜“ŒÉŒ
Dativo
”˜½‹(Œ) ”Ž˜ØŒ‹¾
”˜½‹(Œ)
Accusativo
”˜Œ¾
”Ž˜ØŒ¾
”˜Œ
Vocativo
”˜ŒŽ¾
”˜‹Œ‹
”˜Œ
Il tema € ”Ž˜Œ-. Il nominativo maschile, sigmatico, fa cadere -Œ- e allunga per compenso -- (*”˜Œ¾ > ˜ÛŒ); il nominativo femminile singolare da *”˜Œjï ha, per metatesi, ˜‰†. I casi retti del neutro e il vocativo maschile singolare mostrano il puro tema. ‡ Declinazione di ƒ˜’‹†, ƒ˜’„‰†, ƒ˜’„† "tenero" (tema in -„†-): Singolare
Aggettivi della seconda classe
55
Maschile Femminile Neutro Nominativo ’¨Œ
’Ž‹Œ
’ŽŒ
Genitivo
’ŽŒŠ¾
Ž’ŽØŒ¨¾
’ŽŒŠ¾
Dativo
’ŽŒ‹
Ž’ŽØŒã
’ŽŒ‹
Accusativo
’ŽŒ
’Ž‹ŒŒ
’ŽŒ
Vocativo
’ŽŒ
’Ž‹Œ
’ŽŒ
Duale Maschile Femminile Neutro Nominativo ’ŽŒŽ
Ž’ŽØŒî
’ŽŒŽ
Genitivo
Ž’ŒŠ‹Œ Ž’ŽØŒ‹Œ
Ž’ŒŠ‹Œ
Dativo
Ž’ŒŠ‹Œ Ž’ŽØŒ‹Œ
Ž’ŒŠ‹Œ
Accusativo
’ŽŒŽ
Ž’ŽØŒî
’ŽŒŽ
Vocativo
’ŽŒŽ
Ž’ŽØŒî
’ŽŒŽ
Plurale Maschile Femminile Nominativo ’ŽŒŽ¾
’Ž‹Œ‹
Neutro
’ŽŒ
Genitivo
Ž’ŒÉŒ Ž’Ž‹Œ®Œ
Ž’ŒÉŒ
Dativo
’޽‹(Œ) Ž’ŽØŒ‹¾
’޽‹(Œ)
Accusativo
’ŽŒ¾
Ž’ŽØŒ¾
’ŽŒ
Vocativo
’ŽŒŽ¾
’Ž‹Œ‹
’ŽŒ
Il tema € Ž’ŽŒ-. Il nominativo maschile singolare € questa volta asigmatico, e assume solo l'allungamento apofonico di -Ž- in -¨-. Il nominativo femminile singolare deriva da *’ŽŒj, in cui lo jod pu„ essere caduto provocando l'allungamento per compenso di -Ž-[4], oppure, in modo simile a ”˜‹Œ, lo jod si € spostato per metatesi e vocalizzato. I casi retti del neutro e il vocativo maschile singolare mostrano il puro tema. Nel dativo plurale maschile e neutro la caduta di -Œ- in *’ŽŒ½‹(Œ) non provoca allungamento di compenso per analogia con sostantivi[5].
Temi in liquida ‡ Declinazione di «‚’, «‚‰’, «‚’ "beato": Singolare
Aggettivi della seconda classe
56
Maschile Femminile Nominativo ”“’
”“‹’
Neutro
”“’
Genitivo
”“’о ”Ø’¾
”“’о
Dativo
”“’‹
ӯՈ
”“’‹
Accusativo
”“’
”“‹’Œ
”“’
Vocativo
”“’
”“‹’
”“’
Duale Maschile Femminile Nominativo ”“’Ž
ӯՔ
Neutro
”“’Ž
Genitivo
”“’Š‹Œ ”Ø’‹Œ ”“’Š‹Œ
Dativo
”“’Š‹Œ ”Ø’‹Œ ”“’Š‹Œ
Accusativo
”“’Ž
ӯՔ
”“’Ž
Vocativo
”“’Ž
ӯՔ
”“’Ž
Maschile
Femminile
Plurale
Nominativo ”“’޾
”“‹’‹
Neutro
”“’
Genitivo
”“’ÉŒ
”‹’®Œ ”“’ÉŒ
Dativo
”“’½‹(Œ) ”Ø’‹¾ ”“’½‹(Œ)
Accusativo
”“’¾
”Ø’¾
”“’
Vocativo
”“’޾
”“‹’‹
”“’
Il tema € ”’-. In questo caso la declinazione € molto semplice perchˆ non intervengono modificazioni e le desinenze si uniscono direttamente al tema. Il nominativo maschile singolare pu„ derivare da *”“’¾, con caduta di sigma. Il femminile deriva da *”“’jï, con metatesi e vocalizzazione di jod. Ai casi retti del neutro singolare e al vocativo singolare maschile troviamo il puro tema. Questo aggettivo pu„ anche presentarsi a una sola uscita: å, Ü, è ”“’[6]. Ü«‚’ € l'unico aggettivo col tema in liquida.
Temi in vocale Si tratta del gruppo pi‚ numeroso di aggettivi a tre uscite; il tema € in -Ì-/-ŽÌ-, che determina l'uscita -ä¾, -Ž, -ä. ‡ Declinazione di ƒ¥Œ, ƒ¥„·, ƒ¥ "veloce": Singolare
Aggettivi della seconda classe
57
Maschile Femminile Neutro Nominativo Åä¾
ÅŽ
Åä
Genitivo
ÅŠ¾
Ŏؾ
ÅŠ¾
Dativo
ÅŽ
ÅŽØà
ÅŽ
Accusativo
ÅäŒ
ÅŽŒ
Åä
Vocativo
Åä
ÅŽ
Åä
Duale Maschile
Femminile
Nominativo ÅŽ / ÅŽ ÅŽØî
Neutro
ÅŽ / ÅŽ
Genitivo
ÅŠ‹Œ
ÅŽØ‹Œ
ÅŠ‹Œ
Dativo
ÅŠ‹Œ
ÅŽØ‹Œ
ÅŠ‹Œ
Accusativo
ÅŽ / ÅŽ ÅŽØî
ÅŽ / ÅŽ
Vocativo
ÅŽ / ÅŽ ÅŽØî
ÅŽ / ÅŽ
Plurale Maschile Femminile Nominativo ÅŽ¾
Neutro
ÅŽ‹
Å
ÅŽ‹®Œ
ÅÉŒ
Genitivo
ÅÉŒ
Dativo
Ž‹(Œ) ÅŽØ‹¾
Ž‹(Œ)
Accusativo
ÅŽ
Ŏؾ
Å
Vocativo
ÅŽ
ÅŽ‹
Å
Il nominativo maschile e i casi retti del neutro si formano sul grado zero (*ÅÌ > Åä-); nel singolare il nominativo maschile € sigmatico e i casi retti del neutro e il vocativo maschile mostrano il puro tema. Il femminile € formato sul grado medio (*ÅÌ-): *ÅÌjï > *ÅjÌ> *Åjï > ƒ¥„·. Tranne, e solo eventualmente, al duale, non si producono contrazioni. Gli aggettivi di questo gruppo sono sempre accentati sull'ultima sillaba, tranne Ù‰™Œ, Ä…™„‰, Ù‰™ "mezzo", Ÿ¡Œ, Ÿ‘„‰, Ÿ¡ "femminile" ed ¦«¥„‰, femminile di ¦¥Œ, ¦«¥„‰, ¦¥ "leggero"[7].
Aggettivi a due uscite Come per i corrispondenti della prima classe, questi aggettivi sono soprattutto composti. Essendo composti, l'accento tende a collocarsi all'inizio della parola.
Temi in nasale ‡ Declinazione di ™”¤’‡†, ™¼¤’ކ (< *½Š-‰’ŠŒ) "saggio" (tema in -ŠŒ-) Singolare
Aggettivi della seconda classe
58
Maschile e Femminile Nominativo ½Ö‰’ÉŒ
Neutro
½®‰’ŠŒ
Genitivo
½Ö‰’ŠŒŠ¾
½Ö‰’ŠŒŠ¾
Dativo
½Ö‰’ŠŒ‹
½Ö‰’ŠŒ‹
Accusativo
½Ö‰’ŠŒ
½®‰’ŠŒ
Vocativo
½®‰’ŠŒ
½®‰’ŠŒ
Duale Maschile e Femminile Nominativo ½Ö‰’ŠŒŽ
Neutro
½Ö‰’ŠŒŽ
Genitivo
½É‰’¤ŒŠ‹Œ
½É‰’¤ŒŠ‹Œ
Dativo
½É‰’¤ŒŠ‹Œ
½É‰’¤ŒŠ‹Œ
Accusativo
½Ö‰’ŠŒŽ
½Ö‰’ŠŒŽ
Vocativo
½Ö‰’ŠŒŽ
½Ö‰’ŠŒŽ
Plurale Maschile e Femminile Nominativo ½Ö‰’ŠŒŽ¾
Neutro
½Ö‰’ŠŒ
Genitivo
½É‰’¤ŒÉŒ
½É‰’¤ŒÉŒ
Dativo
½Ö‰’н‹(Œ)
½Ö‰’н‹(Œ)
Accusativo
½Ö‰’ŠŒ¾
½Ö‰’ŠŒ
Vocativo
½Ö‰’ŠŒŽ¾
½Ö‰’ŠŒ
Il tema € ½É‰’ŠŒ-. Il nominativo maschile/femminile singolare presenta allungamento apofonico di -Š- in -É-. I casi retti del neutro singolare e il vocativo maschile/femminile singolare presenta il puro tema. Al dativo plurale la caduta di -Œ- non provoca allungamento di compenso per analogia con sostantivi. Del tutto simile € anche la declinazione dei temi in -ŽŒ- come ®’’‹†, ®’’„† "maschile".
Temi in -„™‡ Declinazione di „ݸ„†‘Œ, „ݸ„†˜Œ "nobile" Singolare
Aggettivi della seconda classe
59
Maschile e Femminile Nominativo Žὐ‘ŽŒâ¾
Neutro
Žὐ‘ŽŒ¾
Genitivo
Žὐ‘ŽŒŠ³¾ (< *Žὐ‘ŽŒ½Š¾) Žὐ‘ŽŒŠ³¾ (< *Žὐ‘ŽŒ½Š¾)
Dativo
Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½‹)
Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½‹)
Accusativo
Žὐ‘ŽŒ› (< *Žὐ‘ŽŒ½)
Žὐ‘ŽŒ¾
Vocativo
Žὐ‘ŽŒ¾
Žὐ‘ŽŒ¾
Duale Maschile e Femminile
Neutro
Nominativo Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž) / Žὐ‘ŽŒ› Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž) / Žὐ‘ŽŒ› Genitivo
Žὐ‘ŽŒŠŒ (< *Žὐ‘ŽŒ½Š‹Œ)
Žὐ‘ŽŒŠŒ (< *Žὐ‘ŽŒ½Š‹Œ)
Dativo
Žὐ‘ŽŒŠŒ (< *Žὐ‘ŽŒ½Š‹Œ)
Žὐ‘ŽŒŠŒ (< *Žὐ‘ŽŒ½Š‹Œ)
Accusativo
Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž) / Žὐ‘ŽŒ› Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž) / Žὐ‘ŽŒ›
Vocativo
Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž) / Žὐ‘ŽŒ› Žὐ‘ŽŒŽ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž) / Žὐ‘ŽŒ›
Plurale Maschile e Femminile Nominativo Žὐ‘ŽŒŽ¾ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž¾)
Neutro
Žὐ‘ŽŒ› (< *Žὐ‘ŽŒ½)
Genitivo
Žὐ‘ŽŒ®Œ (< *Žὐ‘ŽŒ½ÉŒ)
Žὐ‘ŽŒ®Œ (< *Žὐ‘ŽŒ½ÉŒ)
Dativo
Žὐ‘ŽŒ½‹(Œ) (< *Žὐ‘ŽŒ½½‹(Œ)) Žὐ‘ŽŒ½‹(Œ) (< *Žὐ‘ŽŒ½½‹(Œ))
Accusativo
Žὐ‘ŽŒŽ¾ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž¾)
Žὐ‘ŽŒ› (< *Žὐ‘ŽŒ½)
Vocativo
Žὐ‘ŽŒŽ¾ (< *Žὐ‘ŽŒ½Ž¾)
Žὐ‘ŽŒ› (< *Žὐ‘ŽŒ½)
Il tema € Žὐ‘ŽŒ½-. In questo gruppo di aggettivi l'accento cade solitamente sull'interfisso -޽-; il -½- dell'interfisso cade sempre lasciando l'-Ž- e le vocali della desinenza libere di contrarsi. Al nominativo maschile/femminile singolare -Ž- si allunga in -¨- per allungamento apofonico. Nei casi retti singolari del neutro e al vocativo singolare maschile/femminile troviamo il puro tema.
Temi in dentale ‡ Declinazione di ®¥’‰Œ, ®¥’‰ "sgraziato" Singolare Maschile e Femminile Nominativo —Å’‹¾
Duale
Neutro
—Å’‹
Genitivo
ðÅ“’‹Š¾
ðÅ“’‹Š¾
Dativo
ðÅ“’‹‹
ðÅ“’‹‹
Accusativo
ðÅ“’‹
—Å’‹
Vocativo
—Å’‹
—Å’‹
Aggettivi della seconda classe
60
Maschile e Femminile Nominativo ðÅ“’‹Ž
Neutro
ðÅ“’‹Ž
Genitivo
ðÅ’ØŠ‹Œ
ðÅ’ØŠ‹Œ
Dativo
ðÅ’ØŠ‹Œ
ðÅ’ØŠ‹Œ
Accusativo
ðÅ“’‹Ž
ðÅ“’‹Ž
Vocativo
ðÅ“’‹Ž
ðÅ“’‹Ž
Plurale Maschile e Femminile Nominativo ðÅ“’‹Ž¾
Neutro
ðÅ“’‹
Genitivo
ðÅ’ØÉŒ
ðÅ’ØÉŒ
Dativo
ðÅ“’‹½‹(Œ)
ðÅ“’‹½‹(Œ)
Accusativo
ðÅ“’‹¾
ðÅ“’‹
Vocativo
ðÅ“’‹Ž¾
ðÅ“’‹
Il tema € ðÅ’‹-. La declinazione € per la maggior parte regolare. Il nominativo singolare maschile/femminile € sigmatico (*—Å’‹¾), con caduta della dentale davanti alla sibilante (lo stesso fenomeno riguarda anche il dativo plurale); i casi retti del neutro singolare e il vocativo singolare maschile/femminile mostrano il puro tema privato del --.
Temi in liquida ‡ Declinazione di £“«ƒ‡’, ®“ƒŽ’ "senza padre" Singolare Maschile e Femminile Nominativo ð°“É’
Neutro
—°Š’
Genitivo
ð°“Š’о
ð°“Š’о
Dativo
ð°“Š’‹
ð°“Š’‹
Accusativo
ð°“Š’
—°Š’
Vocativo
—°Š’
—°Š’
Duale Maschile e Femminile Nominativo ð°“Š’Ž
Plurale
Neutro
ð°“Š’Ž
Genitivo
ð°¤’Š‹Œ
ð°¤’Š‹Œ
Dativo
ð°¤’Š‹Œ
ð°¤’Š‹Œ
Accusativo
ð°“Š’Ž
ð°“Š’Ž
Vocativo
ð°“Š’Ž
ð°“Š’Ž
Aggettivi della seconda classe
61
Maschile e Femminile Nominativo ð°“Š’޾
Neutro
ð°“Š’
Genitivo
𰤒Ɍ
𰤒Ɍ
Dativo
ð°“Š’½‹(Œ)
ð°“Š’½‹(Œ)
Accusativo
ð°“Š’¾
ð°“Š’
Vocativo
ð°“Š’޾
ð°“Š’
Il tema € ð°Š’-. Il nominativo maschile/singolare mostra il puro tema con allungamento apofonico; i casi retti del neutro singolare e il vocativo singolare maschile/femminile mostrano il puro tema.
Temi in vocale I temi in vocale si dividono in -‹- e in -Á-, che danno rispettivamente le uscite -‰Œ, -‰ e -Œ, -. ‡ Declinazione di ÞŠ’‰Œ, ÞŠ’‰ "esperto" Singolare Maschile e Femminile Neutro Nominativo ἴŸ’‹¾
ἴŸ’‹
Genitivo
ἴŸ’‹Š¾
ἴŸ’‹Š¾
Dativo
ἴŸ’‹‹
ἴŸ’‹‹
Accusativo
ἴŸ’‹
ἴŸ’‹
Vocativo
ἴŸ’‹
ἴŸ’‹
Duale Maschile e Femminile Neutro Nominativo ἴŸ’‹Ž
ἴŸ’‹Ž
Genitivo
Ÿ’ØŠ‹Œ
Ÿ’ØŠ‹Œ
Dativo
Ÿ’ØŠ‹Œ
Ÿ’ØŠ‹Œ
Accusativo
ἴŸ’‹Ž
ἴŸ’‹Ž
Vocativo
ἴŸ’‹Ž
ἴŸ’‹Ž
Plurale Maschile e Femminile Neutro Nominativo ἴŸ’‹Ž¾
ἴŸ’‹
Genitivo
Ÿ’ØÉŒ
Ÿ’ØÉŒ
Dativo
ἴŸ’‹½‹(Œ)
ἴŸ’‹½‹(Œ)
Accusativo
ἴŸ’‹¾
ἴŸ’‹
Vocativo
ἴŸ’‹Ž¾
ἴŸ’‹
Il tema € Ÿ’‹-. La declinazione € del tutto regolare; da notare al dativo singolare i due -‹-, uno del tema e uno della desinenza. ‡ Declinazione di „ß–Žƒ’Œ, „ß–Žƒ’ "dai bei grappoli" Singolare
Aggettivi della seconda classe
62
Maschile e Femminile Nominativo ŽÿšŠ’Á¾
Neutro
ŽÿšŠ’Á
Genitivo
Žὐš¤’Áо
Žὐš¤’Áо
Dativo
Žὐš¤’Á‹
Žὐš¤’Á‹
Accusativo
Žὐš¤’Á
ŽÿšŠ’Á
Vocativo
ŽÿšŠ’Á
ŽÿšŠ’Á
Duale Maschile e Femminile Nominativo Žὐš¤’ÁŽ
Neutro
Žὐš¤’ÁŽ
Genitivo
ŽὐšŠ’䊋Œ
ŽὐšŠ’䊋Œ
Dativo
ŽὐšŠ’䊋Œ
ŽὐšŠ’䊋Œ
Accusativo
Žὐš¤’ÁŽ
Žὐš¤’ÁŽ
Vocativo
Žὐš¤’ÁŽ
Žὐš¤’ÁŽ
Plurale Maschile e Femminile Nominativo Žὐš¤’Á޾
Neutro
Žὐš¤’Á
Genitivo
ŽὐšŠ’äÉŒ
ŽὐšŠ’äÉŒ
Dativo
Žὐš¤’Á½‹(Œ)
Žὐš¤’Á½‹(Œ)
Accusativo
Žὐš¤’Á¾
Žὐš¤’Á
Vocativo
Žὐš¤’Á޾
Žὐš¤’Á
Il tema € ŽὐšŠ’Á-. Altro aggettivo € „ß“‹¥Œ, „ß“‹¥ "dalle belle braccia" (tema alternante Žὐ°¨ÅÁ-/Žὐ°¨ÅŽÌ-, dal grado zero si ricava il singolare, dal grado medio il duale e il plurale), che si declina come il sostantivo da cui € derivato °âÅÁ¾, °âŎɾ, tranne al genitivo singolare, in cui esce regolarmente Žὐ°âÅŽŠ¾.
Aggettivi a una uscita In questi aggettivi le forme neutre si limitano solo all'accusativo singolare (uguale al nominativo) e ai casi retti del plurale (in -), ma comunque di uso raro. I temi possono essere: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
in -Œ-: £‚«Œ, £‚«†ƒŽŒ "instancabile" in nasale: £“ƒ‘†, £“ƒ¡†ŽŒ "senza ali" in gutturale: ¹’“§, ¹’“¸ŽŒ "rapace" in liquida: Ä…Ÿ‹’, Ä…Ÿ‹’ŽŒ "mezzo belva" in labiale: ¿Š’‡¨, ¿Š’‡“ŽŒ "idropico" in vocale: †‘™ƒ‰Œ, †‘™ƒ‰ŽŒ "digiuno"; questi temi si mescolano talvolta a quelli in dentale, dando Œâ½‹ŸŠ¾, Œâ½‹Ÿ‹, ecc. à“Ž‰Œ "apolide, senza patria" pu„ essere a una o due uscite (—°Š˜‹¾, —°Š˜‹), ma la declinazione € varia: pu„ essere in vocale (𰤘‹-о, 𰤘‹-‹ ecc.) in dentale (𰤘‹Ÿ-о, 𰤘‹Ÿ-‹ ecc.) e raramente pu„ seguire anche la declinazione di °¤˜‹¾ (𰤘ŽÉ¾, ð°¤˜Ž‹ ecc.) ‡ in dentale: “˜†‹Œ, “˜†‹ƒŽŒ "povero"; i composti con -’ɾ "corno" possono seguire sia la terza declinazione (-’ɾ, -’ÉŠ¾) sia, per analogia, la declinazione attica (-’ɾ, -’É). La declinazione non presenta problemi.
Aggettivi della seconda classe
63
Aggettivi irregolari Alcuni aggettivi a tre uscite, molto frequenti, mostrano nei maschili e neutri una flessione alternante che segue ora la terza, ora la seconda declinazione con un ampliamento nel tema, comportandosi in quest'ultimo caso come un aggettivo della prima classe; il femminile segue regolarmente la prima declinazione, con il tema ampliato. Questi aggettivi sono ˜¸Œ, „¸«‹, ˜¸ e “ŽŒ, “Ž‘, “Ž. ‡ Declinazione di ˜¸Œ, „¸«‹, ˜¸ "grande, importante": Singolare Maschile Femminile Neutro Nominativo ”‘¾
”Ž‘“˜¨
”‘
Genitivo
”Ž‘“˜ŠÁ ”Ž‘“˜¨¾
”Ž‘“˜ŠÁ
Dativo
”Ž‘“˜ò
”Ž‘“˜ã
”Ž‘“˜ò
Accusativo
”‘Œ
”Ž‘“˜¨Œ
”‘
Vocativo
”‘¾
”Ž‘“˜¨
”‘
Duale Maschile Femminile Nominativo ”Ž‘“˜É
”Ž‘“˜î
Neutro
”Ž‘“˜É
Genitivo
”Ž‘“˜Š‹Œ ”Ž‘“˜‹Œ
”Ž‘“˜Š‹Œ
Dativo
”Ž‘“˜Š‹Œ ”Ž‘“˜‹Œ
”Ž‘“˜Š‹Œ
Accusativo
”Ž‘“˜É
”Ž‘“˜î
”Ž‘“˜É
Vocativo
”Ž‘“˜É
”Ž‘“˜î
”Ž‘“˜É
Plurale Maschile Femminile Nominativo ”Ž‘“˜Š‹
”Ž‘“˜‹
Neutro
”Ž‘“˜
Genitivo
”Ž‘“˜ÉŒ ”Ž‘“˜ÉŒ
”Ž‘“˜ÉŒ
Dativo
”Ž‘“˜Š‹¾ ”Ž‘“˜‹¾
”Ž‘“˜Š‹¾
Accusativo
”Ž‘“˜ŠÁ¾ ”Ž‘“˜¾
”Ž‘“˜
Vocativo
”Ž‘“˜Š‹
”Ž‘“˜
”Ž‘“˜‹
I temi sono ”Ž‘- e, con ampliamento, ”Ž‘˜Š-/”Ž‘˜-. Il primo, che segue la terza declinazione, si ritrova solo nei casi retti del maschile e neutro singolare; il secondo, che segue la prima e la seconda declinazione, forma tutto il resto della flessione, comportandosi come gli aggettivi della prima classe a tre uscite. ‡ Declinazione di “ŽŒ, “Ž‘, “Ž "molto": Singolare
Aggettivi della seconda classe
64
Maschile Femminile Neutro Nominativo °Š˜ä¾
°Š˜˜â
°Š˜ä
Genitivo
°Š˜˜Š³
°Š˜˜›¾
°Š˜˜Š³
Dativo
°Š˜˜ç
°Š˜˜ß
°Š˜˜ç
Accusativo
°Š˜äŒ
°Š˜˜âŒ
°Š˜ä
Vocativo
°Š˜ä¾
°Š˜˜â
°Š˜ä
Plurale Maschile Femminile Neutro Nominativo °Š˜˜ŠØ
°Š˜˜Ø
°Š˜˜“
Genitivo
°Š˜˜®Œ
°Š˜˜®Œ
°Š˜˜®Œ
Dativo
°Š˜˜ŠØ¾
°Š˜˜Ø¾
°Š˜˜ŠØ¾
Accusativo
°Š˜˜Šä¾ °Š˜˜“¾
°Š˜˜“
Vocativo
°Š˜˜ŠØ
°Š˜˜“
°Š˜˜Ø
I temi sono °Š˜Á- e, con ampliamento, °Š˜˜Š-/°Š˜˜-. Il primo, che segue la terza declinazione, si ritrova solo nei casi retti del maschile e neutro singolare; il secondo, che segue la prima e la seconda declinazione, forma tutto il resto della flessione, comportandosi come gli aggettivi della prima classe a tre uscite.
Note [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7]
L'opposizione in questo caso € quella antica indoeuropea fra animato (maschile e femminile) e inanimato (neutro). Bottin, Quaglia, Marchiori, Il nuovo lingua greca, Minerva italica, 2002 Agnello, Orlando, Manuale del greco antico, Palumbo Agnello, Orlando, Manuale del greco antico, Palumbo Agnello, Orlando, Manuale del greco antico, Palumbo Agnello, Orlando, Manuale del greco antico, Palumbo Agnello, Orlando, Manuale del greco antico, Palumbo
Avverbi
Avverbi In greco antico, come anche in altre lingue, sono presenti gli avverbi, ovvero parti invariabili del discorso. In particolare, gli avverbi si dividono in varie categorie.
Formazione Per quanto riguarda la formazione, gli avverbi possono essere o primitivi o derivati. Gli avverbi derivati si formano: ‡ dagli aggettivi, sostituendo all'uscita -ÉŒ del genitivo plurale il suffisso -ɾ (l'accento va sulla sillaba dove va al genitivo plurale). Sono questi gli avverbi di modo. Es. ¤¾, "cattivo", genitivo plurale ®Œ, avverbio ®¾, "male"; ‰Ø˜Š¾, "amico", genitivo plurale ‰Ø˜ÉŒ, avverbio ‰Ø˜É¾, "amichevolmente"; š’Ÿä¾, "lento", genitivo plurale š’ŸÉŒ, avverbio š’ŸÉ¾, "lentamente"; ‡ dagli aggettivi, usando l'accusativo neutro singolare o plurale (accusativo avverbiale ). Es. ”‘¾, "grande", accusativo neutro singolare ”‘, avverbio ”‘, "grandemente"; °Š˜ä¾, "molto", accusativo neutro plurale °Š˜˜“, avverbio °Š˜˜“, "spesso"; ‡ da nomi o aggettivi femminili, usando il dativo singolare (dativo strumentale) o l'accusativo singolare (accusativo avverbiale). Es. ἴŸ‹Š¾, "privato", dativo singolare femminile ŸØà, avverbio ŸØà, "privatamente"; ð’Åâ, "principio", accusativo singolare ð’ÅâŒ, avverbio ð’ÅâŒ, "in principio"; ‡ da preposizione+nome; ‡ da un verbo; ‡ da temi nominali, aggettivali o verbali con dei suffissi (-Ø come in ôŒŠ”½Ø, "per nome", dal tema ôŒŠ”- di þŒŠ”, ôŒ¤”о, "nome"; -Ÿ¨Œ come in ’䚟¨Œ "di nascosto", dal tema ’Á‰- di ’ä°É, "nascondere"; -Ÿ¤Œ come in ½ÅŽŸ¤Œ, "vicino, quasi" dal tema ½ÅŽ- ad esempio di ×ÅÉ "avere"; -ŽØ come in ð”ÅŽØ "senza combattere", dal tema ”Å- di ”“Ũ, "battaglia") a) Gli avverbi aggettivali si formano dagli aggettivi, sia della prima sia della seconda classe, mediante la terminazione -ɾ (che in pratica si sostituisce alla terminazione -ÉŒ del G. plurale): Es. ¤¾
G. plurale ®Œ avverbio ®¾, „…†‡ˆ G. plurale „…†‰Š avverbio „…†‰ˆ, ‹ŒŽˆ G. plurale ‹ŒŽ‰Š avverbio ‹ŒŽ‰ˆ
In greco qualsiasi aggettivo pu„ formare un avverbio aggettivale. Tali avverbi sono definiti anche qualificativi, in quanto, come gli aggettivi corrispondenti, esprimono una qualit• o un modo; questa tuttavia non € una loro prerogativa, perchˆ esistono anche alcuni avverbi non aggettivali, benchˆ in un numero piuttosto ridotto, che possano esprimere un modo. b) Gli altri avverbi greci, cio€ quelli non aggettivali, sono un insieme piuttosto eterogeneo per formazione e significato. Sono spesso definiti circostanziali in quanto la maggior parte di essi esprime non una qualit•, bensƒ una circostanza o una condizione (ma in alcuni casi anche un modo). Tra le categorie di significato da essi espresse possiamo ricordare: Luogo: ׌«, , ÕŽ, , —ŒÉ, , “É, , ׌ŸŠŒ, , û¶É, , °ŒÅг, , —˜˜Š«‹ ecc. Tempo: Œ³Œ, , ┎’ŠŒ , ðŽØ, , Šÿ°ŠŽ, , ὐØ, , °Š˜˜“‹¾ ecc. Modo: ’䚟¨Œ, ’䚟 , ½°Š’“Ÿ¨Œ Quantit• o Misura: ”“˜, “’, ½‰¤Ÿ’, , ©, , —‘Œ, ecc. Affermazione e Negazione: ŒØ (sƒ), °“ŒÁ , ŠὐŸ , ἥ‹½ ecc. Dubbio: ἴ½É¾ , “Å ecc.
65
Avverbi
Avverbi di modo formati da aggettivi La loro formazione consiste nel sostituire il -Œ del genitivo plurale di un aggettivo con un -¾. Esempi: ‡ ‡ ‡ ‡
«Á”½¾®¾ da «Á”½¤¾,â,¤Œ š«É¾ da š«ä¾,Ž, ä ˜‹°’®¾(<*˜‹°’½É¾) da ˜‹°’â¾,¾ ŽὐŸ‹”¤ŒÉ¾ da ŽὐŸØ”ÉŒ, ŠŒ
Si traducono con la locuzione "in modo" seguita dall'aggettivo di grado positivo oppure con l'avverbio corrispondente.
Avverbi costituiti da forme cristallizzate Quest'altra tipologia di avverbi € formata da quelle forme di aggettivi o pronomi cristallizzati in un solo caso. La traduzione € varia ed € comunque segnalata dal vocabolario. Esempi: ‡ 唊³ = Insieme ‡ ðŒ“‘ã = Necessariamente ‡ ð’Å⌠= Da principio
Avverbi di quantit€ Quest'altra categoria € costituita da tutti quegli avverbi formati dagli accusativi neutri (singolari o plurali) dai pronomi o aggettivi indicanti quantit•. La traduzione, anche qui, € varia. Esempi: ‡ °Š˜ä/°Š˜˜“ da °Š˜ä¾,°Š˜˜â,°Š˜ä = Molto ‡ ŠὐŸŒ da ŠὐŸŽ¾,Š ὐŸŽ”Ø,ŠὐŸŒ = Per nulla
Avverbi suffissali Questi avverbi sono formati da temi di sostantivi, verbi o pronimi con l'aggiunta di suffissi caratterizzanti. I suffissi sono: -«‹, -‹, -½‹(Œ)(per lo stato in luogo), -¦Ž, -ŸŽ, -½Ž (per il moto a luogo), -«ŽŒ(per il moto da luogo), -ŸŠŒ, -Ÿ¨Œ, -Ž‹, ‹ (per il modo). Esempi: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
½ÅŽŸ¤Œ (dal tema di ×ÅŠ”‹) = vicino, quasi šŸâŒ (dal tema di šØŒÉ) = al passo ð”ÅŽØ (da ð+”“¨) = senza combattere 혘¨Œ‹½Ø (dal tema di 혘¨ŒØ¦É) = in greco, alla greca Š ἴŠ«‹ (Š ἶ о) = in casa Š ἴŠ‹ (Š ἶ о) = in casa Ἀ«âŒ¨½‹(Œ) (Ἀ«âŒ‹) = ad Atene Ἀ«âŒ¦Ž (Ἀ«âŒ‹) = verso Atene Š ἴŸŽ (Š ἶ о) = verso casa —˜˜Š½Ž (𘘤¾, â, ¤Œ) = altrove Š ἴŠ«ŽŒ (Š ἶ о) = da casa
66
Interiezioni
67
Interiezioni L'interiezione, che spesso si premette ai complementi esclamativi, esprime sentimenti di gioia, di dolore, di stupore, di orrore, ecc. A volte € parola onomatopeica, cio€ imitante il suono che vuol riprodurre. Le interiezioni pi‚ comuni sono: Interiezione
Significato
Note
Ê
oh! o + nome (particella vocativa)
Ž ἶ , Žÿ‘Ž
coraggio! evviva!
ŽὐŠ
evo€!
tipico delle feste bacchiche
ἶ , , × (spesso ripetuta) ahi!
lamento
Ö, Žä
oh!
dolore
ôŠŠ, ôŠŠŠ
ohi!
lamento
ð, ‰Ž³
ahi! ahim€!
dolore
â
oh!
gioia
°°, °°‹“¶
oh! oh!
meraviglia
šš, šš‹“¶
ah! ah!
gioia
Š“¶
(onomatopeico)
imitazione comica del gracidare delle rane
Š ΐ
(onomatopeico)
imitazione comica del grugnito dei porci
† da sottolineare che anche l'Ê del vocativo € un'interiezione (non esistono forme dell'articolo al vocativo). Come interiezioni sono pure usate alcune voci verbali, che hanno perduto il loro originario significato, quali: Interiezioni
Significato
Ž ἶ ŽŒ
bene!
ŸŠä
ecco!
—‘Ž Ÿâ, ð˜˜'—‘ ð˜˜'—‘Ž, Ž, —‘Ž —‘Ž ors‚! ors‚! via! via! —‘ŽŽ, —‘ŽŽ, ‰’Ž, ‰’Ž, ‰’Ž ‰’Ž Ÿâ ors‚! ors‚! bene! bene! ἴ«‹
ors‚!
—°‘Ž
l€vati!
Verbo
Verbo Il verbo greco, come in italiano, esprime la nozione di tempo (passato, presente e futuro), di persona (1á, 2á e 3á) e di numero; in particolare, oltre al numero singolare e plurale esso presenta anche il duale, limitato alla seconda e alla terza persona ( voi due, loro due) : esso si riferisce ad un concetto espresso da una coppia ( "due buoi arano, voi due fratelli giocate, etc."). Il verbo greco si articola inoltre nei vari modi, quali lindicativo, il congiuntivo, l'ottativo, l'imperativo, il participio, l'infinito ed esprime tre 'di€tesi, distinte in attiva, media e passiva. Ma la differenza pi‚ rilevante del verbo greco, rispetto a quello italiano € la caratteristica dell'aspetto (o qualit€) dell'azione, che € la maniera in cui l'azione o la condizione espresa dal verbo viene vista da chi parla o da chi scrive. Esso ci indica se, indipendentemente dalla nozione di tempo , l'azione viene vista: ‡ nel suo suo svolgers svolgersii e nella nella sua continu continuit• it• ( aspetto aspetto imperfettivo o durativo); ‡ nel suo valore valore assolu assoluto, to, cio€ cio€ nel suo semplice semplice accader accaderee ( aspetto aspetto assoluto o puntuale); ‡ come gi• conclus conclusaa nel passato, passato, ma i cui effetti perdurano perdurano ancora ancora nel momento momento in cui si parla o si scrive scrive ( aspetto resultativo'-'stativo). Il presente, cosƒ come l'imperfetto, esprime l'aspetto imperfettivo o durativo. Il greco presenta, infine, due coniugazioni : ‡ la coniugazione tematica dei verbi in -‡, detti cosƒ dalla terminazione della prima persona singolare dell'indicativo presente attivo (‘’“‰-É); ‡ la coniugazione atematica dei verbi in -‰, detti cosƒ dalla terminazione della prima persona singolare del presente attivo ( ‰¨-”Ø). Il verbo greco conosce quattro sistemi temporali fondamentali. A ognuno di essi € associato un determinato aspetto verbale, o qualit• dell'azione, in relazione alla sua durata o compiutezza. tali sistemi temporali sono: ‡ il presente, presente, tema temporale temporale che definisce definisce un'azione un'azione non compiuta compiuta e durativa, durativa, con sfumature sfumature conative conative ("tentare ("tentare di...") o iterative o di consuetudine; ‡ il futuro, che che indica indica un'azione un'azione futura futura rispetto rispetto al momento momento della della sua enunciaz enunciazione; ione; ‡ l'aoristo, l'aoristo, che indica indica un'azione un'azione momentanea momentanea,, colta nel momento momento finale del suo compiersi compiersi,, senza alcuna conseguenza perdurante nel presente; ‡ il perfetto, perfetto, che indica uno stato nel presente presente risultante risultante da un'azione un'azione passata passata (azione di aspetto aspetto resultativo). resultativo). A partire da questi quattro temi temporali, che costituiscono l'ossatura del paradigma del verbo greco, si formano tutti i tempi verbali del greco, che sono nel complesso sette: ‡ sul tema del presente , si formano due tempi: lo stesso presente, in tutti i suoi modi e l'w:imperfetto indicativoimperfetto indicativo, indicante un'azione durativa nel passato (e corrispondente in linea di massima all'imperfetto italiano), ‡ sul tema del futuro si forma il futuro semplice, in tutti i suoi modi; ‡ sul tema dell'aoristo si forma l'aoristo in tutti i suoi modi (esso corrisponde a due tempi italiani, passato remoto e trapassato remoto); ‡ sul tema del perfetto si formano tre tempi: il perfetto stesso, indicante uno stato presente derivante da azione passata; il piuccheperfetto, indicante uno stato passato derivante da un'azione ancora anteriore; il futuro esatto o futuro perfetto (solo impropriamente definito futuro anteriore), indicante lo stato futuro derivante da un'azione presente o futura. I tempi del perfetto, per la loro peculiare valenza, non hanno una e una sola corrispondenza con i tempi italiano, ma assumono diverse funzioni, tutte relative all'idea del risultato presente, passato o futuro, di un'azione precedente. I tempi del verbo greco si dividono in due categorie: ‡ i tempi principali , presente, futuro, perfetto, futuro esatto, che hanno valore di azione presente o futura, e assumono le desinenze primarie, caratterizzate dalla tipica ‰ finale;
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Verbo ‡ i tempi storici, imperfetto indicativo, aoristo, piucchepperfetto indicativo, che articolano l'azione passata, e assumono due caratteristiche: 1) il prefisso verbale noto come aumento (ma solo nell'indicativo -vedi sotto); 2) le desinenze secondarie, che sono totalmente prive della tipica Š finale. La definizione che il filosofo Aristotele d• del verbo € che esso "esprime in aggiunta il tempo" ( °’н½¨”ØŒŽ‹ èŒ Å’¤ŒŠŒ). Ci„ € vero unicamente per il modo indicativo, non per gli altri modi del verbo greco, che indicano, per ogni tema temporale, solo la qualit• dell'azione (la sua durata o compiutezza), e la sua modalit• logica (reale, potenziale etc.). Il greco ha quattro modi finiti (gli stessi dell'indoeuropeo, ancora conservati in vedico), e due forme nominali. I modi finiti del verbo greco sono: ‡ l'indicativo, modo dell'azione reale, reale, collocata nel tempo: € l'unico modo dell'imperfetto imperfetto e del piucchepperfetto, piucchepperfetto, e il solo in cui l'aoristo assume l'aumento; ‡ il congiuntivo, congiuntivo, modo dell'eso dell'esortazio rtazione ne e della possibilit•, possibilit•, in dipendenza dipendenza da tempi principali principali - il congiuntivo congiuntivo di tutti i tempi ha sempre le desinenze primarie, ed € trattato alla stregua di un tempo principale (ha valore prospettivo, quasi fra presente e futuro); ‡ l'ottativo, l'ottativo, modo modo del desiderio desiderio e della possibilit possibilit•, •, in dipendenza dipendenza da tempi tempi storici -l'ottativ -l'ottativoo di tutti i tempi ha sempre le desinenze secondarie ed € trattato alla stregua di un tempo storico; ‡ l'impe l'imperat rativo ivo,, modo modo del del coma comando ndo.. Accanto a questi modi ci sono poi le forme nominali dell'infinito, che ha la stessa valenza dell'infinito italiano e latino, e del participio, corrispondente al participio e al gerundio italiani. Non tutti i sistemi temporali si coniugano in tutti i modi. Uno sguardo d'insieme € fornito dal seguente specchio riassuntivo: ‡ ‡ ‡ ‡
il presente ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito; l' imperfetto ha solo l' indicativo; il futuro ha l' indicativo, l' ottativo, il participio e l' infinito; l' aoristo ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito -assume caratteristiche di passato solo nell'indicativo; ‡ il perfetto ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito; ‡ il piuccheperfetto ha solo l' indicativo; ‡ il futuro esatto ha l' indicativo, l' ottativo, il participio e l' infinito. Come nella flessione nominale, anche nella coniugazione dei verbi greci esistono tre numeri, singolare, duale e plurale. Il singolare e il plurale hanno le consuete tre persone nell'indicativo, nel congiuntivo e nell'ottativo, ma non nell'imperativo, che non ha le prime persone; il duale ha solo la seconda e la terza persona in tutti i quattro modi finiti. Il verbo greco ha tre diatesi (in questo, fra le lingue indoeuropee, € eguagliato solo dal sanscrito), tutte flesse, nella maggior parte dei tempi, con desinenze proprie, ben distinte per ognuna di esse (al contrario di ci„ che avviene nelle moderne lingue europee occidentali). Queste forme o diatesi sono: ‡ l'attivo, l'attivo, che che esprime esprime l'azione l'azione compiut compiutaa dal soggetto; soggetto; ‡ il medio, che che esprime un'azione che avviene nella sfera di interesse interesse o di di pertinenza del del soggetto -esso -esso corrisponde ai vari usi del riflessivo della lingua italiana; ‡ il passivo, passivo, che esprime esprime l'azione l'azione subita subita dal soggetto soggetto ad opera di un attore attore indicato indicato da un complemento complemento d'agente. d'agente. Le tre forme del greco sono ben diversificate solo in due tempi: il futuro e l'aoristo. Negli altri tempi, presente, imperfetto, perfetto, piucchepperfetto e futuro esatto, il medio e il passivo coincidono, e sono distinguibili solo dal contesto sintattico della frase, in base alla presenza o meno del complemento d'agente. Attenzione: il medio del greco pu„ essere usato come riflessivo propriamente detto (verbo che indica un'azione che il
soggetto compie su se stesso), ma per lo pi‚ quest'ultima forma verbale € chiaramente espressa con il verbo transitivo attivo che regge un pronome riflessivo, che spesso € peraltro sottinteso.
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Verbo Altre funzioni del medio: ‡ Medio reciproco: corrisponde al riflessivo reciproco italiano; ‡ Medio dinamico: indica un'azione in cui il soggetto € fortemente coinvolto, connotazione che la forma attiva non renderebbe; il medio dinamico di un verbo transitivo pu„ reggere l'accusativo, cio€ un compl. oggetto; ‡ Medio d'interesse: indica un'azione che il soggetto compie a proprio vantaggio: il medio di interesse di un verbo transitivo pu„ reggere l'accusativo, cio€ un compl. oggetto. Verbi deponenti e verbi semideponenti
Come in latino, in sanscrito e in molte altre lingue antiche, alcuni verbi greci depongono la forma attiva e hanno solo la forma media, che ha per„ valore attivo: essi perci„ vengono definiti verbi deponenti medii . Ess.: ‡ «¥Ž‰, "combatto"; ‡ ¸…¸†Ž‰: "divengo, nasco, sono", alla 3º persona sing. e plur. vale "accade, accadono"; ‡ –ŽŽ‰: "decido, voglio". Molti verbi greci sono deponenti in alcune forme, e regolari in altre: cosƒ il verbo ¸…¸†Ž‰, "divengo, nasco, accado, sono", ha un perfetto ¸˜¸Ž†, non deponente (simili paradigmi verbali vengono definiti semideponenti, poichˆ depongono l'attivo solo in parte). Lo stesso verbo atematico „È…, "sono, esisto", ha un futuro deponente: •™Ž‰ "sar„".
Presente Premesse Il presente dei verbi in -‡ € caratterizzato dall'inserzione, sulla radice verbale, di una vocale tematica, su cui a loro volta si inseriscono le terminazioni. Nella forma attiva: ‡ la vocale tematica si presenta come Ž Ž ‡ davanti a † (anche se questa € poi caduta) e , mentre si presenta come „ „‰ ‹ davanti a dentale (™ e ƒ); ‡ le desinenze principali (tipiche del presente indicativo e congiuntivo), della coniugazione tematica sono: singolare I, II, III pers., ‡ Œ -, duale II e III pers. ƒŽ† ƒŽ†, plurale, I, II, III pers., „†, ƒ„, (†) ™‰; ‡ la desinenza della III pers. plur. si forma cosƒ: *˜ä-Š-Œ½‹; si assibila a ½ creando il gruppo ½½ che si semplifica in ½; caduta di Œ e allungamento di compenso di Š: ˜äŠÁ½‹. ‡ le desinenze secondarie (tipiche in parte del presente ottativo) sono: singolare I, II, III pers., (†) Œ -, duale II e III pers. ƒŽ† ƒ‹†, plurale, I, II, III pers., „†, ƒ„, †; ‡ il suffisso del congiuntivo € una vocale tematica allungata; ‡ il suffisso dell'ottativo tematico € -މ(„)- (desinenze atipiche: prima persona singolare -‰, presa a prestito dai verbi atematici, in sostituzione dell'antica desinenza -†, divenuta poco riconoscibile); ‡ l'imperativo manca delle prime persone, non ha desinenza nella seconda singolare, ha le seconde persone duali e plurali con le stesse desinenze dell'indicativo; le terze persone di tutti e tre i numeri sono caratterizzate dall'elemento ƒ‡: -ƒ‡ -ƒ‡† -†ƒ‡† . Nella forma medio-passiva: ‡ la vocale tematica, il suffisso del congiuntivo, il suffisso dell'ottativo sono gli stessi che si trovano nella forma attiva;
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Presente
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‡ le desinenze principali (tipiche del presente indicativo e congiuntivo), della coniugazione tematica sono: singolare I, II, III pers., ‰ ‰ ƒ‰, duale II e III pers. ™ŸŽ† ™ŸŽ†, plurale, I, II, III pers., „Ÿ, ™Ÿ„, †ƒ‰; ‡ le desinenze secondarie (tipiche del presente ottativo) sono: singolare I, II, III pers., ‹† Ž ƒŽ, duale II e III pers. ™ŸŽ† ™Ÿ‹†, plurale, I, II, III pers., „Ÿ, ™Ÿ„, †ƒŽ; ‡ l'imperativo, sempre mancante delle prime persone, ha desinenze secondarie nelle seconde persone singolare duale e plurale Ž ™ŸŽ† ™Ÿ„; le terze persone di tutti e tre i numeri sono caratterizzate dall'elemento ™Ÿ‡: -™Ÿ‡ -™Ÿ‡†. ‡ le desinenze (™) ‰ (™) Ž si contraggono sistematicamente con le vocali tematiche; solo nell'ottativo (™) Ž si appoggia al suffisso modale senza contrarsi.
Paradigma del presente tematico attivo e passivo Fatte queste premesse, il paradigma tipico dei modi finiti del presente di un verbo in ‡ si coniuga secondo l'esempio del verbo ‡, "sciogliere": Declinazione del participio presente
1. Participio presente attivo Il participio presente segue la terza declinazione dei temi in -†ƒ nel maschile e nel neutro, mentre si conforma alla prima declinazione in alfa impuro breve nel femminile. In tutto il paradigma, vocativo e nominativo sono identici. ‡ Singolare: ‡ nom. masch. ˜äÉŒ femm. ˜äŠÁ½ neu. ˜³ŠŒ ‡ gen. masch. ˜äŠŒŠ¾ femm. ˜uŠä½¨¾ neu. ˜äŠŒŠ¾. ‡ dat. masch. ˜äŠŒ‹ femm. ˜ÁŠä½ã neu. ˜äŠŒ‹ ‡ acc. masch. ˜äŠŒ femm. ˜äŠÁ½Œ neu. ˜³ŠŒ ‡ Duale: ‡ nom. masch. ˜äŠŒŽ femm. ˜ÁŠä½ neu. ˜äŠŒŽ ‡ gen. masch. ˜Á¤ŒŠ‹Œ femm. ˜ÁŠä½‹Œ neu. ˜Á¤ŒŠ‹Œ. ‡ dat. masch. ˜Á¤ŒŠ‹Œ femm. ˜ÁŠä½‹Œ neu. ˜Á¤ŒŠ‹Œ ‡ acc. masch. ˜äŠŒŽ femm. ˜ÁŠä½ neu. ˜äŠŒŽ ‡ Plurale: ‡ nom. masch. ˜äŠŒŽ¾ femm. ˜äŠÁ½‹ neu. ˜äŠŒ ‡ gen. masch. ˜Á¤ŒÉŒ femm. ˜ÁŠÁ½®Œ neu. ˜Á¤ŒÉŒ. ‡ dat. masch. ˜äŠÁ½‹ femm. ˜ÁŠä½‹¾ neu. ˜äŠÁ½‹ ‡ acc. masch. ˜äŠŒ¾ femm. ˜ÁŠä½¾ neu. ˜äŠŒ 2. Participio presente medio-passivo
Presente
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Il participio presente medio passivo € un semplice aggettivo di I classe, che segue la II declinazione nel maschile e nel neutro, e la I declinazione in alfa impura lunga nel femminile. Nella declinazione, il vocativo € distinto dal nominativo solo nel singolare maschile: ‡ Singolare: ‡ Nom. masch. ˜Á¤”ŽŒŠ¾ femm. ˜ÁŠ”Œ¨ neu. ˜Á¤”ŽŒŠŒ ‡ Gen. masch. ˜ÁŠ”ŒŠÁ femm. ˜ÁŠ”Œ¨¾ neu. ˜ÁŠ”ŒŠÁ ‡ Dat. masch. ˜ÁŠ”Œò femm. ˜ÁŠ”Œã neu. ˜ÁŠ”Œò ‡ Acc. masch. ˜Á¤”ŽŒŠŒ femm. ˜ÁŠ”Œ¨Œ neu. ˜Á¤”ŽŒŠŒ ‡ Voc. masch. ˜Á¤”ŽŒŽ femm. ˜ÁŠ”Œ¨ neu. ˜Á¤”ŽŒŠŒ ‡ Duale: ‡ Nom. masch. ˜ÁŠ”ŒÉ femm. ˜ÁŠ”Œ neu. ˜ÁŠ”ŒÉ ‡ Gen. masch. ˜ÁŠ”ŒŠ‹Œ femm. ˜ÁŠ”Œ‹Œ neu. ˜ÁŠ”ŒŠ‹Œ ‡ Dat. masch. ˜ÁŠ”ŒŠ‹Œ femm. ˜ÁŠ”Œ‹Œ neu. ˜ÁŠ”ŒŠ‹Œ ‡ Acc. masch. ˜ÁŠ”ŒÉ femm. ˜ÁŠ”Œ neu. ˜ÁŠ”ŒÉ ‡ Plurale: ‡ Nom. masch. ˜Á¤”ŽŒŠ‹ femm. ˜Á¤”ŽŒ‹ neu. ˜Á¤”ŽŒ ‡ Gen. masch. ˜ÁŠ”ŒÉŒ femm. ˜ÁŠ”ŒÉŒ neu. ˜ÁŠ”ŒÉŒ ‡ Dat. masch. ˜ÁŠ”ŒŠ‹¾ femm. ˜ÁŠ”Œ‹¾ neu. ˜ÁŠ”ŒŠ‹¾ ‡ Acc. masch. ˜ÁŠ”ŒŠÁ¾ femm. ˜ÁŠ”Œ¾ neu. ˜Á¤”ŽŒ Il participio si concorda in genere, numero e caso col nome a cui si riferisce, se € usato come participio congiunto o come attributo; pu„ essere sostantivato mediante l'articolo. L'attivo pu„ venire tradotto come participio attivo o gerundio attivo; il medio passivo come participio passivo, gerundio passivo o gerundio riflessivo. Coniugazione attiva Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo
1â singolare ˜äÉ
˜äÉ
˜äŠ‹”‹
-
2‹ singolare
˜äŽ‹¾
˜äã¾
˜äŠ‹¾
˜³Ž
3‹ singolare
˜äŽ‹
˜äã
˜äŠ‹
˜ÁÉ
2‹ duale
˜äŽŠŒ
˜ä¨ŠŒ
˜äŠ‹ŠŒ ˜äŽŠŒ
3‹ duale
˜äŽŠŒ
˜ä¨ŠŒ
˜ÁŠØ¨Œ ˜ÁÉŒ
1‹ plurale
˜äŠ”ŽŒ
˜äÉ”ŽŒ
˜äŠ‹”ŽŒ -
2‹ plurale
˜äŽŽ
˜ä¨Ž
˜äŠ‹Ž
˜äŽŽ
3‹ plurale
˜äŠÁ½‹
˜äɽ‹
˜äŠ‹ŽŒ
˜Á¤ŒÉŒ ˜ÁɽŒ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito
participio
˜äŽ‹Œ masch. ˜äÉŒ femm. ˜äŠÁ½ neu. ˜³ŠŒ
Coniugazione medio-passiva
Presente
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Indicativo
1â singolare ˜äŠ”‹
Congiuntivo
˜äÉ”‹
Ottativo
Imperativo
˜ÁŠØ”¨Œ
-
2‹ singolare
˜äŽ‹ oppure ˜äã ˜äã
˜äŠ‹Š
˜äŠÁ
3‹ singolare
˜äŽ‹
˜äã‹
˜äŠ‹Š
˜Á½«É
2‹ duale
˜ä޽«ŠŒ
˜ä¨½«ŠŒ
˜äŠ‹½«ŠŒ ˜ä޽«ŠŒ
3‹ duale
˜ä޽«ŠŒ
˜ä¨½«ŠŒ
˜ÁŠØ½«¨Œ ˜Á½«ÉŒ
1‹ plurale
˜Á¤”Ž«
˜Á֔ޫ
˜ÁŠØ”Ž« -
2‹ plurale
˜ä޽«Ž
˜ä¨½«Ž
˜äŠ‹½«Ž
˜ä޽«Ž
3‹ plurale
˜äŠŒ‹
˜äÉŒ‹
˜äŠ‹ŒŠ
˜Á½«É(½)Œ
Il participio e l'infinito mediopassivi hanno le seguenti forme: Infinito
participio
˜ä޽«‹ masch. ˜Á¤”ŽŒŠ¾ femm. ˜ÁŠ”Œ¨ neu. ˜Á¤”ŽŒŠŒ
Usi dei modi finiti del presente ‡ L'indicativo del presente del verbo greco si pu„ tradurre con il nostro presente o con una perifrasi formata dal verbo "stare" + il gerundio -solo l'indicativo ha sempre effettiva valenza di tempo presente. ‡ Il congiuntivo greco corrisponde per lo pi‚ al congiuntivo italiano; ‡ l'ottativo corrisponde al condizionale, ma talvolta anche al congiuntivo, o a perifrasi col verbo volere e potere ‡ l'imperativo presente greco € usato in tutto e per tutto come quello italiano.
Verbi composti Esistono inoltre alcuni verbi composti da preposizioni proprie ed altri verbi. Le preposizioni, seguite dai verbi, possono subire dei cambiamenti: Se la preposizione termina per vocale e il verbo inizia per consonante, non ci saranno modifiche. (Eccezione: nei composti dei verbi inizianti per ’-, questa si raddoppia) [Es. -˜”š“ŒÉ] Se la preposizione termina per vocale e il verbo inizia per vocale si elide l'ultima vocale della preposizione, a meno che questa non sia ð”‰Ø o °Ž’Ø, che non la elidono, oppure °’¤, che pu„ fonderla con una successiva Ž dando come risultato ŠÁ; inoltre, se il verbo presenta spirito aspro, la consonante della preposizione si trasforma nell'aspirata corrispondente. [Es. -‹ŒÉ; «-‹’É] Se la preposizione termina per consonante e il verbo inizia per vocale, non ci saranno modifiche. (Eccezione: Õ diventa Õ¶) [Es. ÕŒ“‘É] Se la preposizione termina per consonante e il verbo inizia per consonante ci saranno alcune modifiche: ‡ le preposizioni terminanti in -Œ cambiano la nasale in -” davanti a labiale (°,š,‰) e, graficamente, in -‘ nasale davanti a gutturale (,‘,Å); ‡ inoltre nella preposizione ½ÁŒ, il -Œ si modifica in -½ davanti a -½, cade davanti a -½ +consonante e diventa -’ davanti a -’; ‡ la preposizione Õ rimane tale.
Imperfetto
Imperfetto L'imperfetto € un tempo storico derivato dal tema del presente. Si forma aggiungendo al tema del presente l'aumento, una particella che in origine era un avverbio con valore temporale (significato: una volta), che € Õ-, e le desinenze secondarie o storiche. Si coniuga solo al modo indicativo.
L'aumento Per i temi inizianti in consonante si prepone al tema l'aumento sillabico (che consiste nel dare al verbo una sillaba in pi‚), Õ- Es. ˜äÉ > טÁŠŒ Invece per i temi inizianti per vocale si ha l' aumento temporale della vocale (che consiste nell'aumentare la quantit• della vocale iniziale). I tipi di aumento sono vari in base alla vocale iniziale: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
> ¨ [Es. 𘘓½½É > ø˜˜½½ŠŒ] ‹/à > ã [Es. ᾄŸÉ > ᾖŸŠŒ; Þ’É > ᾕ’ŽŠŒ] Á > ¨Á [Es. Á˜Ø¦Š”‹ > ¨Á˜‹¦¤”¨Œ] Ž > ¨ [Es. Õ’Ø¦É > ø’‹¦ŠŒ ] Ž‹ > Ž‹,ã [Es. Ž“¦É > Ž ἴ¦ŠŒ, ᾔ¦ŠŒ] ŽÁ > ¨Á,ŽÁ [Es. Žὐ’Ø½É > ¨ÿ’‹½ŠŒ, Á’‹½ŠŒ] Š > É [Es. Š’ä½½É > Ö’Á½½ŠŒ ] Š‹ > ò [Es. ŠØ¦É > ᾤ‹¦ŠŒ] ŠÁ > ŠÁ [Es. ŠÁ“¦É > Šä¦ŠŒ] ‹ > ῑ [Es. ‹½ÅäÉ > ؽÅÁŠŒ] Á > ῡ [Es. ὑš’‹¦É > ὕš’‹¦ŠŒ] ¨ > ¨ [Es. ÜŸäŒÉ > ἥŸÁŒŠŒ] É > É [Es. ὠ’äÉ > ü’ÁŠŒ]
Particolarit€ dell'aumento Ci sono alcune particolarit• riguardo la formazione dell'imperfetto, spiegate di seguito. I verbi inizianti in »- la raddoppiano prima dell'aumento.[Es. »Ø°É > ×’’‹°ŠŒ] Ci„ accade perchˆ in origine tali verbi iniziavano per spirante (½-, Ϝ-, ½Ϝ-, j-) che si assimila al -’-, facendolo raddoppiare. Alcuni verbi che iniziano con Õ hanno l'aumento in Ž-. Di seguito sono elencati tutti i 9 verbi: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
í“É > Ž ἵÉŒ í«Ø¦É > Ž ἵ«‹¦ŠŒ í˜Ø½½É > Ž ἵ˜‹½½ŠŒ û˜É > Ž ἵ˜ŠŒ û°Š”‹ > ŽÞ°¤”¨Œ û’‘“¦Š”‹ > ŽÞ’‘¦¤”¨Œ û’°É > Ž ἷ ’°ŠŒ í½‹“É > ŽÞ½ØÉŒ ×ÅÉ > Ž ἶ ÅŠŒ
Questo € accaduto perchˆ in origine il T.V. iniziava in -½-, -Ϝ-, -½Ϝ-. L'aumento posto prima delle spiranti, ha subito contrazione dopo la caduta delle consonanti con l'Õ del tema verbale. (Es. T.V. *½ŽÅ/½Å > *½ŽÅÉ > ×ÅÉ impf *Õ½ŽÅŠŒ > *ŽŽÅŠŒ > Ž ἶ ÅŠŒ (Ž+Ž>Ž‹))
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Imperfetto
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In alcuni verbi inizianti per Ϝ-, si € avuto un aumento in ù- che, dopo la caduta del Ϝ intervocalico ha subito la metatesi quantitativa (scambio di quantit•) con la vocale successiva. Questi verbi sono: ‡ å’“É > íÖ’ŠŒ (<*ù¤’ŠŒ) ‡ Š‘É > ×ò‘ŠŒ (<*øŠ‹‘ŠŒ) ‡ ðŒŠØ‘É > ðŒò‘ŠŒ (<*ðŒâŠ‹‘ŠŒ) Inoltre alcuni verbi presentano sia l'aumento in Õ- che quello in ù-, si pensa per analogia con il verbo «˜É/Õ«˜É. Questi verbi sono: ‡ ‡ ‡ ‡
«˜É/Õ«˜É > ×«Ž˜ŠŒ/ø«Ž˜ŠŒ šŠä˜Š”‹ > ÕšŠÁ˜¤”¨Œ/ùšŠÁ˜¤”¨Œ ŸäŒ”‹ > ÕŸÁŒ“”¨Œ/ùŸÁŒ“”¨Œ ”˜˜É > ×”Ž˜˜ŠŒ/ø”Ž˜˜ŠŒ
In pi‚ ci sono alcuni verbi, inizianti per ¦ + vocale che, regolarmente, hanno l'aumento in É + vocale invariata con seguente metatesi quantitativa, e cio€ ¦ + vocale aumentata. [Es. ÕŠ’“¦É> ÕÖ’¦ŠŒ (<*ù¤’¦ŠŒ)]
Aumento nei verbi composti Nei verbi composti l'aumento viene interposto tra l'ultima preposizione ed il verbo. [Ess. °’Š½š“˜˜É > °’Š½š˜˜ŠŒ; Õ°Œ‰’É > Õ°Œ‰Ž’ŠŒ] I verbi semplici con aumenti particolari, li conservano nei vari composti. [Es. °’нÅÉ > °’нŽÅŠŒ] Ci saranno inoltre modifiche alle preposizioni: ‡ le preposizioni terminanti in vocale, la perdono (ad eccezione di ð”‰Ø e °Ž’Ø e °’¤, che la fonde con un eventuale aumento sillabico dando origine a ŠÁ); ‡ le preposizioni che hanno subito modifiche nel presente, riprendono la loro forma originaria (a meno che tale modifica non sia stata provocata da uno spirito aspro, in tal caso persiste); ‡ la proposizione Õ diventa Õ¶ in quanto viene a trovarsi davanti a vocale. In pi‚, alcuni verbi composti, sentiti dai parlanti come semplici, prendono l'aumento prima della preposizione. [Es. «Ø¦É > Õ“«‹¦ŠŒ] Pochi altri verbi composti, segnalati sul vocabolario, prendono un doppio aumento, il primo davanti alla preposizione ed il secondo davanti al verbo. [Es. ðŒŠ’«¤É > ùŒÖ’ŠŠŒ]
Flessione Qui di seguito diamo la flessione dell'imperfetto del verbo ‡, che non presenta variazioni Indicativo attivo Indicativo medio-passivo
1â singolare טÁ-ކ
Õ˜Á¤-‹†
2‹ singolare
טÁ-„Œ
Õ˜ä-Ž *
3‹ singolare
טÁ-„
Õ˜äŽ-ƒŽ
2‹ duale
Õ˜äŽ-ƒŽ†
Õ˜äŽ-™ŸŽ†
3‹ duale
Õ˜Á-ƒ‹†
Õ˜«-™Ÿ‹†
1‹ plurale
Õ˜äŠ-„†
Õ˜Á¤-„Ÿ
2‹ plurale
Õ˜äŽ-ƒ„
Õ˜äŽ-™Ÿ„
3‹ plurale
טÁ-ކ
Õ˜äŠ-†ƒŽ
Imperfetto
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‡ La seconda persona singolare, Õ˜äŠÁ, deriva da Õ˜Á-Ž-½Š con caduta del -½- intervocalico e contrazione di Ž ed Š in ŠÁ.
Verbi contratti I verbi contratti Un gruppo abbastanza numeroso di verbi appartenenti alla 1a coniugazione € caratterizzato dal fatto che il tema del presente termina in vocale. Ci„ determina delle conseguenze nella coniugazione dei tempi derivati dal presente (cio€ del presente stesso e dell'imperfetto). Ricorda infatti che tutte le desinenze di questi due tempi iniziano in vocale. Da tenere presente che le vocali ‰ e seguite da vocale rimangono invariate e non determinano contrazione. Inoltre i temi del presente della prima coniugazione non terminano mai in ‹ e ‡. Di conseguenza i verbi interessati a questo discorso sono quelli il cui tema del presente termina in , „ oppure Ž. Le normali regole della contrazione si applicano in tutti i casi, escluse le seguenti eccezioni: l'infinito presente attivo dei verbi in -“É, la cui desinenza, nella forma contratta, € -êŒ anzichˆ -ëŒ; si tratta di un'eccezione solo apparente: nella desinenza -„‰† dell'infinito presente -„‰ non € un vero dittongo, ma una
forma grafica per indicare la vocale e chiusa lunga; di conseguenza, secondo norma, suono a seguito da suono e produce come risultato una Û; Alcuni verbi in -«‡ contraggono in ‹ anzichˆ in in tutti i casi in cui la desinenza inizia in Ž; essi sono: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
©«‡ = io vivo ‚†«‡ = io gratto ™«‡ = io sfrego ¥’«Ž‰ = io uso ¥’«‡ = io do responsi ¨«‡ = io raschio Љ¨«‡ = io ho sete “„‰†«‡ = io ho fame
Le forme dei verbi in -˜‡ caratterizzati da tema del presente monosillabico sono contratte soltanto nei casi in cui la desinenza inizia in Ž; di conseguenza, per esempio, la prima persona plurale del presente attivo del verbo “˜‡, = io navigo, sar• “˜Ž„† e non “ް„†, mentre la seconda persona plurale sar• regolarmente “„·ƒ„. Sul piano pratico accade che alcune forme contratte, pur derivando da forme non contratte differenti, risultino identiche e possano quindi assumere valenze morfologiche diverse e identificabili solo in base al contesto. Per es. le prime 3 persone singolari del presente dei verbi in -“É e in -¤É, sia nell'attivo che nel medio-passivo, sono identiche nell'indicativo e nel congiuntivo. Da tenere presente che il fenomeno della contrazione si verific„ gradualmente nella storia della lingua greca. † questo il motivo per cui nei testi omerici e, di conseguenza, nei testi poetici, spesso si incontrano forme non contratte. Cfr. per esempio il v. 627 del libro V dell'Iliade: ㌠Žä å† “ކ˜Ž†ƒŽ ‚ƒæ ‚’ƒ„’ç† è™…†‹† Cos‰ quelli si affaticavano nella violenta battaglia
D'altra parte anche nel dialetto ionico di Erodoto la contrazione € assente oppure ha dato luogo a esiti diversi rispetto all'attico. Cfr. per es. Storie I, 1: ... ƒŽ°ƒŽ† ƒé† ¥¼’ކ ƒé† ‚ê †°† ŽÈ‚˜Ž™‰ ... ... questo luogo che anche ora abitano ...
Verbi contratti
77
Infine una precisazione opportuna: nei dizionari e nelle grammatiche il lemma dei verbi contratti € sempre costituito dalla 1a persona singolare del presente indicativo nella forma non contratta (es. ƒ‰«‡, ¤‰˜‡, Š‹ª‡). Questo ha lo scopo di mettere lo studente nella possibilit• di prevedere, sulla base della vocale tematica, l'insieme delle varie desinenze che la forma verbale potr• assumere nel corso della coniugazione. I verbi contratti si dividono in tre sottoclassi: i verbi in -«‡ i verbi in -˜‡, i verbi in -ª‡. ‡ Verbi in -«‡: l'esempio di ƒ‰«‡: "onorare":
1â
Indicativo
Congiuntivo
attivo
attivo
Congiuntivo
Ottativo
attivo
medio
medio
medio
Imperativo medio
‹”甋 oppure ‹”ñ¨Œ
-
‹”®”‹
‹”®”‹
‹”ñ”¨Œ
-
‹”ë¾
‹”ë¾
‹”ç¾ oppure ‹”ñ¨¾
Ø”
‹”ë
‹”ë
‹”çŠ
‹”®
‹”ë
‹”ë
‹”ç oppure ‹”ñ¨
‹”“É
‹”ê‹
‹”ê‹
‹”çŠ
‹”“½«É
‹”ꊌ
‹”ꊌ
‹”犌
‹”ꊌ
‹”ê½«ŠŒ
‹”ê½«ŠŒ
‹”ç½«ŠŒ
‹”ê½«ŠŒ
‹”ꊌ
‹”ꊌ
‹”ñ¨Œ
‹”“ÉŒ
‹”ê½«ŠŒ
‹”ê½«ŠŒ
‹”ñ½«¨Œ
‹”“½«ÉŒ
‹”®”ŽŒ
‹”®”ŽŒ
‹”甎Œ
-
‹”֔ޫ
‹”֔ޫ
‹”ñ”Ž«
-
‹”êŽ
‹”êŽ
‹”çŽ
‹”êŽ
‹”꽫Ž
‹”꽫Ž
‹”罫Ž
‹”꽫Ž
‹”®½‹
‹”®½‹
‹”玌
‹”֌Ɍ ‹”“ɽŒ
‹”®Œ‹
‹”®Œ‹
‹”猊
‹”“½«ÉŒ ‹”“½«É½Œ
sing. 2‹
Indicativo
‹”®
sing. 3‹
Imperativo
‹”®
sing. 2‹
Ottativo attivo
duale 3‹ duale 1‹ plur. 2‹ plur. 3‹ plur.
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
‹”êŒ
participio attivo
infinito medio
masch. ‹”®Œ femm. ‹”®½ neu. ‹”®Œ ‹”꽫‹
participio medio
masch. ‹”Ö”ŽŒŠ¾ femm. ‹”É”Œ¨ neu. ‹”Ö”ŽŒŠŒ
‡ Verbi in -˜‡: l'esempio di ¤‰˜‡: "amare".
1â
Indicativo
Congiuntivo
attivo
attivo
Congiuntivo
Ottativo
medio
medio
medio
Imperativo medio
‰‹˜Š”‹ oppure ‰‹˜ŠØ¨Œ
-
‰‹˜Š³”‹
‰‹˜®”‹
‰‹˜ŠØ”¨Œ
-
‰‹˜Ž¾
‰‹˜ß¾
‰‹˜Š¾ oppure ‰‹˜ŠØ¨¾
‰Ø˜Ž‹
‰‹˜Ž
‰‹˜ß
‰‹˜ŠŠ
‰‹˜Š³
‰‹˜Ž
‰‹˜ß
‰‹˜Š oppure ‰‹˜ŠØ¨
‰‹˜ŽØÉ
‰‹˜Ž‹
‰‹˜ß‹
‰‹˜ŠŠ
‰‹˜ŽØ½«É
‰‹˜ŽŠŒ
‰‹˜ßŠŒ
‰‹˜ŠŠŒ
‰‹˜ŽŠŒ
‰‹˜Ž½«ŠŒ
‰‹˜›½«ŠŒ
‰‹˜Š½«ŠŒ
‰‹˜Ž½«ŠŒ
‰‹˜ŽŠŒ
‰‹˜›ŠŒ
‰‹˜ŠØ¨Œ
‰‹˜ŽØÉŒ
‰‹˜Ž½«ŠŒ
‰‹˜›½«ŠŒ
‰‹˜ŠØ½«¨Œ
‰‹˜ŽØ½«ÉŒ
‰‹˜Š³”ŽŒ
‰‹˜®”ŽŒ
‰‹˜Š”ŽŒ
-
‰‹˜Šä”Ž«
‰‹˜Ö”Ž«
‰‹˜ŠØ”Ž«
-
‰‹˜ŽŽ
‰‹˜›Ž
‰‹˜ŠŽ
‰‹˜ŽŽ
‰‹˜Ž½«Ž
‰‹˜›½«Ž
‰‹˜Š½«Ž
‰‹˜Ž½«Ž
sing. 2‹
Indicativo
‰‹˜®
sing. 3‹
Imperativo attivo
‰‹˜®
sing. 2‹
Ottativo attivo
duale 3‹ duale 1‹ plur. 2‹ plur.
Verbi contratti 3‹
78
‰‹˜Š³½‹
‰‹˜®½‹
‰‹˜ŠŽŒ
‰‹˜ŠäŒÉŒ ‰‹˜ŽØÉ½Œ
plur.
‰‹˜Š³Œ‹
‰‹˜®Œ‹
‰‹˜ŠŒŠ
‰‹˜ŽØ½«ÉŒ ‰‹˜ŽØ½«É½Œ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
‰‹˜ŽŒ
participio attivo
infinito medio
masch. ‰‹˜®Œ femm. ‰‹˜Š³½ neu. ‰‹˜Š³Œ ‰‹˜Ž½«‹
participio medio
masch. ‰‹˜Šä”ŽŒŠ¾ femm. ‰‹˜ŠÁ”Œ¨ neu. ‰‹˜Šä”ŽŒŠŒ
‡ Verbi in -ª‡: l'esempio di Š‹ª‡: "dimostrare".
1â
Indicativo
Congiuntivo
attivo
attivo
Congiuntivo
Ottativo
medio
medio
medio
Imperativo medio
Ÿ¨˜Š”‹ oppure Ÿ¨˜ŠØ¨Œ
Ÿ¨˜Š³”‹
Ÿ¨˜®”‹
Ÿ¨˜ŠØ”¨Œ
-
Ÿ¨˜Š¾
Ÿ¨˜Š¾
Ÿ¨˜Š¾ oppure Ÿ¨˜ŠØ¨¾
Ÿâ˜ŠÁ
Ÿ¨˜Š
Ÿ¨˜Š
Ÿ¨˜ŠŠ
Ÿ¨˜Š³
Ÿ¨˜Š
Ÿ¨˜Š
Ÿ¨˜Š oppure Ÿ¨˜ŠØ¨
Ÿ¨˜ŠäÉ
Ÿ¨˜Š³‹
Ÿ¨˜®‹
Ÿ¨˜ŠŠ
Ÿ¨˜Šä½«É
Ÿ¨˜Š³ŠŒ
Ÿ¨˜®ŠŒ
Ÿ¨˜ŠŠŒ
Ÿ¨˜Š³ŠŒ
Ÿ¨˜Š³½«ŠŒ
Ÿ¨˜®½«ŠŒ
Ÿ¨˜Š½«ŠŒ
Ÿ¨˜Š³½«ŠŒ
Ÿ¨˜Š³ŠŒ
Ÿ¨˜®ŠŒ
Ÿ¨˜ŠØ¨Œ
Ÿ¨˜ŠäÉŒ
Ÿ¨˜Š³½«ŠŒ
Ÿ¨˜®½«ŠŒ
Ÿ¨˜ŠØ½«¨Œ
Ÿ¨˜Šä½«ÉŒ
Ÿ¨˜Š³”ŽŒ
Ÿ¨˜®”ŽŒ
Ÿ¨˜Š”ŽŒ
-
Ÿ¨˜Šä”Ž«
Ÿ¨˜Ö”Ž«
Ÿ¨˜ŠØ”Ž«
-
Ÿ¨˜Š³Ž
Ÿ¨˜®Ž
Ÿ¨˜ŠŽ
Ÿ¨˜Š³Ž
Ÿ¨˜Š³½«Ž
Ÿ¨˜®½«Ž
Ÿ¨˜Š½«Ž
Ÿ¨˜Š³½«Ž
Ÿ¨˜Š³½‹
Ÿ¨˜®½‹
Ÿ¨˜ŠŽŒ
Ÿ¨˜ŠäŒÉŒ Ÿ¨˜ŠäɽŒ
Ÿ¨˜Š³Œ‹
Ÿ¨˜®Œ‹
Ÿ¨˜ŠŒŠ
Ÿ¨˜Šä½«ÉŒ Ÿ¨˜Šä½«É½Œ
sing. 2‹
Indicativo
Ÿ¨˜®
sing. 3‹
Imperativo attivo
Ÿ¨˜®
sing. 2‹
Ottativo attivo
duale 3‹ duale 1‹ plur. 2‹ plur. 3‹ plur.
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
Ÿ¨˜Š³Œ
participio attivo
infinito medio
participio medio
masch. Ÿ¨˜®Œ femm. Ÿ¨˜Š³½ neu. Ÿ¨˜Š³Œ Ÿ¨˜Š³½«‹ masch. Ÿ¨˜Šä”ŽŒŠ¾ femm. Ÿ¨˜ŠÁ”Œ¨ neu. Ÿ¨˜Šä”ŽŒŠŒ
Aoristo
79
Aoristo Caratteristiche generali dell'aoristo greco L'aoristo (dal greco 𤒋½Š¾ Å’¤ŒŠ¾ "tempo indefinito") € uno dei tre temi temporali fondamentali del verbo greco. Esso, come suggerisce il nome, non ha connotazione temporale, ed esprime solo l'aspetto dell'azione, cio€ un'azione "puntuale", compiuta, colta nel momento in cui si svolge, circoscritta sulla linea temporale; non € necessario che sia istantanea, "puntuale" significa che € vista nella sua totalit•, quindi delimitata da un inizio e una fine, quindi pu„ anche essere considerata come un segmento di retta sulla linea temporale. L'aoristo ha tutti e sei i modi del verbo greco. Assume l'aumento, e il significato di passato remoto [1], solo nell'indicativo. Gli altri modi, imperativo compreso, indicano solo l'azione puntuale, senza alcun riferimento al passato. Il participio aoristo greco di tutte le forme e tipologie si traduce in genere come un gerundio passato [2]; unito al verbo ×ÅÉ "avere", in posizione predicativa, forma una perifrasi in tutto e per tutto equivalente al passato prossimo italiano: es. ×ÅÉ ˜ä½¾ "ho sciolto", ×ÅÉ °Ž’“Œ¾ "ho tentato". Tale perifrasi € gi• prefigurata nel dialetto omerico, ed € presente nei classici del V secolo, come Sofocle. L'aoristo greco distingue nettamente il tema delle forme attiva e media da quello della forma passiva.
Aoristo attivo e medio L'aoristo greco eredita in tutto e per tutto dall'indoeuropeo le tre forme di aoristo originarie, perfettamente corrispondenti alle forme dell'aoristo vedico e sanscrito: ‡ L'a oristo I o debole o sigmatico, cosƒ chiamato per il suo suffisso -™-. Nei verbi col tema in consonante nasale e liquida il sigma cade lasciando solo il suffisso -- e provocando aumento di compenso della vocale radicale; questa forma senza sigma € detta asigmatica. ‡ L'a oristo II o forte o tematico, che si forma sulla radice verbale al grado debole dell'apofonia, inserendo fra radice e desinenza le vocali tematiche -Ž-, -„-. ‡ L'a oristo III o fortissimo o atematico, formazione propria di alcuni verbi anomali, coniugata aggiungendo alla radice verbale le desinenze senza intermediazione di suffisso o vocale tematica . La distinzione fra aoristo debole, forte e fortissimo si deve agli studiosi tedeschi che hanno sistematizzato la grammatica greca nell'800: in tedesco i verbi regolari sono detti deboli, mentre quelli irregolari sono detti forti, e cosƒ, per analogia, l'aoristo formato sul tema del presente (cio€ "regolare") € stato detto debole, mentre quelli formati su un tema diverso (e quindi "irregolari") sono stati detti forte e fortissimo.
Struttura dell'aoristo debole L'aoristo debole greco € caratterizzato dal suffisso -™-, che deriva da ½m „con la sonante m „dell'indoeuropeo vocalizzatasi in . La forma sigmatica € propria dei temi in consonante muta, in vocale e dittongo. Il suffisso -™- d• luogo a mutamenti fonetici: ‡ allunga la vocale finale di radice dei verbi in vocale semplice, tranne quelle di alcuni verbi, come ‚˜‡, che fanno eccezione; ‡ si fonde graficamente con le labiali finali di radice in ¨, con le gutturali in § e fa cadere le dentali; ‡ davanti a consonante liquida o nasale perde il sigma, provocando allungamento di compenso della vocale radicale. All'ottativo attivo, nella 2a e 3a persona singolare e nella 3a plurale, le forme alternative sono dette eoliche. Struttura morfemica dell'aoristo sigmatico Aumento sillabico Radice verbale suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.)
Aoristo
80 •-
- -
- ™-
-†
‡ La forma asigmatica € propria dei temi in consonante liquida e nasale, tranne ‚˜‡ e ‚’‡; essa, come abbiamo detto, € caratterizzata dal suffisso . struttura morfemica dell'aoristo asigmatico Aumento sillabico Radice verbale al grado allungato suffisso temporale Terminazione (III pers. plur.)
•-
- ¤‹†-
--
-†
Esempi di paradigmi di aoristi deboli
1. Aoristo debole sigmatico attivo e medio di ‡ , "sciogliere"
1â
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
Indicativo
Congiuntivo
attivo
attivo
attivo
attivo
medio
medio
Ottativo medio
Imperativo medio
טÁ½
˜ä½É
˜ä½‹”‹
-
Õ˜Á½“”¨Œ
˜ä½É”‹
˜Á½Ø”¨Œ
-
טÁ½¾
˜ä½ã¾
˜ä½‹¾ (˜ä½Ž‹¾)
˜³½ŠŒ
Õ˜ä½É (< *՘佽Š)
˜ä½ã
˜ä½‹Š (< *˜ä½‹½Š)
˜³½‹
טÁ½Ž
˜ä½ã
˜ä½‹ (˜ä½Ž‹ŽŒ)
˜Á½“É
՘佊
˜ä½ã‹
˜ä½‹Š
˜Á½“½«É
՘佊Œ
˜ä½¨ŠŒ
˜ä½‹ŠŒ
˜ä½ŠŒ
՘佽«ŠŒ
˜ä½¨½«ŠŒ
˜ä½‹½«ŠŒ
˜ä½½«ŠŒ
Õ˜Á½“¨Œ
˜ä½¨ŠŒ
˜Á½Ø¨Œ
˜Á½“ÉŒ
Õ˜Á½“½«¨Œ
˜ä½¨½«ŠŒ
˜Á½Ø½«¨Œ
˜Á½“½«ÉŒ
Õ˜ä½”ŽŒ
˜ä½É”ŽŒ
˜ä½‹”ŽŒ
-
Õ˜Á½“”Ž«
˜Á½Ö”Ž«
˜Á½Ø”Ž«
-
՘低
˜ä½¨Ž
˜ä½‹Ž
˜ä½Ž
՘佽«Ž
˜ä½¨½«Ž
˜ä½‹½«Ž
˜ä½½«Ž
טÁ½Œ
˜ä½É½‹
˜ä½‹ŽŒ (˜ä½Ž‹Œ)
˜Á½“ŒÉŒ ˜Á½“ɽŒ
՘佌Š
˜ä½ÉŒ‹
˜ä½‹ŒŠ
˜Á½“½«ÉŒ ˜Á½“½«É½Œ
sing. 2‹ sing. 3‹ sing. 2‹ duale 3‹ duale 1‹ plur. 2‹ plur. 3‹ plur.
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
˜³½‹
'Participio attivo
Infinito medio
masch. ˜ä½¾ femm. ˜ä½½ neu. ˜³½Œ ˜ä½½«‹
Participio medio
masch. ˜Á½“”ŽŒŠ¾ femm. ˜Á½”Œ¨ neu. ˜Á½“”ŽŒŠŒ
Il participio aoristo debole attivo sigmatico maschile e neutro ha il tema -½Œ- (il maschile singolare, sigmatico, fa cadere -Œ- davanti a sigma allungando per compenso --, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di --; in entrambi il genitivo € -½ŒŠ¾) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come ”г½). 2. Aoristo debole asigmatico di ¤…†‡ , "mostrare"
Aoristo
1â
81
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
Indicativo
Congiuntivo
attivo
attivo
attivo
attivo
medio
medio
Ottativo medio
Imperativo medio
׉¨Œ
‰âŒÉ
‰âŒ‹”‹
-
Õ‰¨Œ“”¨Œ
‰âŒÉ”‹
‰¨ŒØ”¨Œ
-
׉¨Œ¾
‰âŒã¾
‰âŒ‹¾ (‰âŒŽ‹¾)
‰›ŒŠŒ
Õ‰âŒÉ
‰âŒã
‰âŒ‹Š (< *‰âŒ‹½Š)
‰›Œ‹
׉¨ŒŽ
‰âŒã
‰âŒ‹ (‰âŒŽ‹ŽŒ)
‰¨Œ“É
Չ⌊
‰âŒã‹
‰âŒ‹Š
‰¨Œ“½«É
Չ⌊Œ
‰âŒ¨ŠŒ
‰âŒ‹ŠŒ
‰âŒŠŒ
Չ⌽«ŠŒ
‰âŒ¨½«ŠŒ
‰âŒ‹½«ŠŒ
‰âŒ½«ŠŒ
Õ‰¨Œ“¨Œ
‰âŒ¨ŠŒ
‰¨ŒØ¨Œ
‰¨Œ“ÉŒ
Õ‰¨Œ“½«¨Œ
‰âŒ¨½«ŠŒ
‰¨ŒØ½«¨Œ
‰¨Œ“½«ÉŒ
Õ‰âŒ”ŽŒ
‰âŒÉ”ŽŒ
‰âŒ‹”ŽŒ
-
Õ‰¨Œ“”Ž«
‰¨ŒÖ”Ž«
‰¨ŒØ”Ž«
-
Չ⌎
‰âŒ¨Ž
‰âŒ‹Ž
‰âŒŽ
Չ⌽«Ž
‰âŒ¨½«Ž
‰âŒ‹½«Ž
‰âŒ½«Ž
׉¨ŒŒ
‰âŒÉ½‹
‰âŒ‹ŽŒ (‰âŒŽ‹Œ)
‰¨Œ“ŒÉŒ ‰¨Œ“ɽŒ
Չ⌌Š
‰âŒÉŒ‹
‰âŒ‹ŒŠ
‰¨Œ“½«ÉŒ ‰¨Œ“½«É½Œ
sing. 2‹ sing. 3‹ sing. 2‹ duale 3‹ duale 1‹ plur. 2‹ plur. 3‹ plur.
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito attivo
‰›Œ‹
Participio attivo
Infinito medio
masch. ‰âŒ¾ femm. ‰âŒ½ neu. ‰›ŒŒ ‰âŒ½«‹
Participio medio
masch. ‰¨Œ“”ŽŒŠ¾ femm. ‰¨Œ”Œ¨ neu. ‰¨Œ“”ŽŒŠŒ
Il participio aoristo debole attivo asigmatico maschile e neutro ha il tema -Œ- (il maschile singolare, sigmatico, fa cadere -Œ- davanti a sigma allungando per compenso --, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di --; in entrambi il genitivo € -ŒŠ¾) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come ”г½).
Struttura dell'aoristo forte L'aoristo forte ha come caratteristica la semplice vocale tematica. Esso, formalmente, somiglia all'imperfetto, con una differenza sostanziale: si forma sulla radice verbale, e non sul tema del presente; spesso, inoltre la radice verbale assume l'apofonia al grado debole. A distinguere l'aoristo forte dall'imperfetto, € dunque non tanto la desinenza, quanto piuttosto la struttura che il tema verbale assume . Come esempio di paradigma caratterizzato da apofonia, possiamo prendere in considerazione quello del verbo „…“‡ "lasciare", la cui radice al grado zero € ‰“. Per comprendere la natura dei procedimenti morfologici alla base della formazione dell'aoristo forte, sar• opportuno confrontare le strutture morfemiche dell'imperfetto e dell'aoristo di „…“‡: Struttura morfemica dell'imperfetto ׄ‰“ŠŒ, "io lasciavo": Aumento sillabico Radice verbale (grado normale) Vocale tematica Terminazione
•-
- „‰“-
- Ž-
-†
Struttura morfemica dell'aoristo forte ׉“ŠŒ, "io lasciai": Aumento sillabico Radice verbale (grado zero) Vocale tematica Terminazione
•-
Aoristo forte attivo e medio di Œ‰ƒŽ , "lasciare"
- ‰“-
- Ž-
-†
Aoristo
82
1â
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
attivo
attivo
attivo
attivo
medio
medio
medio
Imperativo medio
ט‹°ŠŒ
˜Ø°É
˜Ø°Š‹”‹
-
Õ˜‹°¤”¨Œ
˜Ø°É”‹
˜‹°ŠØ”¨Œ
-
ט‹°Ž¾
˜Ø°ã¾
˜Ø°Š‹¾
˜Ø°Ž
՘ذŠÁ (<*Õ˜Ø°Ž½Š)
˜Ø°ã
˜Ø°Š‹Š
˜Ø°ŠÁ (<*˜Ø°Ž½Š)
ט‹°Ž
˜Ø°ã
˜Ø°Š‹
˜‹°É
Õ˜Ø°ŽŠ
˜Ø°ã‹
˜Ø°Š‹Š
˜‹°½«É
Õ˜Ø°ŽŠŒ
˜Ø°¨ŠŒ
˜Ø°Š‹ŠŒ
˜Ø°ŽŠŒ
Õ˜Ø°Ž½«ŠŒ
˜Ø°¨½«ŠŒ
˜Ø°Š‹½«ŠŒ
˜Ø°Ž½«ŠŒ
Õ˜‹°¨Œ
˜Ø°¨ŠŒ
˜‹°ŠØ¨Œ
˜‹°ÉŒ
Õ˜‹°½«¨Œ
˜Ø°¨½«ŠŒ
˜‹°ŠØ½«¨Œ
˜‹°½«ÉŒ
Õ˜Ø°Š”ŽŒ
˜Ø°É”ŽŒ
˜Ø°Š‹”ŽŒ
-
Õ˜‹°¤”Ž«
˜‹°Ö”Ž«
˜‹°ŠØ”Ž«
-
Õ˜Ø°ŽŽ
˜Ø°¨Ž
˜Ø°Š‹Ž
˜Ø°ŽŽ
Õ˜Ø°Ž½«Ž
˜Ø°¨½«Ž
˜Ø°Š‹½«Ž
˜Ø°Ž½«Ž
ט‹°ŠŒ
˜Ø°É½‹
˜Ø°Š‹ŽŒ
˜‹°¤ŒÉŒ ˜‹°É½Œ
Õ˜Ø°ŠŒŠ
˜Ø°ÉŒ‹
˜Ø°Š‹ŒŠ
˜‹°½«ÉŒ ˜‹°½«É½Œ
sing. 2‹ sing. 3‹ sing. 2‹ duale 3‹ duale 1‹ plur. 2‹ plur. 3‹ plur.
Infinito attivo
˜‹°ŽŒ
participio attivo
infinito medio
masch. ˜‹°ÖŒ femm. ˜‹°Š³½ neu. ˜‹°¤Œ ˜‹°½«‹
participio medio
masch. ˜‹°¤”ŽŒŠ¾ femm. ˜‹°Š”Œ¨ neu. ˜‹°¤”ŽŒŠŒ
Il participio aoristo forte attivo maschile e neutro ha il tema -¤Œ- (il maschile singolare fa cadere -- e allunga per apofonia -Š- in -É-, mentre il neutro mostra il puro tema con caduta di --; in entrambi il genitivo € -¤ŒŠ¾) mentre il femminile segue la I declinazione in alfa impuro breve (come ”г½). ‡ L'aoristo forte d• luogo talora a paradigmi anomali o difettivi. Ad eccezione di טÁŠŒ, i seguenti sono i cosiddetti "verbi politematici": ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
Ž ἶ ŸŠŒ "vidi" (tema ŽŸ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo å’“É "vedere" Ž ἶ °ŠŒ "dissi" (tema ް-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ˜‘É "dire" ©˜«ŠŒ "venni, andai" (tema Õ˜«-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ×’ÅŠ”‹ "andare, venire" øŒŽ‘ŠŒ "portai" (tema ÕŒŽ‘-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ‰’É "portare" ן’”ŠŒ "corsi" viene fatto ricondurre al verbo difettivo ’ÅÉ "correre" ׉‘ŠŒ "mangiai" viene fatto ricondurre al verbo difettivo Õ½«ØÉ "mangiare" Ž ἷ ˜ŠŒ "presi" (tema í˜-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo Þ’É "prendere" טÁŠŒ "udii" ha forme di imperativo atematiche: ˜³«‹ "ascolta"
‡ cinque aoristi conservano imperativi arcaici con l'accento sull'ultima sillaba: ‡ ‡ ‡ ‡ ‡
Ž ἶ ŸŠŒ "vidi" (utilizzato come aoristo di å’“É "vedere"), imperativo Ÿ "vedi"; ×˜šŠŒ "presi", da ˜”š“ŒÉ "prendo", imperativo: ˜š "prendi"; ŽÂ’ŠŒ (o ¨Â’ŠŒ) "presi", da Žὑ’Ø½É "trovo", imperativo Žὑ’ "trova"; ©˜«ŠŒ "andai, venni" (utilizzato come aoristo di ×’ÅŠ”‹ "andare, venire"), imperativo: Õ˜« "va', vieni"; Ž ἶ °ŠŒ "dissi" (utilizzato come aoristo di ˜‘É "dire"), imperativo: ް "di' ".
‡ Alcuni aoristi forti hanno la radice raddoppiata, oltre che aumentata: ess.: ‡ dal verbo ð‘É "condurre", radice ð‘ (cfr. latino ago "condurre"), tema dell'aoristo ð‘‘, per cui: ø‘‘ŠŒ; ‡ dalla radice di un verbo di dire si ha l'aoristo senza presente Ž ἶ °ŠŒ, in Omero ׎‹°ŠŒ, da * ÕFF‹°ŠŒ. ‡ øŒŽ‘ŠŒ (tema dell'aoristo ÕŒŽ‘-), radice Õ‘-/ÕŒŽ-/ÕŒŠ- (l'aoristo si forma dal grado zero), € utilizzato come aoristo di ‰’É "portare".
Aoristo
83
Struttura dell'aoristo fortissimo L'aoristo fortissimo € un tipo estremamente arcaico di preterito. Esso si forma unendo le desinenze direttamente sulla radice, e per questo € detto atematico. Anche nei modi diversi dall'indicativo ha suffissi caratteristici dei verbi atematici. Pochi verbi greci, estremamente conservativi, lo possiedono. Alcune forme di aoristo fortissimo sono prive di presente (ad esempio l'aoristo atematico ט¨Œ, dalla radice ˜¨-/˜-[3], sulla quale € stato ricostruito il presente ˜“É solo in et• bizantina, ma non attestato nel greco classico). Questo tipo di aoristo € peculiare di pochi verbi il cui tema termina in vocale, che € sempre lunga o perchˆ tale anche nel tema verbale (es. בŒÉŒ "io conobbi", da ‘‹‘ŒÖ½É, tema verbale ‘ŒÉ-) o perchˆ costituisce il grado allungato di un tema apofonico (es. ך¨Œ "io andai", da šØŒÉ, tema verbale šï-/š¨-). La vocale lunga si mantiene tale in tutta la coniugazione ad eccezione dei casi previsti dalla legge di Osthoff. Questo aoristo ha solo la forma attiva ed ha significato intransitivo; dalle stesse radici si pu„ formare l'aoristo primo con valore transitivo: ך¨Œ "andai", ך¨½ "feci andare", Õš¨½“”¨Œ "feci andare per me". Struttura morfemica dell'aoristo forte ׸†‡Œ, "io conobbi": Aumento sillabico Radice verbale Terminazione •-
-¸†‡-
-†
Aoristo fortissimo di ¸‰¸†”™‚‡ , "conoscere" Indicativo Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1â singolare בŒÉŒ
‘Œ®
‘ŒŠØ¨Œ
-
2â singolare בŒÉ¾
‘Œç¾
‘ŒŠØ¨¾
‘Œ®«‹
3â singolare בŒÉ
‘Œç
‘ŒŠØ¨
‘ŒÖÉ
2â duale
בŒÉŠŒ
‘Œ®ŠŒ
‘ŒŠŠŒ (‘ŒŠØ¨ŠŒ) ‘Œ®ŠŒ
3â duale
Õ‘ŒÖ¨Œ
‘Œ®ŠŒ
‘ŒŠØ¨Œ (‘ŒŠ‹â¨Œ) ‘ŒÖÉŒ
1â plurale
בŒÉ”ŽŒ
‘Œ®”ŽŒ
‘ŒŠ”ŽŒ (‘ŒŠØ¨”ŽŒ) -
2â plurale
בŒÉŽ
‘Œ®Ž
‘ŒŠŽ (‘ŒŠØ¨Ž)
3â plurale
בŒÉ½Œ
‘Œ®½‹Œ
‘ŒŠŽŒ (‘ŒŠØ¨½Œ) ‘Œ¤ŒÉŒ (‘ŒÖɽŒ)
Infinito
‘Œ®Ž
Participio
‘Œ®Œ‹ masch. ‘ŒŠä¾ femm. ‘ŒŠ³½ neu. ‘Œ¤Œ
I participio dell'aoristo III segue al maschile e neutro la terza declinazione con il tema -Œ-, aggiunto alla radice abbreviata secondo la legge di Osthoff (*š¨Œ > šïŒ, *‘ŒÉŒ- > ‘ŒŠŒ-, ecc.); il maschile, sigmatico, fa cadere davanti a sigma il gruppo -Œ- e allunga per compenso la vocale radicale, il neutro mostra il puro tema con caduta di --, e in entrambi il genitivo e in -ŒŠ¾. Il femminile si forma come negli aggettivi della seconda classe a tre uscite con il suffisso -jï aggiunto al tema maschile/neutro (per ‘ŒŠ³½: *‘ŒŠŒ-j > *‘ŒŠŒ½j > *‘ŒŠŒ½ > *‘ŒŠ½ > ¸†Ž°™) e segue la prima declinazione in alfa impuro breve. L'ottativo del duale e del plurale, oltre a formarsi con la caratteristica -‹- propria di questo modo al grado zero, pu„ utilizzare come tema la terza persona singolare, che, non avendo desinenza, € stata sentita dai Greci come puro tema e quindi utilizzata anche per il resto della coniugazione dell'ottativo; queste forme sono messe fra parentesi. Struttura morfemica dell'aoristo forte ×–‹Œ, "io andai": Aumento sillabico Radice verbale Terminazione •-
-–‹-
-†
Aoristo
84
Aoristo fortissimo di –…†‡ , "andare" Indicativo Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1â singolare ך¨Œ
š®
šØ¨Œ
-
2â singolare ך¨¾
šß¾
𨍾
𛫋
3â singolare ך¨
šß
šØ¨
šâÉ
2â duale
ך¨ŠŒ
š›ŠŒ
šŠŒ (šØ¨ŠŒ) š›ŠŒ
3â duale
՚⨌
š›ŠŒ
šØ¨Œ (š‹â¨Œ) šâÉŒ
1â plurale
ך¨”ŽŒ
š›”ŽŒ
š”ŽŒ (šØ¨”ŽŒ) -
2â plurale
ך¨Ž
š›Ž
šŽ (šØ¨Ž)
3â plurale
ך¨½Œ
𛽋Œ
šŽŒ (𨍽Œ) š“ŒÉŒ (šâɽŒ)
Infinito
š›Ž
Participio
š›Œ‹ masch. 𓾠femm. šê½ neu. š“Œ
Una forma particolare di aoristo fortissimo: l'aoristo cappatico
L'aoristo cappatico € quello che caratterizza tre dei verbi in -”‹ che hanno il raddoppiamento nel tema del presente e cio€ Ø«¨”‹ "porre", ŸØŸÉ”‹ "dare" e ἵ¨”‹ "mandare" (il quarto € ἵ½¨”‹ "collocare" che ha il normale aoristo atematico ×½¨Œ se intransitivo oppure l'aoristo debole ×½¨½ se transitivo). Si chiama cappatico perchˆ nelle tre persone singolari dell'indicativo attivo viene inserito un -- di ampliamento al tema verbale. Le terminazioni al singolare attivo sono perci„ -, -¾, -Ž(Œ), modellate per analogia con il perfetto. Per quanto riguarda i gradi apofonici, si osserva la seguente distribuzione: ‡ grado allungato (ŸÉ-, «¨-, Ü-): singolare dell'indicativo attivo, tutto il congiuntivo (si fonde con la regolare vocale congiuntiva allungata); ‡ grado breve (ŸŠ-, «Ž-, í-): plurale e duale dell'indicativo attivo, indicativo medio, tutto l'ottativo (si unisce all'interfisso caratteristico -‹¨-/-‹- creando dittongo), tutto l'imperativo, tutto l'infinito. Per quanto riguarda l'aumento di ἵ¨”‹, occorre tenere a mente che la radice € jŽ-/j¨-, che diventa í-/Ü- per caduta dello jod; al grado lungo avremo quindi Õ.j¨- > Õ.Ü- > Ä-, mentre al grado breve Õ.jŽ- > Õ.í- > „Ç-. Da notare che i suoi congiuntivo, ottativo e infinito attivi corrispondono a quelli di Ž”Ø con l'aggiunta dello spirito aspro. Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ׊‡, "io diedi": Aumento sillabico Radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione •-
Aoristo cappatico di ЅЇ‰ , "dare"
-Ї-
-‚-
-
Aoristo
85
Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
ŸŠØ”¨Œ
Imperativo medio
1â ×ŸÉ singolare
Ÿ®
ŸŠØ¨Œ
-
ÕŸ¤”¨Œ
Ÿ®”‹
-
2â ןɾ singolare
Ÿç¾
ŸŠØ¨¾
Ÿ¤¾
ןŠÁ (< *×ŸŠ½Š)
Ÿç (< *ŸÖ¨½‹) ŸŠŠ (< *ŸŠ½Š)
ŸŠ³ (< *Ÿ¤½Š)
ןɎŒ 3â singolare
Ÿç
ŸŠØ¨
Ÿ¤É
×ŸŠŠ
Ÿ®‹
ŸŠŠ
Ÿ¤½«É
2â duale
×ŸŠŠŒ
Ÿ®ŠŒ
ŸŠŠŒ (ŸŠØ¨ŠŒ)
Ÿ¤ŠŒ
×ŸŠ½«ŠŒ
Ÿ®½«ŠŒ
ŸŠ½«ŠŒ
Ÿ¤½«ŠŒ
3â duale
ÕŸ¤¨Œ
Ÿ®ŠŒ
ŸŠØ¨Œ (ŸŠ‹â¨Œ)
Ÿ¤ÉŒ
ÕŸ¤½«¨Œ
Ÿ®½«ŠŒ
ŸŠØ½«¨Œ
Ÿ¤½«ÉŒ
1â plurale ×ŸŠ”ŽŒ
Ÿ®”ŽŒ
ŸŠ”ŽŒ (ŸŠØ¨”ŽŒ)
-
ÕŸ¤”Ž«
ŸÖ”Ž«
ŸŠØ”Ž«
-
2â plurale ×ŸŠŽ
Ÿ®Ž
ŸŠŽ (ŸŠØ¨Ž)
Ÿ¤Ž
×ŸŠ½«Ž
Ÿ®½«Ž
ŸŠ½«Ž
Ÿ¤½«Ž
3â plurale ×ŸŠ½Œ
Ÿ®½‹Œ
ŸŠŽŒ (ŸŠØ¨½Œ)
Ÿ¤ŒÉŒ (Ÿ¤É½Œ)
×ŸŠŒŠ
Ÿ®Œ‹
ŸŠŒŠ
Ÿ¤½«ÉŒ (Ÿ¤½«É½Œ)
Infinito attivo
ŸŠ³Œ‹
Participio attivo
Infinito medio
masch. ŸŠä¾ femm. ŸŠ³½ neu. Ÿ¤Œ Ÿ¤½«‹
Participio medio masch. Ÿ¤”ŽŒŠ¾ femm. ŸŠ”Œ¨ neu. Ÿ¤”ŽŒŠŒ
Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ן‹, "io posi": Aumento sillabico Radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione •-
-Ÿ‹-
-‚-
-
Aoristo cappatico di ƒ…Ÿ‹‰ , "porre" Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1â ׫¨ singolare
«®
«ŽØ¨Œ
-
Õ«”¨Œ
«®”‹
«ŽØ”¨Œ
-
2â ׫¨¾ singolare
«ß¾
«ŽØ¨¾
«¾
׫ŠÁ (< *׫޽Š)
«ß (< *«â¨½‹)
«ŽŠ (< *«Ž½Š)
«Š³ (< *«½Š)
׫¨ŽŒ 3â singolare
«ß
«ŽØ¨
«É
×«ŽŠ
«›‹
«ŽŠ
«½«É
2â duale
×«ŽŠŒ
«›ŠŒ
«ŽŠŒ («ŽØ¨ŠŒ)
«ŠŒ
׫޽«ŠŒ
«›½«ŠŒ
«Ž½«ŠŒ
«½«ŠŒ
3â duale
Õ«¨Œ
«›ŠŒ
«ŽØ¨Œ («Ž‹â¨Œ)
«ÉŒ
Õ«½«¨Œ
«›½«ŠŒ
«ŽØ½«¨Œ
«½«ÉŒ
1â plurale ×«Ž”ŽŒ
«›”ŽŒ
«Ž”ŽŒ («ŽØ¨”ŽŒ)
-
Õ«”Ž«
«â”Ž«
«ŽØ”Ž«
-
2â plurale ×«ŽŽ
«›Ž
«ŽŽ («ŽØ¨Ž)
«Ž
׫޽«Ž
«›½«Ž
«Ž½«Ž
«½«Ž
3â plurale ׫޽Œ
«›½‹Œ
«ŽŽŒ («ŽØ¨½Œ)
«ŒÉŒ («É½Œ)
×«ŽŒŠ
«›Œ‹
«ŽŒŠ
«½«ÉŒ («½«É½Œ)
Aoristo
86 Infinito attivo
«ŽŒ‹
Participio attivo
Infinito medio
masch. «ŽØ¾ femm. «Ž½ neu. «Œ «½«‹
Participio medio masch. «”ŽŒŠ¾ femm. «Ž”Œ¨ neu. «”ŽŒŠŒ
Struttura morfemica dell'aoristo cappatico ἧ, "io mandai": Aumento sillabico + radice verbale Ampliamento caratteristico Terminazione ½- (< *¦-j‹-)
-‚-
-
Aoristo cappatico di 닉 , "mandare" Indicativo attivo
Congiuntivo attivo
Ottativo attivo
Imperativo attivo
Indicativo medio
Congiuntivo medio
Ottativo medio
Imperativo medio
1â ἧ singolare
ὧ
Ž ἵ¨Œ
-
Ž ἵ”¨Œ
ὧ”‹
Ž ἵ”¨Œ
-
2â ἧ¾ singolare
ᾗ¾
Ž ἵ¨¾
û¾
Ž ἷ ½Š
ᾗ (< *ἥ¨½‹)
Ž ἷ Š (< *û‹½Š) ŠÂ (< *û½Š)
3â ἧŽŒ singolare
ᾗ
Ž ἵ¨
ûÉ
Ž ἷ Š
ἧ‹
Ž ἷ Š
û½«É
2â duale
Ž ἷ ŠŒ
ἧŠŒ
Ž ἷ ŠŒ (Ž ἷ ¨ŠŒ)
ûŠŒ
Ž ἷ ½«ŠŒ
ἧ½«ŠŒ
Ž ἷ ½«ŠŒ
û½«ŠŒ
3â duale
Ž ἵ¨Œ
ἧŠŒ
Ž ἷ ¨Œ (ŽÞ⨌)
ûÉŒ
Ž ἵ½«¨Œ
ἧ½«ŠŒ
Ž ἵ½«¨Œ
û½«ÉŒ
1â plurale Ž ἷ ”ŽŒ
ὥ”ŽŒ
Ž ἷ ”ŽŒ (Ž ἵ¨”ŽŒ)
-
Ž ἵ”Ž«
ὥ”Ž«
Ž ἵ”Ž«
-
2â plurale Ž ἷ Ž
ἧŽ
Ž ἷ Ž (Ž ἷ ¨Ž)
ûŽ
Ž ἷ ½«Ž
ἧ½«Ž
Ž ἷ ½«Ž
û½«Ž
3â plurale Ž ἷ ½Œ
ὧ½‹Œ
Ž ἷ ŽŒ (Ž ἵ¨½Œ)
ûŒÉŒ (ûɽŒ)
Ž ἷ ŒŠ
ὧŒ‹
Ž ἷ ŒŠ
û½«ÉŒ (û½«É½Œ)
Infinito attivo
Ž ἷ Œ‹
Participio attivo
Infinito medio
masch. Ž ἵ¾ femm. Ž ἷ ½ neu. ûŒ û½«‹
Participio medio masch. û”ŽŒŠ¾ femm. 플¨ neu. û”ŽŒŠŒ
Aoristo passivo Giacchˆ come si € gi• detto l'aoristo distingue la diatesi media da quella passiva, per quest'ultima esiste una forma a parte di aoristo. Esso si divide in: ‡ aoristo passivo debole o primo, proprio dei temi in vocale, dittongo, la maggior parte dei temi in consonante muta e pochi temi in liquida e nasale, soprattutto apofonici; si distingue per il suffisso -Ÿ‹- a cui si aggiungono le desinenze dell'aoristo atematico. I temi in vocale allungano la vocale finale ( puro > lungo; impuro > ¨). Aumento Radice Interfisso caratteristico Terminazione ¦-
--
-Ÿ‹-
-†
‡ aoristo passivo forte o secondo, proprio dei temi in consonante, prevalentemente liquida e nasale ma anche alcuni in consonante muta. La sua caratteristica € il suffisso -‹-, meno riconoscibile, cui si aggiungono, ancora una volta, le terminazioni dell'aoristo atematico. Aumento Radice Interfisso caratteristico Terminazione ¦-
-¤«†-
-‹-
-†
Aoristo
87
Circa una trentina di verbi in liquida, nasale e consonante muta presentano regolarmente sia forme di aoristo debole che di aoristo forte; ci„ vale anche per una quindicina di verbi apofonici, che formano i rispettivi aoristi passivi dal grado richiesto da ciascuno (debole = grado medio; forte = grado ridotto). Aoristo passivo debole
Nell'aoristo passivo debole, a causa dell'aspirata -«- del suffisso, i temi in labiale e velare si cambiano nell'aspirata corrispondente: å’“É > ü‰«¨Œ (da *ü°-«¨Œ); “½½É > Õ“Å«¨Œ (da *Õ-“‘-«¨Œ) Le dentali mutano in ½ davanti a «: Š”Ø¦É > ÕŠ”ؽ«¨Œ (da Š”‹Ÿ-). Attenzione a non confondere queste forme con quelle di alcuni temi in vocale che ripristinano un ½ che € nel tema verbale ma € caduto al presente: ½°“É > Õ½°“½«¨Œ. Per quanto riguarda i temi apofonici, l'aoristo debole utilizza solitamente il grado medio (es. Õ˜ŽØ‰«¨Œ < ˜‹°-/˜Ž‹°-/˜Š‹°- da ˜ŽØ°É). Invece, i temi con apofonia del genere ï/¨ si trovano al grado allungato (¨). Coniugazione dell'aoristo passivo primo o debole: †‰‚«‡ , "vincere". Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1â singolare ÕŒ‹â«¨Œ
Œ‹¨«®
Œ‹¨«ŽØ¨Œ
-
2â singolare ÕŒ‹â«¨¾
Œ‹¨«ß¾
Œ‹¨«ŽØ¨¾
Œ‹â«¨‹
3â singolare ÕŒ‹â«¨
Œ‹¨«ß
Œ‹¨«ŽØ¨
Œ‹¨«âÉ
2â duale
ÕŒ‹â«¨ŠŒ
Œ‹¨«›ŠŒ
Œ‹¨«ŽŠŒ Œ‹â«ŽŠŒ
3â duale
ÕŒ‹¨«â¨Œ
Œ‹¨«›ŠŒ
Œ‹¨«ŽØ¨Œ Œ‹¨«âÉŒ
1â plurale
ÕŒ‹â«¨”ŽŒ
Œ‹¨«®”ŽŒ
Œ‹¨«Ž”ŽŒ -
2â plurale
ÕŒ‹â«¨Ž
Œ‹¨«›Ž
Œ‹¨«ŽŽ
Œ‹â«¨Ž
3â plurale
ÕŒ‹â«¨½Œ
Œ‹¨«®½‹
Œ‹¨«ŽŽŒ
Œ‹¨«ŒŠŒ (Œ‹¨«âɽŒ)
Infinito
Œ‹¨«›Œ‹
Participio
Œ‹¨«ŽØ¾, Œ‹¨«Ž½, Œ‹¨«Œ
Aoristo passivo forte
Sulla formazione dell'aoristo passivo forte c'€ solo da precisare che i temi apofonici usano il grado zero. Coniugazione dell'aoristo passivo secondo o forte: ¤…†‡ , "mostrare". Indicativo
Congiuntivo Ottativo
Imperativo
1â singolare Õ‰“Œ¨Œ
‰Œ®
‰ŒŽØ¨Œ
-
2â singolare Õ‰“Œ¨¾
‰Œß¾
‰ŒŽØ¨¾
‰“Œ¨«‹
3â singolare Õ‰“Œ¨
‰Œß
‰ŒŽØ¨
‰ŒâÉ
2â duale
Õ‰“Œ¨ŠŒ
‰Œ›ŠŒ
‰ŒŽŠŒ ‰“Œ¨ŠŒ
3â duale
Õ‰Œâ¨Œ
‰Œ›ŠŒ
‰ŒŽØ¨Œ ‰ŒâÉŒ
1â plurale
Õ‰“Œ¨”ŽŒ
‰Œ®”ŽŒ
‰ŒŽ”ŽŒ -
2â plurale
Õ‰“Œ¨Ž
‰Œ›Ž
‰ŒŽŽ
‰“Œ¨Ž
3â plurale
Õ‰“Œ¨½Œ
‰Œ®½‹
‰ŒŽŽŒ
‰ŒŒÉŒ (‰ŒâɽŒ)
Infinito
‰Œ›Œ‹
Participio
‰ŒŽØ¾, ‰ŒŽ½, ‰ŒŒ
Aoristo
Note [1] La prassi scolastica richiede di tradurlo sempre con il passato remoto, ma questo risponde solo a necessit• pratiche; in realt•, l'aoristo indicativo esprime un'azione puntuale nel passato, e lo stesso concetto viene espresso, oltre che dal passato remoto, anche dal passato prossimo, dal trapassato prossimo e dal trapassato remoto italiani. Questo dipende dal fatto che il sistema verbale italiano, figlio di quello latino, privilegia una successione gerarchica sulla scala temporale, individuando ogni azione in sequenza, mentre il greco sottolinea di pi‚ l'aspetto dell'azione rispetto alla precisa individuazione in sequenza delle azioni esprimendo il concetto di tempo in modo assoluto, prendendo quindi ogni azione senza metterla in relazione temporale con le altre, e per questo il suo sistema verbale offre un solo passato momentaneo. [2] Propriamente non indica anteriorit•, dal momento che il greco propone il tempo verbale in modo assoluto, cio€ senza relazionare temporalmente le azioni le une con le altre, ma € la logica dell'enunciato che suggerisce di porre l'azione espressa dal participio aoristo prima di quella espressa dal verbo di modo finito della principale. [3] La stessa radice, che indica l'idea di portare/sopportare/sollevare, si trova anche nel verbo latino tollo e nella coniugazione di fero, il cui perfetto € tuli e il supino € latum (< *tlatum); in greco troviamo inoltre l'aggettivo “˜¾, “˜‹Œ, “˜Œ "sventurato, infelice".
Perfetto e piuccheperfetto Il raddoppiamento Il raddoppiamento € la caratteristica peculiare del perfetto; esso consiste, nella sua forma pi‚ semplice, nel raddoppiamento, appunto, della consonante iniziale di una radice seguita dalla vocale Ž: dal tema ˜Á- di ˜äÉ avremo quindi „-, che € appunto il tema del perfetto di questo verbo; questo raddoppiamento € detto raddoppiamento normale. Diversamente dall'aumento, il raddoppiamento € parte integrante del tema del perfetto e lo si trover• quindi in tutti i modi. Poichˆ il raddoppiamento € la caratteristica principale del perfetto occorre soffermarsi sulle sue particolarit•. Temi in consonante
I temi in consonante hanno solitamente il raddoppiamento normale; alcuni temi, tuttavia, hanno il cosiddetto raddoppiamento vocalico che consiste nel premettere Õ- al tema verbale (€ in sostanza uguale all'aumento sillabico). Questi verbi sono: ‡ quelli inizianti in consonante doppia (¦, ¶, £) e quelli inizianti con due o pi‚ consonanti. A quest'ultimo gruppo fanno eccezione i temi che presentano il gruppo muta + liquida o nasale (’ØŒÉ > -’‹) tranne i temi in -‘Œ(‘‹‘ŒÖ½É > בŒÉ), “Š”‹ (> ¨) e °Ø°É (> °°É); ‡ quelli in »-, che presentano lo stesso fenomeno osservato nell'aumento, ossia dopo Õ- si raddoppia il rho (»Ø°É > ×’’‹‰). In base alla legge di Grassmann, i temi che iniziano per aspirata formano il raddoppiamento con il valore sordo del loro gruppo; sar• quindi ‰ -> °, Å -> , « -> (‰äÉ > “‰Á, ÅØ’É > ‚ŽÅ“’¨, Ø«¨”‹ > ƒ«¨, ecc.). Temi in vocale
I temi che iniziano per vocale, non potendo avere un vero raddoppiamento, ricorrono all'aumento temporale, con le stesse regole viste per l'imperfetto e l'aoristo, trattato come raddoppiamento. Alcuni verbi che cominciano per , Ž, Š hanno forme di raddoppiamento attico. Queste, che come si pu„ dedurre dalla denominazione sono tipiche del dialetto attico, benchˆ sporadicamente presenti anche in Omero, consistono nella ripetizione delle prime due lettere del tema con allungamento della seconda vocale: ô’ä½½É -> ô’Ö’ÁÅ (t.v. ô’ÁÅ-), ð˜ŽØ‰É -> ð˜â˜‹‰ (t.v. 𘋉-). Il verbo Õ‘ŽØ’É ha un perfetto forte Õ‘’⑊’ accanto a quello debole Ց⑎’, con raddoppiamento attico. Il tema € apofonico e presenta nel primo esempio il grado forte con l'aumento (ù‘Š’ < Õ‘Š’) preceduto dal grado zero dell'apofonia (Õ‘’-).
88
Perfetto e piuccheperfetto
Il perfetto Il perfetto € uno dei quattro tempi principali del verbo greco che concorre a formare la voce del paradigma verbale. A differenza del perfetto latino, il perfetto greco € considerato un tempo principale e si deduce dal fatto che nella sua formazione, all'indicativo, vengano utilizzate le desinenze principali. Aspetto verbale del perfetto
Dal punto di vista aspettuale il perfetto pu„ pu„ avere due valori: ‡ Valore stativo: € proprio dei perfetti di formazione pi‚ antica, che sono intransitivi e si traducono col presente, dal momento che rimarcano una situazione permanente nel presente come conseguenza di un'azione compiuta. ‰äÉ "genero" > °‰Á, "sono [per natura]" (perchˆ "sono stato generato", "sono nato"); «Œῄ½É "morire" > «Œ¨ "sono morto" (= "mi trovo ora ad essere morto perchˆ precedentemente ho perso la vita") Esiste una certa quantit• di verbi che si rendono in italiano cosƒ, e i pi‚ comuni sono riportati, in ordine alfabetico, qui sotto. ŸŸ‹ (pf. debole e atematico), "temo", da ŸŽØŸÉ בŒÉ, "so", da ‘‹‘ŒÖ½É Õ‘’⑊’, "sono sveglio", da Õ‘ŽØ’É "sveglio"(trans.) Ž ἴÉ«, "sono solito", da ×«É (cfr. ©«Š¾, "costume, abitudine", equiv. al latino mos) ׊‹, "sono simile", privo di presente ¨”‹, "possiedo", da “Š”‹ "acquisto" ””Œ¨”‹, "ricordo", da ”‹”Œâ½É Š ἶ Ÿ (dalla radice Ÿ-/ŽŸ-/ŠŸ- "vedere"), "so" (perchˆ, letteralmente, "ho visto, sono stato testimone") °°Š‹«, "confido", da °ŽØ«É (cfr. aoristo forte ×°‹«ŠŒ con lo stesso significato) °‰Á, "sono per natura, per indole", da ‰äÉ "genero" «¨˜, "sono fiorito (adesso)", da «“˜˜É "fiorire" ‡ Valore resultativo: € proprio dei perfetti di formazione recente, che hanno valore transitivo e si traducono con il passato prossimo, dal momento che rimarcano il risultato in sˆ di un'azione compiuta. ‘’“‰É "scrivo" > ‘‘’‰ "ho scritto" Infine, come nell'aoristo, distinguiamo: - Perfetto debole o primo: € proprio di tutti i verbi in vocale o dittongo, di quasi tutti i verbi in dentale e di molti verbi in liquida o nasale. La caratteristica principale di queto tipo di perfetto € la presenza del suffisso -- nella sua formazione - Perfetto forte o secondo: € proprio di tutti i verbi in labiale e gutturale, di alcuni verbi in liquida o nasale, di pochissimi verbi in dentale. A differenza del perfetto debole, il perfetto forte non presenta il suffisso -- nella sua formazione. Per analogia con i verbi la cui radice termina in aspirata (ad esempio ’‰É, radice ’މ-/’Љ-/’‰-, perfetto ’Љ), si riscontra aspirazione anche nel tema di alcuni perfetti in labiale e in velare che non dovrebbero averla (—‘É, radice ð‘-, perfetto ©¥; ¤°É, radice а-, perfetto Ф); non € possibile prevedere quali verbi sviluppino questo cosiddetto perfetto aspirato. - Perfetto fortissimo o terzo o atematico: € il tipo di perfetto pi‚ antico ed aggiunge le desinenze principali direttamente al tema verbale (con o senza raddoppiamento). Soltanto il perfetto Š ἶ Ÿ "so" presenta una flessione completa. Gli altri perfetti fortissimi appartengono a voci verbali isolate o sporadiche, oppure hanno coniugazione mista (voci proprie del perfetto debole e altre del perfetto fortissimo). Il participio
89
Perfetto e piuccheperfetto
90
A differenza dei participi di altri tempi, che derivano tutti da temi in -ŠŒ- come con presente, aoristi attivi e medi e il futuro, oppure in -ŽŒ- come gli aoristi passivi e i verbi in -”‹, il perfetto forma il participio sulla base di un tema in dentale semplice . Possiamo vedere che la forma del maschile € ˜Ž˜ÁÖ¾, che deriva da: *˜Ž˜ÁŠ[]¾ > ˜Ž˜ÁÖ¾ per caduta di e allungamento apofonico (non di compenso come succede con gli altri participi) di Š in É. Notevole il fatto che al congiuntivo, all'ottativo e all'imperativo (e talvolta anche all'indicativo) il perfetto ricorra spesso a forme perifrastiche, formate dal participio perfetto e dalle forme del presente di Ž”Ø: congiuntivo: ˜Ž˜Áæ¾ Ê (anche ˜Ž˜äÉ), ottativo: ˜Ž˜Áæ¾ Ž ἴ¨Œ (anche ˜Ž˜äŠ‹”‹), imperativo: ˜Ž˜Áæ¾ ἴ½«‹ (anche ˜˜ÁŽ) Si trova qualcosa di analogo nel latino parlato e scritto nel Medioevo, durante il regresso culturale che corruppe il latino e fece nascere l'italiano; accadde che alle forme di perfetto canoniche se ne accost„ una composta da participio perfetto + avere, che non esisteva nel latino classico. Cosƒ "io ho detto" veniva anche espresso con dictum habeo, nel senso di "ho qualcosa di detto (dictum)". Perfetto attivo Perfetto I o debole Coniugazione del perfetto primo o debole: ‡ , "sciogliere" Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1â singolare
˜˜Á
˜Ž˜äÉ (˜Ž˜Áæ¾ Ê)
˜Ž˜äŠ‹”‹ (˜Ž˜Áæ¾ Ž ἴ¨Œ)
-
2â singolare
˜˜Á¾
˜Ž˜äã¾ (˜Ž˜Áæ¾ ᾖ¾)
˜Ž˜äŠ‹¾ (˜Ž˜Áæ¾ Ž ἴ¨¾)
˜˜ÁŽ (˜Ž˜Áæ¾ ἴ½«‹)
3â singolare
˜˜ÁŽ(Œ)
˜Ž˜äã (˜Ž˜Áæ¾ ᾖ)
˜Ž˜äŠ‹ (˜Ž˜Áæ¾ Ž ἴ¨)
˜Ž˜ÁÉ (˜Ž˜Áæ¾ ×½É)
2â duale
˜Ž˜äŠŒ
˜Ž˜ä¨ŠŒ (˜Ž˜Á¤Ž ©ŠŒ) ˜Ž˜äŠ‹ŠŒ (˜Ž˜Á¤Ž Ž ἶ ŠŒ)
˜Ž˜äŽŠŒ (˜Ž˜Á¤Ž ׊Œ)
3â duale
˜Ž˜äŠŒ
˜Ž˜ä¨ŠŒ (˜Ž˜Á¤Ž ©ŠŒ) ˜Ž˜ÁŠØ¨Œ (˜Ž˜Á¤Ž Ž ἴ¨Œ)
˜Ž˜ÁÉŒ (˜Ž˜Á¤Ž ×ÉŒ)
1â plurale
˜Ž˜ä”ŽŒ
˜Ž˜äÉ”ŽŒ (˜Ž˜Á¤Ž¾ Ê”ŽŒ)
˜Ž˜äŠ‹”ŽŒ (˜Ž˜Á¤Ž¾ Ž ἶ ”ŽŒ)
-
2â plurale
˜Ž˜äŽ
˜Ž˜ä¨Ž (˜Ž˜Á¤Ž¾ ©Ž)
˜Ž˜äŠ‹Ž (˜Ž˜Á¤Ž¾ Ž ἶ Ž) ˜Ž˜äŽŽ (˜Ž˜Á¤Ž¾ ×½Ž)
3â plurale
˜Ž˜ä½‹(Œ)
˜Ž˜äɽ‹Œ (˜Ž˜Á¤Ž¾ ʽ‹Œ)
˜Ž˜äŠ‹ŽŒ (˜Ž˜Á¤Ž¾ Ž ἶ ŽŒ) ˜Ž˜Á¤ŒÉŒ (˜Ž˜ÁɽŒ) (˜Ž˜Á¤Ž¾ þŒÉŒ)
Infinito
˜Ž˜ÁŒ‹
Participio
˜Ž˜ÁÖ¾, ˜Ž˜ÁÁ, ˜Ž˜Á¤¾
‡ la forma dell'imperativo ˜Ž˜ÁɽŒ € attica. Perfetto II o forte Coniugazione del perfetto forte o secondo: ¤…†‡ , "mostrare"
Perfetto e piuccheperfetto
91
Indicativo
Congiuntivo
Ottativo
Imperativo
1â singolare
°‰¨Œ
°Ž‰âŒÉ (°Ž‰¨Œæ¾ Ê)
°Ž‰âŒŠ‹”‹ (°Ž‰¨Œæ¾ Ž ἴ¨Œ) -
2â singolare
°‰¨Œ¾
°Ž‰âŒã¾ (°Ž‰¨Œæ¾ ᾖ¾)
°Ž‰âŒŠ‹¾ (°Ž‰¨Œæ¾ Ž ἴ¨¾)
°‰¨ŒŽ (°Ž‰¨Œæ¾ ἴ½«‹)
3â singolare
°‰¨ŒŽ
°Ž‰âŒã (°Ž‰¨Œæ¾ ᾖ)
°Ž‰âŒŠ‹ (°Ž‰¨Œæ¾ Ž ἴ¨)
°Ž‰¨ŒÉ (°Ž‰¨Œæ¾ ×½É)
2â duale
°Ž‰âŒŠŒ
°Ž‰âŒ¨ŠŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž ©ŠŒ)
°Ž‰âŒŠ‹ŠŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž Ž ἶ ŠŒ)
°Ž‰âŒŽŠŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž ׊Œ)
3â duale
°Ž‰âŒŠŒ
°Ž‰âŒ¨ŠŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž ©ŠŒ)
°Ž‰¨ŒŠØ¨Œ (°Ž‰¨Œ¤Ž Ž ἴ¨Œ)
°Ž‰¨ŒÉŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž ×ÉŒ)
1â plurale
°Ž‰âŒ”ŽŒ
°Ž‰âŒÉ”ŽŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ Ê”ŽŒ)
°Ž‰âŒŠ‹”ŽŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ Ž ἶ ”ŽŒ)
-
2â plurale
°Ž‰âŒŽ
°Ž‰âŒ¨Ž (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ ©Ž) °Ž‰âŒŠ‹Ž (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ Ž ἶ Ž)
°Ž‰âŒŽŽ (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ ×½Ž)
3â plurale
°Ž‰âŒ½‹(v)
°Ž‰âŒÉ½‹Œ (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ ʽ‹Œ)
°Ž‰¨Œ¤ŒÉŒ (°Ž‰¨ŒÉ½Œ) (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ þŒÉŒ)
Infinito
°Ž‰¨ŒŒ‹
°Ž‰âŒŠ‹ŽŒ (°Ž‰¨Œ¤Ž¾ Ž ἶ ŽŒ)
Participio
°Ž‰¨ŒÖ¾, °Ž‰¨ŒÁ, °Ž‰¨Œ¤¾
‡ anche il perfetto forte ha la forma attica, piuttosto rara, °Ž‰¨ŒÉ½Œ. ‡ l'Infinito ha la vocale tematica -Ž-. ‡ il solo tema in vocale che segue la coniugazione del perfetto forte € ðŠäÉ "ascolto" che fa ð⊠(con raddoppiamento attico); questo perchˆ originariamente il tema terminava in digamma che si € vocalizzato: *ðŠÌÉ > ðŠäÉ. Perfetto III o fortissimo o atematico Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico ŽÏŠ , "so" Indicativo Congiuntivo Ottativo Imperativo 1â singolare Š ἶ Ÿ
ŽŸ®
ŽŸŽØ¨Œ
-
2â singolare Š ἶ ½«
ŽŸß¾
ŽŸŽØ¨¾
ἴ½«‹
3â singolare Š ἶ ŸŽ(Œ)
ŽŸß
ŽŸŽØ¨
ἴ½É
1â plurale
ἴ½”ŽŒ
ŽŸ®”ŽŒ
ŽŸŽ”ŽŒ -
2â plurale
ἴ½Ž
ŽŸ›Ž
ŽŸŽŽ
ἴ½Ž
3â plurale
ἴ½½‹
ŽŸ®½‹(Œ)
ŽŸŽŽŒ
ἴ½ÉŒ
2â duale
ἴ½ŠŒ
ŽŸ›ŠŒ
ŽŸŽŠŒ ἴ½ŠŒ
3â duale
ἴ½ŠŒ
ŽŸ›ŠŒ
ŽŸŽØ¨Œ ἴ½ÉŒ
Infinito
ŽŸŒ‹
Participio
ŽŸÖ¾, ŽŸÁ, ŽŸ¤¾
‡ nella coniugazione si alternano i gradi del tema apofonico Ì‹Ÿ-/ÌŽ‹Ÿ-/ÌŠ‹Ÿ- (cfr. latino videor , tedesco wissen, inglese wise) che esprime l'idea di "vedere". Il congiuntivo e l'ottativo usano il grado medio, mentre il l'imperativo e il plurale e il duale dell'indicativo il grado zero. Il grado forte € utilizzato solo dal singolare dell'indicativo.
Perfetto e piuccheperfetto
92
‡ a dimostrazione di quanto sia arcaica questa formazione di perfetto, la 2º singolare dell'indicativo ha la desinenza -«, in comune con l'imperfetto di Ž”Ø, e quella dell'imperativo la desinenza -«‹, come quella dell'aoristo terzo e del verbo "essere", a cui € perfettamente identica. ‡ la 2º persona sing. e plur. dell'indicativo mutano regolarmente la -Ÿ- del tema in -½- davanti alle dentali delle rispettive desinenze. ‡ la 3º plur. dell'indicativo muta per analogia alle altre persone la -Ÿ- in -½- (*Ì‹Ÿṇ‹ > *Ÿ‹ > ἴ½½‹). Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico Š˜Š‰ , "temo" Indicativo
Congiuntivo Ottativo Imperativo
1â singolare ŸŸ‹
ŸŽŸØÉ
-
-
2â singolare ŸŸ‹¾
ŸŽŸØã¾
-
ŸŸ‹«‹
3â singolare ŸŸ‹Ž
ŸŽŸØã
ŸŽŸ‹ŽØ¨
ŸŽŸØÉ
1â plurale
ŸŸ‹”ŽŒ
ŸŽŸØÉ”ŽŒ
-
-
2â plurale
ŸŸ‹Ž
ŸŽŸØ¨Ž
-
-
3â plurale
ŸŽŸØ½‹(Œ)
ŸŽŸØÉ½‹(Œ)
-
ŸŽŸØŒÉŒ
2â duale
ŸŸ‹ŠŒ
ŸŽŸØ¨ŠŒ
-
ŸŸ‹ŠŒ
3â duale
ŸŸ‹ŠŒ
ŸŽŸØ¨ŠŒ
-
ŸŽŸØÉŒ
Infinito
ŸŽŸ‹Œ‹
Participio
ŸŽŸ‹Ö¾, ŸŽŸ‹Á, ŸŽŸ‹¤¾
‡ ŸŸ‹ deriva dal verbo ŸŽØŸÉ (il quale anticamente era anch'esso un perfetto) che ha il tema apofonico ŸÌ‹Ÿ-/ŸÌŽ‹Ÿ-/ŸÌŠ‹Ÿ-, in cui il digamma cade senza lasciare traccia. Dal grado debole si formano il presente, il futuro e l'aoristo mentre dai gradi zero e forte si formano rispettivamente i perfetti ŸŸ‹ e ŸŸŠ‹, regolare perfetto debole. ‡ a differenza di Š ἶ Ÿ, ŸŸ‹ usa soltanto il grado zero ŸÌ‹Ÿ- nel corso della coniugazione. ‡ esiste un'unica forma attestata di ottativo, ed € la 3º pers. sing. ŸŽŸ‹ŽØ¨. ‡ una forma attica alternativa all 3º pers. plur. dell'omperativo € ŸŽŸØÉ½Œ. Coniugazione del perfetto fortissimo o terzo atematico •މ‚ , "assomiglio", "sembra che io" Indicativo
Congiuntivo
Ottativo Imperativo
1â singolare
׊‹
ÕŠØÉ
ÕŠØŠ‹”‹ -
2â singolare
׊‹¾
ÕŠØã¾
-
-
3â singolare
׊‹Ž(Œ)
-
ÕŠØŠ‹
-
1â plurale
ÕŠØ”ŽŒ (׊‹‘”ŽŒ)
-
-
-
2â plurale
ÕŠØŽ
-
-
-
3â plurale
Պؽ‹(Œ) (Պض½‹[Œ]) -
-
-
2â duale
ÕŠØŠŒ
-
-
-
3â duale
ÕŠØŠŒ
-
-
-
Infinito
Participio
ÕŠ‹Œ‹ (ŽŒ‹) ÕŠ‹Ö¾ (ŽÖ¾), ÕŠ‹Á (ŽÁ), ÕŠ‹¤¾ (ޤ¾)
‡ si forma dalla radice Ì‹-/ÌŽ‹-/ÌŠ‹-, dal cui grado forte si forma (con regolare raddoppiamento: *ÌÌŠ‹, con conseguente caduta dei digamma) tutta la coniugazione; l'infinito e il participio possono anche formarsi dal grado
Perfetto e piuccheperfetto
93
zero con raddoppiamento (*ÌŽÌ‹Œ‹) o dal grado medio senza raddoppiamento (*ÌŽ‹Œ‹). ‡ dalla stessa radice si ricava il verbo Õ ΐ½É "rendere simile", di cui per„ ׊‹ non € considerato essere il perfetto. Perfetto misto
Esiste un tipo di perfetto le cui forme oscillano tra quelle del perfetto debole, caratterizzate dal suffisso --, e quelle del perfetto atematico. I due verbi che hanno questo tipo di perfetto sono šØŒÉ e «Œ ῄ½É, i quali perfetti fanno šš¨ e «Œ¨; tuttavia soltanto il modo indicativo, participio e infinito hanno una coniugazione completa di tutte le forme, mentre gli altri modi hanno voci sparse e isolate. Coniugazione di –…†‡ Singolare
Plurale
Duale
1â persona šš¨
šš”ŽŒ
-
2â persona šš¨¾
ššŽ
ššŠŒ
3â persona šš¨Ž(Œ) šš½‹(Œ) Infinito
šŽš“Œ‹
ššŠŒ Participio
šŽšÖ¾ (šŽšÖ¾), šŽš®½ (šŽšÁ), šŽš¨¤¾ (šŽš¤¾)
‡ come si pu„ notare, le forme dell'indicativo usano al singolare il grado š¨- dell'apofonia e sono di perfetto debole, mentre al plurale ed al duale si usa il grado š- ed € un tipo di perfetto atematico. ‡ esiste un'unica forma accertata di congiuntivo ed € la 3º pers. plur. šŽš®½‹(Œ); ottativo e imperativo non hanno forme attestate. ‡ anche il participio usa il grado š-. Il femminile € modellato sui participi dei verbi contratti in -“É, e il neutro € un perfetto debole. ‡ il participio presenta forma alternative: šŽšÖ¾ € la contrazione di šŽšÖ¾, šŽš®½ € analogico; šŽšÁ ha la regolare terminazione del perfetto, mentre šŽš¨¤¾ € una forma di perfetto debole. Coniugazione di Ÿ†ì™‚‡
Visto che in questo caso le forme attestate sono di pi‚, converr• fare un elenco dei modi diversi da indicativo, congiuntivo e participio: ‡ 1º pers. sing. congiuntivo: Ž«ŒâÉ. ‡ 1º pers. sing. ottativo: Ž«ŒØ¨Œ. ‡ Imperativo: 2º pers. sing. «Œ«‹ e 3 º pers. sing. Ž«Œ“É. Singolare
Plurale
Duale
1â persona «Œ¨
«Œ”ŽŒ
-
2â persona «Œ¨¾
«ŒŽ
«ŒŠŒ
3â persona «Œ¨Ž(Œ)
«Œ½‹
«ŒŠŒ
Infinito
Participio
Ž«Œ“Œ‹ (Ž«Œ¨Œ‹) Ž«ŒŽÖ¾, Ž«ŒŽ®½, Ž«ŒŽ¤¾
‡ per la distribuzione delle forme deboli e atematiche valgono le stesse osservazioni fatte prima. ‡ il participio deriva sempre dal tema «Œ¨- che subisce abbreviamento in quanto primo elemento del dittongo ¨É seguito da consonante (¾). ‡ del participio esiste anche la forma debole con suffisso --: Ž«Œ¨Ö¾, -Á, -¤¾.
Perfetto e piuccheperfetto
94
Perfetto medio-passivo
Il perfetto medio-passivo si ottiene unendo al tema del perfetto le normali desinenze della diatesi medio-passiva del presente (-”‹, -½‹, -‹ etc.). Esiste una sola forma, atematica, per tutti i verbi. Come conseguenza i temi in consonante presenteranno fenomeni fonetici a contatto con la prima consonante delle terminazioni personali (”, ½, , ½«). Questi sono illustrati nella seguente tabella (in verticale l'uscita del tema verbale, in orizzontale le terminazioni personali):
™
ƒ ™Ÿ
“, –, ¤ ””
£ ° ‰«
‚, ¸, ¥ ‘”
¶
Å«
ƒ, Š, Ÿ ½”
½
½ ½«
†
½”, ”” Œ½ Œ Œ«
I temi in vocale e in dittongo rimangono invariati, cosƒ come pure i temi in liquida (˜, ’) e nasale (”, Œ). Perfetto medio-passivo indicativo, imperativo, infinito e participio di «äÉ, š˜“°É, °’“½½É e Õ˜°Ø¦É Indicativo 1â singolare «Á”‹
šš˜””‹
°°’‘”‹
ø˜°‹½”‹
2â singolare «Á½‹
šš˜£‹
°°’¶‹
ἥ˜°‹½‹
3â singolare «Á‹
šš˜°‹
°°’‹
ø˜°‹½‹
1â plurale
Ž«ä”Ž«
šŽš˜“””Ž«
°Ž°’“‘”Ž«
ù˜°Ø½”Ž«
2â plurale
«Á½«Ž
šš˜‰«Ž
°Ž°’“Å«Ž
ø˜°‹½«Ž
3â plurale
«ÁŒ‹
šŽš˜””ŒŠ‹, -‹, - ޽Ø(Œ) °Ž°’‘”ŒŠ‹, -‹, - ޽Ø(Œ) ù˜°‹½”ŒŠ‹, -‹, - ޽Ø(Œ)
2â duale
«Á½«ŠŒ
šš˜‰«ŠŒ
°°’Å«ŠŒ
ø˜°‹½«ŠŒ
3â duale
«Á½«ŠŒ
šš˜‰«ŠŒ
°°’Å«ŠŒ
ø˜°‹½«ŠŒ
2â singolare «Á½Š
šš˜£Š
°°’¶Š
ø˜°‹½Š
3â singolare ޫ佫É
šŽš˜“‰«É
°Ž°’“Å«É
ù˜°Ø½«É
2â plurale
«Á½«Ž
šš˜‰«Ž
°°’Å«Ž
ø˜°‹½«Ž
3â plurale
Ž«ä½«ÉŒ
šŽš˜“‰«ÉŒ
°Ž°’“ūɌ
ù˜°Ø½«ÉŒ
2â duale
«Á½«ŠŒ
šš˜‰«ŠŒ
°°’Å«ŠŒ
ø˜°‹½«ŠŒ
3â duale
Ž«ä½«ÉŒ
šŽš˜“‰«ÉŒ
°Ž°’“ūɌ
ù˜°Ø½«ÉŒ
ޫ佫‹
šŽš˜“‰«‹
°Ž°’“Å«‹
ù˜°Ø½«‹
°Ž°’‘”ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ
ù˜°‹½”ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ
Imperativo
Infinito
Participio
Ž«Á”ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ šŽš˜””ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ
‡ la formazione perifrastica (participio + Ž”Ø) delle terze persone plurali dell'indicativo € un recente atticismo; nella forma pi‚ antica e nel dialetto ionico, come anche quello omerico, la desinenza regolare era -î‹ (< *ṇ‹): °Ž°’“‘‹: ‡ Si noti che il nominativo del participio maschile e neutro € sempre, irregolarmente, parossitono (non ritrae infatti l'accento: -”ŒŠ¾, -”ŒŠŒ): questo consente di distinguere a colpo sicuro un participio perfetto medio-passivo da qualsiasi altro tipo di participio;
Perfetto e piuccheperfetto
95
Si € preferito trattare congiuntivo e ottativo separatamente, poichˆ si formano per mezzo di perifrasi participio + Ž”Ø al congiuntivo e all'ottativo, analogamente alle terze persone plurali dell'indicativo dei temi in consonante. Sono tuttavia attestate anche forme non perifrastiche. Si ricorda comunque che anche le forme della precedente tabella possono presentare forme perifrastiche. Congiuntivo Singolare Ž«Á”ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ
Ê, ᾖ¾, ᾖ
Ottativo
Ž ἴ¨Œ, Ž ἴ¨¾, Ž ἴ¨
šŽš˜””ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ °Ž°’‘”ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ ù˜°‹½”ŒŠ¾, -¨, -ŠŒ Plurale
Ž«Á”ŒŠ‹, -‹,
Ê”ŽŒ, ©Ž, ʽ‹(v) Ž ἶ ”ŽŒ, Ž ἶ Ž, Ž ἶ ŽŒ
šŽš˜””ŒŠ‹, -‹, - °Ž°’‘”ŒŠ‹, -‹, - ù˜°‹½”ŒŠ‹, -‹, - Duale
Ž«Á”ŒÉ, -î, -É
©ŠŒ, ©ŠŒ
Ž ἶ ŠŒ, Ž ἴ¨Œ
šŽš˜””ŒÉ, -î, -É °Ž°’‘”ŒÉ, -î, -É ù˜°‹½”ŒÉ, -î, -É
Piuccheperfetto Dallo stesso tema del perfetto, anteponendo al raddoppiamento l'aumento Õ-, si ottiene il piuccheperfetto, che, come l'imperfetto, esiste al solo modo indicativo; i verbi che portano il raddoppiamento vocalico (es. בŒÉ, da ‘‹‘ŒÖ½É) o, se in vocale, l'aumento temporale (es. ø‘‘Ž˜, da 𑑘˜É) non aggiungono ovviamente nulla. Il suo valore € lo stesso del prefetto (conserva il raddoppiamento), ma trasporta l'azione nel passato (porta l'aumento); non indica mai anteriorit• rispetto al perfetto, ma solo lo stato o il risultato nel passato derivanti da un'azione precedente. † costruito con l'ampliamento -޽- analogo al piuccheperfetto latino arcaico (*amavesam > amaveram ), che al singolare, trovandosi in posizione intervocalica, fa cadere il sigma provocando contrazioni. Questo non succede al plurale e al duale in quanto l'ampliamento si riduce alla sola -Ž- e le uscite iniziano in consonante. Piccheperfetto attivo
Anche il piuccheperfetto si distingue in debole, forte e fortissimo, con gli stessi criteri del perfetto. Del perfetto fortissimo, tuttavia, fanno parte soltanto le coniugazioni di ᾔŸ¨ (da Š ἶ Ÿ, con valore di imperfetto "sapevo") e ÕŸŽŸØŽ‹Œ (da ŸŸ‹). Sono utilizzate due forme: una regolare, che utilizza l'ampliamento -޽-, e una alternativa, pi‚ recente, formata a partire dalla terza persona singolare percepita come puro tema e quindi utilizzata come tema del resto della flessione aggiungendovi le desinenze storiche atematiche. Piuccheperfetto debole Aumento Raddoppiamento Radice Interfisso ¦-
-„-
--
-‚-
Terminazione -‹ (< *-„. < *-„™.)
Perfetto e piuccheperfetto
96
Forma base Forma alternativa 1â singolare Õ˜Ž˜ä¨
Õ˜Ž˜äŽ‹Œ
2â singolare Õ˜Ž˜ä¨¾
Õ˜Ž˜äŽ‹¾
3â singolare Õ˜Ž˜äŽ‹
Õ˜Ž˜äŽ‹
1â plurale
Õ˜Ž˜äŽ”ŽŒ Õ˜Ž˜äŽ‹”ŽŒ
2â plurale
Õ˜Ž˜äŽŽ
3â plurale
Õ˜Ž˜äŽ½Œ Õ˜Ž˜äŽ‹½Œ
2â duale
Õ˜Ž˜äŽŠŒ Õ˜Ž˜äŽ‹ŠŒ
3â duale
Õ˜Ž˜Á¨Œ Õ˜Ž˜ÁŽØ¨Œ
Õ˜Ž˜äŽ‹Ž
‡ le forme alternative derivano dall'attico pi‚ recente del IV secolo a.C. ‡ per il singolare: 1º pers.: *Õ˜Ž˜Á.Ž[½]. > ¦„‚‹; il processo si ripete identico nelle altre persone avendo come differenza le desinenza -¾ (*-޽.¾ > *-Ž.¾ > -‹Œ) e -Ž (*-޽.Ž > *-Ž.Ž > -„‰) rispettivamente della 2º e 3º persona. ‡ esistono anche forme perifrastiche composte con il participio perfetto + verbo Ž”Ø all'imperfetto con lo stesso significato: ˜Ž˜Áæ¾ ©Œ, ˜Ž˜Áæ¾ ©½«, ecc. Piuccheperfetto forte
Il piuccheperfetto forte si coniuga esattamente come quello debole, senza per„ il suffisso -- ed € proprio degli stessi verbi che hanno il perfetto forte; continua a essere presente il caratteristico suffisso -޽- che si riduce a -Ž- nel plurale. Aumento Raddoppiamento Radice ¦-
-“„-
Terminazione
-¤‘†- -‹ (< *-„. < *-„™.)
Forma base Forma alternativa 1â singolare Õ°Ž‰âŒ¨
Õ°Ž‰âŒŽ‹Œ
2â singolare Õ°Ž‰âŒ¨¾
Õ°Ž‰âŒŽ‹¾
3â singolare Õ°Ž‰âŒŽ‹
Õ°Ž‰âŒŽ‹
1â plurale
Õ°Ž‰âŒŽ”ŽŒ Õ°Ž‰âŒŽ‹”ŽŒ
2â plurale
Õ°Ž‰âŒŽŽ
3â plurale
Õ°Ž‰âŒŽ½Œ Õ°Ž‰âŒŽ‹½Œ
2â duale
Õ°Ž‰âŒŽŠŒ Õ°Ž‰âŒŽ‹ŠŒ
3â duale
հމ¨Œ¨Œ հމ¨ŒŽØ¨Œ
Õ°Ž‰âŒŽ‹Ž
Perfetto e piuccheperfetto
97
I piuccheperfetti fortissimi 튋 e ¦Š„Š…„‰†
Questi due piuccheperfetti presentano ciascuno due coniugazioni: ᾔŸ¨, come gli altri piuccheperfetti, ha sia la forma base che quella alternativa, mentre ÕŸŽŸØŽ‹Œ, oltre ad avere la forma fortissima, presenta anche una coniugazione di piuccheperfetto misto: Piuccheperfetto 튋, da ŽÏŠ Forma base 1â singolare ᾔŸ¨/ ᾔŸŽ
Forma alternativa ᾔŸŽ‹Œ
2â singolare ᾔŸ¨¾/ ᾔŸ¨½« ᾔŸŽ‹¾/ ᾔŸŽ‹½« 3â singolare ᾔŸŽŽ(Œ)/ ᾔŸ¨
ᾔŸŽ‹(Œ)
1â plurale
øŸŽ”ŽŒ/ ᾖ½”ŽŒ ᾔŸŽ‹”ŽŒ
2â plurale
øŸŽŽ/ ᾖ½Ž
3â plurale
øŸŽ½Œ/ ᾖ½Œ) ᾔŸŽ‹½Œ
ᾔŸŽ‹Ž
2â duale
-
ᾖ½ŠŒ
3â duale
-
ᾔ½¨Œ
Piuccheperfetto ¦Š„Š…„‰†, da Š˜Š‰ Misto
Fortissmo
1â singolare ÕŸŽŸŠØ¨ (ÕŸŽŸŠØŽ‹Œ)
ÕŸŽŸØŽ‹Œ
2â singolare ÕŸŽŸŠØ¨¾ (ÕŸŽŸŠØŽ‹¾) ÕŸŽŸØŽ‹¾ 3â singolare ÕŸŽŸŠØŽ‹
ÕŸŽŸØŽ‹
1â plurale
ÕŸŽØŸ‹”ŽŒ
ÕŸŸ‹”ŽŒ
2â plurale
-
ÕŸŸ‹Ž
3â plurale
ÕŸŽŸØŽ½Œ (ÕŸŽØŸ‹½Œ) ÕŸŸ‹½Œ
2â duale
-
ÕŸŸ‹ŠŒ
3â duale
-
ÕŸŽŸØ¨Œ
Piuccheperfetto medio-passivo
Per questa coniugazione del piuccheperfetto valgono le stesse regole fonetiche citate per il perfetto medio-passivo, con l'unica differenze che questo usa, ovviamente, le desinenze medio-passive dei tempi storici (-”¨Œ, -½Š, -Š etc.). Aumento Raddoppiamento Radice Terminazione ¦-
-„-
--
-ܠ
Perfetto e piuccheperfetto
98
Temi in vocale (‡) Temi in consonante (¤…†‡, in nasale) 1â singolare Õ˜Ž˜ä”¨Œ
հމ“½”¨Œ
2â singolare Õ˜˜Á½Š
Õ°‰Œ½Š
3â singolare Õ˜˜ÁŠ
Õ°‰ŒŠ
1â plurale
Õ˜Ž˜ä”Ž«
հމ“½”Ž«
2â plurale
Õ˜˜Á½«Ž
Õ°‰Œ«Ž
3â plurale
Õ˜˜ÁŒŠ
°Ž‰½”ŒŠ‹ ©½Œ (հމ“ŒŠ)
2â duale
Õ˜˜ÁŠŒ
Õ°‰ŒŠŒ
3â duale
Õ˜Ž˜ä¨Œ
հމ“Œ¨Œ
‡ Nei temi in consonante, l'uscita di terza singolare -Š (da *-ṇŠ con vocalizzazione di Œ diventato sonante davanti a consonante) € quella originale originale, ma poco usata nel dialetto attico che preferisce invece la forma perifrastica.
Futuro perfetto Esiste inoltre un futuro costruito sul tema del perfetto, detto per questo anche futuro a raddoppiamento. Talvolta € detto anche futuro anteriore , ma la qualifica di anteriore € inesatta perchˆ, come detto, il greco esprime il tempo in modo assoluto, quindi questo futuro non esprime mai l'anteriorit• relativa al futuro semplice, ma soltanto il risultato o lo stato nel futuro derivante da un'azione precedente; l'equivoco potrebbe nascere dal fatto che, spesso, la traduzione pi‚ appropriata in italiano € proprio il futuro anteriore: Ž«Œâ¶É "sar„ morto" perchˆ "risulter„ morto, mi trover„ ad essere morto". Il futuro perfetto in origine possedeva senso desiderativo, ma successivamente a causa delle forti affinit• con il futuro e con il perfetto finƒ per trasportare nel futuro il valore del perfetto. Si forma aggiungendo al tema del perfetto di un verbo il suffisso -½- del futuro, con le stesse regole; la coniugazione € identica a quella del futuro. Esiste alla diatesi attiva e a quella medio-passiva (questo futuro, diversamente da quello semplice, unisce il medio e il passivo). In quanto futuro, ha solo due modi finiti (indicativo e ottativo) e due forme nominali (infinito e participio). Futuro perfetto attivo
Ha due forme: una monolettica (propria per„ solo di tre verbi) e una perifrastica (participio perfetto attivo + futuro di Ž”Ø: ˜Ž˜Áæ¾ ×½Š”‹, ˜Ž˜Áæ¾ ×½ã, ˜Ž˜Áæ¾ ×½‹, ecc.) usata da tutti gli altri verbi. I tre verbi che presentano la forma monolettica hanno tutti e tre il tema terminante in -- (i primi due hanno il perfetto primo, l'ultimo viene da un perfetto fortissimo senza presente): ‡ ƒ„Ÿ†‘§‡ (da «Œῄ½É) ‡ »™ƒ‘§‡ (da ἵ½¨”‹) ‡ „Þ§‡ (dal grado medio ÌŽ‹- della radice del perfetto III senza presente ׊‹) Costruzione di „Þ§‡: Radice senza raddoppiamento Caratteristica del futuro Terminazione „Þ‚-
-™-
-‡
Costruzione di ƒ„Ÿ†‘§‡ (da «Œῄ½É): Raddoppiamento Radice Ampliamento del perfetto I Caratteristica del futuro Terminazione ƒ„-
-Ÿ†‘-
-‚-
-™-
-‡
Perfetto e piuccheperfetto
99
Indicativo
Ottativo
1â singolare Ž«Œâ¶É
Ž«Œâ¶Š‹”‹
2â singolare Ž«Œâ¶Ž‹¾
Ž«Œâ¶Š‹¾
3â singolare Ž«Œâ¶Ž‹
Ž«Œâ¶Š‹
2â duale
Ž«Œâ¶Ž½«ŠŒ
Ž«Œâ¶Š‹ŠŒ
3â duale
Ž«Œâ¶Ž½«ŠŒ
Ž«Œ¨¶ŠØ¨Œ
1â plurale
Ž«Œâ¶Š”ŽŒ
Ž«Œâ¶Š‹”ŽŒ
2â plurale
Ž«Œâ¶ŽŽ
Ž«Œâ¶Š‹Ž
3â plurale
Ž«Œâ¶ŠÁ½‹Œ
Ž«Œâ¶Š‹ŽŒ
Infinito
Ž«Œâ¶Ž‹Œ
Participio
Ž«Œâ¶ÉŒ, Ž«Œâ¶ŠÁ½, Ž«Œ›¶ŠŒ
Futuro perfetto medio-passivo
La diatesi medio-passiva € molto pi‚ attestata di quella attiva; si forma unendo al tema del perfetto il suffisso del futuro -½- e le desinenze principali medio-passive con vocale tematica; esiste anche la forma perifrastica formata dal participio perfetto medio-passivo e il futuro di Ž”Ø (˜Ž˜Á”ŒŠ¾ ׽Д‹ ecc.). Raddoppiamento Radice Caratteristica del futuro Vocale tematica Terminazione „-
--
-™-
Indicativo
-Ž-
-‰
Ottativo
1â singolare ˜Ž˜ä½Š”‹
˜Ž˜Á½ŠØ”¨Œ
2â singolare ˜Ž˜ä½ã (< *˜Ž˜ä½Ž½‹)
˜Ž˜ä½Š‹Š (< *˜Ž˜ä½Š‹½Š)
3â singolare ˜Ž˜ä½Ž‹
˜Ž˜ä½Š‹Š
2â duale
˜Ž˜ä½Ž½«ŠŒ
˜Ž˜ä½Š‹½«ŠŒ
3â duale
˜Ž˜ä½Ž½«ŠŒ
˜Ž˜Á½ŠØ½«¨Œ
1â plurale
˜Ž˜Á½¤”Ž«
˜Ž˜Á½ŠØ”Ž«
2â plurale
˜Ž˜ä½Ž½«Ž
˜Ž˜ä½Š‹½«Ž
3â plurale
˜Ž˜ä½ŠŒ‹
˜Ž˜ä½Š‹ŒŠ
Infinito
Participio
˜Ž˜ä½Ž½«‹ ˜Ž˜Á½¤”ŽŒŠ¾, ˜Ž˜Á½Š”Œ¨, ˜Ž˜Á½¤”ŽŒŠŒ
Esiste inoltre un futuro perfetto formato sul tema Ÿ-/ŽŸ-/ŠŸ-, e quindi derivante da Š ἶ Ÿ; il significato sar• ovviamente "sapr„" ( per aver visto). Ha una forma media dal significato attivo („Þ™Ž‰, da *Ž ἴŸ-½Š”‹) e una forma attiva („ÈŠ‘™‡, con ampliamento in -¨-):
Perfetto e piuccheperfetto
100
Indicativo attivo
Ottativo attivo
Indicativo medio
Imperativo medio
1â singolare
ŽŸâ½É
ŽŸâ½Š‹”‹
Ž ἴ½Š”‹
޽Ш”¨Œ
2â singolare
ŽŸâ½Ž‹¾
ŽŸâ½Š‹¾
Ž ἴ½ã
Ž ἴ½Š‹Š
3â singolare
ŽŸâ½Ž‹
ŽŸâ½Š‹
Ž ἴ½Ž‹
Ž ἴ½Š‹Š
2â duale
ŽŸâ½ŽŠŒ
ŽŸâ½Š‹ŠŒ
Ž ἴ½Ž½«ŠŒ
Ž ἴ½Š‹½«ŠŒ
3â duale
ŽŸâ½ŽŠŒ
ŽŸ¨½ŠØ¨Œ
Ž ἴ½Ž½«ŠŒ
޽Ш½«¨Œ
1â plurale
ŽŸâ½Š”ŽŒ
ŽŸâ½Š‹”ŽŒ
޽¤”Ž«
޽Ш”Ž«
2â plurale
ŽŸâ½ŽŽ
ŽŸâ½Š‹Ž
Ž ἴ½Ž½«Ž
Ž ἴ½Š‹½«Ž
3â plurale
ŽŸâ½ŠÁ½‹(Œ)
ŽŸâ½Š‹ŽŒ
Ž ἴ½ŠŒ‹
Ž ἴ½Š‹ŒŠ
Infinito attivo
ŽŸâ½Ž‹Œ
Participio attivo
Infinito medio
ŽŸâ½ÉŒ, ŽŸâ½ŠÁ½, ŽŸ›½ŠŒ Ž ἴ½Ž½«‹
Participio medio
޽¤”ŽŒŠ¾, ޽ДŒ¨, ޽¤”ŽŒŠŒ
Futuro Futuro attivo e medio In greco, a differenza di quanto accade nel latino classico, il futuro si forma sul tema verbale. Si coniuga in quattro modi, due finiti, indicativo e ottativo, e due indefiniti, infinito e participio. Il tema temporale della forma attiva e media del futuro € ben distinto da quello della forma passiva, e si divide in cinque sottospecie: ‡ il futuro sigmatico, tipico delle radici verbali in vocale, in dittongo, in consonante muta, e caratterizzato dal suffisso temporale -™- seguito dalle vocali tematiche; in pratica si coniuga come il presente indicativo tematico; ‡ il futuro asigmatico o contratto , tipico delle radici verbali in consonante liquida e nasale (tranne ‚˜‡ e ‚’‡), € in realt• un futuro sigmatico col suffisso in -„™- seguito dalle vocali tematiche, con caduta del sigma intervocalico, dando luogo a contrazione sistematica delle desinenze verbali con il relitto del suffisso originario -Ž-; ‡ il futuro attico, tipico di alcuni verbi in -‹¦É e in -¦É con la radice di almeno due sillabe; si tratta di un'estensione del futuro asigmatico in cui la dentale finale del tema (-‹Ÿ, -Ÿ) cade davanti alla caratteristica -½che poi cade a sua volta lasciando la vocale finale della radice e quelle della desinenza libere di contrarsi; ‡ il futuro dorico, tipico di pochi verbi; € caratterizzato dall'interfisso -™„- ed ha soltanto di forma media, con significato attivo; ‡ il futuro senza caratteristica, tipico di tre verbi anomali, non ha alcun suffisso, tranne la vocale tematica. Futuro sigmatico
Coniugazione dei modi finiti
Futuro
101
Indicativo attivo Indicativo medio Ottativo attivo Ottativo medio
1â singolare ˜ä½É
˜ä½Š”‹
˜ä½Š‹”‹
˜Á½ŠØ”¨Œ
2‹ singolare
˜ä½Ž‹¾
˜ä½Ž‹
˜ä½Š‹¾
˜ä½Š‹Š
3‹ singolare
˜ä½Ž‹
˜ä½Ž‹
˜ä½Š‹
˜ä½Š‹Š
2‹ duale
˜ä½ŽŠŒ
˜ä½Ž½«ŠŒ
˜ä½Š‹ŠŒ
˜ä½Š‹½«ŠŒ
3‹ duale
˜ä½ŽŠŒ
˜ä½Ž½«ŠŒ
˜Á½ŠØ¨Œ
˜Á½ŠØ½«¨Œ
1‹ plurale
˜ä½Š”ŽŒ
˜Á½¤”Ž«
˜ä½Š‹”ŽŒ
˜Á½ŠØ”Ž«
2‹ plurale
˜ä½ŽŽ
˜ä½Ž½«Ž
˜ä½Š‹Ž
˜ä½Š‹½«Ž
3‹ plurale
˜ä½ŠÁ½‹
˜ä½ŠŒ‹
˜ä½Š‹ŽŒ
˜ä½Š‹ŒŠ
Coniugazione dei modi indefiniti Forme attive Infinito Participio
˜ä½Ž‹Œ
Forme medie
˜ä½Ž½«‹
˜ä½ÉŒ, ˜ä½ŠÁ½, ˜ä½ŠŒ ˜Á½¤”ŽŒŠ¾, ˜Á½Š”Œ¨, ˜Á½¤”ŽŒŠŒ
Futuro contratto
Il futuro contratto € caratteristico dei verbi il cui tema termina in consonante liquida (˜, ’) o nasale (”, Œ). Si tratta sempre di un futuro sigmatico, che per„ ha subito alcuni mutamenti fonetici: poichˆ il greco mal tollera l'incontro tra il ½ e una liquida o una nasale, tra il tema verbale e la caratteristica -½Ž-/-½Š- del futuro sigmatico inserisce un -Ž-. Tale inserzione (detta anaptissi) genera i gruppi -޽Ž-/-޽Š- nei quali il -½-, divenuto intervocalico, scompare e le due vocali in iato si contraggono. In questo modo il futuro contratto presenta una flessione identica a quella dei verbi contratti in -É al presente. Un esempio € la flessione di ‰ØŒÉ (tema verbale ‰Œ-). Coniugazione dei modi finiti Indicativo attivo Indicativo medio Ottativo attivo Ottativo medio
1â singolare ‰Œ®
‰ŒŠ³”‹
‰ŒŠØ¨Œ
‰ŒŠØ”¨Œ
2‹ singolare
‰ŒŽ¾
‰ŒŽ
‰ŒŠØ¨¾
‰ŒŠŠ
3‹ singolare
‰ŒŽ
‰ŒŽ‹
‰ŒŠØ¨
‰ŒŠŠ
2‹ duale
‰ŒŽŠŒ
‰ŒŽ½«ŠŒ
‰ŒŠŠŒ
‰ŒŠ½«ŠŒ
3‹ duale
‰ŒŽŠŒ
‰ŒŽ½«ŠŒ
‰ŒŠØ¨Œ
‰ŒŠØ½«¨Œ
1‹ plurale
‰ŒŠ³”ŽŒ
‰Œo䔎«
‰ŒŠ”ŽŒ
‰ŒŠØ”Ž«
2‹ plurale
‰ŒŽŽ
‰ŒŽ½«Ž
‰ŒŠŽ
‰ŒŠ½«Ž
3‹ plurale
‰ŒŠ³½‹
‰ŒŠ³Œ‹
‰ŒŠŽŒ
‰ŒŠŒŠ
Coniugazione dei modi indefiniti
Futuro
102
Forme attive Infinito Participio
‰ŒŽŒ
Forme medie
‰ŒŽ½«‹
‰Œ®Œ, ‰ŒŠ³½, ‰ŒŠ³Œ ‰Œ¤”ŽŒŠ¾, ‰ŒŠ”Œ¨, ‰Œ¤”ŽŒŠŒ
Futuro attico
† un tipo di futuro tipico del dialetto attico. † tipico principalmente di quasi tutti i temi in -ئÉ, ma si pu„ anche trovare con alcuni in -“¦É e infine alcuni temi bisillabici in vocale /Ž preceduta da liquida (˜, ’) o nasale (”, Œ). Nei verbi in -Ø¦É si verifica inoltre uno spostamento di accento (*Š”ØŸ½É > ‚މ¼ e non l'atteso *Š”ØÉ). Perchˆ si abbia questo tipo di futuro il tema verbale deve avere almeno due sillabe. Nei primi due gruppi si ha la caduta del gruppo Ÿ½ che si viene a formare con l'incontro del tema e il suffisso -½- e contrazione tra vocale del tema e desinenza. Š”Ø¦É (t.v. Š”‹Ÿ-)"portare" > *Š”‹[Ÿ½]É > Š”‹® °Ž˜“¦É (t.v. °Ž˜Ÿ-)"accostarsi" > *°Ž˜[Ÿ½]É > °Ž˜® Alcuni verbi di questo gruppo hanno anche la forma di futuro sigmatico. Il terzo gruppo ha come caratterisitica il ½ in posizione intervocalica che cade permettendo la contrazione tra la vocale /Ž e la desinenza. Ž˜É (t.v. Ž˜Ž-)"compio" > *Ž˜Ž(½)É > Ž˜® Õ˜äŒÉ (t.v. Õ˜-) "spingo" > *Õ˜(½)É > Õ˜® La coniugazione segue, per quanto riguarda il primo gruppo, il modello dei verbi contratti in -É, il secondo si coniuga esattamente come i contratti in -“É. Il terzo gruppo segue la coniugazione dei verbi in -“É nel caso che la vocale del tema sia , altrimenti quella dei verbi in. -É. I verbi con tema monosillabico hanno invece un regolare futuro sigmatico: ‡ ŒØ¦É "grattare" > ŒØ½É ‡ Ø¦É "fondare" > Ø½É ‡ ½ÅØ¦É "spaccare" > ½ÅØ½É Futuro dorico
Il futuro dorico € cosƒ detto perchˆ tipico del dialetto dorico. † proprio di alcuni verbi, che tuttavia ricorrono anche al futuro sigmatico. Ha solo la forma media con valore attivo. La sua formazione € caratterizzata dall'aggiunta dell'interfisso -½Ž- e delle desinenze medie con vocale tematica: Radice Interfisso caratteristico Vocale tematica Terminazione “„-
-™„-
-Ž-
-‰
Si ottiene cosƒ *“„™˜Ž‰, con conseguente contrazione. Nell'attico si trovano soltanto cinque verbi, esclusivamente al medio, resi con il futuro dorico:
Futuro
103
Presente
Futuro dorico
‰Žä‘É "fuggire" ‰ŽÁ¶Š³”‹ (accanto al regolare ‰Žä¶Š”‹) °˜É "navigare"
°˜ŽÁ½Š³”‹ (con °˜Žä½Š”‹)
°ŒÉ "soffiare"
°ŒŽÁ½Š³”‹ (con °ŒŽä½Š”‹)
ȃ "scorrere"
»ŽÁ½Š³”‹ (con »Žä½Š”‹)
˜ØÉ "piangere" ˜Á½Š³”‹ (con ˜ä½Š”‹)
Futuri senza caratteristica e presenti usati come futuri
Esistono pochissimi verbi con una formazione del futuro priva di qualsiasi caratteristica morfologica particolare. Possiamo citare ×ŸŠ”‹, futuro di Õ½«ØÉ "mangiare", e °ØŠ”‹, futuro di °ØŒÉ "bere". Altri verbi utilizzano il presente anche in luogo del futuro come Ž ἶ ”‹ "vado"/"andr„" e ÅÉ/ÅŠ”‹ "verso"/"verser„". Futuri non derivati dal tema del presente
Vi sono inoltre sette verbi, detti politematici, che appunto utilizzano diversi temi per esprimere ciascuno dei tempi del paradigma verbale: Presente
Futuro
Tema verbale
×’ÅŠ”‹ "venire" Õ˜Žä½Š”‹ Õ˜ŽÁ«˜‘É "dire"
Õ’®
Õ’-
Þ’É "prendere" 혮
í˜-
Õ½«ØÉ "mangiare" ×ŸŠ”‹
ן-
å’“É "vedere"
þ£Š”‹
ô°-
’ÅÉ "correre"
Ÿ’”г”‹ Ÿ’”-
‰’É "portare"
o ἴ½É
Š-
Come si pu„ vedere dalla tabella non c'€ niente di anormale nella formazione dei futuri: ‡ Õ˜Žä½Š”‹ dissimila la dentale « (< *Õ˜Žä«½Š”‹); ‡ Õ’®, 혮 e Ÿ’”г”‹ sono asigmatici in quanto hanno il tema in liquida e in nasale (da *Õ’½É, *í˜½É e *Ÿ’”½Š”‹); ‡ þ£Š”‹ e Š ἴ½É aggiungono il normale suffisso -½- ai rispettivi temi ô°- e Š-; ‡ Þ’É ha anche il futuro regolare Þ’â½É.
Futuro passivo Il futuro passivo greco ha un tema distinto da quello del futuro attivo e medio, che coincide con quello dell'aoristo passivo. Come per l'aoristo passivo, si distinguono due forme di futuro passivo: ‡ il futuro passivo I o debole, con la caratteristica -«â-½Š-”‹ (ad es. ˜Á«â½Š”‹: "io sar„ sciolto"); Radice Interfisso caratteristico Caratteristica del futuro Vocale tematica Terminazione -
-Ÿ‘-
-™-
-Ž-
-‰
‡ il futuro passivo II o forte, con la caratteristica -â-½Š-”‹ (ad es. ‰Œâ½Š”‹: "io sar„ mostrato, io apparir„"). Radice Interfisso caratteristico Caratteristica del futuro Vocale tematica Terminazione ¤†-
-‘-
-™-
-Ž-
-‰
Futuro
104
La coniugazione del futuro passivo, a parte i due suffissi temporali, € identica a quella del futuro medio. Come nel futuro semplice non esistono il congiuntivo e l'imperativo futuro, cosƒ nella coniugazione esisteranno: indicativo, ottativo, participio e infinito. Futuro passivo debole Coniugazione del futuro passivo primo o debole: †‰‚«‡ , "vincere". Indicativo
Ottativo
1â singolare
Œ‹¨«â½Š”‹
Œ‹¨«¨½ŠØ”¨Œ
2â singolare
Œ‹¨«â½ã (< *Œ‹¨«â½Ž½‹)
Œ‹¨«â½Š‹Š (< *Œ‹¨«â½Š‹½Š)
3â singolare
Œ‹¨«â½Ž‹
Œ‹¨«â½Š‹Š
2â duale
Œ‹¨«â½Ž½«ŠŒ
Œ‹¨«â½Š‹½«ŠŒ
3â duale
Œ‹¨«â½Ž½«ŠŒ
Œ‹¨«¨½ŠØ½«¨Œ
1â plurale
Œ‹¨«¨½¤”Ž«
Œ‹¨«¨½ŠØ”Ž«
2â plurale
Œ‹¨«â½Ž½«Ž
Œ‹¨«â½Š‹½«Ž
3â plurale
Œ‹¨«â½ŠŒ‹
Œ‹¨«â½Š‹ŒŠ
Infinito
Participio
Œ‹¨«â½Ž½«‹ Œ‹¨«¨½¤”ŽŒŠ¾, Œ‹¨«¨½Š”Œ¨, Œ‹¨«¨½¤”ŽŒŠŒ
Futuro passivo forte Coniugazione del futuro passivo secondo o forte: ¤…†‡ , "mostrare". Indicativo
Ottativo
1â singolare ‰Œâ½Š”‹
‰Œ¨½ŠØ”¨Œ
2â singolare ‰Œâ½ã (< *‰Œâ½Ž½‹)
‰Œâ½Š‹Š (< *‰Œâ½Š‹½Š)
3â singolare ‰Œâ½Ž‹
‰Œâ½Š‹Š
2â duale
‰Œâ½Ž½«ŠŒ
‰Œâ½Š‹½«ŠŒ
3â duale
‰Œâ½Ž½«ŠŒ
‰Œ¨½ŠØ½«¨Œ
1â plurale
‰Œ¨½¤”Ž«
‰Œ¨½ŠØ”Ž«
2â plurale
‰Œâ½Ž½«Ž
‰Œâ½Š‹½«Ž
3â plurale
‰Œâ½ŠŒ‹
‰Œâ½Š‹ŒŠ
Infinito
Participio
‰Œâ½Ž½«‹ ‰Œ¨½¤”ŽŒŠ¾, ‰Œ¨½Š”Œ¨, ‰Œ¨½¤”ŽŒŠŒ
Futuro perfetto Per il futuro perfetto, vedi la sezione nella pagina del perfetto.
Verbi in -”‹
Verbi in -‰ Classificazione
Si dividono in due gruppi: 1. Verbi con ampliamento in -ŒÁ. Verbi che nel presente e nell'imperfetto introducono il suffisso -ŒÁ/ -ŒŒÁ fra tema verbale e desinenza. Si user• -ŒÁ dopo un tema che inizia per consonante, -ŒŒÁ per le vocali. Es: ŸŽØŒÁ”‹ = mostrare; ½šŒŒÁ”‹ = spegnere. 2. Verbi radicali ‡ Con raddoppiamento. Verbi radicali che nella formazione del presente e dell'imperfetto, premettono una sillaba costituita dalla stessa consonante della seguente + -‹-. i verbi di questa classe sono ŸØŸÉ”‹, dare, Ø«¨”‹, porre, ؽ¨”‹, collocare, ب”‹, inviare. Per questi ultimi due, il raddoppiamento € scomparso, l'unica traccia di questo € lo spirito aspro. Per Ø«¨”‹ vale la legge di Grassmann per cui in greco due sillabe non possono iniziare con la stessa consonante aspirata, quindi la prima passa a quella sorda della sua serie. ‡ Non modificanti il tema verbale. Verbi radicali che nella formazione del presente e dell'imperfetto non modificano il tema verbale: Ž‹”Ø, essere, Ž‹”‹, andare, ‰¨”Ø, dire. I verbi atematici, cosƒ chiamati perchˆ nel sistema del presente inseriscono le desinenze direttamente sulla radice verbale, hanno caratteristiche proprie, distinte dai verbi tematici in -É: ‡ in primo luogo, nel singolare del presente e dell'imperfetto indicativi attivi, allungano la vocale radicale; ‡ inoltre, hanno desinenze autonome: ‡ nel presente: sing. ‰ Œ ™‰, du.ƒŽ† ƒŽ†, plur. „† ƒ„ ™‰ . ‡ nell'imperfetto, la terza persona plurale ha la desinenza -™†, presa a prestito dagli aoristi sigmatici; alcuni imperfetti atematici hanno, alla seconda persona singolare, la desinenza Ÿ, presa a prestito dai perfetti atematici; ‡ nell'imperativo, la desinenza di seconda persona singolare € spesso Ÿ‰ o Œ; ‡ nell'ottativo, il suffisso modale assume la forma ‰‹ nel singolare, la forma ‰ nel duale e nel plurale, salvo la terza persona che ha il suffisso ‰„. Prima classe: verbi con raddoppiamento
Il raddoppiamento di alcuni verbi della seconda coniugazione € del tutto analogo a quello che presentano alcuni verbi in -É (es. ”‹-”Œῄ½É, °‹-°’“½É). I pi‚ importanti verbi appartenenti a questa categoria sono quattro: Ø«¨”‹, "pongo", ἵ¨”‹, "invio", ŸØŸÉ”‹, "do" e ἵ½¨”‹ "colloco". Per Ø«¨”‹ e ŸØŸÉ”‹ il raddoppiamento € evidente(t.v. «Ž-/«¨- e ŸŠ-/ŸÉ-), ma vale la pena soffermarsi su quello di ἵ¨”‹ e ἵ½¨”‹. Nel primo c'€ doppia caduta di Ë con conseguente spirito aspro(*ˋ˨”‹, t.v. í-/Ü-), mentre nel secondo, sempre causando spirito aspro, € il ½ a cadere (*½‹½¨”‹, t.v. ½-/½¨). Questi verbi mantengono il raddoppiamento soltanto al presente e all'imperfetto, mentre negli altri tempi vengono usati i gradi delle radici apofoniche. Ecco la coniugazione dei verbi ἵ½¨”‹, Ø«¨”‹, ŸØŸÉ”‹ al presente indicativo: ἵ½¨”‹ - Ø«¨”‹ - ŸØŸÉ”‹ ἵ½¨¾ - Ø«¨¾ - ŸØŸÉ¾ ἵ½¨½‹ - Ø«¨½‹ - ŸØŸÉ½‹ ἵ½”ŽŒ - Ø«Ž”ŽŒ - ŸØŸŠ”ŽŒ ἵ½Ž - Ø«ŽŽ - ŸØŸŠŽ
޽꽋 - ‹«½‹ - Ÿ‹Ÿ¤½‹
105
Verbi in -”‹
106
Il verbo "essere"
Un particolare verbo appartenente alla coniugazione atematica (prima classe senza raddoppiamento) € proprio Ž”Ø, il verbo essere. Anche se viene presentato spesso come un verbo irregolare, a una pi‚ attenta analisi ci si accorge che in realt•, se si escludono la desinenza della 3º persona singolare(la 2º sarebbe quella regolare anche degli altri verbi atematici, ma ha finito per essere soppiantata da -¾) dell'Indicativo, quella della 2º persona singolare dell'Imperativo e le forme del participio, le sue desinenze sono quelle di tutti gli altri verbi in -”‹. Ci„ che le fa apparire differenti € il tema Õ½-/½-, che incontrandosi con altre vocali lascia da parte il ½ provocando contrazioni. Indicativo Congiuntivo Ottativo
Imperativo
1â singolare Ž”Ø
Ê
Ž ἴ¨Œ
-
2‹ singolare Ž ἶ
©¾
Ž ἴ¨¾
ἴ½«‹
Õ½Ø
©
Ž ἴ¨
×½É
2‹ duale
Õ½¤Œ
©ŠŒ
Ž ἶ ŠŒ
×½ŠŒ
3‹ duale
Õ½¤Œ
©ŠŒ
Ž ἴ¨Œ
׽Ɍ
1‹ plurale
Õ½”Œ
Ê”ŽŒ
Ž ἶ ”ŽŒ
-
2‹ plurale
Õ½
©Ž
Ž ἶ Ž
×½Ž
3‹ plurale
޽Ø
ʽ‹
Ž ἶ ŽŒ
þŒÉŒ oppure ׽Ɍ, oppure
3‹ singolare
׽ɽŒ
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito
participio
Ž ἶ Œ‹ masch. ὢŒ femm. Šý½ neu. þŒ
Per approfondire il discorso iniziato prima, si dir• che: ‡ l'Indicativo € formato dal tema Õ½- tranne che alla 3º persona plurale; quindi la 1º persona ha origine da *Õ½-”‹, in cui la caduta del ½ d• allungamento di compenso di Ž > Ž‹; la seconda da Õ½-½‹, per semplificazione di ½½ in ½, caduta di quest'ultimo e contrazione tra Ž ed ‹. Nelle prime due persone del Plurale il ½ ha resistito, mentre la 3º si forma cosƒ: *½-Ž-Œ‹, da cui il ½ cadde(senza lasciare aspirazione per analogia con le altre forme), si assibil„ a ½(quindi *ÕŒ½‹) e Œ cadde lasciando posto all'allungamento di compenso di Ž: ޽Ø(con Œ efelcistico). ‡ il Congiuntivo deriva interamente dal tema Õ½- che si incontra con le regolari desinenze cadendo e provocando contrazioni; stessa cosa per l'Ottativo, a cui viene aggiunto il suffisso modale -‹¨-(singolare) e -‹-(plurale e duale). ‡ l'Imperativo ha la forma -«‹, comune all'aoristo terzo(cfr. ‘Œ®«‹ ½Á¤Œ, "conosci te stesso"). ‡ l'Infinito € *Õ½-Œ‹ con caduta del ½ e allungamento di compenso di Ž; il Participio € un tema in dentale che si declinma come ˜ÉŒ e viene dal tema ½- con una vocale irregolare Š. Imperfetto
Desinenze e strutture atipiche ha anche l'Imperfetto di Ž”Ø, che € costruito con il tema Õ½-, naturalmente con l'aumento.
Verbi in -”‹
107
1â singolare ©Œ (©) 2â singolare ©½« (©¾) 3â singolare ©Œ 1â plurale
©”ŽŒ
2â plurale
©½Ž (©Ž)
3â plurale
©½Œ
2â duale
©½ŠŒ (©ŠŒ)
3â duale
ø½¨Œ (ø¨Œ)
‡ la forma alternativa della 1º persona singolare deriva da ©½, dove la sonante si € vocalizzata in che si € contratta con ¨ dopo la caduta del ½ intervocalico. ‡ le forme alternative della 2º persona plurale e duale si confondono con quelle del Congiuntivo presente. Futuro
Il futuro del verbo essere deriva anch'esso dal tema Õ½-. La ragione per cui nelle forme della coniugazione c'€ un solo ½(contrariamente a quanto si dovrebbe pensare, dato che il futuro richiede il suffisso -½-) € che il gruppo ½½, come spesso succede, si € semplificato in ½. Indicativo
Ottativo
1â singolare ׽Д‹
սШ”¨Œ
2â singolare ×½ã
׽ЋŠ
3â singolare ×½‹
׽ЋŠ.
1â plurale
Õ½¤”Ž«
սШ”Ž«
2â plurale
׽޽«Ž
׽Ћ½«Ž
3â plurale
×½ŠŒ‹
׽ЋŒŠ
Infinito
׽޽«‹
Participio
Õ½¤”ŽŒŠ¾, -¨, -ŠŒ
Il verbo "essere" non possiede altri tempi verbali se non quelli del presente, del futuro e dell'Imperfetto. A tutti gli altri tempi(aoristo, perfetto e piuccheperfetto) sopperiscono le forme del verbo ‘Ø‘ŒŠ”‹.
Verbo essere
108
Verbo essere Il verbo "essere"
Un particolare verbo appartenente alla coniugazione atematica (prima classe senza raddoppiamento) € proprio Ž”Ø, il verbo essere. Anche se viene presentato spesso come un verbo irregolare, a una pi‚ attenta analisi ci si accorge che in realt•, se si escludono la desinenza della 3 a persona singolare (la 2a sarebbe quella regolare anche degli altri verbi atematici, ma ha finito per essere soppiantata da -¾) dell'indicativo, quella della 2a persona singolare dell'imperativo e le forme del participio, le sue desinenze sono quelle di tutti gli altri verbi in -”‹. Ci„ che le fa apparire differenti € il tema Õ½-/½-, che incontrandosi con altre vocali lascia da parte il ½ provocando contrazioni. Presente Indicativo Congiuntivo 1a singolare Ž”Ø
Ottativo
Imperativo
Ê
Ž ἴ¨Œ
-
a
Ž ἶ
©¾
Ž ἴ¨¾
ἴ½«‹
a
Õ½Ø(v)
©
Ž ἴ¨
×½É
a
Õ½¤Œ
©ŠŒ
Ž ἶ ŠŒ (Ž ἴ¨ŠŒ) ×½ŠŒ
a
Õ½¤Œ
©ŠŒ
Ž ἴ¨Œ (Žâ¨Œ) ׽Ɍ
a
Õ½”Œ
Ê”ŽŒ
Ž ἶ ”ŽŒ (Ž ἴ¨”ŽŒ) -
a
Õ½
©Ž
Ž ἶ Ž (Ž ἴ¨Ž)
a
޽Ø(v)
ʽ‹
Ž ἶ ŽŒ (Ž ἴ¨½Œ) ׽Ɍ oppure ׽ɽŒ oppure þŒÉŒ
2 singolare 3 singolare 2 duale 3 duale 1 plurale 2 plurale 3 plurale
×½Ž
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme: Infinito
Participio
Ž ἶ Œ‹ masch. ὢŒ femm. Šý½ neu. þŒ
Per approfondire il discorso iniziato prima, si dir• che: ‡ l'indicativo € formato dal tema Õ½- tranne che alla 3a persona plurale; quindi la 1a persona ha origine da *Õ½-”‹, in cui la caduta del ½ d• allungamento di compenso di Ž > Ž‹; la seconda da Õ½-½‹, per semplificazione di ½½ in ½, poi anch'esso caduto lasciando le due vocali. Nelle prime due persone del plurale il ½ ha resistito, mentre la 3a si forma cosƒ: *½-Ž-Œ‹, da cui il ½ cadde (senza lasciare aspirazione per analogia con le altre forme), si assibil„ a ½ (quindi *ÕŒ½‹) e Œ cadde lasciando posto all'allungamento di compenso di Ž: Ž½Ø (con Œ efelcistico). ‡ il congiuntivo deriva interamente dal tema Õ½- che si incontra con le regolari desinenze cadendo e provocando contrazioni; stessa cosa per l'ottativo, a cui viene aggiunto il suffisso modale -‹¨- (singolare) e -‹- (plurale e duale). ‡ l'imperativo ha la forma -«‹, propria anche dell'aoristo terzo (cfr. ‘Œ®«‹ ½Á¤Œ, "conosci te stesso"). ‡ l'infinito € *Õ½-Œ‹ con caduta del ½ e allungamento di compenso di Ž; il participio € un tema in dentale che si declina come ˜ÉŒ e viene dal tema ½- con una vocale irregolare Š.
Verbo essere
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Imperfetto
Desinenze e strutture atipiche ha anche l'Imperfetto di Ž”Ø, che € costruito con il tema Õ½-, naturalmente con l'aumento. 1a singolare ©Œ (©) 2a singolare ©½« (©¾) 3a singolare ©Œ 1a plurale
©”ŽŒ
2a plurale
©½Ž (©Ž)
3a plurale
©½Œ
2a duale
©½ŠŒ (©ŠŒ)
3a duale
ø½¨Œ (ø¨Œ)
‡ la forma alternativa della 1a persona singolare deriva da ©½, dove la sonante si € vocalizzata in che si € contratta con ¨ dopo la caduta del ½ intervocalico. ‡ le forme alternative della 2a persona plurale e duale si confondono con quelle del congiuntivo presente. Futuro
Il futuro del verbo essere deriva anch'esso dal tema Õ½-. La ragione per cui nelle forme della coniugazione c'€ un solo ½ (contrariamente a quanto si dovrebbe pensare, dato che il futuro richiede il suffisso -½-) € che il gruppo ½½, come spesso succede, si € semplificato in ½. Indicativo
Ottativo
1a singolare ׽Д‹
սШ”¨Œ
2a singolare ×½ã
׽ЋŠ
3a singolare ×½‹
׽ЋŠ
1a plurale
Õ½¤”Ž«
սШ”Ž«
2a plurale
׽޽«Ž
׽Ћ½«Ž
3a plurale
×½ŠŒ‹
׽ЋŒŠ
Infinito
׽޽«‹
Participio
Õ½¤”ŽŒŠ¾, -¨, -ŠŒ
Il verbo "essere" non possiede altri tempi verbali se non quelli del presente, del futuro e dell'imperfetto. A tutti gli altri tempi (aoristo, perfetto e piuccheperfetto) sopperiscono le forme del verbo ‘Ø‘ŒŠ”‹.
Aggettivi verbali
Aggettivi verbali Gli aggettivi verbali sono dei particolari aggettivi derivati dal tema verbale e si declinano come aggettivi della prima classe. Esistono due tipi di aggettivi verbali, che hanno due diverse sfumature di significato.
Aggettivi Verbali del I tipo Hanno una flessione a tre uscite come gli aggettivi della prima classe a tre uscite con il femminile in alfa impuro lungo: -¤¾, -â, -¤Œ. Questo tipo di aggettivi verbali esprime un'idea di possibilit•: ˜Á¤¾, ˜Áâ, ˜Á¤Œ = che si pu„ sciogliere, solubile.
Aggettivi verbali del II tipo Hanno una flessione a tre uscite come gli aggettivi della prima classe a tre uscite con il femminile in alfa puro: -о, -, -ŠŒ. Questo tipo di aggettivi verbali esprime un'idea di dovere: ˜Áо, ˜Á, ˜ÁŠŒ = che si deve sciogliere, da sciogliere Questi aggettivi verbali del secondo tipo, se seguiti dal verbo Ž”Ø, formano la costruzione perifrastica passiva, comportandosi come il gerundivo latino.
Formazione degli aggettivi verbali Si formano solitamente sul tema verbale. A seconda del tipo di uscita del tema possono esserci alcune modificazioni.
Temi in vocale Le eventuali vocali brevi si allungano davanti al suffisso: ‡ š“˜˜É (š˜-/š˜¨-) ----> š˜¨¤¾, š˜¨â, š˜¨¤Œ / š˜¨Š¾, š˜¨, š˜¨ŠŒ ‡ Ÿ¨˜¤É (Ÿ¨˜Š-) ----> Ÿ¨˜É¤¾, Ÿ¨˜Éâ, Ÿ¨˜É¤Œ / Ÿ¨˜Éо, Ÿ¨˜É, Ÿ¨˜ÉŠŒ I verbi con la caratteristica -Œ- che nel presente hanno il tema in consonante e che nel tema verbale presentano un ampliamento -Ž- si comportano come i temi in vocale: ‡ ὐ¶“ŒÉ (ὐ¶.Ž-) ----> ὐ¶¨¤¾, ὐ¶¨â, ὐ¶¨¤Œ / ὐ¶¨Š¾, ὐ¶¨, ὐ¶¨ŠŒ
Temi in gutturale e labiale Se sonora (‘, š) o aspirata (Å, ‰) si assimila all'occlusiva sorda della desinenza mutandosi nella rispettiva occlusiva sorda (, °); se € gi• occlusiva sorda, ovviamente, non si modifica: ‡ °’“½½É (°’‘-) ----> °’¤¾, °’â, °’¤Œ / °’о, °’, °’ŠŒ. ‡ ˜”š“ŒÉ (˜š-/˜¨š-) ----> ˜¨°¤¾, ˜¨°â, ˜¨°¤Œ / ˜¨°Š¾, ˜¨°, ˜¨°ŠŒ
Temi in dentale La dentale del tema si muta regolarmente in sibilante (-½-) davanti alla dentale della desinenza: ‡ Õ’‘“¦Š”‹ (Õ’‘Ÿ-) ----> Õ’‘½¤¾, Õ’‘½â, Õ’‘½¤Œ / Õ’‘½Š¾, Õ’‘½, Õ’‘½ŠŒ.
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Aggettivi verbali
Temi in liquida e rotata Questi temi non presentano difficolt•: ‡ ½˜˜É (½Ž˜-/½˜-) ----> ½˜¤¾, ½˜â, ½˜¤¾ / ½˜Š¾, ½˜, ½˜ŠŒ ‡ «Ø’É («’-) ----> «’¤¾, «’â, «’¤Œ / «’о, «’, «’ŠŒ
Complementi I complementi in greco sono espressi dai 5 casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo) e, talvolta, da preposizioni aggiunti a essi.
Complementi diretti I complementi diretti sono quei complementi che si legano direttamente al verbo. Essi sono essenzialmente il soggetto, chi compie l'azione espressa dal verbo, e il complemento oggetto, chi riceve l'azione espressa dal verbo (quando il verbo € predicativo).
Il soggetto Il soggetto della frase € chi compie l'azione espressa dal verbo, oppure colui/ci„ di cui si predica un modo di essere; viene espresso in caso nominativo. Il soggetto in greco pu„ essere omesso se esso € deducibile dal contesto, data la ricca coniugazione dei verbi.
Il complemento oggetto Il complemento oggetto € chi subisce direttamente l'azione espressa da un verbo attivo; viene espresso in accusativo. E risponde alla domanda: chi? che cosa?
Complemento predicativo del soggetto e nome del predicato Il nome del predicato e il complemento predicativo del soggetto, in greco, si rendono con il caso nominativo.
Complemento predicativo dell'oggetto Il complemento predicativo dell'oggetto, in greco, si rende con il caso accusativo
Il complemento di vocazione Il complemento di vocazione indica che ci si riferisce a qualcosa o qualcuno. Il suo caso € appunto il vocativo, che pu„ essere preceduto da Ê.
Complementi indiretti Il complemento di specificazione Il complemento di specificazione esprime un possesso o una precisazione riguardo al nome a cui di riferisce; va espresso in genitivo.
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Complementi
Il complemento di denominazione Il complemento di denominazione in greco si esprime in genitivo oppure con lo stesso caso del nome comune a cui il toponimo si riferisce.
Il complemento di termine Il complemento di termine, che esprime ci„ a cui € destinata o a cui si rivolge l'azione, va in dativo.
Il complemento di mezzo o strumento Il complemento di mezzo o strumento esprime lo strumento, il mezzo attraverso cui viene compiuta l'azione. In greco si esprime principalmente in dativo, oppure con Ÿ‹“ + genitivo (con i nomi di persona).
Il complemento di modo o maniera Il complemento di modo o maniera esprime la maniera con cui € compiuta l'azione. In greco si esprime principalmente con la preposizione ½äŒ + dativo o con il dativo semplice; esiste anche una forma con Õ, Ÿ‹“ o Õ°Ø + genitivo, ma questa forma viene usata solamente in espressioni idiomatiche.
I complementi di compagnia e unione Il complemento di compagnia e unione € usato con le persone e gli animali, quello di unione con ci„ che € inanimato. In greco si esprime principalmente con ”Ž“ + genitivo o ½äŒ + dativo; un'altra forma meno usata € il dativo con termini militari.
I complementi di agente e causa efficiente Il complemento di agente e quello di causa efficiente sono usati nelle frasi di diatesi passiva e rappresentano quello che sarebbe il soggetto se la frase fosse attiva (mentre il soggetto in quella passiva € l'oggetto di quella attiva). In greco il complemento d'agente si esprime con ὑ°¤ + genitivo, quello di causa efficiente con il dativo semplice.
Il complemento di causa Il complemento di causa esprime il motivo dell'azione. In greco si esprime con: ὑ°¤ + genitivo, Ÿ‹“ + accusativo o, per la causa finale, genitivo + ûŒŽ.
Il complemento di fine Il complemento di fine o scopo indica lo scopo per cui si compie l'azione. In greco si pu„ esprimere Õ°Ø, ޾, °’¤¾ + accusativo oppure con genitivo + ûŒŽ. Ma puo' anche essere espresso con dativo semplice.
I complementi di luogo Il complemento di luogo indica lo spazio dell'azione, e come per l'italiano si divide in quattro tipi. Lo stato in luogo
Il complemento di stato in luogo indica il luogo, reale o figurato, dove si svolge l'azione, rispondendo cio€ alla domanda Dove?. In greco si esprime con ÕŒ + dativo, dativo semplice (nella poesia epica) oppure Õ°Ø + genitivo. Oppure Õ°Ø/°’“/°’о+ Dativo
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Complementi Il moto a luogo
Il complemento di moto a luogo indica verso dove si svolge l'azione, rispondendo cio€ alla domanda (Verso) dove?. In greco va espresso con ޾, Õ°Ø, °’¤¾ + accusativo; la forma del moto a luogo per i nomi di persona € !¾ + accusativo Forma pi‚ usata ޾ + accusativo. Il moto da luogo
Il complemento di moto da luogo indica da dove si svolge l'azione, rispondendo cio€ alla domanda Da dove?. In greco si esprime con Õ¶, Õ, ð°¤ + genitivo. La forma pi‚ usata comunque € Õ + genitivo. Le altre si trovano pi‚ raramente. Il moto per luogo
Il complemento di moto per luogo indica per dove si svolge l'azione, rispondendo cio€ alla domanda Attraverso quale luogo?. In greco si esprime con Ÿ‹“ + genitivo.
I complementi d'origine e allontanamento Il complemento d'origine indica l'origine di qualcosa, mentre quello d'allontanamento l'allontanarsi da qualcosa. In greco vengono espressi allo stesso modo del moto da luogo, cio€ con Õ¶, Õ, ð°¤ + genitivo.
I complementi di tempo Il complemento di tempo esprime il tempo dell'azione, e si distingue in determinato e continuato. Il tempo determinato
Esprime il momento dell'azione e in greco si esprime nei seguenti modi: con genitivo semplice, dativo semplice, Ռ + dativo. Il tempo continuato
Indica che l'azione ha una certa durata. In greco viene espresso nei seguenti modi: accusativo, Ÿ‹“ + genitivo, °’“ + accusativo o dativo semplice.
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Fonti e autori delle voci
Fonti e autori delle voci Copertina Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=240505 Autori: Burnout, Emanuele Benni, Pietrodn, Tn4196, 2 Modifiche anonime Introduzione Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=256364 Autori: Burnout, Diablo, Doctum doces, LoStrangolatore, OrbiliusMagister, Sauron Il Grande, Wim b, 7 Modifiche anonime Alfabeto Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250286 Autori: Burnout, Demart81, Doctum doces, Halinor, LoStrangolatore, Ramac, Wim b, ²’‹Š¾Š”Ž‘¾, 10 Modifiche anonime Pronuncia Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250375 Autori: Beck, Err‚wen, G4, Halinor, OrbiliusMagister, Ramac, Sauron Il Grande, Wim b, ²’‹Š¾Š”Ž‘¾, 9 Modifiche anonime Numerazione Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=252541 Autori: Doctum doces, Hippias, LoStrangolatore, 2 Modifiche anonime Le parole atone Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=259391 Autori: Ale5875, Doctum doces, Hippias, Wim b, ²’‹Š¾Š”Ž‘¾, 2 Modifiche anonime Segni diacritici, regole dell'accento, segni di interpunzione Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=252542 Autori: Doctum doces, Franz Liszt, Hippias, LoStrangolatore, 5 Modifiche anonime Apostrofo ed elisione; aferesi; coronide e crasi; dieresi Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=195190 Autori: Doctum doces Nomi Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=231653 Autori: Doctum doces, Ellenisti, Emanuele Benni, LoStrangolatore, Ramac, 2 Modifiche anonime Prima declinazione Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=254645 Autori: Demart81, Doctum doces, Lazialotto96, LoStrangolatore, Ptolemaios, Ramac, Sauron Il Grande, 9 Modifiche anonime Declinazione attica Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=230557 Autori: Emanuele Benni, Litteratus, Ramac, 2 Modifiche anonime Seconda declinazione Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=249059 Autori: Doctum doces, LoStrangolatore, Ramac, Wim b, 8 Modifiche anonime Terza declinazione Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=252543 Autori: Demart81, Doctum doces, Emanuele Benni, Hippias, LoStrangolatore, PowerSts, Ramac, SynConlanger, 4 Modifiche anonime Articoli Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=259618 Autori: Franz Liszt, Lampo5, Litteratus, Ptolemaios, Ramac, Restu20, Sauron Il Grande, SynConlanger, The Doc, Tn4196, 33 Modifiche anonime Aggettivi Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=241749 Autori: LoStrangolatore, Pietrodn, Wim b, 1 Modifiche anonime Aggettivi della prima classe Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250655 Autori: Litteratus, LoStrangolatore, Ptolemaios, SynConlanger, 2 Modifiche anonime Aggettivi della seconda classe Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250654 Autori: Pietrodn, Ptolemaios, 2 Modifiche anonime Avverbi Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=230624 Autori: Ellenisti, SynConlanger, 2 Modifiche anonime Interiezioni Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250129 Autori: Pietrodn, SynConlanger, 1 Modifiche anonime Verbo Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=236005 Autori: Doctum doces, Ellenisti, SynConlanger Presente Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=256877 Autori: Doctum doces, Ellenisti, Hippias, Litteratus, LoStrangolatore, Ramac, The Doc, 15 Modifiche anonime Imperfetto Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=240774 Autori: Buggia, Ellenisti, Litteratus, LoStrangolatore, Piola0, PowerSts, 16 Modifiche anonime Verbi contratti Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=240525 Autori: Albertop98, Ellenisti, Pietrodn, Piola0, SynConlanger, 1 Modifiche anonime Aoristo Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250896 Autori: Doctum doces, Ptolemaios, 5 Modifiche anonime Perfetto e piuccheperfetto Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=251554 Autori: Doctum doces, Ptolemaios, SynConlanger, 5 Modifiche anonime Futuro Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=260262 Autori: Demart81, Doctum doces, Ellenisti, Hippias, Ptolemaios, SynConlanger, 7 Modifiche anonime Verbi in -‰ Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=252544 Autori: Hippias, LoStrangolatore, SynConlanger, 5 Modifiche anonime Verbo essere Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=250128 Autori: Andreaki, Doctum doces, Litteratus, Lorenzo Cuppi, PowerSts, Ramac, 4 Modifiche anonime Aggettivi verbali Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=249935 Autori: Pietrodn, SynConlanger, 8 Modifiche anonime Complementi Fonte: http://it.wikibooks.org/w/index.php?oldid=260024 Autori: Buggia, Doctum doces, Frigotoni, LoStrangolatore, OrbiliusMagister, Ramac, Sauron Il Grande, 22 Modifiche anonime
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