Laura Lobina
IV F
Liceo scientifico scientifico “G.Brotzu” “G.Brotzu”
DAVID HUME •
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La “scienza” della natura umana. Hume ha il progetto di costruire una “scienza” della natura umana su base sperimentale, cioè vuole dare un'analisi sistematica delle varie dimensioni che costituiscono la natura umana: dalla ragione al sentimento, dalla morale alla politica. Per Hume la natura umana è il centro del sapere e quindi è ancora più basilare ed urgente rispetto alle altre scienze. Conoscendo la natura umana possiamo risolvere tutti i problemi che hanno importanza e, spiegando i princìpi della natura umana, miriamo a costruire un sistema di tutte le scienze. A monte del procedimento di Hume sta la tendenza empiristica e anti-metafisica: non bisogna tenere in considerazione tutto ciò che non ha a che fare con le scienze o con i problemi dell'uomo. La scelta empiristica di Hume finirà per portare ad una forma di scetticismo nella quale le pretese conoscitive della natura umana risultano essere fortemente limitati. Impressioni e idee. Hume divide le percezioni della mente in 2 classi, che dipendono dal grado di forza e vivacità con cui colpiscono lo spirito: 1. impressioni impressioni:: sono le percezioni percezioni che penetrano penetrano con con maggior maggior forza ed evidenz evidenzaa nella coscienza coscienza (sensazioni, passioni ed emozioni); 2. idee o pensier pensieri: i: sono le immagini immagini indebol indebolite ite delle impressi impressioni oni (le idee non non possono possono esistere esistere senza le impressioni). In altre parole: le impressioni sono le percezioni immediate, mentre le idee ne sono il ricordo. Il grande limite del pensiero umano sta nel principio secondo cui: ogni idea deriva dalla corrispondente impressione e non esistono idee o pensieri di cui non si ha avuto precedentemente l'impressione. Infatti l'uomo può comporre le idee tra loro nei modi più svariati e spingersi con il pensiero pensiero in qualsias qualsiasii direzione, direzione, ma non non avrà avrà mai un'altra un'altra specie specie di realtà realtà se non non quella quella delle delle sue sue impressioni. Hume è rigidamente fedele a questo pensiero. Per spiegare la realtà del mondo e dell'io, Hume ha a sua disposizione le impressioni, le idee e i loro rapporti. Il tentativo di Hume è di chiarire la realtà attraverso i rapporti con cui si connettono tra loro impressioni e idee. Questo tentativo però, non può riuscire a trovare il fondamento della realtà che si sta esaminando, ma solo a scomporla nei suoi elementi originari. È inevitabile la conclusione scettica. Hume nega l'esistenza delle idee astratte(che non hanno caratteri particolari e singoli): esistono solo le idee particolari che ne richiamano altre simili ad esse. Per spiegare questo richiamo, Hume ricorre al principio principio dell' dell' abitudine: abitudine: quando quando notiamo notiamo una somiglianza somiglianza tra le idee idee che che differisco differiscono no tra loro loro per per altri aspetti (le idee di diversi uomini, di diversi triangoli), adoperiamo un unico nome per indicarle (uomo,triangolo). Si forma così l'abitudine di considerare quelle idee, designate con un unico nome, unite tra loro; quindi quel nome risveglierà in noi l'abitudine di considerare le singole idee unite tra loro. Il principio di associazione. La facoltà di stabilire relazioni tra idee viene definita da Hume “immaginazione”. Questa opera liberamente, ma non è affidata al caso, infatti c'è sempre una connessione tra le idee che è garantita da una forza che le attira e che fa si che la mente passi da un'idea ad un'altra. Questo principio è detto di associazione. La forza delle idee opera secondo 3 criteri fondamentali: 1. somiglianza somiglianza (un ritratto ritratto conduce conduce i nostri nostri pensieri pensieri al suo suo originale); originale); 2. contiguità contiguità nel tempo tempo e nello nello spazio spazio (il ricordo di di una stanza stanza di una casa casa porta porta al ricordo delle altre stanze); 3. causalità causalità (una (una ferita ferita fa pensare pensare al dolore che ne deriva). deriva). Per Hume l'associazione sta alla base delle idee, definite da Locke, complesse. Fra queste idee le più
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importanti sono quelle di: spazio e tempo,causa ed effetto, sostanza (corporea o spirituale). A queste idee, Hume non attribuisce consistenza e oggettività, e quindi non corrispondono ad un'impressione. Spazio e tempo, per Hume, sono delle maniere di sentire le impressioni, ossia delle maniere in cui le impressioni si dispongono dinanzi allo spirito. Ad esempio l'idea di tempo nasce dalla maniera complessiva con la quale le impressioni si presentano alla nostra mente, ma non c'è l'impressione “tempo”. •
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Proposizioni che concernono relazioni fra idee e proposizioni che concernono dati di fatto. Hume distingue tra : 1. proposizion proposizionii che concernon concernonoo relazioni relazioni fra idee (come le propos proposizioni izioni matematic matematiche): he): si basano basano sul principio di non contraddizione, quindi è possibile scoprirle con il solo pensiero. Tali proposizion proposizionii sono dette anche analitiche, analitiche, in quanto quanto il predicato predicato è già implicitamen implicitamente te contenuto contenuto nel soggetto, dal quale può venir ricavato per mezzo dell'analisi, quindi la loro validità sta in se stesse. Queste proposizioni non ci forniscono nuove conoscenze. 2. proposizion proposizionii che concerno concernono no dati di fatto fatto (come quelle quelle delle delle scienze scienze naturali): naturali): si basano basano sull'esperienza e possono contraddirsi da sole. Queste proposizioni possono fornirci nuove conoscenze. In questo modo Hume stabilisce, tra le conoscenze matematiche e le conoscenze empiriche, una distinzione di struttura o di qualità. L'analisi critica del principio di causa. Tutti i ragionamenti che riguardano realtà o fatti si fondano sulla relazione di causa ed effetto. Questa relazione può essere conosciuta soltanto tramite l'esperienza; infatti nessuno, messo di fronte ad un oggetto per lui nuovo, è in grado di scoprire le sue cause e i suoi effetti senza averli sperimentati. Dopo aver scoperto la connessione causa ed effetto di un oggetto, quest'ultima rimane soggettiva, infatti causa ed effetto sono 2 fatti interamente diversi , ognuno dei quali non ha niente in se che richiami necessariamente l'altro: possiamo immaginare più effetti da una singola causa che nella nostra mente non sono contraddittori (es. se noi lanciamo una palla da biliardo verso un'altra, possiamo possiamo immagin immaginare are che che si scontri scontrino no e la prima causi causi il movimento movimento della della second secondaa che era ferma. ferma. Ma Ma noi potremmo anche immaginare che entrambe le palle rimangano ferme, o che la prima torni indietro o vada di lato). L'esperienza ci dice che solo un effetto si verifica (nell'esempio di prima: l'urto mette in movimento la seconda palla), ma dall'esperienza conosciamo solo le conseguenze di fatti già sperimentati in passato e non ci dice nulla su quelli futuri. La connessione di causa ed effetto non potrebbe potrebbe essere essere utilizzat utilizzataa come come fondame fondamento nto in nessun nessun ragioname ragionamento nto futuro futuro perchè, perchè, anche dopo che è stata fatta l'esperienza, la connessione tra causa ed effetto rimane arbitraria. Anche con la conferma dell'esperienza nel passato, non siamo certi che si verifichi nuovamente quell'effetto, perchè la natura potrebbe potrebbe cambiare cambiare e, poiché poiché non non ci sono sono contradd contraddizioni, izioni, potrebbe potrebbe essere essere possib possibile. ile. Noi Noi sappiamo sappiamo che che da cause simili ci saranno degli effetti simili, ma questo è una supposizione dell'esperienza che non è giustificabile. Quindi è impossibile che argomenti tratti dall'esperienza possano dimostrare la similitudine tra i fatti del passato e quelli del futuro: tutti questi argomenti si basano sulla supposizione della rassomiglianza. Quindi il legame tra causa ed effetto non può essere dimostrato assolutamente valido, ma l'uomo lo crede valido: questa validità è puramente soggettiva, e va cercata nel principio dell'abitudine (o costume). L'abitudine è la ripetizione di un atto qualsiasi che produce una disposizione a rinnovare lo stesso atto senza che intervenga il ragionamento(es: il pensiero che anche domani il sole sorgerà). L'abitudine guida e sorregge la vita quotidiana, dandoci la sicurezza che il corso della natura non muta ed è quindi possibile regolarsi per il futuro. Senza l'abitudine saremo ignoranti su ogni questione, tranne quelle che ci sono immediatamente presenti alla memoria o ai sensi. L'abitudine spiega la congiunzione che noi stabiliamo tra i fatti, non il fatto che questa connessione avvenga. Infatti la congiunzione tra i fatti non è giustificabile. L'abitudine è una giuda
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infallibile per la pratica della vita, ma non un principio di giustificazione razionale o filosofico. •
La “crede “cr edenz nza” a” nel nel mon mondo do est ester erno no e ne nell lla a iden identi tità tà del dell' l'io io Ogni credenza in realtà o fatti, essendo il risultato dell'abitudine, non è un atto di ragione. Tutta la credenza della realtà è così priva di necessità razionale e rientra nel dominio della probabilità. Hume non intende annullare la differenza tra la finzione e la credenza, quest'ultima infatti è un sentimento naturale che non è sottoposto ai poteri dell'intelletto (al quale è sottoposta la finzione). La credenza è, in ultima analisi, dovuta alla maggiore energia delle impressioni rispetto alle idee: il sentimento della realtà si identifica con la vivacità e l'intensità proprie delle impressioni. Ma gli uomini credono in un modo esterno , che viene considerato anche diverso e estraneo alle impressioni che hanno. Hume distingue a questo proposito la credenza nell'esistenza: 1. continua continua delle delle cose cose (propria (propria degli degli uomini uomini e di di tutti gli altri animali); animali); 2. esterna esterna delle cose cose stesse stesse (suppone (suppone la dimostraz dimostrazione ione semifiloso semifilosofica fica delle cose cose dalle impressioni sensibili). Dalla coerenza e dalla costanza di certe impressioni, l'uomo è portato a immaginare che esistano cose dotate di un'esistenza continua e ininterrotta e quindi esisterebbero anche se l'uomo non esistesse. L'uomo trascura il fatto che le impressioni sono sempre discontinue o interrotte e le pensa come oggetti persistenti e stabili. In questa fase si pensa che le stesse immagini siano gli oggetti esterni. Ma questa credenza è distrutta dalla riflessione filosofica la quale insegna che ciò che si presenta alla nostra mente è soltanto l'immagine (la percezione dell'oggetto) e che i sensi sono solo il mezzo per acquisire quest'immagine, senza che ci sia un rapporto immediato tra immagine stessa e l'oggetto. La riflessione filosofica porta a distinguere tra: 1. perce percezion zioni: i: soggett soggettive ive,mu ,mutev tevoli oli e interrotte interrotte;; 2. cose ogge oggettive: ttive: esternament esternamentee e continuame continuamente nte esisten esistenti. ti. La sola realtà di cui siamo certi è quella costituita dalle percezioni: una realtà che sia diversa dalle percezioni percezioni ed ed esterna esterna ad esse non si si può affermare affermare né sulla base base delle delle impressio impressioni ni né sulla sulla base base del del rapporta causa ed effetto. Quindi la realtà esterna è ingiustificabile, il nostro istinto ci porta a credere ad essa. Neanche il dubbio filosofico riguardo la realtà si può togliere, ma la vita ci affida alla credenza istintiva. Una spiegazione analoga viene data per la credenza nell'unità e nell'identità dell' “io”. Secondo Hume noi non abbiamo esperienza o impressione del nostro “io”, ma solo dei nostri stati d'animo che si susseguono che ci appaiono nella coscienza. Quindi ciò che noi proviamo come “io” è soltanto un fascio di impressioni che si susseguono nel tempo. Il contrasto che troviamo in Hume (credenza e filosofia, istinto e ragione), secondo il suo moderato scetticismo, non va inteso come un dualismo insanabile. Infatti, la natura umana, per lui, rimane fondamentalmente istinto e sentimento. Tant'è vero che la stessa ragione indagatrice (filosofia) ha come radici la curiosità istintiva che porta l'uomo ad indagare.