I profeti, messaggeri di Dio I’rmmtltl:imll’ f ’ S \ l ' l ì î i ( l / l ’
Nuria Calduch-Benages
\ del potere n linde pat-eailico ( N m 11;16) zoma': d‘inchiostro. Fine‐ue lui panorama biblim . !ovm. «Casìparla il Signore». Studi sul profetime biblia:
9. PA
.Pn una lettura Iaia: della Bibbia :om'xo di Dio. Studio euegetico della «bmedin‘ong di un Fran-neuen»
F. Cocco, Il
R. PINNA. Paolo sm'ba di Gesù U. VANNI, Intervista :ull’Apocalixre. Cellula del come 0 annuncio di un mondo n u m ? ].-N. A u m Il racconto mm nologia Studio ativa del t m c Vangelo : deI libro degli Alti degli Apostoli Un m a t r a senza imola? La lezione di fuga:: Dupont, | cura di L. SMENO R. PENNA, L’zvangeh: mme m'lln'o di vita. Indicazioni paolinc A. M u m , L: xalitudl'nl del mdenfe M.-L. RIGA1‘O. I.N.R.I. Il titolo della Cmc: R. MELA, Il dono eil durature. Appunti di spirixualità paolina E. GANDOLFO, Lettera : Spin'to. L m u n della Bibbia dalle origini cristiane ai nomi y'nmi R.PENNA, Profilidi Gm? M. G … , Scriba dell’Antica : del Nuovo. Il Vang:la di Mattea D, Scanu. I Dmiia' Profeti:perché «Miami»? Esegui : teologia & LA‘/Amu ‐ L. Sou, Empi : giani: quale rom? Lettura di Sapienza 1-6 M. G m u , «Pandang» : «mistero». I! Wulgela di Marca R. PENNA, s z ù di Nanni nelle cultun del um mapa, Alcuni upetn‘ del Gesù storico M lucy-mm, Erkaantrafm Geni : Pilato. P y o c m a al proventi : teologia di Giovanni 18‐19. Pacem notice, giuridico ed aegetioo M. G n u , L’opera di Lau. 1. Il Vangelo del w‘and4ntz .I.-I.. SKA, «I nostri n' ci hanna ranmnma», Introduzione ’andixi dei racconti dell’Antica Taummto P. Bonn, Pam]: di libertà, I] messaggi:: biblico della salvezza R. Limena - L. Sou, L'amaipiù della I m . Lettura di Sapienza 7‐9 N .C u m a - m e s , [pm/m', mexsaggni d iDio. P … t a n ' o n e … l e
I PROFETI, MESSAGGERI
DI DIO PRESENTAZIONE ESSENZIALE
EIDE
EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA
Daduzione dallo spagnolo di: Fabrizio Iodice
INTRODUZIONE
]] rabbino Abraham Joshua Heschel (1907-1972), filosofo, teolo‑ ! .. e difensore del dialogo tra ebrei e cristiani,ha tradotto il suo pen‑ ". vro in molti li tra questi ne risalta uno in particolare dal titolo Prophets (Harper and Row, New York 1962). In questo volume, ’lutore ci offre alcuni dei migliori compendi sul profetismo scritto gli ultimi dnquant’anni.È un‘opera acuta e intuitiva, che è diven‑ ta un classico degli studi biblici. Riporto alcuni passi significativi a >-. «di introduzione:
Impaginazione: Emme2 arl. Bolognn
°2013 Centro editoriale dehonisno via Nosadella 6 ‐ 4013 Bologna www.dehonianeit EDB‘
«I profeti non avevano “teorie” o “idee" di Dio. Ciò che avevano era una compravo-inne. La loro comprensione di Dio non era il risultato di uno studio tem-ivo, di un andare a tentoni tra nlternative sull‘essenza e gli attributi di D i o P e r i profeti Dio era reale in miniera trnvolgeute e la sua prese…era schiaccinnte. Non parlarono mai di lui con distacco. Vissero omne testimoni. colpiti dalle parole di Dio. più che come inve‑ stignton' impegnnti ad accettore ln naturn di Dio; i loro discorsi costi‑ tuivano una liberozione daun peso più che barlumi percepiti nella neb‑
bio dell’incertezza (...). Per i profeti gli attributi di Dio erano impulsi. sfide, comnndamenti, piuttosto che nozioni fuori dal tempo, staccate dal suo essere, Essi non offrirono un'interpretan‘one della natura di Dio. bensì un’interpreta‑ n'one della presenza di D i o nell’uomo. della sua sollecitudine per l’uo‑ mo. Essi :velarono atteggiamenti di Dio più che idee :x:-Dio (...)».‘
In swordo con le idee di A.J. Heschel, l’obiettivo di queste pa‑ ' e è quello di introdurre i lettori e le lettrici alla conoscenza inti‑
XSBN 978-88-10-22166-2
Stampa: Tipografia Giammarioli, Frascati (RM) 2013
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dei pmfeu', Boris, Roma 21993, 54 [N.«i1]…
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Introduzione
ma dei profeti biblici e dei loro libri, affinché in tal modo possano approfondirsi nella loro comprensione di Dio e della sua parola. Lo faremo in forma semplice, insistendo sull’essenziale e senza pretese di erudizione. In primo luogo, affronteremo una serie di questioni di fondo, come le diverse classificazioni dei profeti, la definizione di profeta, la profezia pre-classica, i fenomeni profetici nel Medio Oriente antico, le profetesse dell‘Antico Ibstamento, la formazione dei libri profetici e i generi letterari profetici. In seguito, faremo una breve presentazione di ciascun profeta e della sua opera, inquadran‑ dola nel suo contesto storico e illustrandola con alcuni dei suoi testi più importanti. Infine, offriremo una piccola scelta bibliografica, af‑ finché tutte le persone interessate possano ampliare la loro cono‑ scenza dei profeti e dei loro libri per m e n o di ulteriori letture.Alcu‑ ne opere sono di carattere più scientifico, mentre altre, come si può dedurre dal loro titolo, più pastorale. In ogni caso, tutte si prefiggo‑ no lo stesso obiettivo: che i lettori e le lettrici si familiarinino con i testi profetici e che cresca il loro interesse per essi; che la lettura di questi testi, a volte strani e incomprensibili,li apra ad una dimensio‑ ne della fede più dinamica e più impegnata nella vita. Il criterio che abbiamo scelto per questa presentazione e crono‑ logico: inizieremo cioè con i profeti dell'VIII secolo a.C. (Amos, Osea, Isaia e Michea); seguiremo poi con quelli del V I I secolo e de‑ gli inizi del VI secolo a.C. vale a dire quelli del tempo dell'esilio in Babilonia (Sofonia, Nanni, Abacuc, Geremia, Ezechiele e Deuteroi‑ sais), e con quelli del postesilio (Aggeo. Zaccaria, Malachia, 'Il'itoi‑ sala, Giona, Gioele e Abdia), per finire, nel periodo ellenistico, con Daniele ( I I sec. a.C.). Per evidenti ragioni di spazio, alcuni profeti sa‑ ranno trattati separatamente (Amos, Osea, lsaia, Michea, Geremia, Ezechiele, Deuteroisaia,Ti-itoisaia e Daniele), mentre altri, tutti pro‑ feti minori, in gruppi di tre (Sofonia, Naum eAbacuc;Aggeo, Zacca‑ ria e Malachia; Giona, Gioele e Abdia). In tal modo, cercheremo di offrire una visione panoramica della letteratura profetica dell’Anti‑ co Ibstamento,senza trascurare nessuno dei suoi protagonisti.
Parte 1 IL PROFETISMO BIBLICO
1.
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u; t o n o CIASSIF!CAZIDNI
Delle tre diverse classificazioni dei profeti che presenteremo, la prima distingue tra profeti anteriori e profeti posteriori. Per com‑ prendere questa classificazione si deve ricorrere alla tradin'cne ebraica, secondo cui i profeti anteriori si riferiscono ai libri seguen‑ ti: Giosuè,Giudici, primo e secondo libro di Samuele, primo e secon‑ do libro dei Re. Ebbene, come mai questi libri sono considerati pro‑ fetici? Furono forse scritti da profeti? 0 contengono delle profezie? 0 forse raccontano le storie di alcuni profeti? Queste sono tutte do‑ mande legittime, che meritano una risposta. Proveremo a darla. Secondo la tradizione ebraica, questi libri si chiamano profetici perché sono stati scritti da profeti come Giosuè, Samuele e Geremia. Siamo sicuramente sorpresi dal fatto che Giosuè sia considerato un profeta, quando l’idea che ne abbiamo e quella di un capo militare legato alla conquista della terra promessa.Tuttavia, così celo presen‑ ta l’autore d e l l i e r di Ben Sira, conosciuto anche come Ecclesiasti‑ co 0 Siracide: «Giosuè, figlio di Nun, fu forte in guerra e succedette a Mosè nell’ufficio profetico» (Sir 46,1).l Questa però n o n e l‘unica risposta possibile. Ne prendiamo in considerazione altre. I libri men‑ zionati sono profetici, perché nelle loro narran'oni appaiono molti personaggi profetici, come, ad esempio, Debora, Natan, Elia o Eli‑
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biblico segue il testo originale spagnolo [AM.13.
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Il pmfzrirmo biblico
ma profetici perché u n o dei principali princìpi teolo‑
poiché si ricordò dei suoi nemici nella tempesta e benefici) quanti camminavano nella retta via» (Sir 49,8-9).
' " ,ol'lenta la lettura è lo schema «annuncio profetico ‐- rea» storia», come si può vedere nei seguenti esempiz in ‘ il annuncia la nascita di Salomone e in “ ( = 820 si com‑ ‘ ; i n 1Re 13,2 si annuncia la distrua'one di Betel e in
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corrispondono ai cosiddetti «libri storici»o, secondo una più moderna, alla storiografia deuteronomistica. ‘ - ora ai profeti posteriori. Nella tradizione ebraica, la « e «profeti posteriori» si riferisce a quattro libri. Isaia "… Ezechiele, e ai Dodici Profeti intesi come un unico libro ‘… DIGI,Amos.Abdia. Giona, Michea,Naum,Abacuc,Sofonia. … e Malachia). Sembra che questo raggruppamento e udine nei libri fosse corrente nel [I secolo a.C., come attesta‑ | Ì l ’ o di Ben Sira, scritto approssimativamente nell’anno 185 ‘ .‘Glflllllemme.I testi che, nella detta opera, parlano dei profe‑ ' parte dl Sir 44-50, una sezione dedicata agli uomini illustri …e conosciuta come «l‘Elogio degli antenati o dei padri», in - Il menn'onn nessun nome di donna! Vediamo questi testi più
u n ] con fermezza le vie di Davide,suo padre. gli avevo ordinato il profeta Isaia. tempo di [ l u i : il sole tornò indietro
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, ungò la vita del re ispirsn’one vide la fine dei tempi, afflitti di Sion. rivelò il futilro sino all'eternità, … antenate prima che accadessero» (Sir 48,22-E).
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n o l‘eletta città del santuario deserte le sue strade,
la parola di Geremia, che essi maltrattarono, profeta fin dal seno di sua madre, pere-dip…. distruggere e mandare'in rovina, fi l l per costruire e piantare» (Sir 49,6-7).
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dn quanto ai dodici profeti rivivano le loro ossa nelle loro tombe, perché essi consolarono Giacobbe e lo salvarono con la loro speranza fiduciosa!» (Sir 49,10).
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Profetipre‐classici : profeti classici La seconda classificazione distingue tra i profeti pre-classici e i profeti classici. Sein precedenza,nella prima classificazione,ci siamo riferiti ai libri profetici, ora ci ooncentriamo piuttosto sui personaggi profetici] «profeti classici» sono quelli i cui oracoli si trovano nei li‑ bri chiamati «profeti posteriori». Il più antico è Amos, che ha svolto il suo ministero profetico poco prima del 750 a.C. Cosi. quindi, i «profeti pre‐classici» sono quelli precedenti ad Amos (ad esempio, Debora, Noten,Elin, Eliseo...), che appaiono soprattutto nei libri di Samuele e Re e n o n hanno un libro corrispondente. Questa distin‑ zione non è qualitativa, ma di ordine temporale. ’Ii'a i profeti pre‑ elassici si distingue Elia, il quale, pur senza aver scritto alcun libro, nella scena della trasfiguran'one nel Nuovo fi n e m e n t e appare come rappresentante dei profeti insieme & Mosè e Gesù.
Profetimnggion' : profeti minori Passiamo ora all’ultima classificazione: profeti maggiori e profe‑ ti minori. Si chiamano profeti maggiori Isaia, Geremia (con Lamen‑ tazioni e Barile), Ezechiele e Daniele, mentre i profeti minori sono quelli che formano il gruppo dei Dodici. In questo caso la distinzio‑ ne n o n è qualitativa, ma si riferisce all’estensione dei libri.
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Il profeta nella Bibbia
«Ezechlele ebbe la visione della gloria, che Dio gli mostrò sul carro dei cherubini,
Nel linguaggio attuale un profeta o una profetessa è un annun‑ ciatore di cose future, una specie di indovino. La stessa connotazio‑
L A D m m z r o u n D l PROFETA
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Parte 1
ne la hanno i termini profetinare,profezia,profetico.profeticamen‑ te. Nella Bibbia, però, il profeta (in ebraico, nubi) non e qualcuno che indovina il futuro, ma una persona immersa nel presente e impe‑ gnata col suo popolo. Per questo denuncia le ingiustin'e sociali e le cospiran'oni politiche, lotta contro la corruzione religiosa e difende gli oppressi, mantenendosi sempre fedele ai disegni di D i o A dire il vero, alcuni testi biblici presentano il profeta come una persona ca‑ pace di rivelare misteri occulti e indovinare il futuro. Pomiamo men‑ zionare alcuni esempi: Samuele riesce a ritrovare le asine smarrite di suo padre Saul (iSam 9,6‐7,20); Achia di Sila, pur essendo cieco, sa che la donna travestita che lo va a visitare e la moglie del re Gero‑ boamo e le predice il futuro del suo figlio malato (1Re 14,1-16);E1ia predice la morte imminente del re Acazia (2Re 1,16-17); Eliseo sa che il suo servo ha accettato denaro in segreto dal ministro siriano Naamàn (2Re 5,20-27), sa dove si trova l’accampamento degli ara‑ mei (2Re 6,8-9) e sa che il re ha deciso di ucciderlo (2Re 6,30-31). Thtti questi esempi, tuttavia, appartengono alla prima epoca del pro‑ fetismo biblico. cioè a prima dell’VIII secolo a.C. Anche sein certi momenti i profeti hanno rivelato cose nascoste o fatto predizioni su avvenimenti futuri, la loro missione principale e stata sempre quella di illuminare il presente con la parola di Dio edi orientare i loro con‑ temporanei perché seguissero il retto cammino. Cerchiamo di essere più concreti e di offrire una definizione di profeta più completa e dettagliata. Lo faremo per m e m di quattro affermazioni che spieghiamo qui di seguito. Il profeta, persona ispirata Il profeta e una persona ispirata nel senso più rigoroso della pa‑ rola. La sua ispirazione deriva da un contatto personale c o n Dio,che inizia al momento della sua chiamata o vocan'one Per questo moti‑ vo, quando parla o scrive, il profeta non ricorre ad archivi o docu‑ meriti, come gli autori delle opere storiografiche, né si appoggia al‑ l‘esperienza umana, come i sapienti. Il suo unico punto di appoggio, la sua forza e la sua debolena, e la parola di Dio. Quella parola che Dio gli trasmette quando e come vuole. una parola che si impone, una parola che non ammette rifiuti o ritardi.
‘ « : biblico
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vfeta, personaggio pubblico Il profeta è un personaggio pubblico. Il suo dovere di trasmette‑ la parola di Dio lo mette in contatto con gli altri. Non può ritirar‑ ‐ - un luogo solitario e tranquillo, idoneo allo studio o alla riflessio‑ ne può limitarsi ad agire nel recinto del tempio, protetto da una ttura maestosa e solenne. Il suo posto è la strada, la pubblica : dove la gente si incontra, si riunisce, dove il messaggio e più 'o e la problematica più urgente. Il profeta deve rimanere in tatto col mondo che lo circonda. N o n può ignorare le macchina‑ dei politici, le intendoni del re, lo scontento dei poveri conta‑ , il lusso sfi'enato dei potenti, la trascuraterza e la negligenza di
profeta,perrone minacciata }, Il profeta è una persona minacciata, che a volte sperimenterà 'l Iulia propria pelle ciò che in un’occasione D i o disse a Ezechiele: «Sono venuti da te in massa. Il mio popolo si metterà a sedere davanti a te, ascolteranno le tue parole, ma non le metteranno in pratica, per‑ che mi lusingano con le labbra. ma poi cercano solo il loro profitto. ’ l l i sei per loro come un cantore appassionato. dalla bella voce e bravo nel‑ l’accompagrarsi sulle corde. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica» (FJ 33,31-32).
Si tratta della minaccia rappresentata dal fallimento della mis‑ , 'one: gli sforzi del profeta non trovano eco nella gente a cui rivolge '- il suo messaggio. In tutti i casi, questo è il male minore, poiché mol‑ ; ; te volte i profeti devono affrontare situazioni molto più dure. In nu‑ merose occasioni Elia deve fuggire dal re. Osea viene chiamato paz‑ m e stupido, mentre Amos viene espulso nel regno del nord. Gere‑ , mia non solo viene considerato un traditore della patria, ma viene ‘ perseguitato, incarcerato per diversi mesi, rischiando di essere ucci‑ so. Zaccaria muore lapidatanell’atrio del tempio. Questi esempi so‑ 4.no suîficienti. La persecun‘onc, però, non è opera esclusiva di re e potenti, ma vi prendono parte anche sacerdoti e falsi profeti; persino la gente semplice si ribella contro i profeti: li critica, li dispreua, li
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perseguita. Nella persecuzione sofferta dai profeti si prefigura il de‑ stina di Gesù di Nazaret. La minaccia proviene anche da Dio.L’incontro con Dio cambia la vita del profeta in modo radicale,lo strappa via dalla sua vita quo‑ tidiana, dal suo lavoro o dall‘attività abituale. Pensiamo ad Amos, che era mandriano e raccoglitore di sicomori; all’improvviso D i o «lo chiama mentre segue il gregge» ( A m 7,15) per andare a profetizza‑ re al regno del nord, o a Eliseo che viene portato via da Elia, il qua‑ le «gli gettò addosso il suo mantello» (1Re 19,19) mentre stava aran‑ do con dodici paia di buoi davanti a sé, ed egli stesso che guidava il dodicesimo.A volte Dio incarica il profeta di un messaggio estrema‑ mente duro, quasi inumano,sesi tiene conto della sua età o delle cir‑ costanze in cui si trova. Due esempi possono illustrare questi casi di minaccia divina. Il primo si riferisce a Samuele. Dio affida al giova‑ ne Samuele una missione durissima: deve comunicare al sacerdote Eli, che era stato come un padre per lui, la sua condanna e quella dei suoi figli (ISam 3,11‐14). Il secondo si riferisce a Ezechiele,a cui Dio annuncia la morte della moglie. Inoltre,davanti a questa perdita do‑ lorosa, il profeta non potrà lasciarsi dominare dal dolore né compie‑ re i tradizionali riti funebri (Ez 24,15-24). Il profeta, persona carismatica infine, 11profeta è una persona mrismatica, poiché la profem'a è un carisma, e in quanto tale fa cadere tutte le barriere Fa cadere la barriera del sesso. poiché in Israele non esistono solo profeti, ma an‑ che profetesse. come Debora o Culda. Facadere la barriera della cul‑ tura, poiché non sono richiesti studi specialistici per trasmettere la parola del Signore. E: cadere la barriera della classe sociale, poiché sia persone in rapporto alla corte come Isaia,che piccoli proprietari come Amos o semplici contadini come Michea, tutti possono rieeve« re la chiamata di Dio. Fa cadere la barriera della religione, poiché non è necessario essere sacerdoti per essere profeti, e anche la bar‑ riera dell’età, poiché Dio trasmette la sua parola tanto a giovani che
adadulti.
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l'of8lipredassici Come abbiamo già detto in precedenza, i profeti pre‐classici so‑ i profeti che precedono Amos, ossia quelli che esercitarono il 10‑ , l o ministero durante il periodo che va dal X I I al IX secolo a.C. Que: un ampio periodo di tempo copre varie tappe della storia di israele, | cominciare dall‘epoca dei giudici (1200--1000 a C . ) caratterizzata dall’assenza di un governo centraliuato e dal lento consolidamento di alcune tribù nei loro territori, di cambiamentiin altre, di forti cri‑ si sociali e di scontri con i popoli vicini Segue l’epoca monarchica, vale a dire quella della monarchia unita sotto i regni di Saul (1050‑ 1010 a.C.), Davide (1010‐9’79 a.C.) e Salomone (970«930 a.C.). Dopo la morte di Salomone,il regno si divise in due: al sud (Giuda) salì al trono il suo figlio e successore Roboamo,mentre gli israeliti del nord (Israele) elessero re Geroboamo, un ufficiale di Salomone. Nel cor‑ : lo di questi anni, il regno del sud fu sempre governato da un re del‑ la casa di Davide, mentre il regno del nord non ebbe mai stabilità di‑ ‘ mistica, a causa dei frequenti colpi di stato. D’altra parte. invece, il & regno del nord cresceva in estensione, facendosi sempre più prospe‑ . ro rispetto al regno del sud. Ì Nei secoli appena menzionati, ma soprattutto ai tempi di Sa‑ muele (secolo IX a.C.), si trovano tre tipi di profeti in Israele e in Giuda: profeti estetici, profeti individuali e gruppi di profeti. Li pre‑ ‘ sentiamo qui di seguito.
“ [profeti asiatici ] profeti estatici (da estasi, raptus, impeto, trasporto...) vivevano … in piccole comunità di profeti caratterizzate da un comportamento ossessivo; erano soliti agire in stato di ( r a m e . Presenti anche in altre culture, questi profeti rappresentano uno stato primitivo del profetiî ' amo, in cui la oomunican'one tra la divinità e l’essere umano non sx ‘ realizza per mezzo di parole, ma di segni. Nella Bibbia troviamo un paio di esempi significativi in cui interviene il profeta Samuele:
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«Entrando in città incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall’altura preceduti da arpe, tamburelli, flauti e cette,i quali profetiz‑ zera.nno tutti. Allora lo spirito del Signore irromperà anche sudi te e ti metterai a profetizzare insieme con loro, e sarai trasformato in un altro uomo» ( 1 8 … 10,5-6).
': dinamo pare” si tratta di gente semplice, di umile origine e senza cul‑ ‘ m, disprezzati dai re e dagli alti funzionari della corte.
«Quando fu riferito a Saul che Davide stava a Naim di R a m , egli mandò messaggeri a catturarlo. Soorsero il gruppo dei profeti che pro« fetlzzava in trance con Samuele alla loro testa: lo spirito di Dio venne su di loro e anch’essi si misero a profetizzare. Annunciarono a Saul questa cosa ed egli inviò altri messaggeri,ma anch’essi si misero lapro« fetate. Saul inviò per la terza volta messaggeri,ma anch’essi si misero
Che cosa facevano esattamente i profeti pre-classici? Che tipo di attività svolgevano? Quali erano le loro funzioni nella società, nel‑ la corte,nei luoghi di culto? Non è facile rispondere a queste doman‑ "' de, a causa delle scarse informazioni che ci offrono i testi e alla loro grande varietà di contenuti. In ogni caso, faremo un tentativo. A tal fine, ci serviremo di cinque categorie di funn'oni per poter ordinare il materiale. ‘ - Profeti che offrono il loro aiuto per risolvere problemi quoti‑ l" diani e di ordine materiale, come possono essere lo smarrimento di alcune asine, una diagnosi medica e tanti altri problemi di questo ge‑ nere. Si leggano 1 5 … 9; 1Re 14e 2Re 4 (dieci racconti su Eliseo). ‐ Profeti che offrono il loro aiuto in tempo di guerra, consi‑ gliando i re sulla convenienza di attaccare il nemico o di allearsi con lui, e persino accompagnando l’esercito nelle sue attività militan. Sl ’ leggano ISam 22,5; 1Re 22e 2Re 3; 6,8-7,20. . - Profeti che criticano gli abusi di potere da parte dei monarchi prepotenti. Si leggano ZSarn 12 (la parabola della pecorella del po‑ ‘ vero), ZSam 24 ( i l censimento di Davide), 1Re 14(l’annuncio della ‐ fine della dinastia di Geroboamo in Israele) e fi l e 21 (la vigna di
a profetizzare. , Allora venne egli stesso a Rama e si portò alla grande cistema che si trova a Secu. Domando: “Dove sono Samuele e Davide?". Gli rispose‑ ro: “A Naim di R a m ” . Egli si incamminò verso Naiot di Rama, ma venne anche su di l u i lo spirito di Dio, tanto che camminava profetiz‑ zando. fino a quando entrò & Naiot di Rama. Si tolse gli abiti e conti‑ nuò aprofetinare davanti a Samuele. Poi crollò e restò nudo tutto quel giorno e tutta la notte. Per questo si dice: “Anche Soul e tra i profeti?"xv ( l s … 19,19-24).
I profeti individuali I profeti individuali erano quelli che comunicavano messaggi, spesso ai re della loro epoca, stando in condizioni normali.Alcuni di questi profeti esercitavano la loro attività in stretta connessione con la corte del re Davide a Gerusalemme. Così Natali e Gad. Altri, in‑ vece, operavano altrove, spesso nel regno del nord, e anche in vari santuari sparsi per tutto il paese. Cosi il «veggente»di ISarn 9, il pro‑ feta Aeh.ia di Silo, e soprattutto i due grandi profeti di Israele, Elia ed Eliseo, attivi nel IX secolo a.C. e le cui storie si trovano in 1Re
17‐21e 2Re 2-13. 1 gmppi di profeti
I gruppi di profeti vengono chiamati in ehraiw «figli dei profe‑ ti». Questa espressione non significa che i loro padri erano dei pro« feti, ma che appartengonb a un gruppo profetico che vive in comu‑ nità. Si trovano soprattutto nelle narrazioni di Elia ed Eliseo. A
’la missione dei profetipre-classici
" Nabot). } ‘ - Profeti che, con i loro consigli, intervengono in questioni po‑ ‘ litiche, talvolta anche nei frequenti colpi di stato nel regno del nord. Si leggano 1Re 16,1‐8',2Re 9‐10. - Profeti che difendono il culto esclusivo di YHWH di fronte al sincretismo religioso praticato da gran parte della popolazione di Israele.Leggere 1Re 18-19; 2Re 1e 2Re 9‐10. In conclusione, la profezia pre‐classica in Israele e Giuda pre‑ senta una grande varietà sotto tutti i punti di vista: diversi tipi di pro‑ . feti, diversi contesti sociali, diversi tipi di attività e di messaggi.
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Paml I FENOMENI PRDPE'I'ICI NEI. VICINO
Omen-nz A N T I O Ù
Il fenomeno profetico
Il fenomeno profetico e in relazione con la natura dell’«uomo religioso». Vale a dire che chi ha colto l’esistenza di un essere tra‑ scendente, avverte la necessità di mettersi in contatto con lui e di ascoltarne i messaggi… Questo tipo di esperienze si verificano in tut‑ te le religioni. Il profetist biblico si colloca, pertanto, all’interno di quella che potremmo chiamare la vita religiosa dei popoli antichi. Vogliamo, dunque. soffermarci sulle culture circostanti a Israele, per vedere sevi troviamo alcuni esempi di profezia e se questi possano illuminare la nostra comprensione della profezia biblica. Il nostro punto di partenza saranno i testi biblici. L’Antico Te‑ stamento menziona l‘esistenza di profeti fuori di Israele? Non solo li menziona, ma lo fa con tutta naturalezza. In Nm 22-24 appare Bala‑ arn, un profeta straniero, del villaggio ammavita situato sulle sponde dell’alto Eufrate,di cui Dio si serve per comunicare il suo messaggio. In 1Re 18,19-40 troviamo i 450 profeh' di Baal, appartenenti alla re‑ ligione di Gezabele, la sposa del re Acab. Saltano, danzano, gridano e si flagellano fino a bagnarsi tutti di sangue, mentre invocano Baal, il loro dio, per mezzo dell’estasi. Iprafeti in Mesopotamia
Per il momento lasciamo la Bibbia, per concentrarci sulle cul‑ ture intorno a Israele. Cominciamo con la Mesopotamia. quella frangia di terra situata tra i fiumi Tigri ed Eufrate.e più esattamen‑ te con la città di Mari, le cui rovine furono scavate dagli archeolo‑ gi francesi nel 1933. Nel palazzo del re di Mari (1800 a.C. ca.) ven‑ ne scoperto un enorme archivio c o n circa 20.000 tavolette in scrit‑ tura cuneiforme. Anche sela maggior parte di esse trattano di que‑ stioni economiche e amministrative,vi sono anche molte lettere ri‑ volte al re. Cinquanta di queste parlano di fenomeni profetici. Nel 1967 fu pubblicata la corrispondenza femminile di Mari, quattordi‑ ci lettere contenenti forme di comunicazione divina, specialmente profezie e sogni.
Ilpmfelirmo biblico
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Grade a queste scoperte, sappiamo che a Mari c’erano profeti e profetesse, dei quali alcuni erano ufficialmente riconosciuti come ta‑ li, mentre altri erano persone che in una certa occasione dicono di avere ricevuto messaggi divini per trasmetterli a} re. Le profezie so‑ no quasi sempre rivolte al re di Mari, la qual cosa non deve sorpren‑ dere, poiché i testi facevano parte dell’archivio reale. Per quanto concerne il loro contenuto, i messaggi sono quasi sempre favorevoli al re,incoraggiandoloa portare a termine le sue imprese o esprimen‑ do l’ira di una divinità contro i nemici del r e , Diversamente dalla profezia biblica, a Mari raramente si trovano messaggi critici nei confronti del comportamento del re o messaggi relativi alla giustina sociale. È da notare che molte delle profezie cominciano con la for‑ mula: «Così dice ND [il nome di un dio]...», che corrisponde al‑ l’espressione ebraica «Così dice …. , conosciuta tecnicamen‑ te come «la formula del messaggero».
I profeti in A:siria
Da Mari ci trasferiamo in Assiria, al nord della Mesopotamia. Nella citta di Arbela e in altre località della zona furono scoperti al‑ cuni testi profetici, scritti, secondo gli esperti. drea mille anni dopo quelli di Mari. Anche in questi testi si parla di uomini e donne che esercitano funzioni profetiche.In molti casi le profezie sono r i c e v u ‑ te per mezzo di sogni e visioni. e per quanto riguarda il contenuto, sono sempre favorevoli al re di Assiria. Molte volte si incontra la for‑ mula «Non temere...» rivolta al re da parte della divinità, una formu‑ la frequente anche nel Deuteroisaìa. Una novità importante è rap: presentata dall'esistenza di collen‘oni di oracoli. Mentre quelle di Mari erano sempre lettere separate, qui gli oracoli sono raggruppati secondo il nome della divinità e,in un’occasione, sono stati raggrup‑ pati quelli appartenenti a un profeta specifico. fatto che ci ricorda i libri profetici della Bibbia. lproferi in Siria
lasciamo l‘Asiria per arrivare fino all‘antica Siria, la zona co‑ stiera della Fenicia e gli Stati aramei della Siria e della Giordania at‑
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tuali. La località di Emar ( X I I I secolo a.C), situata in Siria sulle sponde del fiume…Eufrate nel punto più occidentale del suo corso, fu scavata dagli archeologi francesi negli anni ’70 e seguenti del secolo scorso. Vi furono scoperti alcuni testi, scritti in aooadioo, contenenti
due sostantivi plurali, nabtì e mumbbl'atu, molto simili all'ebraico nubi (profeta), il che ha fatto pensare all’esistenza di una qualche forma di profetismo nella regione. Anche nell‘antica città di Biblos. al nord di Beirut, nel Ebano attuale, venne scoperto un testo che menziona un episodio di profe‑ tismo, probabilmente dell’XI secolo a.C. Si tratta di un testo egizia‑ no che narra la storia di Wen-Amon (Unamon) e di un giovane pro‑ feta della corte del principe di Biblcs. Ad Amat, città aramea della Siria centrale, fu scoperta un‘iscri‑ n‘one della prima metà dell’VIII secolo a.C., che mendona l‘attività di alcuni veggenti. In questo testo, contempoan al profeta Amos, il re locale descrive un grave pericolo che minaccia la sua città, asse‑ diata dalle truppe nemiche. In questo momento di angoscia,il re di‑ ce: «Devai le mani verso Baal-Shamayin (“il Signore dei cieli”), e Ba‑ al-Shamayin mi ascoltò. Baal-Shamayin mi parlò per mezzo di veg‑
genti e indovini.Mi disse: “Non temere, perché io ti ho reso re e io ti sosterrà, perché possa liberarti da questi re che ti assediano..."». Nella località di Deir ‘Alla, nell‘attuale Giordania, fu scoperto un testo (dell’VIII-VII secolo a.C.) scritto sul muro di un edificio molto deteriorato, che apporta un dato molto importante per lo stu‑ dio della profezia. Questo testo menziona una figura profetica, il profeta-veggente Balasm, che compare anche nella Bibbia, e preci‑ samente nei capitoli 22‐24 del libro dei Numeri. Secondo la ricostru‑ zione degli specialisti,il testo comincia così: «Libro (testo, documen‑ to) di Balaam, figlio di Beor,…».Balcani, descritto come un veggen‑ te degli dei, comunica al popolo che gli dei sono montati in collera a causa dei peccati della gente e hanno intenzione di distruggere la terra col fuoco. Davanti a questa situazione. Balaam esorta il popo‑ lo a pentirsi per Lasua condotta, al fine di evitare Lacalamità che sta per abbattersi sudi loro. Il messaggio di Balaam mostra una fortissi‑ ma somiglianza con la profezia di Geremia, di uno o due secoli più tardi.
Il pmfeuìrrna biblico
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Conclusione
Al termine di questo breve tragitto, possiamo affermare che la profezia in Israele non fu un fenomeno unico e del tutto nuovo, poi‑ ché anche nelle altre culture della «mezzaluna fertile» esistettero forme di profetismo, D’altra parte, si deve notare una grande diffe‑ renza tra i] profetismo in Israele e quello dei popoli circostanti. Men‑ tre in questi ultimi, la profezia è un fenomeno completamente mar‑ ginale, comparabile ad esempio con la divinazione, in Israele acqui‑ sta un’importanza religiosa e sociale senza paragoni. 5.
La. mora-rms n m ' A r m c o “ I ‘ m …
Una presenza discreta
Il fatto che nella Bibbia non ci sia nessun libro profetico scritto da una donna non significa che non vi fossero profetesse nell'Israe‑ le antico. Di fatto, la loro presenza, sebbene molto discreta, e attesta‑ ta in vari scritti biblia" : va interpretata all‘interno del contesto ge‑ nerale della profezia in Israele. Salvo qualche eccezione, le caratteristiche delle profetesse sono le stesse che abbiamo attribuito in precedenza ai profeti. Le profe‑ tesse sono donne scelte da Dio per realimre una missione a favore del popolo, sia per mezzo della parola che delle visioni, delle azioni simboliche o dei sogni. Quello che le distingue dai profeti sono le azioni miracolose, poiché mentre alcuni profeti, ad esempio Elia o Eliseo,fecero alcuni miracoli, le profetesse non hanno mai dimostra‑ to di possedere questa capacità. Nell'Antico 'Ibstamento sono cinque le donne che ricevono il ti‑ tolo di profetesse: Maria,Debora, Culda, Noadia e la moglie di Isaia. Osserviamole ora da vicino per mezzo dei testi che parlano di loro. Maria
In Esodo 15,20 leggiamo: «Maria, la profetessa, sorella di Aron‑ ne, prese in mano un tamburello e dietro a lei uscirono tutte le don‑ ne con i tamburelli per danzare». In realtà, non sappiamo perché
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Parte I
l’autore la chiami profetessa, poiché non c'è nulla nel testo e nel con‑ testo che giustifichi o spieghi questo titolo. Per incontrare qualche traccia si deve fare un salto al libro dei Numeri (Nm 12,1-16), dove Maria rivendica la sua missione di annunciatrice della parola di Dio. Il testo citato ci racconta che i due fratelli, Maria e Aronne, monno‑ ravano contro Mosè, dicendo: « I l Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per meno nostro?» (Nm 12,2).Questa reazione fa suppone che in passato entrambi,e non so‑ lo Mosè, erano stati scelti per essere portavoce della parola di Dio. La stessa cosa è suggerita dalle parole del profeta Michea: «Ti ho fat‑ to uscire dalla terra d‘Egitto, ti ho riscattato dalla schiavitù. Io ti ho inviato Mosè, Aronne e Maria» (Mi 6,4). Sebbene sia certo che Mi‑ chee non fa nessun riferimento alla profezia, non si può negare il fat‑ to che egli attribuisce ai tre fratelli una posin'one di autorità rispet‑ to al popolo e una stessa funzione di inviati di Dio.
Debora «In quel tempo era giudice in Israele una donna, una pmfetes‑ sa, Debora,moglie di Lappidòt. Sedeva sotto la palma di Debora,tra Rama e Betel,sulla montagna di Èfraim,e gli Israeliti salivano da lei per i giudizi» (Gdc 4,4-5). Due titoli, profetessa e giudice, indicano la funzione di Debora, ìntermediaria tra il mondo umano e il mondo divino, incaricata di trasmettere la parola di Dio al popolo di Israe‑ le. Non è difficile immaginarla, come suggerisce il testo, mentre svol‑ ge il suo ufficio all’aria aperta, all'ombra di una palma, attendendo instancabile a tutti quelli che si recavano da lei per chiederle un con‑ siglio o una buona parola. Uno dei consigli più importanti è quello che dà a Barak. Debora gli dice che la volontà di Dio e che egli ra‑ duni la milizia di Israele per lottare contro i cananei: « I l Signore, Dio d'Israele, ti dà quest’ordine...» (Gdc 4,6). I cananei erano agli ordini di Sisara, capo dell’esercito del re Iabin,che governava nella città di Asor. Barak ascolta le parole di Debora e accetta a una condim'one: «Se vieni anche tu con me, andrò; ma se non vieni, non andrò» (Gdc 4,8). La risposta di Debora anticipa la vittoria finale: «Bene, verrò con te; però non sarà tua la gloria per la spedizione che vai a intra‑ prendere, perehé il Signore consegnerà Sìsara nelle mani di una don‑
a preferiamo biblico
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na» (Gdc 4,9). A partire da questo momento, l’autore racconta in modo molto dettagliato gli avvenimenti seguentiiGde4,lO-16)Jltt‑ tavia, il suo principale interesse non è la battaglia tra i due eserc1ti, ma il compimento della profezia di Debora: per volontà di Dio l‘onore della vittoria ricadrà su una donna e non suBarak come ci si sarebbe potuto aspettare. Questa donna è Giaele, moglie di Cheber il Kenita, che assassinii Sisara quando costui, fuggendo spaventato dal campo di battaglia,si era rifugiato nella sua casa (Gdc 4,17-21). Culda
La storia di Culda si situa nella seconda metà del VII-secolo a.C. durante il regno di Giosia (640-609 a.C.), il migliore re di Giuda, se‑ condo l’autore deuteronomista. Quando Giosia c o m i n c i a a govema‑ re, il regno di Giuda si trova in una situazione desolata, causata dal‑ la politica dei suoi predecessori, Manasse e Amon, tradizionalmente considerati re empi. Entrambi i monarchi avevano permesso che a Gerusalemme si stabilisse ilculto degli astri ela prostituztone sacra. Essi stessi avevano abbandonato il Dio di Israele, favorendo il eulto agli idoli. In questo clima di confusione morale e religiosa, Giosia cerca di riprendere la politica riformista iniziata: dal suo bisnonno Ezeebia. Egli lotta contro il sincretismo e il paganesrmo, soprattutto contro l'enorme influenza della cultura e dei culti cananer, col desi‑ derio di ricuperare i valori fondamentali della sua religione. Con l'aiuto dei leviti, dei sanerdoti e dei profeti, porta a compimento la purificazione e la ristrutturazione del tempio di Gerusalemme. Il r i ‑ trovamento del libro della Legge. come vedremo in seguito, segnerà profondamente il suo governo. Ci troviamo nell'anno 622 a.C. . Ed è a questo punto che entra in aa'one la nostra protagonista (2Re 22,14«20). Mentre, per ordine del re Giosia, il sommo sacerdote Chelkia era impegnato nella ristrutturazione del tempio di Gensa‑ lemme, ritrovò un rotolo (lett. «un rotolo della Dottrina», che di soli‑ to viene identificato con la sezione legislativa del Deuteronomio). Chelkia riferì la cosa allo su'iba Safari, il quale lo lesse davanti al re. Udendo le parole del rotolo, il re si stracciò le vesti in atto di contri‑ zione. Giosia si era reso conto di ciò che queste parole Significavano per lui e per il suo popolo,ma non poteva esserne completamente s i ‑
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euro fino a quando quelle parole dette in nome di Dio non fossero state confermate da un profeta. Quindi, ordinò immediatamente a Chelkia, Safari e al resto del governo di andare «a consultare Dio»
(2Re 22,13). La comitiva si diresse dunque, al Quartiere Nuovo di Gerusalemme, situato a nord‐est della città, dove viveva la profeta‑ sa Culda, moglie di Sallum, custode delle vesti (2Re 22,14). La profe‑ tessa confermò le impressioni del re: il documento era veramente il libro della Legge che Dio aveva trasmesso a Mosè e annunciava la ro‑ vina per il regno di Giuda. Dio avrebbe castigato duramente i suoi abitanti per aver abbandonato l‘alleanza e aver commesso numerosi atti di idolatria e apostasia. Il destino era segnato: «E Ci.ilda disse: "Cosi dice YHWH, Dio d‘Israele: ecco, io farò venire il disastro su questo luogo e sui suoi abitanti"» (2Re 22,15-16). ln quanto al re, sembra che, grazie alla sua reazione di penitenza di fronte alla lettu‑ ra del rotolo, avrebbe avuto una fine felice: «E Culda prosegui: “00‑ si dice YHWH, Dio d‘Israele: Per questo, io ti riunirò ai tuoi antena‑ ti e sarai seppellito in pace nel tuo sepolcro;i tuoi occhi non vedran‑ no tutto il disastro che io arrecherò su questo luogo”» (2Re 22,20). Secondo la storia, Chelkia, Safari e il resto della delegazione ri‑ ferirono queste parole di Guida al re, il quale cercò subito di tare il possibile per evitare ciò che ormai era inevitabile. Riuni tutti gli abi‑ tanti per fare una cerimonia di rinnovamento dell‘alleanza. Prese misure drastiche per estirpare dal paese tutte le vestigia delle prati‑ che idolatriehe che si erano estese ovunque Purtroppo, tutti i suoi buoni propositi furono vani. Giuda era ormai condannata fin dalla caduta del regno del Nord (2Re 17,19), e ora, dopo le pratiche abo‑ rninevoli introdotte durante il regno di Manasse,si doveva semplice‑ mente attendere la conclusione fatale (2Re 21,1-15). La cosa più sorprendente nel comportamento di Culda, è che non si limita a un compito di verifica testuale - era quello che in re‑ altà il re le aveva chiesto per mezzo dei suoi inviati ‐, ma si compor‑ ta come una profetessa professionale. Culda cioè si prende la re‑ sponsabilità di interpretare il significato del rotolo per Giuda e per lo stesso re. Sappiamo che Culda fu una profetessa autentica, perché la storia confermò il suo oracolo: circa trenta anni dopo, il regno di Giuda fu assediato e cadde davanti alle truppe di Babilonia (2Re 24-25).
llpmfeù'smo biblico
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In conclusione… una donna sapeva ciò che il re sospettava solo, quello che gli abitanti di Gerusalemme ignoravano e quelloehe se‑ coli dopo in evidente al narratore deuterononnsta: il regno di Giuda era totalmente perso.
N l ' Sappiamo poco di Noadia. L'unico testo in cui compare questa profetessa eNe 6,14: «Mio Dio, ricordati di quello che mi hanno fat: to Tobia e di Sanballàt, della profetessa Noadia e degli altri profeti che cercarono di spaventarmil». Nella seconda metà del V secolo a.C., Neemia si dedicò corpo e anima alla ricostruzione delle mura di Gerusalemme, un compito che gli costò grandi sfom e sofferenze, poiché non era gradito a molti israeliti, specialmente ai samantani. La scarsa informaa'one del testo riflette solo un punto di Vista mol-' to negativo. Sembra che Noadia, forse a capo. di un gruppo di falsi profeti, si opponesse con forza alla missione di Neenna.
La moglie di Isaia Infine, citiamo la moglie di Isaia, chiamata «la profetessa» in Is
83: «Poi mi unii alla profetessa,ed essa concepì e diede alla luce un figlio», anche se non sappiamo il motivo di questo attributo. Che s i a per influenza del marito?
6 . L As o m m o » : DEI L i a m n o r m a
Un'impressionc iniziale di disordine La lettura dei libri profetici non è un compito facile. ammettia‑ molo. Avvertiamo la mancanza di una trama narrativa, di personag‑ gi, di una situan'one spade-temporale ben definita... per citare solo alcuni degli ostacoli. ’liitt3via, la principale difficoltà per il lettore moderno consiste nella disposizione del materiale. Non srpercepisce nessun ordine, nessuno schema, nessun filo conduttore che ci o r i e n ‑ ti nella lettura. Dopo aver letto alcuni passi, einevitabile sentirsi di‑ sorientati. confusi e con poca voglia di andare avanti. L‘mpresstone
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Parte 1
generale che awertiamo è che nei testi manchi un’organizzazione. Forse che non c‘è nessun ordine nei libri profetici? E se c’è, in cosa consiste? 0 dove lo si deve cercare? Cercheremo di dare alcune ri‑ sposte. Innanzitutto, non si deve cadere nella tentazione di attribuù re questa situazione all’incapacità letteraria degli autori, poiché essi stessi ci sorprendono con passi di grande qualità poetica. La risposta va piuttosto cercata nella composizione dei libri profetici. che è sta‑ ta portata a termine attraverso un lungo processo di redazione e composia'one, durato in molti casi vari secoli. Per ora non ci adden‑ treremo in questa complicata questione, che ci riserviamo di affron‑ tare in seguito, …
Lo schema «negativo-positiva» Anche se, a prima vista, la situam'one non è molto stimolante, una lettura attenta dei libri profetici ci permetterà di scoprire alcuni principi organizzativi capaci di orientare la nostra comprensione dei testi. Uno di questi e proprio lo schema «negativo-positivo»,che pre‑ sentiamo di seguito. Si trattadi una disposizione frequente dei ma‑ teriali profetici, secondo cui a passi di tono negativo (vale a dire pas‑ si che criticano vari aspetti della vita del popolo o il comportamento dei governanti, oppure minacce 0 annunci di disastri politici o mili‑ tari) ne seguono altri di tono positivo (annunci di un futuro miglio‑ re, oracoli di consolazione e speranza). Questo schema si presenta in due forme, di due o tre parti. Un esempio dello schema negativo-po‑ sitivo in due parti si trova nel libro di Isaia. Mentre in Is 1‐39 (Pri‑ mo Isaia) abbondano gli annunci di disastro contro Israele e Giuda, in Is 40‐55 (Secondo Isaia) predominano gli oracoli di consolan'one Un altro esempio ce lo propone il libro di Amos. Mentre in Am 1,2‐9,7 il profeta fa una dura critica sociale,in Am 9,8«15 emerge con forza una promessa di restaurazione che contrasta fortemente con il resto del libro. Lo schema citato può ampliarsi con una terza parte (oracoli contro le nazioni straniere) che si inserisce tra le due men‑ n'onate in precedenza. Vhlga mme esempio il libro di Ezechiele: Ez 1‐24 (oracoli contro Giuda e Gerusalemme),Ez 25‐32 (annuncio di disastri per i popoli stranieri), Ez 33‐48 (la restauran'one).
11pmfnì.rmo biblico
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La composizione dei libri profetici Riprendiamo ora la questione della composizione. Lo stato at‑ tuale dei libri profetici, con la sua scarsa e imperfettaorgamzzazxo« ne (disordine nella presentazione, frequenti ripetizmm, cambiamen‑ ti inspiegabili...) e dovuto in gran parte a un lungo processo di com‑ posizione, nel quale sono intervenuti vari redattori. Molti interrogaî tivi si pongono al riguardo: in cosa consiste questo processo? Quali ne sono le tappe? Chi ne sono i protagonisti? In definitiva, come na‑ sce un libro profetico? a) Il ministero orale del profeta { Il punto di partenza èil ministero orale del profeta. [ profetico‑ municavanc i loro messaggi in luoghi pubblici. alle porte della Città, nei luoghi di olxlto e ovunque si trovavano i loro destinatari, rispon‑ dendo asituazioni concrete della loro epoca. È molto probabile che alcuni di questi messagg', certamente non tutti, abbiano impres$io‑ nato tanto gli uditori da restare nella memoria collettiva. Quindi, Ciò che viene ricordato è una specie di sintesi della predicaztone orale del profeta e ovviamente lasi ricorda in una nuova forma letteraria. In tal modo. gli oracoli del profeta cominciano ad allontanarsi dalla situazione originale che li vide nascere. b) La mesa per iscritto . ' in un certo momento del processo, difficile da determmare, ! messaggi ricordati vennero mesi per iscritto. Ma chi si incaricò di questo compito? Probabilmente furono i discepoli del profeta,\ qua‑ l i , mossi dal desiderio di conservare le parole del maestro,m i s e r o per iscritto le prime collezioni di oracoli. Mano a mano che il tempo pas‑ sava, le collen'oni andavano prendendo la forma di quelli che po‑ t r e m l n o chiamare «libretti». I redattori raggruppava gli oracoli a seconda della forma, del contenuto, del vocabolario e raramente se‑ condo criteri di ordine cronologico. Esempi di questi libretti potreb‑ bero essere Am L’è‐2,16, collezione di oracoli contro le nazioni; Is 1‐12, collem'one di oracoli contro Gerusalemme e Giuda; oppure Ger 23,9-40, collezione di oracoli contro i falsi profeti.
Il pmjzrisnio biblico
e) L’organizzazione delle collezioni Nell’ultimo stadio del processo, le collezioni venivano unificate e ristrutturate secondo lo schema «negativo-positivo». Convinti che le parole dei profeti trasmettessero la parola del D i o vivente, i redat‑ tori si dedicarono al compito di attualiuare i suoi oracoli, conside‑ randoli validi anche per i loro contemporanei. Questa attualizzazio‑ ne non si limitava & p i o n i ritocchi o cambiamenti del testo. A1 con‑ trario, nel corso del tempo, una considerevole quantità di materiali nuovi veniva incorporata ai testi già esistenti, aprendoli a molteplici e svariate interpretazioni. Ecco quindi che nel libro di Amos per ci‑ tare solo un esempio, non solo si trova materiale che riflette l'epoca in cui visse il profeta ( V I I I sec. a.C.), ma si trovano pure aggiunte po‑ steriori del tempo dell’esilio e del post-esilio. In questo modo si è arrivati alla forma attuale dei libri profetici. 7.
I GENERI m
a n u morena
I generi letterari, strumento efi‘ìcace Per noi e facile distinguere una favola da una cronaca sportiva o da un saggio filosofico. Tuttavia, è probabile che, se non abbiamo una grande familiarità con la Bibbia, ci sia difficile cogliere i diver‑ si tipi di oracoli ola differenza tra una visione e un‘azione simbo‑ lica. Ebbene, si tratta comunque di generi letterari. I generi lette‑ rari sono uno strumento molto efficace per acquisire una buona competenza da lettori di qualsiasi tipo di letteratura, tanto più sesi tratta dei libri profetici. Come abbiamo già indicato in precedenza, la profezia (! difficile da leggere, e proprio per questo motivo, pri‑ ma di imbarcarci in questa avventura, e necessario conoscere i principali generi letterari. Distinguiamo ora t r a generi oracolari e generi narrativi.
I generi aracalari Per quanto concerne i generi oracolari, risalta l’oracolo di giu‑ dizio, caratteristico della profezia pre‐esilica. Si compone di due parti, unite dalla congiunzione «perciò». La prima è la «denuncia
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dei delitti» ela seconda l’annuncio del castigo». È cbiaro che la se‑ conda e la conseguenza della prima. Ecco un esempio tratto dal li‑ bro di Amos: Denuncia dei debiti ‘ «Non sanno agire con rettitudine ‐ colo del Si ore ‐; ’ acîliianiulano neisluoro palazzi violenza e rapina» (Ani3,10).
Annuncio del rus-rigo
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«Perciò così dice il Signore Dio: “ l l nemico ciroonderù il paese, abbattere la tua forza ' e i tuoi palazzi saranno saccheggiati“» ( A m 3.11).
Una variante di questo genere sono i cosiddetti «oracoli di guai», vale a dire gli oracoli che iniziano con l’inteneuone «guai». A questa segue un’indicazione dei destinatari e una descrizione del lo‑ ro comportamento colpevole. A volte, ma non sempre, si finisce con l‘annunq'o del castigo. Isaia ce ne offre un buon esempio: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che prendono le tenebre per luce ela luce per tenebre. che considerano l’amaro dolce eil dolce amaro! _ ’ Guai a coloro che si credono sapienti e si tano intelligenti, , Gualiesli:oloro che sono campioni nel bere vino. che si vantano di mescolare bevande inebrianti. a coloro che si fanno corrompere per assolvere il colpevole ‘ enon rendono giustizia all‘mnocentel . Come la lingua di fuoco divora la padia eil fieno scompare nella fiamma. così martirila loro radice. e il loro fiore volerà via come la pula, perché hanno rigettato … la legge del Signore competente, e hanno disprezzato la parola del Santo d’lsraele» (ls 5,20-24).
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Parte 1
Ilpmferirnw biblica
Un altro genere oracolare è quello costituito dall’esortazione e
! generi narrativi
dall‘awertimento, varianti di un discorso che si propone di ottenere Il cambiamento del modo di comportarsi dei destinatari. L’esortazio‑ ne lo esprime in positivo (fare il bene), mentre l’avvertimento lo esprime nella maniera contraria (evitare il male). Esempi di questi due tipi di oracolo si incontrano in questo passo di Isaia: «Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Gessate di fare il male, imparate a fare il bene. Cercate il diritto. proteggete l’oppresso, soccorrete Portano,
difendete la vedova» (ls 1,16«l7).
Infine, menzioniamo l‘«oracolo di salvezza», altrimenti chiama‑ to «annuncio di un futuro migliore», caratteristico della profen‘a del periodo dell‘esilio c del post-esilio. La salvezza annunciata consiste in una salvezza che non si realizza nell'aldilà, ma nella storia, come ad esempio nel caso della liberazione dei deportati e del ritorno alla terra di Israele. Lo possiamo vedere nel seguente testo di Geremia: «Così dice il Signore: Gridate di gioia per Giacobbe! Lodato la prima delle nan'oni!
gate udfi.rse la vostra l o d e ] rte: “ ignore ha salvato il suo Io il resto d’lsraele"! popo ‘ la li ricondurrò dalla terra del settentrione. li radunerò dalle estremità della terra; tra loro sono zoppi, ciechi,
donne incinte e partorienti, ritorna una gran folla. Tornano piangendo, grati perché ritornano; li condurrà a fiumi d’acqua per una strada piana, in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele. ed Èfraim è il mio primogenito» (Ger 31,7-9).
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Passiamo ora ai generi narrativi, meno frequenti di quelli oraco‑ lari. A essi appartengono i racconti di visioni,i racconti di azioni sim‑ boliche e i racconti biografici. Per quanto riguarda le visioni, queste offrono una grande varietà di forme. In alame, il profeta vede una soena drammatica e ascolta una parola divina (ls 6,1-13). In altre, ve‑ deun oggetto, al proposito del quale si stabilisce un dialogo tra Dio e il profeta,che culmina con la spiegan'one della visione (Am 8,12). E vi sono anche racconti in cui la visione e tanto misteriosa da richiede‑ re l’intervento di un angelo per svelarne il significato (Ze 2,1-4). Leg‑ giamo, ad esempio,la visione della frutta matura del profeta Amos: « l l Signore Dio mi fece vedere un canestro di frutta m a t u r a , E mi domandò: “Che cosa vedi, Amos?".
lo risposi:
“ U n canestro di frutta matura", Il Signore mi disse: “Maturo e il mio popolo, israele; non gli perdonerà più"» (An-r 8.1-2),
Nei libri di lsaia, Geremia, e soprattutto di Ezechiele, Osea e Zaccaria, appaiono trenta azioni simboliche in totale. Dettagli a par‑ te, tutte condividono la stessa struttura: l‘iniziativa divina (Dio ordi‑ na al profeta di realizzare un‘azione simbolica), l’esecuzione dell’or‑ dine da parte del profeta e la spiegazione del significato dell’azione realizzata. È da notare che, a volte, qualcuno di questi elementi e omesso nel racconto. È proprio quanto avviene in questo esempio, tratto dal libro di Ezechiele, con l’esecuzione dell’ordine divino: «figlio dell‘uomo, prendi una tavoletta d'arg‘lla, mettila dinanzi a te e incidici sopra la città di Gerusalemme. Disegna un assedio. rizza torri d’assalto contro di ema. costruisci trincee, disponi gli accampamenti, colloca gli arietr' tutto intorno, Poi prendi una lamiera di ferro e metti‑ la come muro tra te e la città; tieni fisso lo sguardo su di essa; sarà as‑ sediata, ma' tu la assedierui. Questo èun segno per il popolo d’Israe‑ le» (Ez4,1-3).
Ibrrninianro la nostra presentazione con i «racconti biografici», espressione che si riferisce a Is 36‐39 e Ger 3fr45, due grandi bloc‑
_ _ _ . . . J
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Pam:1
chi di narrazioni scritti in terza persona. Il primo riproduce, con al‑ cune varianti, i fatti riguardanti Isaia narrati in 2Re 18,13‐20 19 mentre 11secondo-contiene gli oracoli dettati da Geremia al suo,seî gretario Baruc, da cui il nome di «biografia di Baruc» con cui e co‑ nosciuta questa sezione. Puntualiuiamo un dettaglio suquesti gran‑ di racconti:il termine biografia non va inteso secondo la nostra men‑ talità moderna,nel senso cioè di una narrazione complemento cen‑ trata sul protagonista, sulla sua personalità 0 sulle sue azioni. N e i te‑ st: citati, invece, l’enfasi cade sull’azione divina che viene compiuta permezzo del profeta. In altre parole, ciò che interessa non e tanto la figura del profeta, quanto il suo messaggio.
Parte 2 I PROFETIE I LORO LIBRI
].
Amos
Oltre a essere il primo profeta il cui messaggio sia stato trasmes‑ so per iscritto,Amos (in ebraico, «YI-IWI-I porta») e il più antico di tutti i profeti classici, precedente a Osea, Isaia (il primo Isaia) e Mi‑ chea, tutti attivi nell’VIII secolo, epoca conosciuta come il «secolo d’oro» della profezia.
Contesto biblico
Qual era la situazione politica, sociale e religiosa di Israele in questa epoca? Sotto il regno di Geroboamo II (793-753). Israele co‑ nosce un’epoca di espansione territoriale e di prosperità che non si vedeva dai lontani tempi di Salomone. Fiorisce il comercio con l'Arabia ela Fenicia. Cresce la popolazione. Gli edifici sono splendi‑ di e lussuosi. Aumentano le disponibilità economiche e agricole. Si sviluppa l’industria dei tessuti e della tintoria. In una parola,il regno di Israele è una nazione ricca. Purtroppo, questa prosperità e questo benessere nascondono una terribile disgregazione sociale. La situa‑ zione della maggioranza della popolazione era tremendamente dura elo Stato non si preoccupava affatto di migliorarla. Esistevano gran‑ di ingiustizie e un contrasto brutale tra poveri e ricchi. Quelli che sofirivano di più erano i piccoli agricoltori, sempre in balìa degli usu‑ raie delle calamità naturali.
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lpmfeu'eilom libri
Questo sistema, già di per sé duro, veniva aggravato dall'ambi‑ zione dei ricchi e dei commercianti, che approfittavano dei crediti concessi ai poveri per aumentare le proprie ricchezze e il proprio po‑ tere Fahificavano i pesi e le misure,manipolavano le leggi e corrom‑ pevano i giudici con doni. A questa corruzione sociale bisogna ag‑ giungere la corruzione religiosa che regnava nei grandi santuari, molti dei quali pagani, dove si promuovevano i culti della fertilità e della prostituzione sacra. Nei santuari che si dicevano yahwisti si praticava un culto falso e vuoto, fatto di riti e sacrifici, con i quali si voleva mettere a tacere la coscienza e nascondere l’ingiustizia. No‑ nostante tutto, il popolo continuava a sperare ne «il giorno del Si‑ gnore», vale a dire in un intervento meraviglioso di Dio in favore di Israele,che ne avrebbe cambiato radicalmente il destino e l‘avrebbe fatto diventare capo delle nazioni. Proprio in questa situazione di prosperità economica e di stabi‑ lità politica, di ingiustin'e sociali e di corruzione religiosa, esercitò il suo ministero profetico Amos, di cui possediamo pochissimi dati. Non sappiamo quando nacque né quando morì, e non abbiamo ne‑ anche notizie sulla sua vita privata. Gli unici dati di cui disponiamo si riferiscono al suo luogo di origine e alla sua professione. Nacque a "Ibkòa, una cittadina situata a sud di Betlemme, a circa 20chilometri da Gerusalemme. Inoltre, Amos era del sud. Nonostante ciò, il Si« gnorc lo mandò a profetimre al regno del nord. Sembra che fosse un allevatore di pecore (per alcuni, invece, un semplice pastore) e coltivatore di sicornori, cosa che lo portò a viaggiare con frequenza, poiché a Tekòa non ci sono sicomori. Per trovarli bisogna andare al Mar Morto o alla pianura della Sefela.
fu durante la sua gioventù. Potremmo situarla tra gli anni 760-750 a.C. In ogni caso, il Signore irrompe nella vita di Amos con un mandato certamente sorprendente. Deve abbandonare la p r o p r i a terra, laicasa e il suo lavoro,per andare aprofetizzare al regno del nord,proprio lui che era del sud, Probabilmente predicò per settimane o m e a t …diver‑ se località del nord (Betel, San-naria, Galgala...), fino al suo scontro con il sacerdote Amasia, sicuramente il massimo responsabile del santuario di Betel. Scandalizzato dagli attacchi contro il re Geroboaî mo e dalle sue profezie sull’esilio del popolo,Amasia lo denuncia, gli impone il silenzio e lo espelle dal paese: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; guadagnati da vivere profetizzando la. Ma a Be‑ tel non profetizzare più,perché questo èil santuario del reed èil tem‑ pio del regno» (Am7,12-13).La risposta di Amos fu terribile e,secon‑ do alcuni, determinò la fine del suo ministero profetico:
La chiamata del Signore Senza avere nessun rapporto con la profezia,in quanto si muove‑ va in un ambiente completamente rurale,Amos ricevette la chiamata del Signore: «Io non sono un profeta né figlio di profeta. lo conduce‑ vo buoi e coltivava fichi. Ma il Signore mi prese e mi fece lasciare il gregge, dicendo: “Va’, profetizza al mio popolo Israele”» (Am 7,14). Non sappiamo esattamente quando ebbe luogo la vocazione del pro‑ feta, sebbene si supponga,forse per analog'a con Isaia e Geremia, che
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( T \ I dici: ”Non profetizzare contro Israele,
non pronunciare oracoli contro in stirpe d’laaeco”. Ebbene. cosi dice il Signore: . ” I l l a moglie sarà disonorata nella città. i tuoi figli ele tue figlie cadranno di spada, e latua terra sarà ripartita con la corda; moriraiin terra impura sarà deportato lontano dalla sua terra”» (Am 7 , 1 6 ” ) .
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Il ruggito del leone
In cosa consisteva il messaggio di Amos? Come potremmo deli‑ nirlo? Si tratta senz‘altro di un messaggio duro, tanto da ricordare «il ruggito del leone» (Am 1,2).Un messaggio che insiste sul castigo che il Signore infliggerà al suo popolo traviato e corrotto. Il profeta dun‑ que non si limita ad annunciare il castigo divino, ma nespiega il mo‑ tivo alla gente. Per questo, Amos denuncia una sene di peccati con‑ creti, tra i quali spiccano i seguenti: il lusso, l‘mgiustma,il falso cul‑ to e la falsa sicurezza religiosa. Una delle cose più criticate da Amos e il lusso della classe ele‑ vata della società. Ne critica i magiiflci palazzi,pieni z e p p i dl ogget‑ ti di valore e mobili di lusso, dove trascorrono i loro giorni banchet‑ tando sontuosamente, mentre il popolo geme nella miseria:
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Parte2
«Guai a coloro che cercano di allontanare il giorno della disgrazia, mentre avvicinano il potere della violenza; si distendono su letti d‘avorio, si sdraiano sui loro divani, mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla: balbettano come insensati, e come Davide inventano strumenti musicali; bevono il vino in mppe eleganti, si ungono con il migliore degli oli. ma non si commuovono affatto per la rovina della casa di Giuseppe! Perciò, andranno in esilio in testa ai deportati, e finirà l'orgia dei dissoluti» (Am 6,3-7).
Il fatto peggiore è che i ricchi godono di questa situan'one a spe‑ se dei poveri. Le loro riocheue le hanno ottenute opprimendo i po‑ veri e maltrattando i bisognosi (Am 4,1), schiacciando l’indigente e esigendo da lui un tributo in grano (Am 5,11), opprimendo l’inno‑ cente, accettando di essere corrotti e vessando i poveri in tribunale (Am 5,12), calpestando e sterminando gli umili del paese (Am 8,4), rubando sul peso dei sacchi di cereali, aumentandone il prezzo e truccando le bilance, per comprare con denaro [indigente e il pove‑ ro per un paio di sandali (Am 8,5‐6). Questo modo di agire, totalmente contrario alla legge del Si‑ gnore, non impedisce che gli abitanti del regno del nord continui‑ no a essere fedeli alle loro pratiche religiose, pensando che una ta‑ le situazione di disuguaglianza, oppressione e ingiustizia sociale non sia incompatibile con la religione. Così compiono i loro pelle‑ grinaggi ai santuari di Betel e Gàlgala, offrono sacrifici tutte le mattine, pagano le decime, organizzano preghiere e rendimenti di grazie, fanno voti e celebrano feste. Credono che queste manifesta‑ zioni esteriori siano gradite a Dio.’Ihttavia,il Signore respinge que‑ sto falso culto per m e n o del profeta Amos, il quale predica con grande ironia: «“Andate a Betel a peccare, a Gàlgaln, e moltiplicate le trasgressioni! Presentate ogni mattina ivostri sacrifici, ogni tre giomi le vostre decime! Offrire azioni di grazie c o n pane lievitato!
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Proclamate ad alta voce le offerte spontanee, perché così vi piace fare, 0 figli d’Israele”, oracolo del Sigmre» ( A m4,4-5).
La sua dura invettiva continua, facendosi portavoce del Signore: «Detesto e respingo le vostre feste, non accetto le vostre assemblee sacre. Anche semi presentate olocausti e offerte, non li gradirò, e n o n guarderò le offerte di pace con giovani tori ingrassti. ' . Allontana da me il baccano dei t u o i cantu; non voglio sentire il suono delle vostre arpe.
Piuttosto come acqua scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (Am5,21-24). Infine,Amos attacca la falsa sicurezza religiosa.Il popolo si sen‑ te sicuro, perché sa di essere il popolo eletto dal Signore, il quale lo liberò dall’oppressione d’Egitto e,di conseguenza, pensa di essere li‑ bero da ogni disgrazia.A Israele non può accadere nulla di male.An‑ zi, attende con inipan'enu la venuta del «giorno del Signore?, un giorno di luce, splendore, trionfo e benessere per tutta la n a z i o n e . Amos smantella questa concezione religiosa, mostrando loro che Israele,per il fatto di aver ricevuto la liberazione da parte del Signo‑ re, non è migliore dogi altri popoli, poiché non sono gli unici a esse‑ re stati liberati da lui. Non si tratta di un privilegio del quale vantar‑ si e per curi sentirsi sicuri, ma una condizione che esige una respon‑ sabilità magg'0re di fronte al Signore: «Soltanto voi ho scelto tra tut‑ te le altre tribù della terra. Perciò io vi chiederò conto di tutte le vo‑ stre trasgressioni» (Am3,2). In tal modo si vuol dire che quando ver‑ rà, il giorno del Signore sarà ten-ibile, tenebroso e oscuro: «ln quel giorno ‐ oracolo del Signore Dio ‐, farò nascondere il sole a mezzogiorno
e oscurerò la terra in pieno giorno. Cambierà le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in elegia, Farò vestire ad opti fianco il sacco e farò radere tutte le teste. Sarà come il lutto per un figlio unico e la sua fine come un gjomo d’amarezza» (Am 83-10)…
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Parte 2
Dopo aver letto tutti questi testi, sorgono varie domande sullo stesso problema: ci sarà una via d‘uscita per Israele? Avrà la possibi‑ lità di salvarsi o non ci sarà rimedio al suo peccato? Il popolo e de‑ stinato alla catastrofe? Anche se la maggior parte dei passi sono di tono negativo, nel cuore del libro, in un contesto di desolazione e morte, emerge un raggio di speranza: «Poiché così dice il Signore al‑ la casa d’Israele: “Cercate mee vivretel"» ( A m 5,4). Cercare il Si‑ gnore Significa cercare il bene e la giustizia. Lottare per una società più giusta è l‘unico modo per evitare il castigo. Anche se, a quanto pare,}! popolo non ha ancora reagito a questo invito, l’ultima parola del Signore non è di condanna, ma di salvezza. Il libro di Amos ter‑ mma con questi due magnifici oracoli di salvem: «In quel giorno rialzerò la ca arma cadn ' ‘ ‘ ne riparerò le brecce. p ta … Daude. ne restaurerò le rovine, e la ricostruirò come un tempo, perché posseggano il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali fu invocato il mio nome oracolo del Signore che fa tutto questo. ‘ Vengono j o r n i - oracolo del Signore -, in cui clu ara s’inmntrerà con chi miete e chi pigia l'uva con chi sparge il seme; 1monti stilleranno il vino nuovo e le colline si scioglieranno. Riporterò in patria gli esiliati del mio popolo Israele‑ ricostrurranno le città devastate e vi abiteranno. ‘ punteranno vigne enebet-ranno il vino, coltiveranno orti e ne mangeranno i frutti. Io li pianterù nella loro terra. che io avevo dato loro, enon ne saranno mai più sradicati. dice 11Signore. tuo Dio» ( A m 9,11-12.13-15). 2.
CSEA
La vita del profeta
Sappiamo poco della vita di Osea (in ebraico, salvatore»). Ignonamo l’anno della sua nascita e della sua m o r t e Non sappiamo
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neanche dove nacque né quale fosse la sua professione. Gli unici da‑ ti personali a nostra disposin'one sono il suo nome,quello di suo pa‑ dre (Beerì) e quello della sua sposa (Gomer).A questi si devono ag‑ giungere i nomi simbolici dei suoi tre figli: «Dio semina», «Nomarna‑ l a » e «Non»popolo-miom Svolse la sua attività sempre nel regno del nord,probabilmente in Samaria, Betel e Galgala. Di fatto, non parla mai di Gerusalemme o di altre città di Giuda. Situazione storica Osea iniziò la propria attività profetica negli ultimi anni di Ge‑ roboamo (782-753 a.C.), dopo l‘espulsione di Amos dal regno del
nord. Di conseguenza, nacque e crebbe in uno dei pochi periodi di splendore conosciuti da Israele dopo la sua separazione da Giuda. 'Illttnvia.alla morte di Geroboamo, la situazione cambiò radicalmen‑ te. Nei trenta anni suocessivi,salirono al trono sei re, quattro dei qua‑ li lo fecero con la forza. Omicidi, lotte intestine, la guerra siro‐efrai‑ mita, continue rivolte ela caduta di Samaria nell’anno 722 a.C., carat‑ terizzano questa epoca m i r a della storia di israele.Alla luce di que‑ sta situan'one politica. si comprendono le dure critiche lanciate da Osea contro i governanti e la delusione con cui parla della monar‑ chia. Tuttavia, il problema che più lo preoccupava era, come vedremo in seguito, l’idolatria. !! messaggio di Osea Nonostante sia classificato tra i «profeti minori», il libro di Osea è di grande importanza teologica e il suo influsso sugli altri libri pro‑ fetici ènotevole. Osea presenta la vita del popolo di Israele come un incontro personale con Dio, più esattamente come una storia di amore tra Dio e il sno popolo, una storia di tradimenti e fedeltà, di trasgressioni e promesse,di peccato e perdono. Secondo il testo, q u e ' sto incontro avviene in due ambiti della vita di Israele: nel culto e nelle decisioni politiche. Il profeta smaschera il peccato umano in questi due ambiti con un linguaggio forte ea volte violento, mostran‑ do che il peccato consiste nell’infedeltà a Dio, il quale non ha mai smesso di amare Israele con un amore di preferenza.
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N e i primi tre capitoli del libro (Os 1‐3),i più noti e commentati, la vita personale del profeta viene presentata come emblema 0 sim‑ bolo del matrimonio tra D i o e il suo popolo Israele Siè diswsso mol‑ to sul matrimonio di Osea e sull’identità di sua moglie: «Va‘, sposati con una donna di prostituzioni e accetta i figli di prostitua'one,poiché il paese non fa che prostituirsi, allontanandosi dal Signore» (Os 1,2). La cosa più probabile, comunque, è che Gamer non fosse una prosti‑ tuta, ma una donna, che essendo infedele a suo marito, decide di ab‑ bandonare la famiglia. Questa tragica esperienza matrimoniale servì a Osea per comprendere ed esprimere la relazione tra Dio eil suo po‑ polo. Dio è lo sposo e Israele è la sposa infedele che lo ha lasciato per andarsene con un altro (Baal) o con altri (I’Assiria,l‘Egitto). Per que‑ sto, quando parla dei peccati del popolo, il profeta si riferisce a loro usando le parole «adulterio» e «prostituzione». E quando parla del‑ l‘amore di Dio, lo concepisce come un amore sponsale, l’amore di un marito che è capace di perdonare :: di ricominciare da capo: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto. nell’amore : nella tenerezza; ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22).
Come abbiamo già indicato in precedenza, l‘idolatria era la pre‑ occupazione principale di Osea. All'epoca si era diffuso nel popolo il culto al dio cananeo Baal, signore della pioggia, delle stagioni e,di conseguenza, della fertilità. G l i israeliti accettavano i riti collegati al‑ la prostituzione sacra e ai culti della fertilità. poiché pensavano che YHWH, dio del deserto e dei pastori,non sarebbe stato loro di gran‑ de aiuto nella coltivan‘one della terra e per ottenere raccolti abbon‑ danti. Per questo, senza abbandonare Y H W H , rendono culto :: Baal, poiché è colui che soddisfa i loro bisogni primari: pane e acqua, lana e lino, vino e olio. Così, quando Israele poteva godere di questi doni, non rendeva grade a YHWH, ma a Baal. Questa è la situazione che Osea critica duramente nel capitolo 4. un testo emblematico, che ri‑ flette molto bene la situazione sociale e religiosa del regno del nord, come anche la profonda preoccupazione del profeta. Osea inizia de‑ nunciando la condotta del popolo:
1profeti : i loro libri
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«Ascoltate la parola del Signore, ci figli d'Israele, perché il Signore denuncia gli abitanti di questa ter-ra: non c’è infatti fedeltà né amore, né conoscenza di Dio in questa terra; ’ solo spergiuro e inganno, saccheggio e rapina, adulterio e violenza. Sangue su sangue» (Os 4,1-2).
In un secondo momento critica il comportamento dei sacerdoti: «Quanti più sono, tanto più peccanp contro di me; cambierò la loro gloria in ignomnna. Essi si nutrono del peccato del m i o popolo e hanno fame della sua iniquità» (Os 4,7-8). Per ultimo, annuncia che sia il popolo che il sacerdote, riceve‑ ranno il medesimo castigo:
«Popolo e sacerdote avranno la stessa sorte: chiederò conto della loro condotta ' e li ripagherò secondo guanto si mentono. Mangeranno.ma non si sanerannon ' si prostituirnnno,ma non avranno figli, perché hanno abbandonato Il Signore per darsi alla prostituzione» (Os 4.9-10).
Di seguito. Osea descrive una serie di scene di idolatria,caratte‑ ristiche del culto nei santuari locali, in genere posti sulla orma delle montagne, dove gli israeliti praticano la divinazrone (per mezzo di alberi, movimenti delle foglie, pezzi di legno...), offrono sacrifici, st ubriacano e si intrattengono sia con le prostitute ordinarie che con quelle sacre: «Il vino vecchio e quello nuovo tolgono il senno: il mio popolo consulta un tronco … e si lascia ammaestrare da u1n pezzo di legno; o ' 'to di ostituzione i svia ‘e“:i ;Fo‘2timiscglno abbandonme il loro Dio. Sulle cime dei monti offrono sacrifici;
I profeti ei loro libri
sulle alture bruciano inoensi sotto le querce,
Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché io sono Dio, non un uomo;
i pioppi e i terebiuti, perché gradevole e la loro ombra» (Os 4.11-13).
La situazione generalimta di idolatria è riassunta da Os 4,17: «Èfraim si allea agli idoli. Abbandonalol», versetto che presagisoe il castigo annunciato in Os 4,19: «Ma l’uragano li travolgerà con le sue ali e dovranno vergognarsi dei loro sacrifici». Un altro elemento tipico del messaggio di Osea è la sua visione critica del passato. A partire soprattutto dal capitolo 9, il profeta ri‑ corda gli avvenimenti passati della storia di Israele. ’Illttavia1non è contento di questo passato: proprio il contrario. Invece di una storia di salvezza, Osea riporta alla memoria una storia di peccato e ribel‑ lione che contrasta fortemente con l‘amore incondizionato di YHWH per il suo popolo. Già dal principio della sua storia, nel de‑ serto, si manifestò la tendenza all’idolatria di Israele, che continuò durante la monarchia. Questa, secondo il profeta, è il frutto dell’ira di Dio (Os 13,11).In base alla situazione descritta, sembra che l’ulti‑ ma parola la debba avere il castigo. Invece, è l’amore di Dio che al‑ la fine trionfa. A differenza di Os 2. dove YHWI-I appare come sposo e Israele come sposa, in Os 11 la metafora cambia. Qui … è il padre e Israele il figlio. Nonostante tutti gli sfom’ fatti dal padre per m i r a r e ed educare il figlio, eostui è il prototipo del Epic ribelle che, secondo la legge,deve morire. Un figlio che preferisce confidare negli amici piutv tosto che in suo padre. Un duro castigo si soorge all‘orizzonte ma,co‑ me reagirà YI-IWH'! Lascerà perire il suo figlio amato? [o abbando‑ nerà al suo destino? Lo ricupererà'! Quale sarà il suo comportamen‑ to verso Israele? Lo tratterà come si merita? La risposta a queste do‑ mande è fondamentale, perché determinerà il futuro della relazione tra Dio e il suo popolo. lo troviamo in questo bellissimo passo: «Come ti tratterò, Ètraim?
Potrei forse abbandonarli, Israele? Ti tratterò al pari di Adina, e ti lascerò ridotta come Seboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, tutto il mio intimo freme.
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iosonoilSantoinmeazoate e non mi compiaccio nel distruggere» (Os 11,89), Il messaggio di Osea è sconcertante, poiché è lontano dalla no‑
stra logica religiosa basata sulla sequenza peeeato-conversione-per‑
dono. La grande novità di Osea è l’inversione di questo ordine: il perdono precede la conversione Vale a dire che Dio perdona p r i m a ancora che il popolo ( i l figlio, la moglie) si converta. Anzi, lo perdo‑ na persino nel caso che non si converta. Dio perdona sempre. 3.
I l . Proud ISAIA o PROTOISAIA (Is 1‐39)
Il libro di Isaia e le .me parti fin dall’antichità, il libro del profeta Isaia e il più commentato, tanto dagli autori ebraici che da quelli cristiani. Oltre a offrire una grande varietà di generi letterari,e pure il libro profetico che contre‑ ne più capitoli. . Negli ultimi venti anni lo studio di questo libro ha wnoscruto dei cambiamenti molto importanti e, anche se non pretendiamo di entrare in questioni scientifiche, vogliamo spiegare il motivo per c u i attualmente si distingue tra il primo Isaia o Protoisaia (Is 1‐39).il se‑ condo Isaia o Deuteroisaia (Is 40‐55) e il terzo Isaia o THtoisaia (ls 56-66). Di fatto, abbiamo dedicato un capitolo a ciascuna di queste t r e parti del libro. ’ Ebbene, tradizionalmente si era sempre pensato al profeta Isaia come unico autore dei 66capitoli di cui consta l‘opera che porta il suo nome, anche se già nel medioevo Ibn Ezra (1092-1167) e, aleum secoli dopo,Baruch Spinoza (1632-1677) avevano messo in dubbio la posizione tradizionale. La situazione cambiò notevolmente quando Bernhard Duhrn (1847-1928) propose la divisione attuale Secondo questo autore,la prima parte del libro (Is 1‐39) e opera del profeta Isaia vissuto nel V I I I secolo a.C.,la seconda (Is 40‐55) e in gran par‑ te attribuibile a un profeta anonimo dell’esilio, chiamato Deuteroi‑ saia, e l a terza (Is 56‐66), scritta dopo l‘esilio,è opera di un altro pro«
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Parte2
feta anonimo, conosciuto come Tritoisaia. Questa divisione continua a valere anche ai giorni nostri.
Situazione storica del Protoisaia Ci occuperemo ora, dunque, più dettagliatamente del primo Isa‑ ia. Cominceremo presentando, in modo succinto, il quadro storico della seconda metà dell‘VIII secolo a.C. nel Vicino Oriente antico e in particolare nei regni del nord (Israele) e del sud (Giuda). Il fatto politico più rilevante di questa epoca e la rapida e crescente espan‑ sione dell‘Assìr-ia, una potenza che per anni era rimasta quiescente. Il protagonista fu senza dubbio il re 'I’igIat-pileser I I I (745-727), grande organiuatore e abile militare. Desideroso di estendere il pro‑ prio territorio, condusse una politica molto aggressiva verso i popo‑ li vassalli. A Tiglat-pileser suocessero sul trono Salmanassar V (727‑ 722), Sargon II (721‐705) e Sennacherib (704-681), quattro impera‑ tori contemporanei del profeta Isaia. Isaia nasce durante il regno di Ozia-Azaria (767‐739), un’epoca di relativo splendore, che si mantiene durante il regno di Iotam (739-734). La situazione, invece, cambia radicalmente ai tempi di Acaz, quando scoppia la guerra siro-efraimita, un awenimento de‑ cisivo nella predicazione di Isaia. Statiche del tributo che dovevano pagare all'Assiria, Siria e Israele decidono di ribellarsi e chiedono aiuto a Giuda; il re Acaz. tuttavia, sordo ai consigli di Isaia, rispon‑ de negativamente. Preferisce sottomettersi all’Assiria, pagando il corrispondente tributo, piuttosto che unirsi agli alleati. Da parte sua. Tiglat-pileser si impadronisce di gran parte del territorio del re‑ gno del nord, incorporandolo all’impero assiro. A questa prima in‑ vasione ne seguirà una seconda e definitiva. G l i avvenimenti si svol‑ gono rapidamente: nell’anno 722. Samaria cade nelle mani di Sa]‑ manassar V, e l'anno seguente Sargon II completa la conquista, in‑ corporando la zona della Samar-ia all’impero assiro. È la fine del re‑ gno di Israele. Mentre Giuda non ebbe problemi con gli assiri durante il regno di Acaz, non avvenne lo stesso con il figlio e successore, Ezechia, il quale in due occasioni partecipò con altri Stati vicini a delle rivolte anti-assim, nella speranza di un aiuto, che non arriverà mai, del‑
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l’Egitto. Seccato da tante rivolte, il re Sennacherib decise di invade‑ re G i u d a , Dopo aver conquistato quarantasei fortezze del regno,cm‑ se d’assedio Gerusalemme senza occuparla. Sorprendentemente le truppe assire non distnrssero la città, ma accettarono come multa un enorme tributo dal re,lasciando il territorio completamente devasta‑ to e sottoposto a vassallaggio. Questo avvenimento, unico nella sto‑ ria politica dell’Assir-ia, fu considerato a quel tempo un miracolo, una benedizione che il Signore aveva mandato su Gerusalemme. La tradizione biblica vide in questi avvenimenti la mano del Signore che proteggeva la sua città amata (cf. 2Re 18-19). Che casu sappiamo di Isaia-’
Dovette nascere intorno al 760, durante il regno di Ozia, proba‑ bilmente a Gerusalemme. Il padre si chiamava Amos, anche se non ha nulla a che vedere con il profeta che porta lo stesso nome. La sua vasta cultura, la qualità della sua poesia e la padronanza della situa‑ zione internazionale della sua epoca dimostrano la sua appartenen‑ za alla classe alta della società. Quando era ancora giovane. ricevet‑ te la chiamata del Signore, esperienza che gli aprì un mondo nuovo. Le verità tradizionali e la devozione giovanile lo aiutarono a coglie‑ re il grande disegno che il Signore aveva preparato per il suo popo‑ lo. Nel racconto della sua vocazione (Is 6) scopriamo il suo Interres‑ se per la santità di Dio, la coscienza del peccato (personale e colletî tivo), la necessità del castigo e la speranza della salvezza. Questi quattro temi, insieme alle tradizioni di Sion e della dinastia dav1dica, sono i punti principali del suo messaggio. Poco dopo la sua vocazio‑ ne, si sposò con una donna di cui ignoriamo il nome, e che lui in un’occasione chiama «la profetessa» (Is 8,3). Da lei ebbe almeno due figli, a cui mise nomi simbolici, «un resto ritornerà» e «veloce alla preda, svelto al bottino». Non sappiamo nulla della sua Vita privata. E non conosciamo neanche la data della sua morte. che dovette av‑ venire dopo il 701.
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La sua attività profetica
Isaia sviluppò la sua lunga attività profetica (drea 40 anni) sotto iregni di Ozia, Iotam,Acaz ed Ezechia. Prima della guerra siro‐etni‑ rnita, durante un periodo di relativa prosperità,il tema principale del‑ la sua predicazione era la critica sociale e religiosa. Isaia constata n u ‑ merose ingiustizie, giudizi arbitrari, corruzione delle autorità, ambi‑ zione dei latifondisti, oppressione da parte dei governanti. E, quello che è peggio,la gente pretende di coprire tutte queste piaghe c o n una falsa pietà e abbondanti pratiche religiose.Ascoltiamo questo oraco‑ lo contro Israele,designato sarcasticamente come Sòdoma e Gomor‑ ra, nel quale Isaia denuncia il culto fatto di ingiustizie e inganni: «Ascoltate la parola del Signore, capi di Sòdoma; fa’ attenzione all'insegnamento del nostro Dio, popolo di Gemona. “Che me ne faccio di tutti i vostri sacrifici? ‐ dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Detesto il sangue di giovani tori, agnelli : capri. Nessuno vi chiede di venire da me, a calpestare gli atri del mio tempio, portando offerte inutili. il cui fumo trovo insopportabile. Smettete di convocare assemblee sacre, noviluni e sabati! Non posso sopportare le feste mescolate coi delitti… Detesto con tutta l‘anima i vostri noviluni e le vostre celebrazioni; mi sono divenuti un peso insostenibile. Quando stendete le mani per pregare, distolgo gli occhi da voi; anche semoltiplicaste le preghiere, io non le ascolterei, perché avete le mani sporche di sangue"» (Is Lio‐15).
Il lusso e il benessere hanno provocato l’arroganza di certi set‑ tori del popolo, che hanno completamente dimenticato la legge di
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Dio: spogliano senza pietà i poveri, mossi esclusivamente dalla pre‑ occupazione di aumentare le proprie ricchezze.Vivono come se Dio ". non esistesse, senza pensare al giorno del castigo: «Guai a coloro che { a n n o leggi inique, a coloro che pubblicano decreti vessatori. che non rendono giustizia agli indifesi, e spogliano dei loro diritti i poveri del mio popolo, che { u n o delle vedove la loro preda e degli orfani il loro bottino! Ma che cosa farete nel giorno del castigo? Come vi liber-crete dalla catastrofe che vi sopraggiunge da lontano? A chi ricorrerete in cerca di aiuto? Dove lascerete le vostre ricchezze? Non vi resterà che andarvene con la schiena curva in esilio o cadere tra i morti. E con tutto ciò non si placa la sua ira, la sua mano continua a minacciare» (Is 10,1-5).
Allo scoppio della guerra siro-efraimita, la situazione di benes‑ sere e di fiducia a cui un' siamo appena riferiti, si trasforma in insicu‑ r e m epaura.'llrtti,a cominciare dal re fino al popolino, tremano da‑ ‘ vanti al pericolo dell’invasione nemica: «Allora il re e il suo popolo ) si agitarono, come si agitano gli alberi della foresta per il vento» (Is ' 7,2). In quest‘epoca,il tema dominante degli oracoli di Isaia non è la ‐c ritica sociale e religiosa, ma la critica politica. Il profeta cerca di It convincere il re Acaz, che ha deciso di diventare vassallo dell‘Assi‑ ‘ ria, a non fidarsi dei maneggi e delle alleanze politiche con l’impero ’. assiro. Il re vuole assicurare la pace per Gerusalemme e per il regno “ di Giuda, ma invece di riporre la sua fiducia nel Signore, preferisce ‘ confidare nella protezione del nemico, senza rendersi conto del fat‑ . to che prima o poi cadrà nelle sue mani. Davanti all‘estinzione di …Acaz, Isaia difende una politica basata sulla fede: «Se non crederete, non resterete saldi» (ls 7,9), ma sfortunatamente fallisce nel suo in‑ tento. Resta in silenzio negli anni successivi, fino alla morte di Acaz. Isaia riappare in pubblico durante il regno di Ezechia, figlio e ., successore di Acaz, soprattutto negli anni 713-711, quando il nuovo .,' monarca decide di ribellarsi contro l’Assiria. Ancora una volta Isaia ‘ insiste sull‘inutilità delle alleanze politiche e sulla necessità di confi»
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dare solamente nel Signore ' e rifiutat ' . . E di nuovo il suo messaggio stavolta con beffe e insulti da parte dei sacerdoti e dei profeti: 0, «Chipretende di ammaestrare? A.Chl rivolge il suo insegnamento?
Ai bambini svezzati, appena staccati dal seno? Perché questo e il suo messaggio: “nor" e “ma“, norma, “ r e " con “go" e “la", regola; norma e regola, norma e regola; bambino di qua, bambino di la» (Is 28,9-10).
Le circostanze danno ragione a Isaia 'c ' ‘ ' Ezechia e dei suoi alleati viene immediatarrieîiî: s14l.iétîloacartlabîilàlliînAessÎ-l na. Seguirono poi degli anni di calma, fino a quando la morte di Sar‑ gon Il nell’anno 705 diede luogo a un‘altra ribellione.Il suo succes‑ sore, Sennaclierib, dovette frenare la sollevazione degli stati vassalli occidentali, ai quali si associò anche Enchin. Di nuovo intervenne dell’Egitto: Isaia, dichiarando che era una pazzia continuare ' a sperare nell‘muto ' gGuai a quanti scendono in Egitto in cerca di aiuto, e contano sulla sua cavalleria! Confidano nei carri perché sono numerosi e n e i cavalieri perché sono molto forti. ma non r i c o r r o n o al Santo d’Israele, non consultano il Signore. Eppure anch‘egli;è capace di mandare sciagure e non ritratta la sua parola. Egli si leverà contro i malvagi, contro chi aiuta i malîattori. Gli egiziani sono uomini e non dei; e i loro cavalli carne, non spirito.
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Allearsi oon l’Egitto equivale a non confidare in D i o e allo stes‑ sotempo divinizure le grandi potenze. Giuda non solo siè imbarca‑ to in una politica assurda macommette un peccato di idolatria. Eze‑ chia sarà duramente castigato da Sennacherib, Giuda sarà devastato : Gerusalemme assediata nel 701, anche se, come abbiamo già det‑ to, all’ultimo momento si vide liberata dalla minaccia assira. Isaia sperimenta una nuova delusione, poiché sperava che l’in‑ vasione e l’assedio della città sarebbero serviti alla conversione del popolo. Invece, l’atteggiamento del popolo è completamente diver‑ so: quando si rende conto che le truppe assire si sono ritirate, non rende grazie a Dio né riconosce il proprio peccato; sale felice sulle terrazze a contemplare la ritirata dell’esercito nemico. Isaia non può supportarlo e,in un oracolo durissimo (la 22.1-14), condanna il po‑ polo per la sua condotta. Ne leggiamo solo la fine: «In quel giorno, il Signore onnipotente vi invitava al pianto e al lamento, arasarvi il capo e a vestire il sacco. Ma voi avete rispoato con gioia e baldoria, massacrando vitelli
e sacrificando agnelli; vi siete rimpinnti di carne e imbottitidi vino. “Mangiamo e beviamo,
perché domani moriremo”. Poiché ho udito questo dal Signore onnipotente: “Solo con la morte espierete questo peccato", Così ha detto il Signore onnipotente» (ls 2232-14).
Il_Slgnore stenderà la sua mano,
e m_cmrnperà chi protegge e chi è protetto tum i n s i e m e periranno» (Is 31,1-3). ‘
" [profeti : i tom libri
.
Termina qui l’attività profetica di Isaia? Non c’è neanche un barlume di speranza per il popolo? Convinto della necessità del ca‑ stigo, Isaia sa che dall’albero abbattuto nascerà un seme santo (Is 6,13), che dal tronco di lesse spunterà un germoglio, che il Signore ha lasciato un resto (Is 1,9). Il popolo può cedere all’armganza e al peccato,ma il Signore resta sempre fedele. C’è, dunque, un barlume di speranza. È la speranza che si intravede in questo oracolo di sal‑ vezm, uno dei più bei canti alla pace universale:
Pam2
«Visione che ebbe Isaia,figlio di Amoz, su Giuda e suGerusalemme. Alla fine dei tempi, sarà saldo il monte del tempio del Signore: s’innalzerà sui monti dominerà i colli. Ad esso affluiranno tutte le nazioni verranno popoli numerosi Dianne: “Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe… Egli ci insegnerà le sue vie e cammineremo per i suoi sentieri". Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le nam'oni. arbitro di popoli numerosi. 'Il-astorrneranno le loro spade in aratr'i, le loro lance in lame per potare. , Non alu-rà più la spada una nazione contro un‘altra nazione, non si prepareranno più alla guerra. Sorpeldtl Giacobbe, venite. camminiamo nella luce del Signore» (ls 2,1-5). 4.
MICHEA
. Michea (in ebraico. «chi come YHWH7») è l’ultimo profeta del‑ ] _VIII-a.C. il suo momento storico coincide in gran parte con quello dl Isaia. Ricordiamo che furono contemporanei. Il titolo del libro colloca l‘attività del profeta durante i regni di lotam, Acaz ed Eze‑ clua,ooè tra gli anni 740 e 687 a.C., sebbene i dati che offre il libro restringano questo arco di tempo. Swondo Mi 1,2-7,Samaria era an‑ cora capitale del regno del nord e, di conseguenza, ci troviamo pri‑ ma del 722, anno in cui si consumò la conquista della città da parte delle truppe del re assiro Salmanassar V, Lascomparsa del regno del nord e il vassallaggio del regno del sud. Altri testi, invece, si situano dopo lacatastrole. Quindi, una data approssimativa dell’attività pro‑ fetica dl Michea potrebbe essere il periodo che va dal 727 al 701. .Nonìnpeteremo quello che abbiamo già detto in precedenza sul‑ la srtuazrone politico-religiosa di Israele e Giuda in questa epoca
Ipmfeli: .'loro libri
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della loro storia, ma ci concentreremo sulla situazione sociale, ele‑ mento significativo della profezia di Michea. Il degrado sociale avan‑ zava non solo nel nord, ma anche nel sud. dove la corruzione impe‑ rava ovunque Come vedremo in seguito, Michea redarguìrà con for‑ m tutti e ciascuno dei ceti sociali del paese: giudici, governanti, sa‑ oerdoti e profeti. Chi era Michal?
In realtà, sappiamo poco della sua persona, ma non bisogna confonderlo con Michea figlio di lmla, profeta che interviene nei re‑ gno del nord intorno all’anno 850 (1Re 22,1-40). Il nostro Michea nasce a Morèset-Gat, una località a circa 35 lun a sud‐ovest di Ge‑ rusalemme, situata nella Sefela. la striscia di territorio che va da nord a sud, tra la zona costiera ele montagne di Giuda. Non sappia‑ mo con esattezza a cosa si dedicasse, però il suo luogo di origine e la durezza con cui attacca i latifondisti fanno pensare che sia stato un contadino. probabilmente con scarse disponibilità economiche. cosa che rimane un’ipotesi, poiché non disponiamo di prove suffi‑ cienti per affermarla. L’ingiurrizia sociale Senz'.a alcun dubbio, l‘ingiustizia sociale rappresenta il tema principale del libro di Michea. Violenta è la critica del profeta con‑ tro i potenti che si impossessano dei terreni e delle case dei deboli, ne maltrattano le mogli e ne vendono i figli come schiavi (Mi 2,11‑ 5). Midler: non si limita a denunciare i loro crimini, ma mette a nu‑ do il meccanismo sotteso al loro comportamento. Non rubano per necessità,ma per piacere e perché hanno il potere. Possono commet‑ tere l‘iniquità e quindi la commettono, senza pensare alle gravi bon‑ seguenzc delle loro azioni: «Guai a coloro che progettano la malva« gita, che tramano il male nei loro letti, e quando è giorno lo metto‑ no in pratica,poiché ne hanno il potere» (Mi 2,1). Le loro azioni non rimarranno impunite, poiché il castigo del Signore si avvicina e non potranno sfuggirvi:
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Panel «Perciò cosi dice il Signore: “Anch‘io inedito un male contro questa gente spregevole, un male da cui non potrete sottrarre il collo; non potrete più andare a testa alta, perché saranno tempi di diagrazia”» (Mi 2,3).
Che cosa fanno le autorità di fronte all‘arreganza dei potenti? Che cosa fanno i giudici, i magistrati, i responsabili della giustizia? Invece di affrontarli e di opporsi alle loro malvagità, si comportano daoppressori del popolo, divoratori degli umnh Anche loro subiran‑ no il castigo del Signore: «Ascoltate, capi di Giacobbe, voi guide d’lsraele: Non spetta forse a voi
conoscere il diritto?. Ma voi odiate il bene e amate il male, togliete loro la pelle di dosso e la carne dalle loro ossa. Poiché ecco, questi che mangiano la_carne del mio popolo, gli strappano la pelle di dosso, e ne rompono le ossa dopo averlo fatto a pezzi, come come nella pentola, come [esso in un calderone, grideranno al Signore. ma egli non risponderà; allora nasconderà loro la faccia, per le loro azioni malvagie» ( M i3,1-4).
. È poi la volta dei falsi profeti che, con la loro condotta malva‑ popolo, agendo per proprio interesse: annunciano i loro messaggi in funzione della ricompensa che ricevono in cambio. Oscurità, tenebre e silenzio di Dio sarà il loro castigo: g i a , ingannano il
«Così dice il Signore contro i profeti
che inviano il mio popolo: se danno loro del pane da mangiare parlano di pace,
Iproferizilaro libri
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ma a chi non riempie il loro stomaco, dichiarano la guerra santa.
Perciò per voi sarà buio invece di visioni. tenebre invece di predizioni. Il sole tramonterà per i profeti, per loro il giorno si farà oscuro; saranno coperti di ridicolo i veggenti, confusi gli indovini, e tutti si copriranno la barba, perché D i o non risponde» (Mi 3,5-7).
Alla lista dei denunciati si aggiungono ora i sacerdoti. ’Ilitti,giu' dici, governanti, profeti e sacerdoti sono i veri responsabili della ro‑ vina di Gerusalemme. il loro peccato grida al cielo: ingiustizie, op‑ pressione, corruzione e una falsa fiducia nel Signore. Si sono perver‑ titi: agiscono mossi dal denaro e dal profitto personale.Ma il casti‑ go sta per abbattersi e Michea lo annuncia con una durezza senza
precedenti: «Ascoltate questo, capi di Giacobbe, governanti d‘Israele, che dispreuate la giustizia, e distorcete il diritto. che costruite Sion col sangue e Gerusalenune con i crimini.
I suoi giudici si lasciano corrompere. i suoi sacerdon' insegnano a pagamento, isuoi profeti danno oracoli per denaro, e osano pure contare sul Signore dicendo: “Non e forse il Signore in mezzo a noi? La disgrazia non ci colpiràl”. Perciò,per colpa vostra. Sion sarà anta come un campo, Gerusalemme diverrà im cumulo di rovine, e il monte del tempio si coprirà di boscaglia» (Mi 3,9-12).
Nonostante il tono cupo del messaggio di Michea, nel libro si in‑ travede una porta aperta alla speranza. Il castigo può trasformarsi in una chiamata alla conversione (Mi 7,8-20) e, accanto ai terribili di» sordini sociali, qui e la spuntano segni di un futuro migliore, di una pace universale: Gerusalemme, centro delle nazioni e luogo di incon‑
,4…i
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;:
Parte2
l?;£poli(tàznsbsicàe con la sua parola ( M i4,18) il piccolo resto
| , - )e, naturalmente la venut d ’I ' ' discendente di Davide (Mi s,1‐s) . Questo ' testo, utilizzato a e te mdall’ e … … ‑" . . gelista Matteo nei racconti della nascita di Gesù, è senza dubìi?il più noto passo di Michea. Ascoltiamo il primo versetto' & out
«E quanto a te, Betlemme di Èfrata
i;r:iùfpirgmh tra i clan di Giuda, '
sovrano Israele?]…' che deve essere e ardiuscire le sue origini risalgono iu tempi antichi, ai giorni di un tempo» (Mi 5,1).
5.
Sor-“onu, NAUM a Aaacuc
Sofom'a . 4 . Sebbene ’ il libro di Sofonin { (in ebranco, ' «protetto da YI-IWI-I mm con un estesa genealogia, una cosa insolita negli scritti profetiÈ siii-:acìlî-iîzlif: molto pioîo gi questo profeta. L’unica cosa che si può eun su i ui che visse alla fine del VII l regno di Giuda e che esercitò il suo minist e r o p n ' m as'… _ e r e 0 a.C. ‘ nel‑ la Vigilia della grande riforma religiosa del re Giosia (612 oreal)“. al ali .Ripassramo la stona di Giuda. Dopo Ezechia, sul trorio erano îmlîli Manas; e Amon, che la storiografia biblica qualifica come «re », pon: avevano offeso il Signore con la lo monarchi, totalmente sottomessi al domuuo ‘ ' assiro, ‘ l’Oavevano condom. I due‑ so . che a Gerusalemme ' { si stabilissero il culto de ' astri p e n n' e !‑ gege sfacra, sta degli uomini che delle donne. D%hManasî
[profeti ei l a m libri
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nia. Egli lotta contro il sincretismo e il paganesimo, in particolare contro l’enorme influsso della cultura e dei culti cananei. Il suo desi» derio di ricuperare i valori fondamentali si traduce in una grande im‑ presa, che compirà con l’aiuto dei leviti, dei sacerdoti e dei profeti, vale a dire la purificazione e la ristrutturazione del tempio di Geru‑ salemme Il ritrovamento del rotolo della Legge nell’anno 622 a.C. sarà quindi il fattore chiave che marcherà profondamente il suo re‑ gno. Il fatto che per verificare il contenuto del detto rotolo Giosia non ordinerà di consultare Sofonìa, ma la profetessa Culda, fa sup‑ porre che a quella data il profeta fosse già morto (cf. 2Re 22). La predicazione di Sofonia, dunque, nasce da una situazione molto concreta. Non si pone grandi problemi teologici, ma cerca piuttosto di risolvere i problemi di ogni giorno. Seguendo le orme dei suoi predecessori,i profeti dell’VIII secolo a.C., Sofonia denun‑ cia le varie trasgressioni oontro Dio e contro il prossimo che si com‑ mettono in Giuda. Attacca l’idolatria, il sincretismo, l’indifferenza religiosa, le ingiustizie, il materialismo, gli abusi delle autorità, le of‑ fese degli stranieri contro il popolo di Dio.’Tutto ciò ha creato una si‑ tuazione insostenibile e provocherà l’irruzione del «giorno del Si‑ gnore», il giorno del grande castigo, il giorno in cui l’ira del Signore si scatenerà e farà giustizia sulla terra: «Giorno d'ira sarà quello, giorno di angoscia e di disgrazia, giorno di disasuo e di desolazione, p'orno di tenebre e di oscurità. giorno di nubi e di nuvoloni neri, giorno di squilli di tromba e di grida di guerra contro le città fortificate, contro gli alti baluardi. Riempirò di angoscia gli uomini, che cammineranno a tentoni come ciechi. Il loro sangue sarà sparso come polvere. la loro carne ammumhiata come sterco perché hanno peccato contro il Signore» (Sof 1,15-17).
Il libro di Sofonia comincia con una delle immagini più dure del‑ la Bibbia, quella di un Dio che distrugge la propria creazione, che stermina tutti gli abitanti della terra:
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Parte2
«Spazzerò via tutto dalla {socia della terra, oracolo del Signore. Spamrò via uomini e armenti; spazzerò via gli uooelli del cielo e i pesci del m a r e ‘ farò perire i malvagi, ' eliminerà gli uomini dalla faccia della terra, oracolo del Signore» (Sof 1,2-3).
Tuttavia, il giudizio del Signore,sebbene sia implacabile è orien» tato alla salvezza. Non cerca di sterminare, ma di correggere. Per
questo, l‘ecatombe del giorno del Signore non culmina in un giudi‑ finale,4 manell‘intervento del Signore, che riscatta dall‘oppressio‑ needall’mgiustizia i poveri e gli umili, quelli che si sono mantenuti iedeli alla fiducia in Dio e alla morale dell’alleanza. In altri termini il Signore salva il resto di Israele, segno di speranza nella salvezza, simbolo della presenza di Dio in meno al suo popolo ‘ gli ànSof 3,1:‐20. il profeta intona un inno di gioia rivolto alla Fi‑ Ecco a i1primi i o n , :: due e ci versetti; ricorda il cantico d'] Maria ' nel Vangelo di‘ Luca. zio
«Rallégrati, figlia di Sion, esulta di gioia, Israele, rallegrati con tutto il cuore, Gerusalemme! Il Signore ha annullato la sentenza che pendeva su di te. lia spazzato via i tuoi nemici: Il Signore ere d’Israele in mezzo a te, non dovrai più temere alcun male» (Sof 3,14-15).
Il Signore cammina nuovamente insieme al suo popolo,lo accom‑ pagna, lo protegge e lo benedice Come il suo predecessore,il profeta Isaia, Sofoma conclude la sua profezia con un mesaggio di speranza: {«In quel tempo vi guiderà, in quel tempo vi radunerò e vi darò onore e fama tra tutti i popoli della terra,
quando cambierà le vostre sorti. davanti ai vostri occhi, dice il Signore» (Sof310).
[profeti : i loro libri
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Nuum
Passiamo ora al libro di Naum (in ebraico, «il consolato da YI-IWH»). Si tratta di una piccola opera in tre capitoli, caratterizza‑ ta dal suo tono poetico,intenso e veemente, scritta alla metà del V I I secolo a.C. sotto il regno di Manasse, la cui politica filo-assira è og‑ getto di una critica velata, ma molto acuta, da parte del profeta. Della persona di Naum non sappiamo quasi nulla. Da quanto viene detto in Na 2,1, deduciamo che la sua predicazione ebbe luo‑ go in Giuda, e con molta probabilità a Gerusalemme. Il titolo del li‑ bro ci dice che il profeta era originario di Elkos, una località difficil‑ mente localizzabile da un punto di vista geografico, poiché non ap‑ pare in nessun altro testo dell‘Antico Testamento. Sebbene alcuni la situino in Galilea, è più probabile che si trovasse nel territorio di Giuda. Persona di grande immaginazione e notevole vena poetica, Nauru fu, secondo alcuni, un profeta cultuale legato a Gerusalemme e un patriota entusiasta, che scorge all’orizzonte la liberazione del suo popolo. Due importanti avvenimenti costituiscono lo sfondo di questa opera: la caduta delle capitali delle potenze più importanti di quel tempo, l’Egitto e I’Assiria. Nel 668 a.C. cade Tebe, la capitale dell‘al‑ to Egitto, dove si trovava il tempio del dio Amon, la principale divi‑ nità egizia. Nel 663 a.C la città fu totalmente distrutta dall’invasione del re assiro Assurbanipal ei suoi abitanti furono fatti schiavi e de‑ portati. Naurn ci racconta la caduta di Tebe così: «Sei tu forse migliore di Tebe, adagiata tra i bracci del Nilo. e circondata dalle acque? La sua difesa era il fiume,‘ e le acque le servivano da mura; l'Etiopia : l’Egitto erano la sua f o r a senza limiti di risorse; la Lidia e la Libia,i suoi alleati. Eppure anch‘essa fu fatta prigioniera. e dovette partire per l'esilio; anche i suoi bambini furono stracellati a tutti gli angoli delle strade;
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lpmfeti : .'loro libri
i suoinobili furono spartiti asorte
e tutti 1suor grandi messi in catene» (Na 3,8‐10).
Alcum anni dopo, nel 612, Ninive subisce la stessa sorte la grandiosa capitale del regno assiro viene conquistata dai babilonesi e in seguito a questa conquista la storia del Medio Oriente ant' cambia radicalmente di direzione. Anche qui Nauru mostra la alti.: poli grande assim: maestria letteraria, quando descrive ' la sconfitta della metro‑ «Guai a te.città san u' ' colma di frode. ! mana,
piena di violenza,
di rapine senza fine!
Ascoltate: schioeehi di fame frastuoni di ruote.
scalpitii di cavalli, sobbalzare di carri. cariche di cavallerie, lampeggiare di spade, annullare di lance, feriti in quantità,
eumuli di morti.
miinità]:li cadaveri,
ner qua ' s i inciam a camm' Tutto ciò per i tang mando. àeanîali gella prostituta,
[ oo et c e, seducente ' ammaliava le nazioni e incantevole. con le sue sregolatezze ei popoli con i suoi incantesimi. Boom-pi : tle per punirti, oraoo o e Signore anni t : Alzerò le tue vesti finsulîîfìîèîa emostrerò la tua nudità alle nazioni al regni le tue vergogne '
Ti eoprirò di innnondizie,ti ora c un ue ti vedr
‘
La lettura di questi passi certamente impressiona e fa sorgere interrogativi nel lettore. Perché tanta violenza, tanta crudeltà, tanto disprezzo per i pagani? Era necessario? Perché Naum si accanisce contro Ninive, mentre passa sotto silenzio i peccati del proprio po‑ polo? Perché è soddisfano della sofferenza della capitale assira, del‑ lo sterminio dei suoi abitanti, mentre ai suoi non chiede nemmeno di convertirsi,ma addirittura offre loro una salvezza senza condizioni? Come spiegare questi sentimenti così poco appropriati a un profeta? Per questi motivi, molti commentatori hanno accusato Nanni di es‑ sere un falso profeta. Alcuni hanno detto molto giustamente che Nauru entusiasma come poeta, ma rattrista come profeta. Sebbene sia vero che ti piace di più quanto Giona dice suNinive, non possia‑ mo però accusare Naum di essere un nazionalista o un vendicativo. Quello che veramente è in giooo nel suo libro è la giustizia di Dio nella storia, un problema che ha preoccupato tutti gli ebrei di tuttii tempi e che continua a essere attuale ai giorni nostri. Sel’oppresso‑ re si converte, non c'è problema; ma che cosa avviene in caso contra‑ rio? Che cosa avviene se si ostina a spargere sangue, se non cambia di un millimetro la sua condotta? In questo caso, Dio può perdona‑ re? Per Naum, la risposta è negativa. Per questo, descrive il castigo del nemico con la rabbia dell’oppresso, senza un bridolo di compas‑ sione. Il suo linguaggio certamente urta la nostra sensibilità e la no‑ stra cultura attuale. ’Ihttavia,il messaggio che ci trasmette si inseri‑ sce nella tradizione biblica che va abbozzando. passo dopo passo, una teologia della storia. Il libro di Naum è sconcertante e'scornodo: pone domande impertinenti e offre risposte insolite. Abacuc
svergognerò ‘
;;];espohrî'ò al pubblico ludibrio.
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'
'
“Ninive è dis‘tlrutta, & fuggirà da te, dicendo. chi Lacompiangerà? Dove trovare qualcuno che la consoli?”» (Na 3,1-7)
Per il profeta Abacuc, il modo con cui Naum presenta l’azione di D i o e insulficiente. Perciò, questo nuovo profeta fa un passo in avanti e inizia una riflessione sull’intervento di Dio nella storia uma‑ na, raccolta in un piccolo libro molto breve, di soli tre capitoli. Non sappiamo nulla del suo luogo di origine, della sua famiglia o della sua occupazione. L’unica cosa che conosciamo e il suo nome, Abacuc (in ebraico, «colui che abbraccia o che lotta»). Non siamo neanche sicuri dell’epoca in cui visse ed esercitò il suo ministero pro‑
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{etico, ma l’ipotesi che sembra più plausibile lo situa al te Ioiakìm,un monarca dispotico e inetto, che paralizzò la rilf1ilmpn‘i’igîleiie‑ giosaìlnliz1ata dal padre Giosia. Il popolo vive un periodo di ingiusti‑ zme iniquità, sempre dipendente dalle alleanze con l’Egitto e Babi‑ lonia. Quando finalmente Ioiakìm decise di ribellarsi al grande Na‑ bucodònosor, si scatenò la catastrofe: Gerusalemme venne assedia‑ ta nel 589 a.C. e il re morì in quella circostanza. Di fronte a quella situazione drammatica, Abacuc non si rasse‑ gna. Non comprende il destino del suo popolo, che passa da un o ‑
pressore a un altro, né il ruolo di Dio nella storia, Cosi invece di tg‑ cere, interroga, domanda, protesta e persino affronta 15i0 in una se‑ ne di dialoghi raccolti nella prima parte del libro (Ab 1,2‐2 20) Ascoltiamo la prima lamentazione del profeta, che si riferisce proba‐' bilmente alla situazione interna del paese, senza legge e senza diritto: «Fino a quando, Signore, chiederò aiuto e non ascolti? Fino a quando ti griderù: "Non c’è che violenza!" e non mi salvi'l Perché mi fai sentire la malvagità e resti spettatore impassibile dell‘oppressione? Davantiamenon c’è che rapina. Violenza, liti e contese. La legge non e applicata, non si fa giustizia; il malvagio raggira il giusto; la giustizia e stravolta» (Ab 1,2-4).
La risposta del Signore sorprende il profeta, p0iché ‘ V 'i e n e i' n V'i ‑ tato a guardare quello che sta avvenendo. Dio si serve degli invaso‑
ri per realizzare il suo progetto: «Guardate quanto e avvenuto alle nazioni. osservate, stupitevi, restate sbalorditi… Compirò infatti ai vostri giorni una cosa che a raccontarla non la credereste. Metto sul piede di guerra i caldei,
un popolo ferme eincontenibile,
1profeti : i l a m libri
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che percorre la terra intera per impadronirsidi paesi stranieri» (Ab 1545).
Nella seconda parte del libro ( A b 3,1-19),si produce un cambio di tono inatteso: dal lamento si passa alla lode. Abacuc conclude la sua opera oon un inno che loda il Signore per il suo intervento a fa‑ vore di israele. Nonostante tutto ciò che è avvenuto, il profeta non ha perso la sua fiducia in Dio,che continua a essere la sua unica for‑ za. E così afferma alla fine del cantico: «Il Signore e il mio signore e la mia forza: egli dà ai miei piedi la leggerena della eerva : sulle mie alture mi fa camminare» (Ab 3,19).
6 .
G …
La vita del profeta Il libro di Geremia ha sempre suscitato l’interesse dei lettori per diversi motivi. Uno di questi, e certamente il primo della lista, è la centralità della persona del profeta. Basta notare che il nome proprio «Geremia», di significato incerto, appare in 131 occasioni distribuite per tutto il libro. Si potrebbe parlare di una biografia profetica, che ci conduce all’essenza stessa del profetismo. Il suo protagonista non si cela, non nasconde le sue paure, i suoi dubbi e le sue debolezze.Al contrario, ci apre il suo cuore da pari a pari e ci permette di accostarci come mai altrove alla vocazione e missio‑ ne profetica, alle sue difficoltà, rischi e sfide, come anche al suo punto di partenza e fondamento, vale a dire la fedeltà alla parola del Signore. Senza alcun dubbio, Geremia è il profeta che conosciamo me‑ glio. Certamente non possiamo ricostruire la sua vita nel dettaglio, ma sono numerosi i testi che ci parlano delie vicissitudini attraverso cui è dovuto passare. Non possiamo neanche dimenticare le famose «Confessioni» (Ger 11,18‐12,6;15,10‐21; 17,14-18; 18,18-23; 20,7v20), in cui Geremia si sfoga, manifestando liberamente i suoi sentimenti. In questi testi affiora la solitudine,la stanchezza e la sofferenza di un profeta fedele alla sua missione. Chi non ricorda la quinta confessio‑
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Parte 2
ne? La Geremia si lamenta di dover predicare quello che non gli pia» ce. di essere oggetto di beffe, ma di non poter smettere di parlare: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Ridono di me senza tregua; tutti si fanno beffe di me. [...] Mi dicevo: “Non penserò più a lui. non parlerò più nel suo n o m e " , Ma dentro di me c‘era come un fuoco che divora, racchiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (Ger 20.7.9).
Geremia nacque verso l‘anno 650 a.C ad Anatòt, una località si‑ tuata a circa 6 km da Gerusalemme. nota in quanto era il villaggio dove fu esiliato Ebiatàr, sacerdote di Davide, quando Salomone salì al trono (1Re 2,26-27). Apparteneva alla tribù di Beniamino, e ciò costituisce un dato molto importante. Unita politicamente a Giuda, la tribù di Beniamino mantenne una stretta relazione con le tribù del nord. Si comprende, allora, il motivo per cui Geremia oonferisce tan‑ ta importanza alle tradizioni di quella zona: ci parla di Rachele e di Efraim (Ger 31,15-18), del santuario di Silo (Ger 7,14; 26,6) e, so‑ prattutto, dell‘esodo, della traversata del deserto e dell’arrivo alla terra promessa (Ger 2,1-7; 7,22-25; 16,14; 23,7; 31,31). Il titolo del Ii‑ bro ci dice che era figlio di Chelkia, «uno dei sacerdoti che risiede‑ vano ad Anatòt» (Ger 1,1). Quindi, anche se non esercitava l’ufficio sacerdotale, era membro di una famiglia sacerdotale. Quando era ancora giovane, nell’anno 6271626 a.C. ( i l tredicesi‑ mo del regno di Giosia), ricevette la vocazione profetica da parte del Signore. Il nostro libro comincia proprio c o n questa narrazione: «Il Signore mi parlò così: “Prima di formani nel grembo materno. ti ho conosciuto, prima che tu uscissi dal seno, ti ho consacrato. ti ho stabilito profeta delle nazioni“. [o dissi: “Ahimè, Signore Dio! Booo, io non so parlare, perché sono giovane". Ma il Signore mi rispose:
(profetie .*loro libri
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“Non dire: ‘Sono giovane”, perché andrai dove io ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerà. Non aver paura di fronte a loro, ." perché io sono con le per sostenem , ‐ oracolo del Signore. Allora il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e mi disse: “Ecco.io metto le mie parole sulla una bocca: in questo giorno ti doautorità. sopra le nazioni e sopra i r e g n i per sradicare e demohre, per distruggere e abbattere. per edificare e piantare”» (Ger 1,440).
Situazione storica
A Geremia capitò di vivere uno dei momenti cruciali nella ‘sto‑ n'a del suo popolo. Ci riferiamo alla caduta di Gerusalemme e all est‑ lio in Babilonia. Ripassiamo in breve gli avvenimenti che precedet‑ tero la catns1rofe. ‘ ' ' Il lungo regno di Giosia (649-609 a.C.) ella sua riforma religiosa riempì di speranza il popolo. 'Iixttavia,la sua inattesa e tragica morte a Meghiddo, mentre tentava di frenare l'avanzata dell imperatore egiziano Necao,frustrò tutte le aspettative. Continuò cosi tlcosrddetî to «tramonto di Giuda»,venti anni caratterizzati dalla mediocrità dei suoi governanti. Dopo il brevissimo e infelice regno di Ioacàz (tre mesi), salirono al trono loiakìm (609-598), leconìa (tre mesr)ye Sede‑ da (597-586),La ribellione di Ioiakìm ai babilonesi provocò ] i n v a n o ‑ ne delle truppe di Nabucodonosor, le quali assediarono Gerusalem‑ me nell’anno 598 e la conquistarono nel 597. Il giovane re, rnsxerne a migliaia di persone appartenenti alla classe dirigente del paese,turc‑ no deportate a Babilonia quello stesso anno. I babilonesi stabilirono come re a Gen-salemme Mattania, il terzo figlio di Giosia, e, come simbolo del loro dominio, gli cambiarono il nome in Sedecìa. Il nuo‑ vo re si dibatte tra la sottomissione a Babilonia e la partecxpazxone a una rivolta generale promossa dall’Egitto (ci. Ger 27). Alla fine,decl‑ sedi ribellarsia Babilonia,ma che provocò il disastro definitivo. Nel luglio del 5871586, i babilonesi aprirono una breccia nelle mura dl Ge‑
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rusalern.me e il castigo fu molto duro'. incendiarono la Città, ' rasero al ' ' suolo le mura,distrussero il tempio e deportarono gli abitanti più rap‑ presentatavx. Quelli che restarono nel paese si dettero alla fuga dopo l a s s a s s i n i o del governatore Godolìa e si rifugiarono in Egitto.
La su:: attività profetica
l’ex quanto concerne la vita e l‘attività rofetica di
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possiamo distinguere quattro grandi tappe. Lepprime tre eo?::iîzlîirî con l regni di Giosia, Ioiakìm e Sedecìa, mentre la quarta corrispon‑ de agìanni che seguirono la caduta di Gerusalemme. p r i m a tappa copre il tem o di Giosia 627 ‑ prensibile che agli inizi del suo nîinistero, val; adi6rg’pia'iîzitilîlîînr‘i‑ forma religiose ecultuale realizzata dal re Giosia nell’anno 622 Ge‑ remia sr concentrasse sulla critica al culto, poiché a Gerusalemine e in tutto Giuda continuavano ancora le pratiche religiose e cultuali in onore di altre divinità, molto estese durante il regno di Manasse A gugs;a353r;raàappasi (attribuiscono gran parte degli oracoli di Ger . eremo enuncia !" ' ha abbandonato il suo Dio: infedeltà dl Isfule. un P°P010 Che «Renatevi sulle coste di Cipro a indagare mandate inviati a Kedar per informarvi, ’ per vedere see mai accaduta una cosa simile. Un popolo cambia forse i suoi dei? Eppure {quelli non sono dei. Ma il m i o popolo ha cambiato la sua gloria con degli dei inutili» (Ger 2,1(Hl). «11mio lo ha commesso un doppio ‘ c r i' m i' n e '. hatradii’ji’nf’e, sorgente di acqua viva.
per scavarsi cisterne,
cisterne piene di crepe. che non trattengono l’acqua» (Ger 2,13).
E, subito dopo, fa un appello alla conversione: «Ritomn, Israele spostata, oracolo del Signore.
[ p r o fi l i e i loro libri
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Non ti mostrerò la faccia adeguata, e io sono compassionevole. Oracolo del Signore La mia collera non duna per sempre. Basta che tu riconosca la tua malvagità, che ti sei rihellata al Signore, tuo D i o e hai cercato ardentemente degli estranei, ooncedendoti a loro sotto ogni albero lrondoso, e non hai ascoltato la mia voce. Oracolo del Signore» (Ger 3,12-13).
Una volta iniziata la riforma, Geremia si immerge in un silenzio che si prolunga fino alla morte di Giosia, il che non consente di sa‑ pere seil profeta era a favore o contro la detta riforma. Con l’ascesa al trono di loiakìm, Geremia ritorna alla sua attività profetica. ] tempi sono difficili e il profeta deve remare controcorren‑ te. Nel suo famoso discorso del tempio, attacca gli abitanti di Gerusa‑ lemme, che hanno trastonnato il luogo sacro in un covo di ladri (ct. Ger 7 e 73). La reazione non si {a attendere: le sue parole scatenano l’ira di quelli che lo ascoltano e Geremia riesce a scappare a fatica. Da questo momento in poi cominciano le sue tribolazioni. Critica il re per aver abbandonato la via tracciata da Giosia e per cercare di costruirsi un nuovo palazzo per mezzo di trufie e ingiustizie. Critica i sacerdoti e molti profeti suoi amici per non aver detto la verità al popolo. per aver creato false illusioni. Critica anche la massa del popolo, poiché pretende di contare senz'altro sull'aiuto e sulla protezione di ‘ I l - { W H per il suo tempio e la sua città (cf. Ger 7,1‐8,3 eil c. 26). Come c’era da aspettarsi, l’azione di Geremia suscitò molta ostilità contro la sua persona, fino al punto che volevano ucciderlo persino i suoi concitta‑ dini di Anatòt (Ger lms‐12,6).La scena del e.36, in cui il re Ioiaklrn fa a peni il rotolo con le profezie di Geremia, eli brucia in un bracie‑ re, è emblematica: esprime il rifiuto generale che Geremia dovette af‑ frontare in questo periodo della sua vita. In questi anni dovrebbe si‑ tuarsi anche il segno profetico del celibato che il Signore gli impone: «Non prendere moglie,n o n avere tigli né figlie in questo luogo» (Ger 16,2). In questo modo, il profeta esprime con la propria vita la situa‑ zione disperata in cui si trova il suo popolo: un popolo senza futuro.
Ipmfzn’eilomlibri
La terza tappa si colloca durante il regno di Sedecia (597-586 a.C.). La caduta di Gerusalemme e la prima deportazione a Babilo‑ nia confermarono l’autenticità degli oracoli di Geremia. In un primo momento, Sedecia si mostrò molto rispettoso con il profeta, che con‑ tinuava a esortare il re e i suoi ministri a non far caso ai falsi profeti (Ger 27‐28) e ad accettare pacificamente il giogo di Babilonia (Ger 32‐34). Non fu ascoltato neanche in quell’occasione. Durante l’asse‑ dio di Gerusalemme, fu visto come un traditore dai ministri del re, i quali lo gettarono in una cisterna piena di fango perché vi morime di fame (Ger 37‐38). Sopravvisse grazie all’intervento di un funziona‑ rio etiope del re (Ger 38,7‐13). … ’Il-attato con benevolenza dai babilonesi dopo la conquista del‑ la città, Geremia preferì restare in Giuda piuttosto che andarsene a Babilonia circondato di gloria e di onori. Tuttavia, dopo l’assassinio di Godolia, il governatore ebreo nominato dai babilonesi, Geremia e il suo segretario Baruc furono costretti ad accompagnare un grup‑ po di profughi, che erano fuggiti in Egitto per sottrarsi a una possi‑ bile rappresaglia da parte dei babilonesi ( c i Ger 435-7). Secondo l’informazione di Ger 43,8-44,30, Geremia proclamò alcuni oracoli di critica religiosa in Egitto, dove si suppone che morì. Un messaggio di conversione
Sevolessimo riassumere il messaggio di Geremia in una sola pa‑ rola, dovremmo scegliere «conversione». Per il profeta, la conversio‑ ne abbraccia aspetti molto diversi: cultuali, sociali, di cambiamento di mentalità e di atteggiamento. Thttavia, l’ostacolo principale che Geremia dovette affrontare fu la politica. Accettare il giogo di Na‑ bucodonosor rappresentò per lui il segno più evidente del ritorno al Signore e del riconoscimento della sua volontà. Come per tutti i pro‑ feti prima dell’esilio, l’appello alla conversione va unito con l’annun‑ cio del castigo. Ebbene, giunti al momento cruciale, quando la cata‑ strofe è imminente, Geremia si apre alla speranza. D i o non ha r o t t o definitivamente col suo popolo. Ne cambierà la sorte. 'Iìasformerà Giuda interiormente ed esternamente. Geremia, dunque, non è solo un profeta di lamenti, minacce e castighi, ma anche il profeta della consolazione e della speranza. Non a casoi capitoli 30‐31 ricevono
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il nome di «Libro della Consolazione». Concludiamo con il famoso oracolo sulla nuova alleanza: «Verranno giorni, oracolo del Signore, nei quali c o n il popolo d’Israe‑ le e con il popolo di Giuda concluderò un’alleanza nuova, Non.come
l’alleanza che ho concluso con i loro antenata, il giorno in “.“ li presi per mano per farli uscire dall’Egitto. Allora essr mfransero [ alleanza, benché io fossi il loro padrone. oracolo del Signore Questa sarà ] alle‑ a n n che concluderò con la casa d‘Israele dopo quei g i o r n i , oracolo del Signore. Portò la mia1egge nel loro intimo, la scnverq} sul loro cuore; io sarò il loro D i o edessi saranno il mio popolo. Per istruirsi, non do‑ vranno piit incitarsi l’un l’altro, dicendo: "Conoscete il Signore! , per‑ che tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più.grande, oracolo del Si‑ gnore. lo perdonerà la loro malvagità e non ml ricorderò più dei loro peccati» (Ger 3131-34).
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Ezncnnaua
Ezechiele : Geremia Ezechiele (in ebraico, «Dio è forte» o «Dio fortifica») è,senza di‑ menticare il Deuteroisaia,il grande profeta dell‘esilio Gli toccò di VI‑ vere l’epoca più tragica e dura della storia di Israele.l?er un certo pe‑ riodo contemporaneo di Geremia, è probabile che Il g i o va n e Eze‑ chiele abbia visto e ascoltato il suo predecessore a Gerusalemme. Per questo, non deve sorprenderci il fatto che le opere di questi profeti abbiano alcuni temi in comune. È da notare che il libro di lizech1ele esercitò una grande influenza sul Nuovo ’Rstamento, dove si trovano più di 100 riferimenti 0 allusioni, specialmente nell’Apocalisse. La miri dell’esilio
Tra i deportati a Babilonia nell’anno 597 a.C si trovava Ezechie‑ le. Là,quattro anni dopo, riceve la sua vocazione (Ez 1,1-3,l5) e la,per almeno venti anni, esercita il suo ministero profetico tra i deportati. Abbiamo sicuramente varie domande sull’esilio: Chi erano gli estlia‑ ti‘! In che modo vivevano? In quali condizioni si trovavano, tanto a li‑ vello materiale che spirituale? Ebbene, cercheremo di dare delle 11‑ spostc prima di concentrarci sulla figura e sul messaggio di Ezechiele
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Secondo le statistiche di Ger 5218-30, la prima deportan'one del 597, a cui ne seguirono altre due nel 586 e nel 582, riguardò 3.073 persone. in termini numerici si trattava di una minoranza degli abi‑ tanti di Giuda, ma in termini sociali i deportati rappresentavano la parte più importante del regno: nobili, proprietari, ufficiali, funzio‑ nari della corte, sacerdoti, scribi e artigiani specializzati nella lavora‑ zione del metallo e del legno, capaci cioè di tabbricare anni da guer‑ ra. E, difatti, essi si consideravano il meglio di Israele, «il resto elet‑ to» annunciato dai profeti. Erano i dirigenti, i più colti, quelli che si incaricarono di raccogliere e pubblicare quanto fu possibile salvare delle tradizioni del loro popolo. C’è un altro elemento importante di cui tener conto… I babilone‑ si, a differenza degli assiri nell’VIII secolo a.C. raggruppareno gli ebrei deportati e li obbligarono a vivere in alcuni villaggi a sud di Babilonia. Là godevano di una certa libertà per risolvere i loro pro‑ blemi sotto la guida de «gli anziani del popolo» (cf. Ez 8,1; 14,1;20,1‑ 3). Grazie all'informazione di Ger 29, sappiamo che gli esiliati nella prima deportazione potevano comprare dei terreni a Babilonia per costruirsi delle case, che potevano anche stabilire una comunicazic« ne con la lontana patria per m e n o di lettere trasportate da alcuni messaggeri. Tinto questo fa supporre che, in breve tempo, i deporta‑ ti avessero conseguito una certa prosperità. Riassumendo,le condi‑ zioni materiali della loro vita non erano di estrema durezza, anche se certamente non erano le stesse di quando vivevano in Giuda, dove godevano di una condizione privilegiata. L’esilio rappresentò una crisi profonda per il popolo, anzi, una delle peggiori catastrofi della sua storia: come continuare a credere in YHWH, se il suo tempio era stato profanato e distrutto, seil suo re davidico era stato fatto prigioniero, sela loro terra promessa era sotto il dominio di Babilonia? In varie occasioni, i profeti esilici Eze‑ chiele e il Deuteroisaia menzionano il fatto che molti deportati ave‑ vano abbandonato la fede in YHWH. E quelli che ancora si mante‑ nevano fedeli dovevano sopportare molte sofferenze. Basta ricorda‑ re le prime parole del Sal 137: «Lungo i fiumi di Babilonia,la sede‑ vamo e piangevano ricordandocidi Sion...». Altri cedevano alla ten‑ tazione della magia e della divinazione, a cui ricorrevano per poter conoscere e controllare meglio il futuro incerto (Is 47; Ez 13).
I profin e i loro libri
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Proprio durante l’esilio & Babilonia, pratiche come la circonci‑ sione, l‘osservanza del sabato, e le leggi sugli alimenti puri e impuri, che esistevano g i i prima dell’esilio, divennero i segni distintivi con cui gli ebrei potevano conservare la loro identità religiosa ed etnica in mezzo a una cultura straniera e dominante.
La vita privata di Ezechiele Abbiamo poche informazioni sulla vita privata di Ezechiele. Sappiamo che era figlio di un sacerdote di nome Buzl. Confermano la sua appartenenza alla classe sacerdotale il tipo di linguaggio che utilizza, la sua conoscenza della legislazione sacra e l’interesse che dimostra per il tempio.Tuttavia, trovandosi in esilio, lontano dal tem‑ pio di Gerusalemme, non poté esercitare il suo ufficio sacerdotale. Ezechiele era sposato e la sua sposa amata morì a Babilonia duran‑ te gli ultimi giorni dell’assedio a Gerusalemme nel 5871586. In que‑ sta occasione il Signore lo mise a dura prova“ gli diede ordine di non osservare il lutto per lei. Si trattava di un atto simbolico, perché la gente comprendesse che tra poco avrebbero avuto un lutto molto più grande: la caduta di Gerusalemme (Ez 24,15-27). Se da un lato, scarseggiano i dati biografici, dall‘altro, però, sia‑ mo :: conoscenza di molti dettagli sulla personalità del profeta. Ha frequenti visioni in cui agisce e a cui partecipa, come, ad esempio, la visione inaugurale della gloria del Signore (Ez 1,1‐3,15); quella del‑ la gloria del Signore che si vede obbligata a fuggire dal tempio (Ez 8-11); quella delle ossa inaridite (Ez 37,1-14); quella del nuovo tem‑ pio e della nuova terra (Ez 40-48). Realizza numerose azioni simbo‑ liche, alcune molto strane (Ez 4-5), e gesti di mimica, come battere le mani,saltare..Mostra una chiara tendenza ad abbattersi, anche se a volte sembra insensibile. Ricordiamo che resta muto per un lungo periodo di tempo. Il silenzio e l’immobilità del profeta diventano azioni simboliche che rappresentano la rottura della comunicazione di Dio con il suo popolo (ci. Ez 3,22-27; 24,15-27). L'esilio è certamente il primo scenario dell‘attività profetica di Ezechiele, ma non per questo si deve dimenticare il secondo: Geru‑ salemme. Nelle sue visioni, il profeta è condotto alla città santa (Ez 8,3; 11,24; 40,1), ne cita spesso gli abitanti (Ez 11,2-12; 12,17‐20;
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33,23‐29) ed è proprio da Gerusalemme che arriva il fuggiasco che annuncia la fine: «La città è stata conquistata!» (Ez 33,21).
Il suo messaggio prima e dopo la catastrofe Il messaggio di Ezechiele può essere diviso in due parti ben di‑ stinte: prima e dopo la caduta di Gerusalemme (Ez 33). È questo l‘av‑ venirnento centrale, intorno al quale si sviluppa tutto il libro Prima della catastrofe, vale a dire dalla sua vocazione nel 593 fino al 587/586, il compito principale di Ezechiele fu quello di insistere con veemenza sul fatto che il peggio doveva ancora venire. Sia il popolo che il re Se‑ decìa avevano voltato le spalle al Signore (cf. Ez 8, contro il culto ido‑ latrico nel tempio) e si ingannavano con vane speranze, incoraggiati dai falsi profeti (Ez 13).Ezechiele è instancabile nell'invitarli alla con‑ versione, a seguire la retta via, ad abbandonare ogni intento di ribel‑ lione contro Babilonia. Questo messaggio duro per Gerusalemme si ripercuoteva anche sullo spirito dei deportati. Anche loro dovevano mettere i piedi per terra eabbandonare i sogni di un ritorno in patria a breve termine. Davanti all’ottirnismo e alla speranza dei deportati, Ezechiele annuncia la catastrofe. Non sarà colpita solo Gerusalemme (Ez 4.5), ma anche i monti di Israele ne patiranno le conseguenze (Ez 6). La tragedia incombe su tutta la terra promessa: «Figlio dell'uomo, annuncia: “Così dice il Signore Dio alla terra d’Israele: È finital La fine giunge ormai in ogni angolo del paese E ar‑ rivata la tua fine, poiché scatenerà contro di (e la mia in [...] Ecco il giorno. eccolo: arriva. La tua sorte è segnata. L‘iugiustizia fiorisce, ger‑ moglia l‘orgoglio. 'Il'ionfa la violenza, lo scettro del malvagio. Non re‑ sterà nulla di loro, della loro ricchezza, del loro splendore. della loro magnificenza […] Preparatevi delle catene, poiché il paese è pieno di sangue e la città piena di violenza. lo farò venire i popoli più feroci, ai‑ flnclié si impadroniscano delle loro case; umilierò la superbia dei po‑ tenti, e i loro santuari saranno profanati. Giunge l’angoscia; cercheran‑ no pace, ma pace non vi sarà. Verrà disgrazia su disgrazia. cattivo noti‑ zia su cattiva notizia"» (Ez 7.2.10«11.23-27).
Dopo la catastrofe del 587/586, il messaggio del profeta cambia. Quando riceve la notizia della distruzione di Gerusalemme, Ezechie‑ le ritrova la parola (Ez 33,21-22). Colui che era stato un profeta di
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giudizio, minacce e casu’go, diventa ora un profeta di speranza per un popolo disperato, come si può apprezzare soprattutto n e i capitoli 33-48. Dopo aver denunciato l’ingiustizia dei pastori (i re) e dei pc‑ tenti, D i o annuncia che sarà lui stesso a pascere le sue pecore: meun
ore si nde cura delle sue pecore quando sono disperî io iinm pvrendei"iiecura delle mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove si erano disperse nei giorni di nuvolom nen […] Andrò in cerca della pecora perduta e riporterò quella smarrita. fascerò quella ferita. rinvigorirò la debole, avrò cura della grassa e della robusta; le pascerò come si deve» (Ez 34,12.15-16). se,‘cueost
Un mondo nuovo si scorge all‘orizzonte. La natura si rinnova e icuori di pietra si trasformano in cuori di carne (Ez36); V i e n e noo‑ struito un nuovo tempio (Ez 40‐42) e la gloria del Signore toma ad abitarvi: «Mi condusse allora al portico che guarda a est e vidi la gloria del Dio d’lsraele che giungeva da est.. Faceva un rumore come Quello di grandi acque, e la terra si riempì del suo splendore Questa Visione era come quella che ebbi quando il Signore venne a distruggere Gerusalemme,; come la ' 'one che ebbi preme il fiume Chebar. Io caddi con la faccia a terra, mentre la gloria del Sigiere entrava nel tempio'per il portico orientale.Allora lo spirito mi rap) e mi condusse nel cortile interno. La gloria del Signore riempiva il tempio» (Ez 43,1‐5).
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li. seoonno ÎSAIA o Dauraamsmn (ls 40‐55)
Il libro della consolazione Il secondo Isaia e il profeta anonimo, che si suppone abbia eser‑ citato il proprio ministero tra i deportati a Babilonia alla fine del‑ l'esilio. Stiamo parlando del periodo che va dall’anno 553 a.C., quan‑ do il re Ciro di Persia comincia le sue campagne vittoriose, al 539 a.C., data della caduta di Babilonia. Ebbene, la rapida decadenza dell'impero neo‐babilonese e l’apparizione sul panorama inter-nano‑ nale di una nuova potenza, la Persia, condizionano il messaggio del‑ la seconda parte del libro di Isaia (ls 40‐55), conosciuta come «il li‑ bro della consolazione» a causa dei primi versetti:
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«Consolato,consolate il mio popolo ‐ dice il vostro Dio ‐, par-Late al cuore di Gerusalemme, gridatele che la sua pena è stata scontata, e che la sua colpa %.perdonata, perché haricevuto dal Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati» (Is 40,1-2).
Situazione storica Ricordiamo la situazione politica degli anni centrali del VI seco‑ lo a.C. La prosperità dei babilonesi continuò durante tutto il regno di Nabucodonosor II (605-562). Dopo la sua morte nel 562, inidò un pe‑ nodo di conflitti interni, con quattro re in soli sette anni. La minaccia venrva da oriente, incarnata nella persona di Ciro H, re dei persiani il quale a partire dal 550 ca. diede inizio a una serie di campagne milita‑ n per conquistare i territori intorno all‘impero di Babilonia. Alcuni anru dopo, il suo esercito entrò nel territorio dell’impero di Babilonia dal. nord, avanzando verso la capitale, la quale si arrese senza offrire resistenza. Ciro fu acclamato come liberatore dai sacerdoti di Mardue. Cosi ebbe termine l’impero neo-babilonese, l’ultimo impero sentita del Vicino Oriente antico, che era durato poco meno di un secolo Dopo la conquista dell'impero di Babilonia (l’attuale Iraq) nel 539 a.C. il re fece emanare un testo scolpito nel «cilindro di Ciro», che arconserva nel Museo Britannico di Londra. Si è soliti conside‑ rarequesto documento la «prima carta dei diritti dell'uomo», poiché esprime rispetto per la persona umana in quanto tale e promuove una forma elementare di libertà e tolleranza religiosa.
L‘attività del Deutcroi.taia
L’attività del Deuteroisaia si sviluppa negli anni che precedono questo ingresso trionfale. Ed è facile immaginare l’atteggiamento de‑ gli esiliatiin questo periodo,loro che avevano sempre sognato di tor‑ nare in patria. Sentimentidi odio, vendetta, nostalgia della terra pro‑ messa e ansie di liberan'one si annidavano nei loro cuori.'Ilmì questi sentimenti erano accompagnati inoltre da una crisi di fede e speran‑ za. Le parole del popolo: « I l Signore mi trascura, Dio non si interes‑
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sadi farmi giustizia» (Is 40,27) e quelle di Sion: «Dio mi ha abbando‑ nato, il Signore mi ha dimenticato» (Is 49,14), riflettono molto bene la delusione di molti contemporanei del profeta. Questa situazione è molto grave esi aggraverà ancora di più quando incominceranno ad arrivare notin'e delle vittorie di Ciro. Queste notizie ravviveranno le speranze di una liberazione vicina e il profeta si incaricherà di con‑ fermarle. Ma, da questa situazione nasce un serio problema teologi‑ co: quando arriverà la liberazione, a chi la si dovrà attribuire? A YHWH, dio di un piccolo gruppo di esiliati,o a Marduc, dio del nuo‑ vo impero? Questa densa problematica, umana e religiosa, caratte‑ r i n a il messaggio della seconda parte del libro di Isaia. Un futuro migliore
Il messaggio principale di ls 40‐55 è un annuncio gioioso di un futuro migliore. Israele è stato duramente castigato (cf. ls 40,2; 42,22‑ 25; 43,28; 49,19) e la sua sofferenza ha lo scopo di purificarlo dalle iniquità del passato (cf.Is 48,10).1nfatti,Yl-IWH vuole cambiare la disastrosa situazione del popolo e della sua città santa, Gerusalem‑ me (cf. ls 442628; 513; 52,5),vuole anche riunire il popolo disperso ovunque (ls 435-6; 49,12) e soprattutto vuole ottenere che gli israe‑ liti escano da Babilonia: «Uscite daBabilonia, fuggite dai caldeil Annunciatelo e proclamatelo con grida di giubilo. fatelo sapere fino all’estremità della terra. Dite: “ I l Signore ha riscattato il suo servo Giaoob "» (Is 40,1-2).
Questo grande cambiamento è descritto poeticamente con mol‑ te immagini e figure, alcune delle quali alludono a vari aspetti delle tradizioni sull’esodo dall’Egitto (lo si conosce come «nuovo esodo»). Si deve però insistere sul fatto che si tratta di allusioni poetiche spar‑ se tra i poemi, non di un autentico racconto cronologicamente ordi‑ nato. Per rendere più comprensibile quello che stiamo spiegando, raggrupperemo queste allusioni sotto le seguenti categorie: uscita, marcia nel deserto, anivo a destinazione, proprio perché ci ricorda‑ nola narrazione raccolta nel libro dell‘Esodo.
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‐ L’uscita. Nelle tradizioni del primo esodo, l'uscita degli israeli» ti dall‘Egitto fu possibile grazie alla distruzione della potenza milita‑ re del faraone e delle sue truppe. Allo stesso modo, l’uscita degli israeliti da Babilonia comporterà la neutralizzazione dell’impero (cf. Is 43,14; 46,1-2; 47,1-15). Guidati dal loro Dio, i deportati usciranno da questa terra straniera verso la loro patria (Is 52,11-12). - La m r c i a . Dopo l’uscita dall’Egitto, il popolo fece una lunga traversata del deserto. Anche gli esiliati, dopo essere usciti da Babi‑ lonia, attraverseranno un deserto che, tuttavia, diventerà una mera‑ vigliosa terra fertile (Is 43,16‐21; 49,8‐12; 55,12-13). Sotto questo aspetto, potremmo dire che il nuovo esodo supera il vecchio. ‐ L’arrivo. Mentre la destinan‘one del primo esodo era la terra promessa, «la terra dove scorrono latte e miele», la destinazione del nuovo esodo è molto più concreta, poiché si tratta della città di Ge‑ rusalemme, spesso personificata come donna e madre,che sarà rico‑ struita splendidamente per poter favorire l’incremento demografico ed economico degli esiliati (cf. ls 40.9-11; 49,14-21; 54,1‐3.11‐17). Ascoltiamo una parte dell’ultimo testo: » «Canta di gioia, a sterile tu che non partnrivi; prorompi in canti di giubilo, tu che non conoscevi i dolori del parto, perché più numerosi saranno i figli dell'abbandono“ che i figli della meritata. dice il Signore Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i tuoi teli senza risparmio, pianta i tuoi paletti e allunga le tue cordicelle. poiché ti allargherai a destra e a sinistra; la tua discendenza ercditerà nazioni, e papelerà città deserte» (ls 54,1-3).
Aggiungiamo un’ulteriore comparazione, stavolta riferita allo strumento umano che rese possibile la liberan'one. Mentrenel primo esodo emerge prepotentemente la figura di Mosè, nel Deuteroisaia non è un israelita,ma un pagano a svolgere una funzione analoga. Ci riferiamo ovviamente a Ciro, re di Persia,che nel nostro libro è visto con occhi molto favorevoli. Oltre alle due menzioni esplicite del suo
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nome (ls 44,28: « l o dico a Ciro: “Th sei il mio pastore”» e Is 415,1; «Così dice il Signore di Ciro, il suo unto»), contiamo varie allusiom alla sua persona (ls 41,1-5;45,2-7.9-13;46,9‐11;48,12-15).
In conclusione…i testi menzionati riflettono chiaramente la situa‑ zione storica del VI secolo a.C., vale a dire la caduta di Gerusalem‑ me, l’esilio in Babilonia, e infine, il trionfo fulminante di Ciro, che pose fine all’impero neo-babilonese. Anche se il Deuteroisaianon parla mai di questi awenirnenti, non c’è dubbio che essi costituisco‑ no lo sfondo dell’opera. I rami del serva dz! Signor: Infine,una speciale attenzione meritano «i canti del servo del Si: gnore», quattro poemi scritti in terza persona, eccetto il terzo, in c u i il servo si presenta in forma autobiografica: ls 42,1‐4(5-9); A9,1-74(8‑ 13); 50,48 e 52,13‐53,12. Come indica il loro nome, questi canti o poemi ruotano intorno al «servo»,un personaggio misterioso, che al‑ cuni identificano con un individuo, mentre altri con una collettività, vale a dire il popolo di Dio. Il più noto è, senza dubbio,il quarto can‑ to. che, a differenza degli altri, si limita a narrare le sofferenze del serve eil loro senso ultimo. Si compone di un’introduzione (Is 52,13‑ 15), del corpo centrale (Is 53,1-10), e di un epilogo (ls 53,11-12). Il corpo ha per protagonista ‘ u n «noi», mentre le altre due parti sono pronunciate da Dio. Questo poema ha avuto un'importanza eccezio‑ nale per il Nuovo Testamento, poiché ha contribuito alla formanone dei racconti sulla passione e,morte di Gesù. È possibile che lo stesso Gesù abbia interpretato la propria morte alla luce di questi versetti: «] )ispremto. rifiutato dagli uomini, dai dolori e abituato alla sofiuenza; come una che non si vuole guardare, ' lo disprezzamnm e non ne avemmo alcuna suma. Eppure portava i nostri dolori, sopportava le nostre sofferenze […]
Quando era maltrattati), si sottometteva. e n o n apriva la sua bocca; come agnello condotto al macello,
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Pan:2 come pecora di fionte al locatore, restava muto e n o n apriva bocca. Senza difesa e senza giustizia se lo portarono via e nessuno si preoccupò della sua sorte. {ro strapparono dalla terra dei viventi, 0 co p i t o n e per i peccati del mio popolo; lo tumularono con i maliattori. lo seppellirono con i malvagi […] Il mio servo porterà la salvezza a molti, addoasandosi le loro colpe […]
Poiché lui si addosso i peccati di molti !: intercedette per i peccatori» (Is 5134.731112). 9.
Asano, ZACCARIA n Mmm-n.4
Aggzo
Con Aggeo comincia l‘ultimo periodo profetico, conosciuto co‑ me il periodo del post-esilio o successivo all’esilio. La deportazione a Babilonia appartiene al passato. Ora, il popolo è tornato in patria e comincia una nuova tappa della sua storia. Per Aggeo, ma anche per Zaccaria, la parola che riassume la situazione che gli è toccata vi‑ vere e «ricostruzione». Di Aggeo conosciamo solo il nome (in ebraico, «mia festa» o «nato unun giorno di festa») e il periodo esatto della sua attività pro‑ fetica: dal 29 agosto al 18 dicembre dell’anno 520 a.C.; poco più di tre mesi, dunque. Anche seil nome di Aggeo non compare nella li‑ sta degli esiliati che tornarono in patria nel 537 a.C. sotto la guida di Sesbassàr,è probabile che facesse parte di questo primo gruppo. Ne‑ gli anni seguenti, a Gerusalemme fu ricostruito l’altare, si celebrò la festa dei 'l‘abernacoli e si diede inizio alla ricostruzione del tempio. Qta,non tutti erano d‘accordo a dedicarsi pienamente a questo com‑ pito, poiché i problemi quotidiani erano molti e molto urgenti: la scarsità di alimenti, le case distrutte, i campi desolati... A musa di queste difficoltà, la riedificazione durò 16 anni. Nell‘anno 520 a.C, grazie ai cambiamenti nel governo persiano e alla predicazione di Aggeo, il popolo riprese il lavoro di ricostmzione del tempio, che fu portato a termine cinque anni dopo, nel 515 a.C
I profeti : i loro libri
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Parlando nel nome del «Signore, D i o degli eserciti», Aggeo pro‑ clamò quattro oracoli: il primo rivolto a Zombabele e a Giosuè (Ag 1,1‐15),i1secondo a questi due capi e al resto del popolo ( A g 2,1-9), il terzo ai sacerdoti ( A g 2,10-19) e il quarto a Zorobabele (Ag 2,20‑ 73). Aggeo si rivolge ai capi politici e religiosi del suo tempo. poiché vuole parlare con le persone più significative di una comunità che sta vivendo un momento di crisi profonda. Delusa e scoraggiata, la co‑ munità non ha voglia di andare avanti. La proposta di Aggeo è quel‑ la di guardare al futuro. Non si tratta di ricostruire un passato splen‑ dido, ma di gettare le basi per un nuovo Israele e per la sua missio‑ ne salvifica a favore di tutti i popoli della terra. E il primo passo è quello di ricostruire la casa di Dio a Gerusalemme: «La gloria di questo secondo tempio supererà quella del primo, dice il Signore onnipotente;!: in questo luogo stabilirà la pace, oracolo del Si‑ gnore onnipotente» (Ag 2.9).
Zaccaria Zaccaria, il cui nome significa «il Signore si è ricordato»,in con‑ temporaneo di Aggeo e autore di lo 1-8, chiamato primo o Proto‑ zaccaria. Di famiglia sacerdotale, dimostrò una grande preoccupa‑ zione per il tempio e il culto, la qual cosa ne rende evidente la conti‑ nuità con la tradizione profetica precedente. Coloro che ritornavano dall’esilio avevano urgente bisogno di ricuperare la loro identità e Zaccaria, così come Aggeo, pensava che promuovere la ricostruzio‑ ne del tempio sarebbe stato un mezzo per riuscirci. Potremmo dire che per mezzo della ricostruzione del tempio si compie un‘altra rico‑
struzione più importante, vale a dire quella del popolo. «Cosi dice il Sigiore onnipotente: Riprendete coraggio, voi che udite queste parole proclamate dai profeti in questi giorni, mentre si pongono le fondamenta della casa del Signore oxmipotente esi ricostruisce il tem‑ pio. Prima di questi giorni,intatti, non c‘era salario per l’uomo né per gli annuali,non c'era sicurezza negli spostamenti acausa del nemico,poiché io steso avevo messo gli uni contro gli altri. Ora invece io non sono più come prima verso il resto di questo popolo […] Ora vi salverò e sarete benedetti. Non temete, riprendete coraggio» (Ze 8,9-11.13)…
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P a u2
L’altra preoccupan‘one di Zaccaria è relativa all’escatologia: tempo di speranza, tempo di tensione, tempo che precede l'interven‑ to definitivo del Signore. Per esprimere tutto ciò, il profeta ricorre a un linguaggio apocalittico difficile da comprendere Mediante otto vi‑ sxom (Ze _1,7‐6,15), cerca di descrivere il mondo futuro, vale a dire la restaurazrone gloriosa di Gerusalemme sotto la guida di Giosuè e Zorobabele.A titolo di esempio, ecm la sesta visione, quella del libro: «Alzai di nuovo gli occhi ed ebbi una visione, Vidi un ‘ l’angelo mi domandò: “Che cosa vedi?". E io: “Vedo mfxlàec‘ixìlîgae‑ efilungo diem metri e largo cinque”. Egli soggiunse: “Questa e la male-’ finzione che si estende su tutta la terra. Su una delle sue facce e scritto‑ C?gni ladro sarà eliminato’;e sull’altra: ‘Ogni spergiuro sarà eliminato" L'ho scatenata i o , orleolo del Signore onnipotente,in modo che essa eni tn nella casa del ladro e nella casa dello spergiuro, e vi si stabilisce fino a oonsumarla insieme con le sue travi e le sue pietre”» (24: 5,14).
. La seconda parte del libro (24:9‐14), scritta da un autore scono‑ sciuto, r i c e v e il nome di secondo Zaccaria 0 Deuterozsecaria e riflet‑ te la situazione di Israele alla fine del IV secolo o agli inizi del [ I l se‑ colo a..C. Questi capitoli possiedono un forte accento messianico, il che spiega l’abbondante uso fattone dagli autori del Nuovo '[bsta‑ mento. Ascoltiamo l’inizio di Ze 9,9‐17, oracolo sul messia e sulla re‑ staurazione di Israele: «Salta di gioia.iiglia di Sion. lancm grida di giubilo. Gerusalemme, poiché si avvicina il tuo re, giusto e vittorioso, umile e a cavallo di un asino, su dl un puledro figlio d’asina» (Ze 9,9).
Questo versetto è citato nei vangeli per presentare l’ingresso di Gesù . . in Gerusalemme come compimento di uesta ro ‑ sianrea (cf. Mt 21,5). q P messa DIES
Malachia Passiamo ora al libro del profeta Malachia (in ebraico, «mio messaggero»), in realtà una collezione di oracoli profetici di autore
[profeti : i loro libri
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ignoto. Nonostante i molti sforzi fatti per scoprire chi abbia scritto il libro,dobbiamo ammettere che non ne conosciamo l‘identità.L’epo‑ ca, invece,la possiamo determinare grazie al contenuto delle sue pa‑ gine Tutto {a pensare alV secolo a.C., agli anni precedenti alla rifor‑ ma di Neemia e di Esdra. Il tempio è gia stato ricostruito e bene o male funziona, il culto è ripreso e i sacerdoti e i leviti sono organiz‑ zati. Si potrebbe pensare agli anni seguenti la consacrazione del nuo‑ vo tempio, ossia dopo il 515 a.C. Era un tempo di scetticismo e di in‑ certezza, Le speranze suscitate da Aggeo e da Zaccaria non si erano realizzate, poiché la restaurazione nazionale era stata molto più po‑ vera di quanto previsto e annunciato. Il popolo si sentiva deluso e tornò a commettere gli stessi peccati di prima, sia nel culto, che nel‑ la vita quotidiana. Malachia affronta questa situazione con decisione. Combatte i problemi della sua epoca, tanto quelli teorici (amore di Dio. giusti‑ n'a, retribuzione) che quelli pratici (offerte, matrimoni misti, divor‑ zio, decima...) e lo fa per mezzo di una serie di dialoghi che proba‑ bilmente riflettono le controversie del profeta con il suo uditorio. lmpressionano,ad esempio, le parole che rivolge ai sacerdoti: «E ora a voi questo monito,o sacerdoti. Se non aswlterete, se non vi decidete : dare gloria al mio nome, dice il Signore onnipotente, lance‑ rò suvoi la maledin'one: cambierò in maledizioni le vostre benedizioni [...] Io vi scaooerò dal sacerdozio. vi getterò la spazzatura in faccia: la rpnnatura delle vostre feste, e sarete spazzati via con essa. ] Compi‑ to del sacerdote e custodire la scienza. e da lui si vain cerca l m s e g n a ‑ mento. poiché egli è il messaggero del Signore onnipotente. Voi invece avete deviato dalla retta via; con il vostro insegnamento siete stati d‘in‑ ciampo a molti; avete annullato l'alleanza di Levi, dice il Signore onni‑ potente» (Ml 2,1»3.7-8).
Come quello di Zaccaria, il libro di Malachia è uno dei più cita‑ ti nel Nuovo Testamento, soprattutto Ml 3,1 e 333-245, testi che par‑ lano di un messaggero. Nei vangeli, questo messaggero viene identi‑ ficato con Giovanni il Battista, l’unico precursore.
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10. l i , T
Parte2 a mIsano
TRUOISAIA (Is 56‐66)
L'opera del THtoisuia Con questo nome convenzionale (Ifitoisaia) si designa il profe‑ ta anonimo, autore di la 56‐66, che esercitò il suo ministero nel post‑ esilio. L‘ambiente che traspare in questi capitoli non è quello della deportazione a Babilonia, ma quello della comunità della provincia di Giuda (in questo periodo conosciuta come Yehud), una comunità divisa e delusa, che affronta il difficile compito della ricostruzione sotto il dominio persiano. In quell’epoca, l’impero di Ciro si estende‑ va dall’Egitto fino al nord-est dell‘india.
Situazione storica Come abbiamo già indicato in precedenza, la politica di Ciro verso i popoli sottomessi era di una certa tolleranza e benevolenza, cosa che favoriva certamente i suoi interessi. Per quanto riguarda gli ebrei, la sua politica e rappresentata molto bene nel cosiddetto «Editto di Ciro»,menzionato due volte nel libro di Esdra: in Esd 1,1‑ 4 e in Esd 6,3-5. La ci viene raccontato che il re emanò un decreto in cui ordinava la ricostruzione del tempio di Gerusalemme e permet‑ teva, agli esiliati in Babilonia che lo desiderassero,di ritornare in pa‑ tria. In tutti i modi, non tutti gli ebrei residenti a Babilonia e dintor‑ ni tornarono in patria. La situazione in Giuda era molto difficile e,se non tutti, almeno alcuni dei deportati e i loro figli, nati in esilio, ave‑ vano acquisito un certo grado di prosperità in questa terra straniera. Quindi, il fatto che il ritorno fosse parziale non dovrebbe sorpren‑ derci eccessivamente. Non si conosce la data del ritorno del primo gruppo di deporta‑ ti sotto la guida di Sesbassàr. In ogni caso, si trattava di un gruppo r e ‑ lativamente piccolo, che non riscosse grandi successi nel lavoro di ri‑ costruzione di Gerusalemme. La città era ancora in rovina. la popo« lazione che vi era rimasta non aveva mezzi economici,e inoltre si do‑ veva considerare l’opposizione dei capi di Samaria al progetto. Un altro gruppo di esiliati tornò ne1520 a.C., sotto la guida del principe davidico Zorobabele e del sacerdote Giosuè. La cerimonia di dedi‑ cazione del «Secondo Tempio» si tenne nel 515 a.C. Ricordiamo che
Ipmfetieilomli'bli
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allora il tempio era l’unico punto di riferimento per gli ebrei della destina e della dla'spora. . . P Sisamolto poco della vita interna della comunità della provincia di Yehud nel V eW secolo a.C., a eccedono dell’attrvttà di due grandi personaggi,]îsdrae Neemia.Neemia,ebreo della diaspora e funnona‑ n'o alla corte persiana, fu autorimto ad andare a Gerusalemme con la missione di ricostruire le mura della città. Riuscì a terminare l ope‑ ra, nonostante l’opposizione dei capi samaritani, e runase in.Giuda al‑ tri died anni, durante i quali portò a compimento diverse riforme so‑ ciali nella città. Esdra, invece, operò nel campo religioso. Sacerdote e scriba della legge,anche lui proveniva dalla diaspora, dove aveva avu: to una carica nella cancelleria imperiale. La sua missione era quella di avviare una riforma relig'osa. Una volta a Genmalemme,Esdra pro‑ clamò la «legge di Dio», un codice religioso, che le autorità persiane riconobbero civilmente. Dopo l’epoca di questi due personaggi, la v t ‑ ta della piccola comunità della provincia di Yehud continuò senza grandi eventi, fino alla conquista di Alessandro Magno nel 332 a.C. I temi del THtoi'aal'a
In questo
si situa l’opera del ’Il-itoisaia .(Is 56-66), in cui non ci sono riferimenti a Babilonia o alle sue divuntà, contesto, dunque,
alle sofferenze dei deportati, al re Ciro :) alla marmadel popolo libe‑ rato. Manca, quindi, l‘atmosfera babilonese carattensnca del Peute‑ roisaia (cf. Is 40-48). Si nota, invece, un grande interesse per il tem‑ pio di Gerusalemme e per il sabato. Per questo, dunque, abbondano i riferimenti al tempio, sia quando era ancora in rov1ne (Is 63,18; 64,10), sia quando entra nuovamente in funzione (ls 56,5‐7; 65,11; 66,6). Leggiamo alcuni testi: « I l nostro tempio, santo emagnifico,. dove ti hanno lodato i n o r t h antenata, e andato in preda al fuoco; _ . e ciò che più amavamo si è trasformato in rovtne» (Is 64,10). «Una voce rimbomba nella città. una voce esce dal tempio: e la voce del Signore, ‘ . che da ai nemici quello che si mentono» (15 66,6).
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Pum2
Passiamo ora al sabato. Mentre il termine «sabato» non compa‑ re nel Deuteroisaia, vari testi del 'Ii-itoisaia, come Is 56,2.4.6; 58,13 0 66,23, menzionano l’osservanza del sabato come un’esigenza impor‑ tante per la comunità giudaica: «Se osserverai il ripow del sabato, e non sbrigherai affari nel mio giorno santo, seconsidererai il sabato la tua delim'a e lo eonsacrerai alla gloria del Signore, se lo onorerai. astenendoti dal viaggiare, ed eviterai di sbrigare affuri edi fare contratti. allora il Signore sarà la tua delizia» (ls 58,13-14a).
Altri temi importanti,praticamente assenti nel Deuteroisaia, sono la critica sociale e quella del culto. Per quanto attiene la prima, il profe‑ ta denuncia con forza le ingiustin'e, i crimini, l'oppressione e lo sfrutta‑ mento del prossimo ali‘intemo della comunità giudaica (ls 56,9-57,1; 58,1-10, 59,1-15). Le loro guide e pastori, uomini pervertiti, sono i re‑ sponsabili delle sofferenze degli innocenti e della deviazione dei fedeli: «Bestie del campo, venite a mangiare; voi tutte, bestie della foresta. I guardiani sono ciechi, nessuno sa nulla. Sono tutti dei cani muti. ineapaei rii abbaiare; M d h n i Pigriv a cui piace dormire. * cani affamati che non si anziano mai. E loro sono i pastori! Ma non capiscono nulla. ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse. “Venite - dicono ‐ cerchiamo del vino, e ubriachiamoci di bevande inebrianti; faremo lo stesso anche domani, poiché c‘è abbondanza di provviste". Perisce l‘innocente e nessuno ci bada; scompaiono gli uomini fedeli e nessuno capisce che è la malvagità a portare via l’innoeente» (Is SGS‐57,1).
lprofen' : ilare libri
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Riguardo all‘idolatria, ora si è aggravata con nuove forme: sacri‑ fici umani, impiego di animali impuri nel culto, negromanzra, culto a Molon, tra le altre cose. Le critiche e le miriame del profeta fanno trasalire qualcuno (ls 57,343; 65,1-7.11-12; 663-417). «Chi irnmola un toro poi uccide un uomo; ehi sacrifica una pecora poi scanna un cane. Chi presenta un‘offerta poi trova gradevole il porco; chi brucia incenso poi benedice un idolo. . Ebbene, giacché costoro hanno scelto le loro v i e , e si dilettano dei loro ahomi;i};1 anch’io see 'erò i loro vasti ' e manderò%3ro ciò che gli fa inorridire» (Is 66,3‐4).
Davanti al problema del rifiuto e del disprezzo degli stranieri,il profeta ci sorprende col suo messaggio. In‘ alcuni testi, le sue parole rivelano un atteggiamento eccezionalmente aperto verso di loro, poiché accetta addirittura che partecipino al culto insieme alla eo‑ munità (Is 56,3-7). In altri, invece, a n n u n z i a un giudmo tremendo contro le nazioni straniere (et la 63,1-6; 66,14«16; 66‘24)’. . . Ebbene, a partire dal capitolo 60, il messaggio del Thtoxsara pre: sente una svolta impressionante. Se prima abbondavano gli Oracoli di giudizio e di annuncio del casiigo. ora sono le promesse di salvez‑ zaacaratterizzare i suoi interventi.In Is 60‐62, Gerusalemme diven‑ ta l’immagine prediletta dello sperato e palese intervento di Dio:
«Aiuti e splendi, Gerusalemme,
perché viene la tua luce, _ la gloria del Signore sorge sopra di te. E vero che la terra
e rta di tenebre : Î?eî)oli di oscurità. ma su di te sorge il Signore, e si manifesta la sua gloria» (ls 60,142). ,
«Per amore di Sion non taoerò, ' . per amore di Gerusalemme non rm concederà npoao,
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2 finché la sua liberazione non splenda come luce e la sua salvena non arda come torcia» (Is 62,1).
' In Is 63‐64, il giudizio sulle nazioni apre la strada a una medita‑ Zione sulla storia come luogo della rivelazione di Dio, culminante in una liturgia penitenziale,e in la 65‐66 oontempliamo il risultato fina‑ le del rinnovamento intrapreso da Dio. In questi testi si percepisce un’atmosfera molto positiva, piena di speranza, allegria e gioia. Israele ha dei motivi per sperare in un futuro migliore e Dio sene rallegra, poiché lia ritrovato il suo popolo. Alla fine del libro la pro‑ spettiva si universalizza come mai in precedenza: tutti i popoli for‑ mano con Israele una grande comunità cultuale e liturgica: «In ispirerà le loro opere e i loro pensieri; verrò a radunare ipopoli e le nazioni; essi verranno
e mutempleranno la mia gloria» (Is 66,18).
11. GIONA, GIOEI£ i=. Asma Giona
'Il
fila:; di (l‘riona è un libro intrigante per vari motivi legati al‑ au ore, o sti e letterario, alla storia narrata e ai del profeta. 00mpol’tlment0 'L'autore presenta Giona come figlio di Aniittài, Effettivamente, grazie a 2Re 14,25 sappiamo che durante il regno di Geroboamo II (pnmametà del VII a.C.) ci fu un profeta di nome Giona, figlio di Amittài, originano di Gat-Chefer, nella tribù di Zàbulon, a circa 5 km a nord-est di Nazaret. Ebbene, questo profeta non ha nulla a che vedere col nostro protagonista. Lo stile, il vocabolario, come anche il [‘
contenuto suggeriscono la datazione dell’o ra in epoca t- ' ' forse verso la fine dell‘epoca persiana. Pe pos eslllca, , Lungi 4 .dall’essere . ' una collezione di oracoli profetict,oome ' ' ne ' al‑ tri profeti, il *libro di Giona si presenta come una narrazione drag-[ma‑ tiu_ata che ricorda alcune delle parabole del vangelo, come quella del figliol prodigo (I.e 15,11-32) o degli operai nella vigna (Mt 20,1-16). La storia di Giona è una delle più popolari dell‘Antico Testa‑ mento, e questa grande popolarità è dovuta soprattutto alla balena,
I profeti : i l a w libri
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personaggio che sicuramente ci riporta alla memoria la novella Mo‑ by Dick di Herman Melville. Nell’immaginario popolare, il profeta Giona è asociato alla balena. Curiosamente, tuttavia, i versetti che vi si riferiscono nel libro sono pochissimi. Si tratta, senza dubbio, di una storia fittizia, che evoca un mondo favoloso, dove tutto è gran‑ de: la balena, la tempesta, la città, il vento... Ma, e Nìnive'l ‐ potreb‑ be obiettare qualcuno. La città di Nìnive non è un’invenzione, in quanto esistette storicamente.È comunque certo che quando il libro di Giona venne alla luce Nìnive non esisteva più. A differenza di quanto fanno tutti i profeti, Giona parla molto poco nel libro. Inoltre,dimostra addirittura un rifiuto della parola di Dio e disobbedisce all’ordine ricevuto, almeno nella prima parte del libro. Ricordiamo che il Signore gli comanda di andare a profetizza‑ re a Nìnive, però Giona non solo è sordo all‘ordine divino, ma addi‑ rittura si imbarca per allontanarsi il più possibile: «Il Signore rivolse la parola a Giona, figlio di Aniitti, : gli disse: “Alza‑ ti. va’ a Ninive, la pande citta, epronuncia un oracolo contro di essa,
poiché la sua malvagità è giunta fino a me”. Giona invece si levò per fuggire : ’l‘aisis,lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovo una na‑ ve diretta aTarsis, pagò il passaggioe s‘imbarcò con loro per Tarsis, lon‑ tano dal Signore» (Gn 1,1-3).
Nìnive, capitale dell’impero assiro a partire da Sennacherib. era rimasta impressa nella memoria di Israele come simbolo dell’impe‑ rialismo e dell'aggressività contro il popolo di Dio. Più che il mondo pagano, Ninive rappresentava gli oppressori di ogni tempo. A loro deve rivolgersi Giona per esortarli alla conversione e a loro ‐ cosa che Giona non comprende ‐, Dio concede il suo perdono:
«Giona.tu hai pietà per un ricino che non lisi fatto crescere, che in una notte e cresciuto e in una notte e perito. E io non dovrei avere pietà di Nix-ive,la grande città, nella quale vi sono più di oentoventimila perso» ne, che non sanno distinguere tra il bene e il male, e una grande quan‑ tità di animali?» (Gn 4,10-11).
Nel suo complesso, il libro di Giona presenta la reazione di un profeta contro il forte nazionalismo che caratterizzava la comunità giudaica del post‐esilio.È, inoltre, un invito ad accettare un Dio che
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Panel
perdona e offre misericordia a tutti, anche ai nemici, a condizione che si pentano e facciano penitenza.
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Uomo di profonda fede e forte speranza, Gioele non si limita a consolare il proprio popolo, mane scuote la coscienza, obbligandolo a fare un salto verso il futuro, un futuro che si apre alla speranza.
Gioele . Dr solito viene datato al post‐esilio anche il libro del profeta Gioele (in ebraico «il Signore è Dio»), del quale sappiamo solo che il padre srchiamava Petuèl, che era originario di Giuda, che predicò a Gerusalemme e che conosceva bene il mondo rurale, come mostra la descrizione della piaga delle lacoste in Gl 1.2-12. Così Gioele de‑ scnve l’afflizione che prova davanti a tale calamità:
«pn popolo innumerevole e potente
sr spande come l‘aurora sui monti. Come questo non ce n’è stato mai e non se ne vedrà mai più uno. Davantia lui un fuoco che divora; dietro a lui una fiamma dle brucia, Davanti a lui, la terra era un paradiso; dretxo a lui un deserto desolato, perché nulla gli sfugge» (Gl 2,2-3).
Abdia: Per ultimo, ci riferiamo al libro del profeta Abdia (in ebraico, «servo del Signore»),il più breve di tutti gli scritti profetici e anche di tutto l’Antico “estan-remo. Si tratta di un solo capitolo, per un to‑ tale di 21 versetti, consistente in una serie di oracoli contro Edom, un popolo situato a sud del Mar Morto, che fin dalle origini era in
conflitto con Giuda (of. 2Re 25). Scritto poco dopo la caduta di Gerusalemme (587 a.C.) o al ri‑ torno dall’esilio (539 a.C.), l’opera consta di due parti principali: Abd 1-14 e Abd 15-21. La prima contiene una minaccia contro Edom per l’atteggiamento mantenuto all’epoca della distruzione di Gerusa‑ lemme e la seconda si concentra sul «giorno del Signore» come ca‑ stigo, con un finale di restaurazione. 12. DANTE‐E
Al disastro delle locuste segue l‘evocazione di un esercito nemi‑ co ancora più devastante (Gl 2,1-11). La sua implacabile invasione da adito al profeta di descrivere «il giorno del Signore» che arriva implacabile. È questo un tema chiave nel libro di Gioele «Il giorno del Signore» si presenta con tutta la sua drammaticità in Gl 1 15' g,1.11; 4,14-17, mentre in 3,1 acquista un tono più positivo, visto 'che: in questa occasione coincide con l’effusione del suo Spirito. «Dopo questo. io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo. l vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno' | vostri anziani faranno sogni. ‘ e 1vostri giovani visioni. E perfino sopra gli schiavi e sulle schiave effonderò il mio spirito in quei giorni» (Gl 3,1-2).
Profezia : apocalittica
La tradizione ebraica e cristiana ha sempre considerato Danie‑ le un profeta,l‘ultimo dei quattro maggiori (Isaia, Geremia, Ezechie‑ le e Daniele).thavia,il libro che ne porta il nome non appartiene alla letteratura profetica,bensì aquella apocalittica.un genere lette‑ rario sviluppatosi specialmente negli ultimi secoli dell‘Antico ’Itasta‑ mento e nei primi del cristianesimo (350 a.C.-150 d.C.). Questo pe‑ riodo di tempo fu segnato da due grandi avvenimenti: la rivolta dei Maccabei alla fine del Il secolo a.C. e la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei romani nell’anno 70 d.C. Erede della pro‑ fen'a, l’apocalittica si interessa della storia, del destino degli imperi, della fruizione di predire gli avvenimenti, dell’invito alla speranza e alla fiducia in Dio. Può essere definito un genere letterario di rivela‑ zione con una cornice narrativa,in cui un mediatore (spesso un an‑ gelo) comunica una rivelazione divina a un uomo che la riceve (un
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Paul
personaggio famoso del passato). Le opere apocalittiche rispondono normalmente aun duplice obiettivo: il primo è quello di offrire una chiave di interpretam'one basata sulla fede per i fedeli del Signore che stanno attraversando una situazione difficile;il seeondo e quello di motivare i lettori a non abbandonare la fede ricevuta.per quanto drammatiche possano essere le circostanze.
Il libro di Daniele Il libro di Daniele, nonostante i suoi numerosi riferimenti al tempo dell’esilio in Babilonia.venne scritto con ogni probabilitàdu‑ rante la rivolta maccabaica (167-164 a.C.) per rincuorare gli ebrei perseguitati dal re seleucida Antioco I V,per rafforzarne la fede e la fedeltà alla Legge, e alimentame la speranza. Il libro riceve il nome dal suo protagonista,un ebreo esiliato chiamato Daniele (in ebraico, «il mio giudice e Dio»), che vive a Babilonia. Dato che i capitoli 7-12 del libro sono redatti alla prima persona, si finì con l‘attribuire tutta l‘opera a questo misterioso personaggio (cf. Ez 14,14.71); 28,3; Esd 8,3; Ne 10,7). Si tratta di un procedimento frequente nell‘antichità,al fine di conferire autorità e prestigio a un’opera: la pseudonimia. Dn 1-12 si compone di due parti quasi uguali: i capitoli 1‐6 rac‑ colgono diversi racconti che parlano di Daniele (e dei suoi tre com‑ pagni) in stile narrativo alla terza persona, mentre i capitoli 7‐12 so‑ no formati da una serie di visioni apocalittiche descritte in prima persona dallo stesso Daniele. Daniele 1-6 Il tono dominante dei racconti si percepisce a partire dal primo episodio, dove ci viene presentato il personaggio di Daniele (Dn 1). Secondo il testo, Daniele e un giovane nato in Giuda e deportato a Babilonia nel temo anno del regno del re Ioiakìm (606 a.C.). Scelto per un servizio alla corte del re di Babilonia, Daniele, con tre suoi compagni, chiede di potersi astenere dal prendere il cibo (ritualmen‑ te impuro) che viene loro dato durante il corso di formazione, sosti‑ tuendolo con legumi e acqua. Questo va inteso come un gesto di grande fedeltà alla Legge e alle tradizioni religiose giudaiche, un ge‑
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[profitti ei loro libri
sto che il Signore premia con un’ottima salute corporea e con un al» t r o dono molto più importante:
' … n a t i uattro giovani ' ' una profonda conoscenza della FeDltt:ratui-a e di‘t‘i‘itte leqbranclie del sapere; Daniele, pOi, era esperto nell’inteprctare opti tipo di visioni e di s o g n i » (Dn 1,17).
" ' nedell’autore ' arde a questo episodio non ammet‑ te d-ÈÈÉÎL incoraggiare iriguettori a mantenersi sempre fedeli alla legge di Dio, anche in mezzo asituazioni critiche che possono} s;irgeà re quando si vive in un ambiente pagano; moltre. questa fede t sar ' ente dal Si ore. "w?pr::tîiiîigcelixeelszzaiìilgno nei capi%21i 2-6 presentano lo stesso tu‑ no edificante ed esortativo. Si insiste sulla sapienza di Daniele eg:;d; la sua capacità di interpretare sogni e v i s i o n i (Dn 2; 4, 5).- a:ifesta straordinaria ricompensa divina per la fedeltà alla legge Slin a me nell’episodio dei tre giovani gettati in una fornace di fus;fo a4rnîna (e. 3) e in quello di Daniele nella fossa dei leoni (.c' 6). ] c.B ldas‑ della follia del re Nabucodonosor e, nel e.5,il destino de liie :; dei s i r appare scritto da una mano misteriosa sulla parete de Aalsaèal si. banchetti.Queste narran'oni dimostrano che il Dio di Dame e dl li gnore di tutto il cosmo, epersino i re più potenti di questo mon o g l.
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smoàîîsltlilîîiteepsfmtno relativamente indipendentitra di loro,
vale a dire che non costituiscono un racconto continuo. Si tratta duià-i que di una collezione di racconti edifica… che hanno lo scopo;…e esortare gli ebrei della diaspora a mantenersi fedeli alla legge e loro tradizioni, rafforzando in tal modo la loro identità di gruppo.
Daniele 7‐12 Come abbiamo già segnalato in precedenza, i quattro ;pisod1 che costimiscono la seconda parte del libro (Dn 7; -8;9;,1(')-1 ) uso:; tutti racconti di visioni apocalittiche:le quattro bestie,] ariete e D pro le settanta settimane e la grande visione finale. E lo stesso a‑ nieie, in prima persona, a descrivere le visoni. Non essendo capace di comprenderne il significato, intervengono degli angeli che i;t:rii pretano e gli spiegano il significato di quanto ha Visto. In gener ,
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Panel
contenuto delle quattro visioni e una rappresentazione simbolica di vari periodi della storia in funzione del compimento escatologica.In altri termini, gli imperi sorgono e cadono uno dopo l’altro secondo il piano stabilito dal Signore. La storia umana avanza verso l’inaugura‑ zione definitiva del regno di Dio. Come Dn 1‐6,anche questi capitoli vogliono rafforzare la fede de‑ gli ebrei, ma vogliono anche offrire ai fedeli una conoscenza infallibile del disegno di Dio nella storia umana. Grazie a questa certezza, i cre‑ denti possono sopportare la persecuzione e persino il martirio, poiché sanno che le forze del male saranno vinte alla fine dei tempi, quando Dio si manifesterà e concederà nuovamente la vita ai suoi fedeli, risu‑ scitandoli dalle morte. «Témpi di angoscia e promessa di risurrezione» e il titolo che potremmo dare al testo più dtato e discusso del libro:
«In quel tempo, sorgerà Michele,il gran principe,protettore del tuo po‑ polo. Sarà un tempo di angoscia, come mai da quando esistono le na‑ n'oni. Quando arriverà quel momento, tutti i figli del tuo popolo che sono scritti nel libro si salveranno. E molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglia-anno. alcuni per la vita eterna, altri per la vergogna, per il castigo eterno. I saggi brilleranno oome lo splendo‑ re del firmamento, e coloro che avranno guidato molti sulla via buona. come le stelle per tutta l‘eternità» (Dn 12,1-3). Daniel: 13‐14
Un'ultima osservazione. Il libro termina con i cosiddetti «rac‑ conti greci» (Dn 13‐14). Sono chiamati così perché i racwnti conte‑ nuti in questi capitoli (Daniele e Susanna, Daniele e i sacerdoti di Bel, e Daniele e il drago) appaiono solo nella versione greca del li‑ bro. Si tratta di tre racconti esemplari, edificanti o didattici, ai quali non si deve attribuire nessuna storicità nel senso moderno della pa‑ rola, poiché non hanno relazione con dei fatti avvenuti in un’epoca determinata.La loro finalità e chiaramente didattica: non cercano di infondate, ma di insegnare.Amblentati nella corte babilonese, corri‑ spondono, in realtà, alla situazione di persecuzione sofferta dalla oo‑ munità giudaica durante il dominio seleucida. Contengono un mes‑ saggio di speranza che esorta alla fede nel Dio di Israele, l‘unico D i o vivente che cum, protegge e salva i suoi fedeli da tutti iperiooli.
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INDICE
INTRODUZIONE ...... Parte 1
...... I m o r i - r n 15LeLORO cussinmzwm.
IL PROFETISMO BIBLICO… 3. 4.
LA DEFINIZIONE m m o r a n LA n o m u PRE-CLASSICA I FENOMENI morena NEL VICINO
Omen-ra ANTICO 5. Le momasse DELL’AN1100 T e n … 6. LA FORMAZIONE DEI LIBRI PROFETICI 7. ] GENERI urrmuax m o n n a
] PROFETI E I LORO LIBRI Amos Osea I l .ramo ISAIA o PROTOISAIA (Is 1‐39)
M l … .................. Somma, NAUM E Anncuc
G… Ema-nau! . I l . seco… I n n 0 DE…‘EROISAIA (Is 40‐55) Anneo, ZACCARIA E MALACHIA 1 0 . 11 . s z I s … o Tmo1smr (Is 11 GIONA, GIOELE E ABDIA 12. D … … .................
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE ............
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