PARTE PRIMA
FONETICA A. - Preliminari. § 1. - Dal punto di vista del suo aspetto sonoro, la parola
umana si articola in sillabe che ne costituiscono la più piccola unità autonoma: le sillabe constano di una s o n a n t e, e cioè un suono che può pronunziarsi senza l'appoggio di altri suoni e ne costituisce il fulcro; ed eventualmente di una o più c o n s o n a n t i, suoni cioè che necessitano di una sonante cui appoggiarsi. S o n a n t i sono non solo le vocali (a e i o u eee.), ma anche liquide o nasali in funzione sonantìca, come r nel serbocroato Trst ' Trieste' o n nella seconda sillaba del tedesco leben: esse vengono segnate, quando occorre, con un cerchietto sottoscritto: r, ?!. Sonanti possono essere anche delle spiranti, come s (p. es. in pss). Oome c o n s o n a n t i possono venire adoperati anche suoni che normalmente hanno valore vocalìco, p. es. i in più, u in buono; le si indica, se occorre, con un semicerchio sottoscritto: i, ~. Vi sono pertanto suoni partecipi delle due serie, che chiamiamo s e m i s o n a n t i in funzione consonantica (r l n m i '!!? ecc.), s o n a n t i in funzione sonantiea (r! ?! W' i u ecc.); di essi, r e l sono liquide, n e m nasali, gli altri vocali e semivocali. l - V . PISANI. (ÌJWIIII/(lfiClI IlIfil/(/~fOri("(1 t: ("OII1I'lImlil'tl.
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
La v o c a l e fondamentale è a, nella cui pronunzia la bocca rimane aperta e non dà ad essa alcuna colorazione particolare; le colorazioni estreme sono quella p a l a t a l e di i e quella l a b i a l e di u. Fra la indìfferensiata ( ve l a re) a e le altre due vocali estreme trovano posto delle vocali intermedie, palatali quelle orientate sull'i, labiali le orientate sull'u, secondo il seguente schema (cosiddetto t r i a n g o lo v o c al i c o ), in cui il segno • sottoscritto indica pronunzia a p e r t a o l a r g a, . pronunzia c h i usa o s t r e t t a : il segno soprascritto .. distingue i suoni m i s t i intermedi fra una vocale palatale e la corrispondente labiale (p. es. u ed oeu francesi):
.
e e i
a 6
•
6 ii
o
•
o u
Naturalmente i suoni intermedi possono essere infiniti. Fra le vocali va annoverato (], la vocale di timbro indistinto che abbiamo p. es. nell'articolo francese le. Ciò per il t i m b r o o c o lo r e delle vocali; di queste che è distinguiamo inoltre la d u r a t a o q u a n t i t relativa in quanto una vocale l u n g a (contraddistinta dal segno - soprascritto) si pronunzia all'ingrosso nel doppio del tempo impiegato per pronunziare una b r e v e (indicata con '"'). Infine la vocale può venir pronunziata tenendo in comunicazione la bocca colle fosse nasali, come nella pronunzia di on, en nel francese content: in tal caso parliamo di v o c a l i n a s a l i indicate col segno • sottoscritto (o e a). • • • Chiamiamo d i t t o n g h i i gruppi di due vocali diverse consecutive appartenenti a una sola sillaba, p. es. nelle parole italiane Cairo laico loioo chiaro piano più lauro fuoco; a rigor di termini la vocale qui è sempre una, mentre l'i delle prime sei parole, l'u delle due ultime sono delle semisonanti o (termine usato quando la semisonante si alterna con vocale) s e ID i v o c a l i. Si parla di d i t t o n g h i d i s c e n d e n t i quando à
,
PARTE I. -
FONETICA
3
la vocale precede (ai au ecc.), di d i t t o n g h i a s c e n d e n t i quando essa segue (iù uò) la semivocale; ma generalmente il termine di d i t t o n g o per eccellenza viene riserbato ai dito tonghi discendenti. Quanto alle liquide, va osservato che r può essere a l v e o l a re, i n v e r t i t o o v e l a r e (g u t t u r a l e) a seconda che venga pronunziato facendo vibrare la punta della lingua contro gli alveoli degli incisivi superiori, o contro il palato, o se le vibrazioni avvengano alla base della lingua; l è una l a t e r a l e, si pronunzia cioè facendo uscir l'aria dai lati della lingua. Le altre consonanti (salvo le nasali, su cui vedi appresso) si chiamano m u t e. Possono essere m o m e n t a n e e (o c c l usi ve, e s p l o s i v e) o d u r a t i ve (s p i r a n t i). Le m O m e n t a n e e si articolano formando nell'apparato boecale una occlusione completa che viene bruscamente interrotta dall'aria uscente dando luogo ad una esplosione (p. es. k t b; si può anche avere una implosione, in quanto l'aria viene immessa, e in tal caso si parla di i m p l o s i ve); le d u r a t i ve, formando una stretta attraverso cui l'aria può passare per un tempo indefinito producendo un fruscìo (p. es. s i). Una combinazione intima di oeelusiva e spirante omorganea sono le a f f r i c a t e (z, cioè ts; vt, ecc.). Le mute possono essere, dal punto di vista del m o d o d'a r t i c o l a z i o n e, s o r d e (p. es. t 1) o s o n o r e (p. es. d v), a s p i r a t e o meno: la sordità e la sonorità vengon date dal fatto che la pronunzia della consonante non sia, o sia accompagnata dalle vibrazioni delle corde vocali; l'aspirazione segue all'elemento consonantico differenziato (p. es. ph bh) e può essere sorda o sonora. Le occlusive sorde si chiamano con una sola parola t e n u i, quelle sonore m e d i e; tenui e medie possono quindi essere aspirate. Dal punto di vista del l u o g o d ' a r t i c o l a z i o n e suddividiamo le mute in l a b i a l i, d e n t a l i, P a l a t a l i, ve l a r i ecc., a seconda del luogo in cui avviene la occlusione o la stretta: labbra (p b, b dello spagnolo caballero),
4
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
alveoli degli incisivi (t d s), palato (c di cento, g di gelo, se di scena), altezza del velo palatino (k, g di gallo, eh del tedesco Dach) e così via; c e r e b r a l i o i n v e r t i t e o c a c u m i n a l i chiamiamo dei t d n s r l pronunziati appoggiando alla volta del palato la punta della lingua leggermente rivolta all'indietro (come nel sardo e siciliano beddu 'bello '). TI luogo d'articolazione può anche esser duplice, e così parliamo di l a b i o d e n t a l i a proposito di t, Vj di l a b i o v e l a r i a proposito dei gruppi qu gu negli italiani quando guarda. Le n a s a l i sono delle m e d i e pronunziate tenendo la bocca in comunicazione colle fosse nasali: avremo quindi una nasale gutturale (ti, come n nell'itaI. cinque o ng nel tedesco singen), palatale (ii, come n nell'itaI. cencio, avanti vocale come gn di segno), dentale (il nostro n in dente, nome), labiale (m) ecc. Dalla nostra Glottologia I ndeuropea riproduciamo la « tabella dei segni usati per scrivere e trascrivere le principali lingue indeuropee >lj ivi la colonna del « valore >l dà i segni più generalmente usati dai glottologi per indicare, all'infuori della notazione riferentesi a particolari lingue, i diversi suoni (vedi p. 5-8). S'intende che questi valori sono approssimativi.
B. - I suoni e l'accento del latino classico. T § 2. - TI latino letterario e colto sulla fine della repubblica e il principio dell'impero possedeva i seguenti B u o n i: Vocali: a ii, e e i i o i5 u il, (inoltre, segnato con i od u, un suono intermedio fra essi, cfr. §§ 18.42, per cui Olaudìo aveva ideato un segno, ~)j Dittonghi: ae oe au (inoltre oe ei eu come risultati di contrazioni, § 35) j Semivocali: i (= 1) v (= !!j i Romani scrivevano u; Olaudio propose il segno .:I per distinguere la consonante dalla vocale; il segno v è moderno); Liquide e nasali: r l m nj
Tabella dei segni usati per scrivere o trascrivere le principali lingue le. Indicazione dei
BUOni
Valore Scr. Apers.
Av.
Arm. Alb.
Mrl.
Got.
Lit. Ablg.
Vocali:
1
a
-
a,
a
a
a,
a
a,
a,
2
a.
a.
a.
a.
-
-
a
-
-
3
e
-
-
-
e
e
e
e
ai
e
e
4
e
e [a]
-
e
e
-
é
e
e
e
5
i
i
i
i
i
i
i
i
i
i
6
. . a
i
i
i
i
-
-
i
ei
y
a,
a,
-
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o
7 8
-
-
-
- o
a
-
-
-
a, v
-
o
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o
o
a,li
o [o]
-
o
o
-
6
o
o
-
u
u
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u
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u
u
u
12
ii..
ii
ii
-
li
-
ii
-
13
ii
-
y [ii]
y
ii
-
-
-
14
-
- - -
15
a
-
-
16
~
17
9
o
lO
o
11
ii
-
9
- - a a e [e:] - - - - - - - - - - -
-
18
k
k
k
k
k
k
c
19
kh
kh
-
-
k'
-
20
g
g
g
g
g
21
gh
gh
-
-
Nasa,le
22
n
Ii
n
Spiro sorda
23
x
(x)
x
Consonantr.
-
- -
-
l
-
'ii
k
k
k
-
-
-
-
g
g,c
g
g
g
-
-
-
-
-
-
Ii
n
n
n
g
n
n
x
x
-
ch
h
-
ch
Velari (Gutturali)
Tenue
•
aspiro
Media,
•
aspiro
Segue: Tabella dei segni, ecc. I
Indicazione dei suoni
Valore
Scr.
Apers.
Av.
Arm. Alb.
-
y
-
h
h, Il"
Airl.
Got.
-
g
g
-
h
h
h
-
-
-
-
-
-
-
Il
-
-
-
-
-
-
-
q
-
-
-
-
-
hw
-
-
k'
-
g'
-
c[ez] c
-
dz[dz] di
Lit.
Ablg.
VelaTi (Gutturali):
Spir. sonora
24
y
Aspir. sorda.
25
h
-
26
h
h
27
l
-
-
Tenue
28
kU
-
-
-
Spiro sorda
29
U
X
-
-
x"
-
Tenue
30
k'
-
q [k']
31
g'
-
-
Media
-
-
-
gj [g']
32
c
e
c
c
c
33
eh
eh
-
-
34
g
j
j
j
35
gh
jh
-
-
•
sonora
Liquida.
l
Labiovelari:
-
Postpalatali:
-
Palatali:
Tenue
•
aspiro
Media
•
aspiro
•
sonora
Liquida.
z
i
zh [z]
-
-
lj [l']
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
S
ç [8]
38
Z
-
39
l'
-
40
t
t
41
th
th
-
42
d
d
-
43
dh
dh
-
Sibilo sorda
ii
sh [8]
S
37
36
S
-
, n
.sìi
Nasale
-
ç [c]
-
y
. e -
xh@
nj [n]
-
.-
-
-
-
li
nj
8 [sz]
s
Z[z]
z
-
l'
lj
-
-
-
y
Oerebrali:
Tenue
•
aspiro
Media
•
aspiro
-
-
-
-
-
Segue: Tabella del segni, ecco
Indicazione dei Buoni Valore Scr. Apers. Av.
Arm. Alb.
Mrl.
Got. Lit. Ablg.
Cerebrali:
Nasale
44
~
n
-
-
-
45
p
-
-
Spiro sorda
ç [&r]y
-
-
-
Sibilante
46
~
~
47
l
l
aspiro 48
lh
lh
-
-
-
-
Liquida.
-
49
t
t
t
t
t r
»
-
-
-
t
t
-
-
- - - - -
-
t
t
t
-
-
-
-
Dentali:
Tenue
»
aspiro
Media
»
aspiro
Nasale
50
th
th
-
-
t
51
d
d
d
d
d
d
d,t
d
d
d
52
dh
dh
-
-
-
-
-
-
-
-
53
n
n
n
n
n
n
n
n
n
n
---
-
54
p
55
d
56
s
s
s
sonora.
57
z
-
.Af1'ric. sorda.
58
ts
Spiro sorda.
» sonora
~
&
&,
-
~, ~
-
th[&]
th
P
-
[~]
d
d
-
dh
-
s
s
s
s
s
s
s
z
z
z
z
z
z
z
-
-
-
c
-
ç
dz
-
-
Liquida vibrante 61
r
r
r
r
r
r
r
r
» » intensa 62
rr
-
-
-
r
rr [f]
Sibilo sorda
»
» » aspiro
59 tsh
» sonora
60
»
&
sonante 63
» » lunga
64
» laterale
65
»
Il
sonante 66
·r rr. ·l l l .l • r
-
-
-
l
-
-
-
j
- - c c - - - - x [dz] - - èlz c
-
r
r
- - - - ri,rii - - -
--
-
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l
l
l
l
l
l
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-
-
-
-
li, Iii
- -
.,
Tabella del segni, ecc.
SB(I'UB:
Indicazione dei suoni
Valore Ber,
Apers. Av.
Arm.
Alb.
AirI.
Got.
Lit.
Ablg.
Labiodentali:
67
f
(f)
f
f
f
f
f (ph)
f
f
f
68
v
v
v
v
v
v
-
w?
v
v
69
p
P
P
P
P
P
-
-
P p'
P
ph
P ph
P
70
-
-
-
-
-
71
b
b
b
b
b
b
b,p
b
b
b
72
bh
bh
-
-
-
-
-
-
-
-
Nasale
73
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
ID
Spiro sonora
74
b
-
-
w
-
-
b
b
-
-
75
Y
Y
Y
Y
j
-
j
j
j
76
-ui
-
-
-
-
-
w?
-
-
77
,
-
m
-
,
Spiro sorda
•
sonora.
Labiali: Tenue
•
aspiro
Media
•
aspiro
Semivocale i
•
u
Segno di nasalità
-
-
A
[d
-
-
,
Note. - 2 e 12: Il goto ha degli ii, ii. che però nella grafica gotica (e spesso in trascrizione) non si distinguono da a, 'U. - 3 e 9: Got. ai, au vanno di. stinti dai dittonghi ai, au [di, au]: nella scrittura goto la differenza non à sognata. - 4 e lO: Scr. B, o sono sempre lunghi; per il pali e i pracriti i rispettivi segni vengono usati anche per B, o (da i, o avanti gruppi consonantici). - 4: Per l'ablg. è probabile che vi fosse anche una pronunzia ea. - 7: L'a scr, è un li (così forse anche gli a apers. ed av.), viene però in Europa pronunziato generalmente come a. - 20, 51 e 71: L'ortografia airl, indica le Medie con g à b in prinoipio di parola e dopo consonante, oon o t p ovvero gg dd bb dopo vocale. - 23 e 67: Scr. -~ (da -8 e -r finali) passa in certi test i a x, f avanti k(h) e rispettivamente p(h). - 47 e 48: Scr. ! !h sono peculiari del vedico, ove stanno per if, dh, - 68 e 76: Non sempre ci si può decidere per la pronunzia v o 3t: sul valore di w goto siamo in dubbio. L'armeno ha due segni che il MEILuu trascrive con v, w; ma è probabile che ambedue avessero valore di v, almeno avanti vocale (avanti consonante essi valevano u nell'ant, arm., secondo HUBSCHMA'IIN). - 77: L'ablg. 'l' va letto? (come anche parecchi scrivono). In lit. il segno, ha solo valore etimologico, e le vocali munite di e3SO vanno pronunziate lunghe (~ = li). - Fra parentesi quadra poniamo alcune grafie meno comuni.
e
I
I
J
PARTE I. -
Occlusive:
{)
FONETICA
Tenui Labiali Dentali Gutturali Labiovelari
Medie
p
b
t c
d g
qu
gu
Spiranti: Labiodentale Sibilante Aspirata:
f s h.
In parole mutuate dal greco e in talune altre appaiono inoltre le tenui aspirate ph th ch (cfr. § 74), y (= ii) e la sibilante sonora z; infine rh per p greco. Per la pronunzia si noti: a) le vocali brevi erano più aperte delle rispettive lunghe, cfr. § 72 b;
b) nei dittonghi ae ed oe vanno distinti ambedue gli elementi; la monottongazione è rustica o posteriore (§ 72 c);
T
c)v comincia a spirantizzarsi nel I sec. d. C.; d) c g sono gutturali anche avanti e i: cfr. scritture come
Markellinus (iscriz.), le trascrizioni greche x~vO'OC; re:(J.[VLOC; di census Geminius e quelle latine Oimon di K[(J.<Ùv ecc., gl'imprestiti germanici antichi goto aurkeis da urceus, ted. Kaiser 'imperatore' da Oaesar, Keller ' cantina' da celliirium, Kicher da cicer, il permanere della pronunzia gutturale in sardo (logudorese) kentu da centum ecc.; il gruppo gn era pronunziato nn, cfr. § 13. La pronunzia palatale appare verso il V sec. d. C. in grafie come dissessit = discessit, intcitamento, septuazinta; e) ti avanti vocale non è assibilato e forma sillaba: cfr. K&.(J.7toC;
= Oampus Martius ecc. L'assibilazione comincia, anche per ci avanti vocale, nel II sec. d. C., cfr. la confusione di ci e ti antevocalici (convicium e convitium), scritture come Constantzo, Bincentce = Vincentiae ecc. La pronunzia del latino in uso nelle scuole italiane e nella prassi ecclesiastica rispecchia all'ingrosso la pronuncia colta del V secolo d. C. M&.p't'Loc;
lO
GRAMMATICA LATINA STORICA
E
COMPARATIVA
T § 3. - NOTA 1. - Nell'alfabeto più antico esistevano per la gutturale tenue i segni K C Q adoperati, secondo l'uso etrusco, il primo avanti a, il secondo avanti e ed i, il terzo avanti o ed u; presto però le venne eliminato, rimanendo in un paio di parole (Kalendae, Kaeso), q ristretto alla posizione avanti u consonantico: un tentativo, pare di Accio, per reintrodurre k avanti a non ebbe seguito. Per la gutturale sonora si scriveva anticamente C (cfr. ancora le abbreviazioni O. e On. per Gaius e Gnaeus), anche qui per tradizione etrusca: la differenziazione in G pare dovuta al censore Appio Claudio che inserì la nuova lettera nell'alfabeto in luogo dello Z usato anticamente ma da lui abolito come inutile; Z, insieme con Y, fu reintrodotto sulla fine dell'epoca repubblicana per trascrivere le parole greche: all'alfabeto di 23 lettere così ottenuto Claudio aggiunse t indicante il suono intermedio fra i ed u (§ 42),::1 per ~ (v) consonantico, e :> per bs e ps: ma queste riforme non sopravvissero all'imperatore gramma.t.ico. T L § 4. - NOTA II. - Le consonanti doppie, o geminate, vengono segnate come tali a partire da Ennio che dietro l'esempio dei Greci introdusse l'uso di ripetere la consonante nella scrittura. Quest'uso si è però lentamente affermato, e specialmente l'ortografia ufficiale ha continuato per un pezzo, ancora nella seconda metà del secondo secolo a. C., a scrivere una sola consonante anche nel caso di geminazione. Talora la geminazione viene indicata sulla consonante a mezzo delsicilicus, una specie di apostrofo: O SA = ossa. T L § 5. - NOTA III. - Per indicare le vocali lunghe ii e o ii Accio propose, seguendo un uso osco ed umbro, di scriverle doppie: aa ecc., ma tale grafia, che ebbe una certa diffusione tra la fine del II e il principio del I secolo, sparsamente anche in seguito, non poté stabilirsi, forse anche per le critiche mossele da Lueilio, Questi caldeggiò invece la scrittura ei per l'i lungo t pìngue s, riservando i per l'i « tenue» (§ 21), una distinzione conservatasi fino all'epoca di Augusto, ma non sempre applicata conseguentemente. Oltre ad ei è in uso nelle iscrizioni, a partire dall'epoca sillana, la I longa, uscente cioè fuori e sopra la riga, a indicare la lunga di i: FELIcI (ed anche H, p. es. ztlvs, cfr. § 30). Per le altre vocali (per i solo a partire dal II secolo d. C.) la lunghezza è indicata talora nelle iscrizioni a mezzo dell'apex, generalmente colla forma di un accento (').
§ 6. - Oltre questi ausìlìi grafici, di uso però saltuario, possiamo regolarci per conoscere la prosodia delle vocali latine: I) sull'uso dei poeti (che non vale però nel caso di sillabe lunghe per posizione: p. es. nulla possiamo ricavare dall'uso in questione per la prosodia di e in est' è' ed in est' mangia '); II) sulle notizie dei grammatici; III) sulle trascrizioni di parole latine
PARTE I. - FONETICA.
11
in greco, specialmente per e ed o riprodotti con e: ed "1), o od Cl) census; questo mezzo va però usato con molta precauzione); IV) sulle continuazioni nel lat. volgare e nelle lingue romanze, salvo per (i, cfr. §§ 71 segg.; V) sulla etimologia, sia interna (p. es. iiimenta ha l'ii lungo, cfr. il più antico iouxmenta) che comparativa (venum ha l'e lungo perché il scr. va.
T § 7. - Accento. - L'accento del latino si muove nell'ambito delle sillabe penultima e terzultima; e precisamente esso cade sulla terzultima, ove la penultima non sta lunga. Questa sistemazione meccanica fa supporre che esso fosse di natura prevalentemente espiratoria, almeno quando la sistemazione in parola ebbe dapprima luogo: ad accento espiratorio accennano gli sviluppi romanzi. I grammatici invece parlano di accento musicale: è probabile che essi, cui i loro maestri greci avevano soltanto insegnato a distinguere un accento musicale (accentus traduzione di 7tpOaCl)l~)[iX), abbiano solo posto mente all'elemento musicale che non manca del tutto nemmeno nelle lingue con accento prevalentemente espiratorio; né è impossibile che, sotto l'influsso greco, le persone colte affettassero una elevazione di voce nella sillaba accentata. Del resto molti degli argomenti tirati in campo per ritrovare nei grammatici testimonianze di una accentazione musicale sono caduchi (cfr. Archivio Glottologico Ital., XXXIV, p. 90 segg. ora in Pisani, Linguistica generale e indeuropea, Milano 1947, p. 131 segg. e, oltre i manuali, Debrunner, Indogerm. Forschungen, XLVI, p. 92 seg.; Drexler, Plautinische Akzentstudien, Breslavia 1932-3). I
§ 8. - NoTA. L - Addic add'iic nostrits Arpinits illtc ist'iic isttnc tant6n audit conservano l'accento delle forme piene addice 1tOstrittis illtce tantiJne audivit ecc. (§§ 132.524).
NOTA. II. - Nelle parole d'origine greca si può o applicare le norme la. tine o conservare l'accento greoo. Secondo Quintiliano I, V, 24 il primo uso (A'tr6us) avrebbe ceduto al secondo (Atréus) nel Iseo. d. C.
12
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 9. - NOTA III. - P l' o c l i t i c h e (appoggiantisi cioè per l'accento sulla parola seguente) sono le preposizioni avanti al nome da esse retto (non se usate avverbialmente o dopo il nome, salvo che ad esse non segua un genitivo retto da questo): cfr. il simile uso greco, laddove si noti che il grave in 7tpÒ auv &'7tÒ ecc. avanti al nome indica semplicemente mancanza di accento come in èK, èv ecc., mentre nella cosiddetta anastrofe la preposizione conserva il suo accento originario (ti7tO ecc.), E n c l i t i c h e (appoggiantisi cioè per l'accento alla parola precedente) sono le congiunzioni e particelle -que -ve -ne -ce, e sovente at iam igitur ecc., spesso i pronomi e aggettivi pronominali relativi e indefiniti e altri, cfr. specialmente stquis, praetérea, intérea, Iuppiter té dtque perdasuç cum dopo i pronomi personali, eécum. n6btscum; spesso la copula (cfr. § 142); oceasionalmente altre parole il cui valore funzionale e semantico è in parte indebolito, p. es. in qu6modo priusquam qutlibet e nelle antiche composizioni nésci6 néque6 (nequit da neque it) ecc. In tali casi, l'insieme formato dalla parola precedente e dall'enclitica riceve l'accento secondo la solita norma, e cioè sulla penultima sillaba se lunga, sulla terzultima se la penultima è breve: virumque v6btscum praetérea. Ma se l'enclitica è monosillabica, l'accento cade sulla sillaba precedente anche se breve, quindi armilque (ma undique· utique dove -que ha valore indefinitizzante e le univerbizzazioni sono di data assai antica).
Per uno spostamento d'accento volgare come in fili6lus in luogo di -iolus ecc., cfr. § 72(1..
C. - Sonantismo. § 10. - L'esame del vocalismo nel latino classico ci manifesta una serie di alternanze fra vocali (e dittonghi), che potremo classificare in due gruppi principali: a. che hanno luogo tra parole affini in cui le vocali in questione si trovano in sillabe di ugual sede a cominciare dall'inizio della parola (prima, seconda, ecc. sillaba); b. che hanno luogo tra parole affini in cui le vocali si trovano in sillabe di sede diversa (prima, o diversa dalla prima). § 11. "- a. Nel primo gruppo osserviamo che le diversità possono essere qualìtative (di timbro) o quantìtative (brevi alternantisi con lunghe o scomparenti); e che esse possono dipendere o da certe -eondizioni esteriori o dal valore funzionale della sillaba in cui la vocale si trova. Dovute a condizioni esteriori sono
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FONETICA
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le alternanze qualitative e/i di septem: septingenti, decet: dignus (ove i è provocato dal il, seguente); c/o, e/u di oelle velim: volo, sepelio: sepultus (ove o, u son dovuti alla velarità della liquida che segue); o/e di noster: vesti}t (ma antico voster: mutameato. dovutoial v-pre';-edente, ~fr. § 16}7 oe/u di moenia: munire, Poeni: punicus (§ 20); au/o di plaudo: explodo, plauetra: plostra (§ 22); i/u di Silla: Bulla, optimu,~~oJ1t~'f!I'-U_S; u/o di riiiu»: robus (§ 23); ae/e di scaena: scena, e le quantitative di con-do: conficio, eè»: sedecim, 1,s: idem (§ 24), di ago: iictus (§ 25), di fie-re: fieo flentem, primu«: princep« (da *prim(o)-cap-s) ecc. Al valore funzionale (cfr. §§ 51 sgg.) risalgono le variazioni qualitative e quantìtative p. es. di tego: toga: tegula, es-t: s-uni, sed-eo: sol-ium (da *sod-): sed-es: sido (da *si-sd-o), nepot-em: nept-is, fec-i: fac-io, do-num: da-tus. § 12. - b. Nel secondo gruppo le alternanze (qualitatìve) hanno luogo a seconda che una certa sillaba si trovi in principio o nell'interno di parola: è il caso di fac-io fac-tus: confic-io con-tee-tu», par-io: pc-per-i (peparai su un'antica iscrizione falìsca), parco: peperei, tango: con-tingo, caedo: in-cido, claudo: con-clUdo e simili. A tali casi possiamo aggiungere, perché dovute allo stesso fattore, le scomparse di vocali (sincopi) in caldus accanto a calidus, officina ad opifex ecc. Queste alternanze e sincopi non hanno luogo per vocali lunghe: hanno luogo bensl le prime per dittonghi. Mentre le variazioni connesse col valore funzionale risalgono a periodo antichissimo, le altre si sono verificate nel corso della storia del latino o per lo meno la loro ratio è rieavabìle dal latino stesso. Cominciamo pertanto eoll'occuparci di queste ultime per risalire al vocalismo preistorico latino o protolatino: una volta stabilito questo, potremo ricostruire a mezzo della comparazione il vocalìsmo dei dialetti ie. cui il latino fa capo. Ci occupiamo delle sillabe non finali, riservando l'esame delle finali all'apposito capitolo (E); e trattiamo anzitutto i casi di alternanza in sillabe di ugual sede e poi quelli di alternanze in sillabe di sede diversa; intrammezzando anche notizie sulle
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
semìvocalì e sulle liquide e nasali, in modo da dare completo il quadro del sonantìsmo latino prima di passare alla conside-
razione di quello indeuropeo cui esso risale. I. Alternanze condizionate in sillabe di ugual sede. T
§ 13. - a. A l t e r n a n z e q u a l i t a t i v e. Un e è diventato i:
avanti n (in nc, nqu, ng e gn che doveva perciò esser pronunziato imi cfr. § 2 d): sinciput da *senc- (§ 27) da *sém[i]caput, septingenti: septem, attingo da *-teng- per *ad-tango (§ 44), dignus da "deo-nos cfr. dee-et, lignum se da *leg-nom: lego (' legno raccolto '); talora avanti mb: simbella da *semb- (§ 27) per sém[i-li]bella (aplologia, § 150), imber da *emb- da *mbhros =;:.: o gr. chpp6c; (§ 67); inoltre talvolta avanti i di sillaba seguente, cfr. similis ma antico semol, nihil da *ne-hilom 'non:'un filo '. Cfr. anche milium: gr. fL<:Ì·(v'Y), tilia: 7t't'EÀÉiX. T L NOTA. - Rustico è i per e avanti vocale e avanti r + consonante in ium 12 2, 401, mium commircium Mircurius Vel. Long. p. 77 K., miis ibid. e Ter. Heautontim. 699 (e cfr. l'inverso fileai a Preneste 12 2, 561): questo fenomeno per la posizione antevocalica si diffonde nel volgare, cfr. § 72e, e it. mio Dio da meus Deus ecc.
T L § 14. - Un e è diventato o: avanti antico v: novus da *ne- cfr. gr. véoc; goto niujis, novem da neuen (faliseo, da Ardea: Not. d. Sco 1900, p. 59) cfr. gr. Èv-vÉ(F)cx goto niun tbreoie leoie sono da *breg,!!:i- *leg,!!:i-; seoèru» è forse da *segY:é-, § 256); avanti l velare, cioè non geminato o non seguito dalle vocali palatali i, e, nel quale caso e rimane: volO volui volt onde vult (§ 15): velim velle, oliva da ÈÀcx(fiX (pertanto e è qui passato ad o prima che ai ad i, § 45), cols da *quelo (cfr. gr. 7téÀE't'CXL e §§ 32.109) ma in-quilinus Ex-quiliae, hoiu» da helus (PF. p. 100), Siculus ma Sicilia da ~LXe:)..6C; ~LXEÀ(CX. Heroulès (u da o) si spiega come recente anaptissi da Hercle- (§ 41); volébam coll'analogia di volo ecc. Similmente in gelu scetue
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FONETICA
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eelsue l'evoluzione sarà stata impedita dall'analogia di gelidus sceleris cello piuttosto che dalla gutturale precedente;
nel gruppo iniziale originario *s~e- anteconsonantico, che passa a so- (cfr. § 32): soror goto swistar scr. svasar- 'sorella', socer (cfr. suecerioni, forse con suè-, III 5974) = gr. Éxup6c;; e in alcuni altri casi dopo 14: o in vicinanza di m, cfr. bonus da duono- (§ 88; duonoro gen. pl. 12 2, 9) da duenos (12 2, 4; ma nell'avverbio, avanti C, bene da *duened), coquo da *quo- per *que- da *pequo (§ 112) = ablg. pekac ' cuoccio ' cfr. gr. 7tÉcrcrw da *m;xiw, homo da hemo, vomo: gr. (f)EfLELV, modus: umbro m e r s 'ius' da *medos. T § 15. - Un o è diventato u: talora avanti il, (cfr. § 13) e m: nuncupiil'e per *nonc- (§ 27) da *nom(en)-cap-, uncus = gr. llyxoC; ecc.' (ma, longus tonge1'e) , umerus da *omesos: umbro onse 'in umero ' gr. (;)fLOC; da *ÒfLcroC; ecc., Numidae da NOfLOCaEC; ecc. (ma domus); talora avanti r + consonante: u1'sus da *orcsus = scr. gr. &px't"oc; (cfr. § 115), furnus accanto a fornax dove potrebbe avere infiuito la qualità della vocale nella sillaba seguente (ma formus cornu porcus ecc.);
r:'k~as
avanti l
+ consonante
(non ll): culmen: columen, puls:
polenta, pulvis: pollen, stultus: stolidus. Se precede v, o rimane, almeno nella grafia, sino all'uscita dell'epoca repubblicana: volgus oolsu« ecc.
T L § 16. - vo- iniziale passa a ve- avanti r, e tautosillabìcì e avanti t, nel corso del II secolo (al tempo di Scipione Africano minore secondo Quintiliano I 7, 25): vorsus > oersus, oorrii ;» verro, ooster
> »eeter, voto> veto.
L § 17. - In un certo numero di casi ov- passa ad av-: avillus ed aububulcus da *avi-: oois, favere accanto a fovere, favissa: fovea, lavare: Ào(f)éw, eaoère: xo(f)Éw: si pensa che il mutamento sia avvenuto in sillabe non recanti l'accento storico (quindi lavo ecc. avrebbero a secondo lavare lavabam ecc., fovere fovebam
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
conserverebbero viceversa o secondo foveo), ma si tratta d'ipotes~ senza salde basi. A ogni modo, se oeuioue è da *octov-os (*oktau è l'antica forma del cardinale, cfr. § 391), il parallelo mutamento di ov in ii» ha avuto luogo in sillaba accentata. Cfr. anche § 58 per casi di a da antichi e. T L § 18. - Quanto alle altre vocali, si noti la grafia ei per i (§ 21); i, u > e, o avanti r da s in sero da *si-so presente raddoppiato come bi-bii si-sto della radice se- in sè-men. se-vi ea-tue, e in foret da *fu-se-d cfr. osco fu s i d e fu-i ecc. (ma u resta in nurus da *nusos = gr. vuoç cfr. scr. snu~ti ecc.); o > u nei due monosillabi fur = gr. tpwp e cur da quor nonché in *hum = gr. X-9-wv scr. k~ti-s ecc. da *gzhom ghOm(§115) di humiinus accanto a humus homo, nubs da *nobh- = scr. niibh- (per altre alternanze fra o ed u cfr. § 23); inoltre l'incertezza fra i ed u nella grafia, la quale accenna ad una pronunzia incerta per antico u in vicinanza di l e labìalì, in lumpa limpa (da duo, cfr. OR('() D i u m p a i s 'Nymphis', dìssimìlato dal gr. Nu[l.tp'Yj); ma forse limpa è oschismo e va con liquidus, lubet libet: scr. lubh- 'desiderare " clupeus clipeus: gr. XIXf..U7t-"t'W ecc. Infine -ri- passa ad -er- in ter da *tris attraverso *ters (cfr. bis da du-is e terrunoius da *ters-unc-): gr. "t'pfç scr. tris, teetis per "terst- da "tri-st-i-e, , che sta per terzo' cfr. osco trstus ' testes.' t r i s t a a m e n t u d , testamento', certus cerno: gr. xp~-"t'oç xptvw da *XpL-V-~W. Cfr. § 133; ma cfr. frico arista ecc. Per i da ei cfr. § 21; per u da oi, § 20. T L § 19. - Per ae nei monumenti più antichi appare ai; il mutamento comincia ad osservarsi nella scrittura a partire dalla fine del secolo III: aide = aedem, Gnaivod = Gnaeo ecc. (in aiio maiior abbiamo non un dittongo, ma a più due i consonantici, § 30; nei genitivi aulai pictai ecc. ai è bisillabico, cfr. §§ 309.319). Per un certo tempo le due scritture ai ed ae sono state usate promiscuamente, e a quanto pare vi è stato un tentativo di Lucilio (Mart. Cap. III 266) di sfruttare la doppia grafia per distinguere nella prima declinazione il genitivo' con -ai, dal dativo, con ae.
PARTE I. -
FONETICA
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La pronunzia f per ae, che poi doveva divenire comune (§ 72 c), si è prodotta per tempo nel latino rustico, già all'epoca
di Lucilio (Varro L. L. VII 96 seg.): edus -'- haedus, ecc.; probabilmente questa pronunzia con f di ciò che era scritto ae ha provocato le grafie scaena scaeptrum accanto a scena sceptrum da gr. C1K'f)vfJ C1X~1t't'pov. T L § 20. - Il dittongo oe (un caso a parte è costituito da coeptus per co-ept- trisillabìco, cfr. § 35) si alterna talora con u (1): tale è il caso di Poeni accanto a Punicus da cI>o[vLxec;, puniceus· da
T L § 21. - Lucilio (358 segg. 1294 sg.) distingueva tra un i « pìngue », p. es. in mille milia pilum 'giavellotto' e nelle desinenze del nom. plur. II declino pueri ecc. e del dato sg. III decl. furi, ed uno « tenue » p. es. in miles pilnm 'pestello' e nelle desinenze del gen. sg. II decl. pueri o del dato sg. dei pronomi illi ecc.; per il primo egli prescriveva la grafia ei, pel secondo i. Ciò - senza pregiudizio di errori che nei singoli casi Lucilio possa aver commessi nella distinzione dei due i - è giustificato dal fatto che nell't del lat. classico (l) Ma poena pare scritto, in seguito a falso raecostamento a 7tOLV'", per pena da *pend.snii (pendere poenas); in tal caso puni6 sarà denominativo di p-uni- (im-pUni-s) da *pond-sni-s, cfr. pondus. 2 -
V. PISANI, Grammatica tatina .\"/orica (' comnamtiva
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
sono venuti a confondersi un antico i e il dittongo ei, il quale (originario o da oi ai, §§ 20.137) è passato attraverso una pronunzia ~ al principio del II sec. per raggiungere quella i alla fine del medesimo: cfr. ceiuis > civis, deicerent > dicerent ece.; risultato di ciò nell'ortografia è la confusione tra i segni ei, i, e per designare i da i e da ei, nonché e: neiquis e nequis (ambedue S. C. de Bacchanalibus) = niJquis, audeire = audire (antico i, lex repetundarum) (1). Lo stadio iJ si è conservato nel lat. rustico tspéca = epica, viJlla = villa) con riflessi nelle lingue romanze ('Coisin da *vecinus § 20) e nelle parole le/lis ' liscio': gr. Àe:~oç da *Àe:Lfoç, lévi perf. di li-no da *lf'i-, decrevi onde decreturn con e (s 522), scena = sacèno: airl. scian; inoltre, in oleum deus l'e si è abbreviato avanti vocale (§ 26) quando v scompariva avanti o della desinenza (§ 32) negli antichi *olevom *M/JOS -m ecc. da "olei- da ~Àa.Lfov, antico deiuo-; invece, dove v rimaneva (avanti altra vocale), l'evoluzione ha raggiunto lo stadio i, e pertanto abbiamo oliva per "olei- da ÈÀa.[fiX, divi ecc. (onde divus, come dei secondo deus). Che la pronunzia *olevum sia rimasta nel lat. rustico, accenna l'imprestito gotico alew. T L § 22. - Per au appare talvolta O, ad es. in lotus = lautus, colis (Catone) = caulis, 6ricula (Cicerone) = auricula, plàetra = plaustra (cfr. Suet. Vespas. 22); si tratta di una monottongazione, forse di origine umbra. estesasi al lat. rustico e di qui penetrata per alcune parole anche nel lat. urbano, provocando talora reazioni iperpuristiche, come nel caso di plaudo per plodo (quindi composti complodo ecc., non *-pludo come ci si aspetterebbe da *plau-, § 45), in cauda per coda. T L § 23. - u del latino classico appare in vari casi scritto u anche nei più antichi monumenti, ma talora (oltre ad oi, § 20) questi hanno in sua vece ou: iouxmenta (P 2, 1) ....:. iumenta, loueos = lùcu«, mostrando che nell'u classico è venuto a confluire (verso la fine del III sec.: cfr. Lucius Laoiom. nelle iscri(1) Cfr. l'iscrizione J2 2, 1430 IuniYné Seispitei Màtri dove la desinenza di dativo appare segnata colle tre grafie.
PARTE J. -
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FONETICA
zioni degli f?cipioni 12 2, 7.9) anche un a~tico dittongo ou; , .l l J ' grazie a ciò vi è stato un periodo in cui la grafìa ou si è impieoi (p. es. couragata. a scrivere anche ~li antichi u o quelli verunt = più antico coiravcrunt). La fase intermedia fra ou ed.a, e cioè o, è con;~rvàta nel lat. rustico: Locina e Louci;;'lì (Norb~), J;os1~a = lUna (Preneste, § ~:?); essa è penetrata nellat: t', " urbano ina robus rubigo a.ccanto· a 1·ufw; (§ 97) e negli isolati ,.;; , ',; n6trix = nutl'i:c (Quintiliano), fijnus = fun1ts (Mario Vittnrino). Qnanto" 'ad ou, la forma Leucesi[a]e nel Carmen Saliare: LUcetius, e ÌloÀu8e:ux'1jc; fonte di Polouces = Pollux (Cfr. P. XV, p. 241 s.) ci mostrano che esso presuppone inliarte anche un .", antico eu: onde possiamo concludere che nell'u classico sono eollfluiti: u, oi, ou e, attraverso questo, eu. Per I'epoea del passaggio di eu ad ou è notevole, oltre a Leuoesie, anche briimo. da *bre[g]u[i]ma (§§ 38.205) da cui si vede che detto passaggio è avvenuto dopo la scomparsa di 9 nel gruppo -gu- interno e dopo l ~( ". " le sincopi. . '~
43,
. 'l'~: l
.
'l
,
NOTA. Gli eu del latino classico sono secondari, in neu seu ceu sorti per caduta di e finale"(§ 132) da ne-ve sei-ve (si è da sei) *c6Ì-ve e nel composto ne-utero Abbiamo inoltre eu in heus • odi! • = scr. g~6~a imperativo di ghu~'~.: udire', conservato probabilmente secondo l'iiltcriezione ~eu, iheu~f" ..
T ~. § ~4. - b. A l t e l' n a n z e q u a n t i t a t i ve. ~ v' ~. Allungamenti di vocali brevi. Avanti ns nf una vocale si allunga, come attesta Cicerone Or. 48, 159: quindi insanus infi~ix consuevit confecit contro indoctus inhumanus composuit c~ncrepuit. Si tratta propriamente di un allungamento di compenso per la riduzione o , scomparsa della nàsale (§ 50); e un tale genere di allungamento abbiamo anche vari casi come di-ligo da dis-lego, scala da *scand-sla ecc. (§§ 91.92), dove è in gioco la scomparsa di s. Inoltre una vocale si allunga avanti nc + muta, ove il c tende a scomparire: quintus (e Quinctius): quinque, sanctus: sancio. unctus: unguo; qui abbiamo da scorgere probabilmente influsso osco-umbro (o. s a a h li li m sanctum, u. sahatam = sanctam, con aa aha indicanti a). -Òn
;
in
=
,~
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GRAMJl.IATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T § 25. - Vocali mediane di radici terminanti in media si allungano nel ppp. con -to- -so- e forme derivate o affini (cosiddetta legge di Lachmann); l'allungamento è più antico dell'indebolimento di brevi atone (§ 36), e pertanto in questi casi è conservata la vocale originaria: facio: factus: coniectue, ma ago: actu«: redactus; patior: passus: perpessus, ma cado: ciisu«: occaeu« (con un solo s secondo § 79, così pure eS~tS di edo ece.; di questo verbo anche es est § 556). Il motivo dell'allungamento va scorto in una ricomposizione preistorica della parola con reintroduzioue della, media finale di radice (quindi *agtos *cadsos ecc.), che esigeva un distacco fra la prima e la seconda sillaba; questo distacco è stato convertito in allungamento della vocale, quando la consonante di nuovo si assimilava alla iniziale del suffisso (§ 81). L'allungamento non ha luogo se la M proviene da MA. indeuropea (iussus gressus fossus vectus, cfr. § 97); ciò significa che al tempo della ricomposizione le due serie di consonanti erano ancora tenute distinte (come per vehO ancora nel lat. classico; del resto il passaggio di -dh- a -b- in iubeo rendeva difficile l'influsso del presente su iussus). NOTA. Le eccezioni -sessus tissus scissus si spiegano, come vide il Pedersen, col fatto che da ppp. alle rispettive radici fungevano un tempo aggettivi in -no- (scr. sanna· bhinna- chinna-) e che le tre forme sono quindi recenti e posteriori alla ricomposizione; quella strictus è dovuta a!l'analogia di pictus [ietu« (presenti stringo fingo), di cui pictus ha antico k (pingo è fatto per analogia di fingo in luogo di antico *pinco; la radice è quella di 7tOLK-(ÀOç ecc.), e fingo ha un antico gh (: scr. dih· da *dhigh. 'impastare, formare '),
T
§ 26. -
~.
Abbreviazioni di vocali lunghe.
« Vocalis ante vocalem corripitur »: fieo: fietus fiere, finto: fini-re, gruis: gru-s, balmèuan. platea da gr. ~OCÀOCV€LOV 7tÌ>.OC"t'€LOC, deus § 21. Se precede un'altra vocale, la lunga è conservata: diei materiei, ma rei: nomino dies res ecc. In poesia l'abbrevia-
zione può aver luogo fra un monosillabo in vocale lunga e vocale breve iniziale seguente (&.n qu?' am&.nt Verg. Bue. VIII 108). Presso i poeti arcaici si trovano ancora forme come fuit institUi rei ecc., accanto a quelle abbreviate. Nel verbo fieri
PARTE I. -
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FONETICA
l'abbreviazione è subentrata solo avanti -er-: altrimenti fio fiebam ecc. Illiu« istius unius conservano i evidentemente in quanto dopo esso veniva pronunziato ii come in quoiius eiiuA (§ 30); a. partire da Lucilio si trova però anche illtus (§ 373). Il nome della dea Diana può avere l'i sia lungo che breve; nel primo caso si tratta di misura tradizionale nella lingua sacrale. Naturalmente nelle parole greche, che i poeti hanno tolte di peso e trasferite nei loro versi, viene di norma conservata la originale prosodia. T L § 27. - Vocali lunghe si abbreviano avanti nasale o liquida più consonante (non ns nf, § 24): amantem fientem: ama-re fie-re, undecim (frane. onze) da unum-decem (ma Mars Marcus conservano la lunga tradizionale); avanti u consono in gaudium da *gau(i)diom, cfr. ga'visus (cfr. § 37). Il fenomeno è noto come « Legge di Osthoff n. Naturalmente le abbreviazioni di undecim, princeps (§ 11) ecc. sono più recenti delle altre e posteriori alle sincopi che hanno provocato i gruppi naso cons., e talora la lunga è restituita analogicamente. Troviamo inoltre l'abbreviazione di vocali lunghe accentate avanti una occlusiva o liquida, contemporanea all'allungamento (geminazione) della consonante: Iuppiter: Iupiter, liuera: iitera, bacca, baca, Varro: varus ecc., cfr. § 75. Un'abbreviazione avanti enclitica viene scorta in alcune forme come quas~ da *qua(m)-sei (per l'-~ cfr. § 28); s~quidem tuquidem accanto a si-q- tu-q- (o qui l'enclitica ha conservato antichi doppioni colla breve Y), quando-quidem accanto a quando-q.
+
+
T § 28. - Abbreviazione giambica. - Una sequela di due sillabe formante giambo, con accento sulla breve o sulla sillaba immediatamente seguente alla lunga, passa a pirrichio (~_ > ~ v, v _ ' > v v ') presso gli antichi scenici, anche se la seconda sillaba è lunga per posizione; però accanto alla nuova forma è usata promiscuamente l'antica, e presso gli autori più recenti l'effetto della À. g. scompare, salvo in alcune forme irrigiditesi nel nuovo aspetto (Mne mltle ma opHme, etto m6do, Mre da
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
-i § 130 per heri, puta 'putacaso' ma puta impt. 'credi '). Così &md accanto ad ama e da esso (ma solo lauda) , vereMmini (accanto a verebamini), Clutaeméstra, sjnex, iuvenU1te ecc. Nella poesia può valere, come accento condizionante l'abbreviazione, anche l'ictus metrico. Talora troviamo un'abbreviazione avanti l'accento storico (trisillabico): Camlna, antico Casmena contro il § 24; moléstus: moles; cultna da *coxlina (Y) contro il § 92; vehemént-is ecc. da *vehes-m- § 245. Per l'abbreviazione in it ecc. cfr. § 135.
II. Le semivocali.
T § 29. - i ed u consonantici, il secondo indicato con v nella nostra ortografia attuale, con u dagli antichi, si trovano in principio di parola (iugum, ve1'bum) o anche nell'interno di essa: spesso questi siioni si producevano fra '"i, il sillabìci e vocale seguente, senza che venissero segnati, o venendo segnati solo sporadicamente, nella scrittura (p. es. fùvimus, Ennio). Pel principio di parola si noti che i- può anche provenire da di- (Diouem > Iovem), cfr. § 82 mi- > m- in miiniire § 436, mooère § 447. T § 30. - i interno fra vocali è propriamente un ii, come scriveva Cicerone (aiio, Maiia; in iscrizioni maiiorem; cuiius ecc.); pertanto la sillaba precedente è lunga in aio ecc., e non si forma il dittongo ae (§ 19). Avanti i questo ii viene di norma semplificato, e la sillaba precedente vale quindi per breve (ais; ma Oocoe; Orai ecc. = -eiii -aiii). Sulla sua origine cfr. il § 82. T L § 31. - In eo eunt accanto ad is imus ecc. da *ei-s *ei-mos (cfr. eitur in iscriz.) abbiamo evidentemente la scomparsa dell'i in un più antico *ei-o; tale scomparsa è avvenuta in epoca preistorica, come ci mostra la comparazione, 'cfr. § 63. Etiam da et iam, nunciam da nunc jam ci mostrano che un i. dopo consonante si è vocalizzato: anche ciò è confermato dalla comparazione, § 64. Ma cfr. anche § 82. D'altra parte i voealico postconsonantico viene a volte consonantizzato presso i poeti (iibjete per abUte ecc., cfr. § 145), e questa pronunzia è generalizzata nel latino volgare, § 72 e.
PARTE I. - FONETICA
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T § 32. - 'U consonantico (~, V; anche come secondo elemento di qu, su cui cfr. § 145) è scomparso avanti 6 (ed J, § 109), salvo che esso iniziasse la parola. Quindi volgus voro, ma de-orsum da de-vorsom (> versum § 16; cfr. § 26), Gnaeue da Gnaivo(Gnaivod J2 2, 7), deus oleum (§ 21; dunque la scomparsa è avvenuta al tempo della pronunzia ~), paswm da parvom (parvus parvum secondo parvi ecc.; così pure divus sec. divi), secundus (da -con- § 15): sequor, cotudie da "quotitei die (quot è secondo quis ecc.), colO da *quoZO per *quelO (§ 14, cfr. inquilinus); dopo avvenuto il mutamento, abbiamo, insieme a scritture tradizionali come quolundam = co-, scritture inverse come oquoltod = occulto, anche quom - scrittura storicamente giustificata di cum congiunzione - per cum preposizione. La scomparsa di ~ è avvenuta dopo che duonus ha dato bonus (§ 88). T L § 33. - In curia da *co-,!!:irit'i (volsco couehrio; ma Quirinus Quirttes da *co,!!:irt-, il che parrebbe accennare a uno stadio di transizione *cuir-), prudens da pro-vidsne troviamo u da o~i; in motus da *mo'!.!;e-tos (movere) e in altri casi (nonus da *no~en-os § 391), o da o~e; u > u (§ 27) da o~e in nuntium da noventiom (forse per *no~o-,!!:entiom § 150), nundinae da *nouen-dinai (cfr. scr. dinam ' giorno '), inoltre in iustus da iouestod può esser sorto attraverso la sincope dell'e, cfr. § 37, comc del resto l'u da o~i con sincope dell'i; invece o~e avrà dato o attraverso o'!!;o. Inoltre a è da a'!!;e in malo da miivolo §§ 32.554 ecc. T L § 34. - ~ è generalmente scomparso fra vocali di timbro uguale: latrina labrum da laoa-, oblitus: oblioieoor, ditis accanto a divitis, ste = si vis, audtsti audtsses per -ivisti -soiest», delèrasn. ecc. per deleveram (secondo cui la scomparsa di v nel perfetto anche fra vocali diverse: amiiram ecc.), Il v è conservato in aviirus per analogia di avidus, divinus (per analogia di divus; ma deina, dinai J2 2, 366), senèru« ecc.; in seoèru« può anche aver agito la necessità di evitare confusione con sèru« , tardivo '. Per l'alternarsi di u e v dopo consonanti cfr. § 145.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.
III. Contrazioni di vocali. T § 35. - Contrazioni di vocali hanno luogo in seguito all'incontro di esse vocali nella composizione o per la scomparsa di una consonante che le divideva (i '!!; §§ 31.33.34; h § 95): esse non avvengono fra vocale breve e lunga susseguente di timbro diverso (co-e-gi co-nctus aènu» contro MS; coept da co-ep; (Pl.) secondo il presente arcaico coepio e il ppp. coeptus, cfr. appresso). Se le vocali sono uguali, il resultato è la lunga corrispondente; altrimenti: o
a, ii + e, O? ii; e + a > e; o, o + a, e > o; e, e + i > ei; + i > oe; e + u > e1i: latrina (§ 34), nemo da. ne-hemo (= homo
§ 14), nil da ni-hil per ne-(§ 13), copia da *co-opiii (cfr. in-opia); miiZo (§ 33) da *mag(i)s-y:e16 (§ 92), dego da de+ ago,cogo da co+ ago, como da co emo (ma cfr. § 515), deinde da de inde, eoepiàcoeptus da *co-ip- "co-ep- (secondo § 42 da. co ap-; se coeptue non è secondo il presente, l'indeholimento di -apt- in -ept- sarà posteutero riore alla contrazione in corno da co + emo), meuter da ne La contrazione non è eseguita o l'antico stato di cose è ristabilito in mihi accanto a mi, in composti come di-esse di-amiire ecc. Da non confondere con la contrazione è la s i n i z e s i o s i n e r e si, cioè la pronunzia come una sola di due sillabe, di cui la prima terminante e la seconda iniziantesi per vocale; naturalmente la sinizesi può da noi essere riconosciuta solo nella. poesia: così éàdem (- -) in Lucrezio ecc.
+
+
+
IV. Alternanze vocaliche condizionate in sillabe di sede diversa. T L § 36. - Passiamo ora a considerare le variazioni dipendenti dal fatto che una sillaba si trovi in principio o nell'interno di parola, tipo facio: conficio; esse, e le sincopi come in quindecim da quinque + deeem od in concutio: quatio recano a postulare un accento di intensità che in epoca preistorica colpiva la prima sillaba della parola producendo l'indebolimento delle altre sillabe e quindi delle loro vocali (non delle vocali lunghe: cfr. feci: confeci ecc., anche iictus coiictus § 25, col voealìsmo conservato);
PARTE I. -
FONETICA
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precisamente come, in francese, l'accento d'intensità latino ha condotto a sincopi o indebolimenti vocalicì, p. es. in comie da eomitem; lire da légere, ornement da òrnaméntum, chanterai da càntare-hdbeo. L'epoca in cui sincopi e indebolimenti hanno avuto luogo va posta fra i monumenti antichissimi quali il Cippus e l'iscrizione di Dueno (VI sec.) e il III sec.; cfr. iouestod Cippo = iii,sto, iouesat Du. = iurat, falisco peparai = peperi. T L § 37 - a. S i n c o p i .
Le sincopi hanno luogo sporadicamente, e vanno sempre più diffondendosi col passare del tempo; esse hanno anzi avuto una nuova ripresa nel volgare, questa volta .sulla base del!'accento storico latino (§ 72): così troviamo testimoniati tanto calidus che caldus (preferito da Augusto: Quint. I 6, 19), tanto liiridum che lardum (§ 27), ove le forme sincopate sono quelle rimaste nelle lingue romanze; a volte in certe forme si è stabilito il doppione sincopato e in altre quello non sincopato, come è il caso di valde nel senso di 'molto' contro valide avverbio di validus: di solito la tendenza alla sincope è accresciuta dal maggior numero delle sillabe seguenti, come in officina: opifex, postridie: posterus, iunior per *iuv(e)nior: iuvenis ecc. Altri esempi di sincope abbiamo in corolla da *coron(o)lii, praeceps da *prae-capot-s (gen. praecipitis; propr. ' a testa innanzi '), suprii: superus, pergo surgo da per sub + rego (cfr. perrex; surrexi; ma corrigo erigo col solo indebolimento), auceps da *avicap-e, faustus da *faves-to-s (cfr. favor ed honestus: honor) , sestertius da *semis-tertius (' di cui il terzo asse è mezzo', 2 ~ assi), pono da po-sino (po-situs), quernu« da *querqu-inus (come fiig-inus), rettuli reccids reppuli repperi da re + tetul; (§ 509) cecidi pepuli peperi, forse reddo da *re-dido (§ 486). T § 38. - Se avanti la vocale colpita dalla sincope stava una semivocale, questa si vocalizza: ab-icio (ed iibicio, cioè ab-iicio, per reintroduzione dell'i- iniziale di iacio secondo confido: facio ecc.): iacio, concutio: quatio, costituendo dittongo o contraendosi con vocale eventualmente precedente: briima da
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
*brouma per *breuma (§ 23) da "breoi-mii propriam, 'il giorno più breve dell'anno', bigae da *d'Y:i-i(u)gai ecc., e aggiungi iiinior § 37.
T L § 39. - Se avanti la vocale colpita da sincope stava una liquida o nasale preceduta a sua volta da consonante, la liquida o nasale, probabilmente attraverso uno stadio di sonante (§ 1), ha sviluppato avanti a sé una vocale (e od i): sacerdos da *sacrodo-t-e, agellus da *agro-lo- (come *porco-lo- onde porculus), nigerrimus da *nigro-simo- § 206, pocilium. da *poclo-lo- (poclom > poculum), facultas (da *facoltas per *faceltas §§ 15.14) da *faclitat- e facillimus da *facli-simo- (facilis è da *facli-, § 41), tigillum da *tigno-lo- (tignum), scabellum da *scabno-lo- (scamnum, § 86), auxilla da *auxlola diminutivo di *auxla onde aula e il nuovo diminutivo aulla olla. § 40. - NOTA. - Che vi sia uno stadio intermedio costituito dalla sonante, vien reso molto J"erisimile da un caso analogo. Illt. ha centum. = gr. €-Y.CXTOV scr. çatdm da *k'fft6m, ma viginti !!igintà con 9 ed in inesplicati rispetto al gr. fLJ
T L § 41. - b. A n a p t i s si. Fenomeno contrario alla sincope, ma dovuto anch'esso alla debolezza delle sillabe dopo la prima, è l'anaptissi o svarabhakti, consistente nello sviluppo di una vocale (o, onde u, avanti l velare; i avanti l palatale ed n) fra occlusiva ed l, n: pocolom onde poculum da poclom, Herculès da Hercle da 'HpiXXÀ~C;, Aesoulapiu» da Aesclapio da 'AaxÀcxm6c; (epidaur. AtaxÀcxm6c;), facilis da *facli- (cfr. facultas § 39), voraginis da *voragnes
PARTE I. -
FONETICA
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da "''Vorac-n- (g si spiega dalla sua posizione avanti n): corti» ecc. Nel latino arcaico troviamo anaptìssi anche in imprestiti con altri gruppi consonantici: techina drachuma Alcumena da ·r€:x.vYj 0PlXXfLl) 'AÀXfLl)vYj. Il fenomeno è probabilmente di origine osca. T L
§ 42. - c. I n d e b o l i m e n t i.
Ove non abbia luogo la sincope, le vocali di sillabe mediane vanno soggette ai seguenti mutamenti (per la sillaba finale cfr. §§ 130 sgg.): IN SILLABA APERTA (avanti una consonante seguita da vocale) qualsiasi vocale breve passa ad u avanti 'V (che scompare, almeno nella scrittura: cfr. § 29): abluo da ab-looà, domui da *doma-vi, habui da *habevi, triduum da *tri-divom, denuo da de novod; ad e avanti T: cineris: cinis, efferus: [erus, reddere: dare, peperi: pario (Ialisco peparai); in corporis temporis decoris è imitato il vocalismo degli antichi nominativi *corpos *tempos *decos (> -us § 131), ma cfr. l'avverbio temperi' a tempo opportuno ' § 335. l!'atta astrazione da ciò, i di norma rimane (ma cfr. appresso § 43ì; e così anche generalmente u cheperò spesso tende a passare ad i, p. es. in mani-bus mani-jestus dal tema manu-, inclitus dalla radice ctu- di clueo accanto ad inclutus ed inclytus, quindi col suono intermedio di cui si parla qui appresso. Delle altre vocali, a ed e hanno dato dapprima un e che poi è diventato i (avanti le Iabiali p b j m il suono intermedio !rai ed uLscritto talora i e talora u, a volte anche y e per cui Claudio aveva creato il segno ~); però l'e intermediario è passato ad o avanti l velare secondo il § 14 ed ha condiviso quindi le sorti di o; o è passato ad i (u), ma è diventato 1t avanti l velare, a meno che non precedessero e, i, nel quale caso esso è rimasto immutato. Esempi sono:
cado cecidi occiduus, jateor confiteor, teneo contineo, lego colligo, jacio artificis, amicus inimicus, MlXaacxÀ[cx > Massilia, habeo adhibeo, taberna contubernium, capio man-cipis e mancupis, ~LXe:À[CX:> Sicilia; ~LXe:À6~ > Siculus (e aggiungi familia:
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
fam1tlus, exilium: exulum ecc. onde exulis ecc., Catilina: catulus, similis: simulO); loous stloeue illico (da *en-stl.ocod), novi.tiis da *novo-tat-s, apioa 'pecora dal ventre glabro' da gr. &-noxoç, aurifex ed auruie» da auro- ecc.; porculus da porco-lo- ma filiolus, herbula da *herbola ma lineola. T § 43. - L'i sorto in tal modo da a e o, o continuante direttamente l'antico i, passa ad e per dissimilazione dopo i, purché
uno dei due non recasse l'accento trisillabico storico. Quindi pietatis varietatis (secondo cui pietas varietas) contro dignitatis. da *pio- *vario- *digno-tat-; hietare (secondo cui hietat) contro clamitare; ma tibicen contratto da tibiicen tibiicinis da tibiocan-, fatigo da fatiigo da fati-ago; abietis parietis hiemis sono fatti secondo i nominativi abies paries (cfr. il tipo' teqes tegetis) hiems (in cui e rimane avanti due consonanti). Cfr. Indogerm. Eorseh, LIV, p. 209 segg.; Zeitschr. fur vergl. Sprachforschung LXVII, p. 27 segg. N ota ancora tri-podare tri-pudium (con -pod- variante apofonica di ped-, § 68). T
§ 44. - IN SILLABA CHIUSA (avanti due o più consonanti)
le vocali rimangono immutate, salvo che a diventa e, o di solito u; gli e da a o continuanti direttamente l'antico e sono poi andati soggetti ai soliti mutamenti avanti il, (§ 13) e l velare (§ 14). Cfr.: carpo discerpo, factus co'nfectus (ma actus coàctu« § 25), fallo fe/elli, arma inermis, annus biennium, barba imberbis, 't'
talentum, T Tarentum; tango (*contengo» contingo, frango infringo; salsus (*inselsus » insulsu,s, calco conculoi; montem promunturium, antico onos onustus, antico endostruos > classico industrius, amp(h)ora ampulla da *ampor( o)la. In praefiscini (-ne) 'con rispetto parlando, salvognuno ': fascinus, -i- è forse risultato di assimilazione alle sillabe seguenti.
T § 45. - I dittonghi ai (>ae) ed ei (>i) dànno, in sillaba interna, sempre i (il primo attraverso ei, §§ 21.44):
PARTE I. -
tAxocr..Fo(
> Achivi,
èÀocf.fii
FONETICA
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> oliva (mostra che ai> ei è poste-
riore ad el> ol § 14), caedo inceiderétis incido cecidi, deicerent édico ecc. Il dittongo au dà u (attraverso eu> ou § 23 '): claudo concludo. Da comoinem abbiamo communem conformemente alle sorti di oi protosillabico (§ 20); invece oboedia da *ob-bhoidhio conserva. l'oe come Poeni ecc. (§ 20). Grazie alla diversità di trattamento in sillaba aperta o chiusa, abbiamo variazioni come confido confectus, obsideo obsessus ecc. T § 46. - A ricomposizione o tarda formazione del composto sono dovute le evasioni all'indebolimento in parole come démando, caléfacio, comparo, dèdecus, pertaesus (ma la forma pertisu« ci è tramandata da Lucilio come una stranezza, nel fr. 963 M., cfr. Cic. Or. XLVIII 159). Ad attrazione esercitata dalla vocale nella prima sillaba son dovute le evasioni in anatem (ma ital. anitra e. già volgare anitem), alaoer alaorie (ma ital, allegro da *alecrum) e simili; integer ha -te- secondo il gen. integri, ecc. V. Le liquide e le nasali. § 47. - Circa le l i q u i d e latine è da osservare:
I. r sta a volte nel lt. arcaico o volgare per d (arfuérunt, meridiee ecc. § 108); una reazione a questo fatto (e forse anche un raccostamento a caducus') è stata la causa che caduceum sia la forma assunta in lt. dal gr. xiip~xe:wv. § 48. - II. Plinio il vecchio insegnava a distinguere tre sorta di l, exilis nella geminata, plénus in fin di parola e avanti o dopo consonante, medius negli altri casi. Probabilmente queste categorie corrispondono all'ingrosso a quelle di l palatale (nella geminata e avanti e, i) e velare (negli altri casi) che determinano la qualità della vocale precedente, cfr. § 14. § 49. - Più che le altre consonanti, le liquide sono esposte a dissimilazioni (§ 149): importante fra queste, perché assurta
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
r:n
a dignità di norma costante, quella di l in suffissi, che diventa r se nella parola vi è già un l: niiviilis mortiilis ma militiiris co'nsuliiris; animal ma pulvinar; spec(u)lum vinc(u)lum (§ 41) ~a fulcrum scalprum § 216. S~ un r si interpone fra i due l, q~esti _I·; ri:rangono ambedue, cfr. floriilis, liberiiUs ecc. ' ,
'.1.
T L § 50. - Quanto alle n a s a l i, è da osservare che n avanti gutturale era' una nasale gutturale (n adulterinum dei grammatici), e che una nasale gutturale era anche g in gn, come si ricava dagli effetti prodotti su e precedente. cfr. § 13. Avanti dentale sta sempre n, avanti labìale sempre m (cfr. §87). Avanti li s, f la nasale n si attenua o s?ompare, con l'allungamento di breve precedente (§ 24): Cicerone pronunziava Megalesia hortéeia; secondo Varrone (L. L. V 4) pos (semplice di impos) « videtur significare potius 'pontem ' quam 'potentem ' », suonava quindi come pim«: e la questione dei casi in cui si avesse da scrivere ns' o 8 era molto agitata dai grammatici, segno che la pronunzia della nasale era debole e incostante. Nella lingua colta però l'n è stato di solito ristabilito, dove considerazioni etimologiche o grammaticali lo consigliavano, nella ortografia, e probabilmente, sia pure molto affievolito, anche nella pronunzia. '.'
,
VI. Alternanze vocaliche di natura funzionale. § 51. - A p o f o n i a chiamiamo variazioni del sonantìsmo,
indipendenti dalle cause meccaniche contemplate sinora e legate invece alla funzione della sillaba (radicale, suffìssale o desinenziale) nella parola. Il fenomeno (che risale ad epoca ie.) è più vitale e diffuso in lingue quali il sanscrìto, il greco, le lingue germaniche; ma anche il latino ne serba tracce. Riservando al capitolo IX l'inserzione dei fenomeni nel sistema apofonico indeuropeo, segnamo ora quanto il latino stesso ci dà modo di osservare. § 52. - Notiamo anzitutto casi in cui la vocale e fra mute, o iniziale avanti muta, si alterna con o o scompare o viene allungata; chiamando grado normale quello con 'e od o, grado O
PARTE I. -
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FONETICA
(zero) quello della scomparsa e grado allungato quello in cui appare l'allungamento, abbiamo: normale
Grado O
allungato con o
con e
con
con ii
è"
s-unt
es-t
sido (da *si-sd-o, §§ 24.91)
sed-.eo
solium (da sed-es sol-ari sod- §10S) sed-are (§ 435)
teg-o
tog-a
teg-ula
ped-is
tri-pod-tire, tri-pud-ium
pes
hones-tus
honàr-em (r
da s, § 113) In alcuni casi la vocale del grado normale può essere o od a, senza alternarsi con Ci talora nel grado normale a sì alterna con o, o nell'allungato a con o: cfr.: nept-em
nepot-em
ac-uo ac-u-pedius
jod-io
fod-i
od-ium
od-i
ag-o
amb-ag-es
sag-ax
sag-ire
oe-ris
tic-er
oc-ior
ac-étwm § 53. - Se avanti o dopo la vocale del grado normale sta un i od un u consonantico. la scomparsa di quella fa sì che la semivocale (anche come secondo elemento di dittongo) diventi
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
vocale e sostenga la sillaba (cfr. un caso analogo in abt'cio concutio § 38): fid-és
fid-o (da feid- § 21)
dic-tus dic-are magi-s
[oed-u«
joideratei
dic-o, deic-erent maiieetns maiius (da *mag-i- § 82) (da -os § 130)
m,aiiorem (da -6sem)
-him-us, in hiem-s bimu« da bi-bi, di due inverni' vic-tus
i-tio i-ter ~-éns
t'ic·i (da *voic§ 20) co e1lntis i8 (da *ei- e짧 31.21)
ù-tor oi-tier § 20, propr, l andare con (?)
mis-er
maes-tus
inde ' accendi ' (da *i-n-d-dhi = sanser. inddhi)
aed-és ' tempio', propr. 'ara'
due-tue, du»
duc-o
us-tu»
ur-o us-si (*eus§§ 23.113).
(*de~w-,
§ 23)
§ 54. - Il grado Oè, come appare da alcuni esempi dati, norma nel ppp. e nel sostantivo verbale in -ti- (-ti-on-), inoltre nei presenti primari in -io-, -sco-, con infisso nasale ecc.; è interessante ora vedere come appaia il grado O di radici o suffissi che, accanto alla vocale soggetta ad apofonia, hanno una liquida o nasale. Naturalmente, se segue immediatamente una vocale, la scomparsa di quella della 'sillaba soggetta ad
PARTE I. -
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FONETICA
apofonia non reca di solito mutamenti nel suono in questione, cfr.: pater (da -er, § 135)
patr-is datr-ia: cl-am
dator-em occulo (da -cel-o §§ 42.14)
cel-are;
se invece segue immediatamente consonante, nel grado O appaiono or, ol :» ul (§ 15), en (in § 13), em, cfr.:
[or-e (tema in -ti-) [er-o
[or-da , gravida' (o grado OY)
posco (da *porc-sco) prec-or
proc-us
per-cui-sue
per-cel-lO (-ld- § 83)
ten-tus, in-ten-tio
ten-do
men-tis, men-tio, com-men-tus
me-men-to mon-eo me-min-i (da -men- o -mon- § 42)
em-ptus (§ 87)
cm-o
em-i
(Y § 505) Possiamo pertanto dire che accanto agli or ol (ul) en (in) em rappresentanti organicamente l'unione di o e con liquide e nasali, ve ne sono altri che fungono da grado O a dei gradi normali costituiti da e, o con liquide e nasali, e corrispondono funzionalmente pertanto agli i, u gradi O di gradi normali costituiti di e, o con le semivocali i, u. § 55. - NOTA I. - Si notino i seguenti casi in cui nel grado normale o allungato la semivocale talora segue, talora precede la vocale:
bimU8 da bi-him-
hiem-s, hibernU8 da *heinl-r-ino(§§ 39.88)
3 -
V. PIS..\NI, Grammatica 101;1/0 .\'IOIi('O (' comnarattva.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
-div-o- in tri-duum (§ 42)
inter-diu·s (§§ 356.422)
Diou-em, MuS, divus Iovem (deiv.o- §§ 32.21) (da *djey,'11j)
dies Dièspiter (per *djeu.s § 62) diu (da *djeu § 356)
Dello stesso tipo è l'alternanza di tre-mo e ter-res con diverso « determinativo radicale» da ter-ltre-, T L NOTA II. - Cospicua in sanscrito, altrove presente in resti è la cosiddetta v~'ddhi, il grado allungato cioè di una sonante (i u 1,' l ecc.) o di un dittongo, nella derivazione nominale, che può o non accompagnarsi col mutamento di suffisso: sor, Buddhds 'il Buddha' - bauddhas ' buddhista " gr. yépcxç 'dignità' yépwv 'vecchio' - y1jpcxl; 'vecchiaia' ecc.; in lt. abbiamo un tal fenomeno in naucum 'pellicola che nelle mele contiene il seme, nelle fave e nelle noci circonda il frutto interno ': nux 'frutto', raudus (e r6dus rudus § 22) , qualche cosa di non formato, in pietra o metallo ': rudis; cfr. il mio scritto Glottica Parerga, 4. Latina minaTa, § 3 nei Rendiconti dell'Istituto Lombardo, voI. LXXVI.
T § 56. - Altre alternanze, della cosiddetta serie pesante, appaiono sporadicamente:
s-i-mus
e-is-e
stra-tu»
ster·no stor-ia
(g)na-tus
qen-i-tor
nii-scor
e gi-gn-o
qen-iu»
qen-u« stii-tu.'l sta-tia
sia-re stii-men
ra-tus
re-ri
sa-tus e serii da
se-men
*si-s-o § 18
no-ta
no-sco
da-tus
dO-'num
fa·c-io [oe-tus te-e-i con-dj,-tus (-dM- §§ 42.96)
saoer-dà-t-em (-dho- )
PARTE I. -
FONETICA
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Qui dunque abbiamo i rispondente a ié; ro, no' ad er en-i; ii ad ii é 6: una migliore sistemazione dei fatti potremo ottenere nell'esame del sistema apofonico ie, di cui, specialmente in questa serie, il latino non serba che frammenti.
VII. Il sonantismo protolatino. § 57. - Riassumendo, possiamo risalire per il sonantismo latino a un sistema così formato: Vocali:
e (onde i § 13; o § 14; indebolito in i, e, 'li,
§§ 42.43.44) o (onde 'li, § 15; e § 16; a § 17; indebolito in
i, 'U, e §§ 42.43.44) {j (onde ii, § 18; ii § 17) a (indebolito in i, e, 'li, §§ 42.44) ii
i (in ri > er § 18; indebolito in 'li, avanti v § 42) li 'li, (indebolito in i § 42) ii,
ei (onde i § 21; indebolito in i § 45) oi (onde oe, il, i § 20; indebolito in ii, § 45) ai (onde ae § 19; indebolito in i § 45) e'li, (onde ii, § 23) ou (onde ii, § 23) au (onde 6 § 22; indebolito in il § 45) (1) Semivocali: i (scomparso fra vocali ecc. § 31) '!!: (scomparso avanti o, fra vocali uguali ecc. §§ 32.33.34) Liquide: r l (dissìmìlato in r § 49; velare o palatale § 48) Nasali: n
(n) m (1) Per gli antichi dittonghi lunghi ciro §62.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Gruppi di vocali con liquide o nasali, rappresentanti il grado O nell'apofonia: or (ed ur), ol (ul), en em (anche in im § 13): § 54, inoltre ar al an am § 67; ra la na ma: § 56, inoltre ar al an am § 67. NOTA. Oltre che agli accidenti segnati fra parentesi per ognuna di esse, le vocali protolatine sono andate soggette ai fenomeni di allungamento, abbreviazione, contrazione e sincope di cui ai §§ 24 sego 26 segg. 35.37 segg.
VIII. Origine delle sonanti protolatine. § 58. - a ritorna nelle altre lingue ie. generalmente come a: ager: cXyp6ç scr. ajras gt. akrs, acidus acus: &xpoç scr. dçri« 'spi· golo' ecc.; è evidente che risaliamo qui ad un a di epoca ie. In alcuni casi. a del latino e delle altre lingue corrisponde ad un i ario: status: 0"'t"CIt't"6c; gt. sta]« 'luogo ': scr. sthitas; pater: 7tCltTIjp gt. [adar: scr. pitdr-, ecc. Si tratta di un suono speciale (~), del quale diremo più sotto (§ 70). In alcune parole troviamo a contro e di altre lingue o del latino stesso: quattuor: 't"ÉO"O"Cltpec; scr. catvaras (c avanti a da antico e), pate6: 7te't"!Xvvu{lL, magnus: {lÉYCltç, lapis: Àé7tCltC; ecc. Si è voluto vedere in questo a una speciale vocale ridotta, qualcosa di mezzo fra grado O e grado normale (cfr. §§ 68 segg.), di età ie., così p. es. Hirt, Indogermanische Grammatik, II, p. 80 seg., § 106; a influssi analogici da parte di altre parole (p. es. aper = aated. ebur secondo caper) aveva pensato il Brugmann, Indogerm. Forschungen, XXXVIII, p. 370, le cui idee sono riprese ora da Petersen in Language, XIV, p. 39 segg. (cfr. Glotta, XXIX, p. 165); a dipendenza dall'accento ie. il Pedersen, seguendo i precedenti di Collitz e Wharton, nella Zeitschr. tur vergl. Sprachtorschung, XXXVIII, p. 416 seg., ove si nota che a ogni modo è in gioco la vicinanza di labiali, gutturali o liquide. Forse è lecito riconnettere questa variazione latina di e con a con quella dei due suoni caratteristica per l'etrusco e per altre lingue mediterranee.
PARTE I. -
FONETICA
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Similmente a i i 1t U protolatini trovano corrispondenza esatta altrove (si noti che in greco presto u u assumono la pronunzia di ii, ii) e continuano, senza mutamenti, uguali suoni di epoca ie. Cfr. mtuer: doro IlOCTYJP (> ion. atto Il~TYJP) ant, sassone moder (gli antichi ii han dato o nelle lingue germaniche) SCI'. matar-; frater: cppoc't"Y)p gt. bropar SCI'. bhrittar-; sta-re sta-bam doro e-cmi gt. stop 'stetti' SCI'. a-stha-t aor, = eC1't"OC- video: tÒIl€V gt. uiitum. ' sappiamo' (1) SCI'. vidmas id. - vivus SCI'. jivas; suinu~ gt. swein (ei è grafia, per i) , maiale' - iugum: ~uyov SCI'. yugam gt. juk (2) - fumus: gr. .IHJIlOç SCI'. dhumas 'fumo '; mii«: Ilu~ SCI'. m-as, ecc. § 59. - e protolatino riappare come € in greco, i (1) in gotico, a in sanscrito (e altrove); similmente e riappare come Y) in greco, e in gotico, a in sanserìto (e altrove). Però in questi casi una gutturale sanscrita si palatalìzza avanti a, ii, mostrando che tali s.uoni in periodo più antico erano delle vocali palatali e, e (§ 109 seg.). Così anche qui il latino conserva il vecchio vocalismo indeuropeo: cfr. fero: cpépw gt. baira SCI'. bhdrami; *quelo (onde quolo, eolo §§ 14.32): 7téÀ€L SCI'. earati 'si muove' (significato più antico 'girarsi, aggirarsi '~; sedimus = gt. setum; plé-nsu: gr. 7tÀ~-pY)ç SCI'. prti-uis 'pieno'. § 60. - o ritorna come o in greco, o (talora a) in armeno, a in gotico e nelle altre lingue germaniche, a in sanscrito. ~erò nelle lingue germaniche vi sono indizi che distinguono a corrispondente ad o del greco, latino ecc. dall'a corrispondente ad a di queste lingue e lo caratterizzano come un antico o; e in sanscrito talvoltl,L invece di a appare a in corrispondenza di o greco e latino in sillaba aperta e con valore morfologico speciale, segno che un tempo anche in una fase anteriore di questa lingua a ed o erano differenziati. Possiamo quindi concludere che alla base dell'o latino stava in epoca ie, un o rìcom-
(I) Da i in gt. ai (pron. e) avanti h, '/". (2) Da 'U in gt. au (pron. o) avanti h, r,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
parente negli altri dialetti. Quanto ad o, esso ritorna in greco come o, in armeno come u, in gt. come o, in scr. come "ii. Anche qui dovremo porre pel periodo ie. un o comune a tutti i vari dialetti (1). Esempi: oois: lhc; ser, avis; orbus: òpcpocv6c; armo orb , orfano l gt. arbi 'eredità '; (g)no-sco: gr. yvw-ao!J.ocL scr. jiia8yati 'conoscerà', ecc. § 61. - Anche i dittonghi protolatìnì sono la fedele continuazione di dittonghi ie.; essi ritornano tal quali in greco (dove però ou è presto diventato monottongo, pronunziato 9 od 1(;); in gotico, conseguentemente alla confusione di a ed o, ai ed oi appaiono come ai, au ed ou come au, inoltre ei da ei è un semplice i, ed eu ha dato i1t; in sanscrito la fusione in un sol suono di a e o ha fatto sì che tutti i dittonghi con i appaiano come e (da ai), quelli con u come o (da au). P. es. deico dico: adX-VU[l-L gt. qa-tciho, 'io annunzio l scr. dek-~yati 'mostrerà '; oino oenos 1(;nus: OLV'~ , l'l sui dadi l gt. ains 'uno '; aide aedem aestus: oc(&w aated. eit (da *aid) 'pira' scr. édhas 'combustibile '; dl(;CO da *deuc- = gt. tiuha; lucet
T L § 62. - Nei monumenti latini 'arcaici osserviamo talora in fin di parola dei dittonghi apparentemente uguali, che sortiscono in periodi più recenti esiti diversi. Così il nominativo plurale pilumnoe poploe (Festo), cioè -oi -oi (oe è grafia posteriore) passa al classico pilumni populi, ma il dativo sing. Romanoi duenoi passa a Romano bono; la I singolare perfetto falisco peparai è continuata nel latino classico da peperi, ma il dativo sing. arcaico JIenervai da Minervae. Dobbiamo pertanto attribuire al protolatino due diversi -oi e due diversi -ai. Il confronto del greco e del sanscrito ci mostra che si ha da distinguere fra -oi ed -éi, -ai ed -iii, cfr. pop1tli: .&e:OL scr. té (l) In conclusione, a ed o sono ricaduti in un solo suono nelle lingue germaniche (a), slave (o), baltiche (al; ii ed 6 nelle germaniche (6), slave (a), baltiche (lit. ~o od 6, lettone uo od a; 'UO soltanto da 6). Nelle lingue arie e a o sono fusi in a (a talora da o), e ii 6 in a.
PARTE I. -
FONETICA
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, costoro' ma bono: &<:w~ scr, tdsmai 'a quello', peperi: )...€.)...eYfLcx~ scr. tutudé (I sg. pf. medio = t1ttudi) ma Minervae: &eocL tdsyai 'a costei'. Il latino postula pertanto degli antichi dittonghi lunghi (cioè ad iniziale lunga) che in fin di parola ci mostra anche il greco; nell'interno di parola troviamo dittonghi lunghi anche in sanscrìto (certe variazioni di accento ce li fanno postulare anche per le lingue baltiche e slave), laddove in greco e latino stanno dittonghi brevi: si pensa che, come vocali lunghe si sono abbreviate avanti nasale o liquida più consonante in latino (§ 27) e in greco, così un abbreviamento simile abbia avuto luogo avanti i, u consonantici (come secondo elemento di dittongo) più consonante. Certo è che questi dittonghi lunghi già in tempo ie. si sono spesso semplificati perdendo il loro secondo elemento avanti consonante e in fine di parola, e riducendosi quindi alla sola vocale lunga, come è il caso p. es. del tema *dieu- (in lat. Iov-e = scr. locativo dydv-i 'in cielo ') che all'accusativo, con grado apofonico allungato, dà diém = gr. Z~v = scr. dyam; cfr. anche diés Dièepiter e il gr. Zlic; (Ferecide di Syro; Ci eleo per '/l, Kretschmer, Gloua, XVII, p. 197), probabilmente dai rispettivi accusativi. In particolare il sanscrito fonde al solito i vari dittonghi lunghi in ai (da iii, per ei 6i iii) ed aU.(da iiu, per éu 6u iiu); il greco, dove li conserva (in fine assoluta di parola), ci offre -Ci~ (ion. -1j~) -(ù~; il gt. li confonde coi rispettivi brevi.
§ 63. - :I:. e ~ iniziali presuppongono suoni ie. identici, come mostra il loro tornare in sanscrito (y, v) e gotico (j, w)j il greco mostra per :1:.- talora • e a volte ~-, per ~- in tempi più antichi il f che è andato man mano scomparendo nei vari dialetti. Cfr. iuvenis iuoenous: gt. juggs (gg pron. ng) 'giovane' scr. yuvan- yuvaçds; iugum (§ 58); veh6: rcx~li-foXoc; gt. ga-wiga , rimuovo' scr. vdhati 'vehit', ecc. Per la scomparsa di :I:. fra vocali in lt, (§ 31), che ha luogo anche in greco, cfr. tree da *t'reies gr. 't'peLC; da (gortinio) 't'p€.ec; scr. trdyas; st6 da *stii-i6 = umbro stahu, formato come cap-i6 ecc. (§ 498).
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 64. - Il confronto di medius (trisillabo) col scr. madhyas gt. midjis gr. (.L&O'oc; da *(.L&3-1oc; ci mostra che un tempo l'i di questa parola era probabilmente consonantico: sarà da concludere che un antico i dopo consonante si è in latino vocalizzato, come ci mostrano del resto etiam e nuneiam § 31. A volte invece i è rimasto e in tal caso ha formato con d 9 s precedente la geminata li di aiio ecc., cfr. § 82. § 65. - Una incostanza preistorica nella pOSIzIOne di 'Y in vicinanza di liquide vien mostrata dalle equazioni alvos: iXùÀ6ç, parvos: 7tiXUP0C; cfr. pau-cus, nervos: VEUPOV e viceversa taurus 't'iXUPOC;: gallico tarvos irlandese tarb; l'etimologia e il confronto delle altre lingue (lit. aùlas ' gamba di stivale' I· avesto snavarJ scr. snavan- 'corda' ecc.) mostrano che i gruppi -lv- -rv- del latino sono innovazioni. § 66. - Le liquide e nasali latine continuano liquide e nasali ie., come mostra la comllarazion~ colle altre lingue che hanno gli stessi suoni del latino nelle stesse parole; solo il scr. palesa una tendenza a confondere fra loro r ed l. Cfr. ruber gr. èpu3-p6ç gt. raup-s' rosso' scr. rudhiras id.; linquoliqui gr. ÀEL7tW gt.leihwa 'dò a prestito' scr. rincanti = linquunt; memini méns (.L&(.LOVlX gt. munan 'pensare' scr. mdnsuue 'pensa '; nomen OVO(.LlX gt. namo scr. nama ecc. Le liquide sono esposte più di altri suoni a dissimilazioni varie; in h. sono diventate norma quasi costante le diasimilazioni per cui i suffissi -ali- e -cZo- (-culum § 41) diventano -ari- e -ero- se nella parola abbiamo già un l: vitalis navalis ecc. ma eonsularis militaris lUnaris; poclom. poculum ecc. ma lucrum simulacrum fulerum. Eccezioni sono fluvialis glacialis Latialis (e Latiaris) létalìs pluvialis e clUnaculum subligaculum. Ma se un r si trova fra i due l, la dissimilazione non ha avuto luogo: floralis liberalis.
T L § 67. - Quanto ai gruppi di vocali con liquide o nasali rappresentanti il grado O nell'apofonia, diamo per ora le corrispondenze nelle altre lingue ie., rimandando la loro valutazione al capitolo seguente.
PARTE I. -
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FONETICA
Abbiamo dunque:
gt.
gr. a) avanti consono 01' » voc. e i ar b)
~
aur (daur) r • » ir, ur (il, ul)
IXÀ, ÀIX
ul
IXp, plX
a) b)
ol, ul al
IXÀ
a) b)
en
IX
Il
IXV
»
a) b)
em
IX
um
»
la, al nii, an ma, am
un
Il
IXp, pw, IXplX, pii IXÀ, ÀW, IXÀIX, ),ii IXV,
come sopra
»
IX[.L
rn, ar
scr.
vii, IXVIX
IX[.L, [.Lii, IX[.LIX
ar, aur al, ul an,un am,um
a an a am ir, ilr »
»
a(n) iim
IX. L'apofonia indeuropea. § 68. - Per la s e r i e l e g g e r a o come anche si dice i t- (cfr. § 70), il sistema apofonico che ricostruiamo per Pie. è sostanzialmente lo stesso già constatato per il latino, e consiste nell'avvicendarsi fra un grado normale (vocale e alternantesi con o; od a che può anche alternarsi con o; od o), un grado O (scomparsa della vocale) e uno allungato, con eventuale vocalizzazione di i., ~ (anche secondi elementi di dittongo) nel grado O. Quindi, p. es.: g, n
scr. upa-bd-as 'calpestio' gr. È1t(-~3-OCL 'il giorno dopo la festa' (bd da pd)
ped-em 1tE3-cX 'dopo', propr. 'sull'orma'
tri-pod-tire; pés 7t(S3-1X = scr. pad-am scr. pad
T NOTA. - Nel grado O la vocale resta spesso, quando la scomparsa provocherebbe l'incontro impronunziabile di occlusive, p. es. nel ppp. scr. pak-tds gr. lte:lt·'t"oç lt. eoo-tus, di *peq". in scr, pac-ati = It, coqu-it (da. *quo- < *que. < *pe- §§ 14.112) gr. ltÉlt·wv • maturo' ecc.
1twc.;
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Un esempio con a/o nel grado normale ci offre la radice *ag-: scr. pari-j-md,n- 'che va attorno l Con
i,
scr. aj-ati= ag-it,
l
cXy-wY-~
amb-ag-es co-ag-ulum
~:
~-À~7t-OV;
scr. rec-ayati 'fa lasciare l l ca us.; ÀÉ-ÀOL7t-IX = scr. 1'i-
scr. rik-ta« 'lasciato l
re-tic-tue
7tÀ1J-T6~
oY-!LOç' solco
= acro plu-tas
'natante '; lt.pluv-ia
7tÀe:,s-crowx~,
scr. a-1'aik-~-am I sg. aor, sìgmat.
rec-a; liqui da. *loiqu-ai 7tM(f)-oç
7tÀw-'t"6ç
, galleggiante l (6 da s« § 62)
7tÀÉ(f)-w scr. plav-ati
'nuota l lt, per-ploo-ere
L § 69. - Nel grado O di radici con liquida o nnsale appaiono nelle varie lingue le corrispondenze dei gruppi latini or ol en em ecc. (§ 67); si tratta dunque della contìnuaztone di suoni che rispetto ad er (re) el (le) en (ne) em (me) del grado normale avevano la stessa funzione di i, u rispetto ad ei (ie), eu (~e), ossia di sonanti che costituivano la sillaba in seguito alla scomparsa della vocale. Se si trattasse in tutti i dialetti di una vera sonante (come il scr, r corrispondente ai latini or ol) o talora di liquide o nasali consonanti precedute o seguite da vocali ridotte (ir 1'i , »r 1'U eec.), è inutile qui discutere: a ogni modo segnamo i suoni in questione con r I ti' 1J~' Ecco un paio d'esempi dei rapporti apofonici in questione: scr. bhrtis 'il portare l = lt. fors fortis = gt. ga-bau1'ps 'nascita '; CPIXP'É't"PIX; OL-CPP-Oç 'la parte del carro che portava i due, guerriero e auriga' (1' consonante avanti vocale l)
epÉp-w = fe1'o = gt. baira = scr. bharami
cp6poç = scr. bhii1'as 'far-
dello '; gt. barn. 'figlio '
scr. a-bhii1'~-am I sg. aor. sigm.; gt. bèr-usjos 'genitori'
cpwp = fu1'
(§ 18)
PARTE I. -
= scr. ta-tds = lt. ten-tusi scr. ta-tn-é I sg. pf. medio di tan- 'tendere'; -re:--rocv-6ç 'rigido'
-roc--r6ç
ten -d6, ten -or
=
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FONETICA
-rÉv-oç, -rÉvwç
'tendine 'i ant, nord. penja 'tendere' i scr. tan-tram
'corda', gt. uf- pan-jan , stendersi', scr. ta-tén-a pf. III sg.
-r6v-oç
scr.
d-ta~
s-am I sg.
aor. sigm,
, filo '
T § 70. - La s e r i e p e s a n t e o s e ~ offre alternanze identiche a quelle ora osservate, ma complicate dal fatto che la sillaba soggetta all'apofonia è seguita da un suono il quale scompare avanti vocale e i. Questo suono (cfr. § 58) appare in sanscrito come i, in greco come oc od anche o od E, in latino come a (o suoi riflessi in sillaba interna), in altre lingue può scomparire e in tal caso lascia dietro di sé nelle lingue baltiche e slave traccie nella qualità dell'accento; infine con vocali precedenti si contrae nella rispettiva lunga (quindi a e 6 i il, da a e o i u più il suono in questione), e talora con dittonghi in dittonghi lunghi (ei eu ecc., oltre che eia e'!!;a ecc.), con liquide e nasali sonanti forma dei complessi, continuati in latino da ar rii al la an na am ma e nelle altre lingue dai riflessi di questi gruppi, segnati nel § 67. La natura fluida di questo suono lo contrappone a tutte le altre sonanti e indica che si deve trattare d'una vocale indistinta, simile all'e muto francese p. es. nell'articolo lei noi lo segnamo pertanto con a (1). Si noti che la stessa radice può avere, anche avanti consonanti, forme con o senza a. S'intende che, se la radice contiene nel grado normale e (od a, 6), cioè e (a, o) più a, nel grado Oappare un semplice a. Cfr.: ~
senza a: scr. da-dh-mds 'poniamo' (I) I grammatici indiani hanno riconosciuto la qualità speciale del loro i che continua un ~, e lo indicano col termine tecnico it; onde se] 'con it • ed anit ' senza it ' servono a designare le radici in cui esso si trova o meno: questi due termini sono spesso adoperati dalla glottologia occidentale a. indicare le serie « pesante D e • leggera » dell'apofonia. Per ~ si adopera comunemente il nome 8va.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
con
g:
scr. hi-ui« ' posto '= &E-'t'Oç = (con )di-tus; fa-e-io
scr. da-dha-mi =
&<Ù-fL6ç 'monticel1o'
't'(-&'YJ-(J.~;
eacer-do-t-em.
fe-e-i, gr. &1j-x-'YJ
Dello stesso tipo sono le alternanze stiitus: stare, diitus: donum ecc.; il lt. si-mus: eie-e (= gr. d-fLEV: d'YJ-ç) è pertanto da i: f:.eper i g: f:.e g; strat1tS (gr. a'tp<ù't'oc; scr. stir-'!I'as): ster-no (anip) scr. star+man- 'dispersione' da g : er, erg; (g)na-tus (gr. yv~-a~oç a~o-yv'YJ-'t'oç da yvii-, scr. ja-tas 'nato '): gen-i-tus gen-i-tor (gr. YEV-E-~p scr. jan-i-tar-) da t"g: eng, accanto a cui, avanti vocale, gi-gn-o (y(-yv-o(J.oc~ VEQ-yv-6ç) gen-ius gen-us (yÉv-oç) ecc.
+
+
r
X. Il vocalismo nel " latino volgare". § 71. - Abbiamo già avuto occasione di notare punti in cui il latino rustico offre deviazioni dal vocalismo del latino urbano e letterario; in parte per questi germi, in parte per influssi delle lingue sostituite dal latino o venute in contatto con esso, in parte finalmente per ulteriore sviluppo dei suoni indigeni, il vocalismo delle iscrizioni volgari posteriori all'inizio dell'era cristiana, di testi parimenti volgari, o descritto da grammatici tardi o presupposto da quello delle lingue romanze è andato seguendo una evoluzione la quale, pur diversa da regione a regione, presenta caratteri fondamentali comuni che qui brevemente accenniamo:
T L § 72. - a) Spostamenti di accento: la penultima sillaba è accentata se alla vocale segue muta + liquida, INTÉGl'IrU ecc., cfr. § 147; i é avanti vocale breve cedono a questa l'accento: PUTEOLIS it. Pozzuoli, FILIOLUM it. figliolo, MULIÉREM it. mogliera; nei verbi composti ha luogo una ricomposizione per cui l'accento e assai spesso il vocalismo sono modellati sul semplice: DlSPLACET per displicet, it. dispiooe; IMPLÉCAT per implicat, it. impiega; REcIPIT per re-, it. riceoe (COLLIGO it. colgo ecc. restano perché la composizione non è più sentita): o viceversa il
PARTE I. -
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FONETICA
semplice riceve il voealismo dei composti, cfr. CLUDO it. chiudo per claudo secondo concludo ecc. Si forma un forte accento secondario a due sillabe di distanza dal principale, con debolezza conseguente della sillaba intermedia: BÒNITATEM it, bonui, COMÌNITIARE it. cominciare, CÒLLOCARE franco colchier > ooucher, T L b) La vecchia quantità va perdendosi, ma essa si riflette sulla qualità delle vocali accentate ad eccezione di a, a, nel senso che le vocali brevi tendono alla pronunzia aperta, quelle lunghe a pronunzia chiusa: restano così immutati i ed u, ed e o diventano (o restano) degli f, ?, laddove i ed C, u ed o si confondono generalmente in ~ e rispettivamente ?, od i e rispettivamente u. Solo il sardo, rispecchiando per la qualità lo stato di cose più antico, fonde c ed e in e, i ed i in i, o ed o in o, u ed u in u; e il rumeno fa lo stesso per '6 ed ,ff. Graficamente, ad eccezione di rumeno e· sardo, avremo:
a
a a
o u
i
e •
~ (i)
i
o
•
? (u)
u
Cfr. in antiche iscrizioni la confusione di e ed i in crudilitatem dulcido ficit e viceversa elud minester sebe; di o ed u inagnusco cognusco amure e viceversa tonica tomulus. T c) I dittonghi ae ed oe, divenuti f (in principio anche ~) nella lingua rustica (edus = haedus § 19), si sviluppano in latino volgare come l'antico e. Cfr. la confusione grafica in presta questus con ae, ceperini Pkebu« con oe, foemina con c, coecus con ae ecc. Il dittongo au è generalmente rimasto (ma agustus> ag?sto ecc.); sul rustico o per au in foccs ecc. cfr. § 22. Nuovi dittonghi sono sorti in seguito a soppressione di suoni: AUCA it. oca da aucella per avicella, PARAULA it. parola da paravola parabola, AMAI it. amai da amavi, Al'IIAUT it. amò da amavit. T d) Le vocali brevi atone mediane sono frequentemente soggette a sincope, continuando una tendenza già del latino preistorico (§ 37): VffiDIS it, verde, OCLUS it, occhio da viridis
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
oouius. Altrimenti vi è confusione tra i ed e, u ed o: anemis meretis con t, insola ambolare con u.
T e) e, i, u fra consonante e vocale (cosiddetta posizione in iato) diventano i, 1f verso il I sec. d. C. (occaaìonalmente già prima, cfr. § 145): capri6hts per capréolus (cfr. a), abia per habea«, ECCU(M) RIC it. qui; J! cade avanti o, u: cocus anticus distingunt, it. batto da battuo ecc. T § 73. - I l vo c a l i s m o d e g l i i m p re s t i t i g r e c i preistorici o comunque molto antichi è trattato alla stregua del voealismo nelle parole latine, soggetto perciò a sincopi, indebolimenti ecc. Altrimenti, nel lat. volgare, ot resta di norma immutato; E appare come f' od ~; 'Yj viene generalmente riprodotto con ~ (&7tolt~x'Yj it. bott~ga), in alcune parole dotte con f, in prestiti tardi con i: monastirium mistirium, franco tapis da 't"ot7t~'nov; Li: passa ad i, anche ~ in bolçtus da ~wÀt't"'Yjç, it. cr~ sima da Xpi:cr!Lot; w o appaiono come !J, 9 ed u: yÀwcrcrot it. chiosa, x6qnvoç it. cf}tano, 't"pwx't"'Yjç trùeta; u in prestiti più antichi come u: ~U?crot bursa it. borea, XpU7tTI) criipta it. qrotta, &YXUpot ancora (cfr. § 18), in prestiti più recenti, dopo che u fu passato ad ii, come i (y presso i dotti): !LUcr~pLov misteriis, yupoç it. giro, xU!LOC it. cima (ed f in it. gf'sso da yu\jJoç). I dittonghi OCL ed ocu si fondono con lat. ae, au; EL è preso come i, avanti vocale e (7tÀot't"e:i:oc platea).
D. - Consonantismo. T
§ 74. -
NOTA PRELIMINARE:
ph th eh.
Sino alla fine del II e al principio del I secolo i Romani hanno rìprodotto le Tenui Aspirate greche colle loro Tenui: Pilotimi = <1>-, A.ntiocus = ·X-, Corintus = -Il-, baccanal: BxxX''l ecc.: in parecchi imprestiti più antichi queste tenui sono rimaste, p. es. in ampulla (dim. di ampora da <:XfL
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nuta particolarmente distinta, ebbe per effetto che anche delle tenui di parole latine cominciassero a venir articolate colla aspirazione; e questa affettazione andò molto oltre, come ci mostrano il carme LXXXIV di Catullo e parecchie iscrizioni (cfr. anche § 95). Un movimento puristico ebbe però il sopravvento, e la nuova pronunzia (fuori beninteso degl'imprestiti greci) rimase limitata alla parola di origine straniera triumphu8 e a qualche nome proprio: Gracchsss Pulcher Cethégu8, dove evidentemente fu consolidata dalla scrittura; da Pulcher l'aspirazione si insinuò anche nell'aggettivo puloher, In imprestiti seriori
L Gruppi consonantici.
TL
§ 75. - a. Geminate.
Abbiamo già rilevato (§ 27) il fenomeno per CUI In talune parole una vocale lunga più consonante si alterna con vocale breve più geminata (consonante lunga): Iiipiter luppiter, luera littera, litus littus, baca bacca ecc. Però in casi come crocodillus carnellus loquella querella accanto a crocodilus camèiu« loquela querela, che sono le forme più antiche, abbiamo il rimodellamento secondo le serie di parole in -illus -ellus -ella. T L § 76. abbiamo:
Una s e m p l i f i c a z i o n e d i g e m i n a t e
dopo vocale breve avanti vocale accentata di sillaba lunga (cosiddetta legge mamilla): canna ca,nalis, currus curulis, farris farina" SMCUS sacellus, ofta ofella, obmitui » omrnitto (§ 82) omitto, *obboedio oboedio (§ 20); ma gallina conserva il suo II secondo gallus, innoxius il suo nn perché sentito composto di in e noxius, ecc.; a)
§ 77. - b) avanti muta: per-r[e]go (cfr. per-rexi) > pergo, adspiro (assp- § 82) > aspiro, dis-scindo > discindo ecc. (scritture come disspicio ecc. sono etimologiche); § 78. - c) dopo consonante: con-c(e)cidi > eoncidi, cord-clo(-ee- § 8·2) > eoreulwm, ard-si (-S8- § 82) > arsi ecc.;
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T § 79. - d) dopo vocale lunga e dittongo, ss vien semplificato (per le occlusìve non ho esempi sicuri) nei primi tempi dell'impero (Cicerone e Virgilio scrivevano ciissus caussa ecc.): quindi casus causa eec.; ma negli infiniti contratti tipo amasse da amavisse la geminata è di solito rimasta (però il grammatico Niso, I sec., proponeva la grafia oonsueee; l'imperfetto congiuntivo italiano del tipo amassi volessi mostra che la pronunzia con la geminata ba in questo caso trionfato); § 80. - e) talora dopo dittongo troviamo l e ll: aula ed aulla, Paulus e Paullue; qui la forma con l potrebbe essere la più antica (da *auxla *pa1lxlo-, cfr. § 92) e quella con la geminata una forma diminutiva (*aulola *paulolo-) o affettiva.
T § 81. - b. Gru p p i d i c o n s o n a n t i d i v e r se. Una ocelusiva assume il modo d'articolazione della consonante seguente (quindi avanti T, i, s stanno Tj avanti M stanno M). Questa norma è viva in tutte le lingue ie., e quindi risalirà anche pel latino a epoca ie.; cfr. tuttavia la ricomposizione contemplata dalla legge di Lachmann (§ 25), che dimostra una pronunzia di M avanti T, s nei casi di ppp. formati da radici terminanti in M. Esempi: unguo unxi (x = es) unctus (la lunga pel § 24), tego tectus, scribo scripsi scriptum, cette , date' da ce-d(a)te (§ 456). Scritture come obtineo plebs subtilis o scribtUra sono etimologiche e non conformi alla pronunzia normale. È probabile che s avanti M apparisse come z prima di scomparire (§ 92) o di dare r in mergo (da *mezgo = scr. mdjjami 'mi tuffo '), come nelle altre lingue ie, e perciò fin da epoca unitaria. Per vehi5 vexi vectus ecc. v. appresso, § 96. c avanti m passa a g: segmentum: seco, Pel trattamento di oeclusiva avanti n cfr. §§ 86.40. T L § 82. - A s s i m i l a z i o n i t o t a l i della prima alla seconda consonante (per forme come adcedo adsideo ecc. bisogna tener presente la tendenza a ricostruzioni analogiche e alla grafia etimologica):
PARTE I. - FONETICA
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gi di si passano a ii (i- iniziale di parola), a meno che l'i non si sia vocalìzzato (caso medius, cfr. § 64): maiior: mag-nus, aiio: ad-ag-ium ind-ig-itare (da -ag- § 43), caiia 'bastone' da *caid-ja: caedo, Iovcm da (prenestino) Diovem, maiius: maesius (= mai-) « lingua Osca mensìs maius ». - tn, dn > nn: penna da *pet-na: peto nell'antico significato di ' volare " mercennarius da merced-, - pm, bm > mm: summus: sup-ra swperus. nm nl nr > mm II rr: immortalis illuvies (: lavo) da in-, corolla da coron( 0- )la § 37, irritus da in-raius. - rl > ll: agellus § 39, polluceo da por-,ampulla da *amporola: amp(h)ora, satullus: saturo - dl :» ll: sella da *sed-la, gmllae 'trampoli ': gradior, alioquor da ad-o - dr> rr: arripio da ad-mpio (ma cfr. § 102). - pf (bf) sf> ff: officina: opifex, offero da op- per ob- (§ 81), diffìcilis da dis-facilis, differo da die-, - tp (dp) > pp: appello da ado, q11,ippc da q11,id pc. - tc (dc) > cc: accedo da ado, siecus da *sit(i)-co-. - ts (ds) > ss: assideo da ado, conc11,ssi: concut-io, misi (da missi § 79): mitto, nox da noct-s.
+
T § 83. - Assimilazioni totali della seconda alla prima consonante abbiamo nei gruppi ln ld (l)l'lf ls che dànno ll: tollo da *tol-no pf. te-tul-i formato come si-no ccr-no ecc. (in alnus v11,ln11,s ulna è scomparsa per sincope una vocale fra l e n, nella prima parola forse anche un s); Polluces da *Poidii- da gr. nOÀUaEUX1jC;, perccllo da -celd- cfr. clad-es (*k!iJd-) e mollusous da *mold11,cfr. gr. &-!J.cxÀMvw scr. mrdus; in mollis abbiamo quindi *moll11,-is come s11,avis da *s'lfad'lf-is, il che mostra che ll'lf ha dato ll, cfr. anche sollo- , tutto' in sollemmis ecc. = scr. sdroae gr. a),oc; ion. ooì..oc; da *aÀ.foc; (volvo è da *:yel11,-o, solvo da *sc-l11,-o §§ 485.491, calou« da *kalc'lfos, olou« da *aulo- § 65); velle da *velse formato come es-se (§ 113), facillim11,s da *facil-simo- ecc.; e in rs che dà rr: torres da *tors- cfr. tostus da *torst-, asperrimu» da *asper-simo-. T L § 84. - NOTA. - Mars recenziore (da rcs ecc., § 89) rimane; rss (con ss da tt § 85, o da ts § 82) dà rs o ss: pessum da *perssom di perdo, Plauto per.~'Um; dossum e dorsum; versus, ma rursus e russus da re-vorsus, priirsu« prosa da. pro-v-, S'Ùrsum e susum (Nevio) da subs-v- ecc. Cfr. § 93. 4 -
V. PIS/\Nl.
Grammatica ìatìna
.~IO,.im
(' conmarauva.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T L § 85. - Dentale più t ha dato ss:messus da *met-to- (meto), sessus da *sed-to-. Però avanti r l'esito è st: rtistrwm. da *rad-tro-: rado, claustrum da *claud-tro-, palUstris da *palud-tri-, forse attraverso ssr § 88. TL § 86. - Assimilazi o ni parziali.
Occlusive avanti n si nasalizzano conservando il proprio luogo di articolazione (avanti nasali omorganiche ha luogo naturalmente la assimilazione totale: pm bm > mm, tn dn > n'fl" § 82): som-nus da *s?!:ep-no- cfr. sop-or, scamnum da *scab-nocfr. scabellum da "soalmo-lo- § 39, Samnium da *Sabnio- cfr. Sabelli, dignus da *dec-no- cfr. dee-et (§ 13), ilignus: ilex, culigna da xu),Lx.v1), ligrl-um: lego; in gn, g rappresenta la nasale gutturale cfr. § &0. Però stadi intermedi g-n d-n vengono indicati da forme come voraginis ecc. § 41 e fi,·mitudinis ecc. §§ 199.200. In principio di parola gn- passa a n- verso la fine del II sec.: gnatus > natus, gnoscier> nosci ecc.
n,
L § 87. - Le nasali assumono il luogo d'articolazione della consonante seguente, quindi eum ma eundem, princeps da *prim(o)-c- (§ iwprobus immanis imbecillus da in-; avanti s ed t è scritto n, che indica però una nasale ridotta con allungamento della vocale precedente (§ 24), così ansa da am- cfr. am-p-la, cànseroue da com-o Se m è analogicamente ritenuto o restituito avanti t, s, si introduce fra esso e la dentale un p: cm-p-tue ~um-p-si di em-ti sum-o, hiemps (e hiems, pronunziato probauna pronunzia popolare non penetrata nella bilmente hies): , lingua letteraria ma rappresentata frequentemente in testi volgari è quella dampnum autumpnus ecc.
3n
T L § 88. - Assimilazione parziale è anche quella di -mi- in -n'f-: quoniam. (i, vocalizzato, § 31) da quom iam; di dJl- iniziale in b(fine del IV e prima metà del III sec.): duonum > bonum, duellum > bellum, duis > bis; ma -d,!!:- interno dà -v-: suavis da *s'!.f:adJl-i-s cfr. suad-eo (e gr. ~òuç; sanscr. svadus), e così pure -S'jJ-, con allungamento di vocale precedente in pruina per ·pru- da ·prusuinii: scr. prul!vii 'brina', o altrimenti -b- in
PARTE I. -
FONETICA
lil
sibilu» da *si-sJ!..i-lo: russo svist' , fischio' ecc. (Homenaje Tonar, p. 390 s.) e cfr. § 530. u- iniziale si assimila in lo: latum da »ua-, cfr. tul-i. tol-lo, e quindi naturalmente anche stl- attraverso slha dato l- in locue da stlocus e ue con accanto la formula arcaica stlUibw;iudicandis (forse dialettali sono stlembu« stlatta stloppus col gruppo conservato); ma -tl- interno ha dato -cl- onde con anaptissi -culo, cfr. baculum da *bat-lom: battuo (come caia: caedo § 82). mr- ml- iniziali paiono aver dato [r- fi- in [racès ' feccia dell'olio ': mare-es, flacous: mol-lie (e gr. ~ÀOCç, (J.
§ 89. - S e m p 1 i f i c a z i o n i .
I. Una occlusiva scompare fra liquida o nasale e consonante: quernus da *querc-no-: quercus, tormenturn torsi: torqueà, Marcus da * Mart(i)cos, poscà da *porsco da *porc-sco (v. § 90, *p,!,cdi prec-or col suffisso -sco-; è uguale al scr. p,!,ccMmi ' chiedo 'l, sarmentum: sarp-ti, tU1'ma: turb-a, ornare da ord(i)nare; fulrnen fulsi: fulg-eo (e fulsi: fulc-io), ultus da *ulc-tos: ulciscor, pulmenturn: pulp-a; lanterna da À
condo mactus. T § 90. - II. Un gruppo di tre (o più) consonanti, di cui la prima o la seconda sia s, si semplifica in s + la terza conso-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
nante, purché questa sia un'ocelusiva sorda: Maspiter da Mars-pater § 42, tostus da *tors-to-: torres da *tors- § 83, testis da *terst- § 18, Tusci: TupO'-'Y)voE, asto da ad-sto, sustuli da subs-t-, illustris da *inlUc-stris cfr. lUce6, esca da *ed-sca: edO, poscii da *porc-sco § 89, Oscus da *opsc-: 'OmxoE. Però inquam vnqui! da in-squ-, cfr. in-seque 'dì 'i normale monstrum (§ 87) con n restituito di su moneo, ma cfr. il derivato Mostellaria titolo della nota commedia plautina. In sextus ecc. l'antico gruppo è stato conservato o reintegrato per l'analogia di se» e così via. T § 91. - III. s scompare avanti medie, liquide, nasali e semivocali con allungamento di breve precedente: idem da is-dem, iudicis da *ious-dic-, tredecim da très-decem, egenus da *eges-no-: eqes-ta«, diduco digero dilanio dirumpo dimitto dinosco da dis-, dumus antico dusmo, comis ant. cosmis, aenus da aes -no-, ab~n viden da abis-me vides-ne (con abbreviamento giambico, §28), primus da *prismo-: pris-cus (e cfr. peligno prismu 'pri.ma '), canus: cas-cus 'antico' (e cfr. peligno casnar 'vecchio '), pono da po-s(i)-no: pf. posui da *po-si-vi cfr. § 42, div.ido § 484, diiungo da dis-. Invece iste iùetu« egestas distuli discedo (e disfero onde differo) ecc. ove s stava avanti sorde: evidentemente s è passato a z avanti sonora (§ 81) e si è poi dileguato. Cfr. §§ 114.116.88 per trattamenti più antichi.
+
T L § 92. - IV. In conseguenza di III, nei gruppi di tre (o più) consonanti di cui la prima o la seconda sia s e l'ultima una media o liquida o nasale o semìvocale, I's, che in un primo tempo era rimasto per quanto è detto in II, si è sonorizzato ed è scomparso allungando breve precedente: sedecim da sex-d-, seni da *sex-noi, lUna prenestino losna da *louc-sna: lUceo, pena (scritto poena § 20) da *pendsna § 186 (cfr. pendere poenas!), pone da posi-ne, panis da *pastn-i-s dimin. pastillus, amoveo da abs-m-; emergo da ex-m- (di qui a-, e- anche avanti altre consonanti), sumo da *sups-(e)mo, iumentum antico iouxmenta, tstae da *tonsla- dimin. tonsillae, ala da *axla dimin. axilla, velum da *vexlo- dimin. vexillum, tela da *texla: texo, pilum ' pestello' da *pistlom (*pinstlom Y) dimin. pistillum, scala da *scand-sla, mantele da *manu-terg-sli, mavolO da *mag[i]s-
P AItTE I. -
FONETICA
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da *scand-sla, màntele da *manu-terg- .•li, 1niivolU da *m(/y[i]8vol,i § 460. Villa: oieu« è forse da * vito-la dimin. di *vil,! da *''l'ik-sla. In principio di parola: locus, lis da stl-; stlatta stlop p u« etlembu« sono forme dialettali, § 88. L § 93. - NOTA. - La distinzione di un s e uno z spiega anche il diverso trattawento di torreo e versus .(§§ 83.84): nel primo caso -rs- aveva dato -rz-, in *ùerssos *dorssom ecc. il doppio s aveva conservato la sordità; cfr. uerrii da *l'erso ma perf. versi da *vers-s- § 514. Nota anche la differenza fra perna e cena, di cui il primo si confronta col sanscrito pitrlf,,!i-s • tallone' (o gr. 1t't"tpv7j), il secondo è da *cert.sna (rad. *kert- • tagliare ') o da *kers-sna (: ()ere8), cfr. osco k e r s s n a i s' ceni" ',lat. antico cesna.
T § 94. - V. Ku, gu avanti consonante appaiono come e: coqu6 coxt, tingua tinctns ecc. Il suffisso verbale e nominale -io- era in origine -ju- (cfr, § 31) e quindi anche avanti esso appare c per qu in colliciae (i. e. tegulae) 'grondaia ': liquor (e lixa) , deliciae laci6: laqueus, silicia 'fieno greco' = siliqua (o siliqlta è adoperato in luogo di eilicia per confusione dei due termìnit), licium: ob-Iiquos. Per altre combinazioni, giudicabili solo dal punto di vista comparativo, cfr. §§ 116.118.
II. Il modo d'articolazione. T L § 95. - h, che i grammatici romani chiamavano «( nota aspi". rationìs l) distinguendolo dalle altre « litterae », era una lieve aspirazione, poco udibile in principio e ancor meno nel mezzo di parola; esso non costituisce posizione nel verso, non impedisce le contrazioni (bimus § 55, nem6 § 35, nil mi da nihil mihi), è scritto in ahenus solo per impedire la pronunzia come dittongo delle due prime sillabe, e in alcune parole viene talora indicato talora no, in altre non lo è mai benché l'etimologia ci mostri che apparteneva loro in origine (anser gr. X:1jv6; da *XlXva6c; ant, alto tedesco gans). Parallelo all'apparire di TA per T (§ 74) è il vezzo d'aspirare vocali iniziali, di cui si burla Catullo nel carme LXXXIV: ehommoda dicebat si quando commoda vellet dicere, et insidias Arrius hinsidias.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Sull'alternanza tra h- e t- in alcune parole, cfr. § 105. T L § 96. - Nell'interno di parola h antevocalico si alterna con c avanti muta: vehii vexi vectus eec., come c, g (§ 81); avanti altri suoni troviamo g in tragula ' genus teli, dieta quod scuto infixa trahatur ' (P F.) e 'draga'; inoltre accanto ad heus che è un antico imperativo' ascolta!' (§ 23 Nota) sta augurium da *avigusio- 'ascoltazione degli uccelli'. Fenomeni in parte simili troviamo per f che, generalmente iniziale, si alterna con -binterno di parola in pro-brum pro-ber 'riprovevole': (pro)fe1'o (cfr. 7tpotpÉpCù 'rimprovero, rinfaccio '), fvlcio: bu-buleu«; con -d- in facio: saoer-do-t- 'qui sacra facit' ed ab-do con-do che non sono composti di dare (quali addo reddo), ma della radice contenuta in fa-aio e indicante 'porre, fare'. Inoltre, alcune volte osserviamo l'avvicendarsi di -b- e -f- in coppie quali rufus: robus, ruber; il numero di simili avvicendamenti si accresce, ove si confrontino doppioni volgari o romanzi, cfr. bubulcus: it. bifolco, tabiinus: it. tafano, sibilare e sifilare (onde franco siffler) , tuber: it. tartufo (*terrae tufer) franco truffe. Poiché questi e simili casi di f interno, molto scarsi nel latino urbano (scrofa, vafer), sono facilmente individuabili come parole lil'ovenienti da dialetti oscoumbrì, dovremo concludere che il latino opponeva a f- iniziale un -b- o -d- interno: re-fero con-fido te-felli e simili si spiegano come ricomposizioni o nuove composizioni e formazioni analogiche secondo j.ero facio fallo ecc. T L § 97. - Tali fenomeni indicano: per h, che questo suono doveva anticamente avere una articolazione gutturale piena; per t, che esso è la continuazione di un suono labiale e di uno dentale (bu-buwus e ab-do, ambedue in alternanza con f-); per i b, d, g interni, che queste medie debbono provenire da suoni diversi, a seconda che ad esse corrispondano f- h- in principio di parola (od h, f interni), ovvero che essi siano costanti sia nell'interno che al principio di parola, come è il caso ad es. di beni-gnus bi-gnae ' bis uno die natae' PF.: genus. Qu~sti risultati vengono confermati dalla comparazione, che ci insegna a distinguere delle medie, onde le medie latine costanti, e delle
PARTE I. -
FONETH':A
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medie aspi rate che in lati no dànno spiranti sorde (h·,/-) in principio, medie (la gutturale fra vocali anche h) interne di T'a rola: cfr. anche la diversità di applicazione della legge di Lachmann, 25 (vectus ma rèctus ecc.), Mentre le M ie. sono rituuste inalterate in greco e sanserìto e passate a T in gotico, le M A dànno in greco TA (X .& CF), restano MA o passano alla aspirata sonora h in sanserito (gh !lh dh bh h): coll'avvertenza che greco e sanscrìto deaspirano la prima di due aspirate in sillabe consecutive (p. es. nel raddoppiamento 't"L-.&7j-fLL per *'&L-, scr. da-dM-mi 'pongo' per *dha-). In oscoumbro le MA appaiono come spiranti sorde (1, h) sia iniziali che interne di parola, in gotico come M. Cfr. friiter: cppa..7"IJP scr. bhratii umbro frater gt. bropar, nebula: vEcpéÀ7j aated. nebul 'nebbia' scr. nabhal;- id., albus: IiÀcp6c; 'sfogo bianco della 1'1'11(" umbro alfu 'alba' aated. elbig 'cigno " feliire [èmina § :207: -l}·r,-cr~'t"o 'succhiò' umbro feliuf ace. pl. 'lactantes' scr, dhayati 'succhia.' gt. daddjan 'allattare', medius: !LécroC; (da --&ic.-) scr, mddhyas gt. midjis osco m e f i a i 'in media' ecc. Per -gh- gli esempi più notevoli sono: vehu: scr. vdhati ' vehit " traM: anglosassone dragan 'tirare' (con iniziale diversa), mihi umbro mehe scr. mahy-am, e (oltre auguriun~ § 96) ruga: ò-puX~, seges: Éxw § 225, fastigium da *fasti-steigiom: cr,dxw, effìgies figura fil/,go ligulus: scr. radice dih- da. *dhih- ' plasmare' dehas , corpo' deht ' agger' gr. 't"E~XOC; da *&ELX0C; osco f e i h li s s 'mfiros' gt. deigan 'impastare', neg- in negiire negotium: scr. no' hi , OÙX( " ne-gligo: yÀ(X0!L
*
T § 98. - In principio di parola avanti liquida gh appare talvolta come q-, talaltra scompare. Cfr. gradior: gt. grids ' passo " glaber (da *ghladhro- § 104) aated. glatt (da *ghladho-) 'liscio l (per questi due cfr. § 148), griimen da *ghrasmen: gt. gras ' erba l, forse ruo ma in composto in-gruo con-gruo, lUridus: XÀOEpOC;;
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
da 1"(IVUS 'grigio ':. aated, grao ' grigio' il derivato suona nella tradizione plautìna e nello stesso passo (Epidieus 620) una volta gravastellus e una ravistellus 'veccbiotto '. § 99. - Le T latine corrispondono generalmente a T del gr., scr., ou., e continuano con esse delle T ie. le quali in germanico sono diventate spiranti sorde (h p f), ma queste alla lor volta. sono passate a. (spiranti sonore, indi)" medie se si trovavano fra sonanti e l'accento indeuropeo (ricavabile soprattutto dal sanscrito) non cadeva sulla sillaba immediatamente precedente: cfr. pater: 7t1X't'ijp scr. pit&. gt. [ada» ma gt. bropar con p (§ 97) concordemente all'accentazione bkr&.ta del scr.
L § 100. - Oltre a T, M eMAil sanserito ha anche delle 'l'A (kh, th eec.), cui il gr. risponde talora con T (specie se precede v), talora con TA (véttha = oLa-3-1X ecc.). Poiché alle TA scr. anche l'armeno oppone suoni speciali (TA, scritti t' p', o la spirante sorda x pronunziata come eh tedesco), è evidente che almeno alcuni dialetti ie, possedevano questi suoni, distinti da. T, M e MA (nelle lingue celtiche, germaniche, baltiche TA e T non si distinguono più; lo slavo distingue ancora la TA gutturale, passata a eh). Come si comporta al riguardo il latino t Nei pochi casi osservabili esso ci dà: spiranti sorde all'iniziale, tenui in mezzo di parola, ma medie in questa posizione se precede nasale (laddove T ie. dopo nasale resta invariata): l'ou. ha spiranti sorde anche in mezzo di parola. Cfr.: hamus: gr. XIX{l,sV' XIX{l7tUÀOV aated. homo ' amo '; habe6: gt. haban. ' avere' (11,- gt. non può essere da k-, che avrebbe dato lt. e-); lU}/lIn: gt. klaifs hlaib-is 'pane' ablg. ehlebu id.; fallo: a;?ocÀÀowx.; ser . .'tkMlate ' inciampa, erra' ehalam , inganno' (>1/ [s]q"hal-); fistula: anglosass. hwistle ' canna' (. kh]!..ist-); faenum: ablg, seno ' fieno' (*khainom) con f- per 11,- § 105; ereper crepus-culum: z.vép;; lateo: ~ÀIX-3-ov; rota: scr. rathas 'carro '; mutuus (·moi-): S("·. méthati 'scambia' mUhu- 'vicéndevole '; vitium: scr. v,'lathati , vacilla' (apofonia i: ie); eatintts: scr. kathinam 'pentola '; puteo: 7tD&O{lIXL; item: scr. ittMm § 428; cachinnus (eh secondario per c): XIXX&~Cù ablg. chochotati ' ridere '; scindo: aXL~Cù scr. chind-
P ARTE I. -
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FONETICA
mas 'tagliamo '; sperno asper (da "obepero- 'che respinge' gr. a(jlup6v 'tallone' e a7t(x.(?Cù; aprilis apricus: armo arp'-k' , stella', arp'i 'cielo, etere' (Pedersen, Zeitschr. f. vergl. Sprachforschung XXXIX, p. 352 sg.); vidisti colla desinenza contenente lo -stha di o!a&ot = scr. véttha; agna 'spiga' = &Xv'Yj 'loppa' gt. ahana ìd., da *acna secondo § 86. Dopo nasali, congius: gr. xoyxoC; scr. çankhas 'conchiglia', *mandarpresupposto da forme romanze come il provenzale mandre 'asta della bilancia' frane. mandrin 'un: pezzo del banco di tornitore ': osco mamphur (cioè manfur; cfr. ìtal, manfano ecc.) 'un pezzo del banco di tornitore' ser. manthan'frullino' gr. (.Lo&oupex 'manico del remo '; landica 'clitoride ': it. la fica 'pudenda muliebre' da un oscoumbro *lanfica col lanth- di gr. ÀotvMvCù (cfr. xucr&oc;, cunnus: xe:u&Cù). In pons pontis abbiamo la stessa deaspirazione che in gr. 7tov't'oc; e 7tlhoc; (ex da tL) di fronte al scr. panthan- , strada, sentiero '. L § 101. - Gl'imprestiti con f interno dall'oscoumbro sono rimasti, come vedemmo, immutati (rufus ecc., § 96); però in due paroie di sicura origine ou. noi vediamo comparire -bo -p- rispetto a -f-, e cioè nel lanuvino nebrundines: nefrendes, prenestino (con -f- ou. conservato) nefrones 'testicoli' (cfr. anche Tibur: Tifernum e simili), e sulpur: sulfur 'zolfo'. Evidentemente ci troviamo qui di fronte a imprestiti assai antichi, i quali mostrano che antiche spiranti sonore e sorde sono passate a M, rispettivamente T in un certo momento della evoluzione del latino; e che al tempo dell'imprestito l'oscoumbro distingueva ancora spiranti sonore e spiranti sorde, da esso fuse poi in spiranti sorde. Lo sviluppo latino di MA e TA ie, sarà, stato dunque, in perfetto parallelismo:
MA
·I . Spìrantì sonore
/"'"
Spiro sorde iniziali
M interne
TA I Spiranti sorde
/"""T (ma M dopo nasale)
Spiro sorde iniziali
interne
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Che in principio di parola la spirante sorda provenga da spirante sonora mostrano anche formica da *bormicii dissìmìlato da *mormikii: gr. IlUPIl1J~ (cfr. le simili dissimilazioni in ~Up(lCX~ ecc., ~6pllcx~, 0PIlLXOç [cioè fo-] (lUPIl1J~ SCI'. vamras 'formica' ecc.), e formido similmente da *mormido: gr. (lop(lW 'spauracchio '. T L § 102. - Sulle assimilazioni a consonante seguente nel modo di articolazione, cfr. § 81; su z da s avanti sonora, § 91. Un assordimento di davanti r abbiamo in utris: UapLCX, venter ventri- da *vendr- 'acqua' (lit. vanduo gr. uawp ecc.) § 166, tri-stis: armo tr-tum id. da *dri- e taeter taetro-: taedet; -dr- rimane in quadru- quadriigintii (ove le altre lingue hanno -tr- ! Cfr. tuttavia Zeitschr. der deutschen Morgenliindischen Gesellschaft, XCVII, p. 325 sgg.) e an-druiire 'recurrere' accanto a redantruiire: SCI'. drav-ati 'corre '. Quanto a dr> rr in arripio ecc. (§ 82), esso è fenomeno recenziore e rientra nell'analogia di altre assimilazioni in composizione.
III. Il luogo d'articolazione. § 103. - Nella maggioranza dei casi il luogo d'articolazione delle occlusive latine è, come mostra la comparazione, prosecuzione diretta e immutata di quello ie, Casi come pater: 7tcxTIjp SCI'. pita gt. fadar, bibit = SCI'. pibati, fero = cpÉ:pw ecc. § 59, duo = auw SCI'. dva gt. tva (ntr.), medius = gr. (lÉ:croç ecc. § 97, cruor xpÉ:cxç SCI'. kravis 'carne sanguinolenta' aated. hro 'crudo', iugum ~uy6v ecc. § 58, hostis gt. gasts 'ospite' ablg. gosti id., sono i più comuni. Hanno però avuto luogo spostamenti nel luogo d'articolazione, riconoscibili alcuni nella tradizione latina, altri solo attraverso la comparazione.
T L § 104. - f-, oltre che da bh- (§ 103: fero), è anche da dh-, come ci ha mostrato l'alternanza [acio: ab-do ecc. e la comparazione (§ 96). A f- iniziale corrisponde in mezzo di parola -bse l'origine è -bh- (nebula ecc. § 97), -d- se essa è -dh- (medius § 97 ecc.); in iubeo: iussu« impariamo però a conoscere un'altra fonte del b interno, poiché se in questa parola b fosse un'antica labìale il participio suonerebbe *iupsus, laddove iussus mostra
PARTE I. -
FONETICA
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lo stesso trattamento di sessum da sedei); si tratta invero di un antico -dh-, che diventa b dopo u e in vicinanza di u, r, l, cfr. iubei): scr. yodhdyami 'faccio combattere, comando', verbum: gt. waurd (*,!!!erdho-: ,!!!'[dho-), ruber -bri = È-pu'&poç, suffisso -bulo- da -blo- (§ 41) = gr. -.&Ào- scr. -dhra-, ubi col suffisso di gr. 7tO-.&L (di qui -bi in ibi), ecc. T L § 105. - In una serie di casi f- iniziale si alterna con ho: cfr. le forme rustiche o arcaiche fasena (sabino) Eoratia Eercles (prenest.) f(a)edus fircus fordeum fariolus folus fostis e haba (falisco) horda hebris horciu« Haunii 'di agrestes' con harena Horatia Hercules haedus hircus hordeum. hariolu« holus hostis,
rispettivamente faba [orda [ebrie torctus (e fortis) Faunus. Nella maggioranza dei casi, la forma urbana e classica corrispoude all'etimologia (ha cioè h- da gh-, f- da bh- o dh-): cfr. "Hp«",Xìjç gt. gaits 'capretto' osco irpus 'capro' aated. gersta , orzo' haru-spe» ablg, zelije 'verdura' (da *ghel-) goto gasts ablg. gosa ' ospìte ' e slavo bobt: ' fava' fero (forda ' quae fert ') fervei) (febris da un raddoppiato *bhe-bhr-i-); Faunus è da *àaunos, forma primitiva dell'illirico Dtumu«. Si tratta di un'incertezza tra f- e h- proveniente da Falerii (oltre haba, cfr. ivi stesso foied = hodié) e qui probabilmente- provocata da influssi etruschi. I
T L § 106. - Però in fundi): Xe:uCù xu-cnç scr. hu- 'versare' gt. giutan (da *gheud-) id. troviamo fu- per hu- anche nel latino urbano; se la glossa fuma' terra' è di buona tradizione, avremmo in fuma un simile doppione di humus e in tal caso infumus (e infimus § 42) sarebbe un suo derivato col senso originario' che sta in terra, sotto terra' da cui sarebbero sorti inferior (indi inferus) infernus infra secondo intimus: interior intermtS intra, e si spiegherebbe l'-f- interno, altrimenti giustificabile con difficoltà nella tradizionale comparazione col scr. adhamds ddharas 'infimo, inferiore' (a- da t"-). Infine t- deriva da yh,!!:(§ 111) in fera: .&.~p ablg. zver~, e da guh- (§ 109) in formus = scr. gharmds ' ardore' cfr . .&e:PfJ.Oç, da khyc in fistula § 100, da ghr- in frendi): anglos, grindan ' stritolare'.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E
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T L § 107. - Il gruppo -tl- ha dato -cl- (-cul-) oltre che in baculusn (§ 88) nel suffisso -culo- da -ilo-, p. es. poculum = scr. patram rad. po- , bere' in pà-sca ecc. (§§ 227.229).
T L § 108. - Per ad appare al' in ar-biter (: baetere 'andare '), arcesso (desiderativo di -cedo), negli arcaici arfuise arvorsw1n; sempre r per d troviamo nell'arcaico a/pu» a/por e in meridies per (prenestino) medidies. In questo passaggio (che nel lat. volgo si estende maggiormente: perse = pedée ecc.) abbiamo da scorgere l'imitazione d'un fenomeno regolare in umbro. Altro accidente di d è il suo passaggio a l (sabìnìsmo t) in alcune parole: ant. dingua (cfr. goto tuggo) >lingua, dacruma (dal gr. Mx.PUfLa.) > lacrima, dautia > lautia, cfr. inoltre olère solium accanto a odor sedeo, inoltre miilus da *miidos per *mazdos = aated. mast' albero della nave ',levir (con tardo e per ae § 72 c) = gr. Òa.L(f)~p scr. dera 'cognato' con -vir per analogia di vir (lévir « quasi laevus vir » è l'etimologia che dà Nonio), miles formato come pedes eques da un *milo- per *mido- = gr. fLLCl'&6c; scr. mitJhdm da *mizdhom 'mercede', quindi propriamente 'mercenario, soldato'. T L § 109. - Nel campo delle gutturali osserviamo, accanto a una serie di gutturali immutabili (p. es. decem decimus, dico dicie dixi dictus, ago egi iictum ecc.), un'altra in cui gutturali semplici si alternano con qu gu (sul cui valore cfr. § 145) o v: cfr. coquà: coxi coctus, inquilinus Exquiliae: colo, sequor: secta sectiirier secundus, unguo: unxi unctus, gurges: ooriire (apofonia or : or), ninguit: nivit (Pacuvio) ni'Ois: nix ninxit. Le alter-. nanze si spiegano: a) colla scomparsa del secondo elemento di qu gu avanti consonante (§ 94); b) con quella di J! (v) avanti o, u, cfr. § 32 e aggiungi, per la posizione avanti :a, looùtu» secutus di loquor sequor, relicuus (reliquus dopo il principio deil'era volgare) di relinquo, quercu«: querquetum; c) col fatto che un antico gu (da g", g"h) è diventato v fra vocali e in principio di parola, rimasto dopo consonante (in principio di parola g"hha dato f-, § 106). Dobbiamo pertanto distinguere fra ve l a r i
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FONETICA
(gutturali) e I a b i o ve l a r i, queste ultime semplificate in velari nei casi anzidetti. La distinzione di velari e Iabiovélari torna fra l'altro in gotico e in greco (nelle cosiddette lingue centum) colle corrispondenze seguenti: lat. c
gr. x
g
y
[gh] lat. qu
X r.
't'
x
(g)~
~ a y
[gh~]
c:p
s
(1)
X.
gt. h, g k g hw, (g)w q (g)w
Cfr. deoem aÉxoc taihun, dico ae:LX-VUfLL ga-teiha 'annunzio', cruor (§ 103), genus yÉvoç kuni ' stirpe " ago &yw ant. nordico aka 'trasportare', augeo aiJ;w auka 'accresco', veho oxoç ga-wiga 'muovo', pre-hendo hed-era xavMvw bi-gita 'ottengo'; ma linquo liqui Àe:L1tW leihwa 'dò a prestito', colo da *quelo 'vivente', gurges voro ~op&. aated, querdar 'esca', inguen &a~v (t"-), nix ecc. Ve:Lc:p~L v(cpa snaiws ' neve '. Poniamo pertanto per l'ie. una serie di I a b i o v e I a r i (segnate ql' ql'h gl' gl'h), le quali nelle cosiddette lingue satem (lingue arie; armeno con frigio e trace; albanese; baltoslavo) appaiono come gutturali (k ecc.) o suoni da esse sorti (in particolare, in sanscrito, avanti i, y ed a da antico c, e da antico ei, o da antico eu, cfr. § 59, stanno c ch j h).
1tÉÀofLaL, se.quor É!7tOfLaL, vivus ~(oç qius
o
L § 110. - In compenso, le gutturali delle lingue centum (oltre greco, latino e lingue germaniche, anche oscoumbro celtico tocarico e ittito) tornano in quelle satem talvolta come gutturali o suoni da esse sorti (in modo identico alle labiovelari,
(l) Le labiali avanti consonante, 0, a e alcuni i; le dentali avanti e e alcuni i, le gutturali avanti o dopo u. Nei dialetti eolici appaiono spesso labiali in luogo di dentali da labiovelari.
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GRAMMATICA I.ATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 109), talaltra come sibilanti o spiranti dentali, in sanscrito in vari altri modi i e cioè:
lt. c
l
scr.
SCI'.
lt. g
Iituano k
k, c
ç, ~, ~, k avanti s lit, g, i i, [7' scomparso avanti
ablg. k, c, é (l)
y
s
e
g
ablg. g,
y
Z
Z
~(h)], ~
lt. [gh]
{ SCI'.
gh, h h
lit.
y
Z
g
ablg. g,
., Z
y
Z
Z
Cfr.: a) cruor SCI'. kraoie 'carne sanguinolenta ' lit. krauias ablg. krovl 'sangue 'i augeo SCI'. ugras 'forte' 6ias 'forza' lit. augu ' cresco 'i hostie ablg, gosH, , ospite 'i b) linquunt = SCI'. rincanti rekus ' vano' lìt. liekù ' lascio' i 'lJivus = SCI'. iivas lit. gyvas ablg. zivUi gurges SCI'. girati 'ingoia' lit. geriù 'bevo' ablg. zirlf 'divoro 'i nix lit. sniegas ablg, snegu ' neve 'i c} decem SCI'. ddça lit. de8imt ablg. deseH,i clueo gr. xÀé:(f)oç c çrdoa« 'gloria' ablg. slovo 'parola' i co-gnosco gr. ~-yvCJ)v SCI'. ifuttum 'conoscere' ablg. znati id. i vehi5 véxi vectus SCI'. vahati 'vehit' avak~it 'vexit' u~hds (per uh ta- attraverso *u7~has) , vectus ' Iit. vezù ablg, vezlf ' veho '. SCI'.
+
L § 111. - Fra le gutturali del tipo a) e quelle del tipo c} si è serbata una distinzione anche in latino e in greco avanti J!!, come ci è mostrato dalla comparazione: mentre infatti le gutturali del tipo c) sono in questo caso trattate alla stregua di labìovelari, quelle del tipo a) hanno esiti diversi: cfr. fora
c, z
z
(l) In scr. e ablg. c, i, e h, da antiche velari e labiovelari compaiono di norma in luogo di k, g, scr, gh ove seguivano le vocali palatali e (in scr. diventata poi a) i e la semivocale ~. Si noti che baltico e slavo hanno M di fronte a M e MA ie,
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FONETICA
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(eolico ~p): lit. zverìs ablg. zver'i; equos gr. r7t7tOi; = scr, oçeas lit. esva 'cavalla', ma oapor gr. x,oc7tv6ç lit. kvapas , vapor' ecc. Giungiamo pertanto a stabilire pei dialetti ie. primitivi ' tre serie di gutturali: p a l a t a l i (k kh g gh, tipo decem), ve l a ri (k kh g gh, tipo cruor) e l a b i o ve l a r i (Il" quh gu guh, tipo linquo). La distinzione fra tutte e tre le serie è visibile ancora in certe palatalizzazioni albanesi e armene. gl'. &~p
-
T
§ 112. - Circa le labiovelari, va ancora osservato:
1) nel pronome interrogativo-relativo, qu (di quis, qui, qua ecc.) sparisce avanti u: u-bi (ma ali-cubi) uter da *quu-, cfr. scr. kuha 'dove? ' ecc.; 2) in alcune parole esse sono continuate da labìali; si tratta di influssi dell'oscoumbro, dove il trattamento labiale è la norma. Quindi bse = gr. ~wç scr. gaus (favorito dalla spinta a dissimilare nei casi obliqui ove si avrebbe *vovis ecc.), lupus = gr. MltOi; scr. vr;'kas (un'alternanza fra lu- e J!!- non è estranea all'antico ie.), eec.;
L 3) in parole la cui prima sillaba aveva p- e la seconda qu, quel p- si è assimilato al suono della sillaba seguente dando anch'esso qu-: ooquà da *quo- per *que- (§ 14) da *pequo, cfr. gr. 7tÉaaw da *m:ltiw 7tÉ7tWV scr. pacati ' cuoce' lit. pekù ablg. pek~ , cuoccio' (popina = coquina è parola osca, come anche il nome d'un sacrificatore, popa propriamente' cuoco '); quinque = gr. 7tÉv't'<: eolico 7tÉ[J.1tE: scr. panca ecc. Questo fatto è comune al latino colle lingue celtiche (ant. irlandese céic 'cinque' da *q~tonque, più antico *que-, ecc.). T L § 113. - cc In multis verbis, in quo antiqui dicebant s, postea dicunt r ll; queste parole di Varrone (L. L. VII 26) si riferiscono a un fatto ben noto agli antichi, anche se non formulato con esattezza, e cioè al passaggio di s a r fra vocali: gli stessi ne davano gli esempi Valesios F1tsios per Valerios Furios, arbosem per arborem, robOscm per roborem, A useli per A ureli ece.; altri esempi sono dir-imo: dis-tineo, er-o: es-t, lege-re: es-se, nejar-ius:
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
nefas, ger-o: ges-tus, her-i: hes-ternus ecc. Il mutamento è avvenuto circa la metà del sec. IV, come mostra il fatto che primo abbia scritto il suo nome Papirius invece del tradizionale Papisius il L. Papirio Crasso dittatore nel 339; col che concorda la notizia di Pomponio (digesto I 2, 2, 36) secondo cui « Appius Olaudius (censore 312, console 307 e 296) r litteram invenit, ut pro Valesiis Valerii essent et pro Fusiis Furii », Un simile rotacismo (ma esteso anche agli s finali) ha luogo in umbro. Non sono andati soggetti al rotacìsmo: s- iniziali in composti (de-sino ni-si foeni-sex); imprestiti recenziori (basis pausa, anche asinus); s in parole che avevano già un r (eaesaries, miser). In parole come cousa casu» ecc. abbiamo a che fare con ss semplificati posteriormente (§ 79). § 114. - sr- iniziale è passato a fr- in frigus = piyoc" forse
in frango fregi: P soror). Avanti sonore (medie, l, nasali e semivocalì) 8 è altrimenti scomparso, §§ 91 sg. L § 115. - L'antico s così ricavabìle pel protolatìno (assieme agli s conservati) torna in greco come a (a volte T, .&) in combinazioni con mute, come spirito aspro in principio di parola avanti vocale; altrove (avanti e fra sonanti, anche in ksn psr ecc. che dànno Xp cpp ecc.) esso è scomparso lasciando incerta o . niuna traccia. In gotico esso trova la sua corrispondenza in s, avanti media z (z anche fra sonanti, se l'accento ie, non cadeva sulla sillaba immediatamente procedente); in sanscrito troviamo 8 (~ dopo i, u, e, o, ai, au, r, r, k), laddove avanti M e ;\fA :: è scomparso con allungamento di breve precedente, ~ (dopo i, u, e, o, ai, au, 'l, r, k) è passato a r avanti labiali, scomparso con allungamento di compenso avanti cerebrali (ilA,h, da. d dh dopo ~). In alcune parole, dopo gutturale o labiale, il greco ha T, .& di fronte all's di altre lingue. Esempi: sistit: taT1)aL scr. (con diverso raddoppiamento) ti~~hati, stare: aT1jvIXL scr. infin.
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sthtttum gt. staps 'luogo '; septem = É7t't'oc scr. sapta gt. sibun; aurora (da *ausos-t'i): lesb. IXUWC; scr. u~as- (grado O della prima sillaba); ursus = &px't'oc; ser. tk~as (§ 89); texo: + 't'Éx't'wv scr. tak~an-; nidus = scr. ni4tis (da *ni~4-) = aated. nest; generis = yzve:o:; = scr. janasas ecc. Una scomparsa preistorica dopo gutturale dell's cui corrisponde in gr. 't', -& abbiamo in humus homo gt. guma ' homo l ablg. zemlja ' terra l gr. XIXfl.lXt, ma gr. X-&6lV = scr. k~a-s (forse lt. imu» da *en-gzhm-o.'? § 92, cfr. infumus § 106), ecc. IV. Ulteriori gruppi consonantici. § 116. - A quanto è stato detto nei §§ 81-94 circa combinazioni consonantiche, potremo ora aggiungere, basandoci' sulla comparazione: Nei gruppi bh']!: dh']!: la labìale sorta dalle aspirate ha assorbito la semivocale in fio 'divento l da *bh']!:+io, formazione derivata da *bhu- in fui ecc. e superbia da *super-bh']!:-ia di uguale origine; foris da *dh']!:eri-: ablg. dviri gr. (con grado O) MplX. Similmente p']!: ha dato p nel composto aperio da *ap(0)']!:erio (: gr. &7tO, rispettivamente scr, apa-vr-ttoti 'apre '); ma in volgus p']!:- iniziale ha dato v-, se la parola è uguale all'ant. nordico folk, ags, fole ntr. ' esercito, popolo l da *pYt.lgos. Per k']!: k']!: gh']!: cfr. § 111. '!.!:- è scomparso avanti r, l in radix da *']!:r~d-: gt. waurt-s , radice l e lana da *']!:l~n-: gt. wulla lit. vilnai ' lana '. zg ie. ha dato rg in mergo: ser, majjati 'si tuffa " lit. mazgoti 'lavare '; pei sg riformatisi cfr. § 91.
T § 117. - ks- e ps- iniziali appaiono semplificati in s- nelle parole sentis: ~IX(VW, situs 'posto': gr. x't'(cnc; ser. k~itis 'abitazione ',situs' muffa ': gr. cp-&taLC; ser. k~itis 'dissolvimento " eee.: cfr. t- da pt- in tisana (Varrone) da 7t't'Laocv'Y). Interni di parola, i gruppi in questione rimangono di norma immutati, ma talora osserviamo metatesi: cfr. vespa = lit. vapsà (radice *'!.!:ebh, tessere' Y), cuspis § 246, viscus = t~6c;, ascia: à.~(V'Y), musca: scr. mak~ika § 219, forse luscus: Ào~6c;. 5 - V. PISANI. Grammatica latino storica e comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 118. - Restano ora da osservare gli esiti dell'incontro di un dh finale di radice con un suffisso dentale. I casi più sicuri sono: a) aeetus: aedés gr. exX&w scr. idh- 'ardere', quindi *aidhquindi *kudh- + -tod-; pestis § 236;
+ -tuo; CUst08: xeu&w xucr&oç gt. huzd ' tesoro "
b) iussus gressus fre(n)sus di *iudh- (§ 104) *ghradh- (gressus ha e da composti come in-, con-qressus § 44) scr. gfdhyati ' incede' *guhrendh- (§ 106).
Il trattamento b) è quello dell'incontro di dentale finale (t, d) di radice con dentale iniziale di suffisso (§ 85); quello a) se ne differenzia però, ed è notevole soprattutto perché si trova in parole di formazione certo assai antica. Nelle lingue arie, ma in tracce anche altrove, vige la norma per cui nel gruppo costituito di una MA più una muta qualsiasi l'aspirazione va in fondo e l'intero gruppo si sonorizza: p. es. scr. buddhds ppp. di budh, destare' col suffisso -ta- (1). Quindi ci avremmo da aspettare per le parole latine in questione degli originari -ddh- da -dh- + -t-, Ora, un grupp~ ddh sta alla base di un'altra parola latina, e cioè credo da *kred-dhO propriamente' pongo il cuore " cfr. scr. çrad- + dM- , credere '. Osservando i vari esempi si ricava che credo è parola antichissima e assolutamente isolata, non passibile quindi di analisi; che in aesiu« e custos di a) i suffissi sono facilmente individuabili, seppure le radici non esistano più o siano irriconoscibili in latino; che nei casi del gruppo b) si tratta di formazioni chiare, le quali per gressus e fre(n)sus potevano sorgere anche nel latino storico secondo i modelli, ad es., di sessum: sedeo e prehé(n)sus: prehendo, e lo stesso può dirsi per iussus facilmente costruibile da iussi secondo risi: risum, suasi: suasum, clausi: clausum, cessi: cessum, misi: missus ecc. Cosicché il gruppo b) appare evidentemente il risultato di recenti creazioni o rifacimenti.
+
+
(l) Ciò anche per MA 8 che dà 11{ eh; Un gruppo 11{ + zk stava nel *gzkillo- 'grillo' onde scr. kl}illika npr. f., pracrito jkillika jkilli 'grillo '; qui zk pare divenuto r in latino, cfr. grillu8 che non è certo dal gr. ypu).).o<; , porcellino '.
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FONETICA
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Oredo con la sua e lunga di fronte a *kred-dh6 ricostruibile di sul sanscrito risale senza dubbio a *crezdo: cioè a dire, qui il gruppo ddh ha dato anzitutto zdh. È da supporre che ciò sia avvenuto un tempo anche per aeetue cust6s che avranno quindi suonato *aezdhus *kuzdh6d- (o *kuzdho-dh6t- 'addetto al tesoro' composto come sacerdot- § 225, con ulteriore aplologia e trasporto della sonora al suffisso: ciò non importa qui); ma che in latino, come in greco e altrove, in luogo delle forme con -dh- si siano ristabiliti i suffissi con -t-, prima della scomparsa di z che quindi avanti la sorda rìdìventava s.
V. Le consonanti nel" latino volgare".
T L § 119. - Nel lat. volgo scompare h, già debole nel latino antico; le medie intervocaliche tendono a spirantiszarsì, e ciò avviene più specialmente per b che diventa v (e cade avanti u), con reazione da parte di v che spesso diventa b, in principio di parola e dopo liquida: cfr. devere iuvente (con b) e le scritture inverse iubenis vibi habe = ave; TAULA it. tçla, , FAULA it. fola , da tabula fabula; in principio di parola, vene »almea« (con b) e biginti bixit (con v); dopo liquida, N erba salbum serbu« berbe». Nel tardo latino volgare si va diffondendo un passaggio a sonore di T ìntervocaliche: frigare migat (con c) extricado (con t) negat per necat eec.; anche per f troviamo v, p. es. alevanti = elephanti. Negli imprestiti greci in lat. volgo non infrequente è lo scambio di sorde e sonore: buaiida da 7tU;(~-IX, gamba da XIXfl.7t·~ (fl.1t > fl.~ in greco tardo); per le TA i più antichi imprestiti hanno T: 7tOPCPUPIX purpura, XOÀIXCPOç col(a)pus, nei più recenti troviamo f da cp: xécplXÀoç it. cèfalo ecc. T § 120. - Per quanto riguarda il luogo d'articolazione, è importante la palataliazazione di c, g avanti e, i, i; la spìrantizzazione di i (da i, di, gD; l'assibilazione di t avanti i; il passaggio di tl, anche nel gruppo stl da sl, a cl: cfr. Orescentsian(us) 140 d. C., Bincentce, intcitamento V sec., MlXpO'~lXvoç = Marcianus 225 d. C., eonsiensia VI sec., aqeba; per aiebat IV sec., oze =
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COllIPARATIVA
hodie, ZOUÀe:LiX = bilia, ampitzatru = amphiteatr?~m, VincentCus IV sec. circa, oectu» per vet(u )lus, etc. Negl'imprestiti greci ~ è diventato più anticamente ss, massa da fliX~iX; in epoca più recente esso si confonde con gli esiti di di, j: cfr. baptidiare da ~iX7t't(~e:LV e le grafie zakulus zaconus (con dia-), zeraai = LépiX~.
E. - La fine di parola. I. Consonanti. 121. - a) Singole occlusive in uscita di parola appaiono sonorizzate in latino (come in oscoumbro, ecc.): [eeed sied con antico -t di desinenza secondaria, ab sub: (h-o i)7t-o. In jecit sit abbiamo la desinenza primaria -t da -ti (§ 468), anche et è da eti (in una iscrizione falisca) = gr. é'tL. T L § 122. - -d rimane dopo breve (id quod aliud) ma scompare presto dopo lunga, così negli ablativi singolari (ancora in antiche iscrizioni Gnaivod bovid sententiiid), nelle persone in -o dell'imperativo futuro, ests ecc. (antiche iscrizioni datod licetod suntOd), nelle torme monosillabiche di accusativo e ablativo me te se per cui Pìauto ha ancora spesso med tedi in una iscrizione si ha sed, ma essa è del 125 a. C. e pertanto il -d è un arcaismo grafico, come spesso in altre iscrizioni che segnano tale suono. H aud, come proclitìca, ha sempre conservato il suo -d che però avanti consonante poteva anche cadere, cfr. hau pulcrum in una iscrizione e dati dei grammatici. Sulla fine della repubblica la pronunzia dei nuovi -t e dei -d superstiti si e confusa, onde grafie come aput aliquod (= aliquot) ecc. § 123. - b) Geminate in fine di parola vengono semplificate: os oss-ie, miles da miless per -ts, custos da -d-s, jerens da -ent-s (cfr. § 82), jel ieu-is e simili. inoltre sacer iicer ecc. da -ers (§ 133).
Nella poesia scenica antica si conserva ancora (in parte osservabile solo dalla metrica) la geminata: PI. ess = es, terr (§ 18) = ter, corr da "cord (scritto cor), hocc da *hod-c(e), miless (scritto miles ma coll'ultima sillaba lunga) ecc.
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FONETICA
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§ 124. - e) -et :» -c in lac gen. lact-ie; Varrone voleva qui reintrodurre la pronunzia Iact, trovando opposizione in Cesare. § 125. - d) -ns antico (e cioè negli accusativi plurali dei
temi non in -a-) ha dato -s con allungamento della vocale precedente (cfr. § 50): lupos ovis reges artUs per -ons -ins -ens (questo da -ffs, § 67) -uns. Ma -ns da -nt (§ 126) o da -nts (§ 82) serba la nasale, evidentemente per analogia dei casi obliqui, in [erèn« neutro e maschile ecc., così pure in trie(n)s trientis secondo cui quinquie(n)s ecc., indi quotie(n)s. L § 126. - e) -nt antico è diventato -ns (come in oscoumbro): nom. sg. ntr. [eren« da -fft = sanscrito bhdrat, quinquiens quotiéns ecc. da *-i.lJ't = scr. -yat in kiyat 'quantum Y' iyat 'tantum '. § 127. - t) -s finale è passato qualche volta a -r, CIO nei nominativi sg. maschili e femminili di temi polisillabi in -SO, è divenuto -r- fra vocali nei casi obliqui: quindi arbor labor vapor maior per arb6s labos vapos maios secondo orborem ecc. e dietro i modelli dator datoris ecc. con antico r. Ma i neutri genus maius e i monosillabi flos mos ecc. non sono stati afferrati da questo mutamento, il quale del resto è applicato completamente solo in epoca imperiale (honos arb6s vengono ancora impiegati da poeti e prosatori augustei), pur essendosi iniziato già nel II sec. a. C.
T L § 128. - D'altra parte -s finale è stato per un pezzo un suono debole nella pronuncia; presso i poeti più antichi esso può non formare posizione innanzi a consonante iniziale di parola seguente (p. es. corpus mMlm Ennio Ann. 38), e quest'uso è durato sino ai tempi di Cicerone, il quale (Or. 161) informa che la scansione optim1tS prinoép», ottenuta in quanto in optimus « postremam litteram detrahebant nisi vocalis insequebatur ll, veniva ora fuggita dai poetae novi (1): e le iscrizioni del III e (1) Ancora Catullo CXVI, 8: dabi(s) supplicium; cfr. Acme XXIII, 180 sg. L'elisione non ha luogo per -s (= -ss!) nel norn. sg. di temi in dentale, cfr. § 338.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
II sec. ci offrono copiosi esempi di omissione grafica dell'-s finale (rege corpore militare = -is, Cornelio = -os, cfr. h). A cominciare dal II sec. ha luogo però una reintegrazione puristica dell'-s nella scrittura e anche nella pronunzia, la quale ha recato alla conservazione del suono nelle lingue romanze eccetto l'italiano e il rumeno: il che si spiega col fatto che la reintegrazione è fenomeno partito dalle scuole ed applicato perciò più intensamente nelle provincie dove il latino veniva introdotto dall'alto, che non in Italia ove esso era lingua del popolo; quanto al rumeno, il latino è stato importato nella Balcania settentrionale da una massa di appartenenti alle classi inferiori della popolazione, in un tempo in cui l'efficacia delle scuole ecc. era ormai decaduta. La presenza di doppioni come magis e mage (cfr. h per l'-e), potis e pote si spiega con queste vicende di -si quindi anche possum, potes da pote sum, es per potis. T L § 129. - g) In Ennio e forse in Plauto -m finale antevoca-
lico è sporadicamente trattato ancora come una consonante qualsiasi; ma già presso questi scrittori è comunemente adottata la normale prassi (§ 141) per cui una vocale seguita da -m si elide avanti vocale come una vocale semplice: cfr. anche veneo § 460 ecc. Ciò va messo in relazione colla omissione frequente di -m finali nelle iscrizioni arcaiche e coi passi di grammatici che accennano ad una imperfetta o appena percepibile pronunzia del suono, per cui alcuni di essi usavano segni speciali (la metà di un M, o un M coricato sul lato, ~ (1)) a indicarne la diversità dal comune m; e tutto mostra che in realtà vocale finale più m si è mutata in una vocale nasale lunga: la lunghezza risulta dalla misurazione (per natura quindi, non per posizione) avanti consonante, ove cioè l'elisione non poteva aver luogo (quindi Italiam fato). N elle lingue romanze -m è scomparso del tutto, salvo in alcuni monosillabi: franco rien ton son spagn. quien da rem tuum suum quem, (l) A quanto pare va cosi interpretata la notizia (presso Quintiliano IX 4, 39) che Catone scrivesse diee per diem.
PARTE I. -
FONETICA
71
II. Vocali. T L § 130. - h) In uscita assoluta -e ed -(1, restano immutati: domine come XUpte: (ma fili da -ie, Valeri ecc.), genera come yÉve:oc; -u preistorico appare come -u nel nom. sg. ntr. genu gr. y6vu scr. janu (cioè il puro tema senza desinenze); -o preistorico è
continuato da -e nella desinenza -re di II sing. mediopassiva sequere = gr. ~1te:o da *-so, e in ip-se olle (per cui più tardi ille) da *ol-se con -se = gr. o scr. so, gt. sa da *so. -i passa ad -e, sia esso originario, sia capitato in fin di parola conseguentemente alla perdita di -8 (§ 128): mare nom. sg. ntr. di tema in -iin mari-a ecc., leve id.: leoi-e cfr. gr. (apt: (apt-ç, ante ma anti-stes cfr. gr.
T § 131. - i) In sillaba finale chiusa (terminante cioè in consonante) i u sono rimasti, mentre e diventa i avanti t ed s (non da -ss I) restando altrimenti immutato; ii ed o dànno rispettivamente e ed u; ma QJimaneJalmeno grafiCalll~Il,tEl,.se precedeu v iequos coquos mortuos vivos nom. sing.), .sìno alla fine della Repubblica, Cfr. leoi-s manu-s (temi in -io, -u-) cali» augur ecc.; n6men decem. hiems haruepe» (spec-i6) ma salut-is (antico salUtes) dedit fecid fecit (antico [eoed; pel -t cfr. § 121), laddove praeeee ecc. con e conservato sono per -e8S da -ed-s ece.; tibi-cen (cano) auri-je» (facio) rèmea: (ago) filius (ant. filios) d6num (ant. d6nom) consentiunt (ant. cosentiont).
T § 132. - k) Spesso però le vocali brevi scompaiono in sillaba breve, sia aperta (cosiddetta a p o c o p e) che chiusa: lae (antico lame), vir puer voeatìvì per -re, dic duc (ant. dice duce) [ao (ant. [ace; ma confice perfice), neu seu da neve sive (§ 23), vin ecc. da vis ne, quin da qui ne, hoc (ant. hoce), dein proin da deinde proinde, ac nec da atque neque, tot quot = scr. tdti kdti, et = gr. ~'n (se -i non vi fosse stato, avremmo -d, § 121), calcar animal (temi in -io, cfr. calcari-a animali-a), mox =
72
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
scr. mak~u ' presto '; mors da *morti-s (tema in -io, cfr. gen. pl. morti-um e scr. mrti-.'l ' morte '), d6s da *d6ti-s ecc., urbs (gen. pl. urbi-um), compos impo« (: poti-si ciò mostra che la tendenza alla scomparsa cresce proporzionalmente al numero delle sillabe), nox 'di notte' pel genitivo noctis cfr. vux"t"6ç id., 'Bamnts da Samnitis (§ 8). L § 133. - Questa scomparsa ha luogo normalmente per i ed o fra liquide ed -s (-ris -ros): neer da acri-e, ager da *agro-s, sacer ant. sakros, socer accanto a soceru« (Pl.), vir puer ecc.; ma dopo vocale lunga securis clar1ts avarus seoéru» maturus ecc.; nota anche Tiberis [ebris erus. Per -lie -los > -l da -ll, -ls cfr. vigil (ma facilis), vectigal (maso.) e -alis; famul è abbreviazione di Ennio per famulus. L § 134. - l) Vocali lunghe non sono generalmente soggette a mutamenti qualitativi: solo in certe condizioni (avanti -s n parrebbe talvolta -ja- esser passato a -je-, e ciò in trièn« (-ije-) rispetto a quadrans, nei temi della V declinazione come materies da *1nateria + s ecc., e nell'*alies accanto ad alias (restituito l'a secondo l'analogia della I declinazione) che presuppone alien'lts da *alies-no-, formato come pr6nus da pr6, vicinus da vici locativo di vicus, ecc. Cfr. anche l'alternanza faciam: [aeié« faciet § 540. Inoltre -um sta per -6m (come -um per -om § 131) nel genitivo plurale: R6man6rum socium, ant. R6manom, cfr . .lt&WV ecc. (1). T L - § 135. - Viceversa esse sono state abbreviate in certi casi nelle parole p o l i s i Il a b i c h e, e cioè: «) avanti consonante eccetto -s e -m (cfr. §§ 128.129, ma per -m anche la nota a § 134); questo abbreviamento si inizia dopo Plauto che conserva sempre la lunga. Quindi amdt: amas, (1) Ma forse qui ha prima avuto luogo una abbreviazione come avanti altre consonanti (§ 135), seguita poi dall'allungamento secondo § 129: cfr. Ennio Ann. 332: tum m'iliit m'ilitum octo, con m non eliso. Anche il frane. rien. da rem accenna ad e col suo ie (cioè a dire, il secondario allungamento non ha avuto effetto sulla qualità della vocale, cfr. § 72 b).
PARTE I. -
FONETICA
73
amiimus, habet: habes habemus, calcar animal: -iiris -aue, nihil da ne hilum, maior -orie, moror ma PI. moror. Se però la parola recava l'accento sull'ultima sillaba (illtc ill'uc § 8), la lunga è conservata. Oeltiber in Catullo XXXIX 17 (-ber Marziale X 20, 1) è secondo Iberus; habiJt id. CXV 1 secondo habè«, ecc. Nei m o n o s i Il a b i questa abbreviazione ha luogo solo avanti -t: flet: fles, ma sol fur sic ecc. § 136. - ~) in seguito all'abbreviazione giambica (§ 28), già all'epoca di Plauto. Abbiamo visto (loc. cit.) che in qualche parola (bene male cito bere ecc.; sibi quasi, anche -e cfr. § 130) la breve si è definitivamente stabilita; nelle I sing. verbali in -o l'abbreviazione, sino alla fine della Repubblica, ha luogo soltanto nei casi di conformazione giambica, ma in epoca augustea essa comincia a diffondersi agli altri casi (findo tollo ecc.), salvo i monosillabi (sto, do) che mantengono la lunga. Similmente ego, che presso PI. è ancora a volte misurato ego.
T L § 137. - m) I dittonghi con i appaiono come ei, indi i (cfr. § 21); Lucilio distingue anche qui con ei la finale del dativo furei e del nom. plur. puerei illei, con i quella del genitivo pupilli pueri Lucili Furi (il quale è pertanto di origine diversa), e col suo precetto concordano le iscrizioni. Abbiamo così peperi da (faliseo) peparai,. sibi abis da sibei (osco s if e i) ab-eis, viri nomino plur. da -ei (foideriitei ploirumei; per la scrittura cfr. § 21) da -oi (pilumnoe poploe), viris dat.-abl. plur. da -eis (castreis Oavaturineis) da -ois (ab oloes 'ab illis '). Pei dittonghi con u appare u: fructus gen. sg. da -ous cfr. gt. sunaus scr. sunos 'filii' (tema in -u-). T
§ 138. - Quanto ai dittonghi lunghi, abbiamo: -u » -ae: rosee dato cfr. xwp -o: lupo dato = ÀUX(IH ecc. (ant.anche -oi: populoi duenoi); -eu (> -ouY) > -u: noctU: scr. aktau (tt-) 'di notte '. Cfr. § 62; per -ai :» ae da -iii nel gen. sing. dei temi in -ii-,
cfr. §§ 309.319.
74
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
III. La fine di parola in "latino volgaJ·e". T § 139. - Delle c o n s o n a n t i, cade ovunque -r in epoca imperiale: mate, frate ecc.; tale caduta è già antica nei dialetti, p. es. in falisco ove abbiamo mate, uao, -t cade generalmente (Pompei: ama peria valia = amat pereat valeat), ma si conserva nella Gallia settentrionale e in Sardegna, similmente il -t della desinenza -nt (quiescun, fecerun; nella penisola balcanica si perde anche l'-n, cfr. [èceru, che del resto è fenomeno pure italiano nei proparossìtoni), come già anticamente fuori di Roma, cfr. dedro (Pesaro) dedero (Preneste, lago d'Albano) accanto a dedrot (Pesaro) e dedron (Roma l). -m e -n finali sono scomparsi eccetto in qualche monosillabo, cfr. § 129 e aggiungi non (in italiano, nò accentato e non proclitico); -s si è dileguato in Italia e nella penisola balcanica, cfr. § 128. Nelle v o c a l i , la tendenza è di confondere u con o, ~ con e, cfr. mihe tibe omnes (nom. sìng.) regis (nom. pl.) monumento (ace. sing.) bonus (ace. pl.); più resistenti sono a ed i che conservano il loro timbro.
F. - Sandhi. L § 140. - Sotto il nome di Sandhi intendiamo quei mutamenti che hanno luogo per effetto dell'incontro di suoni finali e iniziali nell'interno della frase. Nel sandhi rientra a rigor di termini il trattamento della fine di parola, di cui si è detto nel precedente capitolo. Qlii ci limitiamo ad alcuni altri fenomeni. T § 141. - a) Nella poesia, vocale finale, seguita o non da -m (cfr. § 129), e vocale iniziale dànno luogo a s i n a l e f e, per cui le due sillabe contano metricamente come una sola, la quantità della quale è quella della seconda: extremum hunc '-' ..L _ ..L, credite amico ..L v v ..L _ , quare illud ..L _ ..L, nunquam ego ..L v v. Nella~prosa troviamo, in co'fi.ispondenza a ciò, ta~to forme come animadverto per animum adverto, veneo per vennm eo, niUlus da ne ullus, non da ne oinom (non uno), quanto ne-uter,
PARTE 1. -
FONETICA
75
dé-inde, nihil, circuitu« e circumeo; probabilmente tanto l'uno che l'altro caso, scomparsa della vocale cioè dinnanzi, a quella successiva e pronunzia di ambedue col valore prosodico della seconda, erano correnti; cfr. ancora l'uso italiano che permette tanto una pronunzia Dole' e chiar' è la nott' e senza vento quanto Dolce e chiara è la notte e senza vento, a seconda anche dei bisogni di ch't1,rezza, della concttaztone maggiore o minore, ecc.
T L § 142. - b) In poesia e in prosa abbiamo a f e r e s i della iniziale di est, es: ove va notato che, mentre nei mss. s'incontra -umst per -um est, la grafia delle iscrizioni è -ust, concordemente al valore di -m finale (§ 129) e alla scomparsa di nasale avanti s: situst, molestust X 5371 ma multumst Verg. Georg. II 272; improbus's Plauto, ecc. § 143. - c) Assimilazioni, in grafie isolate: im baineum (cfr. § 87), im flammam (Aen. XII 214, ms. M di Virgilio) ecc.; gru P P i d i c o n s o n a n t i: a accanto ad abs, e ad ex, cfr. §§ 91.92 (abs, propriamente aps, è = gr. &I\J, laddove ab è = &1t[o]).
T § 144. - d) N e l l a t i n o v o l g a l' e si sviluppa, in sillaba iniziale, una vocale protetica avanti s impuro dopo consonante finale: ischola espiritum isperabi Estephanusj conseguentemente dopo vocale perdono il loro inizio parole con exins- his- (pronunziati es- is-): splorator Spania spiratio strumentum.
G. - La sillaba. T § 145. - Quando due sillabe consecutive terminano e s'iniziano per vocale, il taglio sillabico sta fra le due vocali; se queste sono separate da una sola consonante, la consonante forma sillaba colla vocale seguente; se le consonanti sono più di una, l'ultima appartiene alla seconda, le altre alla prima sillaba, a meno che non si tratti di muta più liquida. Quindi e-amus (che più tardi passa ad 1:.a- la-, cfr. ital. giamo e § 72 e),
76
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
po-ter, op-to, as-per, iux-ta, emp-tum, Date le possibilità di consonantizzarai di un i, u avanti vocale, abbiamo sol-vo e sola-o, ab-jete e abi-eie ecc. Ma solo a-qua ecc. e similmente lin-gue" in quanto qu, gu costituivano una consonante (Iabìovelare), non' un gruppo consonantico. Tale divisione si ricava dalla grafia di iscrizioni del buon tempo e dalla prosodìa, per cui sillabe interne terminanti in consonante sono lunghe (quindi ab-jete ecc.) e pertanto accentate se penultime (§ 7), concén-tus ecc. T § 146. - Invece il gruppo di muta con liquida apparteneva alla seconda sillaba, come mostra l'accento tipo .pdlpe-bra cere-brum: e il trattamento di breve della sillaba terminante in vocale breve e seguita dal gruppo in questione presso Plauto e Terenzio: quindi vi-trum dex-tro ecc. Cfr. anche ital. pietra come lieve ecc. con dittongazione di e o in sillaba aperta, contro veste vespa bello ecc. in cui tale dittongazione non è subentrata in sillaba chiusa. Ma se il gruppo constava della finale d'una preposizione e della iniziale di radice in un composto (p. es. abripio ecc.), ii sentimento etimologico attribuiva la finale della preposizione alla prima sillaba, che pertanto conta come lunga anche presso Plauto e Terenzio. A partire da Ennio, e favorita certo da questa prosodia dei composti, si diffonde nella poesia specie dattilica l'uso greco di considerare ancipite la quantità d'una sillaba in vocale breve seguita da muta più liquida o nasale. Però anche nella poesia dattilica muta più liquida iniziale di parola non fa posizione, laddove è considerata lunga come nei composti verbali, anche in Plauto, la sillaba finale costituita di vocale breve più muta se la parola seguente s'inizia per liquida: dicite pro, ego plUribus, ma ab legiOne. È notevole che spesso s più tenue iniziale può non formare posizione: ponUe spes Virg., fornice stantem Orazio. § 147. - NOTA. - Però muta con liquida: 1. agisce come qualsiasi gruppo consonantico nel trattamento di vocale breve in sillaba non iniziale, quindi integri palpebra ecc. con e, non con i (§ 42); II. sposta nellt. volgo l'accento sulla penultima sillaba: colabra (frane, couleuvre) intégru (it. intiero) ecc.,
PARTE I. - FONETICA
77
§ 72 a. Il primo è fenomeno assai antico, anteriore al III secolo; d'altro lato, come abbiam visto pel caso pietra, muta più liquida non formava posizione pel latino volgare. Sembra doversi inferire che l'accentazione colubra intégro sia anch'essa molto antica, e che quando si è stabilito l'accento trisillabico esisteva un doppio valore dei gruppi di muta più liquida, come tautosillabici nella lingua delle classi elevate, come eterosillabici nelle classi popolari e nel latino rustico.
H. - Fenomeni vari. § 148. - Raccogliamo ora alcuni esempi sporadici, più spesso da monumenti volgari, di fenomeni in parte già osservati in serie (1);
T
A s s i m i l a z i o n e: T a) d i v o c a l i: oltre ai casi come similis (§ 13; aggiungi cinis da *cenis in apofonia con x6v~~) ed alacer (§ 46), si noti tugurium per *teg-, carcar per carcer, passar per passer, Saba8tianus per Seb-, ecc.;
T
b) d i c o n s o n a n t i: oltre al caso di quinque ecc. (§ 112) vanno notati quelli come Memelavos per Mene-, lolarius per l6ra-, Erorus per Fl6~, cereberrimus per cele-; particolarmente da rilevare sono le assimilazioni nel modo d'articolazione, quali crocotillum per -dio, clucidiitum per gluci-, ababalsamum per opo-, forse gingiva da *cing-; ad una assimilazione del genere va ricondotto il b- per f- in barba da *bhardhii: ant, nord. bard e forse in biber accanto a fiber da *bhibh-: anche il g- di gradior glaber, per cui cfr. § 98, potrebbe esser sorto da gh- a questo modo, cioè per passaggio a media della spirante sonora (da media aspirata) iniziale, quando tale passaggio aveva luogo nell'interno delle stesse parole. Un'assimilazione che sta al confine colla metatesi (§ 151) è quella di vesterarius per vestiarius, lininosus per lien6sus, Octrobres per Oct6bres, Perpertua da Perpetua. (1) Cfr. SCHOPF, Die konsonantischen Fernwirkungen etc., 1919 (recensione di M. LEUMANN in Indogerm. Forschungen Anzeiger, XL, p. 16 segg),
78
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.
§ 149. - D i s s i m i l a z i o n e (e aplologia).
Un caso di dissimilazione vocalica è quello di pietas ecc. § 43. Per le consonanti si notino i seguenti casi: T a) scomparsa di uno dei due suoni: protervus da proptervos (Plauto), praestigia da praestrigia (: praestring6), cereati« da. *cereralis, cavilla: calvor, crebesco da crebresc6, lae da *glactcfr. YcXÀocx't"-; T b) differenziazione di uno dei due suoni uguali o simili (specialmente se liquide o nasali): cinque da quinque, Galymedes da Ganymedes, Celemanni per Cenomani, pelegrinus da peregrinus, Barcelona da Barcin6na, cuntellum da cultellum, marculus da *martlo- (onde martellus) per *maltlo- (§§ 39.88) cfr. malleus; cfr. anche §§ 49.66.
T § 150. - Un fenomeno simile alla dissimilazione è l'a p l 0l o g i a, ossia la soppressione di una di due sillabe uguali o simili, generalmente susseguentisi, nell'interno della parola. P. es. arcubii ' qui excubabant in arce ' da *arci-cubioi, honestas per *honesti-tas, scripsti per scripsisti, semestris da *semi-me(n)siris, latr6cinium per *latr6nicinium ecc. T
§ 151. - M e t a t e si.
Metatesi, ossia spostamento di suoni, può aver luogo: T a) in posizione di contatto come per vespa ecc. (§ 117) cui si può aggiungere tarpezita = tra- (Pl.), il tardo Spyche = Psyche, forse fundus se è uguale al scr. budhnds id.; T b) a distanza, e questa si distingue in reciproca e unilaterale. Abbiamo la prima in colur-nus: corulus, lerigio = religi6, leriquum = reliquum, padul- = palud-, [orpicé« = forcipes, panaricium da 7tOCPOVUXwv, lapidicina = lapi(di)cidina (influsso di lapidem l), nux da *dnuk- = anglosass. hnutu, ant. irland. cnu da *knud-; la seconda in Prancatius da Pancratius, coacla per cloaca, interpetrationem per interpretati6nem.
I. -
TABELLA DELLE CORRISPONDENZE DEI SUONI NELLE VARIE LINGUE INDEUROPEE
L § 152. - Tabella delle corrispondenze d INDEUROPEO
Vocali.
• • • .
Sanscrito Avestico Armeno
a
a o
a
a,
ii,
Greco
a (c)
Osco
Ant. Irland,
Gotico
Lituano
Ant. Bulgaro
NOTE
Le continuazioni segnate fra parentesi subentrano in condi: zioni solitamente ben determinate (p. es. got. ai ad peri, u avanti h e r; ablg, e a i i per o '4 y dopo consonante palatale).
IX (E,
a
a
a
a
o (e)
a (a)
a
IX
a (ti)
a
a
a
a
a
o (e)
a (a), ii,
o (n)
o
a (ti)
o (n)
. U (=0)
o (n)
a
a
o (e)
a (a)
e (i)
E
je (i, c)
e (o, i)
e
e (i)
(ai)
e
c
o
ii.
ii.
ii,
o
o
a
Cù
e
o
u
ii.
o
o, no
a
'/j
o
è
i
c
è
e (a)
i
(ai)
a
ii,
a.
a
o
ii.
n
il
ii.
o)
i
u
Latino
a
e
u
Albanese
nelle varie lingue lndeuropee,
i n
n
U
n
u
~
i
i
u
n (ari)
u
u (i)
i u
/f
ei
y
i
ii
ii
ii
Y (i)
ii
ii
ii
u
u
i
y
y
j, O
'-, ~-, -0-
}!
v
v
go, -g-,-v
r, O
v
v
v
f-, -0-
w
v
ai
e
ay
IXL
c
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ai, ae
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OL
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ai
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ei
au
o
ao, au
av
IXU
a
an
an
au
ou
o
ao, an
oy
OU
c
an
au
u
eu
o
810,
an
oy
EU
e
ou » li ou o-ù
uv
e, ia o, ua o, ua o, ua
ai, ie eì, ie
in
an, iau
u, [u
Liquide consonanti l'
l', l
l'
l', i:
P
l'
l'
r
l'
l'
l'
l'
l
l', l
l'
l, l
À
l
l
ara, al'
al'
IXp, plX
l'i, il'
or, al'
ur
l'i
aÙI'
il'
l rù, il'
ara, al'
al
IXÀ, ÀIX
Ji,il
01, ul, al
ul
li
ul
il
lù, il
IXplX, PIX, P(,)
al'
l'a, al'
ar
l'a, al'
al', il'
l'a, rìi
IXÀIX, Àcx, ÀCù
al
la, al
al
là, al
al, ul
al, il
la, lìi
v
n
n
n
n
n
n
n
m
m
D1
m
m
m
m
Semivocali .
• .
Dittonghi
Liquide sonanti
Nasali consonanti
r !, il', ur ! !' il', ur
aè,
re
ìr, ùr
al'
al'
!a
il', ùr
al'
al
n
n (n)
n
n
m
m
m
m
y,
n
i
ii
j,gi,z(' io,,-0-, -i-
cio, -io, -0-
811',
aur
6 - V. PISANI. GrtlmmQfJro lotlno slflrlfQ t' ',(Jn,partll/l'll,
v
e, e, u
e
Il segno O indica che il suono è scomparso. Pel vocalismo delle sillabe atone in armeno, latino e antico irlandese, va:60no norme speciali (pel lat. cfr. §§ :36-46).
Segue: Tabella delle corrispondenze deil.noni nelle varie lingue indeuropee. INDEUROPEO
Nasali. sonanti
·
Occlusive: Labialì
Dentali
~la.ri •
l!a
a(n)
a
an
lpa
an
a.
am
, ,
p
p
p, f
h-,-v-, O
7t
P
ph
ph
f
p'
an
lp
a, am
a, am
31m
b
b, w
p
bh
bh
b, w
b, v
t (t)
t, &
th (th)
.s-
d
d (Q) ç,k,~,
d,
·
t
·
in
~,
em
em
im, 31m
um
im
~,
nà, an
Da, an
na
an, un
in
~
mà, am
ma,am
,
am,um
im
P f-, -p-
p f ,
O
f, b
p
tr P
O
f, b
p
P b
b
P b
b
b
t
t
kh, eh
g, i gh, h
t
t
d
f-, -bo, -d-
~
s
x
s, th
c
s, th
ho, -c-
Y
z,dh,d
g
X
z,dh,d ho, _go, -h-
g, i ~,O,
z
x,
i, z
J
k', g,
ç
x
~
g, y,l g,y, l r
Z
h,s,~,z,z
k, g,
c l,
Z
h, s, O
I
~\\
I I
I ,..
."
I
I
Gotico Lituano
Ant. Bulgaro
b. f
b
t
t" th
f
t, th
p, d p, d
d
4
t
d
d
f
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d
d
d
b
k h ,
c, eh
h, g
c, eh
h, g
s s
g
g
k
Z
z
h
g
g
z
z
k h ,
c, ch
h, g
k
c, eh
h, g
k
Nelle serie gutturali la alternazione fra palatale (scr. e eh i h; avest. é f 8; armo ç s 1z;ablg. é e (d)! (cl)z) e gutturale.(k, g'ecc.) è dovuta alla presenza (anche preistorica) o meno di .una vocale palatale (e, i) seguente.
In greco le labiovelari sono continuate di norma con labiali (7r ~ Ip)sè seguono consonante, ~, 6; con dentaÌi (T 8 &) se segue l; 'con guttùrali (x y x) in vicinanza di 1[; avanti i si alternano labiali e dentali.
8 8
I
I
c,
k, q
ho, -c-
Y
g, gj
g
g
g
k
g
g, (d)i, (d)z
x
g, gj
ho, _go, -h-
h
g
g
g
g, (d)i, (d)z
7t, 't', X
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qu, c
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k, c, c
f-, -qu·
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k, s
Il f ,
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v, -(g)u-
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g, (d)i, (d)z
g, z
f-, -v-, -(g)u-
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g
g, (d)i, (d)z
" a, O ('t', &)
gj, sh, h
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s, O (t, d)
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,
x
I
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Z
8, Z
k,
ch,
eh,
8,
eh,
:NOTE
Per il greco e il sanserìto si noti in particolare' la legge per cui di due aspirate in sillabe consecutive si deaspìra la prima, § 97.
in ìm
c
x,
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k, q
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f-, -t-
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x,
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Labìovelarì .
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•
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Latino
a, an
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Albanese
l!
· · · khk
Ant. Irland,
Greco
dh dh (qh) Palatali
Osco
8anserito Avestico Armeno
c
s
~
s,
z
In greco e ant. irland. in alcune parole si trova una dentale dopo una gutturale (velare o labiovelare) dove le altre lingue hanno la continuazione di B (cfr. § 115).
PARTE 8EOONDA
J\tIORFOLOGIA A. - Preliminari. § 153. - Come le altre lingue indeuropee antiche, il latino è di tipo prevalentemente sintetico; ossia, le sue parole hanno in sé non solo la determinazione del proprio valore semantico, ma anche quella delle loro funzioni: di numero e caso nel nome, di numero, persona e diatesi (attività, passività, medialità) nel verbo. La determinazione delle funzioni ha luogo dunque nelle lingue sintetiche a mezzo di desinenze, ove quelle analitiche usano perifrasi varie: p. es. preposizioni o postposizioni in luogo della declinazione nominale; i pronomi in luogo della coniugazione verbale, come in inglese I, he, we, you, they looed contro lat. amavi amavit ecc.; tempi composti come ital. avevo amato per amaveram o sono amato per amor, ecc. Premesso che in latino come nelle altre lingue ie. antiche le parole possono dividersi in tre grandi categorie: dei n o m i (sostantivi e aggettivi, pronomi, numerali), dei ve r b i e degl' i n d e c l i n a b i l i (avverbi, preposizioni, congiunzioni, interiezioni), l'analisi del grammatico riconosce nelle sue parole tre elementi: la de s i n e n z a, indicativa come si è visto della funzione, nelle due prime categorie e, in quanto riconducibili
86
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
a queste, negli indeclinabili; il t e m a, che nel nome costituisce la parte semantica, designante cioè un concetto o un attributo, e nel verbo racchiude le indicazioni di azione (in lat. anche di tempo) e di modo; e la r a d i c e che nel verbo ha valore semantico fondamentale, mentre nel nome essa indica (e spesso non indica più, o solo in modo assai vago) un certo significato generico di cui il tema nominale rappresenta una ben determinata specificazione. P. es. la radice gen- 'nascere, generare' si trova tanto nei temi verbali gi-gn-o- gen-u- (perfetto) gi-gn-é-bii(g)na-sco- quanto nei nominali gen-ito- (g)na-to- gen-itor- gen-iogen-ia-li- qen-er- (nom. genus) gen-ti- çermen- (dissimìlato da *gen-men-); ma mentre nelle forme verbali il significato' generare' e quello passivo 'nascere' si ricava da ogni parola, nelle nominali sovente esso finisce per scomparire dietro a quello specifico assunto da esse. Figuratamente si potrebbero paragonare le forme verbali alle varie parti di una pianta, le nominali a piante figlie di questa ma viventi di una vita propria. Spesso dunque nel sistema linguistico presente a un dato momento nello spiritò di un gruppo di parlanti secondo una certa tradizione, parole che in fasi anteriori erano sentite come connesse fra loro e contenenti la stessa radice restano rispettivamente isolate: a volte ciò è dovuto a motivi semantici (p. es. gen'ius), a volte anche a motivi fonetici, come è il caso di germen di cui la dissimilazione che ha provocato il sorgere di r per n ha finito anche per oscurare del tutto il rapporto con genus gigno ecc. Altre volte può invece essere accaduto che parole in origine diverse siano poi apparse ai parlanti connesse fra loro: p. es. amicus, che è derivato dalla preposizione am- 'intorno' (§ 222), è stato certo sentito, da chi usava il latino, come corradicale di amare amor, contenenti una radice verbale am- la quale con quella preposizione nulla aveva in comune. Comunque, noi vogliamo qui analizzare le parole latine non dal punto di vista sincronico, bensì da quello diacronico o storico, esaminando pertanto la costituzione di esse singolarmente prese nel momento del loro primo venire alla luce o
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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almeno fino a quando esse sono state rettamente intese nei loro elementi da chi le adoperava. Non che il parlante comune faccia costantemente l'analisi del materiale linguistico da lui adoperato: ma un 'attività analitica dello spirito, più o meno cosciente, più o meno spinta, vien presupposta dal continuo nostro formare nuove parole secondo i modelli offertici da quelle già note: p. es. mangiavo da mangiare secondo amavo da amare (o viceversa), libraio da libro secondo lattaio da latte ecc., o anche dicis secondo legis riportati a dico lego, o simili. I t e m i sono formati dalle radici o da altri temi, nominali o verbali, a mezzo di su f f i s s i: p. es. con -io- è formato gen-io- da gen-, con -iili- geniali- da genio-; con -men- germenda gen-, con -ii- germina- da germen-, con -ba- germinaba- e con -to- germinato- da germina- ecc. Parliamo di derivazione, e suffissi, primari quando la formazione ha luogo direttamente dalla radice; secondari, quando essa ha luogo da altri temi. Può darsi il caso che la radice e il tema siano identici; cioè che un suffisso non intervenga nell'a formazione del tema; p. es. duc(dux) è identico alla radice duc-, così -dic- in iu-dic-is ecc.; anzi anche la desinenza può mancare e la parola essere uguale alla radice o al tema, p. es. nell'imperativo es uguale alla radice di es-t es-se ece.; nell'imperativo ama uguale al tema di ama-biim ama-re ecc.: la forma qui si distingue ed ha una sua ben determinata fisionomia in quanto si oppone a quelle che con essa costituiscono un sistema, p. es. es rispetto ad er-am es-se es-te ecc., ama ad amo ama-bam ama-te ama-vi e così via: poiché l'insieme delle forme costituenti una lingua non è altro che un sistema d'opposizioni. Il processo analogico, per modelli, della formazione di nuovi temi e parole, vien mostrato dalle cosiddette r e t r o f o r m a z i o n i l parole quindi rappresentanti il processo inverso di quello derivativo: da cena si fa cenare, da turba turbare ecc.; ma da pugnare, che è denominativo di pugnus e valeva quindi in origine 'battersi a pugni', si è fatto inversamente pugna, secondo appunto il rapporto di cena turba ecc. con cenare turbare. Oppure, secondo i femminili bona agna ecc. da bonus
88
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
agnus e così via, si è fatto un maschile eptmeu« da sponsa, detto
in origine della donna. Vari accidenti della formazione di temi e parole avremo agio di notare nei capitoli seguenti, in cui ci proponiamo di esaminare i mezzi di tale formazione pei nomi e pei verhi, aggiungendo poi un breve capitolo sugli indeelinabili non soggetti ad analisi come derivazioni da temi nominali o pronomìnalì.
B. - Nome. I. Formazione dei temi nominali. § 154. - T e m i
l'
a di cali .
Raduniamo sotto questa rubrica temi nominali generalmente monosillabici, i quali o constano di una radice altrimenti nota, senza suffisso alcuno, o sono inaccessibili all'analisi, almeno in relazione con altre parole latine, e non lasciano riconoscere in sé un elemento suffìssale: questi ultimi spesso appartengono .alla parte più caratteristica del lessico ie., talora però non trovano corrispondenza fuori del latino. Nella seconda categoria rientrano ad es. pix (7ttuuoc da *7tb'-ioc), »ic-is (aated, weh-sal 'cambiamento'), stips (: stipo'), stirps, strix (a't'pty1;), crux (gt. hrugga 'bastone '), daps 'sacrificio> banchetto sacrifìcale ' (anord. tafu 'vittima sacrìfìcale '), miis !-tue; SCI'. mits, pès pedis 7tWe; 7to06e; SCI'. pat padds, mae, ius 'brodetto' SCI'. yits (per ius 'diritto' cfr. § 251), r6s (ablg. rosa , rugiada '), nas-turtium (nar-es § 166, nassus) lit. néei«, (h)er gr. X~p 'Èx~voe;·. sus aue; oe;, sal (per *sald) salis &Àe;, kiems (hibernus § 88 xe~!-toc e bimus § 55), li"in armo liard (§ 196), lac(t) (yiXÀocx't'- § 149), 6s SCI'. as, os(s) (òa't'Éov SCI'. dsthi), sem-per sim-plex de; < *set:n-s, ver anord, var (ie. *,!!:er da *,!!:esr: gr. ~ocp da *,!!:es!), grus (lit. gérve), faex, lanx (: ÀÉxoe;), lau« (airl, luaidim , celebro '), lenslendis (dissìmìl. da *gnend, cfr.lit. glìnda' xov(e; '), lens lentis (M&-upoc;' merx, par (da par-s) paris (avestico pairyete 'comparantur '), fraus (&pocuw), grex gregis (raddoppiamento spezzato § 272: ger- in à,ye(pw), vas vadis e praes plur.
n
PARTE II. -
MORFOLOGIA
89
prae-vides (gt. wadi 'caparra 'l, vas vasis, dies Dies-piter Ze:uç SCI'. Dydus cfr. la declinazione § 356, biis bovis ~wç ~o6ç SCI'. gdus;
non pochi temi simili sono stati ampliati e passati ad altra categoria, p. es. navis mensìs nares § 166, anser § 214, inoltre hum-u-s: X&wv da *gzhom (cfr. § 340, 4) ecc. Su ferox cfr. § 223. § 155. - Temi radicali contenenti radici altrimenti note in latino sono fra l'altro nex (neco), pii» (pango), ré» (rego), u» (lego), frux (fruor), dux e produx (duca), prex (p,'ccor), in-ile» iii-dea: dic-is causa (dico), laai èle» illex -icis (lacio), obiex obicis (iacio), dè-se« -s1,dis praeses consul (sod- § 108: sedeo), praesul (salio), m'x (arceo), incus subSC1"i,S (cudo), lux, nix (ninguit § 109), rèmeo: (ago), [oreipee (antico [ormu-cap-es PF.) municeps (capi6), paupcr (: paucu« ecc. paro; secondo pauperes, procerès da procus 'primario 'l, haruspex(specio), libripens (pendo), osceti tibicen (cano), confluges (contaminazione difluo e) confrages (frango), interpres (: pretium), nefrens 'che non può mordere' (frendO) , aurifex (facio) , trux (trunco), vox (voco), fur cpwp (fero), coniux (iungo, iugum), simplex (pleco), supplex (plac-: placo), praecoe (coquo), tribu« (-bhu- difui). Dativi di temi radicali sono ritenuti gl'infiniti medio-passivi della III coniugazione come leg-i sequ-i; ma cfr. § 568. Fides è pressoché un tema radicale: propriamente esso in parte corrisponde al gr. 7tL&'YJ- (*bhidhé-) di 7te:7tL&~cr<ù ecc. § 355.
+
§ 156. - o/a. Il suffisso -0- (ie. -0-, alternantesi con -e- § 68: domino- voc. domine come &v&p<Ù7tO'; c1.v&p<Ù7te:) forma derivazioni
sostantivali e aggettivali sia primarie che secondarie, di genere maschile e neutro e, limitatamente ai sostantivi, anche femminile. D'impiego simile è il suffisso -a- (ie. -a-) formante temi sia femminili che, limitatamente ai sostantivi, maschili: per questi ultimi si può anche pensare che si tratti in origine di un suffisso _go, secondariamente ricaduto con -a-: cfr. nominativi greci come L7t7t6"t'èi ve:cpe:À'YJye:phi, che sono stati anche interpretati come vocativi usati in funzione di nominativi; ma cfr. LeO, p. 364 s. Nella declinazione aggetti,.vale i temi in -0riservati al maschile e al neutro formano sistema con quelli in -a- specifici del femminile (tipo bonus bona bonum).
90
GRAMMATICA LATINA STORICA li: COMPARATIVA
T §157.-Primari con -0-. Sostantivi:msc.cer-u-s , creatore' (: cr-to), eoquos (cfr. cXP't'o-xorcoç dissimilato per *-rcorcoç da *-q"opos per *poquos rado *pequ-), lucus (propriam, 'radura ': lUceo lux) scr. lokd« ' spazio " colus (: colO nell'antico valore di 'girarsi', formalmente uguale a 7I:o).oç; della stessa radice an-culus = gr. cXIlCPt-7I:OÀoç), modus (medeor), proous (prec01'), promu«; ntr. iugum (: iungo, = ~uyov ecc.). A g g e t t i v i: fidus parcus siigus. Molte formazioni non sono più analizzabili in latino; parte di esse tornano direttamente o contengono radici tornanti in altre lingue ie.: deus divus scr. decds (in lt. cfr. Iov-em ant. Diov-, dies anticam. 'cielo' ecc.), vicus gr. o!xoç scr. »eçae ' casa' (scr. »iç- , villaggio' viç-d-ti 'entra '), nidus scr. ni~ds (da *ni-zd-o-s colla rado sed- di sedeo ece.), nodus (da *gnod(h): germ. *knut/d- in ted. Knoten. 'nodo' eec.), collus -um gt. hals id., agnus gr. cXIlVOç, equos scr. dçoas gr. LrcrcOç, ursus scr. (k;yas gr. &px't'oç, vir scr. vtras, erue ittito e!i!!:as, socer gr. è:xupoç scr. çoaçura», forum ablg, dvoru 'cortile', argentum scr. rajatdm, libum gt. hlaifs 'pane, pagnotta' (*khloibho-), virus ntr. to:;, verbum Iit, '1,'ardas gt. waurd (radice di gr. fp·ot't'pa. fEpÉW; § 104), novus vÉoç ser. ndvas. F e m m i n i l i, oltre i nomi di piante (fiigus gr. CP'Y)yoç 'quercia' ecc.): domus (passato in parte alla IV declinazione, § 352) gr. 3OIloç m. (: 8ÉIlW), alvus = gr. otùMç m., vannus. Molti altri temi in -0- non sono analizzabili né hanno corrispondenze ie. note. Si aggiungono temi in -0- giunti per imprestito dal greco o da altre lingue: bulbus da (3oÀ(3o:;, f1'iigu1n dalla stessa parola mediterranea onde pot~ pa.yo:;, 1'ufus dall'oscoumbro § 96, ecc. _~...
§,158. - Mentre la formazione di semplici primari a mezzo di :-0- .è quasi completamente preistorica, il suffisso è rimasto produttivo nella fotmazione di secondi membri di composti, quali si trovano ad ogni periodo della lingua: fun-ambulus, prod-igus (ago), multi-bibus, pisci-capus, causi-dic.us, lup-ercus (arceo), damni-ficus (facio), flucti-fragus (frango), ind-igus (egeo), sorti-legus, blandi-loquus, opi-parus, cordi-pugus (pungo), nescius, aedi-tuus, nemori-vagus, nugi-vendus, pro-vidus, igni-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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'Domus; con significato passivo bi-fidus (findo) , pr1,m1,-genus. Specialmente notevoli i composti con -fer-, -qer-: furci-fer igni-fer, corni-ger mori-gerus. Antiche formazioni di gen- (gigno) sono beni-gn-us apru-gn-us privi-gn-us 'che ha nascita a parte; figliastro '; di plé- (impleo) mani-p(u)lus propr. 'che riempie una mano' e, risalenti ad epoca ie., du-plus sim-plus (= &:1tì.6:;); di fer- (fero) prober col ntr. probrum § 96; di fu- (fui) pro-bus superbus (da *-bh,!!-o-); inoltre asper con aplologia da *apo. sparo- = scr. apa-sphura-s 'che respinge via' (rad, *spher-). T § 159. - S e c o n dar i c o n -0-: creper (da un *creposin crepus-culum), sceler-ue; nuper-us super-usj dal nom. sg. msc, di temi in -os- (§ 342) decor-u» sonor-us sapor-us canor-us; fluent-um (fluéns), cfr. ventus da un *,!!ént- in gt. winds partic. preso di *,!!é- 'soffiare' in gr. &-1j-P.L ecc.; septim-us decim-u» (già ie., cfr. scr. eaptam-d« daçam-as) e nonus da *no~en-o (cfr. lit. devyn-ì '9 '); ferus da [era sostant., anticamente jercfr. [er-o» e gr . .&~p. Composto bimus da bi-himus (scr. çatdhimas ' che ha cento inverni': hiem-s § 55). § 160. - R e t r o f o r m a z i o n i c o n -0-: sponsus da sponsa, iugerum da iugera nom. pl. di tema in -es- (= gr. ~EUYEot di ~EUYO:;); administer adulter abundus aocomodue jestinus da administrare ecc. Nella declinazione in -0- sono passati alcuni antichi temi in -u-: mergus scr. madçé», dénsus ~otcru:; (*d~tsu-), gurdus ~potou:; (*g"rdu.-). Invece nurus della IV declinazione era in origine un tema in -0-, cfr. vué-çarmeno nu gen. nuo-y § 1~8.
T § 161. - P ri m a r i c o n -n-, So s t a n t i v i: femminili,,, .~'w .. mola p.oÀ1j (molo), toga (tego), culpa (clepoY), fuga cpuY~ (fugi6), praeda (prae-hendo), gula (in-gl-uviés); maschili (come slavo sluga ' servo' ecc.) scriba incola; ag g e t t i v i solo come corresponsioni femminili di quelli con -0-. Formazioni con paralleli ie., o la cui analisi è facilitata dalle altre lingue ie.: barba aated, bari (ms.) ablg. brada (*bhardhii § 148), lira aated, wagan-leisa 'traccia del carro' ablg. lecha ~\t ·~i.:"l"ì'·
f i '-" " @ ~ ;;j
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
( *loisii) , aiuola', cupa XU7t1j·"t'pwYÀ1j, sura apers. cXvlX-1;uplòe:c; , calzoni lunghi', vespa aated. wafsa lit. vapsa § 117, palma gr. 7tIXÀOCfJ:1J, unda lit. vanduo 'acqua' gr. UÒ6.lP, rota scr. rdthas 'carro' lit. riita« aated. rad 'ruota' (ntr.), Anche qui sono numerose
le forme d'origine ignota o giunte per imprestito, specialmente nomi greci della I declinazione. § 162. - In composizioni: bucf,na (cano), specialmente maschili: hosti-capa-s (capio), homi-cida (caedo), agri-cola, transfuga, heredi-peta, auriga (per *auri-rega § 150 da auria aurea , freno '), foeni-seca, alieni-gena indi-gena; ibridi, dal tipo greco 7t1X~ÒO"t'pL~"1JC;, ulmitriba dentharpaga ("t'pL~6.l, &p7tOC~6.l). Il tipo è antico, cfr. oltre il greco ((1.1j"t'L-e:"t'1X ecc.) lo slavo: voje-voda 'conduttore d'esercito' ecc.
T § 163. - S e c o n dar i: Flor-a (flos), Aurora (* Ausos-a = gr. Au6.lc; ion. 'Hwc;), ianua noctua da temi in -u-; oper-a (opus); lix-a ' acqua' dalla forma a grado O del tema *liques- onde il msc. liquor § 251; or-a (os). Opera è forse un antico collettivo, così come in lat. volgo nuovi femminili in -a sorgono da neutri plurali: , *-jolia it. foglia, *gaudia franco joie onde it. gioia; similmente arcera ' carro coperto' è plur. del tema in -es- che torna nel gr. &pxoc; e significava' copertura, riparo '. Per Pomona Orbima e, simili cfr. § 177. R e t r o f o r m a z i o n i c o n -a-: pugna (pugnare è denomino di pugnus), statua (statuere denomino di status -us), auca (> it. oca) da au(i)cella (dimin. di avis). § 164. - Parecchi suffissi terminanti in -o-I-a- (-eo- -io- -uo-lo- -ro- -tro- -mo- -no- -to- -co- -so-) sono probabilmente, almeno in parte, sorti da combinazioni di finali tematiche diverse con -0-; in generale queste combinazioni risalgono però a epoche antichissime. A volte il giudizio è incerto: vivus (scr. jivds ablg. zivu ecc.) è retroformazione di vivo (scr. jtvati ablg. zivetu , vive '), o invece vivo è denominativo di vivus, e questo con suffisso -!!o- dalla radice ie. *guei-a- Y A ogni modo, secondo *gtli!!o- è stato fatto, già in epoca ie., *mrt!!O- (mortuus ablg.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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mrutvu) per *m'[to- (scr. m'[tas gr. ~po-r6; ece.) che si raccorda a un piccolo gruppo di parole in -tuo- con fatuus mutuus, forse da temi in -tu-, e perpetuus da perpes -t-is secondo i sinonimi assiduus continuus. § 165. - i. Le formazioni con -i- (in apofonia con *-ej-: vatis pI. vates da -tej-es § 330) P r i m a r i e sono tutte preistoriche, in buona parte già ie. Cfr. anas scr. nue (*~(I-), anguis gr. OqìL; scr. ahis (iniziale diversa) lit. angìs, clunis scr. çro,!"is, ensis scr. asis (*~s-), hosti« gt. gasts ablg. gosti ' ospite', ignis scr. agnis, ovis o~ç scr. avis, potis 7to(nç scr. patis; neutro mare gallico mori- airI. muir; aggettivi soer: gr. dtxpoç e siicrem. sacres: sacer sacri, iugis (iungo) ecc.
T § 166. - Lo stesso va detto delle formazioni distinguibili in:
s e c o n dar i e
1. secondi membri di composti: de-bilis (: scr. bdlam 'forza', o: albo dobe ' debole' da ·deb(h)-~), eai-torrie (in apofonia con terra), per-duellis (: duellum onde bellum), e-normis (norma), in-ermis (arma), im-punis (·pondsn- cfr. pondus: ·pendsna > pena § 20), in-columis (calam-itas), sublimis (limus~);
II. prolungamenti di altri temi. Gli aggettivi ie. in -usono stati di norma prolungati con -i-, cfr. breois ~pIXXUç, Ieoie scr. laghus, mollis ser. mrdus, pinguis 7tIXXUç (*pnghu-), suavis • o o a:M; scr. svadus ' dolce' ecc.; inoltre mensis fL~v, nares scr. nde(e lt. nas-turtium § 154), navis VIXUç scr. naus, nox (gen. pI. nocti-um) vu;; metaplasmo di temi in -0- abbiamo in imber (hppoç ser. abhrtim. 'nuvola', humilis X&lXfLIXMç, similis ofLlXÀ6ç (attraverso il composto dis-similis ~), agilis scr. ajiras, gli aggettivi in -bili-s accanto a -bulu-m § 230; di tema in -i-, neptis scr. naptt-s. Con -i- è formato venter ventris da *,!!:endor ' acqua' (cfr. nomi del' ventre' come aqualiculus): lit, vanduo 'acqua § 102, ecc. § 167. - Alcuni temi in -i- hanno un nominativo sìng. in -èe: tali canes (accanto a canis) vulpes sedes aedes labes ecc. Abbiamo qui nella maggior parte dei casi temi in -es- con nominativo in
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
-es passati alla declinazione in -i- dietro l'esempio di nubcs (cfr. véq>oç) che aveva accanto a sé nubs (SCI'. niibh-), tema consonantico passato alla stessa declinazione; ma vulpe.s s"arà stato un antico tema con nominativo in -c, cfr. 4X.ÀW1t"f}-t" e cancs dev'essere stato formato secondo vulpés; forse tema originariamente in -è- era faces lit. zviike accanto a fax; talora si tratta di nominativi plurali rideterminati come singolari (fides , corda' cotcs) e inseriti nel tipo nubcs nubi-um, aedes aedi-um, Per fides cfr. § 155; vedi inoltre § 345.
T § 168. - u. Poche sono le formazioni con -u-, e tutte antiche, in buona parte non analizzabili in latino: msc. algus (algeo), areus &pxuç, currus gallico carru-ca, gradus (gradior), lacus ags. lagu gr. ÀcX.xxoç da -xf-o-, metus, impetus (peto); femm. acu» (aceo acer), manus (ags, mund 'mano '), tribus propriamente nome radicale, § 155; ntr. genu yovu, pecù SCI'. paçu, specu (anche msc.: 07téoc; ~) ecc. Gli antichi aggettivi sono stati prolungati di -io, cfr. § 166; restano in composti acu-pediu« cfr. 6>XUç, angi-portus per *angu- cfr. ÈyyuC;, in derivazione argu-o cfr. &pyupo; SCI'. arju-nas ' splendente 'i densus ecc. (§ 160) sono passati ai temi in -0-. Alla declinazione in -u- sono passati nurus (antico tema in -0-: gr. vuoç armo nu gen. nuo-y) e forse anus secondo socrus, alla sua volta un antico tema in -u-: SCI'. çvaçru-s ablg. svekry, laddove i monosillabi in -il,- hanno conservato la loro antica forma: grus Mis. Per domus cfr. § 352. § 169. - io. -io- (msc. e ntr.), -iii- (fem.) forma derivati p l' im a l' i scarsi pel maschile e femminile, numerosissimi e appartenenti a ogni periodo della lingua pel neutro: S o s t a n t i v i: msc. genius, socius SCI'. sakhi- 'amico '; fem. adoria (ad-ara: , trìumphat '), ad8entiae ' adsentationes " deliciae col- (: liquor), eaiuoiae (ex-uo), furia, in-edia, insidiae (in-sideo.), sup-petiae (petO' correre ') , aiuto " storia' stuoia' (ster-no), ciconio, (forse raddoppiato e con grado allungato da can- di cano, cfr. praeco § 196), pro-siipia (siip-: sopio ' penis ' SCI'. siipayant- 'futuens '), fériae ant. fésiae (jés-tus) , antiae 'ricci sulla fronte' (&V't1X
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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, in frontem '); ntr. gaudium, corium (*ker- di xe;(?Cù ecc.), labium (: labra; ie. *lab- 'pendere '), odium, cremia' legna da ardere' (cremo), colloquiwm, compendium, adagium(aiio), concilium (calare), concubium, divortium (verto), convicium (*~eiq"- per *~euq"- come in fe'i:1tov raddopp. di *~eq"- in voco vox), oblivium (lino lévi), remedium (medeor), folium cpu)J..ov ecc. A g g e t t i v i pochi: arierius (affero, § 108), eximius, propitius (peto), pluvius (sostantivato in pluvia, sciI. aqua), spurius (sperno). Il valore speciale di indicare uno fra molti ha. -io- in alius: alter, medius cfr. avest. madama- gt. miduma col suffisso Il superlativo» -mo-, e in tert-ius (cfr. scr. tretyas gt. pridjis ' terzo '). § 170. - Usitatissimo fin da tempo ie. è -io-/-ia- per derivazioni s e c o n d a l' i e: tali gli a g g e t t i v i noxius, seriu« (da *sevérios: seoèrue § 34), sublicius (sublica 'palo '), meretricius, patrius, lovius, Martius, volturius, déteriae 'macilente' (: aeter-ior l); i so s t a n t i v i msc. modius (modus), congius (da un corrispondente di x6yx.oc; ), simius; fem. fratria 'moglie del fratello " colOnia, acia (acus), familia (famulu'l) , fascia (fascis); ntr. praedium. (propriamente' il terreno dato in garanzia allo Stato dal praes '), apium ' erba delle api " peculium (da peciui§ 108), senium, somniwm. (insomnium calco di ÈVU1tVLOV ~), sa1iium (suavis ~). Soprattutto abbiamo questo suffisso nella formazione di astratti: femminili, come audacia, iniuria (ius), custodia, militia, adulescentia potentia praesentia prùdentia scientia (-entìa- -antia- diventa in seguito suffisso indipendente, onde ital, -enza -anza ecc.), angustia, [acètiae, infamia; neutri, come collégium, ministerium, comitium (comes), exilium (exul), herédium, praesidium, aucupium (auceps), mancipium (manceps), silentium, officium (opifex), iudicium, auspicium (auspex), dominium; secondo il rapporto degli ultimi tre e di altri simili coi rispettivi verbi in -iire, possono farsi altri derivati in -ium da verbi in -iire, così aedificium adulterium delirium (cfr. anche crucius da cruoinre di crux), mentre da forme in -ium vengon tratti denominativi in -iire (non -iare) come obsonare da obsonium imprestito di Ò~WVLOV.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 171. - -io era suffisso composìzionale già da epoca ie.: tale funzione esso ha in forme quali e-gregiu8 (gl'ex), acu-pediux 'piè veloce', aequi-crii/rius, bene(me)morius (per questa e le altre aplologie cfr. § 150), lati-clavius, »erti-cordia, fulci-pedia, quidquid-cadiae, malluviae (manu-lav- ), intemperiae (tempus), curia (*co-viria); aqu-ag-ium, denti-fricium, sti(pi)-pendium, stilli-cidium (cado), cor(di)-dolium, pleni-lùnium, ius-stitium (stati- di statim prolungato in statio § 236) e s6l-stitium; con primo termine numerale, bi-ennium (annus), bi-vium (questo può considerarsi anche formato con -0-), bi-saccium, antico dubius se da *du-bh'!!!.-j.o- 'di doppia essenza'. § 172. - Oomposizionale dev'essere -io- in galli-cinium vaticinium (: cano), mentre tubicin-ium tibicinium cornicinium sono da tubicen tibicen cornicen (con accanto tubicino,ri ecc.); da questa seconda serie si è sciolto un -cinium ,in latro(ni)-cinium tiro(ni)cinium leno(ni)cinium, indicanti mestiere, occupazione; da vo,ticinium invece è determinato ratiocinium. § 173. - -io- è usato nella formazione di gentilizi: Alfius Claudius Flavius Fulvius Lùoiu« Manius (mo,nis ') Apicius (apica pecora col ventre glabro, da lX1tOXOç) Aemilius (aemulus) Caecilius (caeculus) eec.: e di etnici, come Aegyptius Lemnius Rhodius ecc.: questo secondo impiego è di origine verisimilmente greca, come anche -ia- in nomi di regioni derivati da quelli dei popoli: EtTuria Gallia Germania Italia Sicilia (~~ xO:À[~) ecc. § 174. - Formazioni con -io- da diversi temi hanno dato origine a nuovi suffissi. Tali sono: a) -itia- (-itie- § 181) ed -itio-, astratti: milit-ia ha fornito il modello per amicitia inimicitia che secondo il loro rapporto con amicus provocano avar-itia blanditia duritia immunditia; da altri temi che in mollitia nequitia (nequam); vastities può essere da vastus, o da vastito,s con sostituzione di -tee ad -tu. D'altro lato satellit-ium (satelles) dà vita a famul-itium serv-itium; Cicerone usa calvitium accanto a calvitia.
-0-,
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MORFOLOGIA
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§ 175. - b) -torio- (-sorio-), -a- in aggettivi e sostantivi, partito da temi in -tor- § 226: agitatorius amatorius censiirius: ma deversoriu1n è fatto direttamente da dèoertere, eond#orium da condere, unetorium da unguere ecc.; così pure vietoria (i. e. pug'lta) può essere da vietor, ma barbatoria è da barba, ecc. Promontorium è antico composto con ora 'spiaggia', forse da un *mont-orium ' spiaggia montuosa': secondo esso dev'esser fatto territèriwm. da terra. (Vas) p6torium da potor è forse in origine rifacimento di 7tO't"~pLOV; messo in relazione con potus o potare ha fornito il modello per ciborium (diverso da ciborium nome di pianta che è il gr. XL~6JpLOV). L § "176. - c) -tirio-, Non chiara è l'origine di questo conglomerato, nel quale sono forse confluite formazioni da sostantivi e aggettivi in -ari- (-ali-) ed altre da *-as-io- (cfr. osco s a k r a s i a s p u r a s i a i ecc.), inoltre adattamenti di un suffisso mediterraneo: argentarius oneriiriu« aerarius oaiceolariu« earbonarius operàriue; neutri armarium granarium mortsrium. (da un *morto- ppp. di *mer- 'frantumare', scr. mur-'!/,(is 'frantumato '), cibaria ecc. Dal suffisso -uu- abbiamo la forma aplologica (§ 150) -uirio-: voluntarius hereditarius. Come suffisso composizionale -nrio- appare in strufertarius ' un sacrificatore " da strues 'focacce sacrificali ' e fertum 'offerta sacrificale '. § 177, - d) -monio-, -n-, Un suffisso -onia-, formante nomi di divinità femminili, è sorto già in epoca ie.: cfr. Fluonia (Fluvionia, -na) Mellonia Pellonia Vallonia Sémonia (accanto a forme in -ima come Adeona Abeàna Orbtm« Eeeeono: Bubtma Epona Bellona § 203) con scr. Indrii/r;//f, Varuv,ànt ecc. ipostasifemminili degli dèi i ndra-s Varu'l}as ecc., Ara'l}yant 'la dea della selva' (ara'l}yam) ecc. Similmente accanto ad Alemona dea del nutrimento, propriamente per *Alemen-ona dall' "olemenche troviamo prolungato in alimentum (§ 201), si trova Alimonia, il quale ha assunto valore di astratto per il passaggio solito di nomi di divinità, personificanti un fatto o una serie di oggetti, ad astratto; una volta avvenuto il passaggio, si sviluppa il 7 ~ v.
PISANI,
Grammatica latina storica e comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
neutro alimonium per la nota tendenza ad alternare astratti in -ia ed -ium. Secondo il rapporto di alimonia j-ium con aiere, anche aegrimonia (aegreo), querimonia (Pl.), gaudimonium (Petr.); il rapporto di aegrimonia con aeger produceva a sua volta acrimonia (Oato), castimonia (Oic.), [alsimonia (Pl.) ecc. D'altro lato secondo *alimen: alimonium si formava da flamen flam[in]onium: la vicinanza di flamonium ai temi in -monium -monia dava l'impressione che questo suffisso potesse formare astratti da sostantivi, indicando l'esercizio d'una certa attività: onde testimonium vadimonium e poi, con ampliamento di valore dovuto ai derivati del primo tipo, matrimonium patrimonium moechimonium ecc., nel qual processo anche le forme in -onioda temi in -on- come cauponius praecowiu» lenonius ecc. avevano il loro influsso.
T § 178. - e) Prolungamento di antiche forme in -ico- pare essere il suffisso -icio-, in origine da temi in -i-, aedili-cius venali-cius sodalicius e -ium, indi da altri: armenticius tribunicius; a ogni modo pare indubbio l'influsso di carnufìc-ius pontifìc-ius sacrifìc-ium (carnufex ecc.). Forse antica forma in -ic-ius è sauci~s da *savi-c-, cfr. umbro savi-tu 'colpisca, ferisca '. L'origine invece di -ieio- può scorgersi nella afformazione di parole come empticius adoptaticius commenticius suppositiciu» proiecticius subditicius (emptus ecc.) a meretric-i,!"s nutric-iue obstett;ic-ius (id est filius, puer); di qui caesicius emissicius ecc., sempre da ppp., salvo novicius per *novicius forse secondo empticius e il tardo prodicius (Tert.): il terminare similmente in -to- (quindi caementum sentito alla stregua di emptum ecc.) ha fatto sì che si formassero anche caementicius sarmenticius stramenticius, onde -icio- è stato usato anche come suffisso indicante la materia di cui qualche cosa consta: cannicius ecc. § 179. - 1) In un paio di forme troviamo una terminazione -sius -sium -sia: amasiu« potrebbe esser derivato dal nominativo ama(n)s (§ 50) e, se fosse latino, eamisia da un nomino
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*camiss (§ 75) di tema in -t- *camit-: aated. hemidi ' camicia '; indusium è piuttosto forma dialettale da *indut-ium riportata per etimologia popolare ad intUs (o viceversa *intus-ium da intus 'vestimento intimo' > indusium secondo indu6~). Similmente equisius (onde equisi6 secondo muli6) dal nomin, eques. •
l
•.
§ 180. - g) In alcuni gentilizi come Pompeiius Tarpeiius, di origine oscoumbra, abbiamo -eiio- da -aiio- (§ 44), cfr. osco p li m p a i i an s; ma plébeiiu» è da -es-io- § 82 (per plebes antico tema in -es- e la sua declinazione plèbi« plebium cfr. § 167). Forse ambedue i tipi hanno determinato ulteriori formazioni come leguleiitlS (legula), secutuleiius (secondo il precedente), sterteiius: di origine oscura è il nome di pianta soiureia. § 181. - iè. Tutt'uno con -iii- (ed -itia-) dev'essere il suffisso -ie- (-itie-) che con esso si alterna, spesso nelle formazioni da eguali basi: cfr. § 134. Esempi sono cariè« (: xe:p-O(t~w ecc.), effìgies (fingo), facies,illuvies (lavo), specièe, eonqerièe, ingluvies (gl'uttio, gula), glacies (gel-u; contaminazione con aciè« ~), saniè« (san-gu-is ~) e, specialmente in relazione con temi in -1'0-, maciès: macer, scobiee: seaber, aciee: clxp6ç, rabiè«: )..ci~poç, per-nicièe: ve:xp6ç; denominativi sono caesariès, pauperies, materies (-ia) probabilmente da mnter, iniemperiè» (tempus) e le forme in -ities (§ 174): planities ecc. § 182. - eo da -eio- (cfr. xpucre:oç scr, hira'Yfyayas 'aureo' da hira'Yfyam ' oro ') forma aggettivi, spesso sostantivati: aureus, bi-eorporeus, igneus, purpureus; vinea, linea (' filo di lino', indi' filo del piombino' ece.), caprea, trabea; spnrteus da spartum, secondo cui ·linteus da linum; secondo ligneus aureus, per ilignus ahenus si è anche fatto iligneus aheneus, secondo questi querneus da quernue, fagineus da faginus; farragin-eus di fan'ago riportato a far ha richiamato oleagineus, *fabiigineus onde la retroformazione fabaginus, ecc. Da aggettivi in -tmo- (§ 191) sono stati tratti con -eo- formazioni quali circumjoriineu» (cfr. urbiinus; assiforana munera), ext1'aneus (extra), sponiiineus ; di qui -aneus apparentemente primario in succedaneus (Pl.), supervaganea
T
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
avis (PF.), supervacaneus (da vacuus o vacare) ecc. Da ideo, secondo eetrameu«: ext1'a, id6neus, che ha servito come modello di ultr6ncus da ultr6 'ad Apuleio. § 183. - Con -eo- od -io- sono formati aggettivi denominativi in -nceo- -iicio-: tali gallinaceus hederiioeu» tesuiceus da gallina hedera testa che forse sono il punto di partenza e mostrano trattarsi di -ii-co- o -k- (§ 222) -eo- (-io-): di qui pav6naccus, porriioeus, hordaceus e poi testuacium 'focaccia cotta in un tegame di coccio " pulleiiaceu» (da *pullciius, formazione di pullus secondo § 180: Suet. Oct. 87). È il suffisso onde è sorto il nostro -accio,
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T L § 184. - uo, vo I-a- è vecchio suffisso ie., poco produttivo in latino, p. es. in ser-vus avest. haurva- , guardiano' (rad. sernell'umbro seritu 'observato '), cliou« gt. hlaiw 'tumulo funerario ' (eli-n6), scacvus crxiXlf6ç (: ob-scae-nus); per-spic-uus (spedo), irriguus, ptise-wus, in-noo-uus, caed-uus possono in parte anche avere -e,!!:o- od -u,!!:o-, come sicuramente vidua scr. vidhdva gt. widuwo (viduus è retroformazione latina); cater-va si confronta coll'umbro kateramu 'catervamini'. Secondari: annuus menstruus (cfr. -mestri- § 213) secondo perpetuus (peto), cernuus (ser. çir~t!- di çir~dn- 'testa '), strenuus (strena strènu«: crTprjvOC;). Ma nervus ve:upov, alvus, noctua, ianua sono formazioni con -o-I-a-, § 156; similmente aevum -s: scr. ayu-s ' vita " patruus cfr. gr. 7tIXTpwf-oc; scr, pit{v-yas 'zio paterno '. Per vivus mortuus cfr. § 164. T § 185. - Contiene -vo- il suffisso -i'vo- che ritorna in islavo (chodi-vu ' che va ' di chodi-ti 'andare', ljubivu 'amoroso' di ljubiti ' amare', izborivu ' che ha libera scelta': izboru ' scelta a), ed è in latino abbastanza vitale: p r i m a r i o in vocivus vacivus secivus internecivus cadiou« ece.; s e c o n dar i o (forse partito da confronti come quello di internecivus con nex) in festivus, furtivus, primitivus (primitus), aestivus, tempestivus caritativus ecc., soprattutto in derivazioni da ppp.: captivus, nO;-
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tiou«, coctivu8 (secondo cui crudivus) e da nomi in -tion-: compariitivus. Poco chiari saliva (: russo sli-na id. Y), gingiva (assimilato da *cingiva ~), Griidivus (da *gravi-deivos ~ ~). T L § 186. - no I-ii- serve, come già in epoca ie., per formazioni primarie e secondarie. P l'i m a l' i e in ple-rìus (com-ple-tu» e SCI'. pur-'I!as), pliinus lit. pl6nas, agnus &fLvO;, ulna wÀév1) , venum <:)VOI; (*1fosn-) SCI'. oasndm, liina SCI'. i/,r'l!ii lit. vìlna, donum SCI'. danam; magnus (mag-is), pugnus (pungo), dignus (dee-et, §§ 13.86), signum (seco), tignum (tego), spina, (spi-ca), penna (peto nel senso antico di 'volare '), habè-su: (habeo); regnum ciinus possono anche esser formati con -0- da temi in -no, cfr. SCI'. 1'&jan- raj1ì- 're',' germ. *hasan- 'lepre' (cioè 'il bianco, grigio '). Un ampliamento -sno-l-ii- partito da temi in -es- abbiamo in lUna cena pena (poena) da *louc- *cert- *pend§ 92, frenum (frendo) , viinus (vac-mls). S e c o Il dar i e: ahenus da -es-, venenum: Venus *-es-is, egenus: eqes-tae, serenus (sere-sco' siccor '), sacèna (dal "saoes- che nel grado O ha dato sax-um; o sec. scena § 21 ~), forse secondo questi catena ece.; ma alienus forse da *alies per alias § 134, secondo esso terrenus (lanienus dev'essere dall'etrusco laniena). Inoltre opportunus (portus), lacuna, tribunus, fortuna (cfr. fortu-itus) da temi in -U-. § 187. - Secondo hiberwu» = ZE:q).(E)pw6:; (*gheim1'-ino-) »ernus hàr-wue (*ho-iol'o- 'quest'anno': gt. jer 'anno ') vesper-na hester-nue (gt. qisira- , di ieri ') noctur-nu» (vux:I'Wp) si sono formati hodie-rnus, diu-rnu«, dìut-urnus (diut-inus), somn-urnae imiigìnes(e da questo taciturnus), aeoit-ernus oet- (aevitas aet-) e di qui semp-iternu« aequ-iternue. Ma supernus è da superne secondo pro-nus ecc.; il rapporto suprii: supernus ha servito da modello per infernus externue ecc. da inf1'ii extrii ecc.
.
T L § 188. - Da preposizioni e avverbi, inoltre: pro-nus vici-nus (da un locativo *vici = OLXOL di vicus; o con -inus § 192, come probabilmente supinus § 76 dal sinonimo suppus Y). Infine bini da *d']!is-noi, terni da *tris-noi (e trini secondo bini), quini seni ecc.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
L § 189. - Il gr. ì..a(J.7t't""~p passato attraverso l'etrusco e provvisto ìvì del suffisso -na è giunto a Roma come lanterna; agguagliato alle parole con -ernus di cui si è detto, esso ha dato lucerna, indi taberna (dissimil. per *trab- di trabs), nassiterna, oisterna, caverna, lacerna. Di origine forse alloglotta sono i nomi propri Aternum Cliternum Tifernum Salernum Avernus (o questo secondo infernus da au- = scr. dva 'giù da' in aufero ecc. '), i comuni labumum viburnum. Gutturn-ium 'grondaia' è da guttur con influsso semantico di gutta. L § 190. - Accanto a -no- sta -ino- che può essere in parte da *-ino-, in parte da *-eno- o anche da *-ttO-: cfr. pag'ina (pango), sarcina, angina (ango), i secondari fiscina (fìscus), fascina (od Mina '), fuscina (secondo i precedenti: cfr. fus-tis), scobina, luscinus (luscus), lividintts, e da nomi di piante funginus, faginus, ornus (*osino- = slavo jaseni), fraxinus (-a-' scr. bhurjas , betulla ' *bhr~g-). Di origine non ie. sembrano acinus pampinus (cfr. &(J.7tE:ì..oc;); patina è da 7ta"rlXV1), dominus è con -0- da un tema *domen-, biicina è composto con -can- di cano § 162.
T § 191. - Aggettivi secondari in -no- formanti nomi di popolo sono Lati-nus Sabinus Veliternus Romanus Africanus: qui in parte l'origine deve essere anche anaria, etruscoide, e ciò specialmente per -anus che si raffronta agli .etnìcì greci .in -1)VOC; -Civo:; come 'AV"rLOX1)VO:;. -anus è quindi uscito dal dominio degli etnici formando anzitutto urbiinus vicanus, quindi humanus (per il cui u ofr. § 18), tertianus 'della III legione o coorte " viritanus (virit-im), publicanus, iecunanum ' victimarium ' (iecur iecin- ), dubiinum ' dubium ' e nei cognomina: Aemilianus secondo Africanus eec.; dal tipo tertianus si formano Caesariani, Vite lliani ecc., e soprattutto con nomi in -on- Milonianus Neronianus: su questo modello i tardi soteric-ianus (Tert. < Cl"(ù"r1JpLXOC;), indi castr-icianus urbiin-icianus. L'etnico in -timoanche osco: N li v l a n li s 'NoHini '; il nom. sg. doveva suonare -ans pronunziato a Roma -as (§ 50; cfr. Luca(s) bOs ' elefante' da Lucanus). L'opposizione di queste forme d'origine osca con nominativo -n« ma genitivo -tim-ei« è
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ha fatto sì che gli etnici q'origine greca ma giunti a Roma attraverso mediazione osca, come *N eiipolitiis NEii7toÀh'YJe; -Tii<;, siano stati analogamente declinati; onde il tipo N eiipolitiinus, da cui -itiinus si è poi distaccato dando origine al nostro -itano. Di origine ignota è tabiinus. T L § 192. - Di data ie. è l'ampliamento -i-no- (da -io, -ei-), cfr. farina gt. barizeins 'di orzo' (far), riipina lit. ropienà, suinus gt. swein 'porco', haedinus gt. gaiteins; forse vicinus come lit. kaim-flnas 'paesano' (ma cfr. § 188)~ Quindi aquilinus femininus anguinus genuinus omnino libertinus; sostantivi pulvinus (Iettone spilva ' erba palustre " spilvens ' cuscino '), salinum; femm. disciplina piscina medicina officina < opificina lapicidinae pistrina (pistor) ecc.; urina: scr. vari' acqua '; carina 'guscio di noce ': xocpuov (imprestito ~), pruina: scr. pru~va' brina', crumina da gr. ypufL€CX forse attraverso l'etrusco. Da ineola nel più antico aspetto *enquelii forse inquilinus, da popa popina (volgare coquina: coquos), da rues Tuina, da concubium concubina; sagina è antico, forse da confrontare coll'armeno y-agim ' satìor ' da *en-sagh-. Per consobrinu« cfr. § 398. Secondo miitut-inus (cfr. MiitUta) è fatto vesper-tinus; paupertinus è da *paupertiit-ino-; intestinum (opus 'incassato ') è da intex~um, ma reinterpretato secondo inter è stato usato delle interiora; . secondo esso (o secondo Praeneet-inu« ') è fatto clandestinus (da un *clam-de). Agnina vit1llina (caro) corrispondono a lit. jaut-iena ' carne di bue (jautis) , ecc. Per Piiiina ecc. cfr. § 203. § 193. - tino. Aggettivi temporali vengono formati da avverbi col suffisso -tino-, di data ie. (*-tt"no-, -tno-): cfr. scr. nutnas e nutanas 'di ora' da n'ii 'ora', lit. dabartìnas id. da dabar. In latino, criistinus cfr. il sinonimo scr. çvastanas, diutinus, pristinus, serOtinus ecc.
L § 194. - ni, nu. Poche formazioni con -ni- si trovano in latino, ed esse sono assai antiche: amnis (ap- in scr. iip- , acqua' cfr. § 86), collis (: col-umen, cfr. lit. kalnas 'monte '), crinis
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(: cris-ta), finis (*figsni-: figiH), funis (*bhondh-snis rado *bhe'ndhin gt. bindan ' legare' lt. of-fendimentum ' legaccio dell'apex '), ignis scr. agnis, mànés (Y), pànis (*past-ni-, dimin. pastillum) , pénis (*pend-sni-), omnie iop-s Y), lénis (lé-vis) ecc. Scarsi e dubbi i casi di -nu-: sinus albanese gji, pi-nus (pi-tuita ' resina' 7th'\)~), manus (o man-u-: aated. mun-t 'mano' Y), cornu (xép-~ç, xép-wç; o corn-i; scr. ç~~n-gam Y). § 195. - en, ono Il suffisso ie, -en-/-on- doveva apparire come -é(n) od -o(n) nel nom. sing. (7tO~fL~V cXXfLwv, scr. raja 're " lt. pecten homo), -en- od -on- nei casi forti (7tO~fLév~ cXxfLov~, rajanam da -on-), -~- o -n- nei deboli (cXpv-~, raja-bhis rajii-a strum. plur. e sing., oarn-iei. Ancora in latino questa originaria apofonia si rispecchia nei vari aspetti assunti dal suffisso, che può fungere come primario o come secondario: § 196. - P r i m a r i o: -en-, msc. pect-en cfr: X't'-dç, ordo, turbo e, con passaggio ai temi in -io, iuvenis (gen. pl. iuvenum)
scr. yuvan-, canis (canum): xuwv; femm. cardo (Y), grando ablg. gradu, margo gt. marka 'confine'; ntr. pollen (pul-vis gr. 7t~~-7tIXÀ-'Yj), gluten (gl-éba, con ampliamento -ut- della radice), inguen c1.Ò~V, sanguen (da *sang u nomino di un tema eteroclitico oser-lson-, cfr. § 202; anche msc. sanguis). In unguentum polenta abbiamo ampliamenti a mezzo di -to-, normali per temi in -meno; in argentum = scr. rajatam (-~to-) l'ampliamento è di data ie. Con -en- od -on°, grado allungato diffuso dal nominativo: lién -enie armo leard ' fegato' (antico tema in rjn, cfr. § 202); bibo -onis, incubO, ~igo (ÀLcryO\Ì da *À~'Y-Gxo-), epu16, erro, latro: À~'t"pe:uç, piso ecc.; di origine alloglotta caupo (cfr. XIX7t'YjÀOç), mirmillo, spado < G7tIXÒWV. Praecà ha forse -con- tema radicale di cano, cfr. ciconio, § 169.
L § 197. - S e c o n dar i o: homo gt. guma (: humus x&cilvecc.) e némo da ne-hemà § 35 (con o dal nominativo, hemiinem. Enn.), commilito, tueo, léno (di su léna dal gr. À'YjV~L' ~cXXX~~) e formazioni da aggettivi come Gato (catus), manduco, cfr. gr. ~'t"pcX~wv ,ApLG't'WV e l'aggettivo debole germanico blindan- a lato di
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MORFOLOGIA
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blinda- , cieco '. Un -im- femminilizzante in luno: iuvenis (onde anche iun-i-x); forse -en- ha lo stesso ufficio in virgo· -ginis: cfr. § 203.
L § 198. - -wn- (in parte -on- da temi in -i-) abbiamo nei derivati pellio 'ciabattino', essurio, curio 'dimagrato dalle cure', unio 'perla' e 'cipolla', ternio, qu,aternio, in pugio (pungo pugil pugnus), e soprattutto in femminili astratti come adagio excidio 1'ebellio legio communio (-i- + -on-) e nel conglomerato -tion- dei femminili ratio gt. raho (mtus) e nation- ecc. prolungati da antichi temi in -ti- (§§ 235 sg.) come in armeno (-t'iun) e in celtico. Nota superstitio da *-stu-, scr. stuti- 'lode'. § 199. - Dai temi in -nc- sono formati femminili in -o -inis, questo da -nis avanti cui c diventava g (§ 86) passato poi al nominativo: »orn» vorago -ginis da -gnis; ma il suffisso ha poi assunto impiego più esteso, cfr. imago (imitor), lumbago, sartago, cartilago forse da *cartila (indi oss-ilago vitiligo 'lebbra': vitium) come cunilago similago da cunila simila ecc. - Similmente con -en-, da -ix è fatto impetigo: impetix PF., e col -gen così sorto, da temi in .i-, fuli-go (scr. dhulis 'polvere '), lenti-go ecc. onde rob-igo ecc.; da temi in -u- aeru-go (cfr. aet'uca), vesperu-go ecc.
T § 200. - In modo analogo da astratti femminili in -tia(§ 241; pei suoni § 86) è sorto -tMo -inis di fi1'mitUdo beatitud6 ecc.; di qui ed anche da formazioni in -edo -inis, antiche perché trovano il loro corrispondente in greco (cX.ÀY"Y)owv ece.), cupped6 (cuppes), frugedo, gravedo, formido (: !LOP!LW; da un aggetto formidus in formidare), cupido, cfr. cupitum, secondo cui lubido, oscedo (oscitare); pei nomi d'animali testudo (testU), hirudo , sanguisuga', 7iirundo e alcedo (rifacimento di cX.ÀXUWV), cfr. la finale di xeÀ~ò(~v. Poco chiaro è harundo. T § 201. - meno Accanto ai temi in -en- ne stanno fin dal tempo ie. altri con -men- (-s-men) cfr. seme» ablg. sem~ gen, eèmen-e, nomen OVO!LOC scr. nama gen. namn-as ablg, ime, , stamen gr. u't"f}!Lwv, crimen (*cri-s-: cerno § 18), examen (*ag-s-m-), LUmen
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(*leuksm-), columen (cello), specimen, momen (*move-men),tutti neutri; spesso abbiamo il prolungamento con -to- (cfr. scr. çromatam 'fama' aated. hliumunt id. accanto all'avest. sraoma id.), in tormentum (torqueo), documentum (doceo), argumentum, lamentum (la-trare, lit. lo-ti 'abbaiare '), fermentum (fer-veo); i plurali fulmenta (fulcio) offerumenta rumenta lamenta vengono usati come femminili presso antichi autori. Da temi nominali abbiamo bitUmen (da un oscou. *bitu- '), cacumen (sanscr. kaleùbh» e kakudh, cima', fatto secondo acumen di acuo), frumentum (frug-es). Le forme in -menuom sono più diffuse nel latino arcaico e volgare (ital, -mento), quelle in -men nella letteratura classica ed elevata. Temi maschili (in -mo -mon-ie colla solita diffusione del grado allungato dal nominativo) sono ser-mii (sero serui series), temo (*tenks-men-: ant, island, pisl- da *tenks-la), pulmo cfr. 7tÀEU!J.WV. T L § 202. - erlen, I temi neutri in -en- si alternavano parzialmente in epoca ìe, con temi in -er- (questi generalmente nel nom.-acc. sg.): iecur iecinoris (per *iecin-is, secondo il nominativo; ma cfr. iecun-anum 'victimarium '): scr. yakr-t yakn-as gr. ~mxp ~7tcx't'oç (c.ome òv6!J.cx-'t'oç), femur feminis, iter itineris (per *itinis); aser ' sangue' e sanguen (sanguis msc.) sono derivazioni di un paradigma analogo al scr. a.r;rg asn-as (ma in lt. i l _gu è stato esteso ai casi obliqui, onde sangu-en) ittito essar gen. esn-as. Dal nominativo l'r ha soppiantato l'n dei casi obliqui in uber ùberis: scr. udhar udhnas cfr. gr. oi'i&cxp oU&cx't'oç.
§ 203. - onofona in alcune parole come coepulonus Pl., centurionus PF., cnasonlis ace. pl. PF. 'ago per grattarsi il capo' sono prolungamenti con -0- di epulo centurio *xv&awv (o cnason-as è la trascrizione dell'ace. pl, greco '), e corona è dal gr. xopwv1); forse queste e simili forme hanno contribuito al sorgere di patronus matrona co16nus. Viceversa prolungamenti con -a- degli antichi femminili in -im» col valore di nomi di divinità (cfr. [uno § 197) sono Adeona Pomona Bellona e simili (cfr. Vallonia ecc. § 177);
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MORFOLOGIA
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secondo essi da Aii:rw si è fatto LatOna, da un etrusco rpersu persona. Parallelamente dal gl'ado O di temi in -tion- (cfr. umbro natin-e abl., corrispondente a natione in cui il grado allungato del nomino è stato diffuso all'intero paradigma), abbiamo Potsn-a Statina Libitina (potio statio *libitio), da cui l' -ina di Liic-ima Rusina Collatina ecc. T L § 204. - mo. L'antico suffisso ie. -mo-I-a- (SCI'. gharmds gr ..lh:Pfl6ç lt. formus; gr. Y-UaL-flo-ç: xuap6ç ecc.) entra in un certo numero di formazioni latine p l' i m a l' i e come armus gt. arms (&'P-IXp-(crxw, ars), cul-mu« (collis, cello), anirnus &vEfloç; femm. fama (fari), [orma (ferio Y), gemma. (geno), palma 7tiXÀcXfl"l), turma (turb-o); ntr. arma (cfr. armus) , pomum; aggettivi firrnus (SCI'. dluirma« 'legge '; i 'rustico', § 13 Nota, per e), simus (: silus) e altri più oscuri; con -s-m-, squama (: squat-us), glUma (glUbo), dumus ant, duemwm, rèmu« (*ret-sm-: èPE't"-fl6ç); e s e c o n d a l'i e come opimus, sacrima ' mosto offerto a Bacco " aeruma ' utensili sacri' (aes; dubbio), victima (*victo-: gt. weihan , consacrare '), matrimus, patrimus. A volte -mo- pare sorto da -mmo- (§ 207), ciò specialmente quando fuori del latino corrisponde una forma con -no-, p. es. in spuma SCI'. phena-s presumibilmente da *spoimno-I-a-. T L § 205. - Diverso da questo -mo- (-imo-) è quello che forma aggettivi con significato superlativo (esprimente cioè il confronto con più contrapposti): clarimus, purirna, bruma (da *brevima § 23, propriam, 'il giorno più corto dell'anno '), min-imus, quotumus, postumus, plurimi (plus; è testimoniato un antico plisima PF., ma Varrone registra plUsima) , summus (*sup-m-), demum (de; secondo esso eetrému» postrému« supremus), primus (peligno prismu, cfr. prie-cue § 391). Accanto ad -imo-, -t-imo- allato a -t-erior in ci-timus extimus 'intimus ultirnus dextimus sinistimus (F.), optimus di ops; col significato di 'il più vicino " concreto o astratto, fini-timus maritimus legitimus. Cfr. SCI'. apa-mds 'il più lontano' (dpa = !X7to), dn-tamas = intirnus ecc.
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T L § 206. - In latino, oscoumbro e nelle lingue celtiche al suffisso -imo- vien preposto un -s- originario forse dall's del comparativo (pl·urimo- da, plus + -imo-, maximus da *mag[i]simo-), in proximus: prope (dissimilazione di *prop-s-), mediox-imus (medioc-ris), 6xime (ocior), pessimus (: peiior da *ped-i:os-): cfr. osco n e s s i m a s 'proximae' ant, irland, nessam 'proximus' di *nedh- 'legare', gallico OÒ;Lcr&{-L'YJ n. di città, propriam, ' la più alta '. Da comparativi in -is (tipo magis, grado O di -ioe-, cfr. §§ 53.255) più -simo- si è fatto il normale suffisso -issimo- di carissimus ecc.: ma nigerrimus iicerrimue facillimus sono da *nigro- *acri- *facli-simo § 39; ueterrimus è formazione recente (posteriore al rotacismo di -s-) dai casi obliqui (veter-is ecc.) di vetus. Da *vicent- *trigent- o loro precursori, infine, si ha vice(n)simus trigesimus ecc., § 85. T L § 207. - mino, mno. Del suffisso ie. -meno-l-n- alternantesi con -mno-l-a-, usato precipuamente per la formazione di participi medi (gr. Àu6[le:voç, scr. pacamanas '7te:crcr6{-Le:voç' ecc.), esistono in latino alcuni avanzi: anzitutto nella II plur. indicativo del passivo e deponente, ove legimini (cioè estis) è uguale a Àe:y6{-Le:VOL, sequimini ad é7t6{-Le:VOL ecc.; indi in [emina 'colei che allatta' (: fe-lare), tormina 'colica' (: torqueà; ovvero antico nom. pl. ntr. di tormen in tormentum '), lam(i)na (da *la[u]o *ly:a-, cfr. scr. lu-na-ti 'taglia '); alumnus (alO), calumnia (calvor 'inganno, contesto '), aerumna (aeruscare ' mendicare '); Vertumnus (deformazione dell'etrusco Voltumna'), Pilumnus (: pilum '), Picumnue (: pica') sono oscuri; columna può essere primario (colo nell'antico significato di 'girare ') o secondario (columen + -a-). T § 208. - ro, Il suffisso ie. -ro-l-a- rimane in latino formando sostantivi e aggettivi, sia primari che secondari. PRIMARI. So s t a n t i v i: taurus "t'OI:UPOç, vir scr. viras lit. vyras e con Jt ant. irland. [er, labrum (: labia), scalprum, ager cXyp6ç, murus tmoi-ros: moe-nia), lorum (*y:lo-: e:uÀ'YJpOI: OI:uÀ'YJpOI: 'redini '), st1tp"um (stupor), fulcrum (fulcio), fibra (*guhis-ra: lilum § 217); a g g e t-
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MORFOLOGIA
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t i v i: piger, glaber (lit. glod-ùs 'liscio', quindi da *ghladhro-), macer ILIXXp6ç, integer (tango l'ad. tag-), ruber èpu&p6ç, clarus (cla-mo), gnarus (*gt"~-: gno-sco), ecc. SECONDARI: cerebrum (da *ceras-ro-: XéplXç), membrum (gt. mimz SCI'. marl}sam 'carne', quindi *memsro-), tenebrae (con dissimilazione delle labiali per *tem- SCI'. tamis-ret 'notte oscura ': tdmas- 'oscurità', ancora nell'avverbio temere § 420). § 209. - Abbiamo -ero- in lacer -eri (: lancino con infisso nasale, § 436), gener (cfr. gr. YIXIL~p6ç con IL forse secondo YIXILÉw ~), gibber lettone gibbis, puer volgo pover (7tif-Lç), Iiber ÈÀEU&EpOç (propr. 'appartenente al popolo', cfr. slavo ljudlf,je 'gente' ted. Leute id.), hedera (: prae-hendo, praeda < -heda), miser (: maestus); ma tener pare metatesi di sabino tereno- 'molle' onde terentinae wucee Macrob, Sat. II 14 (tero), socer è (secondo gened) da *s,!!:ekuro- éxup6ç SCI'. çvdçuras, uterus da *udr-o§ 102 (: u~wp ecc., cfr. anche § 102 per venter), numerus è da -aso- (cfr. o. Niumsieis = Numerii) e umerus da -eso- (cfr. SCI'. a"!,,sas ' spalla' ecc.), per asper cfr. § 158; prosper contiene uno *sparo- corresponsione di SCI'. sphiras ablg, spor'u 'ricco, abbondante', vipera è da *vivi-para (pario); infine levir (lae-) è per *laever da *daiver (§ 108) = gr. ~a~p SCI'. devar- lit. dieverìs (come pater ecc. § 250).
T § 210. - Da alcuni nomi in -tu- (-su-) si è tratto un derivato femminile con -ra-, formando -tUra- (-sura-): cultura cursiira statura pictura, secondo questi "natura ecc. da temi in -to-; il rapporto oultor: cultura, cursor: cursura ecc. ha determinato indi l'uso di -tUra- per formare astratti a nomi in -tor-: praetiira censura litteratura gladiatura. Cfr. anche figura (fingo, figtllus) con un -iira l'icavato dal confronto di status con statUra ecc. Similmente prolungato da un tema in -tuo, quello stesso che dà il supino (§ 239), dev'esser -tùro- dei participi futuri attivi, datUrus ecc. Nota anche maturus (: MatU-ta). § 211. - Alcune altre formazioni con -ro-: galeru8 m. (galea), amarus aviirus, satur (: satis) e, prolungato di -iii-, luxuria;
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ma pro-cèrus sin-cèru» (sin- 'uno' di simple» ecc.) contengono un *cer-o- corradìcale di cresco ecc. Per sevirus cfr. § 256. L § 212. - tero, Come (già in epoca ie.) da super si è fatto superus (§ 159), onde inferus secondo il rapporto summus: infimus § 106, così da inter un *intero- onde intra inter-ior e secondo questo exterior extra, citerior citra ecc. È sorto così un suffisso -teroche in lt. serve solo a indicare opposizioni relative, in greco (~ÉÀ-'t"epoç) e in scr. (ama-taras = 6.lfL6-'t"s:poç) funge da suffisso di comparativo. Esso entra in uter alter, nàster vester, dextet· ae:çm:p6ç sinister, magister secondo cui min-ister, matertera porcetra (cfr. scr. açoauno» ' mulo' da dçoa-s ' cavallo '). L § 213. - Lo stesso suffisso, sincopato in -tro-, pare rientri nel complesso -astro- di jiliaster, pairaster (cfr. matertera) , parasitaster, surdaster, oleasier, A ntoniaster, apiastrum, pullastra ecc., coi diminutivi peditastellus 'pedone', gravastellus , vecchiotto ' propriam, 'grigio' (aated. grao ' grigio 'i o bisognerà leggere col ms. A di Pl. Epid. 620 ravistellus, riioa- di ravus Y). L'origine dell'-as- è oscura: che contenga l's di magister ecc. Y A queste forme si riattaccano probabilmente quelle con -tri- di semestris semenstris (da sex- e da semimens-), equester palUster (-str- da -ttr- § 85) i *nemes-tri- (nemus) in N emestrimue 'dio dei boschi', secondo cui campester silvester terrester e rùrestri» (di rus: Apuleio); da *agrestris dev'essere dìssìmilato agrestis.
+
§ 214. - ri, L'alternanza ora vista fra -tro- e -tri- rientra nel quadro di quella fra -ro- e -ri- i quest'ultimo suffisso appare in parole come ocris 'mons confragosus' (onde medi-ocris) ClXptç , punta' scr. açris ' angolo, spigolo', puter (putere), imber (antico tema in -0-, cfr. liepp6ç scr. abhrtim. 'nuvola '), junebris jenebris muliebris alebris da -es-ri- (funus, jenus, mulier da -es-, *alos-), iicer lixp6ç, alacer (liÀx-E), secondo questi oolucer (volare) che ha dato forse -eri- ad anser ie. *ghans- X~v X'Y)v6; < *xocvcr6ç. Septem novem decem + -ri- han dato *septebris ecc. secondo cui octà-bri-i l'analogia di ocui- ha fatto reintrodurre per intiero
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MORFOLOGIA
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il cardinale negli altri nomi, dando september nooember december (piuttosto che da *septe-mems-,'i- >septe[me]mbri-: mensjs). Vome,' è tema in -is-, cfr. § 254; carcer (accanto a cancri 'cancello' dissimilato da *carcro-) è piuttosto con -i- da *kar- raddoppiato.
T § 215. -
TU abbiamo in tonitrus, propriamente contaminazione di *tonitus scr. tanyatus con un *tonitro- persiano tundo» inglese thunder ecc.
§ 216. - Paralleli ai suffissi contenenti r sono quelli con l, i quali a volte non se ne distinguono nettamente per la facilità con cui le due liquide vengono scambiate, specie in seguito a dissimilazione: così le formazioni labrum scalprum fulcrum da noi segnate fra quelle con -ro- potrebbero avere in origine -10-, con una dissimilazione analoga a quella che è normale (§ 49) pel suffisso -li-o Abbiamo dunque:
T § 217. - lo I-a- in pilus, stilus (: sti-mulus?), caelum (: caesius?), exemplum (eximo),' grallae 'trampoli' (grad-ior) , sella (sed-eo), paulus (pau-cus), siiu« (,qi-mus), amplUJJ (am- 'abbrac· cìare ' in ansa); con -slo-, palus (*pagsl- di pango, cfr. paxillus), qu/ilu» (dirnin. quasillus da -ss-: ablg. kos1, , cesto' da *quasio-), ala (axilla) aated. ahsola; prelum (premo), filum ( *g"his- lit. gysla , vena' e cfr. 208), mii1a (maxilla), aul(l)a (auxilla), scnlae (seando), tel~tm (tendo); rnulus, come gr. !Lu:x.M:;, è da un *mukslo-, parola di origine anaria. Spesso fra radice e suffisso appare un -uche in parte può essere vocale di anaptìssi, in parte sviluppo dell'
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Pumilio, è da nUYfllXÀLCùV confuso con 1tuYfllXi:oç. Da temi in -è-: suade-la, candela (raddoppiato cicindela), adsidelus, luela (lues); secondo questi, da altri temi verbali e nominali, fugela, querela, custodela, corruptèla, tutela, cautela, clientela; forme quali querella ecc. son dovute a confusione col suffisso diminutivo del § 260. Nella categoria dei primari con -lo-j-a- rientra ficedula (ficoedo) che ha dato il modello per i nomi di animali acrèdula nited111a, e querquedula adattamento popolare di XEPXL&IXÀLç; monèrula, forse da *monelula (: monile, per via del distacco di colore nel collo, quasi una collana), poi monedula, adattato ai precedenti anche come iperurbanismo rispetto al. mutamento volgare di d in r (§ 108).
+
T L § 218. -liforma, oltre i so s t an t i vi pugil (pungo, pugnus), mugil (mungo) e vigil (anche aggettivo, cfr. vigeo) e un antico sostantivo *fuli- (: fft-mus) in fuligo § 199, con -sli- toliJa (: tonsillae), ancile (: caedo), a g g e t t i v i vari: p r i m a r i, agilis, docilis, bibilis (cfr. bibulus), facilis, fragilis, utilis, habilis, nubiiis (o i. due ultimi da habi[b~llis, nubi[bi]lis') e con -sli- incilis (caedo), da radici numerali o pronominali sim-ilis (sem- § 387; secondo esso parilis di par), talis, qualis (cfr. "I)ÀL-XOç, 1t1)ÀL-XOç); s e c n dar i, da temi verbali in -ti- (di sul rapporto di animalis da anima con animare), auguralis (secondo cui fatalis, cfr. augurium: fatum), manalis, ovalis ' corona di mirto insegna dell'ovatio', ratiocinalis; da temi nominali, b1'uma-lis secondo cui hiem-alis autumnalis nivalis glacialis annalis temporalis septentriOn-alis (onde meridi-onalis); curia-lis secondo cui reg-alis greg-alis j vita-lis secondo cui mort-tilis (e mortualia) ecc.; e, con -ri- dissimilato (§ 49), vapularis singularis militaris ecc.; da temi in -e-, fide-lis (secondo cui crud-elis: crudus), contumel-ia (tumeo con influsso di contemno) , fameli-cus, quindi patru-elis carduelis (carduus) onde alb-uelis (ma fidelia da *fides-li- con *fides- = 1tL&Oç l'ad. *bhidh-); in -io, vi-lis (: vieo, in origine probabilmente , giunco' o simili, cosa di poco pregio), genti-lis (onde sero-ilis virilis ecc.), aedilis, hostilis, orbile, monile (SCI'. ma1!'is ' collana 'j cfr. monedula § 217), ovile (onde boo-ile sennle equile joenilia
o
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caprilis su-ooe-taurilia, di qui cubile sedile da c1lbo ,çedeo) ecc.; in -u-, C1tr(r)ii-lis (secondo il cui rapporto con cU'f'ro, da edo è fatto ediilis), tribiilis. Secondari con -ili- sono herb-ilis par-ilis supellectilis (: lectus 'letto'; accanto ad esso, direttamente dalla radice, il nominativo supellex), da participi passati passivi altilis fictilis plectilis pensilis fissiUs reptilis, da toUitim 'al trotto' toliitilis 'trottatore '; di qui è stato ricavato -tili- in saxatilis umbratilis. Per -bili- cfr. § 230.
T § 219. - co,_ quo. I suffissi -co-/-a- e -quo-/-a- continuano quelli il'. -ko- -ko- e rispettivamente -q'no-: la loro trattazione promiscua è consigliata dal fatto che sovente essi si confondono sia fuori ~el latino (p. es. in scr. -ko- e -qvo- dànno -ka-, in gl'. -ko- e -ko- dànno -"-.2-), sia nel latino stesso, dove non solo -co- continua -ko- e -ko-, ma anche -quo- passava a -coper il § 32, e soltanto in parte -qu- si riestendeva _all'intero paradigma dai casi in cui ad esso seguiva altro suono che -o-i talora stabilendosi due paradigmi, uno in -co- l'altro in -quo-. p l' i m a l' i: cas-cus (cfr. canus da *cas-no-, peligno casnar , vecchio 'l, par-cus (o parc-o- 'l, pau-cus (pau-llus), tesqua ntr. 'plur. (e tesca, -cum; da *t~es-: scr. tucohas 'vuoto' da *tus-ko-), spica (: spina), esca (*ed-s-) secondo cui po-sca. S e c o n d a l'i: pris-cue (: primus § 205), iuoen-cu« scr. yuva-çds (-a- da -tL-), siccus (*siti-cos),-raucus (: ram's), ctoi-cus, classi-cus, pani-cu1n, noverca (*nover- da nova secondo socer poter mater frater); gli etnici Vols-ci, Tnuci (umbro tu l' S - k 0-: Tupcr-'Y)v6ç), A urunci (A{jcrov-e:c;); reciprocus da "reco-proco- formazioni di re e pro, forse ipostasi di re-que pro-que 'e indietro e avanti 'i hiulcus (hio) petulous da temi, poi scomparsi, in -lo- come querulus. Viscum è da *vixo- cfr. gr. t1;6c;; m1tSCa da *muxa o da *mox(i)ca, cfr. scr. mdk~ika. Cfr. § 117. Verbae-cum col oerbas-l-ee- di verbera, contenuto anche in verbena (lit. virbas 'verga' ecc.), ha forse provocato lo -scodi lenuecu« (: lentus') hibiscum mariscue scutriscmn (: scutm Cato; o qui abbiamo il suffisso diminutivo greco -iexo- 'l; ma in parte almeno questo -sco- dev'essere di origine anaria (<< li8 -
v. PISANI.
Grammatica la/ilio statico e comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
gure »), così come l'-usca- in nomi di varietà di viti, asinusca cerousca atrusca labrusca (questo: *labar, *lapar nome iberico del coniglio Y) e in mollusco (nux). § 220. -ico-j-a- (da -iko-, forse anche -eko-, -oko-) si trova in medicue comica e nei secondari vitr-icus (da un *vi-tero'più lontano. '), bellicus, modicus, manica, pedica, flaminica, Gallicus, antico poplicus (populus) che dà il modello per piiblicus (pubes); iinicu« gt~ ainaha ablg. inoku 'monaco '. Accanto a rus abbiamo rùe-ti-cus, forse da un sostantivo *rus[~ti}ti (da *-sta-ti-) 'lo stare in campagna', o 'che sta in c. '; secondo esso (in parte anche secondo campester aqrestis § 213), dome-sticus; -ticus, astratto da venat-icus lymphat-icus, anche in umora-ticu« viaticus, indi fan-aticus eec.; ma dal greco vengono freneticus < rppe:vi:,t'Lx6ç, poeticus, exctiou« *è~<.tl-. Per patricius ecc. cfr. §§ 178.183. L
§ 221. - k. Parzialmente queste forme in -co- possono essere ampliate da più antiche in -k- (-q"-): in un caso il lt. conserva l'antica forma, nel nominativo sene» (accanto ai derivati seneca, senicus) di contro al scr. sanakas. Come senex, ma declinati per intero, sono formati podex (: pèdere, da *pozd-: pezd-), vertex, ape» (apio, detto della parte superiore d'un berretto a punta), rupex (rumpo), secondari hirpex (sabino hirpus 'lupo'), dentex, imbrex, rumex (dìssimìlato da *rucm-: runco) , piimeo: (: spuma), [ame» (: &WfLLY~ Y), lote» ()\iX't"iX~), coli» (XUÀL~) ed altri termini men chiari. Cfr. Ernout, Philologica (1947), p. 140 segg.
T L § 222. - Dopo vocale lunga troviamo la stessa alternanza di -ko- (-quo-) e -k- (-q"-): con a, oorii-» (vorare) ecc., onde aud-ax, eap-n», rapax, siigax (: sagio), tena», contumax (: contem-no) ece.; secondario lingua-x, onde mend-n« (mendum) , mer-nai, fornax e merncu», opiious, lingulaca, verbenaca, cloaca (cluere antiqui purgare dicebant Plin. XV 119) ecc.; - con e, veroè» (per l'e, Iuv. X 50: fiXp-~V Y), allec (da cXÀux6v Y); - con i, i femminili come datr+x e iun+x (§ 268), inoltre appendix, matrix, radix, cornix7 felix (: feza~e), perni» (perna: 'che ha buone gambe'), e vesica
PARTE H. -
MORFOLOGIA
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(*~ensi-:
scr. va,c?ti-s 'vescica urinaria '), mendicus (mendum), pudicus, 1tmbiliclts (: ÒflcpocMç), formica (scr. oaimika« ' formicaio '), lectica, lorica, landica (: hv&ocvCù§100),rubrica, urticà (·urit-: uro'), opri-cue (: apri-lis'), anticus, posticus (questi due anche -quos), amicus (am- 'attorno', quindi' che sta attorno '); - con -ii, oerrù-ca (lit. virsù-s ' cima '), oarrùca (da carrus, forse sostituzione di un *cutruca da currus -us) e poi cad-iicus albucus lactùca ecc. Non è escluso che sulle fortune di queste forma-
zioni abbiano influito analoghe formazioni « mediterranee». § 223. - Alcune di queste formazioni con -quo-, -k- preceduti da vocale lunga sono in origine composizioni col grado O o normale di *oqU- 'aspetto': tali specialmente quelle in -ocdi iero» (fera *oqu_) 'avente aspetto di fiera', solo» '~pLOV 1tOCXU' (solum, cfr. solidus), ve16x (vela), atrox 'sanguinolento' (a.'l[c]t-ox di aser 'sangue' § 88), rispondenti a gr. KuxÀCù~, oc!&o'~ ecc.
+
§ 224. - Un suffisso *-enquo-f-rfquo- (scr. apii/iic- 'aversus' di apa = cX7t<), pratyaiic- 'adversus ' di ptati = 7tpOç, gr. 1to8-omoç cXÀÀo8-oc7toç) si trova in propinquus longinquus e nel derivato p'rovincia 'sfera di competenza del magistrato' (da un *pro'Venquos di ·provo- , ius ' = slavo pravo).
T L § 225. - t. Un suffisso -t-, designante spesso l'agente, abbiamo in anti-stes -sti-t-is euperstee (sto), hebes (hebeo), trame» (*trans-mì-t- : meo), teres (tero), teges, gurges (gurg-ulio, [g]vor-are), stipes, tudee (tundo), ind-iges (ago), sacerdos (*sacro-dhO-t- § 96), forse custos (§ 118), loeu-pìe-t- man-sue-t- (nomin, -es), merqee (cXflÉpyCù), seges (*seghO gr. ~XCù), ari-es cfr. ~r)L-cpoç; composti con -i-t- di ei- 'andare', comes comitis pedes (§ 338) secondo cui anzitutto equee miles (propriam. ' soldato', con *milo- da *mido§ 108: fl~(j&6ç scr, mi!lhdm 'mercede '), arquites 'sagittarii', satelles (* ksatrolo-: scr. k~atriyas 'guerriero' '), indi ales caeles rtime« palmes, -i-t anche in paries da *peri-it- 'che va attorno', 'che circonda' § 43; con -m- fomes (cfr. fomentum); di origine ignota o incerta limes (: limus ') poples (: pulpa' cfr. it. poi-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
pacc-io) tarmes termes. Abies contiene la radice di c1.~L-'J· ÈÀIXnJV e il suffisso -a,t- di ÈM't""I); Cocles Coclitis è dissimilato per *coclex cocleees: KuxÀtù\jJ (*quequlo-oqu- ' che ha una ruota come occhio 'l.
T § 226. - M,·, tr, L'elemento + rientra nei nomina agentis ie. in -ter-j-tor-, nom. sg. -tèr -tor (gr. oo"t'1]p OW1"tùp; cfr. anti-sti-te sta-tor-), di cui il latino ha esteso a tutto il paradìgma la forma allungata del nominativo. -tal' (> -tor § 135); ma il femminile in -tr-iai ci serba il grado O (scr, datr-t ece.), così pure i derivati mole-tr-ina pist'rinum (molitor pistor). La forma della radice è analoga a quella del ppp. e del supino (§ 231) e così pure secondo questi si regola la sostituzione di -tor- con -sor-: dator (ma SCI'. datti; in origine il vocalismo della radice era il normale), genitor SCI'. janitti gr. ye:ve:'t""~p, perculsor, Secondo rapporti come quello di pugnator (pugnare) con pugna e simili, -tor- è diventato anche denominale: tiletitor, clavator, holitor, iiinitor, portitor 'doganiere' ecc. Ciciitrix è forse forma raddoppiata con grado allungato da *kii[u] (§ 62) della radice di xo:(tù Éxo:uao:. Sul derivato -tor-io- cfr. § 175 (1). L § 227. - tro cio bro bio. Dal suffisso -ter- è stato tratto, già in epoca ie., un -tro- indicante soprattutto lo strumento; grazie alla esistenza di un -tel- accanto a -ter- (slavo doteli = oo"t'1]p ecc.), analoga a quella di -lo- accanto a -ro- (§ 216), con ·tro- 'si alternava -tlo- (cfr. gr. &pO-1"PO-V ma c1.V-1"Àoç da *sam-: sen-tina); infine, probabilmente in origine dall'unione di questo suffisso con radici terminanti in media aspirata secondo § 118, stanno accanto a -tro- -tlo- dei suffissi -dhro- -dhlo-, con ugual valore. Da questi suffissi sono sorti in latino -tro-; -c(u )lo(§§ 88.41; ma ancora pilum da *pinsilom, diminutivo pistillum) e, per dissimilazione con l nel resto della parola, -cro-; -bro-; -b(u )lo- (ed -ii-). Abbiamo così: (l) -t-er appare in origine formato coll' .er.(o). di § 209. come il derivàtone ·tTO·, ·tlo· (§ 227) ha funzioni simili a ·ro·, ·Zo· (§§ 208.217), p. es. in ara·trum [ulc-ruan. ecc.
PARTE II. -
lIfORFOLOGIA
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§ 228. - a) arii-trum; rostrum (rodo), culter (dissimilato da cor- di cor-ium xdpw), riister (1'ado) , cast1'!!:m (in origine' luogo
trincerato " cfr. il dimin, castetium, da *kas- 'tagliare', cfr. il derivato castrare e SCI'. çae-trtim. ' strumento da taglio '), p16strum (: gallico plox-enum ' carro' ?), mulctra, fulgetrum 'lampo', soutra (: crxeuoç)j con -s-tro-, lustrum (luceo), monstrum (moneo), fenestra (e antico fe[n]stra) assimilato da *fanestra (: cpottvW, cpotve-p6ç), e i denominali capistrum colamistrum. rapistrum canistrum (canna) j dal greco provengono sistrum e ostrum, questo da ocr't'peov preso anche come ostreum, Da un *la-tm- (ablg. la-jl! 'latro') è derivato latrare. T L § 229. - b) pocZom > piiculwm. SCI'. patram, piaculum, cubiculum, oramllum, adminiculum (: c-mineo), terriculum (terreo), subucula 'camicia' (: ind-uo). mareulus (da *ma1ilo-, diminutivo martellus onde è rifatto martulus; *martlo- dissimilato da *multlo- cfr. malleus, marcus è retroformazione da marculus), saeculum (gallese hoedl 'durata della vita '), e ambula-crwm volUcra 'convolvolo '; molucrum è dal gr. fLUÀotxpov con assimilazione di a all'u precedente, ma rifatto secondo 'molo. c) cribrum. (cer-no cri-menj l'aìrl, criathar ha -tro-), flabrum, dc-lUbrum ' santuario purificatorio' pollubrum 'catinella' (dc-, por-luo da -lavo -ere), lavabrum, ventilabrum (secondo cui il denominale candclabrum)j Mulciber e Mulcifer (con -f- oscoumbro), forse faber armo darb-in id. ablg. dobru 'abile' (*dhadi fa-c-io)j aggettivale è questo suffisso in crèber (Cl'C-SCO) e in calabra (curia: calare). Derivati sono lUdibrium e manubrium. Illecebra, salebra (salio), scatebra, terebra, vertebra, palpebra (e palpetra; da un *palp- con raddoppiamento rotto § 272: 1t!XÀÀecr&otL 'trasalire', cfr. palpitare) parrebbero dovuti, per l'-e-, a influsso di tenebra (da *temes-ra § 208). d) conciliabulum, exorabul1lm. sta-buium (pro-stibulum, naustibulum) , pabulum (pasco), patibulum, tribulum (tero tri-vi), fibula (figo), fabula (fari).
L § 230. - bili. Come accanto ai sostantivi in -1'0- -lo- gli aggettivi in -ri- -li-, così accanto ai sostantivi in -bulo- abbiamo
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA.
aggettivi in -bili- (da -bli-): sta-bilis exoriibilis amiibilis flebilis mobilis (§ 33); con dissimilazione dell'l, aneliibris (aneliire), alebria ' bene alentia '; -i-bili- si è aggiunto a ppp. in flexibilis plausibilis ecc. (cfr. fìetilis pensilis ecc. § 218); secondari sono aerumniibilis exitiiibilis (: exitiiilis) e altri pochi. T L § 231. - io. Fin da epoca ie., -to- forma aggettivi verbali e alcuni sostantivi ('t"ot-:6ç scr. tatds lt. tentus) e aggettivi denominali (lit. barzd6tas ablg. bradatu lt. barbatus).
r.
a) P a r t i c i P i
P a s s a t i P a s s i v i, che nelle formazioni primarie antiche sono dalla radice in grado 0, ma spesso hanno subito influssi, specie dal tema del presente, che attraversano questa norma: in-elutus xÀu't"6ç çrutds 'auditus, inclitus', diitus, ad-itus, liius, situs (e po-situs), dictus, ductus, iietus (§ 25), striitus 0"'t"pw-'t"6ç, niitus eogniitus scr. jiitds e gen-i-tus (secondo genitor), vomitus scr. viintds (*~,!,,9-), satus ratus con 9: se- re- § 70, similmente eo-gnitus (ma no-tus) statu8 (stiirG); da causativi in -eo, monitus da *mone- o *moni- ecc., secondo questi alitus (ma antico altus, specializzatosi come aggettivo), taeitus, ma, in doctus tostus da *torsitos (torreo da *torseio) la vo'
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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ambedue è stato fatto eensus; il sostantivo eiisus -us ha provocato lapsus -us e questo il ppp. lapsus; per nixus, nisus cfr. § 495. Si notino inoltre: looiitu« eeoùtu» secondo argutus solUtus volUtus di arguo solvo volvo (questo con antico u, cfr. scr. varu-tdr, protettore', propriam. 'che avvolge', vdrutham 'difesa' cfr. anche § 452); gavisus di *gavideo (> gaudeo) secondo visus (§ 25) di video; mixtus dal preso *mik-skeio (> m'iseeo) secondo piistus: *piis-seo e per evitare l'omofonia con micius (ma gr. (J.LXTOç). Per mortuus cfr. § 164. Valore di aggettivo hanno assunto aUus, aptus, attentus, eautus ecc. § 232. - b) So s t a n t i v i: eubitus ~o dal gr. XU~LTOV?), digitus (*deig- 'indicare' accanto a *deik- di dico ecc., come in gt. taik-n-s 'segno '), hortus XOpTOç (e bar-a 'stalla' scr. hdr-ati 'prende '), lectus (ÀÉx-TPOV ÀéX-oç gt.. ligan 'giacere '), paliitum (?), multa (mulco?), nupta, porta (7te:p-cXCò, 7tOp-oç), antae scr. ittiis 'cornice della porta' (·~iJ-).
T L § 233. - II. D e n o m i n a l i: (ne)fiis-tus, iùs-tus, angustus (angor), arbustus (arbos), [ùmestu« (funus), tempestus, modestus (*modos- onde moder-o) secondo cui moleetu« (: moles § 28), ubertus; barba-tu» ansiitus hastiitus ecc., quindi (u'gent-iitus cincinn-iitus alb-iitus priv-iitus cord-iitus; auri-tus pelli-tus mari-tus (da un *mari- , sposa'), indi mell-itus av-itus; astU-tus cornù-tus tribù-tu« belU-tus (bellua) Niitu-ta alù-ta (alu-men) 'cuoio ammorbidito coll'allume '; aegrotus è isolato; planta 'pianta del piede' parrebbe da pliinus; senec-ta iuven-ta carectum {ilic-tum frutec-tum onde dum-ectum ecc., hum-eetus; -è-to- in combrétum ficetum oletum (olea) asprèta fimetum sabuletum sepulcretum cocetum 'pasticcino di miele e semi di papavero '; tuccetum ' carne in conserva' (tucca ' salsa ') è parola gallica. In ordinali e superlativi appare -to-: quantus tantus quartus, *q'}totito- in cotti-die da *quotitei die (locativo), iuxtii da un ablativo *iugis-tiid (!LéYLa-Toç), ecc. § 234. - éruentus, piuttosto che da un tema in n prolungato di -to-, è da *cru-vent- = avest. xr(u)vant- (cfr. § 243); secondo
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
esso, da violo è fatto violentus che, sentito come derivazione di vis, ha dato origine a un suffisso -olento- in vinolentus (forse sostituito a *vinovent- = gr. Otvozv't"-?), esculentus, tem~llentus (temetum), macilentus (macies), truculentus (trux), gracil[ol]entus Enn., an-cunulentae 'feminae menstruo tempore' (in-quinare). T § 235. - ti, tiim: Il suffisso -ti- forma sin da epoca ie. maschili nomina agentis e specialmente femminili nomina actionis; in latino del primo impiego abbiamo solo alcuni resti; -ti- dei femminili si è serbato solo in antiche formazioni, ha invece trovato una fortuna straordinaria nell'ampliamento a mezzo di -un- che costituisce il complesso -tion- (§ 198), ancora oggi produttivo nelle sue continuazioni romanze. Abbiamo quindi: a s c h i l i: hostis gt. gasts ' ospite' ablg. gosa id., fustis da *fiirs-: &upa-oç, futis 'vas aquarium' (fu-nd6), vectis (vexo); ma testis postis sono composti di tris por con -st-i- di stare. Un antico nominativo n e u t r o è necèsse propriamente 'il non recedere' (*ced-ti-: cedo). l\{
§ 236. - F e m m i n i l i: ars arti-um (artus &p-cxp-LaxCil), cohors (hor-tus), cos (: catus, o/a), cutis (xu't'oç), dos, [ore scr. bhrtis 'il portare' (fero), mors scr. mrtis, pars (pario), nox scr. o ndkti- lit. naktìs, puls (pollen), pestis (*per-sti- da per dh ti di perdo rado dM- 'porre' § 118, cfr. scr. bhaga-tti 'dono di felicità' di da- 'dare '), quies apers. siyati-m 'prosperitatem " tussis (tundo), vitis (vieo), mens scr. matis (me-min-i), messis, salUs (salv-ere), sitis scr. k~itis 'il venir meno '; parecchi di questi temi sono conservati in casi irrigiditi col valore di avverbi, mentre il sostantivo esiste solo nell'ampliamento -tion-: statim (statio), cursim (cursio), raptim ecc. Come si vede dalla maggior parte di questi esempi, il grado apofonico è quello 0, già da epoca ie.; in latino ha però avuto luogo, specie per l'ampliamento -tion-, un adeguamento alle sorti del ppp., cosicché si può dire che dal ppp. si forma l'astratto sostituendo -titm- (-sion-) al -to- (-so-) del ppp. stesso. Cfr. censìo edictio circumductio abitio mentio ratio potio ecc. Secondo casi
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PARTE II. -
MORFOLOGIA
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come cenatio di cenare ma riportato a cena troviamo -( a)tioncome suffisso secondario in arena-tio agricolatio ecc. T L § 237. - Un -ti- troviamo anche in sèmenti» Cato (trasformazione di sernenta), inoltre in aggettivi indicanti la provenienza: Arpinas, Samnts, Quirts, nostrés, cuitis (§ 383). T § 238. - tu. Astratti maschili vengono formati a mezzo del suffisso -tu- risalente ad epoca ie. i anch'esso si aggiunge alla radice o al tema verbale quale appare nella formazione del ppp., e assume negli stessi verbi che questo s per t. Esempi sono cultus -iie, datus, ductus, iussus, aestus (= infin. scr, éddhum , bruciare '), lUctus, plausus, USUS, victus, crepiius, spiritus, habitus, arbitriitu», commetiius, magistratus, soriitus, arceseitus, Dai rapporti arbitratus: arbiter, magistratus (magistrare PF.): maqister, iudicatus: iUdex si è prodotto un denominale -iitus in consuliitus pontificiitus, indi principatus, condiscipuliitus, coelibiitusi accanto a cui stanno collettivi come senàtu« (senés) comitiitus equitatus (: equitare!) peditatus. § 239. - Un impiego speciale hanno assunto gli astratti in
-tu-, in quanto le forme dell'accusativo e del dativo (cultu ecc., memoratui Pl.) sono state incorporate nel sistema del verbo infinito colle funzioni di supino attivo e passivo: una cosa simile osserviamo anche in sanscrito dove l'accuso sing. di tali temi è usato come infinito (kdr-tu-m 'fare 'i in vedico anche il dativo: é-tav-di 'andare', e il genitivo: e-to-s id.), nelle lingue baltiche e nel paleoslavo dove l'accusativo funge da supino (cioè da infinito finale): lit. duotue 'datum', ablg. delatu 'factum '.
T L § 240. - tiit, Probabilmente da antichi astratti in -ta- è sorto già in epoca ie., coll'aggiunta di -t- o -ti-, il suffisso -tiit-tati- formante astratti femminili (scr. sarvdtat o sarvdtatis = gr. oÀ6't"'YJC;): in latino esso è di largo impiego e appare nelle due forme (gen. pl. civitat-um e -tati-um): iuventas (accanto a iltventa), bonitas, som:etas (§ 43), aevitas > aetas (aevum)i comi-tas, nobili-tas, simili-tas (secondo cui differitas per -entia), onde -itas dopo temi in consonante come auctor-itas héreditas i ma da
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
temi in r, s, uber-tas sec. cui vidu-ertiis (Cato), eqes-ta« tempesuu maiesta« (maius); con sincope, facultas (*facli-), simultas (simili-), lioertn« (libero-) cfr. §§ 37.39. Aplologia in aest[it]as (aestus), volunt[it]as (volent-j-ont-) ecc. § 241. - tUf. Analogamente dagli astratti in -tu- si è formato un -tut(i)- il quale compare, oltre che in latino, nelle lingue germaniche e celtiche (airl. oen-tu 'unità', gt. mikildup-s 'grandezza '): iuventus senectii« servitus vir[i]tiis. Su -tudin- cfr. §§ 86.200. L § 242. - nt forma sin da epoca ie, participi attivi dal tema del presente: amans -antis, stans, dans, haben», legens (ÀÉyov-r-), capien», audiens. Mentre il scr. conserva nella declinazione la variazione apofonica fra tema forte e tema debole (bhdrant-j bhdrat- = ferent-), il greco ha generalizzato -ovr- nella coniugazione tematica, -V'I"- nell'atematica (cpÉpov,·: ibx\lu\I't'-), il latino ha -eni- (amant- è da -aient-; ma dant- potrebbe essere da *da-nt-), che può continuare -ent- o piuttosto l'antica forma debole -'{ft- (= scr. -at-). Resti della forma forte con -0- abbiamo in euntem, in volunt-[it]as accanto a volentem, e in flexuntes ' equites ' seppure questa parola è di formazione latina, inoltre in sons 'reo', propriam. 'colui che è (il colpevole) , contro ab-ssn« prae-sens (ens è stato formato da Cesare secondo poténs: potest e certo con influsso del gr. 5\1'1"-; su potèn« cfr. § 519). Dal tema di perfetto usato con valore di presente Plauto (ap. Serv.) ha formato meminéns. Come sostantivi sono usati aduléscéns cluéns parentés e rudéns (~); come aggettivi frequéns (: farc-io~), prudéns (da pro-v[i]déns) , repèn« (: rapio con e secondo recéns) , potèns, recèn« (o questo da una radice ken- 'incominciare' in ablg. po-éinlf 'comincio' ecc. ~), uvéns (uveo). Formazioni denominali, generalmente tarde, sono p. es. stellans Lucrezio, gracilens Nevio; da temi verbali in a non testimoniati son tratti elegans (: lego), petulans (: peto, cfr. petul-cus). In epoca imperiale secondo beneficentissimus ecc. si è fatto il superlativo pientissimus da cui è stato poi tratto un positivo piens.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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Forme non participiali con -nt- sono jons jontis (scr. dhan, scorrere '), jrons jrontis (messapico brunda 'caput cervi' '), mons (: e-mineo), dens òa6v'r- scr. ddnt-jdat- (secondo l'analisi corrente, participio preso di ed- 'mangiare' con grado O della radice come s-oni- gr. i5v'r- di es- 'essere '). § 243. - Il suffisso ie. -,!!:ent- indicante l'esser provvisto di qc. (scr. -vant- p. es. in hira'f}-ya-vant- 'ricco d'oro' gr. o-rcvé-evr-}, che abbiamo trovato in cru-enius § 234, è nascosto forse in quadriins (secondo cui sextiins octiins) da *quadrii-vent- (cfr. quadrii-gintii) come gr. 'rE'rpéXc; -éXv'roc; 'moneta valente 4 oboli 'j per triens cfr. § 134.
T § 244. - oso. Secondo un'opinione abbastanza diffusa ma poco credibile, il suffisso latino -oeo- sarebbe da *,!!:ent-to- (o *'!!:r!t-to-)j un'altra ipotesi vuole che -iieo- fosse in origine *-ods-o-, cioè una derivazione con -0- dal grado O di *odos (= odor), cosicché vinosus hircosus varrebbero 'che manda odore di vino, di capro' e poi attraverso p. es. aquosu» contrario di vinosus ecc. -seo- avrebbe assunto il suo valore corrente. Si potrebbe anche scorgere in -oso- da -oseo- (§§ 25.79) un ppp. di od- (oa-wÌ'Ìoc ecc.), cosicché vinos(s)us sarebbe' odoroso di vino 'j e infine sarebbe da vedere in quanto hanno influito simili suffissi « mediterranei », Comunque, -oso- abbiamo in [ormosu« (scrittura tarda e volgare jormonsus), glori-osus onde labor-iosus, luctu-osus onde mont-uosv«, pericul-osus onde met-iculàeue; da temi in consonante abbiamo arI"Jbiti08US (forse secondo offici-osus), "eligiosus, calamit[iit]osus, jragosus, cliimosus. Da aggettivi sono derivati ebriosus (secondo vinosus), bellicosus (o questo da bellicum 'suono di tromba che chiama alla guerra '). T § 245. - ment, énsi. Accanto a -vant- il scr. ha un -mantcon .ugual valore: mddhu-mant 'ricco di dolcezza " vdsu-mant'provvisto di ricchezze': si può pensare che uguale origine abbiano clémens -entis vehemens -entis, il primo con una base in -e- di *tel- (in tuli ecc.; *tle-ment- dissimilato in k-i, all'incirca come 'rÀtXf.lWV), il secondo possibilmente da *vehes-ment § 28j violens e pestilens sono ricavati secondo questi da -entus.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Da -o-,!!:ent- + -ti- potrebbe forse derivare l'-ensi- di amnensis , situato presso un fiume' atriensis camensis 'provvisto di museruola' oastrènsi« circensis [orénsis ecc., anche da nomi di luogo: R6man-ensis e, partendo da Bononi-ensis, R6man-iensis, Corinthiensis ecc. Questo suffisso, poco comune nella latinità più antica, si è andato sempre più diffondendo col tempo ed è l'origine del nostro -ese. § 246. - d. In alcune parole appare un elemento -do, non sempre di ugual provenienza. Glans glandis equivale all'ablg, zellfdt (senza d: gr. ~eX.ÀIXVOC;, *guI9-); fr6ns frondis pare contenga il *dhron- di homo -9-pOVIX 'fiori'; pecue pecud-ie è formato da pecu- come gr. &'xp(+ XE:fLeX.-S-; inoltre eapie (capi6), cassie (*cat-ti-d: aated. huot 'cappello' da *kat-o- o *k6t-o-), cuepie (forse da *kupsi- § 117: scr. ka-kUbh- 'punta del monte '), lapis ÀE:1teX.c;; mercès (merx), palUs (scr. palv-alam 'stagno '); cuppiJs (cupio). Ma hiJres è da *hero·red- (hero-: gr. X~plX ecc.; rèd-: scr. radh- ' ordinare '), ouetos da -do-t- §§ 118.225. § 247. - do, bo. Il suffisso -i-do- contiene un antico -do-, cfr. callidus umbro ace. pl. k a l e u f 'colla fronte bianca' (con da. d); -dii- in forda 'gravida' § 54, cfr. illir. ~lXpS~V , violentare' SLS 175; non -i-dho-, poiché la glossa arfet che si confrontava con ardet derivo di iiridus è da leggere ar(e)jìt, e acerbus non è da *akri-dho (§ 104; ma cfr. sacerdo« da *sakro-dhO-tcon d!), bensì con un antico -bho-/-a- quale p. es. in albus ocÀcpoc;. Solo in qualche sostantivo abbiamo realmente -b- da -dh-. Segnamo dunque: aggettivi, fumidus, gelidus, vividus irland. beode, frigidus, pallidus, jluidus, sapidus, avidus, qualche volta
r
r
in relazione con temi verbali, qualche altra con temi nominali (roscidus accanto a r6ridus per influsso di sùc-idu« o musc-idus); sostantivi, morbus (morior) , verbum lit. vardas gt. waurd, barba ablg. brada ags. beard, plumbum (*plou(n)dho-: irl. luaide da *ploudhio-), turba. 't'up~'YJ russo tereb-ju 'arruffo, scompiglio', columba ablg. golabl , gr. xoÀufL~oC; (-b-! cfr. XE:ÀIXLVOC;) e palumbes -ie con passaggio ai temi in -i- (come gol'fM; per la radice cfr. 1tÉÀE:LIX), gleba (osco *glifa testimoniato dalle lingue romanze;
PARTE H. -
MORFOLOGIA
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lit. gleb-ti 'prendere fra le braccia '), herba ('PÉp~(ù 'Pop~~; hrustico, § 105), tuba (formazione da una onomatopea tu, tu-tu come SCI'. dundu-bhis ' tamburo' da dundu-s id., anch'esso onomatopeìco). Nudus potrebbe avere d per t assimilato alla sonora della sillaba precedente, se da *nog"otos = gt. naqaps = airl, nocht. 01'udus è = SCI'. 1c'rurds, con dìssìmilaz. dei due 1'. § 248. - L'elemento -do- entra in due complessi suffìssali, -bundo- e -cundo-, Il primo troviamo p. es. in nerberiibwndue
1'idibundus pudibundus juribundus da verbi, da nomi in arnorabundus eec.: è possibile che 'l'origine vada scorta in moribundus, questo contaminazione di morbidus e moriundus, a meno che in -bundo- non debba vedersi un secondo tema di composto contenente gli stessi elementi che il presente slavo bad-a 'sarò' c c da *bhii-nd(h)- di *bheua- lt. fui. Quanto a -cundo-, esso potrebbe esser sorto in iù-eusuiu» fe-cundus fatti dietro l'esempio di secundus ' favorevole 'i di qui poi il suffisso sarebbe passato a formazioni di sfera semantica diversa, come fiicundus, iracundus, verecundus, rubicusuiu» ecc., sempre da temi verbali.
T L § 249, - endo, undo. I nominati secundus moriundus contengono invece il suffisso -undo- che in alternanza con -endoforma i cosiddetti gerundivi o participia necessitatis: legendus legundus, audiendus audiundus ecc., formati dal tema del presente come il participio presente (che accanto ad -ent- da -enio -r!t- aveva una volta -oni- onde -unt- in euntem, § 242). L'origine di questo suffisso è poco chiara: forse esso è sorto dal gerundio legendi o legundi, audiendi o audiundi interpretato come genitivo e che ha dato quindi di sé non solo gli altri casi del gerundio (audiendo -um), ma anche il gerundivo. Quanto al gerundio stesso, esso corrisponde esattamente all'infinito sanscrito (vedico) in -adhyai: pibadhyai = bibendi « -dhiei: dal tema del presente), bhdradhyai = ferendi, vdhadhyai = vehendi ecc. Il gerundio e il gerundivo oscoumbri in -11,(11,)- da -nd- (non -ndh-): u. pihaner ' piandì " o. li p s a n n a m 'operandam, faciendam ' sarebbero pertanto imprestiti morfologici dal latino.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 250. - ter, Un elemento -ter- appare all'uscita di nomi indicanti parentela, appartenenti all'antico lessico ie.: pater 7t'1X't"~p scr. pita gt. fadar, miiier, frater; ianitrices 'mogli di due fratelli' femminilizzato per *ianitres cfr. homo dVIX't"épe:ç dato sg. èvlX't'p~ in una iscrizione greca della Lidia, lit. nom. sg. jénte frigio LVIX't'e:plX scr. yatti( *:f:.rp-). Senza il -t-, soror da *sy:esor con estensione dell'o a tutto il paradigma, cfr. scr. st'dsa lit. I~esu;; gen. sese;s ecc. (il grado debole in sobrisiu» da *sy:esr-). Mauxor è antico femminile con r del maschile con n che appare in scr. uk~dn- 'toro' armeno am-usin 'sposo " propriam. 'provvisto di marito (moglie)'. Niente con questo -ter- ha che vedere quello di accipiter, antico composto di acu- 'veloce' e *pet-ro- 'ala' scr. pdtram cfr. scr. açu-patvan- gr. WXU-7t''t"E:poç. Quanto a venter (vendri-), cfr. § 166.
T § 251. - s. Molto diffuso è nelle lingue ie. un suffisso -es-/-os(grado O, poco usato, -s-) formante sostantivi neutri che appaiono anche come secondi membri di composti aggettivali, nel quale caso il nom. sg. ha pel maschile e femminile l'allungamento della vocale nel suffisso: più raramente il semplice appare come msc. o femm., generalmente con apofonia o e allungamento di questo nel nom. sg.: cfr. scr. jdnas gen. jdnas-as yévoç yéve:oç genus generis e:ùye:v~ç ed Atawç -6[a]oç ecc. In latino la formazione di neutri si limita al periodo preistorico, e il suffisso diventa improduttivo; invece i maschili, in cui il grado allungato del nominativo è passato a tutto il paradigma (quindi honà« *honos-is > honoris § 113, poi honor con r anche nel nomino per analogia dei casi obliqui), prendono sempre più piede. Il grado apofonico della radice è, almeno in origine, il normale: nei maschili esso si regola sul presente del rispettivo verbo, ove questo esista. Quindi abbiamo foedus (fido), opue (ops) scr. tipas (a da o), hoius (antico helos § 14; cfr. helvus), latus ir. leth (tema in -es-), onus (onu.~tus) scr. dnas- , carro da carico " pondus (pendo) ece.; con o dal nom. sg. nei casi obliqui corpus -oris (scr. krp- 'forma '), dedecus (decet; cfr. il msc. decor -oris), frigus pr.yoç (sr-), pectus scr. pdksas-
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MORFOLOGIA
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'parte, metf!" ala' airl. hucht (*poktu-) 'petto', tempus (ma adv. temperci, tempes-ta« ecc.: lit. temp-iù 'tendo '), penus (adv, penes locativo adesinenzìale ' nell'interno " dal più antico significato di penus 'la parte interna della c~sa '); in aequor l'r è penetrato anche nel nominativo, forse per analogia di marmor (antico tema in -r); il grado O del suffisso abbiamo in far farris (da *fars-, cfr. gt. bariz-eins 'qi farro' = far[r]ina), arcaico ioux-menta > iumenta (: iuger-a - ~EUYECX), aux-ilium (: augustus, a'ijgeo), anx-ius (: angus-tus; il lt. conserva il msc. angor), ius 'diritto' SCI'. y6s 'benessere " pus 1tUOç, rus avest. ravah'spazio libero '; cfr. anche lixa § 163. In aes aeris (deriv, ahemM *aies-no-) SCI'. ayas ayas-as l'e dei casi obliqui è passato al
nominativo. Maschili sono decor -éris (accanto a decus), error, amor, labor (-os), terror, fragor (frango); femminile arbor (-os), pensato come femmina, cfr. il genere dei nomi di piante. Il costituirsi di sistemi come algor: alge(sce)re: algidus, cando,'.' oamdère: candidus ecc. ha fatto sì che putror pigror caldor si regolassero secondo i rispettivi aggettivi; quindi le formazioni in -or- direttamente dagli aggettivi, lUror (lurid~ls), amiiror, nigror, aegror ecc. § 252. - Con -nos-: fac-i-nus, fenus (: [e-tue, cfr. "t"oxoç: "t"Ex"t"<Ù, ital. 'ì frutti '), pignus (: pingo: segno fatto per ricordare l'impegno ~), volnus (* '!.!;elanos-: airl. fui l da *'!.!;oli- 'sangue', OÙÀ~ da *foÀ-vii 'ferita, cicatrice '), funus (*dhou- in gt. dau-p-s , morte '), mu-nus (mu-tare. moi-).
T L § 253. - Venus -eris (derivato venenum da -es-n- , filtro amoroso ') è l'antico ntr. = SCI'. vanas- 'desiderio', evidentemente femminilizzato a designare la dea straniera, Afrodite, entrata nel Pantheon romano dove si aveva un genio non antropomorfo per questo sentimento: cfr. la mascolinizzazione di Cupido ragguagliato a "Ep<ùç. Vetus, in origine' anno' cfr. gr. (f)~TOç, usato apposizionalmente ha finito col diventare aggettivo. Un antico femminile in -oe (onde -os- nei casi obliqui) è stato ampliato di -a, Aurora cfr. § 163; altri derivati sono arbustus, suboer-
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bustus (verber-a) e »erbena; fiistus, iustus; tenebrae (dissimil. da "temebrii-: l'antico tema in -es- e con m è conservato nell'avverbio, antico locativo, temer-e, propriamente' al buio '), oerebrwm mémbrum § 208; vener-ii-ri iuriire (ius) ecc. Da temi in -es- son fatti gli infiniti in -se -ere -re (loeativi, da -es-i, -s-i): esse legere audire, cfr. § 566. Dal grado O di temi in s è partito l's di complessi suffìssali come -sno- (p. es. luna da *louk-s-nii: scr. récas- , splendore' § 186), -slo- § 217 ecc.
T § 254. - Altre formazioni con s sono i maschili (i primi due anche femminili) cimis x6vtç, pulvis (: pollen) , 'I)()mis (e vomer secondo i casi obliqui: da *'!!:.og"zhmis-, cfr. gr. Iltp-vtç, con v per dissimilazione colla labiale precedente Y); glis glir-is (scr. giri-s , topo '), fl6s (gt. bio-ma ' fiore '), fiis (fii-?'i), erii« (arm, sru-n-k' , gambe '), glOs (Y&À6.lç slavo *zuluva: antico tema in -o[u]- Y); etrusco è forse Liir (antico pl. Las-es) § 339, greco tù« (Moç l). Temi anticamente in -9S- (come scr. kravis- , sangue' = xpÉocç, lt. cruor- passato nell'analogia dei msc. in -os -6ris) sono spés, nom. pl. antico sper-és gen. spér-um da *spejes- (cfr. scr. sphety-ate , prospera ') che dal nom. spés (-é- da -*éjil-) ha rifatta la sua declinazione e ha assunto genere femminile secondo il semanticamente affine fidés, § 354; e vis da *'!!:.i9S plur. vir-és vir-ium ecc. forma debole rispetto a *'!!:.ej9s nel scr. vdyas- 'forza vitale, ecc. " il cui singolare (solo nom. vis acc. vim abl. vi) è rifatto di sul nominativo interpretato come femminile e analizzato in vi-s, cfr. § 343. T L § 255. - Tema originariamente in .~ è quello dei comparativi, con suffisso *-ies-, nom. sg. msc. *-;,6s che in lt. ha dato la forma del tema all'i.ntero paradigma (antichi meliàsem; meliiisibu» e maiosibus); rimangono -jos nel nom. sing. ntr. melius maius, e avanzi dell'antica apofonia in derivazioni come maies-tns, del grado O -is- in mag-is e nell'-is- che con -simo- forma il normale suffisso -issimo- di superlativo § 206 (nonché in iuxtii sincopato da' *jeug-iHad). La forma ie. di questo suffisso, *-ies-j-ios-, si aggiungeva in origine alla radice, cfr. scr. ndv-yas- di ndva-s , nuovo', bdrh-i-yas-: brh-dnt- 'grande', gr. ÈÀ&.O'O'6.l da *ÈÀIXX,-
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iocr-a.: ÈÀa.x-uç; in lt. ciò si osserva ancora in maiior (*mag-ios-): mag-nus, mel-ior, peiior (*ped-), propior: prop-inquus, senior: senex senis, nequior: nequam; altrimenti -ior- si aggiunge al tema dell'aggettivo privato, se è il caso, della vocale finale. JJ[ inor e min-ister son fatti secondo maiior maqis-ter da minus, probabilmente in origine tema in -u- onde minu-o, ma sentito simile a maiius e conseguentemente trattato; primore« dev'essere una contaminazione di primi e priorcs; plUs da *plo-is, di qui plUrimi antico ploir-wmè: ma pteores del Carmen Arvale, se vale plures, sarà da *ple-j,os-. Forse un antico femminile di comparativo (: mollis?) è mu lier da -ies (cfr. muliebris da -es-ri-); altrimenti msc. e femm. hanno assunto la stessa forma (scr. navyas-, f. navyas-i), come in greco. Come magis è formato nimis (antico nimiu« come maiÌ1ls), forse tratto dalla radice nem- parallela di em- 'prendere' (gt. niman ecc.), col significato di 'capacius'; satis (: satur) pare formato secondo nimis, ma potrebbe anche essere antico avverbio dello stesso tipo.
L § 256. - Alla categoria dei temi in -s- apparteneva infine in epoca ie. il participio perfetto attivo con -'!!:es-/-'!!:os- (scr. vidvas- = gr. da-wç), grado O -us- (scr. vidu~- gr. tau[cr}'La.), alternantesi con -,!!:ot- (scr. strum. plur. vidvad-bhis gr. da6't"-oç). Resti di questo suffisso vanno scorti in cadii-oer (cado) e papii-ner (?), in memor (da *memus- § 18 per *me-mn-us-, cfr. § 204 -mo- per -mno-, = avestico ma-mn-us-; radice *men- di memini), infine negli avverbi seeus (seco), tenus (teneo), apud (da *ap-,!!:ot: apiscor), haud § 581. Un prolungamento del nominativo potrebbe essere seoèru« (per *sevcs-o-) da *segh-,!!:cs di *segh- gr. ~x(ù scr. sah-ati 'vince, sopporta, resiste' partic. pf. sahvas-; cfr. per-seoèrdre 'pazientare, esser costante ', § 257. - D i m i n u t i v i.
Tra i vari suffissi diminutivi in uso ad epoca ie., sono continuati in latino -lo- (scr. vrsa-ki-« 'ometto' di vr'san-, gr. eXpo. o • x.uÀoç 'orsacchiotto ') e -ko- (scr. dçoa-ka-s 'cavalluccio', gr. ~(;)fLa.~ 'altarino '); il secondo però, salvo in alcuni verbi 9 -
v. PISANI.
Grammatica latina storica (' comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
denominativi (nigricare albiciire; di qui deverbativi come velli· care: cellere ecc.), è adoperato solo in combinazione col primo. Per quanto riguarda il valore dei diminutivi, si noti che di frequente essi assumono una sfumatura di vezzeggiativi (corculum, ocellus, passerculus, Catullus: Cato o Catulus, Marcellus: Marcus, Lucilla: Lucius) o dispregiativi (homunculus, plebecula, popellus: populus). Abbiamo le seguenti formazioni: § 258. - -lo-, -ulo-: are-ula, digit-ulus, fac-ula, meretric-ula, capit-ulum, adulescent-ulus, cat-ulus (secondo cui vetulus di vetus; un più antico diminutivo è vitulus con i « simbolico ))), calc-ulus, voc-ula, reg-ulus, meroèd-ula; cop-ula di capis, corb-ula di corbis; agellus, austellus, rallus (rarus), integellus (secondo cui miscellus 'l, misellus, scutella (scutra); ampulla (amp[h]ora) , pullus (purus), satullus; columella (columna), bellus (duenos> bonus), asellu«, [èmeila, gemellus (geminus), oaièlla (catena), Hispallus, vallus (vannus), corolla, persolla, ullus (unus), villum (vinum) §§ 37.39; lapillus (lapid-); pugillus (pugnus), sigillum (signum), tigillum (tignum), ligellum ' tugurium' Non. (lignum), scabillum e -ellum (scamnum), pistillum (*pistlo- > pilum), maxilla (mala), paxillus (palus) § 39. Da aggettivi in -ino-: bovillus suillus catillus (e catinulus) sabillurn. Senza sincope, pulvinulus miserulus puerulus (ma puella) ecc. § 259. - Il complesso -ko-lo- abbiamo in ensi-culus, aedi-cula, anati-cula, arti-culus, meti-cul-òsu« (metus), corpus-oulum (secondo corpueculum: corpor-is Gellio ha barbascuius: barbar-us l), osculum; con sincope prioicloes (dat.-abI. pl., Fest. 205) di prious, cfr. it. soletto; con i per i tematico, apicula Pl., clavicula Germ., canicula Iuv. ecc., ove l'allungamento (accanto alla normale forma con i) dev'essere metri causa, ma esso pare stabile in [ebrioulòsu« (febrl,cu.la) , pediculOsus; labé-eula, nubecula, vulpecula (secondo cui ovecula Tert., strigilecula Apul.). Da formazioni di temi in -on- come homun-culus earbun-cutu« si è sciolto l' -uncuiu« di fur-unculus Cic. ecc. Generalmente, come già insegna Prisciano, la forma con -Ul1l-S è usata pei nomi di I e II declinazione, quella con -culus per i nomi delle declinazioni III, IV e V.
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§ 260. - Abbiamo incontrato già maxilla ecc. da temi antichi in -lo- (-la ); similmente troviamo fabella (falJula), maiella (matula), popellus (populus), tabella (tabula), ancilla (anculus), bacUlum (baculum), pocillum (poculum), cingillum (cingulum); qui si tratta del risultato dell'aggiunta di -lo- diminutivo al tema in -lo- (*fablo-la, *poplo-lo- ecc.) secondo § 39. Analogamente, l'aggiunta di -lo- diminutivo a temi già diminutivi ha dato -ello- -illo- in agnellus (agnulus), vitellus (vitulus), anellus (anulus), catellu« (catulus), cistella (cistula), sitella (situla) , oulcùella, digitellum, locellùs (locul1Ul) , nooellus, haedillus, armilla, mamilla, tantill1tS, tonsilla 'ormeggio' (cfr. tonsa , remo ') ecc. ecc., e blandiccllus (blandi-culus), mollicellus (mol· liculus), penicellus ecc. ecc.; onde suffissi diminutivi -ello-oello- usabìli direttamente senza l'intermediario di un primo diminutivo in -ulo-, -culo-, quali i nostri -ello- -eello, Mentre qui il fatto che si tratti di diminutivi da diminutivi è oscurato dallo svolgimento fonetico, esso appar chiaro in ancillula, bellulus, p1tellula, ecc. § 261. - Derivazioni da diminutivi sono aculeus, equuleus, manuleus, nucleu« (nucula, nux), matelliJ (matula), rubelli6 'un pesce' (ruber), ecc.
T § 262. - In nomi propri femminili dell'epoca imperiale si diffonde un nuovo suffisso diminutivo, -tua- (Atitta Bonitta Garitta Frunitta eec.), origine dell'itaI. -euo, § 263. - Oltreehé da sostantivi, i diminutivi possono foro marsi da aggettivi (aliquantulus, auritulus detto dell'asino, audaculus, frigidulu8, breoicuius, turpiculus), anche comparativi (plUsculum, meliusculus, minusculus); inoltre da alcuni avverbi: saepiuscule PI., clanculum PI. Enn. (e clancule) , eminulus LuciI.: queste derivazioni hanno valore chiaramente affettivo.
T
§ 264. - D i s t i n z i o n e d e l g e n e re.
Il latino ha ereditato dall'ie. la distinzione dei tre generi maschile, femminile e neutro, la quale è solo in parte basata.
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su una concezione naturalistica, in quanto distingue gli esseri della vita animale e vegetale in maschi e femmine e attribuisce le « cose» al genere neutro: ma, seppure si debba tener conto di estensioni metaforiche delle tre categorie, per cui noi parliamo ancor oggi di « chiave maschio» e « chiave femmina», o Latini e Greci usavano il femminile per i nomi di piante, concepite come madri del frutto, designato col neutro (come 'tÉxvov), o appunto 'tÉxvov come il ted. Kind ecc. sono neutri perché il piccolo di uomini o di animali vien considerato una cosa di cui il sesso non va necessariamente definito, come irrilevante; seppure il genere maschile o femminile degli astratti vada spiegato col fatto che in origine si trattava dei nomi di divinità personificanti una certa qualità o attività o simili; seppure si debba tener conto di ciò e d'altro, è certo che molte volte, in latino e altrove, non si può dare spiegazione plausibile del genere grammaticale di molti sostantivi, se non quella che in origine non esisteva una forma tematìca speciale a designare il maschile in contrapposto al femminile; e che, sorta la « mozione» degli aggettivi per cui certi suffissi (p. es. -a-) o desinenze erano peculiari di un genere, altri di un altro, i sostantivi si sono parzialmente regolati per l'attribuzione del genere secondo le loro particolarità tematiche. Lo stato di cose più antico è continuato ancora in latino da quelle coppie antitetiche di maschili e femminili in cui la distinzione dei generi non vien data da variazioni suffìssali, ma per un genere e l'altro si adoperano vocaboli affatto diversi, come è il caso di poter e miiter, frater e soror (gr. ut6ç e &uytX'!1jp), taurus e vacca, aper e scrofa, hircus e capra, servus e ancilla, mas e femina, vir e uxor, vir e mulier, sene» e anu.~, maritus e sponsa ecc. D'altra parte abbiamo parole indifferenti al genere (epicoena) quali merula anas turdus bos sus, anticamente puer (Fortunae Iovis puero primigeniae); talvolta ad un epicoenum si oppone la designazione speciale del maschio generante, come in aries, verres rispetto ad ovis, sus per sé indifferenti; è del resto da osservare che in epoca arcaica, anche di quegli epicoena i quali coll'andar del tempo si sono scissi a mezzo di distinzione suf-
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fissale (lupus lupa, puer puella), il genere viene di preferenza indicato con una determinazione aggiunta, attributo o apposizione, come in lupus temina, haee agnus, mea puer. T § 265. - NOTA. - Confusioni di generi, conseguenti in ispecie alla tendenza di eliminare il neutro, e accentuantisi in latino volgare, hanno luogo: I. in quanto i nominativi plurali neutri in -a vengono considerati come nomino sing. femminili e introdotti nella I declinazione: mendum e menda -ae, riipwm. e rapa -ae (cfr. ital. la frutta per le frutta), con vittoria generalmente del tipo femminile;
T II. in quanto presso i temi in -0- i neutri tendono a diventare maschili (cfr. pel lat. volgo § 301): questa oscillazione fra i due generi si trova già nei più antichi monumenti (dorsus Pl. per -um, ecc.), ed è dovuta in parte alla presenza di forme di plurale in -a da temi maschili in -0- come ioca di iocus, loca di locus ecc. (oltre ioci loci), un fatto già ie. come mostrano casi greci del tipo ".\J'x-ÀOC/v..UKÀrx: le forme in -a avevano originariamente funzione di collettivi, cfr. anche § 314. Ma soprattutto, sia in I. che in II., è I'inutìlità di un neutro, che oramai non aveva più una parte significativa, a provocare la progressiva eliminazione di questo genere. Pei nominativi neutri di III declinazione come audax cfr. § 346. Per la mascolinizzazione volgare di temi femminili in -0- cfr. § 301.
§ 266. - La distinzione mortologica dei generi avviene in latino:
Presso gli aggettivi in -0-, colla sostituzione pel femminile del suffisso -ii- ad -0-: bonus bona, piger pigra ecc.; gli altri aggettivi hanno di norma una unica forma,. salvo quelli in -ri- (acer ncris tJ:cre) nel nominativo, dove tanto *-ris del msc. e femm. quanto *-ri del ntr. avrebbero dovuto dare -eri ma nel ntr. si è ristabilito -re secondo gli altri aggettivi di III declinazione, e accanto ad iicer ecc. anche acris sempre secondo gli altri aggettivi (agilis: agile), restando acer e acris usati promiscuamente per maschile e femminile: in epoca classica ncer è andato restringendosi al msc. per influsso degli aggettivi di II declinazione coma piger, e pertanto aerie restava riservato al femminile: alcune forme isolate quali paupera sublima gracila sterila non hanno bisogno di spiegazione. Il neutro condivide, fin da epoca ie., la forma tematica del msc., da cui si distingue nel nom. ace, voc. per le desinenze (cfr. § 303).
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 267. - Per i sostantivi possiamo distinguere: a) La contrapposizione di derivazioni non aventi valore
specifico femminilizzante a maschili altrimenti formati: socer socrus, flamen flaminica, haedus haedilia, porcus porcilia; specialmente usato a quest'uopo è il diminutivo, in puer puella, anculus ancilla, caper eapella. T § 268. - b) L'uso di suffissi femminilizzanti o « di mozione », Il più comune di tali suffissi è -ti-, contrapponentesi fin da epoca ie., secondo l'esempio degli aggettivi, a maschili con -0(&ve:ljJt6ç &ve:ljJtli, scr. dçoa« 'cavallo' dçva): dea domina era serva coqua magistra socia marita equa agna capra lupa puera (Liv. Andr.), perfino vira e taura (Fest.); da temi altri che in -0-, Sospita clienia hospita fidicina Praestita coniuga; lea è fatto da leo secondo il rapporto di lena e leno per cui cfr. § 197; da sostantivi già femminili, socrua nurua e socra nura, ecc. Accanto a questo, in epoca ie. esisteva un suffisso -ia- con nominativo -i o -ja, che ritroviamo in avia fratria ' uxor fratris ' Maiia = scr. maht 'la grande; la Terra', in neptis per -t-s (§ 166; forse il nom. sg. femm. ferens può essere da un analogo *ferentis sincopato come nox nomino per *nokti-s ecc., e poi secondo il nominativo si sarebbe adeguato l'intero paradigma a quello del maschile), e, ampliato di un suffisso gutturale, in victri-x nutri-x ecc. (§ 222): in gallina regina pare doversi scorgere la contaminazione di un tale nominativo in -i con un femminilizzante in -on- ampliato con -a- quale abbiamo trovato in alcuni nomi di divinità, § 177 (quindi regina = *regi *regona). Nel tardo latino penetra dal greco il suffisso -isea: abbatissa fratrissa ecc., onde il nostro -eesa.
+
§ 269. - Naturalmente tali suffissi femminilizzanti si usano anche dove non vi sia un maschile cui contrapporre la formazione, come è il caso di pronuba, puerpera, vipera « vivipara §§ 150.162); del resto, -a- è impiegato anche come un qualsiasi formante (§§ 161 sgg.), solo che le parole con esso formateten-
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dono ad assumere il genere femminile, così nocti-luc-a; sanguisug-a, bii-cin-a ecc. (però agricola ecriba ecc. restano maschili). § 270. - Va qui accennato al fenomeno inverso, della formazione di maschili da femminili colla sostituzione di -0- ad -a-: viduus da vidua (scr. vidhdva gt. widuwo airl, fedb ecc.), sponsus da sponsa, concubinus da concubina; dall'epicoenon columba si ha similmente columbus. Si notino anche le derivazioni maschili da femminili come capreolus da caprea, galliniioeus da gallina. Un caso simile è avvenuto coi « plurali ellittici ll, in cui il plurale di un tema indica tanto l'essere maschile quanto il femminile di una coppia designati con temi diversi: patres = pater et mater; avi = avus et avia. Da un tal plurale, genitores = genitor et mater, è sorto genitrix (antico: cfr. anche gr. yevÉ't"wp 'Yevhe~plX).
§ 271. - F o r m e c o n r a d d o P P i a m e n t o .
Come in quella del verbo, così nella formazione del nome ie. ha funzione importante il raddoppiamento, anche quando esso non sia del tema verbale da cui il nome è tratto, come a vviene in bibulus da bibi), consistorium (epoca. di Diocleziano) da consisto e nei presenti bibèn« sisten« seren» gignens. Astra.endo dalla ripetizione di parole intiere (quisquis, quidquid, quotquot, quantus quantus, quamquam, utut), possiamo distinguere due tipi: T L § 272. - I. La radice, spesso una onomatopea, è ripetuta per intero (raddoppiamento intensivo): Marmar (= Mars), murmur querquer turtur cincinnus career farfarus furfur marmor (: fLlXpfLIXLpW); con dissimilazione delle liquide ,cancer curculio gurgulio; da radici in vocale, cuciilu», tutulus (o l appartiene alla radice '), *baba (fonte dell'ital. bava) in bab-ulus soprannome presso Apuleio baburrus 'stolto'; da radici a iniziale voealica, ul-ula, up-upa ~7toljJ. Una sezione speciale di questo tipo è costituita dal cosiddetto raddoppiamento spezzato, per cui, mentre la sillaba reduplìcativa conserva intera la radice,
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la radice stessa è ridotta al suo primo suono: bai-b-us (cfr. ~&p ~ocp-oç, scr. bal-bal-ii-karoti 'balbetta '), grex gregis (*ger- in &ydpw), bom-b-us, gur-g-es, pu-p-us, palpebra § 229. Di questo tipo sono formazioni verbali come gingrire, pipiare, 'tintinnare (e tinnio), bii-b-ire ecc. § 273. - II. Della radice è raddoppiata solo la prima consonante, spesso la vocale (che può esser sostituita da altra); cosiddetto raddoppiamento sillabico: [e-br-le (scr. bhur-ati 'si agita' rado *bher- Y), ti-ber (*bher- di lit. bèr-ae 'bruno '), cu-curbita, cucumis, cuoullu«, populus (: pello o pl-eo Y cfr. pléb« T.À'ìj&oç), pa-pilio, cicaro, cicatrix, cicer, cicirrus (cfr. chicchirichi), cicindela (: candela), cioonia (: cano), cicuma 'civetta', qui-squiliae (cfr. xo-axuÀfL!X't"Loc), ni-mbus (: neb-ula) susurrus. In formazioni verbali, cfr. cucubare (detto della civetta), cucurriare (del gallo: cicirrus), cacabare (della pernice; dal greco Ycfr. xeoex!X~oc· 1tépa~1;, xocxxoc~(~w), titillare, tetrinnire (dell'anitra), titubare. Per memor cfr. § 256.
T
§ 274. - Retroformazione
e i p ost a si ,
Abbiamo spesso incontrato delle r e t r o far m a z i o n i, ossia parole sorte per un processo inverso a quello onde si fanno normalmente dei derivati. P. es. da nomi in -ii- si traggono di solito verbi in -are; viceversa da pugnare, che è denominativo di pugnus, è stato tratto pugna, da luctari Ausonio trae lucia secondo il rapporto di cenare con cena ece.; similmente da administrare composto da ministrare che è derivato di minister si è fatto administer; da adulterare, composto di alterare col significato di corrumpere matronas (§ 44), adulteri da ab-undare (di unda) abundus, così pure aocomodus deproperus festinus opinus insignis praesignis transformis efierue (: fera) sèpo» (che non ha nulla a vedere con piir paris) congrex dai rispettivi verbi. Un caso interessante è quello di trunou« aggettivo, che è tratto da trwnciire, denominativo del sostantivo truncus. Analogamente avviene nella creazione di nomi da nomi: secondo il rapporto di textus col suo derivato textilis, Aviano ha fatto
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fertu8 da fertilis; dai diminutivi scutella (di 8cutra) aucella (di avi-cula) si sono tratti i nuovi positivi scutula ed auca (> it. oca); da irreligiosus, negazione di religiosus da religio, è venuto irreligio; da composti sono stati derivati semplici come nocentia da innocentia astratto di innooens, vagus da nemorivagus multivagus ecc. § 275. - Un fenomeno simile abbiamo ove da un femminile è stato ricavato un maschile (viduus, epiineu» § 270); e in generale nelle cosiddette i p o s t a si, quando da una forma di caso, o da un avverbio, o da un complesso sìntattìeo si ottiene un tema nominale: Iuppiter nominativo dall'antico vocativo (§ 344), fiuentum it"igemm dai nominativi plur. fluenta iugera di fluéns e *iugos = gl'. ~e:uyoç, epu16nus dal gen. p1. epwlàwum. inteso come accuso sing. se usato coll'accuso di un nome proprio; pLUsculi da plusculum, penitu« adi. da penitus adv., supernus da super-me; sé'vir da sé (per se» § 92) viri, triumvir dal gen. pl. trium virum, eeptentrià da sepiem. trionés (' sette buoi', cioè le sette stelle dell'Orsa), meridiés dal locativo *mediei dié (§ 108), intercus (i. e. aqua) da inter cutem, proportio da pro portione, proconsul da pro cèneule, sedulus sécurus da sé (= sine) dolo cura, perno» da per noctem: similmente, con l'aggiunta di suffissi, suburbiinus da sub urbe (secondo urbiinus), psmoeriwm. da post moeriis (= muros). § 276. - La formazione dei nomi in latino volgare.
Nel corso del tempo parecchi dei suffissi fin qui trattati han cessato di essere produttivi, alcuni hanno acquistato speciale diffusione, qualche altro se ne è aggiunto. Diamo qui un rapido sguardo ai suffissi produttivi in latino volgare, trascurando quelli oramai non più vitali seppure rimasti in parole di antica formazione e tuttora usate. Si noti che u finale di tema si è confuso con o (§ 139). § 277. - -o-I-a- è rimasto specialmente per ricavare dai verbi dei postoerbaiia (retroformazioni, § 274), secondo p. es. cantu8
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(tema in u) da canere ma raccostato a cantare: DOLU it. duolo da dolet, ACCUSA da accusare, ital, doglia (doglio < doleo), voglia « voglio) ecc. Dalle antiche formazioni con -qn-o- (§ 158) abbiamo ancora l'-igno di ital. caprigno rossigno ecc. Una nuova categoria di nomi in -a è data dal suffisso greco -(01.- (astrologia philosophia), onde ìtal, allegria cortesia libreria (da librarius) ecc. § 278. - -io-/-ia- si fonde con -eo- (§§ 169 sgg.; 182) dando
anzitutto nuovi aggettivi come MITIUS it. mezzo 'troppo maturo' (mitis), ILICEus it. leccio, FAGEUS it. faggio, CORTICEA it. corteccia, LINTEA it. lenza ecc.; -ia forma astratti da aggettivi come ANGUSTIA it. angoscia, MINACIA it. minaccia, VERECUNDIA it. vergogna, FORTIA ìt, forza (COMPANIA it. compagna p. es. Inf, XXVI 101 è da COMPANIO) e nomi di regioni e città, come già Britannia Bononia (it. Bretagna Bologna) così it. Lamagna (ALEMANNIA) Borgogna da Alemanni, Burgundi. T § 279. - Alcuni nuovi conglomerati con -eo- sono -ùceo(pannuceus), -oceo- (già mancante in lat.), -sneo-, -onia- onde le forme italiane con -uceio (cavalluccio), -occio (belloccio), -ogno (verdogno-lo) , lat. vlg. in -onia (EBRIONIA it. sbornia, ecc.); di vecchi conglomerati restano in vita -nneo- (INTERANEA it. entragna, CAMPANEA, MONTANEA), -iiceo- (GALLINACEUS it. gallinaccio, FOCACEA, PLUMACIUM, SETACEUM e in ìtal. i peggiorativi con -accio); con -io-/-ia- i conglomerati antichi in -itia(astratti aggettivali: DULCITIA it. dolcezza ecc.); in -torio-/-soriopoco vitali come aggettivi salvoehé in rumeno) ma al ntr. e al femm. produttivi di sostantivi diversi (cfr. ital, annaffiatoio asciugatoio frantoio rasoio e strettoia tettoia); in -nrio- formante sostantivi msc. (It, già argentarius, cfr. ital. ferraio calzolaio ecc.), neutri specie in tardo latino (aerarium, armarium it. armadio, it. acquaio) e femminili (lt. arenaria 'cava d'arena', it. ealcaia caldaia ecc.); in -ieio- ed -toio- (it. campereccio ecc.; a questi si è aggiunto LATRONICIUM > ladroneccio per latrocinium; e PELLICEA i. e. vestimenta > pelliccia, it. fatticcio, arsiccio ecc.),
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MORFOLOGIA
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§ 280. - Abbastanza diffuso è -ivo- (§ 185) che in ital, dà -ioo ed -io, p. es. in tardivo corrivo e restio, bacio (oPAclvus) secondo cui solouo, § 281. - Ben vivace rimane -ano- (§ 191) che uscendo dai suoi limiti darà VILLANUS LONGITANUS (it. lontano) oltre agli etnici italiano ecc., napoletano; inoltre, da PAGENSIS it. paese (di pagus) paesano, da planities it. pianigiano che è il modello di valligiano ecc., indi cortigiano artigiano; secondo decanus si fanno pievano, cappellano; infine caldano e simili.
T § 282. - -ino- (§ 192) continua a produrre aggettivi (it. canino, fiorentino) che vengono anche sostantivati (MOLINUM ecc., MANsuETINus frane. ant. mastin onde it. mastino), inoltre si specializza per la formazione di diminutivi (it, -ino), di nomina agenUs (it. imbianchino) e .di nomi di strumento (it. frullino, tostino); ai femminili in -ina- già in uso in latino (coquina, farina) altri se ne aggiungono come it. calcina fascina. T § 283. - -on- nella forma dei casi obliqui (dal nominativo abbiamo vecchie parole come it. uomo, ladro) continua a servire come individualizzante (it. nasone, teetones, spesso con valore dispregiativo (it. chiacchierone, impiccione); cfr. inoltre it. stallone e, con -ion-, PIPIONEM it. piccione, PINNIONEM it. pignone. Si noti COMPANIO (it. compagno, frane. compagnon dai casi obliqui) 'calco di un germ. gahlaiban- (ga- 'cum' hlaiba'pane '). § 284. - -aqun- -ug'tn- (§ 199) sono ancora produttivi in
alcune formazioni quali it. lungaggine; similmente -tUdin- di aptitUdo gratitUdo, tutte parole dotte o semidotte. § 285. - L'antico suffisso -men- (§ 201) ha una certa vita-
lità nei conglomerati -iimen» -i'men- -:ameno, cfr. it. bestiame concime salume eec.; molto più' fortunato è l'ampliato -mentoche vive tuttora come continuazione del nominativo sing. neutro (it. cambiamento) e del nom. plur. (it. ferramenta).
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§ 286. - Di grande impiego è stato naturalmente, ed è ancora (seppure l'-i- ital, da -i- riveli influsso dotto), il suffisso
di superlativo -issimo-, § 287. - Il suffisso -tut·a- (-sura-) è rimasto in piena efficienza come formante astratti verbali, quindi COCTURA ARSURA cINCTURA PASTURA, ital. tessitura ecc.; il processo per cui si ha nel latino antico figura (§ 210) continuò ad operare dando nascita a formazioni quali le italiane altura pianura freddura.
§ 288. - -astro- (§ 213) ha continuato ad usarsì, acquistando terreno nell'uso peggiorativo che troviamo negl'italiani giovinastro medi~astro e simili, otreché nel lat. volgo PULLASTRA ecc. T § 289. - Per -ali- ed -ari- (§§ 214.218) si perde col procedere del tempo la norma di usare il primo o il secondo in dipendenza dalla esistenza di una -l- nel tema da cui la derivazione è fatta (Quintiliano ha già légalis) , ed essi assumono funzioni diverse. Ben più vitale il primo, che serve già a formare moltissime nuove parole nella lingua della Chiesa ed è tuttavia di largo impiego nelle lingue romanze (ital. speciale mondiale padronale), anche per aggettivi sostantivati (già lat. bracchiale, crinale, focale , cravatta' da faux § 22; ital. ospedale, speziale, occhiale); laddove -ari- resta all'uso sostantivato, lat. volgo COLLARE COCHLEAR (e -ARIUM, it. cucchiaio), ital. calzare. Ma -ali- ha avuto fortuna anche nella forma di neutro plurale, -nlia, divenuto suffisso di femminile singolare: ai latini carnalia Lupercalia ecc. si aggiungono SPONSALIA, BATTUALIA it. battaglia e poi it. canaglia anticaglia ecc. Poco diffuso è invece -ili- di it. signorile ecc.; meglio si conserva il neutro sostantivato, per cui a ovile ecc. si aggiungono it. bovile, canile, campanile. Infine il tardo latino pedulis sorto accanto a pedalis è il modello di alcune formazioni italiane in -ùle come gorgozzule, grembiule ecc. e ha contribuito forse alla metatesi PADULEM di palUdem.
§ 290. - Di conglomerati con -co- (§§ 220 sgg.) ha qualche fortuna -ico- (CUTICA it. oédica, NATICA, MANICA; ma AVICA
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AUCA è retroformazione di aoicella, § 274); -ùoo- si trova quasi solo in vecchie formazioni continuate in romanzo come LACTUCA ecc., poiché it. tartaruga franco tortue sono dal gr. "t"OCp"t"OCPOU)(OC;, it. fanf('J,luca è da 7to[J.cp6Àuy-oc; notisi a ogni modo l'it. pagliuca fatto secondo festuca. - Un -nco- abbiamo in ita1. briaco da ebrinou« fatto secondo meriicu« (per cui cfr. § 222); ebriècu« messo in rapporto con ebriàsu» ha prodotto in lat. herniacus da herniosus. - Infine -tico- (§ 220) ha poco' séguito negli aggettivi (it. selvatico, fiumatico ecc.), ma nella formazione di sostantivi, se ha scarso impiego in italiano (baliatico focatico maggiatico), lo ha frequente in francese (-age> ital, -aggio), provenzale e catalano.
§ 291. - In piena efficienza rimane -tor- (-sor-) suffisso di nomina agentis (§ 226): cfr. ital, pittore fattore (antiche formazioni hanno dato dal nom. sg. nomi italiani in -to come sarto, cfr. catal. sartre spagn. sastre), accanto a cui vivacchiano i femminili in -tric- (it. imperatrice), più generalmente in -tora, cfr. appresso § 301.
T § 292. - I suffìssi -culo- da -ilo- per nomi di strumento ecc. (§ 229) e -culo- da -ko-lo- per diminutivi (§ 259) si son fusi nell'unico -clo-, in cui ricadeva anche -tlo- da -tulo- in vetulus ecc. § 120, non solo formalmente ma anche pel fatto che le formazioni diminutive di questo tipo non venivano più intese come tali: abbiamo così con -iiclo- BATTUAC(U)LUM it. batacchio ecc.; con -iclo- SOLICLU it. solecchio franco soleil, ARTICLUS provenz. artelh > it. artiglio, APICLA it. pecchia, A1JRICLA it. orecchia, LENTICLA (e -iCLA) it. lenticchia parmigiano lenieca, PARICLU it. parecchio 'simile' e PARICLI it. parecchi; con -uclo- GENUCLUM it. ginocchio, FENUCULUM ìt. finocchio; con -iiclo- ACUCLA it. agucchia. T § 293. - Il suffisso -to- (-so-) del ppp. (§ 231) resta in tutta la sua efficienza: solo è da notare un diffondersi di forme in -ito- e specialmente -uto- in luogo di quelle cosiddette forti, in cui cioè -to-si aggiunge a consonante od t L'omofono denominale (§ 233) è vivace nei tipi -ato- (barbato eec.), -ito- (it, sa-
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perito e pochi altri aggettivi), -iito- che, raro in latino, si diffonde a spese di -ato- (p. es. ita1. barbuto capelluto). Abbiamo inoltre la forma femminile sostantivata in -ta- (-sii-) ed -tua-: PERDITA, DEBITA frane. dette, FUGITA fr. fuite, VENDITA, ita1. andata uscita veduta promessa e (denominale) ital. annata, coltellata eec.; il sostantivo neutro abbiamo negli ita1. fossato costato e in pochi altri. Da -tu- deriva invece il suffisso di HaI. belato, colorito, trèmito, làscito, particolarmente produttivo in rumeno e spagnolo; l'-atu- di senatus abbiamo in forme dotte quali gl'ital. ducato decanato e simili. Il suffisso -èto- (§ 233) si conserva e appare in derivati come it. frutteto noceto arboreto e in nomi di luogo (Busseto: buaiu», Samboseto: samMi,cus, Rogoredo: robur], Pochi nuovi derivati forma -olenio- (§ 234).
§ 294. - Molto usato è nella formazione di astratti verbali femminili il suffisso -ti6n- (-si6n-) § 236: CANTIO it. canzone, LECTIO frane. leeson, MANSIO frane. maison, OCCASIO it. cagione, PREHENSIO it. prigione, RATIO ìt. ragione (forme dotte son quelle ita1. in -zione, frane. -tion). Accanto ad esso stanno -uu- (§ 240) che nel tardo latino forma molti astratti aggettivali ma il cui uso si va restringendo nelle lingue romanze (it. bontà, viltà ecc.), e -tut- (§ 241) che resta quasi soltanto in vecchie formazioni (it. schiavitù secondo servitù ecc.). § 295. - Il vecchio participio presente (§ 242) si è andato perdendo come tale, e la sua reviviscenza con impiego participiale nelle lingue romanze è dotta e imitata dal latino; in compenso -ant- -eni- hanno avuto impiego nella formazione di sostantivi e aggettivi (it. cantante risplendente ecc.). Il loro nominativo plur. neutro in -antia -entia ha dato origine a suffissi per astratti femminili, verbali prima, poi nominali: it. fidanza doglianza .e benevolenza, fratellanza pietanza ecc. § 296. - Molto diffuso è sempre -èso- (§ 244), ancora in ita1.: amoroso ecc. Quanto ad -é(n)si- (§ 245), esso si diffonde discretamente sia a formare etnici (ita1. milanése ecc.), onde
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it. cortese, MARKENSIS, sia con valore it. paese, it. maggese e così via.
BURGENSIS, CURTENSIS
più vasto in
PAGENSIS
§ 297. - Il suffisso -ido- (§ 247) ha perduto ogni vitalità e resta solo nelle vecchie formazioni (CALDUS FRIGDUS ecc.); qualche seguito ha invece -amdo- -endo- (§ 249) nelle forme di neutro plurale femminilizzate come it. serranda chiudenda (ma l'it. locanda è dal cartello « est locanda domus ))), laddove -undo- di giocondo vagabondo pare proprio solo di termini dotti.
§ 298. - Degli antichi suffissi con -So, -or- (§ 251) si diffonde solo poco fuori delle numerose formazioni antiche conservate: qualche nuovo tema tuttavia abbiamo in SENTOR LUCOR ecc. Anche -ior- -or- del comparativo è rimasto solo negli antichi MELIOR PEIOR MAIOR MINOR, e la forma neutrale nei rispettivi MELIUS PEIUS MAIUS MINUS usati avverbialmente (it. meglio, peggio, ant. 1naggio, meno): tuttavia una certa vitalità ancora in lat. volgo vien mostrata dalle forme francesi antiche e provenzalì come afro graindre (GRANDIOR) geindre (IUNIOR) noaudre (NUGALIOR) sordois (SORDIDIUS) ecc., inoltre PLUSIORES afro pluisor ecc.
§ 299. - Un suffisso d'incerta origme è -anco-, specialmente diffuso nella penisola iberica, ma non del tutto ignoto all'Italia, cfr. pollanca, provenz. laoamca ital. valanga. D'origine greca sono -ismo- (-Ll1{LOç), p. es. in it. cristian-ésimo, e -ista (da -Ll1TI]ç), p. es. in it. dentista, ambedue di carattere semidotto. In -iscoche troviamo ad es. negli ital, fantesca, soidateeca, tedesco sono confluiti il suffisso greco -Ll1Y.O- (fantesca sarà in ultima analisi un rifacimento di 7tIXLOLl1l<:fj) e quello germanico -iska- (p. es. piudiska- proprìam. 'volgare' detto della lingua del popolo, piuda, onde tedesco). § 300. - Per i d i m i n u t i v i, oltre -ino- di cui SI e detto sopra (§ 282), troviamo continuati i vecchi suffissi latini (§§ 257 segg.; ma cfr. § 292): in via di liquidazione, e senza che ormai venga inteso l'antico valore, -(u)-lo- p. es. in SPAT(U)LA
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
it. spalla di spatha, ROT(U)LUS it. rocchio e rotolo di rota, PICULA it. pégol(l, di pix ecc.; parecchio diffuso nel lt. volgo ma poi irrigiditosi, -eolo- -iolo- di CAPREOLUS it. capriolo, AREOLA it. aiuola, LINTEOLUM it. lenzuolo, FILIOLUS it. figliolo, anche qui con progressiva perdita del significato diminutivo (ma it. cagnolo ecc.); -ello- -illo- le cui -formazioni assumono però in molti casi valore positivo, cfr. AGNELLUS ANELLus CULTELLUS FRATELLUS CASTELLUM, ma anche it. furfantello ecc. e, con inserzione di r, ital. e frane. -rello-, cfr. it. focherello fatterello; meglio di tutti ha conservato l'antico valore -cello- di NAVICELLA IUVENCELLUS ecc. (e DOMINICELLUS provo donsel > it. donzello): secondo questi suffissi, l'-ulla- di medulla è stato inteso come diminutivo e ha formato cepulla di eepo, e qualche altra parola; il nostro fanciullo (di fante) sembrerebbe fatto sul modello di homullus (-on-lo-). Però dai nomi tardo-latini in -itta (§ 262) si è anche sviluppato un -itto- sempre più usato (è il nostro -etto di ragazzetto ece.) che ha dato anche le varianti -auo- (it. cerbiatto, scoiatto-lo' bigatto di [bom]byx), -otio- (aquilotto, passerotto) e -utto-. Simile appare la storia di -ieco- che compare dapprima in nomi propri di iscrizioni africane (Bodicca Bonica Karica) e ha una certa diffusione in spagnolo e rumeno; accanto ad esso si formano -acco- -ecco- -oceo- -aeoo-, p. es. in ital. baoiocco (rifacimento di baoeolue 'stolto '), balocco (o retroformazione da bà'loccare f), marzocco (martius Y), fratocco, badalucco (da un *BATALIS, provenz. badau > franco badaud). T § 301. - Per quanto riguarda il g e n e re, va notato che il lat. volgo perde il neutro, e i vecchi sostantivi neutri passano di norma al maschile (p. es. corpus> il corpo), così pure i femminili in -0- a eccezione di manus antico tema in u (it. il pero, il melo, il portico, il duomo, l'ago); ma forme in -a maschili e neutre, se non cambiano la desinenza con -o (it. pirato stradiotto eec.), tendono ad assumere il genere femminile, p. es. ital. la CDmeta (o xOIL~'"lC;), la calma (-rò XIXUILIX), la cima (-rò XUILIX), la cresima (-rò Xpi:O'ILIX), la ciurma (-rò x&ÀeuO'ILIX), così pure antichi neutri plurali (cfr. § 265, -entia § 295, -alia § 289). Quanto alle parole della III declìnaz,
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la cui desinenza (lat. volgo -e da -is e da -e) era indifferente al genere, esse cambiano sovente genere per attrazione esercitata da finali uguali (specialmente formanti rima) o da significati affini, ecc., di altre parole. I mezzi formali per distinguere il femminile consistono in lat. volg., oltre alla differenza totale della parola (PATER - MATER, AVUNCULUS - AMITA ecc.), in vari suffissi: -n-, che amplia, la sua antica sfera, applicandosi, oltre che a temi in -0- (tipo FILIUS - FILIA, SOCERU - SOCERA), ad altri della III declinazione (p. es. it. stiratora, priora ecc.), cfr. anche it. suora da somr; inoltre si diffonde -issa (ABBATISSA dal gr., indi it. dsichessa ecc.) che talvolta assume valore esorbitante dall'originario (ital, braghesse, sonettessa); -ia- di avia si diffonde alquanto, p. es. in CANIA it. cagna, CERVIA it. cerbia, -iiria in piemontese sartoira di sartor; -tric- è in regresso, sostituito come s'è visto (§ 291) da -tàrti-, ma rimane in alcune forme quali it. nutrice, imperatrice; una sua contaminazione con -issa- dà il -TRISSA del frane. ant. trooeresse, modo deoineresse ecc.
II. La declinazione nominale. T L § 302. - La declinazione latina ha due n u m e r i: singolare e plurale. Però resti di duale si sono salvati in duo duobus ambO ambobus e forse anche nel Cestio e nel Pompz.io di due iscrizioni arcaiche (122,61 e 30: Q. K. Cestio' Q. e Cesone Cestii', M. C. Pomplio) colla desinenza uguale a quelle del gr. ocv&pe.:mw, del scr. Açvina 'i due Açvin' ecc.; duo-bus ambO-bus rispondono in parte al scr. deva-bhyam strum.-dat.-abI. di deva- , dio'. I c a s i del latino sono sei: Nominativo accusativo dativo ablativo genitivo vocativo; ad essi il sanscrito risponde con un sistema di otto casi, in quanto possiede in più uno strumentale e un locativo, lo slavo e illituano con uno di sette casi, in quanto essi posseggono strum. e loc. laddove hanno fuso ablativo e genitivo (come il greco): ma il latino ha ancora cospicui resti di locativo nella I e II declinazione (Romae belli domi ecc., §§ 319.327), oltrediché l'ablativo sing. di III decI. per i temi in consonante (ped-e reg-e da -i) è in origine formalmente un Iocativo, e resti IO - V.
PlSA~[.
Grammatica latina stonca e comparativa.
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formali di loeativo si conservano in avverbi (§ 420), infiniti (§ 566) ecc.; quanto allo strumentale, già gli antichi ne distinguevano le funzioni nell'ablativo da quelle realmente ablativali, ma in seguito alla caduta di -d finale dopo vocale lunga i due casi si sono fusi dopo che il latino ebbe creato ablativi in vocale lunga d di sulla II declinazione; onde non solo -o da -o strumentale e da -od ablativo nella II declino (cfr. scr. yajna e yajnad di yajnd- , sacrificio '), ma anche -n da -ii e -iid nella I (cfr. lit. strum. rankà 'colla mano' gr. xpu
+
L § 303. - Come nelle altre lingue ie., l a de s i n e n z a indica tanto il caso che il numero: e così fra -m dell'acc. sg. e -s del plurale non vi è alcuna comunanza circa la designazione dell'accusativo, fra -um del gen. pI. e -bus del dat.vabl. non ve n'è alcuna circa la designazione del numero. Alcune forme valgono per più casi, e precisamente: Il nominativo e l'accusativo neutro sono sempre identici, come in tutte le lingue ie. Il vocatìvo è sempre uguale al nominativo eccettoché nel singolare maschile e femminile della II declinazione ove il nominativo esca in -us (dominus: domine, ma puer per ambedue i casi): mentre questa uguaglianza ·si riscontra in tutte le altre lingue ie. per quanto concerne il plurale (ma cfr. il detto appresso riguardo all'accento), ciò non ha luogo pel singolare in cui generalmente il vocativo è uguale al puro tema in grado normale, laddove il nominativo ha i suoi peculiari segnacasi; e presso i temi in -ii-, il cui nominativo esce di norma in -ii, il vocativo a volte se ne differenzia a mezzo dell'abbreviazione in -ii, (p. es. ablg. zena 'donna' voc. zeno, homo vU!J-
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che in casi come pater soror Gamena il latino continui gli antichi vocativi in -er -or -ii (cfr. mhe:p 3w't"op vU(J.cpoc) a differenza dagli uguali nominativi derivanti da -èr -or -ii, e che il ricadere in un'unica forma di parole simili abbia almeno accelerato il processo di sostituzione del nominativo al vocativo: ma si tratta d'ipotesi incontrollabile. Si noti che in scr. presso i temi in -a- (da -0-) anche il neutro differenzia vocativo (adesinenziale) e nominativo: yuga voc., yugam nom. Come mostra quest'ultimo esempio (e resti isolati greci: 3e:(monjç: 3écl"7to't"cx, 7tcxTIJp: 7t!X't"e:p) i vari dialetti ie. distinguevano il vocativo a mezzo dell'accento (musicale) che colpiva sempre la prima sillaba in questo caso. Dativo e ablativo plurali sono identici, ciò anche nelle altre lingue ie. che posseggono i due casi. Viceversa il latino ha differenziato ovunque genitivo e ablativo singolari, che nelle altre lingue ie. sono ovunque identici salvo presso i temi in -0-, in quanto partendo dalla p 'declino esso ha creato una forma speciale per I'abl. sing. presso tutti i temi in vocale e analogamente ha adottato per l'ahI. sing. dei temi in consonante l'antica forma del locativo. L § 304. - Le desinenze della declinazione nominale sono:
SINGOLARE. N o m i n a t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e: -s, ma nulla pei temi in -a-, liquida, -no, rB>, Ciò ha luogo anche nelle altre lingue ie., p. es. &v&pW7tO-ç scr. deva-s' dio " 7tOÀL-ç agni-s 'fuoco', utu-ç sunu-s 'figlio', cpÀélji a!XÀ7tLy~ (in scr. di più consonanti finali resta solo la prima, cosicché l'-s nei temi in consonante è sempre sparito; ma cfr. avestico VaX8 = vox, scr, vak); ma X&pii kanyÌi ' puella " (Xv~P na ' vir', 7tOL[J.~V &x.(J.wv açma, e:ù(J.e:~ç sumanas; i rari temi in -l- hanno altrove -s, p. es. &À-ç, non così il lt. di cui però sol e probabilmente sal sono in origine neutri; con-sul composto (§ 155) manca di -s come tibi-cen ecc. col can- di cano, quest'ultimo forse secondo flamen ecc. Come mostrano gli esempi greci e sanscriti,i temi in -n- -r- -s- allungano nel nominativo la vocale precedente questi suoni, e n r possono cadere: cfr. anche lit. a~muo gen,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
akmens ' pietra ' dukt~ sesuo gen. dukters sesers ' .&uy&:t'1)p, soror " menuo gen. menes-is 'luna '. Il latino ha abbreviato secondo il § 135 gli antichi -èr -or (pater soror), e l'antico -en in finme» pecten (gr. x:n:tç da *x:n:'II-ç), ma ha la caduta di -n in homo natio ecc.; per l'allungamento presso i temi in rB: cfr. Ceres, pubes puber-is, arbé« arbor-is, ed honos onde l'-o- è passato all'intero paradigma (§ 251).
L § 305. - A c c usa t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e: -m dopo vocale (lupu-m puella-m ecc.), -em dopo consonante (reg-em) accennano a un'antica alternanza -m/-"f' che ritroviamo di fatti in gr. &'II.&pW7tO-'II: (jlÀé~-ot, scr. deva-m bharant-am = [erent-em ecc. L § 306. - N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o n e u t r o: -m presso i temi in -0- (iugu-m), altrimenti il puro tema (mare cornii ecc.; per gli aggettivi a una terminazione come audax cfr. § 346): -questo avviene anche nelle altre lingue, p. es. gr. ~uy6-'II scr. yuga-m, ma yévoç janat, (lé.&u mddhu, O'llo(lot nàma (-mr: ).
T L § 307. - D a t i v o: -o da -oi i temi in -0-, -ae (antico -ai, -a) da -tu quelli in -0,-, -i generalmente (antico -ei) quelli di III, IV e V declinazione: queste desinenze tornano in gr . .&e:ùn .&e:iL scr. tdemai 'illi ' (il nome ha allungato la desinenza di un -a: deVlly-a) femm. tasyai (nel nome, doppia desinenza partita dal locativo: kanyÌiy-ai) ecc.; -i nel scr. -e del dato bhdrat-e 'ferenti' , rajn-e 'reg-i'. ecc., nel gr. -otL degl'infiniti come M(le:'II-otL ecc. ed -e:L di Llr.F-d-~?LÀOç 'caro a Zeus " nell'-ei di osco p a t e r - e i , patri' ecc. Ad ie, -ei accenna recei 122,1. Le forme già ìe. -Oi -tu paiono risultate dalla contrazione di -0- -0,- del tema con questo -ei -ai. Ofr. § 62. T L § 308. - A b l a t i v o: -o(d) -a(d) -i(d) -u(d) -e(d) dai temi in -0- -0,- -i- -u- -e-, laddove i temi in consonante hanno -e (reg-e). Nelle altre lingue ie., come si è detto, questo caso è distinto dal gen. sg, solo presso i temi in -0- che formano -od (ser. vr'1cad' dal lupo ',gr. delfico fOLXW 'domo', ablg, gen.-abl.
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MORFOLOGIA
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vluka ' dal, del lupo ' eec.); evidentemente su questa formazione si è modellata quella delle altre declinazioni latine, consistente in allungare, ove essa non sia già lunga, la vocale tematìea e aggiungerle od: che nelle finali -6 -a -i -ii, (-e Y) possano forse esser confluiti anche gli antichi strumentali, è stato già rilevato (§ 302). Invece l'-e dei temi in consonante ò dalla desinenza di loeativo -i che ritroviamo nel scr. rajan-i 'in rege " gr. cpÀe:~-( ecc. (cosiddetto dativo, riunente in sé anche le funzioni dellocativo), grazie al fatto che l'ablativo latino ha assunto anche la funzione di locativo.
T L § 309. - G e n i t i v o: IJa terza· declinazione ha -is da -es (SaliUes, Vene1'es P 2,450 e 45]), accanto a cui -08 e, più recente, -us (Diov08 12 2,3(j0, nOmin1J8 se de Ba,ceh., 1'egu8 P 2,730; cfr. anche la creaz. di quoiiei eiiei di su quoiius eiius secondo regei: regu8 § 369): si tratta dell'antica desinenza dei temi in consonante, cfr. gl'. epÀe:~-6ç scr. rajii-as 'regis' ablg. mater-e , matris '. in cui e ed o stanno fra loro in rapporto apofonico (§ 156). I temi in -u- hanno -s, in fondo la stessa cosa che la desinenza della III decl., cfr. § 350; -8 appara anche in resti nell'antica forma fam-ilias ecc. della I declinazione. Altrimenti la desinenza di genitivo nella I de-cl. (-iii> -ai > ae), nella II (-i) e nella V (-ii> -iH, -;i) è -i, partita dai temi in -0-. Si è pensato che questo -i, il quale non è mai scritto -ci nelle epigrafì che distinguono fra antico -s ed -i da dittongo (§ 137) e quindi non può essere un antico locativo (che ha originariamente -oi od -ei), fosse, insieme coll'-i del celtico e forse del venetico, un'antica terminazione avverbiale quale ritroveremmo in certi composti del sanscrito, ove un tema in -amuta questa finale in -i- nella composizione con determinati verbi come kr- 'fare', bhii,- 'essere, diventare', p. es. upahari-ka-ro~i 'fai un'offerta' (upahara-); ma, ad astrarre dalla stranezza dell'ipotesi, tali forme sono nel scr. più antico appena sul nascere (mancano nel Rigveda!) e si sviluppano solo in seguito. Ad altro accenna il falisco, dialetto latino, che in antiche iscrizioni serba ancora Kaisio-sio e [N Y]euoteno-sio,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
due genitivi formati colla desinenza -sio propria dei temi in -0quale si ritrova in scr. dçvasya ' equi', in gr. t7t1tO-LO, in armeno mardo-y 'hominis " in gt. dagi-s ' diei' (da *-e-sio), e che nel lat. stesso è contenuta nel genitivo sìng. dei pronomi: cuius da *quosjo-.,; (§ 369): forse anche i genitivi messapicì come Platorri-hi sono da -sip. In cuiius abbiamo la prova che il -sio della desinenza dava in un primo tempo -jjo (§ 82), il cui o si conserva come u per effetto del ·s aggiunto sull'esempio di nomin-us ecc.; ma da una forma come *luposio *lupoiio, in cui la sillaba tematica non era mai soggetta all'accento iniziale preistorico (§ 36) in quanto i temi nominali in -0- sono almeno bisillabici, doveva sorgere *lupm:ie, indi, con assimilazione del primo e all'ii seguente e con -i da -ie come in fili (§ 327), *lupii e finalmente lupi; cfr. ai 'dì' bisillabo da *a!ie, *agie Naev, Com. 125. Da *lupii o simili, l'-i sentito come desinenza specifica di genitivo è passato ai temi in -0,- ed -è- (1). L § 310. - In quanto esso resta, il lo c a t i v o ha la desinenza -i che aggiunta ai temi in -o, -o, ha dato -oi (già ie.) onde -ei, -i ed -ai (già ie.) onde -ai, -ae. Presso i temi in consonante essa è perpetuata nell'ablativo (§ 308) che ha quindi funzioni di locativo, p. es. in riire, Cfr. OtXOL scr. véçe 'in casa " &e:CiL scr. sénay-am (-am è particella aggiunta) 'nell'esercito',
L § 311. - Il v o c a t i v o, come si è già detto, è uguale al nominativo, eccetto nei temi maschili e femminili di II declino che hanno -e, e cioè il puro tema con apofonia e: domine come ser, dçva 'eque' gr. &v&pW7te: ablg. rabe ' serve' ecc. L § 312. - PLURALE. N o m i n a t i v o m a s c h i l e e f e m m i n i l e: nelle prime due declinazioni la desinenza è -i che aggiunto al tema ha dato -iii ;» -ai (tabelai SC de Bacch.) indi -ae, e rispettivamente -oi (pilumnoe poploe Carm. Sal. ap. Fest. (1) Cfr. l'analogo sviluppo nei monumenti falischì: I. KaiBio'Bio; II. Titoio; III. OaiBioi; IV. ·oi, ma -i nei temi in ·io·: TUoi Mercui efilee ' Titi Mer· cuvi aediliB'; V. -i ovunque: Louci Teti u(x)or. E cfr. § 326.
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MORFOLOGIA
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205) onde -ei (foideratei SC de Bacch.) e finalmente -t, Nelle altre declinazioni abbiamo le finali: III -èe, IV -us, V -ès; riservando alla trattazione delle varie declinazioni l'esame dei particolari, potremo dire che qui si trova comune una desinenza costituita da -s preceduto da un suono che allungava breve precedente. Forme quali scr. rajan-as 'reges' (tema in consonante) agnay-as 'ignes' (tema in -i-) sunav-as 'filii' (tema in -u-) ecc., gr. ~À€~-<:ç 7tOÀL-<:ç 7dj'X<:f-<:ç ecc. ci autorizzano a porre una antica desinenza comune -es. Questa desinenza formava il nom. pl. anche dei temi in -0-, -a- quale esso appare in scr. (açvas 'equi' kany'as 'puellae ') e nelle lingue iraniche, in germanico (gt. wulfos 'lupi' gibOs 'dona '), in armeno (get-k' , fiumi' am-k' , anni' da -os -as~), in oscoumbro (o. N li v l a n li s 'N6Iani' scritta» 'scriptae '); pei soli temi in -a anche in lituano (rankos 'manus ') (1) e albanese (kiH6 , hae' da *tas). Inoltre l'ant. irlandese ha il vocativo plur, firu. da *'!.!:iros, chiaro resto dell'antico nominativo sostituito più recentemente da *y:iroi > airl. fir. Sembra evidente che in origine si doveva avere ovunque -os ed -as, e che l'innovazione -oi sorta dapprima presso i temi in -0- e abbastanza diffusa (&V&pW7tOL ablg. rabi 'servi' lit. vy'rai 'viri' celt. fir) si sia poi trasferita a quelli in -ii- dando -ai (gr. X-WpCXL). Ciò è confermato dalla considerazione di questa desinenza in i, la quale era propria del pronome maschile (scr. té gr. "t'OL lat. isti gt. pai, lit. ablg. ti), laddove il femminile aveva -as (scr. tas gt. p6s lit. tòs): laonde la differenza -oi/-as nei pronomi avrà provocato la introduzione di -oi presso i temi nominali in -0-, a cospetto dei femminili con -aSi in greco e latino poi, secondo i temi in -0- si sono regolati anche quelli in -a- dando -ai, sia nel nome che nel pronome ("t'CXL istae): si noti che proprio il greco e il latino conservano nomi femminili in -0- e maschili in -n-,
tie
T L § 313. - A c c usa t i v o: I declinazione -as, II -6s, III -ee i temi in consonante ed -is originariamente quelli in -i- (cfr. § 331), (l) Le lingue slave hanno. pei temi in -ii-, .y come nell'aecus., ma questo -y presuppone anch'esso indirettamente un antico ·às.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
IV -us, V -es fanno pensare ad una regola: vocale allungata + -s, salvo i temi in consonante che prendono -ès, Le altre lingue ie. mostrano -s dopo i temi in -0,- (scr. kanyÌi-s ' puellas ' gt. gib6s ' dona' ece.; gr. gortinio 't'LfL!Xvç, onde 't'LfL&ç e simili, è rifatto secondo 't'6vç ecc. dei temi in -0-), -ns dopo vocale (scr. açvan 'equos' agnin 'ignes' s'Un'an 'filios', gr. gortin. 't'6vç > 't'ouç, 7t6ÀLVç ecc., gt. dagans 'dies' gastins 'hospites' sununs 'filios '), -~s dopo consonante (scr, rajii-as 'reges' gr. qJÀÉ~-ocç), tutte forme cui sono riconducibili quelle latine (-ons -ine -uns > -os -is -us § 24; -~s > -ens > -ee § 67). L § 314. - N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o n e u t r o : Dove il neutro esiste (II, III e IV declinazione), la desinenza è -a: iuga genera maria cornua. Il greco presenta un analogo stato di cose: ~uY!X yÉV€OC 't'pLOC Mxpuoc. Il sanscrito ci offre invece (astraendo da formazioni che qui non c'interessano): -a per i temi in -a- (da -0-); -i, -u per quelli in -io, -u-; -i per quelli in consonante: yuga tri madhu nq,man-i bharant-i 'iuga, tria, mella, nomina, ferentia " e uno stato di cose simile è presupposto dalle altre lingue ie. Posto che -i scr. corrisponde ad -« greco, -a latino presso i temi in consonante (jana'f!l's-i y{;V€-CI. gener-a), provenendo da antico -;1, che è la stessa desinenza la quale presso i temi in -i- ed -u- può o non contrarsi colla finale tematica (tri 't'pLOC, tria e tri-ginta § 389), concluderemo che nella III e IV decI. latina noi abbiamo appunto le continuazioni di questi -;1; e che nella II declinazione, come del resto in greco, -a da -;1 si è analogicamente diffuso a spese dell'antico -ii (ancora, pare, in tri-ginta, e tornante in umbro k a s t r u v u castruo ' fundos 'Y con -o da -s, in gt. juka ' gioghi ' con -a da -a ecc.), Quanto a tale -ii, esso era in origine la stessa cosa che la finale di un tema della I declinazione con valore di collettivo, indipendentemente dal genere, cfr. casi come gr. xuxÀoç: xuxÀoc e il § 265. Il valore di collettivo proprio di questa e altre formazioni ie. di neutro plurale spiega la costruzione greca del plurale neutro col verbo al singolare.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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T L § 315. - D a t i v o - a b l a t i v o: -ts (antico -eis) nella I e II deelinaz., -bus nelle altre; ma resti come dea,bus tiliiibus libertiibus gniitiibus (dovuti al desiderio di distinguere il femminile dal maschile) dextriibus mostrano che anche qui i temi in -a- hanno riformato la loro desinenza secondo quelli in -0-. E difatti le altre lingue ie., a eccezione del greco (1), ci offrono sia nello strumentale che nel dat.-abl. delle desinenze inìziantisi con -bh- o, nelle lingue germaniche e baltoslave, con -msostituto di -bh- in questi casi, ciò ovunque salvoché nello strumentale plurale dei temi in -0- che risale ad *-ois o *-oiis: scr. strum. kanyà--bhis agni-bhis sunu-bhis raja-bhis marud-bhis (marut- nome di certe divinità) ma v(kais 'lupis ' (tema in -0-), dat.vabl. kanyà--bhyas ecc. e v(ke-bhyas; ablg. strum. zena-mt PlfH-mt syn·u-·mt ma vluky 'feminis, viis, filiis, lupis " dat.vabl. zena-mu ecc. e vluko-mu, similmente il lituano: il latino ha dunque conservato pel dat.-abl. dei temi in -0- l'antica forma di strumentale, -ois > -ois > -eis, -ts, È possibile che in -tS sia confluita anche l'antica forma di Iocatìvo (-oi-si od -oi-su, cfr. t-UXOL-O"L scr. v(ke-~u ablg. vluce-chu), così come un resto di loeatìvo con funzioni di dativo pare conservato in una antica iscrizione (P 2,976), deuas corniscas sacrum 'deabus cornicibus s. " in Anabestas (i. e. sacrum: VI 21), ed in aestimias , aestimationibus ' PF (cfr. Norden, Aus altrom. Priesterbiidi., p. 80 n.), cfr. §.132. O si tratta di oschismo con -as da -afs = -iibus~ Secondo lupts anche in questo caso i temi in -ii- si son regolati formando (come in gr., cfr. nota precedente, e in ou., p. es. osco k e r s s n a i s 'cenis ') -ais onde -eis, -is. - Quanto (1) Il greco ha adottato ovunque la desinenza di locativo plurale "H per il suo dativo (riempiente le funzioni di dat., strum. e locat.), salvo pei nomi in -0-, i quali accanto a tmtOL-cn hanno già anticamente t7t7tm<;, cioè la forma dell'antico strumentale: solo in seguito queste due forme si sono fuse nell'unico t7t7tOL<;. I temi in ·ii· hanno più anticamente -iicrL '1)crL, cioè l'antica desinenza di locativo, la quale però secondo -cun dei temi in -o- ha ammesso l' -Lo avanti -or dando -OtLcrL -7JLcrL; col trionfo poi dell'unico -OL<; presso i temi in -0-, anche quelli in -ii- hanno adottato l'unico -OtLç. Quest'ultimo fatto ha. luogo in Attica verso il 420 a. C.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
a -bus, esso trova la sua esatta corrispondenza nell'esco l u i s a l' i - f s '*liralibus~' (il cui -fs si assimila in -ss, -s nell'o. Anafriss 'Imbribus', u. avis 'avibus') emel gallico Mot't'pe:~o NotfLotuaLxot~O, laddove in SCI'. ed iranìeo vediamo immesso un -y- (forse l'-i- dellostrumentalet -bhyas -byo secondo -bhis -biH), mentre il -mu slavo, -ms lituano (da -mos) hanno sostituito m a bh, L § 316. - G e n i t i v o: III e IV decl, -um, antico -om (pou2,569, Preneste; manu-om Pacuvio); nelle altre declinazioni, -1'um avanti cui i temi in -0- allungano questa vocale (lupo-rum). Però nella II decl. la più antica desinenza è -om (cioè-om), cfr. Romiinom II 1, verbum ecc. Pl., ancora classico socium deum divom, e specialmente se vi è un -r- nel tema: liberum jabrum. Invece nella I de cl, -rum è stabile fin dai più antichi monumenti (Aeneadum e simili, drachmum sono grecismi; agricolum Troiugenum ecc. in poeti sono modellati secondo simili composti di II decl, come magnanimum); nella V si tratta solo di rerum diérum sorderum Pl., jacierum Cato, altre forme s'incontrano solo tardi (cfr. Cic. Top. VII 30: nolim enim, ne si latine quidem dici possit, specierum et speciebu« dicere; il gen. pl. di spes non era usato, cfr. Quinti!. I 6, 26 e Probo inst. art. p. 281 spes a genetivo casu numeri pluralis abstinetur); su esse cfr. §§ 354 sgg. È evidente che -rum ha la sua sede originaria nella I decl.; e difatti il gr. ha &e:wv ma &e:&wv da *-ot-awv, l'esco N li v l a n TI. m ma e g m a - z u m , rerum ': e nelle altre lingue ie., mentre -om è desinenza tanto dei temi in -io, -u- e consonante quanto di quelli in -0-, i temi in -a- hanno spesso una inserzione fra la vocale tematica e la desinenza, cfr. SCI'. kanyii-n-iim (1) aated. gebO-n-o 'donorum', ovvero -iim per -om (got. gibo ' donorum ' da -iim contro wulje , lupo rum ' da -oih): ciò probabilmente per evitare che la fumilion-om P
(l) Onde ·niim anche nei temi in -a- da -0-: vr'kii-,!uim devct-nam, ma in una antica formula ancora deviim = lt. divom "deòrum ',
PARTE II. -
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MORFOLOGIA
sione di -a- coll'-o- della desinenza, dando -0-, oscurasse la finale del tema. Il -som a cui, secondo la testimonianza del greco e dell'osco, risale il -rum di dearum ecc. proviene dal pronome: cfr. scr. ta-sam gr. "t"&<ùv gt. pi-zo ecc.; quanto ai temi in -0- latini, essi hanno preso questa desinenza dalla I declinazione, ma in ciò ha contribuito il fatto che -som era desinenza pronominale anche per i maschili, cfr. scr. té-~am gt. pi-ze ablg. te-chu (unico per msc.-ntr. e femm.) ant, prussiano eui-eo» (laddove il lituano ha trasferito ai pronomi la desinenza nominale: t1f msc. e femm. come vy'r1~ rank1f 'virorum, manuum ', e il greco ha fatto ciò pel msc.-ntr.: "t"wv). L § 317. - DUALE. Come si è visto (§ 302), duo (con abbreviazione giambica § 28 da -o: oppure = gr. (%0 ~), ambo ecc. hanno le desinenze di gr. t7t7t<ù eX(J.rp<ù scr. açvina d'va ecc.; anche il femminile duae ambae par contenere l'antica desinenza pronominale -ai' di scr. té ' illae duae ' ablg. te lit. tie id. come scr. dvé ablg. duve lit. dvì. Il ntr. è in lt. uguale al msc., laddove in scr. iranico e ablg. esso ha la forma del femminile. Quanto a duorum duarum ecc., essi appaion fatti secondo il plurale dei temi in -0-, -a-; duobus duabus ecc. corrispondono forse in certo modo a scr. dvii-bhyiim (msc. fem. ntr.) ablg. duve-ma con raccostamento al -bus del plurale.
I. Declinazione.
TL
§ 318. - Temi in -ii- maschili e femminili.
Paradigma: Sing. Nom. Voc. rosa rosam Ace. Dat. rosae AbI. rOSa Gen. rosae Loc. Romae
Plur. rosae rosas rosis rosarum
Maschili: soriba ecc.
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GRAMMATICA LATINA. STORICA E COMPARATIVA.
SINGOLARE:
N o m i n a t i v o: Le altre lingue ie. hanno -a conservando la lunga del tema: gr. &d scr. kanya ablg. zena gt. giba (-a da -a) ecc. Però i temi in -ia- (come-lt. avia) mostrano -ia od -i (evidentemente -iii alternante con -i): scr. devi gr. &ciÀ!Xl1l1!X (-xioc) cXÀ~&eL!X ecc. L'-a dellt. (-a in grecismi o per allungamento metrico in cesura, cfr. Ennio Ann. 147) può essere in parte dovuto alle forme in -ia, in parte a imitazione dei neutri plurali di II declino quando essi presero -a per -a, § 314. L'arcaico nomino paricidas ha -das da *-datis = datio § 235 e da esso è ricavato il tema paricida-, cfr. P. XX, 190; secondo p., hosticapas. Pel v o c a t i v o cfr. § 303 (Leonida Plauto e simili sono grecismi). A c c usa t i v o: Taurasia P 2,7 ecc. secondo § 129. Per la prosodia dell'-am finale cfr. § 141. D a t i v o: L'antico -ai in Fortunai P 2,397, Minervai 122,364, fileai 122,561 ecc.; accanto ad esso, -n in Flaca 122,477, Louoinii p 2,360, Matiita P 2,379 ecc., sorto da -n: come -s da -oi nella II decl. (§ 307). Fortune (12 2,48) e simili sono volgarismi e rusticìsmi, cfr. § 19. Se aquai in Lucr. I 454 va inteso come dativo, avremo da scorgere in esso un falso arcaismo dovuto alla uguaglianza di dato e gen. aquae, ed alla nozione che antico aquai corrispondeva ad aquae (del gen. l). A b l a t i v o: Forme con -ad: sententiad P 2,581 r. 8 ecc. T L § 319. - G e n i t i v o: La forma in -as (gr. &eiic; gt. gibos , doni' lit. stirnos ' frontis ' eec.), oltre che in familias, è usata talora in opere letterarie con valore arcaizzante: escas M onetas Liv. Andr. (12.23), Terras Naev. (Beli. Poen. 20) ecc. - Troviamo -ai bisillabico in Plauto comoediai ecc., Ennio Albai Longai (Ann. 33), e come arcaismo ancora presso Lucilio, Lucrezio, Virgilio (aulai, aquai). La scrittura -ai, incerto se con valore bisillabico o di dittongo, in epigrafi: Duelonai P 2,581 ecc. Sulla origine delle forme cfr. § 309. La norma di Lucilio (Quintil. I 7, 19) ripresa da Nigidio Figulo (Gramm, Rom. Fragm. 11),
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MORFOLOGIA
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di scrivere -ai nel gen. ed -ae nel dat., è dovuta evidentemente al necessario permanere di -ai bisillabico presso quei poeti che l'avevano adoperato. Una estensione della grafia -ai anche al dativo, intesa a distinguere l'-ae del singolare da quello del plurale, ci è testimoniata per alcuni innominati da Quintiliano (I 7, 18). Quanto a divine (VI 226) ecc., si tratta della monottongazione rustica e volgare di cui al § 19. Talora, quasi esclusivamente in nomi propri, si trova, a partire dalla fine del I sec. a. C., -aes o, colla monottongazione, -es: Aquilliaes Valeriaes, dominaes, Benignes, Minerbes ecc., a volte anche in nomi maschili come Aleaiaes, Midaes. L'aggiunta di -s par dovuta a influsso greco ('t'~fLliç), ma forse in parte potrebbe anche pensarsi a influsso del sostrato oscoumbro; in ou. il gen. sg. dei temi in -a- aveva continuato a terminare in -,asi né è escluso che abbia contribuito l'esempio della III declinazione. L o c a t i v o: Esempi, oltre i nomi propri (Romae, iscriz, Romai P 2,561 e Rome), militiae, domi meae Pl., proximae viciniae, id.
§ 320. -
PLURALE.
T L N o m i n a t i v o: -ai in tabelai datai (P 2,581) ecc.; -a per -tu (§ 128) si ha da scorgere nel matrona di iscrizioni pìsaurensi (P 2,378.379): si tratta probabilmente di umbrismo, come un oschismo sarà il laetitias insperatas di Pomponio in una atellana (qui l'oschismo dev'essere stato probabilmente in bocca a un personaggio osco: a ogni modo esso ci mostra la conoscenza delle forme osche nel latino del popolo nella Campania): qualche tardo -as in iscrizioni (libertas, filias) mostra l'adozione di -s come segno del plurale che ritroviamo nelle lingue romanze (frane, fille: filles, spagn. hija: hijas), così pure l'isolato sportulaes di una iscrizione, in cui -s viene appeso alla forma in -ae. V o c a t i v o Casmenas nel Carmen Priami. L' A c c usa t i v o non offre materia ad osservazioni. D a t i v o - A b l a t i v o. La scrittura -eis, -es (§ 137) si ha ancora in soveis aastutieis (P 2,364), seribeis, noneis (P 2,587);
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
da temi in -ia- sparsamente ianuaris, colonie (Monum. Anciranum, che ha però anche MANIBIIs), ooloneis (= -is) ecc. e
l'irrigidito gra·tis (Pl. sempre gratiis), dopo che ei fu diventato i, § 21. Delle forme in -abus, che acquistano maggior diffusione nel latino popolare tardo, notano espressamente i grammatici che sono usate per distinguere il femminile (p. es. Prìscian. II 293: differentiae causa ... bus desinentia faciunt dativum et ablativum pluralem ... natabus, filiabus, deabus, equnbu», mulabus, libertabus, asinabus). Pel G e n i t i v o nulla vi è da aggiungere a quanto è detto nel § 316. T
§ 321. -
NOMI GRECI.
N ella I decl. latina sono stati accolti i nomi greci con tema in -a-, in un tempo più antico l'assorbimento è stato completo (così per appellativi femminili come machina, olea, maschili come poeta, nauta, per nomi propri femminili come Alc(u)mena, per gentilizi come Persa). Più tardi però ha luogo un maggior rispetto della forma greca, per cui vengono conservati a volte l'-n dell'accuso sg. (Andromedan) e le desinenze del gen. pl. (Danaidum Aenèadsun o addirittura Antinoiton ecc.), quando naturalmente non si trascriva direttamente l'originale (quindi anche nom. sg. in -n. Tegea). Compromessi sono sorti specialmente presso temi con -'1)- e presso nomi propri: p. es. femm. poetice physice Domaè, accuso physicen, gen. Domaèe grammatices (che acquista presso i poeti, da Ovidio in poi, il sopravvento sul tipo grammaticae); msc. poetes agonothetes Persè« (accanto a Persa, Olympionica, propheta), accuso anagnosten choraulen Oronten (nella I decl. gli accusativi in cui è conservato -è- hanno di regola -n, salvo gli etnici in -us. Spartiatem ecc.; con -a-, Persam prophetam), ablat. Perse sophiste (ed -a). I nomi propri msc. in -tis conservano l'-s in latino: Aeneas, hanno l'accuso più spesso con -an (Aenean), talora -am (Anaxagoram); il voc, dei nomi msc. in -ae -es esce in vocale lunga (Aenea, Anchise); il dativo dei nomi sia maschili che femmiha -è: Anchise, Phoebè, così pure l'ablativo: Perse, nili in
-è-
PARTE H. -
159
MORFOLOGIA
comete, Alcmene. Come paradigma dei nomi propri si può quindi fissare il seguente: Nom. Voc. Acc. Dat. AbI.
Gen.
Persès, Persa Perse, Persa Persèn, Persasn Perse, Persae Perse, Persa Persae
Aeneas Aenea Aenean (-am) Aeneae Aenea Aeneae
Alcmene, -a Alcmene, -a Alcmenen, -am Alcmene, -ae Alcmene, -a Alcmènae, -èe
Di sul nominativo in -es si declinano nomi greci della I decl. anche secondo la III latina (satrapes -is da Q"(x:rp&7t1)~ -ou), o - come già in greco - nomi greci della III decl. in -1)~ -ouç passano alla I latina: Socrates Socraten (-em) voc. Socrate. T L § 322. - Nella lingua popolare i nomi greci femminili con nominativo in -e hanno ricevuto una nuova declinazione: Nice Nicenis, l'yche Tychenis, dato Chresteni Glauceni Tycheni ecc.; con scrittura inversa Augaeni ecc., con i corrispondente alla tarda pronunzia greca di 1), Plooinis Chrestini; cfr. anche mamani, taUini, tutti in iscrizioni. L'origine di questa declinazione andrà veduto nell'analogia di luno lunonis, soprattutto dei nomi greci in -w declinati secondo questo, Calypsonem Itmem (di lo) Didonem Callistoni ecc. Un'altra formazione popolare (in iscrizioni) di nomi in -e da -1) troviamo in gen. irenetis (Jfjriacetis, dato Agriaceti ireneti (anche lsiati Sofiati) e simili; cfr. anche, da nomi greci msc. in -iis, Niciati, Hylatis, Thomate, Damati ecc. Qui il punto di partenza è costituito dal tipo greco Hermès Hermétis, Thale8 Thaletis, tanto più facilmente in quanto il greco aveva la doppia forma 0otÀli~ 0otÀou accanto alla declinazione in -1J~ -1J't"O~. II. Declinazione.
L
§ 323. - Temi in
-0-
maschili, neutri e femminili.
Paradìgma: Sing. Nom. Acc.
lupus lupum
PI.
lupi lupos
Femminili (come il msc.): nomi di
160
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Nom.-acc.-voc. ntr. Dat. AbI. Gen. Loc. Voc.
donum lupo lupo lupi belli lupe
dona lupis
piante ed alous, colus, humus, vannus ecc., domus.
luporum Leontinis l1l,pi
Neutri con nom.-acc. in -us sono pelagus dal gl'. néÀIXYoc; (acc. pelagum Corno Sev. ap. Probum de nom. p. 208 e Tertull., oltre al normale pelagus)j virus = gr. ~6c;, forse per attrazione di venenum e toxicum (cfr. anche scr. vi!idm ntr. 'veleno ')j e vulgus che però è usato anche come maschile (Varro etc.). T L
§ 324. -
SINGOLARE:
N o m i n a t i v o: Antico filios (12 2,9), Nonio» Plasuios (12 2,561); con caduta di -8 (§ 128) Populicio (12 2,27), [Gorneli]o (12 2,6). Dopo u (v) resta +QJ~ino alla, fìna.xìella.irepubblicar mortuos accanto a gniitus (12 2,12) eec.; più tardi ecus Se1'US (= servus) oltre al solito equus servus ecc. Come normalmente in oscoumbro, così sporadicamente in latino ha luogo sincope dell'o tematico: famul (Ennio, Lucrezio) accanto a famulus (cfr. osco f a m e l), recenti e volgari mascel vernacel figel in iscrizioni, così pure Mercuris G16dis ecc. (1) (cfr. o. P a k i s = Pacius ecc.), inoltre il termine giuridico damnas = damniitus (cfr. O. h r z = lt. hortus). Questa sincope, che probabilmente è dovuta ad influsso ou., si è generalizzata pei temi in -ro-, i quali hanno -er da -ros, -eros (§ 133: aqer = U. ager, fab'er = peligno faber, puer) se all'r precedeva consonante o, in parole di più che due sillabe, vocale breve (puer da *p1Uros ma ferus purus aviirus taurus): fanno eccezione vir (secondo uxor pater mulier) Geltiber Cat. (-er Mart.) e -ros ù
(l) In Notizie degli Scavi 1902, p. 212 (Pompei) è scritto Iiucretius ma. bisogna leggere Lucretis: Lùeretis mc Fronto dignus honòre bene est (pentametro; Bi notì però che l'e di Lucretius è generalmente lungo).
PARTE II. -
MORFOLOGIA
161
da -sos (§ 113) in umerus scr. àmso« 'spalla' ecc., numerus da *numesos, § 209. La desinenza -us si trova anche in inferus superus uterus accanto a cui sparsamente infer super Cato, uter Caecil.; socerus accanto a socer ha PIanto; vi è esitazione nei nomi greci: generalmente Menander Alexander Meleager, 'Codru» Petrus Loorus, ma Evandrus (ristabilito secondo il gr. Eutlvopoc;) ed Evander Verg., ecc.; in iscrizioni si trova Agathémer Euhémer: similmente gli appellativi, arehiater ed arehiatros, hexameter e -tros e così via. Volgari e seriori sono barbar hilar (pel comune -rus, gr. -poç). T L § 32f). - A c c usa t i v o: antico Lùciom ecc., con caduta di -m (§ 129) oino viro (P 2,9).
N o m i n a t i v o - a c c usa t i v o - v o c a, t i v o n e u t r o: antico piicolom; poeolo (P 2,439.2285.4-43) donorn dono (12 2,27.2659); conservazione di -0- dopo -u- in perpetuom. aequom ecc. La desinenza è caduta (originariamente per elisione a vanti vocale? o per sincope t) in nihil da ne hilom, non da *no(i)nom da *ne oinom ' non uno' accanto a, noenu(m). D a t i v o: Antico duenoi (P 2,4) populoi Romanoi Mar. Victor. VIII. A b l a t i v o: antico Gnaivod (12 2,7) meritOd adv, ecc.; in cito modo formati come merito l'o è dovuto ad abbreviamento giambico (§ 28) fissatosi in quanto questi avverbi non venivano più sentiti come ablativi. T L § 326. - G e n i t i vo: nelle iscrizioni più antiche -i rispetto ad -ei pel nom. pl.: SC de Bacch. Latini urbani, ma nom. pl. oinvorsei uirei, cfr. anche Lucilio 364 segg.; solo più tardi, perduta la distinzione fra i « tenue Il ed i (l pingue », si è scritto anche ei, p. es. Lex Agraria P 2,585 r. 1 populi Romiinei. In conseguenza, i temi in -io- hanno più anticamente -i (da *-'ti): Aiseliipi (12 2,440) ecc.; ma al principio dell'impero si trova -ii nelle iscrizioni, e poco prima nella letteratura, per influsso analogico degli altri temi e per raccomandazione di grammaIl - V. PISANI,
Grammatico Ialina storica e comparativa.
162
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
tici analogistì (Varrò ap. Charis. I 78); ma Orazio e altri preferiscono ancora. -i, che resta in uso a lungo. L'accento rimaneva però, ciononostante e nonostante la norma del trisillabìsmo, sulla penultima: Valéri (ma vocativo Valeri: Nigidio Figulo ap. Geli. XIII 26). - Similmente per nomi come Pompeiius troviamo Pompei (P 2,1365) e Pompeiii (Caes, ap, Priscian. II 14). Mettoeo Futetioeo (cioè -oio) di Ennio è grecismo o imitazione di un arcaismo remoto, cioè del presupposto -oiio (§ 309)' T L § 327. - L o c a t i v o: oltre belli Corinthi domi ecc., sono loeatìvi le formule die quinte (per l'-e cfr. § 21) e die quinti, die quarte, noni, pristini, proximi; -ei si legge in die septumei di Pl. Perso 260 (ms. Palat.; l'Ambros. ha septumi) e in Delei (P 2,2500, che però essendo del 58 a. C. non ha importanza alcuna). Che si tratti di antico -ei , mostrano Brundisii Enn. e simili forme senza contrazione da temi in -io- (contrariamente a quanto accade pel genitivo). V o c a t i v o: i nomi in -ro- che al nomino formano -er, -r perdono la finale anche al voc.: [aber, viri per puer, Plauto (sempre) Cecilie Airanio hanno puere. I temi in -io- contraggono -ie ln -i: tili Publi Valeri (contro gen. Valérisecondo Nig. Figulo ap, Geli. XIII 26; a tempo di Gellio anche il voc. suonava-!aléri); da nomi in -eiio- abbiamo Pompei (cioè -eiii) e Pompei. In Livio Andronico si legge tilie, Laertie, in Ennio Saturnie, forse ricostruzioni analogiche come i Vergilie e M ercurie di cui ~arla Prisciano II 301; ma Bromie in Plauto può essere il gr. Bp6[J.Le:. Deus ha il vocativo uguale al nominativo; ciò si spiega col fatto che un vOC. sing. di questo nome è usato dapprima dai Cristiani (solo o bone deu« Scribonio Largo; la religione romana usava di nel plurale, ma nel singolare il nome del dio invocato): del resto, dee si trova in Tertulliano. T L
§ 328. -
PLURALE:
No m i n a t i v o (e Vo c a t i v o): antichi pilumnoe poploe, [escemnoe presso Festo (da leggere fasceninoe Y-oe è grana moder-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
163
nizzata per -oi); più recenti foideratei (12 2,581), leiberei (12 2,614), ploirume (12 2,9) ecc.; Adelphoe (titolo della commedia dJ Terenzio) e simili sono trascrizioni del greco. I nomi in -io- hanno pertanto -ii di norma, solo eccezionalmente o~, che compare dapprima in una iscrizione del 117 a. C. (flovi 12 2,584; cfr. Gabi Prop. IV 1, 34 eec.). Un compromesso fra i plurali oschi in -os e quelli latini in -ei, -i, nel quale influisce anche l'esempio dei plurali con -$ delle declinazioni III IV e V, è rappresentato dai plurali in -eis -ès -is di iscrizioni che vanno dalla fine del III sec. a. C. al I d. C.: Vertuleieis leibereis (12 2,1531), magistreis (12 2,364), violaries, ministris ecc.; Vituries Veituris filis da temi in -io-: Deus ha al plur. di (da deivei § 34) e il recenziore dei rifatto da deus; la scrittura dii esprime in realtà il monosillabo di, come mostra la prosodia dei passi poetici che contengono la parola. L' A c c usa t i v o e il N o m i n . - a c c u s. non offrono materia di osservazione.
neu t ro
D a t i v o - A b l a t i v o: antichi a b o l o e s p r i v i c l [i]o es' singulis' presso Festo, con oe modernizzato da oi; con -eis, castreis (12 2,614) ecc.; con -ee, Cavaturines. Nei temi in -iola contrazione di -iis in -is sembra posteriore a Plauto e Terenzio, e in generale rara; comunque mieis in 12 2,15 (seconda metà del II see.) che esprime graficamente il monosillabo mis si trova già in Pl. Menaechmi 202; deus ha dis (di cui diis è espressione puramente grafica), e deis di su deus dapprima in Catullo (IV 22). G e n i t i v o: antichi Romarwm P 1 e Romano (§ 129), socium 12 2,581; dopo u (v) resta o, sovom 12 2,727 ecc. (divum Carm. Sal. sarà grafia modernizzata); similmente con-um verbum ecc. Pl., amicum Ter.; in Virgilio (famulum) ecc. tale formazione ha ormai scopo arcaizzante. Però resta -um in formule come socium (Liv.), deum (pro deum (idem; divom Verg.), nummum e simili termini per misure e pesi, in nomi propri come Drusum Gracchum (Rhet. ad Herenn.) e di popoli, Achivum Henetum ecc., spesso ove preceda r: liberum, duum-
164
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
virum, praefectus fabrum; presso poeti in composti lunghi come consanguineum magnanimum squamigerum (qui ha agito anche I'r). Ma -orum appare fin dalla più antica tradizione, cfr. duonoro 12 2,9 ecc.
T § 329. - I
NOMI GRECI in -0- passano alla II decI. e ne assumono le forme; ma spesso vengono conservati i nominativi sg. in -os (Aegyptos Amorgos Epiros ecc.) accanto alle forme con -us, e specialmente l'accuso sg. in -on è adoperato dai poeti per evitare l'elisione avanti vocale (Rhodon Samon ecc.); raramente si trova il genitivo in -u da -ou (Eudieru Liv. XLIV 3, 3 ecc.); spesso il nomino pI. in -oe da -or (Adelphoe Ter., Clerumenoe PI., comèphoroe Cic.), a volte il genit. pl. in -on: tetrastichOn, specialmente in titoli di libri come Bucolicon Georgicon epodon astronomicon Argonauticon; infine nell'accuso pI. si trova talora -iis da -ouç in qualche manoscritto. Di nomi contratti troviamo solo Panthus voc. Panthu (II&v.&ooe; -ouç) in Virgilio; di Androgeos della declinazione « attica» il genitivo suona, oltreché Androgei, Androgeo (-e:w) in Verg. Aen. VI 20; e così via. Infine i nomi di donna in -Iov prendono generalmente la desinenza latina di neutro -ium: Philematium, dativo. -tio, N orni greci in -e:ue; sono stati accolti nella II decI.: Premètheus gen. Promèthei (ma vocativo -eu) j più tardi (Virgilio ecc.) essi vengono declinati alla greca specie nell'accuso in -ea. Cfr. anche §§ 348.349.
III. Declinazione. T L § 330. - La terza declinazione accoglie temi dei tre generi in -io, -n,- oro, -mo, -lo, -io, -u-, dittongo, occlusiva, -$-. Come mostrano le altre lingue ie., la declinazione dei temi in -i- (alternantesi con -ei- ) si distingueva originariamente da quella più propriamente consonantica, o ad essa assimilata, degli altri temi: ma per un processo che appare anche fuori del latino (specialmente nelle lingue baltiche e slave) i due tipi di declinazione sono
PARTE II. -
165
MORFOLOGIÀ
andati raccostandosi, e nel dativo sing. essi si sono fusi a seguito di mutamenti fonetici. In origine si doveva avere: Sing. Nomin.
-s (o O)
-i-s, cfr. ser. (1) vdk (aveagni-s stico viix-s) vac-am Ace. agnim -W' (> lt. -em) -i-m NA. ntr. -O -i (> lt. -e) bhdrat çuci Dat. -ei (> lt. -ei) viic-é agnay-e -ei-ei (> lt. -ei) (2) AbI.-Gen. -es, -os (> lt. -ei-s viic-as agné-s -is, -us) -i (> lt. -e) agnau -eu viic-i Loc. -èe Plur. Nom. vdc-as agnay-as -ei-es (> lt. -es) (2) • Ace. agmn viic-as -'{fs (> lt. -es) -i-ns (> lt. -ts) NA. ntr. -~., -i~ bhdrant-i çuci (> lt. eia) (> lt. -il) Dat.-AbI. -bhos -i-bhos viig-bhyas agni-bhyas (> lt. -ibus) • Gen. -om viic-am gr. ~otcr(-wv -i-om (> lt. -um) (> lt. -ium)
.
T L § 331. - In latino sono stati adottati -es, -os (> -is, -us) dei temi in consonante e rispettivamente -es dei temi in -i- come uniche desinenze del gen. sg. e rispettivamente del nom. pI. che restano così chiaramente distinti, diversamente da quanto accadeva in origine pei temi in consonante che avevano -ee in ambedue i casi. Le difficoltà fonetiche che potevano sorgere nell'incontro di consonante finale del tema col b di -bue sono state evitate adottando -ibus anche pei temi in consonante. L'antica, anormale desinenza. di locativo dei temi in -io, e
(I) Temi viik/c- • vox', agni- • ignis', bhdrant-/bhdrat- • ferens', cuc,· • purus '. (2) In seguito alla scomparsa di -j- fra vocali.
166
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
cioè -eu (forse ancora nell'avverbio noctu), è .stata abolita mentre -i (> -e) dei temi in consonante ha servito a distinguere l'ablativo dal genitivo singolare, dato che il latino ha esteso a tutti i temi questa distinzione, propria in origine solo di quelli in -0- (§ 308); e questa desinenza è stata in parte adottata anche dai temi in -io, presso i quali d'altro lato è sorto pel processo descritto sopra (§ 308) -id (> -i), che talora è assunto anche da temi in consonante (coventionid P 2,581). Nel nominativo sg. -i- è andato soggetto a sincope, specie dove era preceduto da due consonanti (mens = scr. maii-s, mors = scr. mrti s), facilitando la fusione dei due tipi tematici; nell'accusativo, -cm dei temi consonantici è andato diffondendosi a spese di -im, e nell'accuso plur. l'adozione di -es (da -ei-cs) nel nominativo, identico ormai ad -ès (da -r!s) dell'accusativo presso i temi in consonante, ha fatto sì che si tendesse sempre più ad adeguare all'antico nominativo in -es anche l'accusativo dei temi in -io, sostituendo -ee all'antico -ts, Alla fine del processo si stabiliscono i paradigmi: Sing. Nom. Ace. N.-A. ntr, Dat. AbI. Gen. PIuro Nom. Ace. N.-A. ntr. Dat.-AbI. Gen.
rex regem caput regi rege regis reges reges capita regibus regum
hostis hostem, puppim mare hoet;
hoste, puppi hostis hosue hoeus, hosu« maria
hostibue hostium
L § 332. - Astraendo dai nominativi sing., la differenza si limita al gen. plur. e al nom.-acc. plur. ntr. e inoltre, con certe restrizioni, all'ace. e abl. sg., parzialmente all'ace. plur. ove i temi in -i- hanno o possono avere forme speciali. D'altro lato, nomi in consonante sono passati alla categoria in -io, p. es. no» gen. pI. noctium, dens dentium (gr. ..u; wx-r-oc; òòwv òòOv-r-oc;,
PARTE II. - MORFOLOGIA
167
scr. ace. sg. ndkt-am ddnt-am), e in generale neppure nei due casi (N.-A. pl. ntr., Gen. pl.) più refrattari alla fusione la distinzione è sempre netta. T L § 333. - Per quanto riguarda le desinenze dei vari casi (salvo quel che sarà rilevato in seguito a proposito dei diversi tipi tematici), va qui notato: SINGOLARE:
A c c usa t i v o: -im è norma per amussim burim cucumim ad fatim futim ravim (Pl.) rumim sitim Tiberim tussim vim (tutti femminili eccetto Tiberim); si trovano tanto -im quanto -em per clavis cratis cutis [ebrie navis (navim Pl., Ovid. ecc.) neptis pars (partim Liv. Andr., Lucr., inseguito rimasto come avverbio) pelvis puppis (puppem è postelassieo) restie securis sementis strigilis turris, anche questi femminili; del rnsc. piecis l'accusativo piscim si trova in una iscrizione di Preneste del III sec. a. C. (P 2,560). Accusativi in -im sono avverbi come praesertim statim (: ~tati-o § 236) ecc. ~ . .
168
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
originaria (temi in -i- per la prima, in consonante ecc. per la seconda), -i presso gli aggettivi, -e presso i sostantivi. Pei sostantivi i grammatici antichi dànno come norma che si usa -i dove l'accuso suona -im, -i od -e dove nell'accuso si ha -im od -em: ma -i appare più o meno sporadicamente anche altrove, mentre presso i neutri in -e -al -ar (temi -i- -ali- -ari-), che di norma hanno -i, compare non di rado -e. Ignis forma igni ed igne, ma sempre aqua et igni interdicere, ferro ignique. I comparativi hanno -iore fino nel periodo classico, da Lucano e Giovenale s'inizia -iori; molto incostanti sono i participi presenti: altrimenti la norma per gli aggettivi è -i. G e n i t i v o: antico SalUtes (12 2,450), con -os Diouos (P 2,360), nominus (12 2,581). Un antico genitivo con sincope è l'avverbio arcaico nox ' di notte' (XII tab., Enn.), cfr. vux,6ç , di notte '. Con caduta di -s, rege § 130; iure peritus, coneuitu«. § 335. - In Accherunti Garthiigini luci (primo luci P!.) ruri temperi abbiamo dei lo c a t i v i, molto probabilmente formazioni secondo domi »espert ecc. della II decl, (§ 327): più difficile è che si debba in essi vedere la continuazione di antichi locativi in *-ii-i od *ei-i. Ma humi è un antico dativo di tema in consonante (*hom- = gr. X&ov-6ç da *X&O[L-) e corrisponde al gr. xoc[L-oc(. L
V o c a t i v o. L'antico tema adesinenziale ancora in I uppiter Tiipiter = Zeu 7t
PLURALE:
N o m i n a t i v o e A c c usa t i v o msc. e fem.: la ripartizione originaria è, come si è visto, N. -es Ac. -ss pei temi in consonante ecc., ~. -es Ac. -ts per quelli in -io; ma presto questi ultimi estesero -èe all'accus., e viceversa, ma meno frequentemente, -is penetrò nel nominativo e poi dai temi in -i- anche in quelli consonantici, in ambedue i casi. Un esempio di -èe nel
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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nomino avremmo ancora in Ennio Ann. 101: virgines; ma jores pedes di Pl. sono dovuti all'abbreviazione giambica, grypes Verg. e simili sono grecismi, e probabilmente anche l'isolato esempio enniano rappresenterà un grecismo, seppure non debba intendersi altrimenti. I nominativi puppis restis sono attestati da Varrone, jinis ceiveis in iscrizioni; per l'accusativo cfr. jinis omnis omneis turreis (ei = i) optantis ecc. in iscrizioni. Nei mss. l'uso di -ès ed -is è promiscuo. N o m i n a t i v o - A c c usa t i v o n t r .: -ia dai temi in -i- (quindi con nom. sg. in -e -ol -ar) si è diffuso anche agli aggettivi (compresi i participi) che hanno adottato -ium nel gen. pl. Ma i comparativi hanno -iora (plUria compluria accanto al più comune ora, forse secondo omnia). T L § 337. - D a t i v o - A b l a t i v o: nota la scrittura Tempestatebos (P 2,9), navebos (Col. Rostrata P 2,25); senatorbus nel SCo de Bacchan. (P 2,581) dev'essere errore materiale: nella stessa iscriz. si legge seniit6ribus. Senza -i- le forme bù-bu« e subus (su- Y), cfr. appresso §§ 343.344. G e n i t i v o: -ium dai temi in -i- si diffonde a quelli in consonante, specialmente agli aggettivi e ai participi presenti (ma parentum; civitiitium accanto a -tum può anche contenere un antico suffisso -tiiti- allotropo di -uu-, cfr. § 240); i comparativi hanno -i6rum (ma plUrium complUrium come -ia nel nom.-acc. ntr.). - Can-um iuvenum mènswm. (e mensium) sono di antichi temi in consonante (scr. çvan- yuvan- miis-, gr. xUtù'll !J.~'II) che hanno preso -is nel nom. sg.; secondo questi anche viitum apum ecc. da temi in -io. Secondo iugerum di iugus -eris ntr. = ~e:uyoC; e usato anticamente di una coppia di buoi, si è fatto bov-erum; il rapporto Iovis Iovem = bovis bovem ecc. ha recato seco uno Ioverum, secondo cui Gn. Gellio ha creato 1'egerum e quindi lapiderum, Celio Antipatro nucerum, tutte forme che non hanno avuto seguito, mentre iugerum è stato reinterpretato come gen. plur. di tema in -0-, onde il nom. sg. ntr. iugerum ' iugero ' (propriamente 'terra coltivata da una coppia di buoi '),
170
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T L § 338. - Per quanto riguarda le varie TICHE, si noti:
CATEGORIE TEMA-
1) T e m i i n o c c l usi va. N o m i n a t i v o: gutturale + -s dà -x, labiale + -s dà -ps (pleps, scritto di solito plebs), dentale + -B dà -ss onde -s: milcss PI., indi miles; ma questo -s non si elide nella poesia arcaica (cfr. § 128). Più tardi, nella lingua del volgo, -x si riduce a -s, onde scritture come conius e inversamente milex. Per nix nivis (Lucr. ningucs acc. pI. secondo ninguit, imitato da Apuleio nell'ablativo ninguc) cfr. § 109; similmente coniunx coll'n di coniungo pel regolare coniuo: (gen. coniugis). Il confronto di scr. pat padds gr. 7tWe; 7toMe; mostra che l'alternanza pè« pedis è di origine ie.; in vox vocis rispetto avocare l'o può essersi diffuso dal nom, sg., ma ciò probabilmente già in epoca ie., perché anche il scr. declina vak vacds (il gr. invece ()7t-~). L'alternanza fra lunga e breve si trova anche in pos potis, vas vadis (gt. wadi ' pegno, arra 'i nei composti compos, praes da *prai-vds); ma in abies arie« pariee (gen. -etis) la lunga è artificiosamente prodotta nella poesia dattilica, perché le parole potessero usarsi in tal metro. L'alternanza in auspex artifex: -icie, praeses: -idis dovuta alle diversità nell'indebolimento degli antichi c, a (§§ 42.44) ha fatto sì che anche a iudicis equitie ecc. con antico -i- si creassera nominativi con -co: iudcx eques in luogo di *-dix ecc. Similmente hospes non *hospus da *hosti-pot(i)s di sul gen. hospiti«. In auceps aucupis (: capio) i casi obliqui hanno -u- per -iin vicinanza di labiale, § 42; ma prinoepe principis serba l'-isolito, forse per attrazione di i nella sillaba precedente. Queste due forme han dato il modello per praeceps omoeps invece degli antichi praecipes ancipes gen. praecipitis ancipitis (da prae-, am- + caput da -ot)i i quali praecipes ancipes hanno -c- in luogo di -u- per lo stesso motivo che hospes, N o m . - a c c. n t r .: nota hallec (e femmin. hallex), caput, cor da *cord, Iac (per cui Varrone voleva riporre lact) e lacte (arcaico e tardo). - Presso i temi in -nt-, il nom.-acc. aveva
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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[erèn« da *bherrft (= scr. bMrat) § 126; l'uguaglianza di questo col msc. feréns da "bherent-« (= scr. bMran) e C9l fem. feréns da *bherrfti-s (o da *bherent-sY Cfr. P. VIII, 39 s.) ha fatto sì che anche gli altri aggettivi in occlusiva adottassero pel nom.ace. sg. ntr. la forma del maschile-femminile: audax félix ecc. L § 339. - 2) T e m i i n r: Nel n o m i n a t i v o troviamo ancora la lunga in uxor soror imperator in Pl., ove forse essa è conservata per influsso dei casi obliqui. In monosillabo essa si conserva in fur furisj lunga del nom. si alterna con breve dei casi obliqui in par paris (l): per Liir cfr. appresso. Memor è probabilmente da *memus § 256, quindi il suo -or sta per -U8 secondo i casi obliqui (cfr. § 18). Quanto a .Marci-por nome di schiavo da * Miirco-puer o -pover, è difficile farne la storia esatta: notevole il passaggio alla III decI. con partenza dal nom. sg. N o m . - a c c. n t r.: la vocale è breve come nel resto del paradigma: cadaver uber marmor ecc.; solo piir come nel masc.fem. Vér vèris ha la lunga in tutto il paradigma ed è da *,!!er ie., cfr. anord. var (forse da più antico *,!!esr accanto a ,!!es[ onde ÉlXp). Infine fiir farris da *fars-is (umbro farsio 'farrea ') con lunga nel nom. sg. Nei c a s i o b l i q u i si noti l'apofonia patr-is matr-is friitr-is ventr-is rispetto al nom. e voc. pater ecc. come in 7t1X't"p-6ç rispetto a 7tIXTIJP 7tcX:t'e:pj invece i nomina agentis hanno diffuso a tutto il paradigma la lunga propria in origine del solo nominativo: dator (da -tor, § 135) daiorie, ma gr. i)w't'wp i)w't'opoç scr. data diitaram (-a- nell'accuso da -0-) dato datr-é. Di sul nominativo, dopo che era stato abbreviato (§ 135), sono fatti Maspiteris ecc. (Prisciano). Nella categoria dei temi in -1'- sono entrati antichi temi in -so, di cui questa consonante si è rotacìzzata fra vocali (§ 115) (I) Qui e in casi analoghi come siil l'allungamento del nominativo può esser dovuto alla tendenza ad evitare in tal modo l'eccessiva brevità del monosillabo in parole di valore semantico pieno.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
nei casi obliqui che hanno poi ceduto il loro r al nominativo: mulier (ma muliebris da -es-ri- § 88), dègener (dè genus) e dèdeeor (decus), Lar Laris (come par paris ~ o antico *Las Lases ~ antico plur. Lases Carm. Arvale), arbor honor ecc. cfr. § 251; infine i comparativi § 255. E cfr. il memor addotto qui sopra.
+
§ 340. - 3) T e m i i n l: vi appartengono sol solis (antico neutro, da *say:el o *saul, cfr. zal nella iscrizione umbra sulla statuetta di Osimo e Glotta XX, p. 94 segg.; gr. &(f)ÉÀwç), sal siilis con alternanza quantitativa fra nominativo e casi obliqui, consul forse da -sod- ecc. § 155, i neutri fel fellis (da *feln-es) e mel che secondo [el ha nei casi obliqui mellis (gr. flÉÀ~; o da *meld-es secondo un nomino *melid cfr. gr. fLÉÀ~'t"-Oç, gt, milip ecc. ~). 4) T e m i i n m: solo hiem-s (e hiemps § 87) hiem-ie, per cui cfr. § 154; antico tema in m era humus, cfr. ancora hum-i = gr. xocfL-od, § 335.
T § 341. - 5) T e m i i n n: due gruppi principali, costituiti il primo da homo homin-is con nèmo = ne hemé, cardo, maTgo, ordo, turbo, virgo, inoltre dai tipi cupido vltletUdo e vorago -inis, dai ntr. nomen nominis omen -inis ecc.; il secondo da latro -imis, natio -onis. Ambedue presentano nel norn. sg. m. e f. -o = SCI'. -a in raja ' re ' di rajan-, lit. akmuo e ablg. kamy , pietra' ecc., il primo anche -en in {lamen pecten da -en come in gr. 7tO~fL~V ecc. (§ 135); dal nominativo è riformato l'intero paradigma del secondo tipo, con estensione della lunga. Il primo tipo conserva invece l'antica apofonia: SCI'. ace. sg. rajan-am (-an- da -on-) loc. rajan-i (-an- da -en-) gen. rajfi-as loc, pI. raja-su (-a- da -t"-), gr. &.xfLov-oç 7tO~fLÉv-oç &.xfLo-aL 7toLfLÉ-aL (con -0-, -e- secondo il restante paradigma, per -oc- da -t"-; -ov-er -sv-ot avrebbero dato -ou-m -er-er) mostrano che l'antica apofonia era: casi forti -on(ace. sg., nom. plur.) ed -en-, casi deboli -n- e -t"-. In homin-em homin-ès ecc. abbiamo -on- od -en-; il dat.-abI. plurale homin-ibus può sostituire un antico *homen-bus con -en- da -~-j ìn
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lIIORFOLOGIA
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7wmin-is ecc. (antico Apolen-ei) e nomin-is si può avere anaptissi di -e-, -i- (§ 41) in un antico *homnes *nomnes (= scr. namn-as), e questo è certo il caso per voraginis valetudinis il cui 9 da c ioorao-ie, .tUt-) è sorto in un più antico *vorac-n-es *valétut-n-es, § 86. Il grado O sicuramente in carn-is nom. caro (e carnis, dai casi obliqui secondo l'analogia dei temi in -io); anticamente anche in *feln-is onde fellis cfr. § 340. La lunga in tutto il paradigma, forse dal nominativo, hanno lien e ren (anche rien secondo lien): è probabile che nel nomino lien (lien Pl. forse per abbreviazione giambica § 28) essa lunga sia mantenuta per analogia del monosillabo rèn. e dei, casi obliqui. Nel nom. sg. m. f. -o ha subito qua e là l'abbreviamento giambico, p. es. in hom6; solo in epoca augustea va diffondendosi là forma con -o che diventa poi normale pei tardi grammatici. Un nom. sigmatico è sanguis (sanguin-is ecc.; da Virgilio in poi sangu1.s) , probabilmente secondaria mascolinizzazione del neutro sanguen in Ennio: similmente, accanto a pollen, Carisio insegna un pollis, Il nom.-acc. sg. ntr. ha -en (nomen glilten unguen) da -rh cfr. ovofLlX scr. niima, T NOTA. - La lunga del nom. è stata trasportata nell'accus. homonem Enn., hemonem PF. Un'apofonia o/e parrebbe doversi riconoscere nel sabino Nerio Neriènem. (PI.; ·enem secondo Gellio), cfr. anche le variazioni nel nome dell'Aniene, Ani!,f e Anien (e AnienU8 II declinaz.!) gen. Anionis e Anienis. 8010 apparentemente rientrano nella declinazione di temi con suffisso in n i composti con un tema radicale di cano, tubi·cen os-cen -inis ecc.; se alla loro categoria appart.iene praecii (che poi avrebbe diffuso 1',0 al resto del paradigma: praeconis ecc.), potremmo ricostruire un antico patadigma *·ko: .kan.rp : k"J.es analogo a quello scr. -lui ·han·am gen . . ghn-as dat..abl. plur. . ha.bhyas (da -'!l'o) di composti con -hom- nome radicale di han· "uccidere '. Ma praeco può anche avere avuto sempre un tema allungato -con· analogo a quello di ci-con-ia § 196.
T L § 342. - 6) T e m i i n s: l's è diventato r fra vocali (§ 113), quindi si è conservato solo nel n. sg., quando anche qui l'r non è penetrato analogicamente dai casi obliqui. Oltre ad alcuni monosillabi con lunga invariata (m. flos, glis accanto a cui glir secondo i grammatici, mas, mos, musi f. glOs; ntr. ius 'diritto'
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
e ius 'brodetto " rù«, pus, eriis, os, aes, plUs in parte da antichi bisillabi, e cioè rus da *re'}!;os avest. raooh- 'spazio libero' ed aes da *aies- cfr. scr. ayas- 'metallo '), abbiamo il tipo colla lunga trasportata nei casi obliqui dal nominativo (hono~ honoris), e quello colla breve con cui nel msc. e femm, si alterna la lunga nel nom. sg., la quale è di antichità ie., cfr. § 304. Pel primo tipo vi è da osservare poco, tutt'al più che, se il nom. sg. ha preso anch'esso -r, l'o si è abbreviato avanti ad r secondo il § 135, quindi honorhonoris; ma l'antico -s si è qui mantenuto fino all'età imperiale per honos lepos, più raramente in odos (Pl.) vapos (Lucr.) lab6s (Oato, Sall.) oolàs (Liv.) ecc. Però i comparativi hanno -r fin dai più antichi monumenti (la consono finale è caduta nei prenestini maio mino come nomi propri femminili): pei casi obliqui cfr. meliosem (Varr.) col ntr. meliu« e i derivati maiestiis ecc., § 255. A sé sta, con lunga in tutto il paradigma, l'isolato tellus telluris. Pel secondo tipo notiamo: con grado allungato nel nom. sg. msc. fem. arbo« arboris (ed arbori ant. arbosem, cfr. arbus-tum), Ceres piibes (aggettivo; tardo pube1') -eris, Liir Laris (Lases nom. pl. nel Carmen Arvale); altrimenti troviamo la breve nei temi in -is-, cinis pulvis vomis (gen. -eris da -is-is § 18; vomer è rifatto dai casi obliqui, così pure il tardo pulver), in Venus vetus (veter Ennio) antichi neutri § 253, in lepus di origine forse ligure, inoltre in bicorpor dedecor degener dai rispettivi cusì obliqui, in mulier che ha sempre r forse per attrazione di vir, uxor, miiter.
I neutri polìsillabi hanno in parte l'alternanza -os: -es- come gr. yé:voç yé:ve-oç, così genus onus foedus (antico [oedesum gen. pI.) scelu« -eris; in parte -0- è penetrato nei casi obliqui, tempus -oris (ma tempes-ta», adv. temper-i antico locatìvo) e così corpus stercus ecc. Oscillazione abbiamo in pignus faenus, gen. -eris e -oris (antico pignosa). In un paio di casi la r dei casi obliqui è passata al nominativo: robur riiburi» ma robus-tu«; fulgur -uris, antico fulgus [ulqeris. Pel nom. sg. dei comparativi, melius ecc., cfr. § 255; i casi obliqui sono come sempre quelli del msc.-fem., in cui è penetrato l'o del nominativo singolare.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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NOTA. vas viisis è da antico vassis (§ 79): con doppio s anche os ossis, il cui ss è forse da -sth-, cfr. scr. dsthi. Ma }'indeclinabile fas è probabilmente un antico tema in -ti., *fatis con sincope dell'i. Da un antico nominativo di tema in 'S-, *ausos = gr. AUCùç, si è fatto Auror-a § 163; antico tema in -s- è anche vir-es § 254; cfr. anche § 167 su certi nominativi in -ès, Su far farris cfr. § 251.
T L § 343. - 7) T e m i i n i, u: dopoché i polisillabi eocrus neptis (cfr. anche § 346 IX) furono passati alle rispettive declinazioni in vocale breve, sono rimasti a costituire questa sezione solo vis, sus e grus. Di essi, sus suis grus (nom. gruis Phaedr. 18,7) gruis mostrano l'abbreviazione di -u- che si sdoppia in -u:!!:- avanti vocale come . in scr. bha-s bhuv-am·bhuv-ds 'terra', ma resta avanti consonante in scr. bhubhis str. pI.; illt. ha nel dat.-abl. pI. suibus gruibus col solito -ibus, ma anche su-bus con u secondo gli altri casi per subus che è incertamente attestato in Lucr. V 969, Varro Sat. Men. 127 (e potrebbe qui del resto esser rifatto secondo bubus § 344). Di vis sono antichi nel sg. solo anche l'ace. vim e l'abl, vi; gen. e dato sono appena testimoniati in epoca imperiale, vis gen. è dapprima postulato da Varrone de·~.I. VIII 7. Al plurale abbiamo vires virium viribus, un tema in -so. Il confronto di scr. vdyasn. 'forza vitale, gioventù' ci suggerisce di partire pel sg. da un tema neutro *'!!:f:,fJS- > *:!!:is- che forma il plur. e che nel nom. sg., *,!!:is, è stato reinterpretato come femminile *,!!:i-s e su di esso si è fatto in lt. l'ace. vim e l'abl. vi, in greco R-cp~ mentre f~v- (tv6~ rViX rve:c;) pare un ampliamento da *:!!:is-n-: cfr. § 254 ed Ernout, Philologica II, p. 112 sgg. L § 344. - 8) T e m i i n d i t t o n g o capitati nella III decl, sono bOs bov-is gr. ~(;ic; ~of-6e; scr. gdus (ace. glim = gr. ~(;iv), dato pI. biibu« cfr. scr. g6-bhyas e bO-bus con o secondo bo-e; e Diés-piter ([D]iespater P, 2, 568) = Ze:te; 7tIXTIJP scr. Dydus pitli, Iuppiter (Iupiter, cfr. § 75) antico vocativo = Zs:u 7t(he:p adottato poi come nom., Iov-em Ioo-t ecc. (Diovem Diovos P 2, 558.360, dato Dio»-e P 2, 20) cfr. scr. locat. dydv-i; l'antico nominativo col secondo elemento del dittongo conservato (come Ze:UC; Dydus) in Ve-di:J,s = Ve-iovis, Dius Fidius (-us per
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
abbreviazione giambica); una innovazione secondo i casi obliqui è il nom. Ioois Enn., Diooie Varro; dal nomino invece Diespitris Varro, indi Arnob., iscriz., Iuppiteres Tertull. e il paradigma Iuppitris ecc. costruito dal grammatico Pompeo. Cfr. § 356. T L § 345. - 9) T e m i i n i. Il nom, sg. msc. femm. termina: in -is, hostie ecc.; in -s, con sincope dell-é-, more mens d6s pars sors (isolati sortis Pl. mentis Enn.; ma talora abbiamo -is stabile presso antichi temi in consonante come mensis iuoeni», in dittongo come navis ece.; gli etnici in -ati- -iti- conservano l'-i- più anticamente, lo apocopano in seguito, cfr. Arpinatis Cato ma Arpinds Cic.); in -er nel msc, di temi in -ri- (§ 133), acer alacer (ma antico ancora terrestris Pl. alacris Ter.; posteriormente illustris Oic. equestri» Liv. salUbris Cic., cfr. § 346); in -il di temi in olio, vigil pugil (ma agg. facilis ecc.); finalmente in -ee. Questi ultimi sono per buona parte nominativi di antichi temi in -so: plebes (il -b- da -dh- secondo. pubes): 7tÀ1j&oc:;, sedes: ~8oc:; scr. sddas-, nubes: 'JÉ
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MORFOLOGIA
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§ 346. - A g g e t t i v i. Da quanto si è detto finora, si spiegano le varie categorie aggettivali della III decI. (sempre -i abI. sg., -ia nom.-acc. pI. ntr., -ium gen. pl., salvo i comparativi: cfr. §§ 334.336.337): !X) temi in occlusiva e -so, con nomino sg. unico pei tre
generi, per il che hanno servito da modello i temi in -nt-, in quanto il nom, sg. ntr. [erèn» da *bherrft = scr. bhdrat (§ 126) è divenuto identico a quello msc. [erèn» da *bherent-s e al femm. [erèn« con sincope da *bherentis per -i-s (come neptis § 343; ma cfr. § 338): quindi audiiaJ felix, hebes hebet-is ecc.; per vetus cfr. § 253. Così vanno anche gli aggettivi composti come iners (ars), eepers (pars), consors, ferox (§ 223); ma quadrupé« quadruped-um, inops inop-um si attengono alla declinazione del semplice, cfr. anche diJgener bicorpor ecc. § 406; ~)
temi in -io, con -is nel nom. sg.msc. fem. ed -e nel nom.ace. sg. ntr. Se ad i precede r, i nominativi msc. e fem. sono -er e -ris, che la norma grammaticale assegna, il primo al msc. e il secondo al fem., senza però che la pratica segua tale norma, cfr. § 266. T § 347. - S u p p l e t i v i s m o. In alcuni paradigmi di questa declinazione osserviamo l'alternarsi di .temi diversi. Tali iecur (iocur) , iccin-oris (con -or- dal nom. sg., per *iecin-is), analogico iecoris; femur feminis, analogico fernoris; iter itine1'is per *itinis, cfr.· ittito itar inn-as, coi conguagliamenti itiner ed iteris: cfr. § 202. Per Iuppiter Iovis V. § 344; senex senis (n. pI. senices PI.) ha forse i casi obliqui secondo iuvenis (Festo parla anche di un nom. sg. senis), il tema del nom, si trova in derivati come senec-a senee-tii« ecc., quello degli obliqui nel verbo seneà, in seniitus ecc.; supellex supellectilis (secondo Festo il nom. anche supellectilis) è contaminazione di un sostantivo supellecti- (da super + lecto-) e dell'aggettivo derivatone con -ili-o Diverso è il caso di confusione fra i vari tipi tematici dovuti a ricostruzioni analogiche, come berem. Naev. per heredem di sul nom. sg. heres; lapi Enn. per lapide di sul nom. sg. lapis; praecipe id. per praecipite di su praeeeps, 12 -
v. PISANI,
Grammatica latina storica (' comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T § 348. - I NOMI DELLA III DECJ~. GRECA passati in latino sono stati in buona parte, nel periodo più antico, adattati alla I o alla II declinazione: ~e;Àep;;ç: delphinus (e delphin o delphis) , èÀfepocç: elephantus (ed elephiis), e così Titiinus, abacus, Agrigentum ('Ax'pocyocç -vroç), Tarentum (Tarentus: Tocpoc:;), eec.; pelagus dal ntr. 7tÉÀocyoç, cetus da x'~TOç -soç; Peleus Pelei e simili d~ nomi in -e;uç, ma dai nominativi dialettali 'AXLÀÀ~ç OÙÀL~~:; pel comune -e;u:; Achilles Ulieée -is III decl. Pei nomi in -ee- con nominativo -1jç passati alla I decl, (Achates -ae eec.) cfr. § 321. - Dalla III decl. greca molti nomi sono passati alla I decl. latina, assumendo genere femminile, attraverso la forma dell'ace, sg. greco: pamthèra (7tocv&~p), criitera (creterra), orèpida (x'p1j7ttç), lampada, Ancona ('Ayx'wv), amp(h)ora (cXWfoPe:uç), così pure dei neutri in -{lOC: schemii abl, Pl., diademam Pompon., emblema ecc. (e assai antico dacruma > lacrima da Mx'pu{loc).
T § 349. - Ove ciò non è accaduto, specie nella lingua culta dell'epoca di più intimi contatti colla cultura ellenica, troviamo, accanto alla pura e semplice trascrizione delle forme greche, dei compromessi consistenti nell'introdurre i nomi greci nelle categorie latine di III declinazione corrispondenti ad essi, partendo in special modo dal nominativo singolare: Titiin -nis, delphin -nis, Daphnis -idis, Pallas -adis, Adon Adoni«, Calohas -antis voc. Calchan (e Calcha« Calchae), Palamedes -edis, Cht'emes -is e -ètis, Thales -is e -èti«, Hermès -etis (ed Herma -ae), Dido Calypso Ino -imis ed -USi secondo questi ultimi si ha la formazione dei casi obliqui con -n- da nomi femminili, in parte già trattata nel § 322: Niceros -onis (ed -iitem; gr. NLx'~ pwç -WTOç), Lampyris -ini ecc. Per reazione alla riduzione Chremis per Chremetis dal nom. Chremes, si forma Eutyches -etis ecc. dal nom. sing. con -es di temi greci in -a-o Si notino in particolare alcune forme: Vocativi Alexi Memphi Tiphy Pentheu Melampu (Me;À&{l7touç l), Pallii Pallan e Palliis (di Palliins), Chreme (di Chremes) , Perieu: Dido; Accusativi Eteoclea Thesea Themistoclem Allecto Dido e soprattutto i falsi
PARTE II. -
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MORFOLOGIA
grecismi (-n, ma il tema diverso da quello greco) Themistoclen l'halen Sarapin tigrin ecc.; Nominativi plurali craUres, ntr. cete (= x~TIj) ecc. In generale si possono dare per l'età imperiale i seguenti paradigmi: Sg. N.
Socrates
V.
crater crater
Ac.
crntera, -em
D. Ab.
crateri cratere
G.
ortusros, -is
Socratem, -en Socrati Sàorate Socratis, -i
PI. N.-V.
Ac. D.-A.
G.
Socroue, -e
Calypso Calypso Calypso, -un Calypso Calypso Calypsiis
crateres crateras crateribus craterum
IV. Declinazione.
T L § 350. - Temi in -u- maschili, femminili e neutri. Paradìgma:
Sg. Nom.-Voc. Acc. N.-V.-Ac. ntr. Dat. Abi. Gen.
PI. friictus friictum cornii jriictui, -ii friictii friictiis, ntr. cornii(s)
friictiis friictiis cornua friictibus, specubus friictuum
Dal tema manu- si formano aggettivi (longimanus anguimanus) che si declinano come i sostantivi. SINGOLARE:
N o m i n a t i v o: Nulla da notare. L'identità coll'-us (da -os) della II decl. provoca contatti fra la IV e la II che terminano colla scomparsa della IV nel latino volgare, § 276. A c c usa t i v o: Nulla da notare: anche qui identità coll'-um (da -om) della II declinazione.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
N . - A. n t r.: -u da antico -u (ser. madhu 'miele '): la lunga è testimoniata da Prisciano II 362, cfr. Verg. Aen. I 320. D a. t i v o: -ui da *-eu-ei (scr. sunav-e 'filio ') od *-u-ei (scr. vedo çiço-e 'puero '). La forma in -u che la grammatica normativa attribuisce ai neutri, è in realtà usata in concorrenza con -ui per tutti e tre i generi, anzi Cesare raccomandava -u (forse perché analogo ad -o dei temi in -0-), ed -u è la forma normale nella poesia dattilica: essa è continuazione di -eu del locativo (scr. sunau), cfr. anche il dativo umbro trifo = tribu.
A b l a t i v o: antico castud (P 2, 360), innovazione latina (§ 308).
G e n i t i v o: us (nelle iscrizioni talora -uus) è da -ous, cfr. scr. sunos gt. sunaus ablg. synu lit. sunaùs. Talora si ha fructuis Varro e simili, incerto se neoformazione latina o continuazione .di -y-es ie. (scr. madhv-as gr. p.é-&u-oç); con -os, senntuos (P 2, 581): il gen. ntr. cornù, gelu è creazione dei grammatici in un tempo in cui la IV de cl. non era più in uso. L
§ 351.
-e-
PLURALE:
N o m i n a t i v o: gr. 7tYjxef-eç > 7t"~xeLç.
A c c usa t i v o: cretese ULUVç.
fructus da *-ey-es cfr.
scr.
sunav-as
-us da -uns cfr. scr. suniin gt. sununs
N . - A c. n t r.: genua come gr. youvoe da *y6vf-oe. D a t i v o - A b l a t i v o: -ubus (arcubus, artubus) rappresenta la più antica forma; l'oscillazione nella pronunzia di u atono (§ 42) ed -ibus della III decl. hanno prodotto la forma -ibus.
G e n i t i v o: antico manuom ecc., anche passum Pl., currum Verg. Aen. VI 653, exercitum Monum. Ancyranum (§§ 32.131): -uom è da -u-om od -eJ!;-om cfr. youvwv da *y6vf-wv, ooexpuwv e Tt"fjXéf-wv ablg. synov-u gt. suniw-e.
PARTE II. -
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MORFOLOGIA
T § 352. - Il tema domu- (attestato a partire da Lucrezio, salvo un dubbio domu in PI.) è più recente di domo- conservato soprattutto nelle formazioni domi domo domum, che hanno assunto valore avverbiale, e nel pl. domos domèrwm, Le altre lingue ie. hanno *dom- dem- (scr. patir dan 'signore della casa' avest. d~ng patois ecc.), "domo- (gr. a6fLOC; scr. damas cfr. anche lit. namas), e *domu- solo in islavo (ablg. domov-i dato ece.; l'armo tomu-tér ' signore della casa' può essere da *tanoy- gen. di tema in -0-), non in scr. il cui dam-unas- 'amico di casa' ha -iinas-: uti- 'amicizia'. Il. gen. domui. in un~_iscI'iziQne è compromesso fra le due declinazioni. Il gen. domos adoperato da Augusto (Suet. Oct. 87) può essere, se con -os, un resto dell'antico tema domo, o da *dom~-os (come senatuos); se con -os, monottongazione rustica di -ous (§ 23): ad ogni modo si tratta di forma rustica e dialettale. La confusione fra temi in -u- ed in -0- si comincia a notare soprattutto nel ,genitivo: senati (assai frequente), quaesti vieti (tutti PI.).
V. Declinazione. L
§ 353. - Temi in -e- maschili e femminili. Paradìgma: Sg. Nom. Voc. Ace. Dat. Abi. Gen.
dies diem diei die diei
fides fidem fidei fide fidei
PI.
dies diebus dierum
In questa declinazione sono riuniti temi di origine diversa: l. res da antico *rei~- avanti consonante, *rej- avanti vocale, cfr. scr. vedico rayi-s rayi-bhis strum. pl., e rtiy-as nom. pl., 1'ay-as acc., ray-é dato sg. ecc. L'origine delle forme è la seguente:
Sg. Nom. Ace.
*rei~-8
*rei.~-m
> *reas > res > *ream > rem
(§ 135)
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Dat. Loc. Gen. Pl. Nom. Ace. Dat.-AbI. Gen.
> *rei > *ree > *reos *rei-os *rej-es > *rees *rei-ns > *reens - o *rejfJ-bhos > *reabos *rejom > *reum *rej-ei
*rel-i
> rei > re > reu8 > ree > ree > rebus
Reus è rimasto come il sostantivo reus, propriam. 'quello del processo'; rei del gen. è rifatto secondo materiei fidei; il gen. pl. è sostituito da rèrum secondo sperum § 354. T § 354. - 2. spesi lo sper-es di Ennio Ann, 128.429 e il derivato sper-are mostrano che ci troviamo di fronte a un tema in -s- (cfr. vires § 343), probabilmente uno *speifJs- che forse in origine neutro ma femminilizzato per influsso dei simili appellativi indicanti qualità morali, soprattutto di fides, ha formato il nom.-acc. sper-es e gen. spèr-wm. (onde rerwm per *reum) e spebus da *spejaz-bhos: in seguito, secondo rèe, il nom. pl. è stato rifatto in spès, e il gen. pI. è stato evitato (cfr. Quint. I 6, :~6), così pure il dato pl., che si trovano però rifatti in tardi .iutori (sperum Eumen. Panegyr. Constantini, spebus Paulinus NoI. ecc., accanto allo speribu8 di Varrone ap, Non., analogico di su speres sperum). Nel singolare, spes nom, (da *spejfJs) suonava identico a ree, e secondo esso, cui era anche semantìcamente vicino, ha fatto spem e poi spei spe. § 355. - 3. fidè« è probabilmente antico tema in -s- (cfr. fidus-tus); l'analogia semantica di spés lo ha attratto nella sua orbita" né del resto è impossibile che qui abbiamo anche un tema in -e- corrispondente a quello che appare nel verbo ree-m.&Yj-aw ecc. Si noti che da fides si è fatto anche un paradigma di III decI., § 345. Similmente di fames si trovano forme della V (gen. famei Prisc., accanto a fami Cato, LuciI. e fame PI.; abI. fame, più comune di fami), così pure da pubes labes (dat. pube Pl. labei Cic. Sesto VIII 28 in due mss.), e Lucrezio ha gli ablativi labe contage sorde; infine accanto a quies (da *quieti-s)
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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quiet-is si è fatto (re)quiem (re)quie: che si tratti di antico tema in -ti- mostra l'aut. persiano siyati-s da *q"J.eti- 'pace, prosperità '. L § 356. - 4. diés è l'unico maschile di questa declinazione, divenuto poi in parte anch'esso femminile per influsso di nox, tempestae; ma il genere msc. è conservato in meridiès. Si tratta di un antico tema in dittongo (-eu-) il cui nominativo suonava *di.éus o *diés, l'accusativo *diém (cfr. Ze:uç Z~v, scr. dyaus dyam, lt. Dièe-piter sopra § 344): l'antica declinazione degli altri casi del singolare abbiamo nel nome di Giove (Iov-is ecc., § 344), laddove nel significato' giorno' dal nom. ed acc. sg. si è fatta per analogia di rés e dei temi in -ìé- la declinazione segnata nel paradigma (§ 353). L'antico nominativo *diéus si trova ancora nella formula nudiiis tertius, propriam. 'ora (nu- cfr. nunc, gr. vu) è il terzo giorno' (cfr. §§ 344.416), l'antico genitivo *diy;os cfr. ~L6ç scr. div-as in noctii diusque 'di notte e di giorno', l'antico locativo *diéu nell'avverbio diii 'a lungo', un loc. *di,!!:i = scr. divi in die quinté 'al quinto giorno' (o abbrev, giambica § 28 per dié?). Cfr. inoltre tTiduum § 42, interdius § 422.
T L § 357. - 5. Luxuries miiteriés mollitiés segnitiés ecc. spesso accanto a luxuria ecc. con -iii- (cfr. § 181). Abbiamo qui il passaggio di -ia- a -ié- di cui si è parlato nel § 134; diffusosi tale passaggio a tutti i casi obliqui del sg., questi hanno formato miiteriem miiteriam.
materiei materiai
miiterié( d) materia(d)
miiteriéi secondo materiai (§ 319);
da essi il nuovo nomino miiteriés secondo ree rem ecc.; d'altro lato il gen. miUeriéi, rispettivamente -é ecc. influiva sul sorgere del gen. rei spei (quantunque va osservato che il gen. materiéi, -é ecc. non compare prima del I sec. a. C.; Lucrezio usa miiteriiii, -ae). Forse la creazione di forme in -ié- è avvenuta quando il gen. sg. suonava ancora miiteriiis (§ 319); onde *miiteriès mutato poi in materiéi quando in luogo di materias sorgeva -ai. Questi astratti non vengono quasi mai usati al plu-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
rale: un [acièrwm. si trova in Catone, ma Cicerone riprova epeoiébue e specièrum. che sono poi usati da Apuleio ecc.
T § 358. - Quanto ai singoli casi del
SINGOLARE,
notiamo:
D a t i v o: diei rei fidei hanno presso gli scenici desinenza monosillabica; solo a partire dal I sec. a. C. il fatto che nel gen. era sorta la desinenza monosillabica accanto alla bisillabica recava alla creazione di doppioni come rei rei diei fidei spei: le forme bisillabiche sono considerate le normali dai grammatici. Accanto ad -ei si trova -e (die PI., fide Hor., pernicie Liv. ecc.), probabilmente come Fortuna ecc. nella I decI. (§ 318). Secondo plèbè«: plebi (§ 167) Cornelio forma pernicii.
G e n i t i v o: antico rei diei fidei PI. ecc., presso Pl. anche già rei, ma diei; e in Pl. stesso comincia la contrazione r;i di;i onde -i: fami plebi pemicii. La forma fide (Pl., Hor.) diè (Verg.) ocie (SalI.) raccomandata da Cesare (GelI. IX 14) potrebbe esser sorta sul EIodello del dativo che, come abbiam visto, l'alternava ad -ei. Il gen. dies in Ennio e, secondo lui, Cic. e Verg., sarà un arcaismo fatto per -ei secondo -ne arcaismo accanto ad -ai nei temi in -ii-,
Aggettivo. § 359. - Il latino ha due classi di aggettivi: una che si declina secondo le due prime declinazioni (I femm., II msc. e ntr.), l'altra che va secondo la III. Abbiamo dunque i tipi bonus -a -um, rispettivamente pulcer pulcra pulcrum, liber libera liberum; e audax msc. fem. ntr. come ferens (§ 346; nota anche vetus e uber antichi sostantivi, il secondo = où&cxp SCI'. udhar, inoltre par), fortis forte, iicer acri» acre (§§ 346.266). Si è visto (§ 168) come gli antichi aggettivi in -u- siano passati alla declinazione in -i-o
§ 360. - Come le altre lingue ie. il latino ha per l'aggettivo due gradi di comparazione: comparativo e superlativo. Il comparativo e superlativo di minoranza e il comp. di ugua-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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glianza non hanno forme proprie, e vengono indicati con avverbi sintatticamente uniti agli aggettivi: minus, tam bonus quam; minime bonus. Abbiamo invece comparativi e superlativi di maggioranza indicati a mezzo di suffissi. TI c o m p a r a t i v o si forma a mezzo del suffisso -torda -ioe-, -ius nel nom.-acc. sg. ntr., su cui cfr. § 255; un nom.-sg. ntr. in -ior (prior, posterior) fatto evidentemente secondo il msc.-fem. (analogia di audax felix ecc. per tutti i generi) è citato da Prisciano come in uso presso scrittori arcaici. Su -tero- cfr. § 212.
Pel su p e r l a t i v o abbiamo -mo- in primus summus (: superus supra) ecc. (1); -timo- in ultimus optimus ecc.; -simo(-sumo-) in maximus pessimus e pulcerrimus acerrimus, [acillimus, oeterrimus (ma classico vetustissimus come anche il campar. vetustior da vetus-tus), celerrimus (accanto a cui celerissimus; classici sono solo nobilissimus utilissimus); -issimo- in fortissimus ecc. Su tutti questi suffissi cfr. §§ 205.206. T
§ 361. - Alcune forme notevoli:
dives iuvenis frugi
ditior iunior frugali or
nequam
nequior
ocior
ditissimus (da divi- § 34); (sincopato da *iuven-ios); frugalissimus (f1'ugalis solo in epoca imperiale parrebbe ricavato di qui; ma cfr. trugaliter Pl.) j nequissimus (forse dall'adv, nequiter secondo trugaliter: trugalior)j ocissimus (cfr. acu-pedius 'piè veloce ' fS wxuç).
(1) imus, cfr. osco i m a d-e n (imprestito dal lat. ') sarà piuttosto da *en.gzhm.o. con *-gzhm- grado O di *gzhem- 'terra' (cfr. XS-wv), quindi , terrestris', 'subterraneus'; similmente intumus da in + tuma 'terra.' (allotropo di humus) § 106.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Gli aggettivi in -dicus -ficus -volus (beneficus ecc.) formano i gradi di comparazione in -entior -entissimus per contaminazione coi rispettivi sinonimi maledicens maleoolèns (ma Catone ha beneficissimue magnifìcior munificior magnificissima). Per analogia di benevolentissimus si è fatto pientissimus, frequente nelle iscrizioni. Gli aggettivi in cui la vocale finale del tema era preceduta da vocale (dunque in -eus, -ius, -uus) formano i gradi di comparazione perifrasticamente a mezzo di magis e maaiimè: idoneus, magis e maaims idoneus (presso scrittori arcaici s'incontrano forme come arduius strenuius egregiissima inmotciiorem. strenuissimus perpetuius; in epoca imperiale compare piissimus). La formazione perifrastica è del resto usata anche fuori di questi limiti; e per essa si trova plus, arcaico e volgare, accanto a magis (plUs miser Ennio). § 362. - Comparazione suppletiva abbiamo dove comparativo e superlativo vengon formati da radici diverse che il positivo:
bonus malus multus parvus
melior (: mul-ti) optumus (: op-s); pessimus (*ped- in scr. pdd-yate peiior [' cade '); plUrimus (: 7tÀe:LCùV ecc.); plUs, plUres minimus (: minuere ecc.). minor
Doppia comparazione abbiamo anzitutto per antichi comparativi il cui valore non era più perfettamente sentito: super-ior di superus eec., anche deterrimus dèterior di un *de-tero-; indi anche in postremissimu« minimissimus proximior e simili formazioni più o meno del momento. T § 363. - Gli a v v e r b i derivati da aggettivi (§ 422) hanno per comparativo il comparativo neutro sing. dell'aggettivo, per superlativo la solita formazione in -e dal superlativo: alte misere jortiter
altius miserius jortiu's
altissime miserrime jortissimé
PARTE II. -
1II0RFOLOGIA
tutius melius peiius magis, mage multum plUs minus parum Per magis, plus cfr. § 255. tUto bene male
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tutissimé optime pessime maxime minime
Nota inoltre: citatim citatius -tatissime, pedetemptim -ptius, 1lltra ulterius ultime, supra superius, citra citerius, infra inferius, intra interius (intimius) intime, saepe saepius saepiseimè, ociter OCiU8 ocissime, temperi temperius, magnopere maiore opere maximopere o summopere, valde valdius valdissime, paene paenissime, sat(is) satius, secus sequius, sero serius serissi1ne; e, senza positivo, potius potissimum e potissime, deterius; uberius uberrime fa sistema con iibertim, Sero ha anche setius da un tema *se[i]tu che si ritrova nel gt. seibu« "tardo '; setius (e forse anche citius di cito) ha dato il modello per diutius di diu. Da diutius (cfr. anone c'iti88ìmé) è fatto il superlativo diutissime. Nomi indeclinabili. § 364. - Fatta astrazione da parole che hanno parzialmente perduto il valore originario, come l'antico damnas per damnatus, il
quale non più inteso per nomino sg. ha finito col rappresentare una specie di formula (quindi damnas sunto ecc.), o fas nefas (§ 342), e da complessi locuzionali scaduti a giustapposizioni come ros marinum olus at1'um declinati non solo roris marini oleris atri ma anche rosmarini olusatri ecc., cfr. anche Marspitrem Miispitris dal nomino Marspitm', sono indeelinabili parole e nomi propri stranieri quali cummi sinapi (anche cummis sinapis declinati), git(h) una pianta, Abraham (anche gen. Abrahae) ecc.; parole latine come nequam frugi nihili pondo, in origine un avverbio e dei dativi e rispettivamente ablativi usati come
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
predicati e passati poi all'uso attributivo, ed altre dichiarate indeclinabili dai grammatici forse perché di esse, oramai fuori dell'uso, leggevano solo una forma in antichi testi, così hir ir 'il cavo della mano' (: x.dp). Non è questo il luogo di dilungarsi sui nomi difettivi (singuliiria tantum o pluriilia tantum o anche dèficientia ciisibus): in parte questa difettività dipende dal significato della parola, in parte anche essa è dichiarata senza buoni motivi dai grammatici, e per ogni caso occorrerebbe una particolare discussione. Similmente si parla nella grammatica latina di nomina abundantia, che seguono più di una declinazione: i casi più importanti (p. es. risultati da confusione fra II e IV declinazione; fra II e III specie per neutri plurali, p. es. Siiturniilium e -6rum; fra III e V come in plebes gen. plebis e plebei) sono stati già trattati a suo luogo.
La declinazione in latino volgare. T § 365. - Caratteristici del latino volgare sono i seguenti fenomeni: T 1) Riduzione delle declinazioni: la IV reca a termine l'evoluzione che partiva dall'uguaglianza di nom. e acc. sg., e scompare nella seconda; la V passa generalmente alla I pei nomi in -iès, sostituiti dalla forma in -ia: facia glacia scabia ecc., ma nell'Italia meridionale e in Sardegna, talora nella Gallia meridionale i nomi in -iee passano alla III decl., così pure in generale dies (accanto a cui anche dia) e res spè« (anche spes spenem onde it. spene).
T 2) Tendenza a ridurre il numero dei casi, che un po' alla volta diventano due, il nominativo o caso retto, e un accusativo-ablativo o caso obliquo, il quale ultimo con l'aiuto di preposizioni adempie le funzioni degli altri casi latini. T 3) Confusione di declinazioni: comune quella che partendo dal nom. sg. in -us (e dalla tendenza del neutro a scomparire) recava nella II deel, i neutri della III: corpus corpi
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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(abl. corpo nella Peregrinatio Aetheriae) e capus *capum capi per caputj d'altra parte, secondo i neutri della III in -us si è declinato fundus fundoris erous erooris, onde le formazioni di plurale italiane antiche campora biadora ecc. Inoltre i monosillabi entrano nelle declinazioni in vocale: ossum vasum e vasus *rosum per os vas rosj riprendendo un uso già arcaico (§ 348) le parole greche della III decI. adottano l'accusativo in -o: come nominativo e passano alla I decI.: lampada per ÀIX!J.7tcXC;; lampas ecc. 4) Va tenuta presente la scomparsa comune di -m finale e quella di -s in certe parti del territorio (Italia e Dacia): cfr. § 139. § 366. - Circa le varie declinazioni, si noti:
I d e c l i n a z i o n e: data la mancanza di segnacaso nel nom, sg., nom, e ace. sono uguali nel sg. e determinano il conguaglio dei due casi anche nel plur. j i dialetti che conservano -s assumono pertanto nel plur. la forma dell'accusativo in -iis, in parte anche per influsso di quelle lingue (oscoumbro, gallico) che avevano -as nel nominativo, gli altri quella del nominativo in -e da -ae: quindi rosa - rosiis o rosa - rose. Sulla declinazione tipo mamma mammanis cfr. § 322. In Dacia si conserva il dativo sg. in -e. II d e c l i n a z i o n e: qui la differenza annus!annu, anni! annos ha permesso la distinzione di nomino sigmatico e obliquo asigmatico nel singolare, di nominativo asigmatico e obliquo sigmatico nel plurale, ciò naturalmente nei dialetti che conservano -s: gli altri oppongono solo singolare in -u a plurale in -i. In certa misura si è esteso l'impiego di -a, anticamente proprio dei neutri (fusisi col msc.), nel plurale: digita fructa ecc., it. il dito - le dita ecc. Per influsso germanico, nei nomi propri maschili si costituisce una declinazione -u(s) -one(m) come Hugus Hugonem, che talora si estende agli appellativi: avo avone e cfr. còrso suceroni • suocero' ecc., da distinguere da -one accrescitivo.
190
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T III d e c l i n a z i o n e: le tracce della distinzione fra temi in -i- ed in consonante vanno sempre più dileguandosi, come pure i nominativi sg. in -ès cedono il posto ad -is. Inoltre, dove il numero delle sillabe variava dal nominativo sg. ai casi obliqui, esiste la tendenza a parifìcarlo, adattando il nomino agli altri casi: dapprima dove l'accento era uguale, quindi nom. bovis (Varrone), stirpis (Livio), carnis (Lìvio), oàmerie (Catone), mentis (Ennio), poi anche negli altri temi: nom. excellente (Petronio), audace voluntate heredes ecc.; però negli appellativi indicanti persone, generalmente è ritenuto l'antico nominativo: homo, soror, che si distingue pertanto dall'obliquo e dal plurale (però parentis ecc. di nomi in -tins, -ens). Nel plurale si fa strada la desinenza -1; della II deel., la quale trionfa nelle lingue romanze ad eccezione dello spagnolo; nel francese moderno -s proviene dall'obliquo. I neutri tipo corpus e nirmen. tendono a formare il plurale bisillabico secondo il nom. sg. (e cfr. § 365, 3). § 367. - Nella comparazione il sistema analitico prende sempre più il posto di quello sintetico, che resta sparsamente,
specie per la comparazione suppletivistìca (accanto all'analitico: plfts bonue o magis bonus e melior); ma i superlativi rimangono in buon numero, soprattutto nella lingua della Chiesa. III. I Pronomi. § 368. - Dal punto di vista morfologico i pronomi vanno distinti in due categorie: pronomi a distinzione di genere, e pronomi, che tale distinzione non hanno o personali in senso stretto (ego tU se nos vos). Mentre la flessione dei primi è in buona parte analoga a quella dei nomi, alla quale del resto è andata avvicinandosi sempre più a causa di reciproci influssi, i secondi si declinano in modo affatto diverso. Fatta astrazione da nomi pronominali, nomi cioè impiegati in funzione di pronomi e perciò assumenti alcune loro particolarità fìessionali (totus, solus ecc.), i pronomi sono costituiti
P4-~TE
II. -
MORFOLOGU.
191
di radici diverse da quelle cosiddette verbali, che stanno eroe a base di verbi e di nomi facenti con essi sist~m~, e comunque da quelle contenute nei nomi. L § 369. - I pronomi a distinzione di g~nere si dividono in: D i m o s t r a t i v i (hic iste ille is idem ipse so-Ito-), I nterrogativi (quis), Indefiniti (quis ece.), ReI a t i v i (qui). La loro declinazione è all'ingrosso quella dei temi nominali in -o:/-ii- (rispettivamente pel msc. e il femm.) ed -i-o Però il n o m. s g. m s c. è spesso adesinenziale (ipse iste ille hi-c) ovvero ha un -i che pare la stessa particella rafforzativa che troviamo in gr. o\.l"t"Ocr-f (qui da quoi, femm. qUlfe da *quii-i), talora è sigmatico (is, q'U:i~): cfr. scr. sa = o gt. sa, scr. ay-dm (-am è particella aggiunta, cfr. appresso ) di a-o Il n o m . - a c c. s g. n t r. ha generalmente -d (id ecc.; ma ipsum), cfr. scr. tdd. = gr. T6[8] gt. pat-a; nel g e n i t i v o troviamo una desinenza -iius (quoiius eiius), ~a quale contiene lo stesso -sjo che sta a base del gen. sing. pei temi in -0- (§ 309), ma è stato accresciuto di un -s genetivale (quello delle declinazioni III.IV e arcaico della I), il quale ha conservato il timbro dell'-o finale (onde -us § 131), impedendo l'ulteriore trasformazione avvenuta nei nomi. Secondo il rapporto gen. rèqus: dato regei ecc. nella III decl. , da quoiius eiius si è fatto il d a t i v o quoiiei eiiei passato a quoi onde cui, ei. Il n o m i n a t i v o P l u r a l e m a s c Il i l e conserva l'antica desinenza pronominale -i (scr. te = gr. TOL gt.. pai) che in lt. è passata ai nomi della II decl., e su di esso si è formato anche il f e m m i n i l e! che ha sostituito in latino, come in greco (TotL), -i all'antico -s (ser. tas gt. pi5s): quindi isti istae (di qui anche rosae come gr. XWpotL; cfr. § 312). Infine, mentre in ista illa ecc. il n o m i n a t i v o P l u r a l e n e u t r o corrisponde in certo modo al scr. ta gt. po ma con l'abbreviazione che deriva dai nomi della III decI. (cfr. § 314; ma quia avrà -a da -a), in hae-c quae questa desinenza è accresciuta dall'-i che abbiamo trovato nel nom. sg. mse, e femminile.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Passiamo ai vari pronomi: TL
§ 370. - 1) is. Paradigma:
Sg. Nom. Ace. Dat. AbI. Gen.
id ea eam id ei ea eo eo eiius (eius)
is eum
PI. i eos
eae eas
ea ea
is eorum
earum
eorum
Nel paradigma si distinguono tre temi: io, e- (nel gen. e dato sg.) ed eo-jea-. Il primo torna nel gt. i-s, nel scr, i-m-dm 'eum' (con particella -am) ntr. gt. i-t-a scr. i-d-dm , id' ecc. Il tema co- è da *ejo- e propriamente rappresenta l'ingresso nella declinazione tematica di ei-, forma a grado normale corrispondente ad io, che si ritrova in ser, ay-a str. sg. femm., ay-os gen.-Ioc. duale; dallo strum, sg. può essere stato astratto un tema femm. *eja-, di qui il msc. *ejo-. Il tema esi trova in eiius da *e-sjo (§ 369) uguale, salvo l'-s aggiunta, al scr. a-syd id., e indirettamente in ei formato da eiius (§ 369); inoltre in lt. ecce ecquie contenenti *ed, antico nom.vacc. sg. ntr. SINGOLARE. N o m .: accanto ad i-s = gt. is si trova in iscrizioni eis ed eis-dim: dal gen. sg., oppure l'antico nom. sg. *e-i = scr. ay-dm 'is' (con particella -am) prolungato del solito -s ~ - A c c u s .: antico i-m = scr, im-am, ed em, ambedue nelle XII Tab.; la forma ium (12 2, 401) avrà i- rustico per e- avanti vocale (§ 13), così forse anche iam' eam ' in Varrone. - D a t .: antico eiei (iscriz.) cioè eiiei (Lucr., arcaizzando, ei, come già PI.), onde; (eei; un paio di volte iei); nel femm. anticamente anche eae PI. ecc., secondo i nomi. A b l a t. ant. eod ea!!:.; si trova anche in ant-ea iniereii. PLURALE. N o m .: i (ei) da eei, ei PI., da *eoi; la scrittura iei indica probabilmente i; similmente pura grafia per i è l'ii dell'epoca imperiale. Con -s (come Vertuleieis ecc. nel nome, § 328) eeis (P 2, 581), is Paeuvio ecc. - D a t . - a bI.: antico eieis probabilmente per eeis; del resto oscillazioni grafiche come nel nom pI. Gli antichi scenici usano talvolta ibus, da
PARTE Il. -
193
MORFOLOGIA
*ei-bhos cfr. ser. e-bhyas: questa. sarà l'antica forma, eieie ecc.
quella dello strumentale, fatta secondo i nomi e gli altri pronomi (§ 315). Similmente pel femminile Catone e Cassio Emina hanno edbu«, - G e n i t i v o: una forma eum è tramandata da PF. Si notino le forme raddoppiate em-em 'eundem' PF. ed im-eum "òv rx\Ì"ov CGL II 77, 23. T L § 371. - 2) idem: idem eadem idem, eiusdem. ecc. come 1) con aggiunto -dem, Questo è sorto dapprima in idem = scr. iddm, cioè l'antico nom.-acc. sg. ntr. id colla particella -em (cfr. em-em PF.), ma diviso in i-dem secondo i-s ecc.; *is-dem nel msc. ha dato idem secondo il § 91 (isdem PI. c tardo sono ricostruzioni, così pure eis-dem -dim in iscrizioni, § 370; similmente nom. pI. eisdem isdem). Nel dato sg. si trova in iscrizioni eaedem come eae. La finale -m di eum eorum eiirum passa a -n avanti d, § 87: eundem ecc. TL
§ 372. - 3) hic. Paradigma:
Sg. Nom. A.cc. Dat. A.bI. Gen.
hic hune
haec
hoc(c) hanc hoc(c) h;]c hiic hOc hoc huiius (huius)
PI. hi hos
hae hiis
haec
haeo
his
horum
hiirum hOrum
Il tema è ho-, probabilmente identico a quello nelle particelle scr. gha ha o scr. hi gr. -XL (gh o gh), cui in alcuni casi è appesa la particella ce di ec-ce ecc. che del resto è usata anche in forme quali huius-ce horum-c his-ce (ed hici-ne haeci-ne hocci-ne colla particella interrogativa): PI. e Ter. paiono avere le forme con -c(e) avanti vocale, quelle senza avanti consonante, e può essete che in origine l'aggiunta di -ce fosse obbligatoria nelle forme monosillabiche, e in seguito la particella, apocopata, sia scomparsa dopo -8 (ace. e dat.-abI. pI.) avanti consonante, onde hOs Ms Ms generalizzati anche avanti vocale; resterebbe comunque inesplicato il nom, pl. M hae. 13 - V. PISANI, Grammatica latina storica t comparativa.
194
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
SINGOLARE. N o m.: Mc (heo) sempre breve nei poeti arcaici; da Lucilio (forse Ennio) in poi subentra la misurazione come lunga, partita dalla forma bice fatta a sua volta secondo il ntr. hocc. Pertanto M-c è adesinenziale, da un tema in -i(cfr. scr. hi = gr. -x.~ in où-x.L Y), o atono da *ho-ce. Il femm. hae-c da *hii-i come guae (§ 369). A c c . antico hone da *hom-ce, f. home da *hiim-ce. N. - A c c. n t r. hoc da "hod-oe; la forma hocc (cc < dc) provoca l'uso come lunga nella poesia classica della forma, che è breve nella poesia arcaica. D a t . antico hoic(e) da *hoiiei-ce, come hoius-ee nel gen.; Pl. ha ancora Mi/ic = *hoiiei-c, in seguito huic: huius huic hanno u da o avanti due consonanti (§ 44) in posizione atona: come si vede, questo pronome era in origine pr.oclitico od enclitico. Pronunzia scolastica è Mic di Stazio, Silv. I 1, 107; cfr. huhic VI 18773. A b l . Mc hiic da *h6d-ce *hiid-ce. - PLURALE: N o m. m s c . antico hei, anche heie come eis (§ 370) ed heis-ce; gli scenici hanno !ti, ed hisce avanti vocale. N. - A c c. n t r. antico haice. D a t . - A b l . hibus Pl., forse secondo ibus § 370. ~
TL
§ 373. - 4) iste. Paradigma:
Sg. Nom. Ace. Dat. AbI. Gen.
iste istum isto
ista istud istam istud isti istii isto istius
Pl. isti istos
istae istiis
ista ista
istis ist6ntm istiirum istorum
Il tema è sorto dall'unione di is con una particella te, da *to: cfr. easte acc. pl. femm. in una antica formula augurale (Varro L. L. VII 8; Norden, Aus altromieoher; Priesterbuohem, p. 45). Dal nom. sg. msc. è partita la formazione di un nuovo paradigma in cui è considerato come tema ist- (iste come nominativo adesinenziale), a somiglianza di quanto accade in ipse ille (olle). In epoca più antica parecchie forme di questo pronome prendono volentieri il -c(e) da noi trovato in hic: specialmente ietuc (PI. istucc) e)staec nel nom.-acc. ntr. sg. e pl., e anche istunc istanc istaeo (n. pl. fem.) istàe; ieti-o (da iste-e, in Pl.) n. sg. msc., onde il sg. fem. ietaec secondo hic: haeo.
PARTE II. -
!IORFOLOGIA
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N o m .: negli scenici anche ist' (ill') avanti consonante, seppure non si debba scandire 1,stl Ule. Nel G e n . istius, come in illius e ipsius, abbiamo un antico genitivo nominale (come lupi § 326) cui si è aggiunto -iius di quoiius eiius huiius, con successiva scomparsa del ii e abbreviazione di i avanti vocale, già in Lucilio (ilHus uni1ts): i poeti classici usano indifferentemente istius e istius ecc. In istius illius ecc. avanti certe consonanti è scomparsa presso i poeti arcaici la -s, e si sono avute forme quali istimodi Pl. illimodi Oato ecc., e femm. isti [ormae Ter. ti5ti familiae Afran. ecc. (cfr. similmente quoi fidcs Pl. quoivis modi Pl. cuicuimodi Cic.), Il D a t. isti come illi ipsi da -ei sembra essere l'antico locativo del tema in -0inteso come dativo per analogia di mihei tibei sibei (§ 382) ed esteso poi al femm. secondo quoiiei eiiei *hoiiei (anticamente il femm. ha a volte ancora istae illae). SINGOLARE.
T L § 374. - 5) Tlle ed ipse si declinano come.este (ma ntr. ipsum). Forma più antica di ille è olle, che si trova in Ennio ecc. (ma gli scenici hanno già solo ille), come arcaismo ancora in Virgilio e in poeti seriori; il suo 0- è stato mutato in i- per analogia di iste. Olle ed ipse sono probabilmente formazioni, con una particella -se da *-80'equivalente al *-to di iste (§ 373; solto è la radice pronorninale di cui si parla appresso § 375), di ol- che troviamo in ul-trii ul-s ul-timus, cfr. airl. t-all' là ' ablg. lani da *ol-ni 'l'anno scorso' (per -ls- > -ll- cfr. § 83), e rispettivamente di *i-p(e) cioè il pronòme i- più la particella pe di quippe (quid-pe) nem-pe quis-p-iam ecc., lituano kai-p 'come '. Ille può prendere in epoca antica -ce,' come iste: illiusce illwnc illanc illaec (n.-acc. pl. ntr.) ill6sce illasce; Gellio h~ il Nom. sg. msc. imc a imitazione di Plauto, dato illic; il~uc ndm. acc. sg. ntr. appare in una iscrizione di Pompei e si trova già in Pl. e Ter. (illucc). Per ille si noti ancora il dato femm. illae (Pl. ecc.), e il gen. illae presso Carisio. Antiche forme di ipse, da cui appare che in origine le due particelle p(e) e *so si univano al pronome i- declinato (dunque come is-te, cfr. eiis-te) sono ea-pse ed ea-psa, eum-pse ed eum-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
pswm; eam-pse ed eam-psam, eo-pso ed eii-pse, eae-pse (tutti PI.), il gen. pI. eum-psum -pse Cecil. Pacuv.: cfr. anche reiipse da ré eiipee, e sapsa sumpse § 375. Si noti inoltre il nom. sg. ipsus frequente in Pl. ma poi sempre meno adoperato nella letteratura fino a risorgere in tarda epoca (Ausonio), rimasto però vivo nel latino popolare (è passato all'it. esso ecc. e ha dato il modello per *illus onde quello ecc.); ipsus ha probabilmente chiamato in vita ipswm. (non -ud) nel neutro. Si notino infine il dato ipso in Apuleio (arcaismo '), il gen. ipsi in Afranio, i dat.vabl. pl. ipsibus illibus antichi secondo Servio.
T L § 375. - 6) del tema *so- che con *to- formava il paradigma ie. di un pronome dimostrativo (o ~ ,,6 scr. sd sit tdd gt. sa so pat-a) restano alcune formazioni in Ennio: ace. sg. msc. sum femm. sam, ace. pl. msc. eos, inoltre eapsa (come ipsa, anzi eapsa) sumpse (Pl., parodia tragica); infine gli avverbi so-c , così' (ablativo o strumentale + particella -ce), sei si 'se' eio antico sei-c (locativo) e sirempse 'itidem' in unione con lee, probabilmente ei-r-em-pse con -em come in idem (cfr. § 371) e si-r formazione (con l' come CU-1' quo-r) da *si gt. si 'ea'. Il tema to-, oltre che nella particella onde è costituito iste (§ 373), anche nell'arcaico tOPPe1' 'subito' (Liv. Andr. Od. 27) da *tod-per (forse rifacimento di una corrispondenza al russo tepér' , ora '): un dato femm. tesi ai forse nell'iscriz. di Dueno (Testi, .A 4). L § 376. - NOTA. - Alcuni di questi pronomi possono venir rafforzati da elementi preposti o posposti. Tali sono: L (X) ecce, in eccillum eccistam eccille PI., tardo eccum ille ecc., onde i pronomi romanzi, franco ant. icil itaI. quello e così via. Ecce parrebbe sorto dall'unione del nom.vacc. ntr. *ed di e· (cfr. § 370) colla particella ce che ritroveremo qui appresso, E; ma poiché accanto ad ecce abbiamo gli arcaici eccum ed ecca P1. (eccam Mart. Cap.), vien fatto di pensare che ecce sia stato almeno inteso come nom, sg, alla stregua di ipse, dando le altre forme (o eccum è da ecce *hum '); (3) em (= eme' prendi', cfr. ita1. to' da t.ogli, gr. Ò!YPEL); viene scorto nelle forme sceniche ellum ellam (da em illum, -am); y) -pie in eiipte • eo ipsò ' PF., forse coi pronomi personali, cfr. § 383, n. II;
= gr.
-/tTE
in ·dltTE; usato anche
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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8) ìpse-met secondo eqomet Pl., indi ipsimet illemet, per cui cfr. § 382; L E) -ce, già trovato da noi nella formazione di hic, in istic illic; esso ricompare in ce-do' dà qui' ee-tte (da *ce-date) , date qui' § 456; cfr. gr. Ke:LVOç da *Ke:-EVOç ecc.
TL§377.
Sg. Nom. Acc. Dat. AbI. Gen.
7) Interrogativi e indefiniti; relativi. Paradigma:
quis, qui quem quo
PI. Nom. Acc. Dat. AbI. Gen.
quae, ind. qua quid, rel. quod quam quid, rel. quad ----. quoi (cui) qu6 qua quoiius (cuius) qui quae quae, ind. qua quos quii« quae, ind. qua quibus quibus quorum quarum quorum
II tema è qua- (qua-) in alternanza con qui-, cfr. scr. kde , chi ,~ f. ka gr. 7t6-"t"e:poç "t"L-ç "t"L ecc.; accanto a questi, u- in u-ter u-bi u-nde (ali-cubi ali-cunde) unquam uspiam da q"uin scr. kù-tra ' ubi ~ , ecc. In gr., come in lt., si è conservato il doppio uso interrogativo e indefinito, quest'ultimo in enclisi ("t"Lç, "t"~ç). A differenza dal gr., dal scr. ecc., ma d'accordo coll'oscoumbro, colle lingue slave e baltiche, coll'armeno, con parte delle lingue germaniche (alcune di queste in epoca recente), il pronome interrogativo-indefinito è usato in latino, con qualche variazione nel nom. sg., come relativo. SINGOLARE. N o m .: interrogativo e indefinito quis = "t"k, osco p i s; accanto ad esso qui (specie come aggettivo: qui locus ~), sorto in origine avanti consonanti che causavano la scomparsa di -s con allungamento di compenso (§ 91). Invece qui relativo è da qua-i, cfr. quai qoi (P 2, 1. 4) onde quei (P 2, 7), que. Nel femm. guae come hae-o (§ 372); indefin. qua senza la particella rafforzativa -i (§ 369). A c c.: quem da qui + m. N o m . - a c c. n t r.: quid ="t"( osco p i d scr. cid ridotto all'uso di particella (no' cid: gr. oih~); quad dal tema in -0come il relativo msc.; l'uso aggettivale di quod deriva dall'ìden-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
tificazione di qui interrogativo con qui relativo, che ha provocato l'uso del relativo come aggettivo nel ntr. D a t .: quoiiei, scritto quoiei quoei, > quoi > cui (scritto anche qui). .A. b l ,c presso gli scrittori più antichi, e ancora in epoca classica nella forma quicum, si trova qui per tutti e tre i generi (Pl. anche quiquam quique quiqui aliqui) , probabilmente antico strumentale del tema in -io. G e n.: antico quoius, recenziore cuius scritto anche cuiius, quius; i grammatici parlano di un femm, arcaico aliquae; in iscrizioni volgari si trova qu(a)eius. PLURALE. N o m .: arcaico què« dal tema qui- per l'interrogo e indef. (p. es. 122, 581); ques anche .A. c c. secondo Carisio 162, 2. N o m . a c C. n t r. antico quai formato come hae-c (§ 372) e il nom. sg. fem. quae; indefinito qua come nel nom, sg. fem. Dal tema qui-, quia (= -oa« -'t"!oc in &(J(Joc &noc) usato solo più come congiunzione. D a t . - .A. b l , : accanto a quibus si trova isolatamente, arcaico e classico, quis dal tema in -0-. G e n. quium Cato, quoium Pl., evidenti rifacimenti di sul gen. sg. L § 378. - L'indefinito può ricevere diverse sfumature di significato dall'aggiunta di particelle speciali: oc) -que (la congiunzione) in quis-que 'ognuno '; cfr. scr. kdç-ca id., avest. cis-ca = quisque, gt. hwaz-uh;
L ~) -cunque, antico -quomque, in cui il -que è aggiunto a quom, cum 'quando', alla lettera' uno, quando che sia '; il nominativo è quicumque, cfr. gt. hwas-hun, in cui però -hun accenna a *q"u-m; y) -quam 'comunque' (acc. sg. dell'indefinito): quisquam; a) -nam in quisnam ecc., formazione scomparsa nell'età imperiale;
e:) -piam in quispiam, composto del -pe- di cui si è visto a proposito di ipse (§ 374) e di iam;
-vis = vis ' vuoi " quindi in origine quem-vis ' chi vuoi '; poi, una volta oscuratosi il significato primitivo dell'aggiunta, quivis ecc.; caso di ipostasi, come quello di -libet in quilibet, cuilibet, uguale a libet ' piace ', ~)
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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'1)) Infine si può usare il raddoppiamento: quisquis, cfr. anche quamquam e l'arcaico quirquir 'ovunque'.
L § 379. - Particelle possono anche venire premesse, e precisamente: oc) ali- in aliquis aliquantus aliquot alicubi, connesso con alius; ~) con valore non indefinito, ma interrogativo, abbiamo ecquis od ecqui, con ecquando ecc. = num quis? num aliquis? Ec- dev'essere lo stesso ed- che troviamo in ecce § 376; oppure = et?
T L § 380. - Aggettivi pronominali. - Si chiamano così aggettivi i quali, grazie al significato che consente loro di fungere come pronomi, assumono la declinazione pronominale (desinenze -ius -i) nel gen. e dato sg., pur conservando sporadicamente la flessione nominale. Tali sono: unus -a -um (dat. femm. unae Cato, Cic. ap. Prisco II 197; msc. uno Varro f ); ullus da *oino-los, dimin. di unus (dat. ullae Tib.); nullus da *ne oin6los (gen. nulli Ter., dato femm. nullae Coel. Antip.); solus da *se'!!;e-los con *se'!!;e- tema del pron. riflessivo ' che sta per sé' (gen. soli Cato, dato solO iscriz., eolae Ter.); totus ' tutto intiero', propriamente ppp. di *tou- 'riempire' in tomentum, quindi da *to'!!;etos (dat. ti5tae Pl., toto Propert., Curtius); uter e ne-uter formato come 1tO-'t'e:poç scr, kdtara« id. dalla forma *q"u- del pronome interrogativo, l'indefinito suona uter-que formato come quisque § 378 (gen. utrique Pl. Ter., neutri Varro ecc. nel significato di genere grammaticale, dato utr6que Apul., gen. pl. utrumque Cie.; alteruter può esser declinato nella seconda o in ambedue le parti; aggiungi utervis uteriibet, cfr. § 378); alter 'l'altro dei due' coll'elemento ali- di alius ali-quis (§ 379), da *ali-teros (dat. femm. aiterae Pl., Corno Nep.; aggiungi alter-uter, declinato in ambedue le parti o solo nella seconda); alius 'un altro' (gen. ali Varro, generalm. si usa alterius per evitare la confusione col nominativo; dato alio Rhet. ad Her., aliae Pl.) ha declinazione pronominale anche
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
nel nom.-acc. sg. ntr. aliud: nella prima metà del I sec. a. C. compaiono alis alid per alius aliud, più spesso quando il pronome è ripetuto, alid ex alio ecc.; cfr. gr. &."M.oc; gt. aljis airl, aile armo ayl di ugual significato. § 381. - Pronomi personali. - Nei pronomi personali ie. è da notare, oltre alla declinazione in origine affatto diversa da quella degli altri pronomi e dei nomi, il fatto che il numero e, fuori del latino che limita questa particolarità al singolare, anche la funzione come nominativo od obliquo (scr. vayam: asma- 'noi', yuyam: yu~ma- 'voi', ece.) sono indicati nel tema stesso (ego: me: nos, tU: vos), cosicché non vi ha bisogno . di una tale indicazione nella desinenza. Questi caratteri vengono in parte smussati nelle singole lingue, grazie a riavvicinamenti alla flessione nominale. Paradigmi:
Nom. Ace. Dat. AbI.
ego me mihi me
tu te tibi te
se sibi se
Gen.
mei
tui
sui
nos nos nobis nobis nostri nostrwm
vos vos vobis vobis vestri vestrum
T L § 382. - N o m i n a t i v o: ego (così ancora a volte Pl.; poi ego per abbreviazione giambica § 28) = gr. èyw (secondo cui ritorna la scansione ego in poeti tardi); il ser, ha ahdm, e ad -om accennano il gt. ik e lo slavo azu: forse *egom ancora in egom-et che diviso falsamente ha dato la particella -met in mèmet nàsmet tùtemet (e tUtimet coll'indebolimento in sillaba atona § 42) vosmet ecc. - tu (ma tu-quidem) = ablg. ty ecc., am secondo aluim: - nos vos cfr. gr. TU O'U, scr. tvam da *tu (enos ace. pI. nel carm, Arvale; si tratta dell'e di scastor, che forse del resto va riconnesso col seguente Lases) = avest. nli vii accusativi, cfr. anche scr. nas vas forme enclitiche per acc. dato gen. '~ c c us atTv'O':) me te corrispondono a scr. ma tva (enclitici), gr.-colfaoreve"!lE O'E, salvo che in lt, troviamo il
+
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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tema senza -u- per la sec. persona, come nell'enclitico *toi gr. TOL scr. dato gen. enclitico te; danotare però che nelle più ~]crizio}ùappaionomei (P ~-3.~~dj122;4)~eAL[22,58i)~ presso Plauto med ted accanto a me te: influsso dell'ablativo, iE- c~i_ il1l:ac~i~~-~-=~i~-t-i~~~iiÌ- si-jlQim-ID'"-ID'~per C3,duta di -d i:t!~er_t!3~nd~~~JJ.iJ me te sé' Il mehe letto da Quintiliano (I 5, 21) presso gli antichi tragici dev'essere una grafia per me ispirata da mihi accanto a mi. - n6s vos come nel nominativo. D a t i v o: mihi da *mehi = scr. mdhy-am umbro mehe, tibi scr. tubhy-am U. tefe, sibi pelìgno sefei; finale -ei (> -i; sibei P 2, 581) come in prussiano antico tebbei sebbei, forse secondo il dativo sg. della declinazione nominale: -inella prima sillaba per assimilazione alla seconda. Per abbreviazione giambica, già a tempo di Plauto si stabiliscono miM tiM siM accanto alle antiche forme in lunga. Accanto a mihi ~t~ già in Plauto u1fl,i.Lrisultato di contrazione:-ma il-~i i~ufili mi è da *moi, cfr. gr. Téxvov f.l.0L. - nobis vobis hanno -ts da -eis (vobeis P 2, 581); è possibile che qui *nobei *vobei formati come tibei sibei abbiano preso -s dalla declinazione dei pronomi a distinzione di genere (illeis ecc.), In PF. è nominato nis per nobis: fatto di su nos secondo illis: illos, oppure atono per *nes = scr. nas enclitico acc.cgen.vdat. c~:!lati vj} antico méd ted séd, poi senza -di cfr., colla breve, scr. mdd tvdd. - ' .----nobis vobis come nel dativo. G e n i t i v o: mei tui sui nostri vestri sono i gen. sg. dei rispettivi possessivi; nostrum vestrum (ant. vostrum) gli antichi plurali (§ 328); si noti che nostri vestri sono ignoti a Plauto e compaiono dapprima in Terenzio. Accanto a queste forme, in lt. arcaico mis (') tis, forse gli antichi dativi e genitivi enclitici (con valore possessivo) *moi *toi gr. f.l.OL TOL scr. me te (dat. gen.) aumentati del -s genetivaìe. T L § 383. - l possessivi sono aggettivi indicanti pertinenza e derivati dai temi dei pronomi personali: 1 sg. meus da *meios cfr. ablg. moji da *moios, probabilmente dai dativi-genitivi enclitici *mei *moi, cfr. fili mi e mis § 382;
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
2 sg. tuus da *to,!!:os da *te,!!:os
= gr.
,'t"<:(f)6:;, cfr. il gen. scr,
tdoa 'tui ';
riflessivo suus, antico souos da *se,!!:os = gr. é:(f)6:; Ce cfr. *se,!!:e- in solus, § 380); 1 pl. nostro-, 2 pl. oostro- onde »estro- (§ 16); qui alle forme con breve del pronome (= scr. nas vas acc.-dat.-gen. enclitico) è stato aggiunto il suffisso -tero- di comparativo (come in ~flÉ-'t"e:POç; UflÉ-'t"e:POç;) indicante la contrapposizione di due termini (cfr. alter, uter, dexter: sinister) , qui di 'nostro' e 'vostro '. Nel gen. pl. si trova, oltre nostrum e vestrum, anche meum tuom euom (Pl.; sovom iacriz.) accanto alle forme normali. L NOTA 1. - Due pronomi possessivi sono tratti dal genitivo del pronome interrogativo, cuiius cuiia cuiium, e cuiiis (come mostrii« e Arpiniis § 237). sia interrogativi che relativi. NOTA II. Ai pronomi personali e agli aggettivi possessivi appare spesso aggiunta, in funzione di particella rafforzativa. oltre al -met di cui si è detto al § 382, la particella -pte (mèpte mihipte v6pte suapte ecc.) sulla quale cfr. § 376.
T
§ 384. - I pronomi in latino volgare.
ille, hic ed is (questi due poi scompaiono, ma ecce hoc rimane pel neutro, it. ciò), ipse vengono usati come pronomi di terza persona quando l'impiego dei pronomi diventa più comune: pertanto ille ed iste generalizzano la composizione coi prefissi ecce eccu(m) (§ 376) che è già antica e che dà origine alle forme romanze come frane. cil, oel .it. questo quello. Nel n o m i n a t i v o sg., qui dà il modello per formare illi > it, egli, e per ipse si fa (§ 374) ipsus > it. esso; illum sostituisce il ntr. illudi nel g e n i t i v o, secondo cuius sorge, invece di illius, illuius; secondo questo, nel d a t i v o, illui (it. lui) e, dal femm. illae che già usava Catone, illaei (it. lei) che alla sua volta produce un genitivo illaeius. Nel g e n i t. P l u r., illorum si adopera anche pel femm., nonché per il dativo illis che resta in uso solo sporadicamente (ma ancora it. gli nelplur. ' a loro '), L'ab l a t i v o scompare, cedendo le sue funzioni al dativo e all'accusativo. A partire dal IV sec. ille ed ipse assumono DIl\WSTRATIVI:
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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l'impiego di articoli determinativi (proclitici, quindi indeboliti nel vocalismo): it. il la lo gli, sardo su sa sos ecc. Pel genitivo viene usato anche inde (it. ne), cfr. § 431. T § 385. - INTERROGATIVI e RELATIVI: quis vien sostituito, fin dal V sec., da qui che funge anche pel femm.; secondo illaeius illaei (§ 384) si trova anche queiu« quei; pel genitivo viene usato unde (§ 431), d(e) unde. Anche qui scompare l'abla-
tivo. Quiilis è usato come pronome e aggettivo interrogativo: di qui l'impiego come pronome relativo, con premesso l'articolo, nelle lingue romanze. Degli AGGETTIVI PRONOMINALI si noti *altrui dato di alter secondo illui. § 386. - PERSONALI. Ego diventa eo: le prime testimonianze si trovano in mss. del VI sec. Mi per mihi chiama in vita ti si; .mihi tiM provocano nobt. oobi,
POSSESSIVI: sostituzione di illorum a suus pel plurale di III persona; sorgono forme brevi atone di cui sono attestati mus tus so, che stanno a base dei franco mon ton son (-n è quello dell'accusativo), di it. jratèl-mo madre-ma ecc. IV. I Numerali. A. Cardinali.
T L § 387. - 1. unus, ant. oino (P 2,9; oinuorsei 12 2,581,19) = otv~ 'l'uno sui dadi' gt. ains airl, 6en; in altre lingue ie. altri temi, fra cui *sem (gr. dc; ecc.), che si ritrova in lt. singu.li sem-el simplus simplex ecc. - Gen. Dat. unius uni (§ 380). 2. duo, duo ancora PI. MiI. 1384; duo solo per abbreviazione giambica, o in parte = gr. 060 armo erko-tasasi ' 12' accanto a homo ouw (secondo cui duo in epoca tarda, poet.) armo erku SCI'. d(1t)vti ecc.' Duo ntr. proviene dal msc. (isolato dua, duapondo o pondo dua) per *d,!!:ai SCI'. dvé ablg. duve; il femm. duae (Pl. anche duo) potrebbe continuare *d,!!:ai (uguale al ntr.,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
testimoniato in SCI'. e ablg.) o semplicemente esser fatto secondo il plur. dei nomi. Nell' a c c., duos duas dai nomi, ma pel msc. si· trova anche duo (Pl, Cic. Verg. Hor.) uguale al nomino come in greco ecc. D a t . - a bi. duobus duabus mostra influsso da parte di -bus del plurale sull'antica forma (cfr. SCI'. dvabhyam); gen. duorum duarum (duom Pl. SalI. ecc.) come nei nomi e pronomi. Come duo si declina ambO (ambO dapprima Stazio; femm. ambO in Pl.), accuso msc. ambos ed ambo = gr. &!L'PW, cfr. SCI'. u-bha ablg. o-ba con diversa sillaba iniziale. 3. tres ace. tres e tris (da *trins) tria tribus trium è un normale tema in -i- (§ 345), cfr. nom. SCI'. trayas gr. cret. 't"péc:ç (> 't"Pe:Lç) gt. preis ecc. 4. quattuor, indeclinabile in latino, ma in gr. SCI'. ecc. ancora declinato: probabilmente in lt. si sono fuse l'antica forma in -es del nom. msc. femm. e quella in -9 del ntr., ambedue apocopate dopo r (cfr. faber da *fabros ecc.); con *quattuorcs, -a cfr. SCI'. msc. catvaras ntr. catvari gr. 't"éaaO(pe:ç ecc. (per l'a di qua- cfr. § 58). 5-10 erano già in origine indeclinabili: 5. quinque gr. 1tév't"E: SCI'. panca ecc., j§ 13.112. 6. se» gr. É!~ SCI'. ~a~ gt. saihs da *seks. o _ 7. septem gr. t1t't"
§ 388. - Dall'undici al diciassette troviamo composti dell'unità con decem, cfr. gr. É!voe:xO( owoc:xO( SCI'. éka-daça dvii,daç« ecc.; -decim ha -e- secondo il semplice decem (contro § 42), -im poco chiaro (forse *-dicim con normale indebolimento della prima e assimilazione a questa della seconda sillaba, indi -decim Quindi undecim (*oinom-d- con aplologia e abbreviazione di. uavanti nasale consonante), duodecim, tredecim
n
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PARTE II. -
MORFOLOGIA
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dal nom. tres (scr. trayo-daça), quattuordecim, quindecim da *quincd- con sincope di e in *quinqued- (cfr. § 24), sedecim da *sex-d- (§ 92), septendecim: per 18-19 abbiamo formule sottrattive, duodeviginti, un[um]deviginti; simili espressioni anche in scr. (ekonavi1;nçatis ' 19 " propriam. ' 20 - 1 ') ecc. In epoca postclassica decem trésque, decem et quinque, decem novem, cfr. ita1. diciassette diciotto diciannove ecc.; ciò secondo l'esempio delle decine seguenti, dove troviamo triginta septem o septem et triginta ecc. (per ' otto' e ' nove' generalmente col metodo sottrattivo: duodequadraginta 1tndequadraginta). § 389. - 20-90: viginti triginta quadraginta (d come in quadruplus § 393) quinquaginta sexaginta septuaginta octoginta nonaginta; in viginti pare che l'i finale di gr. fLXot't'L scr. vi'J'!/,çati-s sia
allungato, forse secondo i della prima sillaba (o antica desino di duale ~); nelle altre forme abbiamo composizione dell'unità con un elemento che la comparazione ci mostra essere stato ie, *-komt-, rispettivamente *-k"fl't- ('t'pL~-XOV't'ot scr. t1·i"!1--2.at catvari'ftb-çat panca:Jat) probabilmente derivato da *dek"fl' ' lO " quindi per _*dk- con grado O della prima sillaba. In lt., *-kenta forse da *-kmta deve aver dato, con sincope, *-cnta in cui la guto o turale si è sonorizzata avanti la nasale sonante (§ 40); -in- sarebbe la nuova vocalizzazione della nasale sonante stessa. Fra il primo e il secondo elemento subentra -a-; in greco troviamo invece -e~ in 50-90, come anche nel gt. sibunt-e-hund ' 70 ' niunt-ehund ' 90 ': il lat. ha forse sostituito -ii- ad - è - secondo quad1'aginta con -rii- da -!9-, cfr. 't'E't'PW-xov"t'ot. La desinenza di -ginta dev'essere quella antica dei neutri plurali di temi in -0-, cfr. § 314; o -a allungato da *-a secondo quadra- quinqua-~ Quanto ai primi elementi, vi- parrebbe un amico duale significante '2 '; tri- è l'allotropo di tria da *trw; septuaginta forse secondo un *octuaginta = gr. òyao(f)~xov't'ot sostituito poi da octoginta in cui è stata riammessa l'unità; ni5naginta da *no'!!;en-a- come ni5nus rispetto a nove.m, cfr. § 387. -
-
I
§ 390. - 100: centum = É-xot't'6v scr. çatam ecc. da *kmt6m, o antico nom.-acc. sg. ntr.
206
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
200-900: du-centi (cfr. du-plex), tre-centi (da tri- per assimila-
zione ?), quadringenti (secondo 500, 700, 900), quingenti (da *quinque- con sincope come quindecim), sescenti (da *sexc-), septingenti (per septem- § 13), octingenti (secondo 500, 700), nongenti (da *n0'Yen- § 33), tutti aggettivi declinabili (talora sostantivi neutri in misurazioni specifiche: argenti sescentum et mille ecc.); -g- come in trigintii ecc., ma -e- per l'analogia di centum che ha reintegrato c per g salvo dopo nasale. 1000: mille, indeclinabile (solo abl, sing. ntilli PI.), è negli scenici e spesso anche in seguito un sostantivo, può essere però usato come aggettivo, ciò già in PI. L'origine è sconosciuta; l'etimo dato dal Sommer (*smi gzhli 'un migliaio', grado O di *ghezl- in lesbico XÉÀÀLO~ eee.) è elegante ma incerto; piuttosto con ei > i (cfr. Lucilio, § 21) da *heili, *héli col m- di multi, cfr. Rheinisches Museum XCVI, p. 89 sgg. 2000 ecc.: duo milia e così via con milia, plurale di mille, regolarmente declinato come un sostantivo neutro in -i-o B. Ordinali.
T L § 391. - I: primus, peligno pris-mu rifacimento di *priimoonde prandium (da *pr9-mo-, cfr. *pr-mo- in gr. eolico 7tP6fl.Oç, lit. pìrmas gt. fruma con -mo- § 205 e *pr9-'!!:o- in scr. purvas gr. 7tp(7lToç da *7tpiiFo-'t"o-ç) con *priis grado O di *prijos comparatìvale _'(come magis: *magjos = maius); sta a base un *pri- grado O di prai- prae. Il comparativo prior si usa parlando di due oggetti. II: secundus da *sequondos di sequor, cfr. oriundus: orior. Rispetto a primus (priol') od unus si dice anche alter, quando è parola di due oggetti: cfr. § 380. III: tertius da *tritjos (§ 18)
= avest. pritya-, cfr. scr. trt-tyas.
IV: quartus (l'a è segnata lunga in un paio d'iscrizioni; il prenestino ha quorta da -r-) = 't"É't'lXp't"Oç lit. ketv(itas (ir da ablg. cetvrutu, quindi *quet'Yr-to-, in cui le consonanti della seconda sillaba sono state dissimilate. Troviamo qui un suffisso -to- (-tho-) formante ordinali e identico in origine con quello
n
PARTE II. -
MORFOLOGIA
dei superlativi gr. X&.ÀÀLO"t'Oç SCI'. in gr. e SCI'. (catur-thds ' quartus ' nei due ordinali seguenti.
207
kani~~has ~a~~hds
'minimus', come ' sextus '), che ritorna
V:, qllintus (e, rifatto sul cardinale, quinctus) = 7tÉfJ.7t't'oç lit. penktas.
VI: sextus (rifatto da se», ma cfr. Sestius e § 90) = gt. saihsta gr. Éx't'oç.
SCI'. ~a~~hds
VII-XII: sono formati coll'aggiunta di -0- al cardinale: septim-us = SCI'. saptamas; octaoos, cfr. gr. oy~o[f]oç, dalla forma *okt6u (SCI'. a~~au '8 ') con mutamento di -av- in -iio§ 17; nanus da *noJ!en-o- § 33; decimus undecimus duodecimus. XIII-XVII: tertius deeimu«, quartus decimus ecc. XVIII-XIX: duodevicesimus undevicesimus come duodeviginti ecc. Dal XX in poi subentra un suffisso superlativo -simo- che potrebbe essere uguale al -simo- trattato nel § 206; il confronto di SCI'. tri'f!bçat-tamas 'trigesimo ' ecc. (col *-temo- o *-t1fl'0- del superlativo SCI'. papa-tamas 'pessimus' eec.) fa però pensare che qui abbiamo non *-cent-s1fl'0- ma -cent-t1fl'0- con ss da tt § 85. Quindi vicesimus, in iscriz. vicensumam, tricesimus, in cui è conservato l'antico c al contrario di quanto accade nel cardinale (§ 389); ma quadragesimus quinquagesimus ecc. con _go. Di qui -èeimo- sentito come suffisso ha formato cent-esimus ducent-esimus (Prisciano II 413 vorrebbe ducesimus quingesimus) millesimus. Per le unità nelle decine valgono i tipi unus et oicèsimu« e vicesimus primus, duodetricesimus.
C. AvveJ'bi numerali. T L § 392. - 1: semel (con simul) formazione di *sem 'uno' (§ 387), cfr. &-7tIX~ SCI'. sa-k(t 'una volta '; -mel: gt. mel 'tempo', tedesco ein-mal 'una volta' ecc., quindi da *s1fl'-meli? (è' secondo § 135). 2: bis, ant. duis PF. = gr. ~(ç SCI'. dvis. 3: ter, Pl. terr da *tris = 't'p(ç SCI'. tris cfr. o. t l'i s t a a m e n t u d 'testamento' e § 18.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
4: quaier, probabilmente da *-trus = avestico éafJrus. 5 ecc.: quinquies seaiiè« septies oeties nooiè« decise vieies trieies quadragies quinquagies eenties ecc. col suffisso -iee da -ièn« uguale a *-irtt in scr. kiyat 'quanto Y' iyat 'tanto' neutri degli aggettivi ki-yant- i-yant-. Di origine oscoumbra, come mostra il -f- interno (e trio, non ter-), debbono essere i bifii- trifa- = scr. dvidhii 'bis' tridhii 'ter' da cui bifariam trifariam, fonti alla lor volta di bio, t1·ifariu8j forse la forma bifariam, trifariam (cioè vieem) è partita da *bifas *trifas, in cui l'originario -fa- era ampliato coll'-s di bis, *tri8, *quatru8, rotacizzato secondo § 113.
D. Aggettivi moltiplicativi. § 393. - Simplus, cfr. gr. &:7tÀouc:;, con *sem- *s~- § 387j du-plus come du-eenti; tri-plus; quadru-plus con -d- come quadraginta e inversione *tru- di *t!!r- cfr. gr. -rpU-rpOCÀ€LOt da *qutru- 'con quattro cimieri' avest. éafJru-gaos- 'con quattro orecchie', e quater da -trus § 392; quineuplus (antico quinquiplus) con -u- secondo quadru- o con sincope da quinqu(e)-p-, cfr. pereutio da quatio; eescwplu« septuplus secondo quineuplus. Tutti questi aggettivi sono formati con -plo-, lo stesso elemento contenuto nel -7tM-oc:; di gr. &:7tÀouc:; ecc., e cioè un derivato della radice *ple- di pleo ecc. Accanto ad essi, con plec- di plieo gr. 7tÀÉxCù, sim-ple» du-plex ecc.; cfr. gr. aL7tÀOtç (-p!-), propriamente' piegato in due' ecc. E. Distributivi.
§ 394. - 1. Singuli 'a uno a uno; uno per uno' col *semdi simplus ecc. § 393 e *-glo- del goto aina-kla- , solitario '. 2 e segg. con un suffisso -no- che torna nei moltiplicativi ant. nordici tvennr jJrennr ecc.: bini da *d1!:.is-noi § 188; terni da *tris-noi, e trini sec. bini; quaterni e quadrini (questo secondo trini, col d di quadraginta eeo.); quini (*quine-noi), seni (*sex-noi), septeni (secondo il precedente), oetoni, noveni (come septiJni), deni (: dee-ies = seni: sexies), 'Ulndeni, duodeni ma temi diJni ecc.; vieeni (: vicies), e così trieeni quadriigeni centeni; ducerli treceni quadringenteni ecc.
PARTE II. -
T
MORFOLOGIA
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§ 395. - l numerali nel latino volgare.
unus viene impiegato anche come articolo indeterminato e come pronome indefinito; duo è sostituito da dui attestato nel III sec., per analogia di bomi ecc.; per quattuor si trova quattor e quatro, similmente *quattordece; quinque (i secondo quintus) e quinquiigintii dissimilano in ci- la prima sillaba (ma quindecim quintus rimangono); 17-19 diventano decem et septem (Prisciano III 412) *dece et ocui, nove. Nelle decine 20-90 l'accento si sposta dal suffisso all'ultima sillaba dell'unità, triginta (Consenzio 392), quindi (con g > i) vinti scritto ~e:Le:V't"L in un documento ravennate del VI sec., trienta ecc., quarranta in una iscrizione del V sec. Avverbi e distributivi cadono in disuso, sostituiti da espressioni perifrastiche. V. La composizione nominale. § 396. - Per composizione intendiamo, almeno nelle lingue ie., l'unione di due temi nominali, ognuno dei quali può essere a sua volta un composto, a formare una unità morfologica e semantica: caratteristica di questa unità è la presenza di un unico accento. Fanno deroga i composti copulativi o dvandva (§ 400), i quali possono constare di un numero indefinito di membri e conservare gli accenti di ognuno di questi: la conservazione dell'accento ha sporadicamente luogo in scr. anche per altri tipi di composti (specialmente giustapposizioni).
T § 397. - Il c o m p o s t o vero e proprio consta dell'unione di temi sprovvisti di desinenze; i rapporti sintattici fra i due membri restano pertanto inespressi. Ove in luogo del tema troviamo nel primo membro una parola declinata, diciamo che ciò rientra nella categoria della g i u s t a p p o si z i o n e: il raccostamento cioè di due parole in una sequela fissa e normalmente con accento unico, e con un significato speciale ben determinato, trascendente quello delle parole singolarmente prese (respublica, paterfa1niliiis, seniitUs consultum). Avviene però spesso in una giustapposizione non solo che, dove il primo 14 - V. PISANI. Grammatica latino storica e comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
membro non va. soggetto a. variazione perché dipendente dal secondo o perché l'intero sintagma è un indeclinabile, in pratica la giustapposizione non venga più distinta. da un qualsiasi altro composto, come avviene in senatusconsultum, aquaeductus, legislator, mentecaptus, in asecretis, abactis, aboouii« (> franco aveugle), negli avverbi extemp lO, imprimis, cumprimis, propemodum, e mirimodi» (§ 411), huiuscemodi, nonnihil, non.nunquam; ma o non si sente più il valore di caso del secondo membro in dipendenza dal primo, e allora l'intero composto vien declinato come proconsul promagister pronomen proportio (da pro consule ecc.), injula (da *en jalo 'sul capo ') insula (da *en salo), ovvero secondo i composti autentici la forma declinata. del primo membro vien mantenuta in un certo caso e non più (come in reipublicae ecc.) variata, in conseguenza del mutato impiego sintattico della parola, cosi in rosmarinum rosmarini (per roris marini), duumvir dall'antico gen. pl. duum'Virùm e cosi di seguito (cosiddetta i p o s t a. si, § 275). Un caso speciale di giustapposizione è rappresentato dalle tarde forme di nomi propri Deusdedit Habetdeum Speraindeum ecc., di probabile modello semitico. T § 398. - Agli inizi della tradizione, la composizione nominale è in latino poco vivace: si trovano quasi solo antichi composti ormai fossilizzati e incapaci di provocarne dei nuovi col modello
da loro offerto, quali sinciput (semi + caput) anceps (ambi + caput) Marcipor (-puer) selli-sternium tri-pudium (pod- come in 7tOa-oc) mùs-cipula (: capio) jriitri-cida rniini-ceps (rnunus cap-) iu-dex (ius + dic-) [ero» (fera + *oqu- composto di tipo ie. § 223) sollers (eolio- 'intero' + ars) ecc., di cui già gl'inde-. bolimenti e le sincopi vocaliche mostrano la grande antichità semmai non cessata del tutto è la composizione di nomi con preposizioni e particelle, tipo ambi-egni (agnus: 'che hanno due agnelli Mtorno), igno~ilis, »e-cors, consobrinus t-sosr- di soror § 114), superstee e quella con numerali tipo du-plex quadru-pes ecc. Col diffondersi della cultura greca e il formarsi di una letteratura modellata. su quella ellenica abbiamo una revi-
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MORFOLOGIA
vìscenza di composti, in parte esuberante e limitata agli antichi autori, specie epici e tragici (1): ma cessata la prima furia, un nucleo di nuovi composti si ~tabilisce e dalla poesia passa alla prosa, costituendo i modelli di un processo abbastanza vitale, specie all'epoca dell'impero, il quale riceve nuovo impulso, sia pure in particolari direzioni, dai bisogni espressivi del cristianesimo. Molti composti sono sorti nel latino volgare, e parecchi di essi stanno a base di parole romanze: di forme volgari citeremo a titolo d'esempio caldicerebrius, nes~pius, bieaccium; piscicap~ e seribib; (da Pompei); {lorisapus frondicoma muni· dator ru:dimiiturus unicuba univira (questi da iscrizioni africane) j benemèrìu« (Petron.: mos), benememorius j iicer"arbo,r (> frane. érable), alba-spina, bis-cocuom, in-odio (> frane. ennui), medio-die (> it. mezzodi), medio~loco (> frane. milieu), malehabit'/J, (> it. malato per antico malatto), *mali-fiitius (: fiitum > frane. mauvl!'is), e così via. ' § 399. - Classificazione. - Comunque, si tratti di composizione ereditaria o ricalcata su modelli ellenici, troviamo in latino -come nelle altre lingue ie. due tipi fondamentali di composti: gli ESOCENTRICI, in cui il centro, cioè il concetto descritto e definito dal composto, si trova in questo stesso (gr. 7tlX't'po-x't'6voç 'uccisore del padre' o à.xp6-7tOÀLç 'la citta alta ')j e gli EXOCENTRICI (o mutati, o bahuvrihi), il cui centro risiede fuori del composto, in quanto esso di sostantivo diventa aggettivo (Àe:uxwÀe:voç 'colei che ha le braccia bianche ').
TL
§ 400. - I. ESOCENTRICI sono i seguenti tipi: I,
1) C o P u l a t i v i, o d v a n d va, o p o l i c e n t r i c ij in latino, a prescindere da formazioni artificiose quali i due (I) In modo speciale si notino le forme plautine, calcate su noti modelli della commedia greca, quali collierepidae, cruricrepidae, plagipatida, virginesvendonides, tedigniloquides, quodsemelarripides, argumentumextenebronidès ecc. Ma quidquidcadiae Fest. p. 257 M., se non è forma inventata per spiegare quisquiliae, potrebbe essere antico composto parasintattieo come il nome scr. yadbhavi~yas del pesce che diceva sempre yad bhavi~yati 'quel che sarà (sa.rà) " Pane. I 14.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
titoli di poemetti levianì, Sirsnocirea 'La Sirena. e Circe' e Protesiliiudamia 'Protesilao e Laodamia', li ritroviamo solo in derivazioni aggettivali: su-ove-taur-ilia, stru-jert-arius 'un sacerdote che sacrificava coi due generi di focacce chiamati strues e jer(c)tum " palmipedalis ' lungo un palmo e un piede " o come costituenti il primo termine di un composto in scytalosagitti-pelli-ger (Tertulliano); dvandva di aggettivi abbiamo in reciprocus da *reco*proco- 'rivolto indietro e avanti' (§ 219), laddove dulcacidus potrebbe anche collocarsi nella categoria dei composti determinativi o karmadharaya (2 a).
+
2) D i d i P e n d e n z a, o t a t p u r u ~ a: qui uno dei due membri, più spesso il primo, serve a determinare il secondo, con rapporto di coordinazione o subordinazione: § 401. - a) Il primo caso abbiamo nei cosiddetti composti attributivi o apposizionali o k a r m a d h r a y a , il cui membro determinante sintatticamente dovrebbe stare nello stesso caso del determinato, al quale serve da attributo o da apposizione: perennieeroue (Pl.) albogalerus angiportum (Pl.) (angu- 'stretto' = scr. a"!,,,h'li-s) trisaeeliseneai (Laev.) e, con -io- probabilmente non aggettivale né derivativo ma modellato secondo altri composti, plenilUnium privilegium ecc.; inoltre moechicinaedus tmoechus et ipse cinaedus, Pl.) tunicopallium (Pl.) contortiplicatus; chiari calchi o imitazioni di modelli greci, altisoniins (ul.\JL~pe[Lh1jç) multipotens (1toÀ\)òUv~[LOç) ecc. Questo tipo è recente in greco, e così anche in latino, dove angiportum (da *angu-) è univerbizzazione di due termini giustapposti nel nesso sintattico (cfr. Frisk, Indog. Forsch. LU, p. 282 sg.; Pisani, ibidem, LIV, p. 38) (l). A sé stanno, qui come in II (§ 403), i composti con un numerale: trinummus 'i 3 nummi' (P!.), che possono continuare direttamente un vecchio tipo à
(1) Tardi calchi di gr. ex(yexypoç o:uocypoç I5vexypoç ecc. sono equi/er ovifer capri/er (Gloss.) 'cavallo selvaggio' ecc. In greco stesso questi aggettivi paiono rideterminazioni semantiche di antichi nomi di cani o uomini composti con é!ypex (' prendi-capre' ecc.) secondo é!YPLOç.
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MORFOLOGIA
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~~-6~ClÀCI\I
'due oboli '), cfr. specialmente i composti con as: 1}(7s ecc. § 404, che nella forma conservano tratti di rilevante antichità, così pure simbella da sèmi-libella e simili. T § 402. - b) Il secondo caso si ha nei t a t p u r u ~ a per eccellenza, in cui uno dei due membri è retto dall'altro, generalmente il primo dal secondo: regijugium poplijugia Marcipor nemoricultrix (una scrofa selvatica) imbricitor (Enn.) salUtigerulus capriiieus armipotèns; più spesso qui il secondo membro è un cosiddetto 'nome verbale', ha cioè valore di nomen agentis o actionis: miis-cipula (: capio) 'trappola', fratricida (: caedo), miiniceps manceps (: capio), blandidicus iiide» (: dico), sociofraudus, terripavium (pavire), tubilustrium, lumbijragium, oim-dèmia, ecc.; qualche volta il nome verbale ha valore passivo, cfr. caecigenus (Lucr.) 'nato cieco' ecc. T § 403. - II. Gli EXOCENTRICI o b a h uv r i h i sono anch'essi a quanto pare di imitazione greca (cfr. Pisani, Studi it. di fìlol. classica, Nuova Serie, XI, p. 121 sgg.), se si escludono naturalmente gli aggettivi tratti da dvandva (I 1, § 400) come suovetaurilia strujertarius e alcune forme pietrificate quali atrox [ero» sollers che per il latino sono aggettivi semplici: tali duracina uva (ax'À'Y)p6x'ox'x'oç), jalsiparens 'che ha falsi genitori " incurvicervicus ' dalla cervice curva " qromdaeou«, magnanimus ([J-EYIXì.6.&U[J-Oç), tardigradus, armisonus, anguimanus, lOripè« ecc. Anche qui stanno a sé i composti con numerali che in parte sembrano ereditarii, così Septimontium, bigae da *bi-iugai, nundinae da *noven-dino- (: scr. dinam 'giorno '), quinquennium, quadrupes (umbro peturpursus scr. cdtu~"pad- ecc.) - ma trirèmi« è calco di 't"p~ép'Y)ç, bicorpor di a(aw[J-oç a~aw[J-lX't"oç ecc.; così pure quelli con particelle: impliimi« inanimus inimicus iners injamis inquies ambidens anceps (ambi-caput-). T § 404. - Per quanto riguarda la forma dei membri del composto, va notato: L'incontro di vocale finale del p r i m o con quella iniziale del secondo m e m b r o dà luogo all'elisione della finale (salvo
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
endo-itium = initium PF.), che spesso però è riammessa per ricomposizione: aquagium (aqua ago), dùraoinu«, sollers ieolloars), amb-urbiiUes (hostiae), ma multi-angulus, ante-urbiinus, quindi bi-ennium tri-angulus ecc., secondo cui semi-animus, sèmi-ermie Liv. (semermus Tac.), quadriennium (quadrangulus Varro). Notare le formazioni con as assis: bes (cioè bess da *d?!:.ess da *du-ass) bessis, tressie (da tres asses) secondo cui quinquessis oicessie tricessis; semis (semi-as) ssmissie, su cui è formato trèmi« tremissis (Lamprid.: 2 ~ assi); dussi« (Prisc.) come du-plex ecc., deoussie (: deou-plu« ecc.), quadrussis (: quadru-pes ecc.) hanno fornito il modello di oetussi» nonussis centussis, Recenziore è quadrassi» (Prisc.).
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+
T § 405. - Avanti consonante iniziale del secondo membro, l'-i- del primo che risultava (in polisillabi) dalla finale di temi in -0- (§ 42) ed -i- è stato generalizzato come « vocale composizionale ») (in prossimità di labiali alternantesi con u, § 18: tubilustrium e tubulustri1tm), che sostituisce la finale di temi in vocale e si aggiunge a quella di temi in consonante (e la sostituisce: hom-i-cida di homen-): vi sono però casi, specie in composti recenziori, in cui la vocale finale è stata restituita. Diamo qui esempi delle varie possibilità: t e m i i n a, tubi-lustrium (-bu-) ecc., e blatto-sèrioue ecc. (tardi) secondo i temi in -0-; t e m i i n -0-, vini-[er auri- fex (-ru-) e albo-galerus mero-bibus, con aplologia vene-ficus per *veneni-ficus, con sincope in vecchi composti princeps (primo-), vin-demia, sacer-dos, puer-pera (ma sacri-ficus sacri-lequs agri-cola); liticen di lituus è probabilmente fatto su tubicen; t e m i i n -io-, -in-, medi-terraneu» offici-perdu« Caelì-montana (porta), hosti-spices (hostia), ma socio-fraud'us PI., tibi-cen (tibia), cfr. § 43; t e m i i n -io, ponti-te» (-tu-), viri-potens (PI.: viri-um), con sincope au-gurium § 96 au-spe» (avi-; tardo avipes), nau-fragium (e navifragus), o-pilìo (u-, cfr. § 33: ovis) ed au-buhulcu« (con ov- > av- § 17); t e m i i n -u-, acu-pedius (: WXUI; § 168) ed aci-penser (un pesce: etimologia malsicura), corniger flucti-ger manu-festus (-ni-) e con sincope malluvium (*manu-lav-) mam-ceps man-sues;
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t emi
i n . -u- e dittongo, su-cerda t-cerda 'escremento') su-bulou« (su- dai casi obliqui come in subus § 343; -bulcus = gr. qlUÀcxx6ç), biicaeda (e bovi-cidium Solin.); t e m i i n c o n s o n a n t e, a) senza vocale composizionale, mus-cipulum mus-cerda mus-(s)tela (se va col goto stilan 'rubare' ecc.), ntisturtium (: torquère, propriam. 'che fa torcere il naso '), iu[s]dex ius-(s)titium, nomen-clator (: cala1'e) sol-stitium: in alcuni casi si può essere incerti se la vocale composizìonale sia sempre mancata o ci troviamo dinnanzi ad aplologia, così in arcubii (arx cubo: o areci]-cubiH), cordolium (o cor[di]-dolium ~), stipendium (stips pendo: o sti[piJ-pendium ?), trucidare (tru[ci]-cid-? qualcuno ha pensato che il significato originario fosse , squartare', quindi tru- '4' come in gr. "PU-cpliÀe:LCX 'che ha quattro cimieri' da *qutru- § 393); e così sicuramente lapi[di]cùla, cfr. con aplologia di sillaba diversa il- derivato lapidici[di]na PF.; b) con vocale composìzionale, aeri-p es {lori-jer iuri-dicus veneri-vagus ossi-jragus carni-te» (-nu-) jratri-cida imbri-jer arti-jex légi-rupa; i temi in -en- sostituiscono questi suoni con -io, homi-eida sangui-suga (e, con sincope, nuncupo da *nomi-cap-) forse partendo da jratri-cida che ha dato il modello per homi-cida, questo per gli altri; similmente opi-jex da ops, ma ricondotto ad opus può aver dato il modello per foedi-fragus .( foedus), cini-flo (cinis). Per -i- compare -e- in su-ove-taurilia (per -ovi- che si trova in Catone), pelle-suina , ubi pellis suitur, calzoleria' Varro e ope-cimsioa (dies) Varro, lume-mulia ' luma molita ' Acta fratr. Arvalìum.
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T § 406. - Il s e c o n d o m e m b r o subisce variazioni normalmente quando, il composto essendo exocentrico, esso membro muta valore (da sostantivo ad aggettivo) e deve essere assoggettato alla mozione. Ciò ha luogo in quanto il composto di solito viene immesso in una delle due categorie aggettivali in -us -a -um od -is -e, più raramente a mezzo di suffissi (-io-, talora -ali-, -aneo-): d a t e m i i n -Ii-, bi-jurcu» birotus avius delirus (: lira 'solco', propriam. 'che esce dal solco'; od è delirus retroformazione da de-lirare 'uscir dal solco' > ' fol-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
leggiare 'Y), sescento-pliigus ed ab-normis bi-libri« dé-pugis (ibrido, dé + 1tuyf), per gr. &-1tuy0<;; Hor.), illunis, imberbus e -bis, bilinguus e -guis; d a t e m i i n -0-, grandaevus ambigenus, septu-ennis per-duellis (duellom > bellum), bi-iugus Ov. e bi-iugis Verg., sémi-somnus Pl. ed ex-somnis Verg., inermus Pl. ed in-ermis; d a t e m i i n -u-, ex-sénsus capri-cornus, bicornis (angui-manus in Lucr. resta tema in -u-); d a t e m i i n -é-, levi-fidus Pl., ma eai-spè« Accio (solo il nominativo); d a t e m i i n -io, per-emnis (peremne un auspicio tratto da magistrati nel passare un fiume, Fest.), Inter-amna; d a t e m i i n c o n sona n t e, quadru-pedus, mili-peda 'millepiedi' sésquipedis, tutti tardi (ma sésquipés Pl., quadrupés), in-hospitus Verg. con-cordie Caecil. discordis Pompon. (ma usuali eoncors discors), in-iUrus Pl. uni-colOrus Fronto (ma con-color), dè-decoris SalI. (: decus; indec6rus è dall'aggettivo dec6rus); da genus si fa dégener ecc., ma Lucrezio ha multigenu-s tema in -0-; da corpus, bicorpor. - F o r m a z i o n i i n -io- sono liiti-cliivius nefiirius (o da nefiis direttamente Y) e vériverbium Pl. in-fortunium Pl., specialmente in epoca postclassica liiti-fundium Plin. domi-cénium Mart. posci-nummius Apul. torti-oordius Augustin.; i n -ali-, bi-pedalis Caes. aequi-dialis scmi-corporalis Firm. Mat.; i n -iineo-, tri-peddmeue Cato medi-terriineue (mediterreus Sisenna). § 407. - Per quanto si riferisce al carattere delle parole adoperate nella composizione, notiamo:
I. Nel p r i m o m e m b r o può stare: a) un nome o pronome, cfr. i casi addotti sinora;
b) un numerale, che assume talora forme speciali (cfr. §§ 387. 393.404). Si osservi: 1. uno- e sem- (sim-plex, sin-cinium Isid.);
2. bi-ceps dui-déns biduum (da *d'!.!:is-di,!!:om scr. -diva- , giorno ') du-pondius du-bius (da *-bh'!!:-io-: fu-i, scr. bhu- , essere', quindi , di doppia natura '), tardi di-l6ris di-nummium con di- astratto da parole di origine greca (come di-oboliiris Varro da òL6~oÀov) duo-pondium Gromatici duapondo Quintil. (secondo tria-);
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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3. tri-eeps ecc., ter-oeneficus; 4. quadru-pediins quadri-duum (secondo tri-duum) quadri-fiiriam; 5. quinqui-plex quinque-vir quincu-plex; 6. se-mestris tsea-m- § 92) secondo cui se-pes Apul., cfr. anche seni-pes col distributivo in Sid. Apollin.; 7. Septimontium sept-ennis sept-un» e septu-ennis Pl.; 8. octu-plu» oct-angulus octo-iuqi« Liv.; 9. nun-dinae da *no,!!:en-dinai § 33; lO. deeem-ple» decu-ple» dec-ennium; 100. cenii-pie» centi-manus oeniwm-ple» centum-pondium cente[ni]-nodius Marcell. Empir. ; 1000. mille-folium (calco di (.LupL6-epuÀÀov) e mili-peda Plin.
§ 408. - c) un tema verbale, o come tale inteso: rarissimo in epoca antica (Verti-cordia e il comico conterebr-omnia Pl.) che l'ha probabilmente dal greco (tipo epepÉ-oLxOç), questo tipo guadagna terreno in epoca imperiale (p. es. [ulei-pedia (Petron.) ed è ancor vivo in latino volgare (nome proprio Vince-malus) e nelle lingue romanze (bevilacqua garderobe ecc.), In questi e simili composti abbiamo degli imperativi usati come rappresentanti del verbo; in flex-animus (Enn., Acc.) fiexi-pede« hederae ecc. abbiamo un calco, parzialmente anche morfologico (-si- = -(H-) di un xlX(.L\jJl-&u(.Loç y.1X(.L\jJl-7touç o simili. Formazioni ibride di su quei composti greci in cui un tema nominale primo membro di composto è stato rivalutato come verbo (epLÀO-7tIXTWP come se *epLÀeL-7t) sono i rari philo-graecus Varro, zeli-vira Tertulliano, thelo-dives Augustin, Altra natura hanno composti come ari-ficus Cael. Aur., contemmificus Lucil., earperçificu» Apul., ricavati da iire-facio expergefacio ecc. con sostituzione dell'i composizionale all'e: può darsi che il punto di partenza vada scorto in, algi-ficus o simili, da algor ma raccostato ad algere e quindi modello per iirifiou«: iirère e insieme per contemnificus: contemnere, T
§ 409. - d) particelle, che possono essere:
IX) solo usate in composizione: in-temperies illuvies insiinus ignobilis (gr. eX- scr. a- da *r!- grado O di *ne-); ne-fas ne-fandus ne-scius nemo ine-hemà, hemo forma più antica di homo § 14) nihil (da *ne hilom) nullus non (ne-oinom' 1 ' *noinom,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COlllPARATIVA
tramandato noenu > non); amb·ages ambi-vium 'anceps ' ambiaxio 'catervatim' PF. (axis ') amb-urbium ambi-dens ambi-genus an-ceps (*ambi-caput) am-plexus am-segetes 'che hanno mèssi ai due lati della via ' amb-arvalia; dis-crimen di-lfi,dium ' giorno di riposo dei gladiatori' dif-ficilis dis-sulcus 'porcus dicitur cum in cervice saetas dividit' PF. dis-li"quidus 'perspicuus' Gl.; re-calous Pl. (verso il dietro) re-clinis Ov. recurvus Verg. repandus; se-ciirus (= sine ciira) segrex Seno (da se-gregard) sedulus (da sedulo per se dolod), siidus (da *se iidod'), e, con s6- per s'i-, s6cors (si trova in glosse anche secQ1-dis), forse sobrius (so-ebrius '); oè-oors vesanU8 vegrandis osseu» (ve-esca) verpu« (ve + verpa, con aplologia) Vèioois. Portenium. polliibrum (con poro) possono essere derivati direttamente da portendo pollu», § 410. - ~) Usate anche fuori di composizione: ab-simili« ab-avus iioiu» iimen«, ad-wncus adverbium agnomen apprim i« acctioue affinis (1); anti-geni ' prius geniti ' antesignani antepi7N 'piede anteriore' Cic. antemeridiiinus; circa-moerium Liv.; com-par confatalis coaetàneus Apul. condignus 'degnissimo' (cum intensivo, cfr. concido conficio) collibertus commarltus conserva consobrinus concors contubernium (taberna); de-pilis Varro devius dècolor debilis (: scr. bdlam 'forza ') dèmèn» depontiini (senes; cfr. il detto sexagenarii de ponte) depHimis Plin. drpropitius Tert.; ef-frenus ex-animus eepers (pars) egelidus elinguis PF. enodis Verg. enormis enervis ex-ediiriitus exalbidus , bianchiccio' ediirus ' piuttosto duro' Verg. expallidus (efferu8 Lucr. retroformazione di efferiire!) eiiincidus 'germogliato a guisa di giunco' Varro exkeres Pl. exconsul (tardo, come le simili formazioni); extrii-miiriinus Ambros.; in-fula ineula infumus (§ 106); inter-capedo interpres (: pretium) inierrè» intervallum intercus; ob-niibilus Enn. obvius (questo e pervius da (l) Atavus, piuttosto che con *at· = scr. dti (forse da *eti!) è *ad·avus con t secondo stritavus tritavus, di cui il primo contiene un antico' *struti·: airI. sruith 'vecchio, onorando' ablg. stryji 'zio " il secondo è modificato da str- secondo TPLT07t
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MORFOLOGIA
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obviam perviam?) oc-ciput oscen (*obs-can-); per-grandis Pl. perpaucus perdius (*dieu- § 344) pernox perduellis perennis (annus) perfidus periurus; post-principia pomerium -moe- (post + moiros > murus) postgeniti Hor.; prae-cliirue praecàmus ' canuto :precoce' praemature praepotèns praeiudicium; prà-curous Verg. propes 'gomena per legare in basso le vele' Turpil. proaous proauctor 'fondatore' di una gens' Suet. profanus propriam. , che Rta innanzi al tempio' pronomen procestria PF. e procostria (castrum); sub-cavus Cato subeueto« Pl. subrumus agnus 'poppante' Varro suggrundo suburbanus subrostrani e con valore di 'quasi' subaquilus subniger Pl. ecc.; ewper-ficies (facies) supersies (: stiire) swperbu« « *-bh'!!:.-o-: fui ecc.) supcr'ciliurn (da un *celo- = slavo éelo 'fronte '). Un ibrido greco-gallico è para-veredus ' bilancino, cavallo di rinforzo' (cod. Theodos.). - Ai probabili casi di retroformazione già rilevati si possono aggiungere insignis (da insignire) reprobus transformis eèpa» resonus oblitterus = -riitus Laev. obvallus = -liitus Ace. Come si vede, non mancano in questa categoria composti sicuramente preistorici, in quanto contengono parole non più note al latino. Ad esse vanno aggiunte formazioni avverbiali come perdudum praemodum Liv. Andr. propalam PI. T § 411. - e) parole complete di desinenza o avverbi; si tratta propriamente di ipostasi da giustapposizioni: con numerali, undecim (§ 388) sexprimi duooir; duumviri (da duum-virum gen. pl.) quattuorviriitus septemtriènè« (e -trio) tergeminus se[mi]squi-alter se[mi]s-tertius Sexulixes 'un Ulisse e mezzo' (per Sesqu- con l'accostamento a sex) sesquitertius '1 % '; Iupiter (dal voc., § 344) onde iugliins, Dies-pite« Mii(r)spiter; cottidie (dal loc. *quotitei-die) meridie (da *mediei-d-) postridie (*posterei-d-) quot-annis; aquae-ductus plebisscitum seniitusconsultum terraemotus iure-consultus sacrosiinctus (se da *sacro-s-) Lariscolus dulciorelocus (dulci-o're-loquos); rosmarinum -i e fenugraecum accanto a jenumgr. in cui i due membri possono o non venire declinati ambedue, il che avviene comunemente ancora di paterfamiliiis respublica, dove quindi la giustapposizione è
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
chiaramente sentita; noctUvigilus Pl, miserevivium (una pianta) e sem-perfìorium. Ap\11. benejacta Pl. malesanus primogenitalis Tertull. sempervivus Apul. paeninsula plùeeciu« Petr.; avverbi, admodum affatim denuo (de novo) ilico (*en stlocod > in loco) profecto (pro facto) mirimodis e multimodis Pl. (per miris multis con caduta di -s avanti m- § 91 e abbreviazione dell'i secondo i composizionale) dèrepente desubito dèmaqi« (ove il de ha assunto valore rafforzativo); formazioni parasìntattìche, Sacraviensés 'pertinenti alla Sacra via' sextadecumani Tac. nudiustertianus e anche N oooeomènsis in cui -vo- per -vum di N ovum Comum probabilmente per la pronunzia volgare che aveva lasciato cadere la nasale finale (§ 139), a meno che qui (e in Porocornsli Forolivi) non abbia agito l'esempio di nomi galloromani tipo Augusto-ritum (secondo gallo Uxello-dunum ecc.). Si noti infine domnaedius dall'accuso domn(um) aedium (come cavaedium da cavum aedium, veneo da venum eo) che dà luogo a domnifunda , domina fundi ' ecc., tutte formazioni di epoca tarda. T § 412. - II. A proposito del s e c o n d o m e m b r o va rilevato in particolar modo il caso in cui questo è costituito da cosiddetti nomi verbali, agentis ed actionis, che possono essere: a) temi radicali (§ 155): arti-te» corni-cen au-ceps iii-de» rèm-e« (ago) aure-a» (oria = au- § 22 'freno') amb-agés (: aiio ad-agium) [èni-se» au-spe» re-dux dé-prans Naev. (: prando) Iibri-pèn« 'tesoriere militare' (pendo) perpes (peto) prae-ses prae-sul (salio), in senso passivo multi-plex eon-iux ne-pus 'non purus' PF. (puto putare; o falso arcaismo per *ne-pur con caduta di -os § 324, malgrado la lunga di u?) agger (antico arger Prisc., con ar per ad § 108: gero). T § 413. - b) temi con vari suffissi: -a- msc., hosti-capa-s homi-cida agri-cola trans-fuga heredi-peta Petr. legi-rupa PI. feni-seca bù-sequa Apul. ad-vena con-viva (e gli ibridi flagri-, ulmi-triba Pl.), in senso mediopassivo bii-caeda 'flagellato con striscie di cuoio' indi-gena (indu-, endo) cot-Ièqa (: lex); -0(-a- femm.), fun-ambulus prod-igus ab-igeus 'ladro di bestiame'
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MORFOLOGIA
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(ago) Lupercus (arceo) mero-bibue tati-canus (e -cin-) Ov. piscicapus causi-dicus magni-ficus prae-fica sorti-legus pro-nuba puerpera (pario) omni-pavus Cael. Aur. Viri-placa (Iuno) domi-seda ferri-terus Pl, aedi-tuu» e le formazioni con -jer -ger (igniter armiçer; Pl. ecc. nel nomino anche morigerus ecc.), in senso medìopasaìvo bi- fidus (findo) con-tragus (frango); -io- (-ia- ), aqu-agium galli-cinium Fordi-cidia (forda 'bestia gravida ') stilli-cidium (cado) regi-tugium col-loquium pro-pudium 'pudendum' (ma repudium tripudium sono composti di pe«, pel vocalismo cfr. gr. 1t68-cx e § 43) lecti-sternium con-vicium (vic- = gr. f€~1t- in d1tov da *'!!:.eiqu- dissimilato per il raddoppiato *!!.e-uqu-, radice *~equ-) virgi-demia in-edia ax-ungia; -t- (§ 225), com-es sacer-dos locu-plee (plere) mam-suee (suesco; potrebbe partire anche dal nom, sg. sincopato mansués di mansuetus come sanas di sanatus); -uo-, ambiguus (ago) exiguus praecipuus ingenuus residuus conspicuus continuus (teneo; alcuni di questi direttamente dal verbo composto t): altri, pellesuina (§ 192) ecc.
T § 414. - c) participii: p re s e n t e, omni-ciens Lucr. trugi[erèn« id. blandi-loquens Laber. suavi-loquens Enn. omni-parèns Lucr. vini-pollens Pl. aedi-tuens Lucr. alti-volans Enn., accanto a -ier -loquus -pera -tuus -volus (velivolus Enn., velivolans antico poeta ap, Oic, de div. I 67) che sono le forme più antiche e comuni; secondo questa alternanza, troviamo -ans, inteso come particolarmente poetico e solenne, anche ove non esista il verbo, unanimans (onde animans) Pl. per -us, quadrupedans Pl. Verg. per -pes ecc. (in Pl. queste forme sono evidenti parodie dello stile tragico); p a s s a t o p a s s i v o , ante-fixus bifissus post-geniti Flori-tertum (farcio) , cfr. le formazioni avverbiali pedegressim pedetemptim, ~ 417. § 415. - d) secondo i precedenti, abbiamo formazioni in -iiio- anche dove non esista il rispettivo verbo, ma con valore identico a quello di ppp.: deacinatus Cato obaertues Liv. (aes) expalliatus Pl. expapillatus id. expeculiatus id. suppernatus Catullo praepilatus' terminante a forma di palla' (pila) Liv. ecc.,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E CO:l
tipo assai frequente specie in epoca postclassica: talora secondo l'esempio di questo tipo troviamo l'ampliamento in -tuo- di composti già esistenti, p. es. albicerus - albiceratus Plin., biformis - biformatus, decemple» - decemplicatus Varro. VI. Avverbi da nomi e pronomi. T L § 416. -.A.. In latino, come nelle altre lingue ìe., gli avverbi da nomi sono più spesso antiche f o l' m e i l' l' i g i d i t e d e Il a d e c l i n a z i o n e. Abbiamo quindi:
NOMINATIVI: oersus, adversus, [ore con [ore-osi e for(s)-sit(-an). recèns, liben», nudius tertius (§ 356; Charis.: nudius tertius hoc significat, nunc est dies tertius, item nudius quartus) , quot dies '0cnJfLépa.L' Apul., comminus ed eminus di antichi aggettivi composti con manus, mordicus 'òM1;' e viiricus di due aggettivi di cui il primo scomparso, il secondo (Ov. Ars III 304 dall'avv.) fonte di varicare, satis e sat nom. sg. msc. e ntr. « *sati) di un aggettivo connesso con satius sature T § 417. - ACCUSATIVI: domum rii«, bifariam trifiirìam (§ 392: tardi multifarie ecc.), perperam (arcaico perperus 'perversus '), alias (i. e. oicèe; anche ouern« PF.) uiriisque, maximam partem, fo..riis (: ioree, cfr. gr. &Upa.~e da *&Upa.vc;-òe), promiscam 'promiscue " coram da un aggetto *r,orus 'faccia a faccia' (co os), inoltre gli avverbi in -im. antichi accuso sing. di temi in -ti(-si-), generalmente ampliati in -ti6n- (-sion-) § 236, e altri imitati da essi e formati dal supino o anche da un aggettivo in -too infine con -atim da un nome qualsiasi: statim partim raptim carptim sensim cursim passìm (pando) iunctim mixtim incisim efflictim contemptim pressim confertim (sec. cui ubertim Cat.) nominatim fortuniitim tumultuatim gravatim acervatim articulatim centuriatim tributim virUim angulatim, perfino anseriitim paeseriitim suatim (sus) boatim caverniitim guttatim temporatim paulatim privatim singuliUim (-gilla-) meiitim tuaf'im (meus, tuus) ecc.; inoltre ad-fatim (da un *fatis 'il fendersi' onde fatiscor). coxim > cossim (conquinisco conquexi, l'ad. quec- 'curvare') tolUtim 'al trotto' (: tollere pedem Y) vicissim e vicissatim. Se-
+
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MORFOLOGIA
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condo questi avverbi si è fatto inter-im (antico anche interatim PF.) per interea, iuxtim periuxta, utrimque; olim da un tema *oli- forse da "ooelo- § 33: ablg. ovu, avest. ava- , quello '; demum è da un *de-mus derivato da de come summus da svb.
T L § 418. - HOM.-Acc. NEUTRI: dulce ridentem, lene sonantis aquae, suave olentis, umbrae resoniirent triste et acutum, multum tantum paulum parum (da parvom § 32), iterum (neutro di un comparativo della radice pronomìnale i- in id ecc., cfr. al-ter u-ter), plèrwmque minimum summum nimium solum recèns (recenter è tardo), saepe (di un *saepi8: eaepesi, anche simul (di similis) [acui (e facile) con sincope dell'-i finale; un antico plurale è forse frustra e -tra (: fraus~). Un DATIVO è hum-i = gr. XIXfl.-IX(; inoltre oppido se si ha da credere a PF. che lo deriva da « quantum oppido satìs esset », detto di granaglie; ma si tratterà piuttosto di un ablativo da confrontare col gr. Éfl.-m:aov ' saldamente, certo '. T L § 419. - Invero il caso da cui troviamo derivati avverbi in maggior numero è l'ABLATIVO (spesso nelle sue funzioni di strumentale, cfr. §" 302): gratiis e gratis ingratiis, tempore dilucu16, quomodo multimodis. (§ 411) mirimodis, [oris (: [orii« § 417), protelo (protelum ' timone del carro " quindi' tutto di seguito '), forte tjortasse -ste cfr. § 421), impendio numero, antegerio ' molto' (forse da un osco *antagero- con anaptissi = umbro a n t a k r e s , integris '), vulgo, initio principio quotdieou« quotannis quotkalendis Pl., sponie, magnopere maximopere quantopere tantopere (opere magno, opere tanto ecc. Pl.), alterni.';J e alterna (vicibus, vice) repente simitu (sim- § 387 ed iiu« di ire). Inoltre rientra in questo capo la serie degli avverbi in -ò(d) da aggettivi: merito perpetuo continuo adsiduo crebro raro (e rare) subito commodo hiirno 'quest'anno' (§. 187), verno crastino noctumo matUtino (i. e. tempore o die), primo secundo ecc. (sulla differenza tra quarto e quartum ecc. cfr. Varrò ap. GelI. Xl), nubi16 sereno, sortito (in )testiito necopiniito bipertito (in )consulto cito falso secreto tuto fortuito certo vero (certo 'di certo', -e ' certamente'; vero
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
, in verità " -e' realmente '), omni'nO (di un *omninus), ecc. (1). Di questi avverbi, hanno breve l'-o (per la legge di abbreviamento giambico § 28) cito modo (modO Pl. spesso) con quiimodo ecc. (altrove l'abbreviazione è tarda e sporadica: postremo Iuven., quanto German. Mart., ultro Prud., sèro Seneca ece.). Cfr. anche dextra sinistra intra extra supra iuxta contra ultra citra recta directa (i. e. manu o parte; antico extrad P 2, 581 eoc.). T
§ 42Q. - Un antico GENITIVO è l'arcaico noa: 'di notte' =
vux't'oç § 132; inoltre dius-que § 356.
LOCATIVI abbiamo in tem-port e temperi Pl. ruri (§ 335), domi postridie (* posterei di~-i; o l'-e è lungo Y) perendie ' dopodomani' (*peren- cfr. ant. persiano paranam ' per l'innanzi '; l'elemento finale potrebbe anche essere da hodie = scr, adyu', con h- per analogia di hic), diu (§ 356) noctu scr, aktau id. (*t"-; § 331), diequinte o -s (§ 356) cotidie (§ 411) per-egre peregri (ager). Un loeatìvo adesinenziale di penus è penee • internamente; presso '. Locativo di un tema non più esistente in latino è temere propriam. , alla cieca' da *temes- 'oscurità' (in tenebrae § 208). Antico 10cativo plur. potrebbe essere foris (*-oi-su; o ablativo t) accanto a foras § 417. § 421. - Rientrano infìne in questa serie le formazioni con preposizione più il nome da essa retto: invicem obviam oh-iter ea:templii ilicii § 411 imprimis cumprimis adprima prope-diem 'fra giorni' (per prope dies, sottint.est) incassum (cassus ' vuoto ') denuii § 411 adamussim (Varro ecc., onde ea:amussim PF.), depraesentiarum e impraesentiarum « -a harum, i. e. rerum), praefiscini e -ne Pl. ecc. 'çollrispetto parlando' (propriam. 'evitando il malocchio ': fascinus, locat.); con postposizione, tantis-per parumper semper (sem- § 387) topper (da *tod-per 'subito', ma forse rifacimento di una corrispondenza al russo tepér' 'ora '), Aggiungiamo qui alcuni avverbi ricavati da una frase: forsit(an) § 416, jortassi«
T
(l) Ultro • spontaneamente' potrebbe essere da *voZtero- per *velt6ro. formazione comparativistica di wl-le.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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-asse cfr. § 128 (da forte assis 'forse per un asse' '), sci-licet vide-licet ' cioè' i-licet (imperativi + Ucet), ni-mirum, dum-taxat (t- è antico congiuntivo aoristale o dal desiderativo di tango; nella lex Bantina le due parti sono ancora scritte separate). T L § 422. - Vengono inoltre usati per la formazione di avverbi da nomi alcuni s u f f i s s i s p e c i a l i, che sono: -e (-e per abbreviazione giambica in bene male § 28) e -ter, per lo più il primo con aggettivi della I-II declinazione, il secondo con quelli della III: acute alte bene (*duened: duenos> bonus § 14) valde ' molto' (validus; senza sincope, valide' validamente '); e breviter feliciter, ove -i- si trova dopo consonante; ma in audacter diffìculter simulter abbiamo sincope dell'-i(accanto ad audiiciter diffìciliter), e presso i temi in -nt- e sollers l'aplologia di -titer in -ter: sapienter sollerter ecc. Avviene però che da parecchi aggettivi della II decl. si trovino avverbi in -ter, specie presso poeti arcaici e loro imitatori: duriter (e dure), largiter (e large), humiiniter (e humiine) , firmiter aequiter ecc.; violenter opulenter f!audulenter cruenter (Apul.) con aplologia. Di queste due formazioni, la prima, in -e da -ed, è, più che ablativo, uno strumentale con -d per analogia degli avverbi in -o(d) § 419; la seconda fu da alcuni vista come in origine sorta in composizione con iter (cfr. gli avverbi romanzi in -mente), al che potrebbe invitare anche obiter (§ 421) contenente senza dubbio questa parola, mentre altri (come il Ceci) vi scorgono il nom. sg. di un tema comparativìstico in -tero- (§ 212), e altri infine, forse più rettamente, identificarono -ter col suffisso -tra che in sanscrito forma avverbi locatìvali (vana-tra 'nel bosco', a-tra 'qui '), Sicuramente identico al -tas che forma in scr. avverbi di moto da luogo (deva-tas ' da parte del dio " td-ta« ' di lì ' ecc.), al --.oc; di gr. èv't'oc; èx't'oc;, è il -tus di caeli-tus funditus penitus (penus, penes) radimtus stirpitus antiquitus divinitus humiinitus Cic. ecc., inoltre intus = èv't'oc; e subtus. Il suffisso -s, che ritroveremo nel § 423, forma inter-diu-s (cfr. § 356): scr. purve-dyu-s 'alla vigilia '; di qui interdiu secondo a« § 356. 15 -
v. PISANI,
Grammatico Ialina storica e comparativa.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T L § 423. - B. Per vie analoghe si muovono le formazioni avverbiali da pronomi, solo che qui i suffissi sono in parte diversi. Raggruppiamo per significati:
a) S t a t o i n l u o go: loeativi illi isti ed illf-c ieti-c M-c; con -i secondo questi, ibi ibidem postibi, ubi (ubicunque ubique) alicubi aliubi utrubi, alibi, utrobique, derivati con *-dhe, cfr. SCI'. i-M ku-lui 'li, dove?' gr. 7t6-&L l&e<:-ys:v~ç (il -b- dapprima in ubi § 104, di qui trasportato a ibi); con suffisso -s (come in bi-s § 392) ci-s (particella pronominale ci- di ci-tra ecc. e -ce § 376, gr. *x,s:-s:voç > x's:i:voç ecc.), ul-s (: olle § 374, cfr. ul-tra), us-quam (nus-quam) us-piam (indefinito, col solito u- da *quu§ 377, cfr. quis-piam § 378). T § 424. - b) M o t o d a l u o go: illim illin-c istin-c utrimque hin-c de-hinc, un -de che pare uguale al -&s:-v di gr. 7t6&s:v si aggiunge in in-de (indi-dem) de-inde > dein (l) exinde > exin (da *im) utrinde: si tratta di formazioni da temi in -io, accanto a cui, dal tema interrogativo con u, un-de (undi-que come quis-que), ali-cunde per cui aliunde rifatto secondo unde. Identificare l'elemento -m in queste forme colla desinenza di accusativo è, dato il significato, piuttosto azzardato. In composizione con seeus, altrinsecus intrinsecus ecc.; con versus (cfr. appresso), undiqueversus -um. T § 425. - c) M o t o a l u o go: illo illo-c isto eo eodem qlto (quonam) ultro 'di là' P1. (2) citro intro (inte1') hiio ad-huc huc-usque qua-ad ad-eo sono probabilmente forme dativali; composti con vorsus > vm'sus (§ 16) ppp. di vertO (in adversus advorsus: cfr. anche deorsum sursum da subs-v- e s17,sum onde ital. suso *deosum onde giuso, prorsus da pro-v-, introsus extrorsum se-orsum) sono illorsum aliorsum ed alivorsum hOrsum quoquovorsum (-versum) quàswm, (l) Di qui deinceps, propriamente un aggettivo (: capio) ancora come tale l' 2, 583 r. 79, indi usato come avverbio. cfr. § 430. (2) Forse diverso da questo, che torna solo [n Plauto, è ultro "spentaneamente '. cfr. § 419.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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§ 426. - d) M o t o p e r l u o go, e m a n i e r a: ea(dem) MC illo'c illa aliqua qua-lib,et ne-qua-quam haud-qua-quam, tutti ablativi femminili, sottinteso via o simili; con aggiunto -tenus (formazione di teneo, come secus, § 424, di sequor), ea-tenus , fino a tal punto " quatef/-US ecc.
T L § 427. - e) T e m p o r a l i: aCCl.l~~Mf! msc. o femm. in tum tun-c (radice pronominale *to- di ~r.. 't'o eco.), quom > cum quon-dem ed un-quam (da *quu- come u-b; eec.) n-urtquam; quan-do ali quando (-do è una postposìsìone, anche nell'arcaico endo = in; cfr. scr. -da negli avverbi temporali tadO, 'allora' kado' 'quando', cfr. anche donec § 581); tan-dem (-dem come in idem); iam dal relativo ie. *:i:.o-, formalmente uguale al gr. !Xv, ~v. T L § 428. - f) Al t ri a v v e rb i: accuso sg. tam quam quam-vis (' quanto vuoi' > ' quantunque ') aliquam-diu; strumentale di un tema qui-, qui' come' (e ne-quiquam; alioqui céteroqui con alio cétero anch'essi strum. di temi in -0-); locativo si-c da *sei-ce del pronome so- (§ 375) da cui anche lo strumentale arcaico so-c' così' e porro da *por-so = gr. 7tOpO"Cil attico 7tOppCil; un suffisso -ta(da *-t;}, scr. -ti) in i-ta = scr. iti ali-uta ed iti-dem uti-que (-ti- pel § 42); -tem da -them. in item: scr. itthdm (id + tham) 'così '. Con or, quor cùr: gt. hwar 'dove Y' lit. kur , perché" ser, kar-hi 'quando' '. § 429. - g) F o r m a z i o n i d i P r e P o si z i o n i p l U p r o n o m i sono ant-ea ante-hac antid-ea post-ea post-hac postid-ea postilla interea praeteres praete1'hii,c proptereà ed eiipropter quapropter (qua mé propter éduxi foras ancora Ter.) quo-circa id-circo. Per la comparazione degli avverbi cfr. § 367. § 430. - NOTA. - Qualche avverbio viene declinato e usato come ago gettivo: ex penitis [aucibus, pectore penitissimo Pl.; in penitiorem partem domus Apul. (di qui l'avverbio penite Catullo LXI 178); deincipiti die Apul. (ma: deincipem antiqui dicebant proxime quemquam captum, ut principem primum captum PF. ci conserva l'aggettivo da cui è fatto l'avverbio dein. ceps; cfr. pel nominativo deinceps § 424, nota a piè di pagina); equi mordiei Hygin. cfr. § 416.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 431. - O. Nel latino volgare rileviamo l'uso di ibi ubi anche per gli avverbi di moto a luogo eo, quo; inde unde sono impiegati anche a indicare la causa, la conseguenza ecc., infine come genitivi, cfr. §§ 384 sego Importante è il sorgere di nuovi avverbi da locuzioni consistenti dell'ablativo singolare femminile dell'aggettivo con mente, onde I'ìtal, lievemente riccamente ecc.
O. - Il verbo.
L § 432. - Nella coniugazione del verbo finito latino è fondamentale l'opposizione di due s i s t e m i, del presente e del perfetto o, per dirla cogli antichi grammatici, dell'infectum e del perfectum. Dal punto di vista funzionale questi due sistemi designano opponendole l'azione non compiuta e quella compiuta, rispetto al tempo presente (presente e perfetto), al passato (imperfetto e piuccheperfetto) o al futuro (futuro e futuro anteriore): onde una relatività temporale che nelle altre lingue ìe. è poco o null'affatto indicata. In compenso di tale conquista il latino ha perduto la distinzione morfologica delle azioni (momentanea, durativa, iterativa) e degli aspetti (considerazione dell'avvenimento nel suo complesso o nel suo decorso) che troviamo altrove, p. es. in greco (tema dell'aoristo opposto a quello del presente), e che doveva costituire l'ossatura del verbo ìe., povero di determinazioni temporali (p. es. è assai dubbio che disponesse di un tema speciale per indicare il futuro). Si è spesso opinato che il latino indicasse l'azione e l'aspetto a mezzo di prefissi (p. es. facio: confìcio, perficio): ma non si tratta di un mezzo morfologico ben determinato come nelle lingue slave, dove un verbo imperfettivo diventa perfettivo (aoristale) automaticamente pel solo fatto di essere composto, ed esistono pertanto preposizioni che hanno soltanto l'ufficio di perfettivizzare il verbo senza mutarne il significato; bensì del valore perfettivo inerente al significato che la preposizione conferisce al composto: p. es. un compire o condurre a termine un'opera (con{ìcio, per{ìcio) è forzatamente momentaneo, non durativo.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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§ 433. - Come nelle altre lingue ie., non vi è rapporto necessario tra la forma del sistema di presente e quella del sistema di perfetto: cfr. amas: amavi, ma eubiis: eubui, stae: steti; habès: hobui, ma mordès: momordi, sedè«: sedi, ridè«: risi; legis: légi, ma scribie: scripsi; molis: motus, petis: petivi; eapis: oepi; ma rapis: rapui, aspieis: aspexi: audis: audivi, ma dormis: dormui, [ulci«: [ulei, venis: veni, reperie: repperi; quantunque sia dato notare, nel latino rispetto all'ie, e nella evoluzione del latino stesso, una tendenza a far corrispondere le formazioni dei due sistemi, estendendo l'impiego della cosiddetta forma debole di perfetto, in -vi. Poiché in generale (all'infuori cioè di certe formazioni radicali, § 522) può dirsi che mentre le forme forti (raddoppiate, sigmatiche, radicali) del perfetto sono derivate direttamente dalla radice, quelle in -vi (e, benché non più visibilmente, quelle in -ui) lo sono da b a s i v e l' b a l i, come diremo, meglio che « temi verbali », in quanto riserviamo l'ultima denominazione ai temi temporali e modalì; mentre d'altro lato il sistema del presente (salvo alcuni casi sporadici che tratteremo nei §§ 552 segg.) si forma o a mezzo della vocale tematica -e-/-oche si aggiunge direttamente alla radice (leg-o) o fa parte di un antico suffisso aggiungentesi anch'esso alla radice (sper-no eec.); ovvero a mezzo del suffisso -ie-/-io-, solo in piccola misura primario, ma nella grande maggioranza dei casi secondario e aggiungentesi ad una ba s e ve l' b a l e o ad un tema nominale, col quale forma una tale base (è il caso dei verbi in -ire) o che innalza al rango di essa.
L § 434. - Basi verbali possono darsi: in -a-/-ii- od -a(infinito -are); '-e-/-e- (infin. -ere); -1,- (infin. -ire); ed -u- (infìn. -uere). ,I. In -a-: la brevità originaria dell'a appare nel perfetto, che termina nella I sg. in -ui da -a-,!!:ai (domui da *doma-,!!:ai eec.), § 42, e nel ppp. o supino in -i-tus ·Hum da -a-t-, § 42. L'-adell'infinito è analogico secondo il presente, ove *dom,(-i.o *doma-ies ecc. avevan dato domo domiis ecc. come curo C7iro's da *eoisa-io *eoisa-ies con antico -a-, infinito C7irare. Qui l'-a-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
è un antico -:1- che appariva alla fine della radice, cfr. domare gr. aex~-Cù scr. dami-td = domi-tor ecc., sonare scr. ppp. svani-tds, tonare scr. stani-hi II sg. impt, (questi due sono entrati anche nella classe colla pura vocale tematiea, cosiddetta III coniugazione, cfr. sonit tonit arcaici), iuvare ser. ya1t-ti (*iew- > *ieu-), lavare gr. Ào(f)é-Cù (e lavit di III conìug.), arare scr. ari-tram , aratro' gr. cXp6-Cù, calare gr. xexÀé-Cù, hia-re lit. Zio-ti, inoltre crepare micare plicare eeesse vetare. Oon perfetto in -avi (secondo exulavi di exulo, denominativo di exul Y) amb-ulare colla stessa radice al-a- di ala-cer gr. &ÀcX-O-fJoex~ &ÀcX-(jex~.
T L § 435. - II. In -a-: ex) Alcuni verbi in -are usati specie in composizione, senza che per essi sia probabile l'esistenza di un antico +, appaiono formati a mezzo di un -a- e si alternano con presenti formati a mezzo della vocale tematica: tali sono dicare: dicere, e-ducare: ducere, fugare: fugere, oc-cupare: capere, usu-rpare: rapere, cubare: eumbere, pro-fligare: fligere, procas» (: preeor, anch'esso passato alla I eonìug.), celare: oo-oulere (-cel-), sedare: sidere (e sedere), legare: legere, de-sivare: de-sinere, levare: linere ecc. Salvo alcune formazioni come il citato profligare o come fodare: fodere ece., il grado apofonico della radice è diverso da quello del verbo colla vocale tematica, e corrisponde alla apofonia, ancora latina o prelatìna, del perfetto duale-plurale: cfr. diciire -duoiire: aated, I pl. zig-um, zug-um, prociire: scr. III pl. pf. papracchur, sedare (e, con -0-, solari da *sod- § 108): sedi gt. I pl. set-um, de-sivare: de-sivi, levare: levi, e anche opitulare (se non denominativo di opitulus, ma questo retroformazione di quello): tuli. Si dovrebbe partire qui da nomi in -ii che insieme con altri (in or) hanno costituito il paradigma, forse non interamente stabilito in epoca ie., del perfetto. La costituzione di una base in -a- sarebbe avvenuta come per I (§ 434).
T L§ 436. -~) In -na-re: cli-nare: cli-v'Ils gr. XÀf-vCù_(da *XÀE-vlCù) aated. hli-no-n ' appoggiare' (-i- per -i- forse secondo ac-clinis'), ma-nare (da *mi'j-na-: meare da *mei-a-), con-ster-nare ser.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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III sg. str-tfil-ti, a-sper-nari SCI'. SP[-tf4-ti aated. spor-non ' spronare " prae-sti-nàre (destinare, obstinare) gr. ta"t'cXvw paleosl. stanf!, cfr. anche laricinare: lacer § 209, ci offrono i resti di presente in -na- (debole -na-) come negli esempi sanscriti citati o in gr. OcX[L-Vci-[LL (M[Lvli-[LE:v); spernere sternere ecc. (§ 490) rappresentano lo stesso tipo, passato direttamente alla coniugazione tematica coll'aggiunta di -e-I-o- (non di -je-I-jo-). Ma il tardo farcinari è denominativo di [areina (o da *farciminariY), cfr. appresso; carinnre 'probra obiectare' PF. (testimoniato per Ennio) potrebbe esserlo, con anaptissi, di un *carna = gr. xcXpvrl' ~'Y)[L[~ cfr. slavo Icor-i-ti 'biasimare' (è fatto secondo questo booinntu» 'convinciatur' PF. da botire boantes Y); opinari è denominativo di un tema *op-jon-, debole opin- (come ancora osco leçin-um. 'legionem': leqion- ) da op- in praed-op-iont , praeoptant' PF. (scritto -otiont); similmente festinare di un *fest-ion- *festin-: con-teetim; e natinare di natina 'discordia': conseguentemente muginari 'nugari et quasi tarde conari' PF. sarà denominativo di un *mugina (muginari di Lucilio è addotto da Nonio col senso di 'murrilUrare', ma si tratterà di falsa interpretazione per l'accostamento etimologicopopolare a mugio) da l'iconnettere con muger ' qui talis male ludit' PF. da *muguhro- cfr. (osco) mufrius 'imbroglione' in Petronio SCI'. muh-yati 'è stolto '. § 437. - y) D e n o m i n a t i v i, formanti la massa dei verbi in -tire, più spesso con valore transitivo ma anche intransitivi: i significati possono essere: « esercitare una certa attività ll, philosophiiri furari famulari; « portarsi, operare come qc. », adolescentiare dominari; causativo e fattitivo, acervare fumare nubilare murmurare quadra1'e e conciliare curare vel'are 'dir la verità' (Enn.) vindemiare auxiliari; « fare uso di qc., provvedere di qc. ll, clipeare sagittar~ venenare mercari (e orare: os, su cui deve aver influito un *ur- ritrovantesi nell'osco urust , oraverit " alla sua volta grado O della radice di ver-bum gr. Èpéw); « stare o metter su od in qc. ll, cruoinre popinari rurare; « soffrire di ll, carbunculare scabiare (febricitari è forse giustap-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
posizione dell'ablativo di febris con citari); altri casi, siderlZri parenuire altercari. Spesso le derivazioni sono da nomi con preposizioni (§ 459), collutulentare concipilare (capulum) conqraecare considerare, delibrare 'scortecciare' delirare (: lira , uscir dal solco ') depontare ' gettare dal ponte' (cfr. depontani § 410), dilatare (dis-), eliminare eviscerare, incomitiare 'ingiuriare pubblicamente, propr. nel comizio' inveterare, obliuerare , cancellare' (cfr. oblinere id.). Doppio valore troviamo in albicàre 'imbiancare - esser bianco' quadrare ' render quadro - adattarsi esattamente '. § 438. - Tali denominativi si fanno anzitutto da temi in -a-: cenare ciirare fiammare multare ecc. (nota aginare 'agitarsi' da aqina 'l'ago della bilancia '), che costituiscono la massa iniziale e talora possono essere ricavati da aggettivi in -iiius § 233 sentiti come ppp.: attraverso i derivati di aggettivi, che potevano riferirsi tanto al tema in -0- msc. e ntr. che a quello in -a-, e casi come animare: anima ed animus, la formazione si è trasferita a temi in -0-; di qui, grazie a doppioni come infamus I-mis, inermus I-mis, inoltre a casi come asperiire: asper, operari: opera ed opus, si è estesa infine a temi in -i- (con nominativo in -er od -is), a temi in consonante (vulnus: vulnerare) e così via. Abbiamo in tal modo, da temi in -0-, armare donare ministrare (magistrare PF.) alterare (ad-ulterare, onde adulter) regnare cruenuire lUcubrare (lUcubrum è testimoniato da Isidoro) palari e dispalare da *palos < *pand-slos (: pando); in -io-, consiliari radiare; da temi in -io, piscar; testari levare (ma anche brevi-are Quint., tardi alleviare humiliare subtiliare); da temi in -ie-I-ia-, glaciare materiare 'fare di legno' meridiare exsaniare (ma satiare è da satis, come breoinre, non dal tardo saties; *satius non è tramandato), indi -iare di cruciare alludiare ' vezzeggiare '; da temi in -u-, sinuare aestuare arcuaretumultuari ecc., forse anche per influsso di februare mutuare vacuare da temi in -uo-; da temi in consonante, exulare vigilare robornre frigm'are venerari (Venus) moderari (modes-tus) auciorare iurare (ìUs; antico iouesat P 2, 4) sperare (§ 354) CIMtpOnari seminare hien~are
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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auspicari niitricare/-ri calcare (calx) equitare iiidicare aucupare (eques iiidex auceps) emancipare (manceps; o da mancipium!); da temi in -n- abbiamo anche caligare (Cic.; tardo caliginare) formidare Pl. helluari Catuli. lurchiiri Lucil. retaliare Geli. (talio), fatti probabilmente di sui nominativi sg. caligo ecc. § 439. - Secondo remigare di rème» (fonte di navigare) e litigare iiir(i)gare (lis, iiis + ag- di agere) riportati a remus titi- iiis sono fatti pur(i)gare (purus) levigare mitigare (levis mitis) ecc.; essi, confrontati con rémiqium litigium iurgium, hanno provocato la formazione di fastigare vestigare da fastigium vestigium, e fastigare opposto a fastus ha servito da modello per castigare da castus -us, fatigare da fatis, fustigare da fustis. D'altro lato, fastigare vestigare remigare ecc. riportati ai rispettivi nomi in -igium provocavano la formazione di verbi in -tire, non -itire, da nomi in -ium, quindi aedificare da aedificium, ecc. (dove può essere stato attivo anche l'influsso di beneficare: beneficu« e beneficium; sacrificare: *sacrificue in sacrificuiu« e sacrificium); indi latrocinari patrocinari ecc. da nomi in -cinium (§ 172), ove si noti che tubicinare può esser sorto direttamente da tubicen e come tale, messo in rapporto diretto con tubicinium, aver fornito anch'esso un modello: secondo vaticinari son fatti gl'ibridi aliicinari dal gr. !XÀG<.ù 'sono fuori di me' e mantiscinari Pl. (o questo da mantissa! cfr. Don. ad Ter. Eun.258). § 440. - Duplicare da duplex, riferito a duplus, ha chiamato in vita alter[i]care da alter e commiinicare da commiinis (cfr. per questo anche l'aggettivo osco m li i n i k u); varicare ipraeob-) di varicus ma riferito a varus ha dato vita a claudicare (claudus; claudicus appare dapprima nella Mulomedicina Chironis ed è retroformazione dal verbo) che prende il posto di l'la1Idere; da mordicu» adv. è fatto mordiciire (fonte di morsicare damol'sus), da medicus medicare riportati a 1/wnleo medeor: i rapporti fra verbi in -icsre e tali in -ère producono albiciire candicàre splendicare ecc., accanto e da albere comdère splendere
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GRAMMATICA LATINA STORICA li: COMPARATIVA
(quindi in senso transitivo albicare Varro ete.), i quali accrescono il senso che -icare serva a formare derivazioni d'ogni sorta, quindi anche jodicare vellicare da jodio vello (vellicare forse direttamente influenzato da morsicare,' cfr. vellicando morsicandoque PF. 68 M.). § 441. - Secondo in-trare da un tra- il cui participio preso
abbiamo in trans (cfr. scr.tar-i-tum 'passare' tir-'!"as 'passato' ece.), ma riferito ad intus, anche penetrare da penitus; secondo onero (da onus oner-is) è fatto il suo opposto tolero (da tol-lo); recuperare è da *reco-parare (§ 460) coll'aggetto reco, volto indietro' che abbiamo in reci-proeus (§§ 219.400), ma è stato raccostato a recipere; blaterare è dissimilato per *blatelare (cfr. § 442) e sta accanto a blatio; il lamberas di Plauto Ps. 743 è contaminazione di lambis e looerae (ma in Lucilio 585 lamberat è piuccheperfetto). Si dissolve così un apparente gruppo di verbi in -(e)-rare non denominativi di nomi in -ero- o' di neutri in -es-; latrare presuppone un *la-tro- derivato dal ladi la-mentwm, lit. lo-ti ' abbaiare' ecc., castrare un *castrom = scr. çastram 'coltello'. L § 442. - Generalmente da diminutivi e simili temi in -lo(§§ 217.258) sono formati derivati in -ulare -illare: pandiculans , stirantesi' gesticulari ventilare (ventulus) scintillare occilliire (occa) stillare oscillare cavillari catillare murmurillare conscribilldre, e capulare 'tirar via' stipulari 'rompere un filo di paglia in segno di promessa' violare sigillare jurcillare pullulare (' far molti piccini') missiculare. Postulare presuppone un *posc(i)-tlom, cfr. osco p e s t l li m 'templum '; gratulari per *grati-tuliiri è fatto secondo opitulari § 435 (e forse secondo grates: gratulari dall'avverbio praesto abbiamo praestolari l-re); petuliins può esser fatto secondo postulans, cfr. a ogni modo il *petulo- contenuto in petulcus. Un suffisso -lare troviamo spesso in denominativi da onomatopee (quali baubiiri, coaxare,pipiare e pipare, tintinnare e -niare): cuculare, ululare (questo, risultato dal raddoppiamento ul-ul- potrebbe aver dato un modello),
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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biiliire, bubuliire, pipiliire (cfr. pipiiire), zinzuliire (forse dissimilato da zil-zul-), lulliire (anche questo e il precedente appartengono probabilmente ai modelli del tipo), eiuliire, bombilsre (: bombire, bombus); si riavvìcina a questi verbi sibiliire denominativo di sibilus, che è forse modello di iubilare (cfr. to~w): cfr: infine mugiliire accanto a mugire e blateriire per -lare accanto a blatire (§ 441), che possono avere il Ioro suffisso per l'accostamento a questi verbi indicanti un suono. Forse in questa. categoria rientra vapuliire 'esser bastonato', propriamente, come indica la sua forma attiva, 'lamentarsi sotto le bastonate' (cfr. il gr. otfJ,W~e:LV 'esser maltrattato' da più antico 'lamentarsi '), con una radice Viip- accanto a *J!:iib- in gt. wop-jan , gridare' aated, wuoffian 'lamentarsi'. § 443. - Alcune altre formazioni notevoli: da superlativi, con-summare 'fare il calcolo complessivo' Liv. Ov, Vitruv. (propriamente da summa), presso Livio anche 'perficere '; proxìmiire Apul., intimare Apul, Tertull., ultimare Tertull.; da comparativi, certiorare 'certiorem facere' Ulpius Marc.; da altre parti del discorso che nomi, quinquare 'lustrare', negare (neg- = SCI'. nd hi, cfr. gr. oùx.q, iteriùe. Da parole greche troviamo denominativi in -iire già presso Pl. e in seguito: harpagare Pl., poetari Enn., sycophantari Pl., morari Pl. (fJ,wp6ç), imbulbiuire (~6À~L't"Oç), (im)bubinare (~ou~wv), exenterare 'tirar fuori le budella' (~v't"e:poc; latinizzato da Lucilio in exinteriire), stomachiiri ecc.; -iire è stato pure usato per riprodurre in latino denominativi greci, guberniire xu~e:pviiv, dapiniire 'offrire, mettere in tavola' Soc7totviiv (influenzato nel significato da daps), strangulare O"'t"potyyotÀouv, opsoniire ò\jlWVe:LV; così pure auieiesiire OC't"'t"LX(~e:LV, moechissiire per fJ,OLX.OC~e:LV ecc., quindi da parole latine patrissiire vibrissiire, formazioni frequenti in epoca arcaica e riprese ~all'-iziire che in epoca classica e imperiale usano, latinizzando termini greci, autori tecnici (p. es. medici) e cristiani (baptizare) , dando l'-iziire di betiziire (Augusto) latiniziire sollemniziire ecc.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T § 444. - a) Denominativi di ppp. sono in origine i frequentatìviin -tare -siire -iuire: iuire potare ad-ventare cantare pulsare habitère; la formazione è antica, e così a volte il verbo col suo ppp. che sta alla base di un denominativo è scomparso o ha assunto altra forma, cfr. gustare (conservato è un degunere da -gus-n-; cfr. gr. ye:uo[Loc~ scr. ppp. ju~-!as), putare (pu-tus è ancora aggettivo), in-vitare (: scr. vé-ti 'desidera' vi-tas anche come aggettivo 'grato'; su vis 'vuoi' che spesso è considerato come appartenente a questa radice, cfr. § 554), macuire (mactus adi.), optare (: praed-opiont scritto -tiont PF.), cùnaor (scr. çank-ate 'dubita, esita '), hortari (hor-itur Enn.), ob-lectare (lacit), mussare (sum-mussi 'murmuratores' Naev.: muttio), nictor (: coniveo da -kneig"h-), nutare (: -nuo), temptiire (da un temp- accanto ateneo), sectari (: sequor; ma forse direttamente da secta); reo, con-futare (: fundo fftsus da *gheud-, ma cfr. -Xe:uw), momtiire (: maneo), meruire (: mergo), pultare ci conservano testimonianza delle antiche forme di ppp. in -to-, sostituito per analogia da -so- (§ .231). Con -ss- da otto, cessare (cedo), fossare, grassari (gressus ha il suo -e- da composti come in-gressus), pensare (pendo), cassare (cado), preeenre; eli qui, o da ppp. con -so- analogico, dr. cursare, il -siire di axare (aiio § 82), porrioxire Apul. (: porrigo), minsare (: mingo). Da radici o basi in vocale, citare dormitare sputare, futare 'saepius fuisse' Cato, -itare ha la sua origine da ppp. in -itue, quindi habitare placiuire 'piacer molto' vomitare ecc.; il rapporto habeo : habiuire oomà : vomitare ha provocato la creazione di frequentativi in -itare da temi del presente, come pavitare (che dà nascita a fugitare), coquiuire, flttitare, agitare (cogitare da co-ag-), noscitare ecc. di paveo coquà fluo ago nosco (tuditare è denomino di tudes -itis ' martello '): quindi anche da basi in -a- che in origine non avevano, comecché di significato frequentativo esse stesse, tali derivazioni (e pertanto non si trovano *clamatare ecc.): anzitutto crepitare cubitare (supini crepitum cubitum), poi damitare, rogitare, dubitare (dubat PF.), rumitare 'rumigerare' da un rum are (rumat Gl.). Allo stesso modo si son fatte derivazioni da verbi già frequentativi, ma non più sentiti come
PARTE Il. -
MORFOLOGIA
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tali: coctitare cantitare iactitare ventitare pensitare ecc.; ma secondo coctus: coctiuire e simi.li, anche unctitare victitare essittire haesiuire ecc., e da nomi nobilitare debilitare bubulcitare Pl. vinitare 'imbandire vino' periclitari (accanto a periculari) puellita1'i (anche con influsso di militare denomino di miles ?); funditare può essere da funda o da fund6. Alcune forme notevoli: imitor, di un verbo scomparso corradìcale di im-ago ed aem-uius; luctari, -re (da *luquos 'lupo', sostituito dal sabino lupus, come gr. Àuaaocv: MxoçY); auscultare da *aus-culum diminutivo di auris *aus- 'orecchio' (cfr. it. origliare da *auriculare); flagitare da *flago = gt. flokan ' lamentare " ags. flocan 'battere'. NOTA. I frequentativi sono assai usati nel lt. arcaico e in quello tardo dove sostituiscono spesso il loro primitivo; invece i classici - ma non l'arcaizzante Sallustio - li evitano possibilmente.
§ 445. - III. In -e-I-e-: avanti -re dell'infinito, -biim e -bo dell'impf. indico e del fut., -rem dell'impf. congiuntivo e nell'imperativo appare sempre -e-; la originaria prosodia nella vocale del presente indicativo e congiuntivo non può essere riconosciuta in latino, perché avanti -o -unt -a- deve comunque apparire -e- pel § 26, ed -eie- ha dato -e- per contrazione, qualunque fosse la prosodia del primo e (-et passa quindi ad -et pel § 135). Quanto al ppp. e supino, troviamo -i- (ove non siano formazioni dirette dalla radice), che può presupporre tanto e quanto ij -ui del perfetto (habui ecc.) va ricondotto ad -e-,!!:-ai (§ 42). Vediamo quindi come si sia costituito un tipo uniforme da diverse categorie che solo la comparazione ci permette di tener distinte. Si tratta delle seguenti classi:
T L § 446. - IX) I n t r a n s i t i v i, tratti dalla radice (generalmente in grado O) a mezzo di -s-, è il tipo del gr. "t'plX7t-~-VIXL: "t'pé7t-w, cosiddetto aoristo passivo. Alcuni di questi vefbi hanno accanto a sé il transitivo, tratto dalla radice con -io-, -a-ioo colla vocale tematica: tali cand-ére (ac-cend-o), iao-ère (iac-io), liquet (liquare, liquitur), pendere (pendo), placere (placare); altri,
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GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA
senza questa corrisp ondenz a, sono iirère carère (oseo k a s i t , decet '), cluere -ri (inclutus § 231), fervere, 1:atere (ì..ot1l&tX1ICù ÉÀot&0'/), pati're (7te:-:tX1I'/Ufl.L), putere (7tu&Cù), rubère (paleo slavo rudeti) , sìlère (gt. MH1Nilai[J' t ace'; i verbi deboli in -e- hanno preso in gt. -ai-), solere, tacere (aated . daget 'tace '), tepère timère ecc., inoltre gl'imp ersona li decet (cfr. doceo più sotto § 447), julget (e julgit, cui in origine spetta va solo il valore antivo di 'rischi arare '), piget (: piger), pudet (: a7te:u~Cù Y), taedet, lubet li- (scr. lubh-yati , deside ra'), licet, oportet (* op-gort-: verti5Y), paenitet (paene + *itet ' arriva a mala pena' j il significato fondam entale è ' non basta' , la forma intran sitiva con -è- corrisp onde ad itiire). Infine alcuni verbi hanno assunt o un valore transit ivo accant o a quello intrans itivo: habère 'abita re' e 'avere ' (questo come aated. haben ecc.), mamère 'riman ere' e 'aspet tare', tenere , dirige rsi' e 'tener e' «' raggiu ngere 'j cfr. ten-d-o), vegere (: ocyé1:;Cù rado *a'}!(eg-s-) accant o ad augere (rad. *aug-) j attivo è ab-oleo (: alO). T L § 447. - ~) C a usa t i v i e i n t e n s i v i, genera lmente con apofon ia o della radice, cfr. gr. epopÉCù: epÉpCù, ser. çrav-dya-ti 'fa udire' : çrttoti 'ode' (rad. çru-), suffisso ie. -eio-: da un punto di vista ie. è incerto se si tratti di -e-io- o di -ei- + -0-, inoltre se il ppp. uscisse in -i-to- (scr. çrav-i-tds!) od -e-to-, Tali sono auge.re (: ot{);Cù), caoère (da -ov- § 17, cfr. xoÉCù), docere (: decet), [onere (scr. ddh-ati da *dheglAh-eti 'arde ', causo daghdyati = jovet), lUcere (avest, raoé-ayeiti), monère (: re-min-ieeors, mordere (ser. mardati 'frantu ma '), moosre (*mieu- ser. mtv-ati , sposta '), nocère (: nec-are), spondere (a7tÉ1I~Cù, a7to1l~cx(), suadere (: suavis, ~~0fl.CXL), tondère ('t"É1I~Cù), tonqere (gt. pagkjan 'pensare', cfr. osco tanginud 'sente ntia '), torqusre ('t"pÉ7tCù Y), torrère (scr. tar-~dyati = torret, tr~~ds = tostus da *trs-to-s), vovere (*,!!:oglAh-: gr. e:{)X0fl.otL e:ÙX~ da *euglAh- con metate si del sonant ismo radical e).. Non hanno il vocalis mo abitua le terreo (come terror, per evitare l'omof onia con torreo; cfr. gr. É't"e:pae:1I' Èep6~'Yjae:1I, umbro tursitu 'terret o '), sorbeo (se con or da r per rispett o al gr. poepÉCùj ma potrem mo avere una forma metate tica come
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MORFOLOGIA
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in voveo), iubeo (ma ioubeatis P 2,581 = SCI'. yodhdyati 'fa combattere'; forse 11, da un'antica forma uguale al lit. judù 'mi muovo tremando' jundù 'mi agito"). Si noti che a volte il ppp. è quello del verbo primario, cfr. morsus sptmeu» suasus tonsus iussus (u Y iousi P 2,2659), tutti casi in cui la radice termina in dentale e unici sicuri per avere -s- in luogo di -t-, ché per tostus tortus ecc. si può sempre pensare a sincope: a ogni modo l'o di sponsus tOnsus è influenzato dal tema di causativo.
§ 448. - y) D e n o m i n a t i v i: produttiva nel latino arcaico, questa formazione è andata perdendo sempre più terreno di fronte a quella in -are (§§ 437 segg.). Corrispondono al tipo gr. qnÀÉw di CjìLÀOç (da -ejo). Tali aeqrere, ardere (: aridus), calvere ~ esser calvo', {lavere, claudere 'zoppicare', pigrere, salvere, miserère ecc., tutti da aggettivi in -0-; da tema in -io, putrére; da participii, succensere e forse fateri (da un *fatos = Cjìcx:r6ç; fassus è rifatto da fateor secondo pat-ior: passus eec.), nitere (da un *ni-tos: re-nide6, ai l'l. niam 'splendore '); da sostantivi, callere 'aver callosità " mucere, anere 'esser decrepito'; da temi in -e-, tabere; da temi in -i- con nominativo -è-s pubere sordère ecc.; da temi in consonante, lactere (lactentes e Iactasuee Varrò), jrondere, senere e così via. Verbi così creati che avevano accanto a sé temi nominali in -or- o -ido- (squalère: squalor squalidus, nitère: nitor nitidus, anche rubere: rubor ecc.) hanno provocato la formazione di verbi in -ère da siffatti temi: tumère vigere torpère stupère ecc.; a volte si può dubitare se il prius sia il nome o il verbo. Notevole è l'alternanza fra tipi in -è-re ed in -è-scere per cui cfr. § 494. § 449. - IV. In -t-. Una parte dei verbi con infinito in -i-re, ppp. in -ito- (e spesso perfetto in -ivi) è costituita da formazioni primarie in -jo-, le quali per motivi ritmici prendevano -is -u (> -it § 135) -imus -itis (§ 500) e venendo così nel presente a coincidere con i derivati che avevano ab antiquo + anche
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
fuori del presente, inoltre con i due verbi dalla radice in -iciii cis civ i citum cire e fio fis fitum fitur § 560 (e, assimilato a questi, scio sci« scivi scitum scire), han finito con adattarsi alla loro analogia. Tali derivati sono: T § 450. - cx) D e n o m i n a t i v i, abbondanti in periodo preclassico e classico, facentisi rari in seguito: anzitutto da temi in -io, cfr. gr. P:YjVLW 3'YJpLOfLCXL: fL:rjVLç 3:rjPLç, scr. kavi-ydti , agisce come un kavi- (saggio, vate) " lit. daly-jù ' distribuisco' (dalì-s 'parte '), ablg. gosti!' (da *gostj-i!') gosti-si 'ospito, -i' (gosti 'ospite '), con tema in -i- avanti -to- ecc., &.3~p",-'t'Oç daly-tas, infin. gosti-ti. In lt. finire, potiri (potis), cratire 'erpicare', mentiri (mens, cfr. com-mentum 'invenzione '), sitire, [ebrtre, tussire, puni1'e (: -punis in impunis), lenire, grandire, e-rudire, ecc.; di qui da temi in consonante custodire (secondo cui servire), [erocire Gell.; in -io-I-ia- fastidire insanire ineptire lascivire; infine in -0-, largiri, artire ' inzeppare ' (artus), hirquitallire, supino procitum (procus) Liv. Andr.; balbutire caeciitire presuppongono *balbutus (scr. Balbuthds npr.) *caecutus. Secondo priirire saranno fatti i verbi in -iirire od -urrire indicanti una smania, un prurito fisico: ligurire (: ligula 'cucchiaio' inteso come diminutivo), scatUrire (scatus 'impetigo, sicca scabies' Gloss.; il significato più antico vien mostrato dal deverbativo scaturrio 'lepra' Gloss.), secondo cui, direttamente dal verbo scalpere, scalpurio: in glosse si legge anche vagurrio ' vado vagabondando '. Nella serie di questi denominativi rientrano le formazioni da onomatopee: bilbire bombire garrire gannire ecc.; ma radici verbali (siano pure state onomatopee in epoca preindeuropea) abbiamo da scorgere in mugire (con g rispetto a fLUX!XOfLCXL, cfr. anche fLU~W), vagire (&Xli, ~X~), e barrire è denominativo di barrus 'elefante', hirquitallire 'mettere la voce di adulto' lo è di hirquitallus ' pubere " e così via. § 451. - ~) Formazioni in -turire -surire dal tema del supino, cosiddetti ID e d i a t i v i o d e s i d e r a t i v i: cenaturire, esurire, empturire, petiturire, canturire, caciiturire, habiturire , voler avere', micturire, morturire, parturire; secondo questi,
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MORFOLOGIA
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81lllaturire Cic. (Sulla), adulescenturire. L'origine è incerta: forse aplologicamente da *cantu-turire 'aver da cantare' ecc. col tema del supino (come in SCI'. çrotu-kiimas 'desiderio di udire ') e *turire = lit. turiù, 'ho' inf. turéti 'avere, avere da, dovere ,~ Cfr. anche Risch, Indogerm. Forsch. LXI, 187 sgg.
-:a-:
T L § 452. - V. In si tratta di denominativi da temi in -u(identici al tipo greco 8iXXpUW), e cioè acu-ere, arguere (il tema in -u- nel gr. &pyu-poc;), gruere (gruere dicuntur grues PF.), metuere, statuere, tribuere, inoltre gluere (gloss.) fatto dal nominativo glUs (gen. glUtis l), battuere e [utuere di origine discussa; delibutus Pl. (onde delibuit e simili Tertull. ecc.) parrebbe incrocio di delitus e imbutus. Anche qui l'u appare allungato già da tempo ie. avanti -to- del ppp. ecc., cfr. gr. &p't"u-'t"6c; di &p..uw ecc., SCI'. preso çatru-yatio e çatru-yati 'è nemico' (çatru-s), ecc. T § 453. - B a s i v e l' b a l i i n l a t i n o voi g a l' e. Per la formazione di nuovi temi verbali derivati, restano antichi tipi come quelli in -iire e, meno usato, in -ire (oculiire pectiniire carrioiire ignire); accanto ad essi, mentre alcuni vanno decadendo, ne sorgono dei nuovi. Diamo qui un breve sguardo ai tipi più comuni:
da participi e aggettivi: humiliiire, ACUTIARE it. aguzzare, ALTIARE it. alzare, EX-CURTIARE it.. scorciare, SUCTIARE it. succiare; - ICARE: amiiricare, masticare, CABALLICARE it. cavalcare, ecc.: -ACEARE onde it. -azzare, -aociare; molto diffuso è -IDIARE da -(~ELV § 443 (guerreggiare); -ITARE, p. es. VANITARE it. vantare; da diminutivi, cfr. § 442, -ACULARE onde it. -acchiare (sjoracchiare) , -ICULARE onde it. -icchiare -ecchiare (morsicchiare) , -UCULARE onde it. -uccbiare (sbaciucchiare), -ULARE p. es. MIXTULARE it. mischiare, -ILLARE it. -ellare (cantarellare), -ITTARE (cfr. -ìtto- § 300) it. -ettare (macchiettare). Importanza speciale hanno assunto le formazioni in -RNTARE (denominativi di participi presenti), di cui nel latino letterario solo praesentnre è stato accolto e che è servito alla derivazione di fattitìvi, -IARE,
16 - V. PISANI. Grammatica latina storico e comparativo.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
cfr. it, addormentare, ~gqllentare eec.; e in -TARE -SARE, originariamente usata per i frequentativi (§ 444), che ha sostituito in misura sempre maggiore gli antichi verbi radicali: cantare adiutiire iactare ausare USARE prendono il pq§~p di canere iuvare iacere audere uti ecc. I Vgrbi greci in -i'l ~o;~ ecc. prendono le forme della I coniugo § H§h similmente i germanici in -an, -on: xu~e:pviiv gubernare, ~Àoca'BTl!Le:tv blasphernare, roubOn it. rubare ecc.; quelli germanici in, ~iF}"i. (I sg. preso -ja, cfr. lt. audio ece.) passano alla IV coniH~" hqti~n > hatire (Gloss.) 'odiare' franco ha~r ecc.
1" L
§ 454. - Composizione verb"'e.
I. C o m p o s i ~ ! o n ~ verbale ~n senso corrente è quella di un verbo c o n ~ n a p r e p o si?! i p n e o p r e v e r b i o che ne modifica il significato; alcune di queste preposizioni o preverbi non compaiono più come parole indipendenti, altre vengong p.~~Fe anche fuori di composti. Le prime si hanno ad es. in arr"q~!r~ (am-plector am-ipio § 457 an-quiro, f4~: IXwpL), au-fero au-f'lfHi~ (ocù-x,cX't"'t"e:LV, scr. 4va), dis-tinguo (dir:imo diffìndo di-gredipr e dis-pudet, cfr. or.cX da *oLaoc), ne-scio (nolo da ne-volo, cfr. nemo da ne-p,emo ecc.), nequeo da negJ1-it = neque it (indi astratto queo) (1),' ind-igeo (egeo) ind-uo (arcaico ancora endo indu), pono da *po-sino, por-tendo por.-rigo tpol-lioeor cfr. 1tOCp:cX), pos-sideo (pot- = 1to:L; ovvero come pot- di possum, V. appresso Y), re-cedo red-eo red-oleo (reddo da red + do o da re + *àido: O(OW!LL Y), se-cedo se-paro. Improbq ~ denominativo di improbus, ig~~ro è partito dal ppp. igp,etus; ma ignosco deve essere da 1I'enu-gno- = scr. anu-jna- 'permettere' con 41~U ' appresso " cfr. anche im-sequor in-venio in-video. ,
. . i , !
§ 455. - Preposizioni usate anche fuori di composto (e per cui cfr. § 582 sg.) sono quelle di ab-eo (abs-cedo a-moveo § 92), (1) Negligo neglego dev'essere da *ne + gligo: gr: :yÀ[X0!L(XL; la forma neglego con -B» per raccostamento a lego, così pure la grafia neolego (secondo diligo, poi, neglexi negteotum).
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MORFOLOGIA
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ad-eo (ac-cedo af-fero a-spicio), oom-ed/i (con-tendo cor-rumpo, co-nitor da con-gn- § 24, co-es, cogo co-egi da co-ago), de-ligo (lego; debeo da de-habeo; dego dà. de-ago), ex-eo (ef-fero e-dico § 92), in-cumbo (im-mitto il-labor ir-rumpo) , ob-es (op-pugno oo-cido of-fero o[b]s-tendo), per-es (pel-licio), prae-currt; (praebeo dall'arcaico prae-hibeo), prod-eo (pro-cumb6; pro-ficiscor), eub-e« (suc-curro suf-fero su[b]s-cito sus-tuli); ante-cedo, circum-do, inter-cedo (intel-lego), intro-duco, super-sum, trans-eo (tra-duco traiicio e trans-duco ecc.). Inoltre subter-fugìo, contra-dico, supra-scando, praeter-lnbor, circum-eo ecc. Doppio prefisso, evitato dagli scrittori dell'età classica, in dé-re-linquere, re-colligere ecc. T L § 456. - NOTA. - Si raccostano a questo tipo le composizioni colla particella pronominale ce- (di ec-ce huius·ce ecc. § 376): ce·do 'dà qui' pl. celte (da ce·date) § 37, cfr. § 558, e cedo da *ce·zd·o rado sed- ' muoversi' di gr. b1l6ç slavo choditi 'andare' silU da *sed·lo-s 'andato ',
§ 457. - Per i mutamenti provocati dalla composizione nel voealismo radicale, cfr. i §§ 37 sg. 42.44 sgg.; nota casi come pergo surgo (da per, sub + rego, pf. perrexi surrexi), pono (da *po-sino, supino po-situm), sumo (da *subs-emo), inoltre per-cutio (quatio), am-icio (iacio, ricomposizione in amicio = am-ii- ). T L § 458. - In epoca arcaica la saldatura di preposizione e verbo non era costante, come mostrano le « tmesi » i prae puere Pl., ob vos sacro e sub vos placo PF. (= obsecrà supplico), endoque plorato XII 'I'ab, (= implorato), disque tulissent Pl. (= distulissent), imitato da Lucrezio in sèque gregari (= segregari): arcaismo stilistico è Corno Alc. 8, 1 nihil erat super, imitato da Tac. hist. I 20,3 decumae super portiones erant. Abbiamo qui la continuazione di un uso ie. ben testimoniato nei monumenti più antichi del sanscrito (Veda) e del greco (Omero). § 459. - Non rientrano fra i composti verbali veri e propri i denominativi derivati da preposizione + nome come eaamurcàre, deargentare, decollare (collum), defrugare (fruges: 'pri-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
vare dei frutti '), exterminare, irretire, enervare e simili (cfr. anche § 437), in realtà formazioni parasintattiche. T § 460. ~ II. C o m p o s i z i o n e si ha anche c o n n o m i e c o n a v v e r bi: il caso più antico è quello di credo da *kred-dho 'pongo il cuore', per cui cfr. § 118. In latino abbiamo ancora possum da pote (ntr. di potis, e anche potis con perdita di -s, § 128) sum (cfr. potis est Pl., pote juisset Ter.) pot-es pot-eram ecc. § 553; venire da venum ire (§ 129) secondo cui vendere per venumdare (forse sul modello reddere: rcdire); animadvertere da animum adoertere; mea ré-jer: (ablativo: cfr. quae ad rem reierun; Pl.); forse os-ciuire; mamii-mittere, usu-capere; multi-, magni-, parvi-jacere, lucrijacere Mart.; recuperare (§ 441), aequipernre, vituperare (: viti-um come vitilitigare Cato e con aplologia vitiligat 'vituperat' Gl.). Con avverbi, satago e satagito, satisjacio ecc., benedico maledico valedico (valejacio Apul.), malo mavolo (§ 554) mavis da *magsvolO per magis-, § 92. Si tratta in tutti questi casi di antiche giustapposizioni (cfr. § 397). § 461. - III. Un tipo non chiaro nelle sue origini è quello rappresentato da cande-jacio made-jacio cale-jacio are-jacio jervé-jacio ode-jacio (PF.) e -fiO, con abbreviazione giambica ciiU- oU- onde cai- ol- e paU- ecc., più spesso accanto a verbi in -ère; solo poche di queste formazioni si affiancano a temi con -ii- o colla vocale tematica, come dome-jactus Petr., experge· jacio, o sono da nomi, come cinejactus Lucr. (: cinis, secondo tepejactus), in ogni modo secondari sviluppi del vecchio modello. Tmesi in [eroe bene jacito Cato, perjeroe ita fiet Varro, consue quoque jaciunt id., excanàe me jecerunt id., jacit are Lucr. possono rappresentare una imitazione di bene [acere accanto a benejacere. La spiegazione più plausibile è ancora quella (di F. Skutsch) che parte da cale-jU, foneticamente da calèn« jit
e simili; le forme così sorte, raccostate a calère ecc., avrebbero provocato l'attivo calejacio e servito da modello per ulteriori creazioni.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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T § 462. - In l a t i n o v o l g a r e cessano di venir adoperati per nuove formazioni abs é (non ex!) ob prae pro retro, e sorgono in compenso nuovi preverbi: extra, torte, infra, minus, subtus, supra; molti composti prendono il posto dei rispettivi semplici, e viene esteso l'uso· della doppia prefissazione (adimplére, DEEXCITARE > it. destare); infine ha luogo la ricomposizione col reintegramento della vocale del semplice nella sillaba radicale (commando per commendo secondo mando ecc., § 72), salvo dove la composizione non era più sentita (colligo > it. colgo ecc.), T
§ 463. - Consistenza del verbo latino.
Il verbo latino ha tre « voci n: attiva, deponente e passiva. L'attivo e il deponente continuano la partizione ie. (che si ritrova in scr., in iranico, in greco, in celtico, in gotico ecc.) di attivo e medio (1), in origine distinguente l'azione transitiva da quella intransitiva: in latino però, come nelle altre lingue, la differenza si è andata perdendo, e la distinzione, puramente morfologica e tradizionale, è stata sempre più trascurata, cosicché l'uso di una forma o dell'altra è già oscillante per parecchi verbi nella tradizione più antica e, dopo la fissazione più o meno rigorosa del periodo classico, la voce deponente finisce col cadere in desuetudine od è adoperata a sproposito da alcuni scrittori come un arcaismo di cui non s'intende più il valore. I cosiddetti semideponenti (audeo gaudeo eoles fido) sono degli intransitivi, i quali nel perfetto adoperano la coniugazione perifrastica col participio in -to-/-so- (ausus, gavisus, solitus, fisus sum), naturalmente di natura indifferente riguardo alla partizione in attivo e passivo come i noti iuratus priineus cénatus potus; quanto a reoerti déverti perfetti di reoerior severtor (2), si tratta di un uso noto ad altre lingue ie. (scr., gr.) e dovuto al fatto che il pf. era in origine un intransitivo, e la (l) La corrispondenza di deponente lt. e medio ie. si ha ancora in singoli verbi, p. es. sequitur gr. ~1tE ..a.L = ser. sacate, re-vertitur scr. vartate. Un resto assai notevole del valore dell'antico medio si ha nell'impersonale tipo itur. (2) Ser. preso vdrtate: pf. (formalmente attivo) vavarta.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
sua coniugazione morfologicamente attiva rientrava, quanto alla funzione, nel verbo medìale, § 464. - Il medio ie, è continuato anche nel passivo latino: i passivi delle varie lingue ie., ove non rispecchino il medio ìe., sono creazioni monoglottiche ottenute generalmente specializzando antiche formazioni mediali o intransitive. In effetti, il medio nel suo uso originario indica, abbiam detto, un avvenimento intransitivo, esaurientesi cioè nel soggetto: il complemento di agente o di causa esprime il motivo per cui tale avvenimento ha luogo: necatur in origine val quanto necatus moritur (cfr. anche il passivo perifrastico delle lingue romanze: egli è ucciso significa almeno in origine 'si trova nello stato di un uomo ucciso '). In conseguenza, passivo e deponente hanno in latino le stesse forme, come p. es. in greco nel preso e nel perfetto il medio e il passivo si equivalgono morfologicamente: ~OOÀO{-t()(L come À~YO{-t()(L. Il valore del passivo latino si scorge più perspicuamente nel sistema del perfetto, che è formato perifrasticamente, come pel deponente, dal ppp. col verbo esse (mortuus sum e necatus sum) e indica quindi uno ,< .i.LO del soggetto. Lo specifico valore passivo sorge dalla contrapposizione coll'attivo, in quanto necatur, di fronte a necat, viene inteso come il reciproco dell'azione transitiva. § 465. -r- Dà tutte e tre le « voci >l, attiva deponente e passiva, possono venir derivate forme dell'infectum e del perfectum; solo che la seconda e la terza hanno nel perfectum una coniugazione perifrastica. Abbiamo pertanto un tema del presente comune alle tre voci; o meglio, uno comune ad attivo e passivo nel verbo transitivo; uno riservato a una sola voce pei verbi intransitivi e deponenti, i quali ultimi, se transitivi, trovano il passivo in locuzioni diverse o nel passivo di altri verbi: admirari 'ammirare', admirati6ni esse 'essere ammirato'; hortari ' esortare', monèr; ' essere esortato 'j e così ilti: adhibéri, aggredi: peti ecc. Sulla base dei temi del presente e dei rispettivi infiniti si distinguono quattro coniugazioni, laddove, come
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si è già accennato, il tema del perfetto è spesso indipendente da quello del presente. § 466. - Ognuno dei due temi di presente e di perfetto forma vari t e m p i (dell' i n d i c a t i v o: p l' e s e n t e, i m p e l' f e t t o e f u t u l' o p l' i m o, l'uno; p e l' f e t t o, P i u c cheperfetto e futuro secondo o anteriore, l'altro), dei quali ognuno esprime rispetto al suo corrispondente nell'altro ordine il rapporto di infectum o di perfectum: così il perfetto indica un avvenimento compiuto riguardo al presente; il piuccheperfetto un'azione considerata come compiuta rispetto a un determinato momento del passato, laddove l'imperfetto un avvenimento passato, contemporaneo nel suo svolgimento ad un altro; il futuro secondo, un avvenimento che avrà luogo, ma sarà compiuto prima di un altro, designato col futuro primo. Inoltre per ognuno dei due temi vi sono formazioni di c o n g i u n t i v o (presente e imperfetto, perfetto e piuccheperfetto), laddove l' i m p e l' a t i v o si forma solo pel tema del presente (salvo mementi5 che però ha valore di presente). Infine dai due temi formano i n f i n i t i, da quello del presente un p a l' t i ci P i o attivo (ristretto beninteso all'attivo e al deponente), il g e ru n d i v o (o p a l' t i c i p i o f u t u l' o p a s s i v o) e il g e l' u n d i o. Invece direttamente dalla radice o dalla base verbale derivano il p a l' t i c i P i o passato passivo, il supino, il participio fu t u l' o a t t i v o e l'i n f i n i t o fu t u l' o a t t i v o (1).
r.
T§ 467. - Tempi e modi vengono designati a mezzo di vari temi, distinti dai suffissi; invece la diatesi o voce viene indicata (1) Dunque: Tema del presente. INFINITO
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
IMPERATIVO
PARTICIPI
Presente Imperfetto Futuro
Presente Imperfetto
Presente
Presente e Presente (solo attivo) GERUNDIO Gerundivo (Fut. passivo)
c Futuro.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
dalle d e s i n e n z e , che del resto sono in parte diverse anche a seconda del tempo e del modo, e che indicano inoltre le persone, prima seconda e terza, singolare e plurale: del duale il verbo latino non serba tracce. Invero il latino, oltre a distinguere desinenze personali dell'attivo e del deponente-passivo, distingue ancora almeno nella I persona (e, in epoca arcaica, nella III) fra desinenze primarie e secondarie, proprie quelle del presente e dei futuri indicativi, queste di imperfetto e piuccheperfetto indicativo e dell'intero congiuntivo (ma i futuri sono in origine congiuntivi, cfr. § 537); inoltre desinenze speciali hanno il perfetto indicativo e l'imperativo. T L § 468. - Le desinenze personali sono: ATTIVO COMUNI. S i n g o l a re. I. Primarie: -o (da -o: gr. cpép-CI), scr. -ii ancora nel congiuntivo brav-a ' dicam ' altrimenti bhar-ii-mi. 'fero' col -mi di cui vedi appresso, gt. bair-a 'fero '; in lt. l'-o resta lungo, salvo casi di abbreviazione giambica, fino all'epoca imperiale, quando .(J comincia a diffondersi eccetto che nei monosillabi); -m (solo in su-m § 552; da -mi, in gr. d-fLL scr. as-m.i della coniugaz. atematica, in lt. quasi completamente eliminata salvo i resti per cui §§ 552 segg.); secondaria: -m (gr. ~Àeyo-v scr. abhara-m 'ferebam '). - II. -s (gr. primario ÈO"-O"L secondo éÀeye-ç, scr. bhdra-si dbhara-si. III. -t (arcaico secondario od: jeced ecc., soppiantato da -t già
Tema del perfetto. INDICATIVO
CONGIUNTIVO
INFINITO
Perfetto Piuccheperfetto Futuro anteriore
Perfetto Piuccheperfetto
Perfetto
Tema del supino (radice o base verbale).
Partic, pass, passivo Partic, fut. attivo
Infin. fut. attivo
Supini
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MORFOLOGIA
249
nel II sec.; la differenza -t: -d corrisponde a quella fra -ti primario e -t secondario, gr. Èan doro aU~W't'L > -ot ma &Àe:ye:["t"], scr. bhdra-ti dbhara-t, § 121). P l u r a l e. I. -mus (da *-mos in apofonia con *-mes di gr. doro epépo{J.e:ç, cfr. scr. bhdra-mas). - II. -tis (da *-tes; scr. e gr -. accennano a -the, -te, gr. Àéye:-"t"e: scr. bhdra-tha; l'-s latino innovato secondo -mus, oppure -mue ha provocato la sostituzione colla desino di duale, cfr. scr. bhdra-tha« 'voi due portate '). - III. -nti ancora in tremonti Carm. SaL, onde -nt (da *-nti, gr. doro epépo-V"t"L scr. bhdra-nti; l'antica desinenza secondaria *-nt è scomparsa, da essa ci attenderemmo -ns come in osco p r li f a t t e n s 'probaverunt' ecc., cfr. § 126). In luogo di -nt appare -nunt in alcune forme arcaiche di presente: nequinunt (= nequeunt) Liv. Andr. prodinunt redinunt Enn. obinunt Fest., solinunt (= solent Y) id., ferinunt (= feriunt Y) id., earplènunt PF., danunt Naev, PI. Ter.; secondo queste forme, il passivo inserinuntur Liv. Andr. Come si vede, l'elemento inserito pare partito dai composti di eo, per cui.troviamo una rispondenza nel presente ei-nù 'vado' del Iituano, con cui il Pedersen ha confrontato anche il tocarico B yane n 'vanno' (e partic. preso med, y-ne-mane), l'ittito i-ja-an-na-i ' va '; secondo il rapporto nequeo prodeo redeo obeo: nequinunt ecc., da soleo sarebbe fatto solìn1tnt: d'altro lato explenunt richiama l'armeno lnum 'riempio " III pI. lnun da *plénunti; di qui danunt ecc. T L § 469. - D'IMPERATIVO. S i n g o l a r e II. - (lege, come gr. Àéye: scr. bhdra, cioè il puro tema). - P l u r a l e II. -te (legi-te gr. Àéye:-"t"e: scr, bhara-ta, propriamente l'antica desinenza secondaria). Inoltre II. III. sg. -tod > -t{) (legito, arcaico datod lìcetod violatod: gr. Àe:yé-"t"w scr. bhdra-tad III sg., ma vedico -ttid. anche per la II sg., duale e plur.), in origine una particella, l'ablativo del pronome *to-, aggiunta al puro tema che di per sé poteva usarsi con qualunque persona, ma andatasi limitando alla III sg. per l'apparente analogia del suo -t- con quello della desinenza generale di tale persona; di su -to, secondo il rapporto lege: legite, si è fatto a legito II sg. una II pl,
250
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
legitote; secondo quello legit: legunt, a legito III sg. una III pl. legunto, arcaico suntod.
T L § 470; - Di PERFETTO (in cui sono confluite forme d'aoristo e di perfetto, § 503). S i n g o l are. I. -i, antico -ei da -ai (pepuli, lecei poseivei ecc., falisco peparai 'peperi', da *-ai di scr. bu-budh-é I sg. med. di budh- , destare " ablg. vede' so ' = vidi, cfr. per la radice foi:~ -i secondo la prima persona; forse quando fra *-a di gr. foi:~
PARTE II. -
MORFOLOGIA
251
DEPONENTE E PASSIVO L § 471. - Caratteristica generale delle desinenze di deponente e passivo, salvo quelle di II sg. e pI., è un elemento -r apparentemente aggiunto alle desinenze dell'attivo o sostituito alloro -s: elemento che in origine è lo stesso della III pI. perfetto, fondamentalmente un impersonale, e che 'ritroviamo in oscoumbro (p. -es. u. [era-r 'feratur '), in celtico (airI. tiaga-r ' si vada '), in varie desinenze arie, in ittito, in tocarico (yatra III sg. med. preso di ya- 'fare ') ecc. Quindi: S i n g o l a re, I. primario -n-r » -or (§ 135; la breve comune già nel II sec. a. C.; cfr. airI. do-moiniur ' penso' da -or), secondario -r che si sostituisce a -m (scqueba-r ecc.). - III. -tur da *-to secondario (gr. È,~Éy€--ro ecc.) + or, che torna in.frigio (ocRREDF:-rOP , portava ') e armeno (berer da *bheretir 'portava '), ed è quindi antica e ha fornito il modello per le altre desinenze con or, anzitutto -ntur poi -muro - P l u l' a l e, I. -mur con -r per -s di -mus (secondo -tur -ntur). - III. -ntur da *-nto secondario (gr. È,),Éyo-v-ro ecc.), secondo -tur. T L § 472. - Invece nella II sg. abbiamo -re o -ris, questa seconda rara in PI., assente in Terenzio e sicuramente ampliata dalla prima a mezzo dell'-i-s attivo di legis ecc., ma non nell'imperativo (che ha nell'attivo leqe l); Cicerone evita -ris altrove che nel presente indicativo; nel futuro, -re è per lui la desinenza normale. In alcune iscrizioni semidialettali troviamo spatiiirus iitiirus figiirus experirus da oro + -s, che ci dànno la spiegazione del -re, da *-ro (§ 130) rotacizzato per *-so, cui si ritrova fra l'altro nel gr. È,qiÉp€Oj ~7t€O = sequere; in parte però forse anche da un *-ro che conserva l'armeno e di cui un avanzo va scorto nel gr. adi-po 'vien qui' (plur. a€U-n) da una radice *gueu- 'correre, andare' (SCI'. jav-a-te 'corre '). Nella II pl. troviamo -mini che ha probabilmente una doppia origine; nell'indicativo, legimini sarà un antico participio mediopassivo uguale a À€YOfl€VOL (i. e. estis); nell'imperativo esso oorrisponderà invece all'infinito À€yÉfl€VOCL (cfr. it. aprire! salire
252
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
dalla piattaforma posteriore l): appunto l'uso di legimini imperativale, riservato alla seconda plurale perché il singolare aveva già il suo antichissimo leqere, ha provocato la destinazione dell'altro legimini proprio a questa persona. L § 473. - Il latino preclassico conosce forme di deponente e passivo anche per l'imperativo « futuro», con -tor per la II e III sing., -ntor per la III plur. (loquitor, largitor ecc.); si trova inoltre, arcaico e arcaizzante, -mino per la II e III sg. (fruimino, progredimino Pl. ecc.), fatto da -mini secondo legito: legite nell'attivo. Un falso arcaismo è l'uso di appellamino come III pl. passivo da parte di Cicerone, Leg. III 8 (e a torto i grammatici parlano di -mino per la III pI. attivo, di -minor per la II pl. depon. e passivo).
§ 474. - Paradigmi.
Le desinenze ora studiate, aggiunte ai vari temi temporali e modali, dànno le diverse forme del verbo. Segnamo qui i paradigmi, del sistema di presente per ognuna delle quattro coniugazioni; del sistema del perfetto per un sol tipo, dato che in esso la conformazione del tema (sempre terminato in consonante) non influisce sull'aspetto della finale, laddove lì tale aspetto muta a seconda della vocale con cui il tema, si chiude. Per amor di completezza aggiungiamo le forme di verbo infinito ricollegantisi ai vari temi. § 475.
.ATTIVO SISTEMA DI PRESENTE.
Presente indicativo.
Sg. I II
III Pl. I II III
I amo amiis amat amamus amatis amant
II moneo monès monet monemus monèti« monent
III lego legis legit legimus legitis legunt
capio capis capit capimus capitis capiunt
IV audio audis audit audimus auditis audiunt
PARTE II. -
253
MORFOLOGIA
Imperfetto indicativo. Sg. I II III Pl. I II III
amàbam amàbàs amàbat amiibàmus amàbàtis amiibant
monebam monèbii« monèbat monebiimus monebàtis monebant
Sg. I II III Pl. I II III
amiibO amiibis amàbit amiibimus amàbitis amiibunt
monebo monebis monèbit monebimus monebitis monebunt
leqèbam. legebàs leqèbat legebiimus legebàtis legebant
capiebam capiebiis capièbat capiebàmus capiebiitis capiebant
audiebam onuiièbii« audiebat audiebiimus audiebiitis audiebant
capiam capiè« capiet capièmue capièiie capient
audiam audies audiet audiemus audietìs Qudient
Futuro indicativo. legam leqès leget leqèmu« leqèii« legent
Presente congiuntivo. Sg. I II III Pl. I II III
amet amemus amèti» ament
moneam moneiis moneat moneiimus moneatis moneant
amarem anuirès
monèrem. monèrè»
amiiret
moneret monèrèmus monèrèiis monèrent
amem amèe
legam legiis legat legàmus legatis legant
capiam capiiis capiat capiiimus capiàti« capiant
audiam audiiis audiat auduimu» audiatis audiant
Imperfetto congiuntivo. Sg. I II III Pl. I II III
amaremus amaretis amarent
legerem leqerès legeret leqerèmus leqerètis legerent
caperem caperèe caperet caperèmus caperetis caperent
audirem audires audiret onuiirèmu« audiretis audirent
cape capite
audi audite
capito capito capitote capiunto
audito audito auditote audiuntii
Imperativo presente. Sg. II ama Pl. II amiite
monè monete
lege legite
Imperativo futuro. Sg. II III Pl. II III
amiito amato amatote amanto
mone/o monèui monetote monento
legito legito legitote legunto
254
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Participio presente. monens
amans
legens
capiens
audiens
capiendi capiundi
audiendi audiundi
capere
audire
Gerundio. amandi
monendi
amare
monere
{ legendi legundi Infinito.
leqere
SISTEMA DI PERFETTO.
Indicativo perfetto. Sg. I legi
II lèaist;
II I lèqi:
Pl. I legimus
II legistis
III legerunt, légére
Indicativo piuccheperfetto. legeram legeras
legero
lègerfs
lègerim lègerfs
legeratis
Ièqeramt
Indicativo futuro anteriore. lègerf.mus lègerUis lègerit
lègerint
lègerat
lègeramus
Congiuntivo perfetto. lèqerit legerfmus
legerUis
lègerint
lègissetis
légissent
Congiuntivo piuccheperfetto. legìssem légìsses
légisset
légissemus
Infinito perfetto. légìsse TEMA DI SUPINO.
Participio futuro: lècUiT'u's Supino: lèctum Infinito futuro: lèctiirum, e lècturum -am -um esse /·os ·as -a 1181>6 Nomen agen tis: lèctor
§ 476.
DEPONENTE -
PASSIVO
SISTEMA DI PRESENTE.
Indicativo presente. amor Sg. I II amaris III amatur
moneor monèris monetur
leqor leqeris legitur
capior caperis capitur
audio'" audiris auditur
PARTE II. -
Pl. I
amamur II amamini Iq ~mantur
1?I'/1nemur monemini monentur
255
MORFOLOGIA
legimur legimini legun~~r
capimur cap i 1rl-ini capiuntur
audimur audimini audiuntur
Indicativo imperfetto. Sg. I II III Pl. I II III
amabar amdbdri« amabatur amabamur amabamini amabantur
monèbar monèbaris monèbatur monèbamur monèbamini monèbantur
leqèba»
legèbaris legèbiitur legèbamur legèbamini legèbantur
capièbar capièbaris caplèbatur capièbamur capièbamini capièbantur
audièbar audièbariB audièbatU'r '-<--I
capiar capièris capiètur capièmur capièmini capientur
audiar audièris audiètur audièmur audièmini audientur
Sg. I II III Pl. I II III
amuibiiur amabimur amabimini amabuntur
Indicativo futuro. monèbor legar monèberis legèrf,s monebitur legètur monèbimur legèmur monèbimini legèmini monèbuntur leqeniur
Sg. I II III Pl. I II III
amer amèris amètur amèmur amèmini amentur
monear monearis moneiitur moneamur moneamini moneantur
Sg. I II III Pl. I II III
amarer amarèris amarètur amaremur amarèmini amarentur
Congiuntivo imperfetto. monèrer leqerer caperer monèrèris legerèris caperèris leqerètur monèrètur caperètur monèrèmur leqerèmu» caperèmur monèrèmini legerèmini caperèmini monèreniur legerentur caperentur
amdbor amdberis
audièb~!'1''lfr
audièbamini audièbantur
Congiuntivo presente. legar leqiiri« legatur legamur legami~i
legantur
capiar capièris capiatur capiamur capiamini capiantur
audiar audiaris audiatur audiamur audiamini audiantur
audirer audireris audirètur audirèmur audiremini audirentur
Imperativo presente. Sg. II amare
Pl. II amamini
monère monèmini
Sg. II amiitor III anuitor Pl. III amantor
monètor monètor monentor
legere legimini
capere capimini
audire audimini
capitar capitar capiuntor
auditor auditor audiuntor
Imperativo futuro. legitor legitor leguntor
256
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA Gerundivo.
amandu8
{ leqendu«
monendu8
legundu8
eapiendu8 eapiundu8
audiendu8 audiundu8
capi
audi1'i
Infinito.
amari
monèri
legi
SISTEMA DI PERFETTO. Indicativo perfetto. Sg. lèctu« -a ·um 8um, ee, est
Pl. lèeti -ee -a 8umU8, eslis, sunt
Indicativo piuccheperfetto.
lèctu« -a -um eram, eriis, erat
lèeti -ee ·a eramus, eratis, erant
Indicativo futuro anteriore.
lèetus ·a -um ero, eris, erit
lèct-/' -ae -a erimus, eritis, erun:
Congiuntivo perfetto. lèctus -a -um sim, sis, sit
lècti -ae -a simus, sitis, sint
Congiuntivo piuccheperfetto. lèctu»
-(I.
-'/l·m essem. eseèe, esset
lècti -ae ·a essèmus, essètis, essen:
Infinito perfetto: lectum esse TEMA DI SUPINO. Participio passato passivo: lèctas Supino: lèctii, Infinito futuro: lèctum iri (raro: sostituito spesso da [ore ut legiitur, [ore ut
legerètur) NOTA. - Il d e p o n e n t e ha participio presente, participio futuro, infinito futuro, gerundio, supino in -tum con forma e significato attivo, oltre che il gerundivo e il supino in -tu con significato passivo, ma non l'Infinito futuro passivo. Il participio passato ha di norma significato attivo, ma talora ~i trovano tanto il valore attivo che il passivo, ad e. per comitiitus. populiitus ecc.
§ 477. - Il tema del presente. Le quattro coniugazioni.
Ci volgiamo ora a considerare la formazione del tema di presente seguendo la partizione in quattro coniugazioni stabi-
PARTE II. -
MORFOLOGIA.
257
lita dai grammatici antichi sulla base della. vocale che appariva avanti il -re dell'infinito presente attivo: I. in -iire, II. in -ère, III. in -ère, IV. in -tre, I. Coniugazione. L
§ 478. - Nella I.coniugazione (-are) rientrano:
ex) La grande massa dei verbi derivati in -a-io-, -a-io- di cui si è parlato nei §§ 434-444. Nell'indicativo presente -o -as ecc. sono contrazioni di -aio -ai.es1: ecc. (cfr. umbro subocauu da -caio = lt. sub-ooco; non è escluso che in -ae -al ecc. siano direttamente confluite anche forme atematiche, quindi -ii-« -a-t ece.). Nelle altre forme del sistema di presente invece i suffissi temporali e modali (pel congiuntivo preso cfr. però § 533) o le desinenze vengono uniti direttamente 8111':0,- che, come si è detto nel § 434, è diventato finale della base verbale anche dove essa era in origine breve (risalendo quindi ad +).
L § 479. - ~) Radici in -a-: fln-re, na-re scr. snti-ti 'bagna, si bagna " fari gr.
L
§ 480. - Nella II coniugazione (-ere) rientrano: ex) I verbi derivati in -e-io- -e-io- di cui è parola nei §§ 445-48;
anche qui -eo -ès ecc. sono risultati da *-i-io -i-iesi ecc., similmente nel congiuntivo preso -eam è da *-i-ja-m; altrove (habe-bam haoè-rem. eec.) le forme sono derivate dalla base in -e-. 17 - V. PISANI,
GrammaticaIalina storicoe comparativa.
258
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
L § 481. - f3) Radici In
-e-,
fiére ablg, ble-j,! 'belo', ne-re gr.
v1j-(.LOC ecc. véw scr. sna-yati aated, najan 'cucire', pie-re gr. 7tÀ1j-"C'o scr. pra-si ' riempi', ré-ri: pei primi due verbi abbiamo indizi che il prolungamento con -io- possa essere stato già ie.,
a ogni modo da plè-s atematico ecc., secondo p. es. monés da *mone-ie-s(i), può essersi fatto anche pleo pleam come moneo moneam (cfr. il detto per la I coniugo § 479). Quanto a déleo, esso è fatto dal perfetto de-le-vi di de-li-no secondo pleo: plevi, fieo: fièoi; neo: nevi. NOTA. Di sul ppp, ratu« di reri si è fatto in epoca tarda rabar ecc. se. condo datus: dabar ecc.
III. Coniugazione.
T L § 482. - La III coniugazione (-ere) comprende temi formati colla vocale tematica -e-I-o-; inoltre alcune formazioni primarie (come cap-io) e secondarie (basiverbali in -fi-, § 452) con -io-. oc) Nelle f o r m a z i o n i c o Il a v o c a l e t e m a t i c a sono confluiti antichi presenti ie, che tale vocale aggiungevano direttamente alla radice (anche raddoppiata o con infisso nasale), inoltre presenti con suffissi costituiti di una o più consonanti seguite dalla vocale tematica (talora questa consonante è passata a far parte della radice e ricompare quindi fuori del tema di presente). Abbiamo pertanto i seguenti tipi:
T
§ 483. - A. Vocale tematica alla radice.
1) La vocale tematìea si aggiunge direttamente alla radice, la quale può apparire nel suo aspetto semplice e con vocalismo: ococ) Normale (gr. ì.éy-w 7tÀé[f]-w scr. bhdr-a-ti. 'porta' pldv-a-ti ' galleggia '): leg-o, pet-o (7th-O-(.LOCL scr. pdt-a-ti ' cade 'l, sequ-or (~7t"-e-"C'ocL = scr. sdc-a-te), ser-o 'metto in fila' (etpw da *~p-iw), serp-o (~p7t"-W scr. sdrp-a-ti 'striscia '), trem-o ("C'pé(.L-w), veh-o (scr. vdh-a-ti ablg. oez-e-tù 'porta '), »ert-« (ser. med, vdrt-a-te 'si volge '); ger-o da *ges-o cfr. ges-tus, quer-or da *gues- cfr. ques-tu« e scr. çvds-a-ti 'sospira', verro da vers-
PARTE Il. -
MORFOLOGIA
259
cfr. ant. russo virchu 'batto il grano' (o da vorro § 16 per *'!!:rs-o, a cui rimonta anche la forma slava '); pédo da *pezd-o (sloveno infin. pezdeti); cols (da *quel-o gr. 1tÉÀ-OfLIXL), coquo (da *quequo per *pequ-o scr. pdc-ati ' cuoce 'l, molO (da *melo' irl, melim ma gt. mala), sono (da *s,!!:en-o scr. svdn-ati ' suona 'l, cfr. §§ 14.32, inoltre oe-ouu: da -cel-ii: célare § 42; dic-o (ant. deicerent 112 2, 581 osco d e i k u m 'dire' cfr. 3dx.-vUfLL), fid-o (ant. di[f]eidéns P 2, 1531 gr. 1td&-OfLIXL), niv-it (Pacuvio gr. Ve:Ltp-e:L), coniv-o Prisco nit-or (gnitor PF., ppp. nixus; ambedue i verbi risalgono a *knei-guh- *knei-t- cfr. gt. hneiw-an 'inchinarsi 'l, mitto forse per *meit-o § 75; meiio (da *meigh-o scr. méh-ati 'orina', o da *meigh-io § 498 'l; duco (abdoucit p 2, 7, da *deuc-o gt. tiuh-a 'traggo 'l, é-rug-o (Èpe:UYO-fLIXL), uro (*eus-o gr. e:uw cfr. us-tus), nub-o (: pro-nuba); ag-o (ocy-w scr. dj-ati 'trae 'l, al-o (airl. alim 'nutrisco 'l, cad-o, tmh-o (anord, draga 'trarre 'l, scalp-o (composti -sculpo § 44, onde anche un semplice sculpo); eaed-o, quaerii (da *quaes-o cfr. quaestus), plaud-o (con antico au, o iperurbanismo di plodo Y cfr. § 22), ang-o (ocn-w), ac-cend-o (: cand-eo), clang-o (cfr. MlXyy-L), mand-o 'mastico' (cfr. m. gallese mant 'mascella 'l, scand-o (scr. skdnd-ati 'salta 'l, cing-o, tingu-o (secondo unguo per *tingo = "t"Éyyw; ex-tinguo falsamente diviso ha dato origine a re-stinguo), ungu-o (scr. anj-dnti 'unguunt 'l, olo (arcaico per oleo da *od-o § 108 cfr. o~w armo hot-im 'sento un odore 'l, lav-o (da *lo- § 17 gr. ÀoÉw), sorb-o (accanto a eorbeà, cfr. § 447) e vom-o ton-o (questi due anticamente formazioni atematiche con -9-, cfr. scr, vdm-i-ti stdn-i-ti, ma del resto scr. anche vdm-a-ti stdn-a-ti); ludo (da *loid-o cfr. loidos = lUdus), iitor (ant. oetier ' uti ' oitile P 2, 586); rép-o (lit. repli6ti 'strisciare" il grado' O in lejtone rapties id.); car-o, ldb-or (: liib-are), vad-o; rad-o in apofonia forse con rod-o (o qui abbiamo grado allungato' cfr. scr. rdd-ati ' scava 'l. T L § 484. - ~~) Zero (gr. yMtp-Cù ser. tud-dti 'batte 'l: cédo da *ce-zd-o (rad, sed- § 456); curro (da *krs-o, cfr. anord. hros da *k[so- , l'avallo', ma cfr. § 497), fulg-o H-: tpÀÉy-w); di-vid-o
260
GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA
(scr. vyadh- preso vidh-y ati 'trapa ssa '), frig-o ' cum sono sussilire " rid-o (da *,!!rizd-o: scr. vrirj,-ate 'si vergog na'); rud-o (scr. rud-dt i ' piang e' e rod-i-t i), fur-o (: ablg. bur-ja ' tempe sta '); fiv-o fig-o (il primo da *figu-j j, il secondo rifatto da fixi, lit. di/g-stu inf. di/goti 'spun tare' dyg-eti 'prova re un dolore pungente '), flig-o (rpÀt~-w da _gu_o, il preso latino come figo), f1'ig-o (: rppuy-w: i per u umbris mo Y), ic-o, scrib-o (ax~p;;'.p-
PARTE Il. -
MORFOLOGIA
261
§ 487. - 3) La radice contiene un infisso nasale (gr. ÀLfL7t-cXVW di Àd7t-w, scr. siiic-d-ti:' versa' ppp. sik-uie ecc. e, con coniugazione atematica e un infisso -na- nelle forme forti, yu-na-j- mi , congiungo' III pI. yu-n-j-anti: ppp. yuk-tas ecc.; è probabile che parte delle forme latine derivino da tali ie. atematiche). Distinguiamo due categorie, a seconda che l'infisso sia tuttora limitato al presente o da questo si sia diffuso ad altri temi verbali o anche nominali: § 488. - a.a.) dis-cumb-o ecc. (cub-ui cubitum: cubare), find-o (fid-i fiesue scr. bhi-na-d-mi bhind-anti), frango (frégi friictum forse da sr-: Pa.y-1jVa.L P~y-VUfLL), fund-6 (fudi fusum gt. giut-an , versare' da *gheud-o-; -d- dev'essere un antico suffisso di presente, cfr. fu-tis 'vas aquarium' fu-tilis fu-tiire e Xe:u-w), linqu-6 (liqui -lictus Àd7t-w scr. ri-tui-k-ti rinc-anti 'lascia, lasciano 'l, ring-or (rictus sum), rump-6 (rupi ruptu« scr. lu,mp-ati , rompe' pf. lu-lop-a), scind-6 (scidi scissus gr. o"X(~w da -a-lw scr. chi-na-d-mi 'taglio 'l, tang-6 (te-tig-i tiictus 't'e:-'t'a.y-wv), vinc-o (vici victus gt. weih-an 'combattere' airI. fichim 'com-
batto 'l. L § 489. - ~~) fing-o (finxi fictus figulus 't'E:LX0C; scr. dégdhi , impasta' III pI. dih-anti; secondo questo sembra da mictum esser fatto il pf. minxi in luogo del mixi di Lucilio e Orazio, e di qui il preso mingo per meiio § 483 e infine minctum), fung-or (sempre -no, scr. bhunk-té ' mangia' ma ppp. bhuk-tds), iung-o (iunxi iunctum con-iunx ma coniug-is iugum iuger-a § 275 ~e:UY-VUfLL scr. yu-na-j-mi pf. yu-y6j-a), lamb-ii (lambi lambitum ags. lapian 'leccare 'l, ling-o (linxi ma ligula liguri6 Àdx-w scr. réh-mi 'lecco 'l, é-mung-6 (émunxi émunctus, ma. mucus IX7tO-fLUO"O"w da -xiw; il -g- per -c- secondo lingo o simili), ningu-it (ninxit, ma nix nivis nivit Vdrp-e:L lit. sning-a 'nevica' snìg-ti , nevicare 'l, pand-6 (pandi, piinsus e paesus, pandus, cfr. pateo 7te:'t'cXWUfLL; -d- per -t- sarà dovuto all'analogia di qualche altro verbo, p. es. tendo), pang-6 (piinxi e pepigi da *pe-pag- piictus piigina miyvufLL 7tÉ1tocya.), ping-o (p';;nxi pictus scr. pink-té e piç-ati
262
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
gr. 7tOLX-(ÀO:; tocar. B. pink- e paik- 'scrivere '; -g- per -csecondo fingo), pins-o (e, con grafia fonetica, § 50, piso, pinsi o pinsui pistus scr. pi-nd-~-mi ' pesto' pf. pi-pé~-a ppp. pi~-!ds), plang-o (pliinxi pliinctus ma pliiga 7tÀ
T § 490. - B. Suffisso terminante colla vocale tematica. 1) -no-: cerno (da *c1'i-no cfr. crt-brwm. m'e-vi e xp'Lv<.ù da
cerius da *cri-to-s), li-no (lé-vi litum eX-ÀL-Je:LV' eXÀeLrpe:LV scr. li-na-ti ' unge '), si-no (sivi, e pono po-sivi e po-swi § 518 po-si-tue § 454), sper-no (spre-vi O"7tlXEp<.ù da *spr-jo aated. spor-non 'spronare', lt. anche aspernii-ri), sterno (strii-vi strii-tum st1"ii-men a't'6p-vu{J.L a't'p<.ù-'t'6c; e a't'plX-'t'6c; scr. str-t}a-ti, lt. anche con.-sternii-1·e), con-temono (contempsi contemptus 't'é{J.v<.ù) contengono un -no- che rappresenta l'introduzione nella *xpL-vi<.ù Xé-XpL-XlX
coniugazione tematica di antichi presenti atematici col suffisso -na- I-ni}- ancora visibile (oltre che in li-na-ti spor-nà-w str-t}a-ti) in asperniiri osnetemare. Dello stesso tipo era l'-inunt di nequinunt ecc. su cui cfr. § 468. Il suffisso -no- è contenuto infine in tollo (: tuli tulam ecc.) da *tl-no, laddove l'airI. tlenaid 'porta via' da *tl-nii-ti conserva la forma atematica. o § 491. - 2) Invece il suffisso -nu- (forte -neu-) di scr. keit}o-mi k~i-t}u-mds 'distruggo, distruggiamo' gr. adX-VU{J.L ae:tx-vu{J.e:v ecc., passato anche altrove alla coniugazione tematica (scr. i-nv-ati accanto ad i-no-ti 'manda' gr. ae:LXVU<.ù ecc.), troviamo in mi-nu-o (scr. mi-no-ti 'danneggia' gr. (J.L-VU-.&<.ù) e sternuo (7t't'cXP-VU-{J.lXL), il cui -nu- è diventato appannaggio fisso della radice in tutto il verbo e nei derivati nominali. Similmente
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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un suffisso ·u- diffuso a tutte le forme verbali abbiamo da vedere in volvo (voluo) per veluo (§ 14) = gr. (f)è:Mw. - Cfr. anche explenunt § 468, in cui l'-u- è forse antico, non da -0-. T L § 492. - 3) -sco-, Questo suffisso, abbastanza diffuso nelle lingue ie. (scr, -ccha- in gdccha = ~
otot) Direttamente dalla radice, che ha grado 0, talora normale (questo se terIEin~ in vocale, generalmente lunga): pasco (: prec-or, da *prk-sko- scr. prcchdti 'chiede '); ere-sco (cre-vi ecc.), pa-sco o *pas-sco (piivi piistus, ablg. paslf 'pasco '), M-sco, na-scor (natus, da *Yrf9-), no-sco co-gnosco (cognovi ytyvwaxwepirota yvwaxw), sue-sco (suevi), vie-sco (vietus), quie-sco (quievi quietus apers. siyii-ti- 'felicità' = quies), oe-scor (*gue-: guo- in ~6cay.0fLot~), gli-sco, sci-sco; compesco da *com-perc-sco: pa1·co. Disco sembra rifatto da un *dico (pf. didici!) secondo sc'sco e anche secondo a~Maxw; o da *dic-sco? L NOTA. - * Miscére (presupposto dalle lingue romanze, cfr. it. méscere) ancora nell'imperativo misc P 2, 560, altrimenti passato alla II coniugo forse secondo un *meixeo = Ber. mek§ayati (cfr. ancora mix.tu8) da *meig. in !J.lY-VU!J.L ecc.
T § 493. - ~~) Da un tema in -i-: qui in eai-per-qi-scor abbiamo una forma antichissima, cfr. av~stico tra-yri-séJ-mno participio preso medio di -yri-sa- = *gri-sko- (in lt. -gi-' dissimilato da *-gri- per via dell'r precedente), colla radice *ger- di gr. é-YP-E't'O è:-yp~-yop-ot per *y~-yop-ot = scr. ja-gar-a albanese n-qri-te ' desto'. Forme simili (cfr. anche gr. Eup-t-axw) sono ap-iscor (apio aptus), pro-fic-iscor (: tacio), re-min-iscor (me-min-i), pcc-iscor (pax), uie-teeor (ultus da *uZc-to-). Inoltre nanc-iscor accanto a nancior, con infisso nasale (§ 487) da *nek- in ser. ndç-ati' raggiunge' ecc.; per conquinisco: conquexi e coxim (que-) abbiamo da partire da *queg-n-isco in cui -n- è il suffisso di § 490; truniscor è probabilmente formato in modo simile da *jrug-n-, cfr. jruor jructu8.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T § 494. - yy) Ore-sco: cre-vi ere-tue, pii-sco: pii-vi, nii-scor: nii-tus, no-sco: no-vi nà-tus, sue-sco: sue-vi sue-tus, vie-sco: oiè-tu«, quie-sco: quie-vi quie-tus, sci-sco: sci-vi sci-tue hanno dato i modelli per ricavare da forme di perfetti in -avi -ivi e ppp. in -ato- -ito- o supini in -atum -itum dei presenti in -asco -isco: irascor da iratus, hiasco da hiatum, concuptscò da -pivi -pitum, labiisco da -avi -atum, desudasco da sudavi -tuwm, (ob)dormisco da (ob)dormitum (e anche secondo expergiscor); di poi il rapporto così sorto tra verbi in -iiscere -iscere e infiniti in -iire -ire e rispettivi presenti in -o -ae, -io -ts ha fatto sì che accanto a verbi in -eo -es -ère si formassero presenti in -esco quali calesco candesco oonucesea convalesco delitesco (lateo) adolesco ecc. ecc.; infine -asco (cfr. irascor: ira) -esco (cfr. Calesco: color calidus eec.) sono diventati formanti di denominativi, quindi- vesperiiscit inveterasco duresco ignesco senesco iuvenesco (questi due direttamente secondo adolésco) e così via. Nelle lingue romanze -sco ha finito col formare in parte il paradigma di presente per molti verbi in -ire: it, finisco -isci -isoe -iscono per lt. finio ecc.
§ 495. - 4) -to- in alcuni verbi, quasi tutti di significato affine; il perfetto in -xi o -xui può anche essere da -c- + -s-, il ppp. in -xo- è secondo 1:1 proporzione -cui: -xus = -tO (p. es. in mitto): -eus (§ 231): fiecto, pecto (: pect-en, gr. 7tÉx't'w e 7tÉxCJ!, 7t6xoç), plecto 'intreccio' (7tÀÉxw, lt. -plicare § 435, aated. fiehtan 'intrecciare '), plecto ' batto' (lit. plèkiù 'batto '); necto accanto a neo (cfr. gr. ..,~.., ..,~-[-toc e ..,~-&w) sembra fatto da questo, secondo plecui 'intreccio'. § 496. - 5) Completamente colla radice si è fuso (e compare quindi in quasi tutte le sue derivazioni) il -d- di un antico suffisso -do-, da -dho- e -do-: cfr. claudo clausi elaueu« (da -d-so, -doto: clav-is), cudo (ablg. koo-ac inf. kov-ati russo ku-ju 'batto il ferro' aated. houw-an 'battere il ferro' medio id. cuad 'batto '), tendo (: ten-es, cfr. anche il supino ten-tum, non "tènswm; e gr. 't'e:t..,w da *'t'e:"'-iw), frendo (ags. grindan 'sbriciolare '),
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MORFOLOGIA
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of- de-fendo (&dvw da *&Ev-iw ql6v-oç scr, Mn-ti 'uccide' armeno JnJ-em 'uccido' da *guhendh-io-); cfr. anche fundo con nasale infissa (§ 488) rispetto a fu-W ecc. Con -ll- da -ld- (cfr. i ppp. con -tee- > -ls-), per-cello (clad-es, pf. percul-i),. sallo (sal salis), fallo (tefelli è rifatto dal pres.; da *quhal-, cfr. 6"ql!XÀÀ0!Loc~ da *squhal-, scr. khalas 'briccone' chalam 'inganno '), peZZo (pepul-i 7t!XÀÀw), vello (gr. Y&ÀÀoc~ [cioè f&ÀÀoc~]'1'Thoc~ Hes.). T L NOTA. - In di·do dé·do reddO (su cui § 486) per-dO pessum-dii tra-dO véndo (§ 460) con-do crédo (§ 460) abbiamo composti con do da ie. *do- 'dare' o *dhé- 'porre, fare'.
T § 497. - 6) quaeso (quaesso iscr.) quaesumus e viso rappresentano forme di « desiderativo» (cfr. scr. vi-vit-sa-ti 'desidera sapere', cui visit da *vivid-seti § 34 potrebbe corrispondere esattamente) di quaero (da *quais-o) e vid-eo: similmente sono formati incesso e arcesso (colla forma metatetica acoersii sorta quando ar- per ad-: § 108 era oramai uscito d'uso) di cedo. Incesso arcessii hanno servito da modello pei verbi di significato affine petesso (petO) copesso (capio) lacesso, e di qui è partita la formazione di presenti in -eseii da altri verbi, come [ae-esso incip-esso (Pl. inoipissis, Pacuv, capissam coll'-i- di capi-o), tutti con significato desiderativo o ìncoatìvo. Un suffisso -sova forse scorto anche in curro da *kr-so. TL § 498. -~) Con -io- direttamente dalla radice (cfr. anche y) abbiamo aiio (: ad-agium ecc. § 82), capio (gt. haf-ja 'sollevo '), cupio (scr. kupyati 'si adira '), facio, iacio e porr-icio (poriciiim PF.; -rr- per analogia di porro, ma la preposizione è poro, § 454), al-licio (lacio), meiio (Y cfr. §§ 483.489),rapio (cfr. lit, ap-rèp-iu 'tolgo a forza '), sapio dè-sipio (asass. an-sebbian , notare '), specio con-spicio (scr, ptiç-ya,ti 'guarda "), grad-ior (lit. grìd-yju 'vado '), patior (é-7toc&-ov). Infisso nasale hanno sanc-io (: sac-er) e forse vinc-io (: ablg. v~zati ' legare', gr. t!L\jJoc~ id.) della IV coniugo Come si vede dagli esempi addotti, la formazione è corrente già da tempo ie, (gr. qlOCLVW, ~OCLVW, oc!pw ecc.), cfr. anche § 500.
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GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA
L § 499. - y) Appar tengon o infine alla III Coniugo i d e n 0m i n a t i v i i n - u o da base verbal e in -u- più il suffisso -io-, di cui è parola nel § 452. Ad essi possono aggiun gersi suo .'1PUO, ricava ti da su- (scr. syu-tas 'cucito 'l, spu- (gr. 7t-ru-w) a. mezzo di -io-, quindi analog hi ai presen ti studia ti in ~ (§ 498). Cfr. anche § 485.
IV. Coniugazione.
T L § 500. - Appar tengon o alla IV coniugazione: ex) Verbi primar i tratti dalla radice a mezzo di -io-, come quelli della III coniugo gruppo ~ (§ 498). Si tratta di una differenziaz ione dovuta in massim a alla forma ritmic a della parola : salvo poche eccezioni, se la sillaba radical e è lunga si ba -1:-, se breve si ha -i-: cfr., rispett o a capiò, facio ecc. (III eon., inf. capere facere), audire dormire fulcire glocire mugir(} prurire siigire (gt. sokja ' cerco ') sopire oincire (§ 498) rugire; cfr. tuttavia venire ferire, sarire (ma anche sarrire è traman dato), polire (ricava to da PO-li-11i antico compo sto di li-no), pavire salire earperiri, dove la radice esce in v, liquida o nasale , mentre per l'arcai co parire è subent rato parere (secondo gignere ?), e in morior orior abbiam o oscillazione fra -ere ed -ire (cfr. anche horitur Ennio Ann. 432). L'esita zione va crescendo nel tardo latino a favore della IV coniug., quand o il principio ritmico non era più inteso. Il fatto, che ha sue corrisp ondenz e in gotico e altrove , va così spiega to che in epoca preisto rica, dopo sillaba lunga, ad evitare ilsove rchio allung ament o della sillaba per l'accum ularsi di conson anti, i veniva sdoppi ato in -ii- mentre dopo sillaba breve esso rimane va: quindi *7capiesi ma *audiiesi ecc. onde, dopo il passaggio di e atono ad i (§ 42), *kapj.i s *audii is; nella prima forma l'i è scomp arso nella vocale seguen te, nella second a esso è scomp arso fra i due i voealìci che si sono quindi contra tti nella rispett iva lunga. NOTA. - Che si tratti di una distinzi one interve nuta in seguito alla. abbrevi azione giambic a, come vuole il Somme r, è poco credibil e.
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MORFOLOGIA
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In alcuni composti troviamo -ire dopo -r- (come nei semplici, v. sopra): apertre operire (§ 116), reperire (parere); amicire (am + iacere) è fatto probabilmente secondo vestire. Dopo l (come in salire) abbiamo -ire nell'antichissimo sepelire (SCI'. sapar!Jdti 'onora '). Quanto a mimtrire, esso, oltre ad avere r avanti il suffisso, è tardo e probabilmente adattato dal gr. [l.LVi)p(~Ul (LLVGpO(LCXL (cfr. anche il tipo dei desiderativi in -turire -surire § 451 che potrebbe aver infiuito sui temi con -r- avanti
-i« ). L § 501. - ~) cio cis eire, scso scis scire, suffio -is -ire, fio fis ma fiere (§ 449). In ciii abbiamo una formazione di *ki- in gr. 6uov; scio sembra da *squ_jo della radice *sequ- 'vedere, sapere' in gt. saihw-an 'vedere' ittito sak/g- , sapere '; sufiire -io; fio è da *bh'f!:-i-io, derivazione è da *dhu- (in fft-mus) con -i- da *bheu-~- 'essere, divenire' (in fui eec.), cfr. airl. biu , sono' aated. bi-m 'sono' ecc.
+
L § 502. - y) IJe basi verbali in -i- di cui cfr. §§ 450.51, le quali hanno dato il modello per l'intera coniugazione. Si noti però che poiiri (poti Pacuv.) ha più spesso nel verbo finito le forme di III coniugo (potUur potimur poteretur). § 503. - Il tema del perfetto.
Si è già osservato (§ 433) che le forme dei temi di presente e di perfetto sono indipendenti fra loro; tuttavia si è costituita all'ingrosso in latino una coniugazione del tipo debole, per cui radici e basi verbali in vocale lunga a e i aggiungono a questa vocale -vi nel perfetto e -to-, rispettivamente -tum ne] ppp. e nel supino; basi verbali in ii e i formano con -vi del perfetto -ui e hanno nel ppp. e supino -ito- -itum con eventuale sincope dell'i (da a e i): stravi stratum, amavi amatum, plevi plètwm, audivi auditum, e cubui cubitum (mtbare), monui monitum (monere), aperui apertum (aperire). Ma si tratta di norma incostante, e soprattutto nella II coniugo notiamo che tutte le basi hanno -c- all'infuori delle radici in e di delere (su cui cfr. § 481).
-è-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
Isolatamente nella I coniugo isteti, dedi) e raramente nella II, più spesso nella IV (presenti con -io- direttamente dalla radice) troviamo altre formazioni che in -vi, le quali dominano nella III coniugo (salvo petivi e pochi altri e, naturalmente, radici in vocale lunga). Il perfetto latino riunisce in sé le funzioni di perfetto e di aoristo (cosiddetti perjectusn. praesens o logicum, e perj. historicum): e in esso sono confluite forme di perfetto e di aoristo, sia per quanto riguarda le desinenze (cfr. § 470), sia per quanto riguarda il tema. Relativamente a quest'ultimo, distinguiamo i seguenti tipi: § 504. - I. RADICALE. La radice (uscente in consonante) costituisce il tema, ed assume grado apofonico:
ex) normale, probabilmente con timbro o (cfr. d~ov: or~oc, gt. sita ' seggo ': sat ' sedei' da *sed-: sodo, qipa 'dico ': qa]: ecc.): verto oert-t (vorti Pl., advortit P 2, 586 > oert- § 16;' cfr. umbro couortus ' converterit '), video vidi (or~oc SCI'. véda gt. wait ablg. vede' so 'l, linquo liqui (ÀÉ-Àomoc SCI'. ri-reca gt. laihw ' prestai '), vinco vici (si noti *loi- *yoi- > li- vi- § 20) e fugio fugi (gt. *baug , piegai '), fundo fudi (gt. *gaut 'versai '), rumpo rupi (SCI'. lu-lop-a) (1); L § 505. - ~) allungato: edo edi (qui e nel seguente, e potrebbe anche risultare di e- raddoppiamento più c- iniziale di radice, quindi la forma essere in origine raddoppiata), emo emi, lego legi, odi (cfr. odium, armeno ateam 'io odio '), sedeo sedi (gt. I pI. setum contro sat I e III sg.; ma sedi potrebbe anche essere da *se-zd-ai raddoppiato come il SCI'. sedimd. ' sedimus '), venio veni (gt. qemum 'venimus' contro qam 'veni '), scab6 scabi (gt. skaba *skof 'rasare '), fodio fodi (cfr. gt. fara for 'viaggiare' con o: o). (l) Le forme gotiche non tramandate si possono porre con sicurezza. per l'analogia di quelle tramandate e di costituzione affine, e per la testimonianza delle altre lingue germaniche.
PARTE II. -
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MORFOLOGIA
L § 506. - y) e, rispetto ad a del presente: in parte si tratta di antica alternanza a: e (§§ 56.70), talora di rimodellamento secondo questa di a: a del tipo ~: ago egi (probabilmente per *agai, cfr. amb-ages, od *ogai gr. &y-wy-6c;, cfr. anche nord. aka , agere' ok), apio co-èpi (scr. apa), capio cepi (gt. hafjan , sollevare' hOf), facio feci (~-,lhp(.-oc), frango fregi (pOCy-1jVOCL p~y VUfl.L? o gt. brikan 'rompere' breknm 'rompemmo'?), compingo (pango) com-pegi (secondo il precedente ?), iacio ieci (~x-oc). L NOTA. - Mentre le forme di ex e [3 sono temi di perfetto, quelle di y possono essere o sono (fici: è:lhp('l(, ièci: -Jixex) antichi temi di aoristo radicale, come, con grado O della radice, tuli (: tollo §§ 490.557), per-culi (: per-celio § 496), inquit (§ 561).
L § 507. - a) Talora il tema del pf. è uguale a quello del preso privo della vocale tematica o di -eo, bibii bibi, cudo cudi, ico (icio) ici, lambii lambi, mando mandi, coniveo conivi, pando pandi (tardo pandidi), prandeo prandi (tardo prandidi; questo e il precedente secondo reddo reddidi), psallo psalli, scando scandi, sido sidi (e sedi), strideo stridi, vello velli (Virg. vulsi di sul ppp.), verro verri (grammatici, che dànno anche versi), viso visi. Si tratta di formazione recenziore modellata su oc e ~ in un tempo in cui la funzione morfologica dell'apofonia non era più sentita. Pei composti che non hanno semplici accanto a sé, può trattarsi anche di perfetti raddoppiati che hanno perduto il raddoppiamento per sincope, cfr. § 508: tali accendi, offendi prehendi. e:) Antico aoristo radicale è fUi, antico ancora jiivimus
(fuueit P, 2, 1297), cfr. gr. ~-q>u-v scr. d-bhwo-am d-blvù-« a-bhut. Cfr. anche i perfetti radicali in -vi § 522. T L § 508. - II. RADDOPPIATO. Il tema consiste nella radice raddoppiata; salvo poche eccezioni, il raddoppiamento è stato eliminato nei composti (evidentemente, almeno in origine, per sincope: cfr. ancora rettuli, repperi da re tetuli, peperi), dai quali talora si sono poi astratti dei perfetti semplici non raddoppiati (scidi, fidi, che appaiono troppo tardi per essere ritenuti antichi aoristi tematici, come inquit e tuli, piuttosto che
+
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
astrazioni di abscidi diffidi o simili), mentre a volte pel composto si è formato un perfetto speciale (impegi § 506 di impingo cfr. pepigi, occinui di oc-cino cfr. cecini; com-punxi di compungo cfr. pupugi). Nella sillaba di raddoppiamento appare la c o n s o n a n t e iniziale della radice (sono ripetuti c t d P j), ma s più occlusiva appare per intiero nel raddoppiamento, mentre la radice è ridotta alla sola occlusìva (sci-cid-i di scind-o, ste-t-i di sto ecc.); quanto alla v o c a l e, essa è di solito e, salvo per i, u ed o che vengono ripetuti; però gli antichi memordi Pl. Enn. ecc. spepondi Cic. Caes. peposci Val. Ant, (e memini?) ci mostrano che ad o radicale doveva corrispondere e, ed oc-ceeurrit Ael, Tuber. pepugi Oic, Caes. secondo Gellio VI 9, infine tetuli ci mostrano che ciò poteva accadere anche per u. In greco il raddoppiamento di perfetto ha costantemente c, in scr. esso ha a da e (cfr. ca-kér-a 'fecit ' con palataliszazione della gutturale, § 110), ma ad i, u della radice in grado O corrisponde i, u in tutte le forme (ei-oohed-a 'scidit' ci-cchid-ur 'sciderunt', ju-j6~a ' gustavit ' ju-ju~-ur). Probabilmente in antico il vocalismo corrispondeva esattamente a quello radicale, quindi aveva e nella forma forte (anche in corrispondenza di o, a), i e rispettivamente u_in _quelle d~bo~ con tale vocalìsmo della radice (all'incirca *ke-skeid-: *ki-skid-): cfr. anche falisco pe-par-ai 'peperi' ma fi-fiq-od 'finxerunt', osco d e - d e d , dedit' ma f i - f i k u s. Nel consonantismo, il tipo latino ste-t-i ricorda quello scr. ta-sthdu ' steti, stetit " laddove greco ecc. ripetono Fs: ~-cr1"Y)-XiX (come si-sto del presente), il gotico ripete l'intero gruppo: (af- )skai-skaid 'abscidit'. Nel pf. latino con raddoppiamento sono confluiti antichi perfetti e antichi aoristi raddoppiati. T L § 509. - Ecco le forme: cado ce-cid-i (concidi reccidi), caed6 cecidi (occidi), cano cecini (concinui!), fallo fefelli (chiaramente fatto dal pres., nota il doppio ll), pango pepigi (rad, pago, pel preso cfr. § 489; per pegi cfr. § 506, il raro panxi è fatto secondo iunxi ecc.), parco peperci (comperc6 -persi, secondo cui parsi,
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che sarebbe però antica forma d'aoristo a giudicare dal suo uso in Plauto e Terenzio, Magariiios, Emérita, VII, p. 136 segg.), pario peperi (repperi e comperi; falisco pe-parai), tango tetigi (attigi; aoristo, cfr. 't"E"t'(XYWV), pendo e pendeo pependi (suspendi), tendo tetendi (extendi) , teneo tetini (arcaico; recenziore tenui secondo moneo: monui), pedo pepèdi, pello pepuli (reppuli, compuli; aoristo, cfr. ÈfL-1tE1t(XÀWV); posoi poposci (peposci Val. Ant.:; deposci; umbro p e p u r k u r e n t 'poposcerint' con *prk- cfr. § 492), mordeo momordi (memorderit Enn.; admordi ma admemordit PI.), spondeo spopondi (spepondi; respondi), tondeo totondi (detondi, ma detotonderit Varro); disco (§ 492) didici (con-didici! scr. pf. didiçur 'hanno mostrato '), scindo sciC'idi (discidi, di qui scidi; ser. chicchidur 'sciciderunt '); curro cucurri ioc-cecurrit Ael, Tuber., occucurrit Phaedr., di solito occurrit; curr- dal tema di pres., per cui cfr. § 497), pungo pupugi (pepugi Cic. Caes.; composti -punxi dal pres., secondo iungo: iunxi), tundo tutudi (e tunsi, tUsi; contff,di; scr. tutud-ur III pl.); sto, sisto steti (stiti di sisto Oato ap. GelI. II 14 e grarnm., da con-stiti ecc., scr, ta-sthdu ' steti '), do dedi (reddidi scr. daddu , dedi '), -ao (rad, *dhe-) -didi (condidi; abscondi età imperiale; scr. dadhdu 'posui '), e, per imitazione di questi, descendidi Val. Ant., prandidi, respondidit, edidit = editi tetuli (accanto a tuli § 506 Nota, cfr. sustuli; gr. pf. "t'É"t'À(XfLEV), memini (commemini; gr. pf. fLÉfLov(x). Moderna contraffazione pare il fhefhaked di J2 2, 3, secondo l'osco [efacust 'fecerit'. Per accendi offendi perculi cfr. §§ 507.506 Nota. L § 510. - III. SIGMATICO. Il tema è costituite dalla radice (solo radici in c~msonante formano questo perfetto) più -s-: abbiamo qui la continuazione dell'aoristo sigmatico indeuropeo, che si è estesa fuori del suo ambito originario, specie nei composti in cui, eliminato il raddoppiamento (§ 50S), il tema del pf. non era più chiaramente caratterizzato (l), o anche dove (l) Tali perculs'i accanto a percul'i, expuls'i ad expul'i, compers'i cfr. peperci, praemors'i a praemordi, coxi a eoèqi, amixi (ed amicu'i) di amicio cfr. ièci,
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
il tema del pf. radicale era uguale a quello del presente (§ 507): spesso ha servito da incentivo il ppp. in -so- (quindi presso le radici in dentale), come d'altra parte talora il pf. in -si ha provocato la formazione del ppp. con -so- anziché -to- (§ 231). Il grado apofonico della radice dovrebbe essere il normale, e tale esso è realmente nei casi più antichi; spesso però il pf. si è adeguato nell'apofonia al presente (donde talora ha tratto anche l'infisso nasale o il suffisso specifico), od al ppp. Rego tego veh6 trah6 hanno e, rispettivamente a, venuto probabilmente da rectus tectus (§ 25) a rexi texi, di qui a vexi indi a traxi (1). § 511. - Abbiamo dunque: cx.) Da radici in gutturale: algeo alsi (lcs rcs
> ls rs § 89),
ango anxi, cingo cinxi, clango clanxi, coniveo conixi (cfr. § 109; anche cOnivi), dico dixi (é-o<:L/;cx.), duco duxi, farcio farsi, figo fiv6 (§ 484) fixi, fUgo flixi, fluo fluxi (§ 485), frigeo frixi (e frigui), fulcio fu~si (fulxi gramm.), fulgo fulgeo fulsi (2), indulgeo indulsi (forse indulgeo è denominativo di *dh!ggho- 'lungo' cfr. SCI'. dirghds gr. .&rXÀcx.aacx. propr. 'la lunga' ablg. dlugu 'lungo', quindi , sono longanime '; in tal caso il pf. è secondario e fatto sul presente), intellego diligo ecc. -lexi (eY gr. éÀE;cx.), illicio illexi (da *laxi, di laeio § 44), lUceo lUxi, meiio mixi (e minxi § 489) , mcrgo merst, mulceo mulsi (SCI'. a-mark-~-i-t l'ad. mrç-), mulgeo mulsi (mulxi gramm., gr. eX.IlÉÀ;cx.L), negligo -lego neglexi (per *-gli-, se il verbo va col gr. YÀLX,OIlcx.L, cfr. § 454, secondo intellego -ligo intellexi), parco parsi (Oato ecc., accanto a peperci), rego rexi (llpE;cx.), sarcio sorsi, spargo sparsi, specio spexi (iI SCI'. antico non ha aoristo di questa radice preso paç-ya-t-i = specit - e lo sostituisce con adarçam = ~OEpXOV e adrak~it; cfr. però il metatetico gr. ÈO"xEljJ
PARTE II. -
MORFOLOGIA
273
'asciugò' in Liv. Andr. Od. 19), torqueo torsi, urgeo ursi (urgrado O di *,!!:reg- in gt. wrikan 'perseguitare '), ueho vexi (scr. d-vak-~-i-t, congiunto aor. vak~at), traM triixi. Con infisso nasale proveniente dal presente, fingo finxi, iungo iunxi, Ungo linxi, emungo emunxi, ninguit ninxit, pango panxi (e pepigi § 509), pingo pinxi, plango planxi, ex-pungo -punxi (il semplice ha pupugi), sancio sanxi (ant. anche sancivi), ex-stinguo -stinxi (cfr. § 489), stringo strinxi, unguo unxi. X da -c-s- o da -c-t-s- (§ 82) hanno flecto flexi, necto nexi e nexui (per combinazione col pf. IV), pecti5 pexi (gr. È-7te1;
T L § 512. -~) da radici in dentale: ardeo arsi, cedo cessi (§ 456; e perché da ce-st-sai con *-zd- assordito avanti -so; nel pf. *-zdper sincope da ~_-sed-), claudo clausi (qui e in seguito -s- da -ssdopo lunga o dittongo, § 79), divido divisi (divissit X 5974; rado *-,!!:eidh-), loedà laesi, lUdolUsi, mitto misi (mIssit 12 2,1216), plaudo plausi, quatio concutio -cuss; (non è usato il pf. del semplice; Oic. adopera quatefeci), rado rasi, rodo rosi, rideo risi, sentio sensi, suadeo suasi, trudo trusi, vado e-vasi; iubeo iussi (rad. ie. *jeudh- § 104; arcaico iousit, la breve forse secondo il ppp. iussus, a sua volta allungato in io usi 12 2, 2659 secondo il pf.); vello vulsi da *,!!:eld-s- con d trasportato dal preso § 496 (oppure di sul ppp. vulsus Y). NOTA. -
DiUusisse per diUUdisse è fatto di su diUusus.
T § 513. - y) Da radici in labiale: clepo clepsi (~-XÀE~~), nubO nupsi, repo repsi, saepio eaepst, scribo scripsi, scalpo scalpsi, sculpo sculpsi (-ul- in origine nei composti, poiché sculpo è astratto dai composti di scalpo, § 483), serpo serpsi (gr. e:rp~~ ~p~~ è tardo, l'antico aor. Er:p7tUer~ è tratto da Ép7tl)~w), sorbeo sorbo sorpsi (Lucano abeorpsi; ma l'antico pf. è sorbui, così come recente è sorbO di III coniug.), 18-
v. PISANI,
Grammatica latina storica e comparativa.
274
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
L § 514. - o) Da radici in -s- (> -r- nel presente fra vocali, § 113): gero gessi, haereo haest (qui e nel seg., -s- da -ss- dopo dittongo, § 79), haurio hausi (è~-otU(jotL di ot{)w; h- è in lt. giunta. anorganica, cfr. austrum Lucr.), uro ussi ('Ii.- secondo ustus); verro versi (da *vers-s-ai § 93). Anche pressi di premo deve rientrare in questa serie: avremo quindi due radici, prem- e pres- come in gr. 't'pÉfLW (lt. tremo) e 't'pÉw (scr. trds-ati), di cui solo il secondo ha un aoristo, 't'pÉa-aotL onde 't'pÉaotL. L § 515. - e) Da radici in nasale e liquida: maneo mansi (per *mensi Y cfr. gr. éfLE:LVot da *è-fLe:v-aot); contemno -tempsi (§ 87), como demo promo sumo compsi ecc. (arcaico sur-èmit: abbiamo forme di composti di emo emi, ovvero di un *amo in ansa ampla Y). Per verro cfr. § 514. § 516. - ~) Da radici in -,!!:-, -u-: vivo vixi (onde victum) e struo struxi (onde structum) , secondo coniveo conixi, fluo fluxi per cui cfr. § 511. NOTA. Perfetti in -si (in parte tardivi) di composti accanto a semplici o altri composti diversamente formati sono pereulsi (oeeuli!), praemorsi Pl. (momordi), compersi (peperei), eompunxi (pupugi), expulsi (pepuli, eompuli), eoxi (per eoegi), diOusisse (fudi), amixi (Uci).
T § 517. - N elle forme in cui si trova -sie- (II sg. e pl. dell'indicativo, congiunto piuchpf. e infinito pf.) si può avere per aplologia la riduzione a -s-: dixti discesti dixe Pl., promissem soripsti» Enn., consumpse Lucr., abstersti Oatull., triia» Verg., evasti divisse èrepsemu« Hor. ecc.; queste forme ridotte sono evitate dalla prosa classica. Pel tipo taxo taxim ecc. cfr. § 541. T § 518. - IV.
PERFETTO IN
-vi, -ui.
Questo perfetto ha luogo solo con radice o base verbale uscente, o già uscente in vocale. E precisamente noi troviamo -vi dopo vocale lunga, -ui dove la base terminava in vocale breve (e, per diffusione analogica, altrove, cfr. più sotto).
PARTE II. -
MORFOLOGIA
IX) L'origine di -ui è chiara: da -ii-,!!:-ai -J-y:-ai
275 ~i-,!!:-ai
-u-'!!:-ai doveva venire -ui secondo il § 42: tali casi noi troviamo presso radici in vocale breve, cioè anche quei verbi che hanno bensì all'infinito -iire -ère ma nel supino -i-tum (talora sincopato), cfr. § 434. Cfr. cubare cubitum cubui (cubui serve anche come perfetto pei composti con -cumbO), e così crepare crepui, domare domui, secare sectum secui, sonare ~onui (e sonavi secondo amare: amavi), vetare vetui (e ve,avi), docere doct~!m docui, habere habitum habu~, monere monitum monui e, con formazione diversa del ppp. o supino, torreà torrui, senza supino noceo nocui. Inoltre, da basi aventi -i- da -9- con presente di terza coniugazione, genui: genitum (gignere), molui: molitum (molere), vomui: vomitum (vomere)j~econdQ questi, posui di s.u ]Jo-situs (§ 490) per l'antico p
T § 519. - Secondo moneti: monui sono stati formati tenui (accanto all'antico tetini: influsso di habuH) miscui di teneo misceo ecc., e sono state considerate come brevi le finali delle basi (probabilmente in e trattandosi di verbi intransitivi, § 446) di areo egeo pareo pateo ecc. che hanno pertanto arui egui parui patuij cosicché -ui ha finito col diventare la formazione « regolare» di perfetto della II coniugazione. I d e v e r b a l i in -esco hanno il perfetto dei loro primitivi (conticui di conticesco come tacui di taees, exarsi di exardesco come arsi di ardeo),
276
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
salvo adolevi exolevi (Varrò adolui) di ado, exolesco fatti secondo il rapporto nel verbo semanticamente affine cresco: crevi; -ui è quindi stato usato anche coi d e n o m i n a t i v i in -esco: increbui e -bru; di increbresco ecc. A spiegare potui si parte da un denominativo di potis, *poteo *potere, uguale all'esco p 11 t i a d (= *poteat), che starebbe inoltre alla base di poténs; il potei) potere cui risalgono le lingue romanze sarebbe alla sua volta rifatto secondo potui: ma forse basta pensare che a possum potes ecc. mal si addiceva un quadrisillabico *potefui, che impossibile era un *potfui o *poffui, e che quindi unici rimedi erano *possui o potui, perché nella parola si sentiva come radice pot- (cfr. potis sum ecc.): quindi anche poténs, L § 520. - Fuori della II coniugo il tipo ha formato (cfr. casi come secui: scctum o come -cumbà: -cubu; che' possono aver servito da modello) anche alui consului oc-eului amicui salu; (accanto al posteriore salivi) aperui ar-ripus raptii sapui (e sapivi) disserui volui nolui miilui occinui (cfr. § 509) di alO consulo occulo amiciO ecc., e si è sempre più esteso: p. es. in pinsui teana rifatti dal presente, che non ammetteva un perfetto sigmatico, 'similmente in depsui di depso imprestito dal gr. ~ÉI\J(ù, in ste1"tui di stertà, in pellicui elicui accanto ad allexi illexi pellexi di -lido, forse anche per influsso di licui da licère; messui di Catone sembra rideterminato per *messi forse anche secondo seoui, cfr. anche nexui (Sall.) per nexi, texu; (Cic.) per teaii, pexui (gramm.) per pexi, così come sono rideterminati i tardi legui per U7gi e, secondo esso, reg/li in luogo di rl~'/;i.
Infine da basi verbali in -u- (tipo metuo, § 452) abbiamo perfetti in -ui: metui statui ecc. da *metu-vai statu-vai, similmente solu-i volu-i (di volvo § 491); gl'isolati institui (Pl.), const-ituit (Titinio) si spiegano come costruzioni metri causa modellate su fui (§ 552) e plUit (§ 518). L
§ 521. -
~)
-vi si trova:
(l(l) dopo basi verbali in -ii-, -i-: amav'/, ecc. I coniug.; punivi ecc. IV coniugo (§§ 500-502), anche naturalmente dove
PARTE II. -
MORFOLOGIA
277
la base in -s- ha origine dal presente (§ 449), come è il caso di audivi sancivi (accanto a sanxi) ecc. Cfr. anche cupivi: cupitum, quaesivi: quaesitum (1), petivi: petitum, arcessivi: arcessitum, lacessivi lacessitum, tutti formanti in certo modo un gruppo semantico, talché si può pensare che da uno di essi (forse cupivi cupitum: cupio come sapio sapivi, tardo sapui: sapio = audivi auditum: audio, cfr. cupiret Lucr.) la base in + si sia diffusa agli altri: di qui poi capessivit SalI. (pel solito cape8si come visi, incessi, facessi; [acessieris è tramandato isolatamente per Cicerone in Caecil. XIV 45). Rudivi (e ruditum) di rudo saran dovuti a rugivi (rugitum) di rugio.
T § 522. - ~~) dopo radici in vocale lunga: qui è da scorgere l'origine della formazione, in quanto a tali radici competeva una desinenza -u nella I e III perso sg. pf., come mostreranno le corrispondenze scr. qui appresso segnate: pleo plevi (scr. paprau), tero tri-tus trivi (dal preso è fatto aueruisse TibulI.), serii (da *si-so) rado se- in sèmen. pf. sevi tserui; dal pres., Enn.), sperno spretus spréni; sterno stratus stravi, cerno (da *cri-no) de-crevi e lino levi (e da ei- § 62) con delevi onde secondariamente deleo (§ 481), sino sivi (poseiuei 12 2, 638 e posui), nosco ignotus novi (É-yvw-v; scr. ja-jiiau), pasco pa-bulum pavi, quiesco quiètu« qui evi, scio scitum scivi (qui l' + è secondario, cfr. § 501); eo is ivi (qui l'i di is ecc. è da ei-, § 555). Oltre paprtiu. e jajiiau che hanno diretto riscontro in lt., cfr. scr. tasthdu ' steti, stetit " dadii« ' dedi dedit ' ecc. § 523. - Questa desinenza -u si ritrova anche come desinenza di I sg. dopo .tema in vocale lunga nel preterito Iituano (saka-u , dissi' tema sako- ecc.) e come desinenza secondaria, sempre di I sg., nell'ottativo gotico (wilja-u 'vorrei, voglio', sija-u cfr. siem e;(-Yjv ecc.; di qui alla coniugaz. tematica bairau ' feram '). (I) L'-s- di quaesivi è quello del desiderativo quaeso (§ 497) o di un più antico perfetto sigmatico *quaes-sai (quaesit tramandato ~er Sallustìo I hist. presso Charis.): l'-s- del ppp. e supino potrebbe anche provenire dall'altra forma quaes-tum,
278
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
In tocarico B da una desinenza *-au abbiamo, nella I perso del preterito, -awa, -iiwa, p. es. takiiwa ' feci' yiitkawa ' comandai' (di qui toc. A tiikii 'fui', ma anche cam-wii 'potei '), in cui un elemento -a è aggiunto all'antico -au. Il latino ha similmente aggiunto a forme come *pleu *gnou la normale desinenza -ai di I singolare, solo che, costituitisi *plevai *gnovai ecc., l'elemento *plev- *gnov- si è trasferito anche avanti le altre desinenze: *plev-estai *pleved ece.; nel qual processo doveva influire decisamente *fuvai *fuvestai eec., di cui si veda al § 552, e *civai *civestai ecc. forma di perfetto medio della radice *civ- da *kju-, forte *kjeu-, che con ci- di cio si alternava, cfr. gr. O'e:uCù e-O'O'U-TO da *xf:.e:u-/xf:.u·· accanto ad e-xL-ov, armeno fU (da *kf:.e'!.!:.-o-) , partenza ' ~ogay (da *kf.o,!!-a... ) , andai', scr. cydv-ate 'si mette in moto' ecc. Il rapporto corrente fra pleo pletus plere e plevi, -gnosco -gnotus e -gnovi, cio cUus e *cìvi (in seguito allungato in civi secondo gli altri perfetti con -vi che hanno la lunga avanti il suffisso) è stato il modello secondo cui -vi, sentito peculiare del tema di perfetto, si è esteso anzitutto a radici e basi in vocale lunga, quindi alle basi in vocale breve ecc. coi risultati che abbiamo ora osservato. NOTA. Interessa solo la ricerca della origine delle forme ie. la questione se l' -'U. in questione rientri nel suffisso -y,-es- -y,·ot- del participio perf. atti vo (gr. *fe:tl)·fwc; *fe:tl)·f6T- *ftl)-vcr.~
T § 524. - V. Come DERIVAZIONI DEL siderati quelli contratto ed in -ii,
PF.
IN -vi vanno con-
ot) IL PF. CONTRATTO è sorto dapprima quando -v- si trovava fra vocali uguali (§ 34): quindi insueram decréro sisti
obdormissemus audisses tutti Pl., ecc.; inoltre in -ooe- -ovi(trattati come -ove- § 33), cfr. noram Pl. ecc.; quanto ad -iive-iioi-, è incerto se qui la scomparsa sia dovuta alla scomparsa di -v- od alla analogia, p. es., di sueveram - sueram recante seco la riduzione di amiiveram ad amiiram e simili. In ogni modo, da questi inizi si spiega l'intero fenomeno che si può definire colla seguente regola: dinnanzi alle desinenze che cominciano per s (st, ss) o r cade la sillaba ve, vi nei perfetti in -iivi -evi
PARTE II. -
MORFOLOGIA
279
-ovi: laudiisti laudiistis laudiirunt laudiiro laudiiram laudiissem e similmente delesti nosti ecc., anche inf. coniourase 12 2, 581. All'infuori delle forme di novi e di eomméra; commàsset commorit admoram promorat ecc. (composti), vengono però evitate le contrazioni nei pf. in cui v appartiene alla radice (liivi vovi ecc. da *lave-vai *vove-vai § 33 e plevi striivi ecc. § 522). Nei perfetti in -ivi la contrazione ha luogo di norma solo avanti desinenze iniziantisi con s (st, ss): audisti audissem, non *audiram ecc. La I plur. indie. pf. ha contrazione solo in rari casi: nomus Enn., suemus Lucr., consuemus, dove non si dà il caso che la forma contratta ricada col presente (noscimus suescimus); mai *audimus *amiimus (salvo un paio di casi dubbi in Properzio). Nella III sg. locài 12 2, 1211, invitat disturbiit Lucr., farcinat Martian. Cap., desit Manil, Mart. ecc., forse audit Verg. Aen, XII 449 (con accento sulla finale, § 8), nella I sg. sepeli Perso sono esempi isolati. Volgare -ai, onde ital. cantai (invece nella III sg. abbiamo la forma sincopata cantaut it. canto). T L § 525. - ~) Invece in Plauto troviamo ii per ivi come pf. di eo; in Terenzio si aggiungono rescierint siit audierit abligurrierU e a poco alla volta la forma senza -v- si propaga. Bisogna qui pensare che ii (non *i contratto!) sia un antico pf. radicale da *ii-ai = gotico iddja, da cui secondo il rapporto ivi: ii accanto alle forme con -ivi di basi verbali in -i- sono andate stabilendosi quelle con -ii, generalmente nelle forme in cui a v seguiva -ero. § 526. - La prosa arcaica preferisce la forma piena (amiivisti
audiveram ecc.); Cicerone Cornelio Livio fanno invece grande uso delle forme ridotte, in misura minore Cesare; gli arcaizzanti Sallustio e Tacito tornano volentieri alle piene. Ma fuori di eo e suoi composti (e, seppure in minor misura, di peto), -ii -iit nella I e III sg. pf. di verbi in -ire s'ono rari di fronte ad -ivi -ivit, similmente -iimu» nel periodo classico. Il tipo classico ideale del pf. di un verbo in -ire sarà pertanto audivi a1tdisti audivit audivimu.'J audistis audiérunt, audieram, audiero, audierim, audissem, audisse.
280
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 527. - Il d e p o n e n t e - p a s s i v o non ha forme sue di perfetto, ma le sostituisce con un perfetto perifrastico consistente del ppp. col verbo esse coniugato generalmente nel tema di presente: Pf. indico amdtu« -a -um sum es est, amati -ae -a sumus estis sunti pchpf. indico amo eram; fut. ant, amo ero; pf. congo amo sim; pchpf. congo amo essem; infinito amatum -am -um e amatos -as -a esse, cfr. anche il paradigma § 476. Si ha anche la perifrasi col tema di perfetto di esse (amiUus fui fueram tuero [uerim. fuissem, amatum tuisse), in cui il ppp. ha però più il valore aggettivale, e quindi invece di esse potrebbe usarsì un altro verbo qualsiasi indicante il rimanere, uno stato ecc.: si noti tuttavia che anche in Cicerone troviamo una ventina di esempi in cui la perifrasi con fui ecc. esprime il passivo allo stesso titolo che quella con sum ecc. § 528. - Nel piuccheperfetto e nel futuro anteriore indicativi, nel perfetto congiuntivo, il t e m a d e l p e r f e t t o è p r o l u n g a t o di un elemento -er- (dix-er-am dix-er-o dix-er-im), evidentemente lo stesso che -is- dell'infinito (dix-is-se) e quindi del piuccheperfetto congiuntivo (dix-is-sem). In greco troviamo un elemento -es- nel piuccheperfetto indicativo (èÀ€Àux'lJ -Yjç -€L da -€IX -€lXç -se per *-es-"/,,
L § 529. - 1 preteriti (imperfetto e piucenepertetto], I preteriti (dell'indicativo) hanno come caratteristica comune un suffisso -a-: anzitutto er-a-m er-a-e tratto direttamente
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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dalla radice es- (§ 552), indi pchpf. dix-er-a-m dix-er-a-s amav-er-a-e mowu-er-ti-s tetiq-er-ii-» tratto dal tema di pf. ampliato dell'elemento -es- (§ 528); negli imperfetti all'infuori di eram troviamo avanti questo -ii- un -b- (ama-b-a-m monè-b-a-m. i-boa-m, antico e volgare audi-b-a-m), che nella III e, quando la formazione non è in -iba-, nella IV coniugazione è a sua volta preceduto da -è-: leg-e-b-am audi-c-b-am. Astrazion fatta da questo -bo, noi abbiamo dunque -a- e, dopo consonante (compreso D, -e-n- come suffissi di preterìto. Ora noi troviamo: in lituano -0- (da -a-) ed -e- come formanti preteriti, ad es. gav-au III gav-o di gdu-nu ' ricevo', buv-au buv-o di bu-ti 'essere', nes-ia?7- nes-e di nes-ù 'porto'; dopo basi in vocale lunga si aggiunge pure -0-, questa volta coll'intermediario di -j- (che appare secondariamente immesso ad evitare lo iato: si tratta del suono di passaggio sviluppato in forme con -i- come dalyj-au di daly-ti 'dividere '): p. es. myle-j-au myle-j-o di myl-iù infin. myle-ti 'amare';
-c-
in islavo (ablg.) l'impf. si forma aggiungendo alla radice (da -c-) od -ca- (da -es-; cui si aggiunge ancora un elemento chjs proveniente dall'aoristo sigmatico. Lo -ca- slavo corrisponde esattamente, salvo lo -.i-, immesso, alt'-é-j-o- lituano: quindi nes-c-chu o nes-ca-chu 'portavo' di nes-ti 'portare'; in armeno l'impf. di "ee- 'essere' suona nella I pl. eak' da *es-a- ... ), e l'aoristo « forte », antico impf., ha come caratteristica -a- da -ii- in yare-a-y , surrexi ' (tema in -i-: impt. ar-i , surge '), erdu-a-y 'giurai '; e quello « debole» aggiunge -çalla radice ampliata con -a- in as-a-ç-i 'dissi' III sg. as-a-ç di as-em ,'dico', git-a-ç-i 'seppi' di git-em 'so', o con -eada -en-, sir-ea-ç 'amò' di sir-em 'amo' (III sg. sir-e-r-i ecc. con riduzione di -ea- ad -e- in sillaba non finale). Tralasciando la possibile esistenza di simili formazioni nel preterito debole germanico, ci limitiamo a constatare quella di preteriti ie. formati con -ii- o con -ca-o Che gl'i tal. avéa finia
282
GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA
leggéa ecc. e gli analog hi imperf etti francese, spagnolo, portoghese, sardo contin uino, attrave rso il volgar e latino, le forme in -ea- ecc. da noi presup poste, è stato sosten uto dal Grobe r (Archi v fur lat. Lexiko graphi e I, p. 228 segg.). Comun que, resta da vedere come -b- si è potuto introd urre nelle sequele -ali-ea- -ia- forma nti in antico l'impf. latino.
T L § 530. - Preme sso che nulla prova l'impf. osco fufans , non come si ritene va da fu- 'esser e' ma da fuf- di *bheudh- = germ. *biud-, p. es. in goto ana-bi udan 'ordin are', coll'-a- di § 529, darà da pensar e con M. Leuma nn, Indog. Forsch ungen XLII, p. 60 segg. che secondo il rappor to eram: ero sia penetr ato in *-ea- il -b- del futuro (quind i ad es. amaba m secondo amaM , su cui cfr. § 538), che ritorna in ant. irlande se, risale quindi a un antich issimo periodo della storia del latino.
T § sar. - Congi untivo . Il congiu ntivo latino assom ma le funzioni di congiu ntivo ed ottativ o, così come i due modi si sono fusi nelle lingue germanic he ecc.; in conseguenza, anche le sue forme conten gono elemen ti talora del congiu ntivo, talora dell'òt tativo ie. J futuri latini sono, almeno in parte, diretta mente o indiret tamente , antii-h i congiu ntivi (come il futuro greco non è altro che un eonziu nti vo dell'ao risto sìgmat ìco), e debbon o pertan to essere conside rut.i parzia lmente in questa rasseg na delle formazioni latine rlel modo. Tali formazioni hanno luogo: L § 532. - 1. A mezzo di -s-, nel congo preso delle coniugazioni II, III, IV: monea m moneà s monea t ecc., rispett ivame nte legam audiam (e legam audiam come I preso sg. di futuro della III e IV coniug.). Un congiu ntivo in -a- ritorna in oscoum bro (o. fa k i i a d = lt. jaciat) e in celtico (irland . do-bere = It. jerat); si tratta di uso modal e del preteri to in -ii- (come in eram ecc., § 529): genera lmente il preter ito (privo di aumen to, nelle lingue in cui un aumen to esiste) funge da impera tivo nelle lingue ie. (cosidd etto i n g i u n t i v o).
PARTE II. -
MORFOLOGIA
283
Come di norma in celtico, così talora nel latino più antico -ii- si può aggiungere alla radice piuttosto che al tema del presente (e questo è il caso pei presenti radicali della III coniug.): advenat attigas abstulas fuam ecc. Pl.; tale origine ha probabilmente anche inquam § 561. T L § 533. - II. A mezzo di
-e-.
C't) nel futuro di III e IV coniugo all'infuori della I sg. (leges legemus, audies ecc., ma I sg. legam audiam)j -é- ha anche il congo preso della I coniug., amem ames ecc., ma qui si può dubitare se la forma risalga ad *amaj-e-, cioè abbia -èaggiunto al tema di presente in -aj(o)- (cfr. amo da *amajo e così via), ovvero ad *ama-ie- in cui il suffisso -ie- di ottativo (§ 536) si sarebbe aggiunto alla base in -a- (od -d-): forse ambedue le derivazioni sono confiuite nella forma latina, e quella ottativale con -je- può venire particolarmente scorta in temi radicali come ste-m da *stJ-jc-m (cfr. gr. O"'t"C'tL1jV) e così via. Quanto ad -e-, vi sono due modi di spìegarlo. Si può vedere in esso il corrispondente dell'n greco in MY1jLç MY1jL À€Y1j't"e, ma vi è un imbarazzante momento in questa ipotesi: la diffusione di -e- a tutte le persone (salvo la I coniug., se amem è da *ama-ie-m), anche alla I e III pl. che in gr. hanno Wj e seppure per la I pl. si potrebbe ricorrere all'analogia dell'indicativo, dove per effetto del § 42 si dice legimus (da -o-mos) come legitis ecc., ciò non va per la III pl., ove a ogni modo potrebbe aver infiuito sulla sostituzione dell'antica forma il fatto che questa, dopo il passaggio di -ont ad -ont (§ 27), si sarebbe confusa coll'indicativo. Si può anche supporre che viceversa il greco secondo l'indicativo avesse variato un originario paradigma con solo -1j- in uno con -1jed -w-: ma è opinione affatto gratuita, e più probabile è che -eto- di MY1jLç Myw!J.ev ecc. siano sorti dall'aggiunta di -e/ocome distintivi di congiuntivo (t-o-!J.ev t-e-'t"e ecc., cfr. in lt. eris erunt § 537) ad -e/o- vocale tematica propria del tema di presente (in À€ye-Lç Myo-!J.ev). Meglio è pensare che, come l'-atrattato or ora, così anche questo -è- sia un antico suffisso di preterito, e precisamente quello che in lituano abbiamo visto
284
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
alternarsi con -ti- (nes-e 'portò' di fronte a bùv-o 'fu '), in ablg. con -ea- (nes-e-chu di fronte a nes-ea-chu 'portava ') nella. formazione dei preteriti. Un -é- come suffisso di congiuntivo ritorna in oscoumbro, sia nel congo pf., o. t r i b a r a k a t t - i - n s (i da e) 'aedificaverint' sa k r a f - i - r 'sacratum sit', sia in quello pres., o. sa k a h - i - t e r , sacretur' (dove però s'affaccia lo stesso dubbio che pel lt., se si debba partire da -ai-e- o da -a-ie-). T L § 534. - ~) Questo elemento -è- appare in oscoumbro anche in fu - s - i - d = foret, h] e r - r - i - n s 'caperent' (rr da rs per r-i-si, p a t e n - s - i - n s 'aperirent', congiuntivi cioè tratti da una formazione sigmatìca di carattere aoristale. A questa formazione corrisponde il congo imperfetto latino in -rè-: amarem amares ecc., monèrem, legerem, [acerem, audirem. Qui si ha da partire da aoristi quali *fu-s- *sta-s- ecc. che hanno dato con i temi di congiuntivi *fuse- *stase- e simili; di qui anzitutto, secondo *fu-se- (> fore-), es-sè-, velle- da *vel-se(essem ecc.); quindi secondo il rapporto di queste forme coi rispettivi infiniti *fusi (fore), *stasi (stare), esse, si è propagato il modulo: infinito preso + -e- = tema di congiuntivo imperfetto.
-è-
§ 535. - y) Né la cosa si è fermata qui: il fatto che un impf. congo potesse così derivarsi da ogni infinito presente ha chiamato in vita il congiuntivo piuccheperfetto, ricavabìle dall'infinito perfetto collo stesso sistema, della giunta di un -è-, Quindi amavissem amavisses da amavisse, come monuissem da monuisse, legissem da legisse, jecissem tetigissem dixissem audivissem dai rispettivi infiniti [èeiese tetigisse ecc.
T L § 536. - III. Il suffisso di ottativo ie. era -f:.e- in alternanza con -i- (§ 70): cfr. gr. €t'Yjv dfL€V da *es-ie j*es-i-, sanscr. sylim III pl. sy-ur 'siem sint " dvi~-yli-m dvi~-y-ur 'odissem odissent ' e così via. In lt. corrisponde appieno l'antico paradigma siem si es siet : simus ecc. (più tardi conguagliato in sim sis sit simu« ecc.). Abbiamo incontrato la forma forte, -f:.e-, come
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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probabile ingrediente del congo preso di I coniugo (*sta-iem). La forma debole ha servito invece, oltre che in velim velis di volO § 554, per trarre il congo pf. dal tema del perfetto ampliato con -er- da -es- (§ 528): amiiver-ì-m amiiver-i-s amiiver-i-mus ecc. Nella III sg. (§ 135) e nella III pl. (§ 27) 1'+ doveva abbreviarsi, e ciò avvicinava il perfetto congiuntivo al futuro anteriore che aveva -i- in tutte le persone salvo la I sg. (§ 539), col risultato che i due paradigmi han finito coll'assumere indifferentemente la lunga o la breve: quindi congo pf. anche amiiveris amiiver'i.m1ls e così via. Per le forme con-erim (e fut. -ero) indipendenti dal tema di perfetto, come adiuverit ecc., vedi § 551; e cfr. il tipo fax6 faxim § 541. Un ottativo aoristo (non sigmatico) abbiamo in duim § 559, tulit (: tulam abstuliis §§ 532.490), tagit Pacuv. : tagam id.). T L § 537. - Futuri. I futuri latini, come si è detto, sono in origine dei congiuntivi, sviluppati dal valore volitivo e debitivo di questi. Abbiamo dunque: L oc) Il futuro ero eris della radice ee-ç . aggiungente al tema-radice la vocale tematica, che nelle formazioni atematiche serve appunto a indicare il congiuntivo: cfr. scr. as-a-si , che tu sia', ds-a-ti ' che egli sia' (asi as-ti ' sei, è'), gr. (-O-fLev di (-fLEV, 't"ELa-O-fLEv: ~-'reLa-oc ecc. Cfr. anche il fut. anteriore inter-du6 § 559.. L § 538. - ~) Il futuro in -bo -bis, colle stesse desinenze di erti eris (§ 537), ha la sua corrispondenza, oltre che in falisco (pipafo , berrò' ecc.), nell'ant. irlandese: léicfea 'lascerò', -léiciub id. di "leiq> 'linquere', con -I-/-b- risalente ad ie. -S!{-, che in latino è in parte continuato con -b- (§ 88; ou. c falisco -1-); risaliamo così a un antico futuro in -s'!t-o/e- derivato da temi nominali in -Slt- tratti dal desiderativo come scr. sitIasu- , desiderusu di uttenere ' da si-sa-s-a-ti ' desidera di acquistare', rado san- ecc.; dal desiderativo in -s- (§ 497) sono tratti anche,
286
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
con a ltro suffisso, il *-si..o- di SCI'. dha-sya-mi lit. dé-siu ' porrò' ecc., e il -so- di gr. &~-crw. Il futuro con -bO si restringe alle coniugazioni I e II, arcaico e volgare anche alla IV (audibo; sempre ibo), dove cioè la radice o la base terminava in vocale lunga, non in consonante. Cfr. Homenaje a Antonio Tonar, 1972, pp. 383-393. § 539. - y) Secondo l'analogia di aandbii : amabam, di sul pchpf. in -eram è stato fatto il futuro anteriore in -ero: amavero -is -it -imus -itis -unt (Pl. dèvitaverunt 'avranno evitato '); presto però (in generale già Pl.) ha avuto luogo l'estensione di -i- alla III pl. (amaverint) e poi la confusione col pf. congo in seguito alla quale l'-i- tematico può anche esser lungo (§ 536): quindi amavero -is -it -imus -itis -int, e monuerii lègero fècero audivero ecc. Nella I sg. rimane però l'antico -o.. § 540. - II. Nelle coniugazioni III e IV abbiamo i futuri
legam leges leget legemus legetis legent, audiam audies ecc. Qui dunque un congiuntivo con -a-, ristretto alla I sg., parrebbe essersi unito con un congiuntivo in per formare il paradigma: strano il comportamento della I sg. rispetto a quanto ha luogo in altre formazioni con -e-, e cioè [acerem [acere«, essem eseèe, [uissem. fu.isscs e, se di origine congiuntivale, amem amè«. Comunque, le I persone dicc facic usate da Catone hanno l'aria di formazioni analogiche. Forse l'aporia potrebbe condurre a ritenere che in origine il futuro fosse identico al congo pres., che si dicesse pertanto legam leçae, [aciam facias, audiam audiiis ecc., che poi per effetto del passaggio di -ia- a -iè- in ultima sillaba avanti certe consonanti, specialmente -s (§ 134), si sia differenziato faciam audiam: [acièe audics *faciet *audiiJt e inseguito da queste due ultime persone, secondo [aeerès *faceret [acerèmus ecc.; essè« *esset essèmu« ecc., l'-e- si sia diffuso all'intero paradigma, evitando (salvo l'estrema conseguenza di Catone, e di alcune altre forme: recipie ostende attinge Fest. e P.F.) la prima persona sg. Da faciam/facies audiam/audiés ecc. iI nuovo tipo di alternanza sarebbe poi stato adottato per leqomfteçee ecc. in luogo di legamflegiis.
-è-
PARTE II. -
MORFOLOGIA
287
T § 54]. - III. Le desinenze di antico ottatìvo -im -ts -it ecc. e, per la prima persona sing., anche quella odi congiuntivo che troviamo in ero, hanno formato dei congiuntivi con valore di futuro od ottativo da temi di aoristo sìgmatìeo (cfr. anche il detto sopra a proposito del congiunto perfetto, § 536), anche fuori di quei perfetti che serbano la forma di tali aoristi: quindi faxo confexim defexit, capso (1) accepso incepsit, rapsit subrepsit, adempsit surempsit 'distulerit' Fest., occisit Fest., parsie, ulso (di uleiscor, corretto da « ullo pro ultus [uero )) Att. ap. Non.), omieeis, eeceeeie, axim adaxint, taaii« (tango), obiexim obieeie iniexit, aspexit, induxis, ausim. -is -it -int, iusso Verg. iussim iussis -it, a1txitis, noait, sponsi« ecc.: tutte forme arcaiche (specialmente presso Pl.), salvo faxo faxim ed ausim usati anche da scrittori classici, presso i quali le altre si trovano solo quando essi arcaizzano professatamente (Oic, de leg., Livio), Si tratta evidentemente di formazioni assai antiche, almeno nel loro nocciolo fondamentale. Si noti che efieeie iniexit ecc. non hanno l'e di feci ieci, sibbene e da a di faxim *iaxis (secondo § 44): adaxim ha il suo a secondo adactus § 25. T § 542. - Da basi in a, e (non i) con perfetto debole (in -vi, -ui) troviamo formazioni simili con -sso: amasso amassis çtmassint, aoerruncsssit, occenuusit, indicasso, eeoseulaeeiti«, kabessit prohibessis -it, licessit: anche alcuni infiniti, aserrwncseeere, reoonciliassere. Qui il punto di partenza va scorto in infiniti perfetti di I coniugo come amasse indicasse ecc. per r-avisse: secondo il rapporto di esse essem. a sim, da amasse amassem si è fatto amnseim, da indicasse -ssem indiciissim, e così via, forme che venivano attratte nella cerchia di quelle adiixim, ~biex~ ecc. ora trattate, e quindi assumevano valore di futuro.-, e generavano anche, come faxo capso, anche amiisso indicasso: il rapporto amasso: amiire, indicasso: indicare ecc. provocava poi il sorgere di alcune simili forme per verbi in
",-----
(l) Che copsi» possa essere in parte compositum ex cape si vis (> sis § 34), va forse concesso a Cicerone (ap, Quint. I 5, 66).
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GRAMMA TICA LATINA STORICA E COMPAR ATIVA
-ère (prohibessit licessit: prohibere licere), ed un isolato ambiss int (trama ndato -ent): infine dalle prime person e in -o, intese come presen ti di deside rativi del tipo viso, Plauto ha tratto i pochi infinit i in -iissere. L'uso di queste forme ha gli stessi limiti che quello di taxo ecc. Si notino alcune forme di passiv o: iussitu r (Cato), mm'ciissitur, turbiissitur Cic. Leg., taxitur (Livio, in una rogatio ). L
§ 543. - Imper ativo.
L'impe rativo è caratte rizzato dalle desine nze: il tema è quello stesso dell'in dicativ o.
Note ai Paradigmi (§§ 475.47 6).
T § 544. - Sistem a del prese nte. PRESENTE INDICATIVO. I C o n i u g a z i o n e. Forse in amant, non *amau nt abbiam o ancora un resto di coniug azione atema tica; ma è anche facile che dalle altre person e ii si sia sostituit o ad au nella III pI. II C o n i u g a z i o n e. Da -es -et (> -et § 135) -etis con per -"i-ie-, l'-e- si è diffuso alla I e III pl, dove si dovreb be avere *-eum1U~ *-eunt da *-~o- (o coniugazione atema tica, vedi sopra '); meun! (TibulIo-Lygd.) doleunt (iscriz.) sono innova ti di su -eo secondo -iunt: -io nella III e IV coniugo o anche su eunt di eò (ire).
-é-
III C o n i u g a z i o n e. III pI. ancora -ont in cosentiont (12 2, 9), nequin ont Fest. ecc., oltre il tremonti del Carm. Saliare . Nella I pI., volumu s quaesumus hanno la varian te u di i avanti m (§ 42), mentre altrove -i- si è stabili to per analog ia con -is -it -itis; questa analog ia non esistev a per oolumue (vis vult vultis l), e le forme con i di quacso son troppo poco usate per infiuire su quaesumus. Forme con vocale lunga conser vate avanti -t della III sg.: ariit habè: scit, tutte di PI. che ha anche la breve.
PARTE Il. -
289
MORFOLOGU.
§ 545. - IMPERFETTO INDICATIVO. Con vocale lunga nella III sg. ponebfit Enn. (e mandebat id.). - Nella IV coniugo -ibam è presso Plauto più frequente di -ièbam. (scibat, exaudibam ecc.); in seguito le forme oon -i- sono raramente usate (polibant Verg., molibar Ov., grundibant Olaud, Quadr., mollibat Apul.); esse sono però presupposte dalle lingue romanze (it. udivo eec.), § 546. - FUTURO. II coniugo dèleam. ecc. Vulg. per delebo secondo il modello della IV coniugo (audiam: audio = deleam: deleo). - III coniug.: reddihO Pl. di reddere è da red-dabO, conserva perciò il senso per l'antica composizione, scomparso nella formazione di reddam; ma nella I sg. troviamo exsugebO Pl. (Epid. 187), dicebO 'I.,ivebO Novio (di sui rispettivi imperfetti). T § 547. - PRESENTE CONGIUNTIVO. Conservazione di antica lunga avanti -r, -t: utar taciat amet Pl. ece.: nel congiuntivo la lunga è abituale presso i poeti più antichi.
IMPERFETTO CONGIUNTIVO. Anche qui I'abbrevìazionedell-savanti -r, -t è posteriore a Plauto.
T § 548. - IMPERATIVO PRESENTE. Le finali
-a -e
-i di II sg.
sono soggette ad abbreviazione giambica (§ 28) presso i poeti più antichi (ama tace Pl. ecc.), e alcune forme fossilizzate come semiparticelle hanno serbato la breve, cave puta: altrimenti la .lunga è in seguito regola. Da dico duco tacio (per tero cfr.§ 557) troviamo gli imperativi apocopati dic duc taci ma nella lingua più antica (Pl. Ter. Lucil. Cato) si trovano anche le forme intere, dice duce tace (composti -dio, ma edice Verg.; -diic; ma per-fice ecc. perché il vocalismo radicale era mutato rispetto al semplice). Nota anche inger Oatull., inoltre la particella em = eme ed heus, probabile antico imperativo di *gheus- 'udire', § 93 Nota. § 549. - IMPERATIVO FUTURO. Ancora -tod in violatod datod suntod di antica iscrizione (12 2, 366); -tD colla breve. (salvo casì di abbreviamento giambico) in poeti dell'età augustea (estO Ov.) o posteriori. - Nel deponente-passivo troviamo usate anche le desinenze attive, dep. circumplectito Cato, .utito id., passivo 19* - V. PISANI. Grammatica Ialino storico e comparativa.
.
J
l
I
I
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2!l0
GRAlIIlIIATICA LATINA STORICA E CO:lIPARATIVA.
censento (12 2, 583); e tuento patiunto sono arcaismi usati da Cicerone nel de Leg. T NOTA. - In 12 2, 401 le forme fundatid parentatid sono oschìsmi (si noti nella prima fUMare per fundere, cfr. § 435) in cui alla base segue il suffisso osco di perfetto -tt- e poi -id per -è-d, L'altra forma della stessa iscrizione, proiecitad, dev'essere scritta erroneamente per proiecatid' e derivata come le precedenti da un pro-ièciire = pro~eere.
§ 550. - Sistema del perfetto.
PERFE'I'TO INDICATIVO. III sg. volgare con sincope triumphaut edukaut ecc., onde it. trionfò, educò: s'hanno da metter sullo stesso piano forme plautine con -avit monosillabico Y III pl. -èrun: non si trova in Pl. col perfetto sìgmatìco, ed è usato dagli scenici solo alla fine di verso o di kolon: -ère ed -èrwn: appaiono in epoca antica usati indifferentemente: ma dalla seconda metà del II sec. a. C. è usato nei monumenti più importanti solo -èrunt, che è più frequente delle altre due forme già in Pl.
T § 551. - FUTURO II e CONGIUNTIVO PERFETTO. Si trovano forme in -ero -erim indipendenti dal tema di perfetto: adi1J.verit Pl., i1J.verint Catull., moneris Paeuv., siris siritis sirint Pl., da cui si vede che questi « ottativi II erano in origine formati direttamente dall'aoristo sigmatico: cfr. § 536. Quanto alla prosodia dell-é-, in epoca antica il congiuntivo ha di norma la lunga anche nella III sg. -it (-i- per abbreviazione giambica l), il futuro la breve (ma addUxerit Pl. Merc, 924); in seguito è generale la forma colla breve per ambedue i paradigmi, e solo sporadicamente, per l'uno e per l'altro, compare la lunga.'
Alcune" anomalie ".
T L § 552. - I.
TI paradigma di questo verbo è combinato di derivati dalle due radici es- e fu- (*bheu-~-). P re s e n t e: sum es est sumus estis sunt, cfr. scr. d-smi asi asti smd« sthd ESSE.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
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santi, gr. El [.L L (eol. ~f.L(.LL) et €(rrt Écr(.LÉv È:crTÉ Elcrl (dor. EVT(). II paradigma greco ha nella I e II pl. il vocalìsmo normale della radice, secondo il sg. e secondo la III pl. èV"t't da *~v-"t't = gt. sind o. s e n t ecc. (l'abolizione dello spirito aspro per analogia delle altre persone, specie èa"t't); il SCI'. conserva perfettamente l'antico stato di cose. Il lt. sunt da *sonti (come tremonti § 468, gr. ì.Éyovn ecc.) è uguale all'ablg. satU e proba• bilmente antico; secondo esso si è. rifatto *smos (= SCI'. smas) in *somos > sumu« (§ 15) che ha recato seco il rifacimento di *e.~mi in sum (cfr. la contrapposizione ÀÉyw Àé:yofLe:v Àé:YOV"t'L con -()- a, Àsye:Lt; Àé:ye:L ÀÉ:ye:"t'e: con -e-); estis è per *stis secondo es: quest'ultima forma suona in Plauto anche ess, cfr. l'omerico :Gd rifacimento di d = SCI'. asi ie. *esi. Un esum è costruito' da Varrone ; l'('.~.n:s tramandato per Accio sta forse per eseis, dr. appn-sso: simu« per SI(,1n1(.~, forse dall'osco dove abbiamo s i m = ,~U11/. si trova fin dal I sec. (era adoperato da Augusto e ritorna nelle lingue romanze). Un futuro col suffisso -sco(§ 4!J~) abbiamo nell'arcaico escit ' erit ' (XII Tab.), euperescù, cfr. armo congo i~c ' sit' da *es-ske-ti. . I m p e r f e t t o eram da *es-a-m § 529; f u t u r o e1'O (esed ~, l; III pl. talora erint secondo il fut. anteriore § 539) da *l'S-U § 537; c o n g. p l' es. sim (antico siem. sie.~ siet simus ecc. accanto a sim si« sit, Pl. sit; III pl. arcaica sient da *sl-ent come SCI'. sy-ur, rifatta, in sint come il resto del paradigma) § 536; c o n g. i m p f. essem da *es-se-m e jorem da *fu-se-m § 534; i m p e r a t i v o es este, esto est6te sunto (antico est6d sunt6d; sunt6te in una glossa); p a r t i c i p i o prae-sen« ecc., e s6ns usato come sostantivo 'il reo'. F
P e l' f e t t o fui ecc. (o fui fuvi § 29) dalla 'l'ad. fff,- che dà pure, col suffisso -a-, l'arcaico congiuntivo fu-am, [orem (v. sopra), inoltre il partic. fut. fuUÙus e l'infinito [ore da *fu-se (§ .566). Composti: dèewm. des dest àeram (scritto anche deeram, e così via); j!l'usum prad-es pl'u-flli prad-esse; ecc.
19- V. PISANI. Grammatica latina storica
l'
comparativa.
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p,RAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
T § 553. - II. Posstnr. Su di esao cfr. §§ 460.519. P re s e il t ~ i il d i c. possum potes (pote§!i Pl, come ess, § 552) potest possumu« potestis possunt, i m p e l' f. poteram, f u t u r o potero (III pl. anche potcrint come erint § 552); c o n g i u n t i v o p re s. possim (possiem ecc. Pl., § 552), i m p f. possem tpotessem. Enn.; potissem Lueil., forse apJqJogico per potis essem, così come in periodo arcaico tornano qua e là le forme acomposìsionali potis es poti« sint potisit). P e l' f e t t o potui ecc. Forme isolate di p a s s i v o: potestur Enn. Pacuv. Lucr., poteratur Oael, Antip., possitur Cato, possetur Claud. Quadrig. T L § 5M. - III. VOLO. P r e s e n t e volo vis volt volumus 1lOltis 110lunt (dalla fine della repubblica vult 1:ultis). Salvo la I sg., iu cui -o è subentrato a -mi, una formaziq1}q atematica in cui volt è da *,!!:el-ti (§ 14), mentre il vocalismo del plurale può anche essere di grado o: *,!!:!-. Su -umus cfr. § 544; 1)is, antico veie da »oi« (questo 122, 4; cfr. § 20) risalirà a *t:ols da *uel-s rif~to dopo che l'antico *,!!:el-si aveva dato, attraverso *velli,vel usato come particella (cfr: ital, mtOi - vuoi). I m p f. vo7~hlfm f 11 t. oolem. sono normali; ffla o avanti l + e è analogo a quello del presente (cfr. § 14): Invece vel- avanti vocale palatale o con -ll- si trova nel p l' es. c o n g. pel-i-m vel-i-e antica forma 4f ottativo (~ 536) e nell' i m p f . c o n g. vellem da *vel-se-tr~ (§ 534) coll'ìnì. velle da *vel-se: li tema del p e r f e t t o ha coniugazione regolare (volui eee.). Nota sis da si vis e 8ultis da *sei (v )oltes attraverso *seoltis § 32. C.ol\IPOS'l'I di polo sono: I. nolo da *ne-volo nevis nevolt (posteriore 1ton vis non vult) nolumus non vultis ni5lunt, nolebam, nolam, nolim, nollem; da nolis nolit nolitÙ: si è fatto P i m p e l' a t. noli nolito nolite secondo a'1fdis ttudit auditis: audi audito awlite (neli di una glossa presuppone un congiuntivo *nelirn rifatto forse secondo velim). - II. malo da maIJolo §§ 460.33, mavis mavult ecc. come nolo; ancora in Pl. isolatamente mavolo mavelim e, sempre usato, mavellem.
PARTE II. -
MORFOLOGIA
298
T L § 555. - IV. Bo. P re s. i n d i c. eo is it (ancora it Pl.
Enn.) imus itis eunt (int gloss.), passivo itur. Eo da *ej-o per *ei-mi = ELfLL scr. emi con sostituzione di -o a -mi come in volo; is it atematici , d eL(jL scr. é~i éti da ei-, secondo questi i-mus t-tis per io, cfr. ~fLev he scr. imds ithd; anche eunt col grado normale della radice (da eo) per *ionti cfr. scr. y-dnti. I m p f. i-bam (§ 530; tardo exièba: rediebat come a1tdiebat cfr. is: audis ecc.), fu t .ibo (redies Apul, triinsiet Tibull., Itala, Tertull. come audies audiet), p re s. c o n g. eam da *ei-iim (ambiiimus Cic. come audiiimus), i m p f. c o n g . irem da *ei-.~e-m, i m p t. i da *ei come es § 552 (gr. ~1t-eL, homo d I)' ~ye) ito, p a r t i c. ièn« = scr. yrtnt- euntem = gr. t6v't'-(x § 242, con e- secondo eunt, i n f. ire; R-~!} e t t o ii § 525 (ed ivi; in-it Lucr., abit Lucil., adisti Verg. ecc. § 524) e così via (adieset -ent adiese P 2, 581 con e scritto per ei = i § 21): p p p. ad-itus Pl. ecc., ma amb-itu» Ov. come audittts, su P i n o itum: i composti, come si vede, tendono a regolarsi sulla IV coniugo - Come si è visto (§ 454) nequeo è composto di eo, e queo ne è stato ricavato secondariamente: perciò la coniugazione di questi due verbi coincide con quella di eo (ppp. quitus Ter.). L § 556. - V. BDO. Come in sum e volo, troviamo in questo verbo l'ingresso nella coniugazione tematica delle prime persone sing. e pl. secondo la III pl., poiché nella coniugazione tematica queste tre persone avevano o come uscita del tema, contro e delle altre, laddove le seconde persone e la III sg. rimangono atematiche: edo es est (passivo estur Pl.) edimus estis edunt (cfr. lit. èd-mi scr. dd-mi ecc.), i ID P t. es este estO, c o n g. i m p f. essem i n f. esse: la lunga in rifatti *ed-si ecc. per la legge di Lachmann § 25. I m p f. i n d . edebam (tardo). O o n g. p re s. edim edis (§ 536); solo dopo l'inizio dell'era volgare sorge edam ediis, così pure il preso edo edis « regolare» di III coniugo P e r f e t t o edi ecc. (tardo e volgo edidi secondo edidi di e-do). S u p i n o esum ecc.
294
GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
§ 557. - VI. FERO [ere fert ferimus fertis [erun: da un antico presente atematico (cfr. gr. rpép't"e, SCI'. bi-bhar-mi e bhér-ti III sg.) accanto a cui doveva però già al tempo dell'unità ie,
essersi sviluppato il paradigma tematico che ritroviamo in SCI'. bhdrati gr. rpépeL gt. bairi]. ant. irland, berith 'fert' ablg. bereiù; atematici anche l'i m p t. fer ferte (= rpép-re), il c o n g . i m p f . ferrem da "[er-sè- § 534, l' i n f . [erre da "[er-se; del resto come lego. Il p e l' f e t t o forma il suo tema dalla radice *tel- (in toZZo da *tol-no, *t!-no § 490): tu li ecc., tipo di aoristo radicale (§ 506 Notaj e tetuli § 509); dalla stessa radice il supino latum da *tl-ii-tu-m.
L § 558. - VII. Do diis dat damus datis dant. L'antica coniugazione doveva essere *do-mi *do-si *do-ti *da-mos ecc. con variazione o/a (cfr. gr. Ò(ÒWIl-L: ò(00ll-ev, SCI'. dddiimi dddiisi dddiiti dadmds ecc.); la I sg. è al solito passata alla coniugazione tematica, questa volta eliminando il -mi desìnenziale, la II e III sg. hanno cambiato il loro o coll'a del plurale, ma in seauito secondo stàs : suu (da stiit § 135) si è fatto das: dat (mai *diit, nemmeno in Plauto), similmente l'antico imperativo *dii date (ancora in cedo con abbrev. giambica § 28, cette, § 456) è passato a da (cfr. sta) date. Del resto, come nella I coniug., ma sempre con ti: diibam dabO darem dare, congo preso dcm des cfr. ÒOL-tjV òO('IJ~ < *da-je- e §§ 533.536. Il presente radicale ritorna in armo (ta-m ' dò' ta-mk' 'diamo' con generalizzazione dell'a) e forse in lit. duo-mi ablg. dami 'dò' (duosti dastu 'dà' ecc. sono rifacimenti secondo èsti jasti/, 'mangia ': imi jami 'mangio' rado *ed-); invece gl'. e SCI'. hanno il preso raddoppiato, O(ÒWIl-L dddiimi, cfr. peligno dida 'det'. T L § 559. - I composti del tipo antico (red-do pro-do) sono entrati completamente nell'analogia della III coniugazione (grazie all'indebolimento in -1,- dell-è- radicale: pro-ditis da pro-datis ecc.) e si coniugano come lego; l'antica coniugazione si serba ancora nel futuro plautino reddibO da *red-dabO, cfr. § 42. - Ma cireumdare è posteriore agli effetti della intensità iniziale. - Una
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MORFOLOGIA
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parte dei composti con -do appartiene alla radice *dhé-, cfr. §§ 96.496 Nota. Una. forma allotropa della radice, *dou-, per cui cfr. il greco cipriota inf. 80f -éVOCL, il lit. dov-ana ' dono', il falisco dou-iad , det' ecc. si trova ancora in forme quali duim perd1dm e fut. anter. inter-duo (tutti Pl.), ottativi e congiuntivi di un aoristo radicale, cfr. § 536; altre forme sono creduis creduiis (con attrazione di credo, rado dhé- § 460, nell'analogia di do), addues ecc. L § 560. - VIII. FIO. P r es. fio fis fit (Pl. fU) ecc. I m p f . fiebam, f u t . fiam, c o n g. p r es. fiam, ma c o n g. i m p f . fierem i n f i n i t o fieri (presso gli scrittori arcaici talora [ierem ecc.): la radice è *bh'f!-i- § 116; non chiaro il rapporto fra i ed i (questo solo avanti -er-). Da p e r f e t t o funge factus sum; ma un arcaico fUum est si trova in Livio Andronìco, così come arcaiche sono le forme passive fUur e fiébantur. T § 561. - IX. INQUAM inquis inquit inquimus inquitis inquiunt; la I sg. è un congiuntivo. I m p f. inquibat, f u t. inquies inquiet, i m p t. inque inquito, c o n g. p r es. 1:nquiat (tardi, inoltre, inquio inquo e inquiens): sono formazioni di un tema aoristale "en-squ- come gr. homo ~-a1t-E-'t"E da *èv-a1t- accanto a cui è rimasto l' i m p t. P r es. arcaico inseque insece = homo ~WE1tE da *èv-aem:. § 562. - X. Ano ais ait aiiunt (Pl. ais ait) c o n g. p re s . aiiat, i m p f. aiiebam ed aibat (Pl.) ecc., p e r f. ait è quanto resta. di una radice ag- 'dire' (gr. ~ da. *~y-'t", (iv-wy-oc cfr. adag-ium) con preso *agio > aii.o, *agiesi > *aiis > ais ecc. Cfr. § 82. § 563. - XI. Di FARI sono impiegate solo le forme di p re s . fat'ur fantur, l' i m p t. fare, l' i n f i n. fari farier, il p a r t i c . fans, fandus fandi fMu, il fu t. fabor e le forme perifrastiche
del sistema di p e r f e t t o (fatus ha valore passivo l). La radice è quella *bhii- di cpOCflL c?YjflL ecc. § 564. - XII. Solo nel perfetto, ma con valore di presenti
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(che è quello antico del pf.), sono usati memini (che ha anche un imperativo memento mementote), coept (più antico co-ep; di ap-io) e odi (cfr. od-ium). § 565. - XIII. Nota infine le forme di saluto avi (hav'i; in esso debbono essersi fusi un antico ave e un havo punico), salve (probabilmente in origine l'avverbio di salvus) e »alè, che hanno sviluppato dei plurali avete salvete valete, e alcune altre forme: salvebis »alèbi« avere salvere valere, cura ut oaleas. Aveas aoèrem avébo s'incontrano solo in epoca tarda.
Il verbo infinito. L § 566. - 1) L'infinito presente attivo si forma a mezzo di -se (-re dopo vocale) aggiunto al tema del presente: es-se, cel-le (nolle malle; -ll- da -ls- § 83), es-se di ed-o, [erre (-rr- da -rs- § 83), i-re, da-re, sta-re, implè-re, ama-re, monè-re, leçe-re, cape-re (da -i-se § 18), audi-re; [ore da *fu-se § 18; poese (ant. potesse). Si tratta dell'antico locativo di un astratto verbale iT'II- come scr. prà-s-i = plère da *ple-s-i; cfr. dasi che in PF. è interpretato dari ma molto probabilmente sarà un infin. attivo, uguale quindi al posteriore dare. Desinenza dativale ha invece il scr. jiv-as-e uguale in tutto, salvo appunto nella desinenza (che è di dativo), al lt. viv-er-e « *g,!!i,!!-es-i). N ota, con sincope mediana o finale, gli arcaici o volgari suependre (IV 1864), oedre (12 2, 366), tanger (12 2, 501), biber dare (Cato) ecc., e i volgari haber [ecer eec.; volgare e tardo esse-re, inoltre potere di su pot1~i secondo monère : monui. Di fio si adopera fieri concordemente all'impiego di questo verbo come passivo di facio, ma fiere è testimoniato per Ennio e Levio. T § 567. forma:
2) L'infinito presente deponente-passivo si
IX) Dal tema di presente della III eoniug. a mezzo di -i
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MORFOLOGIA
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(legi capi) che appare scritto anche -ei (solvei mittei darei legei), ma in epoca in cui la distinzione fra gli antichi -i ed -ei non era più sentita, per cui la grafia non ha alcun valore probativo circa la forma originaria della desinenza; ~)
Dal tema di presente delle altre coniugazioni a mezzo di ori (amari moneri audiri; inoltre ferri fieri dari ecc.); T y) Colle desinenze -ier o -rier a seconda delle coniugazioni, parallelamente ad (l. e ~: testarier viderier loquier opperirier. Queste forme in -(r)ier sono arcaiche, e dopo Catone e Lucrezio usate solo raramente, coll'intento di dare al discorso una patina arcaica. T § 568. - Da ~ non sembra si possa staccare il pakari ' pacari' dell'iscrizione di Dueno (P 2, 4): poiché l'iscrizione è anteriore al rotacismo e alla monottongazione di -ei, questa forma ci farebbe risalire a un antico ori contraddicendo l'opinione che ori possa corrispondere al -se degli infiniti dativali sanscriti come jivase (per cui cfr. § 566) ed -i a quelli come -aj-e, apparentemente uguale ad ag-i (§ 155). In tal caso, -r- sarebbe il solito elemento mediopassivo che abbiamo trovato nelle desinenze personali (amo-r ecc.§ 471), ed esso ritorna come finale di -ier, cosicché un infinito come amarier conterrebbe due volte tale elemento (amarim',pare bene il risultato di una contaminazione fra i tipi amari e legier); quanto a -t, esso potrebbe rappresentare un antico -ie, come nel vocativo tili, e cioè l'-ie- di -ier, conservatosi avanti or: ciò renderebbe probabile il confronto di -ie- (> -i) collo -ya che in sanscrito forma gerundi (-vrtya 'volgendo' = oeru, vortie-r) e che in origine parrebbe strumentale di un tema in -i-o § 569. - 3) L'infinito perfetto attivo si forma aggiungendo -isse al tema del perfetto: amao-isee monu-isse leg-isse cep-isse audiv-isse. Si tratta evidentemente di -se (cfr. § 566) preceduto dall'elemento -es- che abbiamo visto trovarsi alla base delle formazioni di piuccheperfetto ecc. (§ 528); -isse per -esse (come nel pchpf. cong.) secondo -isf'i -istis nelle II persone del per-
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fetto indicativo (§ 470; es, estis: esse = fuisti fuistis: fuisee). Nel deponente-passivo il perfetto ha per l'infinito, al solito, la formazione perifrastica: amatum esse ecc. § 570. ~ 4) L'infinito futuro attivo è costituito dall'accusativo del participio futuro atti vo in -tùru« (§ 210) tratto dal tema del supino (§ 573), seguito o non dall'infinito esse: facturum -am -16m, -os -as -a (esse); la forma senza l'infinito esse è la più comune in periodo classico. Nel latino arcaico si trova spesso -tùrwm. (senza esse) per tutte le persone: pollicito scse factumm omnia (Cato) ecc., c questo dev'essere l'aspetto più antico. Probabilmente facturum è modellato secondo il supino factum in ragione del rapporto che si scorgeva tra facturus e il ppp. factus; solo secondariamente si dev'essere addivenuti all'accordo tra l'infinito futuro e il numero e genere del nome o pronome cui esso si riferiva, quando il parallelismo tra facturum e il supino [acium. non era. più inteso, e si pensava invece alla costruzione del ppp. [actus, § 571. - 5) L'infinito futuro passivo tipo redditum iri è foggiato, coll'applicare a ire la forma passiva in ori, dalla comune locuzione costituita dal supino in -tum col verbo eo (eo quaestum Pl.; passivo: contumelia quae... mihi factum itur
Cato); ·come in tale locuzione viene in seguito, almeno nella tradizione manoscritta, omesso l'-m, così troviamo le scritture redditu iri, datuiri ecc. In Pl. si trova anche praedatum irier (U.ud. 1242).
§ 572. - 6) Il qerundio, che serve a declinare l'infinito (amandi amando amandum; monendi; legendi e legundi, faciendi e faciundi; audiendi; eundi ecc.), è nella formazione identico al gerundivo (su cui cfr. § 249; ivi anche sulla origine del gerundio). L § 573. - 7) l supini, cosiddetti attivo e passivo, sono l'accusativo e il dativo di temi astratti in -tu- designanti l'azione cui si riferisce il verbo; la formazione di tali temi in -tu- pro-
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MORFOLOGIA
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cede parallelamente a quella del ppp.: amiitus, amiitum e amiitu; monitus, monitum e monitu; lectus, lectum e lectu; perculeus, perculsum e perculsu. Per la forma di dativo si trova anche -tui: memoriitui ecc.; cfr. § 350. Al supino lt. in -tumcorrispondono esattamente il supino baltoslavo (Iit. duotu, ablg. datu = lt. datum, salvo l'apofonia radicale, ecc.) e l'infinito scr. in -tum (ddtum, bhdvitum 'essere' ecc.). Altri infiniti forma il ser. da questi temi in -tuo, p. es. dativali come e-tac-e e-ta/o-ai ' per andare' (rad, i-), genetivali come han-to-s 'per uccidere '.
La coniugazione in latino volgare.
T § 574. - Astraendo dalla tendenza a creare forme perifrastiche pel futuro (habere o velle coll'infinito, e di qui una nuova forma sintetica del tipo ital, amero da *amare hao cioè habeo) e pel perfetto ihobere, negli intransitivi esse col ppp.), e di sostituire in tal modo il morente passivo (esse, nell'Italia settentrionale fieri col ppp.), osserviamo nel verbo latino volgare: a) La tendenza ad ampliare le coniugazioni I e, in minor
misura, IV a scapito delle altre due che vengono in parte confuse fra loro, cfr. lugere miseère tondère respondère (e, ricavabili dalle lingue romanze, ARDERE MORDF..RE RIDERE, TORCERE per tm'quere) e d'altro lato CADERE SAPERE e simili; forse la pronunzia di -!lo come -io (§ 72 e) nella I sg. preso ha facilitato il passaggio di verbi dalla II alla IV coniug., p. es. fiorire lucire lugire ed IMPLIRE PUTRIRE; in conseguenza si ha -tsoere per -eeoere, ad es. lucisco e FLORISCO ecc.; similmente alla IV sono passati i verbi in -io- della III, già in antico tempo come moriri PI., fodiri Cato, cupire Lucr., e poi fugire Aug. CAPIRE (accanto a capere) eec.; altri verbi della III passati alla IV sono gemire FALLIRE SEQUIRE e così via. § 575. - b) Alcune speciali formazioni sono: I c o n i u g ., per i verbi monosillabi, DAO STAO ADNAO DAUNT STAUNT, se-
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condo cui anche HAO ed HO, HAS HAT HAUNT ed HANT; III c 0n i u g., potere (di su potui) con poteo e posso potèbam. potèbo e, secondo questo, il semanticamente affine nelle passa a volere con preso VOLEO volimus e volemus; facio acquista forme più brevi per analogia di dare, quindi FAO FAS FAUNT FANT ecc.; cadere completa il suo paradìgma con ANDARE, ALLARE, ire; a dicere si affianca DiRE (secondo FARE e il rapporto dic : fac). § 576. - c) Futuro primo e generalmente anche anteriore, congìuntivo impf. e generalmente anche perfetto, imperativo futuro sono scomparsi (salvo sopravvivenze isolate), così pure l'infinito perfetto e futuro, i supini, il participio futuro e il gerundivo. Scompare l'intero passivo, sostituito dalla formazione perifrastica (§ 574), e i deponenti prendono la forma attiva. Di quanto rimane, il perfetto ind. si conserva col valore di aoristo, mentre nel valore di perfetto è sostituito dalla forma perifrastica (il passato prossimo italiano); il piuccheperfetto indico col valore di passato semplice, talora di condizionale: il piuccheperfetto congiunto col valore dello scomparso imperfetto (cantassem > ital, cantassi). Si costituisce un nuovo paradigma, il condizionale, modellato sul futuro perifrastico sostituendo al presente di habeo l'imperfetto o il perfetto: CANTARE HABEBAM od HABUI, ital. canteria e canterei. § 577. - d) Nel presente indie, troviamo talora che i verbi in -io ed -eo passano a verbi in -o: AUDO DORMO VIDO; struo trah6 veh6 secondo i loro perfetti e ppp. struxi structus ecc. e il rapporto rego rexi réctus ecc. dànno STRUGERE TRAGERE VEGERE; la IV coniugazione introduce in Italia, Gallia, Rezia, Dacia la coniugazione degli incoativi con -isco in luogo delle antiche persone del singolare e della III pl. (ital. finisco finisci finite finiscono, cfr. FLORISCERE § 574); essere (il vecchio infinito è prolungato del solito -re, come la forma usuale sostituisce gli antichi celle e posse) diffonde l'iniziale s- di sum ecc. a tutto il presente (SES SEST SETES), e nel congiuntivo forma, accanto a sim, SIAM per incrocio con fiam.
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e) Nell'imperf. indic., -ibam della IV coniugo finisce coll'imporsi esclusivamente a spese di -iébom, cfr. § 545. T § 578. - 1.) Il perfetto conserva all'ingrosso le antiche formazioni, ma non senza importanti spostamenti e modificazioni: premesso che i perfetti deboli con -vi assumono il carattere di formazioni regolari, osserviamo: Ot) La tendenza ad usare nel perfetto debole le forme contratte» in -asti -astis -arunt -isti -istis -irunt, cui si affiancano nella I sg. -ai -ii per -avi -ivi -ii, nella III sg. -aut -s« -lit -llT -tt per -avit -ivit, nella I pl. -iimu« -imus per -tivimus -ivimus. Analogamente sorge un tipo con -El -ESTI -lh -El\I(M)us -ESTIS -erunt dall'incrocio di queste desinenze con forme in -dedi da *-didi in credidi perdidi vendidi ~ 509, accanto e da cui s'erano fatti prandidi scendidi respondidi ascendiderat incendederit prendiderunt videderunt ecc.
T Il
T § 579. - ~) Il perfetto forte ha tre tipi: in -ui, -si, -i. Abbiamo il primo in placui, habui od *hebui onde -bui per -vi dopo radice in vocale: COGNOBUI cn.EBuI it. conobbi crebbi, inoltre tenui it. tenni, sapui SEI'Ul: per sapivi it. seppi, VEX"l'I it. t'/'nni per veni ecc. - Il secondo è costituito da parte dei vecchi perfetti latini in -,~i, cui l'e ne aggiungono dei nuovi: absco( n )si, ACCENSI, . .APERSI, CURSI, ERsI (erigo), LExI, MORSI, OCcISI, VINSI ecc. Il terzo, in cui i raddoppiamenti, all'infuori di dedi esteti, sono aboliti, si riduce grandemente rispetto alle antiche formazioni radicali latine, per passaggio alle classi meglio caratterizzate in -ui o -si, senza che intervengano nuove accessioni: restano feci (e jecuit) vidi (e vfouì) fui veni (e VENUI). Dall'osco penetra nell'Italia specie meridionale una formazione con otto: it. vendetti detti (ace. a dièdi da dedi, secondo cui stièdi) stetti, dial. facetti ecc., cfr. O. prUfatted 'probavit 'ecc.
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
D. - Gli indcclinabili. T § 580. - Nel capitolo degli indeclinabili rientrano tutte le forme, non nomi né pronomi né verbi, che non vanno soggette a mutamenti di flessione in seguito al loro impiego sìntattico. Si tratta quindi di a v v e r b i (compresi quelli costituiti da casi irrigiditi di nomi e pronomi o comunque derivati da nomi pronomi e numerali, dei quali abbiamo già detto nei §§ 416.431. 392), la cui funzione è di determinare una proposizione, un verbo, un aggettivo o un altro avverbio; di p r e p o si z i o n i, antichi avverbi che dal determinare una proposizione sono sta~i attratti a specificare la funzione di un suo complemento, definendo meglio la relazione sìntattìca indicata dal caso, ovvero a modificare il significato della radice verbale con cui si trovano in composizione (composizione verbale,§§ 454 segg.); di c o ng i u n z i o n i, parole che valgono a indicare i rapporti fra parole coordinate o fra proposizioni coordinate o subordinate; infine di i n t e r i e z i o n i, propriamente puri gesti vocali d'indole esclusivamente affettiva, ed estranei a rigor di termine al linguaggio in quanto esso è comunicazione di una intuizione dialetticamente organata. T L § 581. - Avverbi primitivi sono: I negativi ne- (scr. sui, gr. v~vefLoç da *ve-cxvefLoç ecc.) in ne-vis ne-volt ne-fas ne-scio ne-que (onde neque6 § 454), nemo da ne-hemà, nihil(um) da ne hilom ' non un filo' (§§ 13.105.217) e non da ne oinom 'non uno' (anche noenu· noenum presso Lucil. e Varr.), cfr. anche § 409; ne (osco ni) in orig. non subordìnatìvo, nec (da non confondere con nee sincopato da neque) , non' in monumenti arcaici, infine ni da ne + i; inoltre haud hau da *ghJ-y:'ot di *ghe-' lasciare' come apud da *ap-y:'ot § 256.sus-que dè-que, il primo da sub-s coll'elemento -s di abs ecc., conservano il valore avverbiale antico delle preposizioni 8ub e de. - heri od here per abbreviamento giambico da heri, probabilmente forma Ioeativale (come tempori § 420) di hes- in hes-ternus, cfr. gr. X&iç scr. hyds 'ieri '. - criis, di origine
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ignota, ricorda lontanamente il scr. çvds 'domani'. - hodie è da *odi"i = ser. adyo", ma ha preso h- per influsso del pronome hic, e in faliseo, interpretato come ' hOc diè ', anche il -d ablativale: [oied (pel 1- cfr. § 105). - mox = scr. mak~u. - d'iJ.dum parrebbe assimilato, forse anche con influsso di dum e per evitare I'omofonia con durum, nonché per reazione puristica al rotacismo di d § 108, da un *durom = scr. durdm 'lontano; da lungo tempo' e andrebbe quindi con durus durare, la cui radice *deu- (cfr. ser. ddv-iyas- comparativo di durds ecc.) è forse contenuta in dum. - denique da de più le particelle -ne (in pone, superne ecc.) eque; similmente dimec contiene il do 'fino a ' di quando (§ 427) e le due particelle suddette (-que sineopato come in nec negativo accanto a neque). - sem-per nu-per sono composti colla postposizione per; il primo contiene il numerale sem '1', cfr. § 387, il secondo l'avverbio *nu *nun = gr. vu vuv che ritorna, colla particella ce § 376, in nunc. - pridem è derivato col -dem di idem ecc. (§ 371) da *pris- 'prima' (anche (in priscus pridie), formazione avverbiale di prior prius, comparativo da riconnettere con prae, fatta come magis di maior maius, quindi da *pri-is (cfr. § 255); una formazione simile è satis (onde sat da *sati con caduta di -s) accanto al comparativo satius cfr. satur ecc.; e tale parrebbe nimis" col comparativo neutro nimius (Cato) da ricondurre forse al *nem- di gt. nima 'prendo' (lt. emo senza n-; i per e come in s·imilis § 13), quindi 'comprendente troppo' o simili (dall'aggettivo derivatone, nimius, son fatti nimio e nimie). - saltem forse da *sei alitem, questo come ali-quando e col suffisso di i-tem § 428, nel senso di ' se altrimenti' > ' almeno'. - vix (e vixdum) forse da *vic-is (cfr. [L6Y-Lç; potrebbe essere lo stesso -is di satis nimis): vinco' con forza' > ' appena '. - paene di origine ignota (forse analizzabile in pae-ne 'per poco - non'; ma. donde pae?). - lere col superlativo ler[i]me, di origine oscura: *bhis-e cfr. scr. bhi:~-d 'con timore'? - prode, astratto ila prùdest composto di prod + est (§ 583). - sto § 428, ecc. L § 582. - Come preposizioni sono usate parole che conser-
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
vano ancora il valore di avverbi: ante
(&v"t"t;
volgare ab ante>
it. avanti); circum e circa (da eircue nel significato originario di ! ~~Fchio ') e eirciter (§ 422; anche id-circo); clam (accus. di un *cla- nomen actionis di oo-eulà celo; antico anche callim da *k!a-); iuxta (da *iug-istad formazione di superlativo da *ieug- di iungo); palam (: 1tÉÀiX<;, 1t(ÀViXf1.iXL); post (poste Enn. Pl., col *·ti di ante: scr. paç-ca 'dopo' Iit. pàs 'presso' eec.) pone (da *pos-ne o *post-ne); praeter (forma eomparativale di prae); procul (neutro sg., come simul v. appresso, di un *procilis: oc-culere ecc., quindi 'lungi dagli occhi '; oppure da pro più un *qu"ile in gallese pell 'lontano' gr. T~Àe:~); prope (se prop- è immediatamente identico al prok- di proximus, si dovrebbe avere in questo una dissimilazione, cfr. § 206; prope è da pro col -pe di quippe causale § 584); propter (formazione comparativale dal precedente); secundum dal gerundivo e secus da *sequos § 256, di sequor ecc.; subter (come prop-ter prae-ter) e super (\J1tÉp scr. upari) con supra(d) (ablativo dell'aggettivo superue, derivato da 8uper) sono formazioni comparativalì di sub § 583; uersu« -um (§ 416) e adoersu» (§ 425); ultra e citra (§§ 419.374 e cis § 583); infra (di inferus); simul (antico semol) nom. sg. ntr. di similis come facul di [acilis § 345; usque da *os-que = scr. accho' , fino
a " con e- gr. TL
~cr"t"e:.
§ 583. - Solo come preposizioni vengono usati:
coll' a c c usa t i vo: ad (umbro - a r posposto, osco a d - preverbio e a z cioè ad-e come lt. ob-s, irland, ad- frigio iX~-~iXX.e:"t" iX~-~e:pe:"t" 'afficiat ai'ferat' solo come preverbio, gt. at); apud § 256; ci-s ul-» derivati con -s dai temi pronominali ci(: ce § 376) ed ot- (§ 374); erga da »e regad 'dalla direzione di' (: rego); inter = scr. antar (forma eomparatìvale di in da en); ob (in composizione anche obs- come ab-s) = ablg. ob(u) 'attorno, vicino' cfr. gr. om&e:v; penee, antico locativo adesinenziale di penus, originariamente 'in casa' (cfr. franco CMZ da. lt. casa); per = gr. 1tÉpL scr. pari' attorno '; trans antico nom. sg. ntr. del participio di -tra- in int1'are; coll' a b l a t i vo: ab, abe (gr. &n-o &\jJ scr. dp-a; -b da -p
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MORFOLOGIA
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§ 121; per ii cfr. § 143; au- in aufero aufugio è altr~ parola, = scr. ava); cum da ~ntico com rimasto in composizione (comcono, accanto a cui appare anche co-), cfr. ou. com cum, anche posposto come in lt. mecum quibuscum, gallico com- irland, co(m)- e, meno prossimi, scr. laim. ablg. ku col dativo 'r~rso, contro' (questo significato conservato nel derivato contrii); ex, e (§ 143), eco, gr. Èt;irl. ess- slavo iZ(1'l) ecc. da *egzh (cfr. gr. ÈX.&poç da *egzdhr6s per *egzh-tro-); p"6, in composizione anche prod-, gr. 7tpO gt. fra e, colla lunga, 7tPW-7téPUCIL ablg, pra-dedu 'proavo '; sine, tocar. A sne B snai 'senza', da raccostare a sid si' via da; senza' (-d come in prod) arcaici e in composizione (sed-itio ' l'andar via ' se-cerno *se-luo > solvo); de, irland, di; prae, ant.· prai, osco p r a i umbro p re, formazione dativale di pr- in pr-o ecc.; tenus § 256 (anche col gen.};
coll'ablativo e l'accusativo: in gr. Èv eec.; sub (subs- come abs) gr. (J7t-O scr. up-a più un s- non chiaro. Per le preposizioni nella composizione verbale cfr. §§ 454.455. T L § 584. - Tra le molte congiunziQni del latino segnaliamo alcune più notevoli: a) Coordinative.
et, gr. ~"L goto ifi 'ma '; -que gr. Te: scr. ca (enclitica); atque onde, con assimilazione e sincope della finale, ac, dall'avversativa at (v. appresso) più quei etiam da et iam § 31; quoque, generalmente interpretato da *quo + que 'e con ciò', con abbreviazione avanti enclitica § 27; neque onde nec, col ne di § 581; et non, se la negazione si riferisce a una sola parola. COPULATIVE:
osco auti 'o' aut 'autem', gr. cxo »el, antica II sg. preso di volo, § 554; -ve, scr. vii 'o ' gr. 'YJé da *~-fé; sive seù (da sei-ve sincopato) con si § 428. DISGIUNTIvE:a1.(,t,
cxò,,-ocp;
sed. (= sed preposizione § 583); at, gr. &."-~p gt. afi-fian ' ma '; autem, da aut con -em di id-em § 371; tamen da tam en (onde in) 'intanto', ed attamen verumtamen. AVVERSATIVE:
+
LIMITATIVE:
quidem da quid coll'-em ora visto, ed equidem
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GRAMMATICA LATINA STORICA E COMPARATIVA
coll'*e- rafforzativo di osco e-tanto 'tanta' gr. È-xdvoç. CORRETTIVE: quin da qui (§ 428) + ne 'come no' ' > ' che anzi '; immo (Pl. e Ter. immo avanti vero), ittito imma 'inoltre '. CAUSALI e DICHIARATIVE: nam, ace. sg. femm. di un pronome *no-, cfr. tam q1tam e, per la radice, num (ace. sg. msc.), armo n-a 'egli' ablg, o-nu id. gr. *xe-evoç > xdvoc;; enim (et-enim), osco i n i m'et' ecc., accuso di un pronome *ni- che sta a *no- come qui- a quo- ecc., coll'-e rafforzativo di e-quidem e di t-xdvoç, V. sopra; quippe, un quid rafforzato col pe su cui cfr. §§ 374.378; nempe che contiene lo stesso -pe ed è nella sua prima parte affine ad e-nim. CONCLUSIVE: ita-que cfr. § 428; igUur, di origine incerta; ergo da »e regod (reg- di rego) , dalla direzione di', ~fr. erga § 583; proinde composto di pro e inde § 424. INTERROGATIVE: cur, antico quor § 428. b) Subordinative.
T § 585. - FINALI: ut 1tti (ant. utei, coll'-ei di ubi ecc. § 423), antico ali-uta formato come i-ta, dal pronome interrogativorelativo, cfr. ubi uter ece.; ne § 581; quo (quominus), l'avverbio di moto a luogo § 425. CONSECUTIVE: ut (v. sopra); quin 'affinché non', uguale al quin correttivo § 584. CAUSALI: cum quum (ant. quom), accuso mse. di quo-; quoniam da quom iam § 88; quod quia § 377. CONDIZIONALI: si § 375; modo dum dummodo ne-dum. CONCESSIVE: quamquam; quamvis (con vis 'vuoi ') ecc. TEMPORALI: cum quum, ant. quom come la causale; quando § 427; donec, donicum, donique Lucr. § 581; quoad da quo + ad, ecc. COMPARATIVE: ut, sic-ut; ceu, da *ce-ve come seu da sive (cfr. scr. i-va' come '), il ce- è da riunire con quello di ecce, col ci- di citra cis ecc., § 583.
PARTE II. -
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MORFOLOGIA
c) Particelle interrogative:
+
§ 586. - -ne, l'avverbio negativo di § 581; nonne da non ne; num affine a nam § 584; utrum, nom.-acc. ntr. di uteri an (an-ne), gr. rJ..v gt. an (che si usa con interrogativi: an hwa ''tl oov; '). § 587. - Le interiezioni vere e proprie sono onomatopee o anche parole che hanno perduto il loro valore originario: tali, grida quali heu eheu ohe io (1w) pro vae (gt. wai), gl'imprestiti greci eia eooe (eùo'i:; anche euhoej; em (presso i comici) da eme' prendi' (cfr. ital, to' da togli 'prendi '); heus § 23 Nota; en 'ecco "
con ell~tm ellam (Pl. eec.) 'eccolo', 'eccola' per incrocio con illum illam; ecce e derivati § 376 fra cui eccere per ecce remi age' suvvia ' come gr. rJ..ye; ne ' veramente' gr. v~ (nae è rifacimento secondo VIX(); le interiezioni con nomi divini, come hercule hercle mehercule(s) mehercle (per Herculès, o me H. iuvet), medius fidius (per: me dius 'Giove' § 344 fidius 'della fedeità' iuvet); ècasior con è-, edepol con c- che sono da rieonnettere coll'e- di equidem § 584,' cfr. anche mècastor (come mehercules) ed eiuni5 equirine, edi medi (abbreviaz. di edius medius, cioè fidius): iI de di edepol (la cui ultima parte è mutilazione di Pollux) sarà forse una riduzione di deue o del voc. deioe.