Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Pino Pascali
Pino Pascali
Mediterraneo metropolitano
A cura di:
Enza Bergantino Assistenti scientifici:
Raffaella Carluccio Alice Dotti Alessandra Gavazzoni Martina Perotti Catalogo a cura di:
Davide Cariola Allestimento a cura di:
Rossella Romito Progetto grafico a cura di:
Giulia Pallavicini Addetto stampa e comunicazione:
Fabiola Signorini Fotografia:
Enza Bergantino
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Pino Pascali
Sommario
Un grande sperimentatore sperimentatore ............................................ ................................................................... .................................. ........... 7 Pascali e il mondo della pubblicità.............................................. ............................................................... ................. 15 Mediterraneo metropolitano: l’artista nel contesto storico-culturale. .......... 18 Carosello: un sipario aperto al consumo ............................. .................................................... ........................... 25 “L'Italia non è un paese povero” .............................. ..................................................... .................................... ............. 31 Una vita all’insegna all’insegna della velocità ............................... ...................................................... ................................ ......... 39 Opere ............................................. .................................................................... .............................................. ........................................ ................. 47 Conversazione Conversazione con Claudia Lodolo .................................................... ............................................................. ......... 97 97 Bibliografia Bibliografia .............................................. ..................................................................... .............................................. ........................... .... 103 Cataloghi .............................................. ...................................................................... ............................................... .............................. ....... 104 Sitografia .............................................. ...................................................................... ............................................... .............................. ....... 105 Filmografia ........................................... ................................................................... ............................................... .............................. ....... 105 Esposizioni Esposizioni personali ........................................... .................................................................. ...................................... ............... 107 Esposizioni Esposizioni collettive ........................................... .................................................................. ...................................... ............... 112 Cronologia............................................ .................................................................... ............................................... .............................. ....... 127
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Un grande sperimentatore di Enza Bergantino
La mostra dedicata a Pino Pascali: PINO PASCALI “Mediterraneo Metropolitano”, si inserisce nell’ambito del workshop “Pensare per fare” e del Corso di Storia e Teorie delle Esposizioni e degli Allestimenti, tenuto dalla Professoressa Francesca Zanella, coadiuvata dai tutors: Ilaria Bignotti, Elisabetta Modena e Marco Scotti, presso l’Università degli Studi di Parma; mentre il tema del workshop è stato, a livello generale: Architettura&Pubblicità-Pubblicità&Architettura. Il gruppo di studenti (Enza Bergantino, Rossella Romito, Fabiola Signorini, Alice Dotti, Davide Cariola, Giulia Pallavicini, Martina Perotti, Raffaella Carluccio e Alessandra Gavazzoni) ha scelto di lavorare su una delle tre proposte espositive e curatoriali rivolte dalla Professoressa Zanella e dai Tutors: sul ruolo di Pino Pascali nei confronti della pubblicità e in relazione all’iconografia architettonica. Si tratta dunque di elaborare le fasi progettuali, teoriche e allestitive di una mostra monografica storica le cui date sono
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Mediterraneo metropolitano
state così individuate: 31 Marzo - 14 aprile 2011, Contrafforti della Pilotta, Piazzale della Pace, 7 Parma. La mostra vuol essere un lavoro innovativo dedicato all’artista pugliese che metta in risalto l’amore di Pascali per la sua terra natia legata a quei valori tipici del mondo contadino e, allo stesso tempo, il fascino che su di lui esercitava l’energia totalmente nuova della metropoli americana. La mostra si prefigge come scopo quello di presentare l’artista attraverso questi due aspetti fondamentali della sua produzione artistica e della sua persona, cercando di non scinderli mai eccessivamente ma fondendoli e facendoli confluire in un unico ambito. Pascali è un grande sperimentatore, che ha saputo interpretare in modo sapiente gli aspetti archetipici della cultura e della mediterraneità, senza mai perdere di vista l’irrinunciabile legame con l’ironia e con il gioco... 1 Una mostra dal titolo “ Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano” mette in evidenza il connubio, ma anche differenza sostanziale tra due termini così lontani tra loro. Una scelta
voluta
quella
del
titolo
senza
nessun
segno
d’interpunzione, che va a rimarcare come questi due concetti sono fondamentali nel lavoro dell’artista, e nessuno dei due sembra mai prendere il sopravvento sull’altro. 1
Cfr. Pio Baldi, in Pino Pascali : Napoli, Castel Sant'Elmo a cura di Achille Bonito Oliva, Angela Tecce, Livia Velani. - [Napoli] : Electa Napoli, stampa 2004. (Catalogo della Mostra tenuta a Napoli nel 2004)
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Nel 1956 Pino Pascali si trasferisce a Roma da Bari. Frequenta l’Accademia e qui, come scrive Anna D’Elia 2 appare ancora ai suoi compagni come il provinciale virtuoso del disegno dal vero, della linea, dello sfumato. Indossa giacca e cravatta, è timido, impacciato, ma in pochi anni cambia look e muta soprattutto il suo rapporto con l’arte. Pascali conosce il lavoro di Burri, la sua lezione materica ed oggettuale, dal quale i giovani artisti dei primi anni sessanta avevano preso il gusto dell’oggetto e della sua espansione, la possibilità di sconfinare dalla bidimensionalità della superficie pittorica, mediante l’assunzione di materiali carichi di spessore e di vita; 3 scopre le opere di Ives Kline, di Manzoni, conosce i lavori dei new Dada e degli artisti Pop americani. Decisivo nel suo percorso artistico è l’influsso di Rauschemberg, ma anche la ricerca estetica di Jasper Johns. (Si veda la Bandiera americana del 1964 in cui Pascali cita Johns sostituendo alle stelle degli stati USA delle Pin-up). Alla Galleria La Tartaruga incontra quelli che saranno suoi amici e compagni d’avventura, Renato Mambor, Franco Angeli, Jannis Kounellis, Paola Pitagora che nel suo libro “Fiato d’artista” 4, descrive gli scenari e gli avvenimenti nella Roma di quel periodo, raccontando come in quella Roma magica, punto d’incontro 2
Cfr Anna D’Elia in: Pino Pascali a cura di Anna D'Elia ; testi di Alberto Boatto ... [et al.]. - [Riedizione]. - Milano : Electa, 2010.
3
Cfr. Achille Bonito Oliva, “Pascali: la scena mediterranea” in Pino Pascali, op. cit.
4
Paola Pitagora, Fiato d'artista. Dieci anni a Piazza del Popolo, Sellerio Editore Palermo
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fondamentale era Piazza del Popolo e il Caffè Rosati, dove si potevano incontrare scrittori, critici, filosofi, artisti conosciuti ed emergenti e collezionisti d’arte. Il mercato però non c’era, e gli unici riferimenti per questi artisti, che saranno successivamente riconosciuti come la Scuola di Piazza del Popolo, erano il mecenate Giorgio Franchetti, che colleziona le loro opere e il lavoro di Plinio de Martiis e la sua Galleria La Tartaruga di Roma, che organizza mostre personali e collettive degli artisti del gruppo. Nella cerchia romana, tutti avvertono il pericolo di essere omologati alla Pop Art e di esser cancellati in assenza di un mercato forte e in presenza di un vuoto politico nei confronti dell’arte contemporanea; 5 ma l’ ambiente è caratterizzato da una grande eterogeneità di lavori e ricerche artistiche, Mambor, Lo Savio, Angeli, “fondono sulla tela pittura, parola e segnaletica urbana; la loro è una pittura intrisa di memoria, impegno, analisi e riflessioni, elementi che distingueranno la Pop Art italiana da quella americana”6; la cosa che li accomuna sono gli ideali, l’età, l’estrazione sociale. In Italia la ricerca artistica non va verso il mercato, verso la serialità dell’opera, come accade negli Usa, si resta ancora legati ai concetti antichi di opera, se ne producono uno, massimo due esemplari. Gli anni ’60 sono segnati fortemente dall’influsso della Pop Art, che porta le immagini urbane e le produzioni industriali nelle opere d’arte, il mito della metropoli americana, con i suoi grattacieli altissimi e alienanti, 5
Anna D’Elia. Testi citati
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Anna D’Elia. Testi citati
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che affascinerà molto Pascali in tante sue opere e nella serie dei Killers soprattutto dove riprende una New York City anni ’30, le metropoli Usa così vitali, ma anche così dispersive, luogo di grande consumismo. La questione romana è completamente agli antipodi, Roma è una città si in espansione e coinvolta nel boom economico, una città che guarda al futuro, ma con occhi diversi rispetto alla megalopoli americane creatrici di grandi fantasie nell’uomo italiano, come abbiamo visto in Pascali e nei suoi tanti bozzetti di grattacieli, queste enormi steli neri, tutte uguali, Roma produce tutta una serie di immagini completamente diverse, di un passato, come dice Achille Bonito Oliva, divenuto paesaggio e storia dell’arte. La figura di Pino Pascali in questo contesto si inserisce in maniera trasversale, il suo lavoro passa dalle citazioni di Rauschemerg nel Tempio, disegno per la Pubblicità della cera per pavimenti Marga della Sutter, alle citazioni di Johns nella già segnalata Bandiera Americana, si spinge al collage, Pascali conosceva il lavoro di Rotella, e all’Arte Povera, con i lavori come Vedova Nera, in alcuni casi avvicina molto la Land Art, come nell’opera “32 mq. di mare circa”. Gioca molto, ma il suo non è un gioco con il solo intento ludico, come lui stesso dice in una lunga conversazione con Carla Lonzi: “Con tutto questo non si vuole parlare di gioco in senso di “puro divertimento” (è un’altra cosa!), bensì inteso come attività normale dell’uomo. E il gioco, anche per i bambini, è una cosa seria, è un modo per conoscere. I giochi
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Mediterraneo metropolitano
dei bambini sono veramente fatti per permettere loro di sperimentare e scoprire le cose, per conoscere e nello stesso 7
tempo superarle.”
Pascali è riuscito in un modo brillante e creativo ad amalgamare forme archetipiche e tradizionali della cultura e della natura mediterranea come i campi di grano, il mare, la terra e gli animali (si vedano: Campi arati, Canali d'irrigazione, 1 mc di terra)
con le forme infantili del gioco e le icone e i feticci della
cultura pop. (Mignotte, Killers) La mostra, come anticipato, si prefigge lo scopo di indagare questi due aspetti contrastanti rilevati nello studio della figura dell’artista, principalmente nell’ambito della sua produzione pubblicitaria per la Lodolo film, Mediterraneo Metropolitano, mediterraneo per richiamare la sua provenienza, la sua Polignano a Mare, il suo legame inscindibile con quella natura selvaggia e incontaminata, ma anche il suo modo di pensare, di vestire, di essere, il “Mediterraneo” designa uno spazio altro, un’identità alternativa agli spazi ufficiali del sapere; 8 tant’è vero che pur senza mai menzionare la sua terra natia, Polignano a Mare, o i ricordi d'infanzia pugliese nei suoi lavori, la poetica e il suo linguaggio artistico pascaliani, derivano da un sostrato 7
Conversazione di Pino Pascali con Cala Lonzi.
8
Cfr. Ritorno al mare, di Antonella Marino, in Pino Pascali / saggio critico di Luciano Caramel. - Milano : Mazzotta, \1993 (Mostra tenuta a Milano nel 1993-1994. - Trad. di James Davis. - Testo anche in inglese)
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mediterraneo e del mezzogiorno d’Italia, che si fonderanno a Roma con le esperienze Metropolitane della Pop Art americana soprattutto, dell’Arte Povera di Germano Celant e delle performances; metropolitano dunque, l’artista arrivato a Roma sul finire degli anni ’50, nel pieno del boom economico, s’imbatte nella grande metropoli, che ne condiziona la produzione artistica, è folgorato dall’altezza e dalle dimensioni dei grattacieli newyorkesi per non essendoci mai stato personalmente, e questa ammirazione sarà rimarcata nei suoi bozzetti per i Killers, spot realizzato per, un Carosello commissionato dalla Lodolo Film e mai mandato in onda dalla RAI, causa l’eccessiva violenza delle immagini: “La New York dei Killers è la metropoli degli anni '30, perché come immagine, i gangster degli anni '30 sono più "belli", sono un simbolo, sono i gangster che hanno fatto la storia della malavita. Prendete per esempio la strage di San Valentino del 1929, una guerra da bande che fece la storia della criminalità americana e che fu anche ripresa nel 1959 da Billy Wilder nel film "A qualcuno piace caldo". Quello era il periodo dei gangster che lo affascinava. Forse è più giusto mettere Roma, come simbolo metropolitano, la metropoli nella quale Pascali arrivò per studiare e dove continuò a vivere. Roma certamente può
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Mediterraneo metropolitano
essere l'ossimoro, l'altra faccia che si contrappone alla sua "mediterraneità".9
Mediterraneo Metropolitano ergo, due termini così lontani eppure così vicini, due sfaccettature di un artista a tutto tondo: Pino Pascali, un grande sperimentatore.
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Conversazione con Claudia Lodolo, a cura di Enza Bergantino e Rossella Romito, inserita nel catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano, Parma 2011.
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Pino Pascali
Pascali e il mondo della pubblicità di Raffaella Carluccio, Alice Dotti, Alessandra Gavazzoni, Martina Perotti
Le opere di Pino Pascali, Pascali, lavori per la pubblicità, opere pittoriche e scultoree, realizzate tra il 1958 e il 1968, hanno piano piano guadagnato un posto di alto interesse e di larga considerazione all’interno del mondo artistico, tanto da essere definite creazioni di indiscutibile gusto e capacità creativa. In particolare per quanto riguarda i suoi lavori per la pubblicità, che inizialmente non furono considerati al pari delle altre sue opere, si è definitivamente scavalcata la perplessità iniziale di alcuni artisti e critici che, non riconoscendo la libertà espressiva dei lavori, considerandoli solo frutto di commissioni, li avevano declassati ad un livello senza alcun pregio artistico, addirittura ritenendoli dannosi all’immagine dell’artista. 10 Pascali si avvicinò al mondo della pubblicità nel 1957, anno i cui conobbe Ermanno Biamonte, un grafico talentuoso a capo del settore artistico della PROA; notata subito la sua 10
Claudia Lodolo, Pascali per la pubblicità
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intraprendenza e creatività, Biamonte gli commissionò alcuni lavori fra i quali la realizzazione di un plastico dell’Italia settentrionale per l’Agip, con lo slogan “Supercortemaggiore 11, la potente benzina Italiana”. Nel settembre del 1958 si presentò per l’artista un’importante occasione lavorativa, che lo impegnerà per circa dieci anni, ovvero fino al giorno della sua prematura scomparsa: conobbe, grazie all’amico e collaboratore Biamonte, una figura importante come Sandro Lodolo, titolare dello “Lodolofilm”, una casa di produzione di film pubblicitari specializzata nel cinema di animazione, che offrirà lui la possibilità di spaziare in un ambiente artistico non scultoreo. Dal lavoro per la pubblicità italiana esce un Pascali versatile, dal carattere poliedrico, che si cimenta in una lunghissima carrellata di tecniche, stili e scelte di materiali, talmente ampia da destare interesse e curiosità. Tra la vasta gamma di possibilità Pascali sceglie di utilizzare disegni su carta e acetato, collage e fotomontaggi che utilizza per la preparazione dei filmati, spot pubblicitari e caroselli. La carrellata delle trovate iconografiche, delle tecniche e dei materiali utilizzati, è inesauribile e desta ancora meraviglia di come tale creatività irrefrenabile sia perfettamente equilibrata da una ricerca stilistica di sintesi e di quanto l’inclinazione ironica e la fantasia estrema di questo artista si concili da una sempre precisa calibrazione progettuale. 11
L’Agip nel 1945 aveva scoperto giacimento di petrolio in val Padana, nello specifico a
Cortemaggiore, nella provincia di Piacenza.
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Pino Pascali
Pascali esordisce quindi come grafico. Anche nella produzione grafica, l’artista non si limita alla semplice creazione dei personaggi e bozzetti, ma anima in prima persona i suoi “burattini”, o interpreta i personaggi, come nella sequenza della maschera di Pulcinella. Il primo lavoro che Pascali realizzò per Carosello fu lo spot per l’autonoleggi Maggiora, del 1958, cui fecero seguito gli spot per l’ Algida (Vita col nonno, I Killers e Salvador, el matador del televisor); per le sigarette Amadis (Pronti, fuoco! e 777); per le confezioni Monti (Fin dai tempi della preistoria…); per le Ferrovie dello Stato (che posizione! e Storia del treno); per la Cera della Sutter (Bacco); per Getto, l’insetticida della Squibb (un dolce sogno); per il Caffè Camerino (il caffè con tre effe); per Conserve e Confetture Arlecchino ed infine per i Biscotti Maggiora. Come testimonia la mostra di EMMEOTTO, tenutasi a Roma nel quarantennale della morte dell’artista, dal titolo: “Pino Pascali, disegni per la pubblicità”, in qualunque campo si applichi, con o senza committente, la creatività di Pascali ha una sua tipicità, prima di tutto tematica: il gioco, le armi, la terra, il mare e il sole. Ma comuni sono anche gli elementi che lo rendono emblema delle tendenze più innovative della sua epoca: l’interesse simultaneo per l’arte, il cinema e la fotografia, l’abbattimento delle barriere tra arte e cultura di massa e il gusto della performance12. 12
Roma, Pino Pascali, Disegni per la pubblicità, da Emmeotto, febbraio 2008
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Ecco, quindi, che i disegni per la pubblicità e la sua attività artistica di pittore e scultore, appaiono diversi soltanto per il loro risultato finale. Perché in essi si ritroveranno la stessa energia, la stessa inventiva e la stessa volontà di ricerca che hanno fatto di Pascali l’uomo che con il suo estro voleva “rifare a mano il mondo”.13
http://www.eosarte.eu/?p=1368 13
Ivi
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Mediterraneo metropolitano: l’artista nel contesto storico-culturale. di Davide Cariola
L’opera dell’artista barese si concretizzò in pochi ma intensi anni, con un susseguirsi di elaborazioni che seppero rapportarsi sia con lo spazio, alla ricerca di singolari soluzioni estetiche, sia con la cultura del tempo, impregnata dei due grandi movimento che, l’uno in Italia e l’altro nel mondo, riuscirono a stravolgere e ridefinire il concetto stesso di “arte”. Il primo punto che dobbiamo porre sotto la nostra lente d’ingrandimento fu senza dubbio il suo trasferimento a Roma, allora molto attiva dal punto di vista artistico e divisa in schieramenti tanto autoritari quanto variegati; nell’ampio panorama romano merita una citazione particolare il movimento artistico che seguì le orme della blasonata Pop Art, movimento che negli anni Sessanta poté vantare esponenti di prima grandezza, quali ad esempio Mario Schifano e Tano Festa, protagonisti della cosiddetta Scuola di piazza del Popolo, all’interno della quale possiamo riconoscere
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anche la persona di Renato Mambor, grande amico di Pino Pascali. Qui l’influenza degli artisti americani fu più che evidente, soprattutto in alcuni esponenti maggiormente in vista e capaci di indirizzare le ricerche altrui e di seguire le orme dei grandi: questo è soprattutto il caso di Schifano, figura centrale del gruppo, molto legato al mito di Andy Warhol ed ai temi più attuali presi in prestito dal panorama americano. In parte, Pascali subì e reagì di fronte a questa tendenza: nelle sue opere troviamo sicuramente richiami relativi al mondo metropolitano, alla megalopoli, allo stesso mito statunitense, considerato tale in un periodo storico difficile e complesso in ambito internazionale, tra le tensioni della guerra fredda e le conseguenti guerre tra comunisti e anti-comunisti; ma rintracciamo ancor di più una ferma contestazione all’uso delle armi per uccidere, una ricerca di stabilità e pace tra i popoli che lo avvicinerà ideologicamente, oltre che artisticamente, alla corrente povera romana, assieme ad artisti di primissima caratura come quali Jannis Kounellis, Mario Merz, e precursore di personaggi di rilievi, tra i quali Michelangelo Pistoletto e Mario Ceroli. Rivelatore dei metodi di lavoro dell’artista barese e del suo giusto inserimento nel panorama dell’arte povera romana, fu l’utilizzo quasi maniacale di materiali grezzi o di riciclo, e il riferimento costante ai temi della natura, all’inserimento di esseri viventi all’interno delle opere, talvolta dell’artista stesso. Centrale nella biografia di Pascali si rivelò la collaborazione con la RAI per un supporto alla realizzazione di scenografie
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Pino Pascali
utilizzate per gli spot del Carosello. In questa circostanza, i leitmotiv più cari all’artista esplosero dall’interno del loro stadio embrionale e si materializzarono in successioni di bozze, schizzi, idee che non si limitarono a pubblicizzare un preciso prodotto piuttosto che un altro, bensì lasciarono trapelare pensieri, paure e ironiche riflessioni. Nel nostro caso, per dare adito alla scelta di questo titolo complesso nella sua semplicità, è necessario soffermare l’attenzione su alcuni cicli di opere, preparati per altrettanti arrangiamenti pubblicitari, senonché, ad avvallare o meno un progetto, intervenisse colui che aveva il compito di coordinare direttamente la scenografia e la produzione del Carosello negli anni della collaborazione di Pino Pascali, ovvero Sandro Lodolo. Oltre ad essere la patria e l’orizzonte dell’artista, il mediterraneo venne proposto come motivo dominante della campagna per il Carosello “Bacco”, nella pubblicità della cera per pavimenti Marga della Sutter, e dello spot “Pop Corn Story” prodotto per la M.I.M. Mobili. Rispettivamente con l’inserimento delle rappresentazioni di templi e piramidi, Pascali cercò di unire l’utile al dilettevole: era necessario valorizzare il prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccate, ma l’artista decise di rendere fondamentale il suo contributo, inserendo in primo piano l’ambientazione e le caratteristiche peculiari che portano alla mente le meraviglie del Mediterraneo. A favorire questo amore compartecipò sicuramente la sua provenienza, la sua Polignano a Mare, affacciata sul Mar Adriatico; sino ai
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ventun anni questa terra gli permise di coltivare un salutare e affettuoso rapporto con il mare e, indubbiamente, la sua grande passione per la pesca subacquea e per la natura. Ciò che lo legò alla metropoli può essere collegato all’antipodica visione proposta dalle grandi città americane, rispetto alla piccola realtà barese nella quale crebbe e al differente ambiente trovato all’arrivo a Roma, città pur immensa, ma strutturalmente e visivamente diversa rispetto a una New York qualsiasi. Senza dubbio Pino Pascali fu affascinato dalla forma e dalla verticalità del grattacielo, esplorato soprattutto negli Stati Uniti, ma allo stesso tempo nacque in lui una certa repulsione, dovuta all’idea di potere e dominio che si espandeva attorno a quelle costruzioni macroscopiche. Qui il legame con la condanna della guerra, nelle sue raffigurazioni dei mitra, dei missili e dei gangster, fu evidente, soprattutto se si considera che egli partì da un’idea ben precisa: “C’è il fatto che la gente rimane colpita dall’idea della pace e della guerra, e questo è anche giusto, solo che a un certo punto uno fa i cannoni, non fa i cannoni veri, l’essenziale è quello, oppure li facesse pure 14
l’essenziale è che non sparino” .
Più di una volta, la sua
passione per le armi lo condusse a rappresentare o realizzare vari tipi di cannoni, pistole e ecc, con l’unico intento di tramutare questi oggetti di morte in sculture, opere d’arte inoffensive, associate al gioco e all’ironia presenti inequivocabilmente nella persona di Pino Pascali. Come dimenticare poi la serie di lavori 14
Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza,
catalogo della mostra, Colossi
Arte Contemporanea, Chiari, 23 settembre - 15 novembre 2006, p. 20
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prodotti per lo spot dei Killers, successivamente non approvato dalla RAI a causa dell’eccessiva violenza delle immagini, ma utile alla nostra causa per comprendere più a fondo cosa abbia legato Pascali all’attributo metropolitano: qui gangster, armi e metropoli sono al centro delle rappresentazioni e fanno pensare proprio alla New York degli anni Trenta, disseminata di grattacieli e avvolta da un’atmosfera cupa e drammatica, resa meno pesante dalle figure protagoniste all’interno della scena, quei Killers che assumono ad un tempo il ruolo di carnefici e ad un altro vengono ironicamente stilizzati sino a ricordare personaggi grotteschi, singolari, avvolti in impermeabili e coperti da particolari cappelli. Insomma, per Pino Pascali la metropoli simboleggiò il dramma della vita caotica, della sensazione di un potere asfissiante, ma al tempo stesso concesse al suo genio la possibilità, l’habitat giusto per esprimere al meglio la sua vena sarcastica, ironica di artista fuori dagli schemi pur nella sua semplicità. Dopo questa breve analisi dei tempi e dei contenuti risulta più chiaro e comprensibile l’accostamento proposto nel titolo, un avvicinamento che a prima vista potrebbe apparire stonato, proprio per i significati e le idee che portano alla mente i due termini, ma che, inseriti nell’attività artistica di Pino Pascali, possono convivere e contrapporsi nelle opere connesse all’ambito pubblicitario, agli spot trasmessi nel Carosello, alla storia della RAI, e non solo.
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Carosello: un sipario aperto al consumo di Raffaella Carluccio
“Dopo Carosello, tutti a nanna”. Questa ingiunzione, che è diventata il vero simbolo del ventennio caroselliano, divenne un proverbio volto a segnalare l’impatto che ebbe la televisione su quella società particolarmente ricettiva e malleabile della fine degli anni Cinquanta. Ma ormai, oltre alla psicologia di massa, ai modi di dire e alla puntuale musichetta serale che per vent’anni lo ha annunciato, per Carosello c’è di mezzo anche la storia. Perché a circa mezzo secolo dalla sua nascita e a poco meno di quarant’anni dalla sua fine, nominare Carosello significa concentrarsi su un pezzo di storia italiana: la fine del dopoguerra, la ricostruzione del nostro paese e gli anni del grande boom economico, cioè dell’Italia opulente, ricca del periodo del consumismo di massa. 15
15
Guia Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello 1957-1977 , Torino, Einaudi, 2008,
p.V
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Forse sarebbe meglio spendere qualche riga per ricordare quegli anni febbrili del nostro paese. Nasce la televisione, la vita nelle città conferisce un nuovo profilo al paesaggio nazionale, scatta la tumultuosa migrazione dal meridione verso il triangolo nazionale con tutti i problemi connessi ad una profonda trasformazione sociale. In questo contesto, il teatrino serale di Carosello diventa lo sfondo di una nuova dimensione metropolitana dell’Italia che vede il crepuscolo della società contadina e la nascita di una visione del mondo più pragmatica, aperta al cambiamento e segnata dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dallo sviluppo della grande industria e dei mezzi di trasporto individuali che rendono gli italiani più mobili, più liberi, più ricchi e più consumatori.16 Considerato una festa del consumismo e, come sostiene Enzo Biagi in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, il 22 luglio 1976, “un appuntamento ed una pausa nell’angoscia 17
quotidiana che mostrava un mondo che non esiste…”
,
Carosello, si fa portavoce di una società gioiosa, disincantata disincantata e astratta, che nulla aveva in comune con quella che era la reale società dell’epoca: prevedibile, riproducibile, calcolabile, misurabile e quantificabile. Carosello detta caratteri di comportamento o, come afferma Berman: “La funzione originaria della pubblicità era la presentazione
sul
mercato
dei
prodotti.
16
Piero Dorfles, Carosello, Bologna, Il Mulino, 2008, p.32
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www.mondocarosello.com
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Oggi
purtroppo
Pino Pascali
suggerisce anche sentimenti, sensazioni, stili di vita”.
18
Il modo
di essere, di esprimersi, di vestirsi e di vivere dei giovani, cambiano radicalmente, e Carosello, crea un linguaggio generazionale che spinge a chiedere una maggiore libertà di comportamento, un’autonomia intellettuale, e soprattutto il bisogno di cercare nuovi valori di riferimento più consoni alla dimensione della cultura di massa. 19 Ma soprattutto, più di altre forme di pubblicità, Carosello, crea un nuovo modello educativo per cui la sua funzione risulta “inquietamente didattica”20: insegna ad apprezzare i valori della società, attraverso lezioni serali senza banco e per mezzo di immagini stereotipate. 21 Il gioco e lo spettacolo, quindi, diventano una chiave per aprire alle famiglie le porte degli acquisti attraverso un’educazione di massa al consumo. Carosello fu anche questo: “un cavallino di Troia” attraverso il quale i bambini e i genitori, responsabili degli acquisti, non solo potevano divertirsi ma anche imparare l’utilità del brand , il marchio del prodotto, elemento della distribuzione di massa. Gli italiani iniziano così ad apprendere, attraverso quei dieci minuti serali del teatrino televisivo, il linguaggio del mercato. La stessa etimologia della parola Carosello, anche se non del tutto accertata, rimanda al mondo dell’infanzia. ‘Carusielli’ erano quei piccoli salvadanai, di forma sferica, così chiamati per 18
Ronald Berman, Pubblicità e cambiamento sociale , trad.it. Milano, Angeli, 1990, p.31
19
P. Dorfles, Ivi, p.95
20
Omar Calabrese, Carosello o dell’educazione serale, Firenze, Clufs, 1975, p.7
21
O.Calabrese, Ibidem.
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la loro somiglianza con le teste rotonde dei bambini, dette ‘carusi’. E forse è proprio in questo significato che si fondono due mondi: il mondo dei bambini e il mondo dei grandi; pubblicità e guadagno, gioco e sogni. Tutto cominciò il 3 febbraio 1957 alle ore 20.50 quando, dopo il telegiornale dell’unico canale televisivo allora esistente della RAI, ecco che davanti alle famiglie italiane esordì un teatrino chiuso da pesanti tendaggi, quattro sipari consecutivi al termine dei quali sbucarono due paggetti che reggevano uno striscione: ‘CAROSELLO’.
Carosello
doveva
essere
la
parentesi
leggera,
l’intrattenimento spettacolare ma educativo di un’Italia al tramonto della civiltà contadina e mediterranea ed all’alba di quella industrializzata e metropolitana; un mezzo di enormi
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Pino Pascali
potenzialità commerciali che nacque per permettere alle aziende di produrre pubblicità sotto forma di brevi filmati accattivanti e narrativi. Era, infatti, un compromesso essenziale: creare una pubblicità non fine a se stessa ma assolutamente spettacolare e di intrattenimento. I suoi vent’anni sono stati una scuola a una gara di regia unica al mondo. Sono nate piccole storie nell’arco di qualche minuto finalizzate a comunicare un messaggio di mercato attraverso l’utilizzo di più linguaggi: dallo sceneggiato al disegno animato, dal balletto al mimo, dal gioco plastico alla conferenza stampa, dalla musica lirica al coretto di montagna. Sullo sfondo delle maschere e delle canzoni, fra un’interpretazione di Mina e una regia di Federico Fellini, Carosello ha dettato il canone della nuova “Italietta”, nella quale ha vissuto in prima persona per quasi dieci anni Pino Pascali. Ed è proprio in questo mondo di sogno e di fantasia instancabile che l’artista pugliese dà dimostrazione del suo eclettico talento, capace di esaltare la propria innata creatività anche per l’esigente mondo della comunicazione di massa.
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“L'Italia non è un paese povero”
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di Martina Perotti
Proprio quando Pino Pascali teneva a Roma la sua prima personale23, nel 1966, si era appena concluso il decennio del "miracolo economico". Dopo molta fatica l'Italia era riuscita finalmente a liberarsi dalla forzata cultura fascista e dalla dura sconfitta subita durante il secondo conflitto mondiale. All'instabilità politica che caratterizzò gli anni Cinquanta, per alcuni aspetti ricordati come "anni bui", si contrappose la profonda trasformazione della struttura produttiva del paese. Gli sforzi compiuti in campo economico, politico e sociale del dopoguerra non furono vani e risultarono propedeutici per i futuri anni Sessanta, gli anni della rinascita nazionale. nazionale. Il boom economico è ormai comunemente individuato come un momento di trasformazione radicale della 22
Film tv del 1960 diretto da Joris Ivens. Documentario in tre episodi settimanali sull’Italia e sui cambiamenti provocati dall’industrializzazione e dal boom economico degli anni ’50. 23 Cfr. Il sito web del Museo Pino Pascali: http://www.museopinopascali.it/fe/pascali/opere/01_opere_giovanili/default.php.
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Mediterraneo metropolitano
società italiana, quella in cui l'Italia conosce la sua vera "rivoluzione industriale". Quest'ultima per la prima volta investe tutto il territorio nazionale e tutti gli strati della società, determinando un mutamento rapido e radicale, oltre che nell'economia, negli stili di vita e nella mentalità; si passò, infatti, da una società prettamente agricola ad una fortemente industrializzata ed occidentalizzata 24. La ripresa italiana, però, pesò soprattutto sulle spalle della classe lavoratrice e non sarebbe stata possibile senza l'aiuto determinante di tecnici ed esperti dei paesi alleati, in primo luogo gli Stati Uniti d'America. Quest’ultima non era più solo patria della libertà laica e del progresso modernizzante, ma anche patria nella quale dilagavano i modi e i simboli di comportamento della cultura mass-mediale. Dal punto di vista sociologico, quindi, si assistette alla diffusione di nuovi stili di vita, a nuovi usi ed a nuovi costumi molti dei quali di origine anglosassone. L' American way of life, così viene chiamato questo fenomeno, si manifestò principalmente come aumento imponente dei consumi e dei servizi privati: auto , casa di proprietà, frigorifero, televisione. Il consumo di elettricità triplicò, comparvero le carte di credito e il tempo libero assorbì una quota crescente delle spese dei cittadini 25.
24 25
T. Detti - G. Gozzoni,, Storia Contemporanea. Il Novecento, Milano, Mondadori, 2002. A. Cardini, Il miracolo economico italiano (1958-1963), Bologna, il Mulino, 2006.
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Pino Pascali
Anche la vita delle famiglie italiane subì
numerose
innovazioni e compì una svolta migliorando di molto lo standard di vita medio. Purtroppo, in moltissimi casi, questi discorsi valgono soltanto per le realtà centro-settentrionali; il Sud Italia continuò a vivere in maniera più arretrata ed, anzi, vi fu un peggioramento delle condizioni complessive di vita della popolazione che conobbe una nuova migrazione, come era già avvenuto all'inizio del secolo. Questa volta non si andava in America, ma, semplicemente, nel Nord Italia dove si era ugualmente stranieri ed emarginati. La migrazione interna, che fra il 1958 ed il 1963 riguardò 9 milioni di persone, ebbe effetti dirompenti sui tessuti famigliari e culturali del Mezzogiorno, mentre al nord intere città, come Torino, risultarono profondamente trasformate dalla presenza di immigrati. Era in atto la grande mutazione dei valori e dei miti dell'Italia intera: tradizioni credenze e costumi del mondo contadino si avviarono verso una sostanziale scomparsa, sostituiti da comportamenti e abitudini del mondo cittadino, industriale , moderno, "americano". Questa mutazione avvenne in modo così accelerato grazie alla mediazione televisione (inaugurata nel 1954) che portò questi nuovi aspetti nelle case di tutti gli italiani. Grazie alla televisione si affermò la lingua italiana, nacquero nuovi miti, come quello di Mike Buongiorno, ma soprattutto si diffusero costumi moderni, aperti e liberi, variamente influenzati dai miti del cinema cinema e della pubblicità pubblicità
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Mediterraneo metropolitano
commerciale. I giovani divennero un segmento di mercato con gusti, mode e consumi culturali propri ed anche le donne divennero target specifici della pubblicità, che ne favorì una crescente autonomia sia per quanto riguarda i costumi che per la esigenze. Era l'Italia che aveva cominciato a veder cambiare il suo paesaggio "per la selva delle antenne televisive"26. Tutta una nuova generazione si riconosceva nel sogno americano, in un processo confuso ma veloce di omogeneizzazione. Alberto Sordi lo registrò ironicamente nel suo " Americano a Roma". Dopo Morte delle lucciole", la poco Pasolini avrebbe narrato la "Morte
scomparsa dell'Italia contadina e dei ragazzi di campagna, mentre i figli dei poveri andavano ad arruolarsi nella polizia dove si sarebbero ritrovati di fronte gli studenti contestatori, ma figli dei ricchi borghesi. L’American way of life stravolse completamente tutta la cultura e le tradizioni italiane 27. In arte, però, si assistette a qualcosa di diverso rispetto ai cambiamenti radicali che avvennero all’interno della struttura sociale ed economica del “bel paese”. Le tradizioni, le credenze, gli usi e i costumi delle vecchia società rurale italiana non vennero aboliti ne sostituiti del tutto, ma anzi vennero presi come spunti o come punti di partenza per l’elaborazione di nuove proposte culturali. Le tendenze artistiche avanzate in Italia furono 26
M. Giusti, Il grande libro del carosello. E adesso tutti a nanna…, Milano, Frassinelli, 2004. 27 G. Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello. 1957-1977 , Torino, Einaudi, 2008 2008
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Pino Pascali
si sottoposte alle forti sollecitazioni e suggestioni delle proposte provenienti da New York e dintorni, ma nel nostro paese rimasero appunto solamente suggestioni e influenze. L’Italia rimaneva comunque legata alle sue fortissime tradizioni artistiche e a quelle tradizioni e icone legate alla sua terra tipicamente mediterranee, rielaborando così in chiave italiana tutti quegli stili e
correnti
statunitensi
che
investirono
e
percossero
profondamente il vecchio continente tra gli anni cinquanta e sessanta. Dalla fine del secondo conflitto mondiale sino alla fine degli anni cinquanta avevano prevalso ancora i modelli europei, in gran parte come recupero storico: dal Post-cubismo, all’ Impressionismo, all'Astrattismo. Più modesti gli influssi DadaSurrealisti, salvo certe correnti collegabili all'ambito Futurista che si sarebbero sviluppate grazie all'Informale. Ma fu con gli anni sessanta, anni in cui gli USA diventarono il modello culturale di riferimento per tutto il mondo occidentalizzato, che le nuove proposte culturali come Action Painting e successivamente Pop art arrivarono di prepotenza nel vecchio continente, senza però riuscire a plasmare e trasformare completamente quelle che erano le tradizioni artistiche europee che avevano “dettato legge” fino a qualche decennio prima. L’Europa artistica non si piegò mai del tutto alla cultura transatlantica, ma, nonostante i tanti influssi e le tante suggestioni
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della cultura metropolitana, darà una risposta tutta sua agli anni del dopoguerra e del boom economico 28. Pensiamo ad esempio all’arrivo dell’ Action Painting in Italia. Questa corrente arrivò a Roma Roma già confusa, in quanto al modello americano di Pollock (presentato alla Galleria d'Arte Moderna nel 1958), si affiancarono le proposte europee (nel '60 a Venezia furono premiati Hartung e Fautrier); questo avvenne perché gli stimoli provenienti da oltreoceano, che denunciavano la crisi nei confronti del sistema urbano-tecnologico, non potevano imporsi nel nostro sistema culturale sì industrializzato, ma ancora profondamente radicato in quelli che erano i valori mediterranei e provinciali. Così l'Informale italiano fu diluito prettamente in naturalismo astratto o in strutturazione segnica. Stessa sorte toccò alla Pop art che giunse in Italia con la Biennale di Venezia nel 1964. Gli artisti italiani ne assorbirono il clima (come Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa, Pino Pascali) e con la loro genialità ne rielaborarono temi e soggetti in modo personalissimo ed in versione italiana. Toccò quindi alla generazione di Pascali un complesso destino nuovo: affrontare le fortissime suggestioni della civiltà dei consumi e la dimensione della cultura dell'oggetto, dell'immagine plurima, dell'estetico di massa. Arrivò anche nell'Italia del "boom economico" la cultura metropolitana americana, legata al consumismo di massa tipico di quegli anni. A questa cultura l'Italia, e in particolar modo 28
A. Vettese, L'espressionismo astratto americano e L'informale europeo, in Capire l'arte contemporanea dal 1945 ad oggi , Torino, Allemandi & C., 2006.
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artisti come Pascali, non si sottomisero mai del tutto, cercando sempre di rielaborare quelle icone metropolitane provenienti da oltre oceano in chiave mediterranea, dando in questo modo un’originale risposta critica tutta italiana alle nuove tendenze culturali imperanti. Mi piacerebbe -culturalmente parlando- definire e vedere l’ Italia di quegli anni come un’ eclettica ribelle, mai schiava di una corrente artistica, ma un abile artista che riesce a trovare sempre una giusta chiave di lettura in grado di rielaborare, in maniera personale e con i valori e le icone legate alla sua terra, tutte quelle grandi correnti culturali dalle quali venne profondamente percossa, ma mai assoggettata del tutto.
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Una vita all’insegna della velocità di Alessandra Gavazzoni
Se è vero che i giovani strappati alla vita sono cari agli dei, è altrettanto vero che morire giovani è una fregatura. In arte, tuttavia, questa triste circostanza a volte non basta per impedire ai grandi talenti di contribuire a fare storia, nonostante la brevità della propria vita29. Già nel Rinascimento una vita breve, ma intensa
caratterizzò
l’esistenza
di
Raffaello.
Nella
contemporaneità diversi artisti, nati all’incirca negli stessi anni, subirono la stessa sorte. Francesco Lo Savio (morto a soli ventotto anni suicida), Piero Manzoni (morto a ventinove anni di infarto), Paolo Scheggi morto a trentuno anni) e Pino Pascali (precocemente scomparso a trentatre anni per un incidente in moto) sembravano essere al corrente che il destino gli serbava una breve vita, per cui correvano ad enorme velocità nelle sperimentazioni artistiche, le loro idee sembravano non esaurirsi mai. 29
http:// sottoosservazioni.wordpress.com Francesco Lo Savio:forza e fragilità di un’utopia.
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Quindi, una vita caratterizzata dalla velocità, quella di Pino Pascali; una velocità intellettuale ed esistenziale, che si riflette nell’immagine di un uomo geniale, desideroso di cambiare l’arte ed il mondo, assumendo su di sé quelle pulsioni della sua generazione, nella convinzione che tutto fosse pronto per essere afferrato. Fu proprio la sua passione per la velocità (la motocicletta) a strapparlo precocemente alla vita, ma il suo genio non poteva passare inosservato ed in breve tempo “salì sull’Olimpo”, insieme agli altri artisti italiani degli anni sessanta e settanta; anche i critici e gli storici dell’arte, che l’avevano snobbato in vita, iniziarono presto a stimarlo e a considerarlo. La sua vita fu, insomma, fulminea, ma intensa. L’artista nasce a Bari il 19 ottobre 1935 da Francesco, funzionario di polizia, e da Lucia, casalinga e cugina degli artisti Arnaldo e Giò Pomodoro. Trascorre la sua infanzia tra Tirana, dove la famiglia si trasferisce tra il 1940 e il 1941, e Polignano a Mare, nella poverissima provincia barese. A Bari frequenta il Liceo Scientifico della città, che abbandonerà, nel 1955, ma il giovane non perde tempo, ha già le idee chiare, nello stesso anno si iscrive all’Istituto d’Arte di Napoli e si diploma. Pascali, seppur giovane, dimostra una grande passione ed inclinazione per l’arte, inoltre é dotato di una buona abilità manuale, come ricorda il padre: “già dalla più tenera età Pino era avezzo a racimolare pezzetti di carta e di legno e con le forbici e coltelli ritagliava e componeva pupazzetti, aeroplani…verso i dieci, undici anni,
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Pino Pascali
invece, si appassionò all’aeromodellismo, fabbricando macchine con motori a scoppio con le quali partecipò anche a concorsi e ciò a discapito dello studio che trascurava spesso e volentieri”. 30 L’artista è affascinato dal mondo dell’arte, che per lui è un progetto di reinvenzione e trasfigurazione fantastica del mondo. Proprio il suo sogno lo porta al trasferimento da Bari a Roma, quella Roma città grande ed aperta, capitale della neonata Repubblica italiana e capitale delle arti italiane, in particolare del cinema. Qui Pascali si iscrive all’Accademia di Belle Arti e frequenta il corso di scenografia di Toti Scajola, maestro di gran parte degli artisti emergenti dal nuovo contesto sperimentale di quegli anni (Nato Frasca, Piero Dorazio, Carla Accardi). All’Accademia molti dei suoi compagni gli attribuiscono l’appellativo di “provinciale”, le sue idee artistiche agli occhi degli altri appaiono retrograde e in particolar modo deridono il suo abbigliamento: ogni giorno una giacca e una cravatta e un porsi timido ed impacciato. Ma in breve tempo Pascali cambia non solo il look, iniziando ad indossare giubbotti e pantaloni di pelle e facendosi crescere i capelli, ma anche il suo modo di concepire l’arte e di rapportarsi ad essa, infatti è proprio in quegli anni e nella capitale che l’artista riesce ad aprire i suoi orizzonti artistici. Il giovane nella Roma degli anni cinquanta e sessanta può vedere grandi magazzini, discariche, musei, monumenti, campi rom, tutto questo agglomerato di vita e storia offre a Pascali gli spunti e le idee che moltiplicano le sue possibilità di 30
Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983.
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creare intrecci tra arte e vita. Pino corre, con la sua motocicletta e con la sua mente, non si ferma mai, è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e stravagante. Presto diventa protagonista del mondo della ricerca artistica contemporanea, stringendo un sodalizio con molti giovani artisti, tra cui il gruppo di Piazza del Popolo di Roma 31, la nota piazza cittadina diviene, infatti, nel corso degli anni cinquanta il nuovo salotto culturale e mondano più attivo a Roma e in Italia, soppiantando quella che era stata la storica Via Veneto della “Dolce Vita”32 italiana. Il clima culturale di Roma in questi anni è straordinario, emergono idee nuove e creative non solo nelle arti visive, ma ,anche, nel cinema, nel teatro, nella letteratura e nella musica. Pascali è in contatto con i più grandi artisti dell’epoca: visita gli studi di Burri, Caporossi e Marco-Relli, conosce i lavori di Yves Klein, Piero Manzoni, dei new dada e pop americani, vede, inoltre, le opere di Rauschenberg e di Salvatore Scarpetta, l’artista italo-americano che realizza automobili d’epoca con pezzi di scarto. Pascali, in seguito, comincia a seguire i cicli di conferenze sull’arte contemporanea alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, 31
Gruppo di artisti degli anni sessanta che intrecciavano icone del consumo di massa e
citazioni dai movimenti italiani protagonisti del primo novecento europeo. Le tendenze del gruppo erano varie: Mario Schifano era a capo della parte che si dedicava al Pop colto italiano, Pino Pascali insieme ad altri si dedicò all’Arte Povere, mentre altri artisti si appassionavano al minimalismo. Il gruppo si riuniva in Piazza del Popolo, perché li aveva sede lo storico caffè Rosati e la Galleria la Tartaruga. 32
Film diretto dal regista Federico Fellini, 1960.
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grazie alla quale entra in contatto con i padri dell’informale americano: Pollock, Gorky e De Kooning. L’energia vitale e il ritmo caotico, fatto di segni, colore e materia, attraggono il giovane studente, ma nelle sue opere l’artista non abbandonerà mai completamente la figurazione, infatti, sebbene la sperimentazione americana lo seduce, la cultura mediterranea è intrinseca nel suo animo e da essa non può prescindere. È lui stesso ad affermare: “Il contatto con gli artisti mi propose una visione critica del mio mondo eroico. Ma nello stesso tempo, tutte le proposte che mi si offrivano dai grandi maestri della pittura mi rimanevano estranee. Dopo diverse esperienze di tendenza il mio organismo era spossato, sperduto in un vicolo cieco. L’unica convinzione di cui ero in possesso fu che il mio problema consisteva in un recupero delle mie origini.” 33 Già prima di diplomarsi, nel 1959 con il massimo dei voti, inizia a lavorare come aiuto scenografo in alcune produzioni Rai e a collaborare con lo Studio Saraceni e la LodoloFilm 34 in qualità di grafico per la pubblicità televisiva. Sarà proprio quest'ultima a rappresentare per Pascali la straordinaria palestra in cui esercitare il proprio impeto creativo, sperimentando, ricercando e iniziando racconti che saranno sviluppati in seguito nelle opere artistiche consacrate nel corso del Novecento. L’artista collaborerà con la LodoloFilm fino all'anno della sua morte, anche in virtù del forte legame d'amicizia con Sandro 33
Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983, pag .232.
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Fondata da Sandro Lodolo nel 1965, divenne una delle maggiori aziende che
producevano pubblicità televisive.
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Lodolo. Nel gennaio 1965 espone per la prima volta i suoi lavori alla Galleria la Tartaruga 35, di Plinio De Martinis, che accoglie nei suoi spazi la sperimentazioni di artisti emergenti. Prima della formulazione dell'Arte Povera, così battezzata da Germano Celant nel 1968, l'artista si confronta con materiali privi di nobiltà, spesso d'uso quotidiano, adoperandoli per le loro specificità plastiche e con un nuovo scopo: quella di una scultura iconica colta ma semplice, altamente ironica e dissacratoria. Pascali è un artista sperimentatore e poliedrico, si dedica all’arte, alla fotografia, al cinema e alla performance, ma a lui spetta soprattutto soprattutto il merito di aver eliminato le barriere che correvano tra arte e cultura di massa, in particolare con i lavori per il Carosello. Proprio per questo suo eclettismo è difficile collocare l’artista in una determinata corrente artistica, egli, infatti, riesce a dare un’originale risposta critica, italiana e meridionale anche alle nuove tendenze americane: quali la Pop Art e la Minimal Art. Pascali sarà anche uno dei primi a cogliere i segnali della crisi della cultura metropolitana, rielaborando poeticamente le energie vitali insite nei miti mediterranei e nei rituali tipici della sua terra. Non sarà mai schiavo di una corrente artistica, sarà sempre capace di rielaborarle criticamente, in chiave personale e con i valori e le icone legate alla sua terra di origine. 35
Galleria aperta nel 1954 da Plinio de Martinis e sua moglie. Divenne il luogo di incontro
e di esposizione di molti artisti. Qui circolavano le idee più all’avanguardia di Roma in campo artistico.
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Ma dentro l’adulto resta il bambino. Nel 1967, anno della sua prima mostra all’estero, in procinto di prendere l’aereo per la Germania, Pino gioiva alla vista di “quegli oggettini che si sarebbero poi staccati dal suolo con lui dentro. Era tutto eccitatoricorda Fabio Sargentini- e mi ricordo che bevemmo champagne.”36 La sua visione della vita è, però non solo gioco, ma anche eroismo, è lo conferma il gesto inattuale e controcorrente tenuto alla Biennale di Venezia nel 1968, dove si rifiutò di chiudere la sua sala, rivendicando il passato e l’arte e attingendo la risposta ai conflitti del presente nell’assolutezza dei miti. E lui divenne un mito, anche la sua morte, mentre attraversava in motocilcletta il vento e gli spazi, sembra uscire da un copione noto, quello del viaggio dell’eroe alla ricerca della libertà 37.
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Pino Pascali, a cura di anna D’Elia, 1983, pag.233.
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Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983, pag.233.
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Opere
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Che posizione!
Nello spot Che posizione!, vincitore nel 1961 del secondo premio al Festival Nazionale di Trieste commissionato alla Lodolo-Saraceni dalle Ferrovie dello Stato, rafforza la sensazione di sicurezza del servizio, adoperando antiche stampe e dipingendo i fondali in stile futurista. Per questo short Pascali riutilizza l’opera del 1960 intitolata Treno, dove il soggetto dell’opera, la locomotiva e le carrozze, sono realizzate in latta punzonata, dipinta e ritagliata per una lunghezza di tre metri. Sia il soggetto che la tecnica di realizzazione suggeriscono ricordi d’infanzia dall’imponenza dei pezzi, riprodotti con l’occhio del bambino che vede intorno a sé un mondo di giganti. “Arte con accenti di favola ma anche favola nelle dimensioni dell’Arte” (Calvesi in Pino Pascali, 1966). Il richiamo alla favola caricando lo spettatore di meraviglia, viene però smentito subito dopo da alcuni dettagli che denunciano il disagio e l’amarezza. Il materiale e il colore, percepiti inizialmente come elementi propri del meraviglioso, rivelano – ad uno sguardo più approfonditocerte rassomiglianze con allusioni al passato.
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Stazione FFSS
Cliente: Ferrovie dello Stato Anno di creazione: 1962 Tecnica: disegna e collage su cartoncino cm. 34,2 x 52 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
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I Killers
I Killers, una banda di gangster degli anni ‘30, erano i personaggi scelti da Pascali per i caroselli dell’Algida che tuttavia furono rifiutati dalla stessa ditta a causa della grafica considerata troppo innovativa per l’epoca. I clienti, infatti, non erano propensi a rischiare di realizzare uno spot interessante dal punto di vista estetico ma poco utile alla finalità commerciale. Le avventure che vedono affrontarsi i Killers ad altre bande rivali, si svolgono sullo sfondo della metropoli americana del primo dopoguerra. L’impegno dell’artista per questo progetto a partire dal 1961 si protrae fino al 1967 diventando l’ipotesi di un cortometraggio. Infatti in quella data fu realizzato un provino, della durata di circa un minuto, proposto alla Cineritz che pur apprezzandolo lo respinse ritenendolo troppo sofisticato ed innovativo. Il desiderio di Pascali di vedere realizzato questo progetto rimase nel cassetto dei suoi sogni a causa della sua prematura scomparsa. Oggi si può mai affermare che, pur essendo nati come personaggi per la pubblicità, i Killers escono dai lavori su commissione per i quali l’artista lavorò, venendo così classificati come disegni preparatori per un filmato di videoart.
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Scenografia Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: disegni e collage su cartoncino Dimensioni: cm 33x99 Collezione privata
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Scenografia Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: disegni e collage su cartoncino Dimensioni: cm 33,3x97,6 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze)
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I Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: matite a cera, grafite e pennarelli su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Al Cafone e Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: matite a cera e grafite su carta Dimensioni: cm 25,1x35 Collezione privata
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I Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: grafite su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Al Cafone e gatto
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: grafite e matite a cera su carta Dimensioni: cm 22x14,3 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Pino Pascali
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I Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: matite a cera su carta Dimensioni: cm 34x24 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Pino Pascali
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Quattro Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: smalti su legno Dimensioni: cm 69,5x95,5 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze)
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Al Cafone e il bottino
Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: matita a cera e collage su carta Dimensioni: cm 26,5x22 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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I Killers
Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: grafite e matita a cera e collage su carta Dimensioni: cm 28x22 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Salvador el Matador del televisor
Cliente: Algida Anno di messa in onda: 1962 Tecnica: disegni e collage su cartone I caroselli degli anni sessanta composti da una prima parte narrativa e da un codino per il messaggio commerciale, gli offrono un grosso laboratorio per inventare stili e misurarsi sul piano narrativo, costruendo storie emblematiche per ogni prodotto. I suoi sono spot ingenui e bizzarri che rivelano il suo interesse per la fotografia, l’arte e il cinema. I disegni sono essenziali e ben si adattano all’elaborazione del racconto animato. Salvador el Matador rientra nei sedici caroselli che Pino Pascali realizza negli anni sessanta con la Lodolo Saraceni cinematografica per l’Algida. Questa committenza si trasforma in un laboratorio creativo sui personaggi che animano gli spot dei prodotti alimentari, in particolare della Cirio e dell’Algida. Si tratta di disegni essenziali che raccontano una vivace animazione, realizzati per due serie di caroselli. I personaggi principali ad occupare la scena sono dei tori bizzarri tra i quali Battista, il toro esibizionista e Artista, il toro trasformista, che in ogni spot pubblicitario, Salvador, il torero doppiato da Elio Pandolfi, incontra.
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Matador
Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: grafite e pastelli a cera su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Matador
Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: biro e pastelli a cera su carta Dimensioni: cm 22x28 Collezione privata
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Toro
Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: inchiostro e tempera su lucido e carta sovrapposti Dimensioni: cm 25x35,2 Collezione privata
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Salvador
Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: tecnica mista su acetato e cartoncino Dimensioni: cm 25x34,8 Collezione privata
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Scenografia Algida
Cliente: Algida Anno di creazione: 1958-59 Tecnica: disegni e collage su cartone Dimensioni: cm25,2x75,9 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali)
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Mediterraneo/Metropolitano Tempio greco 1963/New York 1963
Il tempio greco è il simbolo della cultura classica che ha avuto come centro propulsivo il mar Mediterraneo; con tale immagine Pino Pascali ha voluto riallacciarsi alla tradizione Nonostante l’artista sia legato alla tradizione mediterranea non può non rimanere affascinato da quella che è in quegli anni la cultura predominante, ovvero quella che arriva da oltre oceano. Lo skyline è testimone di quanto la metropoli statunitense incida sulla sua attività artistica, producendo quella contrapposizione tra una natura primordiale e un ambiente artificiale figlio di una cultura moderna. Nell’opera in primo piano si stagliano edifici di diversa altezza, tutti caratterizzati da una rigida geometria euclidea. Ogni grattacielo è suddiviso da un innumerevole numero di finestre, dalle quali si sprigiona una luce fioca, immersa in una tipica ambientazione metropolitana.
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Tempio greco
Cliente: Sutter Anno di messa in onda: 1963 Tecnica: timbri, matite e china su cartoncino Dimensioni: cm 33x35 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
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Piramidi e meridiana
Cliente: M.I.M. Mobili Anno di messa in onda: 1963 Tecnica: mista su carta da pacco Dimensioni: cm 24,5x100 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
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Maschere
Cliente: RAI TV Radiotelefortuna Radiotelefortuna Anno di messa in onda: 1964 Tecnica: grafite e pastelli su carta Dimensioni: cm 28x22 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
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Skyline a penna New York
Anno di creazione: 1963 Tecnica: timbri, matite e china su carta Dimensioni: cm 25x35,4 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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New York
Anno di creazione: 1966 Tecnica: mista su cartone Dimensioni: cm 25,5x36,5 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
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Sir e scottish terrier
Anno di creazione: 1962 Tecnica: china e pastelli a cera su acetato e carta sovrapposti Dimensioni: cm 25,5x24,2 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Conversazione con Claudia Lodolo a cura di Enza Bergantino e Rossella Romito
Enza e Rossella:
Leggendo la sua biografia abbiamo notato che
lei è nata nel ‘65, tre anni prima della morte di Pino Pascali, riteniamo quindi che non abbia molti ricordi dell’artista, che però era un grande amico e collaboratore di suo padre. Lui le ha mai raccontato di questo rapporto di amicizia? C’è qualche aneddoto in particolare che l’ha colpita? Claudia Lodolo :Io non mi ricordo di Pascali, sebbene, dai
racconti dei miei genitori, lui frequentasse spesso la nostra casa. Perché lui partecipava a tutto, in ogni occasione, si interessava a qualsiasi questione. Per la nostra casa, ad esempio, aiutò mio padre a scegliere dei mobili antichi, andando con lui nei mercati di antiquariato. D'altra parte, non dimentichiamo che Pascali studiò scenografia, e una casa da arredare per lui poteva essere benissimo uno spazio scenico da riempire.
EeR:
Perché ha deciso di scrivere la sua tesi di laurea proprio su
Pascali? Perché Pascali ha collaborato dieci anni con mio padre nel CL: Perché campo pubblicitario e mio padre, oltre ai ricordi, ha conservato negli anni molti disegni usati per la pubblicità ed io ho ritenuto importante scrivere ed analizzare questo cospicuo numero di disegni e schizzi rimasti a lungo solo per mio padre che li conservava gelosamente e con affetto.
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EeR:
Cosa l’ha spinta a continuare ad interessarsi alla
produzione di Pascali, intervenendo in numerosi eventi inerenti la produzione di questo artista? CL:Il fatto che negli anni ho acquisito una certa esperienza
nell'analisi e nella critica dell'artista. A volte, mentre scrivevo la tesi, mi sembrava di essere un investigatore di polizia, cercavo di ricomporre la sua vita dei suoi anni a Roma e nel fare questo mi è sembrato a volte di conoscerlo di persona. Devo dire che infatti, pur non avendolo di fatto conosciuto, quando scrivo o parlo di lui, mi sembra quasi di parlare di un amico.. EeR:
Sappiamo che suo padre ha fondato l’archivio dell’opera
grafica di Pino Pascali con la collaborazione della Galleria Frittelli di Firenze i cui documenti verranno poi pubblicati in un catalogo generale dell’opera dell’artista. Visto che lei fa parte del comitato peritale, ci spiega come mai suo padre ha creato questo archivio, come state lavorando e perché? CL: In realtà mio padre negli anni passati non è mai stato molto
convinto della creazione di un archivio, ma poi, considerate tante cose, visto che i disegni ormai avevano conquistato l'attenzione di collezionisti e di critici, gli è sembrato logico dare un ordine a questo materiale. Purtroppo dopo poco la fondazione dell'Archivio, mio padre è deceduto. Siamo rimasti però io, la sua seconda moglie, nonché collaboratrice per trent'anni dello studio Lodolo che ha conosciuto Pascali, e altri
98
Pino Pascali
componenti del comitato, e vogliamo portare avanti quello a cui anche mio padre, alla fine della sua vita, aveva creduto.
EeR :
di
Il nostro progetto didattico di mostra è inserito nell’ambito un
workshop
che
ha
come
tema:
ARCHITETTURA&PUBBLICITA. Il titolo della nostra mostra è Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano, i due termini che abbiamo scelto compongono un ossimoro che riteniamo possa racchiudere la produzione pubblicitaria di Pascali. Oltre ad essere la patria e l’orizzonte dell’artista, il mediterraneo venne proposto come motivo dominante nei suoi lavori. Rispettivamente con l’inserimento delle rappresentazioni di templi e piramidi, Pascali cercò di unire l’utile al dilettevole: era necessario valorizzare il prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccate, inserendo in primo piano l’ambientazione e le caratteristiche peculiari che portano alla mente le meraviglie del Mediterraneo. A favorire questo amore partecipò sicuramente la sua provenienza. Metropolitano perchè era appassionato della metropoli,
di
New
York
soprattutto,
che
riappare
sistematicamente nei suoi lavori per la Lodolo Film. Come nella serie di lavori prodotti per lo spot dei Killers: qui gangster, armi e metropoli sono al centro delle rappresentazioni e fanno pensare proprio alla New York degli anni Sessanta, disseminata di grattacieli e avvolta da un’atmosfera cupa e drammatica. Lei è d’accordo con la nostra tesi, o pensa che si possano rintracciare altri filoni nella produzione pubblicitaria di Pascali?
99
Mediterraneo metropolitano
CL:A dire il vero, Pascali portava poco della sua esperienza nel
lavoro su commissione. Lui portava la sua esperienza, mediterranea, come voi dite, soprattutto nella sua produzione scultorea, quando faceva le cose per sè, e non per un committente. Oltre ad essere un artista, Pascali era un serio e professionale lavoratore che si concentrava con tutte le sue forze su ciò che doveva fare.. Questo dover fare una cosa per un altro (il cliente), gli dava però l'opportunità per addentrarsi in settori a cui lui magari non aveva pensato. Per il resto comunque era molto
impegnato
a
risolvere
i
problemi
del
messaggio
pubblicitario da trovare, come voi dite, era necessario valorizzare il prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccati, e nel fare ciò, Pascali si scrollava di dosso la sua esperienza, ma spaziava in ogni campo. La New York dei Killers in realtà è la metropoli degli anni '30, perché come immagine, i gangster degli anni '30 sono più "belli", sono un simbolo, sono i gangster che hanno fatto la storia della malavita. Prendete per esempio la strage di San Valentino del 1929, una guerra da bande che fece la storia della criminalità americana e che fu anche ripresa nel 1959 da Billy Wilder nel film "A qualcuno piace caldo". Quello era il periodo dei gangster che lo affascinava. Forse è più giusto mettere Roma, come simbolo metropolitano, la metropoli nella quale Pascali arrivò per studiare e dove continuò a vivere. Roma certamente può essere
100
Pino Pascali
l'ossimoro,
l'altra
faccia
che
si
contrappone
alla
sua
"mediterraneità".
EeR :
Lei è un’artista a tutto tondo, dipinge e realizza anche
scenografie: secondo lei quanto e cosa ha lasciato in eredità l’opera di Pascali? CL:Prima di tutto, vi ringrazio per definirmi "un'artista".. Si,
dipingo e mi diverto a farlo, anzi, anni fa ho rivoluzionato la mia vita per fare quello che sto facendo, sapendo le difficoltà, i rischi e le insicurezze di fronte alle quali mi sarei trovata. Ma è quello che ho voluto fare. Per quanto riguarda Pascali, è chiaro che io l'ho "respirato" da quando sono nata, soprattutto quello che aveva fatto con mio padre, più che la sua opera museale. Per farvi capire, se io vedo uno dei disegni pubblicitari esposti in una galleria o a un'asta, la prima cosa che mi viene da dire è: "questo disegno è nostro"! e per "nostro", intendendo mio padre, la
mia
famiglia.
Io
non
posso
neanche
lontanamente
paragonarmi a lui, ma di Pascali mi affascina soprattutto il suo cervello, la sua creatività, il suo modo di pensare, di muoversi da un'idea all'altra, di inventare. A prescindere da quello che poi ha realizzato, quello che mi attira da impazzire è la sua mente.
EeR :
Come è cambiato il ruolo dell’artista che si presta a lavori
di scenografia (come ha fatto Pascali), con l’ avvento di nuove tecnologie, soprattutto in campo grafico, rispetto all’approccio di
101
Mediterraneo metropolitano
Pascali, che era solito abbozzare i suoi personaggi su pezzi di carta, anche mentre chiacchierava con qualcuno? CL: Non lo so, non ho elementi su cui farmi un'idea precisa, ma
quello che intuisco è che con le nuove tecnologie ci sia meno bisogno
di
fantasia
e
creatività.
Le
nuove
tecnologie
sorprendono per gli effetti, ma non per le idee. Negli anni '60 era diverso. Ma non voglio fare la nostalgica, anche perché io negli anni '60 sono nata ma non li ho vissuti.
102
Pino Pascali
Bibliografia
Omar Calabrese, Carosello o dell'educazione serale , CLUFS, Firenze, 1975.
Ronald Berman, Pubblicità e cambiamento sociale, Angeli, Milano, 1990.
T.Detti, G.Gozzini,
Storia
contemporanea.
II.
Novecento ,
Bruno
Mondadori, Milano, 2002.
Marco Giusti, Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna..., Frassinelli, Milano, 2004.
Angela Vettese, L'espressionismo astratto americano e L'informale europeo,
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Allemandi & C., 2006.
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Guia Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello. 1957-1977 , Einaudi, Torino, 2008.
Piero Dorfles, Carosello, Il Mulino, Bologna, 2008.
103
Mediterraneo metropolitano
Cataloghi
Pino Pascali, (a cura
Pino Pascali,
di) Anna D'Elia, Laterza, 1983.
catalogo della mostra, saggio introduttivo di Luciano
Caramel, Mazzotta, Milano, 1993.
Pino Pascali,
catalogo della mostra, Castel Sant'Elmo, Napoli, saggi a cura
di Achille Bonito Oliva, Angela Tecce e Livia Velani, Electa, Napoli, 2004.
Pascali. Il mare ecc.,
catalogo della mostra, Galleria Nazionale d'Arte
Moderna di Roma, 15 ottobre -. 27 novembre 2005, saggi a cura di Maria Vittoria Marini Clarelli e Livia Velani, Electa, 2005.
Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza , catalogo della mostra,
Colossi Arte Contemporanea, Chiari, 23 settembre - 15 novembre 2006.
Pino Pascali,
catalogo della mostra, a cura di Anna D'Elia, Electa, Milano,
2010.
Pino Pascali.
Lavori per la pubblicità, catalogo della mostra, Galleria
Frittelli, Firenze
104
Pino Pascali
Sitografia
•
http://www.archiviopinopascali.org
•
http://www.esoarte.eu
•
http://www.mondocarosello.com
•
http://www.museopinopascali.it
Filmografia
•
"SKMP2", regia di Luca Maria Patella, 1968.
•
"Pino Pascali o Le trasformazioni del serpente", regia di Marco Giusti, 2003.
105
Mediterraneo metropolitano
106
Pino Pascali
Esposizioni personali 1965 Galleria La Tartaruga, Roma.
1966 Galleria Gian Enzo Sperone , Torino.
Nuove-sculture, Galleria L'Attico, Roma.
1967 Galerie Ars Intermedia , Colonia. Galerie M.E. Thelen, Essen. Galerie Alexandre Jolas , Milano.
1968 Galerie Alexandre Jolas , Parigi.
Bachi da setola ed altri lavori in corso , Galleria L'Attico, Roma. Pascali: Les sculptures blanches. Les eléments de la Nature, Galerie Alexandre Jolas, Parigi. XXXIV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia
(sala personale).
1969
Pino Pascali, Galerie Alexandre Jolas , New York. Mostra di Pino Pascali , Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
1970 Galerie Alexandre Jolas , Milano.
Le armi di Pino Pascali, Modern Art Agency , Napoli. Galerie Alexandre Jolas , Parigi. Galleria Christian Stein, Torino.
107
Mediterraneo metropolitano
1973
Pino Pascali, Pinacoteca Provinciale , Bari.
1974 Galleria Il Fauno, Torino. Galleria LP 220, Torino. Galleria Marin, Torino.
1976 Galleria La Tartaruga, Roma.
1981 Musée National d'Art Moderne, Centre Pompidou, Parigi.
1983
Pino
Pascali
su
commissione.Grafiche
pubblicitarie,
scenografie,
decorazione 1955-1965 , Pinacoteca Provinciale , Bari.
1987 Centre d'Art Contemporain Le Consortium , Digione.
Pino Pascali, PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano.
1988 Salvatore Ala Gallery, New York. Galleria L'Attico, Roma.
1989 Galleria Peccolo, Livorno. Salvatore Ala Gallery, New York.
108
Pino Pascali
1990
Il luogo e la contrada , Castello Svevo, Bari. Pino Pascali. Opere 1958-1964, Galleria Peccolo, Livorno.
1991
Pino Pascali, Rijksmseum Kroller Muller, Otterlo. Pino Pascali, Musée d'Art Moderne de la Villa de Paris , Parigi. Galleria d'Arte Niccoli, Parma. Galleria Arco d'Alibert, Roma.
Pascali performer Pascali performer , Galleria L'Attico, Roma.
1992
Omaggio a Pino Pascali , Cala Paura, Polignano a Mare. Pino Pascali. La reconstruccion de la naturaleza. 1967-1968, IVAM Centre Julio Gonzàles,
Valencia.
1993
Pubblicità d'artista, Studio Trisorio, Napoli.
1994
Pino Pascali, Arte 92, Milano 1996
Pino Pascali, Galleria Cesarea, Genova. Pino Pascali, Akira Ikeda Gallery, Taura, Tokyo. Pino Pascali, Galerie Liliane & Michel Durant-Dessert, Parigi.
1998
L'isola di Pascali 1968-1998. Pino Pascali trent'anni dopo, Museo Comunale Pino Pascali , Polignano a Mare.
109
Mediterraneo metropolitano
2000
Pascali Geometrico, Galleria L'Attico, Roma.
2001
Pino Pascali, 1961-1968, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia ,
Palacio de Velazquez, Madrid. Esso Gallery and Books , New York.
Africa, oevres de Pino Pascal et des Ejagham, Galerie Liliane & Michel Durant-Dessert, Parigi. Galleria L'Attico, Roma.
2004
Pino Pascali, Castel Sant'Elmo, Napoli.
2005 Galleria Gate24 Contemporary Art , Falconara Marittima. Galleria Peccolo, Livorno.
Pascali. Il mare ecc. , Galleria Nazionale d'Arte Moderna , Roma.
2006
Pino Pascali, genio ribelle tra libertà e committenza, Colossi Arte Contemporanea, Chiari.
Pino Pascali. Disegni per la pubblicità, Frittelli Arte Contemporanea ,
Firenze. Gagosian Gallery, New York. Palazzo Pino Pascali , Polignano a Mare.
2007 Galleria Pananti, Firenze.
2008
110
Pino Pascali
Palazzo Pino Pascali , Polignano a Mare. Palazzo Pino Pascali , Polignano a Mare (con
Claudio Abate).
Galleria Emme Otto, Roma.
111
Mediterraneo metropolitano
Esposizioni collettive 1965
L'art actuel en italie , Casino Municipal, Cannes. Luna Park , Galleria del Gruppo 70, Firenze. XIX Premio Nazionale di Pittura Michetti, Francavilla al Mare.
Revort 1. Documenti d'arte oggettiva in Europa, Galleria Civica d'Arte Modena, Palermo.
Realtà dell'immagine dell'immagine , Libreria Feltrinelli, Roma. V Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio ,
Palazzo delle
Esposizioni, Esposizioni, Roma. Decennale del Premio Termoli ,
mostra nazionale d'Arte Contemporanea,
Palazzo del Comune, Termoli. Corradino di Svevia , Galleria La Salita,
Premio Notturno 1965, Torre
Astrura. La critica e la giovane pittura italiana d'oggi , Galleria Ferrari , Verona.
1966 Premio Avezzano , Palazzo del Liceo, Avezzano.
L'art actuel en italie , Casino Municipal, Cannes. Situazione '66 , Galleria Del Deposito, Genova. Tendenze confrontate. Figurazione oggettuale
Arte visuale , Galleria
Il Centro, Galleria Il Quadrante, Napoli.
Mambor. Pascali, Libreria-galleria Guida, Napoli. Troisième Exposition International de Sculpture Contemporaine , Musée Rodin, Parigi. VI annuale Porec, Jugoslavija-Italija , Porec.
Realtà dell'immagine dell'immagine , Galleria La Tartaruga , Roma. Bianco+Bianco, Galleria L'Obeliso, Roma.
112
Pino Pascali
Aspetti dell'arte italiana contemporanea, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma. XII Premio Spoleto ,
Palazzo Collicola, Spoleto.
Luna Park , Ca' Giustiniani, Venezia.
1967
Proposte Uno , Premio Avezzano, Palazzo del Liceo, Avezzano. 8 pittori romani , Galleria De' Foscherari , Bologna. Lo Spazio dell'Immagine dell'Immagine , Palazzo Trinci, Foligno. Arte Povera e Im-Spazio , Galleria La Bertesca , Genova. VIII Premio Modigliani,
Palazzo della Cultura, Livorno.
Salone Internazionale dei Giovani , Galleria Civica, Milano. Expo 67, Montreal. III Rassegna d'Arte del Mezzogiorno, Palazzo Reale, Napoli.
Art objectif , Galerie Stadler, Parigi. Cinquième biennale de Paris , Musée d'Art Moderne, Parigi.
Oltre la scultura , Galleria G.S. , Pescara. Nuove tecniche d'immagine, Palazzo dei Congressi ,
Repubblica di San
marino. Realtà dell'immagine e strutture dalla visione , Galleria Il Cerchio, Roma. Fuoco, Immagine, Acqua, Terra, Lo spazio dello spettacolo, Lo spazio degli elementi , Galleria L'Attico, Roma. Mattiacci-Pascali , Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma. La terza dimensione, Qui Arte Contemporanea, Roma. XI Bienal, Museu de Arte
Moderna de Sao Paulo, San Paolo del Brasile.
Undici artisti italiani degli anni sessanta ,
X Festival dei Due Mondi,
Palazzo Ancaiani, Spoleto. Contemporary Italian Art , The National Museum of Modern Art , Tokyo. Flavin Rosenquist... Pascali... , Galleria Sperone, Torino.
1968
113
Mediterraneo metropolitano
Arte povera, azione povera , Arsenali, Amalfi. Arte povera , Galleria De' Foscherari , Bologna. Youngs Italians , Institute of Contemporary Arts ,
Boston e New York
Jewish Museum, New York.
Proiezione del film SKMP2 di Luca Patella, Galleria L'Attico, Roma. Centro opere d'arte italiana dal Futurismo ad oggi ,
(sala Nuove Tendenze)
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma. VI Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio ,
Palazzo delle
Esposizioni, Esposizioni, Roma. Arte povera , Centro Arte Viva Feltrinelli , Trieste. Centro opere d'arte italiana dal Futurismo ad oggi , Palazzo Zachete ,
Varsavia. XXXIV Esposizione Biennale Internazionale d'Arte , Venezia.
5 artisti romani , Extra Stadt Museum, Weisbaden.
1969
Zwolf italianische Bildhauer , Kunstverein Hmburg, Amburgo. When Attitudes Become Form , Kunsthalle Bern, Berna. When Attitudes Become Form , Museen Haus Lange/Haus Esters , Krefeld. When Attitudes Become Form , ICA, Londra. Le due nature, Galleria Il Centro, Napoli. Quatre artistes Italiens plus que nature , Musée des Arts Décoratifs , Parigi. Warhol Turcato Twombly... Pascali..., Galleria La Tartaruga , Roma.
1970
Arte e critica. Segnalazioni , Palazzo dei Musei, Modena. Due decenni di eventi artistici in Italia: 1950-70 , Palazzo Pretorio, Prato. Vitalità del negativo , Palazzo delle Esposizioni , Roma. Conceptual art, arte povera, land art , Galleria Civica d'Arte Moderna ,
Torino.
114
Pino Pascali
1971
Roc 71, Dublino. Arte povera , Kunstverein, Monaco di Baviera. La ricerca estetica dal 1960 al 1970, X Quadriennale Nazionale d'Arte ,
Palazzo delle Esposizioni, Roma. Italianesche Kunst Heute, Belgrado, Vienna. Mostra d'arte italiana contemporanea , Moderna Galerija, Zagabria.
1973
Contemporanea, Parcheggio di Villa Borghese , Roma.
1974
Ghenos Eros Thanatos , Galleria De' Foscherari , Bologna.
1975
Aspetti
dell'arte
fantastica
, XXII oggi
Fiorino
d'Oro,
Biennale
Internazionale Internazionale d'Arte, Forte Belvedere, Firenze. 1976
Europa-America. L'astrazione determinata 1960-1976 , Galleria Comunale d'Arte Moderna, Bologna.
Prospect Retrospect , Kunsthalle, Dusseldorf.
1977
Arte in Italia 1960-1977 , Galleria Civica d'Arte Moderna , Torino.
1978
Dalla natura all'arte. Dall'arte alla natura , XXXIX Esposizione Biennale Internazionale d'Arte, Venezia.
1979
115
Mediterraneo metropolitano
Italy and Japan. Art in the Last Ten Decades , The National Museum of Art, Osaka.
1980
Pop Art in Italia (1969-1980). Vent'anni di segnali, Palazzo Collicola,
Spoleto. 1981
Westkunst , Rheinhallen Messegelane, Colonia. Identité italienne. L'art en Italie depuis 1959, Musée de l'Art Moderne ,
Centre Pompudou. Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980 , Palazzo delle Esposizioni ,
Roma. Pop Art e ricerca oggettuale a Roma negli anni sessanta, Circolo Culturale del Comune,
Senigallia.
Campionario '60-68. Alternative italiane alla Pop Art e al Nouveau Réalisme, Palazzo della Gran Guardia , Verona.
1982
Registrazioni di frequenze, Galleria Comunale d'Arte Moderna , Bologna. Arte italiana 1060-1982, Hayward Gallery, Londra. Cent'anni d'arte moderna italiana1880-1980 , Tokyo.
1983
Ab origine, Studio Carrieri, Martina Franca. La scuola di Piazza del Popolo, Galleria La Tartaruga e Galleria Marino, Roma.
Artisti italiani contemporanei 1950-1983 , chiesa di San Samuele , Venezia. Pino
Pascali
su
Commissione.
Grafiche
pubblicitarie,
decorazioni 1955-1965 , Pinacoteca Provinciale , Bari.
116
scenografie,
Pino Pascali
1984
Coerenza in Coerenza, dall'arte povera al 1984 , Mole Antonelliana,
Torino. 1985
Exhibition-Dialogue
on
Contemporary
Art
in
, Calouste Europe
Gulbenkian Foundation, Lisbona.
Dall'arte povera al 1985, Palacio de Velazquez , Madrid.
1986
Sculture da camera , Castello Svevo, Bari. Qu'est-ce que la sculpture moderne? , Musée d'Art Moderne,
Centre
Pompidou, Parigi. Arte e Scienza, XXXXII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte ,
Venezia. 1987
50-80 alta tensione , Palazzo delle Mostre e dei Congressi, Alba. Turin 1965-1987: de l'Arte povera dans les collections publiques françaises , Musée Savoisien, Chambéry.
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, Ecole Régionale Supérieure d'Expression cavalieres
Plastique Turckeim.
1988
Mythos Italien , Bayerische Staatsgemaldesammulungen,
Monaco di
Baviera. The Silent language of Sculpture , The Murray and Isabella Rayburn Foundation, New York.
117
Mediterraneo metropolitano
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1990
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Pino Pascali, Musée de la Ville de Paris , Parigi. Pino Pascali, Galleria Arco d'Alibert, Roma. Pino Pascali. Opere su commissione , Palazzo Comunale, Salò.
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Pino Pascali
Pascali. Corpi di Cartone, Taormina Arte, Taormina.
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The Factory, Everything that's interesting is new: The Dakis Joannou Collection , Athens School of Fine Arts , Atene. Pino Pascali, Galleria Cesarea, Genova. Pino Pascali. Sculptures & drawings, Akira
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Munster. Arte Povera - Arbeiten und Dokumente aus der Sammlung Goetz 1958 bis heute, Kunsthalle Nurnberg, Norimberga.
Città natura, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Plastik, eine Ausstellung zeitgenossischer Skulptur, Wurttembergischer Kunstverein, Stoccarda. Minimalia. Da Giacomo Balla a ... , Palazzo Querini Dubois, Venezia.
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Pino Pascali, Galleria Fuoricentro, Castelnuovo di Porto. L'isola di Pascali, Centro Comunale Arte Contemporanea ,
Polignano a
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Pino
Pascali
e
AlbertoSavinio ,
Centro
di
Arte
Contemporanea, Palazzo delle Papesse, Siena.
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Barcellona. Novecento. Arte e Storia in Italia , Scuderie Papali del Quirinale,
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Pino Pascali
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Tronto. Italian Art Collection anni '60-80 , Palazzo Bice Piacentini ,
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Vision , Toyota Municipal Museum of Art , Toyota. Belvedere Italiano: Tendencies of Italian Art 1945-2001, CSW Centrum Sztuki Wspolczesnej / Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle,
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Venezia e la Biennale: per una storia del gusto , Palazzo Ducale, Venezia. Il respiro nascosto delle cose , Galleria Studi La Città, Verona. La scultura italiana del XX secolo , Museum of Art , Yokohama. Africa, Galleria Peccolo, Livorno. Beyond Infinity - Arte povera after arte povera, Istituto Italiano di Cultura, Londra.
Pino Pascali - La reinvencion del mitomediterraneo 1961-1968, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia , Palacio de Velazquez, Madrid.
Drawing by Pino Pascali , Esso Gallery, New York. Durand-Dessert, Parigi. Pino Pascali e la sua Africa , Liliane & Michel Durand-Dessert
2002
L'arte del gioco. Da Klee a Boetti , Museo Archeologico Regionale , Aosta. Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, The Geffen Contemporary at MOCA, Los Angeles.
121
Mediterraneo metropolitano
La seduzione della materia, Spazio Oberdan,
Chiostro del palazzo
Isimbardi, Milano. Minneapolis. Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972 , Walzer Art Center , Minneapolis. Dal Neorealismo alla Dolce Vita , Palazzo delle Esposizioni , Roma. La scultura italiana del XX secolo , Shimane Art Museum, Shimane. Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington D.C.
Roma 1948-1959. Arte, cronaca e cultura dal Neorealismo alla Dolce Vita , Palazzo delle Esposizioni, Roma.
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Coollustre , Collection Lambert,
Avignone.
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2004
Attraversare
Genova.
Percorsi
e
linguaggi
internazionali
del
contemporaneo, Villa Croce Museo d'Arte Contemporanea, Genova. Le armi dell'Arte, da Pino Pascali a Andy Warhol , Palazzo Pino Pascali ,
Polignano a Mare. Pino Pascali, Castel Sant'Elmo, Napoli.
2005
Edizione Straordinaria - Le case d'arte 1985-2005 , Assab One, Milano. La scultura italiana del XX secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro ,
Milano. Pop Art Italia , Galleria Civica di Modena, Modena.
122
Pino Pascali
Burri. Gli artisti e la materia , Scuderie del Quirinale, Roma. Arte povera , Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz. Pino Pascali, lavori su commissione e pubblicitari, Galleria Peccolo,
Livorno. Buon compleanno, Pino!, Palazzo Comunale Pino Pascali ,
Polignano a
Mare. Pino Pascali. Il mare ecc. , Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
2006
Rigorosamente '60 - oggetti e immagini , Galleria Arte e Arte , Bologna. XII Biennale Internazionale di Scultura , Carrara.
Sound Zero, Kunst Meran, Merano. Ironica. La leggerezza dell'ironia, Galleria Gruppo Credito Valtellinese ,
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v, Gagosian Gallery, New York. 2007
Ironie der Objekte , Museion - Museum fur moderne und zeitgenossische Kunst, Bolzano.
Le cinque anime della scultura, Cesac - Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee,
Caraglio.
Sound Zero, Kunstfurum Halle, Halle. Chartae, Galleria Tega, Milano. Arte povera: Perspectives of a New Guerrilla Art , Esso Gallery and Books ,
New York.
123
Mediterraneo metropolitano
Il
Disegno
tra
Visione
e
, Galleria Progetto
Oredaria
Arti
Contemporanee, Roma.
20 ans du Musée d'Art Moderne - L'art après 1960 dans les collections , Musée d'Art Moderne de Saint-Etienne , Saint-Eyienne. Saint-Eyienne. , CCA Wattis Institute for Apocalypse Now: The Theater of War Contemporary Arts , San Francisco.
Viaggio in Italia , Rossoquarantuno, Trani. Omaggio a Pino Pascali , Galleria Pananti, Firenze.
2008
Life? Biomorphic Forms in Sculpture , Kunsthaus Graz, Graz. That Was Then... this Is Now , P.S.1 Contemporary Art Center ,
Long
Island, new York. ROME-BEIJING a/r , CO2 contemporary art , Roma. Le armi dell'arte, Galleria De Crescenzo & Viesti , Roma. Pascali-Leoncillo , Galleria Civica d'Arte Moderna
- Palazzo Collicola,
Spoleto. Italics. Arte Italiana fra Tradizione e Rivoluzione, 1968-2008, François Pinault Foundation, Palazzo Grassi, Venezia.
Pino Pascali disegni per la pubblicità , Galleria Emme Otto, Roma.
2009
Scoperta - 50 opere di arte contemporanea della Pinacoteca Provinciale , ex convento di Santa Scolastica , Bari.
Esposizione Universale: l'arte alla prova del tempo, GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo , Bergamo.
1968. Die Grobe, Unschuld Kunsthalle Bielefeld,
Bielefeld.
Italics. Italian Art between Tradition and Revolution 1968-2008 , Museum of Contemporary Art , Chicago.
Spazio Tempo Immagine , Centro Italiano di Arte Contemporanea ,
Foligno.
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Pino Pascali
Love Letters: ampliamento e allestimento della nuova collezione del MACRO, MACRO - Museo d'Arte Contemporanea Roma, Roma. Fabula, Studio Angeletti, Roma. La luna e l'altra, Colossi Arte Contemporanea, Chiari.
2010
El tiempo del Arte , Funcacion PROA, Buenos Aires. Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, Colossi Arte Contemporanea, Chiari.
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Pino Pascali
Cronologia
1935
nasce il 19 ottobre a Bari, da Francesco, funzionario di polizia, e da Lucia, cugina di Arnaldo e Giò Pomodoro. 1940
La famiglia si trasferisce a Tirana, in Albania, dove rimane fino all'anno successivo. 1941
Torna in Italia e, con i genitori, si stabilisce a Polignano a Mare. 1955
Si diploma presso il Liceo Artistico di Napoli, dopo aver abbandona al penultimo anno il Liceo Scientifico di Bari, e si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Roma, in via Ripetta, presso la quale frequenta il corso di scenografia di Toti Scialoja. 1955-1965
Sono gli anni della sua formazione: partecipa ad alcune mostre collettive di giovani artisti, frequenta con assiduità Burri, che aveva l'abitudine di ospitare, presso la sua cascina sulla via Flaminia, i giovani artisti usciti dall'Accademia e lavora come grafico pubblicitario e come scenografo per alcune case di produzione cinematografiche che lavoravano per la televisione (Incom, Agip, Lodolo, Saraceni, Rai). In quegli stessi anni, nella casa-studio di Via Boccea, produce opere influenzate dalle soluzioni della Pop Art, utilizzando soprattutto materiali plastici, spesso di
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recupero, che Pascali raccoglieva gironzolando per le strade di Roma con il suo camioncino. Questa prima fase artistica, durata fino al 1965, rappresenta per l'artista un periodo ricco di stimoli, durante il quale si confronta con i primi amori (Klee, Burri, Scialoja) e sperimenta tecniche e forme espressive diversissime fra loro. Realizza le Muffe serie di opere ispirate agli artisti che più ama e che firma con lo pseudonimo di Posa o Pin Pan. I primi ready made risalgono a questo periodo, come la serie delle Navi ed
i primi schizzi
delle Armi. 1959
Si laurea in Scenografia ed inizia a lavorare per la televisione. Ermanno Biamonte, direttore artistico della PROA, organo dell'INCOM, presenta Sandro Lodolo a Pascali. Nasce da quest'incontro una profonda amicizia ed una proficua collaborazione artistica che si manifesta nella produzione di alcuni caroselli. Il primo filmato che crearono insieme, Pascali e Lodolo, fu quello per la Autoservizi Maggiora. E' la sua prima scenografia per la pubblicità. Per la Rai svolse numerosi e svariati impieghi, fece l'aiuto-scenografo, l'attore ed anche la comparsa e realizza le scenografie per lo spot della Coppa Olimpia della Algida. 1960
Realizza il carosello intitolato "Vita col nonno" per l'Algida 1961
Realizza numerosi lavori per la televisione: Sigla di "Intermezzo"; inizia a lavorare a I Killers per l'Algida, che rifiuta l'idea; spot per la Libreria Maraldi; Che posizione! per i nuovi vagoni delle ferrovie dello Stato ed infine peri prodotti Arrigoni. Quest'ultimo spot gli valse il conferimento del II Premio al Fesival Nazionale di Trieste del 1961
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Pino Pascali
1962
Durante il 1962 crea gli spot Pronti, Fuoco! , per le sigarette Amadis; Salvador, el matador del televisor ,
per il Cornetto Algida, cui lavorava già
dall'anno precedente. Realizza poi Fin dai tempi della preistoria... per le Confezioni Monti ed Il caffè con tre efffe , per il Caffè Camerino Vince il primo Premio al Festival Nazionale di Trieste con I Killers , al quale lavorava da diversi anni e che ormai, dopo i rifiuti ricevuti dall'Algida e
dalla
Cineritz
perché
considerato
troppo
innovativo,
andava
configurandosi configurandosi come cortometraggio vero e proprio. 1963
Nel 1963 realizza numerose reclame, per un totale di trenta. Tra queste si ricordano: Pop Corn Story per la M.I.M. Mobili; sigla per il programma "Intermezzo" dal titolo I Posteros I Posteros ; sigla si Tic-Tac ; lo spot intitolato 777 per le sigarette Amadis; Storia del treno per le Ferrovie dello Stato; Bacco perla cera per pavimenti Marga della Sutter, andato in onda tra gennaio e febbraio; Un dolce sogno per Alberti; uno spot per l'insetticida Getto della Squibb. 1964
E' l'anno della XXXII Biennale di Venezia che segna il trionfo internazionale della Pop Art americana. Il termine pop art è per Pascali un "termine generico che una certa cultura di massa ha cominciato ad usare da pochi anni (cioè dall'ultima Biennale) è troppo vago e si presta, dato il livello culturale attuale, ad interpretazioni ambigue e favorisce il disinteresse disinteresse attuale per l'individuo... l'individuo... In Europa al giorno d'oggi cercare delle situazioni collettive è pura folliae significa usare a modello del proprio sistema storico critico esperienze e modelli tipici della cultura americana" (Pascali, dichiarazione del 1965) con quest'affermazione, l'artista, intendeva
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affermare la volontà di distinguere nettamente la cultura europea da quella americana. A partire da quest'anno lavora come aiuto scenografo di Cesarino da Senigallia nei musical prodotti dalla "Biblioteca di Studio Uno" e diretti da Antonello Falqui: Conte di Monte Cristo ; Odissea ; Primula Rossa ; La storia ; Fornaretto di di Rossella O'Hara ; Tre Moschettieri ; Al Grand'Hotel Venezia.
Realizza
lo
spot
per
la
campagna
abbonamenti
RAI,
"Radiotelefortuna", ispirato alle culture tribali africane intitolato appunto Africa e animali della savana .
1965
Prima personale alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, figura di rilievo per la Scuola di Piazza del Popolo (Schifano, Testa, Angela, Mattiacci, Kounellis, Kounellis, Mambor), dove espone per la prima volta il ciclo delle Armi, realizzate fin dai primi anni Sessanta. Questa data segna, con l' exploit artistico alla Tartaruga e quindi il riconoscimenti di Pascali come artista completo, la conclusione della prima fase del lavoro dell'artista, iniziata dieci anni prima, ne 1955. La personale è preceduta da una serie di collettive sia in Italia che all'estero nelle quali espone i primi Pezzi di donna, tele centinate quasi monocrome nelle quali viene riprodotto ed esaltato un particolare del corpo femminile, realizzati a partire dall'anno precedente ( Primo Piano Labbra; Omaggio a Billie Holiday ; Labbra Rosse ; Gravidanza o Maternità ; Torso di negra; Grande bacino di donna o Mons veneris ).
A questa data, che segna un periodo particolarmente fertile nella produzione di Pascali, risalgono anche i cicli dei Ruderi romani ( Requiescat Requiescat in pace Corradinus
- per l'happening Corradino di Svevia) e delle Armi,
armi giocattolo di grandi dimensioni realizzate con rottami, tubi e componenti meccaniche ( Cannone "Bella Ciao" ; Colomba della Pace ; ). Contraerea ; Mitragliatrici ; Lanciamissili "Uncle Tom and Uncle Sam" ).
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Pino Pascali
La collaborazione con la RAI non si interrompe, nonostante il sempre maggiore impegno artistico, anzi realizza i bozzetti per la sigla della trasmissione "Radiotelefortuna 65" (abbonamento alla RAI TV) intitolati Giappone
ed ispirati ai samurai e infine la sigla per la trasmissione
"Incontri", la rubrica TV che presentava un personaggio diverso in ogni puntata, in particolare Pascali crea i bozzetti per gli incontri con Emilio Vedova, Jean-Paul Sartre e Saul Steinberg. 1966
Espone per la prima volta le opere appartenenti al ciclo delle armi alla Galleria Gian Enzo Sperone di Torino e presenta altri suoi lavori nello spazio di Fabio Sergentini, a Roma. Instaura un fecondo rapporto con gli artisti che gravitavano attorno alla Galleria L'Attico, con sede nella capitale e con loro espone in occasione di numerose collettive. Vanno in onda gli spot delle Conserve e Confetture Arlecchino diretti da Enrico Sannia, cui lavorava dal 1964 e realizza gli spot per i biscotti Maggiora, sempre per la regia di Sannia. Fa l'attore sia nello spot della Cirio in cui impersona Pulcinella e o'Pazzariello, sia in "Gioco", film sperimentale di Giosetta Fioroni. Inizia la produzione del ciclo denominato delle Finte sculture, realizzate con la medesima tecnica usata per i Pezzi di donna, ovvero tele sagomate montate su strutture lignee che danno loro forma. Il ciclo delle Finte sculture può essere suddiviso in due sottogruppi, il primo è dedicato agli animali preistorici ( Decapitazione del rinoceronte; Dinosauro riposa; Grande Rettile ; Ricostruzione de dinosauro; Decapitazione delle giraffe, Pellicano ; Trofeo Bianco ),
mentre il secondo si ispira alla natura pura e
incontaminata ( Il mare) 1967
Per la prima volta Pascali è oggetto di mostre personali all'estero: presso la Galleria Thelen, di Essen, e presso la Galerie Alexandre Jolas di
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Parigi, mentre ne programma una nella sede di New York per l'anno successivo alla quale però non presentò i suoi lavori a causa della sua prematura morte. Partecipa con alcune sue opere anche alla Biennale die giovani di Parigi, insieme a Pistoletto, Ceroli e Kounellis. In quella sede presenta le Acque dormienti, i Campi arati, il Fiume a foce tripla e la Ricostruzione Ricostruzione del dinosauro. Dal 1967 all'anno seguente ri-costruisce ri-costruisce gli Elementi della natura (32 mq di mare circa ; Cornice di fieno ; Botole, ovvero Lavori in corso ; 1 mc di terra e 2 mc di terra ; 9 mq di pozzanghere ; Confluenze ; Fiume con foce tripla ; Balla di fieno) per
la cui realizzazione utilizza elementi elementi primari come
l’acqua e la terra. Per la RAI crea, invece, la sigla per "TV7" e di "Prossimamente". 1968
Espone presso la Galerie Ars Intermedia I ntermedia di Colonia ed all'interno della collettiva, "Cento opere d'arte italiana dal futurismo ad oggi" organizzata dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, presso Palazzo Zacheta a Varsavia, in Polonia, con l'intento, ambizioso, di proporre una panoramica delle ricerche italiane in campo artistico del XX secolo. Viene poi allestita una sala personale a lui dedicata alla Biennale di Venezia. Qui espone i suoi ultimi lavori nonostante le proteste che portarono al esporre solo alcuni artisti ed altri a ritirare le proprie opere. Pascali fu l'ultimo a chiudere la sua sala personale, la decisione, sofferta, fece seguito alle violenze di studenti e polizia alla vernice. Non accettava le estensioni socio-politiche alla sfera dell'arte nella quale egli si identificava: "Non Ammetteva il sindacalismo in campo artistico, perché intendeva l'artista solo, in libertà assoluta" (F. Pascali). Il 1968 è l'anno in cui nascono le Ricostruzioni della natura ( Baco Baco da setola; Vedova blu; Solitario ; Pelo; Contropelo o Fungo; Cavalletto o Senza titolo ; Ponte; Ponte levatoio ; Le penne di Esopo; Attrezzi agricoli; Arco di Ulisse ; Liane ; Trappola ; Coda; Tela di Penelope ; Cesto).
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Pino Pascali
Recita nel ruolo di protagonista nel film SKMP2 (il titolo è l'unione delle iniziali di Sergentini, Kounellis, Mattiacci, Pascali, Patella) di Luca Maria Patella. Muore, a seguito di un tragico incidente motociclistico, l'11 settembre lungo il Muro torto a Roma.
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