eCre Orang am• Act. 6
L
a notizia che io e Fujiwara ci frequentavamo si diffuse nell’istituto in un lampo. Era bastato che noi due pranzassimo insieme per tre giorni di fila perché si creasse un incredibile chiacchiericcio. «Devi lasciarli perdere», mi sorrise Misato avvicinandomi alle labbra le sue bacchette che stringevano un involtino. «La smetteranno presto, credimi» Aprii la bocca mordendo il manicaretto: «È squisito! Carne di maiale, verdure e...?» «Salsa di zenzero a condire la pastella» «Anche questa l’hai fatta tu?» «Sì», mi accarezzò con lo sguardo la mia ragazza, lasciandomi come al solito senza parole. «Oh, accidenti! Capitano, c’è qualcosa che non sai fare?», sbottò Yukino seduta accanto a noi. «Tutto ciò è molto frustrante», sospirò guardando sconsolata il suo bento. «Non dire così, sono sicura che Miyuki saprà insegnarti un sacco di ricette favolose al club di cucina», le strizzò un occhio Misato. «Vuoi favorire?», le chiese gentilmente e lei non se lo fece ripetere due volte. «Sei così generosa Fujiwara-san!», esclamò Yukino infilando le sue bacchette nel ricco pranzo della pantera dell’Iroku. «Oh, andiamo Yukino-chan, non ingozzarti in questo modo!», cercai di fermarla. «Non ci provare Miyuki-chan! Hai per te tutte le attenzioni del capitano, non puoi essere gelosa se mi offre un po’ del suo cibo!» «Sei incorreggibile», mi passai una mano sul volto imbarazzata. «Scusala per favore», dissi rivolta a Misato. «E di cosa? Yukino-san è piena di vita, dovrebbero essere tutte così le ragazze della nostra età» «Visto?», si atteggiò la mia amica con le guance imporporate. Tornai al mio piatto divertita: mi piaceva il rapporto che si era creato fra noi tre. Erano trascorse solo due settimane da quando io e Misato ci eravamo messe insieme e tutto nella mia vita era cambiato di colpo: quando quel giorno l’avevo baciata per strada e lei mi aveva stretto a sé, incu124
rante di chi avrebbe potuto vederci, un enorme peso era improvvisamente scivolato via dal mio petto. «Ehi, ragazze, posso unirmi a voi?», richiamò la nostra attenzione il nuovo arrivato. «Yamato, che ci fai qui?», mi stupii squadrandolo da capo a piedi. «Sono solo soletto a mangiare. I miei amici mi hanno abbandonato», disse mettendosi seduto tra Yukino e Misato. In realtà avevo capito benissimo quale fosse il vero motivo della sua presenza. «Ho visto che qui si spaccia del bento. Posso approfittarne anch’io?», domandò rivolto a Misato che si scurì in volto all’istante. «Prendi pure», gli avvicinò le pietanze senza neppure guardarlo in faccia. «Accidenti, ma non ti perdi mai per la scuola, tu?», sbuffò Yukino infastidita. «Yukino-chan!», le accarezzò la testa il ragazzo. «Sei così carina quando ti arrabbi», rise. «Non trattarmi come una stupida!», gli si rivoltò contro lei, ma nonostante quella scenetta comica mi accorsi di quanto Misato fosse turbata. «Non dovresti essere con Asakawa, adesso?», chiese a bruciapelo il capitano. «Ehm... no, ecco... In realtà sono parecchi giorni che vorrei spiegarti come stanno le cose, ma tu non fai che ignorarmi», ribatté Yamato. «Non devi spiegarmi niente. Non sono affari che mi riguardano» Il gelo calò improvvisamente. Yukino mi lanciò un’occhiata perplessa e io alzai le spalle non sapendo che posizione prendere. «E allora perché non mi parli più?», insisté il ragazzo diventando di colpo serio. «Perché non ho nulla da dirti», tagliò corto Misato. Yamato abbassò la testa sul suo pranzo e si decise a mangiare in silenzio. «Che aria pesante», sospirò Yukino. «Si può sapere che succede?» Nessuno dei due rispose, entrambi con la testa reclinata sul proprio piatto. «Yamato-kun, potresti dirlo a me come stanno davvero le cose tra te e Asakawa?», domandai attirando subito su di me l’attenzione di tutti e tre. 125
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«Ma certo… Miyuki-chan. Vedi, quando ci siamo incontrati davanti alla palestra l’ultima volta, io e Rei avevamo appena finito di chiarirci», prese la palla al balzo lui. «Chiarirvi, certo!», lo guardò storto Misato. «È la verità!» «Sei il solito bugiardo!» «Ehi, ragazzi, per favore», intervenni. «Possiamo parlarne con calma?» «Io lo farei, ma ormai si è convinta che io e Rei fossimo chiusi nel magazzino per altri motivi, ben lontani dal parlare» «Oh-oh!», trasalì Yukino, rimettendosi subito sull’attenti in attesa di ascoltare quel nuovo gossip. «Puoi farmene una colpa?», s’innervosì Misato. «Ti sei lasciato manovrare da quella strega fino ad ora. È normale che io sia prevenuta», sentenziò. «No, questo non è vero…», abbassò la testa il ragazzo. «Sono stato io a sbagliare. Rei non c’entra niente», rivelò lasciando tutti in silenzio. «Ma non mi dire!», replicò Misato diffidente. «Già...», continuò comunque lui. «Le ho chiesto un appuntamento, volevo parlarle in santa pace, ma visto quanto entrambi attiriamo l’attenzione, alla fine abbiamo optato per chiuderci nell’unico posto dove sapevamo che nessuno ci avrebbe interrotti» Yukino tirò un sospiro di sollievo; qualcosa mi diceva che non avrebbe voluto cambiare opinione sulla nostra capoclasse. Io, invece, sentii qualcosa agitarsi nuovamente dentro lo stomaco. «Quindi… vi siete solo chiariti?», esordii sotto gli occhi stupiti di Misato che probabilmente non si spiegava il mio interesse per quella storia. «Abbiamo parlato del nostro rapporto, di quello che mi aveva fatto prendere la decisione di troncare con lei e...», incrociò il mio sguardo Yamato. «Dopo il tuo rifiuto, Miyuki... sono tornato sui miei passi», ammise lasciando Misato e Yukino a bocca aperta. «Ero ferito e forse, come mi ha fatto notare Rei, volevo solo essere consolato», abbassò gli occhi a disagio. «Lo ha fatto?», chiesi sentendo ribollire il sangue nelle vene. «Ti ha… consolato?» 127
«No, assolutamente», rialzò lo sguardo affrontandomi. «Rei è stata diversa dal solito» «Che vuoi dire?», lo incalzai. «È stata gentile... comprensiva», spiegò. «Mi ha detto che devo trovarmi una brava ragazza che mi stia vicina nel modo che io desidero, poi mi ha ringraziato per il tempo che abbiamo trascorso insieme. Non l’ho mai vista così» «Ryo! Non ti vergogni a raccontare queste cose proprio a Miyuki? Solo due settimane fa le hai fatto una dichiarazione, ricordi?», intervenne Misato stizzita. «Che c’entra? Miyuki ha deciso di stare con te. La considero come un’amica ormai», sbuffò lui lasciando tutte perplesse. «Sei senza speranze», scosse la testa Misato ricominciando a mangiare. «Perché?», replicò il ragazzo con l’espressione di chi cade dalle nuvole. «Il capitano sta dicendo che il tuo è un comportamento da folle banderuola», si fece avanti Yukino. «Lasci la capoclasse, ci provi con Miyukichan, prendi il due di picche da lei e torni dalla tua ex. Non ti sembra un atteggiamento quanto meno un po’ frivolo?» «Cosa dovevo fare?», si innervosì Yamato. «Fosse stato qualcun altro non mi sarei fatto da parte e avrei cercato di conquistare Miyuki-chan, ma trattandosi di Misato… ho dovuto lasciar perdere. Non mi metterei mai contro di lei!» «Forse perché Miyuki-chan non ti piace poi così tanto», insisté Yukino. «Non sono l’unico a comportarsi in questo modo. C’è chi non ha neppure il coraggio di dichiararsi per non ferire un’amica», esclamò, lasciandola senza possibilità di replica. «Sono tornarto da Rei in un momento di debolezza. Da qui a essere frivolo ce ne corre!», s’incupì. «Nessuno voleva offenderti», tagliò corto Misato infastidita. «In ogni caso... meglio che le cose si siano concluse così con Asakawa. Almeno adesso sarai più presente e concentrato durante gli allenamenti settimanali», gli lanciò un’occhiataccia. «Misato-chan, per favore, basta litigare. Non ce la faccio più», si avvicinò al capitano. «Possiamo fare pace?», insisté il ragazzo dispiaciuto. 128
«Sei molesto, te lo hanno mai detto?», ribatté Misato spingendolo lontano da lei. «Io glielo ripeto di continuo», sospirò Yukino facendo una smorfia. Quella conversazione tornò a riempire i miei pensieri durante la giornata e inevitabilmente finii più volte a fissare Rei che se ne stava tranquillamente seduta al suo banco: “Sarebbe bello poter far pace con lei come hanno fatto Fujiwara e Yamato questa mattina”, mi tormentai. L’immagine di noi due da bambine che giocavamo in un grande giardino mi apparve davanti lasciandomi confusa. «Ehi, Miyuki-chan, la campanella è suonata», mi destò dai miei pensieri Yukino. «Torniamo a casa insieme?» «Va bene. Misato mi ha detto di non aspettarla. Sta iniziando la preparazione per i test di ammissione all’università», chiusi la cartella e seguii la mia amica. Il sole tingeva di rosso i tetti delle case e nell’aria si respirava un intenso profumo di fiori. «Giugno è alle porte», sospirò Yukino. «Cosa farete tu e il capitano per le vacanze estive?» «Ancora non ne abbiamo parlato», risposi atona. «Ehi, che entusiasmo!», mi si parò di fronte. «Miyuki-chan, so perché stai così» «Davvero?», la guardai perplessa. «Certo, è per stamani», si scurì in volto. «È per via di quei due, no?» «Hai notato qualcosa che a me è sfuggito per caso?» «Quando Yamato si intrometteva nei nostri discorsi, l’ho sempre giudicato un po’ egocentrico e fastidioso, ma adesso...», prese una pausa. «Mi dà proprio sui nervi! E quel che è peggio, è che il capitano sembra condizionata da lui!» «Effettivamente, non hai tutti i torti», rimuginai tra me e me. «Yamato fa sempre cose che infastidiscono Fujiwara», continuò. «Prima si è messo con Asakawa per farla indispettire, perché, come avrai notato, la capoclasse e il capitano non si sopportano. Poi ci ha provato con te perché Fujiwara ti aveva messo gli occhi addosso» 129
«In realtà ho conosciuto prima Yamato che il capitano. Anzi, è stato proprio lui a insistere perché entrassi in squadra» «Potrebbe essere così... o forse no», assottigliò lo sguardo Yukino. «Con tutto il rispetto, Miyuki-chan, a me non sembra che a lui importi così tanto di te e Asakawa» «Stai per caso dicendo che in realtà quella che piace veramente a Yamato è... Misato?» «A me ha dato quell’idea», confermò Yukino. «Fa sempre di tutto per mettersi in mostra con lei» «Beh, erano due settimane che non si parlavano. Voleva risolvere la situazione. Non per difenderlo, ma forse lo avrei fatto anch’io» «Già, ma perché l’ha dovuto fare proprio mentre eravate insieme? Insomma, ammetto di essere stata un po’ tra i piedi anch’io in questi ultimi giorni, ma... perché non ha potuto aspettare gli allenamenti per parlarci?» «Sembrava volesse il nostro supporto», rimuginai. «Comunque anche Misato ha un atteggiamento strano nei suoi confronti. Credo... sia gelosa di lui» «Anche a me ha dato quell’impressione», annuì Yukino. «E non dirmi che la cosa non ti dà fastidio» «Non credo di potermi permettere di interferire nel loro rapporto, sai?» «Il fatto che siano amici d’infanzia non significa che abbiano il diritto di fare ciò che vogliono, e poi... c’è un’altra cosa che mi preoccupa», prese un lungo respiro la mia amica. «A forza di fare i suoi discorsi strampalati e, soprattutto, di apparire con tutti come la povera vittima, Yamato potrebbe davvero mettere nei guai te, la capoclasse e il capitano», concluse nervosa. «Che vuoi dire?» «È sempre a mettere in pubblica piazza le sue faccende personali, il che non sarebbe un problema se non fossero coinvolte altre persone», prese una pausa guardando lontano. «Così vi espone tutte alle malelingue e ai giudizi della gente. Non dimentichiamoci di quante fan esaltate ha Yamato, oltre che degli amici stupidi» 130
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A pensarci bene, sembrava proprio la trama di un romanzo rosa, in cui un cospiratore troppo ingenuo cercava di irretire un sogno irraggiungibile... “E se... anche a Misato piacesse inconsciamente il suo migliore amico?”, riflettei una volta tornata a casa. Avevo una strana sensazione negativa che non riconoscevo come normale gelosia. “Glielo chiederò”, conclusi tra me e me lasciando cadere i vestiti nel cesto dei panni sporchi prima entrare in bagno. “Certe cose è meglio saperle subito”, m’immersi nell’acqua calda, pensando che finalmente la mattina seguente avrei potuto dedicarmi alla cosa che più mi faceva stare bene in assoluto: preparare i dolci per la mia amata Paradiso. *** Quel sabato fu molto più che movimentato, non solo perché il fine settimana la pasticceria veniva presa d’assalto dai clienti, ma perché ci fu una visita inaspettata in negozio. Fasciata in uno splendido completino bordeaux che lasciava generosamente scoperto il decolleté, bellissima e così diversa da quando indossava la divisa scolastica, fece il suo ingresso in sala Misato. In un attimo tutti gli occhi dei presenti furono su di lei. «Buongiorno Miyuki», mi sorrise avvicinandosi al bancone e tre signori che stavano sorseggiando il loro caffè si spostarono immediatamente per farle spazio. «Che ci fai qui?», arrossii. «Sorpresa!», mi strizzò un occhio. «Accidenti, sono impresentabile», borbottai tentando di sistemarmi i capelli e il grembiule che avevo sporcato accidentalmente con del succo di frutta. «Miyuki», disse a bassa voce. «So che stai lavorando ma ti prego, non essere in imbarazzo, o mi farai sentire in colpa di essere venuta a trovarti», allargò le labbra in un sorriso accattivante che mi sciolse all’istante. «Ok, che posso offrirti?», tossicchiai tentando di ricompormi. 132
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«Voglio la torta alla crema d’arancia. Mi hanno detto che è una delizia», la indicò ed io mi sbrigai a tagliargliene subito una fetta, mentre mia madre e le altre ragazze che lavoravano per noi si occupavano di confezionare i dolci per i clienti. «Ma è... squisita», schioccò la lingua Misato spalancando gli occhi. «Sono contenta che ti piaccia», le servii una tazza di caffè espresso. «Dovrai passarmi la ricetta o magari...», rialzò lo sguardo incontrando i miei occhi. «Potresti insegnarmi a farla?» «Con molto piacere», feci un cenno di assenso con la testa. «Ti iscriverai al corso di cucina?» Misato scoppiò a ridere: «Ci stavo pensando, sai? Almeno avrei la scusa per vederti più spesso» «Allora che cosa ti trattiene?», la punzecchiai ancora. «Lo sai benissimo. Devo prepararmi per gli esami del terzo anno e per i test alle università a cui vorrei iscrivermi», poggiò il mento sulla sua mano affusolata. «Rimango sempre il capitano della squadra di basket, vorrei occuparmi delle ragazze fino alla fine» «Questo non dovrebbe essere un problema per te» «Non lo sarebbe... se qualcuno mi desse una mano» «A-ah, non provarci», le feci la linguaccia e Misato scoppiò di nuovo a ridere. “Com’è bella”, mi soffermai a guardarla. Chissà se lei si rendeva conto del suo fascino e di come la stessero guardando tutti... compresa mia madre: «Miyuki, tutto ok?» «Oh, sì mamma», mi girai verso di lei. «Ho appena finito di preparare quello che mi avevi chiesto, è di là, ora stavo dando una mano al banco» «Lo vedo», scrutò Misato in modo strano. «Questa bella signorina è una tua compagna di scuola?» «Ah, sì... lei è...» «Molto piacere signora, mi chiamo Misato Fujiwara», fece un piccolo inchino il capitano. «Sono molto affezionata a sua figlia», disse con una tale dolcezza che l’avrei abbracciata davanti a tutti. Mia madre invece non 134
disse niente, rimase rigida in volto e il mio cuore prese a battere più forte: per un attimo pensai che avesse capito tutto, poi però la vidi sorridere e di colpo la tensione si allentò. «Il piacere è mio, sei la benvenuta», si voltò verso di me. «Perché non ti prendi una pausa e andate in camera tua? Ti porterò lì il resto della colazione che ha ordinato Fujiwara-san», disse sorprendendomi. «Non voglio disturbare», si affrettò a dire Misato imbarazzata. «Nessun disturbo, anzi», sospirò mia madre. «È da stamattina alle cinque e mezza che questa benedetta ragazza è in piedi a cucinare e correre da una parte all’altra della pasticceria. Se riesci a farla riposare un attimo te ne sarei grata», le strizzò un occhio posandomi una mano sulla spalla. «Quand’è così..», sorrise il capitano. Io invece ero nervosissima. Non avevo avuto tempo di sistemare al meglio la mia camera: «Mi dispiace, troverai un po’ di disordine», sbuffai facendole strada per le scale che portavano al primo piano. «Figurati, sono così contenta» «Anch’io lo sono però... tu sei così bella oggi e io invece sono un disastro» La mano di Misato afferrò la mia facendomi sussultare. «Davvero... ti piaccio vestita così?», chiese mentre le sue guance si tingevano di rosso. «Sì, certo», arrossii anch’io. «Vieni», le feci cenno di entrare. «È un amore, me la immaginavo proprio così la tua stanza!», commentò. Infilai prontamente alcuni vestiti sparsi in giro nell’armadio e un attimo dopo entrò mia madre con due pezzi di torta e due tazze di tè fumanti: «Ti prego Fujiwara-san, fai come se fossi a casa tua», disse facendo un piccolo inchino. «Mamma», la richiamai. «Sei sicura di non avere più bisogno di me giù?» «C’è anche tuo padre sul retro a darci una mano», mi tranquillizzò. «Rilassati un attimo», mi sorrise lasciandoci sole. «Tua madre è stata davvero carina. Ora mi sento un po’ in colpa per essere venuta così all’improvviso», disse mortificata Misato sedendosi sul cuscino davanti al tavolino al centro della stanza. «Non devi», mi accomodai vicino a lei. 135
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«Ma davvero sei in piedi dalle cinque e mezza?» «Sì», presi tra le mani la mia fetta di dolce. «Ma non sono stanca», le strizzai un occhio. «So che dovevamo vederci domani ma avevo una cosa da chiederti e... non volevo aspettare», abbassò per un attimo lo sguardo nervosa. «Qualcosa da chiedermi?», la fissai. «Anche io avrei delle cose di cui parlare con te, sai?» «Riguarda la discussione di ieri, vero?» Le feci un cenno con la testa. «Beh, credo che siano saltate fuori cose un po’… insolite, no?», esordì Misato bevendo un sorso di tè. «Così parrebbe», cercai dentro di me le parole giuste. «Che cosa volevi chiedermi?» «Che rapporto c’è tra te e Asakawa?», mi freddò. «Ieri mi sei sembrata un po’ troppo preoccupata per lei», insinuò. «Lo sarei stata anche se fosse stata coinvolta un’altra ragazza», mi affrettai a spiegare. «È il comportamento di Yamato che mi lascia perplessa. Riflettendoci, ci sono molte cose che non mi tornano» Misato rimase ferma con la tazza di tè a mezz’aria. Strinsi le labbra e le rivelai tutto d’un fiato cosa pensavo di quella storia. Il capitano mi ascoltò fino alla fine senza interrompermi. Ero così tesa che neppure riuscivo a guardarla in faccia. «Ryo interessato a me?», scoppiò in una risata Misato. «Miyuki, questo è impossibile! Siamo cresciuti insieme e ti assicuro che io e lui non ci siamo mai presi neppure per mano quando andavamo all’asilo», mi rassicurò. «Questo non c’entra, tu... sei sempre così coinvolta da lui», strinsi le mani sulle ginocchia. «Potresti provare dei sentimenti di cui non ti sei ancora resa conto e...» «No, non li provo», m’interruppe decisa. «È questo dunque? Hai avuto l’impressione che potessi essere attratta da lui?» «Beh... ecco...», tentennai. «In ogni caso il suo comportamento è ambiguo. Sembra voglia stare sempre al centro della tua attenzione», sfuggii ancora il suo sguardo. 137
«Non può farlo», posò la tazza di tè sul tavolino avvicinandosi. «Perché tutte le mie attenzioni sono rivolte a te», disse in un soffio prima di prendermi il volto tra le mani e baciarmi. «Misato...», mi scostai di poco per ritrovare i suoi occhi ma lei mi intrappolò di nuovo le labbra tra le sue lasciandomi senza fiato. «Mi piaci Miyuki», mi fissò intensamente. «Solo tu» «Ti credo», sprofondai nel suo abbraccio. «Quindi ti sei preoccupata di questo, non c’entra niente Asakawa?», chiese di nuovo. «Il fatto è che...», mi slegai da lei in ansia, indecisa se dirle o no la verità su quanto era accaduto veramente tra me e Rei. «Mia madre e la madre di Asakawa sono amiche di vecchia data. Frequentavano lo stesso liceo e sono rimaste in buoni rapporti durante tutti questi anni», blaterai infine. «Questo significa che anche voi due vi conoscete fin da quando eravate piccole?», si stupì Misato. «In un certo senso... Erano davvero tanti anni che non ci vedevamo. Inizialmente non l’avevo riconosciuta», abbassai la testa sentendomi in colpa per quella mezza verità. «Però… non credo di aver fatto qualcosa di male ieri», cercai di difendermi. «Non volevo accusarti, scusami», mi prese la mano tra le sue. «Forse ti sono sembrata troppo dura con Asakawa, mi dispiace» «In un certo senso, sì», tornai a guardarla. «Sembra che tu... la detesti» Misato si morse il labbro inferiore e la sua espressione si irrigidì. «Un giorno te ne parlerò, se vuoi», disse in un soffio. «Ma adesso, che ne dici di finire il dolce e parlare d’altro?», tagliò corto. Fujiwara rimase a farmi compagnia fino all’ora di pranzo poi si congedò. All’apparenza sembrava tutto risolto ma entrambe sapevamo che non era affatto così. “Le ho mentito... se ne sarà accorta?”, mi sentii un verme per non averle raccontato la verità, anche se, in fin dei conti, a cosa sarebbe servito? Volevo dimenticare quello che era successo sul terrazzo della scuola con Rei. Non era necessario far star male Misato mettendola al corrente di cose a cui non volevo più dare importanza. “Devo costruire nuovi ricordi con 138
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lei e lasciare tutto il resto fuori... compreso Yamato”, m’imposi pensando a cosa potevo indossare il giorno dopo per uscire con la mia ragazza, poi sentii bussare alla porta: «Miyuki-chan, posso parlare con te?», chiese mia madre entrando in camera. «Certo, mi dispiace per stamattina. Vi posso dare una mano anche oggi pomeriggio se ne avete bisogno, ho già finito tutti i compiti per la prossima settimana» «Non occorre, ma se ti va puoi scendere giù in negozio quando vuoi», disse lei con un cenno, poi si sedette composta davanti a me scrutandomi con una faccia strana. «È successo qualcosa?», mi preoccupai. «No, assolutamente. Dovevo farti solo una domanda», si schiarì la voce. «Mi chiedevo se... Misato-san, fosse solo un’amica oppure...», lasciò la frase in sospeso spiazzandomi. «M-mamma, che mi stai chiedendo?», sentii il volto prendere fuoco. «Sì, ecco... ho avuto la sensazione che non fosse una semplice amica, è così?», si sforzò di parlare tranquillamente nonostante fosse palesemente imbarazzata. «Beh... ecco...», abbassai gli occhi indecisa su cosa rispondere. «Nel caso, avresti buon gusto. È davvero una bella ragazza, cortese ed educata», si affrettò a dire cercando la mia attenzione. «D-davvero? Cioè, per te sarebbe ok?», balbettai intimorita dal giudizio improvviso che stava per arrivare. «Certo che per me è tutto ok», sorrise. «È la tua vita bambina mia, voglio solo che tu sia felice e che frequenti una brava persona, quindi...», prese una pausa. «Invita la tua fidanzata a casa nostra tutte le volte che vuoi, è la benvenuta!», concluse con un’espressione così tenera da riempirmi gli occhi di lacrime. Non so come, ma mi ritrovai tra le braccia di mia madre, stretta al suo collo, felice quanto non lo ero mai stata prima in vita mia. *** 140
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Orange Cream di Scarlett Bell
con i disegni di Aeryn Sun
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