L’epistemologo francese si confronta con Kurt Hilgenberg L’epistemologo “Dobbiamo trovare noi le giuste risposte alla crisi”
ELOGIO della FILOSOFIA MICHEL SERRES: “ALTRO CHE ECONOMIA L’EUROPA È UNA QUESTIONE DI LOGOS” KURT HILGENBERG
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ual è il contributo della filosofia alla formazione del pensiero europeo? «Credo i contributi siano tre: la filosofia della storia, la filosofia del diritto e la filosofia della conoscenza o della scienza. E, in primo luogo, dal punto di vista della filosofia della d ella storia mi pare che l’Europa sia il luogo in cui è più viva la consapevolezza di possedere un’antichità. Nelle altre culture non c’è antichità, cioè una rottura netta tra una civiltà morta e una civiltà che ricomincia. E, quindi, in Europa, c’è una duplice fonte: quella dell’antichità greco-latina da un lato e, dall’altro, della tradizione giudeo-cristiana che le succede. E nell’idea nell’i dea che ha formato l’intelletto europeo, mi pare che ci sia quest’idea di bif orcazione: un’antichità da un lato e poi, dall’altro, un cambiamento cambia mento di direzione; non è più l’antichità greco-latina, diventerà quella giudeo-cristiana, pur conservando l’apporto greco e latino. Cioè, appunto, ap punto, una biforcazione ma, al contempo, la conservazione di ciò che vi è stato sta to in precedenza. Questo, per quanto riguarda la filosofia della storia. Poi, relativamente al- molto più profonde. Per esempio, la filosofia della conoscenza, nel- in paesi come l’Italia, la Francia, la la tradizione greco-latina c’è l’i- Germania o l’Inghilterra, all’inidea del logos logos greco, greco, dell’astrazio- zio del Novecento, la metà degli ne greca. E quest’idea di astrazio- abitanti erano contadini. Oggi abne proseguirà a lungo nella filoso- biamo solo lo 0,8% di contadini. fia. Ma d’altra parte, parte, però, con il Quindi, nel ventesimo secolo, asRinascimento, in Europa assistia- sistiamo a una crisi enorme a limo all’invenzione della fisica spe- vello di rapporto con il mondo, di rimentale. Quindi, quest’astra- rapporto con la natura. In seconzione si proietterà nella concre- do luogo, quando sono nato io, il tezza, con una sorta di nuovo conmondo aveva un miliardo e mezcetto che associa al contempo zo di abitanti. Oggi siamo sette astratto e concreto. E anche quemiliardi e mezzo di persone. Di sta è una caratteristica tipica- conseguenza, per i contadini non mente europea. europea. Infine Infine,, nella filo- è più lo stesso mondo, per la desofia del diritto, la cosa più impormocrazia mondiale non sono più tante è vedere che in Europa c’è le stesse persone. E oggi la speuna dualità tra i paesi di diritto ro- ranza di vita è di 84 anni per le nomano e i paesi che potremmo de- stre compagne e, di 77 anni, crefinire come di diritto anglosasso- do, per gli uom uomini ini.. Ma, solo ne, cioè di diritto consuetudina- cent’anni fa, la speranza di vita era rio. E anche in questo caso trovia- di 50 anni e duecento anni fa era di mo da un lato l’idea di un logos 40 anni. Quindi, non è più lo stesastratto, di un’astrazione e dal- so pianeta. Ne consegue, che la fil’altro un’applicazione alla losofia oggi deve individuare dei realtà». concetti nuovi, relativi non solo Questo per il passato. Ma oggi, all’economia ma al posto dell’uola filosofia può ancora al pensie- mo nel mondo. In particolare, la ro sull’Europa? «Credo che la particolarità dell’Europa sia di aver inventato Il giallo qualcosa che ci riguarda in modo molto concreto, nel senso che credo che sia stata l’Europa a inventare la nozione di “individuo”. Questa nozione è già in parte presente nei Greci, in parte nel diritto romano di cui ho parlato prima, LOREDANA LIPPERINI ma è distintamente presente nel pensiero a partire dal Rinasciualche tempo prima di mento. Il Rinascimento costituimorire, uno dei più sce nuovamente una biforcaziograndi studiosi italiani ne rispetto al Medioevo, in cui si di fantascienza (e non manifesta un tratto tipicamente solo) come Antonio Caronia pareuropeo, l’idea d’inventività e in- lava della fine del sistema dei gesieme la capacità di inventare l’in- neri letterari. Una fine storicadividuo. Il processo avviato con il mente annunciata, a suo parere: Rinascimento dura ancora oggi, nati da un’ibridazione della narcioè in un periodo in cui l’indivi- rativa colta con i dime novels all’inovels all’iduo è veramente nato: con le nuonizio del Novecento, e cresciuti in ve tecnologie, ad esempio, si vede una società industriale sviluppabenissimo che c’è una sorta di ta, sono, diceva, destinati a tracreazione di un nuovo individuo, montare nel momento in cui in un quadro di trasformazioni ra- quella società è cambiata profondicali. Oggi parliamo molto della damente. Da quella crisi sembra crisi economica senza accorgerci essere ancora immune il giallo, che la crisi economica forse è solo ma non il fantastico che, se si un fenomeno prodotto da crisi escludono i sottofiloni del para-
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Il filosofo Michel Serres è professore all’Università di Stanford. Per Bollati Boringhieri è in uscita il suo libro Non è un mondo per vecchi (pagg. 78, euro 8)
L’intervista nello speciale che dà il via a “Zettel” il programma di Rai Educational filosofia può aiutare una futura Europa interrogandosi sul modo in cui gli individui si costituiranno in nuove comunità, e chiedendosi se ci sono nuove comunità da inventare. Questa è filosofia politica, un ambito in cui l’Europa è stata estremamente fertile nell’Ottocento, mentre lo è stata molto meno nel Novecento. Credo che bisognerebbe rilanciare l’idea di filosofia politica inventando nuove appartenenze ed è questo che, un po’ alla cieca, sta
cercando l’individuo moderno». Quindi, biforcazione, individuo, comunità sono i concetti centrali di un’Europa filosofica. Oltre ai concetti, le chiedo se esistono degli oggetti che esprimono l’Europa nel modo più completo. «Il suo è un indovinello... A prima vista, direi che è un oggetto enorme, la cattedrale. Perché le cattedrali sono presenti in Inghilterra, in Francia, naturalmente, a Colonia, in Germania, a Milano,
Fantascienza, thriller e horror nel n el romanzo di James Renner
LA STORIA DELL’UOMO CHE AMAVA I GUANTI normal romance e le inevitabili eccezioni, si rivolge soprattutto a una nicchia. Sembrano, però, moltiplicarsi le strade meticce intraprese da autori che nascondono l’elemento fantastico nel mainstream: in alcuni casi, in quanto molto famosi o comunque già affermati in ambito letterario (Murakami Haruki, Cormac McCarthy, Bret Easton Ellis), in altri (fra loro diversissimi, come China Miéville, Cory Doctorow o Christopher Moore) perché si persegue una scelta stilistica precisa. Ora, un romanzo come L’uomo di Primrose Lane di James Renner (traduzione di Fabiano Massimi) costituisce un ulteriore
passo avanti in questa direzione, perché non è etichettabile se non con etichette diverse e tutte coerenti: thriller, horror, fantascienza. Fin qui, Renner aveva scritto libri di true crime , esattamente come fa il suo protagonista, David Neff: e la prima parte del romanzo sembra una trasposizione in fiction di un reportage giornalistico. C’è un anziano bislacco, chiamato l’uomo di Primrose Lane: non esce mai di casa e colleziona guanti di ogni foggia e colore. Tutto comincia quando il vecchio viene trovato morto dissanguato, con le dita tagliate e sminuzzate in un frullatore, e a David Neff, afflitto dalla recente scomparsa della
ovunque in Europa. La prima è forse Santa Sofia, a Costantinopoli. Dunque la cattedrale simbolizza bene l’Europa, ma è un oggetto di un’altra epoca. Ma sono state inventate nuove cattedrali, come il Cern, a Ginevra: ecco un’istituzione europea, una comunità europea, la costruzione di una cattedrale straordinaria e qualcosa, dal punto di vista scientifico, di prettamente europeo. Non contempla minimamente di applicare la scienza e di applicarla a interessi
economici. Si tratta solo di ricerca pura, di ricerca disinteressata e questo è tipicamente tedesco, tipicamente francese, tipicamente italiano. Sì, il Cern è una buona idea, è una nuova cattedrale». Qual è la via che i giovani devono o dovrebbero percorrere per arrivare a un nuovo pensiero europeo? «La mia prima risposta è consistita nel dire: ciò che c’è di originale nel pensiero europeo è la biforcazione rispetto all’anti-
IL LIBRO L’uomo di Primrose Lane
di James Renner Einaudi, pagg. 490, euro 19,50
moglie, viene proposto di scrivere un nuovo libro sulla vicenda. Il best seller che l’ha reso famoso e ricco riguardava l’assassinio seriale di bambine, di cui Neff era riuscito a smascherare il vero colpevole ricevendone in cambio un’oscurità strisciante che lo ha costretto a una dipendenza da psicofarmaci. Se non bastasse, la moglie Elizabeth era a sua volta sfuggita, da piccola, al rapimento di un pedofilo, che le ha però strappato e ucciso la gemella. Se non bastasse ancora, la polizia sospetta che sia
proprio David l’assassino dell’uomo di Primrose Lane. Fino a questo punto, stiamo parlando di un giallo. Tutto cambia a metà libro, quando entrano in scena creature viscide e nere ed elementi che è difficile raccontare senza anticipare. Si può solo dire che la trama vira più volte, costeggia La mo glie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger, incrocia le vie di Stephen King, e naturalmente quelle del citatissimo Lost. Non è un pasticcio, è un libro che promette di aprire possibilità nuove: e che non fa concessione alcuna al già letto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
chità, la biforcazione rinascimentale rispetto al Medioevo, cioè l’idea che l’avvenire è imprevisto, che è inventivo, che è inatteso. Anche oggi ha luogo una biforcazione. Come dicevo, oggi siamo degli individui, siamo meno tedeschi di una volta, meno italiani di una volta, meno francesi di una volta perché sappiamo che la nazione ci è costata milioni di morti e, dunque, non ne abbiamo più bisogno. E stiamo pensando che le comunità antiche sono un po’ desuete, un po’ obsolete. Ora, l’idea su cui, credo, bisognerebbe un lavorare sarebbe quella di chiedersi in che modo degli individui, siano essi di Cosenza, di Berlino o di Parigi, potrebbero riuscire a inventare una nuova comunità politica che non sia dominata da istituzioni antiche, concepite in un’epoca in cui il mondo non era ciò che è diventato. Ci sono dei matematici che, una decina di anni fa, si sono posti la seguente domanda: con quante telefonate un abitante di Cosenza può raggiungere un abitante di Berlino o di Parigi? Una persona qualsiasi che chiama un’altra persona qualsiasi. Hanno fatto dei calcoli e si sono accorti che con sette telefonate chiunque sul pianeta può chiamare chiunque altro. Ma alcuni mesi fa il calcolo è stato rettificato perché ci si è accorti che con le grandi reti presenti sul web si poteva scendere a quattro. E quindi, chiunque nel mondo, tenendo in mano il cellulare, può chiamare chiunque altro con quattro telefonate. I matematici hanno chiamato questo teorema, “teorema del mondo piccolo”, un mondo in cui posso chiamare chiunque altro, virtualmente, con quattro telefonate. Il che dimostra che abbiamo cambiato completamente spazio. Nel corso della storia, chi avrebbe potuto dire “ora, tenendo in mano il mondo...”? Forse Augusto, l’imperatore romano. Possiamo immaginare un’epoca della storia in cui avrebbero potuto esserci miliardi di Augusto?». E quasi settant’anni di pace, almeno in buona parte dell’Europa. «Sono abbastanza vecchio per sapere che l’Europa è un miracolo, perché ho conosciuto le guerre e il fatto che non ci siano più frontiere mi pare una cosa miracolosa. E quali che siano le critiche che si possono muovere all’Europa, non bisogna dimenticare che tutti i libri di storia ci dicono che le guerre sono sempre causate da una crisi economica. Ora, ormai da vent’anni siamo in una crisi economica e, che io sappia, non ci sono state guerre. Quindi, l’Europa è perfettamente efficace a livello di istituzioni visto che è in corso una crisi, una crisi comune che, però, non ha scatenato carneficine come nel caso delle crisi precedenti». Domani (alle 20 su Rai Scuola e poi su www.filosofia.rai.it ) lo Speciale Europa apre la terza serie di Zettel , programma di Rai Educational diretto da Silvia Calandrelli, ideato da Gino Roncaglia e progettato e condotto da Maurizio Ferraris con Mario De Caro. Ci sarà una conversazione tra Ferraris e Umberto Eco con altri interventi. Anticipiamo l’intervista di Hilgenberg a Serres © RIPRODUZIONE RISERVATA