Il problema della distinzione fra melagrana e papavero nelle antiche iconografie mediterranee e mediorientali
di Giorgio Samorini Riassunto – Pur essendo due frutti nettamente differenti in natura, la melagrana e la capsula del papavero da
oppio sono caratterizzati da una notevole similitudine quando riportati nell'iconografia pittorica e plastica; una similitudine che continua a essere un problema per gli archeologi, i classicisti e gli storici dell’arte che si devono cimentare nella loro identificazione. l presente studio espone lo stato attuale di questa problematica, apportando alcuni chiarimenti di natura etnobotanica che possono risultare utili per i futuri studi umanisti. !iene inoltre evidenziato il ruolo storico della melagrana come fonte di una bevanda alcolica, un dato che " generalmente disconosciuto dagli studiosi; un valore come inebriante che non va inteso in opposizione, n# in alternativa alle associazioni simboliche normalmente attribuite a questo frutto, bens$ come valore aggiunto, come un tassello mancante che va a integrarsi nel suo complesso sistema polisemico. El problema de la distinción entre la granada y la amapola en las antiguas iconografías – El mediterráneas y del Medio Oriente . %ientras que los dos frutos son claramente diferentes en la naturaleza, la granada & la cpsula de la amapola son caracterizadas por una notable similitud cuando reportadas en la iconograf(a pict)rica & plstica; una similitud que sigue a ser un problema por los arque)logos, los clasicistas & los hist)ricos del arte que tienen que aclarecer sus identificaciones. *l presente estudio e+pone el estado actual de este problema, llevando unas clarificaciones de naturaleza etnobotnica que pueden resultar tiles por las futuras investigaciones human(sticas. -dems, se evidencia el papel hist)rico de la granada como fuente de un brebae alcoh)lico, un dato generalmente no reconocido por los eruditos; un valor como embriagante que no quiere ser considerado en oposici)n, ni como alternativa a las asociaciones simb)licas comnmente atribuidas a este fruto, si no como plusvalía, como una pieza que falta que se integra en su compleo sistema polis#mico. Resumen
l melograno e il papavero da oppio sono due piante nettamente distinte dal punto di vista botanico, morfologico, e farmacologico. *ppure, le loro storie in rapporto all'uomo si sono intrecciate continuamente durante i millenni delle culture euro/asiatiche, seguendo affini percorsi
simbolici e iconografici, e la loro distinzione nell'arte antica continua a essere in pi0 casi difficoltosa e spesso irrisolta. Scopo del presente studio " osservare questa problematica in un'ottica principalmente etnobotanica, apportando alcune chiarificazioni e contributi cognitivi che possano risultare utili per le discipline umanistiche che si occupano dei sistemi semantici associati a questi due vegetali. I due frutti
1sserviamo innanzitutto queste due piante. 2'albero del melograno 3 Punica granatum 2., famiglia delle 2&thraceae4 non " originario del bacino del %editerraneo, bens$ vi fu importato durante l'*t5 del 6ronzo dalla sua zona d'origine, dove " ancora presente la forma selvatica, e cio" l'area del %ar 7aspio meridionale e della 8urchia nord/orientale. 9el %editerraneo vi giunse quindi gi5 nella sua forma coltivata. : l suo aspetto " quello di un arbusto o alberello che pu raggiungere l'altezza di < metri o pi0, con ramificazioni tortuose dotate di numerose foglioline lunghe da = a > cm, opposte o alterne, con una forma oblungata lanceolata. fiori fi ori sono grandi ? cm, solitari, color rosso vivo, con ? petali. l frutto, noto come melagrana, della dimensione di una mela, " caratterizzata da una forma rotondeggiante, contenente una polpa color rosso vivo e numerosi semi neri divisi a gruppi da una struttura membranacea; ha una superficie liscia che diventa un poco rugosa con l’invecchiamento, pende dai rami all’ingi0 e termina con una tipica coronazione costituita da ? dentellature dovuta al calice persistente. 9ella terminologia botanica, i frutti vengono descritti come @bacciformi/balausti, globoso/depressiA; = con parole pi0 semplici, sono da sferici a pseudo/cubici e possono essere dotati di lievi costolature verticali, soprattutto in certe variet5 o durante la maturazione. 9ell'iconografia, la melagrana fa le sue prime apparizioni nel ! millennio a.7. in %esopotamia, a BruC e a Susa, e i primi reperti materiali ascrivibili a questa pianta 3reperti archeobotanici4 sono venuti alla luce in sraele, con datazioni agli inizi del millennio a.7. 2a sua presenza in *gitto " testimoniata a partire dalla D! Einastia, sia con r eperti iconografici che archeobotanici, con le prime datazioni risalenti al D! secolo a.7. F n Grecia le prime raffigurazioni sono sono datate al periodo periodo miceneo, nel D! secolo secolo a.7. Per via dei suoi numerosi frutti, la melagrana " stata considerata un simbolo di fertilit5 in 7hina, ndia, %edio 1riente, e nelle culture mediterranee. 7ome osservato da -tre, < @un seme e il suo contenitore sono un perfetto simbolo di fertilit5, poich# presenta entrambi gli elementi maschile e femminileA. H curioso come, nonostante il diffuso valore simbolico di fertilit5, la melagrana sia in realt5 dotata di propriet5 farmacologiche opposte, sia contraccettive che abortive, quest'ultima propriet5 essendo essendo gi5 nota agli antichi antichi Greci, Iomani e ndiani. J l nome cretese e anatolico della melagrana era σίδη, e Pestal Pestaloz ozza za> lo poneva in associazione con σίδ!, le pudenda muliebre ; l'analogia pi0 diretta riguarderebbe quel taglio che si forma nel frutto della melagrana quando oltrepassa un certo grado di maturazione, evidenziando il colore rosso vivo del suo interno. Per via di questo colore, la melagrana " stata associata al sangue, ma non a un sangue generico, bens$ al sangue mestruale e a quello causato dalla rottura dell'imene nel momento in cui si perde la verginit5. ? : Kohar& E. L P. Spiegel/Io&, :M><, 6eginnings of Nruit GroOing in the 1ld orld, "cience, :?>Q F:M/F=>, p. F=. = 8raverso 1., :MMR 3:M=J4, #otanica orticola, *dagricole, 6ologna, p. M. F hitchurch E.%. L 7.. Griggs, =R:R, -rtifacts, icons, and pomegranatesQ 6righam oung Bniversit& *g&pt *+cavation Proect, $ournal of t%e &merican 'esearc% 'esearc% (enter in Egypt , JQ =:=F:, p. ==J. mmerOahr -.S., :M?M, 8he pomegranate vase and its origins and continuit&, $ournal of t%e &merican "c%ool of (lassical "tudies at &t%ens , /:R. < -tre S., :M?>, %an& seeded appleQ the fruit of fertilit&, #ulletin of t%e )eccan (ollege 'esearc% *nstitute , JQ :/>, p. :. J Still E.., =RRJ, PomegranatesQ - 6otanical Perspective, inQ 9.P. Seeram et al. 3*ds.4, Pomegranates+ &ncient 'oots to Modern Medicine , 8a&lor L Nrancis, 6oca Iaton, Q:MM/=RM, p. =RR. > Pestalozza B., :M>:, 'eligione mediterranea, 7isalpino/Goliardica, %ilano, p. :=. ? 2azongas *.G., =RR<, SideQ the personification of the pomegranate, inQ *. Stafford L T. Uerrin 3*ds.4, Personification in t%e ,ree- .orld+ /rom &nti0uity to #y1antium , 7entre for Uellenic Studies, 2ondon, QMM/:RM, p. :RF.
semi della melagrana in Grecia avevano connotazioni erotiche ed erano considerati afrodisiaci; gli uomini li offrivano offr ivano alle donne come doni erotici, e ci spiega l'associazione della melagrana con la dea dell'amore, -frodite. M 2a melagrana acquis$ anche una connotazione connotazione funebre, come testimonia il noto passo del mito mi to di fondazione dei %isteri *leusini, la cui versione pi0 antica " presente nell' *nno Omerico a )emetra , in cui Persefone ne mangi i semi durante il suo soggiorno nell'oltretomba, e il cui atto obblig la dea a fare periodicamente ritorno agli inferi per stare accanto al suo sposo -de. :R l perch# la melagrana si trovi nel mondo dei morti " spiegato da un mito che ci " stato tramandato da -pollodoro 3,,F4Q Side era la moglie di 1rione, e la sua bellezza fu paragonata a quella di Uera. 7i fece arrabbiare questa dea, la quale condann Side a stare nel regno di -de per l'eternit5. 2a presenza della melagrana nell'arte funebre sarebbe quindi giustificata dal suo valore come cibo dell'aldil5, e questa " in effetti l'interpretazione pi0 diffusa fra gli studiosi moderni. 8uttavia, v'" chi ha evidenziato come tale associazione funebre sia forzata e non suffragata da un'attenta analisi dei dati mitologici. Gi5 Ee -gostino :: affermava che @9on sembra che la melagrana sia proprio il simbolo della dea dei morti 3Proserpina4, ma solo perch# ad essa sacra " in parecchi monumenti funerariA. %uthmann := ha evidenziato come la melagrana sia stata usata nell'arte funebre in funzione del suo carattere come simbolo di vita e di fertilit5. Papadimitriou et al+,:F prendendo in considerazione i passi del greco miceneo e l'iconografia vascolare in cui " presente la melagrana, hanno evidenziato come questa fosse associata principalmente ad -frodite e ad Uera, e solo in seconda misura a Persefone e a Eemetra, e giungono quindi a dubitare della connotazione specifica ctonia o funeraria della melagrana durante l'*t5 del 6ronzo egea; il ritrovamento di sue rappresentazioni soprattutto nell'arte funebre sarebbe dovuto al fatto che sono i reperti funebri quelli che principalmente troviamo nei siti archeologiciQ @il contesto del ritrovamento, in tali casi, non pu automaticamente essere equiparato al contesto primario d'usoA. 6ennett: vede la melagrana, piuttosto che come simbolo funebre e dell'aldil5, come un simbolo identificativo del tempo ciclico, dell'eternit5, e della bipolarit5 maschio/femmina. Vueste considerazioni sono importanti per una valutazione maggiormente equilibrata della sfera semantica della melagrana, la quale si estende ad alcuni ruoli generalmente meno noti o sottovalutati, come si vedr5 di seguito. l papavero da oppio, tassonomicamente Papaver somniferum 2. subsp. somniferum, non esisteva in natura; " una delle piante create dall'uomo attraverso l'opera di coltivazione e selezione a partire da una specie selvatica. l candidato selvatico pi0 probabile " il P+ setigerum , e la maggior parte dei tassonomisti riconosce oggigiorno l’esistenza di una sola specie, Papaver somniferum 2., differenziata nelle due sottospecie somniferum Wadereit 3la forma coltivata4 e setigerum 3E7.4 7orb. 3la forma selvatica4. :< H assai probabile che il rapporto con il papavero sia stato originalmente di tipo alimentare, poich# sappiamo che i suoi semi sono stati un’importante fonte di cibo e di olio nei tempi passati presso diverse popolazioni eurasiatiche. :J 8uttavia, l’uomo preistorico si sar5 presto accorto di quel M 2azongas, ibid+, p. :R:. :R Si vedano Samorini G., =RRR, Bn contributo alla discussione discussione dell’etnobotanica dei dei %isteri *leusini, Eleusis+ %useo 7ivico di Iovereto, n.s., Q F/
/=FF. :: Ee -gostino -., :MFJ, Statuette e statue femminili con l'attributo della melagrana, "tudi Etrusc%i , :RQ ?>/M<, p. ??. := %uthmann N., :M?=, )er ,ranatapfel3 "ymbol des 4ebens 4ebens in der <en .elt , -begg/Stiftung, 6erlin, p. >>. :F Papadimitriou -., B. 8haler L T. %aran, =R:<, 6earing the pomegranate bearerQ a neO Oall/painting scene from 8ir&ns, inQ U. 6recoulaCi, T.2. Eavis L S.I. StocCer 3*ds.4, Mycenaean 5all painting in conte6t , %ational Uellenic research Noundation, -thens, Q:>F/=::, pp. =RR/:. : 6ennett %., =R::, 8he PomegranateQ %arCer of 7&clical 8ime, Seeds of *ternit&, *nternational $ournal of 7umanistic and "ociological "ciences "ciences , :3:M4Q <=/>, Kur Nrage nach der Brsprungsart des Culturmohns 3 Papaver somniferum 2.4, 8ulturpflan1e, =/=.
lattice biancastro che fuoriesce dalla capsula del setigerum. Vuesta specie selvatica contiene i medesimi alcaloidi morfinani 3morfina, codeina e tebaina4 presenti nel somniferum, sebbene in minor quantit5; :> quantit5 pur tuttavia sufficienti a far accorgere all’uomo delle propriet5 medicinali, in particolar modo sedative e antidolorifiche, e delle propriet5 inebrianti e visionarie di questo essudato. Per quanto riguarda il luogo d'origine del papavero da oppio, nonostante la credenza di una sua origine orientale, centro/asiatica o %edio o !icino 1rientale – credenza tutt'ora in voga presso buona parte della popolazione, inclusi diversi ambiti accademici umanistici e perfino archeologici :? –, " un dato acquisito da tempo dai professionisti del settore, gli archeobotanici, la sua origine nel %editerraneo occidentale, in una regione compresa fra la Penisola berica e l'talia, avvenuta durante il 9eolitico %edio o -ntico. Bltimamente, rinvenimenti di forme intermedie fra la specie selvatica e quella coltivata nell'talia centrale, fanno propendere per quest'area come luogo d'origine della coltivazione della specie selvatica, in un periodo che si aggira attorno al
Fig. 1 –
due frutti della melagrana 3sinistra4 e del papavero da oppio 3destra4 come si presentano in natura. 2'immagine del frutto della melagrana " stata intenzionalmente capovolta per facilitarne la comparazione.
:> Wap Wapoor oor 2.E., 2.E., :MM<, :MM<, Opium poppy+ #otany3 (%emistry3 and P%armacology , 8he UaOorth Press, 9eO orC. :? - titolo d’esempio, un recente studio sulla presenza dell’oppio nell’antico *gitto lo fa originare dall’-sia %inore e dal %edio 1riente; cfr. !eiga P., =R:F, 1piumQ Oas Oas it used as a recreational drug in ancient *g&ptX, 7at%or , =Q ::>/ :F=. :M Samorini G., =R:Ja, 1rigini italiane dell'oppioX, Erboristeria )omani, FMJQ JJ/>=. =R 9icgorsCi %.-., :MMM, Pol&pus and the popp&Q tOo unusual rh&ta from the m&cenaean cemeter& at %ochlos, &egaeum, =RQ /<:. =: 6lzquez T.%., :MJM, Simbolismo funerario del ramo & adormidera en *truria & en las antiguas religiones mediterrneas, enQ T. 6ibauO 3cur.4, 7ommages : Marcel 'enard , 2atomus, 6ru+elles, Q M>/:R, p. :RF.
Il problema iconografico
Se compariamo ora la melagrana e la capsula del papavero, in natura questi due frutti si distinguono nettamente fra di loro, sia nella colorazione che nella forma 3 fig. 14. %a se li si proietta in un disegno, magari capovolgendo uno dei due per facilitarne f acilitarne la comparazione, ci si accorge della loro similitudine 3fig. 24.
Fig. 2 –
8rasposizione dei due frutti della fig. : in un disegno a due dimensioni, con indicazione dei dettagli morfologici pi0 salienti.
-lcune caratteristiche morfologiche possono aiutare nell’identificazioneQ sebbene entrambi terminino nella parte superiore con un elemento protuberante, nel papavero tale elemento, noto come disco stigmatico, " generalmente piatto, disposto in maniera orizzontale, raggiato e – un dato importante quanto scarsamente tenuto in considerazione – pu essere dentellato nelle parti terminali dei suoi raggi; nella melagrana la protuberanza ha maggiormente l'aspetto di una corona, le cui dentellature sono appuntite e ben distaccate sin dalla loro base; nella melagrana il pi0 delle volte questa corona non " immediatamente attaccata al frutto, bens$ " a questo unito da un collare, noto come collo della corona , che pu essere lungo sino a :/= cm. 9ella capsula del papavero, invece, il disco stigmatico " privo di collo ed " direttamente attaccato alla cima del corpo globuloso. -ncora, nel fusto che regge la capsula del papavero e poco sotto a questa " presente un rigonfiamento, denominato toro, che " una rimanenza del punto di attacco dei petali e che si evidenzia al momento del loro distacco; la melagrana ha un fusto pi0 sottile ed " priva di rigonfiamento. Vuando maturi, la melagrana ha una colorazione nettamente rossastra, rossastra, mentre la capsula del papavero " di color bruno scuro; ma quando immaturi, entrambi hanno tonalit5 verdastre. Bn ulteriore elemento stilistico che generalmente fa propendere per l’interpretazione come capsula di papavero da oppio nell'iconografia, riguarda la presenza di linee longitudinali, pi0 raramente trasversali, dipinte o scolpite sul corpo del frutto, che potrebbero raffigurare le incisioni che vengono praticate sulla capsula del papavero per farvi fuoriuscire l’essudato biancastro che con l’essiccazione diventa l’oppio. Sappiamo che la tecnica di incidere la capsula per ricavare l'oppio era nota a 7reta sin da almeno il 8ardo %inoico , cio" dal D! secolo a.7. == n altri casi sono raffigurate le costolature di cui " dotata la capsula del papavero, specie a maturazione; costolature che tuttavia possono essere presenti anche nelle melagrane, sebbene in forma meno pronunciata. l principale problema di distinzione dei due frutti nell'arte antica risiede nel fatto che le loro caratteristiche morfologiche nella maggior parte dei casi non sono riportate con dovizia di particolari, o sono disegnate con convenzioni e schematizzazioni schematizzazioni stilistiche affini. -d esempio, sia la corona dentata della melagrana che il i l disco stigmatico della capsula del papavero vengono per lo pi0 raffigurati mediante convenzioni schematiche, la pi0 diffusa delle quali, adottata per le rappresentazioni di entrambi i frutti, " una specie di frangia a tre punte che si diparte dalla cima del == %errillees S.I., :MJ=, 1pium trade in the 6ronze -ge 2evant, &nti0uity, FJQ =?>/=M=, p. =?M.
frutto. Per la melagrana riporto gli esempi delle fig. 3a e 3b, il primo riguardante una pittura funebre etrusca, il secondo un vaso cicladico; =F per il papavero da oppio riporto un frammento di ceramica daunia 3 fig. 44 che raffigura una pianta la cui identificazione con il papavero " accertata dal contesto iconografico e cultuale, come si vedr5 oltre . n una forma estrema di schematizzazione, la corona dentata della melagrana viene dipinta con un simbolo a croce, ad esempio nell'arte parietale etrusca 3 fig. 54;= una convenzione che " stata occasionalmente adottata anche per il papavero, come evidenziato dall'ariballo corinzio di fig. 6, in cui una figura femminile, dipinta accanto alle due dee eleusine Eemetra e Persefone, tiene in mano una pianta di papavero intera, incluse le radici. =<
Fig. 3 – a4 Particolare di una pittura etrusca della 8omba del
Fig. 4 – Particolare della fig. =F
7avaliere di Sarno, fine ! secolo a.7.; b4 b 4 7eramica del periodo 7icladico %edio da -Crotiri, 8hera 3da 9iColaCopoulou, =R:R, fig. =:.=bQ =:<4
Fig. 5 – Particolare di una pittura funeraria fune raria etrusca della
8omba dei 8ori, 8arquinia, ! secolo a.7. 3da SteingrYber, :M?, tav. :J:4
Fig. 6 – -riballo corinzio, %useo 9azionale
d'-tene, cat. =?> 3da 7allipolitis/Ne&tmans, :M>R, fig. >Q
Iiguardo gli ariballo – quei piccoli vasi di ceramica che servivano per contenere oli profumati e che venivano per lo pi0 tenuti appesi al polso mediante dei lacci =J – ce ne sono pervenuti in grandi quantit5 come reperti archeologici, sia nell'area ellenica sia in altre aree dove ne venivano eseguite copie sul modello greco. 9e esistevano diverse forme, la pi0 comune delle quali ha un aspetto globulare dotato di un ampio orlo appiattito attaccato al corpo da uno stretto collo pi0 o meno corto. Nrequentemente, nella parte superiore dell'orlo " dipinta una raggiatura che ricorda da vicino il disco stigmatico del papavero 3 fig. 4. 2a derivazione della forma di questo tipo di ariballo =F 9iColaCopoulou ., =R:R, %iddle 7&cladic iconograph&Q a social conte+t for @- neO chapter in -egean -rtA, #ritis% "c%ool of &t%ens "tudies , :?Q =:F/===. = SteingrYber S., :M?, (atalogo ragionato della pittura etrusca , Taca 6ooC, %ilano. =< 7allipolitis/Ne&tmans E., :M>R, E#m#ter, cor" et les %oires sur des vases corinthiens, #ulletin de (orrespondences 7;lleni0ues, MQ /=?, UoO the ar&ballos Oas suspended, &nnual of t%e #ritis% "c%ool at &t%ens, =MQ =:J/==F.
globulare dalla capsula del papavero da oppio " gi5 stata suggerita da diversi autori; => ma non manca l'interpretazione che la vede derivare dalla melagrana, come nel caso di un ariballo proveniente da Iodi 3 fig. c4, che %uthmann =? include, a mio avviso distrattamente, nella sua pur eccellente collezione di immagini di melagrane raffigurate nei reperti archeologici eurasiatici. 9on vi sono motivi plausibili per vedere l'orlo di questi ariballi come la corona dentata della melagrana, ed " sufficiente osservare attentamente il disco stigmatico del papavero 3 fig. 26! d"4 per riconoscerlo nella forma di questi oggetti.
Fig. – a,b4 -riballi corinzi ritrovati in territorio
etrusco 3da Tannot, =RRM, figg. :F, :Q ?4; c4 ariballo da Iodi, inizi ! secolo a.7. a .7. 3da %uthmann, :M?=, fig. JQ >M4
Fig. # – Nrammento di ceramica
ritrovato nell'isola di Samo 3Grecia4, ! secolo a.7. 3da %uthmann, :M?=, fig. F
9ella raffigurazione della capsula del papavero viene di rado riportato il toro. Possiamo essere abbastanza certi che quando questo " presente, siamo di fronte alla raffigurazione del papavero, dato che la melagrana ne " privo. H il caso del frammento di ceramica ritrovato a Samo e datato al ! secolo a.7. 3 fig. #4, in cui " dipinta una scena simposiaca, e dove i vegetali disposti in fila lungo il bordo superiore sono stati interpretati da %uthmann =M come melagrane; in realt5, la piccola linea dipinta poco sotto il corpo sferico e in posizione perpendicolare rispetto allo stelo, non lascia molto margine a interpretazioni differenti dall'intenzionalit5 di riprodurre, pur in forma stilizzata, il i l toro della capsula del papavero. Vuesto documento " d'altronde un ulteriore esempio di impiego della frangia a tre punte nella raffigurazione del disco stigmatico del papavero.
Fig. $ – a4 !aso fittile etrusco da
8arquinia 3da Pampanini, :MF:, tav. DD.4; b4 e c4 6acini globulari su alti piedi provenienti dalla necropoli di Pantalica, Sicilia 3da %ereghetti, :MMFQ JF e J<4
=> Per quelli corinzo/etruschi di fig. a!b si veda Tannot T./I., =RRM, 8he lotus, popp& and other plants plants in *truscan funerar& conte+ts, inQ T. SOaddling L P. PerCins 3*ds.4, Etruscan by )efinition, 6ritish %useum, 2ondon, Q?:/?J. =? %uthmann, :M?=, op+cit+, fig. J, p. >M. =M %uthmann, ibid+, p. ?.
9on possiamo tuttavia considerare la presenza del toro come un criterio identificativo indispensabile. Nra i numerosi casi di raffigurazione certa del papavero, pur privo di toro, oltre a quelli gi5 presentati 3 fig. 4! 64, riporto alcuni vasi fittili di grandi dimensioni, l'uno etrusco proveniente da 8arquinia 3fig. $a4 e altri due dalla sicana Pantalica 3 fig. $c4.FR 2a derivazione della forma del primo vaso dalla capsula del papavero era gi5 stata evidenziata da Pampanini, F: il quale notava la concomitanza di tre caratteristiche principali del papavero – il disco stigmatico piatto, i solchi longitudinali lungo il corpo del vaso, e il toro sotto di questo. H del resto Fig. 1% – 7ameo ellenico 3da %erlin, :M?, difficile non vedere la raffigurazione della capsula del fig. >RQ =:=4 papavero nei vasi di Pantalica, pur essendo privi privi di toro. l toro non " presente nemmeno in un cameo ellenico 3 fig. 1%4 raffigurante la 9otte 39&+4 che distribuisce frutti, la cui identificazione con capsule di papavero e non con melagrane " dettata dal contesto, in quanto " il papavero a portare il sonno notturno e pi0 consono attributo di 9&+. Si osservi tra l'altro la posizione seduta o in atto di sedersi da parte degli uomini che hanno gi5 ricevuto il frutto, un'indicazione del sopraggiungere del sonno, e quella eretta dell'uomo che ha appena preso i frutti, a indicazione del suo stato ancora vigile. &o stelo tripartito
l cameo di fig. 1% riporta uno schema iconografico ad ampia diffusione fra le culture mediterranee e %edio/1rientali, su cui " opportuno soffermarsi, e cio" l'elemento vegetale costituito da uno stelo tripartito che porta tre frutti terminanti nella parte superiore con una protuberanza. Vuesta protuberanza " costituita di frequente da tre dentellature, in altri casi da una forma conica tronca, oppure ha una forma sferoide non meglio definibile, dipendendo ci dall'accuratezza con cui " stata disegnata. H uno schema perpetuatosi per diversi millenni, e che viene interpretato di volta in volta dagli studiosi come mazzo di melagrane o come mazzo di capsule di papavero.
Fig. 11 – a4 Particolare della
superficie esterna decorata di un vaso di BruC, ! millennio a.7.; b4 Sigillo accadico, millennio a.7. 3da 7ollin, =RR<, fig. Q :FF4
Bna delle sue prime raffigurazioni si osserva nell'arte sumera, nello specifico in un vaso ritrovato a BruC e datato al ! millennio a.7. 3fig. 11a4; in questo caso tutto il fusto " decorato con coppie di foglie opposte, e l'elemento vegetale " interpretabile con una certa sicurezza come un ramo di melagrano culminante con tre melagrane. Bn altro stelo tripartito molto antico si trova in FR %ereghetti *., :MMF, Pantalica e il @popolo delle apiA, &rc%eologia . F: Pampanini I., :MF:, -ltri soggetti fitomorfi nell'arte decorativa etrusca, "tudi Etrusc%i,
un sigillo accadico di 2agash del millennio a.7. 3 fig. 11b4, dove " tenuto in mano dalla divinit5 identificata come %eslamta/ea; F= in questo caso non possiamo essere certi dell'identificazione come melagrana, anzi, si potrebbe sospettare una raffigurazione del papavero da oppio, pur privo di toro, tenendo in mente il caso del cameo ellenico di fig. 1%, dove la 9otte tiene in mano un simile stelo tripartito, certamente raffigurante il papavero.
Fig. 12 – a4 Sigillo d'oro da %icene 3da *vans, :MR:, fig. Q :R?4; b4 Sigillo d'oro da 8hisbe 3da *vans, :MFR, vol. F,
fig. F:MQ 4; c4 Sigillo d'oro da 8hisbe 3da *vans, :M=<, fig. ::Q ::4
l medesimo schema iconografico " presente in alcuni sigilli minoico/micenei, il cui tema comune " la rappresentazione di una figura femminile – probabilmente una divinit5 – ritratta in posizione seduta o fuoriuscente dalla terra, che tiene in mano o alla quale viene offerto lo stelo tripartito di frutti, solitamente in numero di tre. 9e sono esempi il sigillo ritrovato a %icene 3 fig. 12a4FF e il sigillo di 8hisbe 3 fig 12b4,F entrambi d'oro. 9ei casi in cui sia disegnato uno stelo con due soli frutti, come in un altro sigillo di 8hisbe 3 fig. 12c4,F< si potrebbe pensare a una riduzione dello schema dello stelo tripartito per questioni di limitazione di spazio. Iiguardo la forma della protuberanza all'apice dei frutti, quando " tridentata o comunque appuntita, pu indicare sia la melagrana che la capsula del papavero, per via delle affini convenzioni stilistiche che sono gi5 state evidenziate; ma quando la sua forma " nettamente appiattita, " pi0 probabile che intenda raffigurare il disco stigmatico della capsula del papavero. Bn ulteriore esempio dello stelo tripartito, in questo caso interpretato come mazzo di melagrane, " presente negli affreschi murali micenei di 8irinto 3:RR/:=RR a.7.4, dove un probabile bambino sorretto fra le braccia da un adulto tiene fra le mani due steli vegetali tripartiti, di cui uno, dipinto in rosso, " l'oggetto qui in discussione. 1ltre alla colorazione rossa dei frutti, l'interpretazione come melagrane e non come papaveri si " basata sulla constatazione di una supposta incompatibilit5 dello stelo tripartito con quello del papavero 3 fig. 134.FJ Fig. 13 – Particolare della ricostruzione Bn importante documento di stelo tripartito " presente in una di un affresco della citt5 micenea di pittura policroma di una lastra fittile etrusca ritrovata nella 8irinto 3da Papadimitriou et al+, =R:<, fig. =Q :>>4
necropoli della 6anditaccia, a 7erveteri, e datata attorno al <<. FJ 7fr. Papadimitriou et al+, =R:<, op+cit+
dagli studiosi come ramo di melogranoQ SteingrYber F> riporta semplicemente @rami di melogranoA; ProiettiF? specifica che la prima donna tiene in mano un @ramoscello di melograno con tre fruttiA, mentre la donna che la segue @stringe un ramoscello di melograno con sette fruttiA; %uthmann, FM con un'analisi pi0 dettagliata, specifica che la prima donna porta un ramo di melograno con tre frutti, mentre il ramo portato dalla seconda donna " costituito da due frutti e cinque fiori di melograno. - mio avviso siamo qui in presenza di un classico esempio di @pigrizia interpretativaA, dove l'identificazione come melograno per entrambi i rami viene riportata dagli studiosi in maniera acritica.
Fig. 14 – Particolare di una lastra fittile
etrusca ritrovata nella necropoli della 6anditaccia, 7erveteri, <Q :<4
2'identificazione di %uthmann del secondo ramo " abbastanza corretta, vedendoci cinque fiori e due frutti penduli di melograno. 7on un'analisi pi0 puntuale, " possibile vedervi la raffigurazione di tre stadi distinti dell'evoluzione dell'organo sessuale del melograno, dal fiore 3i primi tre elementi superiori4, al frutto in fase di maturazione 3i due elementi opposti successivi4, sino ai frutti definitivamente maturi, gli ultimi due inferiori, penduli per via del loro peso, come effettivamente accade in natura. Per quanto riguarda l'altro stelo, a tre elementi, non sembra che gli studiosi si siano adeguatamente adeguatamente soffermati sulla netta differenza stilistica rispetto a quello a sette elementi; una differenza che il pittore etrusco ha intenzionalmente sottolineato, e che porta a riconoscere r iconoscere l'oggetto a tre elementi come uno stelo tripartito con tre capsule di papavero da oppio. 7on questa pittura abbiamo la fortuna di poter paragonare, una accanto all'altra, le rappresentazioni del papavero e della melagrana, con le protuberanze superiori ben differenziate, l'una in forma di cono troncato, rispecchiando il disco stigmatico del papavero, l'altra in forma di tre punte, rispecchiando in questo caso la corona dentata della melagrana. Scrivo @in questo casoA, poich#, come gi5 osservato, la corona a tre denti non " uno schema iconografico da ascrivere esclusivamente alla melagrana. -lcuni studiosi escludono l'interpretazione come papavero di uno stelo tripartito affermando che in natura questa tripartizione non esiste, essendo il fiore e il frutto fr utto del papavero solitari. R %a questa considerazione considerazione non " correttaQ innanzitutto non " vero che la tripartizione del papavero non esiste in natura, potendo essere il suo gambo ripartito in due, tre o pi0 steli fioriferi 3ne ho personalmente contati sino a >4, come " possibile vedere in fig. 15; inoltre, a differenza del papavero, in natura i fiori del giglio e quelli della ninfea non si presentano mai distribuiti su uno stelo tripartito; purtuttavia, ci non " considerato dagli studiosi come un limite per l'interpretazione come gigli e come ninfee dei corrispettivi steli tripartiti presenti nell'arte antica, come nel caso degli esempi riportati in fig. 16b e 16c;: non si comprenderebbero quindi i motivi dell'esclusione del papavero F> SteingrYber S., =RRJ, &budance of 4ife+ Etruscan .all Painting , 8he T. Paul Gett& %useum, 2os -ngeles, p. :=. F? Proietti G., :M?J, (erveteri, *dizioni Vuasar, Ioma, p. :J. FM %uthmann, :M?=, op+cit+, p. M?. R Nra questi Papadimitriou et al+, =R:<, op+cit+, pp. :M>/?. : Warageorghis !. L T. Ees Gagniers, :M>, 4a c;rami0ue c%ypriote de style figur;+ >ge du /er ?@ABACBAA &v+ $+C(+D , stituto per gli Studi %icenei ed *geo/-natolici, Ioma.
dalle licenze e simbologie artistiche normalmente riconosciute per le altre piante. 2a tripartizione degli elementi vegetali, che siano tre foglie, tre fiori, o tre frutti, " uno schema iconografico piuttosto diffuso nell'arte antica, e sarebbe interessante cimentarsi sul problema delle sue origini. Potrebbe essere originata dalla necessit5 di raffigurare la molteplicit5, o meglio una molteplicit5, quella pi0 semplice, passando direttamente dall'uno al tre, dato che la dualit5, piuttosto che essere espressione di molteplicit5, porta in se un valore di opposizione o di complementariet5. n alternativa, la tripartizione potrebbe avere a che fare con una primeva forma di antropomorfizzazione dell'emblema vegetale, pi0 o meno inconscia. Iesta il fatto che con lo stelo tripartito siamo in presenza presenza di una codifica stilistica che non richiede il rispetto del realismo naturalistico, indipendentemente dalla specie di pianta, fiore o frutto rappresentato. 7onsiderando inoltre la realt5 della tripartizione dello stelo di papavero Fig. 15 – Stelo tripartito con tre in natura, risulta fortemente plausibile che il ramo vegetale portato dalla capsule di papavero da oppio prima donna della pittura etrusca di fig. 14 riguardi capsule di papavero da oppio, dato che quest'identificazione quest'identificazione ben si accorda con la netta opposizione\complementarit5 opposizione\complementarit5 stilistica, e forse semantica, di di questo stelo con quello tenuto in mano dall'altra donna. donna. Ea questa pittura etrusca ricaviamo anche un'altra importante informazione, e cio" che nel corso delle processioni funebri etrusche – e forse non solo etrusche ma pi0 in generale italiche – venivano portati rami di entrambe le specie vegetali, il papavero e la melagrana, come simboli dell'aldil5 ma anche di rinascita e di rigenerazione vitale.
Fig. 16 – a4 particolare della fig.
F<; b4 rilievo di un bassorilievo assiro, n. >> 6ritish %useum, 2ondra 3da 6onavia, :?M, fig. :FQ F=4; c4 Pittura su brocca cipriota, %useo 7&prus di 9icosia, inv. 6 :MM 3da Warageorghis L des Gagniers, :M>, fig. .=Q F=4
&e opinioni degli studiosi
2a discussione del problema della distinzione fra melagrana e capsula di papavero da oppio nell’iconografia antica " di lunga data. Seeberg = ne ha discusso prendendo spunto da alcuni oggetti di fattura corinzia datati fra l’! e il ! secoli a.7. 3 fig. 14. Sono manufatti plastici in terracotta di una tipologia considerata rara, e che non sembrano avere alcuna funzione pratica – ad esempio come contenitori – non essendo dotati di pertugi. nterpretati inizialmente come @associati alla convenzionale melagranaA, Seeberg li interpreta come oggetti votivi raffiguranti la capsula del papavero da oppio, oppio, basandosi su due particolari particolari anatomici, il toro e la serie di dentellature, dipinte e in un caso scolpite nella parte superiore del corpo dell'oggetto. -nche in questo caso le dentellature starebbero a indicare il disco stigmatico e il loro numero corrisponderebbe maggiormente a quello = Seeberg -., :MJM, Poppies, not pomegranate, &cta ad &rc%aeologiam et &rtium 7istoriam Pertinentia , Q>/:: Z /! pl.
dei suoi raggi piuttosto che al numero delle punte della corona della melagrana. Iiferendosi ai reperti archeologici iberici pre/romani, %ata et al+F hanno selezionato i seguenti dettagli stilistici considerati come @genuiniA per il riconoscimento del papavero da oppio nell’iconografiaQ @l’aspetto arrotondato od ovalato della capsula, nella quale si possono evidenziare le strisce longitudinali; il fatto di evidenziare il disco stigmatico con rappresentazione dei raggi; l’esistenza di un peduncolo senza foglie e con aspetto ondulato, almeno nella parte superiore, sebbene esistano alcune eccezioni; e la sua apparizione solitaria o formando un mazzo, convergendo i peduncoli in un punto centraleA. Vuesti particolari stilistici non sono tuttavia n# generalizzabili, n# univoci per la medesima produzione artistica iberica, la quale a pi0 riprese ha acquisito influenze dalla penisola italiana, dal Fig. 1 – 1ggetti votivi corinzi di ceramica, !/! secolo a.7. 3da Seeberg, :MJM, tav. 2evante %editerraneo e dal %edio 1riente. a,b4 Iova ha evidenziato il fatto che @mentre le melagrane sono tenute nella mano aperta, o un loro gruppo " mostrato pendere da un ramo curvo, le capsule di papavero sono generalmente tenute da uno gambo drittoA; una caratteristica distintiva che pu essere valida per certe rappresentazioni artistiche e che non " tuttavia d'aiuto per un insieme di reperti raffiguranti frutti vegetali privi di peduncolo. Sulla base dell'analisi dei reperti egei, Papadimitriou et al+< ritengono di poter distinguere il papavero dalla melagrana in quanto quest'ultima ha una corona appuntita, a differenza di quella appiattita del papavero, e questa distinzione si presenterebbe pure nella gioielleria minuta. -nche UnilaJ vede come attributo distintivo del papavero la corona corta larga piatta, mentre la corona pi0 elevata e stretta sarebbe una caratteristica esclusiva della melagrana; cos$ come le costolature sarebbero specifiche del papavero. > %a come si " visto dagli esempi sopra riportati, questi criteri distintivi non hanno un valore generale. 7ome conclusione provvisoria, non si pu altro che accettare la considerazione, gi5 avanzata da %ata et al+,? che distinguere fra melagrana e capsula di papavero nell’iconografia antica " una difficolt5 non sempre risolvibile. 1sserviamo ora da vicino due esempi iconografici, la cui analisi pu apportare utili contributi al problema tema di questa discussioneQ gli oggetti tenuti in mano dai cosiddetti @geni alatiA assiri, e gli emblemi vegetali raffigurati nell'arte degli antichi Eauni della Puglia. Il caso dei 'geni alati( assiri
l problema della distinzione fra melagrana e papavero " d'antica data anche nello studio dell'arte mesopotamica, in special modo in quella assira. Bn tema presente fra i bassorilievi monumentali assiri del D/! secolo a.7. " la raffigurazione di un essere antropomorfo – spesso dotato di ali e quindi interpretato come un @genioA – ripreso in un evidente contesto rituale religioso, che tiene in mano una serie di oggetti, di cui alcuni, dalle parvenze vegetali, sono costituiti da tre, cinque o F %ata Parre]o 7. et al+, =RR>, Ee lo real a lo imaginario. -pro+imaci)n a la flora ib#rica durante la *dad del Uierro, &nales de &r0ueología (ordobesa (ordobesa , :?Q MF/:==, p. M?. Iova *., =RR?, %irror, distaff, pomegranate, and popp& capsuleQ on the ambiguit& of some attributes of Oomen and goddesses, inQ U. W^hne et al+ 3*ds.4, Proceedings of t%e t% *nternational (ongress of t%e &rc%aeology of t%e &ncient =ear East , UarrassoOitz !erlag, iesbaden, Q <<>/<>R, p. . J Unila P., =RR:, -n influence or an indigenous appearanceX S&mbolism of opium popp& in ancient %editerranean, 9ear *ast * ast and Prehistoric *urope, * urope, inQ %. 9ovotn et al+ 3*ds.4, Mittelmeergebiet und Miteeleuropa in 8onta-ten und 8onfrontationen, 9itra, Q?M/:R=, p. MR. > Unila P., =RR=, Some remarCs on the opium popp& in ancient -natolia, inQ I. -slan et al+ 3*ds.4, Mauersc%au+ /eitsc%rift fFr Manfred 8orfmann 8orfmann , Ienshalden.Grunbach, Q F:, op+cit+, p. M?.
anche sei elementi penduli 3 fig. 1#4. 1ltre che come @geniA, una parte di questi esseri " stata interpretata come re defunti divinizzati. !erificato che gli oggetti dall'aspetto vegetale, qualunque essi siano, sono raffigurati o in posizione eretta, quindi @viviA, o ricadenti all’ingi0, quindi appassiti o @mortiA, " stato ipotizzato che questa differenziazione indicasse lo stato di vivo o di morto dell’essere antropomorfo che li tiene in mano; M un'interpretazione forse un po' debole, per via di non poche eccezioni e della limitazione di questa considerazione ai soli oggetti dall'apparenza vegetale, ma che ha il merito di aver evidenziato l'esistenza di un probabile codice semantico fra @ricadenteA o @erettoA degli oggetti tenuti nelle mani di questi antropomorfi dell'arte assira.
Fig. 1# – Geni alati assiri, 6ritish %useum, 2ondra 3foto dell'autore4
n una prima fase degli studi assiriologi, questi oggetti furono per lo pi0 interpretati come melagrane, sebbene non siano mancate interpretazioni come capsule di papavero, ma anche come scacciamosche o arma da lancio. >J4 e Eioscoride 3 )e Mat+Med+, , :F=4, e resta importante nel caso dell’arte egizia, ai fini di una corretta determinazione degli elementi iconografici ascrivibili alla ninfea azzurra 3 =ymp%aea caerulea 4, malamente denominata @lotoA e dotata di propriet5 inebrianti poco riconosciute dai classicisti e dagli archeologi. < Iiguardo gli oggetti dei geni assiri, recentemente alcuni studiosi hanno riproposto l'identificazione di una parte di questi come frutti di ninfea; << un'interpretazione M 2oon van %., :M?J, 8he dropping lotus floOer, inQ %. Well&/6uccellati 3*d.4, *nsig%t t%roug% images+ "tudies in 7onor of Edit% Porada, 6ibliotheca %esopotamica vol. =:, Bndena Publications, %alibu, Q==<= Z tavv. <, ere the 1pium Popp& and 1pium WnoOn in the -ncient 9ear 9ear *astX, $ournal of t%e 7istory of #iology , ?Q MM/F?=. <: Speleers 2., :MF?, 2e personnage au+ pavots, #ullletin des Mus;es 'oyau6 dH&rt et dH7istoire de #russels , F_ s., :RQ :==/:FJ. <= Good&ear U., :?M:, 9%e grammar of t%e 4otus , Sampson 2oO, %arston L 7o., 2ondon. . < Samorini G., =R:=/:F, 2e ninfee degli antichi *giziQ un contributo etnobotanico, &rc%eologia &fricana , 7entro Studi -rcheologia -fricana, %useo 7ivico di %ilano, :?/:MQ >:/>?. << 6leibtreu *., :M?>/MR, 2otos, inQ --.!!., 'ealle6i-on der &ssyriologie , >Q:RF/J.; Unila P., =RR=b, Pomegranates or lotus fruitsX -ss&rian genii and their hanging attributes, inQ --.!!., &nodos+ "tudies of t%e &ncient .orld , 8rnavsC Bniverzita, 8rnava, Q:=:/:F:.
plausibile, ma non non estendibile a tutti gli oggetti oggetti dalle connotazioni connotazioni vegetali.
Fig. 1$ – Particolari della fig. :? 3foto dell'autore4
Per una corretta disanima, si devono distinguere gli oggetti pi0 immediatamente privi di connotazioni vegetali, che potrebbero riguardare uno scacciamosche, un’arma da lancio, un flagello o altro manufatto, da quelli che hanno una parvenza vegetale. Nra questi ultimi, si possono notare due principali tipologieQ l’una con disegnato un frutto rotondeggiante dotato in alto di una coronazione a tre punte; in alcuni casi sotto al frutto, prima dello stelo, v’" raffigurato un anello, una forma discoidale che potrebbe ricordare il toro della capsula del papavero 3 fig. 1$4. 9ell’altra tipologia, al posto del frutto rotondeggiante " disegnata una rosetta costituita da un cerchio centrale e da un insieme di @petaliA, e anch’essa sormontata da una corona a tre punte. 9ella discussione sull’identificazione botanica di questi oggetti, v’" chi ha voluto considerare la presenza o meno del toro come un criterio di distinzione fra papavero e melagrana, Speleers not che il rigonfiamento " attaccato subito sotto al corpo rotondeggiante, e si chiese il motivo di questo @erroreA, se per convenzione stilistica, o se si fosse voluto intenzionalmente confondere il papavero con la melagrana, rappresentando una forma ibrida, o se si fosse trattato di raffigurazioni di papaveri rimasti @incompiutiA; considerazioni in realt5 un poco confuse, dato che, pur nei casi di intenzionale ibridazione dei due vegetali – che sono stati effettivamente riconosciuti e che discuter oltre – non si comprende cosa c'entri la disposizione del toro sullo stelo con la melagrana; e l'ipotesi di incompiutezza dell'oggetto, gi5 di per se difficile da accettare osservando l'insieme di questi oggetti nell'arte assira, non offrirebbe dati utili sulla questione della presenza del toro. WriCorian ha evidenziato come il disco stigmatico, inteso come la coronazione a tre punte, non sarebbe raffigurato in maniera realistica. %a la coronazione a tre punte, come abbiamo visto, " una licenza iconografica indotta dalla riduzione della forma tridimensionale a un simbolo bidimensionale sia del disco stigmatico del papavero che della corona dentellata della melagrana, e non " quindi carattere distintivo grafico fra i due frutti. -nche l'assenza del toro sappiamo non essere indicativo per la determinazione del papavero, cos$ come la mancanza di realismo o di minuti dati morfologici – troppo minuti, quali i pochi millimetri che separano il toro dalla capsula – non giustifica l'esclusione interpretativa come papavero, vista la grande variabilit5 che " stata prodotta nella stilizzazione iconografica della sua capsula. noltre, si pu osservare come nel fusto tripartito del papavero reale riportato in fig. 15, i tori appiono attaccati alla capsula per motivi di prospettiva, pur essendone essendone effettivamente distaccati. distaccati. WriCorian, :M><, op+cit+, p. :::. Speleers, :MF?, op+cit+, p. :FJ. /FR.
in certi contesti iconografici la gamma di variazione per ciascuna specie botanica pu essere cos$ estesa da sovrapporsi a quella di un'altra specie, sino a un punto dove qualunque differenziazione diventa impossibile, e per alcuni casi dell'arte assira giunge a sospettare una incomprensione da parte dell'artista che intendeva raffigurare frutti di ninfea ma che conosceva come modello reale solamente i frutti di melagrana, e ci sarebbe stato causa di una ibridizzazione involontaria delle caratteristiche morfologiche dei due vegetali. Bn'interessante considerazione considerazione " stata sviluppata da Iova, JR e sebbene riguardi l'iconografia levantina e anatolica, ben si adatta anche a quella mediorientale e a tutta l'iconografia anticaQ " possibile che ci che veniva raffigurato in certi casi non fossero direttamente i frutti della melagrana o del papavero, bens$ degli oggetti che avevano la loro forma, come potrebbe essere il caso di uno scettro, un simulacro scolpito, un gioiello, un sonaglio tenuto in mano o indossato da una divinit5 o da una figura umana. -d esempio, la rappresentazione di un orecchino con forma di papavero non raffigurerebbe direttamente un reale papavero, bens$ un reale orecchino a forma di papav pap aver ero; o; una raffigurazione di una raffigurazione vegetale, non direttamente il vegetale. n quest'ottica, pi0 che plausibile, i dettagli morfologici evidentemente diventerebbero meno precisi; una ragione in pi0 che non giustifica l'impiego selettivo di criteri distintivi basati sulla precisione della riproduzione dei dettagli morfologici. Personalmente sospetto che almeno una parte degli oggetti tenuti in mano dai geni assiri, pur avendo qualche connotazione connotazione vegetale, non rappresentino dei frutti veri e propri, n# delle capsule di papavero, n# melagrane o frutti di ninfea, e che raffigurino invece dei manufatti la cui forma avrebbe potuto rifarsi, intenzionalmente o meno, a quella di un qualche vegetale. 2'esclusione di questa possibile interpretazione da parte di Unila J: adducendo che @tale suggerimento non pu essere preso seriamente in considerazioneA appare eccessivamente arbitraria e carente dal punto di vista metodologico, dato che un siffatto perentorio giudizio dovrebbe essere accompagnato da una specifica disanima che spiegasse i motivi per cui non possa essere considerato serio il sospetto che, ad esempio, l'elemento destro di fig. 1$ potrebbe raffigurare un oggetto materiale e non un vegetale. noltre, in base alla disanima sopra riportata, i motivi per cui questi oggetti non parrebbero rappresentare delle capsule di papavero non sono quelli addotti da WriCorian, sostenitore tra l'altro della totale assenza di questa pianta presso le antiche culture mesopotamiche; una totale assenza difficile da accettare, data la sua accertata presenza durante l'*t5 del 6ronzo nel 2evante %editerraneo,J= in una regione con strette influenze culturali con la 8erra dei Eue Niumi. l papavero da oppio non era un bene di lusso o di prestigio qualunque il cui scambio commerciale o donativo era un optional fra le #lite governativeQ era una medicina portentosa per l'ubiquitario problema del dolore fisico, e in pi0 casi casi avr5 ricoperto il ruolo di @asso nella manicaA nella nella fitta rete di relazioni diplomatiche fra i diversi stati vicino/ e mediorientali. H sufficiente osservare come, dal suo luogo d'origine nel %editerraneo occidentale, nei lontani periodi neolitici, questa pianta si sia diffusa per tutta l'*uropa nel giro di pochissimi secoli. JF - riprova della tesi dell'inesistenza del papavero in %esopotamia, WriCorianJ adduce il fatto che non sono state ritrovate rimanenze dirette del vegetale nel corso dei tanti scavi effettuati in quell'area, e questa tesi " seguita pure da Unila J< per escludere a priori l'interpretazione come papavero degli oggetti tenuti in mano dai geni assiri. %a si tratta di un'argomentazione deboleQ deboleQ anche nell'isola di 7reta non ci sono sinora pervenuti resti vegetali di papavero da oppio, senza che ci abbia mai fatto dubitare gli studiosi della conoscenza e della presenza della pianta durante i tempi minoici e micenei, cos$ ben evidenziata dai reperti iconografici.
JR Iova, =RR?, op+cit+, p. <, op+cit+, p. ::F. J< Unila, =RR=b, op+cit .
Il caso dell)arte daunia
7apsule di papavero sono state riconosciute su un frammento dipinto di -alat%os del sito 2a Serreta, -licante, Spagna, datato al primo quarto del secolo a.7. 3 fig. 2%4.JJ l disco stigmatico " raffigurato in una maniera un poco fantasiosa, con un lungo collo che nella realt5 non esiste, mentre sappiamo essere presente nella melagrana; ha tuttavia una forma piatta e numerose frange che per il loro folto numero parrebbero riprodurre le caratteristiche del disco raggiato del papavero piuttosto che quelle della corona dentata della melagrana. Bn dato interessante riguarda il modo con cui " stato disegnato il corpo delle capsule, mediante una serie di circoli concentrici e con un punto
Fig. 2% – Nrammento di ceramica da -lco&,
-licante, / secolo a.7. 3da Santos !elasco, =R:R, fig. MQ :<=4
centrale. l circolo o l'insieme di circoli concentrici con un punto centrale, collegato a una linea retta, " uno schema iconografico piuttosto diffuso nell'arte mediterranea e medio/orientale, e la sua connotazione come simbolo del papavero potrebbe abbracciare altri casi, oltre olt re a quello dell'esempio iberico appena riportato. 8ale schema " stato effettivamente interpretato come una stilizzazione del papavero da oppio nell'arte degli antichi Eauni della Puglia. Vuesto popolo pre/romano " stato promotore di uno stile artistico artistico alquanto eccentrico, eccentrico, immortalato nelle sue stele datate fra l'! e gli inizi del ! secolo a.7. Nra i disegni geometrici, " ricorrente il grafema di un circolo o pi0 circoli concentrici con al centro un punto, attaccato a un’asta lineare, a volte dotata di foglie laterali, tali da tradire un suo significato vegetale. n alcuni casi, dalla parte opposta all’asta lineare " disegnato un elemento geometrico dalla forma di un cono troncato 3 fig. 21a!b4.J> Gli studiosi dell'arte daunia hanno interpretato questi oggetti per lo pi0 come melagrane. J? E’*rcole li denomina @pendenti a melagranaA, e li riconduce a una tipologia molto diffusa in area greca continentale e balcanica che perdur dai periodi periodi micenei sino al ! secolo secolo a.7. JM
Fig. 21 – Particolari di stele daunieQ a4 da 8unzi, =RR:Q F; b4 da 9ava, :M??Q :=?
n seguito all’attenta analisi di un insieme di elementi iconografici e scenici delle stele, cos$ JJ 2'immagine " presa da Santos !elasco T.-., =R:R, 9aturaleza & abstracci)n en la cermica ib#rica con decoraci)n pintada figurada, (omplutum, =:Q : 2'immagine di sinistra " presa da 8unzi -.%. 3cur.4, =R::, Pagine di pietra+ * )auni fra <** e <* secolo a+(+ , 7laudio Grenzi, Noggia. J? Nerri S., :MJ<, Stele daunie !, #ollettino dH&rte, F/Q :>/:<=, p. :?; 9ava %.2. 3cur.4, :M??, 4e "tele della )aunia, *lecta, %ilano, p. J; Iocco G., =RR=, l repertorio figurato delle stele della EauniaQ iconografie e temi narrativi tra Grecia e -driatico meridionale, Prospettiva, :R/FM, p. F=M e n. =F.
come della ceramica daunia, l’archeologa pugliese 2aura 2eone >R ha formulato una differente ipotesi interpretativa, che vedrebbe l'elemento sferoidale come un simbolo grafico del papavero da oppio, e nelle scene delle stele sarebbero raffigurati emblemi, mitologie e momenti di un culto magico/terapeutico incentrato sull’utilizzo di questa pianta dalle note propriet5 antidolorifiche, narcotiche e visionarie. 7i ha portato a un’interessante rilettura di un insieme di scene incise sulle stele. @bastoni/scettroA agitati in contesti di pratiche terapeutiche, le @olle sacrificaliA portate sulla testa di donne in processione, le figure femminili con la testa a forma di @capsulaA e ben radicate nel terreno – che la 2eone vede come divinit5 del papavero da oppio – tutto d’un tratto mostrano un loro coerente significato. -nche le scene che rappresentano guaritori – pi0 spesso guaritrici – che offrono un vaso medicinale a individui dolenti e ammalati, e in cui invariabilmente si presenta il grafema del cerchio con il punto concentrico attaccato a un'asta e portato in mano dal malato o dalla figura sacerdotale femminile che l'assiste, e che di frequente " indossato come attributo a mo' di treccia 3fig. 224, assumono un preciso significato, se si tiene conto delle propriet5 medicinali del papavero da oppio, prima fra tutte quella quella di lenire il dolore fisico.
Fig. 22 – Scene incise su stele daunieQ a4 da 9ava, :M??Q =<; b4 da 8unzi, =R::Q J
9el caso dell'arte daunia, l'interpretazione l'interpr etazione come papavero e non come melagrana " suffragata da una serie di elementi contestuali, e non dai meri elementi grafici. Blteriori reperti dauni che avvalerebbero la bont5 interpretativa del papavero si ritrovano nella ceramica dipinta, soprattutto quella appartenente alla fase Geometrico Eaunio . n un frammento venuto alla luce nel corso degli scavi di Uerdonia, si osserva al centro una pianta riconoscibile come papavero papavero da oppio; non sembra essere un ramo, bens$ una pianta intera, ben radicata nel Fig. 23 – Nrammento di ceramica daunia da un terreno, che culmina con una capsula, e non vi sono ipogeo di Uerdonia, %useo 7ivico di S. Nerdinando ragioni plausibili per identificarla con un melograno; sul di Puglia 3foto 2. 2eone4 lato sinistro si intravede un’altra capsula di papavero, mentre sul lato destro si distingue una figura femminile nell’atto di dare un vegetale – probabilmente sempre una pianta di papavero – a una figura maschile 3 fig. 234. Iocco>: ritiene che sia la figura maschile a offrire a quella femminile il vegetale dipinto fra le loro mani, da questa ricercatrice considerata come una @fronda o uno stelo con boccioliA; ma dall’analisi iconografica dell'arte daunia si evince che il ruolo cerimoniale/ religioso in questo popolo pre/romanico era essenzialmente femminile. * in effetti 7onsiglia et al+>= vedono la figura femminile offrire l'elemento vegetale all'uomo. 2eone >F ritiene la figura femminile una divinit5 e la pianta del papavero un suo attributo. >R 2eone 2., :MM<, 1ppio, @ Papaver somniferum@. 2a pianta sacra ai Eauni delle stele, #ollettino (amuno "tudi Preistorici, =?Q <>/J?; 2eone 2., :MMR. >: Iocco, =RR=, op+cit+, pp. J/>. >= 7onsiglia %., %. -nzivino L %. %azzei, =RRJ, Simboli e narrazioni nella ceramica geometrica della Eaunia, inQ N./ U. %assa/Pairault 3`d.4, 4Himage anti0ue et son interpr;tation interpr;tation , `cole Nranaise de Iome, Ioma, Q:RF 2eone 2., :MM=, Eal frammento di Salapia alle stele daunie, #ollettino &rc%eoclub, =.
n un altro frammento, proveniente da Salapia 3 fig. 24a4,> " dipinta al centro una figura apparentemente antropomorfa con connotazioni vegetali, che potrebbe rappresentare un essere mitico o una divinit5 della vegetazione, possibilmente associata al papavero da oppio, la cui testa ricorda una capsula vegetale con tanto di disco stigmatico riportato sulla sua cima, >< ma che ancora una volta viene interpretata dalla Iocco >J come una melagrana. -ltri studiosi >> interpretano la forma rotondeggiante in cima alla figura femminile non come la sua testa, bens$ come una olla portata sulla sua testa. Vuesta figura " in stretta analogia grafica e semantica con la serie di raffigurazioni antropomorfe femminili riportate in un -alat%os daunio 3fig. 24b4, per le quali " difficile vedere l'ingrossamento rotondeggiante raggiato superiore come una olla tenuta sulla testa, bens$ trova una pi0 plausibile analogia con le capsule di papavero dipinte nei registri superiore e inferiore della medesima ceramica. n queste scene si potrebbero intravedere elementi di un mito autoctono, >? in cui le figure femminili potrebbero essere forme mitologiche antropomorfe della pianta del papavero da oppio.
Fig. 24 – a4 Nrammento di cercamia daunia da Salapia, 7ollezione Sansone di %attinata 3da 9ava,
:M?, tav. DD!a; b4 particolare di un -alat%os della fase geometrico daunio 3da 7onsiglia et al+, =RRJ, fig. :FQ ::=4
Fig. 25 / 6rocchetta subgeometrica
daunia della 7ollezione 7eci %acrini, alt. :,? cm 3da Iossi, :M>M, tav. ta v. DD, JF4
Bn ulteriore reperto riguarda una brocchetta subgeometrica della 7ollezione 7eci %acrini 3 fig. 254, in cui " dipinta una fila di motivi vegetali, interpretati come @boccioli semiaperti su corto stelo con foglieA, >M ma che a una pi0 attenta osservazione ripropongono lo schema vegetale dei documenti iconografici sopra riportati, e nuovamente associabile alla pianta del papavero da oppio. 2'esempio daunio testimonia come la capsula del papavero sia stata soggetta a schematizzazioni di vario tipo, anche estreme, e pure fantasiose. 8ale potrebbe essere il caso di un sigillo di ematite della 8arda *t5 del 6ronzo proveniente da 7ipro, denominato @sigillo di SindaA, dove " raffigurato un vegetale, nella tipica conformazione dell’@-lbero della !itaA, con coppie opposte di animali 3 fig. ig. 264. Si tratta di uno schema iconografico
alquanto diffuso nell'antichit5. 2e prime rappresentazioni si incontrano nell'arte sumera del millennio a.7. 2e coppie di animali, generalmente della medesima specie, sono fiere o quadrupedi > mmagine presa da 9ava %.2., :M?, 2e stele stele della Eaunia, inQ --.!!., --.!!., 4a civilt: dei )auni nel 0uadro del mondo 3-tti del D 7onvegno di Studi *truschi e talici, %anfredonia :M?R4, 1lschCi *d., Nirenze, Q:JF/:?> Z 8avv. italico DD!/DDDD. >< 2eone 2., :MM=, op+cit . >J Iocco, =RR=, op+cit+, p. :F. >> 7onsiglia et al+, =RRJ, op+cit+, p. ::=; Ee Tuliis %.*., =RR<, 2a rappresentazione della della figura umana nella Puglia anellenica, inQ 6. -dembri 3cur.4, IJKLNQ+ Miscellanea di "tudi per Mauro (ristofani , 7entro Ei, Nirenze, vol. Q FFF/F=, p. FF>. >? 7ome gi5 sospettato da 7onsiglia et al+, =RRJ, op+cit+, p. ::=. >M Iossi N., :M>M, (eramica geometrica daunia nella (olle1ione (eci Macrini , Eedalo 2ibri, 6ari, p. R.
cornuti, o anche volatili, e nell'arte cristiana sono di frequente trasformati in due ovini o due uccelli.?R 2'oggetto interposto fra i due animali " l'-lbero della !ita. 8ipico esempio " quello delle due fiere attorno all'albero sacro Um 3Uaoma4 nell'arte persiana. Pu altrimenti essere raffigurata una Pianta delle !ita, una 7oppa contenente l'-cqua della !ita, un -lbero della !ita ai cui piedi sgorgano fiumi d'-cqua della !ita 3solitamente in numero di quattro o tre4, o anche una colonna, come nel caso della @Porta dei 2eoniA a %icene. - volte i due animali sono riportati nell'atto di cibarsi dell'-lbero o della Pianta della !ita, o di abbeverarsi alla coppa o alle fonti dell'-cqua della !ita, e personalmente sospetto che questa variante sia stata una costante semantica d'importanza non secondaria nello schema iconografico originario. E'origine mediorientale, questo schema artistico si diffuse in un'estesa parte dell'*urasia, inclusa l'-frica settentrionale, subendo una moltitudine di variazioni stilistiche locali. ?: Secondo Nantar, i Nenici lo introdussero nell'-frica settentrionale e da questa regione fu in seguito adottato dai Iomani. ?= 8ornando al sigillo cipriota – ritrovato in una tomba cipro/minoica a Sinda, vicino a Namagosta ?F – il vegetale " fantasiosamente schematizzato e parrebbe plausibile la sua derivazione dalla capsula del papavero da oppio, con una rappresentazione @florealeA @florealeA del toro, della capsula e delle sue incisioni, e del disco stigmatico. 2a confusione interpretativa riguardo il papavero da oppio non coinvolge unicamente la melagrana, e porto come esempio un dettaglio che non sembra essere finora stato riconosciuto. 9ello stile floreale della produzione vascolare pre/romana di 2l(ria 3Spagna4, una buona parte delle Fig. 26 – Particolare del rilievo di un sigillo raffigurazioni vegetali sono dipinte con apparenti scopi cipriota da Sinda, *t5 del 6ronzo 3da Wenna, decorativi e riempitivi. Bn tema comune " la raffigurazione :MJ>, fig. =>Q
Fig. 2 – 7omparazione fra un'immagine da un vaso del 8ossal de Sant
%iquel, 2(ria, !alencia, Spagna 3sinistra, da %ata et al+, =R:R, fig. :RR6/
?R %a+Oell/U&slop W.I., :M>J, 8he -ss&rian @8ree of 2ifeAQ a estern 6ranchX, inQ T.!.S. %egaO % egaO 3*d.4, 9o illustrate t%e monuments+ Essays on arc%aeology presented to "tuart Piggott , 8hames L Uudson, 2ondon, Q=JF/=>J. ?: Samorini G., =RR:, /ung%i allucinogeni+ "tudi etnomicologici, 8elesterion, Eozza 3614, pp. :?M/:MR. ?= Nantar U.%. 3cur.4, * mosaici romani di 9unisia, Taca 6ooC, %ilano, p. :R>. ?F Wenna G.*.!., :MJ>, 8he seal use of 7&prus in the 6ronze -ge. , #ulletin de (orrespondance 7ell;ni0ue , M:Q <<=/ <>>, p. <>=. ? %ata et al+, =R:R, op+cit+, p. :RM. ?< gnatiadou ha riconosciuto l'immagine del disco stigmatico del papavero da oppio in alcuni vassoi in stile achemenide; cfr. gnatiadou E., =RR?, Ps&chotropic plants on -chaemenid st&le vessels, inQ S.%. Ieza Earbandi L -. Kournatzi 3*ds.4, &ncient ,reece and &ncient *ran+ (rossC(ultural Encounters , 9ational Uellenic Iesearch Noundation, -thens, QF=>/FF>.
Ibridazioni intenzionali
- complicare ulteriormente il problema della distinzione della melagrana dal papavero, subentra un altro fattore, gi5 individuato da alcuni studiosi, che vede in alcuni casi gli elementi morfologici dei due frutti intenzionalmente confusi fra loro dagli antichi artisti. 7ollard?J offre l'esempio di un’imitazione egiziana in faience di un baseCring cipriota cipriota – vasetto ?> nella tipica forma di una capsula di papavero da oppio rovesciato – dove in luogo della bocca a tromba v’" un’apertura dentellata che mimerebbe la l a corona della melagrana. -nche nell’iconografia mesopotamica, in particolare assira, si sono voluti vedere tentativi deliberati di ibridare le caratteristiche della melagrana e del papavero, papavero ,?? ed " noto che gli -ssiri si dedicarono a giochi d'ibridizzazione grafica anche con altri vegetali, ad esempio fra la ninfea e la palma da dattero. ?M Bna brillante argomentazione a riguardo " stata esposta da Iova, MR secondo la quale @il linguaggio iconografico e i sistemi simbolici in generale sono per loro natura polisemiciQ ciascuno dei loro elementi, piuttosto che possedere un singolo e preciso significato, evoca una catena di associazioni mentali che " aperta sino a una certa estensione, sebbene all’interno di una specifica sfera semantica. Possiamo quindi arguire che nel nostro caso un certo grado di ambiguit5 possa essere considerato come parte del messaggio e del relativo codice visivoA. Bn altro caso di ambiguit5 e di possibile intenzionale ibridizzazione si presenta a mio avviso nella scena denominata dei @Iaccoglitori di melagraneA, dipinta su un orcio ritrovato nel 8ossal de Sant %iquel 32l(ria, !alencia4, una cittadella iberica pre/romana, che diversi studiosi identificano con l’antica *deta. Vuesto voluminoso contenitore di terracotta appartiene a un numero relativamente esiguo di vasi decorati 3se ne conoscono circa =RR pezzi4 prodotti in un periodo stimato di
Fig. 2# – Particolare di un orcio del 8ossal
de Sant %iquel, 2(ria, !alencia, Spagna 3da %ata et al+, =R:R, fig. JFQ J>4
2a scena dei @Iaccoglitori di melagraneA " alquanto particolare, sia come contestualizzazione contestualizzazione che come valore semantico. !i " raffigurato un vegetale arboriforme con un tronco da cui si dipartono cinque, forse sei, frutti rotondeggianti dotati al loro apice di una corona frangiata. n questo caso " stato ben evidenziato il collo della corona nella sua lunghezza naturale, tale da far propendere per l’identificazione di questo vegetale con la pianta del melograno. 9ella scena vi sono dipinte due figure antropomorfe, l’una apparentemente sdraiata su un ramo dell’albero, l’altra dotata di una specie di coronazione sulla testa, entrambi ripresi nell’atto di raccogliere un frutto dell’albero. !’" chi ha voluto vedere in questi due personaggi una coppia di demoni o geni propiziatori della fecondit5;M= altri vi vedono due uomini, di cui uno 3quello alla sinistra dell’albero4 un @guerriero con spada, giavellotto ed elmo con cimieroA. MF Gli studiosi che hanno per ora esaminato questo reperto non
?J 7ollard E., =R::, <ered "tates of (onsciousness and 'itual in 4ate #ron1e &ge (yprus , 8hesis of the Bniversit& of 9ottingham, Nacult& of -rts, School of Uumanities, Uumanities, p. :FR. ?> 7fr. %errilles, :MJ=, op+cit . ?? Speleers, :MF?, op+cit+, p. :FJ. ?M 6onavia, :?M, op+cit+, pp. :RR/:=J. MR Iova, =RR?, op+cit+, pp. , 2a decoraci)n figurada en la c#ramica de 2l(ria, inQ -ranegui 7. 3cur.4, )amas y caballeros en la ciudad ib;rica+ 4as cerámicas decoradas de 4líria ?, Eecoraciones geom#tricas, vegetal & figuradaQ tres grupos de motivos interrelacionados, inQ )amas y caballeros en la ciudad ib;rica+ 4as cerámicas decoradas de 4líria ?/:
sembrano essersi accorti che l’albero in questione ha le caratteristiche di un -lbero della !itaQ " dipinto sopra una prominenza rotondeggiante che potrebbe raffigurare un monte; le tre fasce dipinte all’interno della prominenza, interpretate da alcuni come le radici dell’albero, M potrebbero indicare tre fiumi, i fiumi dell’-cqua della !ita che sgorgano dalle radici dell’-lbero della !ita che ho riferito poco sopra. noltre, i due uomini o geni, di cui quello di destra sembra essere disteso sopra a un ramo, pi0 che raccogliere i frutti, parrebbero toccarli, come fossero nell'atto di accarezzarli. Si tratta di una scena intensa, carica di significato, e riguardo l’identificazione dell’albero, sorge il sospetto di trovarci di fronte a uno di quei casi di intenzionale ibridazione dei dettagli morfologici della melagrana e della capsula di papavero. -bbiamo gi5 visto come il disco stigmatico del papavero non sia sempre raffigurato in maniera realistica, venendo dotato di un collo allungato, tipico della corona della melagrana, come " il caso degli oggetti della pittura di fig. 2%, prodotto anch'esso nel medesimo contesto artistico iberico, e questa variabilit5 stilistica giustifica il sospetto per l'immagine dei @raccoglitori di melagraneA di fig. 2# che quei frutti @accarezzatiA dai due uomini possano essere capsule di papavero da oppio o forme ibride di melagrane\capsule da oppio. !i sono probabilmente casi dove queste ibridazioni sono dovute a una disattenzione dell'artista, e altri che possono essere stati dettati da una carenza di interesse da parte dell'artista di rispettare puntigliosamente i dettagli morfologici dei vegetali che sta raffigurando, tenendo conto anche della possibile differenza concettuale di ci che " considerato @dettaglio morfologicoA fra gli osservatori antichi e quelli moderni. n altri casi, invece, " possibile che l'ibridazione dei dettagli morfologici rispecchiasse una qualche equivalenza o sovrapposizione, e quindi sostituibilit5 del valore semantico dei d ei due vegetali. Wer#n&i vedeva vedeva il papavero come @un @un sostituto sostituto della mistica M< melagranaA, per lo meno nel caso di alcune raffigurazioni vascolari, ma " plausibile che in altri casi valesse il contrario, e cio" che la melagrana fosse un sostituto iconografico del papavero da oppio. 7ollard MJ ha suggerito che l’ambivalenza iconografica fra melagrana e papavero potrebbe indicare una concreta combinazione dei due frutti, dove l’oppio veniva disciolto nel vino di melagrana. 7on quest'ultima considerazione ci avviciniamo a un dato etnografico importanteQ l'esistenza di una bevanda inebriante ricavata dalla melagrana. Il vino di melagrana
Ea quanto esposto, appare evidente che non " possibile formulare principi generali di natura stilistico/iconografica mediante i quali poter distinguere con certezza la melagrana dalla capsula del papavero da oppio nell’arte antica, antica, per via dell’eccessiva variabilit5 delle convenzioni convenzioni stilistiche. 7i si dovr5 quindi avvalere di altri dati, quali il contesto scenico, simbolico e antropico associato ai relativi reperti archeologici. %a anche per questi dati la confusione tra melagrana e papavero spesso persiste. 7ome si si " visto, entrambi i vegetali sono sono stati associati al mondo mondo funebre, oltre a possedere possedere valenze semantiche di fertilit5 e fecondit5 ed essere simboli di rinascita e del rinnovo del ciclo vitale.M> !iene da domandarsi come mai la melagrana abbia acquisito un valore simbolico cos$ profondo presso le culture mediterranee e vicino/orientali, e verso la fine del DD secolo 6onavia notava come @il perch# il melograno sia sorto al rango di albero sacro non " molto chiaroA e aveva intuito la possibilit5 che dai suoi frutti si ricavasse r icavasse una bevanda inebriante di natura alcolica. M? Sulla base del suggerimento di 6onavia, focalizzo l'attenzione sulla seguente ipotesiQ un'affinit5 semantica fra melagrana e papavero potrebbe essere dovuta al fatto che da entrambi i frutti " possibile ricavare dei prodotti dalle propriet5 psicoattive. Eal papavero si ricava ri cava il ben noto oppio, mentre dalla melagrana " possibile ottenere una bevanda alcolica. Gli studiosi che si sono occupati M %ata et al+, =R:R, op+cit+, pp. J:/=. M< Wer#n&i W., :MM:, Eleusis+ &rc%etypal image of mot%er and daug%ter , Princeton Bniversit& Press, Princeton, p. :=. MJ 7ollard, =R::, op+cit+, p. :FR. M> Si veda ad esempio zquierdo Peraile ., :MM>, Granadas Granadas & adormideras en la cultura cultura ib#rica & el conte+to del %editerrneo antiguo, Pyrenae, =?Q J
della simbologia e dell’iconografia della melagrana nei reperti archeologici non prendono in considerazione il suo valore come fonte di una bevanda inebriante, molto probabilmente poich# ignari di questa possibilit5. possibilit5 .MM 8roviamo un'indizio dell'associazione del melograno con le fonti inebrianti nei riti zoroastriani dei Parsi, dove questa pianta " impiegata come sostituto dell' %aomaRsauma, la sacra fonte inebriante dei culti avestici la cui determinazione botanica " stata soggetta a diatribe fra gli studiosi 3in particolare se specie di Ep%edra o il Peganum %armala , entrambe dotate di propriet5 psicoattive4. 9ello specifico, viene impiegato un infuso di foglie e rami di melograno, e anche i suoi semi sono scelti per rappresentare in certi riti il sauma.:RR Per Nlatter& L SchOartz la scelta del melagrano si basa, fra i diversi motivi, su una certa similitudine fra il suo frutto e quello del Peganum,:R: una rassomiglianza in realt5 debole, :R= ma che sarebbe testimoniata da un nome arabo dato alla melagrana, STuraymla , @madre dell'harmelA, dove %armel " un comune termine designante il Peganum. Stando alle nostre conoscenze attuali sulla biochimica e farmacologia del melograno, non risulta che le sue foglie e rami siano dotati di propriet5 inebrianti 3un dato che tuttavia deve attendere studi specifici per poter essere escluso con certezza4, mentre sappiamo che con il suo frutto si pu ricavare una bevanda alcolica. n tutto il mondo l'uomo ha appreso a ricavare bevande fermentate alcoliche dalle pi0 disparate fonti vegetali, dalla frutta ricca di polpa zuccherina, ma anche dai fusti di certi arbusti, cos$ come dalla linfa di alberi e piante succulente. 9el mondo eurasiatico il pi0 noto di questi prodotti fu e continua a essere il vino d'uva, mentre in %essico gli -ztechi appresero a ricavare una bevanda alcolica – il pulque – dalla linfa dell'agave. Bn altro prodotto alcolico molto antico " l'idromele, ricavato dalla combinazione del miele con l'acqua. 8ali bevande sono definite bevande fermentate lievitate. 2'uomo acquis$ un secondo modo di produrre alcol mediante l'impiego dei cereali. n questo caso si parla di bevande fermentate maltate , che danno luogo alle note birre e che furono precedute storicamente storicamente e tecnologicamente tecnologicamente dalle bevande fermentate insalivate .:RF 9onostante l'affermarsi del vino d'uva e della birra di cereale come principali bevande alcoliche eurasiatiche, nell'antichit5 era nota la produzione di @viniA ricavati da altre fonti vegetali, come riportava Plinio il !ecchio, il quale descrisse i vini di fichi, carrube, pere, mele, corniole, nespole, sorbe, more, per citare solo quelli ricavati dai frutti, e incluse in questa lista il vino di melagrana 7ist+=at+, D!, :RR/::<4. Wer#n&i aveva osservato come per i Greci la vite, il melo, il fico e il 3 7ist+=at+ melograno appartenessero alla medesima famiglia di vegetali. :R *’ possibile che una tale affinit5 fosse dovuta al fatto che dai frutti di queste quattro piante si ricavavano bevande alcoliche in forma di vino o di sidro. l medesimo Plinio 3 7+=+, D, ::F4 riconosceva cinque variet5 di @mela punicaA, cio" di melagrana, e una di queste era chiamata @vinosaA, probabilmente perch# maggiormente adatta alla preparazione di una bevanda fermentata alcolica. -nche Eioscoride 3 Mat+Med+, , ::R4 e Plutarco Plutarco 3Uuaest+(onv+, , !, =4 riconoscevano riconoscevano una specie @vinosaA di melagrana, melagrana, e 7olumella 7olumella 3 &rt+&gric+, !, :R, :4 riportava che un certo concime dato all'albero di melograno @nei primi anni rende il frutto vinosoA. -ncora, sia Plinio 3 7+=+, D!, :RF4 che Eioscoride 3 Mat+Med+, !, =J4 riferirono di un vino di melagrana chiamato r%oites, un nome che deriva dal termine greco dato alla melagrana, r%óa o r%oiá. Pure 1ribasio 3 Opere3 4 e Palladio 3Opus &gric+, !, :R, :R4 riferirono del vino di melagrana, dando istruzioni per la sua preparazione. :R< MM Si vedano ad esempio ard 7., =RRF, Pomegranates in eastern %editerranean conte+ts during the 2ate 6ronze -ge, sacred, secular, and sensuous sensuous s&mbol of ancient .orld &rc%aeology , FQ <=M/<: e -bram %., =RRM, 8he pomegranateQ sacred, srael, "tudia &nti0ua, >Q =F/FF. :RR Nlatter& E.S. L %. SchOartz, :M?M, 7aoma and 7armaline3 6erCele&, Bniversit& of 7alifornia, pp. >>/?. :R: Nlatter& L SchOartz, ibid+, p. >?. :R= Per una rassegna sul Peganum cfr. Samorini G., =R:Jb, 2a pianta di 6esQ Peganum %armala , Erboristeria )omani , 9. FM?Q ><. :RF Samorini G., =R:=, )rog%e tribali, ShaCe *dizioni, %ilano, pp. :F/:M; Samorini G., =R:Jc, 2'Bomo/6evanda. 2'origine delle bevande fermentate insalivate, Erboristeria )omani, FM>Q >R/>>. :R Wer#n&i, :MM:, op+cit+, p. :F. :R< Iip. in 8allet P., :MM<, 2e "%ede% – #tude d'un proc#d# de vinification en `g&pte ancienne, #ulletin de lV*nstitut /ranWais sur lV&fri0ue Orientale Orientale , M
l vino di melagrana era noto anche nel 2evante mediterraneo, dove l'albero veniva ampiamente coltivato. H citato ad esempio in un passo dell'-ntico 8estamento, nel (antico dei (antici 3!, =4, dove leggiamo un'ode amorosaQ @8i insegnerei l'arte dell'amore \ ti farei bere vino aromatico \ del succo del del mio melogranoA. melogranoA. -tri riferimenti sono sono presenti presenti nel 9almud #abilonese. n uno di questi 3"%abbat , :Fb4 si leggeQ @Gelsi da cui egli estrasse il succo e melagrane da cui spremette vino e li offr$ ai suoi ospitiA. n un altro 3 7ullin3 :b4Q @* l'1nnipotente disse loroQ dal vino di mele desideri bere, o dal vino di melagrana, o dal vino d'uvaX * il giusto era solito direQ l privilegio " tuo di scegliere ci che vuoiA; :RJ una testimonianza che pone in evidenza la disponibilit5 presso gli sraeliti di almeno tre fonti alcoliche impiegate evidentemente per scopi inebrianti, e non meramente medicinali. Pure in una glossa della Mis%na ebraica " presente un riferimento a un vino ottenuto a partire dalle melagrane. melagrane.:R> 8allet considera irrisoria la diffusione del vino di melagrana nel mondo antico, per via degli scarsi riferim rif erimenti enti nella nell a lette lettera ratu tura ra classica, classica, che non non andrebbero, tranne in alcuni casi, oltre al suo impiego per scopi medicinali; :R? ma la sua tesi " dettata da una sottovalutazione di questo vino che ha lo scopo di identificare lo s%ede% egizio – una bevanda alcolica del 9uovo Iegno – come un vino d'uva e non, come sostenuto da molti, un vino di melagrana. Senza entrare nel merito del problema dell'identificazione dell'identific azione dello s%ede%, r i p o r t o un'immagine egiziana che parrebbe contraddire l'affermazione troppo recisa di una irrisoriet5 dell'impiego del vino di melagrana in contesti Fig. 2$ – Pittura murale della tomba di 9eferhotep, 8ebe, D! Einastia 3da %anniche, :M?>, fig. JQ ?=4 esterni a quelli terapeutici 3 fig. 2$4. Si tratta di una scena di un affresco della tomba tebana di 9eferhotep 388M4, datato alla fine della D! Einastia, in cui si osservano degli alberi di melograno e accanto una donna che beve beve da un grande vaso. 2a donna porta un vestito trasparente, trasparente, un dettaglio che tradisce l'aspetto erotico della scena e della motivazione della libagione, ed " assai probabile che ci che la donna sta bevendo sia una bevanda ricavata dalla melagrana, quasi certamente alcolica. 8ale associazione erotica parrebbe trovare conferma in un papiro 38orino, 9. :MJJr4 che include una poesia amorosa, dove viene fatto parlare il melograno, il quale fra l'altro diceQ @Sono il principale albero del frutteto, poich# sono vivo in tutte le stagioni. 2a sorella passa i giorni con il fratello sotto i miei rami, si ubriaca con il vino d'uva e con lo s%ede%A.:RM l fatto che i vini elaborati con vegetali differenti dall'uva siano indicati frequentemente come medicinali presso gli autori antichi, non implica che venissero impiegati esclusivamente per questo scopo. Eioscoride, nel trattare del vino d'uva 3 Mat+Med+, !, J4 descrisse esclusivamente le sue propriet5 medicinali, quando ben conosciamo il suo impiego come inebriante. Si deve del resto tener conto del fatto che ovunque nel mondo i vegetali e le fonti psicoattive sono state impiegate anche come medicinali. ::R -ndr# riporta che i vini ricavati da frutte differenti dall'uva erano impiegati nella medicina e @non rientravano nell'alimentazioneA; ::: Earb& et al+ affermano che @in nessun luogo " riportato che il vino di palma fosse bevuto per piacereA. ::= Vueste affermazioni appaiono eccessivamente perentorie e non del tutto veritiere. Plutarco 3 Uuaest+(onv+, , , :4 riportava che @quando gli amanti del vino non hanno quello della vigna, prendono della birra o del sidro, o fabbricano del :RJ Goor -., :MJ>, 8he histor& of the pomegranate in the Uol& 2and, Economic #otany, =:Q =:==M, p. ==:. :R> 7fr. 8allet, :MM<, op+cit+, p. J=. :R? 8allet, ibid+, pp. J=/F. :RM %anniche 2., :M?>, "e6ual life in ancient Egypt , WP, 2ondon, pp. ?F/. ::R IYtsch 7., :MM?, En1y-lopXdie der psyc%oa-tiven psyc%oa-tiven Pflan1en , -8 !erlag, -arau, 7U. ::: -ndr# T., :MJ:, 4Valimentation et la cuisine : 'ome, WlincCsiech, Paris, p. :>J. ::= Earb& .T., P. Ghalioungui L 2. Grivetti, :M>>, /oodY t%e gift of Osiris, = v., -cademic Press, 2ondon, , p. J:<.
vino di palmaA, ed " evidente il contesto d'impiego ludico e non medicinale di queste fonti alcoliche alternative. -nche -teneo 3 )eipnosofisti3 , =Md4 riferiva del vino di palma secondo quanto riportato da *fipo P7G !, fr. =Q @9oci, melagrane, dattili, altre golosine, e piccoli cantari di vino di palmaA, e ancoraQ @Si era aperta un'anfora di vino di palmaA P7G !, fr. ?; sono frammenti di scritti andati perduti dai quali non si deduce un impiego medicinale del vino di palma, bens$ per scopi inebrianti. -ncora, Senofonte nel suo &nabasi 3, F, :/:<4 riportava l'impiego di vino di palma fra le popolazioni dell'-natolia, aggiungendo che @il vino di palma " dolce, ma causa pesantezza di capoA, e Plinio 3D, 4 annotava che @vengono apprezzati moltissimo le caryotae 3datteri di una specie di palma4, ricchissime, " vero, di polpa, ma anche di succo; da esse si ricavano i principali vini d'1riente, che provocano il mal di capoA. *rodoto, nel parlare degli -ssiri e del loro territorio, riportava 3, :MF4 scriveva che @hanno piantagioni di palme per tutta la pianura, per la massima parte fruttifere, e da esse traggono cibi, vino e mieleA. Sorge il sospetto che l'acclamata scarsa presenza dell'impiego non medicinale dei vini di frutti quali la melagrana, il dattero e altri frutti di palma nella letteratura classica, sia un pigro luogo comune che potrebbe essere contraddetto da un'approfondita analisi delle fonti letterarie antiche. 2a documentazione qui esposta, sebbene non abbondante, dimostra comunque l'impiego del vino di melagrana per scopi inebrianti nei tempi antichi, e non si pu escludere che in determinati contesti geografici e culturali tale bevanda alcolica possa aver ricoperto un ruolo significativo, per ora sfuggito agli studiosi. H il caso di osservare che il vino di melagrana, con gradazioni dell'::/ :=, viene ancora prodotto e commercializzato in -rmenia e in sraele, ed " prodotto privatamente anche in talia, nel Salento, come ho potuto personalmente osservare nel corso di mie indagini etnobotaniche in Puglia. Sulla base dell'acquisizione della melagrana come fonte di ebbrezza alcolica, " possibile rivalutare alcune associazioni iconografiche di ampia diffusione nell'arte antica. Bna di queste riguarda la contemporanea presenza del grappolo d'uva e della melagrana. Porto come esempio le stele neo/puniche della Ghorfa, provenienti dalle regioni interne della 8unisia e datate al / secolo d.7., e di cui una " osservabile in fig. 3%. 9ella parte superiore di questi manufatti funebri " raffigurata la dea 8anit che tiene fra le mani due cornucopie, da ciascuna delle quali fuoriescono un grappolo d'uva e una melagrana raffigurati con insolite Fig. 3% – Particolare di una stele della Gorfa, %useo dimensioni sproporzionate. Subito sotto appare la figura del 6ardo, 8unisi 3foto dell'autore4 di 6acco a sinistra, e quella di -frodite a destra. ::F Si " soliti interpretare i due frutti come simboli ctoniQ la melagrana con il valore di frutto dell'aldil5, per la sua rinomata associazione con Persefone, e il grappolo d'uva come simbolo dionisiaco, di un Eioniso nel suo aspetto di protettore dei defunti, garante della felicit5 della vita eterna, ma anche della rinascita, essendo egli medesimo morto e rinato; la medesima vite " simbolo di rinascita nel suo ciclo di morte e rinascita stagionale. :: - una pi0 attenta osservazione appare tuttavia una discrepanza interpretativa, in quanto il valore dionisiaco del grappolo d'uva nell'arte funebre si estende a quello dell'ebbrezza del vino, come ben evidenziato dall'archeologia della convivialit5 che ruota attorno al culto dei morti. 2e necropoli erano spazi in cui, durante il funerale e periodicamente in seguito, si radunavano i vivi per svolgere determinati riti e per dedicarsi a banchetti in onore ai morti a base di vino o altre fonti inebrianti. ::< 7he la presenza del grappolo d'uva nell'arte funebre ::F 6isi -.%., :MJ>, 4e stele punic%e, stituto di Studi del !icino 1riente, Ioma, pp. ::>/?. :: Ee Siena S. =R:=, *l vino nel mondo antico+ &rc%eologia e cultura di una bevanda speciale , %ucchi *ditore, %odena, p. =R:. ::< 2a documentazione archeologica a riguardo " enorme; cito qui solamente 7ollard E., =R:=, ErinCing Oith the deadQ ps&choactive comsumption in 7&priote 6ronze -ge mortuar& ritual, inQ E. 7ollard et al+ 3*ds.4, /ood and )rin- in &rc%aeology Z , Prospect 6ooCs, 9ottingham, Q=F/F=, e %cGovern P.*., =RRM, 2ncor-ing t%e Past+ 9%e 0uest for 5ine3 beer and ot%er alco%olic beverages , Bniversit& of 7alifornia Press, 6erCele&.
riconduca, non solo ma anche, allo stato d'ebbrezza indotto dal vino, " testimoniato dalla frequente presenza, in luogo del grappolo d'uva, di una coppa di vino, e in diversi casi questa " nuovamente abbinata alla melagrana. 9e " un esempio un rilievo ellenico ritrovato nelle vicinanze di Sparta, dove una figura maschile seduta – probabilmente il defunto – tiene in una mano una coppa di vino, e nell'altra una melagrana 3 fig. 314.::J 2a lettura interpretativa della co/presenza della melagrana come ulteriore simbolo ctonio andrebbe quindi integrata con il valore di questo frutto come fonte di bevanda alcolica; una bevanda @ctoniaA alla pari del vino, e, come il vino, usata come inebriante anche dai vivi.
Fig. 31 – Iilievo laconio da 7hr&sapha, Sparta 3da Gardner, :??Q :=F4
8roviamo l'associazione della melagrana con il vino anche in alcuni passi della mitologia greca; un'associazione che almeno in parte " di natura agricola, dato che le melagrane e l'uva vengono raccolte nel medesimo periodo dell'anno, in settembre .::> Ihoio 3Ioi"; significa melagrana4 era la figlia di Stafilo, la personificazione dell'uva. dell'uva. 7lemente -lessandrino 3 Protreptico ai ,reci ,reci, , :M4 riportava che nel mondo pagano il melograno veniva fatto nascere dal sangue di Eioniso, il dio del vino per eccellenza. Vuesto tema rientrava nel mito dello smembramento di Eioniso da parte dei 8itani. Bn'associazione affine si trova nel mito di -gdistis, dove Eioniso riesce a sopraffare questo essere selvaggio facendogli bere del vino e quindi prender sonno; e facendo anche in modo che si auto/evirasse al risveglio. Eal suo sangue colato a terra nacque un albero di melograno. ::? H il caso di osservare che la pianta non nasce da un mero sangue semi/ o pseudo/divino 3-gdistis fu partorito dalla roccia -gdos sulla quale cadde il seme di Keus4, bens$ dal sangue impregnato del vino che -gdistis aveva bevuto. Vuest'ipotesi del valore simbolico, oltre che concreto, della melagrana come fonte di un inebriante non va intesa in opposizione, n# in alternativa ai valori simbolici normalmente attribuitegli, bens$ come valore aggiunto , come un tassello mancante e che va a integrarsi nel suo complesso sistema associativo semantico.
::J Gardner P., :??, - Sepulchral Ielief from 8arentum, $ournal of 7ellenic "tudies, 2azongas, =RR<, op+cit+, p. :RR. ::? Wer#n&i W., :M?<, ,li dei e gli eroi della ,recia , = voll., Garzanti, %ilano, , p. ?J.