Descripción: Appunti corso Principi di comunicazioni elettriche
Principi di poliquin ed. 2007
Descripción completa
Principii de critica textuala
Libro base di chimica
Descripción: HARRISON -Medicina Interna
Descripción: HARRISON - medicina interna
Breve resumen del Harrison de Medicina Interna, capítulo de DM2
Appunti medicina legale
Atlante di Medicina Legale per studenti di medicina.
Semeiotica medica. Medicina di laboratorio. Università degli studi di Trieste. Facoltà di Medicina e Chirurgia.Full description
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Manuale Pratico Di Medicina Cinese
1MEDICINA I INTERNA II manuale EOITORS Anthony S. Fauci, MD Eugene Braunwald, MD Dennis L. Kasper, MD Stephen L. Hauser, MD Dan L . Longo, MD J. Larry Jam eson, M D , PhD Joseph Loscalzo, M D , PhD
ED IZIO NE ITALIANA A CURA DI Massimo Vanoli Piersandro Riboldi
McGraw-Hill Milano » New York • Chicago * San Francisco • Lisbon • London * Madrid • Mexico City • New Delhi • San Juan • Seoul ■ Singapore * Sydney • Toronto
INDICE
Editors e autori
XV
Acronimi
XVII
Prefazione
XXV
Ringraziamenti
XXVII
Presentazione dell'edizione italiana
XXIX
1
Valutazione iniziale e prescrizioni di accettazione per il paziente di medicina generale
1
2
Elettroliti/equilibrio acido-base
3
3
Imaging diagnostico in medicina interna
21
4
Procedure comunemente eseguite da internisti
24
5
Principi di medicina dell'area critica
29
6
Dolore e suo trattamento
32
7
Valutazione dello stato nutrizionale
37
8
Nutrizione enterale e parenterale
40
9
Terapia trasfusionale e aferesi
42
Cure palliative e assistenza ai malati terminali
45
10
11 Collasso cardiovascolare e morte improvvisa
53
12 Shock
56
13 Sepsi e shock settico
61
14 Edema polmonare acuto
64
15 Sindrome da distress respiratorio acuto
67
16 Insufficienza respiratoria
70
17 Stato confusionale, stato stuporoso e coma
73
18 Ictus
78
19 Emorragia subaracnoidea
86
20 Ipertensione endocranica e trauma cranico
88
21 Compressione del midollo spinale
92
22 Encefalopatia ipossico-ischemica
94
23 Stato di male epilettico
96
24 Chetoacidosi diabetica e coma iperosmolare
98
25 Ipoglicemia
VU
26
Emergenze in corso di malattie infettive
103
27
Emergenze in oncologìa
110
28
Anafilassi
114
29
Morsi, veleni, punture e avvelenamenti marini
115
30
Ipotermia e congelamento
124
31
Avvelenamento e sovradosaggio
127
32
Bioterrorismo
158
33
Dolore toracico
17 3
34
Dolore addominale
176
35
Cefalea
180
36
Dolore lombare e cervicale
18 7
37
Febbre, Ipertermia, brividi e rash
196
38
Dolore o tumefazione articolare
200
39
Sincope
204
40
Capogiri e vertigini
207
41
Perdita acuta della vista e diplopia
211
42
ipostenia e paralisi
214
43
Tremori e disturbi del movimento
217
44
Afasie e disturbi correlati,
220
45
Disturbi del sonno
222
46
Dispnea
226
47
Tosse ed emottisi
229
48
Cianosi
235
49
Edema
236
50
Nausea, vomito e indigestione
240
51
Calo ponderale
243
52
Disfagia
245
53
Diarrea, stipsi e malassorbimento
248
54
Sanguinamento gastrointestinale
254
55
Ittero e valutazione della funzionalità epatica
259
56
Asci te
266
57
Iperazotemia e alterazioni urinarie
269
58
Anemia e policitemia
275
ix
59
Linfoadenopatìa e splenomegalia
278
60
Astenia generalizzata
283
m 61
Disturbi comuni della vista e dell'udito
287
62
Sinusite, faringite, otite e altre infezioni delle vie respiratorie superiori
295
63
Esame generale della cute
301
64
Comuni patologie cutanee
306
<1 65
Esame dello striscio di sangue periferico e del midollo osseo
313
66
Malattie degli eritrociti
315
67
Leucocitosi e leucòpenia
320
68
Malattie emorragiche e trombotiche
323
69
Chemioterapia antineoplastica
330
70
Leucemie mieloidi, mielodisplasia e sindromi mieioproliferative
335
71
Neoplasie linfoidi
343
72
Neoplasie maligne delia cute
355
73
Neoplasie maligne della testa e del collo
357
74
Neoplasie maligne del polmone
359
75
Neoplasie maligne della mammelia
364
76
Neoplasie del tratto gastrointestinale
369
77
Neoplasie maligne del tratto genitourinario
381
78
Neoplasie maligne ginecologiche
384
79
Iperplasia e carcinoma della prostata
388
80
Neoplasie maligne a sede primitiva ignota
391
81
Sindromi endocrine paraneoplastiche
394
82
Sindromi neurologiche paraneoplastiche
396
83
Diagnosi delle malattie infettive
401
84
Terapia antibatterica
411
x 85
Infezioni legate alle procedure assistenziali
418
86
Infezioni nel soggetto immunodepresso
422
87
Endocardite infettiva
429
88
Infezioni intraddominali
437
89
Diarree infettive
440
90
Malattie a trasmissione sessuale e infezioni dell'apparatoriproduttivo
451
91
Infezioni della cute, dei tessuti molli, delle articolazioni edelle ossa
465
92
Infezioni pneumococciche
474
93
Infezioni stafilococciche
477
94
Infezioni streptococciche/enterococciche, difterite e altreinfezioni da corinebatteri e specie correlate
484
95
Infezioni meningococciche e da listerie
491
96
infezioni causate da Haemophilus, Bordetello, Moroxello emicrorganismi del gruppo HACEK
496
Malattie causate da enterobatteri Gram-negativi, Pseudomonas e Legionello
500
Infezioni causate da altri bacilli Gram-negativi
509
97 98
Infezioni da anaerobi
514
100
99
Nocardiosi e actinomicosi
521
101
Tubercolosi e altre infezioni da micobatteri
102
Malattia di Lyme e altre infezioni non luetiche da spirochete
535
103
Malattie da rickettsie
539
104
Infezioni da micoplasmi
545
105
Infezioni da damidie
546
*
,
524
106 Infezioni da herpes virus
549
107 Infezioni da citomegalovirus e da virus di Epstein-Barr
557
108 Influenza e altre malattie respiratorie virali
561
109 Morbillo, rosolia, parotite e infezioni da parvovirus
568
110 Infezioni da enterovirus
572
111
576
Infezioni trasmesse da insetti e da altri animali
112 Infezione da HIV e AIDS
584
113 Infezioni fungine
601
114 Infezione da Pneumocystis
614
115 Infezioni da protozoi
617
116 Infestazioni da elminti ed ectoparassiti
628
xi
117
Esame obiettivo del cuore
641
118
Elettrocardiografia
645
119
Esami cardiologici non invasivi
649
120
Cardiopatie congenite nell'adulto
653
121
Valvulopatie cardiache
657
122
Cardiomiopatie e miocarditi
663
123
Malattie del pericardio
667
124
Ipertensione
672
125
Sindrome metabolica
678
126
Infarto del miocardio con soprastivellamento del tratto ST (STEMl)
679
127
Angina instabile e infarto del miocardio senza sopraslivellamento del tratto ST
688
128
Angina stabile cronica
691
129
Bradiaritmie
696
130
Tachiaritmie
698
131
Scompenso cardiaco congestizio ecuore polmonare
709
132
Malattie dell'aorta
715
133
Vasculopatie periferiche
718
134
Ipertensione polmonare
721
135 Funzione respiratoria e procedure diagnostiche polmonari
725
136 Asma
730
137 Malattie polmonari da agenti ambientali
734
138 Broncopneumopatia cronica ostruttiva
737
139 Polmonite e ascesso polmonare
741
140 Tromboemboiia polmonare e trombosi venosa profonda
746
141
Malattie polmonari interstiziali
750
142 Malattie della pleura e del mediastino
754
143 Alterazioni della ventilazione
758
144 Apnea durante il sonno
760
145
Approccio al paziente con malattie renali
763
146
Insufficienza renale acuta
766
■
x ii
147
!
Insufficienza renale cronica e uremia
771
148 Dialisi
773
149 Trapianto renale
775
150 GÌomerulopatie
778
151 Malattie tabulari renali
785
152 Infezioni delle vie urinarie
791
153 Malattie nefrovascolari
796
154 Nefrolitiasi
802
155 Uropatia ostruttiva
804
*:<&. ^ -*<>^
«.
156 Ulcera peptica e malattie correlate
807
157 Malattie infiammatorie intestinali
812
158 Malattie del colon e ano-rettali
816
159 Colelitiasi, colecistite e colangite
820
160 Pancreatite
824
161
Epatite acuta
829
162
Epatite cronica
834
163
Cirrosi ed epatopatia alcolica
843
164
Ipertensione portale
847
h
b
h
h
h
h
h
h
h
i
165 Malattie da ipersensibilità ditipo immediato
851
166 Immunodeficienze primitive
855
167 Lupus eritematoso sistemico, artritereumatoide e altre malattie del tessuto connettivo
858
168 Vasculiti
865
169 Spondilite anchìlosante
868
170 Artrite psoriasica
871
171
Artrite reattiva
872
172
Osteoartrosi
873
173
Gotta, pseudogotta e malattie correlate
876
174
Altre malattie muscoloscheletriche
880
175
Sarcoidosi
883
176
Amiloidosi
886
XIII
m O tÈim M tm
y
> c, ' * mm&
* Mimqii l j j j j
177
Malattie dell'ipofisi anteriore e dell'ipotalamo
178
Diabete insipido e sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico
895
179
Malattie della tiroide
897
180
Malattie del surrene
905 910
889
181
Obesità
182
Diabete mellito
912
183
Malattie del sistema riproduttivo maschile
918
184
Malattie del sistema riproduttivo femminile
922
185
Ipercalcemia e ipocaicemia
929
186
Osteoporosi e osteomalacia
934
187
Ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia
937
188
Emocromatosi, porfirie e malattia di Wilson
943
^
''-v
189
Esame neurologico
949
190
Tecniche neuroradiologiche
956 958
191
Crisi epilettiche ed epilessia
192
Malattia di Alzheimer e altre demenze
965
193
Malattia di Parkinson
972
194
Disturbi atassici
977
195
Sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie del motoneurone
980
196
Disturbi del sistema nervoso autonomo
983
197
Nevralgia del trigemino, paralisi di Bell e altre malattie dei nervi cranici
989
Malattie del midollo spinale
995
198 199
Neoplasie del sistema nervoso
1000
200
Sclerosi multipla
1004
201
Meningite ed encefalite acuta
10 11
202
Meningite cronica
1021
203
Neuropatie periferiche, compresa la sindrome di Guiliain-Barré
1024
204
Miastenia gravis
1034
205
Malattie muscolari
1036
Disturbi psichiatrici
1045
207
Farmaci psicotropi
1052
208
Disturbi del comportamento alimentare
1060
209
Alcolismo
1062
210
Abuso di oppiacei
1065
211
Screening delle malattie
1069
212
Immunizzazione e informazioni per i viaggiatori
1073
213
Prevenzione delle malattie cardiovascolari
1083
214
Prevenzione e diagnosi precoce delle neoplasie
1086
215
Cessazione del fumo
1090
216
La salute della donna
1093
206
v':ì 'Jìs
217
Reazioni avverse da farmaci
1097
218
Valori di laboratorio di importanza clinica
1107
EDITORS E AUTORI
EDITORS Anthony S. Fauci, MD, ScD (HON)
Chief, Laboratory of Immunoregulation; Director, National Institute of Allergy and Infectious Diseases National Institutes of Health, Bethesda Eugene Braunwald, MD, ScD (HON)
Distinguished Hersey Professor of Medicine Harvard Medical School; Chairman^ TIMI Study Group Brigham and Women’s Hospital, Boston Oennis L. Kasper, MD, MA (HON)
William Ellery Charming Professor of Medicine Professor of Microbiology and Molecular Genetics Harvard Medical School; Director, Channing Laboratory Department of Medicine; Brigham and Women’s Hospital, Boston Stephen L. Hauser, MD
Robert A. Fishman Distinguished Professor and Chairman Department of Neurology; University of California, San Francisco San Francisco Dan L. Longo, MD
Scientific Director; National Institute on Aging National Institutes of Health, Bethesda and Baltimore J. Larry Jameson, MD, PhD
Professor of Medicine; Vice President for Medical Affairs and Lewis Landsberg Dean, Northwestern University Feinberg School of Medicine; Chicago Joseph loscalzo, MD, PhD
Hersey Professor of the Theory and Practice of Medicine Harvard Medical School; Chairman, Department of Medicine Physician-in-Chief, Brigham and Women’s Hospital, Boston ASSOCIATE EDITORS Tamar F. Bari am, Md
Associate Professor of Medicine Boston University School of Medicine, Boston Anne R. Cappola, MD, ScM
Assistant Professor of Medicine Division of Endocrinology, Diabetes, and Metabolism University of Pennsylvania School of Medicine Philadelphia S. Andrew Josephson, MD
Assistant Professor of Neurology, Director, Neurohospitalist Program University of California, San Francisco San Francisco Carol A. Langford, MD, MHS
Director, Center for Vasculitis Care and Research Department of Rheumatic and Immunologic Diseases Cleveland Clinic Foundation, Cleveland
XV
XVI
HlllMWlBHJLilfl
Leonard S. Lilly, MD
Associate Professor of Medicine Harvard Medical School Chief, Brigham/Faulkner Cardiology Brigham & Women’s Hospital, Boston David B. Mount, MD
Assistant Professor of Medicine Harvard Medical School Associate Physician, Brigham & Women’s Hospital Renal Division Staff Physician, VA Boston Healthcare System, Boston Edwin K. Silverman, MD, PhD
Associate Professor of Medicine Channing Laboratory and Pulmonary and Critical Care Division
AUTORI I numeri indicano i capitoli alla cui stesura gli autori hanno contribuito in qualità di estensori o co-estensori Tamar F. Barlam, MD
2, 5, 15, 16, 57, 132, 133, 135-138, 140-142, 145-151, 153-155 David B. Mount, MD
2, 57, 145-151, 153-155 Edwin K. Silverman, MD, PhD
5, 15, 16, 135-138, 140-142
ACRONIMI
AA AA AAA Ab + ABC ABPA ABVD
Alcolisti Anonimi amiloide AD aneurisma dell’aorta addominale positivo per anticorpi vie aeree, respirazione, circolazione aspergillosi broncopolmonare allergica schema di chemioterapia con doxoiubicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina ACE enzima di conversione dell’angiotensina ACE-I inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina ACG apicocardiogramma AChR recettore acetilcolinico ACMV ventilazione assistita controllata ACS American Caneer Society ACTH ormone adrenocorticotropo AD atrio destro ADA adenosina deaminasi ADCC citotossicità anticorpo-dipendente ADEM encefalomielite disseminata acuta ADH ormone antidiuretico ADP adenosina difosfato ADPKD malattia del rene policistico autosomica do minante AF amiloidosi familiari AFB bacilli acido-resistenti AFP a-fetoproteina Ag antigene AG artrite giovanile AG gap- anionìco AIDS sindrome da immunodeficienza acquisita AIP polmonite interstiziale acuta AIT tireotossicosi da amiodarone AJCC American Joint Commission on Cancer ALA acido 5-aminolevulinico ALA adenolinfangite acuta ALT alanina aminotrasferasi AM A anticorpi antimitocondrio AmB amfotericina B AM E eccesso apparente di mineralcorticoidi AM P adenosina monofosfato AMS atrofìa multisistemica ANA anticorpi antinucleo ANCA anticorpi anticitoplasma dei neutrofili anti-LKM anti-microsomi epatorenali Ao aorta AP arteria polmonare APC angioplastica coronarica percutanea APOAI apolipoproteina AI APOAII apolipoproteina A ll APP proteina precursore dell’amiloide APTT tempo di tromboplastina parziale attivata AR anemia refrattaria AR artrite reumatoide ARB bloccanti recettoriali deU’angiotensina ARC complesso associato all’AIDS ARDS sindrome da distress respiratorio acuto AREB anemia refrattaria con eccesso di blasti ARS malattia acuta da radiazioni ARSA anemia refrattaria con sideroblastì ad anello ARTP angioplastica renale transluminale percu tanea
AS
atrio sinistro
ASA
acido acetilsalicilico
ASCA ASLO ASO ASO AST ATC ATR AUC AUDIT AY AV AVM AVP AVR AZT BaE BAER BAL BB BBD BBD BBS BCE BCG BCNU BEE p-hCG Bi-PAP BLS BM I BNP BOOP
anticorpi anti-Sacckarvmyces cerevisiae antistreptolisina O antigeni antistreptococcici oligonucleotìdi antisenso aspartato aminotrasferasi antidepressivi triciclici acidosi tubulare renale area sotto la curva Alcohol Use Disorders Identification Test artero-venoso atrioventricolare area valvolare mitralica arginina vasopressina alte vie respiratorie zidovudina esofagografìa con bario risposte evocate uditive troncoencefaliche lavaggio broncoalveolare ^-bloccanti blocco di branca destra quadro di Brugada blocco di branca sinistra equivalenti di collagene osseo bacillo di Calmette-Guérin carmustina dispendio energetico basale gonadotropina corionica umana p ventilazione a pressione positiva bilaterale misure di supporto vitale di base indice di massa corporea peptide natriuredeo cerebrale bronchiolite obliterante con polmonite or ganizzata BPAC bypass aorto-coronarico BPb livelli plasmatici di piombo BPCO broncopneumopatia cronica ostruttiva BPPV vertigine posizionale parossistica benigna BPV battiti prematuri ventricolari BUN azoto ureico ematico CA calcio-antagonisti CADASIL arteriopatia cerebrale autosomica domi nante con infarti subcorticali e leucoencefalopatia CaEDTA edetato calcico disodico cAMP adenosina monofosfato ciclico c-ANCA anticorpi anticitoplasma dei neutrofili di ti po citoplasmatico CAP polmonite acquisita in comunità CAP catetere arterioso polmonare CAR retinopatia carcinoma-associata CCD dotti collaterali corticali CCP polipeptide citrullinato ciclico CDAD malattia associata a Clostridium difficile CDC Centersfor Disease Control and Prevention CEA antigene carcino-embrionario CF fissazione del complemento CFR capacità funzionale residua CFS sindrome da affaticamento cronico CFTR proteina di trasporto difettiva nella fibrosi cistica
XVII
CHOP CI CIA CID CK CKD CMC CML CMN CMT CMV CO Col COMT CoNS COP
cox
Coxib C-PAP CPEO CPK CPPD CPT CPT CR CREST
schema di chemioterapia con ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, prednisone capacità inspiratoria congiuntivite da inclusi dell’adulto coagulazione intravascolare disseminata creatinchinasi malattia renale cronica articolazioni carpometacarpali coriomeningite linfocitaria cellule mononucleate malattia di Charcot-Marie-Tooth citomegalovims monossido di carbonio colesterolo catecol-O-metiltrasferasi stafilococchi coagulasi-negativi polmonite criptogenetica organizzata ciclossigenasi inibitori della COX-2 pressione positiva continua nelle vie aeree oftalmoplegia estrinseca progressiva cronica creatin fosfochinasi calcio pirofosfato diidrato capacità polmonare totale camitina palmitoiltrasferasi a rilascio controllato calcinosi, fenomeno di Raynaud, dismoti lità esofagea, sclerodattilia, teleangectasia ormone di rilascio della corticotropina sindrome dolorosa regionale complessa terapia di risincronizzazione cardiaca click sistolico fattore stimolante le colonie colangite sclerosante primitiva
CRH CRPS CRT CS CSF CSP CTFPHC Canadian Task Force on Prevention Health Care
CTFV CTZ CU CV CVF CXR DA DAP DBTC DCB DCL DCP DCP DDAVP DDT DE DE DEC DFA DFT DHEA DHEAS DI DIA DIC DIV
virus della febbre da zecche dei Colorado zona chemorecettoriale scatenante colite ulcerosa capacità vitale capacità vitale forzata radiografia del torace dopamino-antagonista dotto arterioso pervio dibutilstagno dicloruro degenerazione corticobasale demenza a corpi di Lewy des-gamma-carbossi-protrombina degenerazione cerebellare paraneoplastica desmopressina dicloro-difenil-trìcloroetano disfunzione erettile dengue emorragica dietilcarbamazina test di immunofhiorescenza diretta demenza frontotemporale deidroepiandrosterone deidroepiandrosterone solfato diabete insipido difetto del setto interatriale coagulazione intravascolare disseminata difetto del setto interventricolare
DIVS DKA DLCO
dimensioni del ventricolo sinistro chetoacidosi diabetica capacità di diffusione alveolare del monos sido di carbonio dolore lombosacrale DLS dermatomiosite DM diabete mellito DM DMARD farmaco antireumatico in grado di modifi care la malattia (“di fondo”) DMFSO distrofia muscolare facio-scapolo-omerale distrofia muscolare oculofaringea DMOF acido desossiribonucleico DNA deos sicorticos terone DOC pressione diastolica DP disturbo post-traumatico da stress DPTS danno renale acuto DRA apporto dietetico di riferimento DRI deviazione standard DS sindrome dello shock da dengue DSS difterite/tetano/pertosse acellulare DTaP deficit uditivo DU deficit uditivo neurosensoriale DUNS dimensioni del ventricolo destro DVD distensione venosa giugulare DVG DWI sequenze pesate in diffusione per via endovenosa e.v. EA antigene precoce endoarteriectomia carotidea EAC anticorpo anti-antigene precoce con pattern EA-D diffuso al nucleo e al citoplasma Escherichia coli enteroaderente EAEC anticorpo anti-antigene precoce con pattern EA-R limitato al citoplasma emiblocco anteriore sinistro EAS antigene nucleare del virus di Epstein-Barr EBNA EBV virus di Epstein-Barr EBV-LPD malattia linfoproliferativa associata al virus di Epstein-Barr emazie concentrate EC elettrocardiogramma ECG emoglobina corpuscolare media ECM ecocardiografìa Eco ecocardiografia bidimensionale Eco 2D acido etilendiaminotetracetico EDTA EDX esami elettrofisiologici elettroencefalogramma EEG ecocardiografia transtoracica EET EF elettroforesi delle proteine sieriche emogasanalisi arteriosa EGA esofago-gastro-duodenoscopia EGDS EGDT terapia precoce mirata EGF fattore di crescita epidermico Escherichia coli enteroemorragico EHEC analisi immunoenzimatica EIA Escherichia coli enteroinvasivo EIEC EIP emorragia cerebrale intraparenchimale ELISA test di inumino assorbimento con anticoipi enzimodipendentì eritema migrante EM EMAD encefalomielite acuta disseminata EMG elettromiografia EMP encefalomielite paraneoplastica
EMÙ EnaC ENL ENS EO EOA EP EPEC EPN EPO EPS EPSE ER ERCP
ehrlichiosi monocitotropica umana canali epiteliali del sodio eritema nodoso leproso enolasi neurone-specifica esame obiettivo emissioni otoacustiche embolia polmonare Escherichia coli enteropatogeno emoglobinurìa parossistica notturna eritropoietina emiblocco posteriore sinistro effetti collaterali extrapiramidali esplorazione rettale colangiopancreatografia retrograda per via endoscopica ERG elettroretinogramma ERV variante con ripolarizzazione precoce ERV volume di riserva espiratoria ESA emorragia subaracnoidea ESBL p-lattamasi ad ampio spettro ETE ecocardiografia transesofagea ETEC Escherichia coli enterotossico EUS ecografia endoscopica EVL legatura endoscopica delle varici ExPEC Escherichia coli patogeno extraintestinale f frequenza FA fibrillazione atriale FAB French-American-Brìtish FAMA anticorpo fluorescente contro l’antigene di membrana FANS farmaci antinfiammatori non steroidei FC frequenza cardiaca FDA Food and Drug Administration FE febbre emorragica FE fenitoina-equivalenti FE frazione d’eiezione FEV i volume espiratorio forzato nel primo se condo FEVS frazione di eiezione del ventricolo sinistro FHH ipercalcemia ipocalciurica familiare FHPP paralisi periodica ipokaliemica familiare F i0 2 frazione di 0 2 inspirato FLAIR RM a recupero d’inversione con fluido-attenuazione FMF febbre mediterranea familiare FNA aspirazione con ago sottile/agoaspirato con ago sottile FPR incidenza di falsi positivi FR fattore reumatoide FRA febbre reumatica acuta FRC capacità funzionale residua FRC fattori di rischio coronarici FSH ormone follicolo-stimolante FTA anticorpo an ti treponemi co in fluorescenza FTA-ABS test d’assorbimento di anticorpi antitreponemici in fluorescenza FUO febbre di origine sconosciuta FV fibrillazione ventricolare FVC capacità vitale forzata G6PD glucosio-6-fosfato deidrogenasi GABA acido y-aminobutirrico GALT tessuto linfoide associato all’intestino
GB GBM GC GC/MS
globuli bianchi membrana basale glomerulare gittata cardiaca esame gas cromatografico/spettroscopico di massa GCSE stato di male epilettico generalizzato con vulsivo G-CSF fattore stimolante le colonie granulocitarie GDM diabete mellito gestazionale GFR tasso di filtrazione glomerulare GGT y-glutamil transpeptidasi GH ormone della crescita GHB acido y-idrossibutinico GII KH ormone stimolante il rilascio di ormone della crescita Gl gastrointestinale GIST tumore stromale gastrointestinale GM-CSF fattore stimolante le colonie di granulociti e macrofagi GN glomerulonefrite GNA glomerulonefrite acuta GNMP glomerulonefrite membrano-proliferativa GNPS glomerulonefrite post-streptococcica GnRH ormone stimolante il rilascio di gonadotropine GNRP glomerulonefrite rapidamente progressiva GR globuli rossi GRA iperaldosteronismo sensibile ai glucocorticoidi GS gittata sistolica GSC scala del coma di Glasgow GSFS glomerulosclerosi focale segmentarla GVM gradiente transvalvolare mitralico medio HAART terapia antiretrovirale a elevata attività HACEK Haemophilus spp, Actinobacillus actynomicetemcomitans, Cardiobacterium hominis, Eikenella corrodens, Kingella kingae HAI indice di attività istologica HAV virus dell’epatite A Hb emoglobina HbC emoglobina C HBeAg antigene “e” del virus dell’epatite B HBIG immunoglobuline anti-HBV HbsAg antigene di superfìcie del virus dell’epatite B HBV virus dell’epatite B HCAP polmonite associata all’ambiente sanitario hCG gonadotropina corionica umana hCGp gonadotropina corionica umana beta HCQ idrossiclorochina H ct ematocrito H C VRNA RNA del virus dell’epatite C HCV virus dell’epatite C HD malattia di Huntington HDL lipoproteine ad alta densità HDV virus dell’epatite D HEV virus dell’epatite E HGPRT ipoxantina-guanina-fosforibosiltrasferasi HHS stato iperosmolare ipergiicemico HHV herpesvirus umano Haemophilus influenzae di tipo b Hib HIDA acido imìnodiacetico HIV virus dell’immunodeficienza umana
XX
HLA HNPP HP HPV HRS HRSV HRTG HSAN HSV 5-HT HTLV HTLV-1 HU I/E IA IA I-ACE IAP IAS IBD IBM IBS IC IC ICC ICC ICD ICP ICS ICSI ICU ID IDF IDL IDSA IFA IFD IFG IFN IFP Ig IgA IgD IGD IgE IGF - 1 IGF - 2 IgG IgM IGR IGRA IGT IIF IL ILD im IM IM IMA
T J ÎT T
antigene leucocitario umano neuropatia ereditaria con paralisi da compres sione polmonite da ipersensibilità virus del papilloma umano sindrome epatorenale virus respiratorio sinciziale umano tomografia computerizzata ad alta risolu zione neuropatìa ereditaria sensitiva e autonómica virus dell’herpes simplex serotonina (5-idrossitriptamina) virus T-Iinfotropico umano virus T-Iinfotropico umano di tipo I unità Houmfield inspirazione/espirazione insufficienza aortica ipertensione arteriosa inibitori dell’enzima di conversione dell ’angiotensina ipertensione arteriosa polmonare ipertrofia asimmetrica del setto malattie infiammatorie intestinali miosite da corpi inclusi sindrome dell’intestino irritabile capacità inspiratoria indice cardiaco immunocomplessi circolanti insufficienza cardiaca congestizia cardiovertitore-defribrillatore impiantabile intervento coronarico pereutaneo corticosteroidi per via inalatoria iniezione intracitoplasmatica di sperma unità di terapia intensiva immunodiffusione International Diabetes Foundation lipoproteine a densità intermedia Infections Disease Society o f America test di immunofluorescenza articolazioni interfalangee distali alterata glicemia a digiuno interferone articolazioni interfalangee prossimali immunoglobuline immunoglobuline A immunoglobuline D infezione gonococcica disseminata immunoglobuline E fattore di crescita insulino-simile-1 fattore di crescita insulino-simile-2 immunoglobuline G immunoglobuline M immunoglobuline anti-rabbia test di rilascio di interferone-y intolleranza giuridica immunofluorescenza indiretta interleuchina malattia interstiziale polmonare per via intramuscolare infarto miocardico insufficienza mitralica infarto miocardico acuto
nviAO INF INH INR IP IP IPD IPF IPI IPP IPSID iPTH IPV IR IR IR IRA IRC IRIS
inibitori delle monoamino-ossidasi interferone isoniazide International Normalized Ratio iperaldosteronismo primitivo ipertensione polmonare istoplasmosi progressiva disseminata fibrosi polmonare idiopatica indice prognostico intemazionale ipertensione polmonare primitiva malattia delle catene pesanti alfa ormone paratiroideo immunoreattivo vaccino antipolio inattivato indice reticolocitario insufficienza renale rilascio immediato insufficienza renale acuta insufficienza renale cronica sindrome infiammatoria da immunorìcostituzione IRVS indice delle resistenze vascolari sistemiche International Subarachnoid Aneurysm Trial ISAT iperplasia surrenale congenita ISC isosorbide dinitrato ISDN ìsosorbide mononitrato ISM O sistema intemazionale di stadiazione ISS IUD dispositivo anticoncezionale intrauterino inseminazione intrauterina IUI IVF fecondazione in vitro pielografia per via endovenosa IVP IVTDVD indice di volume telediàstolico ventricola re destro IVU infezione delle vie urinarie leucoencefalopatia progressiva multifocale JC apparato iuxtaglomerulare JGA KI ioduro di potassio K O ll idrossido di potassio atrio sinistro LA LA liquido articolare lunga durata d’azione LA test di agglutinazione al lattice LA LABA ß-2 p-2 agonisti a lunga durata d’azione LAGB bendaggio gastrico per via laparoscopica LA1V vaccino influenzale vivo attenuato linfangiomiomatosi LAM LCMV virus della coriomeningite linfocitaria reazione a catena della ligasi LCR liquido cerebrospinale LCS LD levodopa LDH lattico deidrogenasi LDL lipoproteine a bassa densità sìndrome miastenica di Lambert-Eaton LEMS LES lupus- eritematoso sistemico sfintere esofageo inferiore LES antigene associato alla funzione linfocitaria LFA test di funzionalità epatica LFT LGV linfogranuloma venereo ormone luteinizzante LH LHRH ormone di rilascio dell’ormone luteinizzante LEM anticorpi antimìcrosomiali epatici-renali LL lebbra lepromatosa LLC leucemia linfatica cronica
LMA LMC LMP LM W H LPA LSD LT LT LT LTA LV MA MAC MALT MAO MAP MAR MAT MBG MC MC MCF MCI MCJ MCTD MCV MDC MDMA MDP MDR MEFR MELAS MEN M EP MG MGUS MH MI MIC MIP MMF MMR MMSE MNC MNP MODY MOE MOPP MPO MPR MPSV4 MRA MRC MRCP MRGE MRSA MRSE
leucemia mieloide acuta leucemia mieloide cronica leucoencefalopatia multifocale progressiva eparina a basso pesò molecolare leucemia promielocitica acuta acido lisergico enterotossina termolabile lebbra tubercoloide leucotriene leucemia/linfoma a cellule T deJJ’adulto ventricolo sinistro malattia di Alzheimer Mycobacterium avium complex tessuto linfoide associato alle mucose monoaminossidasi pressione arteriosa media retinopaüa melanoma-associata microangiopatia trombotica membrana basale glomerulare malattia coronarica malattia di Crohn articolazioni metacarpofalangee miosite da corpi inclusi malattia di Creutzfeldt-Jacob malattìa mista del tessuto connettivo volume corpuscolare medio mezzo di contrasto metilen-diossi-metamfetamina (ecstasy) monodifosfonato multi farmaco-resistente flusso espiratorio massimo encefalopatia mitocondriale con acidosi lattica e ictus neoplasie endocrine multiple pressione espiratoria massima miastenia grave gammopatia monoclonale di incerto signi ficato malattia di Hodgkin mononucleosi infettiva concentrazione minima inibente pressione inspiratoria massima flusso massimo di media espirazione moibillo/paroti te/rosolia Mini Mental Status Examination motoneurone centrale motoneurone periferico diabete del giovane che insorge nella ma turità muscolatura oculare estrinseca schema di chemioterapia con mecloretamina, vincristina, procaibazina, prednisone mieloperossidasi morbillo/parotite/rosolia vaccino polisacc aridico contro il meningococcico angio-RM nefropatia cronica colangiopancreato-RM malattia da reflusso gastroesofageo Staphylococcus aureus metidllino-resistente S. epidermidis meticillino-resistente
MSLT MSS MSU MI M IA MTB M TF mTOR MTS MTX N N/A NA NAAT NAD NASBA NCEP; ATPIII
test multiplo di latenza del sonno margine sternale sinistro urato monosodico membrana timpanica mielopatia trasversa acuta Mycobacterium tubercolosis articolazioni metatarsofalangee bersaglio della rapamicina nei mammiferi malattie a trasmissione sessuale • metotrexato normale non applicabile noradrenalina test per l’amplificazione degli acidi nucleici nicotina-adenina dinucleotide amplificazione basata su una sequenza di acidi nucleici
National Cholesterol Education Program, Adult Treatment Panel III uretrite non gonococcica NGU nefrite interstiziale acuta NIA nefrite interstiziale cronica NIC neuropatia ischemica ottica anteriore NIOA cellule naturai killer NK valori nei limiti NL N-metil-D-aspartato NMDA neuropatia motoria multifocale NMM neuromieUte ottica NMO inibitori non nucleosidici della trascrittasi NNRTI inversa neuropatia periferica NP ventilazione non invasiva a pressione positiva NPPV nodulo polmonare solitario NPS inibitori nucleosidici della trascrittasi in NRTI versa enolasi neurono-specifica NSE neuropatia sensitiva paraneoplastica NSP NSTEMI infarto del miocardio senza sopraslivellamento del tratto ST necrosi tubulare acuta NTA NTIIi ceppi non tipizzabili di ti. influenzae micobatteri non tubercolari NTM nessuna variazione NV endocardite di valvola nativa NVE osteoartrosi OA corticosteroidi orali OCS ventilazione “open lung” OLV otite media acuta OMA Online Mendelian Inheritance in Man (ban OMIM ca dati) Organizzazione Mondiale della Sanità OMS otite media sierosa OMS vaccino antipolio orale OPV otorinolaringoiatria ORL onda di riempimento rapido ORR soluzione reidratante orale ORS Occupational Safety and Health Admini OSHA stration osmolalità OSM pressione arteriosa PA pressione arteriosa di anidride carbonica PaC 02
PAF
fattore di attivazione piastrinica
P02
pressione parziale di ossigeno
PAI
POTS PP
PLCH
porfiria acuta intermittente pressione arteriosa di incuneamento pol monare poliarterite nodosa anticorpi anticitoplasma dei neutrofili di ti po perinucleare polso aortico pressione aortica pressione arteriosa di ossigeno pressione arteriosa polmonare acido para-aminosalicilico pressione atrìale sinistra pressione arteriosa sistolica polmonare pressione barometrica porfobilinogeno peritonite batterica primitiva pancreatite cronica polso carotideo intervento coronarico percutaneo pressione parziale di anidride carbonica sindrome dell’ovaio policistico fenciclidina polmonite da Pneumocystis proteina C-reattiva reazione a catena della polimerasi vaccino pneumococcico derivato ventilazione a pressione controllata fosfodiesterasi polineuropatia demielinizzante infiamma toria acuta polineuropatia demielinizzante infiamma toria cronica pressione endocranica pressione tele-espiratoria positiva flusso di picco espiratorio interferone peghilato glicole polietilenico oftalmoplegia esterna progressiva potenziali evocati somatosensoriali tomografia a emissione di positroni plasma fresco congelato poliposi familiare del colon prostaglandina D2 pseudoipoaldosteronismo fosfato inorganico inibitore della proteasi virale pressione intracranica catetere centrale a inserzione in una vena periferica pressione di incuneamento capillare pol monare malattia infiammatoria pelvica acido N-paraisopropil-acetanil-iminodiacetico puntura lombare pneumoconiosi dei lavoratori del carbone istiocitosi polmonare a cellule di Langerhans
valvulotomia percutanea con palloncino leucociti polimorfonucleati pneumotorace per os
RV RV RVG
sindrome da tachicardia ortostatica posturale paralisi periodica pressione di perfusione cerebrale derivato proteico purificato della tubercolina inibitori della pompa protonica vaccino polisaccaridico per via rettale attività reninica piasmatica prolattina 5-fosforibosil- 1-pirofosfato pressione sistolica pronto soccorso antigene prostatico specifico paralisi sopranucleare progressiva ventilazione a supporto di pressione pressione sistolica del ventricolo destro tempo di protrombina angioplastica coronarica transluminale per cutanea ormone paratiroideo peptide PTH-correlato porpora trombocitopénica idiopatica porpora trombotica trombocitopénica tempo di tromboplastina parziale propiltiouracile pressione venosa centrale endocardite delle valvole protesiche polso venoso giugulare pressione ventricolare sinistra test quantitativo del riflesso assonale sudomotorio renina- angiotensina-aldosterone gene, attivante la ricombinasi stenosi dell’aorta renale globuli rossi remissione completa rianimazione cardiopolmonare apporto dietetico raccomandato giornaliero consumo energetico a riposo movimenti rapidi degli occhi recettore tirosino-chinasico eritropoietina umana ricombinante rigurgito mitralica risonanza magnetica acido ribonucleico ribonucleoprotenina dissezione linfonodale retroperitoneale test reaginico piasmatico rapido indice di respiro superficiale rapido tumore seceraente reni na virus respiratorio sinciziale radioterapia insufficienza tricuspidale acidosi tubulare renale reazione da trasfusione non emolitica febbrile riflessi tendinei profondi reazione a catena della polimerasi con tra scrittasi inversa ventricolo destro volume residuo ventricolografia con radionuclidi
PAIP PAN p-ANCA
PAO PAO Pa02 PAP PAS PAS PASP
PB PBG PBP
PC PC PCI pco 2
PCOS PCP
PcP PCR PCR
PCV PCV PDE PDIA PDIC
PE PEEP PEF P E G IF N
PEG PEO PESS PET PFC
PFC PGD2 PHA Pi
PI PIC PICC PICP
PID PIPIDA PL PLC
PO
PPC
PPD PPI PPV
Pr PRA PRL PRPP PS
PS PSA PSP PSV PSVD PT
PICA PTH PTHrP F I! PTT PTT PTU PVC
PVE PVG PVS QSART RAA RAG RAS RBC
RC RCP RDA REE
REM RET
rHuEPO RM RM
RVP RVS Rx SA SA SA SA SABA ß-2 SAC Sa02 SAR SARS se SCA SCA SCC SCC SCIO SCLC Sd SE SEI SEU SGA SGB SGB SGOT SGPT SI SIADH SIMV
sms STV SL SLA SM SM SMA SMD SMD SMS SN SNA SNC SNPN SNS SOS SPD SPECT SPEP SPH SPS SRS-A SSA SSc SSEP SSKI SSRI
resistenze vascolari polmonari resistenze vascolari sistemiche radiografia schiocco di apertura senoatriale Staphylococcus aureus stenosi aortica agonisti ß-2 a breve durata d’azione sindrome da affaticamento cronico saturazione arteriosa di 0 2 stenosi dell’arteria renale sindrome respiratoria acuta grave per via sottocutanea atassia spinocerebellare sindrome coronarica acuta scompenso cardiaco congestizio scompenso cardiaco cronico immunodeficienza combinata grave carcinoma polmonare a piccole cellule deviazioni standard soffio da eiezione sfintere esofageo inferiore sindrome emolitico-uremica streptococco di gruppo A streptococco di gruppo B sindrome di Guillain-Barrè transaminasi sierica glutammico-ossalacetica transaminasi sierica glutammico-piruvica sistema intemazionale di misurazione sindrome da inappropriata secrezione di or mone antidiuretico ventilazione sincronizzata intermittente for zata sindrome da risposta infiammatoria sistemica setto interventricolare sottolinguale sclerosi laterale amiotrofica sclerosi multipla stenosi mitralica anticorpi anti-muscolo liscio sindromi mielodisplastiche soffio mesodiastolico soffio mesosistolico sindrome nefrosica sistema nervoso autonomo sistema nervoso centrale sindrome neurologica paraneoplastica supporto nutrizionale specifico soffio olosistolico soffio protodi astolico tomografia computerizzata a emissione di singolo fotone elettroforesi sieroproteica sindrome polmonare da Hantavirus soffio presistolico sostanza ad azione lenta deU’anafilassi sulfasalazina sclerosi sistemica potenziali evocati somato-sensoriali soluzione satura di KI inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina
sindrome del seno malato sindrome stafilococcica della cute ustionata sindrome da shock tossico SST enterotossina termostabile ST saturazione della transferrina ST Escherichia coli produttore della tossina STEC Shiga infarto del miocardio con sopraslivellaSTEMI mento del tratto ST sulfonilurea SU segni vitali SY sostituzione valvolare aortica SVA sostituzione valvolare mitralica SVM saturazione di 0 2 dell’emoglobina nel san svo2 gue venoso testosterone T crisi aplastica transitoria TAC antigeni antistreptococcici TAS tubercolosi TBC globulina legante la tiroxina TBG TBW acqua totale corporea tomografia computerizzata TC TCA angio-TC complesso recettoriale delle cellule T TCE trapianto di cellule staminali emopoietiche TCSE tetano/difterite Td tetano/difterite/pertosse acellulare Tdap tremore essenziale TE ecocardiografia transesofagea TEE tromboembolia polmonare TEP trigliceridi TG fattore di crescita trasformante-^ TGF-ß attacco ischemico transitorio TIA TIBC capacità totale legante il ferro immunoglobulina antitetanica TIG TIGAR-0 [pancreatite] tossico-metabolica, idiopatica, genetica, autoimmune, ricorrente, ostruttiva nefrite tubulointerstiziale e uveite TINU shunt portosistemico intraepatico transgiu TIPS gulare tallio 201 TI capacità polmonare totale TLC amplificazione trascrizione-mediata TMA trapianto di midollo osseo TMO terapia mirata precoce TMP TMP-SMX trimetoprim-sulfametoxazolo fattore di necrosi tumorale TNF troponina I Tnl TNM tumore/linfonodi/metastasi nitroglicerina TNT In i troponina T TOD terapia con osservazione diretta test di precipitazione in provetta TP attivatore del plasminogeno tessutale tPA TPO anticorpi antiperossidasi tiroidea TPOAb- assenza di anticèrpi anti-perossidasi tiroidea TPOAb + presenza di anticoipi anti-perossidasi tiroidea via transrettale ecoguidata TRE TRI! tireotropina tasso di resistenza ignoto TRI diametro telesistolico del ventricolo sinistro TS test da sforzo TS SSS
ssss
XXIV
TSH TSH-R TSPI TSQ TSS TSV tte
TTKG TTP TUMT TURP TV TVP UD UDP UFH UG
UI ULN
uo
USPSTF
UTI UV VA VAERS VAP VATS VC VC A VCI
T f iT T
ormone tireotropo recettore del TSH tumore a sede primitiva ignota test sensitivo quantitativo sindrome da shock tossico tachicardia sopraventricolare ecocardiografia transtoracica gradiente transtubulare di potassio porpora trombotica trombocitopenica termoterapia con microonde per via tran suretrale resezione della prostata per via transure trale tachicardia ventricolare trombosi venosa profonda ulcera duodenale uridindifosfato eparina non frazionata ulcera gastrica unità internazionali valori massimi normali uropatia ostruttiva US Preventive Services Task Force unità di terapia intensiva ultravioletti ventilazione alveolare sistema di segnalazione degli eventi avver si da vaccino polmonite associata ai ventilatori chirurgia toracica video-assistita volume corrente antigene virale capsidico vena cava inferiore
i
VCN VD vD VDC VDRL VEGF VES VGCC VGKS VGM VGR VIP VISA VLDL VM VMA VPPB VR VRE VRE VRSa
vs
VT VT
VTD vW F
vzv
WB WDHA
WNV WPW ZE
velocità di conduzione nervosa ventricolo destro volume dello spazio morto studio delle velocità di conduzione ricerca sierologia per la lue fattore di crescita dell’endotelio vascolare velocità di eritrosedimentazione canale del calcio voltaggio-dipendente canale del potassio voltaggio-dipendente volume globulare medio ventricolografia radioisotopica peptide intestinale vasoattivo Staphylococcus aureus a ridotta sensibilità alla vancomicina lipoproteine a densità molto bassa valvola mitrale acido vanillilmandelico vertigine parossistica posizionale benigna volume residuo enterococchi vancomicino-resistenti volume di riserva espiratoria S. aureus resistente alla vancomicina ventricolo sinistro valvola tricuspide volume corrente volume telediastolico fattore di von Willebrand virus della varicella-zoster western blot diarrea acquosa, ipokalìemia, acloridria virus del Nilo occidentale Wolff-Parkinson-White Zollinger-Ellison
PREFAZIONE
IL volume “Harrison - Principi di Medicina Interna” fornisce un’esauriente mole d’informa zioni, fondamentale per la comprensione degli aspetti biologici e clinici necessari per garantire al paziente un’assistenza qualitativamente elevata. VHarrison è tuttora il testo medico più im portante per studenti e clinici. Con la rapida espansione delle conoscenze mediche e i limiti di tempo imposti dalle pesanti responsabilità assistenziali nelle moderne strutture sanitarie, non sempre è possibile leggere un resoconto completo e approfondito delle malattie, delle loro ma nifestazioni cliniche e delle terapie, prima o subito dopo l ’incontro con il paziente. Per questa ragione, tra le altre, nel 1988 gli Editor decisero per la prima volta di condensare le parti clini che dell’Harrison in un unico volume tascabile, Harrison - Il Manuale. Come le precedenti sei, questa nuova edizione del Manuale, basata sulla 17a edizione dei Principi di Medicina Interna, riporta gli aspetti cruciali della diagnosi, delle manifestazioni cliniche e del trattamento delle principali malattie che si possono più frequentemente incontrare in un contesto sanitario. Gli Editor sottolineano che il Manuale non deve né può sostituire una più approfondita ana lisi del problema clinico, ma dovrebbe funzionare come una rapida fonte di compendi ben cu rati e aggiornati, utili “sul campo” per preparare il lettore a una successiva consultazione di più ampio respiro. Nel corso degli anni, il Manuale è diventato sempre più popolare: la sua diffu sione e il suo valore sono in parte dovuti al formato agile, che si è rivelato estremamente utile per la diagnosi iniziale, la breve descrizione della patogenesi e i cenni del trattamento in situa zioni cliniche caratterizzate da limiti di tempo d’intervento. Il Manuale è stato scritto in manie ra tale da rimandare in modo facile e immediato al testo della 17a edizione dei Principi di M e dicina Interna, che gli Editor raccomandano di consultare non appena possibile. Come le precedenti, anche questa nuova edizione vuole mantenersi al passo con la continua e talvolta rapidissima evoluzione della pratica clinica in medicina interna. A questo scopo, cia scun capitolo è stato revisionato e aggiornato rispetto all’edizione precedente, con modifiche so stanziali. Dove necessario, sì è ricorso all’integrazione di nuovi capitoli. Nella Parte 1, dedica ta alla Cura del paziente ospedalizzato, è stato inserito un nuovo capitolo intitolato “Cure pal liative e assistenza ai malati terminali”. La Parte 2 sulle Emergenze mediche include ora un ca pitolo sulla “Compressione del midollo spinale” . Nuovi capitoli su “Tremori e disturbi del mo vimento” e “Astenia generalizzata” compaiono nella Parte 3, dedicata ai Sintomi comuni. Nella Parte 7 sulle Malattie Infettive, il capitolo su “Infezione da HIV e AIDS” è stato estesamente aggiornato, per riportare gli importanti progressi terapeutici registratisi dall’epoca della prece dente edizione. Nella Parte 8 sulla Cardiologia sono stati inseriti nuovi capitoli su “Esami car diologici non invasivi”, “Cardiopatie congenite nell’adulto” e “Sindrome metabolica” . Nella Par te 9 sulla Pneumologia, vi è un nuovo capitolo su “Apnea durante il sonno” e nella Parte 16 su Screening e prevenzione delle malattie compaiono nuovi importanti capitoli su “Prevenzione del le malattie cardiovascolari” e “Cessazione del fumo” . Riconoscendo l ’importanza dell’informazione digitale nell’abbreviare i tempi pressanti della pratica clinica, le ultime tre edizioni del Manuale, inclusa la presente, sono state commercializ zate anche in formato PDA. Inoltre, per la 17a edizione, è disponibile anche una versione per iPhone.* Nel 2006, nella consapevolezza dell’uso sempre crescente dei sistemi di compilazione elet tronica delle cartelle cliniche, ha fatto il suo debutto VHarrison's Practice. Questa innovativa risorsa digitale fornisce fondamentali dati clinici di riferimento al letto del paziente. Considera to nella sua totalità, VHarrison è oggi disponibile in una varietà di formati che si adattano a tut ti i livelli dell’esperienza medica e a tutte le situazioni dell’assistenza sanitaria.
* Queste informazioni si riferiscono alla sola edizione americana. [N.d.E.]
XXV
RINGRAZIAMENTI
Gli Editors e la McGraw-Hill desiderano ringraziare il loro staff editoriale, grazie al cui contri buto e alla cui disponibilità si è potuto pubblicare nei tempi prestabiliti la presente edizione: Pat Duffey; Gregory K. Folkers; Julie McCoy; Elizabeth Robbins, MD; Kathryn Saxon; Kri stine Shontz; e Stephanie Tribuna (Editors’ offices); James F. Shanahan, Mariapaz Ramos Englis, Catherine Saggese, M. Lorraine Andrews, éd Eileen Scott, che partecipa attivamente alla realizzazione del manuale a partire dalla sua 11 esima edizione (McGraw-Hill). Gli Editors desiderano inoltre esprimere la propria gratitudine agli estensori delle passate edi zioni del Manuale, \\ cui lavoro ha costituito la base di molti capitoli tuttora inclusi nel presen te volume: Joseph B. Martin, MD, PhD; Kurt Isselbacher, MD; Jean Wilson, MD; Daryl R. Gress, MD; Michael Sneller, MD; John W. Engstrom, MD; Kenneth Tyler, MD; Sophia Vinogradov, MD; Dan B. Evans, MD; Punit Chadha, MD; Glenn Chertow, MD; James Woodrow Weiss, MD.
XXVII
PRESENTAZIONE DELI/EDIZIONE ITALIANA
Come il Trattato di Medicina Interna si rinnova di edizione in edizione, mantenendo però inal terati la completezza e l’approfondimento dell’esposizione, così questo Manuale si ripropone di edizione in edizione, quale suo strumento complementare, sincrono nell’aggiornamento, neces sario per un approccio diagnostico e terapeutico tempestivo, al letto del paziente. Dalla corpo sa mole dottrinale dell’Harrison 17a edizione, il Manuale enuclea, infatti, gli argomenti di mag giore interesse nella pratica clinica quotidiana, per presentarli in una sintesi collaudata, ricca di tabelle e flow-chart. Anche in questa edizione, gli Autori focalizzano l’attenzione del lettore inizialmente sul pa ziente ospedalizzato: al quale è riferita l’intera prima sezione, arricchita ora di un capitolo volto alla trattazione delle cure palliative e di fine vita. L’approccio applicativo si conferma nelle due sezioni successive, dedicate l’una alle emergenze mediche (col nuovo capitolo sulle lesioni spi nali) e l ’altra ai sintomi e segni di presentazione (con i nuovi capitoli sui disturbi del movimen to e sull’astenia generalizzata). Su queste basi, si costruiscono poi le varie sezioni classicamente impostate per patologia d’organo e d’apparato, anch’esse con capitoli interamente inediti (come quelli sulle indagini cardiologiche non invasive o sulla sindrome metabolica). Secondo un’ormai consolidata tradizione anglosassone, adeguato spazio viene inoltre dedicato alla prevenzione del le malattìe, con nuovi capitoli sullo screening, sulla profilassi nei viaggiatori, sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari, sulla cessazione dal fumo. Chiude il volume, come sempre, un elenco completo dei valori degli esami dì laboratorio e funzionali, di facile consultazione. In sintesi, nell’epoca di internet, il Manuale sembra quasi sfidare per maneggevolezza persi no i testi on line, con quella garanzia aggiuntiva di autorevolezza che il medico pratico, lo spe cializzando e lo specialista ben conoscono e apprezzano da tempo. I Curatori
XXIX
CURA DEL PAZIENTE OSPEDALÌì ZATO .
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Valutazione iniziale e prescrizioni dì accettazione per il paziente di medicina generale
I pazienti vengono ricoverati in ospedale quando: 1 ) si presentano al medico con un proble ma diagnostico complesso, che non può essere affrontato con sicurezza ed efficienza in un contesto extraospedaliero; 2 ) sono affetti da una patologia acuta e necessitano di test diagno stici, interventi e trattamenti effettuabili soltanto in ospedale. La decisione di ricoverare un paziente implica 1 *individuazione del servizio clinico ottimale (per es., medicina, urologia, neurologia), del livello opportuno di assistenza (osservazione, telemetria, unità di terapia in tensiva) e dei medici adeguati. Il ricovero deve sempre essere accompagnato da una chiara co municazione al paziente e ai familiari, sia al fine di procurarsi informazioni pertinenti, sia per delineare gli eventi previsti in ospedale. I pazienti hanno spesso molti medici che, a seconda della natura dei problemi clinici, dovrebbero essere contattati per raccogliere dati anamnestici di rilievo e per fornire assistenza clinica sia durante il ricovero sia dopo la dimissione dal l’ospedale. Lo spettro delle malattie di competenza degli internisti è estremamente ampio. In una sola giornata, in un tipico servizio di medicina generale non è raro per i medici, specialmente per i tirocinanti, trovarsi a ricoverare dieci pazienti con dieci diagnosi differenti, a carico di dieci si stemi organici diversi. Data questa molteplicità di patologie, è importante essere sistematici e coerenti nell* approccio a ogni nuova accettazione. I medici si preoccupano spesso di commettere errori di prescrizione: per esempio, ordinare la somministrazione di un antibiotico inappropriato a un paziente affetto da polmonite, oppure calcolare male il dosaggio dell’eparina in un caso di trombosi venosa profonda (TVP) di nuova insorgenza. Tuttavia, sono frequenti anche gli errori d ’omissione, che potenzialmente negano in terventi essenziali a pazienti in pericolo di vita. Alcuni semplici esempi: mancato controllo del quadro lipidico in un paziente con cardiopatia coronarica, mancata prescrizione di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) a un diabetico con albuminuria documen tata, dimenticanza di somministrare a un soggetto con frattura osteoporotica dell’anca calcio, vi tamina D e un bifosfonato per via orale. L’assistenza medica dei pazienti ricoverati si concentra tipicamente sulla diagnosi e sulla te rapia dei problemi medici acuti. Tuttavia, la maggioranza dei pazienti presenta patologie multi ple che colpiscono diversi organi e sistemi ed è ugualmente fondamentale evitare le complican ze nosocomiali. La prevenzione delle più comuni complicanze ospedaliere, come TVP, ulcera peptica, infezione degli accessi vascolari, cadute, delirium e piaghe da decubito, rappresenta un aspetto importante della cura di tutti i pazienti di medicina generale. Un approccio coerente al processo di accettazione è utile per garantire prescrizioni complete e chiare, che possono essere scritte e attuate rapidamente. Quando occorre stendere le disposi zioni d’accettazione, risultano utili alcuni espedienti mnemonici. Di seguito è riportata una lista che comprende diversi interventi volti a prevenire le comuni complicanze nosocomiali. È inol tre utile un sistema computerizzato di accettazione, concepito per creare serie strutturate di pre scrizioni di ricovero. Tale sistema, tuttavia, non deve impedire le prescrizioni di ricovero modi ficate al fine di adattarsi al meglio alle necessità del singolo paziente. Lista di controllo mnemonica: ADMIT VITALS AND PHYSICAL EXAM (ACCETTAZIO NE - SEGNI VITALI - ESAME OBIETTIVO) • Admit to (accettazione in): reparto (Medicina, Oncologia, Terapia intensiva - UTI); definire Io stato (paziente acuto o da tenere in osservazione).
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Cura del paziente ospedalizzato
• ZJiagnosis (diagnosi): stabilire l ’ipotesi diagnostica per questo particolare ricovero ospeda liero. • MD (medici): nome del medico curante, dello specializzando, del medico di reparto, del me dico di famiglia e del primario. • /solation requirements (isolamento): definire il tipo d’isolamento (respiratorio o di contatto) e i motivi della prescrizione. • Telemetry (telemetria): stabilire le indicazioni per la telemetria e specificare i parametri di monitoraggio. • Vital signs (segni vitali, SV): frequenza dei SV; specificare anche la necessità di pulsossimetria e SV ortostatici. • /V access (accesso ev): prescrizioni riguardanti terapia idratante o nutrizione parenterale to tale (vedi Cap. 2). • Therapists (terapisti): necessità di terapia respiratoria, del linguaggio, fisioterapia e/o terapia occupazionale. • Allergìes (allergie): specificare anche il tipo di reazione avversa. • Labs (laboratorio): emocromocitometrico, ematochimica, test di coagulazione, tipizzazione, analisi delle urine, esami particolari. • Studies (studi): TC (eventualmente con contrasto), ecografie, angiografie, endoscopie ecc. • Activity (attività): istruzioni concernenti il carico e la deambulazione, precauzioni e limiti ri guardanti cadute e crisi epilettiche. • Mirsing orders (prescrizioni infermieristiche): chiamare il medico se..., pesata quotidiana, glicemia. • £>iet (dieta): comprendere prescrizioni di nutrizione orale e parenterale. Stabilire se ripren dere la dieta dopo i test. • Peptìc ulcer prevention (prevenzione dell’ulcera peptica): inibitore della pompa protonica o misoprostil per i pazienti ad alto rischio. • i/eparin (eparina) o altra modalità (warfarin, stivali compressivi, calze elastiche) per la pro filassi della TVP. • Fank (rimuovere) tutti i cateteri di Foley e gli accessi vascolari centrali non indispensabili, per prevenire le infezioni iatrogene. • Skin care (cura della cute): evitare le ulcere da decubito con ausili protettivi per il tallone, materassi ad aria e cura delle ferite. • /ncentive spirometry (spirometria): prevenire l ’atelettasia e la polmonite nosocomiale. • Calcium (calcio), vitamina D e bifosfonati in caso di uso di steroidi, fratture ossee od osteo porosi. • ACE-inibitori e acido acetilsalicilico: usare in quasi tutti i pazienti affetti da malattia corona rica o diabete. • Lipid panel (quadro lipidico): valutare il quadro lipidico e trattare riperlipidemia in tutti i pa zienti con patologia cardiaca o vascolare. • £CG: al momento dell’accettazione in quasi tutti i pazienti di età superiore a 50 anni. • X-rays (raggi X): radiografia del torace, addome; valutazione degli accessi vascolari centrali e dei sondini endotracheali. • Advanced directives (direttive di fine vita): fu ll code (fare tutto il possibile) o DNR (do not resuscitate, non rianimare); specificare se annullare eventuali procedure. • Medications (medicamenti): specificare le prescrizioni. Può risultare utile ricordare il trucco mnemonico “Stat DRIP” per le diverse vie di sommini strazione dei farmaci [jtat - avvio della terapia, ciaily - quotidiano, round thè clock - nelle 24 ore, iv - ev e p m (prò re nata) - secondo necessità]. Nell’interesse dei colleghi, occorre forni re prescrizioni pertinenti, secondo necessità, per paracetamolo (acetaminofene), difenidramina, emollienti delle feci o lassativi e sonniferi. Specificare tutti i farmaci di avvio della terapia, poi ché i medicamenti di routine prescritti “una volta al giorno” possono non essere somministrati fino al giorno dopo, a meno che non venga precisato “prima dose ora”.
Elettroliti/equilibrio acido-base
I disturbi della [Na+J (concentrazione dì sodio) derivano nella maggior parte dei casi da altera zioni del bilancio dell’acqua (H 2 0 ), che modificano il rapporto fra Na+ e H 2 0 .1 disturbi del bi lancio del Na+ sono invece legati a modifiche del volume del liquido extracellulare, sia per ipovolemia sia per ipervolemia. Il mantenimento del volume circolante efficace è ottenuto in gran parte per mezzo di modificazioni dell’escrezione urinaria di sodio, mentre il bilancio dell’H 2 0 è ottenuto per mezzo di modificazioni sia dell’assunzione sia dell’escrezione urinaria di H20 (Tab. 2-1). Può derivare confusione dalla simultanea presenza di difetti dell’equilibrio sia dell ’H20 sìa del Na+. Per esempio, un paziente ìpovolemico può avere un’escrezione di Na+ ap propriatamente bassa legata all’incremento del riassorbimento tubulare renale del NaCl filtrato; un concomitante aumento di arginina vasopressina (AVP) circolante - che contribuisce a deter minare il volume circolante efficace (vedi Tab. 2-1) —condurrà alla ritenzione renale dell’H20 ingerita e allo sviluppo di iponatriemia. Iponatriemia L’iponatriemia è definita come una concentrazione sierica di Na+<135 mmol/1 ed è uno fra i disordini elettrolitici più comunemente osservabili nei pazienti ricoverati. I sinto mi sono rappresentati da nausea, vomito, confusione, letargia e disorientamento; se l’iponatrie mia è grave (< 1 2 0 mmol/1 ) e/o a insorgenza improvvisa, possono derivarne convulsioni, ernia cerebrale, coma e morte (vedi oltre, “Iponatriemia acuta sintomatica”). L’iponatriemia è quasi sempre l’effetto dì un aumento dell’AVP circolante e/o di un’aumentata sensibilità renale al l ’azione dell’AVP; un’importante eccezione è la ridotta assunzione dì soluti (potomanía da bir ra), in cui la forte riduzione dell’escrezione urinaria di soluti non è sufficiente per mantenere un’adeguata escrezione di Na+ libera. La concentrazione sierica di Na+non fornisce di per sé in formazioni diagnostiche riguardo al contenuto corporeo di Na+; l’iponatriemia è infatti princi palmente un’alterazione del bilancio delI’H 2 0 . 1 pazienti con iponatriemia sono pertanto classi ficati in tre gruppi dal punto di vista clinico, sulla base della volemia; si distinguono un’ipona triemia ipovolemica, un’iponatriemia normovolemica e un’iponatriemia ipervolemica (Fig. 2-1). In tutte queste varietà di iponatriemia è presente un incremento inappropriato e “non osmotico”
FIGURA 2-1 Schema di approccio diagnostico all’iponatriemia. Vedi il testo per i dettagli (Da: Schrier RW, Atlas of Diseases of the Kidney, Philadelphia, Blackwell Sciences, 1999; riproduzione autorizzata.)
Determinazione della volemia
Cura del paziente ospedalizzato
Elettroliti/equilibrio acido-base
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della AVP circolante, nell’ambito di una ridotta osmolalità del siero. È importante notare che l’iponatriemia è spesso multifattoriale; fra gli stimoli non osmotici clinicamente rilevanti che possono determinare la liberazione di AVP e aumentare il rischio di iponatriemia si possono an noverare farmaci, dolore, nausea ed esercizio fisico intenso. Le indagini di laboratorio da eseguire in un paziente iponatriemico dovrebbero compren dere la misurazione dell’osmolalità sierica per escludere una pseudoiponatriemia dovuta a dislipidemia o a iperproteinemia. Dovrebbe essere misurato anche il glucosio, perché il Na+ sie rico scende di 1,4 mmol per ogni incremento del glucosio di 100 mg/dl, a causa dell’efflusso di acqua dalle cellule indotto dal glucosio. L’iperkaliemia dovrebbe suggerire un’insufficien za surrenalica o un ipoaldosteronismo; un incremento deirazotem ia e della creatininemia sug gerisce una causa renale. Gli elettroliti urinari e l’osmolalità urinaria sono altri test fondamentali nell’inquadramento iniziale dell’iponatriemia. In particolare, un’escrezione urinaria di Na+ < 20 mEq/1 è indicativa di iponatriemia ipovolemica, in assenza di segni clinici una sin drome ipervolemica con ritenzione di Na+ come nel caso dello scompenso cardiaco (vedi Fig. 2-1). U n’osmolalità urinaria <100 mOsmol/kg è indicativa di polidipsia o, in rari casi, di ri dotta assunzione di soluti; un’osmolalità urinaria >400 mOsmol/kg suggerisce che un ecces so di AVP svolga un ruolo di primo piano, mentre valori intermedi sono indicativi di una pa togenesi multifattoriale (per es., eccesso di AVP con una componente di polidipsia). Infine, in un quadro clinico consono dovrebbe essere valutata la funzione della tiroide, delle ghiandole surrenali e dell’ipofisi. Iponatriemia ipovolemica L’ipovolemia da cause sia renali sìa extra-renali si associa a ipona triemia. Le cause renali di ipovolemia comprendono l’insufficienza surrenalica primitiva e l’ipo aldosteronismo, le nefropatie con perdita di sale (per es., la nefropatia da reflusso e la necrosi tubulare acuta non oligurica), i diuretici e la diuresi osmotica. In questi casi il Na+ urinario è ti picamente >20 mEq/1 in un qualsiasi campione, ma può essere <20 mEq/1 nell’iponatriemia da diuretici se l ’esame viene eseguito a distanza dalla somministrazione di questi farmaci. Cause non renali di iponatriemia ipovolemica possono essere rappresentate da perdita per via ga strointestinale (vomito, diarrea o drenaggio da sondino) o percutanea (sudore, ustioni); il Na+ urinario in questi casi è tipicamente <20 mEq/1. Uìpovolemia determina una profonda attivazione neuroumorale, che stimola i sistemi volti a preservare il volume circolante efficace, come l’asse renina-angiotensina-aldosterone (RAA), il sistema nervoso simpatico e l’AVP (vedi Tab. 2-1). L’incremento di AVP circolante svolge la funzione di incrementare la ritenzione delFH20 ingerita e determina così iponatriemia. Il trat tamento migliore dell’iponatriemia ipovolemica consiste nella somministrazione di agenti che aumentano il volume piasmatico, generalmente sotto forma di soluzioni saline isotoniche come la soluzione fisiologica, cioè NaCl allo 0,9%. Se la storia clinica indica che l’iponatriemia è “cronica”, cioè presente da almeno 48 ore* bisogna porre attenzione a evitare l’ipercorrezione (vedi oltre), che può facilmente determinarsi nel caso in cui i livelli di AVP calino rapidamente in seguito alla ricostituzione di volume; in questi casi può rendersi necessaria la somministra zione di desmopressina (DDAVP) e acqua libera per rallentare o arrestare la correzione dell’iponatriemia (vedi oltre). Iponatriemia ipervolemica Le malattie edemigene (scompenso cardiaco congestizio, cirrosi epatica e sindrome nefrosica) si associano spesso a un grado lieve o moderato di iponatriemia ([Na+] = 125-135 mmol/l); in rari casi, pazienti con scompenso cardiaco o cirrosi epatica gravi possono presentare una [Na+] sierica <120 mmol/l. La fisiopatologia è simile a quella dell’ipo natriemia ipovolemica, se non per il fatto che il volume circolante efficace è diminuito per ef fetto di fattori eziologici specifici, vale a dire la disfunzione cardiaca nello scompenso, la vasodilatazione periferica nella cirrosi e l ’ipoalbuminemia nella sindrome nefrosica. Il livello di ipo natriemia è un indice indiretto della concomitante attivazione neuroumorale (vedi Tab. 2-1) e un importante fattore prognostico nell’iponatriemia ipovolemica. La terapia richiede il trattamento della disfunzione di base (per es., riduzione del postcarico nello scompenso cardiaco, paracentesi di un elevato volume di liquido nella cirrosi, terapia immunomodulante in alcune forme dì sindrome nefrosica), riduzione dell’assunzione di sodio, te
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Cura del paziente ospedalizzato
rapia diuretica e, in alcuni casi, restrizione idrica. Anche gli antagonisti della vasopressina (co me tolvaptan e conivaptan) sono efficaci nel normalizzare riponatriemia associata a cirrosi e a scompenso cardiaco. iponatriemia normovolemica La sindrome da inappropriata secrezione di ADH (SIADH) de termina la maggior parte dei casi di iponatriemia normovolemica. Fra le altre cause di ipona triemia normovolemica si annoverano Fipotiroidismo e riposurrenalismo secondario da malat tia ipofisaria; va sottolineato che in quest’ultimo caso la correzione del livello di glucocorticoidi può causare il rapido calo della concentrazione di AVP circolante e l ’ipercorrezione della natriemìa (vedi oltre). Le cause più comuni di SIADH sono rappresentate dalle malattie polmonari (polmonite, tu bercolosi, versamento pleurico) e del sistema nervoso centrale (SNC), come processi espansivi, emorragia subaracnoidea, meningite; la SIADH può insorgere anche in associazione con neo plasie (carcinoma polmonare a piccole cellule) e assunzione di farmaci (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, antidepressivi triciclici, nicotina, vincristina, clorpropamide, carbamazepina, analgesici narcotici, farmaci antipsicotici, ciclofosfamide, ifosfamide). Il tratta mento migliore dell’iponatriemia normovolemica prevede la terapia della malattia di base. La riduzione dell’apporto idrico a meno di un litro al giorno è un caposaldo della terapia, ma può essere inefficace o mal tollerata. In ogni caso, gli antagonisti della vasopressina sono ragione volmente efficaci nel normalizzare la [Na+] in corso di SIADH. Un trattamento alternativo è la somministrazione di diuretici dell’ansa per inibire il meccanismo di concentrazione controcor rente e ridurre così la concentrazione delle urine, in associazione con compresse di sale per via orale per contrastare la perdita di sale dovuta ai diuretici e la conseguente ipovolemia. Iponatriemia acuta sintomatica L’iponatriemia acuta sintomatica è un’emergenza medica; un im provviso calo della [Na+J può superare la capacità del SNC di regolare il volume cellulare e deter minare edema cerebrale, convulsioni e morte. Le donne, soprattutto in menopausa, sono partico larmente suscettibili a questo tipo di conseguenze, mentre nei maschi i segni neurologici sono re lativamente rari. Molti di questi pazienti sviluppano iponatriemia per cause iatrogene, come la som ministrazione post-operatoria di soluzioni ipotoniche, la prescrizione di diuretici tiazidici, la pre parazione per la colonscopia o l’uso intraoperatorio di irrigazioni con glicina. Anche l’associazio ne di polidipsia con una causa di SIADH può causare iponatriemia acuta, come nel caso di un’au mentata assunzione di HzO in occasione di uno sforzo particolarmente intenso, come per esempio una maratona. La “droga del tempo libero” metilen-diossi-metamfetamina (MDMA, ecstasy), può determinare iponatriemia acuta, causando in breve tempo sia liberazione di AVP sia polidipsia. Sintomi gravi si possono manifestare in presenza dì una [Na+] solo modestamente ridotta, nel l’ordine delle 120 mmol/1. Nausea e vomito sono frequenti sintomi prodromici di manifestazioni più gravi. Un importante quadro di accompagnamento può essere l’insufficienza respiratoria, che può essere ipercapnica da depressione del SNC o normocapnica da edema polmonare neurogeno non cardiogeno; l ’ipossia che ne consegue amplifica l’effetto dell’encefalopatia iponatriemica.
\ Vi sono tre considerazioni fondamentali nella terapia dell’iponatriemia. In primo luogo la preI senza, l’assenza e/o la gravità dei sintomi influenzano l’urgenza della terapia (vedi sopra per l’ipo%natriemia sintomatica acuta). Inoltre, i pazienti con iponatriemia presente da almeno 48 ore (“ipo| natriemia cronica”) sono a rischio di sìndrome da demielinizzazione osmotica, in particolare di l mielinolisi pontina centrale, se il sodio sierico viene incrementato di oltre 1 0 - 1 2 mmol/ 1 nelle pri| me 24 ore e/o di oltre 18 mmol/1 nelle prime 48 ore. Infine, la risposta a modalità terapeutiche I come l ’infusione di soluzioni ipertoniche o di antagonisti della vasopressina può essere forte ti mente imprevedibile, cosicché si impone il controllo frequente (ogni 2-4 ore) della natremia. Il | trattamento dell’iponatriemia acuta sintomatica dovrebbe prevedere l’infusione di soluzioni sali¡ ne ipertoniche per incrementare la natremia di 1 - 2 mmol/ 1 ogni ora, fino a raggiungere un incre| mento totale di 4-6 mmol/1; un aumento della concentrazione di questa entità è generalmente suf§ fidente per alleviare i sintomi acuti; in seguito si devono seguire le modalità operative per la cor-
Elettroliti/equilibrio acido-base
razione dell’iponatriemia cronica (vedi oltre). È stato definito un certo numero di equazioni e al goritmi allo scopo di determinare la velocità di infusione delle soluzioni ipertoniche; un sistema accettato è quello di calcolare il deficit di Na+: “deficit di sodio” = 0,6 X p e so corp oreo x ([Na+] desiderato - [Na+]) di partenza. Indipendentemente dal metodo usato per calcolare la velocità di infusione delle soluzioni saline ipertoniche, l’effettivo incremento della natremia è alquanto im prevedibile, dato che i meccanismi fisiologici di base sono soggetti a rapide variazioni; la [Na+] dovrebbe essere determinata ogni 2-4 ore, durante e dopo l’infusione di soluzioni ipertoniche. La somministrazione di ossigeno e il supporto ventilatorio possono essere altri fattori critici nel trat tamento dell’iponatriemia acuta, qualora il paziente sviluppi edema polmonare acuto o un’insuf ficienza respiratoria ipercapnica. I diuretici dell’ansa per via endovenosa sono utili nel trattamento dell’edema polmonare acuto e possono anche aumentare l’escrezione di acqua libera interferen do con il meccanismo renale di concentrazione controcorrente. Va sottolineato come gli antago nisti della vasopressina non abbiano alcun ruolo nel trattamento deU’iponatriemia acuta. La ve locità di correzione dell’iponatriemia in corso di iponatriemia “cronica” dovrebbe essere sensi bilmente minore (<10-12 mmol/1 nelle prime 24 ore e <18 mmol/1 nelle prime 48 ore), così da evitare il rischio di sindrome da demielinizzazione osmotica. Gli antagonisti della vasopressina sono particolamiente efficaci nella SIADH e nell’iponatriemia ipervolemica da scompenso car diaco o cirrosi. Qualora si verifichi un’ipercorrezione della [Na+] in risposta alla somministra zione di antagonisti della vasopressina, di soluzioni ipertoniche o di soluzioni isotoniche (nelI7 iponatriemia cronica ipovolemica), si può reindurre o stabilizzare l’iponatriemia in tutta sicu rezza con la somministrazione deH’agonista della vasopressina DDAVP e di acqua libera per via endovenosa per mezzo di soluzioni di glucosio al 5%; anche in questo caso il controllo frequen te dell’evoluzione della [Na+] è fondamentale per la prosecuzione della terapia. Ipernatriemia
È raramente associata a ipervolemia e si tratta allora tìpicamente di una compli canza iatrogena, come nel caso di somministrazione di soluzioni ipertoniche contenenti bicarbona to di sodio. Più frequentemente l’ipematriemia è il risultato di un deficit combinato di acqua e di volume, con perdita di H 2 O in eccesso di sodio. Persone anziane con ridotto senso della sete e/o dif ficoltà ad assumere liquidi sono a rischio particolarmente elevato di ipernatriemia per ridotta assun zione di H20 libera. Cause comuni di perdita renale di acqua sono la diuresi osmotica secondaria a iperglicemìa, la diuresi post-ostruttiva o alcuni farmaci (mezzo di contrasto radiografico, mannitolo ecc.); un’aumentata diuresi di H20 si verifica nel diabete insipido (DI) centrale o nefrogenico (ve di Cap. 58). Nei pazienti con ipernatriemia dovuta a perdita renale di H 2 O, è importante determi nare la perdita giornaliera di H2O ancora in atto, oltre a calcolare il deficit preesistente (Tab. 2-2).
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Le modalità di correzione dell’ipernatriemia sono delineate nella tabella 2-2. Come nel caso dell’iponatriemia, è opportuno correggere il deficit di H20 con gradualità, riducendo la [Na+] nel volgere di 48-?2 ore, allo scopo di evitare di danneggiare il SNC. A seconda della pressione arteriosa e dello stato della volemia, può essere indicato trattare inizialmente con soluzioni saline ipotoniche (soluzione fisiologica Va o Vi)\ nei pazienti trattati con grandi volumi di •; soluzione glucosata al 5% occorre monitorare la glicemia per rilevare prontamente un’evenI tuale iperglicemia. La valutazione della clearance dell’acqua libera urinaria è di grande aiuto t per determinare giornalmente la perdita in atto di H 2 O libera in pazienti con DI centrale o ne| frogenico (vedi Tab. 2-2). Altre modalità terapeutiche possono essere utili in casi particolari %di ipernatriemia. I pazienti con DI centrale possono rispondere alla somministrazione di DDAVP l per via nasale. Nei pazienti stabili con diabete nefrogenico dovuto all’assunzione di litio si può | ridurre la poliuria con la somministrazione di amiloride (2,5-10 mg/die) o idroclorotiazide | (12,5-50 mg/die), oppure di entrambi i farmaci associati. Si ritiene che questi diuretici au| mentino il riassorbimento di H20 attraverso il tubulo prossimale e diminuiscano la secrezione § distale di soluti, riducendo così la poliuria; l’amiloride è inoltre in grado di ridurre l’ingresso Ì di litio nelle cellule principali del nefrone distale inibendo i canali epiteliali del sodio (ENaC) | sensibili all’amiloride. In ogni caso, tuttavia, la maggior parte dei pazienti con DI indotto dal
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| litio possono trovare un equilibrio adeguato assumendo più acqua. In qualche caso anche i far li maci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono stati impiegati per trattare la poliuria nel DI | nefrogenico, perché riducono l’effetto negativo delle prostaglandine locali sulla concentrazio ni ne delle urine; comunque, la potenziale nefrotossicità dei FANS fa sì che essi costituiscano | un’opzione terapeutica poco apprezzata.
Poiché il potassio (K+) è il principale catione intracellulare, la discussione delle alterazioni del bi lancio del K+ deve considerare le modificazioni degli scambi delle riserve intracellulari ed extracellulari di K+ (il K+ extracellulare costituisce meno del 2% del patrimonio corporeo di K+). L’in sulina, gli agonisti p2~adrenergici e Falcatosi stimolano la captazione di potassio da parte delle cel lule; l’acidosi, la carenza di insulina o l’iperosmolalità acuta (per es., dopo terapia con marinitelo o con soluzioni come la glucosata al 50%) stimolano l’efflusso o riducono la captazione cellulare di K+. Come corollario, la necrosi tissutale e la liberazione di K+ che ne consegue possono causa re iperkaliemia grave, specialmente in presenza di un danno renale acuto. L’iperkaliemia da rabdomiolisi è pertanto particolarmente frequente, data la grande quantità di potassio immagazzinata nei muscoli;.l’iperkaliemia può essere particolarmente pronunciata anche in caso di sindrome da Usi tumorale. H rene svolge un ruolo cruciale nell’escrezione di potassio. Sebbene il K+ sia tra sportato lungo tutto il nefrone, le cellule principali del segmento di connessione e dei dotti collet tori corticali esercitano una funzione dominante nell’escrezione di potassio. L’ingresso apicale del Na+ nelle cellule principali per mezzo dei canali epiteliali del sodio sensibili all’amiloride (ENaC), genera una differenza di potenziale con negatività verso il lume che determina la fuoriuscita del K+ attraverso i canali apicali del K+. Questa relazione costituisce la chiave per la comprensione delle alterazioni del K* al letto del malato. Per esempio, il ridotto apporto di sodio al nefrone distale at-
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TABELLA 2-3
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CÀUSE DI'IPQKÀLìEMIÀ
tenua la capacità di eliminare potassio e può condurre alTiperkaliemia. Alterazioni del sistema RAA possono determinare sia iper- sia ipokaliemia; l’aldosterone svolge un ruolo fondamentale nel l’escrezione di potassio, aumentando l’attività degli ENaC, potenziando così le forze che induco no la secrezione di K+ attraverso il lato luminale della membrana delle cellule principali. Ipokaliemia Le cause principali di ipokaliemia sono schematizzate nella tabella 2-3. Le arit mie atriali e ventricolari sono le più gravi conseguenze cliniche dell’ipokaliemia. I pazienti con concomitante deficit di magnesio e/o in terapia digitalica sono a rischio particolarmente eleva to di aritmie. Altre manifestazioni cliniche possono essere rappresentate da debolezza muscola re, che può essere particolarmente grave in presenza di una [K+] <2,5 rnmol/l, e, se l’ipokalie mia è protratta, ipotensione, ileo, poliuria, cisti renali e persino insufficienza renale. La causa dell’ipokaliemia può essere in genere facilmente individuata sulla base della storia clinica, del l’esame obiettivo e degli esami di laboratorio di routine. Tuttavia, un’ipokaliemia persistente può richiedere un approfondimento diagnostico più accurato (Fig. 2-2): La valutazione iniziale di la-
stinale; TTKG, gradiente transtubulare di potassio; PA, pressione arteriosa; RTA, acidosi tabulare renale; RAS, stenosi dell’arteria renale; RST, tumore secemente renina; IP, iperaldosteronismo primitivo; GRA, iperaldosteronismo sensibile ai glucocorticoidi; AME, eccesso apparente di mineralcorticoidi [Da: Mount DB, Zandi-Nejad K, Disorders of potassium balance, in The Kidney, 8a ed., BM Brenner (ed), Philadelphia, Saun ders, 2008; riproduzione autorizzata].
FIGURA 2-2 Approccio diagnostico all’ipokaliemia. Vedi il testo per i dettagli. FHPP, paralisi periodica ipokaliemica familiare; Gl, gastrointe
Elettroliti/equilibrio acido-base
boratorio dovrebbe prevedere il quadro elettrolitico, l’azotemia, La creatininemia, Tosmolalità piasmatica, il dosaggio di Mg2+ e Ca2+ e l ’esame emocromocitometrico, oltre alla determina zione di pH, osmolalità, creatinina ed elettroliti urinari. I valori dell’osmolalità piasmatica e uri naria sono necessari per calcolare il gradiente transtubulare di K+ (TTKG), che dovrebbe esse re <3 in presenza di ipokaliemia (vedi anche Iperkaliemia). Ulteriori indagini, come il dosag gio di Mg2+ e Ca2+ urinari e/o la misurazione dei livelli plasmatici di renina e aldosterone, pos sono essere necessarie in casi particolari.
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U ipokaliemia può di regola essere trattata correggendo la condizione morbosa di base (per es. la diarrea) o sospendendo un farmaco nocivo (¿er es. diuretici tìazidici o dell’ansa) e associando un supplemento di KC1 per via orale. Tuttavia, l ’ipokaliemia è refrattaria alla correzione in presenza di un deficit di magnesio, che se presente dovrebbe ugualmente essere trattato; la perdita tubulare di entrambi i cationi può essere particolarmente grave in seguito a un Ss danno tubulare renale, come nel caso della nefrotossicità da cisplatino. Se la terapia con diu| retici dell’ansa o tiazidici non può essere sospesa, si può aggiungere allo schema terapeutico I un farmaco che induce risparmio di potassio nel tubulo distale, come l ’amiloride o lo spiro\ nolattone. L’inibizione dell’enzima di conversione delFangiotensina (angiotensin-convertìng | enzyme, ACE) in pazienti con scompenso cardiaco attenua l’ipokalièmia indotta dai diuretici | e protegge dalle aritmie cardiache. Se l’ipokaliemia è grave (<2,5 mmol/1) e/o il supplemento %orale non è attuabile o non è tollerato, può essere somministrato KC1 per via endovenosa at| traverso una vena centrale, con monitoraggio cardiaco in un reparto di terapia intensiva, a una | velocità che non dovrebbe superare le 20 mmol/ora. Il KC1 dovrebbe sempre essere sommini\ strato in soluzioni saline piuttosto che in soluzione glucosata; l’incremento dell’insulinemia | indotto dal glucosio può accentuare improvvisamente l’ipokaliemia. Iperkaliemia Le cause sono riassunte nella tabella 2-4; nella maggior parte dei casi l’iperkaliemia è dovuta a riduzione dell’escrezione renale di K+. Tuttavia, anche l’aumento dell’assun zione alimentare di K+ può avere effetti negativi importanti, per esempio in pazienti diabetici con ipoaldosteronismo iporeninemico o malattie renali croniche. Anche i farmaci che agiscono sull’asse renina-angiotensina-aldosterone sono un’altra causa fondamentale di iperkaliemia, so prattutto in considerazione della recente tendenza ad associare questi farmaci fra loro, per esem pio spironolattone o inibitori del recettore dell’angiotensina con un ACE-inibitore, nell’ambito di malattie cardiache e/o renali. La priorità nel trattamento dell’iperkaliemia è stabilire se vi sia la necessità di un trattamento di emergenza (alterazioni elettrocardiografiche e/o K+ > 6 mmol/1). Questo dovrebbe essere seguito da un accurato inquadramento diagnostico per determinare la causa (Fig. 2-3). L’anamnesi e l ’esame obiettivo dovrebbero focalizzarsi sui farmaci assunti (per es., ACE-inibitori, FANS, trimetoprim/sulfametoxazolo), sulla dieta e i supplementi dietetici (per es., succedanei del sale alimentare), sui fattori di rischio per l’insufficienza renale acuta, sulla contrazione della diuresi, sulla pressione arteriosa e sul bilancio dei liquidi. Le indagini di la boratorio iniziali dovrebbero comprendere elettroliti, azotemia, creatininemia, osmolalità sieri ca, calcemia e magnesiemia, esame emocromocitometrico e determinazione di pH, osmolalità, creatinina ed elettroliti urinari. Una concentrazione urinaria di sodio <20 mmol/suggerisce che la ridotta quantità di sodio nel tubulo distale rappresenti un fattore limitante per l’escrezione di K+; l’espansione di volume con soluzione fisiologica o il trattamento con furosemide può quin di essere efficace per ridurre la concentrazione sierica di K+ aumentando il flusso distale di Na+. I valori dell’osmolalità sierica e urinaria sono necessari per calcolare il TTKG. I valori attesi di TTKG sono in gran parte basati su dati storici: <3 in presenza di ipokaliemia e >7-8 in presen za di iperkaliemia.
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Cura del paziente ospedalizzato
TABELLA 2-4 l i f l l j f l I f j f l j W
fi La più importante conseguenza dell’iperkaliemia è l’alterazione della conduzione cardiaca, con ; il rischio di arresto cardiaco. La figura 2-4 mostra quadri ECG sequenziali in corso di iperl kaliemia; le manifestazioni ECG di iperkaliemia dovrebbero essere considerate autentiche i; emergenze mediche e trattate con urgenza. Tuttavia, le alterazioni ECG in corso di iperkaliei; mia sono notoriamente un indice poco sensibile di gravità dell’iperkaliemia, soprattutto in pa;■ zienti con malattie renali croniche; pertanto, i pazienti con iperkaliemia grave (K+ >6-6,5 %mmol/1) dovrebbero essere trattati energicamente anche in assenza di segni ECG. Il trattamento
Elettroliti/equilibrio acido-base
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FIGURA 2-4 ECG schematici in presenza di livelli sierici di potassio normali o elevati. La comparsa di onde T appuntite (derivazioni precordiali) è seguita da diminuzione di ampiezza dell’onda R, allargamento del QRS, allungamento di P-Q, scomparsa dell’onda P e, alla fine, da un’onda sinusoidale.
| d’urgenza dell’iperkaliemia prevede l ’esecuzione di un ECG convenzionale, il ricovero in ospeij dale, il monitoraggio cardiaco continuo e misure terapeutiche immediate. Le misure terapeu ti tiche per l’iperkaliemia si dividono in tre categorie: 1 ) antagonizzare gli effetti cardiaci dell’iperkaliemia; 2 ) ridurre rapidamente l ’iperkaliemia attraverso la ridistribuzione intracellula| re; 3) rimuovere potassio, dai tessuti corporei. H trattamento dell’iperkaliemia è riassunto nelI la tabella 2-5.
La regolazione del pH fisiologico (7,35-7,45) dipende dalla funzione dei reni e dei polmoni. Se condo Tequazione di Henderson e Hasselbach, il pH è una funzione del rapporto fra HCO 3 “ (re golato dal rene) e PCq 2 (regolata dal polmone). La relazione H C 0 3 ~/P C 0 2 è utile per classificare le alterazioni dell’equilibrio acido-base. L’acidosi è dovuta all’acquisizione di acidi o alla per dita di alcali; le cause possono essere metaboliche (calo dei bicarbonati nel siero) o respiratorie (incremento della Pcoz). L’alcalosi è dovuta alla perdita di acidi o all’acquisizione di basi per cause metaboliche (incremento dì HC 0 3~ nel siero) o respiratorie (calo della Pco2)Per limitare le oscillazioni del pH, le alterazioni metaboliche inducono una risposta compen satoria immediata della ventilazione polmonare; il compenso renale completo delle alterazioni respiratorie è un processo più lento, cosicché il compenso acuto è di entità minore rispetto al compenso cronico. Le alterazioni semplici dell’equilibrio acido-base consistono in un singolo disturbo primario e nella relativa risposta compensatoria. Nelle alterazioni miste è presente una combinazione di disturbi primari. La causa delle alterazioni semplici dell’equilibrio acido-base è generalmente evidente sulla base della storia clinica, dell’esame obiettivo e degli esami di laboratorio di base. La valutazio ne di laboratorio preliminare dipende dallo squilibrio acido-base predominante, ma in caso di acidosi o alcalosi metabolica dovrebbe comprendere elettroliti, azotemia, creatinina, albumina e
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Cura ^
paziente ospedalizzato
7,7
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7,5
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Alcalosl respiratoria# / cronica .
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Pco2, m m H g
12 Pco., kPa
Nomogramma che mostra le bande delle alterazioni non complicate, respiratoria o metabolica, deirequilibrio acido-base in soggetti senza altre patologie. Ogni area di confidenza raffigura la media ± 2 de viazioni standard (DS) per la risposta compensatoria a una determinata alterazione primitiva da parte di sog getti sani o di pazienti. (Da; Levìnsky NG, Barrison —Prìncipi di Medicina Interna, 12a ed., pag. 290; modi ficata da Axbus GS, Can M ed Assoc J 109:291, 1973.) FIGURA 2-5
determinazione di pH ed elettroliti urinari. L’emogasanalisi arteriosa (EGA) non è sempre indi spensabile in pazienti con un'alterazione semplice deirequilibrio acido-base, come per esempio una lieve acidosi metabolica nell’ambito di un’insufficienza renale cronica. Tuttavia, TEGA e il quadro elettrolitico sono necessari per studiare a fondo alterazioni acido-base più complesse. La risposta compensatoria dovrebbe essere valutata per mezzo dell’EGA; la formula di Winter [Pa_ Co2 ss (1,5 X [H C 03- ]) + 8 ± 2] è particolarmente utile per determinare la risposta respiratoria all’acidosi metabolica. Dovrebbe essere calcolato anche il gap anionico; il gap anionico è ugua le a: [Na+] — ([H C03- ] + [CI- ]) = anioni non misurabili — cationi non misurabili. Il gap anio nico dovrebbe essere corretto per le modificazioni di concentrazione dell’albumina, un anione non misurabile principale: il gap anionico corretto è pari a: gap anionico + 2,5 X (4 — albumi na mg/dl). Altri test complementari chiariranno il tipo di acidosi con gap anionico (vedi oltre). Acidosi metabolica
I bassi livelli di H C 03~ nell’acidosi metabolica derivano o dairacquisizione di acidi (organici o inorganici) o dalla perdita di H C 03- ; le cause di acidosi metabolica sono clas sicamente distinte sulla base della presenza o meno di un aumento del gap anionico (Tab. 2-6). L’aci dosi con gap anionico aumentato ( > 1 2 nunol/1 ) è dovuta all’acquisizione corporea di acido, diver so dalTHCl, e anioni non misurabili. Sono cause comuni la chetoacidosi (diabete, digiuno, alcol), l’acidosi lattica, l’avvelenamento (salicilati, glicole etilenico e metanolo) e l’insufficienza renale. Cause rare e recentemente individuate di acidosi con gap anionico comprendono l ’acidosi Dlattica, la tossicità da glicole propilenico e la 5-oxoprolinuria (nota anche come aciduria piro glutammica). L’acidosi D-lattica (l’incremento dell’enantiomero D del lattato) può verificarsi in pazienti sottoposti a exeresi intestinale o portatori di malattie o bypass dell’intestino tenue, con dizioni che determinano un aumento dell’afflusso di carboidrati al colon. L’ipercrescita intesti-
Elettroliti/equilibrio acido-base
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Cura del paziente ospedalizzato
naie di microrganismi che metabolizzano i carboidrati a D-lattica porta all’acidosi D-Iattica; ne può derivare un’ampia gamma di sintomi neurologici, mentre la somministrazione di antibioti ci in grado di controllare la crescita batterica può consentire la risoluzione di questa compli canza. Il glicole propilenico è un solvente comune delle preparazioni per somministrazione en dovenosa di una serie di farmaci, fra i quali il lorazepam. Pazienti che vengono trattati con do si elevate di questi farmaci possono sviluppare un’acidosi metabolica iperosmolare con gap anionico aumentato, dovuta principalmente a incremento del lattato, spesso accom pagnata da insuf ficienza renale acuta. L’aciduria piroglutammica (5-oxoprolinuria) è un’acidosi a elevato gap anionico causata da disfunzione del ciclo del y-glutammile che ripristina i livelli di glutatione intracellulare; la 5-oxoprolina è un prodotto intermedio di questo ciclo. Difetti ereditari del ci clo del y-glutammile sono associati a 5-oxoprolinuria; difetti acquisiti si possono verificare in corso di terapia con paracetamolo (acetaminofene), a causa delle derepressione del ciclo per ri duzione del glutatione e sovrapproduzione di 5-oxoprolina. Il quadro si risolve con la sospen sione del pàracetamolo; il trattamento con N-acetil-cisteina per ripristinare i depositi di gluta tione può accelerare la risoluzione. La diagnosi differenziale fra le varie acidosi con gap anionico aumentato è basata sul quadro clinico e gli esami di laboratorio di routine (vedi Tab. 2-6) in combinazione con la misurazio ne dei lattati sierici e dei chetoni, con lo screening tossicologico (se si sospetta l’ingestione di glicole etilenico o di metanolo) e la determinazione dell’osmolalità sierica. L’acidosi D-lattica può essere diagnosticata con test specifici per l ’enantiomero D; la 5-oxopi‘olinuria può essere diagnosticata sulla base del quadro clinico e confermata dall’esame gas-crom atografico/ spettroscopico di massa (GC/MS) sulle urine, un test di screening pediatrico ampiamente disponibile per la diagnosi degli errori metabolici congeniti (“urine per acidi organici”). I pazienti con intossicazione da glicole etilenico, metanolo o glicole propilenico possono ave re un gap osmolare, definito come una differenza >10 mOsm/kg fra l ’osmolalità calcolata e quel la misurata. L’osmolalità calcolata è pari a 2 X Na+ + glucosio/18 + azoto ureico ematico/2,8. Va notato che anche i pazienti con chetoacidosi alcolica e acidosi lattica possono presentare un lieve incremento del gap osmolare; alternativamente, questi pazienti al momento dell’osserva zione possono avere metabolizzato completamente il glicole etilenico o il metanolo, così da pre sentare un gap anionico aumentato senza aumento del gap osmolare. In ogni caso, la pronta di sponibilità della misurazione dell’osmolalità sierica può essere di ausilio nell’inquadramento ur gente e nel trattamento di pazienti con questo tipo di emergenze mediche. L’acidosi con gap anionico normale può derivare dalla perdita di H C 0 3- dal tratto gastroin testinale. La diarrea è la causa nettamente più frequente, ma anche altre malattie gastrointesti nali associate a perdita verso l’esterno di liquidi ricchi di bicarbonato possono determinare ab bondanti perdite di alcali (per es., nell’ileo secondario a ostruzione intestinale, in cui litri di se crezioni alcaline si accumulano nel lume intestinale). Varie forme di malattie renali possono de terminare un’acidosi con gap anionico normale per ridotto riassorbimento tubulare dei bicarbo nati filtrati e/o ridotta escrezione di ammonio (NH4 ). Gli stadi iniziali di una malattia renale pro gressiva sono spesso associate a un’acidosi con gap anionico normale, con sviluppo di una com ponente con gap anionico nelle fasi più avanzate deirinsufficienza renale. Un'acidosi con gap anionico normale si osserva anche nell’acidosi renale tubulare o nell’ambito di un danno tubu lo-interstiziale, come in caso di necrosi tubulare acuta, di nefrite interstiziale allergica o di ostru zione delle vie urinarie. Infine, un’acidosi con gap anionico normale per sovraccarico esogeno di acidi può verificarsi dopo una rapida espansione di volume con soluzioni saline, con la som ministrazione di NH 4 CI (un componente degli sciroppi per la tosse) o di cloridrato di lisina, op pure in seguito a trattamento con il legante del fosforo sevelamer. II calcolo del gap anionico urinario può essere utile nella valutazione di un’acidosi metabolica ipercloremica, in associazione con la determinazione del pH urinario. Il gap anionico urinario è definito come ([Na+] + [K+]) — [CI- ] urinari = [anioni non misurabili] — [cationi non misurabi li]; lo ione NH4+ è il principale catione urinario non misurabile nell’acidosi metabolica, laddove il gap anionico urinario dovesse risultare fortemente negativo. Un gap anionico negativo suggeri sce pertanto una perdita gastrointestinale di bicarbonato, con adeguata risposta renale e aumento dell’escrezione di NH 4 +; un gap anionico positivo suggerisce un difetto di acidificazione delle uri-
Elettroliti/equilibrio acido-base
ne, come nel caso dell’insufficienza renale o deir acidosi tabulare distale. Un importante fattore
da considerare è che la rapida escrezione renale di anioni non misurabili nell’acidosi con gap amó nico aumentato, come si verifica tipicamente nella chetoacidosi diabetica, può ridurre il gap amó nico sierico e determinare un valore positivo dei gap anionico urinario, nonostante un’adeguata escrezione urinaria di NH 4 +; ciò può condurre a una diagnosi errata di acidosi tubulare renale. £ j | Acidosi metabolica '
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i II trattamento dell’acidosi metabolica dipende dalla causa e dalla gravità. La chetoacidosi diafi betica risponde all'insulina e all’iperidratazione; occorre prestare attenzione alla kaliemia e la ¡ somministrazione di KC1 è fondamentale, giacché la correzione del deficit insulinico può de| terminare una profonda ipokaliemia. L’opportunità di somministrare alcali nelle acidosi con ;■ gap anionico è controversa e raramente si applica alla chetoacidosi diabetica. È ragionevole | trattare l ’acidosi lattica grave con H C 0 3- per via endovenosa a una velocità tale da mantene vi re il pH >7,20; il trattamento di un’acidosi lattica moderata con H C 0 3“ è un argomento di| battuto. La somministrazione di H C 0 3~ è tuttavia opportuna nell’acidosi D-lattica, nell’intos| sicazione da glicole etilenico e da metanolo e nella 5-oxoprolinuria. | L’acidosi metabolica cronica dovrebbe essere trattata quando l’H C 03- è <18-20 mmol/1. In | pazienti con malattia renale cronica vi è qualche evidenza che l’acidosi stimoli il catabolismo pro li teico e possa aggravare l’osteopatia. Il citrato di sodio per os può essere più gradevole del NaH| C 0 3, sebbene sia controindicato nei pazienti con insufficienza renale avanzata, in quanto aumen ti ta l’assorbimento di alluminio. La terapia orale con N aH C0 3 viene in genere iniziata con 650 mg | tre volte al giorno e progressivamente incrementata per mantenere adeguati livelli sierici di H C 03~. Alcalosi metabolica
L’alcalosi metabolica è dovuta all’incremento della concentrazione sieri ca di H C 0 3“ s distinguibile dall’acidosi respiratoria cronica - con incremento compensatorio del riassorbimento renale di HCO 3 - - per il simultaneo riscontro di aumento del pH arterioso, che è invece normale o diminuito nell’acidosi respiratoria cronica. La somministrazione di alcali eso geni (H C 03~, acetato, citrato o lattato) può causare alcalosi se la normale capacità di escrezio ne dell’H C 0 3- è ridotta o se il riassorbimento renale di H C 0 3~ è aumentato. Un problema re centemente riemerso è la “sindrome latte-alcali”, una triade costituita da ipercalcemia, alcalosi metabolica e insufficienza renale acuta dovuta all’assunzione di carbonato di calcio, in partico lare per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi. L’alcalosi metabolica riconosce come causa principale la ritenzione renale di H C 03~ ed è do vuta a una serie di meccanismi patogenetici di base. I pazienti vengono suddivisi in due sotto gruppi principali: quelli sensibili al C l" e quelli resistenti al Cl~. La misurazione del Cl~ urina rio permette questa suddivisione sul piano clinico (Fig. 2-6). Le cause principali di alcalosi Cl~sensibili sono gastrointestinali, da vomito o aspirazione gastrica attraverso sondino, e renali, da terapia diuretica. L’ipovolemia, il deficit di cloruri, l ’attivazione dell’asse renina-angiotensinaaldosterone e l’ipokaliemia svolgono un ruolo nel mantenere questa alcalosi ipocloremica o da “contrazione”. Le varie sindromi da eccesso reale o apparente di mineralcorticoidi causano un’alcalosi metabolica resistente al Cl" (vedi Fig. 2-6); la maggior parte di questi pazienti è ipokaliemica, ha un’espansione di volume e/o è ipertesa. Le forme comuni di alcalosi metabolica so no in genere diagnosticate sulla base dell’anamnesi, dell’esame obiettivo e/o dei test di laborato rio di base. L’EGA è utile per determinare se un’elevata concentrazione di H C 03~ è indicativa di un’alcalosi metabolica o di un’acidosi respiratoria cronica; l’EGA è anche necessaria per l’in quadramento delle alterazioni miste dell’equilibrio acido-base. La determinazione degli elettroli ti urinari è utile per distinguere le forme sensibili da quelle resistenti al Cl” . La concentrazione urinaria di Na+ può quindi essere >20mEq/l nell’alcalosi Cl“ -sensibile, nonostante la presenza di ipovolemia; tuttavia, la concentrazione urinaria di Cl~ sarà molto bassa. Si deve sottolineare che la concentrazione urinaria di Cl- può essere variabile in pazienti con alcalosi da diuretici, a se conda della relazione cronologica con la somministrazione di questi farmaci. Altri test diagno stici, come per esempio i livelli plasmatici di renina, aldosterone e cortisolo, possono essere in dicati nelle forme Cl“ -resistenti con elevata concentrazione urinaria di Cl- (vedi Fig. 2-6).
Cura dei paziente ospedalizzato
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FIGURA 2-6 Approccio diagnostico all’alcalosi metabolica. Vedi il testo per i dettagli, JGA, apparato iuxtaglomerulare; GRA, iperaldosteronismo sensibile ai glucocorticoidi, IA, ipertensione arteriosa. (Da: Duboise TD, Disorders o f acid-base balance, in The Kidney, 8a ed., BM Brenner (ed), Philadelphia, Saunders, 2008; con modifiche; riproduzione autorizzata.)
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Alcalosi metabolica
ì Lo squilibrio acido-base dell’alcalosi Cl~ sensibile risponde alla somministrazione di soluj; zione fisiologica; tuttavia, dovrebbe essere trattata anche la concomitante ipokaliemia. Pa\ zienti con eccesso di minéralcorticoidi, reale o apparente, richiedono il trattamento specifil co della malattia di base. Per esempio, l’iperattività degli ENaC sensibili all’amiloride dei; termina la sindrome di Liddle, che può rispondere alla somministrazione di amiloride o di •; analoghi; pazienti con iperaldosteronismo possono a loro volta rispondere al blocco dei rel cettori per i mineralcorticoidi con spironolattone o eplerenone. Infine, 1*alcalosi grave nel| l ’ambito di una terapia intensiva può richiedere il trattamento con agenti acidificanti, come [i acetazolamide o HC1. Acidosi respiratoria L’acidosi respiratoria è caratterizzata da ritenzione di C 0 2 per insuffi cienza respiratoria. Fra le cause si segnalano sedativi, ictus, malattìe polmonari croniche, ostru zione delle vie aeree, edema polmonare grave, malattie neuromuscolari e arresto cardiopolmo nare. I sintomi sono rappresentati da confusione, asterixis e ottundimento.
"i | L’obiettivo è quello di migliorare la ventilazione liberando le vie aeree e risolvendo il bron\ cospasmo. Nei casi gravi e acuti possono rendersi necessarie l ’intubazione o la ventilazione | non invasiva a pressione positiva. L’acidosi dovuta a ipercapnia è di solito modesta; tuttavia, \ l ’associazione di acidosi respiratoria e metabolica può causare una notevole riduzione del pH. | U n’acidosi respiratoria può accompagnare la ventilazione a basso volume nei pazienti in tera\ pia intensiva e può richiedere un’ipercorrezione metabolica per mantenere il pH normale.
Imaging diagnostico in medicina interna
Atcalosi respiratoria
U n’eccessiva ventilazione causa la riduzione primaria della C 0 2 e l’in nalzamento del pH nella polmonite, nell’edema polmonare, nelle malattie polmonari interstiziali e nell’asma. Sono comuni anche cause psicogene e il dolore; altre possibili cause sono rappre sentate da febbre, ipossia, sepsi, delirium tremens, salicilati, insufficienza epatica, iperventilazione meccanica e lesioni del SNC. La gravidanza si associa a lieve alcalosi respiratoria. L’alcalosi respiratoria grave può causare convulsioni, tetania, aritmie cardiache o perdita di coscienza.
Il trattamento dovrebbe essere indirizzato alla risoluzione della malattia di base. Nei casi psi cogeni possono essere indicati i sedativi o far respirare il paziente in un sacchetto. Alterazioni miste
In molte circostanze si verifica contemporaneamente più di un’alterazione dell’equilibrio acido-base. Gli esempi principali sono l ’associazione di acidosi metabolica e re spiratoria nello shock cardiogeno e di alcalosi metabolica e acidosi con gap anionico aumenta to in pazienti con vomito e chetoacidosì diabetica, nonché di acidosi metabolica con gap anio nico aumentato e alcalosi respiratoria in pazienti con tossicità da salicilati. La diagnosi può es sere clinicamente evidente e/o suggerita dalle relazioni fra P C 0 2 e [H C 03- ], che sono diverse da quelle osservate nelle alterazioni semplici. Per esempio, la Pco 2 iu 1111 paziente con acidosi me tabolica e alcalosi respiratoria sarà nettamente inferiore a quella calcolata in base alla [HCO 3 - ] e alla formula di Winter [Paco 2 = (1.5 X [H C 03~] + 8 ± 2]. N ell’acidosi semplice con gap anionico aumentato il gap anionico cresce in proporzione al la riduzione della [HCO 3 ]. Un calo più modesto della [H C 03~] rispetto al gap anionico sug gerisce la coesistenza di un’alcalosi metabolica. A ll’opposto, un calo proporzionalmente mag giore della [HCO 3 ] rispetto al gap anionico suggerisce la presenza di un’acidosi metabolica mista, in parte con gap anionico aumentato e in parte con gap anionico normale. Va rilevato, tuttavia, che queste affermazioni presuppongono un rapporto 1 : 1 fra anioni non misurabili e riduzione della [H C 03- ], che non sempre è presente nel singolo paziente o con l’evolvere del l’acidosi. Per esempio, la ricostituzione del volume in pazienti con chetoacidosi diabetica au menta caratteristicamente la filtrazione glomerulare e l ’escrezione urinaria di chetoni, por tando così al calo del gap anionico in assenza di una concomitante acidosi con gap anionico normale. ¿per: _ Bosé TD; J [ ; Capi ^
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Imaging diagnostico in medicina interna
I clinici hanno a disposizione un ampio spettro di modalità radiologiche per la diagnosi non in vasiva. Nonostante l’introduzione di metodiche altamente specializzate, esami radiologici come radiografia del torace ed ecografia continuano a rivestire un ruolo essenziale nell’approccio dia gnostico al paziente. La tomografia computerizzata (TC) è disponibile nella maggior parte de gli ospedali anche per le emergenze ed è fondamentale per la valutazione iniziale dei pazienti
• Può essere ottenuta rapidamente e dovrebbe far parte della valutazione standard dei pazienti con disturbi cardiopolmonari. • È in grado di identificare condizioni potenzialmente letali come pneumotorace, presenza d’aria in traperitoneale, edema polmonare e dissezione aortica. • È per lo più normale in un paziente colpito da embolia polmonare acuta. • Deve essere ripetuta entro 4-6 settimane in un paziente con processo pneumonico acuto, per documentare la risoluzione dell’infiltrato visibile radiograficamente. • E utilizzata insieme con l ’esame obiettivo per supportare la diagnosi di scompenso cardiaco congestizio (SCC). Reperti radiografici a sostegno della diagnosi di scompenso cardiaco so no cardiomegalia, cefalizzazione, linee B di Kerley e versamenti pleurici. • Deve essere effettuata quotidianamente nei pazienti intubati per verificare la posizione del sondino endotracheale e l’eventualità di barotrauma. • Aiuta a identificare la patologia alveolare o degli spazi aerei. Caratteristiche radiografiche dì tali patologie consistono in opacizzazioni non omogenee, a placche, e broncogrammi aerei. • Aiuta a documentare la natura libera dei versamenti pleurici. Devono essere eseguite proiezioni in decubito per escludere raccolte localizzate di liquido pleurico, prima di tentare il drenaggio. RADIOGRAFIA PEII/APPOME_______________ __________________________________________________________
• Dovrebbe essere la prima modalità di imaging in un paziente con sospetta occlusione inte stinale. I segni radiografici di ostruzione dell’intestino tenue comprendono livelli idroaerei multipli, assenza di distensione del colon e aspetto “a gradinata” delle anse del tenue. • Non deve essere effettuato lo studio contrastografico con bario quando si sospetta perfora zione intestinale, presenza di gas venoso portale o megacolon tossico. • Si utilizza per valutare le dimensioni dell’intestino: 1. Intestino tenue norrfiale: diametro <3 cm. 2. Calibro normale del cieco: fino a 9 cm, mentre nel restante intestino crasso il diametro arriva fino a 6 cm. ECOGRAFIA
• E più sensibile e specifica della TC per valutare la presenza di calcolosi biliare. • Può identificare rapidamente le dimensioni dei reni in un paziente con insufficienza renale ed è in grado di escludere la presenza di idronefrosi. • Può velocemente individuare la presenza di liquido peritoneale in un paziente con trauma ad dominale chiuso. • È utilizzata congiuntamente a studi Doppler per valutare la presenza di malattia aterosclerotica. • Si utilizza per valutare valvole cardiache e motilità parietale. • Deve essere utilizzata per individuare il liquido pleurico e peritoneale localizzato prima di drenarlo. • Può stabilire le dimensioni di noduli tiroidei e guidare l ’esecuzione di agoaspirato. • E il metodo di prima scelta per valutare la patologia nota o sospetta dello scroto. • Dovrebbe essere la prima modalità di imaging per la valutazione delle ovaie. TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA
• È altamente sensibile per la diagnosi di un’emorragia subaracnoidea acuta, e nelle situazioni acute è più sensibile della RM. • La TC cerebrale è un esame essenziale per la valutazione di un paziente con alterazioni del lo stato mentale al fine di escludere entità cliniche quali emorragie intracraniche, effetto mas sa, ematomi subdurali o epidurali e idrocefalo. • È preferibile alla RM per l’esame di lesioni ossee del cranio e della colonna vertebrale.
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Cura del paziente ospedalizzato
• La TC del torace deve essere considerata per la valutazione di un paziente con dolore toraci co, al fine di escludere entità quali embolia polmonare o dissezione aortica. • La TC del torace è fondamentale per la valutazione di noduli polmonari, per individuare una linfoadenopatia toracica. • La TC con sezioni ad alta risoluzione dei polmoni è la modalità di imaging di prima scelta per valutare l’interstizio polmonare in un paziente con pneumopatia interstiziale. • Può essere utilizzata per valutare la presenza di liquido pleurico e pericardico e per identifi care versamenti localizzati. • È un esame essenziale in un paziente con dolore addominale di origine sconosciuta, per iden tificare condizioni quali appendicite, ischemia o infarto mesenterico, diverticolite o pancreatite. • La TC dell’addome è inoltre l’esame di prima scelta per la valutazione della nefrolitiasi in un paziente colpito da colica renale. • E l’esame di prima scelta per valutare la presenza di un ascesso toracico o addominale. • Insieme alla radiografia dell’addome, la TC può contribuire a identificare la causa di un’oc clusione intestinale. • È in grado di identificare patologie addominali, come intussuscezione e volvolo, in un pa ziente che presenta dolore addominale, • È la modalità di imaging di prima scelta per valutare il retroperitoneo. • Deve essere eseguita rapidamente in un paziente con trauma addominale, per valutare la pre senza di emorragia intraddominale e per stimare i danni agli organi addominali. RISONANZA MAGNETICA_______________________________________________________________________________
• E più utile della TC per la valutazione di infarto ischemico, demenza, lesioni solide, malat tie demielìnizzantì e per la maggior parte delle patologie spinali non ossee. • Garantisce un imaging eccellente delle grandi articolazioni, inclusi ginocchio, anca e spalla. • Può essere utilizzata, spesso insieme alla TC o aU’angiografia, per valutare possibili aneuri smi dissecanti dell’aorta e anomalie congenite del sistema cardiovascolare. • La RM cardiaca si dimostra utile per valutare la motilità parietale e la vitalità del muscolo cardiaco in caso di cardiopatia ischemica. • E preferibile alla TC per la valutazione di masse surrenaliche, come il feocromocitoma, e per operare la differenziazione fra masse surrenaliche benigne e maligne.
Procedure comunemente eseguite da internisti
Gli internisti effettuano una vasta gamma dì procedure mediche, benché queste presentino am pie variazioni da un ospedale all’altro. Internisti, infermieri o altri operatori sanitari eseguono punture venose per analisi del sangue, punture arteriose per emogasanalisi, intubazione endo tracheale, sigmoidoscopia flessibile e inseriscono cateteri endovenosi, sondini nasogastrici e ca teteri urinari. Queste procedure non sono qui descrìtte, ma richiedono abilità ed esperienza per ridurre al minimo il disagio del paziente e le potenziali complicanze. In questa sede, si passe ranno in rassegna le procedure diagnostiche e terapeutiche più invasive eseguite dagli internisti: toracentesi, puntura lombare e paracentesi. Molte altre tecniche sono eseguite da specialisti e necessitano di ulteriore addestramento e accreditamento, comprese le seguenti:
• Allergologia ~ test cutanei, rinoscopia. • Cardiologia - test da sforzo, ecocardiogrammi, cateterismo coronarico, angioplastica, inse rimento di stent, pacemaker, test elettrofisiologici e ablazione, defibrillatori impiantabili, cardioversione.
Procedure comunemente eseguite da internisti
• Endocrinologia - biopsia tiroidea, test ormonali dinamici, densitometria ossea. • Gastroenterologia —endoscopia superiore e inferiore, manometria esofagea, colangiopancreatografia retrograda endoscopica, inserimento di stent, ecografia endoscopica, biopsia epatica. • Ematologia/oncologia —biopsia osteomidoilare, trapianto di cellule staminali, biopsia linfonodale, plasmaferesi. • Pneumologia - intubazione e gestione del ventilatore meccanico, broncoscopia. • Nefrologia - biopsia renale, dialisi. • Reumatologia —artrocentesi. Ecografìa, tomografia computerizzata (TC) e risonanza magnetica (RM) sono sempre più im piegate per guidare le procedure invasive e gli strumenti flessibili a fibre ottiche si estendono a raggiungere varie parti del corpo. Prima delle procedure mediche più invasive, come quelle ri portate di seguito, è necessario ottenere il consenso informato per iscritto.
Il drenaggio dello spazio pleurico può essere eseguito al letto del paziente. Indicazioni per que sta procedura sono la valutazione diagnostica del liquido pleurico, la rimozione di liquido pleu rico per un sollievo sintomatico e l ’instillazione di agenti sclerosanti nei pazienti con versamenti pleurici ricorrenti, di solito maligni. Preparazione La familiarità con gli elementi che compongono un vassoio per toracentesi è un requisito importante per l’esecuzione di una toracentesi efficace. È necessario disporre di una recente radiografia del torace in proiezione postero-anteriore e laterale per documentare la na tura mobile del versamento pleurico. I versamenti localizzati devono essere individuati median te ecografia o TC prima del drenaggio. Tecnica L’approccio preferito per l’accesso al liquido pleurico è quello posteriore; una posi zione confortevole, sia del paziente sia del medico, è la chiave del successo. Il paziente deve se dere sul bordo del letto e sporgersi in avanti, con le braccia appoggiate a un cuscino posto su un carrello accanto al letto. I pazienti che devono essere sottoposti a toracentesi sono spesso gra vemente dispnoici ed è importante stabilire se possano mantenere questa posizione per almeno 10 minuti. Il sito d’entrata per la toracentesi si sceglie in base all’esame obiettivo e ai reperti ra diografici. La percussione dell’area ottusa viene utilizzata per definire l’estensione del versa mento toracico e il sito d ’entrata è il primo o secondo spazio intercostale più alto in quest’area, sulla superficie superiore della costa per evitare il nervo, l’arteria e la vena intercostale, che de corrono lungo la superficie inferiore della costa (Fig. 4-1). Il sito d ’entrata deve essere marcato con una penna, per guidare la toracentesi. Viene quin di preparata la cute e coperta con un telo sterile; l ’operatore deve sempre agire in condizioni di sterilità. Per anestetizzare la cute si utilizza un ago di piccolo calibro, mentre un ago più grande serve ad anestetizzare la superficie superiore della costa. L’ago deve pertanto essere diretto sopra il margine superiore della costa, per anestetizzare la pleura parietale; successi vamente, si deve penetrare con l’ago nello spazio pleurico, utilizzando quantità generose di lidocaina. Un particolare ago da toracentesi con annessa siringa deve poi essere utilizzato per penetra re nella cute. L’ago deve essere spinto sulla superficie superiore della costa e, mantenendo una leggera pressione negativa, deve poi essere spinto lentamente nello spazio pleurico. Se deve es sere eseguita una toracentesi diagnostica, è sufficiente l’aspirazione di 35-50 mi di liquido. Se si tratta di una toracentesi terapeutica, si utilizza un rubinetto di regolazione a tre vie per diri gere il liquido pleurico aspirato nelle bottiglie o sacche. Non deve essere aspirato più di un li tro di liquido alla volta, poiché l’estrazione di quantità superiori a 1-1,5 1 può dar luogo a ede ma polmonare da riespansione. Dopo che tutti i campioni sono stati raccolti, l’ago da toracentesi deve essere estratto e il si to d’inserimento deve essere tenuto occluso per almeno un minuto.
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Cura del paziente ospedalizzato
Nella toracentesi l’ago deve essere inserito al dì sopra della superficie superiore della costa al fi ne di evitare il fascio neurovascolare. (Da: LG Gomella, SA Haist, Clinician Pocket Reference, 11“ ed., New York, McGraw-Hill, 2007.) FIGURA 4-1
Raccolta di campioni La valutazione diagnostica del liquido pleurico dipende dalla situazio ne clinica. Tutti i campioni devono essere inviati al laboratorio per la conta cellulare totale e la formula, la colorazione di Gram e le colture batteriche. Devono inoltre essere determinati LDH e proteine, per differenziare tra versamento pleurico essudativo e trasudativo. Il pH deve esse re misurato se vi è il sospetto diagnostico di empiema. Altri studi sul liquido pleurico consi stono in colture micobatteriche e fungine, glucosio, livello di trigliceridi, amilasi e valutazione citologica. Postprocedura
Per valutare la presenza di pneumotorace deve essere eseguita una radiografia toracica postprocedurale e il paziente deve essere istruito ad avvisare il medico nel caso si ma nifesti nuovamente mancanza di fiato.
La valutazione del liquor o liquido cerebrospinale (LCS) è essenziale in caso di sospetto dia gnostico di infezione meningea, emorragia subaracnoidea, patologia neoplastica leptomeningea e meningite non infettiva. Controindicazioni relative alla puntura lombare (rachicentesi) sono infezioni cutanee locali nell’area lombare e sospette lesioni solide del midollo spinale o intracraniche. Anche qualsiasi forma di diatesi emorragica deve essere corretta prima di eseguire la puntura lombare, al fine di evitare la possibile formazione di un ematoma epidurale. Per ese guire in sicurezza una puntura lombare è consigliabile una conta piastrinica funzionale >50000/|J.l e un INR <1,5. Preparazione La familiarità con gli elementi che compongono un vassoio per puntura lomba re è un requisito importante per l ’esecuzione di una puntura lombare efficace. Nei pazienti con deficit neurologico focale o con segni di papilledema all’esame obiettivo, prima di eseguire la punt ura si dovrebbe effettuare una TC del cranio. Tecnica
II posizionamento adeguato del paziente è importante perché la puntura lombare abbia successo. Si possono utilizzare due differenti posizioni: in decubito laterale e seduta;
Procedure comunemente eseguite da internisti
Allineamento verticale di spalle e pelvi
FIGURA 4-2 Corretto posizionamento di un paziente in decubito laterale. Da notare che le spalle e le anche so no su un piano verticale; il tronco è perpendicolare al letto. (Da\ SE Strauss et al., JAMA 296:2012, 2006; riproduzione autorizzata.)
per lo più, le punture lombari vengono eseguite nella prima posizione (Fig. 4-2), mentre la posizione seduta è preferibile nei pazienti obesi. In entrambe le posizioni, il paziente deve essere istruito a flettere il più possibile la colonna vertebrale. In decubito laterale, il pazien te deve assumere la posizione fetale, con le ginocchia flesse sull’addome. In posizione sedu ta, il paziente deve curvarsi su un tavolo accanto al letto, con la testa appoggiata sulle brac cia conserte. II sito d’entrata della puntura lombare è sotto al livello del cono midollare, che nella mag gior parte degli adulti raggiunge L1-L2; quindi, è possibile penetrare negli interspazi L3-L4 o L4-L5. Occorre identificare la cresta iliaca superiore posteriore e palpare la colonna vertebra le a questo livello, che rappresenta l ’interspazio L3-L4; gli altri interspazi sono individuati me diante questo punto di repere. Il punto di mezzo dell’interspazio fra i processi spinosi è il sito d ’ingresso per l’ago da toracentesi. Questa sede deve essere marcata con una penna, per gui dare la puntura lombare. La pelle deve essere quindi disinfettata e coperta con un telo sterile; l’operatore deve sempre agire in condizioni di sterilità. Per anestetizzare la cute e il tessuto sot tocutaneo si utilizza Un ago di piccolo calibro. L’ago spinale deve essere introdotto perpendi colarmente alla cute sulla linea mediana e deve quindi essere fatto avanzare lentamente. Il man drino dell’ago deve essere ritirato spesso, méntre l’ago avanza. Quando l’ago penetra nello spa zio subaracnoideo, si percepisce talvolta un “pop” . Se si incontra l’osso, l’ago deve essere ri tirato appena sotto la pelle e quindi reindirizzato più caudalmente. Una volta che il liquor ini zia a defluire, può essere misurata la pressione d’apertura, facendo spostare il paziente in de cubito laterale se inizialmente era seduto. Dopo aver misurato la pressione, il liquor deve es sere raccolto in una serie di provette per le varie analisi; deve essere raccolta una quantità mi nima di 10-15 mi di LCS. Una volta prelevata la quantità necessaria di liquor, si inserisce nuovamente il mandrino e si rimuove l’ago spinale. Raccolta di campioni La valutazione diagnostica del liquor si basa sul quadro clinico. In ge nerale, il liquido deve sempre essere inviato al laboratorio per conta cellulare totale e formula, proteine, glucosio e colture batteriche. Altri esami specialistici che possono essere eseguiti con sistono in colture virali, micobatteriche e fungine, test per la sifilide, antigene criptococcico, ban de oligoclonali ed esame citologico. Postprocedura Per ridurre le probabilità di cefalea post-puntura lombare, il paziente deve es sere istruito a giacere prono per almeno 3 ore. Se insorge comunque cefalea, sono spesso utili riposo a letto, terapia idratante e analgesici orali. Se la cefalea risulta intrattabile, il paziente po-
Cura del paziente ospedalizzato
irebbe avere una perdita persistente di LCS. In questo caso, deve essere considerata l’opportu nità di un consulto con un anestesista per il posizionamento di un “patch” ematico.
La rimozione e l ’analisi del liquido peritoneale sono elementi preziosi per la valutazione dei pa zienti con ascite di nuova insorgenza o di eziologia sconosciuta. Sono importanti anche nei pa zienti con ascite nota che presentano uno scompenso delle condizioni cliniche. Controindica zioni relative sono rappresentate da diatesi emorragica, interventi chirurgici addominali prece denti, distensione intestinale o ascite nota localizzata. Preparazione Prima di eseguire una paracentesi, deve essere corretta qualsiasi forma grave di diatesi emorragica. Anche la distensione intestinale può essere attenuata mediante inserimento di un sondino nasogastrico e prima di iniziare la procedura deve anche essere svuotata la vesci ca. Se deve essere eseguita una paracentesi molto voluminosa, occorre procurarsi grandi botti glie a vuoto con cannule di connessione adeguate. Tecnica
Una posizione appropriata del paziente facilita notevolmente l’esecuzione della para centesi. Il paziente deve giacere supino, con la testata del letto sollevata a 45°; tale posizione deve essere mantenuta per circa 15 minuti perché il liquido ascitico si accumuli nella parte de clive dell’addome. Il sito preferito di inserimento per la paracentesi consiste nella puntura della linea mediana a metà fra sinfisi pubica e ombelico, in un punto localizzato sulla linea alba che è relativamente avascolare. Questa sede deve essere evitata se è presente una cicatrice chirurgica precedente, poiché può essere intervenuta una neovascolarizzazione. Fra i siti di ingresso alternativi vi so no i quadranti inferiori, lateralmente al muscolo retto dell’addome, ma occorre prestare atten zione a evitare vasi sanguigni collaterali che possono essersi formati in pazienti affetti da iper tensione portale. La pelle viene disinfettata e coperta con un telo sterile. Cute, sottocute e parete addominale fi no al peritoneo devono essere infiltrati con un anestetico. L'ago da paracentesi con annessa siringa viene quindi introdotto nella linea mediana, perpendicolarmente alla cute. Per evitare la fuoriusci ta di liquido ascitico, può essere talvolta utile un inserimento a “Z”: dopo aver forato la pelle, l’ago viene introdotto per 1-2 cm prima di avanzare ulteriormente. Quindi sì fa avanzare lentamente, men tre si continua ad aspirare. Una volta forato il peritoneo, l’ago affonda notevolmente. Subito dopo, il liquido dovrebbe fluire liberamente nella siringa. Per una paracentesi diagnostica, è adeguato il prelievo di 50 mi di liquido ascitico; per una paracentesi di grande volume, un’opzione comune è il drenaggio diretto in grandi contenitori a vuoto, utilizzando cannule di connessione. Dopo la raccolta di tutti i campioni, l’ago da paracentesi deve essere rimosso e occorre ap plicare una salda pressione sul sito di puntura. Raccolta di campioni II liquido peritoneale deve essere inviato al laboratorio per conta cellu lare con formula, colorazione di Gram ed esame colturale. È inoltre necessaria la misurazione deH’albumina per il calcolo del gradiente albuminico siero-ascite. Sulla base del quadro clinico, possono essere richiesti altri esami, come coltura per micobatteri, amilasi, adenosina deaminasi, trigliceridì ed esame citologico. Postprocedura Dopo la procedura il paziente deve essere monitorato attentamente e fatto gia cere supino per alcune ore. Se sì verifica una perdita persistente di liquido, può essere utile il ri poso prolungato a letto con una medicazione compressiva sulla sede di puntura. Nei pazienti con disfunzione epatica sottoposti a paracentesi di grande volume, l’improvvisa riduzione del volu me intravascolare può scatenare una sindrome epatorenale. È stato dimostrato che la sommini strazione ev di 25 g di albumina dopo paracentesi di grande volume diminuisce l’incidenza di insufficienza renale postprocedurale. Infine, se l ’analisi del liquido ascitico individua segni di peritonite batterica spontanea, devono essere somministrati al più presto antibiotici (attivi sui batteri intestinali Gram-negativi) e albumina ev.
Principi di medicina dell'area critica
Prìncipi di medicina dell'area critica
VALUTAZIONE PRELIMINARE DEI PAZIENTI CRITICO___________________________________________________
La valutazione iniziale del paziente critico deve essere spesso completata rapidamente e prima di avere ottenuto un’accurata anamnesi. La stabilizzazione delle funzioni fisiologiche procede secondo i principi del supporto vitale cardiovascolare avanzato e spesso comprende tecniche in vasive, come la ventilazione meccanica e la terapia sostitutiva della funzione renale, per soste nere funzioni organiche compromesse. Sono stati sviluppati vari sistemi, come l’APACHE II, per definire, mediante un punteggio, la gravità dello stato di malattia. Sebbene questi strumenti siano utili per assicurare l’omogeneità dei gruppi di pazienti inseriti negli studi clinici control lati o in programmi di monitoraggio della qualità, il loro significato nel singolo paziente è me no evidente. Questi sistemi di valutazione non sono in genere uno strumento impiegato per orien tare la gestione clinica. SHOCK_________________________________ _________________________________________________________________
Lo shock, che è caratterizzato dall 5 ipoperfusione multisistemica di organi terminali e da ipossia tissutale, è una causa frequente di ricovero in unità di terapia intensiva (UTI). Nello shock è pre sente una serie di indicatori clinici, come riduzione della pressione arteriosa media, tachicardia, tachipnea, estremità fredde, alterazione dello stato mentale, oliguria e acidosi lattica. Sebbene l’ipotensione sia quasi la regola nello shock, non vi è un valore pressorio soglia per definirlo. Lo shock può t rarre origine da una riduzione della gittata cardiaca, da una riduzione delle resi stenze vascolari periferiche o da entrambe le condizioni. Le tre principali categorie di shock so no lo shock ipovolemico, lo shock cardiogeno e lo shock ad alta gittata cardiaca/bassa resisten za vascolare periferica. L’inquadramento clinico può essere utile per determinare l’adeguatezza della gittata cardiaca; il polso periferico piccolo, le estremità fredde e il riempimento capillare tardivo sono indicativi di gittata cardiaca ridotta. La presenza di indicatori di aita gittata cardia ca (polso ampio, estremità calde) associati a shock depone per una riduzione delle resistenze va scolari sistemiche. La riduzione della gittata cardiaca può essere dovuta a deplezione del volu me intravascolare (per es., emorragia) o a disfunzione cardiaca. La riduzione delle resistenze va scolari è spesso causata dalla sepsi, ma si osserva ipotensione ad alta gittata cardiaca anche in caso di pancreatite, ustioni, anafilassi, shunt arterovenosi periferici e tireotossicosi. Il trattamento precoce ed energico dello shock settico e cardiogeno può migliorare la sopravvivenza; ulteriori indagini (come l’ecocardiogramma) e/o il monitoraggio invasivo dovrebbero essere eseguiti per completare con dati obiettivi l ’inquadramento clinico. L’approccio al paziente con shock è sin tetizzato nella figura 5-1. SUPPORTO VENTILATORIO MECCANICO______________________________________ __________________________
I pazienti critici richiedono spesso la ventilazione meccanica. Durante le fasi iniziali della ria nimazione dovrebbero essere seguiti i principi standard del supporto vitale cardiovascolare avan zato. La ventilazione meccanica dovrebbe essere presa in considerazione nell’insufficienza re spiratoria ipossiemica acuta, che può verificarsi in seguito a shock cardiogeno, edema polmo nare (cardiogeno o non cardiogeno) o polmonite. La ventilazione meccanica dovrebbe essere considerata anche nelle condizioni di insufficienza ventilatoria, che possono derivare da un so vraccarico del sistema respiratorio - spesso messo in evidenza da acidosi lattica o ridotta compliance polmonare. La ventilazione meccanica può ridurre il lavoro respiratorio, migliorare l’os sigenazione arteriosa e l’apporto di ossigeno ai tessuti e ridurre l’acidosi. Dopo l’inizio della ventilazione meccanica si registra una riduzione della pressione arteriosa media, a causa della riduzione del ritorno venoso per la ventilazione a pressione positiva, della ridotta secrezione di catecolamine endogene e della somministrazione di farmaci volti a facilitare l’intubazione. Poi-
Cura del paziente ospedalizzato
SH O CK
Estrem ità fredde e sudate
*
Estrem ità cald e e asciutte
....
S<« E levata gittata c a r d ia c a J É | f e i| r ;i;ir 5
^ Può S h o ck settico, I ca u sa re insufficienza epatica!
méAntibiotici, TM P, steroidi a b a s s e dosi, proteina C attivata C u o re ‘Vuoto" (sh o ck ipovolemico)
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E
C o n sid e rare ecocardiogram tna, cateterism o ven o so centrale o dell’arteria polm onare
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Infondere liquidi
N e ssu n miglioramento
C risi surrenale, sindrom e def cu o re destro, malattia pericardica
5>=. ' ì - ->• ; . ■ ■ : . - ¿ft. l C o n sid e rare ecocardiogram m a, cateterism o c ' j v en o so centrale o dell’arteria polm onare
FIGURA S-1 coce.
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Approccio al paziente in stato di shock. PVG, polso venoso giugulare; TMP, terapia mirata pre
che l’ipovolemia contribuisce spesso all’ipotensione da intubazione, si dovrebbe considerare la somministrazione di un supplemento di volume per via endovenosa. Le principali forme di in sufficienza respiratoria sono discusse nel capitolo 16.
| Molti pazienti sottoposti a ventilazione meccanica richiedono una terapia per il dolore (in ge| nere con oppiacei e per l’ansia (tipicamente con benzodiazepine, che hanno anche il vantag li gio di indurre amnesia). Meno comunemente sono necessari farmaci bloccanti neuromuscola| ri per facilitare la ventilazione, quando vi sono gravi dissincronie fra gli sforzi respiratori del | paziente e il ventilatore, che non possono essere corrette con modificazioni delle impostazio| ni del ventilatore; una sedazione energica è necessaria durante il trattamento con bloccanti neuI romuscolari. I bloccanti neuromuscolari dovrebbero essere impiegati con cautela perché dal | loro impiego può derivare una miopatia con persistente debolezza muscolare. | Lo svezzamento dalla ventilazione meccanica dovrebbe essere preso in considerazione quansj do il processo morboso che ha condotto all’intubazione è in miglioramento. Ogni giorno doe vrebbe essere eseguito uno screening sul paziente intubato per valutare la possibilità di inizia%re Io svezzamento. L’ossigenazione stabile (a bassi livelli di PEEP), il mantenimento dei rifles-
Principi di medicina deil'area critica
.* si della tosse e delle vie aeree e l’assenza (o la marcata riduzione) del fabbisogno di agenti vaf soattivi sono fattori necessari prima di poter prendere in considerazione un tentativo di svezza%me nt o dalla ventilazione meccanica. La ma n o v r a più efficace ai fini delio svezzamento è in ge| nere un tentativo di ripristino del respiro spontaneo, che prevede un periodo di 30-120 minuti 3 di respiro senza significativo supporto ventilatoiio. Si possono impiegare sia un sistema respiì ratorio aperto a T sia un supporto ventilatorio di entità minima (supporto di pressione per su; perare la resistenza del tubo endotracheale e/o bassi livelli di CPAP). Il tentativo di respiro spon| taneo si ritiene fallito se si sviluppano tachipnea (frequenza respiratoria >35 atti al minuto per I oltre 5 minuti), ipossiemia (saturazione di ossigeno <90%), tachicardia (più di 140 battiti/miì nuto o incremento del 2 0 % rispetto al valore basale), bradicardia (riduzione del 2 0 % rispetto al 3 valore basale), ipotensione (<90 mmHg), ipertensione (>180 mmHg), ansia o iperdiafòresi. Alì la fine del tentativo di respiro spontaneo, la possibilità di procedere allo svezzamento può es¡j sere definita per mezzo del “rapid shallow breathing index” (RSBI o f/Vt), che è calcolato di| videndo la frequenza respiratoria in atti/minuto per il volume corrente in litri. Un valore di f/Vt | <105 alla fine del test di respiro spontaneo giustifica un tentativo di estubazione. INSUFFICIENZA MULTIORGANO_________________________________________________________________________
L’insufficienza multiorgano è una sindrome definita dalla contemporanea disfunzione o insuffi cienza di almeno due organi in un paziente critico. L’insufficienza multiorgano è una conse guenza comune di malattie infiammatorie sistemiche (sepsi, trauma, pancreatite). Per soddisfa re i criteri per l’insufficienza multiorgano, l’insufficienza di ciascun organo deve durare più di 24 ore. La prognosi peggiora con il prolungarsi dell’insufficienza d’organo e con l’aumentare del numero di organi compromessi. MONITORAGGIO IN UTI_________________________________________________________________________________
In condizioni critiche è necessario il controllo stretto e spesso continuo della funzione di nume rosi organi e sistemi. Oltre aH’ossimetria periferica, l’esecuzione di frequenti emogasanalisi ar teriose permette di valutare l’evoluzione di un eventuale squilibrio acido-base e l ’adeguatezza del la ventilazione. Viene spesso eseguito il monitoraggio intra-arterioso della pressione, per seguire revolvera dei valori pressori e per ottenere campioni di sangue arterioso per l’emogasanalisi e altre indagini. I cateteri per l’arteria polmonare (Swan-Ganz) misurano la pressione arteriosa pol monare, la gittata cardiaca e le resistenze vascolari sistemiche. Tuttavia, non è stato dimostrato che il posizionamento di un catetere nell’arteria polmonare offra un beneficio in termini di mor bilità o mortalità; d’altra parte sono state descritte rare, ma significative, complicanze legate al posizionamento dell’accesso venoso centrale (pneumotorace, infezioni) o allo stesso catetere ar terioso polmonare (aritmie cardiache, rottura dell’arteria polmonare). Pertanto, il posizionamen to di routine di un catetere nell’arteria polmonare non è attualmente indicato nel paziente critico. Nei pazienti intubati sottoposti a ventilazione meccanica con modalità che permettono il con trollo del volume inspirato, la meccanica respiratoria può essere monitorata agevolmente. La pressione di picco nelle vie aeree viene regolarmente misurata dal ventilatore meccanico e la pressione di plateau può essere determinata inserendo una pausa tele-inspiratoria. La resistenza inspiratoria delle vie aeree viene calcolata come la differenza fra la pressione di picco e la pres sione di plateau delle vie aeree (con aggiustamenti in funzione della velocità di flusso). L’au mento della resistenza delle vie aeree può essere determinato da bronCospasmo, secrezioni nel le vie aeree o ripiegamento del tubo endotracheale. La compliance statica del sistema respira torio è calcolata dividendo il volume corrente per il gradiente di pressione nelle vie aeree (pres sione di plateau meno PEEP). Una riduzione di compliance del sistema respiratorio può deriva re da versamenti pleurici, pneumotorace, polmonite, edema polmonare o auto-PEEP. PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE NEL PAZIENTE CRITICO_______________________________
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I pazienti critici sono esposti al rischio di una serie di complicanze, tra cui quelle di seguito elen cate: ■ Sepsi - Spesso è correlata al monitoraggio invasivo attuato nel paziente critico.
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Cura de! paziente ospedalizzato
• Anemia - Spesso è dovuta a infiammazione cronica, ma anche a perdite di sangue iatrogene. • Trombosi venosa profonda —Può verificarsi nonostante una profilassi standard con eparina per via sottocutanea o con strumenti di compressione sequenziale, nonché a livello della se de di inserimento del catetere venoso centrale. • Sanguinamento gastrointestinale - Si sviluppano facilmente ulcere da stress della mucosa ga strica in pazienti con diatesi emorragica, shock o insufficienza respiratoria; in questi pazien ti è necessaria una profilassi con antiacidi. • Insufficienza renale acuta - È un rischio accentuato dalla somministrazione di farmaci nefrotossici e dall’esecuzione di esami contrastografici. L’eziologia più comune è la necrosi ta bulare acuta. Il trattamento con dopamina a basse dosi non conferisce protezione dallo svi luppo di insufficienza renale acuta. • Iperglicemia - Si verifica spesso in corso di nutrizione parenterale: la correzione energica con insulina migliora la sopravvivenza nei pazienti chirurgici ricoverati in UTI. • Neuromiopatia del paziente ricoverato in UTI —Sono state descritte neuropatie e miopatie, soprattutto nei pazienti con sepsi. DISFUNZIONI NEUROLOGICHE NEI PAZIENTI CRITICI__________________________________________________
Nei pazienti critici possono svilupparsi numerosi disturbi neurologici. La maggior parte dei pa zienti ricoverati in UTI presenta delirium, che è caratterizzato da un mutamento rapido delle condizioni mentali, disattenzione, pensiero disorganizzato e alterazione del livello di coscienza. Complicanze neurologiche meno frequenti, ma importanti, sono il danno cerebrale anossico, l ’ic tus e lo stato di male epilettico. LIMITAZIONE 0 SOSPENSIONE DELLE CURE
Nelle UTI è comune l’astensione o la sospensione delle terapie invasive. Il progresso tecnolo gico consente di mantenere in UTI pazienti con possibilità di guarigione minime o assenti. Con crescente frequenza i pazienti, i familiari e il personale di assistenza riconoscono il valore etico di sospendere le cure quando il paziente o il suo rappresentante legale stabiliscono che gli obiet tivi assistenziali prefissati non sono più raggiungibili nella situazione clinica creatasi.
Dolore e suo trattamento
g Q i g J j g g i CARATTERISTICHE DEL DOLORE SOMATICO E NÉÙROPÀfìCÒ Dolore soiji^tico, StimoÌo^nocìcettivo solitamente'evidente" £ Solitamente beh localizzato ~^ J t Simile a'd altri dolori soinatici già s^eninentàti^dal p i e n t e Alleviato da analgesici ant\nfigjnriÌàtori o'iÌarcptiii Dolore viscerale