Vincenzo Naymo
Gli “stati” feudali nel Regno di Napoli
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Economia società e governo del territorio in Età moderna
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Vincenzo Naymo è professore a contratto di Storia Moderna presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina. Dottore di ricerca in Storia dell’Europa Mediterranea. Economia, Società e Istituzioni, è stato Assegnista di Ricerca presso lo stesso Ateneo e membro del Collegio dei Docenti del Dottorato di Storia dell’Europa Mediterranea. È Deputato di Storia Patria per la Calabria e Ispettore Archivistico Onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Studioso della storia sociale ed istituzionale del Regno di Napoli, è autore di numerosi volumi fra i quali; Le pergamene angioine dell’Archivio Carafa di Roccella (1998). Fiere e pretese tributarie nella Calabria del Cinquecento (2008); Notai e notariato in Calabria in Età moderna (2008); Fonti e ricerche per la storia della Calabria (2012). Ha curato l’edizione di varie fonti storiche per il Regno di Napoli ed è autore di numerosi saggi per l’Età moderna su riviste scientifiche specializzate.
Vincenzo Naymo / Gli “stati” feudali nel Regno di Napoli
Il volume indaga la consistenza, il funzionamento e il ruolo degli stati feudali del Regno di Napoli in Età moderna soffermandosi, in modo particolare, su alcune aree periferiche del territorio nelle quali può essere colto, con maggiore evidenza, il rapporto in apparenza incompatibile, a volte di contrasto ma anche di stretta collaborazione, fra la feudalità, le municipalità e il potere centrale. Dalla ricerca – basata su una vasta e originale esplorazione archivistica – emerge che le vicende di numerosi stati feudali hanno rispecchiato, in più di una occasione, momenti determinanti della complessa costruzione dello stato moderno nel Regno di Napoli. Oltre ad operare un confronto fra le diverse realtà del baronaggio regnicolo, l’indagine penetra virtualmente in uno stato feudale in Età moderna, osservandone dall’interno la struttura, le risorse, l’organizzazione delle attività produttive nonché l’articolazione dei rapporti fra le istituzioni feudali e quelle civiche e le dinamiche sociali interne, non tralasciando neppure l’andamento dei delicati rapporti fra il potere feudale e la nobiltà locale in seno alle varie comunità.
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Rubbettino
In copertina: Roccella Jonica, Palazzo Carafa (sec. XVIII)
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Storia Sociale e Religiosa della Sicilia, del Mezzogiorno e dell’Europa Mediterranea Collana diretta da Angelo Sindoni
Vincenzo Naymo
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Gli “stati” feudali nel Regno di Napoli
Rubbettino
An Ru tebb pertti inmo a © 2013 - Rubbettino Editore 88049 Soveria Mannelli - Viale Rosario Rubbettino, 10 - tel (0968) 6664201 www.rubbettino.it
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Abbreviazioni
ACA ACR ACT AGS ASB ASCS ASCZ ASG ASN ASRC ASVV CB GCV RCS RUCU SASL SRC
= Archivo de la Corona de Aragón = Archivio Carafa di Roccella presso l'ASN = Archivio Caracciolo di Torella presso l'ASN = Archivo General de Simancas = Archivio Sanseverino di Bisignano presso l'ASN = Archivio di Stato di Cosenza = Archivio di Stato di Catanzaro = Archivio Serra di Gerace, presso l'ASN = Archivio di Stato di Napoli = Archivio di Stato di Reggio Calabria = Archivio di Stato di Vibo Valentia = Carte Blasco, presso l'ASRC = Gran Corte della Vicaria, presso l'ASN = Fondo della Regia Camera della Sommaria, presso l'ASN = Fondo della Regia Udienza di Calabria Ultra presso l'ASCZ = Sezione di Archivio di Stato di Locri = Fondo del Sacro Regio Consiglio, presso l'ASN
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Introduzione
La storiografia sulla feudalità nel Regno di Napoli si è da tempo emancipata dalla tradizionale visione consolidatasi nell'età illuministica ed emersa concretamente dalla pubblicazione dell'opera di David Winspeare1 in poi, di un baronaggio meridionale geneticamente anarchico e ostile alla sovranità regia, all'ordine e alla giustizia sociale, una sorta di antistato. Così come sono ormai lontani i tempi in cui, sul finire del XIX secolo, nella cultura meridionale una pregiudiziale ostilità alla feudalità rappresentava uno degli elementi cardine della polemica antispagnola. Grazie soprattutto all'opera di alcuni giuristi, sin dall'inizio del secolo scorso, lo studio del feudo meridionale e delle sue peculiarità rispetto alle aree a feudalità spontanea, divenne il mezzo attraverso il quale, sia pur indirettamente, iniziava una lenta rivisitazione delle posizioni tradizionali, che spinse il Trifone2, sulla scorta dell'insigne tradizione giuridica meridionale, a scrivere di una via napoletana al feudo3. Su questo solco, in anni più recenti, Aurelio Cernigliaro, esaminando gli studi sulla storia politico-istituzionale regnicola e quelli di natura giuridica, è giunto a ricostruire una storia della giurisdizione feudale nel Regno di Napoli4. Ne è emersa una lettura nella quale al tradizionale ruolo antitetico della feudalità nei 1 Cfr. D. WINSPERARE, Storia degli abusi feudali, Napoli 1811. 2 Cfr. R. TRIFONE, Feudi e demani. L'eversione della feudalità nel Regno di Na-
poli, Napoli 1909. 3 Ibidem. 4 Cfr. A. CERNIGLIARO, Sovranità e feudo nel Regno di Napoli (1505-1557), Jovene, Napoli 1983.
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confronti dello stato moderno in espansione, si è contrapposta quella di una classe baronale che costituiva una sorta di parte integrativa del potere statale, specie a livello territoriale periferico, un elemento indispensabile nell'ambito della costruzione dello stato moderno5. Aurelio Musi, nel ricostruire questo percorso storiografico in un suo saggio sul feudalesimo nell'Europa moderna, si interroga se sia possibile collocare al centro il pendolo tra la tradizionale visione conflittuale e quella collaborativa di più recente genesi, individuando una terza via, più consona alla transizione fra basso medioevo ed età moderna6. Egli, in sostanza, risponde in modo affermativo al seguente quesito:
È possibile considerare una duplice, ambigua e apparentemente contraddittoria funzione della feudalità come corpo dotato di poteri autonomi, in posizione di collisione dunque con lo stato ma anche parte di questo stesso stato in potenziale collusione con esso?7
Sulla scorta di questa innovativa lettura, libera da taluni condizionamenti e dagli stereotipi che il termine stesso di feudalità da solo, quasi per riflesso condizionato, ha a lungo innescato nel passato, si stanno muovendo da qualche decennio le indagini sul baronaggio e sui rapporti di questo con le istituzioni dello stato napoletano8. In questo contesto, una particolare attenzione si è cominciata a prestare di recente ai cosiddetti stati feudali, in una prospettiva di ricerca che oltre agli aspetti politici, sociali, familiari e patrimoniali pertinenti al feudo (linee che da tempo si incominciato
5 Le precedenti ricerche su questi temi durante la seconda metà del secolo scor-
so, hanno avuto come sbocco più significativo il fondamentale lavoro di A. MUSI, Mezzogiorno spagnolo la via napoletana allo stato moderno, Guida, Napoli 1991. 6 Cfr. A. MUSI, Il feudalesimo nell'Europa moderna, Il Mulino, Bologna 2007. 7 Ibidem, p. 46. 8 Cfr. A. MUSI – M. A. NOTO a cura di, Feudalità laica e feudalità ecclesiastica nell'Italia meridionale. Quaderni – Mediterranea. Ricerche storiche n. 19, ricerche svolte nell'ambito del PRIN 2007 coordinato da Aurelio Musi, Palermo 2011.
Introduzione
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ad esplorare)9, possa avvicinare allo studio di questi temi partendo dal feudo e dal ruolo svolto da questo sul territorio fra cinque e settecento10. Gli stati feudali costituirono una complessa realtà politico-istituzionale significativamente estesa, caratterizzata da un grande feudo con capoluogo e casali, oppure dall'unione di più feudi contigui in capite a regia curia, concessi ad un medesimo signore e apparentemente dipendenti da uno principale in cui aveva sede il capoluogo dello stato e i suoi istituti giurisdizionali e amministrativi11. Queste realtà, proprio perché, secondo alcuni, organizzate ad immagine e somiglianza dello stato centrale12, co-
9 Sono stati questi i principali filoni di ricerca approfonditi dagli studiosi nei decenni passati. Per gli aspetti patrimoniali e strategici dei casati segnalo le ricerche di F. CARACCIOLO, Il feudo di Castelvetere e i crimini del marchese Giovanbattista Carafa negli anni del governo del viceré Toledo, «Archivio storico per la Calabria e Lucania», XII (1973-74), pp. 17-56; M. A. VISCEGLIA, Formazione e dissoluzione di un patrimonio aristocratico: la famiglia Muscettola tra XVI e XIX secolo, «Mélanges de l'École Française de Rome», t. 92, (1980), pp. 555-623; G. CARIDI, La spada, la seta, la croce: i Ruffo di Calabria dal XIII al XIX secolo, SEI, Torino 1995. Per le ricerche nell'ambito più specificamente politico, cfr. il volume curato da M. A. VISCEGLIA, Signori, patrizi e cavalieri nell'età moderna, Laterza, Roma-Bari 1992. 10 Cfr. G. CIRILLO, La cartografia della feudalità del Regno di Napoli nell'età moderna: dai grandi stati feudali al piccolo baronaggio, in A. MUSI – M. A. NOTO a cura di, Feudalità laica e feudalità ecclesiastica… cit., p. 22. 11 Per l'esame di qualche stato feudale nello specifico cfr. F. BARRA, Lo “stato” feudale degli Imperiale di Sant'Angelo, in A. MUSI – M. A. NOTO (a cura di), Feudalità laica e feudalità ecclesiastica… cit., pp. 55-84; G. RESCIGNO, Origine di uno stato feudale: lo “stato” di San Severino, pp. 103-156. Per le province calabresi, cfr. G. CARIDI, Uno “Stato” feudale nel Mezzogiorno moderno, Gangemi, Roma-Reggio Calabria 1988; V. NAYMO, Uno stato feudale nella Calabria del Cinquecento, Corab, Gioiosa Jonica 2004. Sempre per la Calabria chi scrive ha ricostruito l'intera cartografia feudale della regione in età moderna, riassunta in tre cartine e relativi quadri sinottici per gli anni 1520, 1620 e 1720, cfr. V. NAYMO, Stati feudali e baronie nella Calabria di età moderna: politiche amministrative, istituzionali e di prestigio in A. ANSELMI a cura di, Collezionismo e politica culturale nella Calabria vicereale borbonica e postunitaria, Gangemi, Roma 2012, pp. 46-75. Per tale cartografia si veda ora, infra, Cap. I, par. 4, Due province al microscopio. Per l'ambito giuridicoistituzionale cfr. A. DI FALCO, Istituto giuridico del feudo e tipologie di stati feudali nel Regno di Napoli nell'età moderna, in A. MUSI – M. A. NOTO a cura di, Feudalità laica e feudalità ecclesiastica… cit., pp. 311-324. 12 Alcune fondamentali riflessioni sugli stati feudali si ritrovano nell'ormai classico lavoro di Giuseppe Galasso, dedicato all'economia e alla società della regione nel XVI secolo, volume uscito nel 1967. La più recente riedizione di tale opera,
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stituirebbero la prova tangibile del rapporto di collisione fra il potere baronale e quello regio ma, secondo altri, anche di collusione e, così, di reciproca integrazione fra i medesimi, attraverso un singolare e complesso rapporto sviluppatosi durante il processo di affermazione dello stato moderno nel Regno di Napoli. In effetti la storiografia contemporanea ha individuato negli stati feudali13 quelle realtà che hanno consentito nel tempo, attraverso un processo di territorializzazione orientato dalla geografia politica dei feudi, la formazione dell'apparato amministrativo all'interno del Regno14. In base a queste considerazioni si può affermare che, almeno in parte, le vicende dei vari stati feudali hanno rispecchiato, in più di una occasione, momenti determinanti della costruzione dello stato moderno nel Regno di Napoli. Ricostruire le vicende e le sorti di questi feudi significa, di fatto, tracciare pure l'ossatura attraverso la quale si formarono le gerarchie e gli equilibri amministrativi grazie ai quali i centri meridionali si sarebbero affacciati al mondo contemporaneo15. Questo processo registrò proprio nel corso dell'età moderna alcuni momenti chiave: l'estensione del mero mixtoque imperio a favore del baronaggio, cioè la possibilità di amministrare alcuni gradi di giustizia nei territori sottoposti al proprio dominio (giuri-
in ordine cronologico, ha visto la luce agli inizi degli anni '90 del secolo scorso, cfr. G. GALASSO, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Guida, Napoli 1992, Geografia e fortuna delle case feudali, pp. 33-86. 13 Occorre riconoscere ad alcuni illustri studiosi il merito di aver focalizzato per primi l'attenzione sulle sorti di alcuni stati feudali regnicoli in relazione ad alcune problematiche oggetto di interesse da parte della storiografia contemporanea, cfr. E. PONTIERI, La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Fiorentino Ed., Napoli 1963; e G. GALASSO, Economia e società… cit.; per la terra d'Otranto cfr. M. A. VISCEGLIA, Territorio, feudo e potere locale. Terra d'Otranto tra Medio Evo ed età moderna, Guida, Napoli 1998. 14 Cfr. G. CIRILLO, La cartografia della feudalità del Regno di Napoli nell'età moderna… cit., p. 18. 15 Al riguardo risulta utile il lavoro di Giuseppe Cirillo pubblicato in due tomi, cfr. G. CIRILLO, Spazi contesi. Camera della Sommaria, baronaggio, città e costruzione dell'apparato territoriale del Regno di Napoli (secc. XV-XVIII), 2 voll., Milano 2011.
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sdizione)16; il processo di definizione e di consolidamento del potere amministrativo, dapprima condiviso in forma talvolta irregolare fra baroni e istituti municipali, poi sempre più affidato dalle autorità centrali alle università presenti sul territorio, costituirono fattori decisivi verso la direzione appena tracciata. Così, fra compromessi e accordi condivisi, si andarono via via attenuando le ragioni di contrapposizione, a vantaggio di una reciproca integrazione fra poteri diversi che agivano in un determinato territorio: quello dello stato feudale. La ricerca che segue vorrebbe fornire un contributo su questi temi17 con l'intento di indagare la consistenza, il funzionamento ed il ruolo degli stati feudali del Regno di Napoli in età moderna, soffermandosi in modo particolare su alcune aree periferiche del Regno nelle quali, forse, si potrebbe cogliere con maggiore evidenza il rapporto il rapporto solo in apparenza incompatibile, a volte di contrasto ma anche di stretta collaborazione, fra la feudalità locale, le municipalità e il potere centrale. Un confronto fra le vicende dei principali stati feudali dell'intero Regno si renderebbe certamente opportuno, al fine di approfondire l'indirizzo di ricerca appena prospettato ma, da solo, lascerebbe scoperti alcuni preziosi risvolti indagabili, a mio giudizio, soltanto con l'approfondimento capillare delle conoscenze di una specifica realtà feudale. Ormai si avverte, in sostanza, il bisogno non solo di un confronto fra le diverse realtà ma anche di penetrare virtualmente in uno stato feudale regnicolo di età moderna, osservandone dall'interno la struttura, le risorse, l'organizzazione delle attività produttive nonché l'articolazione dei rapporti fra le istituzioni feudali e quelle civiche e le dinamiche sociali interne,
16 Cfr. A. CERNIGLIARO, Sovranità e feudo… cit., pp. 163 e sgg. la questione è
ripresa in A. DI FALCO, Istituto giuridico del feudo e tipologie di stati feudali… cit., in A. MUSI – M. A. NOTO (a cura di), Feudalità laica e feudalità ecclesiastica… cit., pp. 311-324. 17 Una parte delle ricerche più recenti sono raccolte nel volume a cura di A. MUSI – M. A. NOTO, Feudalità laica e feudalità ecclesiastica… cit. Oltre ai risultati emersi, tali indagini hanno suscitato un rinnovato interesse verso gli studi sulla feudalità meridionale.
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non tralasciando neppure l'andamento dei delicati rapporti fra il potere feudale e la nobiltà locale all'interno dei centri urbani. Occorre dotarsi, dunque, delle fonti adatte allo scopo: platee ed apprezzi in primo luogo, ma anche investiture feudali e suffeudali, non tralasciando cio che rimane degli archivi delle università e la consultazione degli atti notarili, fonti che consentono, appunto, di indagare in profondità la complessa realtà non solo degli stati feudali ma anche delle semplici baronie. Anche per chi scrive, oltre alla vasta bibliografia esistente, un interlocutore importante sono stati gli archivi dei supremi organi del Regno, non solo la Regia Camera della Sommaria, ma anche le fonti del Sacro Regio Consiglio, della Gran Corte della Vicaria e del Collaterale18. Si tratta di documenti, nel complesso, facilmente reperibili e abbondanti ma non altrettanto comodamente indagabili. Innanzitutto per la loro mole imponente e poi per i confronti tra le diverse province del Regno, talvolta non facili; si tratta di fonti complesse e ricche di insidie per chi conduce una ricerca, ma allo stesso tempo stimolanti per gli esiti in prospettiva che possono offrire. Nell'economia di questa ricerca sono state utilizzate, in particolare, alcune fonti pertinenti lo stato feudale dei Carafa di Roccella, appartenuto ai cosiddetti Carafa della Spina19, il ramo primogenito del celebre casato partenopeo, titolare di uno tra i più vasti stati della Calabria Ultra20 dopo quello immenso, da tempo
18 Per una puntuale descrizione di questi fondi, conservati presso l'Archivio di
Stato di Napoli, si rimanda a P. D'ANGIOLINI – C. PAVONE, Guida generale degli Archivi di Stato italiani, Le Monnier, Firenze 1986, vol. 3, risp. pp. 23-27; pp. 3233 e pp. 28-29. 19 Una ricostruzione d'epoca sulla famiglia Carafa si ritrova in B. ALDIMARI, Historia genealogica della famiglia Carafa, Napoli 1691. Sui Carafa della Spina ricerche più recenti si ritrovano in M. PISANI, I Carafa di Roccella. Storia di principi, cardinali, grandi dimore, Electa, Napoli 1992. 20 Per lo stato Carafa di Castelvetere e Roccella cfr. V. NAYMO, Uno stato feudale… cit.; R. FUDA, Formazione e immagine di uno stato feudale. Le carte topografiche dei feudi di Vincenzo Maria Carafa VIII principe di Roccella, Gioiosa Jonica, Edizioni Corab, 1995.
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indagato dalla storiografia, dei Sanseverino di Bisignano21, in Calabria Citra. I Carafa furono titolari di un'ampia compagine feudale che occupava gran parte del territorio della fascia ionica della Calabria meridionale, dal 1479 al 180622, senza soluzione di continuità, una circostanza notevole che ha orientato la mia attenzione verso le vicende di questo stato sulla lunga durata. Si tratta, in particolare, di una platea di reintegra del 153423 e di apprezzi di epoca successiva, risalenti al 1707 e al 172624. A livello di scavo documentario la Calabria Ultra occupa un posto privilegiato in questo lavoro, che deriva dalle ricerche condotte da chi scrive. L'utilizzo di questa documentazione è comunque stato integrato sia da altre fonti documentarie pertinenti a diverse aree del Regno, che da fonti edite di analoga tipologia. L'intento è stato quello di operare i necessari confronti, alla ricerca di analogie e singolarità fra stati diversi e distanti, anche fisicamente, gli uni dagli altri. Nel consegnare alle stampe questo lavoro mi è gradito esprimere la mia più viva riconoscenza ai funzionari e al personale di tutti Archivi di Stato del Mezzogiorno presso cui ho condotto le mie ricerche, in particolare ai dottori Gaetano Damiano e Fausto De Mattia dell'Archivio di Stato di Napoli, alla dr.ssa Mirella Marra, Direttore dell'Archivio di Stato di Reggio Calabria e al dr. Vincenzo Michele Misitano, direttore dell'Archivio di Stato di Vibo Valentia.
21 Cfr. G. GALASSO, Economia e società… cit., pp. 35 e sgg.; ID., Aspetti e problemi della società feudale napoletana attraverso l'inventario dei principi di Bisignano (1594), in AA. VV., Studi in memoria di Federigo Melis, Napoli 1978, vol. IV, pp. 255-277. 22 Cfr. R. FUDA, Formazione e immagine… cit., pp. 7-25. 23 Cfr. Archivio di Stato di Napoli (=ASN), Archivi privati, Archivio Carafa di Roccella (=ACR), cas. 31, fasc. n. 1, volume manoscritto di 237 cc. L'edizione integrale di questa platea si ritrova in V. NAYMO, Uno stato feudale… cit., parte seconda. 24 Cfr. V. NAYMO, Gli apprezzi dello Stato Carafa di Roccella (1726), «Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico» 11/12 (1996), Università degli Studi di Reggio Calabria, pp. 71-100.
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Indice
Introduzione
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I. Gli stati feudali nel Regno di Napoli: definizione, tipologia, urbanizzazione e geografia
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II. Stati feudali e potere centrale: un rapporto controver controverso
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III. Giurisdizione, demani, amministrazione e control control lo del territori territorio negli stati feudali
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1. Definizione e tipologie di "stato feudale" 17 2. Urbanizzazione e gerarchia urbana 19 3. Geografia della feudalità regnicola 24 4. Due province al microscopio 27 5. Il quadro d'insieme 66
1. Tra dissoluzione e rinascita: gli stati feudali dal XV al XVI secolo 70 2. Dagli stati feudali alle realtà amministrative 79 3. Dall'attacco dei riformatori all'eversione 85
1. L'esercizio della giurisdizione 94 2. I demani feudali 102 3. L'amministrazione: corte feudale e università 109 4. La "macchina" feudale 124
IV. Stati feudali e politiche economiche
1. Tipologia e ripartizione della rendita 149 2. Indirizzo e gestione delle risorse 156 3. Feudalità e protoindustria 176
149
V. Stati feudali e comunità locali
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Documenti
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Indice dei nomi
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1. Feudatari e vassalli 189 2. Dinamiche sociali interne 193 3. Nuclei familiari e tessuto sociale 204 4. Vita all'ombra del feudo 225
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Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 da Rubbettino print per conto di Rubbettino Editore Srl 88049 Soveria Mannelli (Catanzaro) www.rubbettinoprint.it
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DELLA SICILIA, DEL
28-10-2013
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STORIA SOCIALE E RELIGIOSA MEZZOGIORNO E DELL’EUROPA MEDITERRANEA
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a
1. ANGELO SINDONI, Società precapitalistica e modernità in Sicilia. 2. GIOVANNI BOLIGNANI, Bernardo Mattarella. Biografia politica di un cattolico siciliano. 3. Tempo sacro e tempo profano. Visione laica e visione cristiana del tempo e della storia, a cura di Lietta De Salvo e Angelo Sindoni. 4. Il Duomo di Messina. Otto secoli di fede, di arte, di storia, a cura di Angelo Sindoni, in corso di pubblicazione. 5. Francesco Bonaventura Vitale e i Rogazionisti nel Mezzogiorno d’Italia, a cura di Angelo Sindoni. 6. MARIO CASELLA, Alla scoperta della religiosità nell’Italia meridionale. La diocesi di Teggiano tra Ottocento e Novecento. 7. SERGIO DI GIACOMO, Dall’Atlantico al Mediterraneo. I rapporti commerciali e diplomatici tra gli Stati Uniti e Livorno (1831-1860). 8. LUIS RIBOT GARCÍA, La rivolta antispagnola di Messina. Cause e antecedenti (1591-1674), Traduzione dallo spagnolo a cura di Stefano Morabito. 9. VINCENZO NAYMO, Notai e notariato in Calabria in età moderna. 10. ELINA GUGLIUZZO, In veste devota. Le confraternite di Malta in età moderna. 11. L’Impero e l’organizzazione del consenso, a cura di Marina Caffiero, Veronica Granata e Mario Tosti. 12. Memoria e testimonianza nel centenario del terremoto di Messina 1908-2008, a cura di Angelo Sindoni. 13. ROSSANA LONGOBUCCO, L’emigrazione calabrese dall’Otto al Novecento. 14. MARIAVITA CAMBRIA, Irish English Language, history and society. 15. ALBERTO MONTICONE, La croce e il filo spinato.Tra prigionieri e internati civili nella Grande Guerra 1914-1918. La missione umanitaria dei delegati religiosi. 16. VINCENZO NAYMO, Gli “stati” feudali nel Regno di Napoli. Economia società e governo del territorio in Età moderna.
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