Francesco Meli IL MIO NOME
È
Frank Sinatra
Una leggenda italo-americana
A RCIPELAGO RCIPELAGO EDIZIONI
IL MIO NOME È FRANK SINATRA Una leggenda italo-americana
© 2011 Arcipelago Edizioni ISBN 978-88-7695978-88-7695-434-4 434-4 Prima edizione : febbraio 2011
Via Carlo D’Adda 21 20143 Milano
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Volume pubblicato con il contributo dell’Università IULM di Milano Ristampe: 7 6 2017 2016
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Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Hobokenn e l’ identit identitàà italoitalo-americana americana . Learning the Blues . Hoboke
Little tle Ital Italyy alla leg leggen genda da New York, York, New New York York. Da Lit
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......
Passionee a Hollywood . . . . . . . . I Got You You Under My Skin. Passion
The Song Is You . La
Voce del secolo . . . . . . . . . . . . . . . . . Voce
That’s Life . Relazioni pericolose. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ring-A-Ding Ding . “ Dolce Dolce vita” american style
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As Time Goes Goes By. La leggenda vive . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
My Way Way. Una biograf biografia ia in musi musica ca Bibliografia
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Introduzione
Il mio primo incontro con la voce di Sinatra risale alla fine degli anni ’50, quando adolescente ho sentito casualmente alla radio “Night and Day”. Day ”. Mi avevano subito colpito il ritmo insinuante, in crescendo, le sonorità corpose dell’orchestra e, soprattutto, la voce del cantante ca ntante che, c he, non avevo dubbi, era quella di un fuoriclasse. A quel tempo sapevo dell’esistenza di una bancarella di dischi alla fine di Via del Lauro, angolo via Broletto a Milano, gestita da un cordiale signore di mezza età specializzato specializza to in musica d’importazione d’ importazione che, all’epoca, stava a significare musica americana. Da lui avevo già comperato 45 giri dei Platters e di Frankie Lane. Alla mia richiesta se avesse la canzone sentita nel programmaa radiofonico, gramm radiof onico, mi ha risposto ri sposto con un u n sorriso. sorris o. “Si, è un successo di Mister Sinatra”. Ricordo esattamente la risposta perché mi aveva sorpreso quel Mister che non avevo sentito usasse con altri. altri . Forse oggi posso capire cosa intendesse inten desse dire. Sapeva esattamente dove fosse e mi mostra un LP della Capitol Records dal titolo imperativo The Best Of Frank Sinatra. L’album, oltre a quello quel lo che cercavo conteneva capolavori come “All The Way”, “The Lady Is A Tramp”, “Blues In The Night”, “Cheek To Cheek” e molti altri. Sono stato molto fortunato: ora so che le registrazioni con la Capitol e la Reprise sono le migliori in assoluto di Frank, appartengono ai suoi anni a nni d’ d ’oro. oro. L’emissione emissi one vocale voc ale è puris purissima, sima, sicura di sé e
Il mio nome è Frank Sinatra: Sinatra: una leggenda italo-americana italo-americana
lievemente romantica, il fraseggio fluido, dinamico e sofisticato, la dizione impeccabile. Posso dire da allora di non aver mai praticamente smesso di ascoltare la sua musica, cercando di approfondire ogni aspetto della sua vita e della sua carriera d’artista. Il debito nei suoi confronti è immenso. imm enso. Oltre ad un catalogo cata logo pressoché infinito di emozioni che ha saputo trasmettermi, senza interruzione fino fino ad oggi, le sue incisioni mi hanno dischiuso il mondo del jazz. Il suo swing, gli impasti sonori delle orchestre e degli arrangiatori con i quali ha lavorato mi hanno suscitato l’interesse per la grande tradizione musicale più autenticamente americana. Le sue registrazioni con le orchestr orchestree di Count Basie e Duke Ellington sono esemplari a questo proposito. Ho pensato quindi che fosse giunto il momento per un omaggio e non avevo altro modo per farlo f arlo se non attraverso un libro a lui totalmente dedicato. Era mia intenzione riuscire a completarlo nel 2008, ossia nel decennale della sua scomparsa, ma tutta una serie di circostanze avverse me lo hanno impedito. Scomparso il rammarico, riconosco che in fondo non fa alcuna differenza, tutto sommato non ho mai amato gli “instant “i nstant books” per ricorrenze o e venti e venti particolari. E il mio comunque non voleva essere un libro di circostanza. circostanza . Più semplicemente un riconoscimento, un ringraziamento, un omaggio alla memoria dettato non solo da una preferenza musicale personale ma anche dalla consapevolezza c onsapevolezza dell’ d ell’estreestrema importanza del personaggio in rapporto all’immagine degli italo-americani e delle loro storiche difficoltà di inserimento e accettazion accettazionee nella corr corrente ente principale della società e della cultura americana. Non so dire se i miei gusti musicali abbiano contribuito a fare di me un americanista, forse sì. Di certo l’esserlo di ventato mi ha fornito chiavi interpretative che non potevo
possedere quando ho sentito la voce di Sinatra per la prima volta. Questo dato mi ha convinto convinto ancor di più che la strada poteva, anzi doveva essere percorsa. Non Non è stato facile faci le perché il mio background backg round è letterario. letterari o. In questo sono stato facilitato faci litato dalle grandi e necessarie trasformazioni che il Corso di LauL aurea in Lingue e Letterature L etterature Straniere Moderne dell’Università IULM ha subìto nel tempo. Le esigenze della Facoltà cui appartengo sono state da me accolte senza difficoltà: agli studi letterari ho dato un’impostazione culturale e tra le didi verse forme d’arte quella che mi è più affine è la musica. L’omaggio omaggio a Sinatra non è quindi quella di un musicologo ma di un americanista vicino agli intendimenti degli “Studi Culturali”, Culturali ”, con una preparazione musicale acquisita acquisi ta nel tempo e, sopr soprattu attutto, tto, con un interesse particolare verso il mondo italo-americano. Un punto fermo del libro è il riconoscimento di quello che l’America ha saputo dare a Frank mai disgiunto però da quanto Mister Sinatra ha dato a sua volta al paese e al mondo. Mi è sempre parso che la sua indubbia “italianità” negli studi a lui dedicati, soprattutto di matrice anglo-sassone, risultasse ingiustamente sempre a detrimento, a sfavore di un personaggio di cui tutti d’altra parte riconoscono l’immenso talento talento.. L’America gli ha fornito le condizioni, le possibilità per affermarsi ma il talento, la personalità, il comportamento, il carisma, cari sma, lo stile, la classe, c lasse, l’eleganza, eleganza, l’elemento elemento fortem fortemente ente seduttivo vengono da lontano, in gran parte dal Vecchio Vecchio Mondo, ossia dal nostro paese lasciato all’inizio del secolo scorso da quelli che sarebbero diventati i suoi genitori. Da due regioni in apparenza incompatibili e improbabili: dalla Sicilia il padre e dalla Liguria la madre. La perfetta perfetta sintesi di Vecchio Vecchio e Nuovo Mondo è comunque nella sua musica che deve molto alla tradizione del bel canto all’italiana rinvigorito r invigorito però dal ritmo dello swing e dalle cadenze sincopate del jazz.
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Il segnale più inequivocabile della sua “italianità” è nella decisione, non sempre colta nella sua su a estrema importanza, impor tanza, di non cedere alle pressanti richieste del mondo dello spettacolo di cambiare nome. Finendo con una vocale è irrimediabilmente “etnico”, molto meno spendibile sul mercato. Due esempi per chiarire quanto fosse e continua ad essere diffusa questa pratica: Dean Martin, l’amico di una vita di Frank, si chiamava Dino Crocetti e il citato Frankie Lane per l’anagrafe era Francesco Paolo LoVecchio. Sinatra non solo non ha mai rinnegato il proprio nome ma lo ha sempre rivendicato con orgoglio. Emblemati Emblematica ca la risposta data in proposito a Harry James: “Se vuoi la mia voce devi tenerti il mio nome ”. ”. Dato che la sua voce procurava un mare di denaro sia l’industria musicale che Hollywood non insistono. La presa di posizione di Frank è così carica di significati significa ti all’interno all’inte rno della storia culturale americana da convincermi dell’esigenza di renderla esplicita nel titolo del libro. La questione del nome porta direttamente allo spinoso tema dell’immagine stereotipata dell’italo-americano, soprattutto quella che lo relega al mondo del crimine organizzato, in apparenza inestirpabile dai media e dal cinema di quel paese. Gli stretti rapporti tra Frank e il clan c lan dei Kennedy e in particolare par ticolare le vicende dell’elezione dell’elezione di John alla presidenza sono analizzati dettagliatamente e senza infingimenti perché svelano falsi moralismi e ipocrisie che impediscono all’America di vedere e accettare uno stato delle cose che scardina radicate presunzioni innocentiste. Il mio background letterario è stato molto m olto utile per delineare tratti cruciali dell’identità americana che rivelano molti parallelismi, e le inevitabili divergenze, tra Sinatra e una delle più potenti figure dell’immaginario dell’immagi nario letterario del XX secolo, ossia Gatsby, il protagonista del capolavoro di Francis Scott Fitzgerald.
In Sinatra vita e musica sono strettamente intrecciate e formano una leggenda tutt’ora molto viva che né l’America né il nostro paese, spesso disattento e privo pr ivo di memoria, memo ria, possono facilmente ignorare. Una conferma, non scontata, mi è stata data dalla risposta particolarmente par ticolarmente attenta e favorevole degli studenti. Anche da loro Frank non è considerato “archeologia musicale”: i loro gusti possono e giustamente de vono andare in altri direzioni ma ne riconoscono grandezza e unicità. Vorrei ricordare, in particolare, Daniela Bonelli che per prima anni fa mi ha chiesto di scrivere la sua tesi di laurea su di lui. Eleonora Magri che termina così un suo scritto : “Questa penso sia la vera qualità della della musica di Sinatra: è viva Ariannaa Angaroni che, c he, più recenterece ntee non ci abbandona mai.” Ariann mente, ha scritto una tesi di laurea molto accurata e ricca di apprezzamento per Sinatra uomo e artista. Infine Lucia Schieroni e Marcelle Sartori che hanno effettuato ricerche specifiche su singoli capolavori sinatriani. Il libro intende avere un carattere discorsivo e quindi non è appesantito da note. Sono invece ovviamente indicati indica ti i riferimenti bibliografici che poi trovano la loro collocazione nella bibliografia finale. I riferimenti al materiale on line sono minimi perché è immenso e di facile consultazione. Voglio ringraziare Franco Palazzi per le preziose informazioni in proposito e per il materiale musicale e cinematografico che ha voluto gentilmente procurarmi. Intendo infine sottolineare il mio deciso apprezzamento per tre autori, sia pure per ragioni diverse, di verse, con i quali mi sono confrontato continuamente continuamente nel corso della trattazione. Donald Clarke che in All Or Nothing At All: A Life of Fr Frank ank Sigr andi trasformazioni trasform azioni natra riesce a coniugare, alla luce delle grandi socio-culturali, politiche e tecnologiche che hanno investito il XX secolo, gli aspetti più importanti della vita e dell’arte di Frank. Senza fare sconti, né al conformismo americano
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né agli eccessi caratteriali di Sinatra. Chris Ingham la cui Guida Completa a Frank Sinatra è esemplare per chiarezza, impostazione e ricchezza di informazioni e dati. La suddi visione delle parti di cui si compone risulta utilissima per la consultazione. Le parti par ti dedicate alla al la musica sono di notevole valore mentre quelle relative al carattere carattere dell’uomo e ai suoi comportamenti sono a volte superficiali. Francamente pare volere l’impossibile, l’ impossibile, ossia ossia un Sinatra S inatra ideale e non quello in carne e ossa venuto al mondo ad Hoboken. Why Sinatra Matters di Pete Hamill, infine, è un agile lavoro ricco di intuizioni e suggestioni che pongono Frank all’interno della cultura musicale urbana alla quale appartiene e della quale è il massimo interprete. Le considerazioni sull’uomo raggiungono una profondità sconosciuta in gran parte degli studi sinatriani. Concludo queste pagine introduttive con l’auspicio che la lettura del libro possa suscitare il desiderio di ascoltare o riascoltare la sua voce: è un’esperienza unica che può arricchire notevolmente. E’ stato detto infinite volte e non posso che confermare: la musica è la cosa migliore che ci sia e sentire una voce migliore di quella quel la di Frank è impresa pressoché impossibile.
RANK SINATRA IL MIO NOME È F RANK Una leggenda italo-americana
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IDENTITÀ À IT ITALO ALO-AMERICANA HOBOKEN E L’ IDENTIT
Il punto di partenza obbligato ob bligato per p er comprendere Sinatra Sinatra uomo e artista è la realtà italo-americana italo -americana di Hoboken Hoboken nella quale nasce e cresce: il tema dell’immigrazione italiana in America non può essere eluso. Verso la fine dell’ottocentoinizio novecento si ha un cambio sostanziale nella provenienza dell’ondata migratoria nel paese. In precedenza la maggior parte degli deg li immigrati immig rati proveniva proveniva dal nord e dall’est dall’est Europa Eur opa ma in seguito seg uito il maggior mag gior afflusso venne dall’area dall’area mediterranea e in particolare dall’Italia, a tal punto che negli anni ’20 gli italiani costituivano il più numeroso gruppo di “stranieri”, ossia di nati fuori dai confini degli Stati Uniti. Portando con sé tradizioni e legami familiari fortemente radicati, considerati estranei estranei al a l mainstream americano, non è difficile immaginare come fossero soggetti sog getti a tutta una una serie di stereotipi negativi che ancor oggi, nonostante le mutate condizioni di una parte considerevole dei loro diretti discendenti,i, stent scendent stentano ano a dissolversi. La loro povertà, così come un livello d’istruzione minimo, se non inesistente, erano un dato di fatto che non poteva essere ignorato, con le relative conseguenze molto negative. Ma in questo gli italiani non erano molto diversi da ogni altro a ltro gruppo di immigrati. Quel che invece invece inizia a caratterizzarli in quanto gruppo etnico molto definito sono una serie di sospetti: in particolare, par ticolare, una “propensione” “propensione” al rara dicalismo politico e alla criminalità che nel tempo, come è noto, diverrà sempre più organizzata e radicata nel paese a
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diversi livelli. livell i. Entrambe le “propensioni” “propensioni” vengono da subito enfatizzate dai media e considerate eredità di un “vecchio mondo”, particolarmente pericolosa per l’intero assetto sociale. Donald Clarke nel suo particolarmente pregevole All Or Nothing N othing At All: A Life Of O f Fr Frank ank Sinatra (1998) che verrà spesso parafrasato e comment commentato ato perché è una preziosa prez iosa sintesi della vita e, nonostante il titolo, anche della carriera artistica di Sinatra con notevoli spunti di storia culturale americana, nota una cosa molto interessante, troppo spesso ignorata, sulla presunta pericolosità degli immigrati. Studi approfonditi mettono infatti in evidenza come la criminalità cresca notevolmente con la seconda generazione, cioè con i figli figl i degli immigrati, immig rati, nati nati quindi in America e, nel caso preso in esame, definiti italo italo-americani. -americani. IlIl dato dato non è rifeririferibile solo alla comunità italiana ma ad ogni altro gruppo etnico:: viene così demolito il radicato nico radicato pregiudizio che di norma tende ad attribuire allo “stranier “straniero” o” ogni genere g enere di illegailleg alità e criminalità. Ad ogni modo, anche all’interno della cacategoria “criminalità” appare doverosa una distinzione: un’alta percentuale di crimini attribuiti agli immigrati italiani erano ascrivibili alla sfera delle passioni, in contrasto con quelli commessi da immigrati del nord ed est Europa che rientravano nelle categorie di malversazioni e furti, con o meno impiego di violenza. La stragrande maggioranza degli immigrati di origine italiana proveniva dal sud, con tutte le sue note problematiche di povertà e arretratezza. Francesco Sinatra lascia Lercara, in provincia provincia di Palermo Palermo,, seguito seg uito poi dalla moglie Rosa R osa e dai figli Antonio Martino ( “Marty”, padre di Frankie), Angela e Dorotea. La famiglia di Natalina Garaventa (“Dolly”, madre di Frankie) proveniva proven iva da Lumarzo, nell’ n ell’entroter entroterra ra geno g eno- vese: ent entrambe rambe le famigli fam igliee si stabilirono ad Hoboken, sulla riva “sfortunata” del fiume Hudson. La riva “fortunata” è quella che lambisce Manh Manhattan, attan, molto vicina quindi ma allo
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stesso tempo lontanissima in termini di opportunità e di prestigio sociale. La gerarchia etnica di Hoboken era molto chiara e nota a tutti gli abitanti: in ordine di potere e rispettabilità, c’erano tedeschi, irlandesi e italiani. All’interno di ogni gruppo c’erano c’ erano ulteriori gerarchie e distinzioni: il radicalismo polipol itico del vecchio mondo la definiva in termini di classi sociali, anatema che l’America non ha mai voluto ammettere sul suo territorio, mentendo mentendo a se stessa. stessa . Di fatto, il padre p adre di Dolly svolgeva un lavoro relativamente specializzato – era litografo litog rafo – mentre il padre di Marty Marty era operario in una fabbrica di matite. Se questo è il contesto materiale materiale che sta alle spalle di colui co lui che diventerà il più celebrato interprete interprete della canzone americana, non va dimenticato un elemento elemento somatico non certo c erto di secondaria importanza, allora come oggi in America: Dolly aveva capelli biondi e occhi azzurri, in aperto contrasto con l’immagine ben radicata in quel paese dell’italiano scuro, olivastro secondo la definizione più diffusa. Come è noto Frank Frank erediterà dal padre bassa statura, carnagione carnagi one e colore dei capelli scuri ma dalla madre riceverà occhi assolutamente azzurri, luminosi, penetranti, vivissimi, ricordati sem pre con ammir ammirazione azione e stupor stuporee da tutti coloro che l’h l’hann annoo frequentat frequen tatoo o anche solo conosciuto conosciuto.. Tra i vari soprannom soprannomii che riceverà nel corso della del la sua carriera d’artista d’artista i due più indicativi ed amati dal pubblico pu bblico sono s ono “The “ The Voice” Voice” e appun appunto to “Old Blue Eyes” che, per inciso, molto probabilmente sarà il titolo del film che Martin Scorsese intende dedicare a Sinatra in quanto “ rappresenta l’essenza l’essenza del ventesimo ventes imo secolo se colo in America”. I biografi biog rafi di Sinatra si sono spesso posti la domanda, tutto sommato assurda e inutile, inutile, ossia cosa abbia abb ia indotto Dolly a sposare Marty Mart y, che non aveva un lavoro stabile, era un meme diocre pugile, analfabeta, e per di più siciliano, di cultura e
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di aspetto. La famiglia di Dolly proveniva dal nord Italia, con tutti i preconcetti e le chiusure del caso, aveva una condizione sociale migliore, avvalorata dal fatto che la figlia avesse studiato fino alla a lla quinta elementare. Di fatto Marty Marty e Dolly Do lly si sposano a Jersey City nel 1914, incidentalmente o per scelta romantica, proprio il giorno di S.V S. Valentino e si stabilisc stabiliscono ono al 415 415 di Monroe Street, ad Hoboken. La casa è priva di acqua calda e il bagno bag no è all’ a ll’esterno esterno ed è in questa realtà, comunque migliore migl iore di quella conosciuta da buona parte degli abitant abitantii della zona, nel tempo destinata a diventare ancor più degradata, che il 12 dicembre 1915 viene al mondo Francis Albert, destinato ad essere chiamato Frankie Frankie Boy. Boy. Il parto p arto si rivela particolarmente lungo e difficoltoso e il medico è costretto ad usare il forcipe: il timpano del neonato risulterà leso e tra guancia e collo rimarrà il segno di una lunga cicatrice. Il medico, dando per morto il piccolo, rivolge rivolg e più attenattenzione alle condizioni della madre: sul trauma della sua nascita Sinatra ritornerà spesso, esorcizzandolo con ironia e invincibile fiducia in se stesso sostenendo che nel momento in cui veniva al mondo quasi moriva ma che ha trovato la forza per sopravvivere. La versione che più spesso viene presentata sostiene che sia stato rianimato dallo shock di un getto di acqua fredda cui ha pensato di sottoporlo la nonna paterna pater na Rosa. In ogni caso la ventunenne ventunenne madre non potrà più avere figli. fig li. Essere figli fig li unici all’inter all’interno no della comunità italiana di Hoboken era senz’altro un’anomalia, non priva di conseguenze per il bambino. La madre Dolly è senz’altro senz’altro la figura familiare f amiliare dominante e decisiva per la formazione della personalità di Frankie. Nota a tutti per la sua grande g rande abilità in cucina, cucina , soprattutto per quando riguarda i dolci, è assolutamen assolutamente te intenzionata intenzionata a migliorare, con ogni mezzo possibile, la posizione sociale della famiglia. famig lia. Si dà molto da fare come levatrice, praticando praticando an-
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che aborti, se richiesti, richi esti, suscitando scandalo e mettendosi nei guai più volte, mostrando però una grande abilità nell’affrontarli fronta rli e superarli. Dalla madre, Frankie Frankie eredita una forza indomita, un carattere fiero, una decisa ostinazione e una fascinazione del potere in quanto si rende ben presto conto che possederlo comporta la possibilità di vivere secondo le proprie regole. Decisivo per p er la carriera del figlio fig lio è soprattu soprattutto tto l’interesse l’interesse presto coltivato da Dolly verso una macchina politica pol itica corrotta, l’unica in grado di offrire “servizi” agli immigrati in cambio di voti. In questo contesto il “galoppino” o “porta borse” di successo, attraverso la sua influenza politica, può ottenere benessere materiale e rispetto. Privata di ogni visione idealistica o valoriale, la politica è semplicemente un mezzo per migliorare le proprie condizioni di vita, per ottenere un qualcosa altrimenti impossibile da raggiungere. Dolly apprende subito la lezione – questa rapidità di com prensio pre nsione ne di come van vanno no effet effettiv tivame amente nte le cose sarà un unaa carcarta vincente del figlio per affermarsi nel mondo dello show business – e diventa un’attivista del Partito Democratico in un distretto di Hoboken. Forse Forse la prima donna in assoluto: asso luto: sicuramente la prima donna italiana in una realtà dominata dagli irlandesi. Dolly si fa f a notare partecipando alle riunioni della sezione locale del partito e impegnandosi concretamente per risol vere le tante difficoltà diffico ltà che gli g li immigrati devono affronta affrontare re quotidianamente. Diventa così un punto di riferimento per molti di loro e ne ottiene la fiducia. Come contropartita ottiene il loro voto e quindi i boss bo ss politici locali local i non solo l’acl’accettano ma la considerano una pedina importante per il mantenimentoo del loro potere. manteniment p otere. Inevitabilmente viene anche il momento in cui Dolly bussa alle porte giuste per passare all’incasso. Un tessuto sociale che si regge sullo scambio di favori non è una prerogativa delle Little Italies, come com e l’AmeAmerica vorrebbe far credere. Si tratta di una modalità elemen-
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tare che non conosce barriere né di tempo né di spazio. spaz io. Un Un vecchio proverbio dell’epoca epoca di Confucio lo conferma: conferma: “ Se
qualcuno ti aiuta con una goccia d’acqua, ripagalo scavando per lui una sorgente.”
Dopo una serie di incontri che gli procurano fratture ai polsi, Marty è costrett costrettoo a lasciare la sua attività sussidiaria, ossia la boxe, perdendo i relativi introiti. A questo punto, siamo nel 1927, Dolly richiede ed ottiene per lui un posto come pompiere, facendogli raggiungere ben presto il grado di capitano. Inoltre, Inoltre, per quanto fosse in vigore vig ore la legge leg ge anti proibizi proib izionis onista, ta, le autorità loca localili chiu chiudono dono un occh occhio io sull’apertura di una piccola taverna, denominata Marty O’Brien’s, nome irlandese che il marito aveva assunto per facilitare il suo ingresso nel mondo della boxe, dominato dominato dagli dagl i immigrati di origine irlandese. Gli affari prosperano a tal punto da poter lasciare nel 1932 la casa di Monroe Street e trasferirsi a Garden Street, in un quartiere migliore, abitato da irlandesi e quindi più direttamente connesso con l’influenza decisiva del potere politico. Questa decisione si rivelerà determinan determinante te per il figlio perché p erché sarà qui che conoscerà i primi insulti su base etnica, rifiutati sempre furiosamente e ai quali reagirà con l’unica legge in vigore nel duro scontro della strada, ossia quella dell’ de ll’ “occhi “occhioo per occhio” o cchio”.. Ben presto capirà cap irà anche che “fare gruppo”, gruppo”, avere amici fedeli fe deli ai quali legarsi leg arsi con forti for ti vincoli di lealtà è la strategia migliore per affrontare al meglio una realtà ostile. In altre parole quel che va ricercata è la “protezione” “pr otezione” e questo è notoriamente un termine chiave per comprendere l’attra l’attrattiva ttiva del mondo del crimine organizzato sulla comunità italo-americana. La prossimità di Sinatra a questo mondo riceverà analisi attenta attenta e dettagliata, dettagli ata, priva comunque di falsi moralismi e ingenue recriminazioni.
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Va detto, inoltre, che anche nei momenti di massima fama e ricchezza, Sinatra si è trovato in più di un’occasione a dover reagire duramente alla mancanza di rispetto esplicitataa su base strettamen tat strettamente te etnico-razziale: ragione questa, assieme ad una serie di altre che verranno verranno chiarite successivamente, che mi ha indotto a non sottovalutare mai questo dato ineliminabile, sia a livello personale che professionale: dimenticarlo dimentic arlo o metterlo poco in rilievo rili evo nega neg a la cruda realtà dei fatti e non aiuta di certo a comprendere fino in fondo il personaggio personagg io e il suo comportamento. Anche Anche per questo ho deciso di definirlo una leggenda legg enda italo-americana italo-americana e non sem plicemente americana. americana. Senza questa specificazione speci ficazione il paese che lo ha reso famoso – e che lui ha molto contribuito a far amare nel mondo attraverso una musica di grande fascino – attua un esproprio socioculturale, autoassoluto autoassolutorio rio e autocelebrativoo : la parte italiana di Sinatra non può di certo escelebrativ sere solo ricordata a detrimento ma anche, e soprattutto direi, a merito di una figura unica e insuperabile del mondo dello spettacolo. L’autocelebrazione che l’America attua attraverso Sinatra è facilmente comprensibile. Il mito costitutivo della narrazione del paese è quello di essere la terra d’asilo per eccellenza dove è possibile realizzare real izzare un sogno di riscatto e di libertà liber tà da strutture sociali e tradizioni tradizion i statiche e limitanti. La storia paradigmatica dello “spirito americano” americano” è quella che esalta l’l’affermazione affermazione di un individuo che, per quanto umili e non apprezzate siano le sue origini, pur tra molte difficoltà e ostacoli riesce alla fine ad essere accettato e a raggiungere il benessere materiale in quanto è fortemente automotivato, sicuro di sé, indipendente. È evidente quindi che il personaggio Sinatra si presta come pochi altri per validare l’immagine del paese quale terra di infinite opportunità. Si tratta comunque di un uso strumentale che occulta il complesso e contradditorio ruolo giocato dagli immigrati, quasi sempre sinonimo sinonimo di “et etnici” nici”,, nella mitolog mitologia ia nazionale. nazionale.
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Forgetful rgetful NaCome giustamente osserva Ali Behdad in A Fo tion (2005) da un lato, attraverso attraverso pratiche di esclusione, risultano particolarmente utili per la formazione e il rafforzamento dell’identità dell’identità nazionale che pog p oggia gia sul “nativo “nativo”” quale cittadino ideale, fedelmente americano contrapposto all’immigrato dipinto come minaccia politica, sociale e culturale. Dall’altro, attraverso pratiche di inclusione e identificazione un certo numero di immigrati può essere presentato come esempio di assimilazione e quindi di avvenuta rigenerazione. Il requisito essenziale per accedere alla piena cittadinanza, cittadina nza, in senso giuridico g iuridico e culturale, è sempre un processo di addomesticamento che separa l’immigrato dal suo passato, dalle sue origini.
Particolare attenzione merita il recupero dell’immigrato Particolare quale “supercittadino” perché l’esempio l’esempio di Sinatra è del tutto pertinente. Gli immigrati che ragg raggiungono iungono benessere eco eco-nomico e successo sono presi ad esempio sia dai liberali l iberali che dai conservatori per riaffermare gli esiti positivi p ositivi dei principi fondamentali fondament ali del paese, ossia l’individualismo, l’etica etica del la voro, la meritocrazia. meritocrazia. L’immigrato L’immigrato viene quindi recuperato recuperato e trasformato in un agente privilegiato di trasformazione e rigenerazione nazionale. In definitiva l’America ha un continuo bisogno del “buon” immigrato perché le permette di rinvigorire la propria immagine di terra d’asilo d’asilo per p er chiunque e di rafforzare l’orgoglio individuale e collettivo. Infine, il paradig para digma ma dell’i dell’immig mmigrato rato di succ successo esso è par partico ticolarmente larmente funzionale ai processi di colpevolizzazione colpevolizzaz ione e di controllo controllo di tutti coloro che rimangono ai margini. Le cause principali delle loro deplorevoli condizioni vengono occultate e rimosse e interamente interamente addebitate ai sogg so ggetti etti stessi. L’esempio di Sinatra, come si è detto, a prima vista sembra rientrare perfettamente nella mitologia fin qui tratteggiata, ma se si prende in esame la sua vita ed anche i numerosissimii studi critici che lo riguardano, rosissim rig uardano, la sua “americanità” “americanità” è sempre dichiarata con riser riserva. va. A dispetto di fama f ama e potere
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in misura mai conosciuta prima da figli di d i immigrati italiani, tutto sommato rimane un “etnico” per una serie di motivi che in questo saggio sagg io si cercherà di analizzare soprattutto soprattutto alla luce della decisiva questione della “razzializzazione”, ovvero di come l’America costruisca l’idea di razza, e dell’ambigua posizione in cui sono collocati gli gl i italo-americani. italo- americani. Per affrontare questo tema cruciale le osservazioni del premio Nobel Toni Toni Morris Morrison on sono di grande grande rilievo. In Pla ying in the Dark (1993), raccolta di tre conferenze tenute ad Harvard, la scrittrice ripercorre le origini orig ini dell’America dell’America ricordando come esse siano fortemente legate all’ al l’aspirazione, aspirazione, senza precedenti, verso un futuro di libertà e di dignità di tutti gli esseri umani: la sua espressione più comune è nota come “sogno americano”. L’abbandono del Vecchio Mondo per il Nuovo assume la valenza di fug fugaa da secolari oppressioni e limitazioni di libertà e opportunità. L’America diviene quindi sinonimo di terra di rigenerazione:: per poter cogliere zione cog liere tutte le possibil possibilità ità è necessario l’abl’abbandono del vecchio io per rinascere con un io rinnovato e adeguato alla nuova realtà. Così come l’America attende di essere immag immaginata inata e costruita, il singolo sing olo individuo deve porsi come una sorta di pagina pag ina bianca che attende solo di essere scritta con disciplina, volontà, duro lavoro lavoro e fortuna. for tuna. Ma la cultura alta del paese evidenzia quel che Melville ha perfettamente definito “power of blackness”, ovvero la forza dell’oscurità, non dissimile dal conradiano “cuore di tenebra”. In questo cuore sono assenti la promessa, la speranza, l’ottimismo smisurat smi suratoo costitutivi della visione del Nuovo Mondo. Alla radice, si tratta del terrore di essere a contatto con una realtà umana e naturale privata del rapporto con la “ci viltà””. Bisog viltà Bisogna na risalire alle origini origini,, ossia all’ all’arrivo arrivo dei Padri Pellegrini sulla su lla costa atlantica perché è a partire da quel momo mento che si è cristallizzato un paradigma interpretativo
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mai abbandonato o messo in discussione e che lo storico gratG.S.Wood, citato da Franco Dragosei in Lo squalo e il grattacielo, (2002) ha magistralment mag istralmentee riassunto così: “ …il male
divenne qualcosa di esterno e palpabile, al di fuori di se stessi. Persero P ersero la l a capacità di vedere la loro complicità con ciò che gli accadeva:: Satana era ovunque accadeva o vunque trann trannee che nei loro difetti. E così divennero americani.”
Il “lato oscuro” del continente determina la “razzializza altro, ossia la costruzione dell’americano di orizione” dell’ altro gini europee quale “uomo bianco”: bianco”: processo che poggia pogg ia sulla al polaritàà creat polarit creataa dal dal colore colore della della pelle, sulla sulla proiezione proiezione dell’ altro da sé, il non-me. Grazie a tale costruzione l’l’americano americano ottiene un controllo assoluto sulla vita degli altri, ottenendo un potere, un senso di dominio, di libertà e indipendenza assolutamente sconosciuti nel Vecchio Mondo d’origine. L’esaltazione dell’individuo, la sua autonomia, la sua autorità, la sua forza non possono essere messi in discussione: sono un a priori, sono i privilegi privileg i che spettano all’immigrato di origini orig ini europee che americanizzandosi diventa bianco. Si tratta tratta di una costruzione costruzione che nei secoli successivi verrà a costituire l’alfabetizzazione l’alfabetizzazione primaria di ogni og ni gruppo g ruppo etnico sulla strada dell’accettazione e inserimento nella società americana. L’io americano, la sua identità, la sua “americanità” si crea in opposizione sia alla popolazione nativa che a quella afro-americana: questa è la prima lezione che ogni bambino riceve in merito al suo essere “distinto”. In ultima analisi, il termine “americano” è strettamente associato ad un’idea un ’idea di razza razza.. “Americano” “Americano” senza trattino trattino significa sig nifica “bian“ bianco”: in effetti, effetti, ad esclusione degli anglo-s ang lo-sassoni assoni cui il termine spetta di “diritto”, per tutti gli altri gruppi etnici la conquista dell’ “americanità” avviene sul lungo periodo, con concessioni progressive prog ressive , e sempre con l’agg l’aggiunta iunta di un trattrattino, per l’appunto italo-americani, che esplicita un’ “americanità”” debole, parziale. ricanità
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A livello retorico, ovvero ideologico, ideolo gico, l’America America si è costituita ripudiando molti elementi del Vecchio Mondo, ritenuto ingiusto e corrotto: non ha però rinunciato all’eredita’ di una lunga tradizione di “significato” del colore. Il Presidente Obama tenta di porre le basi per il superamento di quella che continua a rimanere la barriera più insormontabile. Ha sostenuto che non esiste un’America bianca, un’’America un America nera, nera , un’America America gial g ialla, la, ecc. ma esistono esistono gli gli Stati Uniti d’America: America : è un nobile auspicio auspi cio che non può p uò però nascondere l’evidenza. Al di là dei meri dati socio-economici che confermano le enormi differenze su base razziale, è di grande importanza ricordare che il concetto di razza possiede potenti implicazioni ideolog ide ologiche iche e metaforiche m etaforiche costitutive costitutive del “carattere “carattere nazionale” americano. Riassumendo, pone p one l’ “europeo “europeo bianco” bianc o” ai vertici di ogni og ni valore, materiale materiale e spirituale, e relega il “colorato”” in uno spazio lorato spa zio assolutament a ssolutamentee subalterno e irrilevante. Nella sua incisiva analisi di Avere e non avere di Hemingway, Toni Morrison trae una considerazione basilare. Sostiene che “Eddy è un bianco, e questo si sa perché p erché nessuno lo dice”. Tutti i non bianchi vengono invece sempre identificati in base al a l “colore” “colore” o ad epiteti ep iteti di carattere etnico e tale distinzione li rende immediatamente figure asservite, marginali,i, confinate entro perimetri prefissati. A questo destino ginal non è potuto sfuggire sfugg ire nemmeno nemmeno Sinatra, Sinatra, la cui italo-ameriitalo -americanità è sempre sottolineata nonostante si sia sempre battuto con ogni mezzo disponibile contro contro ogni discrimin discriminazione azione su base etnica: etnica : battaglia che ha combattuto combattuto soprattutto soprattutto con il suo immenso talento musicale, raggiungendo traguardi inimmaginabili e forse insuperabili da ogni altro a ltro italo italo-ame-americano ancora per molte generazioni a venire. Affrontare il tema della costruzione della “razza” in America e del suo inscindibile legame con la formazione dell’identità del paese diventa essenziale per comprendere pa-
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radossi, ambiguità e stereotipi che incombevano sulla comunità italo-americana nel periodo storico vissuto da Sinatra e che a tutt’oggi sono prevalenti nell’immagine diffusa dai mass-media e dallo show business. Le analisi presentate da Jennifer Guglielmo e Salvatore Salerno in Are Italians White? (2003) sono senz’ senz’altro altro molto pertinenti, direi anche magistrali. Riprendendo la lucida e profonda asserzione di James Baldwin secondo la quale il “prezzo del biglietto” per la completa accettazione nella società americana di tutti i bianchi etnici è sempre stato stato quello di mante mantenere nere e ribadire la linea del colore, i due studiosi italo-americani italo- americani sostengono sostengono che gli immigrati europei non anglo-sassoni hanno potuto e possono aspira aspirare re all’i all’inte ntegrazione grazione accet accettand tandoo e confe conferma rmando ndo il razzismo del paese nei confronti di tutti i “colorati”. La problema probl ematici ticità tà rap rapprese present ntat ataa dagli italo-americ italo-americani ani è dat dataa dal fatto che il rispetto di questa legge non scritta ma tacitamente in vigore non è da parte loro sempre ferreo, rigido, inesorabile. Per lo meno, può esserlo fino a che non venga apertamente a collidere con valori ritenuti irrinunciabili, profondamentee radicati nell’identità profondament nell’identità condivisa. Da qui il titolo del libro, solo in apparenza provocatorio, provocatorio, posto come un inter interrogativo rogativo al quale si può rispondere rispondere solo in forma ambigua e contradditoria. Bianchi sì ma non sem pre e comunq comunque ue etnici, etnici, non totalme totalmente nte bianchi quindi e come tali trattati. Sinatra esemplifica tale contraddizione ai massimi livelli possibili possibil i perché il suo modello di vita che include sempre un’ assenza di pregiudizi razziali hanno fatto sì che la percezione e la rappresentazione riservategli dal paese sono sempre in bilico tra due mondi, tra italianità italian ità e americanità. Per quanto quanto nessuno meglio megli o di lui lu i abbia saputo interpretare e rendere noto nel mondo intero il più puro e classico song americano negli scritti di autori anglo-sassoni si avverte sempre un certo imbarazzo a riconoscerlo come totalmente appartenente al main stream del paese.
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Il pregiudizio per i “bianchi” etnici, ossia per i “bianchi” non anglo-sassoni, non scompare nel tempo. Su di loro incombe la minaccia, in ogni momento e per qualunque ragione, di essere di nuovo associati ai peggiori stereotipi, ai più diffusi luog luoghi hi comuni impieg impiegati ati per p er descrivere aspetti fisici e comportamentali del gruppo di appartenenza. Gli italo-americani sono tra i più esposti a questo grave rischio per tutta tutta una serie di ragioni che vengono prese in considerazione attraverso l’analisi di quanto è accaduto a Sinatra. Alle consuete difficoltà e asprezze conosciute dagli immigrati, per gli italo-americani si sovrappose un ulteriore elemento, element o, forse il più p iù distruttivo e, in definitiva, ineliminabile: l’ossessione anglo-americana per il colore della pelle e la presunta inferiorità della pelle scura. Sbaglieremmo profondamente se pensassimo solo nei termini di bianco e di nero. Come ci ricorda una famosa suite di Duke Ellington nel mezzo esiste tutta una vasta gamma di sfumature deciblack, ck, bro brown, wn, beige beige. Oltre sive per l’accettazione l’accettazione o il rifiuto: rifi uto: bla alla povertà, alle differenze linguistiche e religiose, il colore della pelle di un’origine mediterranea genericamente definita “olivastra “olivastra”” è, nella migliore mig liore delle ipotesi, sospetta. L’incipit tratto da una relazione del 1912 dell’Ispettorato per l’ Immigra Immigrazion zionee del Cong Congresso resso america americano no non lasc lascia ia dubbi sulla visione degli immigrati immig rati di origine origine italiana che si è sedimentata nell’immaginario collettivo del paese e che può riemergere in qualunque momento: momento: “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura…” Tutt uttii gli aspett aspettii negativi elencati successivamente sono presentati come un’ine vitabile conseguenza. Ad una presu presunta nta infer inferiorità iorità di aspetto aspetto fisico, quindi su basi etnico-razziali, corrisponde un’altrettanto presunta inferiorità sul piano dei comportamenti e dei modelli di vita.
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Anche Sinatra non è stato esente da radicati pregiudizi di questo genere. Di fatto, tutte le fonti a disposizione ricordano come l’insulto più frequente fosse legato al suo aspetto fisico. A dispetto di un fascino assoluto esercitato su entrambi i sessi, di un carisma eccezionale riconosciuto unanimemen una nimemente, te, perfino dai suoi pegg peggiori iori nemici, non aveva il tipo di fisico che l’America America si attende dai suoi eroi leggenleg gendari. Elemento decisivo a suo sfavore era l’altezza: considerata normale per il nostro no stro paese all’epoca, all’epoca, era invece sicuramente inferiore a quella ritenuta ritenuta necessaria per p er sfondare ad Hollywood e più in generale g enerale nel business dell’intrattenimento. “Piccoletto” e “mingherlino” sono gli epiteti più comuni e non certo benevoli che Sinatra si sente rivolgere per gran parte della sua vita da gi giornalisti, ornalisti, poli politici, tici, biog biografi, rafi, perso perso-naggi del mondo dello spettacolo a lui avversi. Tali definizioni implicano che appunto data la sua bassa statura non poteva pretendere pretendere di valere molto e avrebbe dovuto quindi rimaneree confinato negli ambiti ristretti rimaner ristretti e privi di prestigio sociale assegnati di norma agli italo-americani. Scuro di capelli, che ben presto tende a perdere, e di carnagione, per lo meno alla luce dei canoni imposti dagli anglo-sassoni, anche caratterialmente corrispondeva ai peggiori stereotipi associati ai popoli mediterranei: focoso, inguaribile seduttore, sempre elegante e quindi considerato troppo attento alla “bella figura”, oggi diremmo all’immagine, preda di repentine euforie e altrettanto repentini abbattimenti,i, facile alla timent a lla rissa. Insomma imprevedibile, non in grag rado di controllare sentimenti e reazioni. Tra i suoi tratti de precabili vi era pure una una manifesta manifesta e conclamata conclamata preferenza per la cucina italiana, italiana, in un momento in cui non era ancora ancora considerata una scelta di tendenza ma una pericolosa pro pensione e attr attrazione azione verso abitudini abitudini nazionali. Non Non si vergognava go gnava affatto anzi ostentava di essere un un “mangiasp “mangiaspag aghethetti” che di certo non era un complimento ma uno dei tanti epiteti spregiativi coniati per definire gli italo-americani. Come giustame g iustamente nte osserva Simone Cinott Cinottoo in Una famiglia
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che mangia insieme: insieme : cibo ed etnicità nella comunità italoameitaloamericana di New York York 1920-1940 1920 -1940 il cibo e i riti ad esso connessi
occupano uno spazio centrale nell’identità collettiva degli italo-americani.
Il confronto con un linguaggio insultante, che intende sottolineare e ribadire un’inferiorità etnica su queste basi è una costante della vita di Sinatra, anche nel momento del suo massimo successo e quindi in apparenza protetto dalle Little le Italies Italies sparse nelle città americane. crudeltà di tutte le Litt Pete Hamill, Hamill, nel suo Why Sinatra Matters (1998), per molti versi forse il miglior libro mai scritto scritto su Sinat Sinatra, ra, riporta una mi capitava capitava di dichiarazione di Frankie a riguardo: “ A volte mi
esse re ad una festa, essere festa , a Hollywood, Hollywood , a New York York o da qualche qu alche altra parte e c’era molta eleganza, cravatte nere, il miglior cri stallo, sta llo, quel quel tipo tipo di cose. Poi mi mi accorgevo accorgevo che da un punto della stanza un tizio non smetteva smetteva di fissarmi. fissarmi. Sapevo quale parola avesse in testa: la l a parola era guinea.” Assieme a dago e wop, guinea è un termine denigratorio per riferirsi agli italo-ame-
ricani.
Si è sempre supposto che la “vera” “vera” America dovesse essere bianca, anglo-sassone anglo -sassone e protestante, protestante, con le radici quindi nel Nord-Europa. È questo il vangelo primario del paese, al di là di ogni retorica sulla democrazia, l’uguaglianza e il duro lavoroo come unico mezzo lavor me zzo di riscatto. IlIl rude gioco g ioco nel quale si trovavano coinvolti tutti gli immigrati aveva una regola di fondo molto ferrea, fatta rispettare con ogni mezzo possibile. Non deve sorprendere quindi che i ghetti urbani in cui gli g li italo-americani italo -americani si ammassavano diventassero diventassero una sorta di fortezza, dove più di ogni altro legame l’elemento sociale veramente veramente essenziale era la famiglia. famig lia. No Nonn si poteva contare su nient’altro, non si poteva fidarsi di nient’altro. Se la società ti guardava con sospetto e disprezzo, se le associazioni dei lavoratori ti respingevano, se a scuola eri oggetto di scherno non è difficile d ifficile comprendere comprendere come organizorg aniz-
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zazioni di carattere malavitoso potessero facilmente controllare il territorio e stabilire una sorta di autorità e rispetto sociale, offrendo opportunità di “lavoro” e guadagni inimmaginabili altrove. E i reali o supposti legami di Sinatra Sinatra con il crimine organizzato, org anizzato, affrontati affrontati dettagliatamente dettagliatamente in seguiseg uito, sono stati sempre una spina nel suo fianco, aliment al imentando ando ogni sorta di congettura. In effetti lo stereotipo che più assedia la comunità italoamericana è l’equazione italo-americano=malavitoso, per vicacemente vicac emente presente nei mass mass-med -media ia e nel mond mondoo dell delloo spettacolo, in particolare cinema e televisione. Storicamente, quindi, nella rappresentazione cinematografica cinematografica e televisiva, tele visiva, l’italo americano americano è progredito dalla figura fig ura di marginalità dell’immigrato ignorante che svolge lavori umili e malpagati – con qualche parentesi dedicata al passionale ed esotico latin lover alla Rodolfo Valentino – a quella di gangster. La ragione principale, che però non spiega completamente il fenomeno, è ovviament ov viamentee di natu natura ra commerciale, visto il fascif ascino che ili l genere g enere ottiene su un’ un’audience molto vasta e fedele. L’immagine distorta e denigratoria è talmente pervasiva per vasiva da poter sostenere sostenere che nessun nessun’altra comunità comunità di “bianchi etnici” ha ottenuto un simile trattamento continuato continuato nel tempo. A dispetto delle pur combattive associazioni sorte sor te storicamente a difesa dei diritti e quindi anche dell’immagine degli italo-americani – le due più potenti sono “Order “Order Sons Of Italy” di cui Sinatra è stato anche presidente onorario e “National Italian American Foundation” – è praticamente impossibile vedere film e serial televisivi senza rintracciare triti luoghi comuni sorti all’inizio del secolo scorso e che quindi hanno ben poco a che fare con la realtà odierna. E non si trat tratta ta solo della rappresen rappresentazione tazione dell’italiano mala vitoso, certamente la più diffusa e di sicuro successo, ma di un insieme di elementi associati al mondo italo-americano che costituiscono senz’altro un “profilo razziale”, ossia un profilo negativo costruito su basi etniche.
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Escludendo per ora le controversie legate al successo senza precedenti de Il padrino, è doveroso ricordare che anche la serie televisiva dei “Sopranos”, di circa un decennio fa, e oggi og gi “Jersey Shore” e “Casalinghe disperate” disp erate” hanno hanno ricevuto pesanti ma purtro purtroppo ppo inutili inutili critiche critiche da parte delle storiche associazioni in difesa dell’immagine degli italo-americani. Queste serie ripresentano gli sterotipi tipici: i protagonisti sono presentati presentati come malavitosi, adulteri e portatori p ortatori di una sottocultura che ha come principali caratteristiche la violenza e la volgarità, espresse con un linguaggio rozzo e sgrammaticato. Gli episodi episod i si avventurano in territori territori nuovi ma il ritratto ritratto degli italo-americani non è per niente esaltanesaltante. Sono in qualche modo entrati nel mainstream americano, a volte praticano anche professioni liberali ma non rap present prese ntano ano una forza positiv positiva, a, moralmente moralmente non sono di cercerto superiori al gangster di vecchia vecch ia memoria. Spesso cercano di rimanere fedeli ad un retaggio ancestrale che non è però mai definito. “Bianchi” sì, ma di categoria inferiore perché mantengo mantengo-no molti dei tratti associati alle prime generazioni di italoamericani: il loro inglese possiede p ossiede un forte accento – e questo è un delitto in un paese che ama dipingersi come multirazziale e multietnico ma che in realtà si regge regg e su di un fondamentalismo linguistico – sono irosi, chiassosi, volgari, mammoni, tengono in gran conto “la bella figura”, ossia le apparenze: tutto sommato, anche se non sono proprio dei criminali, appaiono come caricature, come buffoni. Mentre si ubriacano e litigano proclamano l’ogoglio del loro retaggio italiano, vittime quindi di un’ “inferiorità morale”, del resto dimostrata dal fatto che sono quasi sempre legati ad un mondo sotterraneo, un “sottobosco” dove prevalgono omertà e disonestà. La stereotipizzazione degli italoamericani è una forma d’intolleranza inaccettabile. Il mondo dello show-business e dei media è allergico alle statistiche che parlano di una
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buona presenza presenza di italo-americani italo -americani nelle professioni liberali: quando mai si vede in un film o in una serie televisiva qualche italo-americano con un profilo positivo, ai posti di comando in industrie, ospedali, università, enti di ricerca? Il non riconoscimento, l’invisibilità sono enormeme enormemente nte favoriti dal semplice fatto che la cosiddetta madre patria, in realtà matrigna, non fa nulla per esigere cambi di direzione, per respingere e stigmatizza stigmatizzare re offensivi o ffensivi luoghi luo ghi comuni e si g uarda bene dal dal boicottare boico ttare film denigratori e le serie serie televise in questione, mandate invece in onda senza che suscitino un benché minimo dibattito nel paese. Si può amaramente concludere che se l’Italia è stata in passato matrigna matrigna per milioni e milioni di suoi suo i cittadini che hanno dovuto lasciare il paese per cercare altrove migliori condizioni di vita, continua ad esserlo oggi, ignorandoli, non difendendoli e così facendo non difende se stessa e la propria immagine. Al cont contrario, rario, Sina Sinatra tra non ha mai piegato la schiena, non ha mai permesso a nessuno di essere vittimizzato perché figlio di emigranti italiani. Forse è questa la vera rag ragione ione per cui l’It l’Italia alia fa quasi nulla per ricordarlo e onorarlo: troppo diverso, lontano dai tratti salienti del cosiddetto “carattere nazionale”. Purtroppo non è molto difficile immaginare cosa non farebbero altri paesi europei se potessero includere includere nel novero novero dei loro loro “figli” un artista artista del suo calibro. Non mancherebbero di certo fondi e sponsorizzazioni per musei, festival, convegni, celebrazioni per ribadirne l’importananza e tenerne vivo il ricordo. Di certo, il contesto familiare in cui Sinatra è cresciuto era fortemente influenzato dall’aspro conflitto tra ciò che l’America America prometteva e ciò che in realtà rea ltà dava agli italo ita lo-ame-americani. Questo conflitto può comportare compor tare un attegg atteggiamento iamento difensivo, maschere di cinismo e sarcasmo oppure una strana mescolanza di entrambi. Sinatra adotta entrambe le possibilità con una certa propensione per una maschera di “durezza difensiva dif ensiva””. Da giovane g iovane sviluppa svi luppa una personalità personal ità intrisa
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del mito dell’outsider , solitario, dal comportamento rude e arrogante:: una forma di protezione dalle arrogante dal le asprezze della strada e allo stesso tempo asserzione della propria presenza in quello stesso mondo. Molte saranno le sue strategie per p er sottolineare o trovare una via d’uscita da questo stato d’animo improntato alla solitudine del singolo nella grande città americana: matrimoni, burrascose storie d’amore, cameratismo maschile anche all’insegna di alcool alco ol e gioco gio co d’azzardo. d’azzardo. Ma la strada strada che non abbandonerà mai e che gli g li fornirà una liberazione, una fuga da un opprimente senso di solitudine sarà la musica. Parte della singolarità di Sinatra può essere anche ricondotta ad un ambito famigliare piuttost pi uttostoo anomalo nella Hoboken degli anni ’20. Figlio unico di una madre nota per le sue maniere e il suo linguaggio molto sbrigativi ma con un poteree in poter in ambito ambito politico, si differe differenzia nzia dai coetane coetaneii per per una una certa disponibilità di denaro e un’eleganza un’eleganza che non passano inosservate. Notata è anche la propensione alla solitudine, mal interpretata come snobismo mentre tutto sommato si tratta di un adeguamento alla realtà familiare. Entrambi i genitori sono molto assenti da casa, impegnati in svariate attività e quindi i momenti di solitudine sono molti. Un fondo di solitudine e di melanconia sarà in effetti rintracciabile in molti dei suoi capolavori più intimi, sussurrati, sussurrati, tematicamente caratterizzati da abbandoni, attese, delusioni. Allo stesso tempo, tempo, però, ha bisogno di circondarsi di amici con i quali si mostra fedele e generoso ma ai quali richiede assoluta lealtà e obbedienza. obbedi enza. Si manifesta quindi l’attitudine l’attitudine ad essere al centro dell’attenzione e al posto di comando, con una buona dose di arroganza e una certa tendenza a non dimenticare mentica re e perdonare facilmente i torti subiti. Cara Caratterist tteristi-iche che raggiungeranno l’apice nei primi anni ’60, quando diverrà il riconosciuto ricon osciuto “Presidente” del Rat R at Pack a Las Vega Vegas,s, emblema di potere, successo e voglia sfrenata di divertimento.
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Con il tempo Dolly si preoccupa del futuro del figlio perché non nutre particolare interesse interesse verso la scuola, da lei giug iustamente considerata la via maestra del riscatto e del prestigio sociale. L’impegno è minimo e i risultati non sono esaltanti. Diverso è l’atteggiamento verso le ragazze, che corteggia con estrema facilità e con profusione di regali: tenendo conto che dispone di mezzi, tra cui cu i una macchina, che è elegante e che ha un modo di fare sicuramente affascinante, è facile comprendere come in questo ambito i risultati ottenuti siano molto migliori. La sua vita ad Hoboken non consisteva quindi solo del duro rapporto con la “strada”, ossia con l’ostilità della realtà esterna. Anzi, anche per compensare c ompensare tutte le tensioni di una tale condizione, gli g li immigrati tendevano a riprodurre riprodurre molti degli aspetti e dei ritmi della vita lasciata alle spalle. spal le. Frankie Frankie è in effetti cresciuto in un mondo di festeggiamenti e celebrazioni, di tradizioni insistite e mantenute: aspetti dall’America dominante considerati, al meglio, “pittoreschi”. Di fatto, in quanto figlio di immigrati, si è trovato a un bivio, di fronte ad una scelta tra tra un modello di d i vita ancorato al Vecchio Vecchio Mondo e una via nuova, nuova , ricca di libertà e opportunità rappresentate rappresentate dalla cultura cu ltura e dalla mentalità della del la vita urbana americana. americana. Per molti aspetti, rimane fedele alla vecchia via: via : sospettoso, se non ostile, ad ogni forma di autorità, autorità, bisognoso di appartenere e possedere una famiglia, possessivo con le donne. Allo stesso tempo diventa un tipico prodotto della nuova via: animato da un ottimismo incrollabile, crea e coglie cog lie tutte le opportunità per la propria affermazione affermazione nel mondo musicale. Sintomatico di una duplice appartenenza è stato il suo rapporto di odio-amore con l’Italia. Odio perché si è trattato di una terra che ha costretto i genitori ad emigrare a causa della povertà e amore perché le radici non possono mai essere veramente dimenticate: di fatto ha sempre frequentato un mondo popolato da italoamericani.
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Man mano che Frankie Frankie cresce la madre teme che il figlio fig lio stia perdendo il proprio tempo ma è proprio da lei, meno con le parole e più con i fatti, che riceve la più importante lezione che un americano possa apprendere: se si vuole veramentee raggiungere rament ragg iungere qualcosa bisogna togliere di mezzo m ezzo tutti gli ostacoli che si possono trovare lungo la strada. Per grande fortuna di entrambi, e anche nostra, Frankie Frankie sfugge sfug ge al probabile destino di “bullo” che una Little Italy di pro vincia vinc ia parev parevaa assegna assegnargli. rgli. Si ren rende de ben pres presto to cont contoo di di voler voleree disperatamente disperatame nte una cosa e una cosa sola: sola : diventare un cantante di successo. Nei primi, decisivi decisi vi passi, Dolly, D olly, a differenza del padre, lo asseconda e aiuta senza riserve. La nascita e la diffusione in America dell’industria del di vertimento vertimen to di massa massa e della della musica popolare nello specifico è strettamente strettamente correlata all’invenzione all’invenzione della radio. Non a caca so NBC e CBS stabiliscono il loro quartier generale nella zona di Tin Pan Alley a New York dove erano sorti i primi editori musicali. Da subito si stringe un ferreo legame tra stazioni radio e molteplici interessi commerciali. Così mentre Frankie cresce, le case di produzione radiofonica gestiscono uno degli affari più lucrosi del momento, in grado di raggiungere ragg iungere un pubblico sempre più vasto e devoto. Si trattava di divertimento gratuito, se solo si era in grado di acquistare una radio. In casa Sinatra c’era e Frankie la ascolta moltissimo: ogni o gni genere g enere di musica, dall’opera dall’opera italiana, Puccini in particolare, allo swing delle grandi orchestre jazz a quello rilassato di Bing Crosby. Per milioni di immigrati italiani e per i loro figli, la tecnologia svolge un ruolo determinate nel promuovere e accelerare il processo di americanizzazione, cambiando la loro vita in in modo sostanziale. sostanziale. Va Va ricordato ricordato che che veramente veramente pochi erano in grado di leggere e scrivere e quindi la quantità di informazioni cui potevano accedere semplicemente attra verso ve rso l’l’ascolt ascolto, o, sia in ingles inglesee che nell nellaa lingua mad madre, re, au aumen mentò tò considerevolmente. Fin dalla prima adolescenza Frankie
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ascolta moltissimo la radio e la musica di Bing Crosby lo affascina subito. In piena maturità maturità confesserà: “Bing ti faceva
credere che anche tu potevi farlo. Era così rilassato, così informale… Era così bravo e non potevi immaginare gli sforzi, il duro lavoro delle registrazioni. registrazioni. ”
Da Crosby trarrà molte lezioni e soprattutto un tratto, quello dell’assoluta scioltezza, dell’assenza di qualunque sforzo a tal punto che l’ascoltatore ha la netta sensazione che l’orchestra tutta sia al servizio della sua voce. Bing Crosby diviene a tal punto il suo modello che fa f a di tutto per andarlo a sentire dal vivo. Ed è proprio ad un suo concerto che gio vanissimo dice con assoluta seriet serietàà e convinzione alla ragazza che era con lui: “ Domani sarò io sul palcoscenico al suo po sto”. Da Crosby Frankie Frankie impara anche l’uso del microfono. microf ono. Al momentoo degli moment deg li esordi non c’ c’erano erano microfoni portatili: il mimi crofono era attaccato attaccato ad un sostegno fisso. La maggioranza mag gioranza degli artisti cantava rimanendo immobile, usando unicamente le mani per creare un’enfasi di qualche tipo. Come risultato si aveva un’interpret un’interpretazione azione più p iù rivolta verso il mimi crofono che non verso il pubblico. Frankie decide di avere un maggior controllo dello strumento, trasformando un ca performancee dota none interpretativo interpretativo rigido rig ido in una performanc dotata ta di momo vimento. viment o. Per Per far questo afferrava afferrava il sostegno del microfono, avvicinandolo o allontanandolo da lui in accordo a sfumature di tonalità e timbro che intendeva dare in punti precisi della canzone. Così facendo e muovendosi con ricercata abilità sul palcoscenico, fu in grado di creare un rapporto più intimo e intenso intenso con ili l pubblico. pubblic o. Ma anche il modello di Bing Crosby non sarebbe stato sufficiente se Sinatra non avesse cominciato a credere nelle proprie capacità e nella possibili possibilità tà di d i metterle a frutto. La concomitanza di questi fattori ha fatto sì che se fino ad allora non c’era stato nulla di particolare che avesse attirato la
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sua attenzione, nulla che potesse indicare una qualche inclinazione specifica, a partire dalla scoperta del mondo della musica l’attegg l’atteggiamento iamento cambia radicalmente. radicalm ente. Percepisce Percepisce subito che la musica può essere una cura cura molto adatta alla solitudine perché lo pone al centro dell’attenzione, permettendogli di manifestare la sua intimità intimità più profonda, da subito costituita da un’affascinante commistione di arrogante durezza e vulnerabilità. Il classico esempio di duro dal cuore tenero che pare ri vesta ves ta un fascin fascinoo irre irresist sistibile ibile per gran parte dell dell’’univ universo erso fem fem-minile. Ogni Og ni scritto dedicato a Sinat Sinatra ra ha dovuto confrontarsi con questo punto, ossia le motivazioni del fascino che riusciva ad esercitare sulle donne. Le risposte date sono molteplici, alcune plausibili altre meno. In prima istanza, direi che la sua arma seduttiva seduttiva per eccellenza è stata la voce, assoasso ciata però ad una enorme forza vitale, ad un’irresistibile combinazione di fierezza fi erezza e risolutezza mitigata da un certo grado di vulnerabilità. Frankie è prestissimo affascinato affa scinato dal mondo dei musicisti, non solo ama cantare con loro, ma passare il tempo con loro, condividere il prima e il dopo dello spettacolo, assumere comportamenti, linguaggio e stili di vita anticonvenzionali. La sua adesione al mondo della musica può essere interpretata anche come un tentativo di trasformare l’isolamento e la ghettizzazione di Hoboken in qualcosa che potesse delineare un’identità altra, che avesse una valenza di riscatto e affermazione. In questi momenti iniziali si vede in nuce quel che segnerà la sua parabola esistenziale e artistica artistica:: il mondo di musicisti e cantanti, un cenacolo che crea aggregazione e condivisione, sarà la sua nuova famiglia, alla quale rimarrà sempre fedele e della quale diverrà il Master assoluto, idolatrato e temuto. Frankie apprende molto facilmente e molto velocemente: capisce l’importanza di far sentire sentire la propria voce alla ra-
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dio ed è disposto di sposto da subito a cantare cantare gratis per una radio locale, la WAA WAAT T della del la vicina cittadina ci ttadina di Newark. Newark . Non perde inoltre ogni occasione per farsi notare e fare esperienza, esperienza, coco me a matrimoni, feste scolastiche e di quartiere. Il supporto di Dolly, a questo punto, si rivela cruciale perché p erché finanzia il figlio per acquistare tutto quel che gli serve per migliorare le sue prestazioni: un microfono, mi crofono, un amplificatore con speaspeaker, oltre a spartiti musicali con testi e arrangiamenti. Gli spartiti delle canzoni più in voga lo aiutano molto nell’ingraziarsi i musicisti, rendendoli più disposti a lasciarlo cantare con loro. Certa che la determinazione del figlio è assoluta, Dolly si avvale di appoggi appog gi e conoscenze per fargli farg li avere una sorta sorta di ingaggio ingag gio presso l’U l’Union nion Club locale: pochi spiccioli e qualche sandwich ma cantare quasi tutte le sere per un paio di mesi procura un po’ di notorietà. Frankie ha solo 19 anni. La sua voce rimaneva su tonalità troppo alte e, ovviamente, non si può dire che avesse già trovato un proprio stile, ma un quid di vellutato la voce lo possedeva già, così come era in qualche modo manifesto il connubio di durezza e vulvu lnerabilità. Evidente è anche da subito il fascino esercitato soprattutto soprattu tto sul pubblico femminile: se i ragazzi rag azzi chiedevano autografi ai musicisti, le ragazze rag azze si inter interessavano essavano al cantante cantante che, di certo, non si lasciava sfuggire sfugg ire le occasioni. Ma questo possiamo dire sia da sempre una sorta di requisito che ogni og ni uomo di spettacolo deve possedere. E sull’eccezionale carisma di Sinatra non ci sono mai stati dubbi. Si può sintetizzare così: ovunque fosse, l’l’atte attenzione nzione generale g enerale si concentrava concentrava su di lui, una sorta di forza magnetica mag netica che coinvolg coinvolgeva eva sem pre tutti. tutti. Le sue richieste presso musicisti, direttori di gruppi musicali, proprietari di clubs affinché gli permettes p ermettessero, sero, a qualunque condizione, di cantare si fanno sempre più pressanti. Inoltre Frankie Frankie comincia comi ncia a frequentare fre quentare in modo assiduo assi duo anche l’ambiente l’ambiente degli editori e ditori musicali per p er poter essere infor-
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mato sulle canzoni e gli arrangiamenti arrangiamenti di maggior magg ior successo. La sua insistenza, viene sempre ricordato, è unita comunque a gentilezza. In questo senso si può dire che, a differenza di Dollyy, rozzamente invadente, impara ben presto a far uso di Doll un fascino e di uno stile che gli sono propri e che contraddistingueranno l’intera sua carriera. Dopo un’esitazione un’esitazione iniziale inizia le perché non gradiva che il figlio ca cantasse ntasse in un night nig ht club, Dolly inte interr viene direttament direttamentee affinché il Rustic Cabin, ad Englewood, nel New Jersey, lo assuma per il posto vacante di cantante con mansioni anche di cameriere e presentatore. Contatta il sindaco di una cittadina del New Jersey, figura importante perché era anche preside pres idente nte del sind sindaca acato to locale dei musi musicist cisti.i. A Frank Frankie ie vie viene ne data la possibilità di partecipare a un’audizione un’audizione e contr contrariaariamente al parere del direttore d’orchestra del club la supera, venendo assunto assunto a 15$ a settimana. settimana. Questo episodio viene ripreso in una magistrale mag istrale versione versione Willy lly Melodia ( 2008), libro romanzata da Alfio Caruso in Wi che fa comprendere molto meglio di tanta saggistica sagg istica l’inti l’intima ma essenza della comunità italo-americana della prima metà del secolo scorso. In un capitolo dal titolo “L’esame a Sinatra” il protagonista, pianista che a Cat Catania ania assiste a un omicidio omicidi o e che per p er evitare l’arresto l’arresto viene spedito in America, si trova a dover valutare un giovane aspirante cantante dagli occhi di un azzurro liquido, dimesso, elegante eleg ante ma con un abito da svendita dei grandi magazzini. Willy ricorda la definizione dello zio materno del ragazzo, la migliore migl iore mai data data alla qualità della sua voce: fa combaciare la felicità con la tristezza. Lo accompagna quindi al piano mentre canta e gli bastano picciotte otteddu ddu appar pochi minuti per rendersi conto che “il picci teneva ad un altro pianeta” . Siamo nel 1938 e questo ingaggio si rivelerà molto im portante sia per la localizzazione del club, molto vicino al ponte che collega il New Jersey Jersey a Manha Manhatta ttann e quindi pun punto to
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ideale di sosta per gli abitanti di entrambe le sponde dell’Hudson, e sia perché la musica del club veniva spesso trasmessa dal vivo il sabato sera sulla WNEW di New York e quindi poteva raggiungere ragg iungere un un pubblico molto vasto. Il nome di Sinatra comincia così ad essere conosciuto al di là delle Little Italies sparse nel New Jersey. L’apprezzamento della qualità della voce di Sinatra da parte dei musicisti musicisti che suonano suonano al Rustic Cabin Cabin non è però però immediato: di tonalità troppo alta ed anche, sostengono, eccessivamente tesa, trattenuta. Confidando nelle sue possibilità, Frankie corre subito ai ripari e si affida alle lezioni di canto di John Quinlan che, ritenendo inoltre il suo im pegno tutte le sere al club molto logorante per la voce, gli fornisce consigli consig li preziosi per proteggerla. protegg erla. Ex cantante d’ d’opera, Quinlan può aver avuto una certa influenza sull’adozione da parte di Sinatra della tradizione italiana del “bel canto”, da intendersi intendersi come stile che persegue bellezza di suono e intensità lirica con una perfetta combinazione di parole paro le e musica. Quinlan gli insegna anche l’estrema importanza della dizione che, come è noto, in Sinatra raggiungerà livelli di assoluta purezza. Fa molto bene b ene Hamill Hamill a ricordar ricordaree che il suo stile include di certo il gusto melodico italiano arricchito però dalla lezione del jazz, acquisendo padronanza del ritmo, degli accenti, un fraseggio dinamico, una sensibilità verso la nota e non verso la potenza. In effetti, a differenza della tradizione operistica, la sua emissione è giocata sulla risonanza delle parti alte del del corpo, ossia della cavità cavità della bocca e del naso, riducendo al minimo il petto e la gola. Da qui l’incredibile sensazione di naturalezza, una modalità fluente e sofisticata accompagnata da un’ emissione inimitabile, carezzevole, purissima. Per tutto il corso della sua vita Sinatra è stato incredibilmente e imprevedibilmente generoso: ha sempre invece avu-
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to notevoli problemi nell’esternare gratitudine per chiunque. Ad esempio, è stato molto contradditorio anche nei confronti del suo maestro di canto. In più di una dichiarazione non ha riconosciuto meriti meriti a nessuno, definendosi un assoluto autodidatta, autodidatta, in altre invece invece ha dichiarato dichi arato che se non fosse stato per Quinlan probabilmente avrebbe avuto la voce irreparabilmente irrepar abilmente rovinata rovinata dalla pressione cui era sottoposta dagli impegni al Rustic Cabin. Cabin. Quinlan non è stat statoo comunque l’unico maestro di canto che gli abbia impartito lezioni: in vari momenti della sua carriera vi sono s ono stati altri consulti, che però non hanno mai attenuato attenuato la spavalda sicurezza nei propri mezzi. Il suo carattere carattere non gli g li permetteva di subire qualcosa senza un suo intervento diretto, senza una sua attiva attiva partecipapartecipa zione. Ricordando alcuni aspetti a spetti di Gatsby Gatsby, il celebre persoperso naggio nagg io creato da Fitzgerald, scrittore molto amato da FranFrankie, non può stupire che nella costruzione dell’identità dell’identità e dell’immagine di cantante entri in gioco il suo apporto diretto. Di fisico minut m inuto, o, handicap non da poco in un paese che rozzamente celebra celebra la la “quantità “quantità”” a discapito d iscapito della “qualità” qualità”,, è però dotato di una robustezza robustezza e di un vigore, vig ore, valorizzati valo rizzati da un un costante allenamento, che gli permetteranno di affrontare in ottima forma un modello di vita in grado di logorare chiunque. Corre, gioca a basket e soprattutto soprattutto nuota, pratica, quest’ultima, che manterrà per tutto il corso della sua vita. Queste abitudini, dirà più volte, non lo tenevano solo genericamente nericamen te in forma ma potenziavano il suo fiato f iato e quindi miglioravano la sua abilità nel trattenere a lungo il respiro, decisiva per la sua magistrale mag istrale alternanza alternanza di legato leg ato e staccato staccato nelle interpretazioni interpretazioni più pi ù jazzistiche. Il 1939 è contrassegnato da eventi decisivi. Dopo Dop o anni di corteggiamento, in febbraio sposa Nancy Barbato, una ragazza molto m olto bella, bella , “italiana” “italiana” non solo nell’ nell’aspetto aspetto ma anche nei valori e nelle tradizioni in cui crede: prima fra tutte, quella della centralità della famiglia. Nancy apparteneva al
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milieu di Hoboken, l’unico conosciuto e accettato. Anche in questo evento evento Dolly gioca g ioca un ruolo non certo secondario. Il rapporto con il Rustic Cabin stava concendendo a Frankie opportunità e tentazioni sconosciute in precedenza. Tra queste una certa c erta Toni Toni Francke, molto affascinante af fascinante ma invisa a Dolly, che porterà in tribunale tribunale il figlio, fig lio, accusandolo di d i una gravidanza non riconosciuta. riconosci uta. L’accusa L’accusa verrà ritirata, ritirata, ma ag aglili occhi di Dolly Dol ly era giunto il momento momento di proteggerlo da ogni og ni ulteriore pericolo per la sua moralità. Il matrimonio gli ap pare come l’l’unica possibile soluzione e Frankie la acconten acconten-ta: quanto fosse ingenua ing enua la visione della madre il tempo non tarderà a dimostrarlo. Nancy rimarrà comunque l’unica l’unica donna che darà figli a Sinatra, Nancy Jr, Tina e Frank Jr, e alla quale tornerà, sempre accettato, come ad un approdo sicuro, per molto tempo anche dopo il divorzio. Passeranno solo alcuni mesi dal matrimonio quando Frankie ha un incontro decisivo per la sua carriera. Dopo il suo debutto a Philadelphia con una nuova orchestra, il trombettista Harry James fa tappa al Rustic Cabin. Su suggerimento della moglie, mogl ie, Louise Lou ise Tobin, Tobin, aveva già g ià ascoltato la voce di Sinat Sinatra ra sulle onde della WNEW di New York York ma in ogni caso non aveva afferrato bene il nome del cantante che però, a parere p arere di entrambi, entrambi, aveva una vocalità molto interessante. Era comunque alla ricerca ri cerca di un cantante e FranFrankie non attendeva altro che essere messo alla prova dal leader di un’orchestra swing perché quel genere di musica, anche attraverso attra verso il grande successo su ccesso di Benny Goodman, Goo dman, era al centro della scena musicale americana. Aveva Aveva capito benissimo che la notorietà di un cantante, cantante, come nel caso di Bing Crosby, era legata all’appartenenza ad un’orchestra. Sempre più deciso a considerare conclusa l’esperienza del Rustic Cabin, si sentiva pronto. Adorava le sfide: solo così riusciva a dare il meglio di se stesso. Nancy era un po’ preoccupata per la quantità di denaro che il marito spendeva per i vestiti: sapeva comunque che
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ne aveva bisogno per fare buona impressione sul pubblico e quindi non solo si faceva da parte rispetto alle esigenze della sua carriera, carriera, ma lo incoraggiava incorag giava e sosteneva. Sapeva che quella era l’unica l’unica possibilità possi bilità per tenere in vita il rapporto. rappor to. Anche Harry James ha sempre ricordato la ricercatezza, lo stile nel modo di vestire di Frankie Frankie e ha scherzato sui retroscen retroscenaa del loro incontro. Chiedendo al proprietario del locale dove fosse il cantan cantante te si sarebbe sentito rispondere che non c’ c’era era nessun cantante ma semplicemente un presentatore che ogni tanto tentava di canticchiare. L’incontro tra i due fu molto cordiale – in effetti rimarranno amici per tutta la vita – e l’insistenza di Frankie Frankie fu tale che James lo assunse subito sub ito per 75$ a settima settimana. na. Una gloriosa carrier carrieraa stava per iniziare. iniz iare.