GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Biagio Lecce http://blog.libero.it/giuristando
Anguillara Sabazia – Italy
Foto Ranalli
Elementi di Scienza delle finanze e sistema tributario t ributario (Dispensa di “Economia politica” politica” per l’esame di maturità)
ANNO SCOLASTICO 20011/2012
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Sommario:
PRIMA PARTE
Introduzione alla Scienza delle Finanze 1. Economia politica e Scienza delle Finanze …………………………………………….p. 3 ………………………………… 6 2. I bisogni economici in generale e i bisogni pubblici …………………………………
3. I servizi pubblici e l’esternalità……………………………………………………………….. 8 4. Le teorie economiche sul ruolo della finanza pubblica……………………………. pubblica ……………………………. 12
SECONDA PARTE
Il patrimonio dello stato 5. Il patrimonio dello stato………………………………………………………………………….. stato………………………………………………………………………….. 25 6. L’impresa pubblica fra privatizzazioni e liberalizzazioni …………………………. ………………………….. 28 7. Il ruolo dell’impresa pubblica secondo le diverse teorie economiche….. economiche… ..….. ….. 32
TERZA PARTE L’attività finanziaria dello stato
8. La spesa dello stato: classificazioni e misurazioni principali………………… principali …………………..…. 35 9. La spesa pubblica e il sistema-paese
……………………………………………………….
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10. Le entrate dello stato : classificazioni e misurazioni principali…………… principali …………….. ..…… …… 43 11. I prezzi …………………………………………………………………………………………………….. …………………………………………………………………………………………………….. 45 12. I tributi ……………………………………………………………………………………………………. ……………………………………………………………………………………………………. 47 13. L’imposta e i caratteri del sistema tributario…………………………………… …………………………………….. ..……. ……. 49 14. I principi di fiscalità…………………………………………………………………………………. fiscalità …………………………………………………………………………………. 52 15. I modi di attuazione della progressività dell’imposta……………………… ………………………..……… 55 16. I procedimenti di imposizione fiscale……………………………………………… fiscale ………………………………………………..………. 58 17. Il bilancio dello stato……………………………………………………………………………….. stato……………………………………………………………………………….. 63
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Prima parte Introduzione alla Scienza delle Finanze 1. Economia politica e Scienza delle Finanze La Scienza delle Finanze è una branca della Economia politica. Essa viene anche detta
Economia pubblica o
Economia Finanziaria.
LA FINANZA PUBBLICA La finanza pubblica indica l'attività economico-amministrativa dello stato rivolta ad organizzare e fornire ai cittadini beni e servizi essenziali, come la difesa, la giustizia, la sicurezza, l'istruzione, la cura della salute e via di seguito. L'azione economica dello stato rivolta ad assicurare bei e servizi ai cittadini si estende a tutto il settore pubblico (composto, oltre che dallo stato, anche da molti altri enti come le Regioni, le Province, i Comuni, gli enti pubblici pubblici economici e non economici, eccetera). OGGETTO DELLA SCIENZA DELLE FINANZE Dunque la Scienza delle Finanze studia l'organizzazione economica dello stato e la
sua azione in campo economico.
Il che equivale a dire che: la Scienza delle Finanze studia l’azione della Pubblica amministrazione (P.A.) e i
modi in cui essa soddisfa i bisogni pubblici. Questa analisi si divide in due tipologie o fasi:
analisi positiva
e analisi normativa
ANALISI POSITIVA L'analisi positiva prende in considerazione la concreta azione della P.A. in
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 luoghi e tempi specifici (per esempio le condizioni del servizio pubblico in una certa zona della città). ANALISI NORMATIVA L'analisi normativa prende invece in considerazione l'azione che la P.A.
dovrebbe svolgere per raggiungere gli obiettivi prefissati di soddisfazione dei bisogni collettivi (per esempio, quali stanziamenti finanziari sarebbero necessari per garantire un servizio di trasporto efficiente in una certa zona della città). ALTRE DISCIPLINE: IL DIRITTO D IRITTO FINANZIARIO FINANZIARIO La Scienza delle Finanze si accompagna allo studio del
Diritto finanziario,
che è quella branca del diritto che regola l'attività finanziaria ed economica
dello stato, regola cioè l'attività finanziaria pubblica.
Il Diritto Tributario (o Legislazione fiscale) invece fa parte del Diritto finanziario e
riguarda in particolare la sfera delle entrate dello stato , cioè le risorse
economiche che esso riceve dai propri cittadini sotto forma di tributi. Altre scienze sono molto vicine alla Scienza delle finanze e spesso vi si accompagnano nella analisi dei problemi economici:
in primo luogo l'Economia politica, di cui essa è storicamente un settore specifico,
la Politica Economica
e le Scienze statistiche, per citarne solo alcune.
L’ECONOMIA POLITICA
L'Economia Politica studia i sistemi economici in tutti i loro aspetti importanti,
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 in particolare il mercato, la produzione, lo scambio, il comportamento di tutti i principali protagonisti economici, come le imprese, le famiglie (e in genere tutto il
settore privato), ma anche gli stati e le organizzazioni internazionali ( settore pubblico). LA POLITICA ECONOMICA
La Politica economica studia invece le scelte strategiche che lo stato compie in
campo economico, per esempio, l'analisi delle scelte statali nei diversi settori economici, in campo energetico o in materia fiscale. Questi interrogativi e tanti altri sono oggetto della politica economica. LA STATISTICA
E infine la Statistica, che è importante come base di tutte le scelte e decisioni
economiche di cui abbiamo parlato sopra, perché fornisce ai governanti e agli studiosi i dati essenziali (anche attraverso l'ISTAT – l'ISTAT – Istituto nazionale di statistica e l’Eurostat, organismo simile che opera in campo europeo comunitario) su cui elaborare ipotesi di azione amministrativa ed economica.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
2. I bisogni economici in generale e i bisogni pubblici I bisogni economici esprimono le esigenze del gruppo sociale: bisogni primari, secondari e via di seguito. I bisogni pubblici invece esprimono la necessità della popolazione di disporre di
beni e servizi di fondamentale importanza offerti dallo stato. Sono dunque una sottocategoria di bisogni economici che indica esclusivamente i bisogni soddisfatti dallo stato. I BISOGNI ECONOMICI I bisogni economici si dividono in:
bisogni collettivi
e bisogni individuali
BISOGNI ECONOMICI COLLETTIVI I bisogni collettivi sono quelli che vengono soddisfatti a seguito della azione collettiva del gruppo sociale organizzato, e simultaneamente per tutti i cittadini. Ne sono esempi la difesa dello stato dagli attacchi esterni, la politica estera, la
sicurezza sicurezz a interna e l’ordine pubblico, il buon funzionamento della giustizia e della pubblica amministrazione, ecc. BISOGNI ECONOMICI INDIVIDUALI Al contrario, i bisogni individuali sono quelli che vengono soddisfatti a seguito della azione individuale del singolo, e in tempi diversi . Ne
sono
esempi
gli
approvvigionamenti
necessari
alla
persona
(vestiario,
alimentazione, istruzione, cure mediche), della famiglia (l’abitazione, i periodi di riposo), ecc. I BISOGNI PUBBLICI
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Essi possono essere divisi in tre categorie:
bisogni
istituzionali:
consistenti
nel
risultato
delle funzioni principali e
tradizionalmente proprie dello stato, come la tutela dell’ordine interno e della sicurezza, la difesa dello stato e il governo del territorio, la politica estera, le decisioni di politica economica e monetaria, la giustizia;
bisogni sociali: cioè che vengono soddisfatti dallo stato perché ciò produce maggiore
convenienza sociale, sociale, ma potrebbero in teoria essere talvolta soddisfatti anche soltanto dal privato: per esempio la creazione di infrastrutture (ponti, strade, edifici); la tutela della salute, l’istruzione;
wants), vale a dire bisogni individuali che la pubblica bisogni di merito (o merit wants),
amministrazione (P.A.) soddisfa per renderli accessibili a tutti (istruzione, sanità, assicurazioni sociali, la difesa e la valorizzazione della cultura, proprietà della casa di abitazione).
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
3. I servizi pubblici e l’esternalità I servizi pubblici vedono lo stato impegnato nel ruolo di garante della soddisfazione degli interessi e bisogni dei cittadini. Beni e servizi pubblici sono resi dallo stato per soddisfare i bisogni collettivi e, talvolta, anche i bisogni individuali. CARATTERI DEI BENI E SERVIZI PUBBLICI Caratteri specifici dei servizi pubblici sono:
la non escludibilità
e la non rivalità.
NON ESCLUDIBILITA'
I servizi pubblici possono essere forniti contemporaneamente a più soggetti dallo stato e la fruizione di essi da parte di ciascuno non esclude quella degli altri. Ne consegue che lo stato non può escludere nessun cittadino dal godimento dei servizi pubblici (art. 3 Cost., principio di uguaglianza dei cittadini). NON RIVALITA'
I costi del servizio sono a carico dello stato e non dipendono (entro certi limiti) dal numero dei fruitori o utenti (come nel mercato). Quindi il consumo o la fruizione del servizio pubblico da parte di un soggetto non esclude né influenza quello di ogni altro.
Esempio: il viaggio in treno. o
A nessuno può essere impedito di acquistare il biglietto per un viaggio in treno (non escludibilità). escludibilità).
o
Il servizio e il suo costo per lo stato non cambiano (entro certi limiti) in relazione al numero dei viaggiatori (non ( non rivalità). rivalità).
Corollari dell’esempio dell’esempio:: non cambia il prezzo del biglietto in base al numero di persone che prendono lo
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 stesso treno. né l'utilizzo del treno da parte di un cittadino esclude l'utilizzo contemporaneo
da parte di un altro. E’ anche vero, però, che la gestione dei servizi pubblici è oggi sempre di più ancorata a criteri di mercato e di efficienza, tipici dei sistemi anglosassoni e americani, quando non siano addirittura lasciati ad operatori del settore privato, pur con i necessari controlli pubblici (liberalizzazioni). CLASSIFICAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI I servizi pubblici si dividono in:
generali (o indivisibili)
e speciali (o divisibili)
SERVIZI PUBBLICI GENERALI I servizi generali sono rivolti alla collettività nel suo insieme e non danno luogo a prestazioni separate. Sono cioè considerati indivisibili indivisibili in in singole prestazioni a vantaggio di ogni singolo cittadino (es. difesa e sicurezza nazionale, tutela dell'ambiente, promozione e valorizzazione della cultura); SERVIZI PUBBICI SPECIALI I servizi pubblici speciali, al contrario, sono rivolti ai singoli e singoli e danno luogo a prestazioni separate. Sono forniti su richiesta dei singoli cittadini e divisibili in tante prestazioni quanti sono i cittadini che ne fruiscono (es. trasporti e istruzione superiore). I SOGGETTI EROGATORI DI SERVIZI PUBBLICI I soggetti che erogano i servizi pubblici sono:
lo stato
e gli enti pubblici.
Lo stato si avvale delle sue istituzioni (gli organi della P.A., dal vertice alla periferia secondo le competenze, come il governo o il prefetto) per la realizzazione dei suoi compiti essenziali, come la difesa, la giustizia, l'ordine pubblico, l'istruzione obbligatoria (per soddisfare i bisogni istituzionali). Lascia agli enti pubblici la gestione dei servizi pubblici finalizzati a soddisfare i bisogni
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 collettivi ed individuali che il mercato da solo non è in grado di soddisfare ( bisogni
tecnici), come nel caso dell’istruzione, della sanità, della tutela dell’ambiente e del territorio, della costruzione di opere pubbliche, della gestione di servizi alla popolazione (biblioteche, musei ecc.). IN CONCLUSIONE I bisogni pubblici sono soddisfatti dallo stato e dagli enti pubblici I bisogni pubblici possono avere carattere di bisogni collettivi o bisogni
individuali I bisogni pubblici vengono soddisfatti attraverso i servizi generali o attraverso i
servizi speciali erogati dallo stato e dagli enti pubblici Lo stato e gli enti pubblici intervengono di norma nella gestione dei servizi
pubblici quando il mercato da solo non è in grado di fornirli o di fornirli alle giuste condizioni (fallimenti del mercato ). ESTERNALITA’ Sia dai servizi generali che da quelli speciali derivano in ogni caso effetti positivi per la collettività: dai servizi generali tutti traggono vantaggio (il verde pubblico, la presenza di infrastrutture su un certo territorio, come porti, aeroporti). Ma anche i servizi speciali possono comportare vantaggi per tutta la collettività: per ogni cittadino che prende il bus c'è un'automobile in meno sulle strade, con tutti gli effetti positivi che ciò comporta per la comunità, minore traffico, minore inquinamento e maggiore risparmio di risorse economiche ed energetiche dai bilanci pubblici, oppure una impresa che investe in ricerca crea ricchezza per tutto il territorio in cui agisce ( spillover spillover tecnologico tecnologico o esternalità). Ne ricaviamo allora la nozione di esternalità: sono gli effetti ulteriori positivi o negativi che derivano alla collettività dalla produzione ed erogazione di beni e servizi speciali. Quando i servizi sono destinati a individui o categorie di individui determinati
(servizi speciali) non è detto che anche tutti gli altri (non destinatari di questi servizi, cosiddetti terzi) non ne ricevano beneficio, anche se indirettamente. In questi casi si parla di esternalità positive. Al contrario, se i terzi ne ricevono danno, si hanno esternalità negative.
Per esempio, un’impresa un’impresa che adotta sistemi antinquinamento potrebbe essere
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 agevolata da una tassazione più bassa rispetto alle concorrenti che inquinano (tassazione ambientale). Ma il vantaggio, in questo caso, non è solo quello avuto dall'impresa virtuosa, ma anche dalle persone che vivono nella zona dove sono ubicati gli stabilimenti, i quali avranno a disposizione i servizi di quell’impresa e allo stesso tempo un ambiente ugualmente salubre; lo stesso discorso potrebbe farsi per le imprese che non concludono contratti con imprese mafiose, ma anzi ne denunciano la presenza, le quali beneficiano in territorio (del bene legalità), oltre a rendere migliore la qualità dei prodotti del settore produttivo e minore i relativi prezzi, e infine a rendere più accessibili i canali di finanziamento bancari per le singole imprese.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
4. Le teorie economiche sul ruolo della finanza pubblica SETTORE PUBBLICO E SETTORE PRIVATO L’economia pubblica poggia sull’economia privata. Se i soggetti economici privati, come le imprese e le famiglie, non riescono a produrre ricchezza, lo stato non potrà fornire beni e servizi pubblici ai cittadini, non avendo i mezzi economici per farlo. Infatti le risorse economiche che lo stato e gli enti pubblici destinano alla soddisfazione dei bisogni pubblici derivano dal settore privato (imprese e famiglie) attraverso l’imposizione fiscale (tasse, imposte e contributi). Più il settore privato è ricco, più lo stato può erogare servizi e beni pubblici a vantaggio di tutti (si veda la figura a). Fig. a
INTERDIPENDENZA DEI SETTORI
SETTORE PUBBLICO O T N E V R E T N I
O I R B I L I U Q E
FINANZIAMENTO
SETTORE PRIVATO
LE DIFFERENZE TRA SETTORI Nel settore pubblico le scelte economiche sono unilaterali e imposte ai cittadini
(potere di sovranità), secondo il criterio della cura dell’interesse generale
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 (interesse pubblico) e della copertura dei costi con le imposte (copertura finanziaria).
Nel settore privato, le scelte economiche sono frutto di contrattazione tra le
parti (libera iniziativa economica), secondo il criterio del profitto di ciascuno (scopo di lucro), e della copertura dei costi con i ricavi (metodo economico).
LE SCUOLE ECONOMICHE Le scuole economiche hanno sviluppato nel corso degli ultimi due secoli idee differenti sul ruolo più o meno incisivo che lo stato deve avere nell’economia. LA SCUOLA CLASSICA La scuola classica, maturata nella prima metà dell’800 con pensatori come Smith, Ricardo e Malthus (Maltesio), propugnava idee liberiste, che confinavano il ruolo dello stato alla soddisfazione dei soli bisogni istituzionali (difesa, giustizia, ordine pubblico, esteri, governo del territorio), mentre lasciavano al mercato il compito di soddisfare tutti gli altri bisogni collettivi ed individuali: istruzione, sanità, ed in genere i servizi pubblici. Ciò rispecchiava la situazione storico-sociale nel suo primo approccio al fenomeno della industrializzazione. I principi di questa scuola di pensiero economico si riconducono essenzialmente:
all’affermazione all’ affermazione del mercato, come sistema economico fondato sul libero
scambio e sulla libera formazione dei prezzi di beni e servizi attraverso il confronto libero e automatico tra la domanda e l’offe rta di essi.
all’idea che qualunque offerta di beni e servizi crei da sola la corrispondente domanda (legge degli sbocchi o del Say), perché la produzione industriale produce reddito (per esempio, per i lavoratori occupati) che viene poi speso per l’acquisto delle merci prodotte. Per cui, più si produce, più si vende.
all’idea che il mercato crei equilibrio tra domanda e offerta di beni in modo automatico e fisiologico (cosiddetta mano invisibile), senza necessità cioè di interventi esterni di altri soggetti, come lo stato per l’appunto. In sostanza, chi produce, investe e rischia capitali propri nella misura in cui è sicuro di
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 soddisfare bisogni sentiti nella popolazione, e intanto continua a farlo se ne ha un ritorno soddisfacente di vendite e gradimento della collettività. Questo meccanismo porta ad una situazione di equilibrio, dove cioè la domanda (D) è uguale all’offerta (O). (D=O) vuol significare che i bisogni economici sono soddisfatti dal mercato in concorrenza e il sistema economico è in equilibrio. ASSUNTO DELLA TEORIA CLASSICA
Secondo i classici, lo stato non deve avere nessun ruolo nell’economia, dovendo solo pensare a garantire alcuni beni collettivi e soddisfare bisogni tipici della sua funzione: le leggi (farle, farle applicare, e sanzionarne le violazioni), la difesa, la sicurezza nel territorio, la politica estera, eccetera. Al di fuori di queste poche materie, è il mercato che deve operare per la soddisfazione dei bisogni collettivi ed individuali ( teoria dello
stato gendarme, riguardo all’aspetto giuridico, e teoria dello stato minimo, riguardo all’aspetto economico). Ogni intervento dello stato rivolto a fornire beni e servizi che il mercato anche da solo potrebbe fornire danneggia il sistema economico, perché sottrae risorse alle imprese e alla produzione e dunque consuma una ricchezza che invece in esso potrebbe prodursi: questa è la teoria del consumo propugnata in particolare dal Say.
LA SCUOLA NEOCLASSICA La scuola neoclassica, che si afferma a fine ottocento, riprende le idee degli economisti classici (Smith, in chiave liberista, e Marx in chiave di critica al liberismo e al capitalismo) e le innova: in particolare essa afferma che il valore dei beni economici non è legato esclusivamente al lavoro che è stato necessario impiegare per produrli, ma soprattutto alla utilità concreta che essi hanno all’interno della società (cosiddetto
utilitarismo o marginalismo). I produttori di beni e servizi sono spinti a produrre in quei settori nei quali si registra una forte utilità economica, poiché ad una elevata utilità corrisponde un elevato prezzo ed un elevato livello di d i vendite e profitti.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Da ciò deriva che il mercato è portato a trascurare la produzione di quei beni e servizi che, pur essendo utili alla società, non possono essere pagati a prezzi troppo alti dai cittadini: per esempio, i trasporti, la sanità, l’istruzione, l’energia, la tutela ambientale. Se il gestore gestor e dell’impresa privata che ha in gestione il servizio di trasporto ritiene di poter realizzare dei profitti, decide di continuare ad offrirlo, ma se ciò non fosse (ad esempio a causa del limitato numero di viaggiatori) rinuncerebbe, lasciando sguarnita una zona del territorio nazionale. Si verifica allora il cosiddetto “ fallimento del mercato ”. I FALLIMENTI DEL MERCATO Per fallimenti del marcato si intendono tutti quei casi in cui il marcato non è in grado di fornire alcuni servizi a soddisfazione di bisogni pubblici. Si rende allora necessario l’intervento dello stato. Dato che, più c’è bisogno di un bene, più la sua utilità marginale è alta, soltanto lo stato può livellare l’utilità marginale dei beni di cui vi è carenza con quella dei beni forniti dal mercato. E ciò può fare producendo beni e servizi nei settori in cui si registrano i fallimenti del mercato.
Vediamo allora perché il mercato fallisce nella soddisfazione dei bisogni pubblici:
o
il privato non è nella condizione di fornire beni e servizi pubblici, perché non è possibile individuare le singole prestazioni e i singoli fruitori o il valore delle singole prestazioni ( servizi indivisibili); per esempio: vi sono aree del Paese destinate a parco naturalistico, ove non è possibile costruire se non a date condizioni di rispetto dell’ambiente e del paesaggio e svolgere attività non rientranti in quelle consentite. Questo bene pubblico (la tutela della riserva naturale) non è divisibile in singole prestazioni verso singoli utenti.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
il privato non riesce a fornire servizi generali o speciali a prezzi accessibili a tutti i cittadini ( bisogni di merito o merit wants), wants), dovendosi anche sobbarcare i costi dei cosiddetti free riders (persone prive di reddito che comunque devono avvalersi dei servizi per valutazioni di opportunità politica e morale); per esempio: la gestione di una linea di trasporto non sempre consente al produttore di praticare normalmente prezzi bassi, tali da soddisfare anche i cittadini dotati di redditi bassi;
o
il mercato non mette il singolo produttore nelle condizioni di farsi retribuire il vantaggio che i terzi traggono dalla fornitura di un servizio speciale a vantaggio di un cittadino ( esternalità); per esempio: la la costruzione di un’autostrada, da parte di un privato, porta utilità anche alle imprese che sono collocate nei pressi dell’autostrada (esternalità positiva). Non potrebbe il privato farsi pagare dalle imprese questa utilità aggiuntiva, ma potrebbe solo riscuotere il pedaggio dai fruitori.
o
la costruzione e il mantenimento di infrastrutture (strade, ponti, edifici pubblici), e in genere la produzione di beni di elevata utilità sociale, sono troppo costosi rispetto al numero di utilizzatori dell’opera e dunque poco redditizi per il privato, che non avrebbe modo di coprire i costi sostenuti e realizzare un suo profitto; per esempio: la gestione di un grande ponte che collega due località poco popolate non consente al privato di recuperare i costi dell’investimento dell’inve stimento fatto per costruirlo con il solo pedaggio, oppure un grande porto che non ha alle spalle un distretto produttivo non si sostiene da solo nel mercato.
o
l’assenza di concorrenza (monopolio o oligopolio) potrebbe generare situazioni svantaggiose per i cittadini (tariffe troppo alte, qualità dei servizi bassa); pochi taxi in città, vuol dire tariffe molto alte; oppure: se una sola impresa è nelle condizioni di fornire energia elettrica in una certa zona, essa produce poco e alza i prezzi dell’energia; il i l che le conviene rispetto a produrre di più e vendere a prezzi più bassi;
il privato potrebbe far leva sulla scarsa informazione dell’utente per praticargli trattamenti peggiorativi; per esempio: l’assicuratore l ’assicuratore non può sapere come in
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 realtà viene tenuta ed e d usata l’automobile assicurata dal suo cliente. Quindi il premio assicurativo forfetizza questo rischio e ciò può essere a danno di uno dei due operatori. ASSUNTO DELLA TEORIA NEOCLASSICA
Secondo i neoclassici, il ruolo dello stato nell’economia deve essere limitato a coprire i fallimenti del mercato, cioè ad erogare solo quei beni che il settore privato non è nella condizione di fornire. LA SCUOLA KEYNESIANA La scuola keynesiana muove dalla critica alle teorie classiche e neoclassiche, consistente nella costatazione che la crescita del reddito non si trasforma interamente in nuovi consumi, in quanto più si è ricchi, più si tende percentualmente a risparmiare. Ciò consente di affermare che le classi più povere sono quelle che risparmiano di meno.
Esempio: chi risparmia di più, un operaio che guadagna mille euro al mese circa o un imprenditore che realizza profitti per diecimila euro al mese? L’operaio è costretto a spendere tutto il suo reddito, specie se con figli a carico, mentre l’imprenditore, pur consumando di più, avrà a disposizione una parte del suo reddito da destinare a risparmio.
Ma se all’aumento del reddito corrisponde corrisponde una diminuzione percentuale del consumo, l’imprenditore l’imp renditore si troverà a non poter vendere tutta la merce prodotta (crisi di
sovrapproduzione).
Se ha fiducia nella ripresa dei consumi, l’imprenditore abbassa il prezzo della merce e la vende tutta, e poi aspetta di rifarsi con le partite successive di prodotto.
Ma se non ha fiducia (l’ indice della fiducia dell’impresa è importante per comprendere gli andamenti futuri dell’economia), preferirà ridurre il livello degli
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 investimenti, in modo da produrre sempre meno e conseguentemente procederà a licenziamenti di personale ( disoccupazione). La minor occupazione ridurrà complessivamente il reddito spendibile per l ’acquisto di beni e servizi. Si determina un ciclo negativo dell’economia che conduce a lla recessione economica o addirittura collasso del sistema economico (la cosiddetta trappola della liquidità). Così avvenne durante il crollo della borsa del ’29. Keynes ritiene allora necessario l’intervento dello stato attraverso la finanza pubblica per riequilibrare e rendere uguali l’offerta e la domanda ad un livello superiore di
piena occupazione dei fattori di produzione (capitale e lavoro). Il meccanismo di incremento del reddito fa leva sulla finanza pubblica e sulla spesa pubblica (politica di deficit spending). Infatti, secondo Keynes, l’incremento della spessa pubblica genera due effetti essenziali: o
l’effetto l’ effetto di moltiplicatore del reddito e degli investimenti;
o
l’effetto di acceleratore degli investimenti e dei consumi.
Il moltiplicatore keynesiano è il coefficiente numerico che bisogna moltiplicare
per l’ammontare della spesa pubblica aggiuntiva per ottenere l’effettivo incremento di reddito del sistema: la formula è: 1/(1-c), dove c indica la propensione al consumo (cioè il rapporto tra la variazione del consumo e la variazione del reddito), derivante da: C = cY, dove C indica il livello generale dei consumi e Y il reddito nazionale. L’effetto di accelerazione degli investimenti deriva dal fatto che se lo stato produc e nuovi investimenti, con ciò mette i privati nelle condizioni di cominciare anch’ess i nuove attività imprenditoriali e di produzione di servizi in genere. Insomma, mette in moto un volano per l’economia. ASSUNTO DELLA TEORIA KEYNESIANA
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 I keynesiani ritengono necessario, in alcune fasi del ciclo economico (la congiuntura è una fase del ciclo economico) economico ) l’intervento dello stato con manovre di finanza pubblica (aumento della spesa o riduzione dei tributi, oppure come ai giorni nostri, con il Governo Monti, riduzione della spesa e aumento dei tributi tributi)) per favorire l’equilibrio del sistema economico in condizioni di piena occupazione (sfruttamento) dei fattori produttivi. CRITICA KEYNESIANA AI CLASSICI E NEOCLASSICI Punto debole dei classici e neoclassici era infatti, secondo Keynes, l’assunto per cui l’equivalenza tra domanda ed offerta fosse la prova dell’equilibrio del sistema economico, dunque della condizione migliore possibile di esso. Keynes obietta che un equilibrio tra domanda e offerta può esservi anche ad un
livello di solo parziale sfruttamento delle risorse di un Paese: lavoratori, materie prime, capitali e terra. La spesa pubblica può allora rappresentare quel “volano” che consente consente agli operatori economici di avviare lo sfruttamento delle risorse rimaste ancora inutilizzate. I NEOLIBERISTI I neoliberisti (le scuole della Sintesi neoclassica di Hicks e Samuelson, dei Monetaristi di Milton Friedman e della Nuova macroeconomia classica di Lucas) criticano le teorie keynesiane ognuna dal suo punto di vista, rispettivamente: dei malfunzionamenti casuali del mercato e della concorrenza, che conducono
solo eccezionalmente alle ipotesi di Keynes, del necessario equilibrio tra la quantità di moneta emessa nel sistema
economico (offerta di moneta) e di moneta detenuta in forma liquida per consumi e investimenti ( domanda di moneta), e infine della inutilità della spesa pubblica perché anticipata dalle aspettative
razionali dei singoli (vedi sotto). CRITICA DEI NEOLIBERISTI AI KEYNESIANI A parere dei neoliberisti, l’eccesso l’ eccesso di spesa pubblica obbliga lo stato a reperire i fondi attraverso un innalzamento delle tasse e il ricorso al debito pubblico. o
Quanto alle tasse, poi, questo strumento rischia di essere insufficiente, perché, (come sostiene Laffer, con la sua famosa curva)
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 vi è un livello di imposizione fiscale rispetto al quale un inasprimento delle
tasse non si traduce per lo stato in un aumento del gettito (vale a dire dell’incasso). E ciò perché se le tasse sono troppo alte aumentano l’evasione fiscale e l’elusione fiscale (modi tecnici per non pagare le imposte o pagarle in modo minore, il primo illegale, il secondo ai confini della legalità) o diminuiscono le attività produttive (come a dire, meglio non fare niente che lavorare per troppo poco:
rimozione
dell’imposta)
o,
al
contrario,
le
imprese
presenti
“stralavorano” per ottenere gli stessi risultati (come a dire, devo lavorare di più per continuare ad avere gli stessi risultati di prima: elisione dell’imposta) oppure queste ultime gettano il carico delle nuove tasse sui consumatori e clienti, alzando i prezzi delle merci e dei servizi: traslazione dell’imposta) e generando nuova inflazione (innalzamento del livello generale dei prezzi, come si registra in Europa in questi giorni, anche come effetto delle politiche di inasprimento fiscale dei governi messe in campo per fronteggiare la crisi finanziaria. Basti pensare all’innalzamento dell’IVA, imposta sul valor e aggiunto).
o
Quanto al debito pubblico (vale a dire i prestiti che lo stato contrae con gli acquirenti dei titoli di stato), esso rappresenta domanda di liquidità di moneta, e se un bene è richiesto in misura maggiore sappiamo che il suo prezzo aumenta. Qual è il prezzo della moneta? L’interesse. Ne deriva che il tasso di interesse sale in conseguenza dell’aumento dell’aumento della spesa pubblica dello stato. Male stanno quegli stati che hanno bisogno di moneta a prestito e non trovano investitori medi piccoli e grandi disposti a prestagliela. Anzi abbiamo assistito ai giorni nostri alla “competizione” tra gli stati europei ad accaparrarsi i soldi degli investitori suddetti, al fine di far pagare di meno i costi della crisi economica ai propri cittadini; in particolare, lo abbiamo visto nel raffronto tra i valori di riferimento ( spread) dell’Italia dell’Italia e della Germania: i “mercati mercati”” (meglio sarebbe dire le agenzie private di valutazione degli andamenti economici: agenzie di rating) hanno ritenuto più affidabili i
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 rendimenti dei titoli statali tedeschi rispetto a quelli italiani, perché, a parer loro, “garantiti” da una economia retrostante (quella tedesca) più solida di quella italiana. Sarà davvero così? In conclusione, l’aumento del debito pubblico degli stati dannegg ia chi domanda capitali, come gli imprenditori, che avranno più difficoltà a prendere in prestito capitali dalle banche, in quanto avranno come “competitors” gli stati stessi (che vogliono lo stesso denaro) e dovranno quindi restituire su di essi interessi più alti (perché si sa, ciò che è più richiesto di più si paga), e preferiranno allora non aumentare gli investimenti o addirittura produrre di meno (effetto di spiazzamento dell’impresa). All’effetto di spiazzamento dell’impresa consegue
la riduzione dell’occupazione
e la diminuzione complessiva del reddito.
Quella “lieta” conclusione che Keynes riteneva possibile grazie alla spesa pubblica e al cosiddetto moltiplicatore del reddito non si verifica in realtà secondo i neoliberisti, criteri ampiamente applicati dagli stati moderni, almeno per il profilo finanziario.
Anche le famiglie, secondo questa analisi, sono portate a spendere di meno in
consumi, o
in primo luogo perché ciò che compravano sul mercato, adesso (nella visione di Keynes) è lo stato a fornirlo in buona parte direttamente,
o
ed inoltre la consapevolezza di una maggiore spesa pubblica induce le famiglie ad aspettarsi che il livello live llo dell’imposizione fiscale possa aumentare.
Si formano cioè delle aspettative razionali (da cui l’omonima teoria delle aspettative
razionali di Lucas) in ordine al fatto che il reddito accumulato sia ripreso dallo stato con le tasse.
Secondo la teoria delle aspettative razionali , i soggetti economici si comportano in modo da anticipare e rendere inutili gli interventi successivi dello stato sulla spesa pubblica.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 ASSUNTI DEI NEOLIBERISTI DELL’ECONOMIA
Per i neo-liberisti, similmente a quanto già affermato su altre basi dai classici e dai neoclassici, lo stato deve contenere o evitare del tutto le manovre finanziarie di intervento sull’economia sull’economia che facciano ricorso all’aumento all’ aumento della spesa pubblica, perché producono la diminuzione della produzione e dei consumi, in una parola, del reddito.
LE TEORIE POLITICO-SOCIOLOGICHE POLITICO-SOCIOLOGICHE Facciamo un accenno, infine, alle teorie politico-sociologiche che partono invece da una critica generale della realtà sociale, critica che investe le stesse categorie logiche del ragionamento economico. Esse enfatizzano il legame tra politica e classe dominante e sostengono che le scelte pubbliche in campo finanziario sono dettate in realtà dagli interessi delle classi
dominanti (per Marx, la borghesia). Tali classi, già ricche, tendono ad erodere e ridurre la parte di reddito destinata allo stato per proteggere i loro redditi e profitti a danno delle parti più povere della popolazione. Da ciò consegue una riduzione dei servizi pubblici, su cui proprio queste ultime fanno maggiore affidamento. Le classi dominanti continuano però a chiedere allo stato infrastrutture a vantaggio delle imprese (strade, rifornimenti di energia e carburanti, accordi commerciali con stati esteri, protezione della proprietà e della proprietà intellettuale come quella dei brevetti industriali), in sostanza buon funzionamento delle istituzioni e pace sociale: sociale: due voci che comportano comunque un elevato e levato livello di spesa pubblica. In particolare, la pace sociale deriva dalla attenuazione dei conflitti sociali, che deflagrano quando il divario economico tra le classi si acuisce.
Altri studiosi ritengono che, più che il dominio di una classe sociale, sia il dominio della
classe di governo a falsare le scelte pubbliche, che sono sempre orientate al mantenimento del potere: il che induce i governanti a privilegiare gruppi di potere che consentano loro di rimanere più saldamente al comando. Queste riflessioni sono svolte in Italia da Pareto .
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 L’analisi in chiave scientifica degli elementi egoistici e di conservazione del potere, proprio dei politici, attraverso il primato delle lobbies che influenzano le scelte finanziarie, è stata svolta dal Buchanan ed enunciata nella teoria delle scelte
pubbliche. Vi è poi chi collega l’evoluzione della finanza all’evoluzione della tecnologia, che richiede una spesa pubblica che un tempo non rientrava nella necessità dello stato (per es. autostrade informatiche, cablatura delle città, digitale terrestre, treni ad alta velocità). Con l’enunciazione della teoria della produzione, Wagner, principale sostenitore di queste tesi, mette in luce il valore della spesa pubblica come produttiva di nuova utilità per il sistema economico. ASSUNTI DELLE TEORIE POLITICO-SOCIOLOGICHE POLITICO-SOCIOLOGICHE
Per le teorie politico-sociologiche, la finanza pubblica risente prevalentemente degli interessi egoistici della classe dominante, o di governo e del progresso tecnologico.
CONCLUSIONE FINALE Dall’analisi delle teorie economiche, culminata nei suesposti assunti, deriva che sostanzialmente due sono gli orientamenti generali sul ruolo dello stato nell’economia e sulla funzione della finanza pubblica:
la teoria della finanza neutrale
e la teoria della finanza funzionale.
Per finanza neutrale (a favore di essa: classici, neoclassici e neoliberisti) si
intende che lo stato non deve influenzare il sistema economico attraverso le manovre di finanza pubblica, e deve trarre da esso le sole risorse necessarie a finanziare l’attività l’attività istituzionale che gli è tradizionalmente propria.
Per finanza funzionale (a favore di essa: keynesiani, neokeynesiani e teorie
politico-sociologiche) si intende che lo stato deve influenzare direttamente il sistema economico attraverso le manovre di finanza pubblica, in quanto esso, oltre a trarre dal sistema economico le risorse per l’attività istituzionale che gli è tradizionalmente propria, deve utilizzare la leva fiscale (i tributi) e la leva
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 finanziaria (il debito pubblico) per modificare le condizioni della produzione (politica industriale, commerciale e dello sviluppo), dell’equità sociale (politica
di redistribuzione dei redditi e della coesione sociale), della stabilità sociale ed economica (politica di stabilizzazione anticongiunturale: anti-inflazione e a favore dell’occupazione). PERCORSO DI SINTESI
Teoria classica: il ruolo dello stato nell’economia è neutrale ( finanza ( finanza neutrale), neutrale), e quindi lo stato non deve alterare o influenzare gli andamenti economici dei singoli soggetti economici (famiglie e imprese).
Teoria neoclassica: vi sono alcuni bisogni economici che non possono essere soddisfatti dal mercato, ma la cui soddis fazione richiede l’intervento dello stato: si tratta dei cosiddetti fallimenti del mercato. Per il resto vale la concezione della finanza della finanza neutrale. neutrale .
Teoria keynesiana: lo stato deve invece intervenire sul sistema economico, influenzando e stimolando il comportamento dei soggetti economici, in vista di tre finalità essenziali ( finanza funzionale ):
o
lo sviluppo e la crescita (più produzione e più strutture e infrastrutture)
o
la stabilizzazione dell’economia (meno inflazione i nflazione e più occupazione);
o
la redistribuzione del reddito (più equità sociale).
Teorie neoliberiste: l’intervento dello stato in economia è inutile (perché prevedibile e “anticipato” dagli operatori economici) e dannoso (perché spiazzante per il settore privato (Fig. b) sul piano della formazione dei prezzi degli investimenti e del livello dei consumi).
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Seconda parte Il patrimonio dello stato 5. Beni demaniali e beni patrimoniali dello stato I BENI DEMANIALI Sono innanzitutto beni demaniali i beni pubblici che sono direttamente fruibili dai cittadini. Essi sono destinati a diretta utilità dei cittadini. Essi sono inoltre:
inalienabili,
o
cioè non possono essere venduti dallo stato o dagli enti pu bblici proprietari;
inusucapibili,
o
cioè non possono essere acquistati per usucapione da chi li abbia usati per
almeno venti anni nell’inerzia dello stato o degli enti pubblici proprietari ;
inespropriabili,
o
cioè non possono essere acquisiti a seguito di procedura debitoria.
Quali sono i beni demaniali? Sono quelli del demanio necessario (regime naturale o obbligatorio per questi beni) e quelli del demanio eventuale (regime non imposto dalla natura stessa dei detti beni, ma sempre scelto dal legislatore): Demanio necessario o
o
Demanio idrico
Fiumi
Laghi
Torrenti
Ghiacciai
Demanio marino
Spiagge
Lidi
Porti
Rade
Lagune
Foci dei fiumi
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 o
Demanio militare
Piazzeforti
Fortezze
Fortificazioni
Mura
Demanio eventuale o
Demanio stradale
o
Demanio ferroviario
o
Demanio aeronautico
o
Acquedotti
o
Demanio storico archeologico artistico e culturale
I BENI PATROMONIALI I beni non demaniali sono detti beni patrimoniali. Essi si dividono in
beni patrimoniali disponibili
e beni patrimoniali indisponibili.
I BENI PATRIMONIALI INDISPONIBILI I beni patrimoniali indisponibili sono beni pubblici vincolati ad una funzione di utilità pubblica anche indiretta (con vincolo di destinazione). si tratta di beni destinati a soddisfare l’interesse pubblico, ma non in modo
diretto, cioè con la immediata fruibilità da parte dei cittadini. Essi sono inoltre
inalienabili
e inespropriabili
Solo con una specifica legge, però, si potrebbe modificare il loro status giuridico e renderli, per esempio, alienabili, senza che ciò comporti una violazione dei “principi fondamentali delle leggi dello stato”. I beni patrimoniali indisponibili sono: Foreste Miniere Acque minerali e termali Cave e torbiere
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 storico-culturale le e artistico-monumentale Cose di interesse storico-cultura Dotazioni del Presidente della Repubblica Le caserme, gli armamenti, gli aeromobili e navi militari Gli immobili sedi di uffici pubblici e di pubblico servizio e loro arredi.
BENI PATRIMONIALI DISPONIBILI I beni patrimoniali disponibili sono tutti i beni che non rientrano nelle categorie dei beni demaniali e patrimoniali indisponibili. Essi sono:
alienabili,
usucapibili
e espropriabili,
e non destinati a pubbliche funzioni.
di diritto diritto civile e, in particolare, quelle sulla La loro gestione avviene secondo le norme di proprietà.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
6. L’impresa pubblica fra privatizzazioni e liberalizzazioni Lo stato può intervenire sul sistema economico attraverso le imprese pubbliche, cioè imprese organizzate e gestite dallo stato con l’impiego di capitali pubblici. Esse erano costituite, nella precedente visione economica, dagli enti pubblici
economici, come l’ENI (Ente nazionale idrocarburi) e l’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale). Negli anni settanta e ottanta hanno preso piede le partecipazioni dello stato nelle imprese private: lo stato diventava azionista e sostanzialmente apportava capitali in preesistenti imprese private. LE PRIVATIZZAZIONI Nel corso degli anni novanta, in armonia con quanto succedeva in Europa, sono state avviate le cosiddette privatizzazioni, con le quali è iniziato il percorso inverso, vale a dire l’ingresso delle imprese private nella gestione delle attività economiche di natura pubblicistica, in precedenza gestite dallo stato, aventi ad oggetto, cioè, i principali servizi di pubblica utilità (trasporti, comunicazioni, erogazione di energie ed acqua, smaltimento dei rifiuti). Anche il settore delle opere pubbliche è stato interessato da questo fenomeno e il patrimonio immobiliare dello stato e degli altri enti pubblici (cd. cartolarizzazioni). Le azioni principali intraprese dallo stato nel percorso verso le privatizzazioni sono state:
rendere privato ciò che prima era pubblico, ciò che è avvenuto con la vendita di buona parte del patrimonio disponibile dello stato e degli altri enti pubblici ai privati (es. edifici pubblici non destinati a pubbliche funzioni);
trasformare in società commerciali (S.p.a.) gli enti pubblici economici (es. ENI) o comunque aventi incidenza economica (es. ENEL, Ente Ferrovie dello Stato, Ente Poste e telecomunicazioni);
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
una terza azione è ancora in corso mentre scrivo, e consiste nel fare accedere nelle società privatizzate, che gestiscono servizi pubblici, capitali privati, in modo da renderli prevalenti rispetto agli investimenti statali ( azionariato
privato o diffuso). LE LIBERALIZZAZIONI L’avvio delle privatizzazioni ha richiesto anche in Italia l’attivazione delle cosi ddette
liberalizzazioni, come passaggio necessario per uniformare il nostro sistema giuridicoeconomico al diritto europeo. Con le liberalizzazioni è stato regolato l’affidamento alle imprese private, mediante
gare di appalto pubbliche, della gestione dei servizi pubblici in molti settori un tempo riservati allo stato, e il fenomeno è pienamente in corso nel momento in cui scrivo. In conclusione si può dire che si è verificato un cambiamento importante nel modo di concepire l’azione dello stato nell’economia: dalla gestione da parte degli enti pubblici statali e locali dei servizi di pubblica utilità si è passati alla sola determinazione degli indirizzi strategici in merito alla gestione dei
servizi e beni pubblici e al controllo da parte dello stato
dell’azione espletata dalle imprese
aggiudicatarie degli appalti appalti pubblici (cd. imprese affidatarie affidatarie dei servizi pubblici) nel nome della tutela dell’interesse dell ’interesse pubblico. pubblico. Tale opera di controllo, inoltre, si rispecchia nella fissazione per legge o per atto amministrativo delle tariffe (soprattutto le tariffe massime) e degli standard di qualità che devono essere applicati nei vari servizi dei diversi settori di pubblico interesse. Ciò consente allo stato di garantire ai cittadini alcuni caratteri dei beni pubblici, come la non escludibilità e la non rivalità, e di realizzare al contempo consistenti risparmi di spesa pubblica. LA MAGGIORE EFFICIENZA DELLE IMPRESE PRIVATE RISPETTO ALLO STATO Alcuni elementi essenziali infatti rendono l’azione economica dell’impresa più efficiente di quella degli enti pubblici:
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
l’imprenditore mette a rischio capitali propri e dunque rende massima la
produttività dei fattori di produzione (capitale e lavoro). Quanto minori sono i costi, tanto maggiore è la produttività dei fattori e il profitto. Lo stato invece non preme per l’efficienza perché chi amministra non
rischia di tasca propria e le inefficienze sono pagate dalla collettività con il sistema delle entrate pubbliche (tributi).
Le imprese affidatarie della gestione dei servizi pubblici devono dimostrare di possedere livelli di know how e capacità tecnica preferibili rispetto alle imprese concorrenti. Lo stato non ha invece rivali a se stesso.
I dirigenti del settore privato rispondono del loro operato essendo amovibili dall’incarico in caso di inefficienza e risultati negativi di gestione. I dirigenti pubblici, invece, sono spesso impiegati in più settori e non è
sempre agevole valutare l’efficacia della loro azione. Sono pressoché inamovibili, in quanto legati da rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
La gestione per via politica delle imprese di produzione di beni e servizi si presta a generare clientelismo e sprechi di risorse pubbliche.
In conclusione, è pacifico in economia che le liberalizzazioni portano grandi vantaggi per i consumatori, a dispetto di quello che potrebbe sembrare ad alcuni, soprattutto per via di pregiudizi ideologici. Per fare un esempio, se la gestione del servizio di erogazione dell’acqua da parte di privati rendesse maggiori le tariffe di quelle praticate in regime di gestione pubblica, ciò non vorrebbe necessariamente dire che la mano pubblica è più conveniente per il cittadino, dato che gli eventuali risparmi sulle tariffe il cittadino li vedrebbe recuperati ampiamente a suo danno sulla fiscalità generale. Insomma, se l’”acqua pubblica” ti costa meno di quella “privata” è perché ti fanno pagare più tasse. E’ dal saldo generale di quanto paghi di acqua e di quanto
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 paghi di fiscalità generale che si capisce davvero se la liberalizzazione del settore e la privatizzazione delle risorse conviene o meno al cittadino. Perché si va dunque verso le liberalizzazioni in economia pubblica? Perché è scientifico che conviene, anche se non mancano casi di gestione oculata ed efficiente da parte di soggetti pubblici. Ma le eccezioni non cambiano il fenomeno nella sua portata generale. L’alternativa alle liberalizzazioni e privatizzazioni è sostenibile, ma solo in un’ottica ideologizzata.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
di verse teorie economiche 7. Il ruolo dell’impresa pubblica secondo le diverse
L’IMPRESA PUBBLICA NELLA TEORIA CLASSICA:
L’impresa pubblica ruba spazio e risorse alle imprese private.
L’impresa pubblica deve limitarsi alla realizzazione di opere e servizi pubblici.
L’impresa pubblica deve intervenire interveni re nella gestione dei cosiddetti monopoli
naturali, situazioni nelle quali cioè la gestione della produzione da parte di un singolo soggetto è vantaggiosa per la collettività rispetto alla situazione di concorrenza, perché solo così si realizzano le cosiddette economie di scala, vale a dire di re quei risparmi e quell’efficienza che comincia a generarsi oltre certi livelli quantitativi di beni e servizi (es. energia).
L’impresa pubblica deve invece intervenire a bilanciare ove necessario (e dunque evitare) la formazione di
oligopoli nei diversi settori, che
peggiorerebbero i trattamenti dei consumatori a vantaggio di poche imprese (cartelli).
L’IMPRESA PUBBLICA NELLE TEORIE MARXISTE E SOCIALISTE
Secondo queste teorie le imprese pubbliche fanno l’interesse dei capitalisti perché aiutano le imprese a tenere alto il saggio di profitto, perché offrono le loro materie prime, beni e servizi a prezzi bassi, inferiori ai costi.
Questo intervento salvifico dell’impresa pubblica diventa un modo per mantenere i profitti delle imprese private e nazionalizzare le perdite accumulate dalle imprese private in crisi.
L’intervento dell’impresa pubblica fa aumentare l’occupazione e con essa la domanda di beni e servizi a vantaggio dell’impresa privata ( sostegno dei
consumi).
Unico fatto positivo, per queste teorie ideologiche, è che nell’impresa pubblica
sfruttamento o del lavoro da parte del capitalista. Rimane pur verrebbe meno lo sfruttament sempre quello dello stato. L’IMPRESA L’IMP RESA PUBBLICA NELLA TEORIA KEYNESIANA
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Secondo Keynes l’impresa pubblica serve ad evitare la congiuntura economica sfavorevole e a stabilizzare l’economia. Se il sistema non produce a sufficienza beni e servizi necessari è possibile che essi rincarino. Per evitare ciò, può scendere in campo lo stato attraverso l’impresa pubblica che producendo direttamente quei beni (materie prime, fattori di produzione in genere) evita la speculazione negativa sul fattore mancante.
L’IMPRESA PUBBLICA NELLE TEORIE TEOR IE POLITICO-SOCIO POLITICO-SOCIOLOGICHE LOGICHE
L’impresa pubblica ha il vantaggio di sottrarre lo stato e la classe governante al
ricatto delle grandi imprese, che potrebbero incidere in maniera determinante sulle scelte di governo.
In negativo, l’impresa pubblica, in quanto direttamente di rettamente soggetta alla politica, potrebbe generare fenomeni di clientelismo e lottizzazione, tutte cose che confliggono con la democrazia e con l’efficienza.
L’IMPRESA PUBBLICA NELLE TEORIE NEOLIBERISTE
Tali correnti di pensiero economico stanno influenzando trasversalmente la politica mondiale, con l’obiettivo specifico, in Europa, di edificare una nuova
economia sociale di mercato. L’ondata mondiale di privatizzazioni e liberalizzazioni rappresenta la concreta attuazione di questi indirizzi di pensiero economico fondati sulla opinione che la politica deve operare le scelte gestionali di indirizzo nei settori ove vi è la presenza delle imprese pubbliche, mentre debba essere il settore privato (imprese e organizzazioni “non profit”) a realizzarle attraverso la gestione concreta dell’attività economica in forma di impresa . A tali conclusioni spinge la necessità di riequilibrio dei conti pubblici (onerati anche dal peso delle imprese pubbliche inefficienti), attraverso la promozione della efficienza nell’intero sistema economico, di pressione per un
arretramento
della
politica
dal
potere
gestionale
dell’economia
dell’adeguamento agli indirizzi economici delle politiche europee.
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e
GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 In negativo
Secondo le scuole di pensiero neoliberista, le imprese pubbliche sono fonte di
sprechi soprattutto per l’eccesso di impiego di manodopera, a causa della inefficienza organizzativa e per la mancanza di responsabilità diretta economica in capo a chi prende le decisioni strategiche di gestione. Le imprese pubbliche infatti non sono soggette al fallimento e questo produce spreco di risorse. La struttura dell’impresa pubblica è tale da rendere difficile la individuazione dei responsabili delle scelte operative, e questo produce lassismo e inefficienza. Le inefficienze sono causate anche dal sistema
clientelare che si instaura nella politica e tramite essa all’interno dell’impresa pubblica (concessione di posti di lavoro in cambio del v oto).
L’impresa pubblica non ha come obiettivo il profitto (dato dalla differenza tra ricavi e costi) e dunque non è spinta a rendere massima la riduzione dei costi.
Infine, se al potere politico della classe dirigente si aggiunge anche il potere
economico attraverso la gestione delle imprese pubbliche, si verifica un ulteriore gap di democrazia nella società.
In positivo,
la presenza di imprese pubbliche rende possibile l’investimento in settori altamente rischiosi legati soprattutto alla innovazione tecnologica e alla
sperimentazione, dove vi è forte rischio di perdere i capitali investiti (analisi normativa).
Altro elemento positivo è la possibilità che ha l’impresa pubblica di investire in aree del Paese economicamente depresse, per sollevarle dalla crisi.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Parte terza L’attività finanziaria dello stato
8. La spesa pubblica La spesa pubblica riguarda l’intero settore pubblico, pubblico , cioè:
stato
ed altri enti pubblici,
compresi gli enti di previdenza e assistenza.
CLASSIFICAZIONE DELLA SPESA Essa viene classificata in base a diversi criteri. PER OBIETTIVI la spesa può servire a dotare il paese di nuove infrastrutture e opere
pubbliche, che incrementano il capitale pubblico, e allora si definisce spesa
in conto capitale. Oppure può riguardare le spese necessarie a realizzare la funzione pubblica
(il ruolo dello stato) in ogni anno finanziario, e allora si definisce spesa
corrente. Quindi, gli stanziamenti per la costruzione di una scuola o di un ospedale rientrano nella spesa in conto capitale, mentre la spesa per la retribuzione dei pubblici dipendenti o a titolo di interessi sui prestiti avuti dai cittadini attraverso la emissione di titoli del debito pubblico o ancora per il pagamento dei canoni di locazione di aree o locali utilizzati dalla P.A. ma di proprietà dei privati o infine per i consumi elettrici e di altro tipo di approvvigionamento ordinario rientrano nella spesa corrente.
PER IL TEMPO IN CUI AVVIENE
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Altro modo per distinguere le voci di spesa è quello del tempo in cui avviene la spesa, per cui avremo: la spesa ordinaria, cioè una spesa programmata dai bilanci pubblici e
che ricorre di norma ogni anno nella stessa misura o in misura ampiamente predefinita dalla P.A. e predefinibile, e
la spesa straordinaria, che riguarda invece gli stanziamenti
necessitati da eventi eccezionali, come le calamità naturali, che dunque non si ripetono regolarmente in ogni esercizio finanziario. La storia insegna, però, che “sforamenti” di spesa dovuti ad eventi eccezionali ec cezionali si verificano anch’essi con una certa regolarità; di talché il bilancio pubblico prevede anche dei fondi specificamente destinati alle emergenze non previste o prevedibili.
PER L’INCIDENZA SULL’ECONOMIA PRIVATA
Ulteriore modo di distinguere la spesa riguarda gli effetti che essa produce sull’economia: la spesa pubblica può essere diretta agli acquisti di beni e servizi, di
consumo o durevoli, e allora la P.A. diventa un operatore di mercato e influisce sulle condizioni del mercato dal lato della domanda; o può anche produrre tali beni e metterli a disposizione dei cittadini, e
allora influisce sul sistema economico dalla parte dell’offerta. In entrambi i casi, la spesa pubblica contribuisce ad aumentare la ricchezza del sistema economico, perché stimola la produzione di nuovi beni e servizi ed è detta spesa reale. Sul punto, è importante considerare l’insegnamento di Keynes, che auspicava l’intervento dello stato nel ruolo di consumatore di beni e servizi proprio nei momenti di crisi economica, perché solo così è possibile, ad opinione di questa scuola, fare in modo che un eccesso di liquidità e di risparmio disponibile si trasformi in effettivi consumi. Se invece di produrre o stimolare la produzione di nuovi beni e servizi lo
stato si limita a spostare risorse dalle sue casse a quelle di altri enti
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 pubblici o privati o alle tasche dei cittadini, allora abbiamo la spesa per
trasferimenti: sono trasferimenti i sussidi alle famiglie disagiate, le sovvenzioni alle imprese nascenti o operanti in zone economicamente depresse del paese o in settori strategici per l’economia nazionale , le pensioni e, in genere, i trattamenti para-retributivi (intenso In questi giorni il dibattito sui cosiddetti ammortizzatori sociali).
PER L’INCIDENZA SUL BILANCIO PUBBLICO
Un’ultima distinzione importante importan te è quella tra spesa di governo e spesa di
esercizio (o di ordine), con le quali si indicano le risorse impiegate per la realizzazione della funzione pubblica,
nel primo caso, e le risorse impiegate per raccogliere le risorse necessarie alla
gestione della funzione pubblica, nel secondo. Insomma, far pagare i tributi ai cittadini ha un costo notevole (spesa di esercizio), ma certamente più corposa è la spesa per raggiungere gli obiettivi di programmazione economica.
OBIETTIVI PRINCIPALI DELLA SPESA PUBBLICA I principali obiettivi della spesa pubblica sono:
lo sviluppo e la crescita dell’economia, dell’economia ,
la stabilizzazione dell’azione economica o
contro l’inflazione l’inflazione e la disoccupazione,
cosiddetta congiuntura economica sfavorevole,
e, infine, la redistribuzione del reddito o
in nome dell’equità sociale
tra cittadini ricchi e poveri (distribuzione personale),
tra zone ricche e povere del Paese, centro-nord e sud (distribuzione territoriale),
tra titolari di fattori di produzione diversi, siano essi riconducibili al capitale o al lavoro (distribuzione funzionale);
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
tra operatori di settori produttivi diversi, primario, secondario e terziario (distribuzione settoriale).
Ad ogni obiettivo di spesa corrisponde un tipo di politica economica del governo: di sviluppo e crescita, di stabilizzazione e di redistribuzione. Si tratta in tutti e tre i casi di
politiche di bilancio, politiche, cioè, che hanno origine a seguito delle manovre sul bilancio pubblico. E’ utile osservare, però, che tali obiettivi, non sono perseguito esclusivamente dal settore pubblico, ma anche dal sistema economico nel suo complesso (cd. sistema-paese). Altra importante leva di politica economica a disposizione dei governi in senso lato è quella della politica monetaria, di cui si parlerà in seguito. LA PRESSIONE DELLA SPESA PUBBLICA La pressione della spesa pubblica indica il rapporto tra la spesa del settore pubblico (stato, regioni, enti locali e enti di previdenza e assistenza) e il Pil (Prodotto interno lordo). In Italia questo rapporto è del 50% nel 2006, del 49,4% nel 2008, del 52,5% nel 2009 (dati del gennaio 2012). Rappresentiamo così:
S/Pil = 1/2 circa
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
9. La spesa pubblica e il sistema-paese si stema-paese Si sente spesso, anche in politica, l´espressione sistema-paese. Proviamo a definire questo concetto. SISTEMA-PAESE Si tratta di un insieme di fattori che riguardano le condizioni effettive di un sistema economico: soprattutto la dotazione di infrastrutture e l’efficienza della Pubblica Amministrazione e delle imprese. RICERCA E INNOVAZIONE Vi sono alcuni elementi che potenziano l'economia, in primo luogo l'investimento pubblico in ricerca, che fa aumentare il valore aggiunto delle produzioni.
In ogni filiera produttiva (per esempio dal grano al pane) l'impresa aggiun ge in ogni fase di lavorazione valore economico alle materie prime e ai prodotti semilavorati, per avere infine i prodotti finiti.
Il valore aggiunto è misurato dalle imprese dalla differenza tra il valore delle vendite e il valore delle materie prime e dei beni intermedi utilizzati.
Se l'impresa impiega processi e materiali altamente tecnologici o si avvale di servizi altamente specializzati, il valore che aggiunge è molto maggiore (o i costi sono molto più contenuti) e ciò le consente di battere la concorrenza internazionale e piazzare i suoi prodotti a prezzi elevati (cosiddetta competitività).
L'ottimo
livello
dei
ricavi
può
tradursi
in
ottimi
suoi dipendenti; dal che deriva un elevato livello di
livelli
retributivi
dei
consumi di beni e
servizi, che potenzia la ricchezza e produce reddito. FORMAZIONE Lo stesso è a dirsi per l’ istruzione e la formazione: le imprese che trovano sul mercato
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 personale formato e competente non devono sostenere autonomamente i costi di formazione e questo le induce a investire in maggiore produzione. SANITA’ Un buon funzionamento del sistema sanitario rende più produttivi i lavoratori, in termini di ore lavorate e innalza la ricchezza del paese. EFFICIENZA La Pubblica amministrazione, se efficiente, riduce di molto i costi delle imprese, evitando per esempio dispendio di tempi (code agli sportelli degli uffici pubblici, pratiche eccessivamente lunghe e farraginose per la costituzione di una società o per richiedere finanziamenti, eccetera). Anche la qualità dell’amministrazione, per esempio di in termini di on està dei pubblici funzionari, evita che le imprese abbiano aggravi di costi che pesano sul risultato finale economico e sul livello di legalità nel Paese. Perché il sistema-paese sia efficiente è necessario ridurre gli sprechi (i cosiddetti “tagli” della spesa spesa
pubblica) e contenere contenere l’ imposizione fiscale per favorire nuovi
investimenti. Il circolo virtuoso che dovrebbe innescarsi è: aumento degli investimenti pubblici e privati, aumento del reddito (effetto di moltiplicatore del reddito e degli investimenti), aumento dei consumi, aumento della domanda aggregata, ancora aumento degli investimenti, per poi riprendere con un nuovo ciclo.
CRESCITA TENDENZIALE DELLA SPESA PUBBLICA Questo circolo virtuoso spinge alcuni economisti a teorizzare la legge della crescita
tendenziale della spesa pubblica:
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 la società si sviluppa in continuazione (per effetto della tecnologia e dei nuovi
stili di vita) e la spesa pubblica tende a crescere per soddisfare sempre nuove esigenze dei cittadini ( legge di Wagner). EFFETTO MOLTIPLICATORE DELLA SPESA PUBBLICA Secondo una precisa precisa visione di politica economica, la la spesa pubblica avrebbe un effetto riattivante dell’economia. Ma non è detto che le cosiddette politiche di spesa pubblica (deficit spending) non incorrano in altri seri problemi, come l’eccessivo indebitamento degli stati, argomento scottante ai giorni nostri. Vediamo perché la spesa genera un aumento del reddito nazionale: parliamo del cosiddetto
moltiplicatore keynesiano dei redditi e degli investimenti, che è il meccanismo per il quale quando lo stato aumenta la spesa pubblica per infrastrutture o servizi pubblici (spesa sociale), aumenta la spesa per intervento nell’economia (imprese pubbliche), oltre alla spesa istituzionale (necessaria per il funzionamento delle istituzioni), genera un aumento della produzione (perché offre ai cittadini beni che diversamente il mercato non produrrebbe) e dà la possibilità ai soggetti economici (beneficiati di nuovo reddito) di investire a loro volta in attività produttive. L’equazione L’equ azione della domanda è la seguente: Y (reddito) = C (consumi totali) + I (investimenti totali); da cui deriva che C = fY, cioè aumentando il consumo aumenta il reddito; si riscrive allora I = Y – cY, (dove c misura la propensione al consumo, cioè il rapporto tra la variazione del reddito e la variazione del consumo). Allora, mettendo in evidenza Y, avremo che I = (1 – (1 – c) Y, e che Y = I/1-c. Infine Y = I x 1/1-c. La formula 1/1-c è il cosiddetto moltiplicatore, pub blica cioè un coefficiente che moltiplicato per l’ammontare della spesa pubblica aggiuntiva (investimento) ci dice di quanto aumenta il reddito. Che poi questo investimento aggiuntivo sia di tipo p rivato (da parte delle imprese) o da parte dello stato con la spesa pubblica (G), non cambiano in ogni caso i termini del discorso.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Uno degli indici della salute di una economia è infatti la disponibilità di capitali da parte del settore privato. Nelle recenti polemiche europee sul debito pubblico italiano, l’argomento più corposo usato dal Governo italiano è stato il sostenere che a fronte di un elevato debito pubblico accumulato negli anni l’Italia presenti un basso indebitamento privato: in sostanza le nostre famiglie e le nostre imprese sono indebitate di meno di quanto non lo siano quelle degli altri paesi europei. E questo si traduce in maggiori possibilità del sistema di generare nuovi investimenti, anche attraverso il buon funzionamento degli agenti catalizzatori di risorse dal settore privato, come la Borsa o i collocatori di titoli del debito pubblico statale.
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10. Le entrate dello stato: classificazioni e misurazioni principali Le entrate dello stato si dividono, come la spesa, in diverse categorie concettuali. Le categorie, come abbiamo già notato per la spesa, non si aggiungono l’una all’altra, ma si intrecciano tra di loro. I criteri di distinzione sono dettati per:
Incidenza economica o
Entrate correnti (incidono sui redditi prodotti ogni anno dal settore privato e pubblico)
Es. imposte (dirette e indirette), proventi delle pubbliche imprese
o
Entrate in conto capitale (incidono sui beni patrimoniali dello stato, che vengono così dismessi o messi a frutto)
o
Es. alienazioni di cespiti, cartolarizzazioni
Entrate per accensione di prestiti (incidono sul risparmio liquido dei cittadini e formano il debito pubblico)
Es. debito pubblico
Ricorrenza nel tempo o
Entrate ordinarie (ricorrono periodicamente in base alla legislazione vigente)
o
Es. tributi, proventi delle imprese pubbliche
Entrate straordinarie (ricorrono una tantum, eccezionalmente per calamità o eventi straordinari e contingenti)
Es. prestiti pubblici, emissione di moneta, imposta una tantum
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Fonte o
Entrate originarie (derivano da beni o imprese appartenenti al settore pubblico dell’economia)
o
Entrate derivate (derivano dal settore privato dell’economia)
Es. proventi, prezzi
Es. tributi, prestiti
Potere pubblico esercitato o
Entrate tributarie (sono prelievi coattivi di ricchezza da parte dello stato nei confronti dei cittadini)
o
Es. tasse, imposte, contributi
Entrate extra-tributarie (non comportano l’esercizio di poteri pubblici coattivi nei confronti dei cittadini)
Es. prestiti, proventi di imprese pubbliche, proventi della alienazione di beni pubblici, sanzioni pecuniarie (il caso delle sanzioni pecuniarie è particolare, perché l’esercizio di potere coattivo mira in questo caso a ripagare un danno che il reato o la violazione di legge ha causato allo stato, dunque realizza una funzione punitiva e tutt’al più riparatoria o risarcitoria e non impositiva).
LA PRESSIONE TRIBUTARIA La pressione tributaria o fiscale indica invece il rapporto tra i tributi (tasse, imposte e contributi) e il Pil (prodotto interno lordo) e si aggira nel 2006 intorno al 43.3 del Pil, e nel 2009 al 43,2%. LA PRESIONE CONTRIBUT CONTRIBUTIVA IVA La pressione contributiva indica invece il rapporto tra i soli contributi e il Pil.
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11. I prezzi I prezzi sono entrate extra-tributarie, originarie, che lo stato ottiene mettendo a frutto beni del suo patrimonio o esercitando imprese pubbliche. Si distinguono in:
Prezzi privati o
se derivano dall’azione delle imprese pubbliche che offrono al mercato beni e servizi in concorrenza con le imprese private.
L’obiettivo è quello della massimizzazione dei d ei profitti/benefici:
o
cioè rendere massima la differenza tra ricavi e costi;
sono il corrispettivo dei prodotti di imprese che si comportano come imprenditori privati (il fenomeno riguarda oggi anche le imprese attive nei servizi pubblici dei settori liberalizzati).
Prezzi quasi privati o
se tengono conto anche dell’interesse pubblico connesso con il servizio prestato:
L’obiettivo è tutelare l’interesse pubblico insieme all’efficienza della P.A.;
o
temperare i prezzi in alcuni settori.
Esempi: vendita di frutti di beni demaniali (es. legname dei terreni demaniali);
o
prodotti delle industrie di base partecipate dallo stato o dagli enti pubblici (energia elettrica, industria siderurgica, alcune banche) col fine di favorire alcuni settori o aree del paese (redistribuzione funzionale, territoriale, occupazionale).
Prezzi pubblici o
se lo stato fornisce beni e servizi pubblici incassando prezzi pari ai costi sostenuti:
L’obiettivo è realizzare un monopolio pubblico o sociale su alcuni beni e servizi mantenendo il bilancio pubblico in equilibrio (lo stato non deve realizzare profitti ma raggiungere e mantenere tendenzialmente in pareggio il bilancio).
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I costi possono essere distribuiti tra i cittadini in modo differenziato.
o
Es. ferrovie, poste.
Prezzi politici o
se lo stato fornisce determinati beni e servizi ad un prezzo inferiore al prezzo di costo,
e ciò fa a seguito di decisione politica di rendere più facile l’accesso a determinati tipi di beni: per esempio i cosiddetti beni di merito.
o
Riguardano i servizi di utilità sociale:
nel campo del trasporto urbano,
della sanità,
delle iniziative culturali,
della
utilizzazione
informatiche,
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ecc.
di
reti
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12. I tributi Per tributi intendiamo
il prelievo coattivo di ricchezza che lo Stato opera attraverso gli enti impositori nei confronti dei cittadini, tenuti a concorrere alle spese collettive in proporzione alla propria capacità contributiva (contribuenti).
I tributi si dividono in: Imposte Tasse Contributi
LE IMPOSTE Le imposte sono prelievi coattivi della ricchezza del cittadino (redditi o patrimonio) in forma
diretta (es. IRPEF – imposta sul reddito delle persone fisiche) o in forma indiretta (es. IVA – imposta sul valore aggiunto). L’imposta diretta, infatti, colpisce il contribuente individuato nella sua ricchezza o, più precisamente, nelle manifestazioni di ricchezza che la legge prende in considerazione (ammontare dei redditi, del patrimonio, eccetera). L’imposta indiretta invece colpisce alcuni atti che sono per la legge manifestazioni di un certo livello di ricchezza assoggettabile a tassazione (es. la compravendita di un immobile comporta il pagamento della imposta di registro, senza nessun riferimento alla ricchezza effettiva dei contraenti). Quindi essa non colpisce direttamente il reddito o il patrimonio in quanto tale (misurato nella sua effettiva consistenza) ma l’attività che se ne origina (se considerata di rilievo economico), la quale lascia presumere una certa disponibilità di reddito o patrimonio. LE TASSE Le tasse sono prelievi coattivi di ricchezza che si verificano in occasione della richiesta, da parte del singolo cittadino, di un servizio speciale, divisibile: per esempio l’iscrizione alla scuola statale o la partecipazione agli esami di maturità o l’uso del le trasmissioni di telefonia mobile attraverso gli apparecchi cellulari. In questo caso il contribuente sopporta parte del costo del servizio, lasciando il resto a carico del bilancio dello stato. I CONTRIBUTI
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Infine i contributi sono prelievi coattivi di ricchezza che lo stato fa nei confronti del cittadino che si avvantaggia, senza che sia necessaria una specifica richiesta, di servizi, opere o interventi pubblici:: per esempio per l’urbanizzazione (costruzione di strade, illuminazione pubblica, pubblici bonifica di terre paludose o insalubri, copertura del rischio di perdita della capacità di lavoro ad una certa età, eccetera). Dagli esempi fatti distinguiamo gli oneri di urbanizzazione, oneri di bonifica , oneri
previdenziali o sociali. In alcuni casi lo stato solleva il cittadino da questi oneri o contributi e li pone a carico della collettività, come nel caso della cosiddetta fiscalizzazione degli oneri sociali , con cui lo stato sottrae da quanto dovuto dal privato allo stato a titolo di imposte e tasse quanto da esso corrisposto a titolo di contributi.
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13. L'imposta e i caratteri del sistema tributario IL PRESUPPOSTO DELL’IMPOSTA Il presupposto dell’imposta è la situazione giuridica e di fatto in presenza della quale nasce l’obbligazione tributaria, insomma la situazione prevista dalla legge. LA BASE IMPONIBILE L’imposta è calcolata sulla base imponibile, che è il valore economico del bene che viene assoggettato al prelievo coattivo
di ricchezza: o
il patrimonio,
o
il reddito,
o
il reddito speso in beni e servizi o nella attività produttiva,
o
la produzione ottenuta
o
il consumo di un dato bene
o
eccetera.
L’OGGETTO DELL’IMPOSTA Se la base imponibile è il valore economico del bene su cui grava l’imposta, il bene su cui grava grava l’imposta è l’ oggetto dell’imposta. L’ALIQUOTA La misura in cui l’imposta grava sull’oggetto è espressa in percentuale di base imponibile, che si definisce aliquota. IL CONTRIBUENT CONTRIBUENTE E Il soggetto che paga l’imposta è il contribuente, che se sopporta il peso economico dell’imposta è detto inciso, se invece scarica il peso pes o su altri, come nel caso dell’I va che il negoziante scarica legittimamente sul cliente attraverso la maggiorazione del prezzo dei prodotti (traslazione dell’imposta), dell’imposta) , è detto percosso. IL SOSTITUTO D’IMPOSTA
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Il datore di lavoro (e non è il solo caso) paga allo stato alcune imposte del lavoratore trattenendo gli importi direttamente dalla busta paga di quest’ultimo. Viene definito allora sostituto di imposta, mentre il lavoratore sarà il contribuente inciso. Altri casi di sostituto di imposta abbiamo con la banca, che versa allo stato le imposte sulle rendite e servizi finanziari prelevando gli importi direttamente dal conto corrente bancario del correntista; e infine con la società, che versa allo stato gli importi relativi alle imposte sui dividendi distribuibili ai soci. L’ENTE IMPOSITORE Il soggetto che impone l’imposta è l’ ente impositivo. L’IMPOSTA NELLA NELLA COSTITUZIONE Il rapporto tributario (obbligazione) è da ritenersi uno dei rapporti fondanti della Repubblica.
L’art. 23 cost. dispone che nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta dallo stato se non in forza della legge. Quindi solo una legge (o un atto avente forza di legge) può imporre dei tributi ( riserva di legge).
Inoltre, le leggi di natura tributaria non possono essere abrogate per referendum.
L’art. 53 cost. dispone: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro
capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Dunque ognuno deve contribuire alle spese pubbliche in ragione della sua ricchezza, quindi il debito di imposta deve essere assolto come un dovere costituzionale. PRINCIPIO DI PROGRESSIVITA’ DEL SISTEMA TRIBUTARIO In base al criterio di progressività al crescere della base imponibile cresce anche l’aliquota. Ciò non vuol dire che non vi possano essere nel nostro diritto imposte proporzionali (per esempio l’Ires, imposta sul reddito delle società); l’impo rtante è che il sistema tributario nel suo complesso garantisca la progressività, ovviamente per ragioni di
equità sociale e fiscale.
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Quindi se guadagno 100 pago 20 (aliquota 20%); se guadagno 200, se l’imposta è proporzionale pago 40 (aliquota 20%), se l’imposta è progressiva pago più di 40 (aliquota maggiore del 20%). Ma quanto di più? In ragione del tasso di
progressività applicato al sistema. L’imposta L’ imposta regressiva, cioè quella che, più guadagni, meno paghi, è bandita invece dagli ordinamenti democratici, perché crea disparità di trattamento tra i cittadini: se ne hanno esempi però ogni qualvolta il governo vuole incentivare investimenti virtuosi, in settori o aree del paese dove è necessario promuovere uno sviluppo maggiore (defiscalizzazione) o per premiare investimenti ecocompatibili ( tassazione ambientale
di favore). La stessa Iva può essere letta come imposta regressiva, dato che più pesa meno si è ricchi: io e Zio Paperone paghiamo la stessa Iva sui generi alimentari. Lui paga un po’ di più di me sulle barche a vela semplicemente perché io non le acquisto. Ricordiamo che l’Iva è stata recentemente elevata elevat a al 21%.
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14. I principi di fiscalità Le ragioni e i criteri del prelievo fiscale risiedono nella Costituzione. Il criterio informativo del prelievo fiscale è, come si diceva, quello della capacità
contributiva del cittadino, per il che egli è soggetto al carico fiscale in considerazione della sua situazione economica ed esistenziale personale, dalla quale il governo non può astrarre ( art. 53 cost.). Ognuno deve contribuire alle spese collettive in base alla ricchezza posseduta e alla sua capacità di produrre reddito, ma anche in considerazione del tipo di reddito posseduto (qualità del sacrificio) e della quantità del reddito o ricchezza posseduta (quantità della retribuzione). Quale reddito comporta maggiore sacrificio, quello da lavoro (magari usurante) o quello da rendite di vario genere? Il sistema tributario, nel suo complesso, deve essere improntato ai principi della progressività dell’imposta e dell’adeguamento di essa alla capacità contributiva di
ognuno. Per cui al crescere della ricchezza individuale deve corrispondere una crescita più che proporzionale della pressione fiscale individuale. TEORIE SULLA FISCALITA’ Diverse sono le teorie che hanno analizzato nel corso del tempo la fiscalità, ricercandone una giustificazione formale e filosofica e i criteri pratici di attuazione. TEORIE DEL BENEFICIO Alcune teorie, dette contrattualiste (di stampo liberale), hanno ipotizzato uno scambio di valori economici tra il cittadino, che versa i tributi allo stato, e lo stato, che ne restituisce il valore in beni e servizi. Da questa premessa, consegue che il peso dello fiscalità statale debba gravare sulle classi che maggiormente si avvalgono dei servizi pubblici, esentando dal pagamento quei soggetti che meno richiedono ric hiedono l’intervento pubblico e che, detto per inciso, sono in genere i più ricchi ( teoria del beneficio). Tesi anacronistiche e superate ormai, queste, che hanno affondato la loro valenza anche sulla considerazione della fiscalità come limite e ostacolo a ll’economia privata e
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 alla produzione di nuova ricchezza. L’idea di una finanza neutrale fa propendere questi studiosi per la necessità di limitare il prelevo fiscale in ogni caso. TEORIE DEL SACRIFICIO Alla analisi della scuola classica dell’economia ha fatto seguito l’indagine riconducibile alla scuola neoclassica, le teorie sociologiche dell’economia e socialiste. In questo contesto di pensiero ha preso corpo la teoria del sacrificio, con diverse tonalità. Questa teoria sostiene che il carico fiscale deve gravare sui cittadini in modo tale da arrecare un pari sacrificio ad ognuno di essi, senza ingenerare ingiustizie e diseguaglianze. Ma come si fa a misurare il sacrificio imposto dall’imposta (mi si perdoni il bisticcio)?
Se guadagno un milione di euro al mese avverto con minor sacrificio una imposta sul reddito di cento euro di quanto l’avvertirei se guadagnassi mille euro.
I neoclassici risolvevano la questione con riferimento alla utilità marginale della ricchezza: essi misuravano l’utilità dell’ultima dell’ult ima dose di ricchezza e quando la riduzione di questa utilità era tale da determinare un sacrificio uguale a quello degli altri contribuenti si individuava il giusto livello di imposizione per ciascuno.
Quindi, per restare all’esempio, alla tassa di cento euro per il povero corrispondeva, in termini di utilità perduta e dunque di sacrificio, una tassa, per ipotesi, di diecimila euro per il ricco.
Questo modo di ragionare ha giustificato il ricorso alla progressività dell’imposta, sostenuto con maggior rigore dai pensatori economici socialisti, i quali parlarono finanche di sacrificio minimo per l’intera collettività . Cosa vuol dire? Se si immaginasse di poter misurare il sacrificio dell’imposta, una politica ispirata a questa idea di giustizia ed equità fiscale dovrebbe gravare esclusivamente sui redditi più alti, perché il “conto totale del sacrificio ” causato a tutti i contribuenti sarebbe comunque minore che se si tassassero, anche in misura minima, i redditi bassi. Questi ultimi andrebbero esentati in ogni caso dal prelievo fiscale. PROGRESSIVITA’ E ALTRI PRINCIPI FISCALI Altri principi derivano quali corollari dei principi di uguaglianza e solidarietà. PRINCIPI DI UNIVERSALITA’ E UNIFORMITA’
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Il principio di universalità è quello per cui “tutti “tutti devono pagare le imposte”, imposte ”, quello di
uniformità, per cui “tutti “tutti devono pagarle allo stesso modo ”. Non è compatibile con l’equità tributaria l’esenzione differenziata per categorie identiche di redditi. E’ possibile, invece, che lo stato tenga conto delle condiz ioni peculiari di ogni contribuente, come il carico familiare e le condizioni di salute. Ciò fa soprattutto attraverso le deduzioni e le detrazioni d’imposta. PRINCIPIO DI LEGALITA’ IN MATERIA FISCALE Nessuno dei detti principi può valere infine al di fuori del principio di legalità, per cui i tributi sono da commisurarsi in modo complessivo da parte di un governo democraticamente eletto dal popolo e in forza della legge. A ciò consegue che la materia tributaria sia soggetta ad una riserva di legge: l’art. 23
cost., infatti, dispone che “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”. La riserva di legge è però relativa e consente (come più volte confermato anche dalla Corte Costituzionale per la materia fiscale) l’intervento di fonti subordinate agli atti aventi valore di legge, pur nel quadro dei principi “quadro” della legge stessa.
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15. I modi di attuazione della progressività La progressività dell’imposizione fiscale è un dovere dell’attività di governo in base a quanto disposto dall’ art. 53 della Costituzione, che chiama i cittadini a concorrere alle spese pubbliche “in ragione della loro capacità contributiva”, e dunque in modo tale che a redditi più elevati o livelli di ricchezza più elevati corrispondano aliquote di imposta via via più elevate. Il che non esclude che nel nostro ordinamento possano esservi singole imposte di carattere proporzionale e non progressivo, come nel caso dell’IRES (Imposta sul reddito delle società). Il secondo comma com ma del citato articolo, infatti, richiede che “il
sistema tributario” nel suo complesso “sia informato a criteri di progressività” e non le singole imposte. Vediamo allora come può essere applicata la progressività dell’imposta: Nei seguenti modi:
continuo,
per classi,
per scaglioni,
per deduzione,
per detrazione.
o
La progressività continua indica che l’imposta cresce in modo continuo ed in funzione di ogni minimo incremento dell’imponibile.
Quindi se il reddito del contribuente passa da 1000 a 1001 Euro, aumenterà anche l’aliquota.
o
La progressività può essere data per classi di reddito:
per esempio i lavoratori dipendenti con redditi fino a circa 8000 Euro (cosiddetta no-tax area) non pagano Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), mentre i redditi fino a 15000 Euro pagano versano, ipotizziamo, a titolo di Irpef il 23% del reddito e via di seguito.
Ad ogni classe si applica un’aliquota. Rimane però il problema dello scalino nel passaggio tra classi contigue.
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Così nell’esempio fatto, fatto, avremo che un cittadino che guadagna 8001 Euro annui dovrà sopportare un’aliquota pari a quella di un cittadino che guadagna 15000 Euro e ciò lo porrà in condizioni di reddito peggiori, una volta versata l’imposta, del cittadino con reddito inferiore.
o
La progressività può essere determinata per scaglioni di reddito: con il che si divide il reddito di ciascun contribuente in tante parti corrispondenti ognuna ad un livello di aliquota e si fa il calcolo composto delle aliquote.
Quindi se, come lavoratore dipendente, guadagno 20.000 Euro annui, dovrò fare il seguente calcolo: da 0 a 8000 Euro non applicherò alcuna imposta (perché si tratta di no-tax area); per la parte di reddito che va da 8.000 Euro a 15.000 (poniamo caso) caso) applicherò un’aliquota un’aliquot a di 23%. E infine, per la parte di reddito che va da 15.000 a 20.000 (dunque su 5.000 Euro) applicherò il 27% di aliquota. Tabella di tipo esemplificativo e non informativo (tratta da: http://crisi-finanziaria.myblog http://crisi-finanziaria.myblog.it/) .it/)
Scaglioni reddito 2010 0 a 15.000 euro
23%
da
15.000,01 a 28.000 euro
27%
da
28.000,01 a 55.000 euro
38%
da
55.000,01 a 75.000 euro
41%
da
oltre
o
Aliquota
75.000 euro
43%
La progressività può poi essere determinata per deduzione dall’imponibile.
Dall’imponibile deduco una parte (per lo più coincidente con costi sostenuti per produrre il reddito, come acquisti di materiali necessari alla attività che svolgo, oppure spese di tipo sanitario, contributi lavorativi (oneri sociali) versati, eccetera, e su questo ammontare in tal modo limato calcolo l’aliquota, con la conseguenza che più posso dedurre dall’imponibile (volgarmente, scaricare) minore sarà l’aliquota alla quale mi dovrò assoggettare. Funziona la progressività anche all’inverso, insomma.
o
La progressività per detrazione di imposta funziona così:
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
calcolo l’imposta dovuta, dall’imposta detraggo una parte che la legge mi consente di detrarre (per lo più agevolazioni per redditi bassi o per il fatto di avere redditi da lavoro dipendente (che comportano dunque più sacrificio), per carichi familiari (per il fatto di avere familiari a carico senza redditi o che abbiano redditi fino a circa duemila Euro annuali), eccetera; il criterio è molto simile a quello adottato per la deduzione. Nel caso della della detrazione dell’imposta il vantaggio per il contribuente sarà maggiore che nel caso della deduzione dall’imponibile.
Esempio: ipotizziamo che la legge mi consenta di dedurre fino al 10% da un imponibile di 11.100 Euro, applicherò l’aliquota prescritta per un reddito di 10.000 Euro e non di 11.100 Euro: se l’aliquota prescritta per un reddito di 10.000 è (per assurdo) del 10%, dovrò versare Euro 1000,00. Se invece ipotizziamo che la legge mi consenta di detrarre il 10% dall’imposta dovuta per un reddito di 11.100 Euro (con aliquota sempre al 10%), dovrò detrarre da 1.100 Euro (a tanto ammonta l’imposta dovuta) la somma di 110 Euro (pari (pari al 10% dell’imposta) e mi rimarrà da versare all’erario Euro 990,00. La mia convenienza ammonta a 10 Euro. Che affare!
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16. I procedimenti di imposizione fiscale L’EFFICIENZA DELLE PROCEDURE DI IMPOSIZIONE FISCALE L’imposizione L’imposiz ione fiscale è attività che la Pubblica amministrazione (P.A.) deve condurre nel rispetto del principio di efficienza amministrativa (art. 97 cost.). L’efficienza deve essere valutata
dal punto di vista della P.A. stessa, e comporta che i costi necessari per l’applicazione e riscossione delle imposte non siano superiori alle nuove entrate procurate o comunque eccessivi (vedi sopra “spese di esercizio”), esercizio”) ,
e dal punto di vista del cittadino, nel senso di non assoggettarlo a sprechi inutili di tempo, fatica e denaro.
Alla riuscita di questi obiettivi concorrono, tra gli altri fattori,
la chiarezza del quadro normativo,
la semplicità dei procedimenti amministrativi e di giurisdizione tributaria,
la affidabilità dei sistemi di contabilità dei soggetti economici soggetti all’imposizione.. all’imposizione
LE FASI DEL PROCEDIMENT PROCEDIMENTO O DI IMPOSIZIONE FISCALE Il procedimento amministrativo di imposizione fiscale si divide in due fasi f asi principali:
l’accertamento
e la riscossione o
Vi è poi una fase finale di versamento dei tributi riscossi nelle casse dello stato o dell’ente impositore.
L’entrata prodotta è definita gettito fiscale. L’ACCERTAMENTO Con l’accertamento, l’amministrazione finanziaria individua la ricchezza imponibile: individua quindi il presupposto di imposta (cioè la situazione giuridica e di fatto in presenza della quale nasce l’obbligazione tributaria), il soggetto passivo, l’oggetto dell’imposta, la base imponibile, le deduzioni applicabili, l’aliquota di legge, le detrazioni di imposta, lo scorporo di eventuali acconti già versati al fisco e la liquidazione dell’imposta dovuta ( imposta netta).
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Con la riscossione provvede, autonomamente o con concessione di poteri ad altro ente (pubblico o privato), al prelievo coattivo nei confronti del contribuente della ricchezza oggetto di obbligazione tributaria. L’accertamento può avvenire in diversi modi:
d’ufficio, se è la stessa P.A. finanziaria a procedere all’accertamento e a
notificare al contribuente l’esatto importo dell’imposta dovuta;
mediante sostituto di imposta, se tra la P.A. e il contribuente si interpone un
terzo
soggetto,
detto
sostituto
di
imposta,
che
procede
all’accertamento (es. il datore di lavoro);
mediante auto-accertamento o autotassazione, se è lo stesso contribuente ad accertare e dichiarare al fisco i suoi redditi e l’imposta dovuta.
o
Il primo caso (metodo ( metodo d’ufficio) ricorre per esempio quando l’ente che impone il tributo (ente impositore come lo Stato) è allo stesso tempo datore di lavoro del contribuente: dunque debitore verso quest’ultimo di somme di denaro a titolo di retribuzione, ma creditore verso il medesimo dell’imposta sul reddito da lavoro dipendente.
o
Il secondo caso (metodo ( metodo del sostituto d’imposta) d’imposta ) ricorre quando il sostituto di imposta (per esempio, una persona giuridica datrice di lavoro, la banca di cui il contribuente è correntista, la società di cui il contribuente è socio) è debitore a vario titolo del contribuente ma è al contempo tenuto per legge ad accertare l’imposta dovuta dal contribuente allo stato.
o
Il terzo caso ricorre quando si lascia al contribuente stesso (metodo della dichiarazione verificata), in quanto per esempio lavoratore autonomo, impresa o intestatario di beni fruttiferi (uno stabile, un terreno, una partecipazione azionaria ecc.), il compito di accertare la base imponibile e liquidare l’imposta dovuta all’erario ( autotassazione).
RISCOSSIONE Fatto l’accertamento dell’imposta dovuta e determinato il preciso ammontare del debito tributario ( liquidazione dell’imposta), si avvia la fase della riscossione delle somme, con vari sistemi. Riprendendo le figure viste sopra, o
fatto
l’accertamento
d’ufficio,
la
P.A.
procede
alla
riscossione
compensando quanto da essa dovuto al lavoratore dipendente a titolo di
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 retribuzione con quanto da quest’ultimo ad essa dovuto a titolo di imposta. Ciò fa attraverso una trattenuta sullo stipendio detta ritenuta diretta, versata nelle casse dell’erario; dell’erario ; o
f atto atto l’accertamento, il sostituto d’impo sta provvede alla riscossione trattenendo parte del denaro che dovrebbe dare (a vario titolo, come stipendio o salario, come interessi passivi sui depositi in conto corrente o dividendi degli utili prodotti dalla società) al contribuente, per poi versarlo allo stato o all’ente impositore a titolo di imposta (o di acconto di imposta). In questo caso la trattenuta è definita ritenuta alla fonte, perché è operata laddove si produce il reddito tassabile;
o
f atto atto l’accertamento mediante la cosiddetta dichiarazione dei redditi (di cui il modello più diffuso, prestampato e fornito al contribuente dalla stessa P.A., è il modello UNICO, comprensivo delle svariate forme di reddito che concorrono a formare l’imponibile: l’imponib ile: lavoro dipendente, autonomo, da capitale, ecc.), il contribuente avvia direttamente la fase del versamento dell’imposta.
VERSAMENTO Il contribuente procede al versamento diretto dell’imposta alle scadenze periodiche fissate dalla legge mediante appositi modelli forniti dall’amministrazione finanziaria (per esempio, il modello F24): e ciò può fare avvalendosi degli sportelli postali, postali, bancari anche mediante strumenti di pagamento autorizzati (come carte di credito, bonifici bancari, home banking, ecc.). Altre forme di versamento dell’imposta si hanno con i bolli o i ruoli (cartelle di pagamento notif icate icate al contribuente dall’amministrazione dall’ amministrazione finanziaria). CONTROLLI SULLE DICHIARAZIONI VERIFICATE Si è detto che la dichiarazione dei redditi ha natura di dichiarazione verificata successivamente dalla P.A. finanziaria. Infatti, quest’ultima può effettuare due tipologie di controllo sulle dichiarazioni dei redditi:
il controllo formale degli adempimenti fiscali;
il controllo sostanziale degli imponibili dichiarati.
IL CONTROLLO FORMALE Il controllo formale riguarda la regolarità formale della dichiarazione dei redditi, quanto
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 ai modelli utilizzati, al rispetto delle scadente temporali, e alla corretta applicazione del diritto tributario quanto alla determinazione
degli elementi dell’imposta (dal presupposto di imposta all’imposta netta). IL CONTROLLO SOSTANZIALE Il controllo sostanziale riguarda invece i mponibili dichiarati al fisco la veridicità degli imponibili e di conseguenza della imposta liquidata.
In tal caso la P.A. finanziaria verifica che: non vi siano altri imponibili , (redditi, beni materiali o immateriali, attività,
ecc.) che siano assoggettabili ad imposta e che siano stati tralasciati dal contribuente, più o meno dolosamente, in fase di dichiarazione dei redditi. ACCERTAMENTO IN RETTIFICA La P.A. finanziaria avvia allora l’accertamento in rettifica verso il contribuente che risulti, dai controlli a campione o pianificati con particolari criteri, non aver dichiarato il reddito in modo veritiero. La P.A. notifica al contribuente un avviso di accertamento in rettifica, con indicazione specifica degli imponibili da sottoporre a tassazione, dell’imposta dovuta e d ella documentazione atta a dare prova di quanto richiesto al contribuente. POLICY TRIBUTARIA POLICY TRIBUTARIA E LOTTA ALL’EVASIONE Sorge adesso una domanda: ma come fa la P.A. finanziaria ad individuare le dichiarazioni, per così dire, “da rettificare”?
con controlli a campione pianificati dai vertici di governo sulla base delle decisioni di policy di policy tributaria tributaria (politica di lotta alla illegalità);
con l’applicazione di due criteri alternativi di valutazione: o
dell’accertamento analitico
o
e dell’accertamento sintetico (o induttivo).
L’ACCERTAMENTO L’ACCE RTAMENTO ANALITICO L’accertamento analitico prende in considerazione ogni elemento di reddito e ne valuta la possibile natura di imponibile. L’ACCERTAMENTO SINTETICO
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 L’accertamento sintetico prende in considerazione elementi ed indizi atti a far presumere la presenza di redditi imponibili: beni di lusso, organizzazione aziendale, tenore di vita, ecc. E’ possibile per la P.A. ricorrere all’accertamento sintetico solo in casi eccezionali e
tassativamente indicati dalla legge , per esempio nei confronti di contribuenti che si siano assoggettati, in fase di dichiarazione dei redditi, agli studi di settore o soggetti ai cosiddetti parametri o redditometro e vi siano irregolarità o mancanze nelle dichiarazioni dei redditi o nelle scritture contabili eventualmente richieste dalla legge, come nel caso delle imprese e dei professionisti. GLI STUDI DI SETTORE Gli studi di settore sono strumenti di accertamento basati su modelli di questionari, che il contribuente unisce alla dichiarazione dei redditi, contenenti informazioni dettagliate sulla natura e sui caratteri della sua attività. In base alle elaborazioni del programma informatico GERICO, la P.A. è in grado di associare ad ogni contribuente un reddito presuntivo legato ad una valutazione di carattere tecnico. Ogni scostamento al ribasso dell’imposta dichiarata dal contribuente rispetto a quella indicata dal programma in applicazione dello studio di settore per categoria di contribuente fa scattare l’accertamento fiscale: il contribuente può al lora accettare di pagare quanto richiesto dal fisco in termini di maggiore imposta,
interessi e sanzione ridotta, o, se ritiene la sua dichiarazione veritiera, chiedere la verifica analitica dei suoi
redditi. AUTOTUTELA FISCALE Un’ultima osservazione riguarda la cosiddetta autotutela, che si ha quando la P.A. finanziaria annulla o revoca un avviso di accertamento avendo riscontrato in esso un errore. Per rendere affidanti gli accertamenti, la P.A. può sempre richiedere informazioni e documentazione, disporre la convocazione o, con le prescritte autorizzazioni, perquisizioni, ispezioni e altri atti eventualmente utili, urgenti e necessari ad accertare gli
imponibili.
Anche
il
contribuente
può
abbastanza
liberamente
documentazione utile alla ricostruzione della sua situazione reddituale.
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fornire
GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
17. Il bilancio dello stato Il bilancio dello stato è un documento giuridico-contabile dal quale risulta l’andamento dei conti pubblici pubblici.. E’ come una sorta di fotografia della situazione contabile. FUNZIONE GIURIDICA E’ un documento giuridico giuridico,, perché rappresenta un vincolo legale alle Amministrazioni dello stato, non solo quella finanziaria, le quali:
devono utilizzare i fondi iscritti a bilancio per raggiungere gli obiettivi della programmazione economica (spesa) in ogni comparto della P.A. (es. salute, istruzione, attività produttive, ecc.);
devono utilizzare solo e soltanto i fondi che in bilancio sono stati destinati a tali specifici obiettivi. Dunque, non potrebbe il Ministro dell’Istruzione e della Ricerca utilizzare fondi destinati alla sanità.
FUNZIONE CONTABILE E’ un documento contabile contabile,, perché da esso deve risultare l’attività finanziaria dello stato in modo chiaro, analitico e veritiero, sia sul fronte delle entrate che su quello della spesa. FUNZIONE ECONOMICA Il bilancio diventa strumento di politica economica attraverso l’azionamento delle leve della spesa e delle entrate. In questo modo gli organi di governo possono influenzare l’economia secondo il principio della cosiddetta finanza funzionale: con questa espressione si intende che l’economia può essere indirizzata e programmata attraverso la leva finanziaria. FUNZIONE POLITICA Con questa espressione si intende il controllo che il Parlamento, e oggi anche l’Unione europea e gli enti regionali e locali, possono, con differente intensità, esercitare sulla funzione di bilancio, come essenziale funzione di indirizzo della politica nazionale da parte degli organi di governo. FUNZIONE DI GARANZIA
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Nella prospettazione dei dati in bilancio si può leggere, inoltre, una funzione di garanzia di democraticità dell’ordinamento e di tutela del patrimonio pubblico e dei diritti dei cittadini. Da una lettura attenta e costante dei dati del bilancio il cittadino può trarre convincimenti corretti e fondanti delle sue opinioni in merito all’operato complessivo degli organi di governo. PRINCIPI DI BILANCIO In particolare i principi contabili cui deve essere ispirata la redazione del bilancio sono, oltre a quelli di
chiarezza,
analiticità
e veridicità, anche quelli di
annualità: il bilancio deve essere compilato in ogni anno finanziario;
universalità: nel bilancio devono confluire tutte, e per intero, le voci di spesa e di entrata e ntrata dello stato;
unità: le entrate devono essere convogliate in un unico fondo dal quale vengono tratte le risorse per i singoli obiettivi di spesa; sono quindi vietati i tributi di scopo, cioè imposte speciali per la realizzazione di singole attività amministrative (es. costruzione di una scuola o un ospedale, rimborso del debito pubblico). Ciò per evitare il danno di una spesa disorganicamente decisa.
pubblicità: il bilancio deve essere portato a conoscenza dei cittadini, in modo che essi possano esercitare il controllo democratico sull’azione politica del Governo con il voto, ed anche del Parlamento, perché possa esercitare il controllo istituzionale sul Governo attraverso la fiducia;
pareggio: il bilancio deve mirare al pareggio fra le entrate e la spesa, e non all’attivo contabile, prerogativa delle imprese. Il pareggio può anche essere raggiunto in più anni. Il che rende legittimo, in circostanze eccezionali, il deficit di bilancio (o disavanzo pubblico, che si ha quando la spesa supera le entrate) come scelta politica del Governo (per esempio, quando, in un momento di particolare crisi economica, è necessario sostenere i consumi delle famiglie con trasferimenti dello stato al l’ulteriore fine di sostenere l’intero sistema economico).
I principi di bilancio sono stati da ultimo rivisti e in novati dalla legge 39 del 2009.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 NATURA DELLA LEGGE DI BILANCIO Il bilancio dello stato è un documento composto a sua volta da tanti documenti, che insieme formano la legge di bilancio; tale documento è presentato come disegno di legge dal dal Governo al Parlamento entro il 15 ottobre (e non più 30 settembre) di ogni anno e approvato con legge del Parlamento entro il 31 Dicembre. Dicembre . LA LEGGE DI BILANCIO COME LEGGE L EGGE SOLO “FORMALE”
In questa legge non si prevedono azioni amministrative (doveri o poteri, obblighi o diritti degli uffici amministrativi), ma solo vincoli contabili. Si dice infatti che è una
legge formale: rappresenta cioè lo stato delle risorse finanziarie (una sorta di fotografia contabile, insomma). LA MANOVRA ECONOMICA E FINANZIARIA IL CONTENUTO SOSTANZIALE POLITICO DELLA MANOVRA DI BILANCIO
Invece, il contenuto politico della manovra economico-finanziaria del Governo si trova nella legge di stabilità (che sostituisce la vecchia legge finanziaria), che chiarisce in che modo e in che misura il Governo intende investire il denaro pubblico nei diversi settori della vita politica e, dunque, quale sia la sua politica economica e finanziaria. La manovra economica e finanziaria del Governo, Gove rno, pertanto, non si esaurisce con la sola legge di bilancio di previsione , ma comprende anche altri atti, I DOCUMENTI DELLA MANOVRA ECONOMICA E FINANZIARIA In questa materia gli ultimi Governi, soprattutto il Governo Berlusconi e il Governo Monti stanno innovando. Tanto per cominciare sono mutate le “denominazioni” e i contenuti dei principali documenti contabili e finanziari della programmazione economico-finanziaria promossa dal Governo. Se prima avevamo: PROGRAMMAZIONE NE ECONOMICA E FINANZIARIA F INANZIARIA IL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIO il famoso DPEF (Documento di programmazione economica e finanziaria) che il Governo presentava al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno e che anticipava i contenuti della la legge finanziaria, PROGRAMMATICA A LA RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATIC che il Ministro dell’Economia e Finanze presentava presenta va ogni anno al Parlamento insieme alla legge di bilancio, bilancio , e che spiegava i contenuti della manovra di bilancio, LA LEGGE FINANZIARIA
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 che il Governo presentava come disegno di legge al Parlamento insieme al disegno di legge di bilancio entro il 30 settembre e che però veniva approvata prima della legge di bilancio, proprio perché ne rappresentava rappresenta va l’anima l’anima il contenuto politico politico,,
adesso, con le nuove norme introdotte da due provvedimenti (la legge n. 39 del 2011 , a modifica della legge 136 del 2009), abbiamo invece: 1. IL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA
Il DEF sostituisce la Decisione di Finanza Pubblica (DFP, passaggio intermedio), come in un primo momento era stato chiamato dal Ministro Tremonti il vecchio DPEF. Ma, come sappiamo, in Italia si cambia molto per poi in fondo, molto spesso, lasciare le cose come stanno; dal DPEF D PEF (Documento di programmazione economica e finanziaria), passando per il DFP, siamo approdati al DEF (Documento di economia e finanza pubblica, appunto), che, nei contenuti ricalca molto i predecessori: dal sito Governo.it (che fa chiarezza in modo semplice, e per questo merita il nostro plauso) leggo sul DEF: “ Viene presentato annualmente dal Governo alle Camere entro il 10 aprile, contiene il quadro della programmazione economico finanziaria su base triennale, ed è composto
1) dal Programma nazionale di stabilità 2) dal Programma Nazionale di riforma 3) e da una Terza sezione contenente a. Analisi e tendenze della finanza pubblica b. e la relativa Nota metodologica. Il DEF va presentato alle Istituzioni comunitarie entro il 30 aprile.”
Come si vede dalle date di presentazione (10 aprile), questo documento è stato anticipato rispetto al vecchio DPEF (che veniva presentato entro il 30 giugno), questo perché vi sia maggiore tempo per i Parlamenti nazionali e per gli organi dell’Unione Europea di esaminare e concertare, con possibili proposte di modifica, i documenti varati dai vari stati europei (cosiddetta governance economica e finanziaria europea). Dunque la programmazione è anticipata e contenuta nella prima parte di ogni anno finanziario. 2. LA NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DEF
“presentata annualmente alle Camere entro il 20 settembre”. Serve in sostanza ad arricchire o modificare il DEF dei contenuti elaborati in sede comunitaria. Come si legge nella Guida della Ragioneria generale dello Stato sulla modifica della legge di contabilità e finanza pubblica dell’aprile 2011, 2011 , “entro il (..) 20 settembre, il Governo
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 invia alle Camere la Nota di aggiornamento del DEF con cui aggiorna le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica e gli obiettivi programmatici. Con la medesima Nota di aggiornamento può, inoltre, essere ridefinita l’articolazione degli obiettivi programmatici tra i sotto-settori delle amministrazioni pubbliche. In questi casi, entro il 10 settembre, il Governo trasmette alle Camere e alla Conferenza permanente (Stato, Regioni e autonomie locali) le linee guida per la ripartizione degli obiettivi programmatici” programmatici”. Come si vede, in questa fase avviene il coinvolgimento anche del livello locale della P.A., oltre che delle istituzioni europee. 3. LA LEGGE DI STABILITA’
Sostituisce la legge finanziaria e viene presentata annualmente alle Camere entro il 15 ottobre. La nuova struttura del documento è alleggerita rispetto al passato: mancano per esempio le norme di delegazione legislativa (ma sono invece indicate le riduzioni di autorizzazione legislativa per la spesa corrente) e le norme organizzatorie (da ritenersi, per esempio, relative alla organizzazione degli uffici pubblici necessari a dare esecuzione alla manovra). Tutto ciò confluisce nelle leggi collegate al bilancio. E’ ancora suddiviso in articolato e tabelle. Quanto ai macro-dati finanziari, esso contiene essenzialmente, e in conformità al passato:
il livello massimo del saldo netto da finanziarie e del ricorso al mercato;
la variazione delle aliquote delle imposte;
l'importo dei fondi speciali;
l'importo complessivo destinato al rinnovo dei contratti pubblici;
le norme eventualmente necessarie all'attuazione del Patto di stabilità interno e alla realizzazione del Patto di convergenza; le misure correttive delle leggi che comportano oneri superiori a quelli previsti.
Nella parte delle tabelle, più prettamente contabile, invece, cambia qualcosa: non vi sono, per esempio, i fondi di spesa corrente obbligatoria relative agli enti pubblici, passati alla competenza della legge di bilancio. Vengono poi evidenziati i rifinanziamenti, le riduzioni e le rimodulazioni della spesa in conto capitale. In seno al documento, inoltre, è esplicitato il prospetto riepilogativo degli effetti triennali sui saldi di finanza pubblica (saldo netto da finanziare, fabbisogno e indebitamento netto) che sono attesi come conseguenza della applicazione della presente legge, anche in considerazione degli orientamenti manifestati dal Parlamento in fase di approvazione della legge.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 Per rendere ancora più chiari questi effetti, viene prevista una specifica nota illustrativa della legge, che supplisce in parte alla funzione della soppressa Relazione previsionale e programmatica p rogrammatica del Ministro. Vi sono, inoltre, nel documento le previsioni dei conti economici delle pubbliche amministrazioni e le loro previsioni di cassa per i successivi tre anni, rimeditate alla luce degli effetti possibili legati alla legge di stabilità. Rimane infine, per quanto riguarda la spesa, la centralità delle cosiddette missioni, vale a dire gli obiettivi di spesa caratterizzanti della politica economica e finanziaria di ogni comparto della pubblica amministrazione, con maggiore chiarezza in ordine agli effetti che la legge di stabilità comporterà su di esse, con particolare riguardo alle risorse fresche disponibili.
4. LA LEGGE DI BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO
“Il disegno di legge viene presentato annualmente alle Camere entro il 15 ottobre ,
illustra le entrate e le spese dello Stato relative al triennio della
manovra finanziaria”, dunque insieme alla legge d stabilità stabilità.. Come si vede, i documenti più importanti della manovra, la legge di stabilità e la legge di bilancio, vengono spostati in avanti al 15 ottobre (mentre prima erano da presentarsi entro il 30 settembre): possiamo quindi dire che la nuova manovra comincia prima ed entra nella fase conclusiva dopo, questo evidentemente per dare più tempo e voce in capitolo al Parlamento e alla Unione Europea. 5. I DISEGNI DI LEGGE COLLEGATI ALLA MANOVRA FINANZIARIA
I disegni di legge collegati alla legge finanziaria (in gergo giornalistico spesso indicati come “il collegato finanziario”, che modificano l’ordinamento per rendere possibile o migliore la manovra economico-finanziaria), rimangono in vigore e devono divenire legge nel mese di gennaio. 6. I DISEGNI DI LEGGE DI ASSESTAMENTO
Inoltre, a seconda degli andamenti economici e finanziari, è possibile che nel corso dell’anno finanziario il Governo promuova disegni di
legge di
assestamento dei conti pubblici. Il bilancio di assestamento riproduce in larga parte lo schema del bilancio di previsione, e cioè articolato, sul fronte della spesa, in Missioni e Programmi; il voto politico (bilancio decisionale) ha ad oggetto i soli programmi. 7. RENDICONTO GENERALE DELLO STATO
LA RIFORMA DELLA GOVERNANCE GOVERNANCE EUROPEA EUROPEA
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 La riforma della governance europea, in nome dell’austerity dovuta alla crisi economica, prende avvio con il cosiddetto “ semestre europeo”, introdotto dal Consiglio ECOFIN del 7 settembre 2010 (ricordiamo che l’Ecofin è la seduta di argomento economico del Consiglio dei dei Ministri dell’Unione Europea). Con esso si è dato il via ad un più incisivo coordinamento preventivo delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri che tenga conto anche delle variabili esterne degli andamenti economici degli altri stati europei e del resto del mondo, limitando in tal modo la sovranità degli stati europei in nome della coesione economica, sociale e territoriale (cosiddetto patto Europlus). Da ciò deriva la permanenza e, per certi aspetti, il rafforzamento dei vincoli di bilancio degli stati già stabiliti con il Patto di stabilità e crescita contenuto nel Trattato di Amsterdam del 1997, poi modificato da “Lisbona 2010”.
Giusto per la cronaca, ricordiamo che il patto di stabilità e crescita europeo stabiliva dei limiti convenzionali (e non per questo dogmaticamente immodificabili) all’indebitamento degli stati: in particolare, il limite del 3% del PIL, al deficit pubblico; e il limite del 60% del PIL, al debito pubblico degli stati europei. In questa ultima ondata di riforme finanziarie derivate dall’Unione europea si è posto l’accento e l’attenzione, da parte di alcuni Governi forse in modo eccessivo, sulle “politiche di bilancio prudenti” e sul livello del debito pubblico e del disavanzo pubblico degli stati: stati: come dire l’attenzione è puntata sul debito degli stati contratto negli anni (debito pubblico) e su quello che vi si aggiunge nell’ultimo anno in ciascun paese (disavanzo). Da ciò la necessità di inasprire le politiche interne, penalizzando fortemente i cittadini degli stati più deboli, con “ tagli” ai servizi pubblici e/o inasprimento fiscale. Anche i criteri di bilancio sono stati modificati, come ricorda sempre la Guida della Ragioneria generale dello stato, “per una migliore integrazione e trasparenza delle informazioni contabili, nonché per migliorare il loro livello qualitativo” (patto Europlus). Insomma, mala tempora currunt, ma non è detto che ciò non lasci risultati positivi.
In conclusione, vediamo quale è ora il ciclo dei documenti della manovra finanziaria, sempre attingendo alle elaborazioni della medesima fonte governativa.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
ECCO IL CICLO DELLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA E FINANZIARIA
Aggiornamento del programma di stabilità (30 aprile)
Documento di economia e finanza (10 aprile)
Rendiconto generale dello Stato ** (30 giugno) Disegno di legge di Assestamento (30 giugno) Linee Guida articolazione obiettivi DEF (eventuali - 10 settembre)
Disegno di legge di stabilità Disegno di legge di bilancio (15 ottobre) Disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica (entro il mese di gennaio)
Specifici documenti di programmazione delle AP diverse dallo Stato
SULLA LEGGE DI BILANCIO IN GENERALE Procediamo nell’analisi della legge di bilancio Quando si parla di legge di bilancio si intende riferirsi ad una serie di bilanci, infatti l’art. 81 della Costituzione dispone: “Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo”. IL RENDICONTO CONSUNTIVO
Il rendiconto o bilancio consuntivo rappresenta la situazione contabile dell’anno precedente, e deve essere presentato per l’approvazione l’ap provazione del Parlamento entro il 30 giugno.. giugno P REVISIONE IL BILANCIO DI PREVISIONE Quali sono invece questi bilanci di cui parla la Costituzione? Sono:
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 o
il bilancio previsionale annuale
o
e il bilancio previsionale pluriennale
Questi due bilanci fanno parte insomma dell’unica legge di bilancio. Il bilancio di previsione annuale è il documento giuridico-contabile in cui vengono indicate le risorse finanziarie che il Governo potrà/dovrà destinare alla sua azione politica nel successivo anno finanziario. Il bilancio di previsione pluriennale indica invece le risorse che il Governo destinerà ai vari settori della politica nazionale nei successivi tre anni, anche tenuto conto dei generali andamenti economici (PIL, prodotto interno lordo)e finanziari (gettito fiscale, cioè ammontare totale dei tributi riscossi dallo stato). La novità principale della riforma consiste, in ogni caso, nell’aver esteso a tre anni la portata giuridico-contabile del bilancio di previsione. Infatti, l’economia potrebbe crescere o decrescere, la co ngiuntura economica potrebbe cambiare, e questo avrebbe effetti diretti sul livello delle imposte versate allo stato (gettito fiscale). Se infatti le imprese realizzano minori profitti o le famiglie dichiarano minori redditi il gettito fiscale tenderà a diminuire e così le risorse indicate nel bilancio non saranno effettivamente esistenti. MODALITA’ CONTABILI DI REDAZIONE DEL BILANCIO Vi sono infine due modalità diverse di contabilità di bilancio: o
quella di cassa
o
e quella di competenza.
Il bilancio annuale è redatto in entrambe le modalità (cassa e competenza), mentre il bilancio pluriennale è redatto in modalità di competenza , competenza , ed ogni anno si aggiorna di un anno. E’ da rilevare inoltre come la riforma della legge di contabilità e finanza del 2009 richiedesse il passaggio del sistema al solo bilancio di cassa, con eliminazione di quello di competenza. La delega contenuta nella legge 196/2009 (art. 40) è stata modificata dalla Legge 39 del 2011, sicché il sistema transiterà verso un bilancio “misto competenza-cassa”, competenzacassa”, con un rafforzamento del ruolo programmatorio di quest’ultimo. ALTRE MODALITA’ DI REDAZIONE DEL BILANCIO Esso inoltre è o
a legislazione vigente
o
o programmatico (o a legislazione da modificare), che oltre a ipotizzare gli andamenti finanziari futuri, ipotizza eventuali
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 modifiche alla legislazione vigente e relative conseguenze finanziarie sul bilancio. SCHEDA DI SINTESI SUL BILANCIO Ricapitoliamo i bilanci previsti e contenuti nell’unica legge di bilancio: bilancio :
bilancio previsionale annuale di cassa
bilancio previsionale annuale di competenza
bilancio previsionale pluriennale a legislazione vigente
bilancio
previsionale
pluriennale
programmatico
(cioè
a
legislazione
modificata) Il bilancio di cassa considera le sole spese che saranno effettivamente erogate e le sole entrate che verranno effettivamente riscosse nel successivo anno finanziario (bilancio annuale di cassa). Il bilancio di competenza, invece, oltre alle spese e alle entrate indicate dal bilancio di cassa, indica anche le spese che lo stato si impegna a sostenere (per cui contrae un debito) e le entrate che lo stato matura a credito nel successivo anno finanziario (bilancio annuale di competenza) o nei successivi tre anni finanziari (bilancio pluriennale di competenza). LE FASI AMMINISTRATIVE DELLA SPESA Se una P.A. decide di dare attuazione alla realizzazione di un’opera pubblica procede a vincolare le somme in bilancio per quell’opera (impegno ( impegno di spesa). spesa ). Poi procederà a determinare con precisione l’ammontare della spesa necessaria nece ssaria (liquidazione (liquidazione della spesa). spesa ). Poi con delibera o decisione dell’organo direttivo, procede a ordinare la erogazione della spesa (ordinazione (ordinazione della spesa). spesa ). Solo a quel punto potrà procedere al pagamento della spesa (per esempio il pagamento dei compensi alle imprese di costruzione che realizzano l’opera). E’ molto probabile che questo procedimento duri più di un anno finanziario, e allora nel primo anno la spesa per l’opera comparirà nel bilancio annuale e pluriennale di competenza. Solo nel bilancio di cassa dell’anno in cui lo stato intenderà pagare la somma di denaro all’impresa di costruzioni invece comparirà la detta somma. Cambia qualcosa nei pagamenti con la riforma della legge di bilancio e di finanza: in particolare, la P.A. che ordina ed eroga la spesa è tenuta ad un piano finanziario dei pagamenti a carattere pluriennale per tenere conto della fase temporale di adempimento delle obbligazioni. Tale documento, come ricorda la Ragioneria generale, “ mira a rafforzare il ruolo della cassa, anche attraverso un più stretto raccordo tra l’autorizzazione di cassa del bilancio e la gestione di tesoreria”. tesoreria ”.
STRUTTURA DEL BILANCIO DI PREVISIONE ANNUALE
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 La struttura del bilancio è in parte cambiata dopo le recenti modifiche legislative: Esso è composto: da una parte definita “ stato di previsione dell’entrata ”, da altra più lunga definita “ stati di previsione della spesa” da un “Quadro generale riassuntivo”. STATO DI PREVISIONE DELL’ENTRATA
Lo stato di previsione delle entrate indica tutte le entrate che nell’anno successivo verranno accertate o incamerate dallo stato. Da notare che, secondo la nuova formulazione del bilancio di previsione, esso è redatto secondo il criterio di cassa e non di competenza. La struttura del bilancio si articola nel seguente modo:
Previsioni di entrata
Previsioni di spesa
Quadro generale riassuntivo
La previsione delle entrate è articolata in quattro livelli , di cui solo il quarto viene reso oggetto del voto parlamentare (cosiddetto bilancio decisionale), e ricalca il seguente schema:
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Struttura del bilancio di previsione – Previsioni di entrata
Primo livello Titoli: delle entrate
Secondo livello delle entrate
Natura:
Terzo livello Tipologia: delle entrate
1° Tributarie
2° Extratributarie
1° Ricorrente
3°
4°
Alienazione e ammortamento di beni patrimoniali
Riscossione di crediti o accensione di prestiti
2° Non ricorrente
SUB Tributarie
Sub Altri Titoli
Tributi più importanti
Quarto livello delle entrate
Gruppi di tributi con caratteristiche analoghe
Chiarificazioni del contenuto
SUB Tributarie
SUB Altri Titoli
Da attività Da attività ordinaria di di accertagestione mento e controllo
Proventi (voci di dettaglio)
Attività:
Come si vede rimane la precedente classificazione delle entrate in titoli. Sotto il profilo dell’entrata, il bilancio si divide in:
titoli (a seconda che siano tributarie, extra-tributarie o patrimoniali),
In luogo di “categorie” e “capitoli”, di cui si parlav a in precedenza, per individuare i vari tributi, abbiamo adesso la tipologia, sotto la quale vengono raggruppate le imposte per caratteristic caratteristiche he proprie,
In luogo delle “rubriche”, che in precedenza indicavano l’organo l’ organo amministrativo cui spettava l’accertam l’accertamento, ento, abbiamo adesso le attività, divise per funzioni amministrative, a seconda cioè che le entrare derivino da ordinaria attività della pubblica amministrazione (per esempio, esazione dei tributi), e attività di accertamento e controllo (per esempio, a seguito di sanzioni amministrative).
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 STATI DI PREVISIONE DELLA SPESA
Mentre è unico lo stato di previsione delle entrate, sul fronte della spesa abbiamo gli stati di previsione della spesa, uno per Ministero, che ne è responsabile (centro di responsabilità della spesa). Nuova è la figura dei
programmi (nell’ (nell’ambito ambito delle funzioni-obiettivo), aggregati omogenei di attività svolte all’interno di ogni singolo ministero, e che sono oggetto del voto parlamentare, mentre vengono confermate le missioni, quali funzioni principali e obiettivi strategici perseguiti con la spesa pubblica, non necessariamente rientranti in un unico ministero: è infatti possibile che alcune missioni necessitino per il loro perseguimento del contributo di più di un ministero. Rimane la partizione della spesa nei due titoli di “corrente” e “in conto capitale”, mentre confluiscono nei programmi le ulteriori partizioni della spesa in categorie (a seconda del tipo di fattore di produzione retribuito dallo stato: lavoro, materie prime, capitali, per il che avremo rispettivamente stipendi, prezzi, interessi, eccetera),
rubriche (a seconda dei centri di spesa interessati), e capitoli (a seconda dell’oggetto specifico della spesa, per esempio la singola opera pubblica). In particolare si introduce la distinzione tra la spesa rimodulabile e quella non
rimodulabile, con ciò modificando e in parte assimilando i vecchi concetti di spesa obbligatoria e ordinaria, da una parte, e non obbligatoria e straordinaria, dall’altra. E’ giusto il caso di osservare che la spesa rimodulabile è, allo stato, piuttosto esigua rispetto a quella non rimodulabile, ciò che indica una situazione abbastanza ingessata del bilancio a legislazione vigente. Vediamo allora nella scheda l’articolazione l’articolazione,, per sommi capi, dei tre livelli di spesa:
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Struttura del bilancio di previsione – Previsioni di spesa
PRIMO LIVELLO (per Ministero)
MISSIONI “Funzioni principali e obiettivi strategici perseguiti con la spesa pubblica”
SECONDO LIVELLO
PROGRAMMI “Aggregati omogenei di attività svolte all’interno di ogni singolo ministero”
TERZO LIVELLO
MACROAGGREGATI TITOLO I SPESA CORRENTE Spese di Spese Trattamenti Oneri del funzionamen per di debito to interve quiescenza pubblico nti integrativi o comuni sostitutivi VOTO PARLAMENTARE
TITOLO II SPESA IN CONTO CAPITALE Investimento
Oneri comuni
Altre spese in conto capitale
QUADRO GENERALE RIASSUNTIVO
Quest’ultimo documento è importante perché contiene i cosiddetti
risultati
differenziali, vale a dire voci contabili che rappresentano e riassumono la situazione economico-finanziaria nelle sue grandezze principali: risparmio pubblico, saldo netto da finanziare (o fabbisogno), indebitamento netto e ricorso al mercato.
Il risparmio pubblico mette in evidenza le entrate e la spesa corrente, e consente di capire se con le sole entrate tributarie ed extra-tributarie (per esempio, proventi di imprese pubbliche o di operazioni finanziarie) lo stato riesce a fare fronte alle spese normali di funzionamento delle istituzioni. E’ dato dalla differenza tra le entrate tributarie (tributi) ed extra -
tributarie, escluse le entrate patrimoniali (per esempio, da vendita di beni pubblici) e da prestiti pubblici (titoli del debito pubblico), e la spesa corrente.
Il saldo netto da finanziare o fabbisogno consente di capire se e in che misura lo stato riesce a fare fronte ai fini pubblici senza ricorrere all’indebitamento.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 E’ dato dalla differenza tra le entrate tributarie, extra-tributarie e
patrimoniali e la spesa corrente più la spesa in conto capitale, sempre esclusi i prestiti pubblici (titoli del debito pubblico). Viene escluso insomma dalla voce di spesa il debito dello stato per restituzione dei capitali avuti a prestito (titoli del debito pubblico) e dalla voce di entrata l’accensione di prestiti con l’emissione di nuovi titoli.
L’indebitamento netto rappresenta la scrematura massima dei conti pubblici da ogni elemento finanziario. Dunque, un dato molto indicativo della solidità dell’economia pubblica. E’ dato dalla differenza tra le entrate finali e le spese finali, con esclusione
delle operazioni di finanziamento (accensione di prestiti con titoli del debito pubblico e restituzione di capitali avuti a prestito) e dei risultati economici delle partecipazioni azionarie, dei conferimenti in imprese, della concessione e riscossione di crediti.
E infine, il ricorso al mercato, che indica l’ammontare di spesa pubblica che deve essere finanziato con ricorso ai prestiti. E’ dato dalla differenza tra il totale delle entrate e il totale delle spese,
comprese quelle relative al rimborso dei titoli del debito pubblico. I NUOVI CRITERI DI BILANCIO DEL SEMESTRE EUROPEO EUROPEO Un primo aspetto di novità novità introdotto dalla L 39 del 2011, che recepisce i dettami dettami del “semestre europeo” e del “patto Europlus”, ri guarda il cosiddetto miglioramento del
risparmio pubblico. Si è visto sopra cosa sia il risparmio pubblico: esso indica in sostanza ciò che rimane allo stato dalle entrate correnti, una volta erogata la spesa corrente, al di là quindi di smobilizzi, dismissioni e debito pubblico. Quando la previsione del risparmio pubblico per l’anno corrente è stimato in miglioramento (il che si appurerà solo con i conti dell’anno successivo) è possibile (ed ora non più) utilizzare subito queste maggiori somme (che potremmo chiamare extra-
gettito) per coprire nuova spesa, necessitata da nuove leggi: la norma contenuta nell’art. 81, quarto comma, ove si legge che nella sessione di bilancio, “ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farv i fronte” (la cosiddetta copertura finanziaria), viene così riletta con maggior rigore, nel senso di
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012 vietare per l’appunto il ricorso al miglioramento del risparmio pubblico per sostenere ulteriori provvedimenti. Un secondo aspetto di innovazione dei criteri di bilancio riguarda la previsione del passaggio al bilancio di cassa, in sostituzione di quello di quello di competenza, con la previsione della programmazione pluriennale della spesa. Singolare, infine, l’introduzione del bilancio di genere , dedicato alla valutazione del diverso impatto della politica di bilancio sulle donne e sugli uomini.
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GiuristudiandoGiuristudiando- Le sintesi di Giuristando Giuristando 2012
Bibliografia: Riferimenti ad autori importanti: C. Cosciani, UTET Testi di riferimento: o
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Sito ufficiale del Ministero dell’Economie Finanze
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Sito ufficiale della Ragioneria generale dello stato
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Blog sulla crisi finanziaria
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Blog di Giuristando su Libero
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Ed. Cacucci
Ed. FrancoAngeli
Ed. Simone per la scuola