CANTO E MUSICA NEI FUNERALI
1. I problemi
Diversi Diversi aspetti aspetti problematici problematici accomunano accomunano le celebrazioni celebrazioni esequiali con quelle quelle nuziali, nuziali, già trattate: una cultura che con difficoltà accetta la realtà della morte e che quindi prende distanza da essa; essa; il tipo tipo di assemb assemblea lea,, spess spesso o d'occa d'occasio sione ne e raccogl raccoglitic iticcia; cia; un repert repertorio orio che, che, se ricco ricco in passato, fa fatica a trovare una giusta espressione teologico-liturgica del nuovo rito; una tendenza, sempre meno latente, che tende ad appiattire il repertorio di canti utilizzati, rendendo i funerali simili quasi in tutto alle celebrazioni domenicali, stante una cattiva interpretazione del carattere pasquale delle esequie. Come ognuno può arguire, diversi sono i problemi da affrontare e diversificate le riflessioni pastorali che siamo chiamati a fare per rendere più vere le nostre celebrazioni. Una Una prim primaa verif verifica ica la poss possia iamo mo effet effettu tuare are sul sul come come ci si impe impegn gnaa a prep prepar arare are la celebrazione di un funerale: se tutto scade nella routine del pastone già pronto oppure se c'è effettivamente il tentativo di adeguare ogni aspetto della celebrazione al diverso tipo di assemblea e alla conseguente conseguente diversa diversa “partecipazi “partecipazione one emotiva” emotiva” alla liturgia. Altro elemento elemento di verifica riguar riguarda da il nostr nostro o sforzo sforzo di trasfo trasformar rmaree i funeral funeralii in una una celebr celebrazio azione ne comuni comunitari taria, a, anche anche attrave attraverso rso l'impe l'impegno gno di lettori lettori,, cantor cantori, i, minist ministri ri vari vari . Questo Questo obbiet obbiettiv tivo o è più facilmen facilmente te raggiungibile nei paesi, dove, per fortuna, la morte è ancora vista come fatto che coinvolge la comunità comunità (ma ancora per quanto?); quanto?); nonostante nonostante ciò anche anche in città o nei grossi grossi centri ci si dovrà impegnare a fondo in questa direzione. Uno dei rischi maggiori a cui sono esposte le celebrazioni dei funerali è quello di risultare spesso un po' “asettiche”, di avere, cioè, poca incidenza nei partecipanti, a causa di una sorta di estraneità estraneità tra una parte dell'assemb dell'assemblea lea e i riti che si vanno compiendo compiendo.. Un buon numero numero dei presenti, infatti, è in chiesa solo per convenienze sociali, perché amici o conoscenti del defunto o dei familiari. familiari. Spesso Spesso è gente che pratica pratica poco o nulla e quindi quindi non è inserita nell'insiem nell'insiemee dei gesti, dei simboli, dei linguaggi che strutturano la liturgia. Per costoro sono forse le uniche occasioni per riaccostarsi alla Chiesa e alla fede. Se la celebrazione è vuota e spenta, ben difficilmente potrà scoccare in essi il desiderio di riscoprire riscoprire le proprie proprie radici religiose. religiose. Una comunità, comunità, invece, che celebra celebra con proprietà, che vive intensamente la propria fede nella liturgia, che sa accogliere e far sentire inserite nell'assemblea liturgica anche queste persone, potrà aiutare molti a recuperare la dimensione liturgica della fede, se non addirittura la fede stessa. Un elemento elemento fondamentale fondamentale di coesione e di intensità intensità celebrative è il canto. canto. Ecco perché andrà andrà curato curato in ogni ogni partico particolare lare,, facilita facilitando ndo la partec partecipa ipazio zione ne di tutti tutti attrav attraverso erso l'uso di un repertorio conosciuto; attraverso l’uso del libro dei canti o un foglio con i testi dei canti collocati sui sui banchi banchi o, meglio meglio,, distri distribui buiti ti da alcune alcune person personee dedite dedite all’acc all’accogl oglien ienza; za; attrave attraverso rso alcune alcune monizioni che sottolineino i passaggi più salienti del rito e quelli meno vicini alla sensibilità moderna come le aspersioni e l’incensazione. l’ incensazione. Tutto questo fa parte di quell'arte dell'accoglienza che non si avrà mai imparato ed applicato abbastanza anche nelle nostre celebrazioni, un elemento di cui non si può fare a meno per instaurare un rapporto di comunicazione all'interno di una assemblea eterogenea, come di solito è quella quella dei funerali. funerali. Oltre a ciò, determinant determinantee per questo questo scopo, è anche l'ambientazion l'ambientazionee sonora delle celebrazione, cioè il cosa, il come e, soprattutto, chi canta. canta. Partiamo da quest'ultimo punto. punto. 2. Chi canta? 1
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Sono da evitare alcune soluzioni estreme e soprattutto paradossali, purtroppo non così infrequ infrequent entii come come si potreb potrebbe be pensar pensare. e. Non è più possib possibile ile,, infatti infatti,, una una esecuz esecuzion ionee affidat affidataa totalmente ed esclusivamente al coro, anche se il repertorio eseguito fosse ineccepibile da un punto di vista musicale e liturgico; né si può sostituire il canto del coro e dell'assemblea con quello di un solista, che riempie la chiesa cantando al microfono ma inibisce la partecipazione al canto da parte di tutti; né, tantomeno, ci si può rifugiare nel canto meccanico e privo di vita eseguito da ciò che alcune ditte continuano a spacciare per “animatore liturgico”, ma altro non è che un riproduttore a cassette che non anima niente e nessuno, considerato inoltre che l'uso del registratore è vietato all'interno delle celebrazioni liturgiche, come anche recentemente è stato ribadito ribadito da chi è preposto preposto a legiferare in campo liturgico. liturgico. Sostituire Sostituire l'esecuzio l'esecuzione ne diretta di un canto con quella registrata è, infatti, talmente innaturale e contrario allo spirito della liturgia, che sarebbe preferibile il silenzio. Neppure si può può giustificarne l'uso dietro il paravento del presunto presunto effetto-guida del canto assembleare, perché l'esperienza insegna che, di fatto, l’assemblea non si lascia condurre né è stimolata al canto da una musica registrata, ma preferisce comodamente ascoltarla. Preferi Preferibil bile, e, come come sempre, sempre, quella quella giusta giusta ed equili equilibrat brataa distri distribuz buzion ionee degli degli interve interventi nti musicali che vedono partecipi realmente, tutti i vari attori musicali della liturgia.
3. Quale repertorio? repertorio?
Dopo aver fatto il punto sulla necessità di una equilibrata distribuzione di interventi tra i vari attori musicali nella liturgia, veniamo ora a suggerire alcuni spunti di riflessione circa il repertorio dei canti da utilizzare all'interno della liturgia funebre. Uno sguardo retrospettivo ci porta ad evidenziare come ogni celebrazione, quindi anche i funerali, in passato fosse ben caratterizzata, sia dal punto di vista eucologico (antifone di ingresso, d'offertorio, di comunione, altri canti rituali), sia per quanto riguarda i canti dell'Ordinario: il Kyrie, il Sanctus, l'Agnus Dei della "Missa pro defunctis" erano propri, non sostituibili da altri brani e, perciò, chiari indicatori di una determinata celebrazione. Se questa fissità può essere ritenuta, oggi, un aspetto limitante, è anche vero che, dopo la riforma liturgica del Vaticano II, si è caduti nell'errore opposto; se non nella teoria (dal momento che i libri liturgici danno chiare indicazioni a questo proposito), certamente nella pratica, perché, ad eccezione di uno o due canti, generalmente gli altri si prendono a prestito da repertori per cele celeb brazi razio oni diver iversse, con contrib tribu uend endo in tal tal man maniera iera a quel quell' l'ap app piatt iattim imen ento to e a quel quella la standardizza standardizzazione zione più volte lamentata lamentata e che non contribuisc contribuiscee affatto a veicolare veicolare messaggi messaggi mirati anche attraverso il canto. A tal riguardo possiamo effettuare una verifica analizzando il repertorio in uso nella nostra comunità e conteggiare quanti canti vengono utilizzati esclusivamente per i funerali e quanti, compre compresi si i canti canti dell'o dell'ordin rdinario ario,, vengon vengono o esegui eseguiti ti anche anche in altre altre celebra celebrazio zioni ni e in altri altri tempi tempi liturgici. Se i conti non tornano ... bisognerà porvi porvi rimedio. Oltre al pericolo ricorrente di cadere in canti dai testi troppo generici o comunque legati ad altri contesti celebrativi, un'altra insidia è costituita dall'utilizzo di brani scadenti dal punto di vista del testo o della musica o di entrambi. Un esempio emblematico ci viene offerto dal canto Quando busserò di Marcello Giombini, che, nonostante i grossi limiti che presenta, lo si può definire il canto per eccellenza dei funerali, tanto esso viene eseguito. Analizziamone la struttura musicale: innanzitutto anche ad un principiante balza subito all'occhio che l'andamento ritmico voluto dall'autore non si concilia affatto con il "sentire" ritmico di una
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farraginoso alla alla seconda seconda strofa. Non si capisce capisce inoltre inoltre il senso senso d'amore) che danno un taglio farraginoso letterario dello accostamento tanta strada/piedi strada/piedi stanchi e nudi/mani bianche e pure , che di fatto è una espressione antitetica. Se poi vi cerchiamo una teologia della morte cristiana... basti come esempio il fatto che, dopo aver aver bussat bussato o alla alla porta porta e aver aver ritrova ritrovato to “amici”, trov trovere eremo mo pure pure “nemici nemici per cui pregare pregare”. L'inim L'inimiciz icizia, ia, certo, certo, non è realtà realtà da paradi paradiso, so, né può riferirsi riferirsi ad un sentim sentiment ento o provat provato o nei confro confronti nti di alcune alcune person personee rimaste rimaste sulla sulla terra, terra, perché perché ciò presup presuppor porreb rebbe be una mancan mancanza za di perdono che sarebbe di ostacolo alla beatitudine. Ma ciò che più sconvolge è l'ignoranza con la quale viene trattata la simbiosi testo-melodia, laddove l'accentazione del testo (italiano, si badi bene!) non coincide affatto con l'accentazione musicale, per cui, a detta dell'autore, noi si dovrebbe cantare: quando bùssero allà tua porta ... A ciascuno trarne una debita conclusione e soprattutto applicare i criteri valutativi usati per questo canto a diversi altri brani usati nei funerali.
4. La struttura del rito
Per coglie cogliere re alcuni alcuni princi principi pi che ci permet permettan tano o di formular formularee le linee linee direttr direttrici ici nella nella formazio formazione ne di un reperto repertorio rio di canti canti adatto, adatto, analiz analizziam ziamo o dapprim dapprimaa la strutt struttura ura del rito delle delle esequie. Il rituale prevede tre tipi di celebrazioni, da utilizzare a seconda delle esigenze pastorali: il primo tipo si svolge tra la casa del defunto, la chiesa ed il cimitero; il secondo si svolge interamente al cimitero; il terzo, invece, interamente nella casa del defunto. In tutti tutti e tre i tipi tipi di celebr celebrazio azione ne riscon riscontri triamo amo alcuni alcuni elementi elementi comuni comuni fondamen fondamental talii che compongono la liturgia di una comunità cristiana chiamata ad accompagnare un defunto ed una famiglia in lutto dalla morte alla sepoltura. Possiamo distinguere quattro momenti: 1) la consolazione della fede rivolta ai parenti del defunto. Similmente Similmente ad altri riti, anche le esequie esequie hanno hanno un rito di accoglienza, accoglienza, di contatto contatto umano. umano. Il sacerdote che presiede deve apparire come "ministro del conforto cristiano" (Premesse al Rito, n°16) che porta la consolazione della fede; 2) la liturgia della Parola , che comprende le letture, l'omelia e la preghiera dei fedeli; ha come scopo quello di illuminare i credenti sul mistero pasquale, la speranza di ritrovarsi nel Regno di Dio, la pietà verso i defunti, il valore di testimonianza della vita cristiana (cfr. n° 11); 3) la liturgia eucaristica , che non è solo un suffragio per il defunto, ma il mezzo per collegare la morte del cristiano al mistero della Pasqua di Cristo. Cristo. Questo legame è espresso espresso molto bene nelle nelle varie orazioni del messale; 4) la raccomandazione ed il commiato è un rito che costituisce l'ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana ad un suo membro, prima che il suo corpo sia portato alla sepoltura, nella certezza che se c'è una separazione nella morte in Cristo essa viene superata (cfr. n° 10). 5. La teologia del rito
Presentata la struttura del rito delle esequie, ci dobbiamo ora preoccupare di evidenziarne la visi vision onee teol teolog ogica ica;; l'an l'anal alis isii di entra entramb mbee ci perm permett etterà erà cosi cosi di aver averee param paramet etri ri sicu sicuri ri di riferimento per una giusta scelta del repertorio di canti.
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- un aspetto comunitario: la morte è l'ingresso nella assemblea dei Santi, la Gerusalemme celeste; - un aspetto cristologico-pa cristologico-pasqua squale: le: la morte del cristiano cristiano è partecipazio partecipazione ne al mistero mistero pasquale pasquale di Cristo; - un aspetto sacramentale: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia costituiscono per il cristiano la preparazione alla nascita alla vita eterna; - un aspetto consolatorio: la speranza, per chi piange, che il defunto giunga alla casa di Dio, che lo si possa ritrovare e che, quindi, la separazione non sia definitiva. Tutti questi aspetti confluiscono, poi, in quello che gli esperti chiamano “clima generale” della della liturg liturgia ia funebr funebree che è quello quello di una una liturg liturgia ia di “accomp “accompagn agname amento nto”. ”. La Chies Chiesa, a, cioè, cioè, accompagna il defunto nella sua pasqua, nel suo passaggio, in Cristo, da questo mondo al Padre. Non per nulla la Chiesa ha sempre celebrato e pregato la morte dei suoi figli chiamando a raccolta intorno ad essa gli angeli e i santi perché li accompagnino dalla terra al Paradiso e perché ne preparino l'arrivo trionfale, l'ingresso come nuovi cittadini del cielo. Questo concetto lo troviamo espres espresso so in due due stupen stupende de antifon antifonee Subvenit sicuramente le Subvenitee Sancti Sancti Dei e In paradisu paradisum, m, sicuramente composizioni liturgiche più note di tutta la tradizione della morte cristiana, presenti in più di cento codici dell'alto medioevo e costantemente riportate dai libri liturgici dal VII al XX secolo. 6. Il repertorio adatto
L'analisi della struttura del rito delle esequie e del suo contenuto teologico, ci dà ora la possib possibili ilità tà concreta concreta di scegli scegliere ere i canti più opport opportuni uni,, seguend seguendo o innanzit innanzitutto utto i suggerimenti che lo stesso rituale riporta, suggerimenti che si orientano soprattutto verso i salmi. Nella liturgia dei defunti, infatti, la Chiesa ha sempre fatto uso dei salmi, e parecchi di quelli indicati per il rito delle esequie, sono già noti e comuni; ciò faciliterà il loro utilizzo. - salmo 22: Il Signore è il mio pastore (CC 52-53); - salmo 24: A te signore innalzo l'anima mia (CC 55); - salmo 26: Il Signore è mia luce e mia salvezza (CC 56-57); - salmo 41: L'anima mia ha sete del Dio vivente (CC 60); - salmo 50: Pietà di me, o Dio, nel tuo amore (CC 64-65-66); - salmo 122: Sollevo i miei occhi al Signore (CC 98); - salmo 129: Dal profondo a te grido o Signore (CC 103-104-105-106). Diverse sono le antifone ai salmi sopraddetti riportate in Canta e Cammina: si sceglieranno le più opportune. Dei due due salmi “funebri” per eccellenza, il 50 ed ed il 129, Miserere e De profundis, ho indicato anche la versione latina, dal momento che in diverse parrocchie ( non raggiunte da una insensata furia iconoclasta latinofobica) si cantano ancora, soprattutto durante il tragitto dalla casa del defunto alla chiesa, anche in alternanza alla polifonia del coro. Altri salmi, come il 113, il 114, il 115, vengono indicati dal rituale per la “statio” alla casa del defunto e per la processione alla chiesa; anche se poco conosciuti, possono essere cantati utilizzando per il testo un facile modulo salmodico, recitandone l'antifona o cantando un ritornello appropriato. Notiamo che il rito dà veramente molta importanza ai salmi nella liturgia funebre sia durante le preghiere alla casa del defunto, sia durante la processione alla chiesa, sia in alcuni particolari momenti della Messa (salmo responsoriale, canto di comunione). Le motivazioni di questo uso ce le ricordano le Premesse al rito delle esequie, al numero 12: “ Nel compiere i suoi uffici materni verso i defunti, la Chiesa ricorre soprattutto alla preghiera dei
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Quanto agli altri canti, a cui il rito spesso si riferisce, data l'importanza pastorale della loro esecuzione, si cerchino quelli che riecheggiano nel testo la vivezza del linguaggio biblico e la spiritualità di quello liturgico. Ci soffermiamo, ora, proprio su questi altri canti a cui il rito spesso si riferisce, cominciando dall'antifona di ingresso della Messa. Il n° 58 del Rito delle Esequie così recita a questo proposito: “ All’ingresso in chiesa si fa un canto, che viene a coincidere coincidere con quello previsto all’inizio all’inizio della Messa; normalmente, normalmente, quindi, si fa un solo canto. Se però, speciali motivi motivi pastorali suggeriscono suggeriscono l'aggiunta l'aggiunta di un altro canto, si potrà ricorrere ad uno dei responsori indicati ai nn. 75-76”. Se il canto è unico, coincidente con quello di inizio della Messa, il primo testo da cantare è senza alcun dubbio dubbio L’ete che è la più più impo import rtan ante te ed univ univer ersa sale le L’eterno rno ripos riposo o dona dona loro, loro, Signor Signoree, che invocazione di suffragio suffragio della Chiesa. Questa antifona è tratta dal IV Libro di Esdra, un libro ora apocrif apocrifo, o, ma consid considerat erato o canoni canonico co (cioè (cioè apparte appartenen nente te ufficia ufficialmen lmente te alla alla Bibbia Bibbia)) fino fino a papa papa Gelasio, quindi fino al V secolo. E' attestato il suo suo uso nella liturgia funeraria fin dal VI secolo, in alternanza a due versetti del salmo 64. Due le realizzazioni realizzazioni musicali musicali più soddisface soddisfacenti, nti, utilizzabili utilizzabili dall'asse dall'assemblea: mblea: quella magistrale magistrale gregoriana Requiem aeternam e quella di Luigi Picchi, presenti rispettivamente in CC 412 e 323. Abbiamo rilevato che, di norma, all'ingresso del corteo funebre in chiesa, si fa un solo canto, canto, che coincid coincidee in pratica pratica con il canto canto di ingres ingresso so della della Messa. Messa. Quand Quando o “ speciali motivi pastorali ” suggeriscono l'aggiunta di un altro canto, le Premesse al Rito delle Esequie consigliano di ricorrere ai responsori indicati ai nn. 75-76 (cfr. n° 58). Sono quelli da utilizzarsi per l'ultima raccomandazione ed il commiato: Venite Santi di Dio; Acco Accogl gli, i, Sig Signo nore re,, l'a l'ani nima ma del del tuo tuo fede fedele le;; Tu da semp sempre re,, Sig Signo norre, mi cono conosc sci; i; Io cred credo: o: il Sign Signor oree è ri risort sorto o e viv vive; e; Lazz Lazzar aro o era era mort morto: o: tu l'ha l'haii ris risus usci cita tato to:: Vien Vieni, i, Sign Signor ore, e, vien vienii a lib liber erar armi mi.. Di questi sei responsori solamente Venite o Santi di Dio e Io credo hanno, finora, trovato un rivestimento musicale del testo italiano, pur con qualche variante testuale. Rimane, comunque, la possibilità di scegliere un altro canto adatto e approvato, o almeno di pregare pregare tutti insieme insieme per il defunto attraverso invocazion invocazionii adatte (cfr. n° 76). Sono però dell'idea che un canto esprimerebbe meglio il significato di accoglienza che questo momento liturgico ha; canto che potrebbe essere eseguito anche solo dal coro o da un solista. Il rituale precedente la riforma liturgica stabiliva, come testo unico, il responsorio Subvenite , uno dei più antichi, che presenta come caratteristica l'accenno alla funzione degli Angeli nei confronti dell'anima dell'anima del defunto. defunto. Proprio Proprio la vetustà vetustà e, quindi, la venerabilità, venerabilità, dell'uso dell'uso di questo testo, da sempre sempre presente presente nella liturgia liturgia funeraria, funeraria, mi spingono spingono a sceglierlo sceglierlo come canto di accoglienza accoglienza del defunto in chiesa. Nella versione italiana esso è presente in CC al numero 494. Nobile e appropriato il rivestimento musicale di mons. G. Pedemonti. Per Per quan quanto to riguar riguarda da l'offertorio, valg valgon ono o le osse osserv rvazi azion onii fatte fatte circa circa le moda modali lità tà di esecuzione e i contenuti di questo questo canto. Dato il carattere di “passaggio” che questo questo rito riveste, sarebbe preferibile, allorquando ci fosse la processione offertoriale, un intervento del coro con un mottetto adatto. Il suono dell'organo dell'organo in funzione solistica solistica rimane per ora proibito all'interno all'interno della celebrazione esequiale (cfr. Caer. Ep. n° 41). In mancanza mancanza del coro, rimane l'opzione l'opzione tra il silenzio ed il canto dell'asse dell'assemblea. mblea. Esso
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Christe. Alcune immagini di questo testo non sono forse vicine alla nostra sensibilità ( libera... de espressioni ni che ritroviamo poenis inferni et de profundo lacu; ... de ore leonis ...), ma si tratta di espressio nella Sacra Scrittura e che sono state applicate sempre alla liturgia dei defunti perché le preghiere dei vivi preservino i defunti dalla morte eterna. La lunghezza di questo offertorio, rispetto agli altri del repertorio gregoriano, e la sua forma responsoriale, testimoniano l'uso di una raccolta prolungata di offerte votive proprio durante la celebrazione, uso che in altre altr e messe era stato abbandonato. Una buona versione italiana di questo testo è stata musicata da Luigi Picchi e pubblicata dalle Edizioni Carrara; è presente in Canta e Cammina al n° 443. In sostituzione di questo canto potremo scegliere tra i salmi indicati precedentemente: ad esempio A te, Signore, innalzo l'anima mia , CC 55; oppure Spero nel Signore CC 106. Tra le varie antifone di comunione che il Messal Messalee riport riporta, a, quella quella più conos conosciu ciuta ta è Splenda ad essi la luce perpetua . Essa riprende il testo dell’ antifona di ingresso e lo inserisce in una struttura responsoriale. responsoriale. La realizzazione musicale di Luigi Picchi, edita da Carrara e presente in Canta e Cammina al numero 451, mi pare ancora la più convincente. Un altro canto che si potrebbe utilizzare è Vive il mio Redentore CC 508. Il testo è una una parafrasi dell'antifona di comunione Io so che il mio Redentore è vivo , espressione tratta da Giobbe 19,25.26. Altre possibilità sono date dal canto di un salmo, scelto tra quelli già citati a suo luogo. Il canto di commiato, da eseguirsi durante l'aspersione e l'incensazione, deve prestarsi “ per il testo e la melodia a essere eseguito da tutti, in modo che tutti lo sentano come momento Esequie n° 10). Un canto che risponde risponde molto bene bene a culminante culminante del rito. ” (Premesse al rito delle Esequie questi requisiti e che è anche suggerito dal Rituale è Io credo risorgerò CC 303. 303. Il testo di questa questa composizione ingloba ingloba diversi elementi tratti da testi liturgici. Il ritornello è, come si vede, preso dal responsorio “ Credo quod redemptor meus vivit, et in novissimo die de terra surrecturus sum, volta tratto da Giobbe Giobbe 19,20 19,20-27. -27. La et in carne mea videbo Deum Salvatorem meum ”, a sua volta prima strofa presenta le immagini del salmo 89, recitato un tempo nel Mattutino dei defunti; nella seconda c'è il tema dell'accoglienza dell'anima, nello spirito del “ Nunc dimittis” il cantico di Simeone. Le altre strofe presentano la morte cristiana nel segno della Trinità: Padre che mi hai formato - Cristo, mio redentore - Spirito della vita. Della necessità strutturale di chiudere la celebrazione, mentre viene prelevato il corpo del defunto per la sepoltura, con il canto In paradisum o con la versione in italiano del medesimo già si è detto. Vogliamo chiudere queste note di musicologia liturgica riguardante i funerali con un breve accenno ai canti dell'ordinario. Si è detto più volte della necessità di caratterizzare ciascuna celebrazione con elementi propri e non interscambiabili; ciò facilita l'immediata identificazione rituale, la quale rientra nell'azione pedagogica dei segni liturgici che comprendono anche il canto e la musica. Sarebbe doveroso, perciò, scegliere un Signore, pietà , un Santo, un Agnello di Dio da utilizzare esclusivamente per le celebrazioni esequiali. L’esempio che ci viene dal passato è significativo a questo riguardo. Il Sanctus e l'Agnu dellaa “Mis “Missa sa pro pro Defu Defunc ncti tis” s” sono sono quas quasii certa certame ment ntee le l'Agnuss De Deii dell composizioni più antiche dell'Ordinario; ciò è avvalorato dall'analisi della struttura modale e melodica, che è estremamente semplice, e dall'innesto di questi brani nel più ampio canto della preghiera preghiera eucaristica. eucaristica. Il canto di questo Sanctus, Sanctus, infatti, presenta presenta la medesima medesima conformazion conformazionee melodica del prefazio che lo precede. Laddove sono rimasti in repertorio, non si abbandonino con superficialità, e dove sono caduti in
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Don Gilberto Sessantini Resp. Ufficio di Musica Sacra