SOMMARIO DI NORME E DATI NORME PER IL DISEGNO TECNICO NELL’EDILIZIA Piegatura di un foglio A1 Formato dei fogli UNI di uso corrente (per gli altri formati usare multipli e sottomultipli)
Indicazioni
Fogli rifilati
185
210
185
Fogli rifilati
per la
Lato minore
Lato maggiore
Lato minore
Lato maggiore
designazione
mm
mm
mm
mm
A0
841
1189
880
1230
A1
594
841
625
880
A2
420
594
450
625
A3
297
420
330
450
A4
210
297
240
330
297
297
Indicazioni dentro il titolo 175
LINEE SOTTILI
LINEE MEDIE
LINEE GROSSE
gruppo 0,16
gruppo 0,25
gruppo 0,5
0,16
0,25
0,5
0,12
0,16
0,25
0,12
0,16
0,16
0,1
0,12
titolare dello studio
9
Grossezza delle linee: (di preferenza eseguire i disegni a penna)
17
designazione dell'opera
20
oggetto del disegno
data aggiornamento n° del disegno
scala 9
0,16
disegnatore
arch. titolare arch. collabor.
riferimento
Il numero posto a fianco di ciascuna linea ne indica la grossezza in mm (le grossezze prescelte corrispondono ai pennini più in uso della serie graphos). La lettera posta a fianco di ciascuna linea ne indica il tipo.
Il titolo deve essere situato a destra in basso nel foglio del disegno, tanto se disposto orizzontalmente che verticalmente.
S
Non dimenticare: - Nella planimetria generale e nella pianta del piano terreno l'orientamento, da indicarsi con una freccia orientata Nord-Sud accompagnata dall'angolo che il piano meridiano forma con il piano della parte principale dell'edificio.
Curare l'impaginazione di un disegno specie se l'oggetto da rappresentare richiede più di una figura nello stesso foglio, scegliendo per ogni figura o gruppo di figure la scala più adatta, lasciando spazi sufficienti a separare le varie figure. Disporre preferibilmente la pianta in basso a sinistra, l'alzato in alto ed i fianchi e le sezioni a destra dell'alzato, allineati secondo la direzione dei raggi proiettanti. Di massima redigere separatamente: a) Pianta delle murature e delle strutture in scala 1 : 100 o 1 : 50 con le indicazioni delle posizioni relative a parti strutturali, interessate da particolari di infissi, canalizzazioni, impianti speciali, ascensori ecc. b) Piante in piccola scala (di solito 1 : 200) dove siano indicati i tipi degli infissi interni ed esterni e dei mobili fissi, separando quelli in legno da quelli in ferro e allegando la distinta particolareggiata dei diversi tipi. c) Piante dell'edificio dove siano indicati tutti gli impianti speciali.
A.P.I.C.E. S.r.l.
E
O
N
A
- Nei disegni da riprodurre a stampa o comunque soggetti a riduzione la scala grafica. - Nelle tavole con sezioni di edifici complessi, un piccolo schema d'insieme dell'edificio dove sia indicato il piano di sezione con tratteggiata a linea e punto terminante in frecce indicanti il verso in cui è vista la sezioni. Usare normali frecce con inclinazione a 30°. Note: 1) Il gruppo di linee da usare per l'esecuzione di un disegno, deve essere appropriato alla natura e alla grandezza del disegno. In generale per l'edilizia si usano grossezze molto mi-
5a
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI NORME PER IL DISEGNO TECNICO NELL’EDILIZIA nori che per il disegno di macchine. Conservare lo stesso gruppo per le diverse proiezioni di un medesimo oggetto. 2) Per i disegni d'insieme usare i gruppi 0,16 e 0,25, per i dettagli il gruppo 0,5. 3) Le linee continue grosse (tipo a) si impiegano per la rappresentazione di parti in vista. 4) Le linee a tratti (tipo b) si impiegano per la rappresentazione di linee
A.P.I.C.E. S.r.l.
non in vista come intersezione edirettrice delle volte, linee di risega, soglie delle porte interne ecc. 5) Le lince a tratto e punto (tipo c) si impiegano per le linee di traccia dei piani di sezione, degli assi di simmetria in genere. 6) Le linee sottili (tipo d) si impiegano per le linee di misura, per linee ausiliarie, tagli delle pietre, rappresentazione degli infissi, nei disegni di prospetti e per i tratteggi delle zone
5b
sezionate. 7) Nei disegni di prospetti si possono mettere in risalto le linee in ombra rispetto a quelle in luce.
Il formato e la piegatura dei fogli, la grossezza delle linee sono quelle fissate dall'UNI.
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI NORME PER IL DISEGNO TECNICO NELL’EDILIZIA Un buon progetto esecutivo si compone dei seguenti elaborati
procedimento di esecuzione del lavoro. Nelle piante degli edifici si dispongono nell'ordine, partendo dall'esterno. Quote l'esterno : dimensione totale, spessore Si quotano i grafici tenendo presente il muri portanti e distanze che intercorrono tra di loro N. Elaborati Scala - distanze tra gli assi di simmetria delle 1 Rilievo planimetrico e altimetro del ter1:500 aperture. reno su cui deve sorgere l'edificio 1:200 2 Planimetria generale 1:50 All'interno: per la posizione dei tra3 Pianta delle fondazione mezzi e degli accessori. 4 Pianta di tutti i piani compresa quella 1:50 Ogni disegno deve portare tutte le dello scantinato e delle coperture. quote atte a individuare ogni elemento 5 Prospetti di tutte le fonti 1:50 dell'oggetto rappresentato in modo 6 Sezioni in numero sufficiente a dare la 1:50 evidente e preciso. Le quote principali più ampia illustrazione dell'edificio devono risultare in evidenza. 7 Se l'edificio è di vasta mole e ha ossatuLe quote devono essere scritte nel ra in cemento armato o metallica, prosenso parallelo alle linee di misura a getto completo delle strutture e dei calcui si riferiscono, disposte in modo da coli di stabilità 8 Dettagli con particolari al vero essere leggibili dalla base e dal lato a)di tutti gli infissi con distinta di ordidestro del disegno. disposte entro un nativo tratto interrotto della linea di misura e b) balaustre, scale e balconi verso il mezzo della linea stessa. c) recinzione e cancelli 1:20 Le linee di misura contenenti la quota d) dei principali impianti 1:10 terminano con frecce tracciate con ine) degli elementi in pietra da taglio se 1:5 clinazione a 30°. di marmo o pietra artificiale con casellaQuando lo spazio non è sufficiente le rio completo dei pezzi occorrenti 1:1 quote si dispongono con le frecce f) dei mobili fissi esternamente alla zona misurata. Le g) dei rivestimenti speciale 9 Analisi ed elenco dei prezzi quote di diametri di circoli rappresen10 Computo metrico estimativo tati in pianta si segnano con linee di 11 Capitolato speciale d'appalto misura portate fuori parallelamente ad
uno degli assi principali del disegno. Si possono segnare con linee di misura passanti per il centro e spostate di 30° o 45° rispetto agli assi di simmetria, purché esse non siano più di due (eccezionalmente tre) passanti per lo stesso centro. Quando si tratta di circonferenze di grandi dimensioni le quote si possono segnare mediante linee interrotte da una parte: le quote si possono scrivere vicino alla freccia terminale contrassegnate dai segno 0. Le quote dei raggi si segnano con linee di 6.59 6.40
3.00
3.40
3.30
3.09
3.36
10
2 21
3.07 2.17 10
-0.20
+0.00
Particolare di sezione quotata
Come si segnano le aperture di finestre e porte in pianta Le dimensioni di luce si scrivono lungo l'asse di simmetria, larghezza sopra, altezza sotto espresse in centimetri. Le due dimensioni sono precedute da un numero d'ordine che fa riferimento alla distinta per l'ordinativo degli infissi.
Finestra con mazzetta e sguincio inclinato con
nicchia del parapetto Finestra senza mazzetta con sguincio in squadro
nicchia del parapetto 4 Portafinestra con mazzetta e sguincio in squadro
con
senza
senza
133 8
226
133
226
133 14
senza
nicchia del parapetto 2 Portafinestra senza mazzetta e sguincio inclinato senza soglia
senza soglia
con
soglia
120 226 10
A.P.I.C.E. S.r.l.
226
con
5 soglia Portafinestra senza mazzetta e sguincio in squadro senza
con
senza soglia
Porta scorrevole a due ante senza
133
226 17
con
90 226 12
con
133
soglia Porta a vento (a pendolo) ad un battente
Porta destra a un battente apribile nello spessore del muro 80 226 13
con
Finestra senza mazzetta con sguincio inclinato
senza 133 226 nicchia del parapetto 7 Portafinestra con mazzetta e sguincio inclinato
226
senza
Finestra con mazzetta e sguincio in squadro
con
senza
120 226
soglia
15
6a
226
226
133
senza
con
3 soglia Porta sinistra ad un battente apribile all'esterno senza
133 226
con
17 soglia Porta a due battenti apribile nello spessore del muro senza soglia
Porta a libro con
133
100 226 16
con
Porta a fisarmonica con
senza soglia
1200 226 11
con
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI NORME PER IL DISEGNO TECNICO NELL’EDILIZIA misura costituite di raggi e si indicano livello dei singoli piani non si segnano per i lavori in legno in generale comcon la lettera R. in pianta. presi i mobili, per le pedate delle scale, per gli ascensori, apparecchi, ecc.: Quote di livello Misure - metro con due decimali per tutte le Vanno riferite alla quota relativa di lialtre pani. vello 0,00 che è quella del pianerottolo 1) Tutte le misure si riferiscono al ru- 3) In una stessa tavola non cambiare del piano terreno al finito. Si segnano stico dell'edificio unità di misura. sui piani al rustico e al finito e si fanno 2) preferibile l'uso delle seguenti unità 4) Le lince di misura si debbono diprecedere da un segno + o - a seconda di misura: millimetro per le opere in sporre di preferenza all'esterno della che si trovino sopra o sotto la quota metallo e per cemento armato, profi- figura portandole fuori parallelamente relativa di livello. Le quote di livello al lati in genere; a se stesse mediante linee ausiliarie. rustico si accompagnano coi segno, - centimetro per gli spessori dei muri, 5) Le linee di misura non devono interquelle al finito coi segno. La quota di per le misure di sezioni, delle canaliz- secare altre Vinse ausiliarie, quindi le livello della copertura al finito quando è zazioni (canne fumarie, tubi di scarico quote maggiori vanno poste più lona terrazza e quelle delle terrazze a per acque meteoriche e luride, ecc.) tane dalla figura.
A.P.I.C.E. S.r.l.
6b
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SEGNI CONVENZIONALI PER IL DISEGNO TECNICO Denominazione del materiale
Rappresentazione unicolore a colori
Ardesia artificiale 1:5-1:1
Tinta neutra
Ardesia 1:5-1:1
Tinta neutra
Asfalto e mastici isolanti in genere 1:5-1:1
Nero
Calcestruzzo di cemento 1:100-1:1
Bce
Grigio verde
Calcestruzzo di calce 1:100-1:1
Bca
Denominazione del materiale
Rappresentazione unicolore a colori
Gomma, fibra, feltro, amianto, mater. isol. di guarniz.
Violetto
1:15-1:1 Intonaco di qualunque tipo 1:15-1:1 Intonaco retinato 1:15-1:1 Legno 1:25-1:1
Grigio verde
Legno 1:50-1:1
Carminio chiaro
Muratura di mattoni forati posti in piano o in coltello e malta comune
Terra di Siena naturale Terra di Siena naturale
Muratura di blocchetti forati di cemento e malta di ...
Muratura di blocchetti forati di pomice e malta di ...
Linoleum, Italeum 1:1
Blu di Prussia
Grigio verde
Liquidi
Oltremare
Calcestruzzo leggero di riempimento 1:100-1:1
Grigio verde
Marmo, marmette pietre artificiali 1:5-1:1
Cobalto chiaro
Cemento retinato in lastre 1:20-1:1
Grigio verde
Materiali isolanti in lastre: Masonite, Insulite, Celotex, ecc.
Verde vescica
Ceramica o grès 1:1 Ciottoli per drenaggi 1:100-1:20
Grigio cadmio chiaro
1:15-1:1 Materiali laminati e trafilati 1:10-1:1
Giallo di Napoli
Muratura e laterizi in genere 1:500-1:50
Terra di Siena naturale Terra di Siena naturale
Muratura e laterizi in genere 1:50-1:50 Muratura e laterizi in genere 1:5-1:1
Verde Veronese
Muratura di pietrame lavorata a mano e malta comune
pm m
Giallo di Napoli
Muratura di pietrame listata e malta comune
pl m
Erba 1:20-1:1 Ghiaia 1:20-1:1
Parti dell'impianto elettrico ( in pianta) Contatore generale
Interruttore semplice
Contatore corrente industriale Interruttore generale e valvola generale
Deviatore
Scatola di derivazione
Presa di corrente luce
Valvola locale
Presa di corrente industriale
Lampada semplice da soffitto (indicare il n. dei watt)
Presa di corrente di forza motrice)
Lampada da parete (fissa o spostabile)
Pulsante campanello parete
Lampada deviata
Pulsante a parella per luce
Gruppo a commutatore
Commutatore (interruttore a due vie)
1:200-1:50 1:200-1:50
Lampada notturna isolata
Tastiera da tavolo per campanelli (n. pulsanti)
Segnale luminoso a parete
Telefono interno a parete
Suoneria
Telefono interno da tavolo
Ronzatore
Telefono esterno a parete
Quadro indicatore
Telefono esterno da tavolo
Orologio elettrico madre
Presa apparecchi radio c=antenna centralizzata i=antenna interna e=antenna esterna singola
Orologio elettrico derivato
Presa antenna esterna televisione
A.P.I.C.E. S.r.l.
Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro
Scarico acque meteoriche
Termoconvettore
Scarico acque furide
Stufa a legna
Ventilazione primaria
Stufa a carbone
Canna fumaria
Stufa a gas
Muratura di blocchetti compatti di pomice e malta di ...
1:200-1:50
1:200-1:50 Pietrame a secco per vespai e drenaggi 1:10-1:20 Pomice in granulati 1:20-1:1
Caldaia circolare in ghisa o in ferro
Cucina a gas e carbone
7
Bruno Van Dyck Grigio chiaro
Rete metallica e lamiera stirata 1:20-1:1 Scorie di carbome 1:50-1:1
Grigio scuro
Stucco da vetraio 1:1 Sughero granulato o in lastre 1:5-1:1 Terreno naturale 1:100-1:1 Terreno di riporto 1:100-1:1
Verde vescica Seppia Seppia
Vetro in genere 1:1
V 45x72
Cobalto
Parti dell'impianto sanitario
Vuotatoio
Lavandino da cucina
Lavapiedi
Orinatoio da parete a pavimento Cucina a gas
Radiatore termosifone
b c f Rosso verm... miglione chiaro b c p Rosso verm... miglione chiaro b c p Rosso verm... miglione chiaro
1:200-1:50
Piatto doccia
Lavabo di lusso
Lavabo normale
Lavabo albergo
Stufa a elettrica
Caldaia ad elementi di ghisa
Scaldabagno a gas
m f Rosso verm c miglione chiaro m f o Rosso vermiglione m chiaro
1:200-1:50
Pilozza
Scaldabagno elettrico Pulsante a parella per deviatore
Nero
Rappresentazione unicolore a colori p c r Rosso verm c miglione chiaro
1:200-1:50
Parti degli impianti speciali di acqua, gas, riscaldamento
Pulsante a parella per campanello
Lampada notturna a soffitto
1:200-1:50
Muratura di mattoni forati e malta comune
Grigio verde
Compensato 1:1
Muratura di pietrame conci regolari e malta comune
Carminio chiaro
Calcestruzzo per c.a. 1:500-1:1 Calcestruzzo per c.a. 1:100-1:1
Compensato 1:5
Denominazione del materiale
Orinatoio da parete sospeso
Bidè normale
WC normale a caduta d'acqua
Vasca normale
WC con cassetta di scarico bassa
Vasca a sedile
Vaso alla turca
Cucina elettrica Cucina a legna o carbone
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI NORME PER IL DISEGNO DI UNA PIANTA QUOTATA DI FABBRICATO A MURATURA PORTANTE
8,50 0,38
3,50
3,86
0,38
0,38
0,38
0,38
1,95 2,45 m² 11,58 150
11
1,33 3,00
1,55
3,97
2,67
150
m² 13,90
12
0,055
0,80
1,57
2,67
0,95 2,25
0,55 0,95 2,25 0,055 1,10 0,80 2,25
2,345
10,31
2,67
m² 3,67 13
3,28
m² 13,00
3,37 0,80 2,67
15
1,38
1,97
10,31
2,67 150
10
10
15
15
0,80
1,12
2,67
2,63
0,60
m² 2,62
0,95 2,25
14
1,20
0,95 2,25
m² 2,46 2,17
15 m² 10,50
8
2,605
0,055
0,95 2,25
25
9
1,33
2,05
2,67
m² 5,33
360
1,05 100
0,80
16
2,67
0,25
0,95 2,25 0,53
1,50
0,275 0,17 1,35
0,06
75
1,15
1,10
1,40
30
21 20
75 0,10
31 7 1,35
1,215
0,38
A.P.I.C.E. S.r.l.
3,50
0,38
8
3,96
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI NORME PER IL DISEGNO DI UNA PIANTA QUOTATA DI FABBRICATO CON INTELAIATURA IN C.A. 74,10
3,67
3,68
3,68
2,29 1,34 2,29
20
21
22 0,40
40 40
40 40
40 40
1
3,80
5,55
4,85 0,05
3,20
0,10
3,60
0,40
2,00 2,29
2 7
6 7
65
0,65 1,10 6 2,25
70
0,55
quadro luce
25
3,60
0,90 2,25
30
1,75
7 30
24
4,15
0,05
0,90 2,25
0,775
0,55
1,55
4,12
2,00
0,55 0,80 2,25
0,80 2,25
7
8
8 0,20 0,05
3
11,10
1,30
0,05
0,90 2,25
2
23
9
1 1,25
30
60
5
0,05
4 5,55
0,80
3,80
1,10
0,15
0,05
3,26
1,55
1
40
0,40
45
65
1,34 2,29 1,80
1,66
0,25
2,91
1
1 40 40
gradini N.20 pedata cm 28 64 alzatta cm 16
0,10
1,34 2,29 0,775
3,46
66
1,34 2,29 2,40
40 40
1,625
4,81 74,10
A.P.I.C.E. S.r.l.
9
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - FONDAZIONI Nelle tavole sono rappresentati degli esempi di elementi costruttivi in c.a. per un fabbricato di civile abitazione. Fondazioni: è data una pianta delle fondazioni con l'indicazione di diversi esempi: fondazione continua, a plinti e su palificazioni. Di queste sono sviluppati nei disegni a lato e nei minimi dettagli costruttivi il plinto isolato e la fondazione continua. Di entrambi sono posti in evidenza oltre gli elementi geometrici del getto, tutte le armature dei ferri e le loro precise posizioni con rappresentazione in pianta e sezione.
80 40 P4
130
P3
120
P1
P2 2
A 4040
440
180
P5
P7
P8
P6 6
B 460
40 40 P12
130 165
3ø22 L 430 pos. C
P11
120
40
P10
40 40 120 40
280
435
120
C
Pianta fondazioni (esempi diversi). A, plinti isolati; B, continua; C, con palificazioni. 56
60
10
50 pos. E
pos. D
pos. A
pos. B
3ø22 L 430 165
18
10
52.5 pos. D pos. C
180
60
20
plinto cem. 500 q 3/m³
2ø8 ripart.
2ø8 ripart.
56
15
55
185
sottofondo magrone cem. 500 q 1.5/m³
1ø10/20 cm
pos. A
5ø14 L 210 pos. A e B
L = 180 pos. B
20
182 6ø10 L 210 pos. C e D
164
180
sottofondo magrone cem. 500 q 1.5/m³
35
215
pos. C
pos. A
pos. C
pos. C pos. B pos. D pos. E ferri longit. 2ø12 dritti pos. A
pos. B 60 185
2ø12 dritti pos. D
pos. A
pos. D
2ø12 sagomati pos. E
4ø8 ripart. Fondazione continua armata per pilastri P8 - P7
A.P.I.C.E. S.r.l.
16
Plinto 6
215 180
6
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - ELEVAZIONI in verticale (a piombo) ai diversi piani, permettendo su gli altri la possibilità (almeno su un lato) di variazioni onde consentire l'adeguamento delle sezioni resistenti ai diversi carichi. Questa prescrizione, determinata in accordo con le caratteristiche architettoniche del progetto, s realizza ingrossando la linea che rappresenta il lato o i lati soggetti a tale rispetto. Qualora un pilastro non presenta tale indicazione, si intende che debba essere in asse, nella direzione parallela e normale alla facciata principale, con il pilastro del piano sottostante, (vedasi P6 e P7). Una opportuna « leggenda» deve chiarire i simboli usati per i diversi elementi per gli elementi orizzontali quali travi, cordoli, ecc., si è usato il
Pianta dl un piano tipo: l'esempio rappresentato si riferisce al piano 4° solaio sul 3° piano. In questa rappresentazione vanno indicati con opportuna grafia i principali elementi caratteristici di pilastri travi, solai, solette, ecc. dando a questi una posizione che li identifichi univocamente, soprattutto in relazione dello sviluppo delle loro caratteristiche fatto su disegni a parte. Nelle piante di quoto tipo (generalmente in scala 1: 50) sono indicate anche le posizioni dei vani da lasciare nelle strutture per il passaggio dei discendenti (tubature, fogne, ecc.) nonché le dimensioni delle sezioni delle travi, dei pilastri, dei cordoli, ecc. Per i pilastri è necessario indicare quale o quali lati devono essere mantenuti
25x45 8 10
T 3/1-2
P1
P2
30x30 8 12 A
T 3/1-3
H = 20 B = 45
30x30 8 12 P3
20 45 70
440
30
P5
C
40 3/4-8
A
30x35 4 14 4 10 P6
35x35 4 14 4 12
T 20 3/5-6 62
P4
20 45
vano discendenti
S
35x30 8 10
T 3/2-3
20
35x35 4 14 4 12
P7
simbolo T o C ecc., seguito da tre numeri: il primo rappresenta l'impalcato cui l'elemento appartiene, quindi, preceduti da una barra, i numeri seguenti indicano i pilastri collegati dall'elemento stesso. Esempio: T3/7+8 = trave del 3° impalcato tra i pilastri 7 e 8. Qualora ai diversi piani l'elemento orizzontale si ripete in modo identico, si tralascia l'apposizione del primo numero. Altre possibilità di designazione, sono quelle che omettono l'uso del simbolo letterale (P, T, C, ecc.) e indicano l'elemento solo con dei numeri progressivi opportunamente distinti (p. e.: cerchiati per i pilastri, tra parentesi per le travi, ecc.). Inoltre è necessario che in ogni tavola rappresentante la pianta di un orizzontamento, nei modi descritti più sopra, siano pure disegnate e quotate tutte le sezioni trasversali delle travi o degli elementi orizzontali portanti che hanno qualche relazione con il solaio.
35x35 4 14 4 8
P8 T 20 3/7-8 62
T 20 3/6-7 62
7
35.65
34.00 C 3/8-12
40 20
330 30.70
310
6
32.35
330 27.40
310
5
29.05
330 24.10
310
4
26.75
330 20.80
310
3
22.45
330 17.50
310
2
19.15
330
310
1
15.85
460 vano discendenti T 3/10-11
T 3/5-6 H=40 B=35 P9
40 P10
30x30 8 12
30x30 8 12 280
T 3/11-12
35
40 P11
A
P12
30x30 8 12 280
35
35x30 8 12 300
Pianta piano 4 - solaio sul 3 piano I lati ingrossati dei pilastri vanno mantenuti a piombo ai diversi piani. P, pilastro, T, trave; C, cordolo; S, solaio; M, mensola
14.20 330 10.90 10.00 90 200 8.00
10.00
20
C
270 20 460 P10
12.55
R
310
440 P6
P2
N.B. Tutte le quote sono riferite al piano rustico del getto.
A.P.I.C.E. S.r.l.
17a
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - ELEVAZIONI SOLAIO
SOLAIO
Sb pos. D
pos. B A
460
A
Sa pos. E 20
B 394
35
440
B
pos. C
364
62
45
pos. B 1 14/40 cm 44 90
44
40
206
17
312
40
pos. C 1 14/40 cm 44 40
208
17
44 188
40
100
pos. D 1 12/40 cm 490
pos. E 1 14/40 cm 470
40
40
2 18
pos. B pos. D SEZ. MEZZERIA A-A
pos. B pos. C pos. D
SEZ. INCASTRO B-B
Armatura solai
A.P.I.C.E. S.r.l.
17b
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - ARMATURA TRAVI Tali disegni riguardano solo la forma e dimensione esterna che dovrà avere il getto dell'elemento senza l'indicazione dell'armatura interna (questa disegnata a parte). Lo scopo di questa rappresentazione è quello di indicare chiaramente il modo di esecuzione delle casserature provvisorie di contenimento del getto. In questa tavola troverà pure posto la tabella dei pilastri che indichi per ogni pilastro disegnato già come getto, le dimensioni esterne del getto. Questa tabella servirà pure e soltanto alla predisposizione dell'opportuna
P9
P10
35
3/8-9 T
P11
35
PIANO 4 pos. A pos. B pos. C pos. D
casseratura mentre non avrà indicazioni per l'armatura in ferro da introdursi all'interno di ogni pilastro. Quest'ultima, come per le travi, sarà oggetto di una tabella a porte chiamata «Tabella armatura dei pilastri » di cui all'esempio. In linea generale quindi nella predisposizione dei disegni del c. a. è bene seguire il criterio della separazione in due parti principali degli. elaborati corrispondenti alle due fasi distinte di lavorazione: una fase che si concreta con la formazione delle
32 37
staffe ø 8 L=152
35 P10 30
16 17 19 22 26
3/9-10 T
S
3/10-11
R
S
T
b
40 P10 R 280
S
280 40
40 PIANO 3
P9
35
40 P11
P10
pos. D 35 320 pos. D 2 ø 10 L=344 320
40
pos. A
53
53
53
pos. B
37 125
37
120
37
125
125
pos. C
37
pos. A SEZIONE MEZZERIA R-R
pos. C 1 ø 12 L=504 53
53
37 125
125
37
53 120
37
37
125 pos. D
53 125
37
140
pos. B
53
53
37
pos. C 125
125
37
37
pos. D
pos. B 1 ø 12 L=524 53
53
53
37 37
125
125
37
140
40 37
125
pos. A 2 ø 12 L=428 400
pos. A
Esempio di armatura di travata continua
A.P.I.C.E. S.r.l.
18
SEZIONE INCASTRO S-S
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - PARTICOLARI impalcature provvisorie e delle casserature di contenimento dei getti richiede una serie di disegni di cui si è già detto più sopra, e l'altra fase, quella formazione delle armature in ferro e della loro posa in opera, che esige una serie di disegni detti comunemente disegni dei ferri di cui si vedrà al paragrafo successivo. È bene qui far notare che tale distinzione è utile e necessaria in quanto evita di sovrapporre in una sola tavola prescrizioni riguardanti due categorie di lavori e quindi due squadre diesecutori (carpentieri e ferraioli), i quali sarebbero indotti in difficoltà se costretti a scegliere disposizioni che interessano la loro specializzazione, da un contesto che contiene altri elementi a loro estranei. Naturalmente le due serie devono essere soprattutto messe in relazione precisa tra loro onde evitare contraddizioni e sprechi di tempo per rifacimenti dei lavori non esattamente ordinati. In funzione di ciò nelle tavole dei ferri, soprattutto nelle viste d'insieme, vengono ancora rappresentati gli elementi geometrici dei getti con le loro principali misure ma disegnati a trattosottile e in sottordine in modo da lasciare in evidenza soltanto le armature metalliche. Esempi di armature. - Negli esempi sono indicati i modi di rappresentazione dei ferri longitudinali e delle staffe visti nell'insieme, per la loro posizione nel getto e nei singoli pezzi per la loro predisposizione a pié d'opera. Nei disegni dei ferri devono essere indicate tutte le dimensioni relative ad ogni tratto rettilineo della barra sagomata, nonché ove richiesto, la lunghezza di taglio (sommatoria delle lunghezze precedenti + lo sviluppo dei ganci). Il modo di quotazione dei ferri può essere quello usato nell'esempio del solaio e della travata continua oppure in quello delsolettone inclinato. La posizione di ogni singolo ferro deve essere precisata nella vista longitudinale e nelle sezioni trasversali all'incastro o in mezzaria. l ferri possono essere disegnati nella stessa scala del disegno d'insieme (vedesi solaio e travata continua) oppure in scala diversa (vedasi solettone inclinato). Ogni elaborato dovrà pure essere integrato da scritte comuni a tutte le tavole, necessarie a diverse finalità. Designazione del legante: generalmente realizzata con apposito timbro nel quale si chiarisce quale tipo di legante si deve usare e la sua resistenza, a 28 giorni
A.P.I.C.E. S.r.l.
6ø12G 6ø12F
6ø12E 6ø12H
staffe ø 8/25 cm
R
R ø10/25 cm sopra e sotto
S
S
staffe ø 8/25 cm 6 12D
6ø12A 6ø12B 6ø12C
108 rustico finito
10
24.10
140
32
ø 8/25 cm m 2.55 sopra e sotto 12
35 G 6 ø 12 m 3.15 32
ø 10/25 cm
155
360
12
360
170
10
6 ø 12 H m 6.95
137
E 6 ø 12 m 3.10 F
105
27
120
22.45
7
12
30
123 35
285
120
165
10/25 cm sopra e sotto
finito rustico
6 ø 12 m 6.95
10
155
120
22
SEZIONE R-R
staffe 10
105
108 ø 10/25 cm sopra e sotto
27
22.45
ø 10/25 cm m 2.55
175
360
10
A
6 ø 12 m 2.70
6 ø 12 m 6.95
200 32
93
105
6 ø 12 B m 6.95
6 ø 12 m 3.55 20.80
ø 10/25 sopra e sotto SEZIONE S-S
10
185
27
360 120
10 125
Esempio di armatura di solettone per rampe di scala
19a
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - PARTICOLARI dal getto, espressa in kg/cm². Designazione del ferro per le armature, anch'essaeseguita con timbro recante il tipo del ferro (se in barre tonde normali o di barre a sezione speciale per aderenzamigliorata ecc....) e la sua resistenza allo snervamento (espresso in kg/cm²). Inoltre un preciso richiamo alle vigenti Norme di legge in
pilastro al piano 7° ultimo
materia di esecuzioni di opere in cemento armato. Infine, nel titolo della tavola le indicazioni dellegeneralità, richieste dagli uffici preposti alla sorveglianza della materia, riguardanti il Committente, il Calcolatore, ilDirettore dei Lavori e l'lmpresa esecutrice, nonché gli spazi per le necessarie firme e vidimazioni.
1 25 x 30 32 4 ø 12 318
2 35 x 25 32 4 ø 12 318
3 35 x 25 32 4 ø 12 318
4 35 x 25 32 4 ø 12 318
5 30 x 30 28 4 ø 12 318
6 30 x 30 28 4 ø 12 318
7 30 x 30 28 4 ø 12 318
35 x 45
35 x 45
35 x 45
35 x 45
50 x 55
50 x 55
50 x 55
ecc.
ecc. al piano 1°
al piano R rialzato al piano C cantinato
4 ø 18 + 390 2 ø 18 35 x 50 6 ø 18
4 ø 20
390
35 x 50 390
4 ø 20 + 2 ø 16 390
4 ø 20
390
35 x 50 4 ø 20 + 2 ø 16 390
4 ø 18
390
35 x 50 4 ø 18 + 2 ø 14 390
4 ø 16 + 390 4 ø 14 50 x 60 8 ø 16
50 x 60 390
35 x 60
v. dis. fondazione
v. dis. fondazione
v. dis. fondazione
v. dis. fondazione
4 ø 18 + 390 4 ø 14
v. dis. fondazione
8 ø 18
4 ø 18 + 390 4 ø 14 50 x 60
390
60 x 60 6 ø 22 + 2 ø 18 340
8 ø 18
390
60 x 60 6 ø 22 + 2 ø 18 340
Esempio di tabella armature pilastri. N. B. - La prima dimensione è quella parallela alla facciata principale
A.P.I.C.E. S.r.l.
19b
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO - DISEGNI DI ASSIEME La tecnica di rappresentazione dei disegni d'assieme è diversa secondo i diversi Paesi. In America è generalmente seguito l'uso di schematizzarli al massimo; in essi le colonne, le travi maestre e le travi secondarie sonorappresentate da semplici linee, magari con diversa grossezza per mettere in evidenza l'ordine gerarchico dimensionale. Per contro in Europa si usa più frequentemente una rappresentazione più dettagliata dei disegni d'assieme, rappresentando i diversi elementi nella loro effettiva apparenza, seppur sintetizzata.
particolari in cui l'elemento compare. Esistono diversi metodi di nomenclatura che si adattano a seconda della complessità della struttura. Ad esempio per una struttura di impalcati e montanti con reticolo ortogonale di pianta ed alzato, si usa vantaggiosamente la designazione derivata da un sistema cartesiano di assi ortogonali con simboli numerici o letterali. Per la stessa struttura e soprattutto per altre strutture geometriche complesse, può invece tornare utile una numerazione progressiva, formata da lettere seguite da cifre. In molti casi i due sistemi possono trovare un'integrazione tra di loro. Per fabbricati di molti piani, il primo metodo assume il terzo asse di riferimento verticale dando luogo così ad una designazione ortogonale spaziale di ogni singolo elemento. Il secondo metodo in casi analoghi assume, nella numerazione progressiva degli elementi, il primo numerocorrispondente al numero dell'impalcato
La numerazione o nomenclatura ha grande importanza, perché serve a dare una posizione fissa ed unica ad ogni elemento. La sigla (o nome) di ogni elemento deve apparire in ogni disegno d'assieme o di dettaglio ed in ogni tabella. Importante è stabilire fin dall'inizio della progettazione esecutiva (talvolta anche per quella di massima) una appropriata nomenclatura di ogni elemento e mantenerla fino nei minimi
progressivamente posto in opera a partire dalle fondazioni (analogamente con la numerazione delle stanze d'albergo ai vari piani). Per il montaggio merita attenzione una particolare possibilità che potrebbe venire osservata nella designazione degli elementi prefabbricati in officina. Ciò significa determinare (ovviamente in perfetto accordo con l'esecuzione e con approfondito esame delle sue diverse possibilità e fasi) il grado di successione delle diverseoperazioni di montaggio che hanno luogo per ogni elemento. Ancorando così, già in fase di progettazione esecutiva, l'approntamento dell'elemento in officina con il montaggio in cantiere, con la semplice apposizione della sigla dal duplice significato si possono ottenere diversi vantaggi: nell'ordinazioneall'officina e quindi nella consegna dei pezzi eseguiti che avviene così in sicuro cronismo con le necessità del cantiere. Inoltre siccome solitamente il montaggio avviene fuori e lontano dall'officina
2000 20000 SEZ. LONGITUDINALE B
2000 A
1
2
20000
3
4
5
6
7
8
9 2334
1
2334
2 14000
2334
1
2334
2
2334
1
2334
B
28000 1 2 14000
1 2 1 C 5000
5000
5000
5000
5000
5000
5000
5000
40000 Copertura fabbricato industriale. Pianta orditura principale
A.P.I.C.E. S.r.l.
20a
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO - DISEGNI DI ASSIEME è necessaria l'operazione di trasporto, a seconda l'entità della costruzione la spedizione può avvenire a lotti o per costruzione completa. In entrambi i casi risultano facilitate eordinate le operazioni di scarico e accatastamento degli elementi entro l'area del cantiere. Soprattutto in fase di montaggio si può raggiungere una celerità di lavoro ed un risparmio di tempo altrimenti spesi a cercare dalla catasta dei materiali quell'elemento che in quel momento bisogna montare. Questa operazione risulta importante, onerosa e costosa quando per raggiungere l'elemento necessario in quella fase di montaggio si è costretti a rimuovere altri elementi tra i quali si trova. Le quotazioni. - Le misure vengono espresse tutte in millimetri (nei paesi anglosassoni in pollici) e di regola sempre riferite agli assi delle strutture (colonne, travi) nei disegni d'assieme o agli estremi dei singoli elementi nei particolari. Le quote necessarie nelle piante dei disegni d'as-
A.P.I.C.E. S.r.l.
sieme sono: le totali, le parziali (riferite agli assi delle colonne o delle traveste continue principali o secondarie) e le progressive, queste ultime sono utili per controllo delle successive parziali. Le quote necessarie nelle sezioni o alzati dei disegni di assieme vengono sempre riferite come segue: quelle altimetriche (progressive, precedute dal segno V, e parziali) al piano ferro, quelle planimetriche agli assi come per le piante. Scala del disegno. - I disegni d'assieme vanno eseguiti in scala 1 : 100, 1 : 200, a seconda del metodo di rappresentazione simbolica degli elementi (all'americana) o in 1 : 50 nel caso di una rappresentazione realistica (all'europea). Per i particolari costruttivi, a seconda del dettaglia, rappresentato in scala 1 : 10 o 1 : 5 o 1 : 2. Motto sovente vengono rappresentati degli elementi o nodi in scale diverse.
20b
Scritture nei disegni. - Nei disegni d'assieme e dei particolari è bene scegliere un sistema di caratteri ben chiaro e definito. Ciò comporta di usare una gerarchia dimensionale nelle diverse scritture. Molto utili risultano le tabelle qualora si devono rappresentare i particolari di diversi pezzi simili per forma, ma non per dimensioni (vedi tabelle per colonne, travi maestre e travi secondarie). Queste poi sono necessarie per la distinta materiali e dove appare anche il peso di ogni singolo elemento, e ove la somma dei pesi parziali da luogo al peso totale della struttura. In molti casi vicino alla tabella risulta utile rappresentare in assonometria o in proiezione l'elemento a cui la tabella si riferisce quotando le diverse dimensioni con delle lettere. Nella corrispondente colonnina della tabella è indicato il numero rappresentante la dimensione.
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO - DISEGNI DI ASSIEME 13800 2 300 . 10 228 242
213
3200
233
230 230
229
211
C11
207
240
239
238
C10
247
208
1 350 . 10
C12
10600 2 300 . 12 234
213 3200
C7
231
235 230
243
237
236 C8
205
211
230
230
C9
206
1 346 . 10
7400 2 300 . 12 13800
230
213 228
3200
242
229
C4
211
233
230
231
230
C5
203
232
C6
204
1 342 . 10
245
4200 2 300 . 14 223
222 212
224
225
224
226
224
244
227
243
4200
A
60.60.6 C2
C1 NP 20
NP 20
201
0.00
211
1500
NP 22 215 217
NP 22 218
1700
1965
214
0.00
218
2 300 . 16 218 215
215
1965 1965
219
1965 3930
220
215
2081
215
2184 7976
5895
221
3400
1 210 . 10
221
216
2300 12460
14760
6900 14760 204 2 piano
203
14800
215
2300 10160
7860 A
C3
202
1 138 . 12
2 300 . 20
2 300 . 18
1 210 . 12
11400
103
104
7000
03
04
1 210 . 10
2 300 . 14
1 piano
4400
2 300 . 20 3000 4000 B
1 210 . 12 1 210 . 12 NB: le quote altimetriche sono riferite al piano del ferro
1 210 . 12 2 300 . 22
21
2 300 . 18 interrato
7860
A, Fabbricato civile. Pianta piano 2. Solaio sul 1 piano; B, Sezione trasversale
A.P.I.C.E. S.r.l.
piano terreno
6900 14760
Manuale dell’Architetto
SOMMARIO DI NORME E DATI SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO – DISEGNI DI PARTICOLARI Può convenire anche di sviluppare l'elemento a sezione complessa (1, T, L, C, ecc.) sul piano del disegno per rendere più agevole il disegno e la lettura delle quote dei fori, degli intagli, ecc. In alcuni autori è in uso il criterio di fare intervenire nelle tabelle che designano le colonne portanti, anche gli sforzi di compressione cui queste colonne sono sottoposte. Analogamente tale criterio è seguito nelle rappresentazioni di piante e sezioni, nelle quali vicino all'elemento o parallelamente ad esso, sono scritti i valori degli sforzi oppure le dimensioni o le sigle delle sezioni, per esempio quando una trave a doppio T (poutrelle) è di normale profilo di altezza di mm 180 viene scritto I NP 180: quando invece una trave o una colonna è costituita dall'unione di diversi ferri piatti viene distinta come segue:
70 150
sp
145
A"
Profilo A 1 210.12 + 4000
C1
C2
S
1 2 1 2 1 2
600x600x50
c
370
Ø 30 MA
75
100
30
v
600 450
1200
x
75
130
bullone Fondaz
450
Basi per fondazioni H
B C H h1 h 2 SP 7000 10000 5962 2970 2982 18
a1 c1 a b c d b1 d1 220 220 370 120 220 200 270 120
210.12 + 10000 14400 17800 7782 4400 3382 18 300.16 210.8 + 300.12 17800 21200 24600 6872 3400 3382 18 208.8 + 24600 28000 ECC 300.10
220 200 370 370 220 200 370 370
d1
a
55
b
1c 1
370
h2
220 200 370 370 220 200 370 370
B"
1 ≠ 300 x 12 + 2 ≠300 x 20 che significa una sezione a doppio T in cui l'anima è costituita da un piatto di sezione 300 x 12 mm (sigla 1 @ 300 x 12) e dalle due suole costituite da piatti di sezione 300 x 20 mm (sigla 2 ≠ 300 x 20 preceduto dal segno +). Rappresentazione esecutiva delle colonne portanti portanti del fabbricato civile di cui la pagina precedente porta la pianta e la sezione trasversale. Il disegno è ridotto alla rappresentazione in piano delle diverse facce del profilato, come esplicato nello schizzo assonometrico, e la tabellina accanto da le dimensioni della lunghezza variabile da colonna a colonna. l numeri indicati sotto A B C sono le quote progressive altimetriche di sezione, riferite al piano del ferro. Rappresentazioni di travi maestre e travi secondarie riferite ai fabbricato della tavola precedente e all'impalcato del 1° piano. Il disegno è fuori scala e le quote di tutta la lavorazione sono espresse chiaramente in modo da non costringere nessun rilevamento grafico. Per le travi secondarie è stata tracciata una tabellina a fianco del relativo disegno poichè dello stesso elemento occorrono più pezzi. Si noti un particolare semicerchio annerito che si trova in prossimità della testata di sinistra di ogni singola trave. Esso serve ad individuare appunto la destra e la sinistra della trave quando le due testate sono quasi simili per forma e per lavorazione, ma diverse per dimensioni. Tale espediente è utile nell'operazione da montaggio evitando al montatore di dover consultare molti disegni prima di prendere la decisione per la corretta posa in opera. Rappresentazione di controventi e diagonali, diagonali riferito sempre al fabbricato civile della pagina precedente. Questi elementi (come tutti gli altri elementi di ogni costruzione in acciaio) devono avere gli assi geometrici della sezione convergenti sugli incontri degli assi delle travature principali e secondarie che devono collegare. Pertanto à indispensabile che siano progettati esecutivamente secondo questo principio. A tale fine si devono calcolare innanzi tutto le lunghezze teoriche derivate dall'ipotenusa del triangolo i cui cateti sono dati dagli interessi della struttura ortogonale da collegare. Eseguito il calcolo con i mezzi della trigonometria si tiene conto quindi delle dimensioni necessarie per gli ingombri degli elementi da collegare e si definisce così la lunghezza del controvento. Si stabiliscono quindi i fori da eseguire per la connessione con le piastre e le piastre stesse indicando, con opportuno disegno il loro modo di unione con la travatura ortogonale.
b
30
30
2 300.20 T° 1° 2° 3° 4°
a
90
250
250
COLONNE PORTANTI S
c
70
150 Base Tipo A
Tipo x y
C1 20 12
C3 18 12
C4 20 12
C7 18 12
C8 18 12
Colonne portanti C10 C12 C13 C14 18 16 18 18 12 10 12 12
C9 16 12
8
1 ≠ 338 · 12 +2≠ 300 · 16
142
200
220
201
1965
1836
1695
220 212 201
7616 43
1 ≠338 · 10 +2≠ 300 · 14 220
202
220 2175
Travi maestre C
A B
Posizioni
Profilo
228 229 230
I NP 18 3186 145 I NP 18 3186 145 I NP 18 3186 145
L
A
B
C
D
19 19 19
145 145 145
17 17 17
Prezzi n° 2 2 8
D
P
45 19
214
142 17
NP 20 212
4184
Travi secondarie ≠ 220 · 180 · 8 trave M 205 229 205 70 3775
trave 5
242
242
190
229
228
230
242
1965
229
diag. 230
70
40
60.60.6
220·180·a
trave M 203
40
35
saldatura leggera a tratti sopra e sotto
1965 242
L.G. 3395 n° 2 volte
Controventi o diagonali
A.P.I.C.E. S.r.l.
22
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n
n²
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75
n
n³ 1 4 9 16 25 36 49 64 81 100 121 144 169 196 225 256 289 324 361 400 441 484 529 576 625 676 729 784 841 900 961 1024 1089 1156 1225 1296 1369 1444 1521 1600 1681 1764 1849 1936 2025 2116 2209 2304 2401 2500 2601 2704 2809 2916 3025 3136 3249 3364 3481 3600 3721 3844 3969 4096 4225 4356 4489 4624 4761 4900 5041 5184 5329 5476 5625
n²
1 8 27 64 125 216 343 512 729 1000 1331 1728 2197 2744 3375 4096 4913 5832 6859 8000 9261 10648 12167 13824 15625 17576 19683 21952 24389 27000 29791 32768 35937 39304 42875 46656 50653 54872 59319 64000 68921 74088 79507 85184 91125 97336 103823 110592 117649 125000 132651 140608 148877 157464 166375 175616 185193 195112 205379 216000 226981 238328 250047 262144 274625 287496 300763 314432 328509 343000 357911 373248 389017 405224 421875
n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
³
n 1,0000 1,4142 1,7321 2,0000 2,2361 2,4495 2,6458 2,8284 3,0000 3,1623 3,3166 3,4641 3,6056 3,7417 3,8730 4,0000 4,1231 4,2426 4,3589 4,4721 4,5826 4,6904 4,7958 4,8990 5,0000 5,0990 5,1962 5,2915 5,3852 5,4772 5,5678 5,6569 5,7446 5,8310 5,9161 6,0000 6,0828 6,1644 6,2450 6,3246 6,4031 6,4807 6,5574 6,6332 6,7082 6,7823 6,8557 6,9282 7,0000 7,0711 7,1414 7,2111 7,2801 7,3485 7,4162 7,4833 7,5498 7,6158 7,6811 7,7460 7,8102 7,8740 7,9373 8,0000 8,0623 8,1240 8,1854 8,2462 8,3066 8,3666 8,4261 8,4853 8,5440 8,6023 8,6603
n
n
π
1,0000 1,5801 2,0649 2,4967 2,8928 3,2627 3,6121 3,9449 4,2638 4,5709 4,8676 5,1554 5,4350 5,7075 5,9734 6,2333 6,4878 6,7372 6,9820 7,2224 7,4587 7,6913 7,9203 8,1459 8,3684 8,5878 8,8044 9,0183 9,2296 9,4384 9,6449 9,8492 10,0512 10,2512 10,4492 10,6453 10,8396 11,0321 11,2228 11,4119 11,5994 11,7854 11,9699 12,1529 12,3345 12,5147 12,6936 12,8712 13,0476 13,2227 13,3967 13,5694 13,7411 13,9117 14,0812 14,2496 14,4171 14,5835 14,7490 14,9135 15,0771 15,2398 15,4016 15,5625 15,7225 15,8818 16,0402 16,1978 16,3546 16,5107 16,6660 16,8205 16,9743 17,1275 17,2799 ³
23a
n
n 3,140 6,280 9,420 12,560 15,700 18,840 21,980 25,120 28,260 31,400 34,540 37,680 40,820 43,960 47,100 50,240 53,380 56,520 59,660 62,800 65,940 69,080 72,220 75,360 78,500 81,640 84,780 87,920 91,060 94,200 97,340 100,480 103,620 106,760 109,900 113,040 116,180 119,320 122,460 125,600 128,740 131,880 135,020 138,160 141,300 144,440 147,580 150,720 153,860 157,000 160,140 163,280 166,420 169,560 172,700 175,840 178,980 182,120 185,260 188,400 191,540 194,680 197,820 200,960 204,100 207,240 210,380 213,520 216,660 219,800 222,940 226,080 229,220 232,360 235,500
π
n
1 4
π
n²
0,785 3,140 7,065 12,560 19,625 28,260 38,465 50,240 63,585 78,500 94,985 113,040 132,665 153,860 176,625 200,960 226,865 254,340 283,385 314,000 346,185 379,940 415,265 452,160 490,625 530,660 572,265 615,440 660,185 706,500 754,385 803,840 854,865 907,460 961,625 1017,360 1074,665 1133,540 1193,985 1256,000 1319,585 1384,740 1451,465 1519,760 1589,625 1661,060 1734,065 1808,640 1884,785 1962,500 2041,785 2122,640 2205,065 2289,060 2374,625 2461,760 2550,465 2640,740 2732,585 2826,000 2920,985 3017,540 3115,665 3215,360 3316,625 3419,460 3523,865 3629,840 3737,385 3846,500 3957,185 4069,440 4183,265 4298,660 4415,625 1 π n² 4
log n 0,0000 0,3010 0,4771 0,6021 0,6990 0,7782 0,8451 0,9031 0,9542 1,0000 1,0414 1,0792 1,1139 1,1461 1,1761 1,2041 1,2304 1,2553 1,2788 1,3010 1,3222 1,3424 1,3617 1,3802 1,3979 1,4150 1,4314 1,4472 1,4624 1,4771 1,4914 1,5051 1,5185 1,5315 1,5441 1,5563 1,5682 1,5798 1,5911 1,6021 1,6128 1,6232 1,6335 1,6435 1,6532 1,6628 1,6721 1,6812 1,6902 1,6990 1,7076 1,7160 1,7243 1,7324 1,7404 1,7482 1,7559 1,7634 1,7709 1,7782 1,7853 1,7924 1,7993 1,8062 1,8129 1,8195 1,8261 1,8325 1,8388 1,8451 1,8513 1,8573 1,8633 1,8692 1,8751
log n
n 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75
n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n
n²
76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150
n
5776 5929 6084 6241 6400 6561 6724 6889 7056 7225 7396 7569 7744 7921 8100 8281 8464 8649 8836 9025 9216 9409 9604 9801 10000 10201 10404 10609 10816 11025 11236 11449 11664 11881 12100 12321 12544 12769 12996 13225 13456 13689 13924 14161 14400 14641 14884 15129 15376 15625 15876 16129 16384 16641 16900 17161 17424 17689 17956 18225 18496 18769 19044 19321 19600 19881 20164 20449 20736 21025 21316 21609 21904 22201 22500
n²
n³
n
438976 456533 474552 493039 512000 531441 551368 571787 592704 614125 636056 658503 681472 704969 729000 753571 778688 804357 830584 857375 884736 912673 941192 970299 1000000 1030301 1061208 1092727 1124864 1157625 1191016 1225043 1259712 1295029 1331000 1367631 1404928 1442897 1481544 1520875 1560896 1601613 1643032 1685159 1728000 1771561 1815848 1860867 1906624 1953125 2000376 2048383 2097152 2146689 2197000 2248091 2299968 2352637 2406104 2460375 2515456 2571353 2628072 2685619 2744000 2803221 2863288 2924207 2985984 3048625 3112136 3176523 3241792 3307949 3375000
8,7178 8,7750 8,8318 8,8882 8,9443 9,0000 9,0554 9,1104 9,1652 9,2195 9,2736 9,3274 9,3808 9,4340 9,4868 9,5394 9,5917 9,6437 9,6954 9,7468 9,7980 9,8489 9,8995 9,9499 10,0000 10,0499 10,0995 10,1489 10,1980 10,2470 10,2956 10,3441 10,3923 10,4403 10,4881 10,5357 10,5830 10,6301 10,6771 10,7238 10,7703 10,8167 10,8628 10,9087 10,9545 11,0000 11,0454 11,0905 11,1355 11,1803 11,2250 11,2694 11,3137 11,3578 11,4018 11,4455 11,4891 11,5326 11,5758 11,6190 11,6619 11,7047 11,7473 11,7898 11,8322 11,8743 11,9164 11,9583 12,0000 12,0416 12,0830 12,1244 12,1655 12,2066 12,2474
n³
n
A.P.I.C.E. S.r.l.
³
n
π
17,4316 17,5826 17,7330 17,8827 18,0318 18,1803 18,3281 18,4753 18,6219 18,7679 18,9134 19,0582 19,2025 19,3463 19,4895 19,6321 19,7742 19,9158 20,0569 20,1975 20,3376 20,4771 20,6162 20,7548 20,8930 21,0306 21,1678 21,3046 21,4409 21,5767 21,7121 21,8471 21,9816 22,1157 22,2494 22,3827 22,5156 22,6481 22,7802 22,9119 23,0432 23,1741 23,3046 23,4348 23,5646 23,6940 23,8231 23,9518 24,0801 24,2081 24,3357 24,4630 24,5900 24,7166 24,8429 24,9689 25,0945 25,2198 25,3448 25,4695 25,5939 25,7179 25,8416 25,9651 26,0882 26,2111 26,3336 26,4559 26,5778 26,6995 26,8209 26,9420 27,0628 27,1833 27,3036 ³
n
23b
n 238,640 241,780 244,920 248,060 251,200 254,340 257,480 260,620 263,760 266,900 270,040 273,180 276,320 279,460 282,600 285,740 288,880 292,020 295,160 298,300 301,440 304,580 307,720 310,860 314,000 317,140 320,280 323,420 326,560 329,700 332,840 335,980 339,120 342,260 345,400 348,540 351,680 354,820 357,960 361,100 364,240 367,380 370,520 373,660 376,800 379,940 383,080 386,220 389,360 392,500 395,640 398,780 401,920 405,060 408,200 411,340 414,480 417,620 420,760 423,900 427,040 430,180 433,320 436,460 439,600 442,740 445,880 449,020 452,160 455,300 458,440 461,580 464,720 467,860 471,000
π
n
1 4
π
n²
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n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n
n²
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n
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n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
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n
n
π
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n
24a
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π
n
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n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n
n²
226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300
n
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n²
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n³
n
A.P.I.C.E. S.r.l.
³
n
π
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n
24b
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π
n
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log n
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n
Manuale dell’Architetto
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n
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n²
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n³
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n
³
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n
³
n
π
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n
π
25a
n
n
1 4
π
n²
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n
Manuale dell’Architetto
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n
³
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π
25b
n
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n
Manuale dell’Architetto
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n²
n³ 91733851 92345408 92959677 93576664 94196375 94818816 95443993 96071912 96702579 97336000 97972181 98611128 99252847 99897344 100544625 101194696 101847563 102503232 103161709 103823000 104487111 105154048 105823817 106496424 107171875 107850176 108531333 109215352 109902239 110592000 111284641 111980168 112678587 113379904 114084125 114791256 115501303 116214272 116930169 117649000 118370771 119095488 119823157 120553784 121287375 122023936 122763473 123505992 124251499 125000000 125751501 126506008 127263527 128024064 128787625 129554216 130323843 131096512 131872229 132651000 133432831 134217728 135005697 135796744 136590875 137388096 138188413 138991832 139798359 140608000 141420761 142236648 143055667 143877824 144703125
n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
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n
³
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n
π
26a
n
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log n
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n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500
n
n² 181476 182329 183184 184041 184900 185761 186624 187489 188356 189225 190096 190969 191844 192721 193600 194481 195364 196249 197136 198025 198916 199809 200704 201601 202500 203401 204304 205209 206116 207025 207936 208849 209764 210681 211600 212521 213444 214369 215296 216225 217156 218089 219024 219961 220900 221841 222784 223729 224676 225625 226576 227529 228484 229441 230400 231361 232324 233289 234256 235225 236196 237169 238144 239121 240100 241081 242064 243049 244036 245025 246016 247009 248004 249001 250000
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n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
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n
³
n 54,3764 54,4606 54,5447 54,6288 54,7128 54,7968 54,8807 54,9645 55,0482 55,1319 55,2155 55,2991 55,3825 55,4660 55,5493 55,6326 55,7158 55,7990 55,8821 55,9651 56,0481 56,1310 56,2139 56,2967 56,3794 56,4620 56,5446 56,6272 56,7096 56,7920 56,8744 56,9567 57,0389 57,1211 57,2032 57,2852 57,3672 57,4491 57,5310 57,6128 57,6945 57,7762 57,8578 57,9394 58,0209 58,1024 58,1838 58,2651 58,3464 58,4276 58,5087 58,5898 58,6709 58,7518 58,8328 58,9136 58,9944 59,0752 59,1559 59,2365 59,3171 59,3976 59,4781 59,5585 59,6389 59,7192 59,7994 59,8796 59,9597 60,0398 60,1199 60,1998 60,2797 60,3596 60,4394
π n 1337,640 1340,780 1343,920 1347,060 1350,200 1353,340 1356,480 1359,620 1362,760 1365,900 1369,040 1372,180 1375,320 1378,460 1381,600 1384,740 1387,880 1391,020 1394,160 1397,300 1400,440 1403,580 1406,720 1409,860 1413,000 1416,140 1419,280 1422,420 1425,560 1428,700 1431,840 1434,980 1438,120 1441,260 1444,400 1447,540 1450,680 1453,820 1456,960 1460,100 1463,240 1466,380 1469,520 1472,660 1475,800 1478,940 1482,080 1485,220 1488,360 1491,500 1494,640 1497,780 1500,920 1504,060 1507,200 1510,340 1513,480 1516,620 1519,760 1522,900 1526,040 1529,180 1532,320 1535,460 1538,600 1541,740 1544,880 1548,020 1551,160 1554,300 1557,440 1560,580 1563,720 1566,860 1570,000
n
π
26b
n
1 π n² 4 142458,660 143128,265 143799,440 144472,185 145146,500 145822,385 146499,840 147178,865 147859,460 148541,625 149225,360 149910,665 150597,540 151285,985 151976,000 152667,585 153360,740 154055,465 154751,760 155449,625 156149,060 156850,065 157552,640 158256,785 158962,500 159669,785 160378,640 161089,065 161801,060 162514,625 163229,760 163946,465 164664,740 165384,585 166106,000 166828,985 167553,540 168279,665 169007,360 169736,625 170467,460 171199,865 171933,840 172669,385 173406,500 174145,185 174885,440 175627,265 176370,660 177115,625 177862,160 178610,265 179359,940 180111,185 180864,000 181618,385 182374,340 183131,865 183890,960 184651,625 185413,860 186177,665 186943,040 187709,985 188478,500 189248,585 190020,240 190793,465 191568,260 192344,625 193122,560 193902,065 194683,140 195465,785 196250,000 1 π n² 4
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log n
n 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500
n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575
n
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n²
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n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
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n
³
n 60,5192 60,5989 60,6785 60,7581 60,8376 60,9171 60,9965 61,0759 61,1552 61,2345 61,3137 61,3929 61,4720 61,5511 61,6301 61,7090 61,7879 61,8668 61,9456 62,0243 62,1030 62,1817 62,2603 62,3388 62,4173 62,4958 62,5742 62,6525 62,7308 62,8090 62,8872 62,9654 63,0434 63,1215 63,1995 63,2774 63,3553 63,4332 63,5109 63,5887 63,6664 63,7440 63,8216 63,8992 63,9767 64,0541 64,1315 64,2089 64,2862 64,3635 64,4407 64,5178 64,5950 64,6720 64,7490 64,8260 64,9029 64,9798 65,0567 65,1335 65,2102 65,2869 65,3635 65,4401 65,5167 65,5932 65,6697 65,7461 65,8225 65,8988 65,9751 66,0513 66,1275 66,2036 66,2797
π n 1573,140 1576,280 1579,420 1582,560 1585,700 1588,840 1591,980 1595,120 1598,260 1601,400 1604,540 1607,680 1610,820 1613,960 1617,100 1620,240 1623,380 1626,520 1629,660 1632,800 1635,940 1639,080 1642,220 1645,360 1648,500 1651,640 1654,780 1657,920 1661,060 1664,200 1667,340 1670,480 1673,620 1676,760 1679,900 1683,040 1686,180 1689,320 1692,460 1695,600 1698,740 1701,880 1705,020 1708,160 1711,300 1714,440 1717,580 1720,720 1723,860 1727,000 1730,140 1733,280 1736,420 1739,560 1742,700 1745,840 1748,980 1752,120 1755,260 1758,400 1761,540 1764,680 1767,820 1770,960 1774,100 1777,240 1780,380 1783,520 1786,660 1789,800 1792,940 1796,080 1799,220 1802,360 1805,500
n
π
27a
n
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log n
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n
Manuale dell’Architetto
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n
n² 331776 332929 334084 335241 336400 337561 338724 339889 341056 342225 343396 344569 345744 346921 348100 349281 350464 351649 352836 354025 355216 356409 357604 358801 360000 361201 362404 363609 364816 366025 367236 368449 369664 370881 372100 373321 374544 375769 376996 378225 379456 380689 381924 383161 384400 385641 386884 388129 389376 390625 391876 393129 394384 395641 396900 398161 399424 400689 401956 403225 404496 405769 407044 408321 409600 410881 412164 413449 414736 416025 417316 418609 419904 421201 422500
n²
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n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
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n
³
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n
π
27b
n
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n
Manuale dell’Architetto
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n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
25,5147 25,5343 25,5539 25,5734 25,5930 25,6125 25,6320 25,6515 25,6710 25,6905 25,7099 25,7294 25,7488 25,7682 25,7876 25,8070 25,8263 25,8457 25,8650 25,8844 25,9037 25,9230 25,9422 25,9615 25,9808 26,0000 26,0192 26,0384 26,0576 26,0768 26,0960 26,1151 26,1343 26,1534 26,1725 26,1916 26,2107 26,2298 26,2488 26,2679 26,2869 26,3059 26,3249 26,3439 26,3629 26,3818 26,4008 26,4197 26,4386 26,4575 26,4764 26,4953 26,5141 26,5330 26,5518 26,5707 26,5895 26,6083 26,6271 26,6458 26,6646 26,6833 26,7021 26,7208 26,7395 26,7582 26,7769 26,7955 26,8142 26,8328 26,8514 26,8701 26,8887 26,9072 26,9258
n
³
n 71,9388 72,0118 72,0846 72,1575 72,2303 72,3030 72,3758 72,4484 72,5211 72,5937 72,6663 72,7388 72,8113 72,8838 72,9562 73,0286 73,1010 73,1733 73,2455 73,3178 73,3900 73,4622 73,5343 73,6064 73,6785 73,7505 73,8225 73,8944 73,9663 74,0382 74,1100 74,1819 74,2536 74,3254 74,3971 74,4687 74,5404 74,6119 74,6835 74,7550 74,8265 74,8980 74,9694 75,0408 75,1121 75,1834 75,2547 75,3259 75,3972 75,4683 75,5395 75,6106 75,6816 75,7527 75,8237 75,8946 75,9656 76,0365 76,1073 76,1782 76,2490 76,3197 76,3905 76,4611 76,5318 76,6024 76,6730 76,7436 76,8141 76,8846 76,9551 77,0255 77,0959 77,1663 77,2366
π n 2044,140 2047,280 2050,420 2053,560 2056,700 2059,840 2062,980 2066,120 2069,260 2072,400 2075,540 2078,680 2081,820 2084,960 2088,100 2091,240 2094,380 2097,520 2100,660 2103,800 2106,940 2110,080 2113,220 2116,360 2119,500 2122,640 2125,780 2128,920 2132,060 2135,200 2138,340 2141,480 2144,620 2147,760 2150,900 2154,040 2157,180 2160,320 2163,460 2166,600 2169,740 2172,880 2176,020 2179,160 2182,300 2185,440 2188,580 2191,720 2194,860 2198,000 2201,140 2204,280 2207,420 2210,560 2213,700 2216,840 2219,980 2223,120 2226,260 2229,400 2232,540 2235,680 2238,820 2241,960 2245,100 2248,240 2251,380 2254,520 2257,660 2260,800 2263,940 2267,080 2270,220 2273,360 2276,500
n
π
28a
n
1 π n² 4 332683,785 333706,640 334731,065 335757,060 336784,625 337813,760 338844,465 339876,740 340910,585 341946,000 342982,985 344021,540 345061,665 346103,360 347146,625 348191,460 349237,865 350285,840 351335,385 352386,500 353439,185 354493,440 355549,265 356606,660 357665,625 358726,160 359788,265 360851,940 361917,185 362984,000 364052,385 365122,340 366193,865 367266,960 368341,625 369417,860 370495,665 371575,040 372655,985 373738,500 374822,585 375908,240 376995,465 378084,260 379174,625 380266,560 381360,065 382455,140 383551,785 384650,000 385749,785 386851,140 387954,065 389058,560 390164,625 391272,260 392381,465 393492,240 394604,585 395718,500 396833,985 397951,040 399069,665 400189,860 401311,625 402434,960 403559,865 404686,340 405814,385 406944,000 408075,185 409207,940 410342,265 411478,160 412615,625
log n
1 4
log n
π
n²
2,8136 2,8142 2,8149 2,8156 2,8162 2,8169 2,8176 2,8182 2,8189 2,8195 2,8202 2,8209 2,8215 2,8222 2,8228 2,8235 2,8241 2,8248 2,8254 2,8261 2,8267 2,8274 2,8280 2,8287 2,8293 2,8299 2,8306 2,8312 2,8319 2,8325 2,8331 2,8338 2,8344 2,8351 2,8357 2,8363 2,8370 2,8376 2,8382 2,8388 2,8395 2,8401 2,8407 2,8414 2,8420 2,8426 2,8432 2,8439 2,8445 2,8451 2,8457 2,8463 2,8470 2,8476 2,8482 2,8488 2,8494 2,8500 2,8506 2,8513 2,8519 2,8525 2,8531 2,8537 2,8543 2,8549 2,8555 2,8561 2,8567 2,8573 2,8579 2,8585 2,8591 2,8597 2,8603
n 651 652 653 654 655 656 657 658 659 660 661 662 663 664 665 666 667 668 669 670 671 672 673 674 675 676 677 678 679 680 681 682 683 684 685 686 687 688 689 690 691 692 693 694 695 696 697 698 699 700 701 702 703 704 705 706 707 708 709 710 711 712 713 714 715 716 717 718 719 720 721 722 723 724 725
n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n 726 727 728 729 730 731 732 733 734 735 736 737 738 739 740 741 742 743 744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 755 756 757 758 759 760 761 762 763 764 765 766 767 768 769 770 771 772 773 774 775 776 777 778 779 780 781 782 783 784 785 786 787 788 789 790 791 792 793 794 795 796 797 798 799 800
n
n² 527076 528529 529984 531441 532900 534361 535824 537289 538756 540225 541696 543169 544644 546121 547600 549081 550564 552049 553536 555025 556516 558009 559504 561001 562500 564001 565504 567009 568516 570025 571536 573049 574564 576081 577600 579121 580644 582169 583696 585225 586756 588289 589824 591361 592900 594441 595984 597529 599076 600625 602176 603729 605284 606841 608400 609961 611524 613089 614656 616225 617796 619369 620944 622521 624100 625681 627264 628849 630436 632025 633616 635209 636804 638401 640000
n²
n³ 382657176 384240583 385828352 387420489 389017000 390617891 392223168 393832837 395446904 397065375 398688256 400315553 401947272 403583419 405224000 406869021 408518488 410172407 411830784 413493625 415160936 416832723 418508992 420189749 421875000 423564751 425259008 426957777 428661064 430368875 432081216 433798093 435519512 437245479 438976000 440711081 442450728 444194947 445943744 447697125 449455096 451217663 452984832 454756609 456533000 458314011 460099648 461889917 463684824 465484375 467288576 469097433 470910952 472729139 474552000 476379541 478211768 480048687 481890304 483736625 485587656 487443403 489303872 491169069 493039000 494913671 496793088 498677257 500566184 502459875 504358336 506261573 508169592 510082399 512000000
n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
n 77,3069 77,3771 77,4474 77,5176 77,5877 77,6579 77,7280 77,7980 77,8681 77,9381 78,0080 78,0780 78,1479 78,2178 78,2876 78,3574 78,4272 78,4969 78,5666 78,6363 78,7060 78,7756 78,8452 78,9147 78,9842 79,0537 79,1232 79,1926 79,2620 79,3314 79,4007 79,4700 79,5393 79,6085 79,6777 79,7469 79,8161 79,8852 79,9543 80,0233 80,0923 80,1613 80,2303 80,2992 80,3681 80,4370 80,5058 80,5747 80,6434 80,7122 80,7809 80,8496 80,9183 80,9869 81,0555 81,1241 81,1926 81,2611 81,3296 81,3980 81,4665 81,5349 81,6032 81,6716 81,7399 81,8081 81,8764 81,9446 82,0128 82,0809 82,1491 82,2172 82,2852 82,3533 82,4213
π n 2279,640 2282,780 2285,920 2289,060 2292,200 2295,340 2298,480 2301,620 2304,760 2307,900 2311,040 2314,180 2317,320 2320,460 2323,600 2326,740 2329,880 2333,020 2336,160 2339,300 2342,440 2345,580 2348,720 2351,860 2355,000 2358,140 2361,280 2364,420 2367,560 2370,700 2373,840 2376,980 2380,120 2383,260 2386,400 2389,540 2392,680 2395,820 2398,960 2402,100 2405,240 2408,380 2411,520 2414,660 2417,800 2420,940 2424,080 2427,220 2430,360 2433,500 2436,640 2439,780 2442,920 2446,060 2449,200 2452,340 2455,480 2458,620 2461,760 2464,900 2468,040 2471,180 2474,320 2477,460 2480,600 2483,740 2486,880 2490,020 2493,160 2496,300 2499,440 2502,580 2505,720 2508,860 2512,000
n
π
26,9444 26,9629 26,9815 27,0000 27,0185 27,0370 27,0555 27,0740 27,0924 27,1109 27,1293 27,1477 27,1662 27,1846 27,2029 27,2213 27,2397 27,2580 27,2764 27,2947 27,3130 27,3313 27,3496 27,3679 27,3861 27,4044 27,4226 27,4408 27,4591 27,4773 27,4955 27,5136 27,5318 27,5500 27,5681 27,5862 27,6043 27,6225 27,6405 27,6586 27,6767 27,6948 27,7128 27,7308 27,7489 27,7669 27,7849 27,8029 27,8209 27,8388 27,8568 27,8747 27,8927 27,9106 27,9285 27,9464 27,9643 27,9821 28,0000 28,0179 28,0357 28,0535 28,0713 28,0891 28,1069 28,1247 28,1425 28,1603 28,1780 28,1957 28,2135 28,2312 28,2489 28,2666 28,2843
n
³
28b
n
1 π n² 4 413754,660 414895,265 416037,440 417181,185 418326,500 419473,385 420621,840 421771,865 422923,460 424076,625 425231,360 426387,665 427545,540 428704,985 429866,000 431028,585 432192,740 433358,465 434525,760 435694,625 436865,060 438037,065 439210,640 440385,785 441562,500 442740,785 443920,640 445102,065 446285,060 447469,625 448655,760 449843,465 451032,740 452223,585 453416,000 454609,985 455805,540 457002,665 458201,360 459401,625 460603,460 461806,865 463011,840 464218,385 465426,500 466636,185 467847,440 469060,265 470274,660 471490,625 472708,160 473927,265 475147,940 476370,185 477594,000 478819,385 480046,340 481274,865 482504,960 483736,625 484969,860 486204,665 487441,040 488678,985 489918,500 491159,585 492402,240 493646,465 494892,260 496139,625 497388,560 498639,065 499891,140 501144,785 502400,000
log n
1 4
log n
π
n²
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n 726 727 728 729 730 731 732 733 734 735 736 737 738 739 740 741 742 743 744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 755 756 757 758 759 760 761 762 763 764 765 766 767 768 769 770 771 772 773 774 775 776 777 778 779 780 781 782 783 784 785 786 787 788 789 790 791 792 793 794 795 796 797 798 799 800
n
Manuale dell’Architetto
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n
n² 641601 643204 644809 646416 648025 649636 651249 652864 654481 656100 657721 659344 660969 662596 664225 665856 667489 669124 670761 672400 674041 675684 677329 678976 680625 682276 683929 685584 687241 688900 690561 692224 693889 695556 697225 698896 700569 702244 703921 705600 707281 708964 710649 712336 714025 715716 717409 719104 720801 722500 724201 725904 727609 729316 731025 732736 734449 736164 737881 739600 741321 743044 744769 746496 748225 749956 751689 753424 755161 756900 758641 760384 762129 763876 765625
n²
n³ 513922401 515849608 517781627 519718464 521660125 523606616 525557943 527514112 529475129 531441000 533411731 535387328 537367797 539353144 541343375 543338496 545338513 547343432 549353259 551368000 553387661 555412248 557441767 559476224 561515625 563559976 565609283 567663552 569722789 571787000 573856191 575930368 578009537 580093704 582182875 584277056 586376253 588480472 590589719 592704000 594823321 596947688 599077107 601211584 603351125 605495736 607645423 609800192 611960049 614125000 616295051 618470208 620650477 622835864 625026375 627222016 629422793 631628712 633839779 636056000 638277381 640503928 642735647 644972544 647214625 649461896 651714363 653972032 656234909 658503000 660776311 663054848 665338617 667627624 669921875
n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
n 82,4893 82,5572 82,6251 82,6930 82,7609 82,8288 82,8966 82,9643 83,0321 83,0998 83,1675 83,2352 83,3028 83,3704 83,4380 83,5056 83,5731 83,6406 83,7081 83,7755 83,8429 83,9103 83,9777 84,0450 84,1123 84,1796 84,2468 84,3141 84,3813 84,4484 84,5156 84,5827 84,6498 84,7168 84,7838 84,8508 84,9178 84,9848 85,0517 85,1186 85,1854 85,2523 85,3191 85,3859 85,4526 85,5194 85,5861 85,6527 85,7194 85,7860 85,8526 85,9192 85,9857 86,0522 86,1187 86,1852 86,2516 86,3180 86,3844 86,4508 86,5171 86,5834 86,6497 86,7160 86,7822 86,8484 86,9146 86,9807 87,0468 87,1129 87,1790 87,2451 87,3111 87,3771 87,4431
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n
π
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n
³
28c
n
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log n
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n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n 876 877 878 879 880 881 882 883 884 885 886 887 888 889 890 891 892 893 894 895 896 897 898 899 900 901 902 903 904 905 906 907 908 909 910 911 912 913 914 915 916 917 918 919 920 921 922 923 924 925 926 927 928 929 930 931 932 933 934 935 936 937 938 939 940 941 942 943 944 945 946 947 948 949 950
n
n² 767376 769129 770884 772641 774400 776161 777924 779689 781456 783225 784996 786769 788544 790321 792100 793881 795664 797449 799236 801025 802816 804609 806404 808201 810000 811801 813604 815409 817216 819025 820836 822649 824464 826281 828100 829921 831744 833569 835396 837225 839056 840889 842724 844561 846400 848241 850084 851929 853776 855625 857476 859329 861184 863041 864900 866761 868624 870489 872356 874225 876096 877969 879844 881721 883600 885481 887364 889249 891136 893025 894916 896809 898704 900601 902500
n²
n³ 672221376 674526133 676836152 679151439 681472000 683797841 686128968 688465387 690807104 693154125 695506456 697864103 700227072 702595369 704969000 707347971 709732288 712121957 714516984 716917375 719323136 721734273 724150792 726572699 729000000 731432701 733870808 736314327 738763264 741217625 743677416 746142643 748613312 751089429 753571000 756058031 758550528 761048497 763551944 766060875 768575296 771095213 773620632 776151559 778688000 781229961 783777448 786330467 788889024 791453125 794022776 796597983 799178752 801765089 804357000 806954491 809557568 812166237 814780504 817400375 820025856 822656953 825293672 827936019 830584000 833237621 835896888 838561807 841232384 843908625 846590536 849278123 851971392 854670349 857375000
n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
n
³
29,5973 29,6142 29,6311 29,6479 29,6648 29,6816 29,6985 29,7153 29,7321 29,7489 29,7658 29,7825 29,7993 29,8161 29,8329 29,8496 29,8664 29,8831 29,8998 29,9166 29,9333 29,9500 29,9666 29,9833 30,0000 30,0167 30,0333 30,0500 30,0666 30,0832 30,0998 30,1164 30,1330 30,1496 30,1662 30,1828 30,1993 30,2159 30,2324 30,2490 30,2655 30,2820 30,2985 30,3150 30,3315 30,3480 30,3645 30,3809 30,3974 30,4138 30,4302 30,4467 30,4631 30,4795 30,4959 30,5123 30,5287 30,5450 30,5614 30,5778 30,5941 30,6105 30,6268 30,6431 30,6594 30,6757 30,6920 30,7083 30,7246 30,7409 30,7571 30,7734 30,7896 30,8058 30,8221
n
³
n 87,5090 87,5749 87,6408 87,7067 87,7725 87,8383 87,9041 87,9699 88,0356 88,1013 88,1670 88,2327 88,2983 88,3640 88,4295 88,4951 88,5607 88,6262 88,6917 88,7571 88,8226 88,8880 88,9534 89,0187 89,0841 89,1494 89,2147 89,2799 89,3452 89,4104 89,4756 89,5408 89,6059 89,6710 89,7361 89,8012 89,8662 89,9313 89,9963 90,0612 90,1262 90,1911 90,2560 90,3209 90,3857 90,4506 90,5154 90,5802 90,6449 90,7097 90,7744 90,8391 90,9037 90,9684 91,0330 91,0976 91,1621 91,2267 91,2912 91,3557 91,4202 91,4846 91,5491 91,6135 91,6778 91,7422 91,8065 91,8708 91,9351 91,9994 92,0636 92,1279 92,1921 92,2562 92,3204
π n 2750,640 2753,780 2756,920 2760,060 2763,200 2766,340 2769,480 2772,620 2775,760 2778,900 2782,040 2785,180 2788,320 2791,460 2794,600 2797,740 2800,880 2804,020 2807,160 2810,300 2813,440 2816,580 2819,720 2822,860 2826,000 2829,140 2832,280 2835,420 2838,560 2841,700 2844,840 2847,980 2851,120 2854,260 2857,400 2860,540 2863,680 2866,820 2869,960 2873,100 2876,240 2879,380 2882,520 2885,660 2888,800 2891,940 2895,080 2898,220 2901,360 2904,500 2907,640 2910,780 2913,920 2917,060 2920,200 2923,340 2926,480 2929,620 2932,760 2935,900 2939,040 2942,180 2945,320 2948,460 2951,600 2954,740 2957,880 2961,020 2964,160 2967,300 2970,440 2973,580 2976,720 2979,860 2983,000
n
π
28d
n
1 π n² 4 602390,160 603766,265 605143,940 606523,185 607904,000 609286,385 610670,340 612055,865 613442,960 614831,625 616221,860 617613,665 619007,040 620401,985 621798,500 623196,585 624596,240 625997,465 627400,260 628804,625 630210,560 631618,065 633027,140 634437,785 635850,000 637263,785 638679,140 640096,065 641514,560 642934,625 644356,260 645779,465 647204,240 648630,585 650058,500 651487,985 652919,040 654351,665 655785,860 657221,625 658658,960 660097,865 661538,340 662980,385 664424,000 665869,185 667315,940 668764,265 670214,160 671665,625 673118,660 674573,265 676029,440 677487,185 678946,500 680407,385 681869,840 683333,865 684799,460 686266,625 687735,360 689205,665 690677,540 692150,985 693626,000 695102,585 696580,740 698060,465 699541,760 701024,625 702509,060 703995,065 705482,640 706971,785 708462,500
log n
1 4
log n
π
n²
2,9425 2,9430 2,9435 2,9440 2,9445 2,9450 2,9455 2,9460 2,9465 2,9469 2,9474 2,9479 2,9484 2,9489 2,9494 2,9499 2,9504 2,9509 2,9513 2,9518 2,9523 2,9528 2,9533 2,9538 2,9542 2,9547 2,9552 2,9557 2,9562 2,9566 2,9571 2,9576 2,9581 2,9586 2,9590 2,9595 2,9600 2,9605 2,9609 2,9614 2,9619 2,9624 2,9628 2,9633 2,9638 2,9643 2,9647 2,9652 2,9657 2,9661 2,9666 2,9671 2,9675 2,9680 2,9685 2,9689 2,9694 2,9699 2,9703 2,9708 2,9713 2,9717 2,9722 2,9727 2,9731 2,9736 2,9741 2,9745 2,9750 2,9754 2,9759 2,9763 2,9768 2,9773 2,9777
n 876 877 878 879 880 881 882 883 884 885 886 887 888 889 890 891 892 893 894 895 896 897 898 899 900 901 902 903 904 905 906 907 908 909 910 911 912 913 914 915 916 917 918 919 920 921 922 923 924 925 926 927 928 929 930 931 932 933 934 935 936 937 938 939 940 941 942 943 944 945 946 947 948 949 950
n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE n 951 952 953 954 955 956 957 958 959 960 961 962 963 964 965 966 967 968 969 970 971 972 973 974 975 976 977 978 979 980 981 982 983 984 985 986 987 988 989 990 991 992 993 994 995 996 997 998 999 1000
n
n² 904401 906304 908209 910116 912025 913936 915849 917764 919681 921600 923521 925444 927369 929296 931225 933156 935089 937024 938961 940900 942841 944784 946729 948676 950625 952576 954529 956484 958441 960400 962361 964324 966289 968256 970225 972196 974169 976144 978121 980100 982081 984064 986049 988036 990025 992016 994009 996004 998001 1000000
n²
n³ 860085351 862801408 865523177 868250664 870983875 873722816 876467493 879217912 881974079 884736000 887503681 890277128 893056347 895841344 898632125 901428696 904231063 907039232 909853209 912673000 915498611 918330048 921167317 924010424 926859375 929714176 932574833 935441352 938313739 941192000 944076141 946966168 949862087 952763904 955671625 958585256 961504803 964430272 967361669 970299000 973242271 976191488 979146657 982107784 985074875 988047936 991026973 994011992 997002999 1000000000
n³
A.P.I.C.E. S.r.l.
³
n 30,8383 30,8545 30,8707 30,8869 30,9031 30,9192 30,9354 30,9516 30,9677 30,9839 31,0000 31,0161 31,0322 31,0483 31,0644 31,0805 31,0966 31,1127 31,1288 31,1448 31,1609 31,1769 31,1929 31,2090 31,2250 31,2410 31,2570 31,2730 31,2890 31,3050 31,3209 31,3369 31,3528 31,3688 31,3847 31,4006 31,4166 31,4325 31,4484 31,4643 31,4802 31,4960 31,5119 31,5278 31,5436 31,5595 31,5753 31,5911 31,6070 31,6228
n
³
28e
n 92,3845 92,4486 92,5127 92,5767 92,6408 92,7048 92,7688 92,8328 92,8967 92,9606 93,0245 93,0884 93,1523 93,2161 93,2799 93,3437 93,4074 93,4712 93,5349 93,5986 93,6623 93,7259 93,7896 93,8532 93,9167 93,9803 94,0439 94,1074 94,1709 94,2343 94,2978 94,3612 94,4246 94,4880 94,5514 94,6147 94,6781 94,7414 94,8046 94,8679 94,9311 94,9943 95,0575 95,1207 95,1838 95,2470 95,3101 95,3732 95,4362 95,4993
π n 2986,140 2989,280 2992,420 2995,560 2998,700 3001,840 3004,980 3008,120 3011,260 3014,400 3017,540 3020,680 3023,820 3026,960 3030,100 3033,240 3036,380 3039,520 3042,660 3045,800 3048,940 3052,080 3055,220 3058,360 3061,500 3064,640 3067,780 3070,920 3074,060 3077,200 3080,340 3083,480 3086,620 3089,760 3092,900 3096,040 3099,180 3102,320 3105,460 3108,600 3111,740 3114,880 3118,020 3121,160 3124,300 3127,440 3130,580 3133,720 3136,860 3140,000
n
π
n
1 π n² 4 709954,785 711448,640 712944,065 714441,060 715939,625 717439,760 718941,465 720444,740 721949,585 723456,000 724963,985 726473,540 727984,665 729497,360 731011,625 732527,460 734044,865 735563,840 737084,385 738606,500 740130,185 741655,440 743182,265 744710,660 746240,625 747772,160 749305,265 750839,940 752376,185 753914,000 755453,385 756994,340 758536,865 760080,960 761626,625 763173,860 764722,665 766273,040 767824,985 769378,500 770933,585 772490,240 774048,465 775608,260 777169,625 778732,560 780297,065 781863,140 783430,785 785000,000 1 π n² 4
log n 2,9782 2,9786 2,9791 2,9795 2,9800 2,9805 2,9809 2,9814 2,9818 2,9823 2,9827 2,9832 2,9836 2,9841 2,9845 2,9850 2,9854 2,9859 2,9863 2,9868 2,9872 2,9877 2,9881 2,9886 2,9890 2,9894 2,9899 2,9903 2,9908 2,9912 2,9917 2,9921 2,9926 2,9930 2,9934 2,9939 2,9943 2,9948 2,9952 2,9956 2,9961 2,9965 2,9969 2,9974 2,9978 2,9983 2,9987 2,9991 2,9996 3,0000
log n
n 951 952 953 954 955 956 957 958 959 960 961 962 963 964 965 966 967 968 969 970 971 972 973 974 975 976 977 978 979 980 981 982 983 984 985 986 987 988 989 990 991 992 993 994 995 996 997 998 999 1000
n
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA ELEMENTI FONDAMENTALI DI TRIGONOMETRIA FUNZIONI TRIGONOMETRICHE SENO +
Seno di α = A B – (sen)
=±
1
+
α
–
1
–
Tangente α
Coseno di α = CD (cos)
=±
tang α
1 – sen² α 1
=±
1 + tang² α 1
=±
α
+
α
–
+
E
1 – cos² α
=±
H
G
D
–
+
A
+ F
C
α
COTANGENTE
+
+ B
–
TANGENTE
COSENO
1 + tang² α
=±
1+ cotg² α
= ± sen(180± α )
–
=
1
–
(tang)
EF
Cotangente α =
=
sen α cos α
=
sen α cos α
=
1 cotg α
=
1 tang α
GH
cotg α
= ± tang(180± α )
= ± tang(90±α )
1 + cotg² α
= ± cotg(90±α )
= ± cotg(180±α )
(cotg)
= ± sen(90± α )
= ± cos(90± α )
= ± cos(180±α ) VALORI NUMERICI DELLE FUNZIONI DI ALCUNI ANGOLI
Funzioni
0° - 360°
seno
0
coseno
1
tangente
0
secante
1
seno²
0
coseno²
1
tangente²
0
secante²
1
30°
60°
45°
1 2 1 2 1 3
3
2 3
3
3
1 4 3 4 1 3 4 3
1 2
2
1 2
2
1 2
3 1 2
1
3
2
2
Funzioni
90°
seno
1
coseno
0
tangente
∞
secante
∞
120° 1 2
180°
270°
0
– 1
– 1 2
– 1
0
3
0
∞
– 2
– 1
∞
1
3 4
0
1
0
1 4
1
0
3
–
2 4 2 4
3 4 1 4
1
3
tangente²
∞
3
0
∞
2
4
secante²
∞
4
1
∞
seno² coseno²
RELAZIONI TRA ELEMENTI DI TRIANGOLI PIANI Triangoli rettangoli β
c
a 90° a= b c
b
α + β = 90 α = 90 − β β = 90 − α
α
α = c cos β = b tang α = b cotgβ α = c sen β = a tang β = a cotg α a = b = b a α β= β = α = b sec α = a sec β
A.P.I.C.E. S.r.l.
α
β
seno
a c
b c
coseno
b c
a c
tangen.
a b
b a
cotang.
b a
a b
1 c secante cos α= b cosec.
c a
1 = c c sen α b b
29
Triangoli piani
r
β
a
a γ b
α
α
= b
β
= c
=2 r teorema dei seni γ
a =b cos γ + c cos β b =c cos α + a cos γ c =a cos β + b cos α a² = b² + c² – 2 b c cosα =
teorema delle proiezioni teorema del coseno
a+b = tang 1/2(α + β) = teorema delle a–b tang 1/2 (α − β) tangenti
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA FUNZIONI TRIGONOMETRICHE Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45
0' 0,00000 0,01745 0,03490 0,05234 0,06976 0,08716 0,10453 0,12187 0,13917 0,15643 0,17365 0,19081 0,20791 0,22495 0,24192 0,25882 0,27564 0,29237 0,30902 0,32557 0,34202 0,35837 0,37461 0,39073 0,40674 0,42262 0,43837 0,45399 0,46947 0,48481 0,50000 0,51504 0,52922 0,54464 0,55919 0,57358 0,58779 0,60182 0,61566 0,62932 0,64279 0,65606 0,66913 0,68200 0,69466 0,70711 60'
10' 0,00291 0,02036 0,03781 0,05524 0,07266 0,09005 0,10742 0,12476 0,14205 0,15931 0,17651 0,19366 0,21076 0,22778 0,24474 0,26163 0,27843 0,29515 0,31178 0,32832 0,34475 0,36108 0.37730 0,39341 0,40939 0,42525 0,44098 0,45658 0,47204 0,48735 0,50252 0,51753 0,53238 0,54708 0,56160 0,57596 0,59014 0,60414 0,61795 0,63158 0,64501 0,65825 0,67129 0,68412 0,69675 50'
Seno 20' 30' 0,00582 0,00873 0,02327 0,02618 0,04071 0,04362 0,05814 0,061105 0,07556 0,07846 0,09295 0,09585 0,11031 0,11320 0,12764 0,13053 0,14493 0,14781 0,16218 0,16505 0,17937 0,18224 0,19652 0,19937 0,21360 0,21644 0,23062 0,23345 0,24756 0,25038 0,26443 0,26724 0,28123 0,28402 0,29793 0,30071 0,31454 0,31730 0,33106 0,33381 0,34748 0,35021 0,36379 0,36650 0,37999 0,38268 0,39608 0,39875 0,41204 0,41469 0,42788 0,43051 0,44359 0,44620 0,45917 0,46175 0,47460 0,47716 0,48989 0,49242 0,50503 0,50754 0,52002 0,52250 0,53484 0,53730 0,54951 0,55194 0,56401 0,56641 0,57833 0,58070 0,59248 0,59482 0,60645 0,60876 0,62024 0,62251 0,63383 0,63608 0,64723 0,64945 0,66044 0,66262 0,67344 0,67559 0,68624 0,68835 0,69883 0,70091 40'
30' Coseno
40' 0,01164 0,02908 0,04653 0,06395 0,08136 0,09874 0,11609 0,13341 0,15069 0,16792 0,18509 0,20222 0,21928 0,23627 0,25320 0,27004 0,28680 0,30348 0,32006 0,33655 0,35293 0,36921 0,38537 0,40141 0,41734 0,43313 0,44880 0,46433 0,47971 0,49945 0,51004 0,52498 0,53975 0,54436 0,56880 0,58307 0,59716 0,61107 0,62479 0,63832 0,65166 066480 0,67773 0,69046 0,70298
50' 0,01454 0,03199 0,04943 0,06685 0,08426 0,10164 0,11898 0,13629 0,15536 0,17078 0,18795 0,20507 0,22212 0,23910 0,25601 0,27284 0,28959 0,30625 0,32282 033929 0,35565 0,37191 0,38805 0,40408 0,41998 0,43575 0,45140 0,46690 0,48226 0,49748 0,51254 0,52745 0,54220 0,55678 0,57119 0,58543 0,59949 0,61337 0,62706 0,64056 0,65386 0,66697 0,67987 0,69256 0,70505
20'
10'
89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi
Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45
10' 1,00000 0,99979 0,99929 0,99847 0,99736 0,99594 0,99421 0,99219 0,98986 0,98723 0,98430 0,98107 0,97754 0,97371 0,96959 0,96517 0,96046 0,95545 0,95015 0,94457 0,93869 0,93253 0,92609 0,91936 0,91236 0,90507 0,89752 0,88968 0,88158 0,87321 0,86457 0,85567 0,84650 0,83708 0,82741 0,81748 0,80730 0,79688 0,78622 0,77531 0,76417 0,75280 0,74120 0,72937 0,71732 50'
Coseno 20' 30' 0,99998 0,99996 0,99973 0,99996 0,99917 0,99905 0,99831 0,99813 0,99714 0,99692 0,99567 0,99540 0,99390 0,99357 0,99182 0,99144 0,98944 0,98902 0,98676 0,98629 0,98378 0,98325 0,98050 0,97992 0,97692 0,97630 0,97304 0,97237 0,96887 0,96815 0,96440 0,96363 0,95964 0,95882 0,95459 0,95372 0,94924 0,94832 0,94361 0,94264 0,93769 0,93667 0,93148 0,93042 0,92499 0,92388 0,91822 0,91706 0,91116 0,90996 0,90383 0,90259 0,89623 0,89493 0,88835 0,88701 0,88020 0,87882 0,87178 0,87036 0,86310 0,86163 0,85416 0,85264 0,84495 0,84339 0,83549 0,83389 0,82577 0,82413 0,81580 0,81412 0,80558 0,80386 0,79512 0,79335 0,78442 0,78261 0,77347 0,77162 0,76229 0,76041 0,75088 0,74896 0,73924 0,73728 0,72737 0,72537 0,71529 0,71325 40'
40' 0,99993 0,99958 0,99892 0,99795 0,99668 0,99511 0,99324 0,99106 0,98858 0,98580 0,98272 0,97934 0,97566 0,97169 0,96742 0,96285 0,95799 0,95284 0,94740 0,94167 0,93565 0,92935 0,92276 0,91590 0,90875 0,90133 0,89363 0,88566 0,87743 0,86892 0,86015 0,85112 0,84182 0,83228 0,82248 0,81242 0,80212 0,79158 0,78079 0,76977 0,75851 0,74703 0,73531 0,72337 0,71121
50' 0,99989 0,99949 0,99878 0,99776 0,99644 0,99482 0,99290 0,99067 0,98814 0,98531 0,98218 0,97875 0,97502 0,97100 0,96667 0,96206 0,95715 0,95195 0,94646 0,94068 0,93462 0,92827 0,92164 0,91472 0,90753 0,90007 0,89232 0,88431 0,87603 0,86748 0,85866 0,84959 0,84025 0,83066 0,82082 0,81072 0,80038 0,78980 0,77897 0,76791 0,75661 0,74509 0,73333 0,72136 0,70916
20'
10'
30'
89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi
Seno
Uso delle tavole delle funzioni trigonometriche Esse danno immediatamente il valore numerico delle funzioni trigonometriche seno, coseno, tangente, degliangoli inferiori a 90° ogni frazione di 10’. Lettura: da 0° a 45° il seno e il coseno si trovano da sinistra a destra scendendo, da 45° a 90° si trovano da destra a sinistra ascendendo lungo le colonne della tabella. Similmente la tangente e la cotangente si trovano da 0° a 45° da sinistra a destra scendendo e da 45°
A.P.I.C.E. S.r.l.
0' 1,00000 0,99985 0,99939 0,99863 0,99756 0,99619 0,99452 0,99255 0,99027 0,98769 0,98481 0,98163 0,97815 0,97437 0,97030 0,96593 0,96126 0,95630 0,95106 0,95552 0,93969 0,93358 0,92718 0,92050 0,91355 0,90631 0,89879 0,89101 0,88295 0,87462 0,86603 0,85717 0,84805 0,83867 0,82904 0,81915 0,80902 0,79864 0,78801 0,77715 0,76604 0,75471 0,74314 0,73135 0,71934 0,70711 60'
30
a 90° da destra a sinistra ascendendo lungo le colonne della tabella della pagina seguente. Per gli angoli compresi tra 90° e 180° si rammenti che valgono le seguenti formule: sen α = cos (α – 90°) tg α = – ctg (α – 90°) cos α = – sen (α – 90°) ctg α = – tg ( α – 90°)
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA FUNZIONI TRIGONOMETRICHE Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45
0' 0,00000 0,01746 0,03492 0,05241 0,06993 0,08749 0,10510 0,12278 0,14054 0,15838 0,17633 0,19438 0,21256 0,23087 0,24933 0,26795 0,28675 0,30573 0,32492 0,34433 0,36393 0,38386 0,40403 0,42447 0,44523 0,46631 0,48773 0,50953 0,53171 0,55431 0,57735 0,60086 0,62487 0,64941 0,67451 0,70021 0,72654 0,75355 0,78129 0,80978 0,83910 0,86929 0,90040 0,93252 0,96569 1,00000 60'
10' 0,00291 0,02036 0,03783 0,05533 0,07285 0,09042 0,10805 0,12574 0,14351 0,16137 0,17933 0,19740 0,21560 0,23393 0,25242 0,27107 0,28990 0,30891 0,32814 0,34758 0,36727 0,38721 0.40741 0,42791 0,44872 0,46985 0,49134 0,51319 0,53545 0,55812 0,58124 0,60483 0,62892 0,65355 0,67875 0,70455 0,73100 0,75812 0,78598 0,81461 0,84407 0,87441 0,90569 0,93797 0,97133 50'
Tangente 20' 30' 0,00582 0,00873 0,02328 0,02619 0,04075 0,04366 0,05824 0,06116 0,07578 0,07870 0,09335 0,09629 0,11099 0,11394 0,12869 0,13165 0,14648 0,14945 0,16435 0,16734 0,18233 0,18534 0,20042 0,20345 0,21864 0,22169 0,23700 0,24008 0,25552 0,25862 0,27419 0,27732 0,29305 0,29621 0,31210 0,31530 0,33136 0,33460 0,35085 0,35412 0,37057 0,37388 0,39055 0,39391 0,41081 0,41421 0,43136 0,43481 0,45222 0,45573 0,47341 0,47698 0,49495 0,49858 0,51688 0,52057 0,53920 0,54296 0,56194 0,56577 0,58513 0,58905 0,60881 0,61280 0,63299 0,63707 0,65771 0,66189 0,68301 0,68728 0,70891 0,71329 0,73547 0,73996 0,76272 0,76773 0,79070 0,79544 0,81946 0,82434 0,84906 0,85408 0,87955 0,88473 0,91099 0,91633 0,94345 0,94896 0,97700 0,98270 40' 30' Cotangente
40' 0,01164 0,02910 0,04658 0,06408 0,08163 0,09923 0,11688 0,13461 0,15243 0,17033 0,18835 0,20648 0,22475 0,24316 0,26172 0,28046 0,29938 0,31850 0,33783 0,35740 0,37720 0,39727 0,41763 0,43828 0,45924 0,48055 0,50222 0,52427 0,54673 0,56962 0,59297 0,61681 0,64117 0,66608 0,69157 0,71769 0,74447 0,77196 0,80020 0,82923 0,85912 0.88992 0,92170 0,95451 0,98843
50' 0,01455 0,03201 0,04949 0,06700 0,08456 0,10216 0,11983 0,13758 0,15540 0,17333 0,19136 0,20952 0,22781 0,24624 0,26483 0,28360 0,30255 0,32171 0,34108 0,36068 0,38053 0,40065 0,42105 0,44175 0,46277 0,48214 0,50587 0,52798 0,55051 0,57348 0,59691 0,62083 0,64528 0,67028 0,69588 0,72211 0,74900 0,77661 0,80498 0,83415 0,86419 0,89515 0,92709 0,96008 0,99420
20'
10'
89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi
Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45
Uso delle tavole delle funzioni trigonometriche Per gli angoli i cui valori non sono compresi nelle tabelle si procederà per interpolazione, tenendo presente che, col crescere del valore dell’algolo, seno e tangenteaumentano mentre coseno e cotangente diminuiscono. Per il seno e per il coseno l’interpolazione lineare è sempre lecita;invece per la tangente è possibile solo se l’angolo di cui si cerca il valore delle funzioni è uguale o inferiore a 46° 40’. Per questa funzione infatti i limiti di approsimazione delle tabelle sono i seguenti: da 46° 40’ fino a 70° 0’ la tabella dà valori esatti solo per i primi 4 decimali.
A.P.I.C.E. S.r.l.
31
Cotangente 10' 20' 30' 343,77371 171,88540 114,58865 57,28997 49,10388 42,96408 38,18845 28,63625 26,43160 24,54176 22,90377 19,08114 18,07498 17,16934 16,34985 14,30067 13,72674 13,19689 12,70621 11,43005 11,05943 10,71191 10,38540 9,51436 9,25530 9,00983 8,77689 8,14435 7,95302 7,77035 7,59575 7,11537 6,96823 6,82694 6,69116 6,31375 6,19703 6,08444 5,97576 5,67128 5,57638 5,48451 5,39552 5,14455 5,06584 4,98940 4,91516 4,70463 4,63825 4,57363 4,51071 4,33148 4,27471 4,21933 4,16530 4,01078 3,96165 3,91364 3,86671 3,73205 3,68909 3,64705 3,60588 3,48741 3,44951 3,41236 3,37594 3,27085 3,23714 3,20406 3,17159 3,07768 3,04749 3,01783 2,98869 2,90421 2,87700 2,85023 2,82391 2,74748 2,72281 2,69853 2,67462 2,60509 2,58261 2,56046 2,53865 2,47509 2,45451 2,43422 2,41421 2,35585 2,33693 2,31826 2,29984 2,24604 2,22857 2,21132 2,19430 2,14451 2,12832 2,11233 2,09654 2,05030 2,03526 2,02039 2,00569 1,96261 1,94858 1,93470 1,92098 1,88073 1,86760 1,85462 1,84177 1,80405 1,79174 1,77955 1,76749 1,73025 1,724047 1,70901 1,69766 1,66428 1,65337 1,64256 1,63185 1,60033 1,59002 1,57981 1,56969 1,53986 1,53010 1,52043 1,51084 1,48256 1,47330 1,46411 1,45501 1,42815 1,41934 1,41061 1,40195 1,37638 1,36800 1,35968 1,35142 1,32704 1,31904 1,31110 1,30323 1,27994 1,27230 1,26471 1,25717 1,23490 1,27758 1,22031 1,21310 1,19175 1,18474 1,17777 1,17085 1,15037 1,14363 1,13694 1,13029 1,11061 1,10414 1,09770 1,09131 1,07237 1,06613 1,05994 1,05378 1,03533 1,02952 1,02355 1,01761 1,00000 60' 50' 40' 30' Tangente 0'
40' 85,93980 34,36777 21,47040 15,60479 12,25051 10,07803 8,55555 7,42871 6,56055 5,87080 5,30928 4,84300 4,44942 4,11256 3,82083 3,56557 3,34023 3,13972 2,96004 2,79802 2,65109 2,51175 2,39449 2,28167 2,17749 2,08094 1,99116 1,90741 1,82906 1,75556 1,68643 1,62125 1,55966 1,50133 1,44598 1,39336 1,34323 1,29541 1,24969 1,20593 1,16398 1,12369 1,08496 1,04766 1,01170
50' 68,75010 31,24157 20,20556 14,92442 11,82617 9,78817 8,34496 7,26873 6,43484 5,76937 5,22566 4,77286 4,38969 4,06107 3,77595 3,52609 3,30521 3,10842 2,93189 2,77254 2,62791 2,49597 2,37504 2,26374 2,16090 2,06553 1,97681 1,89400 1,81649 1,74375 1,67530 1,61074 1,54972 1,49190 1,43703 1,38484 1,33511 1,28764 1,24227 1,19882 1,15715 1,11713 1,07864 1,04158 1,00583
20'
10'
89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi
da 70° 0’ fino a 85° 40’ la tabella da valori esatti solo per i primi 3 decimali. da 85° 40’ in poi solo per i primi due. Una detrminazione più esatta del valore dell’angolo siottiene ponendo tg(=1/(90° –) e usufruendo delle tabelle che portano le colonne dei valori reciproci 1/n. Se nel valore angolare dato compaiono anche i secondi, questi sipossono considerare nell’interpolazione riducendoli a minuti: ad es. tg 43° 56’ 28’’......tg 43° 56,3’.
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA PROBLEMI ELEMENTARI DI TOPOGRAFIA SOLUZIONE DI PICCOLI PROBLEMI TOPOGRAFICI CON L'USO DELLE PROPRIETÀ SUI TRIANGOLI Avendo due angoli α e β e un lato ab
I – Caso
trovare l'altro angolo e gli altri due lati γ = 180° – (α +β) sen γ = sen α
c a
DERIVATA DI FUNZIONI SEMPLICI Funzione
Derivata
Funzione
Derivata
cos x
– sen x
tg x
1 cos² x
a
o
x
1
x
n x –1
1 x
sen α a= c sen γ
x²
b = sen β c sen γ
2
Avendo due lati c, b e l'angolo β opposto a uno di essi trovare l'altro lato e gli altri due angoli
B β
c sen β b
sen γ =
a=
α γ
b
III – Caso
sen α b sen β
c
Avendo due lati e l'angolo compreso trovare l'altro lato e i due angoli 180° – α = β + γ
B
tg 1/2 (β + γ) c+b = c–b tg 1/2 (β − γ) a
c
Trovato nelle tavole l'angolo corrispondente a tg 1 (β − γ) 2 e sommato questo angolo alla semi β+γ somma dei due angoli incogniti 2 si avrà l'angolo opposto al più lungo dei
α b
A
c
x
1 - x²
a
log x 1 x
log x
log
–1 a
arc cos x
1 x log a cos x
sen x
dati. Trovati gli angoli, il lato a si trova
arc cotg x
METODI ELEMENTARI DI RILIEVO Metodo
Schema
Indicazione
Dovendo rilevare i punti A B C D E, si sceglie un centro O, conducendo da questo gli allineamenti ai punti A sopradetti. Sul disegno si Per irraporta in scala A O e si fa diamentocentro successivamente in A e in O con i due raggi AB e OB; l'intersezione darà il punto B e così via per tutti
B
D E
Dagli estremi O O' della base di rilievo adottata si conducono tutti gli allineamenti ai punti da rilevare
Per intersezione
ABCDE. Sul segno si porta in scala OO' e da questi
Avendo i tre lati, trovare il valore degli angoli α, β, γ,
ottenendo per intersezione i punti desiderati
A a
γ b
a
h A
β
α m
G
c
n
B
m = 1 (m – n) + 1 c 2 2 n=c–m Per trovare i dati rimanenti relativi ai due triangoli ACG e CGB si ricorre al caso II. 1 (b + a + c) ; Oppure sia: s = 2 sen 1 γ = 2
A.P.I.C.E. S.r.l.
(s -m) (s-n) m n
32
D
C
B b b a
o
mente con raggi a, a'; b, b';
b–a c = b+a m–n
C
O
gli altri.
punti si fa centro successiva-
c
1 1 + x² –1 1 + x²
arc tg x
come nel caso I.
IV – Caso
1 - x²
α = 180° – (β + γ)
a
A
1
arc sen x
e
e a
II – Caso
sen² x
1 x
–1
cotg x
o'
si prosegue sino alla fine vare col successivo saltando- con lo stesso sistema. Si unisce ogni punto da rile-
ne uno: si misurano i lati AB Per cammiBC, CD e le congiungenti namento AC, BD, CE. Sul disegno si porta in scala AB: si centra in A con raggio AC, si centra
B A
C
D E
in B con raggio BC, ottenendo in tal modo il punto C e
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA SUPERFICI DI FIGURE PIANE Triangoli
Cerchio
Trapezio
Luna circolare
β
b
c γ A=
h
r
B
1 b h= 2
d
a c
α
b
D1
s(s-a) (s-b) (s-c)
ove s= 1 (a+b+c) 2 1 = a b sen γ= a² sen β sen γ 2 sen α 2 = 2R² sen α sen β sen γ 1 1 β ctg 1 γ α ctg = r² ctg 2 2 2
Triangolo equilatero
h
D2
γ
a D
c r
o
R
R
b
A= a+b h 2 D1 D2 sen γ A= 2
c = 2π R = π D = 2
A =π R² = π D² = C² = D c 4 4π 4
Settore circolare
Parallelogrammi
o
πA
A = area del segmento abc mano l'area del segmento adc
Falce circolare
b a
a h
a D1
a h = 0,866025 a; a = 1,1547 h; a = 1,51967 A
D2
ϕ a
A =b h A = 1 D1 D2 sen ϕ 2
D= diamtero di un cerchio equiva-
2 (o² + b²)=D1+D 2
= 0,742517 a
Triangolo rettangolo
r
ϕ° π r b= 180
ϕ= ϕ° π 180
dove ϕ= arco corrispondente del cerchio di raggio 1
Poligoni ιn
Corona circolare
b
β a c² = a² + b²; A = 1 a² ctg α 2 1 b² tg α 1 c² sen = α = 2 4
Quadrilateri
r A= r² (π− π ϕ + sen ϕ) = r² η 180 d 2d 3d 4d 5d 6d 7d 8d 9d ι= 10 10 10 10 10 10 10 10 10 η= 0,40
0,79 1,181,56 1,912,25 2,552,813,02
Ellisse
ι1 ι2
ι n -1 c
ϕ
1 ϕ r² A= 1 b r = ϕ° π r² = 2 2 360°
l= lato di un quadrato equivalente = 0,658037 a lente
ϕ° r o
h
R
ιu ιv Essendo n il numero dei lati (ι ι ) 1 2 dell' n-gono, ( l µ l v ) l'angolo compreso tra µ= n-1 v= n-1 l µ l v sen (l µ l v ) 1 ∑ A= µ= 1 2 v=1 la somma degli angoli interni è (n–2) 180°
Poligoni regolari
r δ A=µ (R²–r²) = 1 π ( D²–d²) 4
A = π o²· π b²
= πab
= π a² b a =2 π ρ δ dove ρ =raggio medio=R+r 2 R= raggio del cerchio equivalente = = 0,7854 (D+d) (D-d) =1,578 a b
(D+d) (R-r)
Parabola
Segmento circolare b
h1 D h2
ι
n l a = 1 nl² ctg ϕ 4 2 = 1 n R² sen 2ϕ = no² tg ϕ 2
A= Data una diagonale tra l'una o l'altra coppia di angoli opposti e le perpendicolari h 1 h 2 dagli altri
ρ =nl = 2 n R sen ϕ = 2 na tg
due angoli è A= h 1+ h 2 D 2
ϕ = 180° ι
A.P.I.C.E. S.r.l.
s
R ϕ a γ
γ = 180° – 2ϕ
33
n ϕ o h
A= =
(
1 r² ϕ° π – sen ϕ 180 2
r (b - s) + sh 2
ϕ = ϕ° π 180
) b 2 bh A= 3
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA VOLUMI E SUPERFICI DI SOLIDI V = volume
A = area base
Sι = superficie laterale Cilindro
Prisma
St = superficie totale D = diagonale Segmento sferico a due basi b
h
h
h
r
V= 1 6
πh
(3a² + 3b² + h²)
V = Ah Sι = p h (se il prisma è retto) S t = Sι + 2 A
V = A h = π r² h Sι =π r h St = 2 π r (r +h)
Sι = 2 π r h
Parallelepipedo rettangolare b
Cilindro retto a sezione obliqua
Settore sferico a
a c
o
r
V=abc D² = a² + b² + c² S t = 2 (ab +ac + bc) Cubo
Cono circolare retto
Spicchio sferico
a= h2 +r2
D
a
r
Sι = π r a S t =π r (a + r)
π r² h
Sι =π r
a
r
r V =1 3
α=
h2 +r2
360 r a
Tronco di cono circolare a basi r parallele
Piramide h
a
1 Ah p = perimetro base V= 3 1 Sι = p.a (se la piramide è retta e la 3 base è regolare) Tronco di piramide a basi parallele
h
ϕ
2π r
h
St = 6 l² = 2 D²
π r² h
St = π r ( 2h + a)
ι
V =l² S ι = 4 l²
2 3
V=
r² (h1 + h2)
= π r (h1 + h2)
Sι
ι
π
n r
h2
h1
1 V= 2
a
2 πr
r
D
h
Sι = π r² ϕ = 0,0349066 ϕ r² 90 ϕ 4 V = 3 π r² 360 = 0,0116 ϕ r² Paraboloide (di rivoluzione)
h
h
V = π r² h 2
R 1
V= 3
Sι p(R+r)
ph (R²+r²+Rr)
(R–r)² + h²
Segmento sferico a una base o calotta
ι=
2π ) (12h²
r
( r² + 4h²) 3 2
r²
Ellissoide
A'=area della base minore
c
b
4
1 V= 3
V= A + A' + AA'
A.P.I.C.E. S.r.l.
Sι
1 6
π
π
(a² + h²)=2 π r h
34
h (3 a² + h²)=
1 3
π h² (3r - h)
V = 3 πa b c Ellissoide di rivoluzione (b=c) 4 V = π a b² 3
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA COSTRUZIONE DI FIGURE GEOMETRICHE
r
A n1
D
n1
n2
n2
2
2 1
1 B
r C B A O
C'
m
D
a
A
B
b'
C
9 D 8
2 O
A
B 7
3 6
4 5
D
M
1 G
2
3 4
A
1'
2'
3'
4'
Dividere un segmento m = OC’ in parti proporzionali a più altri a,b,c Per l’estremo O di m conducasi una semiretta e su questa si riportino i segmenti consecutivi OA=a, AB =b, BC = c. Congiunto C con C’ si tirino le parallele a CC’ per A e per B, che divideranno il segmento m in parti proporzionali ad a, b,c.
Costruire il segmento medio proporzionale fra due dati a, b Su di una retta r assumasi il segmento AB uguale ad a, BC uguale a b. Descrivere una semicirconferenza di diametro AC e si intersechi in D con la normale in B ad AC. BD sarà il segmento cercato.
Inscrivere un decagono regolare in un dato cerchio Determinare B punto medio del raggio OA. Centro in B e con raggio uguale a BO descrivere un arco di cerchio fino ad intersecare in D la congiunzione BC. Il segmento CD (sezione aurea del raggio OA) sarà il lato del decagono regolare inscritto nel cerchio. Congiungendo i vertici di indice pari del decagono si avrà invece il pentagono regolare inscritto.
C=10 1
Dividere un segmento AB in un numero n di parti uguali Da un estremo di AB condurre una semiretta r ad arbitro. A partire dallo stesso estremo segnare sulla r, n punti equidistanti 1,2... n-1, n. Congiungere A con n. Condurre dai punti 1, 2... n-1, n le parallele ad AD sino ad intersecare AB che risulterà così divisa in n parti uguali.
D'
Costruire una parabola di cui siano noti, il vertice B, l’asse BM e il punto D I) Tracciare per B una normale a BM e per D una parallela a BM che si intersecheranno nel punto A: II) Dividere AB e AD in ub uguale numero di parti. III) Congiungere 1 o B e condurre per 1’ la parallela a BM. Il punto di intersezione G sarà un punto della parabola. Continuando per tutti gli altri punti la stessa costruzione si avrà la curva richiesta.
Dividere un angolo retto in tre parti uguali Centro in B descrivere un arco di cerchio fino ad intersecare i lati dell’angolo nei punti E,F. Centro in E e col medesimo raggio intersecare l’arco EF nel punto 1. Centro in F e col medesimo ragio intersecare l’arco EF nel punto 2. I punti 1 e 2 dividono l’angolo in 3 parti uguali.
Costruire una circonferenza tangente a una retta r e passante per i punti A e B ad essa esterni Congiungere AB sino ad intersecare la retta r nel punto C. Centro nel punto medio D di CB descrivere il semicerchio CB. Condurre da A la normale al segmento CB sino ad intersecare l’arco CB nel punto E. Centro in C e con raggio CE si intersechi la retta r nel punto F. L’intersezione della normale ad r per F e della normale ad AB condotta nel punto medio sarà il centro della circonferenza cercata ed HF il suo raggio.
E
2
1
F
B
E B
A
F
Da un punto B condurre le tangenti ad una circonferenza Unire B col centro O della circonferenza. Centro nel punto medio C del segmento OB e con raggio CO descrivere un arco di cerchio fino ad intersecare la circonferenza nei punti E e D. Le semirette BD e BE saranno le tangeti cercate.
Dati gli assi AB e CD disegnare una ellisse Descrivere le due circonferenze 1 OA e OC. Condurre diversi diametri che divideranno le due circonferenze in punti corrspondenti A come 1, 1’, 2, 2’ ecc. Condurre le orizzontali per 1’, 2’,ecc, e delle verticali per 1, 2, eccc. I punti d’intersezione delle verticali con le corrispondenti orizzontali saranno punti dell’ellisse.
Costruire un’iperbole dato l’asse AB ed i fuochi F1 ed F2 Posto F1H= AB I)CEntro in F1 on raggio arbitrario r=F1 A2, si tracci un arco di cerchio ; II)Con centro in F2 e con raggio uguale ad A2 H si intersechi l’arco di cerchio descritto nei punti P2 e P’2 che saranno due punti della iperbole. Per costruire gli asintosi basta intersecare il cerchio di centro O e raggio OF2 con le normali ad AB nei suoi estremi A e B.
H
D
C
D B
O C E
2 C 2'
1'
B 1' 2'
1
D 2
P2
L
M A O
A 5 A4 A3 A 2
B A1
M'
P2'
L'
B
A.P.I.C.E. S.r.l.
35
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA
pollici 1 7,92 12 36 198 792 63360 0,3937 39,37 39370
UNITÁ DI LUNGHEZZA links piedi yards 0,126263 0,0833333 0,0277778 1 0,66 0,22 1,515152 1 0,333333 4,54545 3 1 25 16,5 5,5 100 66 22 8000 5280 1760 0,04970960 0,03280833 0,010936111 4,970960 3,280833 1,0936111 4970,960 3280,833 193,6111
Unità 1 pollice 1 link 1 piede 1 yard 1 rod 1 chain 1 miglio 1 centimetro 1 metro 1 chilometro
= = = = = = = = = =
Unità 1 pollice 1 link 1 piede 1 yard 1 rod 1 chain 1 miglio 1 centimetro 1 metro 1 chilometro
chains miglia = 0,00126263 0,0000157828 = 0,01 0,000125 = 0,0151515 0,0001893939 = 0,0454545 0,000568182 = 0,25 0,003125 = 1 0,0125 = 80 1 = 0,0004970960 0,000006213699 = 0,04970960 0,0006213699 = 49,70960 0,6213699
centimetri metri chilometri 2,540005 0,0250005 0,00002540005 20,11684 0,20116840 0,0002111684 30,48006 0,30480060 0,0003048006 91,44018 0,91440180 0,00091244018 502,9210 5,029210 0,005029210 2011,684 20,11684 0,02011684 160934,72 1609,3472 1,6093472 1 0,01 0,00001 100 1 0,001 100000 1000 1
= = = = = = = = = =
minims 1 60 480 1920 7680 15360 61440 16,2311 16231,1 265,974
Unità 1 minim 1 dram f. 1 oncia f. 1 gills 1 pint l. 1 quart l. 1 gallone 1 ml 1 litro 1 cu. in.
= = = = = = = = = =
quarts liquidi 0,000065104 0,00390625 0,03125 0,125 0,5 1 4 0,00105671 1,05671 0,0173160
galloni 0,000016276 0,000976562 0,0078125 0,03125 0,125 0,25 1 0,000264178 0,264178 0,00432900
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
Unità chains quadr. acri miglia quadr. centim. quadr. pollice sq. = 0,00000159423 0,000000159423 0,0000000002491 6,451626 link sq. = ,0001 0,00001 0,000000015625 404,6873 piede » = 0,000229568 0,0000229568 0,0000000358701 929,0341 yard » = 0,00206612 0,000206612 0,000000332831 8361,307 rod » = 0,0625 0,00625 0,00000976525 252929,5 chain » = 1 0,1 0,00015625 4046873 miglio » = 10 1 0,0015625 40468726 centimetro » = 6400 640 1 25899984703 metro » = 0,000000247104 0,00000002471104 0,0000000000386100 1 chilometro » = 0,00247104 0,000247104 0,0000003861006 10000
millilitri 0,0616102 3,69661 29,5729 118,292 473,167 946,333 3785,332 1 1000 16,3867
Unità 1 pollice cu 1 piede » 1 yards » 1 cm » 1 metro »
= = = = =
pollici cubi 1 1728 46656 0,06103338 61023,38
Unità 1 dri pint 1 dry quart 1 peck 1 bushel
= = = =
dry pints 1 2 16 64
1 litro
=
1,81620
36
pollici quadr. 1 62,7264 144 1296 39204 627264 6272640 4014489600 0,1549997 1549,9969
UNITÁ DI SUPERFICIE links quadr. piedi quadr. 0,0159423 0,00694444 1 0,4356 2,295684 1 20,6612 9 625 272,25 10000 4356 100000 43560 64000000 27878400 0,00247104 0,001076387 24,7104 10,76387
Unità pollice sq. = link sq. = piede » = yard » = rod » = chain » = miglio » = centimetro » = metro » = chilometro » =
UNITÀ DI CAPACITÀ PER I LIQUIDI drams fluide once fluide 0,0166667 0,00208333 1 0,125 8 1 32 4 128 16 256 32 1024 128 0,270518 0,0338147 270,518 33,8147 4,43 0,554113
Unità 1 minim 1 dram f. 1 oncia f. 1 gills 1 pint l. 1 quart l. 1 gallone 1 ml 1 litro 1 cu. in.
A.P.I.C.E. S.r.l.
rods 0,00505051 0,04 0,0606061 0,181818 1 4 320 0,001988384 0,1988384 198,8384
gills 0,000520833 0,03125 .25 1 4 8 32 0,00845368 8,45368 0,138528
pints liquidi 0,000130208 0,0078125 0,0625 0,25 1 2 8 ì0,00211342 2,11342 0,0346320
litri 0,0000616102 0,00369661 0,0295729 0,118292 0,473167 0,946333 3,785332 0,001 1 0,0163867
pollici cubi 0,00375977 0,225586 1,84469 7,21875 28,875 57,75 231 0,0610250 61,0250 1
UNITÀ DI VOLUME piedi cubi yards cube 0,000578704 0,00002143347 1 0,0370370 27 1 0,000035314450 0,00000130794 35,31445 1,3079428 UNITÀ DI CAPACITÀ PER GLI ARIDI dry quarts pecks 0,5 0,0625 1 0,125 8 1 32 4 0,908102
0,113513
yards quadr. rods quadr. 0,000771605 0,0000255076 0,0484 0,0016 0,1111111 ,00367309 1 0,0305785 30,25 1 484 16 4840 160 3097600 102400 0,0001195985 0,00000395367 1,195985 0,0395367 metri quadr. 0,0006451626 0,04046873 0,09290341 0,83611307 25,29295 404,6873 4046,873 2,589998 0,0001 1
centim. cubi 16,387162 28317,016 764559,4 1 1000000
metri cubi 0,00001638716 0,028317016 0,764594 0,000001 1
bushels 0,015625 0,031125 0,25 1
litri 0,550599 1,101198 8,80958 35,2383
0,028378
1
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA Unità 1 grano 1 apoth scruple 1 pennyweight 1 avoir dram 1 apoth dram 1 avoir ounce 1 apoth or troy ounce 1 apoth or troy pound 1 avoir pound 1 milligrammo 1 grammo 1 chilogrammo
grani = = = = = =
1 20 24 27,34375 60 437,5
apothe-caries' scruples 0,5 1 1,2 1,3671875 3 21,875
=
480
24
= 5760 288 = 7000 350 = 0,015432356 0,000771618 = 15,432356 0,771618 = 15432,356 771,6178
UNITÀ DI PESO MINORI AI POUNDS E AI CHILOGRAMMI apothecaries' avoir dupois apothecaries or apothecaries or drams ounces troy ounces troy pounds 0,016667 0,00228571 0,00208333 0,0001736111 0,333333 0,0457143 0,0416667 0,003472222 0,4 0,0548571 0,05 0,004166667 0,4557292 0,0625 0,056966146 0,0047471788 1 0,1371429 0,125 0,010416667 7,29167 1 0,91145583 0,075954861
penny-weights 0,0416667 0,8333333 1 1,139323 2,5 18,22917
avoir dupois drams 0,03657143 0,7314286 0,8777143 1 2,194286 16
20
17,55428
8
1,0971429
240 291,6667 0,000643014 0,64301485 643,01485
210,6514 256 0,0005643833 0,5643833 564,38332
96 116,6667 0,0002572059 0,2572059 257,20594
13,165714 16 0,00003527396 0,03527396 35,27396
1
0,08333333
12 1 14,583333 1,2152778 0,00003215074 0,00000267923 0,03215074 0,00267923 32,150742 2,6792285
avoir dupois pounds 0,0001428571 0,002857143 0,003428571 0,00390625 0,0085711429 0,0625
milligrammi
grammi
chilogrammi
64,798918 1295,9784 1555,1740 17771,8453 3887,9351 28349,527
0,064798918 1,2959784 1,5551740 1,7718454 3,8879351 28,349527
0,0000647989 0,001295978 0,0011555174 0,001771845 0,003887935 0,028334953
0,06857143
31103,481
31,103481
0,03110348
0,8228571 1 0,00000220462 0,00220462 2,204622341
373241,77 453592,4277 1 1000 1000000
373,24177 453,5924277 0,001 1 1000
0,37324177 0,4535924277 0,000001 0,001 1
UNITÀ DI PESO MAGGIORI DELLE AVOIR DUPOIS OUNCES Unità 1 avoir dupois ounce 1 avoir dupois pound 1 schort hundresweight 1 short ton 1 long ton 1 chliogrammo 1 tonnellata metrica
= = = = = = =
avoir dupois avoir dupois tonnellate short tons long tons chilogrammi ounces pounds metriche 1 0,0625 0,00003125 0,00002790179 0,02834953 0,00002834953 16 1 0,0005 0,0004464286 0,4539244277 0,00045359243 1600 100 0,05 0,04464286 45,359243 0,00045359243 32000 2000 1 0,8928571 907,18486 0,90718486 35840 2240 1,12 1 1016,04704 1,01604704 35,273957 2,20462234 0,0011023112 0,0009842064 1 0,001 35273,957 2204,62234 1,1023112 0,98420640 1000 1
UNITÀ DI PESO PER UNITÀ DI SUPERFICIE kg cm² 1 2 3 4 5 6 7 8 9
lbs pollice² 14,223 28,445 42,668 56,891 71,114 85,336 99,559 113,782 128,004
lbs pollice² 1 2 3 4 5 6 7 8 9
kg cm² 0,0703 0,1406 0,2109 0,2812 0,3516 0,4219 0,4922 0,5625 0,6328
kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg cm² pollice² cm² pollice² cm² 100 0,635 1000 6,35 2000 200 1,27 1100 6,985 2100 300 1,905 1200 7,62 2200 400 2,54 1300 8,254 2300 500 3,175 1400 8,889 2400 600 3,81 1500 9,524 2500 700 4,445 1600 10,159 2600 750 4,762 1700 10,794 2700 800 5,08 1800 11,429 2800 900 5,715 1900 12,064 2900 tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. pollice² cm² pollice² cm² pollice² 1 157,5 11 1732 21 2 315,0 12 1890 22 3 472,5 13 2047 23 4 630,0 14 2205 24 5 787,5 15 2362 25 6 945,0 16 2520 26 7 1102,5 17 2677 27 8 1260,0 18 2835 28 9 1417,5 19 2992 29 10 1574,9 20 3150 30
A.P.I.C.E. S.r.l.
37
tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. pollice² cm² pollice² cm² pollice² cm² pollice² cm² pollice² 12,699 3000 19,0 4000 25,4 5000 31,75 6000 38,1 13,334 3100 19,7 4100 26,0 5100 32,4 6500 41,3 13,969 3200 20,3 4200 26,7 5200 33,0 7000 44,4 14,6 3300 21,0 4300 27,3 5300 33,7 7500 47,6 15,2 3400 21,6 4400 27,9 5400 34,3 8000 50,8 15,9 3500 22,2 4500 28,6 5500 34,9 8500 54,0 16,5 3600 22,9 4600 29,2 5600 35,6 9000 57,1 17,1 3700 23,5 4700 29,8 5700 36,2 9500 60,3 17,8 3800 24,1 4800 30,5 5800 36,8 10000 63,5 18,4 3900 24,8 4900 31,1 5900 37,5 kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg cm² pollice² cm² pollice² cm² pollice² cm² pollice² cm² 3307 31 4882 41 6457 51 8032 61 9607 3465 32 5040 42 6615 52 8190 62 9765 3622 33 5197 43 6722 53 8347 63 9922 3780 34 5355 44 6930 54 8505 64 10080 3937 35 5512 45 7087 55 8662 65 10237 4095 36 5670 46 7245 56 8820 66 10395 4252 37 5827 47 7402 57 8977 67 10552 4410 38 5985 48 7560 58 9135 68 10710 4567 39 6142 49 7717 59 9292 69 10867 4725 40 6300 50 7875 60 9450 70 11025
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA CAPACITÀ: MISURE PER I LIQUIDI
LUNGHEZZA 1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
= = = = = = = = =
Pollici (in) 25,4001 mm 50,8001 » 76,2002 » 101,6002 » 127,0003 » 152,4003 » 177,8004 » 203,2004 » 228,6005 »
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Millimetri (mm) 0,03937 in 0,07874 » 0,11811 » 0,15748 » 0,19685 » 0,23622 » 0,27559 » 0,31496 » 0,35433 »
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Piedi (ft) = 0,304801 = 0,609601 = 0,914402 = 1,219202 = 1,524003 = 1,828804 = 2,1336604 = 2,438405 = 2,743205
= = = = = = = = =
Metri (m) 3,28083 6,56167 9,84250 13,12333 16,40417 19,68500 22,96583 26,24667 29,52750
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Yarde (yd) = 0,914402 = 1,828804 = 2,743205 = 3,657607 = 4,572009 = 5,486411 = 6,400813 = 7,315215 = 8,229616
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Metri (m) = 1,093611 = 2,187222 = 3,280833 = 4,374444 = 5,468056 = 6,561667 = 7,655278 = 8,748889 = 9,842500
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Chilometri (km) = 0,621370 = 1,242740 = 1,864110 = 2,485480 = 3,106850 = 3,728220 = 4,349590 = 4,970960 = 5,592330
U.S. fluid drams (fl dr) 1 = 3,6966 2 = 7,3932 3 = 11,0898 4 = 14,7865 5 = 18,4831 6 = 22,1797 7 = 25,8763 8 = 29,5729 9 = 33,2695 Millilitri (ml) 1 = 0,27052 2 = 0,54104 3 = 0,81155 4 = 1,08207 5 = 1,35259 6 = 1,62311 7 = 1,89363 8 = 2,16414 9 = 2,43466
U.S. fluid ounces (fl oz) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
29,573 59,146 88,719 118,292 147,865 177,437 207,010 236,583 266,156
= = = = = = = = =
Millilitri (ml) 0,033815 0,067629 0,101444 0,135259 0,169074 0,202888 0,236703 0,270518 0,304333
0,09290 0,18581 0,27871 0,37151 0,46452 0,55742 0,65032 0,74323 0,83613
Centimetri quadrati (cm²) 1 = 0,15500 2 = 0,31000 3 = 0,46500 4 = 0,62000 5 = 0,77500 6 = 0,93000 7 = 1,08500 8 = 1,24000 9 = 1,39500
Metri quadrati (m²) 1 = 10,764 2 = 21,528 3 = 32,292 4 = 43,055 5 = 53,819 6 = 64,583 7 = 75,347 8 = 86,111 9 = 96,875
Metri quadrati (m²) 1 = 1,1960 2 = 2,3920 3 = 3,5880 4 = 4,7839 5 = 5,9799 6 = 7,1759 7 = 8,3719 8 = 9,5679 9 = 10,7639
Acri (acre) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
0,4047 0,8094 1,2141 1,6187 2,0234 2,4281 2,8328 2,2375 3,6422
Miglia quadrate (sq mi) 1 = 2,5900 2 = 5,1800 3 = 7,7700 4 = 10,3600 5 = 12,9500 6 = 15,5400 7 = 18,1300 8 = 20,7200 9 = 23,3100
= = = = = = = = =
Ettari (ha) 2,471 4,942 7,413 9,884 12,355 14,826 17,297 19,768 22,239
Chilometri quadrati (km²) 1 = 0,3861 2 = 0,7722 3 = 1,1583 4 = 1,5444 5 = 1,9305 6 = 2,3166 7 = 2,7027 8 = 3,0888 9 = 3,4749
U.S. dry quarts (pt) 1 = 1,1012 2 = 2,2024 3 = 3,3036 4 = 4,4048 5 = 5,5060 6 = 6,6072 7 = 7,7084 8 = 8,8096 9 = 9,9108
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
8,810 17,619 26,429 35,238 44,048 52,857 61,667 70,477 79,286
= = = = = = = = =
Litri (l) 0,11351 0,22703 0,34054 0,45405 0,56756 0,56756 0,79459 0,90810 1,02161
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Litri (l) = 0,9081 = 1,8162 = 2,7243 = 3,6324 = 4,5405 = 5,4486 = 6,3567 = 7,2648 = 8,1729
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Grani (grain) = 0,064799 = 0,129598 = 0,194397 = 0,259196 = 0,3239995 = 0,3888794 = 0,453592 = 0,518391 = 0,583190
Apothecaries drams (dr ap) 1 = 3,8879 2 = 7,7759 3 = 11,6638 4 = 15,5517 5 = 19,4397 6 = 23,3276 7 = 27,2155 8 = 31,1035 9 = 34,9914
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Grammi (g) = 15,4324 = 30,8647 = 46,2971 = 61,7294 = 77,1618 = 92,5941 = 108,0265 = 123,4589 = 138,8912
Grammi (g) = 0,25721 = 0,51441 = 0,77162 = 1,02882 = 1,28603 = 1,54324 = 1,80044 = 2,05765 = 2,31485
1 2 3 4 5 6 7 8 9
VOLUME
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Centimetri cubi (cm³) 1 = 0,06102 2 = 0,12205 3 = 0,18307 4 = 0,24409 5 = 0,30512 6 = 0,36614 7 = 0,42716 8 = 0,48819 9 = 0,54921
= = = = = = = = =
0,028317 0,056634 0,084951 0,113268 0,141585 0,169902 0,198219 0,226536 0,254853
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Metri cubi (m³) = 35,314 = 70,629 = 105,943 = 141,258 = 176,572 = 211,887 = 247,201 = 282,516 = 317,830
= = = = = = = = =
1 2 3 4 5 6 7 8 9
0,47317 0,94633 1,41950 1,89267 2,36583 2,83900 3,31217 3,78533 4,25850 Litri (l) 2,1134 4,2268 6,3403 8,4537 10,5671 12,6805 14,7939 16,9074 19,0208
= = = = = = = = =
1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
0,94633 1,89267 2,83900 3,78533 4,73167 5,67800 6,62433 7,57066 8,51700
= = = = = = = = =
Litri (l) 1,05671 2,11342 3,17013 4,22684 5,28355 6,34026 7,39697 8,45368 9,51039
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Metri cubi (m³) = 1,3079 = 2,6159 = 3,9238 = 5,2318 = 6,5397 = 7,8477 = 9,1556 = 10,4635 = 11,7715
A.P.I.C.E. S.r.l.
0,7646 1,5291 2,2937 3,0582 3,8228 4,5874 5,3519 6,1165 6,8810
U.S. pecks (pk) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
0,8810 1,7619 2,6429 3,5238 4,4048 5,2857 6,1667 7,0477 7,9286
= = = = = = = = =
Decalitri (dkl) 1,1351 2,2703 3,4054 4,5405 5,6756 6,8108 7,9459 9,0810 10,2161
1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
U.S. galloni (gal) = 3,78533 = 7,57066 = 11,35600 = 15,14133 = 18,92666 = 22,77199 = 26,49733 = 30,28266 = 34,06799
= = = = = = = = =
U.S. bushels per acre
U.S. bushels (bu) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
0,35538 0,70477 1,05715 1,40953 1,76192 2,11430 2,46668 2,81907 3,17145
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Ettolitri (hl) = 2,8378 = 5,6756 = 8,5135 = 11,3513 = 14,1891 = 17,0269 = 19,8647 = 22,7026 = 25,5404
Litri (l) 0,26418 0,52836 0,79253 1,05671 1,32089 1,58507 1,84924 2,11342 2,37760
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
0,8708 1,7415 2,61123 3,4830 4,3538 5,2245 6,0953 6,9660 7,8368
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Ettolitri per ettaro = 1,1484 = 2,2969 = 3,4453 = 4,5937 = 5,7421 = 6,8906 = 8,0390 = 9,1874 = 10,3359
PESO
Yarde cubiche (cu yd)
Piedi cubi (cu ft) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
CAPACITÀ: MISURE PER GLI ARIDI
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Pollici cubi (cu in) = 16,3872 = 32,7743 = 49,1615 = 65,5486 = 81,9358 = 98,3230 = 114,7101 = 131,0973 = 147,4845
U.S. liquid pints U.S. liquid quarts (qt) (pt)
U.S. pecks (pk)
Yarde quadrate (sq yd) 1 = 0,8361 2 = 1,6723 3 = 2,5084 4 = 3,3445 5 = 4,1807 6 = 5,0168 7 = 5,8529 8 = 6,6890 9 = 7,5252
= = = = = = = = =
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Metri (m) = 0,198838 = 0,397677 = 0,596515 = 0,795354 = 0,994192 = 1,193030 = 1,391869 = 1,590707 = 1,789545
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Miglia (mi) = 1,609347 = 3,218694 = 4,828042 = 6,437389 = 8,046736 = 9,656083 = 11,265431 = 12,87478 = 14,484125
SUPERFICIE Pollici quadrati (sq in) 1 = 6,452 2 = 12,903 3 = 19,355 4 = 25,807 5 = 32,258 6 = 38,710 7 = 45,161 8 = 51,613 9 = 58,065
Piedi quadrati (sq ft)
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Rods (rd) = 5,02921 = 10,05842 = 15,08763 = 20,11684 = 25,14605 = 30,17526 = 35,20447 = 40,23368 = 45,26289
1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Pollici cubi (cu in) = 0,0163867 = 0,0327734 = 0,0491602 = 0,0655469 = 0,0819336 = 0,0983203 = 0,1147070 = 0,1310938 = 0,1474805
= = = = = = = = =
Litri (l) 61,025 122,050 183,075 244,100 305,125 366,150 427,175 488,200 549,225
38
Piedi cubi (cu ft) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
28,316 56,633 84,949 113,265 141,581 169,898 198,214 226,530 254,846
= = = = = = = = =
Litri (l) 0,035315 0,070631 0,105946 0,141262 0,176577 0,211892 0,247208 0,282523 0,317839
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Tròy ounces (oz t) 1 2 3 4 5 6 7 8 9
= = = = = = = = =
31,103 62,207 93,310 124,414 155,517 186,621 217,724 248,828 279,931
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Grammi (g) = 0,032151 = 0,064301 = 0,096452 = 0,128603 = 0,160754 = 0,192904 = 0,225055 = 0,257206 = 0,289357
Avoir dupois Avoir dupois ounces (oz avdp) pounds (lb avdp) 1 = 28,350 1 = 0,453 59kg 2 = 56,699 2 = 0,907 18 » 3 = 85,049 3 = 1,360 78 » 4 = 113,398 4 = 1,814 37 » 5 = 141,748 5 = 2,267 96 » 6 = 170,097 6 = 2,721 55 » 7 = 198,447 7 = 3,175 15 » 8 = 226,796 8 = 3,628 74 » 9 = 255,146 9 = 4,082 33 »
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Grammi (g) = 0,035274 1 = 0,070548 2 = 0,105822 3 = 0,141096 4 = 0,176370 5 = 0,211644 6 = 0,246918 7 = 0,2821192 8 = 0,317466 9
Chilogrammi (kg) = 2,204 62 lb = 4,409 24 » = 1,360 78 » = 8,818 49 » = 11,023 11 » = 13,227 73 » = 15,432 36 » = 17,636 98 » = 19,841 60 »
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA
TRASFORMAZIONE DEI PIEDI E DEI POLLICI INGLESE IN MILLIMETRI Piedi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 Piedi
0" 0 305 610 914 1.219 1.524 1.829 2.134 2.438 2.743 3.048 3.353 3.658 3.962 4.267 4.572 4.877 5.182 5.486 5.791 6.096 6.401 6.706 7.010 7.315 7.620 7.925 8.230 8.534 8.839 9.144 9.449 9.753 10.058 10.363 10.668 10.973 11.277 11.582 11.887 12.192 12.497 12.802 13.106 13.411 0"
1" 25.4 330 635 940 1.245 1.549 1.854 2.159 2.464 2.769 3.073 3.378 3.683 3.988 4.293 4.597 4.902 5.207 5.512 5.817 6.121 6.426 6.731 7.036 7.341 7.645 7.950 8.255 8.599 8.864 9.169 9.474 9.778 10.083 10.388 10.693 10.998 11.302 11.607 11.912 12.217 12.522 12.827 13.132 13.437 1"
A.P.I.C.E. S.r.l.
2" 51 356 660 965 1.270 1.575 1.880 2.184 2.489 2.794 3.099 3.404 3.708 4.013 4.318 4.623 4.928 5.232 5.537 5.842 6.147 6.459 6.756 7.061 7.366 7.671 7.975 8.280 8.585 8.890 9.195 9.500 9.804 10.109 10.414 10.719 11.024 11.328 11.633 11.938 12.243 12.548 12.852 13.157 13.462 2"
3" 76 381 686 991 1.295 1.600 1.905 2.210 2.515 2.819 3.124 3.429 3.734 4.039 4.343 4.648 4.953 5.258 5.563 5.867 6.172 6.477 6.782 7.087 7.391 7.696 8.001 8.306 8.610 8.915 9.220 9.525 9.829 10.134 10.439 10.744 11.049 11.353 11.658 11.963 12.268 12.573 12.878 13.183 13.487 3"
4" 102 406 711 1.016 1.321 1.626 1.930 2.235 2.540 2.485 3.150 3.454 3.759 4.064 4.369 4.674 4.978 5.283 5.588 5.893 6.198 6.502 6.807 7.112 7.417 7.722 8.026 8.332 8.636 8.941 9.246 9.551 9.855 10.160 10.465 10.770 11.075 11.379 11.684 11.989 12.294 12.598 12.903 13.208 13.513 4"
39a
5" 127 432 737 1.041 1.346 1.651 1.956 2.261 2.565 2.870 3.175 3.480 3.785 4.089 4.394 4.699 5.004 5.309 5.613 5.918 6.223 6.528 6.833 7.137 7.442 7.747 8.052 8.357 8.661 8.966 9.271 9.576 9.880 10.185 10.490 10.795 11.100 11.404 11.709 12.014 12.319 12.624 12.929 13.233 13.538 5"
6" 152 457 762 1.067 1.372 1.676 1.981 2.286 2.591 2.896 3.200 3.505 3.810 4.115 4.420 4.724 5.029 5.334 5.639 5.944 6.248 6.553 6.858 7.163 7.467 7.772 8.077 8.382 8.686 8.991 9.296 9.601 9.905 10.210 10.515 10.820 11.125 11.429 11.734 12.039 12.344 12.649 12.954 13.259 13.564 6"
7" 178 483 787 1.092 1.397 1.702 2.007 2.311 2.616 2.921 3.226 3.531 3.835 4.140 4.445 4.750 5.055 5.359 5.664 5.969 6.274 6.579 6.883 7.188 7.493 7.798 8.102 8.408 8.712 9.017 9.322 9.627 9.931 10.236 10.541 10.846 11.151 11.455 11.760 12.065 12.970 12.675 12.979 13.284 13.589 7"
8" 203 508 813 1.118 1.422 1.727 2.032 2.337 2.642 2.946 3.251 3.556 3.861 4.166 4.470 4.775 5.080 5.385 5.690 5.994 6.299 6.604 6.909 7.214 7.518 7.823 8.128 8.433 8.737 9.042 9.347 9.552 9.956 10.261 10.556 10.871 11.176 11.480 11.785 12.090 12.395 12.700 13.005 13.310 13.614 8"
9" 229 533 838 1.143 1.448 1.753 2.057 2.362 2.667 2.972 3.277 3.581 3.886 4.191 4.496 4.801 5.105 5.410 5.715 6.020 6.325 6.629 6.934 7.239 7.545 7.849 8.153 8.458 8.763 9.068 9.373 9.677 9.982 10.287 10.592 10.897 11.202 11.506 11.811 12.116 12.421 12.725 13.030 13.335 13.640 9"
10" 254 559 864 1.168 1.473 1.778 2.083 2.388 2.692 2.997 3.302 3.607 3.912 4.216 4.521 4.826 5.131 5.436 5.740 6.045 6.350 6.655 6.960 7.264 7.569 7.874 8.179 8.884 8.788 9.093 9.398 9.703 10.007 10.312 10.717 10.992 11.227 11.531 11.836 12.141 12.446 12.751 13.056 13.360 13.665 10"
11" 279 584 889 1.194 1.499 1.803 2.108 2.413 2.718 3.023 3.327 3.632 3.937 4.242 4.547 4.851 5.156 5.461 5.766 6.071 6.375 6.680 6.985 7.290 7.594 7.899 8.204 8.509 8.814 9.118 9.423 9.728 10.032 10.337 10.642 10.947 11.252 11.556 11.861 12.166 12.471 12.776 13.081 13.386 13.691 11"
12" 305 610 914 1.219 1.524 1.829 2.134 2.438 2.743 3.048 3.353 3.658 3.962 4.267 4.572 4.877 5.182 5.486 5.791 6.096 6.401 6.706 7.010 7.315 7.620 7.925 8.230 8.534 8.839 9.144 9.449 9.753 10.058 10.363 10.668 10.973 11.277 11.582 11.887 12.192 12.497 12.802 13.106 13.411 13.716 12"
Piedi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 Piedi
Manuale dell’Architetto
MATEMATICA EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA TRASFORMAZIONE DEI POLLICI INGLESI E DELLE LORO FRAZIONI IN MILLIMETRI Pollici 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54
0 0.000 25.400 50.799 76.199 101.60 127.60 152.40 177.80 203.20 228.60 254.00 279.39 304.79 330.19 355.59 380.99 406.39 431.79 457.19 489.59 507.99 533.39 558.79 584.19 609.59 634.99 660.39 685.79 711.19 736.59 761.99 787.39 812.79 838.18 863.58 888.98 914.38 939.78 965.18 990.58 1016.0 1041.4 1066.8 1092.2 1117.6 1143.0 1168.4 1193.8 1219.2 1244.6 1270.0 1295.4 1320.8 1346.2 1371.6
1/16 1.587 26.987 52.387 77.786 103.19 128.59 153.98 179.38 204.78 230.18 255.58 280.98 306.38 331.78 357.18 382.58 407.98 433.38 458.78 484.18 509.58 534.98 560.38 585.78 611.18 636.58 661.98 687.38 712.77 738.17 763.57 788.97 814,37 839.77 865.17 890.57 915.97 941.37 966.77 992.17 1017.6 1043.0 1068.4 1093.8 1119.2 1144.6 1170.0 1195.4 1220.8 1246.2 1271.6 1297.0 1322.4 1347.8 1373.8
1/8 3.175 28.574 53.387 79.374 104.77 130.17 155.77 180.97 206.37 231.77 257.17 282.57 307.97 333.37 358.77 384.17 409.57 434.97 460.37 485.77 511.17 536.57 561.96 387.36 612.76 638.16 663.56 688.96 714.36 739.76 765.16 790.56 815.96 841.36 866.76 892.16 917.56 942.96 968.36 993.76 1019.2 1044.6 1070.0 1095.4 1120.8 1146.2 1171.6 1197.0 1222.4 1247.8 1273.2 1298.6 1324.0 1349.4 1374.8
A.P.I.C.E. S.r.l.
3/16 4.762 30.162 55.561 80.961 106.36 131.76 157.16 182.56 207.96 233.36 258.76 284.16 309.56 334.96 360.36 385.76 411.16 436.55 461.95 487.35 512.75 538.15 563.55 588.95 64.35 639.75 665.15 690.55 715.95 741.35 766.75 792.15 817.55 842.95 868.35 893.75 919.15 944.55 969.94 995.34 1020.7 1046.1 1071.5 1096.9 1122.3 1147.7 1173.1 1198.5 1223.9 1249.3 1274.7 1300.1 1325.5 1350.9 1376.3
1/4 6.350 31.749 57.149 82.549 107.95 133.35 158.75 184.15 209.55 234.95 260.35 285.74 311.14 336.54 361.94 387.34 412.74 438.14 463.54 488.94 514.34 539.74 565.14 590.54 615.94 ì641.34 666.74 692.14 717.54 742.94 768.34 793.74 819.14 844.53 869.93 895.33 920.73 946.13 971.63 996.93 1022.3 1047.7 1073.1 1098.5 1123.9 1149.3 1174.7 1200,1 1225,5 1250.9 1276.3 1301.7 1327.1 1352.5 1377.9
5/16 7.937 33.337 58.736 84.136 109.54 134.94 160.33 185.73 211.13 236.53 261.93 287.33 312.73 338.13 363.53 388.93 414.33 439.73 465.13 490.53 515.93 541.33 566.73 592.13 617.53 642.93 688.33 692.72 719.12 744.52 769.92 795.32 820.72 846.12 871.52 896.92 922.32 947.72 973.12 998.52 1023.9 1049.3 1074.7 1100.1 1125.5 1159.9 1176.3 1201.7 1227.1 1252.5 1277.9 1303.3 1328.7 1354.1 1379.5
3/8 9.525 34.924 60.324 85.723 111.12 136.52 161.92 187.32 212.72 238.12 263.52 288.92 314.32 339.72 365.12 390.52 415.92 441.32 466.72 492.12 517.52 542.92 568.31 593.71 619.11 644.51 669.91 695.31 720.71 746.11 771.51 796.91 822.31 847.71 873.11 898.51 923.91 949.31 974.71 1000.1 1025.5 1050.9 1076.3 1001.7 1127.1 1152.5 1177.9 1203.3 1228.7 1254.1 1279.5 1304.9 1330.3 1355.7 1381.1
39b
7/16 11.112 36.512 61.911 87.311 112.71 138.11 163.51 188.91 214.31 239.71 265.11 290.51 315.91 341.31 366.71 392.11 417.50 422.90 468.30 493.70 519.10 544.50 544.50 569.90 595.30 620.70 646.10 671.50 696.90 722.30 747.70 773.10 798.50 823.90 849.30 874.7 900.1 925.50 950.90 976.29 1001.7 1052.5 1077.9 1003.3 1128.7 1154.1 1179.5 1204.9 1230.3 1255.7 1281.1 1306.5 1331.9 1357.3 1392.7
1/2 12.700 38.099 63.499 88.898 114.30 139.70 165.10 190.50 215.90 241.30 266.70 292.09 317.49 342.89 368.29 393.69 419.09 444.49 469.89 495.29 520.69 546.09 571.49 596.89 622.29 647.69 673.09 698.49 723.89 749.29 774.69 800.09 825.49 850.88 876.28 901.68 927.08 952.48 977.88 1003.3 1028.7 1054.1 1079.5 1104.9 1130.3 1155.7 1181.1 1206.5 1231.9 1257.3 1282.7 1308.1 1333.5 1358.9 1384,3
9/16 14.287 39687 65.086 90.486 115.89 141.28 166.68 192.08 217.48 242.88 268.28 293.68 319.08 344.48 369.88 395.28 420.68 446.08 471.48 496.88 522.28 547.68 573.08 598.48 623.88 649.28 674.68 700.07 725.47 750.87 776.27 801.67 827.07 852.47 877.87 903.27 928.67 954.07 979.47 1004.9 1030.3 1055.7 1081.1 1106.9 1131.9 1157.3 1182.7 1208.1 1233.5 1258.9 1284.3 1309.7 1335.1 1360.5 1385.9
5/8 11/6 3/4 13/16 15.875 17.462 19.050 20.637 41.274 42.862 44.449 46.037 66.674 68.261 68.849 71.436 92.073 93.661 95.248 96.836 117.47 119.06 120.65 122.24 142.87 144.46 146.5 147.63 168.27 169.86 171.46 173.03 193.67 195.26 196.85 198.43 219.07 220.66 222.25 223.83 244.47 246.06 247.65 249.23 269.87 271.46 273.05 274.63 295.27 296.86 298.44 300.03 320.67 322.26 323.84 325.43 346.07 347.66 349.24 350.83 371.47 373.06 374.64 376.23 396.87 398.46 400.04 401.63 422.27 423.85 425.44 427.03 447.67 449.25 450.84 452.43 473.07 474.65 476.24 477.83 498.47 500.05 501.64 503.23 523.87 525.45 527.04 528.63 549.27 550.85 552.44 554.03 574.66 576.25 577.84 579.43 600.06 601.65 603.24 604.83 625.46 627.05 628.64 630.23 650.86 652.45 654.04 655.63 676.26 677.85 679.44 681.03 701.66 703.25 704.84 706.49 727.06 728.65 730.24 731.82 752.46 754.05 755.64 757.22 777.86 779.45 781.04 782.62 803.26 804.85 806.44 808.02 828.66 830.25 831.83 833.42 854.06 855.65 857.23 858.82 879.46 881.05 882.63 884.22 904.86 906.45 908.03 909.62 930.26 931.85 933.43 935.02 955.66 957.25 958.83 960.42 981.06 982.64 984.23 985.82 1006.5 1008.0 1009.6 1011.2 1031.9 1033.4 1035.0 1036.6 1057.3 1058.8 1060.4 1062.0 1082.7 1084.2 1085.8 1087.4 1108.1 11109.6 111.2 1112.8 1135.5 1135.0 1136.6 1138.2 1158.9 1160.4 1162.0 1163.6 1184.3 1185.8 1187.4 1189.0 1209.7 1211.2 1212.8 1214.4 1235.1 1236.6 1238.2 1239.8 1260.5 1262.0 1263.6 1265.2 1285.9 1287.4 1289.0 1290.6 1311.3 1312.8 1314.4 1316.0 1336.7 1338.2 1339.8 1341.4 1362.1 1363.6 1365.2 1366.8 1387.4 1389.0 1390.6 1392.2
7/8 22.225 47.624 73.024 98.423 123.82 149.22 174.62 200.02 225.42 250.82 276.22 301.62 327.02 352.42 377.82 403.22 428.62 454.02 479.42 503.82 530.22 555.61 581.01 606.41 631.81 657.21 682.61 708.01 733.41 758.81 784.21 809.61 835.01 860.41 885.81 911.21 936.01 987.41 1012.8 1038.2 1063.6 1089.0 114.4 1139.8 1165.2 1190.6 1216.0 1241.4 1266.8 1292.2 1317.6 1343.0 1368.4 1387.7 1393.8
15/16 23.812 49.212 74.611 100.01 125.41 150.81 176.21 291.61 227.01 252.41 277.81 303.21 328.61 354.01 379.41 404.81 430.20 455.60 481.00 506.40 531.80 557.20 582.60 608.00 633.40 658.80 684.20 709.60 735.00 760.40 785.80 811.20 836.60 862.00 887.40 912.80 938.20 963.60 988.99 1014.4 1039.8 1065.2 1090.6 116.0 1141.4 1166.8 1192.2 1217.6 1243.0 1268.4 1293.8 1319.2 1344.6 1370.0 1395.4
Pollici 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI DATI TECNOLOGICI ELEMENTI CHIMICI Elemento Simbolo Peso atomico Afnio....... Hf 178,6 Alluminio.. Al 26,97 Antimonio Sb 121,76 Argento Ag 107,88 Argo Ar 39,94 Arsenico As 74,91 Azoto N 14,008 Bario Ba 137,36 Berillio Be 9,02 Bismuto Bl 209,0 Boro B 10,82 Bromo Br 79,82 Cadmio Cd 112,41 Calcio Ca 40,08 Carbonio C 12,01 Cerio Ce 140,1 Cesio Cs 132,9 Cloro Cl 35,457 Cobalto Co 58,94 Cripto Kr 83,7 Cromo Cr 52,01 Disprosio Dy 162,5 Elio He 4,003 Erbio Er 167,2 Europio Eu 152,0 Ferro Fe 55,84 Floro F 19,00 Fosforo P 31,02 Gadolinio Gd 156,9 Gallio Ga 69,72 Germanio Ge 72,60 Idrogeno H 1,0081 Indio In 114,8 Iodio I 126,92 Iridio Ir 193,1 Itterbio Yb 173,0 Ittrio Y 88,92 Lantanio La 138,9 Litio Li 6,94 Lutezio Lu 175,0 Magnesio Mg 24,32 Manganese Mn 54,93 Mercurio Hg 2000,6 Molibdeno Mo 95,95 Neo Ne 20,18 Neodimio Nd 144,3 Nichel Ni 58,69 Niobio Nb 92,91 Olmio Ho 163,5 Oro Au 197,2 Osmio Os 190,2 Ossigeno O 16,000 Palladio Pd 106,7 Piombio Pb 207,2 Platino Pt 195,2 Potassio K 39,096 Praseodinio Pr 140,9 Radio Ra 226 Rado Rn 222,0 Rame Cu 63,57 Renio Re 186,3 Rotio Rh 102,9 Rubidio Rb 85,48 Rutenio Ru 101,7 Samario Sm 150,4 Scandio Sc 45,10 Selenio Se 78,96 Silicio Si 28,06 Sodio Na 22,997 Solfo S 32,06 Stagno Sn 118,07 Stronzio Sr 87,63 Tallio Tl 204,4 Tantalio Ta 180,9 Tellurio Te 127,6 Terbio Tb 159,2 Titanio Ti 47,9 Torio Th 232,1 Tulio Tm 169,4 Uranio U 238,1 Vanadio V 50,95 Volfranio W 183,9 Xeno Xe 131,3
Materiali
Carico di rottura Trazione Compressione
Carico limite elastico
Carico di sicurezza
Coeffic. dilatazione
kg/cm²
kg/cm²
kg/cm²
kg/cm³
kg/cm²
termica
2500 3000÷5000
1400 2000÷2500
0,000012 0,000012 0,000012 0,000011
E
Metalli e leghe Ferro omogeneo Acciai speciali Filo d'acciaio ad alta resistenza Ghisa Alluminio battuto o laminato Alluminio fuso Bronzo fuso
2000000 2200000
4500 5000÷10000
3000÷5000
240000 1000000
10000÷20000 1500
6000÷8000
700000 700000 900000
2200÷2200 1200÷1500 1500÷2000
5000
5000 traz. 300 compr. 900 400 250 tr. 200÷300
Duralluminio
106000
3500÷4200
3100
compr. 600 tr. 700÷800
Ottone laminato
1000000
2000÷2500
7000÷9000
compr.500÷600 tr. 300÷400
50000
200÷300
500
compr. 1200÷1500 traz. 50
Piombo
0,000027 0,000027 0,000018
0,000028
compr. 100 Rame battuto o laminato
1100000
2000÷2500
4000÷5000
traz. 400 compr. 700÷800 700÷1000
Rame in filo
1300000
4000÷6000
Stagno Zinco
400000 950000
300÷400 1000
1100 2000
120000÷160000
800÷900
400÷450
0,000004
100000
500÷700
300÷450
0,000004
15000
100
Legnami Legname fibra forte (pinch pine, pino faggio, ecc)..... Legname fibra dolce (abete, pioppo olmo, ecc)........... Legname forte (trasver. fibra) Pietra naturali Granito Basalti Tufi vulcanici Tufi calcarei Travertino Marmi Laterizi Mattoni Mattoni forati ordinari.............. Elementi forati per solette portanti di solai..................... Eternit................
125000÷470000 1050000
8
190000÷1000000
0,000023 0,000029
0,000058
1600 3200 70 75 450 1100
30÷50
15÷20 20÷30
100÷200
0,000009
0,000007
0,000006
150÷350
150000÷300000 200000
7000000÷8000000 7000000÷8000000 7000000÷8000000
Conglomerato cementizio
150000÷350000
A.P.I.C.E. S.r.l.
40
50000÷100000
Vetri Vetro greggio Vetro retinato Vetro temperato
Murature Muri di mattoni con malta di calce....... Muri di tufo con malta di calce....
40
traz. 60 compr. 200 300÷350
10000÷20000
50÷90 150÷203
350÷900 600÷1000
130÷240 100÷200 2000÷2800
4000÷11000 4000÷11000 4000÷11000
0,000009 0,000009 0,000009
150÷500
60÷70
40÷80
0,000012
6÷10 4÷5
40a
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI DATI TECNOLOGICI Composizione di alcuni acciai Componenti %
Denominazione EXTRADOLCE per tubi per lamiere DOLCE per lamiere SEMIDURO per lamiere per profilati
Fe
C
Si
Mn
P
Punto di fusione
S
99,352 0,09 0,11 0,42 0,012 0,016 99,206 0,10 0,18 0,48 0,018 0,016
1500° 1500°
99,105 0,15 0,21
1500°
0,5
0,015
0,02
99,021 0,25 0,21 0,48 0,018 0,021 98,829 0,28 0,23 0,62 0,015 0,026
1480° 1475°
Composizione delle leghe di alluminio Denominazione DURALITE SILUMIN ANTICORODAL ALUMAN LAUTAL AVIONAL
Al 93,6 86,4 97,35 98,5 95,5 93,85
Mg 0,5 – 0,6 – – 0,6
Componenti % Mn Si Cu – 0,6 3,0 – 13,0 – 0,7 1,0 – 1,5÷16 – – – 0,5 4 0,6 0,6 4
Ni 0,6 – – – – –
Fe 1,5 0,6 0,35 – – 0,35
Ti 0,2 – – – – –
Al – – – – –
Ni – – – – –
Mn – – – – –
0,11
3,41
–
–
0,21 1,36
0,10 0,26
Ottoni comuni e speciali Denominazione per imbottitura per lamiere per getti per lastre per tubi OTTONE ALL'ALLUMINIO OTTONE AL NICHELIO METALLO DELTA
Cu 68,02 64,21 61,34 57,30 58,42
Zn 30,88 35,38 37,80 42,26 40,89
Componenti % Pb Sn Fe 0,58 0,32 – 0,34 – – 0,34 0,46 – 0,38 tracce – 0,64 – –
69,50 26,42
0,56
62,94 32,90 55,26 40,61
0,46 0,88
– 0,12 –
3,21 – 0,36 1,26
Bronzi industriali Bronzo per rubinetteria per oggetti comuni da cuscinetti
Componenti % Cu Sn Pb 8,12 11,67 0,11 83,86 15,32 0,43 79,64 19,72 0,38
A.P.I.C.E. S.r.l.
Zn 0,10 0,28 0,21
40b
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI DATI TECNOLOGICI PESO DI SOSTANZE IN MUCCHIO Arenarie calcari leggeri . . . . . . . . . . Argilla asciutta . . . . . . . . . . . . . . . Argilla bagnata . . . . . . . . . . . . . . . Barbabietole . . . . . . . . . . . . . . . . Caffè in grani, secco, crudo . . . . . . . Calcare duro . . . . . . . . . . . . . . . Calcare compatto . . . . . . . . . . . . Calce-grassa (cotta e polverulenta) . . . Calcestruzzo con calcare . . . . . . . . Calcestruzzo con granito . . . . . . . . Calcestruzzo con rottami di mattoni . . Carbone di legno dolce . . . . . . . . . Carbone di legno forte . . . . . . . . . Carboni fossili . . . . . . . . . . . . . . . Cemento (sciolto) . . . . . . . . . . . . Cenere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Coke (del gas) . . . . . . . . . . . . . Conifere (in ciocchi) . . . . . . . . . . . Erba fresca sciolta . . . . . . . . . . . . Fieno sciolto . . . . . . . . . . . . . . . Fieno di 6 mesi in fienile . . . . . . . . Fieno pressato . . . . . . . . . . . . . . Fieno insilato . . . . . . . . . . . . . . . Fosforiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ghiaia asciutta . . . . . . . . . . . . . . Ghiaia bagnata . . . . . . . . . . . . . . Graniti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Grano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lana di vetro . . . . . . . . . . . . . . . Legno di abete bianco (in ciocchi) . . . Legno di abete rosso (in ciocchi) . . . Legno di faggio (in ciocchi) . . . . . . . Legno di quercia (in ciocchi) . . . . . . Letame fresco . . . . . . . . . . . . . . . Lemate maturo . . . . . . . . . . . . . . Lignite (seccata all'aria e in pezzi) . . . Lignite (mattonelle in mucchio) . . . . . Lignite (mattonelle assestate) . . . . . . Lignite (mattonelle rotonde) . . . . . . Malta (calce e sabbia) . . . . . . . . . Mandorle secche con guscio . . . . . . Mandorle secche senza guscio . . . . . Marmi compatti . . . . . . . . . . . . . Mattoni ordinari . . . . . . . . . . . . . Mele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Neve (caduta di fresco) . . . . . . . . . Neve (umida ed acquosa) . . . . . . . Nitro del Cile (in mucchio) . . . . . . Paglia sciolta . . . . . . . . . . . . . . . Paglia di 3 mesi in pagliaio . . . . . . . Paglia pressata . . . . . . . . . . . . . . Patate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pere e prugne . . . . . . . . . . . . . . . Pietra da calce (calcare) . . . . . . . . Pietrisco medio . . . . . . . . . . . . . Quarzo siliceo . . . . . . . . . . . . . . Roccie disgregabili . . . . . . . . . . . . Sabbia per forme in mucchio . . . . . . Sabbia per forme pressata . . . . . . . Sabbia, creta calcare (asciutti) . . . . Sabbia, creta calcare (bagnati) . . . Salgemma (macinato) . . . . . . . . . Sale marino (fino) . . . . . . . . . . . . Sale marino (grosso) . . . . . . . . . . Terra silicea leggera . . . . . . . . . . . Terra ghiaiosa asciutta . . . . . . . . . . Terra ghiaiosa umida . . . . . . . . . . . Terra argillosa secca . . . . . . . . . . . Terra argillosa umida . . . . . . . . . . . Terra mista a ciottoli . . . . . . . . . . Terra vegetale . . . . . . . . . . . . . . Torba (asciugata all'aria) . . . . . . . . Torba (umida) . . . . . . . . . . . . . . Tufo macinato . . . . . . . . . . . . . .
A.P.I.C.E. S.r.l.
Kg/m³ 2300 1800 2000 570÷650 500÷700 2700 2600 500 2000 2200 1800 150 220 720÷850 1400 900 360÷470 330 250÷350 40÷60 80÷100 200÷350 300÷400 1200÷1300 1500 1700 2700 750÷780 20÷120 340 320 400 420 200÷300 450÷650 650÷780 720 1030 820 1700÷1800 730÷740 800 2800 1800 300 80÷190 200÷800 1000 30÷45 50÷70 100÷200 650÷750 350 2000 0,3÷0,6 della rispettiva roccia 2700 ~2000 1200 1650 1600 2100 1015 785 745 1500 1600 1800 2000 2300 1800÷2200 1700 325÷410 550÷650 950
CALCE SPENTA (Grassello) (Non fa presa nell'acqua ma solo nell'aria) COMPONENTI m³ di grassetto PROPRIETA' Calce viva in zolle m³ acqua risulatante Grassa: kg 450÷550 1,70 1 Si spegne rapidamente, con rendimento da 2 a 3 Magra: Kg 550÷650 1,30 1 Si spegne lentamente, con rendimento inferiore a 2 CEMENTI E LEGANTI IDRAULICI Indice % Calcare Tempo necessario Indicazioni del prodotto per la presa di idraulicità Argilla Car.to di calce Fanno presa Calce grassa 0,00÷0,05 0,0÷5,00 100,00÷95,00 Non fanno presa solo all'aria Calce magra 0,05÷0,10 5,0÷5,30 95,00÷94,70 nell'accqua Calce det.te idraulica 0,10÷0,16 5,30÷8,20 94,70÷91,80 15÷30 giorni Calce med.te idraulica 0,16÷0,31 8,20÷14,80 91,80÷85,20 10÷15 giorni Fanno presa Calce propr.te idraulica 0,31÷0,42 14,80÷19,10 85,20÷80,90 5÷9 giorni tanto nell'acqua Calce eminent.te idraulica 0,42÷0,50 19,10÷21,80 80,90÷78,20 2÷4 giorni che nell'aria Cemento a lenta presa 0,50÷0,65 21,80÷26,70 78,20÷73,30 6÷12 ore Cemento ad alta resistenza 3÷ 7 ore Cemento a rapida presa 0,65÷1,20 26,70÷40,00 73,30÷60,00 5÷15 minunti COMPONENTI Calce comune Sabbia Calce idraulica Sabbia Cemento Port. Sabbia
m³ m³ Kg m³ Kg m³
MALTE COMUNI Magra per murature Grassa per murature Per opere di rifinitura Per intonaci 1 m³ malta 1 m³ sabbia 1 m³ malta 1 m³ sabbia 1 m³ malta 1 m³ sabbia 1 m³ malta 1 m³ sabbia 0,32 0,33 0,36 0,40 0,43 0,50 0,50 0,66 0,96 1,00 0,90 1,00 0,86 1,00 0,75 1,00 324 300 412 400 450 450 528 550 1,08 1,00 1,03 1,00 1,00 1,00 0,96 1,00 3,64 300 400 400 475 500 540 600 1,04 1,00 1,00 1,00 0,95 1,00 0,90 1,00
MALTA POZZOLANICHE Malta grossa Pozzolana m³ 1,10 Calce spenta m³ 0,22 per muri a secco Malta mezzana Pozzolana vagliata m³ 1,05 Calce spenta m³ 0,26 per murature ordinarie Malta fina Pozzolana vagliata m³ 1,00 Calce spenta m³ 0,33 per murature in laterizi Colla di malta fina Malta fina c.s. m³ 1,05 Calce spenta m³ 0,15 per intonaci Le pozzolaniche hanno proprietà e pesi di volume diversi, secondo il luogo di estrazione; in generale mescolato con calce danno malte eminentemente idrauiliche. Le malte possono essere composte anche di calce, pozzolana e sabbia. Componenti + 1 m³ di sabbia Calce serés m³ Cemento Portland kg Calce aerea m³ Cemento Portland kg Calce idraulica kg Cemento Portland kg Calce idraulica kg Cemento Portland kg
41
MALTE BASTARDE Quantità per 1 m³ di sabbia 0,30 100 0,30 100 300 100 300 100
Denominazione Malta media Malta energica Malta media Malta energica
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI CALCESTRUZZI Gli elementi necessari per la composizione di un calcestruzzo sono: cemento, acqua, inerti ed eventuali additivi. Cementi. - Il nostro regolamento (R. D. 16-X1-1939 n. 2228) distingue quattro tipi di cemento: a) idraulico normale (Portland); b) pozzolanico; c) d'alto forno; d) alluminoso. Non consideriamo il cemento alluminoso che si adopera in casi speciali e con speciali precauzioni. I primi tre tipi di cemento si dividono ciascuno in due sottogruppi: normali e ad alta resistenza. Coi cementi normali del tipo a) b) e c) si devono ottenere le seguenti resistenze della malta normale: Resistenza a trazione: dopo 7 giorni 26 kg/cm²; dopo 28 giorni 32 kg/cm². Resistenza a compressione: dopo 7 giorni 380 kg/cm² dopo 28 giorni 500 kg/cm², con la tolleranza del 5% in meno alla sola compressione. Con i cementi ad alta resistenza si deve ottenere, sempre per la malta normale: Resistenza a trazione: dopo 3 giorni 21 kg/cm²; dopo 7 giorni 31 kg/cm²; dopo 28 giorni 37 kg/cm². Resistenza a compressione: dopo 3 giorni 290 kg/cm²; dopo 7 giorni 500 kg/cm²; dopo 28 giorni 680 kg/cm²; sempre con la tolleranza del 5% per la sola compressione. La scelta del tipo del cemento dipende dai requisiti che dovrà avere il calcestruzzo come la resistenza finale, la velocità di presa e di indurimento, la resistenza agli agenti esterni. Acqua. - L'acqua potabile può sempre essere impiegata nella confezione dei calcestruzzi. Le piccole aggiunte di sostanze chimiche per la stia potabilità come cloro, ecc. non hanno alcuna influenza. L'acqua di pozzo o di sorgente è, in generale, adatta se è limpida, senza colore e se non ha sapore acido. Le acque di palude o stagnanti contengono spesso solfati e qualche volta acido solforico libero; generalmente sono atte alla confezione di buoni calcestruzzi: se ne consiglia però l'analisi. Anche l'acqua di mare può servire per l'impasto di calcestruzzi. Poiché però tende, per il contenuto in cloruri, ad accorciare il tempo di presa, è oppor-
A.P.I.C.E. S.r.l.
tuno fare delle prove col cemento che si intende impiegare. Le acque di scarico industriali sono, il più delle volte, da scartare. Se non si potesse usare altra acqua è necessario eseguire analisi e prove col cemento che si impiegherà nella confezione dei calcestruzzi. Inerti - In generale gli inerti devono provenire da rocce che non presentino attività chimica col cemento che si impiega, che siano inalterabili all'aria, all'acqua ed al gelo. Se si vogliono ottenere calcestruzzi particolarmente pesanti si possono impiegare magnetite, limonite e barite, se la granulometria è adatta e si può eseguire una costipazione energica, si raggiunge un peso dell'unità di volume di 4000 kg/m³. Per i calcestruzzi normali le ghiaie di quarzo sono ottime purché granulometricamente complete. Le ghiaie e sabbie di cava sono utilizzabili purché non contengano più del 3% di materiale finissimo. Ghiaie rivestite d'argilla, marna a con minerali di ferro o manganese devono essere scartate. I pietrischi e le sabbie ottenuti mediante frantumazione sono adatti a confezionare buoni calcestruzzi, salvo contralto del fattore di forma di cui diremo in seguito. Il pietrisco basaltico e quello ricavato da pietre dure (perfidi, graniti, ecc.) è ottimo.
90
x
60 50
x
40 20
Può servire come inerte il laterizio frantumato; anche in questo caso è necessario fare i normali controlli e si consiglia pure l'analisi per scoprire la presenza di gesso. Anche le ceneri possono essere usate purché con piccola percentuale di materiale finissimo ed assenza di solfati nocivi. La perlite, la vermiculite, il blan, cioè le rocce arrostite ed espanse, servono per l'esecuzione di calcestruzzi leggeri ed intonaci di piccolo peso. Possono essere usati come inerti le se-
x
80 70
30
Il pietrisco calcare è buono anche per calcestruzzi che debbono resistere ad acque aggressive acide. In generale sono necessarie delle prove per il controllo del contenuto in materiale finissimo, per la presenza di solfuri, humus e mica. Anche il pietrisco derivante da scorie d'alto forno è adatto come inerte, potendosi ottenere calcestruzzi molto resistenti all'usura. Sarà però opportuno provare la tendenza alla disintegrazione osservando ilpietrisco alla luce ultravioletta ed il contenuto in calce libera tenendo il pietrisco nell'acqua. Se, per particolari esigenze, si debbono fare dei calcestruzzi leggeri si può usare come inerte la pomice naturale o di scorie. La pomice naturale contiene spesso un eccesso di materiale finissimo e qualche volta tracce di humus. Una buona pomice è pressoché monogranulare ed ha poco, materiale finissimo.
x
10 0,21 3 7 15 Y=% in peso dei passanti - x=lato delle maglie in mm
42a
30
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI CALCESTRUZZI gature, la farina di legno dolce e la farina di carta dopo che siano state indurite con opportuni silicati. I legni duri non sono adatti per il loro contenuto di acido tannico. In ogni caso la forma degli inerti deve essere prossima alla cubica. Si devono escludere elementi a forma di piastrelle e ad ago. Il coefficiente volumetrico medio deve essere superiore a 0,25 per il pietrischetto da 12,5 mm a 25 mm e superiore a 0,15 per il pietrisco da 25 mm a 50 mm. Il coefficiente volumetrico medio si misura prendendo in esame un certo numero di elementi dell'inerte e stabilendo il rapporto tra il volume reale di tutti gli elementi scelti e la somma dei volumi delle sfere circoscritte a ciascun elemento. Nella sabbia (diametro da 0,2 a 7 mm) sono tollerate materie finissime od argilla fino al 3% in peso dell'aggregato. La qualità di queste materie si determina per lavaggio e decantazione. Si prende 1 kg di sabbia, si mescola con un volume d'acqua che possa bagnarla abbondantemente, si agita e si pone in un provino cilindrico di vetro. Dopo un'ora di riposo, lo strato limoso che si deposita superiormente non deve essere superiore a 1/14 dell'altezza della sabbia. Se così non è la sabbia dovrà essere accuratamente lavata. La ricerca delle materie organiche si fa col metodo colorimetrico: si mescolano a 100 cm³ di sabbia 250 cm³ di una soluzione di soda caustica al 3% e si agita. Dopo 24 ore il liquido non deve avere colorazioni o, al massimo, avere un colore giallo pallido. Se il colore è scuro la sabbia non può essere usata. Per la sabbia tener presente che, quando si fanno dosature volumetriche, il volume della sabbia umida è maggiore del volume della sabbia asciutta. Il calcestruzzo deve essere lavorabile, ma nella sua confezione deve essere usata la minima quantità d'acquapossi-
A.P.I.C.E. S.r.l.
bile. Questo si può ottenere scegliendo tra gli aggregati di cui si dispone, il miglior assortimento di dimensioni degli elementi, in modo da ottenere, coi mezzi di costipamento che verranno usati, la massima compattezza del getto. Questa scelta può essere fatta a mezzo dell'analisi granulometrica che consiste nel misurare le quantità di aggregati che passano attraverso setacci con maglie di dimensioni determinate. I dati ricavati da queste misure possono riportarsi in un diagramma. In generale la granulometria di un aggregato dà buoni risultati se la sua curva rappresentativa è compresa tra due curve limiti B e C. Migliori sono i risultati quando detta curva è compresa tra le curve A e B. In ogni caso la curva granulometrica attima dipende dalle caratteristiche del getto, dimensioni ed armatura e dal modo di posa in opera, pestonatura, vibrazioni, ecc. Tener presente che la resistenza di un calcestruzzo è funzione dei rapporto C/(A+V) (cemento diviso acqua + vuoti) e che in generale il ritiro è maggiore quanto maggiore è la quantità d'acqua d'impasto e di cemento usato. Additivi. - Gli additivi sono usati per modificare alcune delle proprietà del calcestruzzo. Questi additivi possono dividersi in gruppi: a) Additivi ad azione chimica, che agiscono modificandone le caratteristiche del cemento. b) Additivi che producono un'azione che modifica le qualità fisiche dell'acqua ed introducono nelle misceleparticolari componenti ad azione fisica. c) Additivi che hanno funzione fisica di intasamento o con azione idrorepellente. Nel primo gruppo si trovano gli acceleratori ed i ritardatori del tempo di presa, i prodotti che fanno aumentare o diminuire la produzione di calore, gli induritori, ecc.
42b
Tra questi prodotti sono importanti i cloruri metallici, che accelerano la presa e aumentano la produzione del calore e sono usati quando si deve gettare col gelo. L'azione di tutti questi additivi che agiscono chimicamente dipende naturalmente anche dalla natura chimica del cemento e, in generale, devono essere stabiliti e studiati volta per volta. Nel secondo gruppo sono compresi quei prodotti che abbassano la tensione superficiale dell'acqua d'impasto: l'acqua normale ha una tensione superficiale di circa 70 dine/cm². Impiegando opportuni prodotti, come i saponi di resina, si riesce a ridurre tale tensione a 30÷40 dine/cm². Si può così, con una stessa quantità di acqua, bagnare una maggiore superficie di inerti e di cemento e si possono confezionare calcestruzzi lavorabili con l'impiego di una minore quantità d'acqua d'impasto. Effetti favorevoli all'uniformità delcalcestruzzo fresco ed alla sua lavorabilità sono dati da elettroliti che facciano restare in sospensione le parti finissime, che possono allora anche essere aggiunte. Un miglioramento della lavorabilità si ha anche introducendo nel calcestruzzo fresco delle piccole quantità d'aria. La quantità d'aria in un calcestruzzo normale non dovrebbe superare il 3%, un calcestruzzo aerato non ne deve però contenere più del 6%. La quantità nel calcestruzzo fresco viene misurata con apposite apparecchiature. La terza serie di prodotti sono gliimpermeabilizzanti: si tratta di composti formati da acidi grassi o da idrorepellenti. Il calcestruzzo di per sé non è impermeabile, ma non si può rendere impermeabile un calcestruzzo se non è di per sé compatto.
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI MARMI E PIETRE Denominazione Piemonte Granito bianco del Montorfano e di Mergozzo. Granito bianco di Alzo.
Località dei giacimenti
Colorazione complessiva
Peso Coef.di Resistenza a specif. imbibizione compr. kg/cm²
Proprietà caratteristiche
Conveniente impiego
Versante merid. e orient. del Montorfano (Novara). Alzo (sponda occid. del lago di Orta).
Bianca grigia Più chiara della precedente.
2,6
Graniti roseo e rosso di Baveno, del Mottarone, di Omegna. Sienite della Balma (o Granito della Balma o di Biella). Diorite di Anzola (o Granito nero di Anzola). Diorite di Malanaggio (o Gneiss di Malanaggio). Verde di Varallo.
Versante orient.monte Camoscio (Novara). Valle d. Cervo (Vercelli) alla Balma: Campiglia S. Paolo Cervo, Rosazza, Ooropa. Media Val Toce, presso Ornavasso (Novara). Sulla sinistra della bassa Val Chisone (Pinerolo). Val Sesia (Vercelli).
Rosa pallido e rosso mattone.
2,6
1000÷1200Tessitura minuta e portiroide: (Colonne della Basilica latedure. lucidabile. ranense in Roma). 0,0034 2000 Compatto, resistente. Edilizia, lav. portuali, ponti, gallerie, vasche, per acidi, pavimentazioni, 0,0057 1471
Grigia-violetta.
2,7
0,0037
3,10
Verde Champ de Praz (Verde damascato delle Alpi. Serpentino verde mare. Verde antico italia di Chatillon Verde cipresso di Chatillon. Verde di Cesana.
Presso Mongiove (Aosta).
Tinta nera leggermente punteggiata di bianco. Grigia con lenti scure e rare vene bianche quarzitiche. Serpentina verde scuro striata di bianco. Macchi a varie tonalità di verde e venature bianche.
Marmo di Candoglia.
Candoglia (Novara).
Marmi di Valle Strona (Bianco grigio rosato, Bianco perla, Grigio). Marmo di Varallo Marmo di Cassino Bardiglio di Valdieri.
A circa 10 Km da Omegna (Novara). Cave di Massiola e Sambughetto. Civiasco, Varallo (Vercelli). CassinoS. Lorenzo di Valdieri (CU).
Cipollino dorato di Valdieri.
S. Lorenzo di Valdieri (CU).
Cipollino verde di Valdieri. Nero di Boves. Diaspro rosso di Garessia.
Id. c.s. Boves (Cuneo). Villarchiosso presso Garessio (Cuneo).
Broccatello di Rusca "fior di pesco". Breccia policroma di Gozzano. Breccia di Arona. Gneiss del Sempione o d'Antigorio (Granito del Sempione o Serizzo). Gneiss di Bussoleno (o di S. Giorgio). Gneiss di Luserna. Verde Roja o Pietra di Roja.
Regione Saint Denis presso Chambave. Id c.s. Cesana Torinese (Cuneo).
Ricorda il verde greco tessalico. Più cupa della precedente. Verde scuro, con reticolato di vene bianche di calcite o omogenea verd-giallognola ccn sottili venule bianco verdi. Bianca con tenue colorazione carnicina e rosata. Dal bianco al rosa carnicino puro o macchiata ed anche zonata di grigio. Bianca venata. Chiazze bianche e nocciola. Grigio cenere e grigio ferro con sottili vene sfumate bianche. Giallo rosata con zone serpeggianti viola pallido. Con fitte zone di verde pallido.
A sud del lago di Orta (NO). Lago Maggiore. Presso Domodossola (Caddo, Preglio) e nella Valle d'Antigorio (Novara). Valle di Susa.
Bianca e rosso cupo. Giallo rosea. Di varia tonalità, a seconda dei luoghi di escavazione.
A sud di Pinerolo (Novara).
Cinerea, grigia, giallogna.
Bianco-grigia.
Valle Roja (Cuneo).
Id. c.s.
A.P.I.C.E. S.r.l.
Resistente, lavorabile, lucida- Colonne, basi di monumenti, bile. opere funerarie.
1935
Edifici, monumenti, lavori funerari Scalinate, colonne costruzioni, ponti. Costruzioni, ornati, pavimentazioni. Costruzioni, ornati, pavimentazioni.
0,0063 1334÷1620
1335
2,7
2,7 2,7
Tipo a frantumazione vasta.
Oornato.
Bell'effetto decorativo.
Ornato. Colonne e rivestimenti.
Calcare cristallino lavorabile e lucidabile. 0,0007 1050÷1225Cristallino e compatto di varia grana. 0,0021 0,0006
718 1100
Scarsa produzione. Calcare breccioide, argilloso. Saccaroide a grana minuta, lucidabile. Materiale non schistoso di grana fine, traslucido.
Elementi rosso accesi su pasta rosso chiara.
Verde olivo, abbastanza uniforme. Quarzite di Berge o Bargiolina. Monte Bracco vicino a Saluzzo. A seconda degli strati (bianchiccia, grigia, cenere, gialloLombardia dorata). Botticino Botticino Mattina e Botticino Calcare bianco. Sera (Brescia) Falde del Monte Fratte. Bianco di Musso. Presso Musso (riva occidentale Colore bianco puro nella parte del lago di Como). alta e fondo azzurrognolo nella parte bassa. Nero di Varenna. Varenna (Como) Nera, in taluni casi striata di bianco Nero Gazzaniga Gazzaniga (Bergamo). Perfettamente nera o di un nero (Nero d'Italia). meno intenso. Nero Nube Gazzaniga.
2,8
1521
Con sottili venature bianche macchie di colore marrone.
43
(Massima parte del Duomo di Milano). Largo impiego nell'edilizia (Palazzo delle Poste di (Na) Palazzo di Giustizia. (MI) Ornato, edilizia. Costruzioni e rivestimenti. Costruzioni e ornato. Costruzioni e rivestimenti. Id. c.s. Id. c.s. Ornamentazione. Ornato.
2 2,6 2,6 2,6
2,8
0,003
1128
Tessitura porfiroide o granitoide: lucidabile.
Costruzione e ornato. Id. c.s. (Colonne della nuova Via Roma a Torino).
Poco micaceo; lucidabile.
Costruzioni, muraglioni.
0,0025 1639÷1892Munuto quarzioso.
Scalini, lastricature, copertura tetti. 0,0011 1212÷1845Resistente, poco lucidabile. Colonne, stipiti, balconi, pavimenti, ornamentazioni. 0,0057 4000 Quarzite schistosa resistentis- Scalini, pavimenti, recipienti, sima: inalterabilità chimica. ornamentazioni. 1200÷1500 Grana fine omogeneo, saldo, di facile lavorazione, molto resistente alla gelività. 1270 Saccaroide bianco grana fine nella parte alta, varia nella bassa. Facilmente lucidabile.
Monumento a Vittorio Emanuele in Roma).
Lavori edilizi, pavimenti, scale rivestimenti esterni, opere monumentali (Duomo di Como). (Molte chiese della Lombardia). Molto saldo, lucidabile,senza Ornamentazioni e macchie o vene; si può otte- rivestimenti. nere in varie dimensioni. Ornamentazioni e rivestimenti.
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI MARMI E PIETRE Denominazione
Località dei giacimenti
Onice dorato Gazzaniga Mrmi rosa e grigi della Val Seriana. Pietre di Viggù e di Saltrio.
Gandino. Ardesio (Bergamo).
Pietra di Moltrasio.
Bacino inferiore occidentale del Lago di Como.
Ceppi di Trezzo d'Assa e di Brembate: - Ceppo Gentile
Trezzo sull'Adda e Brembate (Bergamo).
Viggù e Saltrio (Varese).
Colorazione complessiva
Peso Coef.di Resistenza a specif. imbibizione compr. kg/cm²
Rispettivamente rosa variegato e bigia morata. Tonalità chiare, grigie, paglierine.
Val Mera (Sondrio).
Ghiandone e Serizzo di Valmassino e di Vogogna.
Valle omonima e presso Vogogna (Sondrio).
Grana fine, con poco ciottolame. Strutt. grossolana con ciottoli di diverso colore. Grana media, molto resistente. 1700÷2200 Il primo a grana grossa, il secondo più fine e talora tabulare. Non facilmente lucidabile
Biancastra.
Caspoggio. Torre S. Marino, Dubino (Sondrio). Diorite della Valcamnonica. Varie località della media Nera punteggiata di bianco. Valcamonica (Brescia). Porfido Rosso e Sanguigno di Introbio (Como) e Rogno Como. (Bergamo). Porfiroide di Cuasso al Monte. Presso il paese omonimo (VA) Granito rosso porfiroide. Porfido del Gleno. Darfo, Angolo, Biemmo (BS) Rosso cupa sang. o griglia ver. Serpentino della Val Malenco Chiesa e Lanzada (Sondrio). e di Como. Veneto Marmi di Lasa: Presso Lasa. Prevalgono i tipi bianchi e le - Statuario Superiore. tonalità chiare. - Statuario Corrente. - Bianco unito. - Bianco venato. Fondo bianco azzurrognolo e venature grigio piombo ben marcate. Marmi colorati del Trentino - Giallo fiammato. Tra Folgaria-Mori ed Arco. - Rosso di Fai. Mori. Rossi di Verona: S. Ambrogio Valpolicella. Ca- Macchie rosse su fondo sanprino, Grazzana Valpantena. guigno. Broccatello. Macchie e rosse più ampie uni- Broccato. te da un reticolato sanguigno. - Mandorlato Macchie più chiare e fondo più tenue. - Brecciato (Brescia orientale Tonalità che passano dal rosso rosa, Breccia rosata, Rosa dei al rosso vivo, dal rosso screGarda), ziato di giallo al rosso fegato. - Persichiono. Giallo imperiale. Selva di Pragno. Marmi di Asiago: Presso Asiago e paesi vicini. - Giallo . - Lumachella gialla. - Biancone. Bianca con poche e chiare venature. Marmi di Chiampo: Valle di Chiampo. - Chiampo perla e Chiampo Tinta lattea generalmente senza perlato. venature. A punteggiare color - Mandorlato. rosso vivace. - Chiampo porfirico. Pietra di Vicenza (o Pietra Molte località dei Colli Berici. tenera o Pietra morta). Marmi di Bellunese: - Fiore di pesco carnico. Forni - Madreperla delle Alpi. Voltri. Marmi di Verzegnis: Cima Lavinzola (Udine). - Corallino. Rosa vivace. - Nocce radica. Aspetto legnoso. - Macchia di Verzegnis. Rosa e rossiccia con macchie e vene bianche. - Rosso porfido (porfido chiaRosa cupa con punteggiature ro scuro, vermigliato, fiorito. bianche. Neri del Carso: - Nero Unito, detto anche Cave del Vallone (Triestre). Colore nerp tendente alla Paragone. avana. - Nero nube. Scherbina e Sesana (Triestre).
Serpentino di Sondro.
A.P.I.C.E. S.r.l.
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Ornamentazioni. Produzione limitata. Resistente agli agenti atmosferici. Può ricevere discreta lavorazione e fine levigatura senza giungere alla lucidatura.
- Ceppo Mezzano e rustico. Granito di S. Fedelino
Proprietà caratteristiche
2700
2,685
840
Conveniente impiego (Palazzo della Banca d'Italia a Milano). Pietra da taglio e lavori semidecorativi. Usato per le costruzioni di muratura della lombardia. Usato per costruzionei. Id. c.s. Id. c.s. Pavimentazioni stradali. Impiego anche decorativo.
Costruzioni e ornato.
Granitoide ad alta resistenza. Rivestimenti esterni, scale e pavimenti. Pavimentazioni. Pavimentazioni (Milano). Pavimentazioni. Costruzioni e ornato. Calcare cristallino a struttura saccaroide, fattura lucente, grana piuttosto grossa, perfett. lucidabile, elevata resistenza alla gelività. Ricca produzione.
Largo impiegno in esterni e interni di vari edifici.
Struttura nodulare.
Portali, colonne ecc. (esportazione. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s.
Pavimentazioni, rivestimenti. Costruzioni in massello.
Calcare grossolano.
Gradini, stipiti, ornamentazioni. Ornamentazioni. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s.
Calcari cristallini bituminosi.
Id. c.s. Id. c.s.
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI MARMI E PIETRE Denominazione Marmi di Aurisina (qualità vaire: Chiara, Granitella, Fiorita, Macchiata ecc.). Orsea (vari tipi: BiancoAvorio). Alabastra calcareo (o Stalattite gialla e rossa del Carso). Porfidi. Trachite. Liguria. Portoro (Portoro a macchia grande. id. a macchia fine). Bianco e Nero di La Spezia. Persichino di Nava. Pietra di Finale. Arenarie. Pietra di Voltri. Verde Polcevera. Rosso di Levanto. Ardesia. Toscana. Regione Apuana: Bianco chiaro.
Località dei giacimenti Aurisina (Trieste).
Colorazione complessiva Generalmente grigiognoli con fossili bianchi e neri.
Orsera (presso Parenzo, Pola). Duino, Aurisina, Visogliano, Sgonigo. Trentino Aldo Adige.
Tinta classica con sottili vene nere. Colorazione zonata giallo rossastra. Violacea, rosso bruna, rosso grigia-rosa.
Colli Euganei.
Resistenza alle intemperie, lucidabile.
Finale Ligure (Savona). Varie località della Liguria orientale. Acquasanta, Pegli, Cogoletto (Genova). Pietralavezzara in Valpolcevera. Monte Vergé (La Spezia). Varie località in provincia di Genova.
Giallo-roosa o rozzo-carnicina.
Bardiglio (Comune, Chiaro, Cappella, Imperiale, ecc.). Statuario (Polvaccio, Bianco Altissimo, Scaglia). Paonazzo.
Varie località del Carrarese e del Massese. Varie località del Carrarese.
Grigio-azzurra, variamente venati con toni più o meno cupi. Straordinaria bianchezza.
Cave Carraresi.
Paonazzetto.
Nel Massese e nel Carrerese.
Fondo giallo-avorio con macchie e vene violacee e verdastre, Fondo più chiaro del preced. e macchie fini. Fondo statuario con screziature rosso-violacee. Dal bianco cinereo al verdognolo con zonature verdastre.
Fior di Pesco o Persichino. Cipollini (Zebrino Arni, della Versilia, del Cardoso Verde Apuano, Arabescato. Brecce e Mischi: - Breccia Stazzema.
Nella Versilia. Paese omonimo.
- Breccia Medicea.
M. Corchia nella Versilia.
- Skyros d'Italia.
Id. c.s.
- Breccia Corchia. - Breccia Capraia.
Monte Corchia. Località omonima.
- Rosa corallo.
Arnetola (Lucca).
Bardiglio Fiorito.
Versilia.
Bardiglio Tigrato-
Versilia.
Portoro. Marmi di Camaiore: - Rosso unito. - Rosso violaceo Giallo di Siena
Carrarese e Versilia. Camaiore (Lucca). Metato. ai Lecci. Montagnola senese.
Inclusi bianco-giallastri o azzurrignoli e cemento dal violaceo al roseo. Elementi bianco arancio, gialli e grigi con cemento viola scuro. Elementi bianchi rosa e gialli con pasta viola-roseo. Fondo statuario annuvolato e macchie grigie, violacee e verdastre. Fondo bianco rosato e venatura rosso-violacee. Fondo grigio chiaro con sottili venature grigio nere. Fondo cinerognolo e macchie grigio scure e nere. Grigio cupa e venature gialle.
Rosso di Roccalbegna (o Rosso Paese omonimo (Grosseto). Rosso carico sfumato in carniciperlato Amiata). no zonato. Portasanta. Presso Gavorrano (Grosseto). A chiazze bianche e rosee irregolari con piccole vene dal grigio al paonazzo. Nero Montieri. Montieri. Tendenza grigiastra. Arenarie: - Pietra serena o macigno. Scavata in varie località. Grigio cilestrina. Galluzzo e Regello (Firenze).
A.P.I.C.E. S.r.l.
Grigia, a volte a fondo grigiomarrone e macchie azzurre.
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Edilizia Rivestimenti interni.
Poco impiegato. 2,47
Aspra al tatto, tessitura granulosa, dura, resistente. Ottime, cementate da silice.
Verde chiara con grosse vene bianche. Fondo rosso-sanguigno con inclusioni verdi e reticolato bianco di calcite. Grigio cupa o quasi nera.
Bianco-grigia.
Conveniente impiego Rivestimenti interni,pavimentazioni.
Pavimentazioni stradali e costruzione. Basamenti, pavimentazioni
Monte S. Croce, Muzzerone, Fondo cupo a macchie gialloPortovenere (La Spezia). dorate o giallo-rosa. Id. c.s. Nera o grigia con macchie e vene biancastre.
Carrara è il centro principale.
- Pietra forte.
Peso Coef.di Resistenza a Proprietà caratteristiche specif. imbibizione compr. kg/cm² 1600 Non porosi, lucidabili.
2,7
Monumenti. Molto adatte alla lastricatura.
Dura e tenace.
(Ponte di Via XX Settembre Genova). Uso decorativo; molto apprezzato. Decorazioni interna, mobilio, oggetti artistici.
Ottima qualità.
Svariati usi nell'edilizia e altrove.
0,00068 995÷1390 Caratteri e aspetti secondo località. Struttura saccaroide, grana più o meno fine. 1120÷1520 Molto apprezzabili. Il B. Imperiale è a grana fine. 1067 Omogeneità e purezza. Ottimi per la scultura. Materiale pregiato.
Ornato, pavimentazioni, rivestimenti. Id. c.s.
915÷918
Ornato. Ornato e pavimenti interni.
542÷736 Compatta
Usi decorativi.
Vivace effetto policromo.
Rivestimenti, pavimentazioni, ornato. Id. c.s. più usi scultorei.
Molto salda.
Adatto per grandi lavori.
Interni. 1080÷1210
Id. c.s.
1335÷1593
Id. c.s. Piccole escavazioni.
Ornato e costruzioni.
Grana fine e compatta aspet- Decorazioni. to ceroide. Grana ceroide, resistente lu- Pregiato per la colorazione. cidabile. Assume un bel polimento. Impiegato diffusamente. Produz. limit.
Pavimentazioni.
Grana fine e grana grossa.
Lavori architettonici (gr. fine) lastricati stradali (gr. grossa). Uso edilizio e lastricature.
Compatta, dura, resistente alle intemperie.
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI MARMI E PIETRE Denominazione Alabastro agata. Verde di Prato. Travertino. Granito dell'Elba. Granito del Giglio. Trachite. Marche Arenarie.
Località dei giacimenti Comune di volterra.
Colorazione complessiva Calore e venatura simile all'agata. Prato (Cave del Monferrato). Verde scura. Rapolano (Siena). Secchetto e Grottamargherita (Campo). Isola del Giglio. Abbadia S. Salvatore, Castigliori d'Orcia, Roccastrada.
Fondo rosa chiaro. Composizione e strutture varianti da luogo a luogo.
Id. c.s. Numerosissime cave. Id. c.s. Id. c.s. Tolfa e Vito. Presso Subiaco. Cottanello (Rieti).
Abruzzi e Molise. Marmo di Avezzano. Pietre del Molise. Arenaria.
Avezzano. Campobasso. Teramo e Campobasso.
Biancastra. Bianca uniforme.
Campania. Lave. Tufo Piperino.
Varie località. Prov. Napoli.
Grigie e verdastre. Fondo grigio con macchie più scure.
Id. c.s. Quarto e Monte Olibano (Napoli). Bacoli, M. di Procida. Vitualno e Cautano (Benevento).
Graniti. Porfidi di Catanzaro. Sicilia Rosso Alcamo. Pietra Misca dell'Erice. Rosso Fiorito di S. Vito. Giallo Segesta. Calcare Rosso.
Media tenacità e resistenza.
Granuloso, poroso. Incoerente, cinerea.
Bianchissima con rare macchie grigie. Bianco giallastro.
757
Prov. Bari.
Bianco giallastra. Bianco giallastra.
Grigio scura.
Prov. Catanzaro. Amantea.
Verde con vene bianche.
Gimigliano (Catanzaro).
Id. c.s.
1383
Lave. Basalto. Pomice. Sarfegna Calcarini arenacei e calcari Presso Cagliari. corallini Diaspri (vari colori). Isola S. Pietro. Granito della Maddalena. Granito di Terranova Pausiana. Prov. Sassari.
A.P.I.C.E. S.r.l.
Edilizia. Pavimentazioni stradali (Monumenti napoletani). Malte resistenze. Rivestimenti interni di chiese e palazzi.
Coostruzioni e lastricature. Malte aeree e idrauliche. 525
Pietrame da taglio e per calce. Lasticatura. Malte aeree e idrauliche. Poco utilizzati.
Pregio decorativo. Id. c.s. Per costruzioni e materiale da taglio.
Versanti ionico e tirrenico della Calabria. Presso Catanzaro. Alcamo (Trapani). M. Erice (Trapani). Monte S. Giuliano (Trapani). Margana (presso Segesta). Taormina e S. Marco di Aluzio. Etna. Pr. Catania e Siracusa. Isola Lipari.
Pietra da taglio e pavimentazioni.
Compatto, omogeneo, criPietra da taglio e da rivestistallino, lavorabile. mento. Compatto e facilmente lavo- Di largo uso nelle costruzioni. rabile. In grandi dimensioni, facilmen- Costruzioni. te lavorabile. Lavorabile, compatto. Costruzioni. Grana uniforme, resistente, Edilizia colonne, statue, basdura, lavorabile. sorilievi. Poroso, leggero, consistente Impiego limitato. e resistente.
Come il Fior di Peso.
Pisticci. (Matera) Vulture. Vulture.
Ornato.
Edilizia. Uso edilizio.
Tra le Murge e l'Adriatico.
Id. c.s. Prov. Lecce, Taranto, Brindisi Diffusissimo.
Colorati del Gargano: - Palombino. Pozzolana. Lucania Marmo e Breccia di Pisticci. Lava. Pozzolana. Calabria. Calcari rosati di Catanzaro. Oficalci verdi di Corica o di Amantea. Verdi di Gimigliano.
Bianca. Rosso pallida con venature bianche.
1500
Pietra di Bisceglie. Pietre di Lecce. Tufo Mazzaro Gentile.
Ornato e costruzioni. Calcare leggermente spugno- Usato largamente. so. Leggero e resistente. Costruzioni. Conglomerato vulcanico. Uso edilizio. Edilizia,opere funerarie. Pavimentazioni. Pietra da taglio, costruzioni. Calcare semicristallino. Costruzioni. Costruzioni, ornato.
Dal bianco latte al grigio giallognolo. Varie colorazioni. Varie colorazioni.
Tende al giallognolo.
Prov. di Bari.
Costruzioni e pavimentazioni.
Costruzioni e lastricature.
Cave tra Trani e Andria.
Pietra di Giocia del Colle.
Ornato e costruzioni.
Materiale da taglio e costruzioni. Costruzioni.
Tufo litoide. Pozzolana. Paperino. Lave. Trachite. Pietra di Subiaco o Affilana. Marmo di Cottanello.
Varie. Numerose località.
Conveniente impiego Ornato.
Pr. Pesaro, Ancona ed Ascoli. Piobbico (Pesaro).
Pozzolana. Marmi di Vitulano: - Uria rossa. - Uria grigia. Puglia. Pietra di Trani (Puro, perlato, Cocciolato, Ondagato, ecc.) Calcare bianco.
Proprietà caratteristiche Resistenze alle intermperie e lucidabile. Poroso. Polimentabile: in grandi blocchi.
Fondo rosa chiaro.
Travertino. Umbria. Marmi grigi e neri. Travertino.
Tufo giallo. Trachite.
Peso Coef.di Resistenza a specif. imbibizione compr. kg/cm²
Poco utilizzati.
Lastricatura e piccoli oggetti.
Lucidabile. Lucidabile. Bell'effetto decorativo. Di difficile segatura.
Monumenti. Edilizia e lastricature. Ornato.
Spugnosa, leggera.
Pavimentazioni. Abrasivo, edilizia.
Resistenti, non lucidabili.
Materiali da costruzione.
Giallo rossa, ecc.
Piccole dimensioni.
Industria pietre dure.
Giallastra, rosea, violacea.
Fine e compatto.
Edilizia, monumenti pavimentazioni, lavori portuali.
Rosso cupa. Grigia con macchie bianche. Rossa venata di bianco. Giallo passerino rameggiata.
Grigio cenerina.
46
50÷150
Id. c.s.
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI LEGNAMI
Nome volgare Ritiro Plasiticità
Elasticità
Flessibilità
Assiale Radiale Tangenziale Plastici al più alto grado Discretamente plastici
Abete
Abete
Abete
Bianco
Dougl.
rosso
Acero
0,1 2,6 5,3
Betulla
Casta-
comune
gno
Cerro
Ciliegio
Cipres-
Cirmo-
Faggio
so
lo
crudo
0,4 4,4 6,5
0,25 4,2 7,8
Farnia
Fras-
Gattice
Larice
Melo
Noce
sino
0,2 5,4 10,5
Elastici al più alto grado Molto elastici Sufficientemente elastici Poco elastici Molto pieghevoli Pieghevoli Mediocremente pieghevoli Poco pieghevoli All'aperto
Resistenza
Nell'acqua Al coperto Imbarcano abbastanza
Imbarcamento Imbarcano poco Imbarcano pochissimo Molto duro 1000÷1500 kg/cm² Duro 651÷1000 kg/cm² Durezza
Medio duro 501÷650 kg/cm² Tenero 351÷500 km/cm² Tenerissimo < 350 kg/cm² Brevissima
Durata
σ
r kg/cm²
Breve Durevoli Durevolissimi Trazione Compressione Taglio Peso specifico (stagionatura all'aria)
Nome volgare Provenienza Polibilità Carpenteria Infissi Avvolgibili
Mobili
650 250 40 0,44 Abete Bianco
0,67
700 300 40 0,44
0,53
0,73
0,62
0,83
0,66
0,62
1050 400 85 0,47 0,74 0,75
Abete
Abete
Acero
Betulla
Casta-
Cerro
Ciliegio
Cipres-
Cirmo-
Faggio
Dougl.
rosso
comune
gno
so
lo
crudo
Farnia
900 450 0,74
0,50
800 350 45 0,60
Fras-
Gattice
Larice
850 400 0,79
0,69
Melo
Noce
sino
Nazionale Europea Esotica Facilmente polibili Difficilmente polibili Lavori correnti Lavori speciali Interni Esterni Comuni Di lusso Comuni Di lusso Scale e parquet
A.P.I.C.E. S.r.l.
47a
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI LEGNAMI Olmo
Nome volgare Ritiro Plasiticità
Elasticità
Flessibilità
Ontano
Pero
nero
Assiale Radiale Tangenziale Plastici al più alto grado Discretamente plastici Elastici al più alto grado Molto elastici Sufficientemente elastici Poco elastici Molto pieghevoli Pieghevoli
Pino
Pino
Pino
giallo
silvestre
loricuto
0,3 3 6
Pioppo
Platano
Rovere
Quercia
0,1 2,3 4,5
0,3 2,6 6,1
0,2 4,3 7
550 250
Mediocremente pieghevoli Poco pieghevoli All'aperto
Resistenza
Nell'acqua Al coperto Imbarcano abbastanza
Imbarcamento Imbarcano poco Imbarcano pochissimo Molto duro 1000÷1500 kg/cm² Duro 651÷1000 kg/cm² Durezza
Medio duro 501÷650 kg/cm² Tenero 351÷500 km/cm² Tenerissimo < 350 kg/cm² Brevissima
Durata
σ
r kg/cm²
Breve Durevoli Durevolissimi Trazione Compressione Taglio Peso specifico (stagionatura all'aria)
Nome volgare Provenienza Polibilità Carpenteria Infissi Avvolgibili Mobili
950 450
800 450
900 350
0,56
0,75 0,84
0,53
Olmo
Ontano nero
Pero
Pino
Pino
Pino
giallo
silvestre
loricuto
0,42
0,62
0,74
950 400 75 0,99
Pioppo
Platano
Rovere
Quercia
Nazionale Europea Esotica Facilmente polibili Difficilmente polibili Lavori correnti Lavori speciali Interni Esterni Comuni Di lusso Comuni Di lusso Scale e parquet
Ritiro - È rappresentato prevalentemente dalle variazioni di volume del legno nel passaggio tra ambienti a diverso grado di umidità. Plasticità - È la proprietà per la quale il legno, sottoposto a compressione in direzione normale alle fibre per parte di un corpo resistente ed esteso, si deforma permanentemente su tutta la superficie compressa, che assume in negativo la forma dello stampo. La plasticità è tanto maggiore quanto più distintamente risultano riprodotti
A.P.I.C.E. S.r.l.
900 350 75 0,67
i disegni dello stampo e minore è lo sforzo di compressione che si deve esercitare. Elasticità - È la proprietà per la quale il legno riprende la forma primitiva, cessata che sia l’azione deformante ed è definita dal valore della sollecitazione unitaria oltre la quale il legno rimane permanentemente deformato. Flessibilità - È la proprietò dei legnami di curvarsi o torcersi oltre il limite di eleasticità, conservando la deforamazione senza rompersi quando cessa la forza piegante.
47b
Imbarcamento - È la attitudine che hanno i legnami a curvarsi quando la dilatazione o la contrazione avvengono da una sola parte. Durezza - Si definisce come l’attitudine del legno ad opporsi alla penetrazione di altri corpi. Si è assunta come misura della durezza del legno la resistenza che esso oppone alla penetrazione di un corpo estraneo (una sfera di acciaio temperato con r=5,64) premuto normalmente alla superficie in esame.
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI LEGNAMI Essenza Abete
Tipo pezzatura Tavolame (conico, parallelo e prismato)
Corto (bottolame) Travi segate a spigolo commerciale Smezzole e fettoni a spigolo commerciale Smezzole o fettoni (segate con smusso tipo costr.) Travature uso Triestre (sostacchine) Morali e mezzi morali Listelli
Lunghezza 400
Dimensioni in cm Larghezza Spessore A da 16 in più 2;2,5;3; 3,5; 4; 5; 6
400 100÷375
8÷15 da 8 in più
2;2,5;3 da 1 in più
400
fino a 20
fino a 20
400 600 400 600 400÷900
8÷10
20
8÷10
10÷20
Note B
C
D
E
F
G
H
I
L Per lunghezze superiori e per spessori
di quelli segnati, per tavolame parallelo e prismato è imposto un sovraprezzo. sottomisure. tollerato in 10% in lughezza inferiore a 100. per sezioni superiori a quelle segnate, con variazioni di 2 in 2 cm, per lunghezze sup. (per ogni metro e porzione di metro) e per travi a spigolo vivo è imposto un sovrapprezzo. lavorato a spigolo vivo aumento di prezzo del 10%.
16÷13 13÷16 e maggiori (oltre) 400 4÷8 4÷8 200 1 2÷3 400 1,2÷1,5 2÷10 2÷5 3÷10 Travetti con smusso tipo 250÷600 6 8 da costruzione 10 12 Larice Si trova in commercio nelle stesse pezzature dell'abete, salvo che non si trovano listelli e travetti e gli spessori inferiori a 2 cm nel tavolame e non esiste l'assortimento per avio. Pino Tavolame 400 16 in più 2,5 in più per spessore di 2 cm e larghezze da 8 a 15 cm silano è imposto un sovraprezzo. Travatura asciata uso Triestre da 400 in più sezioni commerciale in monte Travi e bordonali segati od 400÷800 12 in più 12 in più asciati a spigolo vivo, testa a per lunghezze >400 per ogni metro e frazione testa di metro è imposto un sovraprezzo. Morali 400 6 6 600 10 10 Pino silves. Tavolame conico 400 16 in più Pioppo Tavolame non refilato commerciali 14 in più 2,5 in più Castagno Tavolame: Campania 100÷350 Lazio Abruzzi 200÷300 25 ~ 5,6,7,8 Toscna 120 in più Piemonte 100 " " Travatura asciata da costruzione dimensioni d'uso (Lazio e Abruzzo) Travicelli grossolanamente 250÷300 8÷12 8÷12 valutazione a pezzzo. squadrati Passoni o fette 200 Cirmolo Tavolame rifilato con tolleranza 100÷400 12 ~ 2,5÷12 variazioni di prezzo in dipendenza della lunghezza di smusso in tre gruppi (100÷200; 200÷400; 400 e più) e in dipendenza dello spessore in due gruppi (2,5÷4; 5÷12). Faggio e Tavolame naturale non refilato 200 in più 20 ~ 2,7÷10 tolleranza del 20% sotto i 200 di lunghezza e Ontano di sovraprezzo per merce refilata. montagna Tavolame evaporato refilato e 200 in più 20 ~ 2,7÷10 non refilato Tombante=o in monte - qualsiasi provenienza e pezzature varie. Netterello=misure ridotte comprese tra 8÷16 in larghezza. A spigolo commerciale=tolleranza di smusso. Testa a testa=tolleranza di smusso. Travatura tipo Trieste=travatura asciata. A=per avui da cm 10 in più; B=per avio lunghezze magg. m4; C=1°assortimento netto; D=1° assortimento netto; D=1° assortimento; E=2° assortimento; F=2° assortimento and. G=3° assortimento; H=4° assortimento; I=assortimento tombante o in monte; L=netterello da cm 8÷16
A.P.I.C.E. S.r.l.
48
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI PROFILATI METALLICI r d
Tabella delle dimensioni, sezioni, pesi, movimenti d'inerzia a carichi uniformemente ripartiti che possono sopportare le travi di profilo normale, appoggiate orizzontalmente ai due estremi, per portate da 1 a 10 metri. H, B, d,t, - in mm
H
P=peso in Kg/m s=sezione in cm² Jx=momento d'inerzia rispetto all'asse x in cm4 Wx=modulo di resistenza in cm³
B Profilo
DIMENSIONI H
80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 320
80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 320
B 42 50 58 66 74 82 90 98 106 113
Peso Sezione
Momento di
Modulo di
Kg/m
cm²
inerzia cm4
resistenza cm4
p
s
Jx
Wx
77,7
19,4
d
t
3,9
5,9 5,94 7,57
4,5 5,1 5,7 6,3
6,9 8,34 10,6 7,7 11,1 14,2 8,6 14,3 18,2 9,5 17,9 22,8
6,9 10,4 21,9 27,9 7,5 11,3 26,2 33,4 8,1 12,2 31,0 39,5 8,7 13,1 36,2 46,1 9,4 14,1 41,9 53,3
119 10,1 15,2 47,9 61,0 125 10,8 16,2 54,2 69,0 131 11,5 17,3 61,0 77,7
170 327 572 934 1444 2138 3055 4239 5735 7575 9785 12490
34,1 54,5 81,8 117 161 214 278 353 441 541 652 781
340
340
137 12,2 18,3 68,0 86,7
15670
922
360
360
143 13,0 19,5 76,1 97,0
19580
1087
380 400 425 450 475 500 550 600 Profilo
380 400 425 450 475 500 550
149 13,7 20,5 84,0 107 155 14,4 21,6 92,5 118 163 15,3 23,0 170 16,2 24,3 178 17,1 25,6 185 18,0 27,0 200 19,0 30,0
104 132 115 147 128 163 141 179 166 212
600
215 21,6 32,4
119 254
H
B
p
d
DIMENSIONI
t
23980 29210 36930 45790 56410 68650 98950
1262 1461 1738 2035 2375 2746 3598
138800
4626
s
Jx
Wx
Kg/m
cm²
Momento di
Modulo di
Peso
Sezione
inerzia cm4
resistenza cm4
A.P.I.C.E. S.r.l.
DISTANZE TRA GLI APPOGGI IN METRI 1,00
2,00
2,50
3,00
3,50
4,00
4,50
5,00
6,00
7,00
8,00
9,00
10,00
Carico uniformemente ripartito in kg per carichi di sicurezza di 1200 Kg/cm² - 1400 kg/cm² 1862
931
745
621
532
466
414
372
310
266
233
207
186
2173
1087
869
724
621
543
483
435
362
310
272
241
217
3274
1637
1310
1091
935
819
727
655
545
468
409
364
327
3819
1910
1528
1273
1091
955
849
764
636
546
477
424
382
5232
2616
2093
1744
1495
1308
1163
1046
872
747
654
581
523
6104
3052
2442
2034
1744
1526
1356
1221
1017
872
763
678
610
7853
3927
3141
2618
2244
1963
1743
1571
1308
1122
982
872
785
9162
4581
3665
3054
2618
2291
2036
1832
1527
1309
1145
1018
916
11232
5616
4493
3744
3209
2808
2496
2246
1872
1605
1404
1248
1123
13104
6552
5242
4368
3744
3276
2912
2621
2184
1873
1638
1456
1310
15456
7728
6182
5152
4416
3864
3434
3091
2576
2209
1932
1717
1546
18032
9016
7213
6011
5152
4508
4007
3606
3004
2577
2254
2004
1803
20544
10272
8218
6847
5869
5136
4565
4109
3424
2936
2568
2280
2054
23968
11984
9587
7989
6898
5992
5323
4794
3995
3425
2996
2663
2397
26688
13344
10675
8895
7625
6672
5930
5338
4446
3814
3336
29625
2669
31136
15568
12454
10378
6848
7784
6918
6227
5189
4449
3892
3460
3114
33888
16944
13555
11295
9682
8472
7530
6778
5646
4839
4236
3765
3389
39536
19768
15814
13177
11295
9884
8785
7907
6589
5650
4942
4392
3954
42336
21168
16934
14111
12095
10584
9407
8465
7056
6050
5292
4704
4234
49392
24696
19757
16462
14111
12348
10975
9878
8232
7058
6174
5483
4939
51936
25968
20774
17311
14838
12984
11540
10387
8653
7422
6492
5770
5194
60592
30296
24237
20195
17311
15148
12464
12118
10095
8659
7574
6732
6059
62592
31296
25037
20843
17883
15648
13908
12518
10432
8944
7824
6948
6259
73024
36512
29210
24339
20863
18256
16226
14605
12166
10435
9128
8113
7302
74976
37488
29990
24992
21421
18744
16660
14995
12491
10714
9372
8330
7498
87472
43736
34989
29157
24992
21868
19436
17494
14579
12496
10934
9772
8747
88512
44256
35405
29504
25289
22128
19669
17702
14752
12645
11064
9835
8851
103264
51632
41306
34421
29504
25816
22948
20653
17211
14752
12908
11474
10326
104352
52176
41741
34784
29815
26088
23189
20870
17392
14907
13044
11995
10435
121744
60872
48698
40581
34784
30436
27054
24349
20290
17594
15218
13527
12174
121152
60576
48461
40384
34615
30288
26922
24230
20192
17307
15144
13461
12115
141344
70672
56538
47115
40384
35336
31410
28269
23557
20192
17668
15705
14134
140256
70128
56102
46752
40073
35064
31168
28051
23376
20037
17532
15584
14026
163632
81816
65453
54544
46752
40908
36363
32726
27272
23376
20454
18181
16363
166848
83424
66739
55616
47671
41712
37077
33370
27808
23835
20856
18538
16685
194656
97328
77862
64885
55616
48664
43256
38931
32443
27080
24332
21628
19466
195360
97680
78144
65120
55817
48840
43413
39072
32560
27909
24420
21707
19536
227920 113960
91168
75973
65120
56980
50649
45584
37987
32560
28490
25324
22792
228000 114000
91200
76000
65143
57000
50667
45600
38000
32571
28500
25333
22800
266000 133000
106400
88667
76000
66500
59105
53200
44333
38000
33250
29556
26600
263616 131808
105446
87872
75319
65904
58581
52723
43936
37659
32952
29291
26362
307552 153777
123021 102517
87872
76888
68345
61510
51259
43936
38444
34173
30755
345408 172704
138163 115136
98688
86352
76757
69082
57568
49344
43176
38379
34541
402976 201488
161190 134325
115136 100744
89550
80595
67163
57568
50372
44775
40298
444096 222048
177638 148032
126885 111024
98688
88819
74016
63442
55512
49344
44410
518112 259056
207245 172704
14832
115136 103622
86352
74016
64764
57568
51811
9,00
10,00
127528
Carico uniformemente ripartito in kg per carichi di sicurezza di 1200 Kg/cm² - 1400 kg/cm² 1,00
2,00
2,50
3,00
3,50
4,00
4,50
5,00
6,00
7,00
8,00
DISTANZE TRA GLI APPOGGI IN METRI
49
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI PROFILATI METALLICI b/2
h
r
t
t
TRAVI AD ALI LARGHE PARALLELE
s
PROFILATI A X
(TRAVI GREY-DUFFERDINGEN)
s
b Profilato P 14 15 16 18 20
h 140 150 160 180 200
b 140 150 160 180 200
s 8 8 9 9 10
t 12 12 14 14 16
44,1 17,3 58,4 65,8 82,7
34,6 37,2 45,8 51,6 64,9
Valori statistici rispetto all'asse x-x Jx=cm4 Wx=cm³ 1520 217 1900 253 2630 329 3830 426 5950 595
22 24 25 26 28 30
220 240 250 260 280 300
220 240 250 260 280 300
10 11 11 11 12 12
16 18 18 18 20 20
91,1 111,0 116,0 121,0 144,0 154,0
71,5 87,4 91,1 94,8 113,0 121,0
8050 11690 13300 15050 20720 25760
732 974 1060 1160 1480 1720
32 34 36 38 40
320 340 360 380 400
300 300 300 300 300
13 13 14 14 14
22 22 24 24 26
171,0 174,0 192,0 194,0 209,0
32250 36940 45120 50950 60640
2020 2170 2510 2680 3030
Altezza trave normale cm 8 10 12 14 16 18 20
r=t R1=0,5 + arrotondamento al ½ mm
x
h
SERIE NORMALE
Dimensioni in mm
Altezza Larstiraghezza mento briglia b cm mm 16 42 20 50 24 58 28 66 32 74 36 82 40 90
Dimensione traliccio mm l s 25 5,0 30 5,5 35 6,0 40 6,5 45 6,3 50 6,9 55 7,5
Sezione S=cm²
Peso kg/m
Sezione briglia cm² 3,52 4,90 6,50 8,29 9,94 12,23 14,69
135,0 137,0 150,0 153,0 164,0
Sezione della trave cm² 8,29 11,46 15,09 19,18 22,80 27,90 35,50
h/2 x
r
r1 b
b/4
PROFILATI A T SERIE NORMALE
A.P.I.C.E. S.r.l.
50
Sezione S=cm²
Peso kg/m
Valori statistici rispetto all'asse x-x Jx=cm4 Wx=cm³ 6,39 4,26 14,1 7,07 26,5 10,6
3,0 4,0 5,0
h 30 40 50
b 33 35 38
s 5,0 5,0 5,0
t 7,0 7,0 7,0
5,44 6,21 7,12
4,27 4,88 5,59
6,5 8,0 10,0
65 80 100
42 45 50
5,5 6,0 6,0
7,5 8,0 8,5
9,03 11,0 13,5
7,09 8,65 10,6
57,5 106 205
17,7 26,5 41,1
12,0 14,0 16,0 18,0 20,0
120 140 160 180 200
55 60 65 70 75
7,0 7,0 7,5 8,0 8,5
9,0 10,0 10,5 11,0 11,5
17,0 20,4 24,0 28,0 32,2
13,3 16,0 18,9 22,0 25,3
364 605 925 1354 2911
60,7 86,4 116 150 191
22,0 24,0 26,0 28,0 30,0
220 240 260 280 300
80 85 90 95 100
9,0 9,5 10,0 10,0 10,0
12,5 13,0 14,0 15,0 16,0
37,4 42,3 48,3 53,4 58,8
2691 3599 4824 6276 8028
245 300 371 448 535
Peso per metro kg 6,8 9,2 12,2 15,3 17,9 21,9 26,3
29,4 33,2 37,9 41,9 46,1
p
b X
l
x s
TRAVI STIRATE TIPO TNS (da 1 a 2) N.B. - Le misure indicate nella presente tabelle, dedotta dal catalogo generale dell'Iva, non sono impegnative. Dimensioni mm
Valori statici Peso rispetto asse x-x kg/m ex - cm lx - cm4 Wx - cm³ 0,878 0,581 0,380 0,268 1,28 0,718 0,863 0,484 1,77 0,853 1,72 0,802 2,33 0,99 3,09 1,23
20 25 30 35
b=h mm 20 25 30 35
s=t=r 3 3,5 4 4,5
r1 1,5 2 2 2,5
r2 1 1 1 1
Sezione cm² 1,12 1,64 2,26 2,96
40 45 50 60
40 45 50 60
5 5,5 6 7
2,5 3 3 3,5
1 1,5 1,5 2
3,77 4,66 5,67 7,94
2,96 3,66 4,45 6,23
1,12 1,26 1,39 1,66
5,16 8,05 12,1 24,4
1,79 2,48 3,35 5,62
70 80 90 100
70 80 90 100
8 9 10 11
4 4,5 5 5,5
2 2 2,5 3
10,6 13,6 17,1 20,9
8,32 10,7 13,4 16,4
1,93 2,2 2,47 2,74
44,5 74,9 118 179
8,78 12,9 18,1 24,6
Profilato
s ex
Dimensioni in mm Profilato
Psaao Momento Momento dei nodi d'inerzia d'inerzia P Jx Wx mm cm4 cm³ 471 384 48 612 850 85 754 1608 134 848 2744 196 942 4336 271 1036 6714 373 1131 9880 494
rp
x
b
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI PROFILATI METALLICI Profilo N.P.
Lato L
2
mm 20
2,5
25
3
30
3,5
35
4
40
4,5
45
5
50
5,5
55
6
60
6,5
65
7
70
7,5
75
8
80
9
90
10
100
11
110
12
120
13
130
14
140
15
150
Spessori Peso per m d p mm 3 4 3 4 4 6 4 6 4 6 8 5 7 9 5 7 9 6 8 10 6 8 10 11 7 9 11 7 9 11 8 10 12 8 10 12 9 11 13 10 12 14 10 12 14 11 13 15 12 14 16 13 15 17 14 16 18
Kg 0,88 1,14 1,12 1,45 1,78 2,57 2,10 3,04 2,42 3,52 4,55 3,38 4,60 5,76 3,77 5,15 6,47 4,95 6,46 7,90 5,42 7,09 8,69 9,41 68,3 86,2 103,4 7,38 9,34 11,23 9,03 11,07 13,11 9,66 11,85 14,05 12,17 14,68 17,11 15,10 17,80 20,60 16,60 19,70 22,80 19,90 23,30 26,60 23,60 27,20 30,90 27,50 31,40 35,30 31,60 35,90 40,10
A.P.I.C.E. S.r.l.
Sezione S cm² 1,12 1,45 1,42 1,85 2,27 3,27 2,67 3,87 3,08 4,48 5,80 4,30 5,86 7,34 4,80 6,56 8,24 6,31 8,23 10,07 6,91 9,03 11,07 11,99 8,70 10,98 13,17 9,40 11,90 14,30 11,50 14,10 16,70 12,30 15,10 17,90 15,50 18,70 21,80 19,20 22,70 26,20 21,20 25,10 29,00 25,40 29,70 33,90 30,00 34,70 39,30 35,00 40,00 45,00 40,30 45,70 51,00
cm 1,40 1,36 1,77 1,74 2,11 2,04 2,50 2,42 2,88 2,80 2,72 3,22 3,14 3,06 3,60 3,51 3,44 3,94 3,86 3,78 4,31 4,23 4,15
Momento d'inerzia e di resistenza Z rispetto all'asse MM jm Wm=Jm/z M cm4 cm³ 0,38 0,275 4,48 0,355 0,79 0,445 1,00 0,575 1,80 0,855 2,48 1,215 2,96 1,185 4,13 1,705 4,47 1,555 6,35 2,250 7,90 2,900 7,85 2,435 10,40 3,315 12,60 4,125 11,00 3,050 14,50 4,150 17,90 5,195 17,30 4,395 22,10 5,750 26,30 4,950 22,75 5,300 29,15 6,900 34,85 8,400
4,65 4,56 4,50 5,03 4,95 4,87 5,37 5,29 2,21 5,74 5,66 5,59 6,64 6,38 6,30 7,18 7,10 7,02 7,93 7,85 7,79 8,64 8,57 8,49 9,36 9,28 9,20 10,08 10,00 9,92 10,80 10,70 10,60
33,40 41,30 48,75 42,30 52,50 62,00 59,00 71,00 82,50 72,00 87,50 102,00 116,00 137,50 158,00 177,00 207,00 235,00 230,00 280,00 319,00 340,00 393,50 445,50 472,00 540,00 604,50 638,00 723,00 805,00 845,00 949,00 1051,50
Distanza del baricentro z
51a
d
ANGOLARI A LATI UGUALI PROFILO NORMALE
L
M L
7,200 9,050 10,850 8,400 10,600 12,700 10,950 13,450 15,850 12,550 15,450 18,200 17,950 21,550 25,050 24,650 29,150 33,500 30,100 35,700 40,950 39,400 46,050 52,500 50,500 58,000 65,500 63,500 72,500 81,000 78,500 88,500 99,000
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI PROFILATI METALLICI
Profilo N.P.
Lati
Spessori d mm 3 4
Peso per m P kg 1,11 1,45
Sezioni S cm² 1,42 1,85
Distanze degli assi barcentrici MM e NN z z' cm cm 2,01 1,51 1,97 1,46
Momento d'inerzia e di resistenza rispetto l'asse MM l'asse NN Jm Wm Jn Wn cm4 cm³ cm4 cm³ 0,45 0,30 1,25 0,62 0,56 0,38 1,60 0,81
l mm 20
L mm 30
3 4,5
30
45
4 5
2,25 2,77
2,87 3,53
3,02 2,98
2,26 2,22
2,05 2,46
0,91 1,11
5,77 6,99
1,91 2,35
4 6
40
60
5 7
3,76 5,14
4,79 6,55
4,05 3,96
3,03 2,95
6,20 8,00
20,5 2,71
17,30 23,00
4,27 5,81
5 7,5
50
75
7 9
6,54 8,24
8,33 10,50
5,03 4,94
3,76 16,40 3,68 20,20
4,36 5,49
46,00 57,10
9,20 11,60
6,5 10
65
100
9 11
11,15 13,42
14,20 17,10
6,69 6,60
4,91 46,60 4,83 55,30
9,37 11,40
140,00 167,00
21,10 25,30
8 12
80
120
10 12
14,99 17,80
19,10 22,70
8,08 8,00
6,05 97,90 5,98 115,00
16,20 19,20
276,00 323,00
34,40 40,40
10 15
100 150
12 14
22,53 26,06
28,70 33,20
10,11 10,03
7,58 232,00 7,50 263,00
30,60 35,20
649,00 644,00
64,00 74,10
Spessori d mm 3 4
Peso per m P kg 1,35 1,77
2 3
Profilo N.P. 2 4
Lati l mm 20
L mm 40
Sezioni S cm² 1,72 2,25
Distanze degli assi barcentrici MM e NN z z' cm cm 2,75 1,56 2,53 1,52
Momento d'inerzia e di resistenza rispetto l'asse MM l'asse NN Jm Wm Jn Wn cm4 cm³ cm4 cm³ 0,46 0,31 2,81 1,09 0,6 0,4 3,58 1,42
3 6
30
60
5 7
3,37 4,59
4,29 5,85
3,85 3,76
2,32 2,24
2,61 3,42
1,13 1,52
15,6 20,6
4,05 5,51
4 8
40
80
6 8
5,41 7,07
6,89 9,01
5,15 5,06
3,12 3,04
7,66 9,70
2,45 3,17
44,90 57,50
8,74 11,4
5 10
50
100
8 10
9,03 11,07
11,5 14,10
6,41 6,32
3,88 19,60 3,8 23,50
5,05 6,19
116,00 141,00
18,10 22,30
6,5 13
65
130
10 12
14,6 17,35
18,60 22,10
8,35 8,25
5,05 54,40 4,97 52,80
10,70 12,70
320,00 274,00
38,30 44,00
8 16
80
160
12 14
21,59 24,96
27,50 31,80
10,28 10,19
6,23 122,00 6,15 139,00
19,60 22,60
719,00 822,00
70,00 80,70
N Z' l M
M Z
L N
ANGOLARI A LATI DISUGUALI PROFILO NORMALE 1,5 L = 1 l
N Z' l M
M Z
L N
ANGOLARI A LATI DISUGUALI PROFILO NORMALE
A.P.I.C.E. S.r.l.
51b
L l
=
2 1
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI PROFILATI METALLICI B L
ANGOLARI A LATI UGUALI SPIGOLI VIVI L
Lati L mm 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60
3
3,5
4
0,64 0,87 1,11 1,35 1,58
0,73 1,00 1,27 1,56 1,82 2,11
0,82 1,13 1,44 1,76 2,07 2,38 2,70
l
Spessori S in mm 4,5 5 6 Peso in kg/m 1,25 1,60 1,95 2,3 2,65 3,01 3,37
1,38 1,76 2,16 2,55 2,94 3,33 3,44 4,15 4,54
2,07 2,55 3,02 3,46 3,95 4,28 4,9 5,39
7
8
9
2,46 4,00 4,56 5,14 5,70 6,25
4,53 5,15 5,78 6,40 7,04
6,44
ANGOLARI A LATI UGUALI SPIGOLI VIVI L
L 20 20 25 25 25 25 30 30 30 30 35 35 40 40 40 40 45 50 50 60
4 l 12 16 13 15 17 19 15 17 18 20 17 20 20 22 25 30 30 25 30 35
Spessori S in mm 5,5 6 Peso in kg/m
4,5
5
1,14 1,17 1,23
1,3 1,37
1,51
1,53 1,55 1,66 1,67
1,79 1,81
6,5
7
8
3,31
3,58
3,73 4,00
4,53
0,87 1,04 1,10 1,19 1,25
1,51
1,4
1,66
1,95 2,07
1,81
1,91
2,13
2,22 2,36
2,16 2,35 2,44 2,59
2,24
2,48
2,75
3,00
2,67 2,80 3,01 3,27
2,95
3,22
3,5
2,31
2,47 2,83 3,05
3,75 4,51
H 15 18 20 24 25 25 25 25 30 30 30 30 30 32 32 35 35 35 35 36 36 36 40 40 40 45 45 47 48 50
S H
S
FERRI A T SPIGOLI VIVI
B
Lati mm B 15 20 20 25 25 25 30 30 30 35 35 35
H 15 20 25 25 25 30 30 30 35 35 35 40
Spessori S mm 3 4 5 4,5 5 5 5 5,5 5,5 5,5 6 6
Peso kg/m 0,82 1,13 1,57 1,61 1,77 1,96 2,16 2,35 2,57 2,79 3,01 3,25
Lati mm B 40 40 40 45 45 50 55 60 60 70 80
A.P.I.C.E. S.r.l.
FERRI A Z SPIGOLI VIVI
B1
S
Lati mm
d
H
S
Dimensioni B 7 8 10 12 12 13 14 16 15 15 16 16,5 17 16 18 15 18 18,25 19 19 20 22 20 21 22 22 24 20 25 25
52a
Peso kg/m 0,60 0,82 1,01 1,26 1,41 1,53 1,61 1,59 2,02 1,96 1,92 1,99 2,00 2,16 2,33 2,18 2,59 2,51 2,50 2,73 2,83 2,97 2,97 3,05 3,16 3,95 3,62 3,02 4,45 4,50
FERRI A U H Tipo francese
H Dimensione Spessori Lato Base in S mm mm decimi 20 20 18 22 22 18 24 24 18 26 26 18 30 30 20 36 36 25 40 40 30
Spessori Peso S H mm kg/m 40 6 3,48 40 6,5 3,78 40 6 3,79 45 6,5 4,26 45 7 4,56 50 7 4,77 55 7 5,66 60 7 6,21 60 8 7,03 70 9 9,26 80 10 11,75
Spessore d Sezione mm cm² 3,5 0,77 4 1,04 3,5 1,30 4 1,60 4,5 1,80 4 1,94 5 2,05 4,5 2,02 5,5 2,58 5 2,50 5 2,45 5 2,53 5 2,55 5,5 2,72 5,5 2,97 5 2,70 5,5 3,22 5,5 3,20 5,5 3,19 6 3,48 6 3,60 6 3,75 5,5 3,79 6 3,90 6 4,02 7 4,68 6 4,62 5 3,85 7 5,67 7 6,74
B1 7 8 10 12 12 12 12 13 13 15 13 14 14 13 15 15 18 16 15 15 16 17 20 16 17 19 20 20 22 21
Peso kg/m 0,70 0,90 1,00 1,10 1,40 2,10 2,80
Manuale dell’Architetto
MATERIALI EDILIZI PROFILATI METALLICI TABELLA DELLE SEZIONI DEI FERRI TONDI Sezione Sezione per nnumero cm² 2 barre cm² 3 barre cm² 4 barre cm² 5 barre cm² 6 barre cm² 0,008 0,016 0,024 0,031 0,039 0,047 0,031 0,063 0,094 0,128 0,157 0,188 0,070 1,140 0,210 0,280 0,350 0,420 0,130 0,250 0,380 0,500 0,630 0,760 0,200 0,390 0,590 0,780 0,980 1,180
Diametro mm 1 2 3 4 5
Peso kg/m 0,006 0,025 0,055 0,099 0,154
6 7 8 9 10
0,222 0,302 0,395 0,499 0,617
0,28 0,38 0,50 0,64 0,79
0,56 0,77 1,00 1,27 1,57
0,85 1,15 1,51 1,91 2,36
1,13 1,54 2,01 2,54 3,14
1,41 1,92 2,51 3,18 3,93
1,70 2,31 3,01 3,82 4,71
2,26 3,08 4,02 5,08 6,28
2,82 3,84 5,02 6,36 7,85
11 12 13 14 15
0,746 0,888 1,042 1,208 1,387
0,95 1,13 1,33 1,54 1,76
1,90 2,26 2,65 3,08 3,53
2,85 3,39 3,95 4,62 5,30
3,80 4,52 5,31 6,16 7,07
4,75 5,65 6,64 7,70 8,80
5,70 6,79 7,96 9,24 10,60
7,60 9,05 10,62 12,32 14,14
9,50 11,31 13,27 15,39 17,67
16 17 18 19 20
1,578 1,782 1,998 2,226 2,466
2,01 2,27 2,54 2,84 3,14
4,02 4,54 5,09 5,67 6,28
6,03 6,81 7,63 8,51 9,42
8,04 9,08 10,18 11,34 12,57
10,05 11,35 12,72 14,18 15,70
12,06 13,62 15,26 17,02 18,84
16,08 18,16 20,36 22,68 25,14
20,11 22,70 25,45 28,38 31,42
22 24 25
2,984 3,551 3,853
3,80 4,52 4,91
7,60 9,05 9,82
11,40 13,57 14,73
15,21 18,10 19,63
19,01 22,62 24,54
22,81 27,14 29,45
30,41 36,19 39,27
38,01 45,24 49,09
26 28 30
4,168 4,834 5,549
5,31 6,16 7,07
10,62 12,31 14,14
15,93 18,47 21,21
21,24 24,63 28,27
26,55 30,78 35,34
31,86 36,94 42,41
42,47 49,26 56,55
53,1 61,58 70,68
32 34 35
6,313 7,127 7,553
8,04 9,08 9,62
16,08 18,16 19,24
24,13 27,24 28,86
32,17 36,32 38,48
40,21 45,40 48,11
48,26 54,48 57,73
64,34 72,63 76,97
80,42 90,79 96,21
36 38 40
7,99 8,903 9,865
10,18 11,34 12,56
20,36 22,68 25,13
30,54 34,02 37,70
40,74 45,36 50,26
50,90 56,70 62,83
61,07 68,04 75,04
81,43 90,73 100,53
101,79 113,41 125,66
A.P.I.C.E. S.r.l.
52b
8 barre cm² 10 barre cm² 0,063 0,079 0,250 0,310 0,560 0,700 1,000 1,260 1,570 1,960
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA BARICENTRI DI LINEE E SUPERFICI PIANE TRAPEZIO
SEGMENTO DI RETTA G A
A
°
B
E
B
C'
G°
G è il punto di mezzo °
C
B' α
F
D
α
G ° è sulla bisettrice dell’angolo al centro rc dal centro 0. alla distanza X ° = a Nota: Per la circonferenza X ° = 0,6366 r Per un quarto di circonferenza X ° Per un sesto di circonferenza X ° = 0,9549 r
PERIMETRO DEL TRIANGOLO
QUADRILATERO
b A a α
α
1
B
G°
3
G° c
4
c
Se A, B, C, sono i punti di mezzo dei lati a,b,c, G ° coincide col centro del cerchio inscritto nel triangolo A,B,C .
2rc X = ° 3a 4r X°= Nota: Per il semicerchio 3p Si applica la formula:
2
Si uniscono i baricentri dei due triangoli in cui il quadrilatero viene diviso da una delle sue diagonali, indi i baricentri dei due triangoli in cui viene diviso dall’altra diagonale. Il baricentro del quadrilatero è il punto d'intersezione delle due congiungenti.
Per il cerchio X ° = 0 baricentro coincidente con il centro del cerchio)
PERIMETRO DEL PARALLELOGRAMMO
PARALLELOGRAMMO α
G ° è il punto d'intersezione delle diagonali
α
G° 2 R – r sen α = 38,1972 2 2 3 R – r arc α 2 2 4 R –r Semi anello: X ° = 2 2 π R – r 3
G ° è il punto d'intersezione delle diagonali
A.P.I.C.E. S.r.l.
X°=
53
2
2
2
2
R –r 2 2 R –r
sen α α
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA MOMENTI DI INERZIA E MOMENTI RESISTENTI
E
I
distanza dal'l'asse neutro della fibra più distante'
Momento d'inerzia
BH³ = 12
H E
H 2
E= I E
Momento di resistenza
Area della sezione
BH² = 0,167 B H² 12
BH
5 E
B (H² – h²) = 12
5
B (H – h) E
= 0,167 B (H²–h²) H
= 0,0833 B(H²–h²) B
3 4 R = 16
= 0,5413 R
R
B (H²– h²) = 6H
H 2
E= I E
A
Momento di resistenza
Area della sezione
3 R4= 16
2,598 R²
E
B
h H
distanza dal'l'asse neutro della fibra più distante'
Momento d'inerzia
= 0,0833 B(H²–h²)
E
E
I
A
5
R
= 0,5413 R
4
3 4 R = 16
= 0,5413 R
3 2
R4 =
= 0,866 R
4
4
5 R = 8
2,598 R²
= 0,625 R³
B
B E
B³ = 0,167 B³ 6
B 2
B = 12 4
B²
E
6B²+6Bb+b² 1 . 3B + 2b 6B²+6Bb+B² H² H H² 12 (3B + 2b) 3 2B + b 36 (2B + b)
H
= 0,0833 B 4 b/2
B B
B
b
E
B
12
2
= 0,0833 B4
b
2
B
B4 = 12
E
B4– b4 = 12
B³ =
D E
B 4– b4 = 6B
R
B–b = 0,0833 B 4
= 0,0833 (B – b) 4
b/2
R
B²
= 0,118 B³
B 2 4
4
B² – b²
E
B
B
B4– b4 = 12
b b
2
B
12
2
H
E'
BH³ = 36 = 0,0278 BH²
B² – b²
E
r
d
D
π (D4– d4) = 4 = 0,0491 (D4– d4 )
H
= 0,0416 BH²
E' =
1 3
H
W'= BH² = 12
H
BH 2
E
B
I= h
H
E=
E b
B
B
b/2 B/2
b/2 B/2
h
H
b
b/2
b/2 b
h'
E'
B H³ – b h³ 12
E=
A.P.I.C.E. S.r.l.
B
B
54
)R =
π D² 4
R= D 2
π (R 2– r 4) = 4R = 0,7854 (R4– r4) R π (D4– d4) = 32 D = 0,098 (D 4– d4) 32 D
π (R² – r²)
E = 0,5756 R
W = 0,1908 R³
π R² = 1,5707 R² 2
= 0,0491 R 4
E' = 0,4244 R
W' = 0,2587 R³
π D² = 0,3926 D² 8
H 2
π = B H³ = 32
π = B H³ = 64
= 0,098 B H²
π BH= 4 = 0,7854 B H
H
= 0,0833 (B H² – b h²)
BH–bh = 0,167
B H³ – b h³ H
= 0,0833 (B H² – b h²)
H 2 B H³ – b h³ 6H
BH–bh
= 0,167
B H³ – b h³ H
I=
B [E'³ – (E' – h)²] + b [E³ + (E' – h)²] 3
E'=
B h² + b h' (H + h) 2 (B h + b h')
h B
π R² =
4
8 9π
H 2
I=
b/2
E
B H³ – b h³ 12
B H³ – b h³ 6H
W=
b b/2
( π8 –
= 0,0491 B H²
W=
E b
π R4 π D³ = 4 32
B
= 0,0833 BH²
B
b
R
W = BH² = 24
2 3
R= D 2
π (R4– r 4) = 4 = 0,7854 (R4– r4)
E'
B4 – b4 B
E=
B B
B4 – b4 B
= 0,118
4 = 0,0833 (B4– b)
E
.
π R4 = 0,7854 R 4 4 π D4 = 0,0491 D4 64
B
E
( B + b2 ) H
W = H – E'
W= I E'
B H – b h'
W= I E
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLLECITAZIONI SEMPLICI E COMPOSTE TRAZIONE O PRESSIONE SEMPLICE P
2) Sezione rettangolare
Mt
~∆ l
l
σ
σ
(nel punto medio del lato più lungo b )
Deformazione ∆ l = Pl
EA
P
Mt (3 + 1,8 a ) b ba²
τ max =
Sollecitazione •σ = P A
~∆ l
A
A
b
• Nel caso di pressione, la formula è utilizzabile agli effetti della stabilità solo per pilastri corti. Altrimenti, chiamando snellezza il rapporto λ = l ° fra la lunghezza libera d’inflessione
a
ρ
I° ed il raggio d’inerzia minimo della sezione ed essendo: l°
l 2l l/2
FLESSIONE E PRESSIONE b
per pilastro incernierato agli estremi per pilastro incastrato ad un estremo e libero all’altro per pilastro incastrato ai due estremi
si deve considerare nel calcolo della sezione la tensione critica, σcr, le cui espressioni, per le diverse categorie di materiale e di snellezza, sono (Tetmajer):
σ sup N e
h
σ = N (1 ± N ) bh bh sup inf
b) materiale non resistente a trazione.
σ inf
λ < 105
σ cr = 3100 - 11,4 λ
kg/cm²
λ > 105
σ cr = 212000000/ λ²
kg/cm²
1) Se e
λ < 90
σ cr = 3350 - 6,2 λ
kg/cm²
1) Se e
Acciaio:
λ > 90
σ cr = 212000000/ λ²
kg/cm²
Ghisa:
λ < 80
σ cr = 7760 - 120 λ+ 0,53 λ²
kg/cm²
λ > 80
σ cr = 9900000/ λ²
kg/cm²
λ < 100
σ cr = 293 - 1,94 λ
kg/cm²
λ > 100
σ cr = 9900000/ λ²
kg/cm²
Ferro omogeneo:
10 < 10 <
Legnami:
I suddetti valori della tensione critica vanno introdotti nel calcolo riducendoli mediante un coefficientne di sicurezza variabile 2÷4 per i metalli ad 8÷10 per i legnami.
≤ h/6 vale la formula precedente > h/6 σ = N (1 ± N ) sup
inf
X
FLESSIONE E TAGLIO
σ = N y I sup
inf
a) Sezione qualunque
τ
σ sup
sez. x-x
I
y2
S = momento statico rispetto all'asse baricentro della parte di sezione al di sopra (o al di sotto) dell'asse stesso.
σ sup
τ max d
A.P.I.C.E. S.r.l.
dove G è il modulo di elasticità trasversale del materiale
55
σ = – σ = 6M bh² τ = 1,5 T sup
y1
32 l π d4
= TS Ib
dove I = momento d'inerzia baricentro della zezione
σ inf b b) Sezione rettangolare
inf
max
bh
h
rotazione della sezione terminale rispetto a quella fissa di base ø = Mt G
max
y1
TORSIONE SEMPLICE
16 Mt τ max = π d²
2
sez. generica
x
σinf = My 2 I
1
σ = N y I
TM
σsup = My 1 I
1) Sezione circolare
bh
bh
σ =0
FLESSIONE SEMPLICE
Mt
Sezione rettangolare a) materiale resistente a trazione. Centro di pressione su un asse di simmestria.
Rotazione relativa di due sezioni distanti l
b
σ inf
l
ø = ∫ M dl 0
x
El
Equazione differenziale della linea elastica
y
d² y dx²
M
= – El
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA FORMULE PER IL CALCOLO DELLE TRAVI SEMPLICI Schema
Momenti flettenti (M)
Sforzi di taglio (T)
Schema
Momenti flettenti (M)
P B
A
M A= – Pl
M B= –
TB= P
l
M B= –
B
A
1 1 pl² pl² ~ M max = 15 5 33,5 B ( per x = l ~ 0,447 l ) 5
x l
pl² 2
TB= pl
M B= –
l p p
A
P
a
b
c
l
A
Pab M C= l
B
M max =
p B
l
B
x
M max =
B
l
( per x =
Pb
Pa
r=
l pB – pA l P
a
b
B l a
b
p A
x
9 3 l 3
1
~
Pa
15,6
pl²
TB=
l pB – pA r= l k= pA / p B P
A
c
l
+
b B
p A
B l
B l λ=a/l
1 + 2TA r p² A
)]
M C = TA . a M B = – 1 pl² 8 9 pl² M max = 128 3 (per x = l) 8 pa² M B= – (2 – λ²) 8 T²A M max = 2p T (per x = pA )
A.P.I.C.E. S.r.l.
p x
A
B
l
A
x
l
T B = P λ (3 – λ²) 2 TA = P – TB
p A
TB =
TA=
3 pl 8
TB=
5 pl 8
pa λ (6 – λ²) 8 TA= p a – TB
56
4 pl 10
TA=
11 pl 64
TB=
21 pl 64
B
l
TA=
pB l (11 k + 4) 40
TB=
pB l (9 k + 16) 40
TA=
P b² (l + 2a) l²
TB=
P a² (l + 2b) l³
1 pl² 12
p a² 12
TA=
pl 2
(6 – 8 λ + 3λ² )
p a²
pa (2 – 2 λ² + 3λ² ) λ (4 – 3 λ ) TA= 2
12 T² M max= – A + M A 2p TA ) (per x = 2p 1 M A= – pl² 30
TB=
pa ² λ (2 – λ ) 2
TA=
3 pl 20
TB=
7 pl 20
M A = M B = – 5 pl² 96
TA=
pl 4
1 pl² M max= – 32
TB= –
pl 4
1 M B= – pl² 30 p pl² Mmax= – (6 0,3–2)~ 1 pl² 60 46.6 B (per x = l 0,3= 0,548 l)
l (2p B + p A) 6
TB=
TB=
1 M max= – pl² 24
M B= –
l (2p A + p B) 6
( – 1+
1 pl 10
)]
M A = – P a b² l² P b a² M B= – l² M max = M C = 2Pa² b² l²
MA= –
λ=a/l TA=
1 + 2TAr p² A
M A= –
1 pl 3
pl TA= 4
11 11 ~ 1 pl² pl² M max = 768 21,1
p B l² (7 k + 8) 120 p A x² r – x³ M max = TA X – 2 6 pA (per x = – 1 + ( r
x
Pb 2
1 TA= pl 6
~ 0,577 l )
[per x = prA
B
l λ=a/l
x
pl²
pa M B= – (1 – λ²) 2
p A
Pa l
5 pl² 64
M B= –
Pb
TA= pa–TB
p M max = TA x – A x² – r x² r 6
+
c
A
TB=
pa² TB= 2l
1 pl² M max = 12
B
l
x
Pb l
TA=
( per x = 11 l ~ 0,415 l ) 8
a p
A
TA=
TA=
(per x = TpA )
l
x
1 pl² 8
T² M max = A 2P
p A
l
a
a A
B
x
B
l
A
A
pl TB= 2
1 pl² M B= – 6
1 pl² 15
p
A
p
Sforzi di taglio (T)
pBl² (2 + 3 k ) 60 pBl² Pb pB l M B= – (2k + 3 ) (3 + 7 k) TA= 60 20 p B x² B M = M +T x x² r – A A – max 2 6 pA pBl (per x = –1 + ( (7 + 3 k) TB= r 20 1 + 2TA r )] + p² A M A= –
Pa A
x r=
l pB – pA l
k= pA / p B
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA FORMULE PER IL CALCOLO DELLE TRAVI CONTINUE M = MOMENTI FLETTENTI
R = REAZIONE D'APPOGGIO
Schema
Formule MB = –
Formule
Schema
1 pl² 8
1 pl² 8,55 1 pl² MC= – 30,3 MB = –
max M AB = 1 pl²(alla distanza 0,375 l da A) 14,3 max
RA =R C = 0,375 pl
p A
B
ι
C
ι
p A
MB = –
B
ι
RB = 1,25 pl
ι
C
D
ι
A
B
ι
R A =0,438 pl
C
ι
p A
ι
B
ι
C
ι
D
ι
E
R C=– 0,063 pl
M
M
p A
max AB =
ι
B
ι
C
ι
D
R D= – 0,033 pl
max M AB = 1 pl²(alla distanza 0,393 l da A) 13 max M BC = 1 pl²(alla distanza 0,536 l da A) 27,5 R A=R E = 0,393 pl R B =R D= 1,143 pl
MB =M D = – 1 pl² 27,8 MC =– 1 pl² 9,35
1 pl² 10
1 pl² (in mezzeria) 40
=
R B = 1,200 pl
R C= 0,929 pl
1 pl²(alla distanza 0,400 l da A) 12,5
max BC
R C= – 0,450 pl
MC = – 1 pl² 14,1
R B =0,625 pl
MB = M C –
R A = 0,383 pl
MB = M D = – 1 pl² 9,34
1 pl² 16
max M AB = 1 pl²(alla distanza 0,438 l da A) 10,4
p
M AB = 1 pl²(alla distanza 0,383 l da A) 13,65 max M BC = 1 pl²(alla distanza 0,583 l da A) 18,08
R A = R D = 0,400 pl
max M AB = 1 pl² (alla distanza 0,429 l da A) 17,8
p A
ι B
ι
C
ι
D
R A=R E = 0,036 pl
ι E
R B =R D= 0,465 pl
R B = R C = 1,100 pl
R C= 1,143 pl M B = – 1 pl² 8,26
MB =M C – M BC = – 1 pl² 20 M
1 pl²(alla distanza 0,450 l da A) 9,9
p
p A
max AB =
ι
B
ι C
ι
R A = R D = 0,450 pl
D
MC =– 1 pl² 55,6
M D =– 1 pl² 17,2 1 pl² (alla distanza 0,380 l da A) 13,9 max M BC = 1 pl²(alla distanza 0,603 l da A) 16,4 max M DE = 1 pl²(alla distanza 0,422 l da A) 10,3 R D= – 0,598 pl R A = 0,380 pl R = – 0,442 pl max M AB =
p
p A
ι B
ι
C
ι
D
ι E
R B = R C = 0,550 pl
E
R B = 1,223 pl MB = M C –
M p A
ι
B
ι
C
ι
D
max BC
=
1 pl² 20
1 pl² (in mezzeria) 13,3
R A = R D = 0,050 pl R B = R C = 0,550 pl
A.P.I.C.E. S.r.l.
57
p A
p ι
B
ι
C
ι
D
ι
E
R C= – 0,357 pl
MB =M D = – 1 pl² 18,5 MC =– 1 pl² 27,8 max M AB = 1 pl² (alla distanza 0,446 l da A) 10 max M CD= 1 pl²(alla distanza 0,482 l da A) 12,4 R D= 0,572 pl R A = 0,446 pl R E = – 0,054 pl R C= 0,464 pl R B = 0,572 pl
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA FORMULE PER IL CALCOLO DEGLI ARCHI ARCO A 3 CERNIERE Schema P b C
a Ya x
F
Formule yA=
Yb x
yB=
Pa l
x = Pa (valida per a < l ) l 2
B
A
Pb l
ARCO A 2 CERNIERE N.B. - Le formule contrassegnate con asterisco sono valide solo per l'arco a forma parabolica con I cosϕ = cost =°I ϕ( = inclinazione della tangente sull'orizzontale). Per gli archi ribassati tale ipotesi coincide praticamente con della sezione costante. Non si tiene conto dell'accorciamento della fibra media. Schema Formule P a b C
Ya
l C
h
F
y
F
Xa
y=
B
A
Fh l
α
Xb B
y
x B=
Fh 2f
xA= F - x B
yA=
F
3 pl 8
yB=
1 pl 8
x=
α
Ya
pl² 16f
x
x
y=
pl 2
x=
pl² 8f
x
x
x= B
pl² 16 f *
Mc=
p
y
C
y F
x
x= pl² * 8f
y x
M c= 0 *
Xb
y
B l
xA=
3 qf 4
xB=
Y2
q
qf² y= 2l
C F
1 qf 4
Xa
y
58
y = qf² 2l
y
x B= 2 q f * 7
xA= 5 q f * 7
Xb B
A
ARCO INCASTRATO N.B. - Le formule contrassegnate con asterisco sono valide solo per l'arco a p forma parabolica con I cosϕ = cost =°I ϕ( = inclinazione della tangente Y2 sull'orizzontale). Per gli archi ribassati tale ipotesi coincide praticamente con della sezione costante. Non si tiene conto dell'accorciamento della fibra Ya media. Schema Formule x 15 Pa A x= α β² * Ma P 4 f a b Pa M A= – β ² (5 β – 3) * 2 C p Pb Ya Yb M B= – α² (5α – 3) * 2 F x x y yA= P β – M A – M B yB= P – yA A B l Mb Ma x l M c=M B+ 1 yBl – xf (valida per a < l ) 2 β α A 2 M xA= F β(1+α –14 α²+36 α³– α4 )* a C b xA=F – xA q h F y M A= –2Ffα β²(3 – 9β +8 β² )* F Xa Xb M B= –2Ff α β²(3 – 9α + 8 α² )* A B y = Fh M A – M B Xa A Mb y Ma l Ma y yl x l M c= – B f + MB β α 2
A.P.I.C.E. S.r.l.
pl² 16 *
y = pl 2
l
C F
Xa A
y B= 1 pl 8
Yb
l
l q
β
C
y
F
M c = Ph – xB f 2
xB= F - xA
yA= 3 pl 8
F
A
C
y
l
p
l
p
xA= F β (2-3α+2 α²+12α³ - 8α4 ) * 2 B
Y2
x
y = Fh l
y
Xb
h
Yb B
A
F
Xa A y
p
x
β
C b
F
l
C
l
yB= P α
Pl x= 5 αβ f 8 M c= Pa – xf (valida per a < l ) 2 2
x
a
A
Ya
F
x
yA= P β
Yb
M c = – 1 q f² * 28
l
x= pl² * 16 f C F
x B
l
F
x= pl² * 8f
M=O*
y= pl 2
MC = O *
y x B
l C F
M B= + 1 p l² * 64 yB= 3 pl 32
MC = O *
Mb
C
l
M A= – 1 p l² * 64 yA= 13 pl 32
Yb
y Xb
M x A = 11 q f * 14
M A= – 51 q f² * 280 B Mb M 3 C= – q f² * 140
x B= 3 q f * 14 M B = 19 q f² * 280 x = q f² 4l
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA FORMULE PER IL CALCOLO DI TELAI E PIASTRE TELAIO INCASTRATO
TELAIO CON CERNIERE AL PIEDE
Formule
Schema P
a
b
C
Ιι
S
3 Pab V A = Pb x= ι 2 hι (2K+3)
D
ιh
h
x
VA
F
D Ιι
S y
h
Ιh
XA
XB
V
V
ι ² φ = 3+3K-K η 3+2K
Ι K= ι Ιh
M C = Fy (2– φ ) 2
B
η= y n
Ιι
C
x
V ι
Ι n K= Ι ι . ι h q
C
h
y XA
M C= Vl V XB
V
A
ιy α
ιx β
α
β
γ
δ
MA
A
ι
Ιι XA
y
MA
V=
V = pl 2 ² M A = pl 12(k+2)
x=
Ιh
h XB
A
B
MB
ι k = Ιι . h Ιh ι
=
pl ² 4h(k+2) ² M C = pl = 6(k+2)
2MA
M max = pl ² . 3k+2 24 k+2
X B = qh . 2k+3 ; 8 k+2
D
C
X B = qh X A
ι k = Ιι . h Ιh ι
x
3Fh η . K ι 6k+1
M S =M A+XA y
ι
A
q
(per y = xA ) q
p C
x
) )
M A =M C + XB h – F y M M X h B = D+ B
MB
η= y h
Ιι
M =M – xh M = M B – xh M S MC +V A C D A =
( (
Ιh
MA
M D= X B h
XBh
M max = x² A 2q
B
B
I V Ι K= ι . h Ιh ι
M B = Pab . 5K–1+2 β (K+2) 2ι (K+2) (6K+1) VA Pb + MB – M A VB = P –A V = ι 2ι
X B = F . η² [ 3(K+1) – η (2K+1) ] 2 K+2 X A= F – XB M C = Fh k η² 1-η – 3 K+2 1+6k 2 M D Fh k η² 1-η + 3 = 2 K+2 1+6k
h
A
h
TABELLA PER IL CALCOLO DELLE PIASTRE RETTANGOLARI APPOGGIATE O INCASTRATE AL CONTORNO
ρ= ιy ιx
Ιh
y
4(3+2k)
V = q h² 2l X A qh . 11k+18 = 8 2k+3
Ιι
Ιh
F
V
D
β = a/ι
D
C
² M max = pl . 1+2k 3+2k 8
V
Ιι h . Ιh ι
MB
Ιι
pl²
M C= x
B VB
² 1 x = pl . 4 h 3+2k
V = pl 2
Ιh
h
K=
x
C
MA
M S = XA y
p C
M D= – Fy φ 2
D
Ιι
x A VA
MA
V = Fy ι XB = F η φ XA = F – XB 2
x = 3 . Pab 2 h ι (K+2) M A Pab . 5K–1+2 α (K+2) = 2ι (K+2) (6K+1)
ιh
h
α=a/ι
a
C
b S
M S = PA + M C = Pab . 4K+3 2K+3 2ι
B
VB
ι Ι K= ι .h Ιh ι
VB= Pa ι
Formule
P
a C
3 Pab 2 h (2K+3)
M C = M D = – x h= – x
A
Schema
X A = qh X B ;
(
V = qh² . K ; M B = qh² 5k+9 k+2 24 6k+1 l 12k ; M A=M B + Vl ql² 6k+1 2
)
M C = M B +Vl X B h ; M D=M B X B h M max = x² A +M A 2q
(per y =
xA q )
PIASTRE CIRCOLARI UNIFORMEMENTE CARICATE incastrate al contorno
appoggiate al contorno
M x =α ρ l² x M y = β ρ l² x µ x =– γ ρl² x µ y = – δ ρl²x M x=mom. flett. in mezzeria parallelamente al lato lx
∞
A.P.I.C.E. S.r.l.
M y =mom. flett. in mezzeria parallelamente al lato ly µx = mom. d'incastro parallelamente al lato lx µ y mom. d'incastro = parallelamente al lato ly ρ = carico riparato
59
R
R Mi M m= ρR² 16
M i = ρR² 8
Mm
Mm
M m = 3 ρR² ρ=carico ripartito 16
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA CALCOLO GRAFICO DELLE CAPRIATE P P
P 5
P P P
6
4
1
σ
4'
2
P
7
3
Cremoniamo per una capriata Polonceau composta soggetta a carichi uguali e verticali applicati ai nodi superiori.
P
6'
r
P
8 9
2'
3'
7'
A
8'
L
2-3 2 RA
I. -Si fissano una scala delle lunghezze, una scala dlle forze ed un versa orario per le rotazioni; si disegna lo schema del sistema articolota (fig. A) e si determinano le reazioni RA e RB entrambe uguali, in questo caso particolare, alla metà del carico totale.II. -Si traccia il poligono delle forze esterne, girando intorno al sistema in verso orario (fig. B).
3-4
3'-7' 5-4' a 2-2
1
RB
fig. A
RA
1-2
B
2-1 1-2 3-2'
4'-3'
3'-2'
3
4-5 4 7'-3' 2'-1' 0
C 2'-3'
5
3'-3
2-3' 2-2' b
3-2 4-3 d 3-4 4-4 4'-5 4-4
3-3' 3'-4' 4'-3 4-3 f
5-4
fig. B Cremoniamo per una capriata inglese soggetta a carichi concentrati applicati nei nodi superiori rinforzati da carichi verticali, peso proprio e sovraccarico della neve e delle pressioni del vento agente sulla falda sinistra.
6 RB 7 8 9
III. -Si traccia il poligono delle forze relativo a ciascun nodo, cominciando da un nodo ove concorrano due sole aste, girando sempre intorno al nodo in verso orario passando dal primo nodo a quello nel quale concorrano due sole aste i cui sforzi siano incogniti, ricorrendo, qualora in un nodo concorrano più di due aste i cui sforzi siano incogniti, al metodo del Ritter, e cioè: 1) dal punto 1 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 1-2 fino ad intersecare nel punto a la parallela all'asta 1-2' condotta per il punto 0: 2) dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 2-3 fino ad intersecare nel punto b la parallela all'asta 2-2' condotta per il punto a: 3) dal punto b, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 2'-3 fino ad intersecare nel punto c la parallela all'asta 2'-3' condotta per il punto 0: 4) si calcola lo sforzo s nell'asta 3'-7' mediante la sezione s di Ritter: s -Ms/r, ove r è la distanza del punto 5 dall'asta 3'-7' e
A.P.I.C.E. S.r.l.
60a
Ms -3,5 PI/2—P3/81— P 2/8 1—P 1/8 1 -Pl e ;I momento delle forze a sinistra di s rispetto al punto 5, polo dell'asta 3'-7': 5) dal punto O del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 3'-7' e su di essa si riporta un segmentoo-g uguale allo sforzo s: dal punto g si traccia la parallela all'asta 3'-4' fino ad intersecare nel punto f la parallela all'asta 3'-3condotta dal punto c: 6) dal punto 3 del poligono delle forze si traccia la parallela all’asta 3-4 fino ad intersecarenel punto d la parallela all’ asta 3-4’ condotta per il punto f7) dal punto 4 del Poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 4-5 fino ad intersecare nel punto e la parallela all'asta 4-4' condotta per il punto d: 8) dal punto e, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 4'-5 fino ad intersecare nel punto g la parallela all'asta 4'-3' condotta per il punto g. Essendo la struttura simmetrica e simmetricamente caricata, la costruzione del cremoniano si limita alle operazionide-
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA CALCOLO GRAFICO DELLE CAPRIATE P P
P 5
P P P
6
4 3 4'
2
1
P
7
σ
Cremoniamo per una capriata Polonceau composta soggetta a carichi uguali e verticali applicati ai nodi superiori.
P
6'
r
P
8 9
2'
3'
7'
A RA
8'
1-2
B
L
1
RB
fig. A
2-3 2 RA
I. -Si fissano una scala delle lunghezze, una scala dlle forze ed un versa orario per le rotazioni; si disegna lo schema del sistema articolota (fig. A) e si determinano le reazioni RA e RB entrambe uguali, in questo caso particolare, alla metà del carico totale.II. -Si traccia il poligono delle forze esterne, girando intorno al sistema in verso orario (fig. B).
3-4
3'-7' 5-4' 2-1 1-2 a 3-2' 2-2
4'-3'
3'-2'
3
4-5 4 7'-3' 2'-1' 0
C 2'-3'
5
3'-3
2-3' 2-2' b
3-2 4-3 d 3-4 4-4 4'-5 4-4
3-3' 3'-4' 4'-3 f 4-3
5-4
fig. B Cremoniamo per una capriata inglese soggetta a carichi concentrati applicati nei nodi superiori rinforzati da carichi verticali, peso proprio e sovraccarico della neve e delle pressioni del vento agente sulla falda sinistra.
6 RB 7 8 9
III. -Si traccia il poligono delle forze relativo a ciascun nodo, cominciando da un nodo ove concorrano due sole aste, girando sempre intorno al nodo in verso orario passando dal primo nodo a quello nel quale concorrano due sole aste i cui sforzi siano incogniti, ricorrendo, qualora in un nodo concorrano più di due aste i cui sforzi siano incogniti, al metodo del Ritter, e cioè: 1) dal punto 1 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 1-2 fino ad intersecare nel punto a la parallela all'asta 1-2' condotta per il punto 0: 2) dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 2-3 fino ad intersecare nel punto b la parallela all'asta 2-2' condotta per il punto a: 3) dal punto b, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 2'-3 fino ad intersecare nel punto c la parallela all'asta 2'-3' condotta per il punto 0: 4) si calcola lo sforzo s nell'asta 3'-7' mediante la sezione s di Ritter: s -Ms/r, ove r è la distanza del punto 5 dall'asta 3'-7' e Ms -3,5 PI/2—P3/81— P 2/8 1—P 1/8 1 -Pl e ;I momento
A.P.I.C.E. S.r.l.
60a
delle forze a sinistra di s rispetto al punto 5, polo dell'asta 3'-7': 5) dal punto O del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 3'-7' e su di essa si riporta un segmentoo-g uguale allo sforzo s: dal punto g si traccia la parallela all'asta 3'-4' fino ad intersecare nel punto f la parallela all'asta 3'-3condotta dal punto c: 6) dal punto 3 del poligono delle forze si traccia la parallela all’asta 3-4 fino ad intersecarenel punto d la parallela all’ asta 3-4’ condotta per il punto f7) dal punto 4 del Poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 4-5 fino ad intersecare nel punto e la parallela all'asta 4-4' condotta per il punto d: 8) dal punto e, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 4'-5 fino ad intersecare nel punto g la parallela all'asta 4'-3' condotta per il punto g. Essendo la struttura simmetrica e simmetricamente caricata, la costruzione del cremoniano si limita alle operazionidescritte, relative alla sola parte sinistra della capriata.
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA CALCOLO GRAFICO DELLE CAPRIATE 1. -Si fissano una scala delle lunghezze una scala delle forze ed un verso orario per le rotazioni e si disegna lo schema del sistema articolato (fig. A'). II. -Si determinano le reazioni RA e RB: 1) si traccia il poligono delle forze applicate, girando intorno al sistema in senso orario (fig. B'): 2) si connettono le forze con un poligono funicolare passante per il punto A (fig. A') relativo ad un polo H arbitrariamente scelto e si determina il punto M, intersezione dell'ultimo lato dei poligono funicolare e della normale all'appoggio B e il punto N, intersezione del primo e del l'ultimo lato del poligono funicolare punto per il quale passa la linea di azione della risultante 0-9 delle forze applicate;3) si congiunge A con M e si traccia per il polo H la parallela alla A-M fino ad intersecare nel punto 10 la parallela alla perpendicolare all’appoggio B condotta per l’estremo 9 del poligono delle forze : il segmento orientato 910 rappresenta la regione Rb; 4) si congiunge il punto 10 con il punto 0: il segmento orientato 10-0 rappresenta la reazione RA.
R P5
N P4
P6 5
P3 4
P2
P7
6
3
P1
P8
7 8
2
1
14
13
12
11
P9
10
9
A
B
RA
M RB 0
fig. A'
1
1-2
2
RA
2-3 6-5 12-6 11-7 7-6 5-12 10-8 8-7 6-12 8-10 11-6 H 10-9 9-8 11-1012-11 2-1 13-12 g e 1-14 c 14-13 a 3-4 13-3 4-13 14-2 12-4 2-14 b 1-2 13-4 14-3 3-13 d 1-3
3 3-4 10-11 11-12 9-10 12-13 13-14 14-1 4-5
4 10
5-6
5
6-7 6
5-4 12-6
13-4
RB
7-8
7
Fig. B' 8-9 8 9
-Si traccia il poligono delle forze relative a ciascunnodo, cominciando da un nodo ove concorrano due sole aste, girando sempre attorno al nodo in verso orario, passando dal primo nodo a quello nel quale concorrano due sole aste i cui sforzi siano incogniti: . 1) dal punto 1 del poligono delle forze si traccia laparallela alla asta 1-2 fino ad intersecare nel punto a laparallela all'asta 1-14 condotta per il punto 10; 2) dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela alla asta 2-3 fino ad intersecare nel punto b la parallela all'asta 2-14 condotta per il punto a;
A.P.I.C.E. S.r.l.
60b
3) dal punto b, precedentemente trovato, si traccia la parallela all’asta 14-3 fino ad intersecare nel punto c laparallela all’asta 14-13 condotta per il punto 10.Analogicamente si procede per gli altri nodi che è beneconsiderare nel seguente ordine: 1,2,14,3,13,4,5,12,6,11,7,10,8,9; il poligono delle forze relativo all’ultimo nodo rimane implicitamentetracciato, mentre il tracciamento del poligono delle forzerelativo al penultimo nodo dà modo di controllarel’esatezza del calcolo grafico.
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA VERIFICA DI STABILITA’ DI VOLTE E CUPOLE
P"2
P"3
P"1
P"4
P"5
h' h
P'1
P'2 P'3 P'4 R P'5
Q
r
H1
H
S α
2
P4
P5
P3
P2 cn bn
H1a1 D'1 H2a2 c1R1 P 1 D'2 R2 D1 H3a3 b2 P2 D'3 D2 R3 H4a4 c3 D3 R4 b4 P
an D'4
P1 dn 0 05 01 02 01= 04
C
1
D
2
R2
3
R3
4
R4
3
H5a5
D4
A P B b5 C5 4
R1
R5 Q"5 Q" 4 Q5
Q"3
Q4
Q3
P5 Q'5
Q'4
Q'3
A.P.I.C.E. S.r.l.
Q"2 Q2 Q'
2
Q1
Q"1
Q'1
61a
5
VERIFICA DI STABILITÀ DI UNA VOLTA SIMMETRICA E SIMMETRICAMENTE CARICARICATA Si esegue il disegno della sezione di mezza volta e della relativa struttura sovrastante; si determina, se la semivolta comprende un angolo a α/2 60°, il giunto al rene ossia il giunto inclinato di 60° sulla verticale: si rendono le aree omogenee rispetto alla densità γ della volta; si divide il tratto di volta limitato dalla sezione di chiave e dalla sezione al rene in un numero n di conci ideali e si innalzano le verticali per i punti di divisione all'estradosso; quindi si riducono le altezze h su tali verticali del rapporto tra la densità γi di ogni materiale della struttura sovrastante e la densità γ ° della volta; h'=Hγi/γ °. Calcolati i pesi Pi di ogni tronco e i pesi P”i del relativo solido omogeneo sovrastante,considerando 1 metro in profondità, ed applicati ai rispettivi baricentri, se ne determinano le singole risultanti Pi, le cui linee di azione pi possono ottenersi graficamente. Tracciato il poligono 0,1.2,..,5 di dette forze Pi si costruisce un poligono funicolare ausiliario relativo ad un polo H arbitrariamente scelto e si determina, nella intersezione del primo ed ultimo suo lato, il punto di applicazione del pesa totale R della ½ volta e relativa struttura sovrastante. Dall'estremo superiore Co del terzo medio della sezione in chiave, si traccia una retta qorizzontale, retta di applicazione della spinta Q; essa interseca la retta r di applicazione dei peso totale R nel punto G; congiungendo il punto G; con l'estremo inferiore Ci del terzo medio della sezione al rene, si ottiene la retta s di applicazione della risultante S. Dal punto 0 del poligono delle forze si traccia una retta parallela alla spinta Q, che èintersecata dalla parallela alla risultante S condotta per il punto 5, estremo del poligono delle forze, in un punto H1; esso determina nel segmento OH1 la intensità della spinta Q della semivolta di destra sulla semivolta di sinistra e nel segmento 5-H1 l'intensità della risultante S. Il poligono funicolare relativo al polo H, rappresenta il «poligono delle successive risultanti»; ciascuna di queste interseca il relativo giunto nel «centro di pressione»: il luogo dei centri di pressione costituisce la «curva delle pressioni» che deve risultare tutta compresa tra le linee di nocciolo della sezione verticale della semivolta, in modo che nella volta non sisuscitino sforzi di trazione. In caso contrario si ripete la costruzione per quel giunto per il quale la curva delle pressioni è tangente alla linea di nocciolo interno.
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA VERIFICA DI STABILITA’ DI VOLTE E CUPOLE VERIFICA DI STABILITA DI UNA CUPOLA Si ammette che la cupola abbia al vertice un lucernario e che sia simmetrica e simmetricamente caricata. Si limita quindi la verifica di stabilità a uno Spicchio elementare compreso fra due meridiani formanti un piccolo angoloϕ. 1) Si eseguisce il disegno della proiezione orizzontale dello spicchio elementare e della sua sezione verticale media e si traccia la linea an bn cn dn di carico; 2) Si divide la sezione verticale dello spicchio in n conci ideali e si innalzano le verticali per i punti di divisioneall'estradosso, determinando le porzioni di sovraccarico checompetono a ciascun concio; 3) Si calcolano i carichi Pi complessivi sollecitanti i singoli conci e si tracciano le loro rette di applicazione; 4) Si traccia il poligono delle forze Pi 5) Si determinano i punti Hi, estremi superiori dei noccioli delle sezioni baricentriche dei conci ed i punti c1, estremi inferiori dei terzi medi dei letti Di D’i ; 6) Dal punto H, si traccia l'orizzontale fino ad incontrare in a, la retta di applicazione del peso P1; si congiunge a1, con c1, e si determina l'intersezione b2, della a1, c1, con la retta di applicazione del carico P2; dal punto 1 dei poligono delle forze si traccia la parallela 1-O1, alla a1 c1 ottenendo in 1-01-0 il poligono di equilibrio del primo concio (sollecitato dal carico verticale P1, peso del concio
A.P.I.C.E. S.r.l.
61b
e del sovraccarico, dalle pressioni Q1' e Q1" orizzontali e normali alle facce laterali del concio, determinate dai conci dei due spicchi ad esso consecutivi e componentesi in una forza orizzontale Q1 giacente nel piano medio dello spicchio e dalla reazione R1, del carico sottostante): il lato O1-1 rappresenta l'azione che il primo concio trasmette al concio sottostante; 7) Si compone la 01,-1 con il peso P2=1-2: per il punto b2, si traccia la parallela alla 01,-2 fino ad incontrare in a2, l'orizzontale per il punto H2; 8) Si congiunge a2 con c2 e si determina l'intersezione b3 della congiungente a2 e c2 con la retta di applicazione dei peso P3; dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela 2-O2, alla a2 c2 ottenendo in 02-01-1-2-02, il poligono di equilibrio del secondo concio: il lato O2-2 rappresenta l'azione R2, che il secondo concio trasmette al terzo. La costruzione grafica accennata viene applicata ai conci successivi, ma, arrivati ad un certo concio m, la spinta Q si annulla per poi cambiare di segno: negli anelli più bassi, tra i conci di spicchi consecutivi, si sviluppano sforzi di trazione. Dovendo, o volendo prescindere dalla resistenza dellastruttura alla trazione, si prosegue la costruzione graficasupponendo nulle le forze orizzontali Q.
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA FONDAZIONI
Formule di stabilità delle fondazioni:
Dati n strati sottostanti alla fondazione, siano nello strato i, la pressione media prodotta dalle fondazioni σ ied il modulo di compressibilità della terra (da determinarsi in laboratorio) Ei : il cedimento,
FONDAZIONI SU PALI Formula di Prandtl - Caquot pl = γ t h tg 2( pa<
b Formule nastriforme di larghezza b spinta alla profondità t
π
+
ϕ
+
ϕ
) e π tg ϕ
totale risulta C=
1 p 4÷6 l
n ∑i σ i 1 Ei
hi
FONDAZIONI SU PALI 1. Pali infissi a) Pali in legno: lunghezza 6 ÷ 10 m diametro medio 20 ÷ 30 cm carico max. 10 ÷ 20 t d
Cedimenti delle fondazioni
Formula di Rankine: pressione limite di rottura: pl = γt h tg 4(
π
1 2 3
)
8/12 4
la pressione ammissibile si può assumere p a < 1 p 2 l
2,10 1,5÷2d
Pressioni ammissibili per corpi di carico appoggiati in superficie su diversi tipi di terreno
QUALITÀ DEL TERRENO
p
Pressioni ammissibili kg/cm²
1) Terreni smossi non compatti. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0-1
2) Terreni paludosi, torbosi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0
p puntazza metallica
b) Pali in ferro: profili
3) Terreni incoerenti compati per fondazioni larghe. . . . . . a) sabbia con grani inferiori a 1 mm. . . . . . . . . . . . . . b) sabbia con grani fra 1 e 3 mm. . . . . . . . . . . . . . . . . c) sabbia con ghiaia (con almeno 1/2 di ghiaia). . . . . . .
2 m 10 m 5 2 3 8 4 10
4) Terreni incoerenti (in base al contenuto in acqua):. . . . . a) fluido; fluido-plastico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b) molle-plastico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c) solido-plastico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . d) semisolido. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e) solido. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
0 0,4 0,8 1,5 3,0
5) Rocce in buone condizioni fisiche (*). . . . . . . . . . . . . . a) in stratificazioni compatte (arenarie, calcari, rocce vulcaniche, ecc.):. . . . . . . . 1) di resistenza mediocre. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2) fortemente resistenti (carico di rottura non inferiore a 50 kg/cm²). . . . . . . . b) in massiccio (graniti, porfidi, basalti). . . . . . . . . . . .
Tipi di pali in legno
oppure profili composti. c) Pali in cemento armato 1– Pali in conglomerto ordinario (tipo Considére)
10 15 30
Distribuzione del carico di una fondazione nastriforme nel sottosuolo b P°
P° Z = 0,5 b/2 Z = 0,5 p ° 1,0 b/2 Z = 0,5 p ° 1,5 b/2 Z =2 0,5 p ° b/2 Z =3 b/2 Z =4 b/2
P
45°
°
P
°
Z=
b 2
Z=
3b 2 Z= b
0,67P° 0,5P°
Z = 3b 2 Z= 2b
0,33P
°
0,25P°
b
A.P.I.C.E. S.r.l.
62
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA FONDAZIONI
caratteristiche: notevoli lunghezze (oltre i 20 m) Leggerezza, forma conica
Pali SCAC 57 A
ρ=
SEZIONE A
600
Pali Simplex - Pali Franki b) mediante asportazione di terreno Pali trivellanti: diametri da 25 a 60 cm Pali Benoto: di grande diametro: diametri da 80 a 150.
Calcolo: si calcolano preferibilmente con le formule dinamiche. Formula di Brix (per pali battuti in base al rifiuto). 4 Q² (G+C) H
Calcolo: si calcolano mediante le formule statiche.
4 Q (G+C)² H
dove H=caduta del maglio, in cm
virole con rotazione alternata
Tubi in iniezione
10
13.40
SEZIONE B
5
ø 32
10
37 57
B
22 32
5
Pali trivellati Pali SCAC
Pali Benoto conglomerato iniettato
e=affondamento medio degli ultimi colpi, in cm G= peso proprio del palo, in tonnellate C=peso della cuffia, in tonnellate Q=peso del maglio, in tonnellate Per la sua applicazione si introduce il coefficiente di sicurezza B. Nota: i pali infissi sono particolarmente adatti a formare palificate di tipo sospeso. II. - Pali gettati in opera a) mediante infissione del tubo forma e senza asportazione del terreno. Formula di Cquot -Kerisel:
ρ=
π D² 4
•
tg² π + ϕ 4 4
(
)
•
e
π tg ϕ
p1=portata limite alla punta π D² • (1+0.32 tg²ϕ ) Σ l l l D=diametro alla base del palo S´ Σ l l 4 Γ l=peso di volume dei vari strati di terreno φ=angolo di attrito del terreno di base. p2 portata per attrito laterale; è conveniente adottare un valore medi della portata lungo tutto il fusto p2=K π D Σ ll
•
dove
φ
Pali Simplex
Calcestruzzo
S¹ ndn * S¹ ndn
10° 2,5 3,4
15° 4,0 6,2
Tabella di valori degli S¹ 20° 25° 30° 35° 40° 6,7 11,4 20,4 38,5 79,0 12,8 26,2 57,0 134,5 355,0
l
45° 178 1096
(*) Questi valori sono sperimentali e valgono per forti infissioni in terreni consolidati.
Riferimenti
TERRA Sabbia sciolta Sabbia compatta-ghiaia Limo-argilla plastica Argille sabbiose Argille compatte
k (Kg/cm²) 0,20÷0,40 0,50÷1,00 0,10÷0,30 0,20÷0,50 0,40÷1,00
Coefficiente di sicurezza: si assume un coefficiente di sicurezza compreso fra 3 e 4. ρ amm. =
Pali Frankl
A.P.I.C.E. S.r.l.
Tipi du plinti su pali Distanza fra i pali:≥
63
3 diametri
ρ1+ρ2 η
=
ρ1+ρ2
3÷4
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PROGETTAZIONE STATICA FONDAZIONI FONDAZIONE SU PILASTRI ED ARCHI
1000
SEZIONE Per terreni sciolti e franosi o in terreni di media compattezza profondità >3÷4 m
SEZIONE Pilastro in muratura di pietrame Pilastro in muracon camicia di tura di pietrame mattoni senza camicia
Pilastro in calcestruzzo con camicia di mattoni
PIANTA
PIANTA
FONDAZIONE SU PILASTRI ED ARCHI ROVESCI
FONDAZIONE A CORDOLI IN C.A. SEZ A-A
500
500
500
500
Sezione delle banchine 400 500
400 500
trave di collegamento
A.P.I.C.E. S.r.l.
64
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA MURI DI SOSTEGNO sovraccarico h
h
Sp°
h Sr h/2
h/3
1,70 D
sovraccarico h=0,55
C
P1
d1
S2= 1188,8 kg
h=5,00
S= 1 5335 kg d2
P2
y 2= 2,50 m y 1= 1,66 m
A 0,50
B 1,70 a=2,20
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65
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA MURI DI SOSTEGNO
Verifica allo scorrimento Resistenza di attrito T = f P = 0,5 • 23400 = 11700 kg Grado di stabilità allo scorrimento v = T = 11700 = 1,8 > v° = 1,50 S 6543,8
O
A
B a/3
a/3
A'
a/3
B'
1) Si determina la spinta S che il terrapieno esercita sul paramentoverticale BC' fittizio: essa si suppone parallela alla superficie superiore del terrapieno, è applicata ad una distanza dalla base del muro uguale ad un terzo dell'altezza h' e la sua grandezza si ottiene con il seguente procedimento grafico:
V1 - S1 cos δ = 11731,20 cos 15° = = 3036,03 kg. 2) Si determina la spinta P1 del prisma di terra BCC’ P1 = 1 0,46 • 6,22 • 1,00 • 1600 = 2289,60 kg 2
3) Si determina la spinta Sa che il terrapieno esercita sul paramento a monte del muro, componendo la spintaS1 con a) dal punto B si traccia una retta il peso P1 e le sue componenti orizzonche formi con l'orizzontale un angolo tale e verticale uguale all'angolo di attrito ϕ = 30°; sia M il punto d'intersezione con la Oa = O1 = 11331,16 kg superficie del terrapieno; Sa = 12530 kg
σ=2,19
2,13
0,07
b) dal punto C' si traccia una retta C'D che formi con la normale alla BM un angolo uguale all'angolo d'inclina- 4) Si calcola il peso del muro zione della superficie superiore del di sostegno terrapieno:
Verifica allo schiacciamento c) si descrive una semicirconfeDistanza del centro di pressione 0 dall'estrema A maggiormente compresso: renza di diametro BM e dal punto D si traccia una retta ad esso perpendicolare, determinando sulla semicirconfe28540 -11861,30 M r – Ma AO = = renza il punto E; con centro in B e = P 23400 raggio BE si descrive un arco di cera 2,20 chio che intersechi nei punto F il dia= 0,73 m = 0,71 m < 3 3 metro BM; Poiché il centro di pressione è esterno al terzo medio, trascurando la resistenza a trazione della muratura. la massima compressione dell'estremo A risulta: σmax = 2 P = 2 3 AO
3
• •
23400 = 2,19 kg/cm² 71100
MURO DI SOSTEGNO CON PARAMENTI A SCARPA Il terrapieno è limitato superiormente da un piano inclinato di 15° sull'orizzonte. La figura rappresenta la sezione verticale del manufatto eseguita con un piano normale all'asse longitudinale di esso. Angolo di attrito interno ϕ = 30°. Peso specifico della terra γt = 1600 kg/m². Peso specifico del manufatto γm = = 2400 kg/m³. Coefficiente d'attrito del manufatto sul terreno f = 0,58.
A.P.I.C.E. S.r.l.
Va = V 1+ P1 = =3036,03+2289,60= =5325,63kg
P2 = 0,80+2,50 • 6,10 • 1,00 • 2400= 2 =24156 kg
che è applicato nel suo baricentroG.
5) Si compone nel punto G1 (punto di intersezione della retta di applicazione di P2 e della retta di applicazione di Sa) con la spinta Sa ottenendo la risultante R e le sue componenti orizzontale e d) dal punto F si traccia la parallela verticale alla C’D fino ad intersecare la superfi- R = 31511kg cie del terrapieno nel punto N; con R = O = O = 11331,16 kg o a 1 centro in F e raggio FN si descrive un R = V + P = 5325,63 + 24156 = v a 2 arco di cerchio che intersechi ildiame- = 29481,63 kg. tro BM nel punto L: FN = FL = e = 3,90; 6) Si congiunge il punto G con lo 1
e) si traccia l'altezza f del triangolo FNL relativa al lato LF : f = 3,76;
spigolo A e si prolunga il segmento G1A fino ad intersecare ne punto S il prolungamento della spinta Sa = Ut.
f) si calcola la spinta S, cercata, mediante la relazione:
7) Si calcola il grado di stabilità al ribaltamento
S= 1 = γt• e • f = 2 1 = 1600 • 3,90 • 3,76 = 11731,20 kg 2
µ = SU = 3,4 > µ ° = 2 TU
8) Si calcola il grado di stabilità allo e le sue componenti orizzontale e ver- scorrimento ticale O1 - S1 cos δ = 11731,20 cos 15° = = f Rv 0,58 • 29481,63 v= = 1,51> v° =1,5 = R° 11331,16 kg 11331,16
66
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA MURI DI SOSTEGNO - SOVRACCARICHI SULLE STRUTTURE 0,40
d1 = 2,10 P1
4,00
6,00 d 3= 0,60
0,40
d 2= 1,65
h=6,60 P2
5
P3 h/3 d4= 1,70
A
1,27
2,65 0,45 Muro di sostegno in cemento armato
B
0 a
AO=
Me - Mr
=
64,98 - 21,10
P
34,60
= 1,27 m
Ampiezza del nocciolo centrale: a 3
=
3,40 = 1,13 < 1,27 3
Il centro di pressione è interno al nocciolo: lasezione risulta totalmente compressa. Lecompressioni massima e minima in A e in B risultano: max 34600 = min 340100 =
{
1 ± 6(1,70-1,27) 3,40
=
+ 1,79 Kg/cm² + 0,24 Kg/cm²
SOVRACCARICHI MOBILI SULLE STRUTTURE Sovraccarichi sui ponti Marciapedi (incluso effetto dinamico) 500 Kg/m² in alternanza dovrà considerarsi il transito in isvio dalla carreggiata di una ruota di autocarro da 5 t ( incluso effetto dinamico) con un momento all’incastro M = 2500 Km/m Ringiere dei parapetti, forza orizzontale corrimano...........250 Kg/m Carreggiata - Strade 2° categoria: rullo compressore da 18 t o colonna di autocarri da 12 t (norma minesteriale LL.PP. n. 8) secondo gli schemi in figura. Strade 1° categoria: quando venga richiesto dalle autorità militari andrà considerato anche il transito dei treni di carichi illustrati alla pagina seguente, affiancati alle colonne di autocarri con le seguenti combinazioni: Normali: -La più sfavorevole delle seguenti condizioni:
A.P.I.C.E. S.r.l.
0,60
P4
67
a) un treno indefinito di carichi (schema IV) affiancato ad uno o più treni d’autocarri da 12 t (secondo lo schema I) e folla compatta sui marciapedi: b) un treno indefinito di carichi ( schema V) affiancato a d uno o più treni d’autocarri da 12 t come sopra e folla compatta sui marciapedi.Eccezzionali: c) un carico isolato ( schema VI) affiancato ad uno o più treni di autocarri da 12 t come sopra e folla compatta sui marciapiedi. Eccezionali: c)un carico isolato (schema VI) affiancato ad uno o più treni di autocarri da 12 t come sopra e folla compatta sui marciapedi. La ripartizione dei carichi tra le strutture longitudinali, dovuta all’eccentricità trasversale, potrà valutarsi, in difetto di uncalcolo esatto, adottando l’ipotesi di traversi infinitamente rigidi. Tutte le nervature dovranno essere dimensionate comequeòlla più sollecitata. Con più di 4 nervatìure longitudinali si adotterà per tutte le nervature la media delle sollecitazionirisultanti per la nervatura esterna e quella vicina. Con impalcati a cassone l’effetto dell’eccentricità del sovraccarico andràconsiderato come azione torcente. La forza frenante sarà valutata pari ad 1/10 del sovraccarico costituito da una sola colonna indefinita di autocarri (senza l’incremento dinamico) e comunque non inferiore a 0,70 del peso di due autocarri e per le strade di 2° categoria a 0,7 del peso di un autocarro. L’effetto dinamico si valuta con laformula: P'= 1+
(100-l)² 100 (250-l)
essendo L in metri la distanza fra gli appoggi della struttura che si calcola. Nelle strutture con snodi (archi a 3 cerniere, travi Gerber, ecc.) si assumerà la distanza fra gli appoggi sul suolo.
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOVRACCARICHI SULLE STRUTTURE
61,5 t
rimorchio
trattore
5,5 t
7t
7t
3,50
3,87
1,34
4,20
3,31 14 t
1,02 14 t
3,50 SCHEMA IV
14 t
32 t
0,86
0,61 0,86
0,61 0,86
4,00
4,00 5,32 5,32 5,32 5,32 5,32 5,32 t t t t t t
SCHEMA V
74,5 trattore
rimorchio
7t
7t
5,5 t 3,87
3,50
1,34
4,20
3,31
1,02
18 t
19 t
3,50
4,04
4,04 trattore t 19,5
rimorchio t 42
1,88 2,54
2,635 2,890
3,00
t 32
0,42
SCHEMA VI
18 t
1,685 2,525
trattore t 19,5
rimorchio t 55
1,88 2,54
2,635 2,890
0,42
SAGOME SCHEMA IV SAGOMA SCHEMA V SAGOMA SCHEMA VI Schemi di carichi - tipo per il calcolo delle opere d'arte su strade di grande comunicazione (1,2 senα - 0,4) q
(1,2 senα - 0,4) q
- 0,4 q
α
α V
V
+ 0,8 q
-0,4 q
V
- 0,4 q + 0,8 q
- 0,4 q + 0,8 q
- 0,4 q
Schemi di distribuzione delle pressioni e depressioni (Norme D.I.N. 1055)
A.P.I.C.E. S.r.l.
68
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA TABELLE TRAVI E PILASTRI b = base della trave in cm
TRAVI IN CEMENTO ARMATO A SEZIONE RETTANGOLARE SEMPLICEMENTE INFLESSE
h = altezza della trave in cm
y1
M r = momento resistente della trave in kgm h ω F =area dell'armatura tesa in cm² y1 =distanza dell'asse neutro dal lembo compresso in cm σc = 40 kg/cm² per cemento normale
ωF
σc
b
b
n
20/ 20 30 40 50 60 25/ 20 30 40 50 60 70 80 30/ 30 40 50 60 70 80 90
=
σf =1400 kg/cm² ferro omogeneo
50 kg/cm² per cemento alta resistenza 70
σf =1800 kg/cm² ferro acciaioso
σc = 40 kg/cm² σ = 1400 kg/cm² f y1 ωf Mr
σ = 1400 kg/cm² f y1 ωf Mr
σ f = 1800 kg/cm² y1 ωf Mr
σ c = 50 kg/cm² σ = 1400 kg/cm² σ = 1800 kg/cm² f f y1 y1 ωf ωf Mr Mr
237 599 1088 1666 2489
1.08 3.77 1.71 5.99 2.22 7.77 2.85 9.99 3.48 12.21
297 749 1259 2082 3110
247 622 1046 1729 2582
524 1322 2222 3674 5488
297 749 1260 2082 3111 4345 5785
1,35 3,77 371 2,14 5,99 937 2,77 7,77 1574 3,56 9,99 2603 4,35 12,21 3888 5,14 14,43 5431 5,94 16,65 7230
1,69 3,77 308 2,68 5,99 778 3,48 7,77 1307 4,47 9,99 2161 5,46 12,21 3228 6,45 14,43 4508 7,44 16,65 6003
1,08 3,09 655 3,04 1,71 4,91 1653 4,83 2,21 6,37 2778 6,26 2,34 8,19 4592 8,05 3,47 10,01 6860 9,84 4,10 11,83 9582 11,63 4,73 13,65 12757 13,42
4,86 7,72 10,01 12,87 15,73 18,59 21,45
554 1398 2379 3884 5802 8104 10730
1,96 3,12 4,04 5,20 6,35 7,51 8,66
4,03 6,40 8,29 10,66 13,03 15,40 17,77
899 1512 2499 3733 5215 6943 8917
2.57 3.32 4.27 5.22 6.17 7.12 8.07
35/ 30 1049 2.99 40 1764 3.88 50 2916 4.99 60 4356 6.09 70 6084 7.1 80 8100 8.31 90 10404 9.42 100 12996 10.52
σ c = 50 kg/cm²
1.35 3.77 2.15 5.99 2.78 7.77 3.57 9.99 4.37 12.21
0.36 3.09 1.37 4,91 1.77 6.37 2.27 8.19 2.78 10.01
2.43 4.86 443 3.86 7.72 1118 5.01 10.01 1879 6.44 12.87 3107 7.87 15.73 4642
1.57 4.03 2.50 6.40 3.23 8.29 4.16 10.66 5.08 13.03
5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87
1124 1889 3223 4977 6517 8676 11145
3.22 4.17 5.36 6.35 7.74 8.93 10.12
5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87
934 1569 2593 3889 5410 7203 9252
2.05 2.65 3.41 4.17 4.93 5.68 6.44
4.91 6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47
1983 3333 5511 8232 11498 15309 19663
5.80 7.51 9.66 11.81 13.95 16.1 18.25
7.72 10.01 12.07 15.73 18.59 21.45 24.31
1677 2819 4661 6963 9725 12948 16630
3.74 4.85 6.24 7.63 9.01 10.4 11.79
6.4 8.29 10.66 13.03 15.4 17.77 20.14
5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09
1311 2204 3644 5443 7603 10123 13002 16241
3.75 4.86 6.25 7.64 9.03 10.42 11.81 13.2
5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09
1089 1830 3025 4519 6312 8404 10794 13483
2.39 3.10 3.98 4.86 5.75 6.63 7.51 8.40
4.91 6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29
2314 3889 6429 9605 13415 17860 22941 28650
6.76 8.77 11.26 13.78 16.28 18.78 21.29 23.79
7.72 10.01 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17
1957 3289 5437 8123 11346 15106 19402 24236
4.37 5.66 7.28 8.9 10.51 12.13 13.75 15.36
6.40 8.29 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51
N. tonn.
PILASTRI IN CEMENTO ARMATO A SEZIONE RETTANGOLARE SOTTOPOSTI A PRESSIONE CENTRATA N = Carico assiale in tonnellate A c = area del conglomerato= axb in cm² ωF
b
ω F =area dell'armatura longitudinale in cm² σc = 35 kg/cm² (cemento normale)
a
σc =45 σc = 60
kg/cm² (cemento alta resistenza)
6 10 14 18 22 26 30 40 50 60 80 100 120 140 160 180 200 250 300
N = 10
σc = 35 Ac Af cm² cm² 159 1.27 365 2.12 370 2.96 476 3.81 582 4.66 688 5.5 794 6.35 1058 8.47 1323 10.58 1587 12.70 2118 16.82 2654 20.36 3192 23.63 3734 26.63 4278 29.35 4825 31.78 5375 33.93 6753 38.00 8163 40.82
σc = 45 Ac Af cm² cm² 125 1.00 209 1.67 292 2.34 376 3.01 459 3.68 543 4.34 627 5.01 835 6.68 1044 8.35 1253 10.03 1671 13.37 2089 16.62 2511 19.45 2934 22.10 3359 24.59 3785 26.9 4212 29.04 5287 33.61 6370 37.04
N=8 σc = 60 Ac Af cm² cm² 94 0.75 157 1.25 219 1.75 282 2.26 345 2.76 407 3.26 470 3.76 627 5.01 783 6.27 940 7.52 1253 10.03 1566 12.53 1880 15.04 2195 17.34 2511 19.45 2828 21.46 3146 23.37 3945 27.72 4748 31.46
N. B. – Le tabelle velgono quando l'altezza del pilastro non supera la dimensione minore della sua sezione.
A.P.I.C.E. S.r.l.
69a
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA TABELLE TRAVI E PILASTRI b
σc = 40 kg/cm² σ f = 1400 kg/cm² y1 ωf Mr
n
σ c = 50 kg/cm² σ = 1400 kg/cm² f y1 ωf Mr
σ f = 1800 kg/cm² y1 ωf Mr
σ c = 50 kg/cm² σ f = 1400 kg/cm² σ = 1800 kg/cm² f y1 y1 ωf ωf Mr Mr
40/ 40 50 60 70 80 90 100 110 120 45/ 40 50 60 70 80 90 100 110 120
2016 3332 4978 6953 9257 11890 14853 18144 21765
4.43 5.7 6.96 8.23 9.5 10.76 12.03 13.29 14.56
7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
2519 4164 6221 8689 11569 14860 18562 22652 27200
5.56 7.15 8.73 10.32 11.91 13.5 15.08 16.67 18.26
7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
2092 3457 5165 7214 9604 12336 15410 18825 22586
3.54 4.55 5.55 6.57 7.57 8.59 9.60 10.61 11.61
6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 19.11 20.93
4445 7348 10977 15331 20412 26218 32750 40008 47991
10.02 12.88 15.74 18.6 21.46 24.33 27.19 30.05 32.91
10.01 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 30.03 32.89
3579 6214 9123 12967 17264 22174 27698 33837 40589
6.47 8.32 10.17 12.01 13.86 15.71 17.56 19.41 21.25
8.29 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51 24.88 27.25
2268 3749 5600 7822 10414 13376 16709 20412 24485
4.99 6.41 7.83 9.26 10.68 12.11 13.53 14.95 16.38
7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
2834 4635 6999 9775 13015 16717 20882 25483 30600
6.25 8.04 9.83 11.61 13.4 15.18 16.97 18.75 20.54
7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
2353 3889 5810 8115 10805 13878 17336 21178 25409
3.98 5.11 6.25 7.39 8.52 9.66 10.8 11.93 13.07
6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 19.11 20.93
5000 8266 12349 17248 22963 29495 36844 45009 53990
11.27 14.49 17.71 20.93 24.15 27.37 30.58 33.8 37.02
10.01 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 30.03 32.89
4229 6991 10444 14588 19422 24946 31161 38066 45663
7.28 9.36 11.44 13.52 15.6 17.67 19.75 21.83 23.91
8.29 10.66 13.03 15.4 17.77 20.14 22.51 24.83 27.25
50/ 50 60 70 80 90 100 110 120
4165 6223 8691 11571 14863 18566 22680 27206
7.12 8.70 10.29 11.87 13.45 15.03 16.61 18.20
9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
5206 7777 10862 14461 18575 23202 28315 34000
8.93 10.92 12.9 14.88 16.87 18.85 20.84 22.82
9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
4322 6456 9017 12006 15421 19262 23531 28233
5.68 6.94 8.21 9.47 10.73 11.99 13.26 14.52
8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 19.11 20.93
9185 13721 19164 25515 32773 40938 50010 59989
16.1 19.68 23.25 26.82 30.41 33.96 37.56 41.14
12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 30.03 32.89
7768 11605 16209 21580 27718 34623 42296 50737
10.40 12.71 15.01 17.23 19.64 21.95 24.26 26.57
10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51 24.83 27.25
100/ 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120
1189 2299 5040 8331 12446 17383 23143 29726 37132 45361 54413
5.38 8.55 11.08 14.24 17.41 20.57 23.73 26.90 30.06 33.23 36.39
3.77 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
1485 3748 6298 10412 15554 21724 28923 37150 46405 56630 68001
6.75 10.72 13.89 17.86 21.83 25.8 29.76 33.73 37.7 41.67 45.64
3.77 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53
1234 3112 5229 8644 12913 18035 24012 30842 38525 47063 56466
4.29 6.82 8.84 11.36 13.88 16.41 18.93 21.46 23.99 26.51 29.03
3.09 2622 12.16 4.91 6613 19.32 6.37 11113 25.04 8.19 18371 32.19 10.01 27443 39.35 11.83 38329 46.5 13.65 51030 53.66 15.47 65546 60.81 17.29 81876 67.96 19.11 100020 75.11 20.93 119979 82.27
4.86 2218 7.85 7.72 5593 12.47 10.01 9399 16.17 12.87 15537 20.79 15.73 23210 25.41 18.59 32418 30.03 21.45 43160 34.65 24.31 55436 39.27 27.17 69247 43.89 30.03 84593 48.51 32.89 101474 53.13
4.03 6.40 8.29 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51 24.88 27.25
Solette
σ c = 40 kg/cm² σ c = 50 kg/cm² h σ σ σ in cm f=1400 kg/cm² f =1400 kg/cm² f=1400 kg/cm² (per b= M Mr ωf ωf Mr ωf r 100) Kgm Kgm cm² cm² Kgm cm² 8 10 12 14 16
173 297 453 642 865
2.06 2.69 3.32 3.96 4.59
217 371 566 803 1081
2.58 3.37 4.17 4.96 5.75
180 308 470 666 897
1.64 2.15 2.65 3.16 3.66
Nota – Le tabelle delle travi possono venire impiegate anche per le sezioni a T quando lo spessore s della soletta supera la distanza y1 ovvero si mantiene poco inferiore ad essa. In tal caso b rappresenta la larghezza della soletta compartecipante. A tale scopo le tabelle sono state estese a valori elevati di b.
A.P.I.C.E. S.r.l.
69b
b y1
s
h
ωf
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA TABELLE SEZIONI RETTANGOLARI
σ f = 1000 kg/cm² σc α β kg/cm² 10 1.506 0.07 15 1.034 101 20 0.797 133 25 0.655 164 30 0.559 0.19 31 544 199 32 530 205 33 516 211 34 0.503 0.22 35 491 223 36 480 229 37 469 235 38 0.459 0.24 39 449 246 40 440 251 41 431 257 42 0.423 0.26 43 415 268 44 407 274 45 400 277 46 0.393 0.29 47 386 290 48 380 295 49 373 301 50 0.367 0.31 52 356 316 54 346 327 56 336 338 58 0.327 0.35 60 319 359 65 300 384
FLESSIONE SEMPLICE – Sezione rettangolare con sola armatura tesa n=10 γ
k
0.045 98 167 250 0.346 367 388 409 0.341 454 476 500 0.523 547 571 596 0.621 647 672 698 0.725 751 778 806 0.833 889 947 1.005 1.065 1.125 1.280
0.09 130 167 200 0.23 237 242 248 0.25 259 265 270 0.28 281 286 291 0.3 301 306 310 0.32 320 324 329 0.33 342 351 359 0.37 375 394
A.P.I.C.E. S.r.l.
η 0.97 957 944 933 0.92 921 919 917 0.92 914 912 910 0.91 906 905 903 0.9 900 898 897 0.9 893 892 890 0.89 886 883 880 0.88 875 869
σ f = 1200 kg/cm² σc α β kg/cm² 10 1.634 0.052 15 1.116 78 20 0.857 102 25 0.702 126 30 0.598 0.149 31 581 154 32 565 159 33 550 163 34 0.536 0.168 35 523 172 36 511 177 37 499 181 38 488 0.186 39 477 190 40 467 195 41 458 199 42 0.448 0.203 43 440 208 44 431 212 45 423 217 46 0.416 0.221 47 408 225 48 401 229 49 395 234 50 0.388 0.238 52 376 246 54 365 254 56 354 263 58 0.345 0.272 60 335 280 65 315 300
70a
n=10 γ 0.032 69 119 180 0.25 265 281 297 0.313 329 346 363 0.381 399 417 435 0.454 473 492 511 0.531 551 571 592 0.613 655 698 742 0.787 833 952
k 0.077 111 143 172 0.2 205 210 216 0.221 226 231 236 0.241 245 250 255 0.259 264 26 273 0.277 281 286 290 0.294 302 310 318 0.326 333 351
η 0.974 963 952 943 0.933 932 930 928 0.926 925 923 921 0.92 918 917 915 0.914 912 911 909 0.908 906 905 903 0.902 899 897 894 0.891 889 883
σ = 1400 kg/cm² f σc α β kg/cm² 10 1.752 0.0417 15 1.193 0619 20 0.914 082 25 0.746 101 30 0.634 0.12 31 615 124 32 598 127 33 582 131 34 0.567 0.135 35 553 138 36 540 142 37 527 146 38 0.515 0.149 39 504 153 40 493 156 41 483 160 42 0.473 0.164 43 463 167 44 454 171 45 446 174 46 0.438 0.178 47 430 182 48 422 185 49 415 188 50 0.408 0.192 52 395 199 54 383 205 56 372 212 58 0.361 0.219 60 351 226 65 329 243
n=10 γ
k
η
0.024 052 089 135 0.189 201 213 225 0.237 250 263 276 0.29 303 317 332 0.346 361 376 391 0.406 422 438 454 0.47 503 537 571 0.607 643 736
0.067 097 125 152 0.176 181 186 191 0.195 200 205 209 0.213 218 222 227 0.231 235 239 243 0.247 251 255 259 0.263 271 278 286 0.293 300 317
0.978 968 958 949 0.941 940 938 936 0.935 933 932 930 0.929 927 926 924 0.923 922 920 919 0.918 916 915 914 0.912 910 907 905 0.902 900 894
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA TABELLE SEZIONI RETTANGOLARI USO DELLE TABELLE PER IL CALCOLO DIRETTO DELLE SEZIONI RETTANGOLARI A FLESSIONE SEMPLICE CON SOLA ARMATURA TESA
C
y
N
d
Le tabelle contengono i valori di α, β, γ, k, η in funzione di σc e σf. Tali quantità vengono impiegate nelle formule (v. fig.)
r
d =α N = σF A f
b
Ar
σf =1600 kg/cm²; b = 28 cm. Richiesti: d, Af, y, t Dalle tabelle risulta: α = 0,396; β =0,171; γ = 0,432; k = 0,432; η = 0,923; Perciò : d =0,396 879000 = 70,6 cm ; 28 Af = 0,171 879000 x 28= 8,5 cm² ; 100 0,432 x 28 x 70,6 = 8,5) 100
y = 0,2312 x 70,6 = 16,3 cm; t = 0,923 x 70,6 = 65,2 cm;
2° Esempio: Dati: M = 3900 kgm., n =10 σf =1200, b = 22, d = 70 Af, y,
t.
70 α= d = 0,525. = 390000/22 M/b In corrispondenza di questo valore diα, le tabelle danno:σc = 35 kg/cm², β = 0,712, γ = 0,329, K = 0,226, η = 0,925. Perciò: Af = 0,172 100 (oppure Af =
Mb = γ b d ; y = kd ; 100
FLESSIONE SEMPLICE – Sezione rettangolare con sola armatura tesa
Dati: M = 8790 kgm., n =8σ c = 60 kg/cm²
Richiesti:σc
β ; Af= 100
t = braccio della coppia interna =η d
1° Esempio:
(oppure Af =
M b
390000 x 22 = 5,1 cm²
0,329 x 22 x 70 = 5,1) 100
y = 0,226 x 70 = 15,8 cm; t = 0,925 x 70 = 64,8 cm.
A.P.I.C.E. S.r.l.
σ f = 1600kg/cm² σc α β kg/cm² 10 2.066 0.031 15 1.399 046 20 1.065 061 25 0.865 075 30 0.731 0.089 32 688 095 34 652 101 36 620 106 38 0.590 0.112 40 564 117 41 551 120 42 540 123 43 0.528 0.126 44 518 128 45 508 131 46 498 134 47 0.489 0.137 49 480 139 50 471 142 51 463 145 52 0.455 0.147 53 440 150 54 433 153 55 0.426 155 56 420 0.158 57 413 161 58 407 163 59 0.401 166 60 396 0.169 61 390 171 62 385 174 63 0.38 176 64 375 0.179 65 370 182 66 365 184 67 0.36 187 68 356 0.189 69 352 192 70 347 194 75 0.328 197 80 311 0.21 85 296 222 90 283 234 95 0.271 247 100 260 0.259
70b
n=8 γ
k
0.015 033 057 087 0.122 138 155 171 0.19 207 218 228 0.239 247 258 269 0.28 290 301 313 0.323 336 348 358 0.371 383 395 408 0 432 446 457 0.471 485 497 512 0.525 539 551 568 0.64 714 791 873 0.956
0.048 070 091 111 0.13 138 145 153 0.16 167 170 174 0.177 180 184 187 0.19 194 197 200 0.203 206 209 213 0.216 219 222 225 0.228 231 234 237 0.24 242 245 248 0.251 254 257 259 0.273 286 298 310 0.322
η 0.984 977 970 963 0.957 954 952 949 0.947 944 943 942 0.941 940 939 938 0.937 935 934 933 0.932 931 930 929 0.928 927 926 925 0.924 923 922 921 0.92 919 919 917 0.916 915 914 914 0.909 905 901 0.896 889
σ f = 1800kg/cm² σc α kg/cm² 10 15 20 25 30 32 34 36 38 40 41 42 43 44 45 46 47 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 75 80 85 90 95 100
2.184 1.476 1.122 0.91 0.768 724 684 650 0.619 591 578 565 0.554 542 531 521 0.511 502 493 484 0.476 468 460 452 0.445 438 431 425 0.419 413 407 401 0.396 390 385 380 0.375 371 366 362 0.341 323 307 293 0.281
n=8 β
γ
k
0.026 0.38 051 063 0.075 080 085 090 0.094 099 101 104 0.106 108 111 113 0.115 118 120 122 0.124 127 129 131 0.134 136 138 140 0.143 145 147 149 0.151 154 156 158 0.16 162 165 167 0.178 188 199 209 0.22
0.012 026 045 069 0.098 110 124 138 0.152 168 175 184 0.191 199 209 217 0.225 235 243 252 0.261 271 281 290 0.301 311 320 329 0.341 351 361 372 0.381 395 405 416 0.427 437 451 461 0.522 582 648 713 0.783
0.043 062 082 100 0.118 125 131 138 0.144 151 154 157 0.16 164 167 170 0.173 176 179 182 0.185 188 191 194 0.196 199 202 205 0.208 211 213 216 0.219 221 224 227 0.229 232 235 237 0.25 262 274 286 0.297
η 0.986 979 973 967 0.961 958 956 954 0.952 950 949 948 0.947 945 944 943 0.942 941 940 939 0.938 937 936 935 0.935 934 933 932 0.931 930 929 928 0.927 926 926 924 0.924 923 922 921 0.917 913 909 905 0.901
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA ESEMPI DI STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO Tipi di travi: 1. 2. 3. 4.
1ø34
1ø32 1ø32 1ø28
trave appoggiata 1ø 34 mensola trave continua 25 trave continua con nervature secondarie
2ø22
3ø20
120
ø7
25 54
600 32 70
ø12
15
25
35
ø12 ø16
ø7
τ max
ø10 2
1
ø14
a t
102
540
ø14
ø14
ø14
ø14
ø16
ø16
ø14
ø14
ø14
540 10
3 52.5
τ max
τ max
τ max
22
2ø12
2ø14
1ø14 1ø14 1ø14
1ø14 1ø14 1ø14
2ø16
2ø18
2ø14 246
246
ø20
ø18 ø18
ø18 492
4
ø18
123
ø20 ø2 18
615
30 ø20+2 14
90 615 10 55 30
2ø14
ø20
ø18
ø18
ø20 2ø14
2 20
2ø18 1ø20+2ø28
ø20
ø18
ø18
ø20
1ø20+2ø28
A.P.I.C.E. S.r.l.
71
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA ESEMPI DI STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO 2 20
2 20 2 20
2
2 20
1
2 20 2 2
2 20
1 20 2 20
2 20
2 20 2
310
1
1
2
2
2
2 20
7 20
2 20
Elemento di fabbricato in cemento armato
6 20
450 30
30 4 20
4 20 A 50 B 40
40 310
8 4 20
4 20 42 8
4
50 SEZIONE A B
8 15
490 3 22 6 22 4 15 70 6 22
8 15 16 22 70
6 18
Fondazione a platea in cemento armato 80 3 22 3 22
70
90
55
55
8 15 12 22
4 15
Fondazione a platea in cemento armato 780 8 ogni 30"
8 ogni 30"
2 15
A.P.I.C.E. S.r.l.
72
8 4 25x2
2 20 10 10 p.m.l. 30
2 12 10 10 p.m.l.
65x60
8 ogni 30"
2 15
90
2 15
50
6 18
6 18 7 30 1 30 2 30 45 10 a 6 br.7 30
7 30
490
8 15
120 2 15
10 8 p.m.l. 8 30 2 30
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA TIPO DI PONTE A TRAVATE IN CEMENTO ARMATO 10
100
A
750 2 12
1 6/32"
10
100
1 6/32"
48 6 1 8/20" 1 8/20"
18
1 12/32"1 12/32"
1 12/32"
1 12 pieg./32"
9 30
1 6/20"
360 330
360 330
L=1.20 30 1 8/20" L=40
30
A
30 Sezione trasversale
1 8/20" 35 L=3.40
Massima sollecitazione nel calcestruzzo Ac = 60 Kg/cq Massima sollecitazione nelle armature Af = 1800 Kg/cq
1 8/20" L=140
1 8/20" L=140 1 8/16" L=120
15
63
1 12 dritto/32" 13
90
1 8/16" L=120
747 50
230 15 1 12/32" L=510
35
1.37
70 11
33
7
45
10 11
103
1 6/32" L=760
90
15 50 15
90
230 15
1 12/32" L=780
63
1 12/32"L=510
15 15
747 10.80/2 1 12 pieg./32"
1 12/32" 25 35
1 6/32" 2 12/32"
1 6/32" 1 12 dritti/32" 25
145 1 8/16" L=200 1 6/32" L=10.90 10.76/2 80
12
35 12
3.64 1 12/32" L=7.50 1 12/32"
L=11.00 10.76/2
A.P.I.C.E. S.r.l.
73
12 70 12 135
135 70 12 SEZIONE A-A
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA TIPO DI PONTE A TRAVATE IN CEMENTO ARMATO 10.80/2
2ø16
30
3ø30
30
90 5+4ø30
5ø30 5+1ø30 5+2ø30 5+3ø30 10.00/2 10.52/2
15 Staffe 10/30" N 64 L=225 86
530 2ø16 L=1100
10
141
77
77
200
20
30
77
1ø30 L=745
77 61
77
1ø30 L=1260
30
320
77
1ø30 L=1260
65 400 465
30
1ø30 L=1180 2ø30 L=1200
538 3ø30 L=1125 530
Sezione longitudinale di una trave principale 1/2 traverso di campata
1/2 traverso sull'appoggio 2ø22
2ø22
25
20
25
2ø22
4ø22
20
2ø22
4ø22
2ø22
2ø22
373 2ø22 L=855
30
373 2ø22 L=855
30
2ø22 L=790 370
12
78
Staffe ø8/20" N 68 L=210
80 78
Staffe ø8/25" N 28 L=220
80
15 15
20 Massima sollecitazione del calcestruzzo σc= 60 kg/cm². Massima sollecitazione nelle armature σf= 1800 kg/cm².
A.P.I.C.E. S.r.l.
2ø22 L=325
74
78
2ø22 L=860 295
78
2ø22 L=785 367
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI B
A appoggio dei tavelloni sul muro 5 o 6 cm
gretonato
SOLAI IN FERRO E LATERIZIO (mais. portata m 6÷8) Sono costituiti da un'orditura di travi in ferro a doppio T (poutrelles) disposte parallelamente al lato minore dell'ambiente. con interasse di m 0,70÷1,00 e appoggiate per 2/3 dello spessore del muro su di un cordolo di ripartizione in cemento armato. Il vuoto fra trave e trave viene coperto da laterizio e calcestruzzo leggero di riempimento (caldana). In generale la caldana viene fatta con pomice e malta di cemento oppure coke e malta di calce e sabbia; oppure gretoni e malta di calce e pozzolana (Roma). Tabelle delle altezze delle travi a i (profilo normale) per solai di case di abitazione. N.B. - Si è assunto un sovraccarico accidentale di 250 kg/m². La massima sollecitazione dei ferro è di 1400 kg/ m². A1 - Con voltine di mattoni pieni in foglio - Interasse travi m 1 Pavim. e sottofondo Kg/m² 80 Rinfianco . . . . . . . " " 110 Mattoni e intonaco . " " 130 Travi (in media) . . ." " 20 p.p. solaio Kg/m² 340
A2. voltine ad una testa di mattoni forati per sovracarichi forti. per es. magazzini, officine, ecc., monta della voltina c.s. gretonato spess cm 4
travellone
travellina A4. travelloni con copriferro e travelline; camera d'aria isolante di rumore e di calore, intradosso pieno. Interasse aumentato di 10 cm sulla luce delle tavelle. bulzone
1/3
2/3 ≥
cm 20
B. appoggio ed ancoraggi delle travi sui muri perimetrali. Nei corpi di fabbricca doppi le travi di ambienti contigui si rendono solidali tra loro almeno ogni m 2,50.
A.P.I.C.E. S.r.l.
75a
coproferro
Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00
Trave a I N.P. mm 120 140 160 160 180 200 200
A2 - Con voltine a 2 test di forati a due fori - Interasse travi m 1 Pavim. e sottofondo Kg/m² 80 Rinfianco . . . . . . . " " 110 Mattoni e intonaco . " " 150 Travi (in media) . . ." " 20 p.p. solaio Kg/m² 360 Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00
Trave a I N.P. mm 140 140 160 180 180 200 200
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI SOLAI CON TRAVI TIRATE Per solai di ampie luci e forti sovraccarichi conviene sostituire alle travi a doppio T comuni le travi stirate da esse ricavate col sistema Bates praticato in Italia dalla Società Ilva. Il traliccio stirato pesa circa la metà della trave normale di uguale resistenza. Il solaio si costruisce come i comuni solai di travi a doppio T in ferro e tavelloni. Portata m 3,00÷10,00.
Trave di profilo normale stirata con tralicio semplice
Trave di profilo normale stirata con tralicio doppio
Solaio con travelloni su copriferro a camera d' aira con travelle
A3 - Con voltine di forati in foglio a 6 fori - Interasse travi m 0,95 Pavim. e sottofondo Kg/m² 80 Rinfianco . . . . . . . " " 110 Mattoni e intonaco . " " 100 Travi (in media) . . ." " 20 p.p. solaio Kg/m² 310 Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00
A.P.I.C.E. S.r.l.
A4 - Con tavelloni a tavella inferiori Pavim. e sottofondo Kg/m² Tavelloni . . . . . . . " " Tavelle . . . . . . . . " " Intonaco . . . . . . " " Travi (in media) . . ." " p.p. solaio Kg/m² Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00
Trave a I N.P. mm 120 140 140 160 180 180 200
75b
80 60 20 30 20 210
Trave a I N.P. mm 120 120 140 160 160 180 180
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
SUPERSOLAIO È costituito da travetti prefabbricati in laterizio armato posti ad interasse di cm 60, ed interposti blocchi in laterizio tra i quali viene gettato il calcestruzzo a completamento del travetto, e superiormente viene gettata una cappa in calcestruzzo. Per solai di altezza superiore a 22 ÷ 33 cm si usano blocchi in due pezzi. L’armatura è costituita da un traliccio ottenuto unendo per saldatura dei normali tondini per cemento armato (per lo più in acciaio ad alto limite elastico e ad aderenza migliorata) con un doppio ordine di aste di parete. SOLAIO Tipo BS . . . BS . . . BS . . . BS . . . GL . . . GL . . . GL . . .
h cm 12+2 16+2 18+2 20+2 26+4 32+5 36+6
Momento Peso max per Kg/m² travetto Kgm 143 600 173 1000 188 1200 203 1400 287 2800 356 4400 410 5800
Interasse cm 60 60 60 60 60 60 60
2-4 2-3 28-40 26-32-36
16-18-20 60
60
SOLAIO METALSTRUT È costituito da travetti prefabbricati in laterizio armato disposti ad interasse di cm 40÷50, fra i quali si interpongono blocchi in laterizio opportunamente rinforzati nella zona compresa (ad esempio con soletta di tipo misto). L’armatura del travetto è costituita da un traliccio metallico, ottenuto mediante profilatura a freddo partendo da un nastro d’acciaio e formato da due correnti e da aste di parete munite di fori alla base, per consentire il passaggio di eventuali armature aggiunte. Il traliccio viene sigillato mediante malta di cemento entro uno zoccolo formato da fondelli in laterizio. Entro tale zoccolo vengono anche annegate le armature additive, costituite da acciaio ad alto limeite elastico ad aderenza migliorata. soletta in c.a. secondo le esigenze cm 1÷3 Altezza cm 14 16 18 20 20+2 25 30 35 40
Interasse cm 50 50 50 50 50 50 50 50 50
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Volume getto in opera l m² 26 29 31 35 38 41 50 58 80
Peso solaio Kg/m² 115 130 145 165 215 205 240 270 300
76
Mom. max esercizio Kgm 740 985 1285 1640 2100 2520 3445 4145 6020
bo=cm8
b=cm50
bo=cm8
b=cm50
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
SOLAI A NERVATURE INCROCIATE Rispetto ai solai a nervature parallele presentano il vantaggio che tanto il carico che l'azione di concatenamento del solaio vengono ripartite lungo tutto il perimetro dei quattro muri d'ambito. Tali solai si comportano, rispetto alle sollecitazioni cui sono sottoposti, come lastre appoggiate al contorno e quindi il momento flettente si riduce (per esempio nel caso di locale quadrato) ad un quarto circa di quello che, a parità di condizioni, si avrebbe nei solai con nervature in una sola direzione. Poiché il numero delle nervature è doppio, la quantità di ferro occorrente è circa la metà di quella necessaria per il solaio con travi dirette in un sol verso. SOLAIO DUPLEX È il prototipo dei solai a nervature. costituito da elementi laterizi cavi (retti e tagliati a becco di flauto) opportunamente combinati per formare dei cassettoni opportunamente intervallati da solchi ortogonali, nei quali si dispongono le armature principali e che costituiscono i travetti. Questi si gettano insieme alla soletta superiore leggermente armata da ferri di distribuzione. I mattoni «DUPLEX» si distinguono in due tipi: il tipo quadrato 16 cm di lato e il tipo trapezoidale avente lati paralleli di cm 16 e 32. Le altezze di centimetri 12-16-20 26 permettono di soddisfare a tutte le esigenze delle luci comunemente incontrate nell'edilizia.
ELEMENTO TRIANGOLO
ELEMENTO QUADRO 16
ELEMENTO TRAPEZIO 32
22 16
12 16 16
16
22 16
64
16 16 16
CASSETTONE NORMALE DA cm 64x64
20 64
ALTRI TIPI DI CASSETTONI
16 16 80
96
112
26 80
16
SPESSORE NERVATURE cm 8÷12
64
SPESSORE SOLETTA cm5
64
SOLAIO "DUPLEX" CON CASSETTONI NORMALI DISPOSIZIONE AD ARMATURA RETTA
A.P.I.C.E. S.r.l.
77
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
CIREX Solaio a travetti prefabbricati tipo classico. I Travetti CIREX, di facile confezione, possono essere posti in opera affiancati, ottenendo l’interasse di cm 25, oppure distanziati a mezzo di blocchi interposti, ottenendo l’interasse di cm 55. Il solalio viene fornito nelle altezze di cm 12,5 - 16,5 - 20,5. Altezza laterizio . . . . Interasse . . . . . . . Larghezza minima nervat. . . Volume conglomerato . . . Peso laterizio . . . . . . . . Peso totale solaio . . . . . Altezza solaio . . . . . . . Momento di servizio . . .
cm cm cm l/m² Kg/m² Kg/m² cm Kgm
12,5 55 3 20,4 59,3 106 12,5 306
16,5 55 3 30 72 141 16,5 473
20,5 12,5 16,5 20,5 55 55 55 55 3 3 3 3 33,2 50,4 60 63,2 85,5 59,3 72 85,5 162 175 210 231 20,5 12,5+3 16,5+3 20,5+3 792 615 915 1374
SOFFITTATURA CIREX I travetti CIREX si dispongono all’interasse di cm 90, tra di essi si collocano inferiormente tavelle leggere da soffitto. Ove particolari condizioni statiche lo richiedano i travetti formati con elementi CIREX h 20,5 si pongono in opera confezionati con pezzi terminali (tipo T) oppure accoppiati. In tal caso un getto di calcestruzzo nelle nervature risultanti crea dei veri e propri travetti in c.a.
Altezza soffittatura . . . . Interasse . . . . . . . . . . Malta per esecuzione . . . Peso laterizio . . . . . . . . Peso totale soffittatura . . . Momento max servizio . . .
cm 12,5 16,5 20,5 cm 90 90 90 l/m² 2,2 2,2 2,2 Kg/m² 31 35,5 39 Kg/m² 35 39,5 43 Kg/m 79 104 237
SOTTOTEGOLA CIREX Quest’impalcato si ottiene ponendo in opera i travetti prefabbricati CIREX all’interasse di cm 60 collegati con tavelle superiori. Anche in questo caso il travetto per l’altezza di cm 20,5 può venir confezionato disponendo elementi del tipo T nelle zone terminali. Si possono parimenti accoppiare i travetti per risolvere i casi di maggior importanza statica.
Altezza sottotegola . . . . Altezza travetto . . . . . . . Interasse . . . . . . . . . . . Malta o calcestruzzo per esecuzione Peso laterizio . . . . . . . . Peso totale sottotegola . . . Momento max servizio . . .
A.P.I.C.E. S.r.l.
78
cm cm cm
16,5 20,5 16,5 20,5 60 60
l/m²
3,3
8
Kg/m² 50,5 56,5 Kg/m² 56,5 71 Kg/m 104 366
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
CELERSAP È un solaio formato da travetti di laterizio armato, posti in opera ad interasse di cm 45, aventi sezione costante a T rovescio alto cm 10, (prefabbricati esclusivamente in cantieri centrali) e blocchi intermedi di altezza variabile da 12 a 25 cm in relazione alle portate richieste. Tutta l’armatura metallica di tensione dei momenti positivi è contenuta nei travetti prefabbricati. Nelle nervature inconglomerato da gettarsi in opera vengono aggiunti solo gli «spezzoni» per i momenti negativi. La maneggevolezza dei travetti che pesano solo 11 Kg/m facilita la posa in opera. Per il getto è necessario usare conglomerato con resistenza cubica, a 28 giorni, noninferiore a 160 Kg/cm². I travetti posti ad interasse di cm 70 possono anche essere impiegati per la realizzazione distrutture secondarie o di copertura, anche del tipo a capriate, a volta e paraboloide iperbolico.
Altezza cm 10 12 16,5 20 25
Peso travi a blocchi Kg/m² 64 74 87 92 113
Conglomerato per il getto l/m² 11 14 26 35 48
10 70 12 16.5 45 20
Peso solaio in opera Kg/m² 88 105 145 170 220
MOMENTI MASSIMI DI SERVIZIO PER LA STRISCIA LARGA m 1 IN kgm Altezza solaio Armatura ogni Contrassegno 12 16,5 20 25 travetto travetto 126 181 224 --4ø3 1 174 251 311 --2ø4-2ø3 2 222 321 389 --4ø4 3 283 408 506 --4 ø 4,5 4 361 520 644 --2ø6-2ø4 5 390 562 698 891 2 ø 6 - 2 ø 4,5 6 493 711 882 1127 4ø6 7 540 840 1043 1333 2ø7-2ø6 8 570 960 1192 1527 4ø7 9 --1068 1364 1745 2ø7-2ø8 10 --1128 1535 1967 4ø8 11
45
25
45
MOMENTI D’INERZIA DEI SOLAI CELERSAP PER SEZIONE LARGA m 1 CONSIDERATA TUTTA REAGENTE I=cm 4 celersap 25÷3
117600
celersap 25
72100
celersap 20÷3
63800
celersap 16,5÷3 40600 36500
celersap 20 celersap 16,5
21400 18440
A.P.I.C.E. S.r.l.
79
8700 8450 3605
celersap 16,5÷3 celersap 10÷3 celersap 12 celersap T 10
A F =0
1
2
3
4
5
125000 120000 80000 75000 70000 65000 60000 55000 50000 45000 40000 35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 6 cm²
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
SOLARIO TRIREX Il solaio TRIREX a pannelli, concepito per semplificare le operazioni di posa in opera è costituito da un insieme di blocchi uniti fra loro, in appositi cantieri di confezione, così da formare pannelli armati, monolitici ed assai resistenti grazie all’aderenza garantita dallo speciale profilo dei pezzi. I pannelli TRIREX sono prodotti nelle altezze di cm 8,5 - 12,5 - 16,5 - 20,5. La larghezza dei pannell, generalmente di 1.00 può variare a seconda delle diverse esigenze. Altezza totale solaio . . . cm 8,5 12,5 Altezza laterizio . . . . . cm 8,5 12,5 Interasse . . . . . . . . . cm 100 100 Larghezza min. nervature . . cm 6,2 6,2 Volume conglom. di conf. l/m² 12 15 Volume congl. in opera . . l/m² 7 9 Peso pannello . . . . . . . Kg/m² 69 87 SOLAIO TRIREX Peso tot. solaio . . . . . Kg/m² 85 110
16,5 16,5 100 6,2 18 12 112 140
20,5 20,5 100 6,2 20 15 138 170
11,5 8,5 100 6,2 12 37 69 160
15,5 12,5 100 6,2 15 39 87 185
19,5 16,5 100 6,2 18 42 112 215
23,5 20,5 100 6,2 20 45 138 245
PANNELLI BISAP
I pannelli BISAP costruiti in tre altezze sono larghi 75 e sono opportunamente riforzati nella zona compressa. I momenti flettenti massemi di servizio corrispondono ad una sollecitazione di compressione di 50 Kg/cm² con una tensione nell’acciaio ad aderenza migliorata di 2000 Kg/cm².
SEZIONE TRASVERSALE 7.5 12-16.5-20 75
75
Altezza cm 12 16,5 20
Peso pannelli Conglomerato Peso solaio in opera Mom. max di Kg/m² nervature l/m² Kg/m² servizio al m/Kgm 88 10 110 581 110 14 114 1125 125 18 165 1732
L’accostamento dei pannelli dà luogo alla formazione di casseri per il getto dellenervature di consolidamento destinate acontenere le armature metalliche supplementari.
CARATTERISTICHE DEL SOLAIO RAPIDSTRUT Altezza del solaio . . . . . . cm 16 20 Interasse del solaio . . . . . cm 75 75 Peso del pannello . . . . . Kg/m 90 100 Conglomerato nervatura in opera . l/m² 7 9 Peso solaio in opera . . . . . . . Kg/m² 140 175
A.P.I.C.E. S.r.l.
80
SOLAIO RAPIDSTRUT
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
SOLAIO SAP - Portata sino a m 6 Soletta costituita da travi in laterizio armato confezionato a pié d’opera, accostate e collegate tra loro con malta di cemento, caratterizzata da una grande suddivisione dell’armaturametallica in tondi di piccolo diametro posti a distanza non superiori a cm 7. La larghezza delle travi è costantemente di cm 20. La larghezza minima dei canaletti di sigillatura tra le travi è di cm 2,5. I momenti di servizio ammissibili dedotti sperimentalmente, con coefficiente di sicurezza alla fessurazione 1,2 e coefficiente di rottura 2,5 sono riportati nella tabella.
Tipo Peso prop. Momenti totali massimi di servizio in Kg/m di struttura Kg/m² riferiti alla striscia di solaio larga m 1 SAP 8 85 230 290 405 ----SAP 12 110 385 540 655 ----SAP 16 130 615 720 960 1290 --SAP 20 175 700 1170 1140 1890 2025 Armatura per ogni trave larga cm 20 (ø mm) 3ø3 3ø4 3ø5 3ø6 4ø6 Carico di sner. minimo dell'acciaio σ s Kg/mm² 70 60 55 50 50
SOLAIO (VARESE) - Portata m 4,50 ÷ 10,00 È costiuito da travi sagomate in conglomerato a doppia armatura eseguite fuori opera; tavelle di laterizio forato in duplice ordine (solaio plafone a camera d’aria), solettina di cemento di cm 3 che collega e completa tutto il sistema. Il tipo di solaio è indicato dall’altezza in cm delle travi Varese rispettive: per le travi speciali a doppia pendenza è indicata l’altezza al centro ed agli estremi. La posa in opera delle travi a interassi variabili a seconda della portata e del sovraccarico è analoga a quella per i solai comuni con putrelle in ferro.
S
h
H
12
8
20
20
16
TABELLE DEI CARICHI ED INTERASSI CORRISPONDENTI SOLAI (VARESE) NORMALI Sovraccarico Interasse Peso proprio del solaio (Travi+doppia tavella + 3 spianamento Kg/m² cm 19 21 24 27 34 150 100 139 145 151 160 169 200 90 142 149 155 165 175 250 80 146 153 160 171 183 300 73 149 157 165 177 190 350 65 153 162 172 185 199 400 57 159 169 180 195 211 450 50 165 177 189 207 225 Sovraccarico Travi tipo 19 21 Kg/m² 150 49 50 200 56 57 Interasse 250 64 65 cm 300 72 73 (da ½ a ½ 350 79 80 delle travi) 400 89 90 450 99 100
24
27
51 58 66 74 81 91 101
52 59 67 75 82 92 102
Misura tavelle 52 cm 43x25x4 59 cm 50x25x4 67 cm 57x25x4 75 cm 65x25x4 82 cm 72x25x4 92 cm 82x25x4 102 cm 92x25x4 34
bo
A.P.I.C.E. S.r.l.
81
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
SOLAIO SAPAL - Portata sino a m 10 È un solaio a nervature, poste ad interasse di cm 80, formate dall’accoppiamento di due travilaterizie prefabbricate e da un travetto di conglomerato fra le stesse contenuto, il cui spessore può essere di 4-6-8 cm. Le tavelle inferiori da soffitto, spesse normalmente cm 3, sono sostituite con tavelle da cm 1,5 quando si prevede il riscaldamento a panelli radianti. Le serpendine vengono in tal caso annegate in una soletta di conglomerato spessa cm 4 gettata su queste. Rispetto ai dati tabellari, e limitatamente alle zone interessate dalle serpentine, il volume di conglomerato viene di conseguenza aumentato di l/m² 22,5 ed il peso proprio di Kg/m² 50.
56
21.5-2530-35-40
25 4-6-8
41
cm
Travi Kg/m²
17
25
30
55
12,5
32
2
3,1
0,15
0,10
21,5
32
30
62
15,5
39
2
3,1
0,15
0,10
25
37
30
67
18
45
2,5
4,1
0,15
0,10
30
43
30
73
21
53
2,5
4,1
0,15
0,10
35
48
30
78
22,5
57
2,5
4,1
0,18
0,12
40
57
30
87
26,5
66
2,5
4,4
0,2
0,15
A.P.I.C.E. S.r.l.
Peso travi confezionate
Totale Kg/m²
Kg/m
Kg/m²
82a
Confezione travi Cemento Sabbia Murat. Manov. Kg/m² l/m² h/m² h/m²
25/30 3 13
80
Peso elementi Laterizi Solette tavelle Kg/m²
Altezza Solaio
5
27.5
19
Larghezza Conglomerato travetto cm 4 6 8 4 6 8 4 6 8 4 6 8 4 6 8 4 6 8
l/m² 31,3 33,8 36,5 33,8 37,6 41,5 35,6 40,4 45,1 38,1 44,2 50,1 40,6 47,8 55,1 43 51,5 60
Peso totale in opera Kg/m² 146 152 160 150 160 170 160 175 185 175 190 205 185 205 220 200 220 240
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
SOLAIO STIMIP È un solaio formato da cassettoni di lateriziodelimitati i casseri per il getto di nervature in conglomerato armato, disposte secondo due direzioni ortogonali. La soletta di compressione può essere di laterizio (STIMIP B) oppure di laterizio econglomerato (STIMIP MB). Detti cassettoni si ottengono con quattro pezzi: gli spondali ad L, le solette superiori, le tavelle da soffitto ed un fondello ad L di cui uno è visibile in primo piano nella figura. È particolarmente indicato per la realizzazione di piastre nervate di minimo peso proprio, vincolate osemplicemente appoggiate lungo tutto il permetro.
5/7
7-14 56
18
19-65 53 35 68-81
62-73
35
3
SOLETTE
FONDELLI AD L
FONDELLO
ELEMENTO AD L TAVELLA
Alltezza solaio 19 22 26 29 34 38 43 46 50 63 31 36 40 45 48 52 65
A.P.I.C.E. S.r.l.
Spessore e tipo soletta
Soletta cm 5 in cotto (B) mista (MB)
Soletta cm 7 in cotto
STIMIP B e STIMIP MB Dati per il calcolo Peso sol. Interasse Spessore medio in opera Kg/m² nervatura nervatura B MB cm cm 177 183 68x62 8,5x7 198 204 224 230 68x65 8,7x8 250 356 9,7x8 294 300 69x65 10x8 326 332 375 381 69x66 10x9 399 405 69x68 10x10 437 443 81x73 11,5x14 --583 68x65 8,7x8 274 --9,7x8 319 --69x65 10x8 351 --69x66 10x9 399 --422 --70x68 11x10 474 --81x73 12x14 613 ---
82b
Dati per il preventivo Volume conglom. Peso laterizio l/m² Kg/m² B MB B MB 45 51 70 60 52 58 73 64 61 67 78 68 70 76 83 73 85 92 88 79 97 103 93 84 114 120 101 92 122 128 105 97 136 142 110 102 --196 --113 78 --88 --94 --93 --105 --99 --122 --106 --130 --110 --150 --114 --202 --126 ---
Manuale dell’Architetto
PROGETTAZIONE STATICA SOLAI
Si tratta di un solaio a camera d'aria risultante dall'accoppiamento di travetti prefabbricati, di - un’unica altezza, con solette e favelle da soffitto. A seconda delle esigenze d'impiego si può variare l'altezza del solaio fra i cm 23,5 ed i cm 53 inserendo appositi sovralzi. Questa struttura è adatta per luci di notevole entità; l'interasse è di cm 70. Nella tabella sono riportati i massimi momenti di esercizio riferiti all'interasse. SOLAIO ADIGE Altezza tot. solaio . . . . . . Altezza laterizio . . . . . . . Interasse . . . . . . . . . . Largh. min. nervat. . . . . . Volume conglomerato . . . . Peso laterizio . . . . . . . . Peso tot. solaio . . . . . . Mom. esercizio . . . . . .
cm cm cm cm l/m² Kg/m² Kg/m² Kg/m
23,5 23,5 70 9 53,5 82 215 1537
32 30 70 9 81,6 94 298 3150
37 35 70 9 88,1 99 315 3640
42 40 70 9 94,5 106 338 4720
48 53 45 50 70 70 9 9 110,9 117,3 110 120 391 406 5760 7240
LATERIZI PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO ED ISOLAMENTO ACUSTICO Sistema BONA: Tale sistema consta di speciali favelle e fistelli in laterizio (interesse cm 50) che vanno posti in opera su qualsiasi solaio con interposizione di apposite piastre in gomma. Le serpentine (int. cm 25), trattate esternamente con sego, si posano sul solaio e si collegano ad esso mediante un oppor tuno raccordo di malta cementizia, in modo da permettere la conduzione al soffitto. Si ha inoltre la trasmissione termica al pavimento per convezione ed irraggiamento attraverso la camera d'aria che il sistema crea al disopra delle serpentine. L'intercapedine e l'impiego di piastre in gomma realizzano un isolamento acustico. li sistema BONA trova anche il suo impiego nei casi ove è richiesto il solo isolamento acustico. A tale scopo si usano sernplicernente delle speciali favelle poggianti su ponticelli in gomma posti sempre all'interasse di cm 50.
Riscaldamento per diffusione da soffitto e da pavimento
Isolamento acustico per discontinuità elastica e per isteresi
EXECELSIOR TERMORADIANTE - Portata sino a m 6.50 È formato da clementi di base scanalati che creano una casseratura incrociata, nella quale vengono collocate serpentine ad interesse di cm 33 oppure anche di cm 16,5 e relativi collegamenti, armatura metallica di tensione e di ripartizione. Si esegue quindi il getto di conglomerato, sovrapponendo contemporanea mente i blocchi aventi la parte superiore irrobustita in modo da sostituire la soletta in conglomerato. Essi delimitano i casseri per le nervature di calcestruzzo armato che completano il solaio.
18/25
5
33
30
A.P.I.C.E. S.r.l.
15
83
Altezza . . . Interasse nervatura . . . . Spess. medio nervatura . . Peso laterizio . . . . . . . Conglomerato . . . . . . Peso solaio in opera . . .
cm 18 22 25 cm 33 33 33 cm 15 15 15 Kg/m² 70 75 82 l/m² 66 73 90 Kg/m² 230 250 300
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE METALLICHE CAPANNONE INDUSTRIALE b
a
J2
1200
12000
4500 J1
J1
1300
Sezione trasversale
Schema statico della travatura
Vista longitudinale 3500
3500
3500
Particolare finestre fisse ed apribili NP 8
NP 20 4
12000
10
40 90
822
863
30
3
863
887
calcestruzzo
tirante
837
lamierino sagomato a Freddo
T 80 x 9
Pianta della fondazione
impermeabilizzazioni
785
80 x 9 Particolare a
785
80 x 9
tubo schiacciato Particolare e saldatura 10 Sezione resistente a trazione e a compressione a seconda 6 delle necessità statiche.
Particolare b
512
60 x 7
50 15 c lastrino di piombo antimonioso tirante
I NP 20
4 1233
200
200 tirante
NP 14
d
1300
Ancoraggio
A.P.I.C.E. S.r.l.
Particolare d
84
Particolare c
18
20
180
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE METALLICHE CAPANNONE IN TUBOLALE a b 200 230 600
600
600
600
600
600
Fronte B
A 230
630
B
A 2120
2120 Sezione trasversale
Schema statico
copertura in alusicc
NP 10
I NP10
R=870
Particolare b
0,375
tondo ø 16 portavetri
ø 10,8 1,2
1,2
0,55 ø 26,7 Particolare a 615
copertura in alusicc
0,375 ø 13,3 23 1
Travi trasversali
ø 6,7 0,3
ø 0,325
3
2
ø 8,3 ø 0,375 ø 10,8
chiusura in alusicc
0,325 ø 8,9
40 50
Travi trasversali
A.P.I.C.E. S.r.l.
Particolare colonne
85
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE METALLICHE CAPANNONE PER ESPOSIZIONE NP 6 NP 20
NP 20
2500
B
2500
800
500 15
B
500
345
a
6000
20000
C
19720 NP 28
DIN 60
250 Soffittatura
C
5690
I NP 45 13000
Sezione trasversale
lamierino sagomato a freddo
lamierino sagamato a Freddo
calcestruzzo
impermeabilizzazione
200x15 giunto anima
160
a
200x15 giunto delle piattabande
500 + 800
80
80
200x15
15
r=10 Particolare a
450
Sezione B-B
lamierino sagomato a Freddo
calcestruzzo
pavimentazione 100
470 600
280
soffittatura
SEZIONE C-C
320 Cerniera
A.P.I.C.E. S.r.l.
86
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE METALLICHE CAPANNONE CON TRAVE E PORTAGRU
1000 1400
10948
6300
2000
4700 12060
1500
225 Sezione trasversale
Prospetto
mensola 2500
6525
2500
11500
11500 Schema statico
5000
5000
5000
5000
500 900 Pianta
copertura in lamiera zincata
copertura in lamiera zincata sagomata
220
520
20 muratura di mattoni 10948
336
INP 80
100
204
60x60x6
vetri
140
][ 70x70x7
45 300
][ 80x45x6
10 20
INP 30
240
8
7
6525
8
][ 60x60x6
544
Particolare del lucernario
80
560 4700
7
220 900
cordolo in calcestruzzo
225
500
tirafondi
380
780
200
][ 910x200x12
25 40
Particolare appoggio capriata
Colonne
A.P.I.C.E. S.r.l.
87
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE METALLICHE SCHELETRO PER EDIFICIO AD USO UFFICI controventi longitudinali
2740 2490
250
2150 340
A
1810
340
1470
340
1130
340
790
340
395 0.00 - 100 - 225
395 395
390
390
390
390
muro del cantinato
225 327.5 380 327.5
Sezione telai longitudinali 390
controventi trasversali
1035 Telai trasversali di testata
390
2340 100 327.5
8.5 380
1235
lamierino sagomato a freddo Particolare dei solai
327.5
26
100
1.2
Pianta solaio tipo 80
L 130 x 130 x 12 betoncino di bloccaggio
26 181 91
4.5
24
calcestruzzo
1.8 4
14
14 5 NP 180
14
NP 180 50 40
18
40 50 Particolare colonne
Particolare nodo A
A.P.I.C.E. S.r.l.
5
88
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE METALLICHE PARTICOLARI DI GIUNTI
ATTACCO DI TRAVE SECONDARIA E TRAVE PRINCIPALE GIUNTO DI TRAVE COMPOSTA SALDATA REALIZZATO CON CHIODATURA
GIUNTO DEL NODO INTERMEDIO DI UN TELAIO PER EDIFICIO PILASTRO COMPOSTO
BASE DI PILASTRO COLLEGAMENTO FRA TRAVE (PASSANTE) E COLONNA (INTERROTTA) APPARTENENTE AD UN TELAIO PER EDIFICIO
A.P.I.C.E. S.r.l.
89
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE IN LEGNO CARPENTERIA 1/6
RITIRO DEL LEGNO S
1/2h
3 a- caviglia in legno
Sezione tangenziale
h
h
1/6
Sezione trasversale direzione assiale
1/10h
CONNESSIONI DEI LEGNAMI A DIREZIONI DIVERSE
Sezione tangenziale direzione tangenziale Celettatura o commessura ad unghia semplice l
S''
h'' h'
S>S' ritiro massimo S>S'' ritiro medio l>l' ritiro minimo h>h' ritiro medio h>h'' ritiro minimo
Connessioni a cunei
1 1/6
MEMBRATURE SU UNO STESSO PIANO
1/6 4 a- caviglia in legno
S' l'
Unione a dentatura obliqua con bietta
GIUNZIONI DI TRAVI
Connessioni a sovrapposizione comune Sovrapposizione a coda di rondine
20
s
h almeno 3 cm
+-25 Collegamento per trazione a denti incollati
s=5cm
l=4h
Giiuntura a coda di rondine TRAVI COMPOSTE Giuntura a semplice diretta 2 1/2 1 1/2 a=caviglia legno
1
1/2
2h a
a
h
h
1/2
Sovrapposizione ad angolo
3/20h 2/20h
3
b
b
b
b
Connessioni a caviglie a, cunei (legno forte a secco).
Giuntura a 1/2 obliqua
A.P.I.C.E. S.r.l.
b
Sovrapposizione a dente Calettatura a dentatura semplice Da 3 fino a 5 pezzi. b, caviglia di ferro o legno quercia.
a
Giuntura a 1/2 diretta a=caviglia legno
4 b 6
b
10
90
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE IN LEGNO CARPENTERIA
a
A
b
UNIONE CUNEIFORME a meno resistente di b.
B
A. a rientranza B. a comune C. a mascella INCASTRI
C INCASTRO A DENTE DOPPIO
SOVRAPPOSIZIONE PARZIALE
INCASTRI A MASCHIO NASCOSTO
SOVRAPPOSIZIONE AD INCASTRO SEMPLICE
a=caviglie in legno
a COLLEGAMENTI DEI PUNTONI CON LA CATENA INCASTRO A CODA DI RONDINE SOVRAPPOSIZIONE AD INCASTRO DOPPIO
a b
a INCASTRO A DENTE OBLIQUO a, scanalatura per acqua e ventilazione
COLLEGAMENTI DEI PUNTONI COL MONACO
h
INCASTRO A DENTE CUNEIFORME b, zona interessata dallo sforzo; a, profondità 1/5÷1/6 x h.
a UNIONE AD INCASTRO OBBLIQUO a, zona interessata dallo sforzo.
A.P.I.C.E. S.r.l.
UNIONE A DOPPIO DENTE b inferiore ad a.
91
COLLEGAMENTO DEI MONACI CON LA CATENA
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE IN LEGNO FALEGNAMERIA
TAVOLATI Esterno
Traverso alto 1/3 1/3
Interno Esterno
Montante o ritto
pannello o specchio
1/3
Cimatura quadra
Traverso basso
UNIONE A DENTE E CANALE Interno
A 45÷60
Esterno
B
Telaio esterno ritti e traverse
1/3 1/3
Cimatura a ugnatura
C UNIONE A FILO PIANO SEMPLICE A, giunto in squadro; B, giunto obbliquo; C, giunto a cuneo
ritti e traverse intermedie o pettorali
1/3
UNIONE A LINGUETTA RIPORTATA
1/3s
1 2 6÷8mm
s
3
UNIONE A FILO PIANO CON CAVIGLIA PER LAVORI SMONTABILI
INCASTRO A UGNATURA CON CAVIGLIA Per piccoli telai.
TAVOLE CON LISTELLI 1,panche, porte esterne, sportelloni; 2, traversa a filo; 3, tavoli da disegno.
1/3s s UNIONE A FILO PIANO CON CHIAVETTA Chiavetta di legno duro con le fibre normali a quelle delle tavole.
1/31/3 1/3 INCASTRO A UGNATURA CON LINGUETTA RIPORTATA 1/2 1/2
s
1/2s A TAVOLATI CON INTESTATURA INCASTRO A CIMATURA QUADRA B UNIONE A META' LEGNO Nei tavolati a grande distesa. Nelle zoccolature quando sia possibile fissare le tavole ai traversi. A, smusso; B, perlinatura.
A.P.I.C.E. S.r.l.
92
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE IN LEGNO FALEGNAMERIA
A Incastro a denti in coppia con sperone Incastro a 1/2 legno con cimatura diagonale
B Paniforti a listelli A, blocco di solette per paniforti a listelli; B, tranciato
3/10 2/10 3/10 2/10
Incastro con denti in serie Nel caso di traverse alte come predelle di porta. 1/3 1/3
Tranciato Paniforti a panno interno massiccio sfibrato
SUPERFICI CURVE
PIANI TAMBURATI
1/3
Incastro a tenaglia Si usa per lavori interni. Per lavori esterni si impegnano caviglie cilindriche da mm 10.
Incastro a dente doppio
PANIFORTI Traverse incollate diagnonali libere
b 1/3
a
2/3
Paniforti a tavolette
Incastro a dente e mortasa cn sperone Infissi: a ≤ 50 ÷ 70 mm; b ≤ 18 ÷ 20 mm;
A.P.I.C.E. S.r.l.
93
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA PREMESSE
Costituisce la più brillante applicazione della tecnica degli stati di coazione impressi, introducendo nelle costruzioni degli stati di tensione preventivi (antecedenti all'effetto dei carichi) che ne migliorano il comportamento statico. Nel cemento armato precompresso l'armatura, costituita da acciaio ad alta resistenza, viene sottoposta a forte tensione prima di essere collegata al calcestruzzo. Si riporta quindi lo sforzo dell'acciaio sul conglomerato, determinandovi uno stato di « precompressione » nelle zone destinate ad essere sottoposte successivamente a trazione per effetto dei carichi esterni. Con questo procedimento si sfruttano dunque totalmente le caratteristiche meccaniche dell'acciaio per la creazione dello stato di coazione e si evitano gli inconvenienti dati dalla scarsa resistenza del conglomerato a trazione, conseguendo altresì un'economia notevole di materiali: Fino al 75÷80 %, dell'acciaio, 30÷40% del calcestruzzo (e dunque del peso proprio). Ai vantaggi diretti derivanti dal guadagno in peso, i quali si traducono in un aumento delle luci economicamente realizzabili, altri se ne aggiungono dati dalla possibilità di rendere solidali elementi staccati, donde ampie possibilità di prefabbricazione e facoltà d'impiego di artifici costruttivi, comportanti l'adattanento delle condizioni di vincolo alle fasi successive del regime statico.
tubolare, realizzato annegando nel getto una guaina metallica. È anche possibile fabbricare le travi solidarizzando fra loro dei conci entro i quali l'alloggiamento viene ottenuto a mezzo di mandrini amovibili. Talvolta gli acciai possono anche trovarsi all'esterno del getto, ma in tal caso non è facile assicurare a tutti gli effetti il collegamento fra calcestruzzo ed armatura. In questo secondo sistema la messa in tiro tiene realizzata a mezzo di un martinetto idraulico: dopo la messa in tensione, l'armatura viene bloccata mediante appositi ancoraggi di testata; la guaina viene quindi riempita con malta di cemento iniettata a pressione. Le figure 3, 4. 5, 6 e 7 rappresentano gli elementi caratteristici di alcuni fra i sistemi di tensione e bloccaggio più diffusi in Italia.
MATERIALI
Generalità. Generalità - Il cemento armato precompresso è l'espressione di una tecnica perfezionata che tende a sfruttare nel modo più razionale le proprietá meccaniche dei materiali associati. Esso deve essere pertanto realizzato soltanto con materiali di qualità, le cui caratteristiche siano sottoposte a severo controllo. Si deve in particolare tenere pre-
Fig. 1 - Trave ad armature aderenti
sente che lo stato di coazione esistente tra ferro e calcestruzzo risente di qualsiasi deformazione o assestamento subiti dall'uno o dall'altro componente: donde la necessità di tener conto di fenomeni che nel cemento armato ordinario vengono trascurati o considerati solo casualmente: ritiro e fluage sotto carico del conglomerato, rilassamento dell'acciaio teso a lunghezza costante a tassi elevati. I dati regolamentari qui appresso riportati sono ricavati dalle vigenti norme emanate dal Ministero LL.PP. Calcestruzzo. - Per diminuire l'entità del ritiro e del fluage sotto carico, si dovranno mettere in opera soltanto calcestruzzi di elevata compattezza, ottenuti applicando i più moderni concetti della tecnica dei conglomerati cementizi: cementi alta resistenza (ed a rapido indurimento); granulometria accurata; dosaggio acqua/cemento ridotto al minimo compatibile con il conferimento di una quantità di acqua d'idratazione e con la di assestamento del getto nelle casseforme.
Fig. 4 - Ghiera di ancoraggio B.B.R.
Fig. 2 - Trave a cavi scorrevoli
BASI TECNOLOGICHE
Le figure 1 e 2 schematizzano i due più importanti metodi di messa in tenB sione. Nel primo le armature vengono tese preventivamente per contrasto su degli appositi blocchi di ancoraggio o sulle casseforme: gettato il calcestruzzo a diretto contatto con l'acciaio se ne attende l'indurimento (per accelerare il Fig. 3 - Pistoncino Freyssinet a doppio effetto. Il pistone B quale si ricorre spesso al riscaldamento) serve a bloccare il cuneo di ancoraggio entro il suo alloggiamento. e si libera l'armatura. La trasmissione ghiera di bloccaggio dello stato di mutua costrizione fra i due dado di contrasto Martinetto materiali è quasi sempre affidata all'adeperno per il 12 renza. Nulla vieta, se le condizioni statiforo per il 14 che lo esigono, di deviare l'armatura onde mutare l'andamento della risultante degli sforzi preventivi lungo l'asse della monometro trave. asta di trazione base di appoggio Un altro procedimento (fig. 2) consiste Fig. 5 - Martinetto B.B.R. nel mantenere l'armatura indipendente Fig. 6 - Martinetto (Morandi) tipo M3 per 3 ø 5, M4 per 3 ø 7 dal getto per tutta la ,durata dell'induriSezione A - A mento, dopo avvenuto il quale si effettua la messa in tensione prendendo appoggio direttamente sul calcestruzzo. In questo caso le armature vengono generalmente disposte entro un alloggiamento
Fig. 7 - Sistemazione di un terminale di cavo da 18 ø 7, sistema (Morandi).
A.P.I.C.E. S.r.l.
94
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA La composizione degli impasti sarà stabilita in base ad uno studio preventivo che dovrà fondarsi sui seguenti criteri: a) qualità degli inerti. La sabbia, naturale
p a s s a n t e
Nella zona intermedia delle curve granulometriche i granuli di un determinato diametro possono anche mancare, purché l'area compresa tra la curva granu-
100
d
90 80
curva teorica
70
c
60
curva pratica
b
aree a+c aree b+d
% 50 40 i n 30 p 20 e s 10 o 0
a
2
4 6 8 10 15 20 25 Fig. 8 - Confronto tra le curve granulometriche terorica e pratica
od artificiale deve essere costituita da grani resistenti non provenienti da roccia decomposta o gessosa. Deve essere scricchiolante alla mano, non lasciare tracce di sporco, non contenere materie organiche, melmose o comunque dannose; se necessario, sarà lavata con acqua dolce per eliminare materie nocive. Analogamente gli inerti di maggior diametro devono essere formati da elementi non gelivi, non scistosi, scevri di sostanze estranee, di parti friabili, pulverulente o terrose: b) granulometria: una composizione granulometrica raccomandabile nella maggioranza dei casi è definita da una delle curve corrispondenti alle formule seguenti: Legante compreso:
d D
P'=A+(100-A)
Legante escluso: P' e P" rappresentano il % in peso dei grani passati ad un determinato vaglio.
P"= A-C+(100-A)
d D
100 100-C
D= diametro massimo degli aggregati. D= diametro qualsiasi compreso tra 0 e D. Il coefficiente A della (1) assumerà uno dei valori seguenti: inerti tondi 4 ÷ 8 inerti a spigoli vivi 6 ÷ 10 (i valori più elevati corrispondono agli impasti più fluidi).
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bilità e la tendenza alla segregazione, che caratterizzano tali impasti, possano causare la formazione di cavità o di nidi di ghiaia. Sarà spesso necessario adottare un impasto più maneggevole e più ricco in cemento per le zone di testata delle travi, dove il getto è più difficile a causa della forte concentrazione di armature. Per la sabbia, definita convenzionalmente come un insieme di granuli passanti attraverso un crivello a fori rotondi del diametro di 5 mm (UNI 2334). converrà avvicinarsi alla curva definita dall'espressione (2). A correzione del tratto iniziale della curva, la sabbia non deve in ogni caso contenere più del 5%. di granuli aventi diametro inferiore a mm 0,1:
c) la quohtità d'acqua è determinata in base alla lavorabilità occorrente per una buona riuscita dei getti; essa sarà comunque ridotta al minimo indispensabile. È necessario che la dosatura in cemento, venga ø vagli mm aumentata coi crescere della percentuale di acqua.
È possibile migliorare la rnaneggevolezza, lometrica e gli assi coordinati sia approssimativamente equivalente a quella senza danneggiare la resistenza, introducompresa fra la curva teorica e g] i stessi cendo nell'impasto dei prodotti additivi (plastificanti). assi (fig. 8). È possibile εr=εe+εs+εkp conseguire 2,40 compattezze 2,0 elevate, anche 2,02 εr=εe+εs+εkp 2,12 1,94 superiori a quelle ottenute 1,86 con le curve 1,5 1,70 1,72 precedenti, ri1,39 correndo ad impasti granu1,34 1,06 1,46 1,40 1,12 lometrica0,90 1,12 mente discon1,0 0.70 tinui, caratterizzati cioè dal0.88 l'impiego di 0.32 0.38 0.50 0.40 classi di inerti 0.48 0.26 0.32 0.40 nettamente di0,5 stanziate. Concetto 0.50 0.50 0.50 0.50 fondamentale 0 del procedimento è di ri0 1 1 1 5 10 anni durre sensibil4 2 mente i vuoti Fig. 9 (Fluage), ritico ad accorciamento del calcestruzzo per una precompressione dovuti all'efdi σ b=200 Kg/cm² fetto di parete, Calcestruzzo:resistenza a compressione del prisma ρβ d28=480 Kg/cm²; ciò che però riE modulo=4000000 kg/cm²; umidità atmosferica relativa 35÷70%; chiede un'enerε e=σ/Ε= accorciamento elastico specifico in %; gica lavoraε s=ritiro specifico in %; ε kr=(fluage) specifico in %. zione. Si consiglia di curare in Nel computo del rapporto acqua/cemodo particolare lo studio degli impasti discontinui, ad evitare che la scarsa lavora- mento si terrà conto dell'umidità degli inerti.
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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA 1 3 giorni 7 giorni 14 giorni 28 giorni 0,5
90 giorni 365 giorni
0,90 0,79 0,70
0,70 0,61 0,56 0,46
0,39
0,25 0,26 0,21 ETA' ALL'IMPOSIZIONE DEL CARICO 0
0,29
35
70
Y=ε k in 0/00 per 100 Kg/cm²
100
Il getto dovrà essere costipato per mezzo di pervibratori ad ago o con vibratori esterni (questi ultimi si adotteranno per strutture sottili o per zone molto ingombro). Vibratori e pervibratori saranno possibilmente di frequenza variabile onde interessare tutta la scala granulometrica dell'impasto. Le figg. n. 9 e 10, ricavate da un rapporto del Laboratorio Federale di Zurigo, forniscono alcuni dati indicativi sull'andamento dei fenomeni di ritiro e fluage nei calcestruzzi ad alta resistenza. Tali figure sì riferiscono a conglomerati aventi resistenza cubica a 28 giorni superiore a 500 kg/cm². Nel diagramma dì fig. 9 il ritiro es è misurato a partire dal terzo giorno dopo il getto; il fluage sotto carico c., si riferisce a prismi caricati a100 kg/cm². 14 giorni dopo il getto; la deformazione elastica è calcolata per un modulo elastico pari a 400000 kg/cm². La curva a tratto pieno corrisponde a conservazione in atmosfera ad umidità relativa del 35 %, la curva tratteggiata a conservazione in atmosfera ad umidità relativa del 70 %. L'entità del fluage sotto carico per una data durata di conservazione è praticamente proporzionale all'intensità della sollecitazione (per lo meno se questa rimane inferiore ad 113 del carico di rottura). È pertanto lecito definire un « fluage specifico » riferito ad una sollecitazione pari a 1 kg/cm²., Nel caso della figura, e per tempo indefinito, il fluage specifico vale 0,56/100000 per umidità del 70% 0,70/100000 per umidità del 30 %. La fig. 1 0 indica la, variazione dei fluage specifico a tempo in infinito in funzione dell'età all'imposizione del carico. Le Norme vigenti impongono che il ritiro finale non sia mai assunto inferiore al 0.2511000. Il fluage (o deformazione lenta sotto carico), per calcestruzzi caricati a 14 gg. dal getto, deve valutarsi almeno 1,5 volte la deformazione elastica. Se il carico viene applicato entro un tempo minore, si assume una deformazione lenta pari al doppio della deformazione elastica. In mancanza di determinazione diretta, si può assumere per modulo elastico istantaneo il valore E =350000 kg/cm². Il tasso di lavoro a compressione o a trazione non deve superare, all’atto della precompressione, il 42 Il della corrispondente resistenza alla stessa data. In esercizio: a compressione il 32 % della resistenza a 28 gg, R,; a trazione il valore di Rc/20 a condizione che l'intero sforzo di trazione, calcolato a sezione interamente reagente, venga fatto assorbire da armature sussidiarie non tese, calcolate al tasso convenzionale di 1400 kg/cm². Non sono ammesse trazioni sotto l'azione del carico permanente, in ambiente corrosivo, nelle travi costruite per conci. È vietato l'impiego di calcestruzzi con resistenza inferiore a 375 kg/cm². a 28 giorni (tolleranza 5 %). Nelle zone di ancoraggio si possono assumere sforzi di compressione locale pari a Rc/1,5 Acciai Gli acciai più comunemente usati sono del tipo patentato e trafilato. Talvolta si fa seguire la trafilatura da un trattamento d'invecchiamento. Si trovano anche in commercio acciai dei tipo laminato trattato. Nelle travi a fili aderenti non è lecito impiegare acciai tondi-lisci di diametro superiore a 2 mm. Per sezioni maggiori si usano acciai con tacche, sezioni ovali o rettangolari con risalti, trecce di due o più fili. Nelle travi a cavo si adottano tondi di 5-6-7 e fino a 10 mm. Taluni procedimenti usano tondini filettati fino a 26 mm. Gli acciai sono caratterizzati dal carico e dall'allungamento di rottura sfr ed Afr, dai limiti convenzionali s1 e s2 allo 0,1 % e 0,2% di deformazione permanente. La fig. 11 rappresenta l'andamento caratteristico del diagramma sforziallungamenti di un acciaio trafilato per travi a cavo. La fig. 12 riproduce la legge della caduta di tensione subita in un periodo di 120 ore dall'acciaio di fig, 11 teso inizialmente a 120 kg/mm² e quindi mantenuto a lunghezza costante. La caduta a tempo infinito è da due a tre volte superiore alla caduta a 120 ore. Nelle travi a cavo la tensione realizzata dal martinetto si riduce a causa dell'attrito che si sviluppa lungo il percorso del cavo fra l'acciaio e il suo alloggiamento.
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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA Kg/mm²
rottura
150
Nel caso illustrato in figura 13 si ha, supponendo di tendere con un unico martinetto applicato in A e semplificando le espressioni che forniscono le cadute per attriti: σB = σA (1-fc ∝1- fd l1) σC = σB (1-fd l2) σD = σC (1-fd l3) σE = σD (1-fc ∝2- fd l4) I coefficienti di attrito in linea retta ed in curva possono assumersi come da seguente prospetto:
σ (0,2%) σ (0,1%) 100
50
40 80 120 160 200
Calcestruzzo liscio Lamierino metallico Lamierino lubrificato
E
Fig. 11 - Diagramma sforzi - allungamenti di un accaio trafilato per travi a cavo
f d x 10³ 5 3-4 1,5-2
fc 0,5 0,25-0,3 0,2
attrito, ecc., ed indicando altresì come tensione iniziale di tiro σfi la massima tensione esercitata all’atto del tiro, si deve avere: Travi a cavo: σfi ≤ 0,85 σ2 σfi ≤ 0,95 σ1 σf ≤ 0,58 σfr σf ≤ 90 Kg/mm² Travi ad armature aderenti: σfi ≤ 0,95 σ3 σf ≤ 0,62 σR σf ≤ 105 Kg/mm² È vivamente consigliato di avitare σfi superi i seguenti limiti assoluti: Travi a cavo: 120 Kg/mm². Travi ad armature aderenti: 130 Kg/ mm². Nelle travi a cavo è tuttavia lecito compensare un’eventuale perdita di tensione per attrito compresa entro 10 Kg/mm² con un innalzamento equivalente del limite assoluto sopraindicato. La caduta per rilassamento può valutarsi al 7% di σfi per le travi a cavo, al 12-14% di σfi per le travi ad armature aderenti armate rispettivamente con elementi singoli o con trecce. Si può anche assumere quale caduta il doppio della caduta misurata a 120 ore. Quando si proceda alla ritaratura delle tensioni preventive non prima di 44 gg. dopo la messa in tiro, le cadute per ritito del 15%, quelle date dal rilassamento dell’acciaio del 30%. È tuttavia indispensabile assicurare nel frattempo un’efficace protezione delle armature tese.
Le Norme stabiliscono i seguenti limiti per le caratteristiche dell’acciaio e le condizioni d’impiego. Esternsimento base: 200 mm; Piegamenti alterni: resistenza a quattro lim. elastico (0,1%): 145,0 Kg/mm²; piegamenti su mandrino di diametro lim. elastico (0,2%): 153,0 Kg/mm²; quadruplo del diametro del filo (v. tabella (UNI 1474). tensione iniziale 120 kg/mm² 2010 kg Allungamento per Ø > 3 mm non 2000 inferiore a 5% su dieci diametri. caduta di tensione Kg 65 (3,22%) Rapporto σ²/σfr≤0,90. (Tollarenza 4%). Tassi di lavoro: indicando come 1950 «tensione finale» σf la tensione introdotta nel calcolo di verifica, a tempo infinito, in una sezione ge1900 nerica, previa deduzione di tutte le perdite o cadute date da ritiro, fluage, rilassamento dell’acciaio, 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100110 120 ore VERIFICA STATICA STRUTTURE ISOSTATICHE INTERNAMENTE PRECOMPRESSE Fig.12 - Diagramma della caduta di tensione Calcolo degli effetti della precompressione. subita dall’acciaio della fig. 11 tesoinizialIn una trave a sezione costante o variabile munita di armatura pretesa mente a 120 Kg/mm² e quindi mantenuto a avente percorso qualsiasi, le azioni esercitate dall’armatura sulla trave lunghezza costante. comprendono gli sforzi terminali di ancoraggio F, le forze ripartite ρ trasmesse dall’armatura nei tratti curvilinei, eventualmente le forzeconcentrate P agenti in corrispondenza dei cambiamenti repentini di direzione (fig. 14). L’insieme delle forze F, ρ (oppure F, P) risulta equilibrato. B
α1 L1
D
C L2
L3
α2
P
F
L4
P
F A
Fig. 14- A, sezione concentrata esercitata dal cavo in corrispondenza di cambiamento di direzione: B, azione ripartita esercitata dal cavo lungo un tratto di andamento curvilineo
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P
P
B
Fig. 13- Percorso schematico di un cavo suddiviso in tronchi per il calcolo delle perdite per attrito
F
P
F
P
P
P F
F α
r
1/r
r
F
ds=1 Fig. 15 - Azione locale del cavo in un tratto elementare del percorso Fig. 16 - Azione locale del cavo in un vertice del tracciato
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA Rb
b
ciaio: il secondo dipende dal numero di cavi e dalle loro posizioni relative: nelle travi normali esso provoca una caduta del 2 o 3 %. Si dimostra che per valutare l'effetto del ritiro basta ridurre la pretensione σi di una quantità eguale al prodotto del ritiro εR modulo dell'acciaio Ea. Analogamente l'effetto del fluage sotto carico si valuta per accesso, moltiplicando il d fluage specifico per il tasso di lavoro medio del calcestruzzo lungo il percorso del cavo e del modulo dell’acciaio. Rb Esempio: Trave rettangolare 20x40 armata con cavo rettilineo 12 Ø 5 coinciFig. 17- Condizioni esterne di lavoro in presenza: A, della precompressione e del carico permanente B, della precompressione e del carico permanente più carico accidentale. dente col bordo inferiore di nocciolo. Tensione iniziale : 105 kg/mm² ( si supSe si ammette che non vi sia attrito la F agisce sulla sezione depurata dei fori; pone già scontato il rientro dell’ancoè costante lungo la trave e le ρ risultano nelle travi ad armature aderenti l'a- raggio). normali all’armatura. Si ha allora dalla zione si esercita su una sezione etero- Precompressione iniziale: bordo supefig. 15, relativa ad un tratto di lun- genea composta dal calcestruzzo e riore 0, bordo inferiore : ghezza unitaria: ρ =F/r e analoga- dalle armature, alle quali si applica il mente dalla fig. 16 per un’armatura coefficiente di ampliamento 6. Lo 2 x 10500 x12 x 0,196 = 60 Kg/cm² 20 x 40 stesso coefficiente si applica ad evenspezzata: ρ=2 F sen α/2.
Percorrendo l’armatura a partire da una testata, si osserva che in una qualsiasi sezione la risultante delle forze F, p (o F, P) che l'armatura esercita sulla parte sinistra della trave è una forza F agente secondo la tangente all'armatura nella sezione considerata (lo sforzo agente lungo l'armatura, costante in assenza di attrito, deve infatti risultare equivalente alle azioni che l'armatura trasmette al calcestruzzo 'al di là della sezione considerata). L’armatura coincide ' Pertanto con la «curva delle pressioni» lungo la trave. Riducendo la risultante delle forze di precompressione ai, soliti assi, passanti per il baricentro della sezione, si ottengono le caratteristiche della sollecitazione date dalla precompressione, che comprendono nel caso generale sforzonormale, momento flettente e taglio. In genere, a causa della piccola inclinazione dell'armatura, si ammette che la componente dello sforzo di precompressione parallela all'asse della trave sia costante ed eguale a F; analogamente si ammette che le forze p agiscano normalmente all'asse (mentre invece esse sono normali all'armatura). Nel calcolo degli effetti di precompressione occorre distinguere travi a cavo e travi ad armature aderenti. Nelle travi a cavo lo sforzo di precompressione
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tuali cavi scorrevoli tesi in fasi antecedenti e già iniettati. Il calcolo delle tensioni locali si effettua applicando le usuali formule della scienza delle costruzioni a sezione interamente reagente, se, come avviene sempre in pratica, la precompressione elimina la possibilità di parzializzazione.
Calcolo degli effetti delle cadute di tensione Valutato lo stato di precompressione iniziale, occorre considerare l'effetto delle cadute di tensione. Nelle travi ad armature aderenti si considera l'influenza del ritiro, del fluage sotto carico, del rilassamento dell'acciaio (la caduta per compressione elastica del conglomerato è già scontata quando si applichi lo sforzo di precompressione alla sezione intera, calcestruzzo e acciaio). Nelle travi a cavo scorrevole si ha in più la caduta per assestamento del sistema di bloccaggio, l'effetto,mutuo fra i cavi (caduta di un cavo già bloccato per la messa in tensione di un cavo successivo); tali due ultimi effetti intervengono tuttavia all’atto stesso dell’instaurazione dello stato di coazione ed è, meglio valutarli a parte; il primo si calcola dividendo l'assestamento per la lunghezza del cavo e moltiplicandolo per il modulo dell'ac-
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Calcolo delle cadute: Ritiro (pari al 0,25/1000): 0,25 x20000=5 Kg/mm² 1000 Fluage (pari a 1,5 volte la deformazione elastica con modulo di 350000 Kg/cm²): 62 x
1,5 x 20000=5,3 Kg/mm² 350000
Rilassamento acciaio * (7% di σfi): 0,07x120=8,4 Kg/mm² Totale 18,7 Kg/mm² Tensione finale al lembo inferiore: 62 x
86,3 =51 Kg/cm² 105
(In pratica si dovrà inoltre tener conto dell’attrito come indicato in precedenza). b h/3
N
h/3
N'
B B'
h/3
Fig. 18 - Determinazione della zona limite in una sezione della trave.
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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA Effetto dei carichi esterni (flessioni) Si applicano le formule usuali per sezioni interamente reagenti. È importante notare che se una parte della sollecitazione esterna agisce all’atto delle precompressione (peso proprio e carico permanente), è possibile assicurarne l’assorbimento mediante scelta opportuna della posizione dell’armatura. Siano infatti 0 e Rb i tassi estremi ammissibili per le sollecitazioni ai lembi, Mp e Ms i momenti flettenti esterni permanente e accidentale, b, h le dimensioni della sezione (supposta rettangolare) : volendo sfruttare integralmente la capacità resistente della sezione, si dovrà fare in modo che le condizioni estreme di lavoro raffigurate nelle figure 17A e 178 corrispondano, la prima all'azione della precompressione e del carico permanente, la seconda all'azione della precompressione del carico permanente e del carico accidentale. Ammettendo in via approssimata l'invarianza dello sforzo F, si ha che l'intervento di un momento flettente esterno M sposta il centro di pressione, inizialmente coincidente coi cavo, di una distanza M/F. Le condizioni suddette saranno pertanto soddisfatte ponendo il cavo al disotto del punto inferiore di nocciolo ad una distanza d=Mp/F e facendo sì che H/ 3=Md/F. Poiché pertanto dovrà risultare:
h/3
Ms+Mp F
h/3
si avrà
F= h²=
Verifiche al taglio Le sollecitazioni tangenziali date dal carico esterno e dalla precompressione si calcolano applicando i metodi usuali con riferimento alla sezione interamente reagente. La verifica della resistenza si effettua in corrispondenza della fibra baricentrica in base ad un circolo di Mohr convenzionale, assumendo per la precompressione (componente normale e trasversale) una frazione pari a 2/3 del valoreeffettivo. La tensione principale convenzionale di trazione così calcolata non deve superare il valore Rc/20. Quando la tensione principale. convenzionale di trazione non supera i 3 kg/cm² non è richiesto il calcolo delle armature a taglio, altrimenti occorre prevedere un'idonea staffatura che si calcola col metodo classico del cemento armato,valutando l’inclinazione convenzionale del piano, di fessurazione in corrispondenza dell’asse baricentrico. La staffatura deve comunque comportare almeno tre staffe al metro lineare el’interasse fra le staffe non deve superare l’altezza della sezione. Nelle travi ad armature aderenti per solai si può omettere la staffatura se la tensione principale suddetta è inferiore a 3 kg/ cm². Nelle travi ad armature aderenti non si tiene conto della precompressione in un tratto compreso fra la testata ed una sezione posta ad una distanza pari a 50 volte il maggior diametro dell’armatura.
1 b h Rb 2 6Ms b Rb
Le formule (c) e (b), mostrano che altezza della trave e sforzo di precompressione sono funzioni del momento M,. Il momento Mp interviene solo nella determinazione della posizione del cavo. Dimensionata in tal modo Ja mezzeria di una trave di sezione costante, una sezione generica soggetta a M'P, MI, rispetterà i limiti imposti alle tensioni qualora il cavo si trovi entro l'intervallo 88' (fig. 18) definito da: NB=
M'p+M's M'p ; N'B'= ; F F
Il luogo dei punti BB’ definisce quindi lungo la trave una « zona limite » entro la quale dovrà trovarsi il cavo. Tale zona è stata raffigurata nella fig. 19 per una trave soggetta a momenti Mt, M, di andamento parabolico. Il ragionamento sopra riportato vale naturalmente anche per valori diversi delle tensioni ammissibili. Nella pratica applicativa non é generalmente necessario procedere al tracciamento della zona limite, essendo sufficiente effettuare la verifica di alcune sezioni con riferimento ai valori estremi del momento flettente che le sollecitano.
Ms = F
h 3
h
h/3 M'p/F
d=Ms/F Fig. 19 - Zona limite in una trave appoggiata
* Il calcolo del rilassamento dell’acciaio si esegue per una tensione di 120 Kg/mm² in quanto si suppone che vi siano 15 Kg/mm² di perdita per attrito fra la testata e la sezione alla quale si riferisce la verifica.
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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA Esempio. al quale corrisponde all’altezza delbaCi riferiamo alla trave già esaminata in ricentro: precedenza, nella quale si suppone che 3 660 = 12,5 Kg/mm² τ = all'appoggio agisca un taglio esterno: m 2 20x40 Te=8000 kg. Sia α=0,10 radianti l'inclinazione del cavo nella sezione di ap- La trazione principale convenzionale vale quindi: σ1 σ
compresso). Il valore del coefficiente K è dato dal grafico di fig. 21 in funzione dell'inverso della percentuale di armatura ridotta X: X=
bh Af
σ cr σ fr
(σcR resistenza a compressione del conglomerato). σ'm 1 ² Tale formula vale per sezioni la cui ² σ' + 4τ m σ' = + m 1 2 2 parte compressa abbia forma rettangoτ lare e nelle quali l'armatura sia ragσ ' = -8,5 + 1 289+625=+6,6 Kg/cm² gruppata in una ristretta zona. In altri 1 2 β casi si procederà ad un calcolo più β 2β Inclinazione convenzionale del piano preciso fondato sull'ipotesi dellaconserdi fessurazione: vazione delle sezioni piane e sulla messa in conto dei diagrammi reali di σ' 6,6 1 deformazione del calcestruzzo e dell'actg β = = = 0,53 τ 12,5 ciaio. Le Norme richiedono un margine m Fig. 20 - Determinazione delle tensioni principali e di sicurezza 2 rispetto al carica totale. dell'inclinazione degli elementi principali a mezzo del Prevedendo staffe a due bracci Ø 8 cerchio di Mohr mm al tasso di 1600 kg/cm² si deve STRUTTURE IPERSTATICHE poggio. Ammettiamo di effettuare la assumere un interasse : La messa in tensione dell'armatura fa verifica a tempo infinito con tensione nascere delle reazioni iperstatiche; la σ As nel cavo pari a 86,3 kg/mm². All'al- ∆ 2x0,5x1600 s curva delle pressioni non coincide x= =12,1 cm = tezza del baricentro si ha: 12,5x20x0,53 τ m b tg quindi più coi percorso del cavo risulβ tante. Il calcolo delle incogniteiperstatiσ m =-25,5 Kg/cm² Nelle strutture eseguite in più fasi le che si effettua con gli usuali metodi La componente trasversale dello sforzo verifiche al taglio, come d'altronde della Scienza delle Costruzioni. Si potrà nei cavo vale, ponendo α=sen α: quelle a flessione, vanno effettuate in ad esempio far usa del principio dei Tc= 0,10x12 x 0,196 x 8630=2010 kg. ogni fase, sovrapponendo quindi gli lavori virtuali. effetti (s'intende che la sovrapposizione Nella trave di figura 22 a tre appoggi K=1 deve riferirsi alle tensioni). fissi si calcolerà ad esempio la reazione dell'appoggio intermedio in base all'e0,9 Verifiche a fessurazione e rottura quazione: 0,8 Fessurazione. Il momento di fessural 0,7 zione Mf si calcola a sezione interadx 0,6 mente reagente ammettendo che la (M0+M1X)M1 =0 2 EI fessurazione abbia inizio quando, sul 0,5 o bordo teso, la trazione eguaglia la 0,4 resistenza a trazione dei conglomerato dove Mo=F•e è il momento «isostatico» 0,3 (che si può assumere pari a 1 il 0 della di precompressione, M, il momento deresistenza a compressione). le Norme terminato nella sezione generica della 0,2 richiedono un margine di sicurezza struttura principale dalla reazione X ri0,1 pari a 1,1 rispetto al momento totale dotta a valore unitario. 0 di esercizio. Anche nelle strutture iperstatiche si può 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 X definire una «zona limite» entro la quale Mf ≥ 1,1 Fig. 21 - Variazione del coefficiente K della formula deve rimanere contenuta la curva delle Mp+Ms di Guyon in funzione dell'inverso della percentuale pressioni se si vuole che le tensioni ai ridotta Rottura. Il momento di rottura Mr si lembi restino comprese entro i limiti Per la verifica si pone: può calcolare con la formula di Guyon ammissibili: si ricorderà tuttavia che in questo caso la curva delle pressioni non 2 σ 'm = 3 σ m =-17 Kg/cm² Mr=K•σfr Af •h coincide più coi cavo risultante. T ' = 2 2010=1340 Kg. c 3 Donde un taglio risultante: T=Te-T’c=8000-1340=6660 Kg.
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dove σfR e Af sono rispettivamente il carico di rottura e la sezione dell'acciaio, h l'altezza utile (distanza fra il baricentro dell'armatura e il bordo
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STRUTTURE PARZIALMENTE PRECOMPRESSE Il calcolo in servizio si basa sul principio di sovrapposizione. t utile rappresentare
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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO TEORIA graficamente il diagramma delle tensioni nei vari elementi costituenti (nella calcestruzzo gettato in opera elemento precompresso
B
A
Fig. 23 - A, esempio di una struttura parzialmente precompressa;B; diagramma delle tensioni per precompressione più carico esterno. fig. 24B il tratteggio orizzontale rappresenta le tensioni di precompressione nella trave, il tratteggio verticale le sollecitazioni indotte dal carico esterno nell'insieme trave-soletta). Qualora un elemento non precompresso sia soggetto a sforzi di trazione si deveammettere che esso si parzializzi: per effetto della parzializzazione può accadere che nelle strutture compiesse vi siano più ani di separazione. Gli clementi associati possono trovarsi in diverso stato di maturazione, donde l'insorgenza di stato di mutua costrizione dato dal ritiro e dal fluage differenziale. Il calcolo del carico di rottura si effettua in applicazione degli stessi concetti indicati per le travi interamente precompresse. F
Fig. 23 - A, esempio di una struttura parzialmente precompressa composta da trave e soletta: B, diagramma delle tensioni dato dalla precompressione e da un momento flettente esterno. PROGETTAZIONE Molto spesso alcuni dei dati di base sono fissati per ragioni costruttive (larghezza e spessore della soletta nelle travi da ponte, altezza negli clementi industriali, ecc.). Partendo da tali dati conviene allora considerare in primo luogo le condizioni di sicurezza a rottura e dedurne la sezione dell'armatura metallica. In questa fase è bene tenere presente che nelle travi usuali la precompressione mediaall'altezza del baricentro oscilla normalmente fra 60 e 80 kg/cm². Il proporzionamento viene successivamente completato fissando la forma definitiva della sezione, in modo che si trovino rispettate le condizioni relative ai tassi di lavoro in servizio. Molto spesso F
e
l
nelle travi a cavo si possono realizzare economie sostanziali effettuando la messa in tensione in più fasi, in ognuna delle quali si fa intervenire parte del carico permanente: si riesce così ad evitare la comparsa, nelle fasi intermedie, di sollecitazioni pericolose. Assai spesso nelle varie fasi si fa anche variare la sezione reagente. Es.: travi isolate prefabbricate fuori opera e soggette ad una prima precompressione, varo, getto della soletta e dei trasversi, ulteriore precompressione dell'insieme, ecc. In ogni fase del calcolo si dovrà naturalmente computare lo sforzo di precompressione effettivamente agente: tensione iniziale per i cavi tesi nella fase considerata. tensione parzialmente ridotta per i cavi tesi antecedentemente. In genere la modifica delle caratteristiche geometriche data dall'iniezione dei cavi non è affatto trascurabile. Nelle travi a fili aderenti con armature rettilinee è necessario ridistribuire l'armatura metallica, ad evitare sforzi eccessivamente concentrati in testata. Il rialzamento delle armature, realizzabile mediante deviatori, consente di usufruire anche in queste travi dei vantaggi illustrati nello studio delle travi a cavo incurvato.
x
l
Fig. 22 - Tracciato indicativo del cavo in una trave continua a tre appoggi.
A.P.I.C.E. S.r.l.
98b
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO APPLICAZIONI ARMATURA LONGITUDINALE 0,50
0,50
10,80
16,20
20 22 20
SEZIONE A-A 30
30
80
30
30
16 30
106 60
40
200 2,5
2,5 PIANTA
SEZIONE B-B
SEZIONE A-A
20,00 16,20
21,60
90
16,20
90
TESTATA
30 20,00
40 14
25
22 90 10,80
10,80
10,80
10,80
25
9
40
10,80
55
35 40
ARMATURA
A
2.5
B
952,5
8 25
8
A
B
2.5
PORTALE SISTEMA MORANDI 0,85
0,30
staffe ø 5/15cm
0,30 1,50
6,95
0,00
0,34 0,12
infisso in ferro non apribile
0,50
2x16 ø 5 acciaio
2ø8
infisso ad ante apribili
2,15
1x16 ø 5 acciaio
2 ø 10
staffe ø 10/7cm
(0,45)piano pavimento finito 1,70
staffe ø 10/8cm 0,30
0,09
1,50
3x16 ø 5 acciaio
2x16 ø 5 acciaio
1.30
1,55
1,85
1,50
2x16 ø 5 acciaio
0,12
2 ø 10
1x16 ø 5 acciaio
0,35
30
0,45
67
1,00 16,25
32,50
16,25
1,10
0,40 0,40
A.P.I.C.E. S.r.l.
99
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO APPLICAZIONI TRAVI PREFABBRICATE A FILI ADERENTI Dati caratteristici produzione S.C.A.C. - Milano TAS 30/16
TAS 45/20
TAS 65/30
TAS 80/32
Area sezione calcestruzzo cm² (Superfici ideali Si)
277,07
537,33
1066,93
1393,2
Area Sezione acciaio armonico mm²
238,6
434,7
732,24
1003,44
64
128
264
333
Distanza baricentro trave del lembo superiore cm
17,54
25,346
36,77
44,49
Distanza baricentro armatura del lembo superiore cm
21,75
33,354
50,02
62,6
Sforzo finale di precompressione kg
25053
45643
76885
105361
Momento d'inerzia baricentro cm
26197
117928
491402
964156
Sollecitazione di precompressione iniziale al lembo superiore kg/cm²
19,80
6,57
-4,16
-12,42
Sollecitazione di precompressione iniziale al lembo inferiore kg/cm²
140,58
145,86
130,58
145,89
Peso kg/m
4
filo rustico
TAS 45/20 filo al rustico
TAS 30/16
15
tavella nervata in cotto o tavellone
10
7÷12
4 3
10÷17 5 3 25
13.5
30
30
45
tavella nervata in cotto o tavellone
55÷62
45
4
3.5 6
8
5
7.5
47÷58
16
63÷100
20 eventuale lavella in cognl. cem. leggero filo rustico
TAS 80/32 filo al rustico
TAS 65/30 20 14
8÷12 3
2 8 5 32 65
tavole in c.a. prefabbricate
22 16
tavole in c.a. prefabbricate
47 65
74÷78
8÷12 3
2 8 5 89÷93
78
63 10 8
10 8 10
12
50÷100
50÷100
32
30
Produzione industrie cementi G. Rossi - Piacenza
getto eseguito in opera
800 fili acciaio ø mm 5 con tacche tirante 800
A.P.I.C.E. S.r.l.
100
800
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO SOLAI CARATTERISTICHE SOLAIO CELERSAP PRECOMPRESSO (R.D.B. - PIACENZA) È formato da travetti in conglomerato armato precompresso con fondelli di laterizio, a fili aderenti, con sezione a T rovescio di altezza 9 oppure 12 cm, posti in opera ad interasse di 45 cm. Fra di essi vengono collocati degli elementi forati in laterizio di altezza variabile a seconda delle necessità statiche. In casi particolari i travetti precompressi possono essere abbinati ed allora l’interasse delle nervature risulta di cm 57. Nelle nervature di conglomerato da gettarsi in opera vengono normalmente aggiunti spezzoni d’estremità aventi funzione d’ammaraggio o di assorbimento delle tensioni dovute ai momenti negativi.
25
12÷40
9÷12 31.7 45
12
57
peso kg 15/m
peso kg 18/m
Monotrave
Monotrave
Monotrave
Monotrave
interasse cm 45
interasse cm 57
interasse cm 45
interasse cm 57
Altezza
Travetti
Congl. per Peso solaio
Travetti
Congl. per Peso solaio
Travetti
Congl. per Peso solaio
Travetti
Congl. per Peso solaio
solaio
e blocchi
il getto
in opera
e blocchi
il getto
in opera
e blocchi
il getto
in opera
e blocchi
il getto
in opera
cm 12 16,5 20 25 30 35 48
kg/m² 81 94 98 120 133 141 147
l/m² 15 27 36 50 68 76 90
kg/m² 115 155 180 230 275 310 345
kg/m² 91 100 104 121 131 138 143
l/m² 24 43 58 79 100 121 142
kg/m² 145 200 235 295 350 405 455
kg/m² 89 101 106 127 140 149 155
l/m² 12 24 34 47 60 74 87
kg/m² 115 155 180 230 275 310 345
kg/m² 102 112 116 133 143 150 154
l/m² 20 39 53 74 95 117 137
kg/m² 145 200 235 295 350 405 455
MOMENTI MASSIMI DI SERVIZIO PER LA STRISCIA LARGA 1 METRO R = Resistenza a rottura a 28 gg. del conglomerato per il getto delle nervature Tipo solaio MONO TRAVE
R 160 200 R=250
BITRAVE
160 200 R=250
12
16,5
20
Altezza solaio cm 25
30
35
40
Travetto tipo N.
travetti Ap=mm²
600 645 820 990 1090
965 1130 1430 1720 1920 1505 1820 2190 2745 2905
1230 1445 1820 2185 2520 1920 2245 2815 3370 3870
1600 1885 2365 2850 3295 2500 2940 3685 4415 5095
– 2320 2920 3505 4060 – 3645 4560 5465 6310
– – 3465 4175 4840 – – 5430 6510 7530
– – 4020 4830 5605 – – 6310 7560 8755
2 3 5 7 8 2 3 5 7 8
40 48 60 72 84 80 96 120 144 168
985 1260 1520 1665
75 16.5
12
A.P.I.C.E. S.r.l.
101a
20
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO SOLAI CARATTERISTICHE SOLAI
MOMENTI MASSIMI DI SERVIZIO riferiti alla striscia larga 1 metro a Resistenza del calcestruzzo per il getto
Altezza
Beton nervat.
Peso
H
colleg.
pannello
solaio
cm
l/m²
kg/m²
kg/m²
R 160
(a 28 giorni) R 200
R 250
12
4
100
110
510
755
950
1150
–
16,5
7
130
145
745
1110
1465
1775
2070
20
11
150
175
930
1385
1835
2260
2630
1
2
3
4
5
Contrassegni pannelli
2A8
2A8
2A8
2 A 12
2 A 12
Tracce acciaio contenute in ogni pannello
4 A 12
6 A 12
8 A 12
10 A 12
12 A 12
A.P.I.C.E. S.r.l.
101b
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO SOLAI
10 6 35
35
35 d=19.7 a=21.2 20÷30
30
30
30
b=9.2
Travetti prefabbricati in laterizio armato con interposizione di blocchi forati. Interasse variabile. (Industria Cementi Giovanni Rossi, Soc. P.a. Piacenza)
Travetti prefabbricati in calcestruzzo con tavella. Interasse variabile. (Società Nemea - Roma)
20
20
13
11
Travetti prefabbricati in calcestruzzo con tavella. Interasse variabile (Solaio Friuli - Udine)
Travetti formati da conci prefabbricati con tavelle, Interasse variabile. (Consorzio Gen. Cantieri Varese - Milano) 3 4
21.5 14.5
12 Travetti prefabbricati in calcestruzzo con blocchi o tavelle. Interasse variabile. (Soc. Etrusco - Firenze) 3
10
13
55 Travetti prefabbricati in laterizio armato con interposizione di blocchi forati. Interasse variabile. (Industria Cementi Giovanni Rossi, Soc. P.a. Piacenza)
A.P.I.C.E. S.r.l.
102
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO SOLAI SOLAIO «ESSEVI» (SCAC) Ottenuto collegando travi precompresse armoniche SCAC (TAS) aventi forma a T con monoblocchi in laterizio mediante nervature in calcestruzzo gettato in opera. Agli incastri si arretra il laterizio riempendo di calcestruzzo.
SOLAIO ESSEVI A BLOCCO 55 - 53 - 52,5 Altezza solaio . . . . . . Trave TAS . . . . . . . . Interasse . . . . . . . . . Volume conglomerato . . . Peso travi TAS . . . . . . . . . Peso laterizio . . . . . . . . . . Peso totale solaio . . . . . . Altezza solaio
cm 12,5 tas 8/13 int. 55
Momenti di esercizio Kg cm/int. 24112 27636 31154 34566 37506 40226 42873 45446
Armatura metallica mm² 7/24 7/28 7/32 7/36 7/40 7/44 7/48 7/52
Altezza solaio
cm 18/5 tas 8/13 int. 53
Momenti di esercizio Kg cm/int. 34216 39072 43865 48436 52863 56720 60706 64378
Armatura metallica mm² 7/24 7/28 7/32 7/36 7/40 7/44 7/48 7/52
cm 12,5 tipo 8/13 cm 55 l/m² 11 Kg/m² 27 Kg/m² 44 Kg/m² 99
16,5 20,5 8/13 10/15 53 52,5 19 23 28 37 60 65 134 159
Altezza solaio
Momenti di esercizio Kg cm/int. 34216 cm 20,5 39072 tas 10/15 43865 int. 52,5 48436 52863 56720 60706 64378
Armatura metallica mm² 7/24 7/28 7/32 7/36 7/40 7/44 7/48 7/52
SOLAIO «T.A.S.t.» Ottenuto collegando travi T.A.S.t. aventi forma fubolare con tavelloni nervati mediante travetti in calcestruzzogettato in opera.
TABELLA DELLE CARATTERISTICHE DEL SOLAIO T.A.S.t Solaio cm 16,50 17,50 18,50 19,50 20,50 21,50 22,50 23,50
ALTEZZE Tavella Soletta cm cm
Cappa cm
T.A.S.t. Altezza Base cm cm
Interasse cm
3,00
4,50
1 2 3
12
15
62
3,00
4,50
1 2 3
16
15
62
Altezza cm 16,5 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 1 2720 34600 2 3110 41500 3 3500 48250 4 3890 55000 5 4280 62000 6 4665 67350 7 5050 72900 8 6220 80900 9 6995 89500 10 7870 105800 11 8740 120800
A.P.I.C.E. S.r.l.
Vol. conglom. m³/m² 0,022 0,032 0,042 0,052 0,024 0,034 0,044 0,054
Altezza cm 16,5+2 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 1 2720 39100 2 3110 47000 3 3500 54600 4 3890 62450 5 4280 70200 6 4665 76500 7 5050 81300 8 6220 91700 9 6995 103500 10 7870 120400 11 8740 137200
103
Travetto Kg/m
Travetto Kg/m²
PESI Laterizio Kg/m²
20
32
50
25
40
50
Altezza cm 20,5 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 12 2720 43750 13 3110 52400 14 3500 61200 15 3890 69600 16 4280 78500 17 6120 96300 18 6995 116000 19 7870 135000 20 8740 153800 21 11365 172000 22 12240 109000 23 13110 227000
Conglomerato Kg/m² 48 70 92 114 53 75 97 119
Solaio Kg/m² 130 152 174 196 143 165 187 209
Altezza cm 20,5+2 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 12 2720 48300 13 3110 57600 14 3500 67500 15 3890 77000 16 4280 86500 17 6120 107200 18 6995 128000 19 7870 149000 20 8740 169600 21 11365 191000 22 12240 209000 23 13110 230000
Manuale dell’Architetto
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO SOLAI SOLAIO «STALP» Costituito da elementi precompressi prefabbricati (listelli) e blocchi cavi in laterizio, collegati da nervature in calcestruzzo gettate in opera. I listelli in laterizio (a sezione costante per le varie altezze di solaio = cm 6x10) presentano 3 scanalature in cui sono annegate le armature metalliche, formate da trefoli a 2 fili di acciaio, con malta di cemento vibrata. Tali listelli, appoggiati sui muri (o sulle casseforme delle travi principali), funzionano anche, durante il getto, da sostegno provvisiorio dei blocchi e del calcestruzzo delle nervature. Ai listelli precompressi è affidata la funzione di assorbire gli sforzi di trazione. Carichi di sicurezza: alla fessurazione≥ 1,2; alla rottura ≥ 2,25. Societò produttrici solaio STALP: - Biarmato - Milano - Cempre - Torino - Fornaci Valdadige - Verona - Società Pugliese Strutture Cementizie Precompresse - Bari.
INTERASSE cm 38
INTERASSE cm 50
CARATTERISTICHE DEI SOLAI Altezza laterizio . . . . . . . . Interasse . . . . . . . Larghezza nervatura . . . . . Volume conglomerato . . . . Peso listello . . . . . . . Peso laterizio . . . . . Peso totale solaio . . . . .
cm cm cm l/m² Kg/m² Kg/m² Kg/m²
12,5 38 7 13 34 48 112
16,5 50 7 14 26 67 128
16,5 38 7 18 34 63 140
20,5 38 7 24 34 76 165
SOLAI STALP 50
SOLAI STALP 38 Altezza Solaio
cm 12,5
Momenti di esercizio Kg cm/int. 11800 17460 22920 28160 33200 38600
Armatura metallica mm² 16 24 32 40 48 56
Altezza Momenti Solaio di esercizio Kg cm/int. 16921 25110 cm 33125 16,5 40960 48615 56090
A.P.I.C.E. S.r.l.
Armatura metallica mm²
Altezza Momenti Solaio di esercizio Kg cm/int. 32800 43365 cm 53760 20,5 63975 74000 83865
104
Armatura metallica mm² 24 32 40 48 56 64
Altezza Momenti Solaio di esercizio Kg cm/int. 17007 21173 25304 29428 33528 cm 37592 16,5 41589 45447 48595 51946 55593 59357 63184
Armatura Altezza Momenti metallica Solaio di esercizio mm² Kg cm/int. 16 20847 20 25974 24 31466 28 36124 32 41148 36 cm 46138 40 16,5+3 51094 44 56015 48 60903 52 65756 56 70574 60 75360 64 80111
Armatura metallica mm² 16 20 24 28 32 36 40 44 48 52 56 60 64
Manuale dell’Architetto
PREFABBRICAZIONE Negli ultimi decenni la tecnica edilizia ha tentato di integrare i sistemi costruttivi tradizionali con procedimenti di montaggio in cantiere di clementi di ben definita funzionalità (pannelli di pareti, solai scale, gruppi sanitari) preventivamente costruiti in stabilimenti centralizzati. In Italia, come in molti altri Paesi, fiorirono le iniziative specie nel campo degli studi e dei progetti relativi ai procedimenti di prefabbricazione. Nel 1945. il Consiglio Nazionale delle Ricerche bandi un concorso per progetti di prefabbricazione edilizia che ebbe una larga partecipazione di concorrenti. Approfondendo gli studi in tal senso ci si accorse però che la realizzazione su piano industriale di talune soluzioni apparentemente ammissibili presentava invece difficoltà tali da renderle antieconomiche. In altri termini si è constatato che è difficile ottenere con la prefabbricazione totale quella economica sul manufatto che si sperava di conseguire passando dalla lavorazione artigianale a quella industriale di serie. Per i pannelli di pareti, all'indiscutibile risparmio di mano d'opera ottenibile con la lavorazione in serie si contrapponeva il maggior costo dei materiali (cemento, ferro, materie plastiche, legni speciali ecc.) occorrenti per gli elementi prefabbricati, in confronto di quelli (mattoni, calce) impiegati nella costruzione tradizionale dei muri. Per i solai, le scarse economie di materiali e mano d'opera realizzabili con una lavorazione industrializzata ed altamente meccanizzata, venivano in gran parte se non del tutto assorbiti dal costo dei trasporti e dal sollevamento in alto degli elementi. Per la posa in opera di pareti e solai
prefabbricati necessitano infatti attrezzature meccaniche di costo notevole: e per di più occorre talvolta superare le difficoltà derivanti dalla configurazione del terreno e da limitazioni dello spazio necessario per la sistemazione ed il movimento delle macchine di sollevamento. Oltre a ciò non si può nemmeno trascurare il risultato estetico di un'esasperante monotonia derivante dalla totale prefabbricazione di interi quartieri, mentre gli eventuali vantaggi realizzabili con i più perfezionati sistemi di prefabbricazione comportano l'applicazione di tali sistemi ad un grande numero di fabbricati. Superato il periodo non breve dell'attrezzatura dello stabilimento e del cantiere, l'evidente effettivo vantaggio della prefabbricazione si ha nel tempo occorrente alla costruzione di un edificio, in quanto il montaggio di elementi prefabbricati richiede minor tempo di quello occorrente per la costruzione dell'edificio stesso, coi sistemi tradizionali. È quindi comprensibile, perchè dopo vari studi e tentativi, la prefabbricazione totale di edifici di abitazione, abbia avuto in Italia un così scarso successo, mentre sia stata largamente adottata in paesi come la Russia, dove per la rigidità del clima la costruzione tradizionale incontra ostacoli difficilmente sormontabili. Se la prefabbricazione totale di case di abitazione ha avuto sino ad oggi in Italia scarsi risultati, si sono avuti invece e si vanno ogni giorno sviluppando le possibilità di adozione di una prefabbricazione edilizia parziale riguardante principalmente le strutture in cemento armato. Tale prefabbricazione si può dividere in due
grandi categorie: a) quella relativa ad elementi isolati (travi, capriate, scale ecc.) destinati a rispondere separatamente ad una precisa funzione statica; b) quella - che si potrebbe definire prefabbricazione strutturale - nella quale i vari elementi prefabbricati derivano dalla scomposizione di una struttura rispondente a determinate condizioni statiche, e che a ricomposizione ultimata, ricostituiscono la struttura da cui sono derivati, rispondendo alle stesse condizioni statiche come se fosse un tutto, monolitico. Alla 1° categoria appartiene ad es. la prefabbricazione in cantiere di travi per solai in laterizio armato ormai largamente adottata per la sua convenienza economica come pure la costruzione di travetti precompressi da parte di ditte specializzate, particolarmente attrezzate. A questo primo tipo di prefabbricazione appartiene altresì la costruzione, fatta direttamente in cantiere, ma a piè d'opera, di travi, capriate od altri elementi strutturali in cemento armato di tipo diversissimo. Affinché il procedimento risulti economico occorre che il numero degli elementi prefabbricati sia tale da abbassare sotto un limite adeguato il costo di ammortamento dei macchinari e delle attrezzature necessarie. Lo studio economico può essere perciò effettuato soltanto caso per caso in base alle particolari caratteristiche del lavoro.
ferri lasciati fuori per attacco solaio 20.00 staffe fissaggio provvisorio capriata ponteggio sostegno capriata
capriata martinetto
capriata
10.24
martinetto attrezzatura per trasporto capriate
5.74
A
B
19
2ø8 in opera
1.001.00
soletta cm 2.5 gettata in opera ripartizione ø6 a 30 4ø10/m
60 60 50 1.50
capriata prefabbricata
20 cassaforma
45
2ø8 in opera 19
2.00
laterizio
30
C 30
16.5
capriata prefabbricata
D
Fig. 1 – Esempio di prefabbricazione di grandi elementi di struttura isolati. Capriate in c.a. della luce di m 20. Officine FIAT Mirafiori, Torino. A, vista; B fianco; C, collegamento capriate prefabbricate e travi principali gettate in opera; D, sezione A-A.
A.P.I.C.E. S.r.l.
105
Manuale dell’Architetto
PREFABBRICAZIONE Anche dal punto di vista tecnico non è possibile indicare regole di carattere generale. Le casseforme per l'esecuzione di elementi prefabbricati possono essere costruite in legno. ferro, conglomerato cementizio, a seconda delle caratteristiche dell'elemento. Particolari accorgimenti devono essere adottati per impedire l'adesione dell'elemento prefabbricato alle casseforme. quali la spalmatura delle stesse con sostanze oleose, la loro accurata pulizia dopo il disarmo, ed altresì l'adozione di una sagoma che faciliti la sformatura. Per ovvie ragioni economiche la sformatura degli elementi prefabbricati deve potersi effettuare nel più breve tempo possibile. A tale scopo è opportuno adoperare conglomerati di alta qualità con buona dosatura di supercemento ed ottimi inerti. Nella stagione fredda è opportuno proteggere i getti, ed in ogni caso prevedere il riscaldamento preventivo degli inerti e dell'acqua di impasto. Con questi accorgimenti si possono prevedere periodi di maturazione di 48÷72 ore. Qualora il numero degli elementi da prefabbricare sia considerevole, o l'opera da realizzare con elementi prefabbricati debba rispondere a particolari esigenze di rapida esecuzione si può anche provvedere ad accelerare la maturazione degli elementi
Fig. 2 - Sezione trasversale del viadottoo di corso Francia, Roma. L'impalcato è formato da solette prefabbricate e da travi prefabbricate a V.
4.65
A
0.70 36.00
50.00 sezione orizzontale a m 2,00
A 1.50 pianta schematica della struttura resistente
paranco
0.70
paranco
36.00
paranco
9.00
1.20
Fig. 3 - Aviorimessa con copertura ad elementi prefabbricati. A, pianta; B, sezione.
A.P.I.C.E. S.r.l.
106
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE IN VETROCEMENTO COPERTURE COPERTURA CON APPOGGIO IN NICCHIA MURARIA corrente in legno architrave in c.a.
COPERTURA A NERVATURE IN VISTA piastra di vetro
caldana di cemento asfalto
mastice plastico
materiale plastico
bicchieri in vetro
isolante speciale rustico intonaco
cartone catramato asfalto banchina d'appoggio in cemento
COPERTURA A NERVATURE IN VISTA AD ALTA IMPERMEABILITA' piastra di vetro materiale imperm.
caldana in cemento asfalto materiale plastico
COPERTURA ISOLANTE TERMOACUSTICA piastra vetro materiale impermeabile isolante speciale rustico intonaco
COPERTURA A NERVATURE NELLO SPESSORE DEL VETRO. APPOGGIO SU BATTUTA IN RIALZO
amianto
disco di metallo
bicchieri di vetro
mastice plastico
vetro martellato
COPERTURA CARROZZABILE PER RUOTE FERRATE LEGGERE telaio di ghisa
caldana di cemento
piastra di vetro
corrente in legno cartone catramato struttura portante
GIUNTO SU TRAVE PORTANTE IN C.A.
10
bicchieri di vetro elementi di cotto
50
95
95
50
asfalto
D C 10 50
mastice plastico
95
∆
A B LUCERNARI CARROZZABILI PER RUOTE FERRATE PESANTI
cartone catramato
A, pianta dei telai in ghisa di varie dimensioni multiple di ∆: B, C, sezioni con diverse forme di vetro; D, sezione del telaio apribile. Misure in mm.
A.P.I.C.E. S.r.l.
108
Manuale dell’Architetto
STRUTTURE IN VETROCEMENTO PARETI E VETRATE ferri verticali in giunti alterni dentro e fuori intonaco
Piastra vetro
telaio di fissaggio
intonaco
isolamento speciale
profilo di legno
pavimento
zoccolino in legno
cartone bitumato
materiale plastico
Parete a nervature sporgente
zoccolino caldana solaio
Parete in mattoni coibenti a camera d'aria rarefatta saldati a fuoco
feltro
cartone ondulato plafone profilato sostegno piastra vetro rivestimento metallico
telaio cemento
coprigiunto metallico
feltro
mastice
feltro
vetro liscio o martellato
piastra vetro cartone ondulato
piastra vetro
piastra vetro
camera d'aria
sughero bitumato compresso
nervatura
Parete con nervature nello spessore del vetro
Parete isolante termoacustica a piastre
A, sezione; B, pianta.
profilo infisso metallico A
montanti di intelaiatura dei pannelli di vetrocemento e di collegamento degli infissi nervatura
mastice B nervatura
piastra vetro telaio cemento
piastra vetro C
Attacco infisso
Parete con telaini di cemento A,i telaini vengono fissati con malta cementizia; B, telaino a doppio vetro isolante termoacustico C, telaino con struttura metallica.
STRUTTURE IN VETRO
vite a pressione e
c
mastice guarnizione
vite a pressione vetro
molla
molla
o
b a
profilato a=53-42-30 mm b=35-28-17 mm c=35-28-19 mm d=60-45-40 mm e=25-20-19 mm
canaletto condensa acqua
ponticello ghisa
Vetrate tettole lucernari sheds
A.P.I.C.E. S.r.l.
109
Manuale dell’Architetto
COPERTURE PENDENZA DEI TETTI A FALDE INCLINATE GRAFICO PER LE PENDENZE E LE LUNGHEZZE DELLE FALDE DEI TETTI La lunghezza della falda è in rapporto alla pendenza dei tetti riferita alla base di m. 1.
236,5
200% 190%
223,5
180%
215 65° 206
170%
200,5
160%
197,5 188
150% 140%
180,3 60°
174,5
130%
172
164
120%
55° 156,5
50°
45°
148,5
100%
141,5
90%
134,5
85%
131,5
80%
130,5 122 119,5
70% 65% 60%
117 115,5
50%
40°
35°
112 110 109,5
30°
108 25°
20°
106 105,1 104,3 103,5 103 102 101,6
15° 10°
214,,5
110%
100,4 100,3
174
143,4
120
45% 100
40% 35%
84
30%
70
25% 20%
57,7 46,6 36,3
15% 26,7
10% 17,6
5° 8,7
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Precipitazioni atmosferiche medie annue (1871-1941) in mm d’acqua (la qualità di neve e di grandine viene ridotta in acqua mediante fusione.
OSSERVATORIO Moncalieri............. Milano.................. Venezia................ Genova............... Bologna.............. Firenza..............
Tipo della copertura
Quantità di acqua in mm
OSSERVATORIO
Quantità di acqua in mm
84 106 112 104 112 109
Iesi................... Roma................ Napoli.............. Taranto............. Palermo............ Sassari................
66 112 118 91 118 104
A.P.I.C.E. S.r.l.
Pendenze consentite dai materiali impiegati.
110
Scandole in legno...... Canali a due strati...... Tegole alla romana e canali....................... Tegole piane (marsigliesi)........................
Pendenza % 40 35 35 30
Fibrocemento e lamiera ondulata.................... Materiali speciali o
20÷25
vetro liscio...................
10÷20
Pendenze medie consigliabili in rapporto alle precipitazioni. Regioni italiane
Pendenza %
Alta montagna...... 60 e oltre Zone alpine...... 50÷60 Alto Appennino (settentrionale e centrale...... 45 Basso Appennino e Pia nura Padana.............. 35 Italia Centrale............. Italia Meridionale.......
30÷35 25
Manuale dell’Architetto
COPERTURE SCHEMI DI CAPRIATE IN LEGNO E IN ACCIAIO CAPRIATE DI TETTI IN LEGNO
CAPRIATE DI TETTI IN ACCIAIO
Capriate zoppa con contracatena per luci < di m4
monaco
lastra in pietra di appoggio
Capriate semplice, conveniente per luci di m 6÷8
puntone
catena
Capriata semplice, conveniente per luci di m 5÷7
Capriata semplice, conveniente per luci di m 8÷12
≤ m 30
contraffisso
a 1/5 a
Capriata di tipo palladiano, conveniente per luci di m 8÷15
Capriata Polonceau, conveniente per luci di m 12÷16
≤ m 30
Capriata composta,conveniente per luci di m 12÷15
A.P.I.C.E. S.r.l.
111
Capriata inglese, conveniente fino a m 25
Manuale dell’Architetto
COPERTURE DIMENSIONAMENTO DELLE CAPRIATE IN LEGNO ESEMPIO DI CARRIATA IN LEGNO PER COPERTURA PESANTE 228 Kg/m² INTERASSE M 3,50 gattello
staffa travetto monaco
grappa
terzera puntone
staffa
contraffisso o saetta
pietra o calcestruzzo per ripartizione pressione 45
staffa
catena
1000
45 SEZIONE A-A
A
mm 50x5
14
24
puntone 22x20 cm
3,5
21,5
mm 50x5 15
monaco 20x20 cm
contraffisso 20x20 cm
mm 50x5 12
18,7
mm 5x5 catena 22x20 cm
Ø 16 mm 50x5
A 20 catena 22x20 cm
Per coperture leggere (125 kg/m²) Dist. fra le capriate
Legni Puntoni......
Portata m 7÷8
9÷10 11÷1213÷14
m 5,00
Dist. fra le capriate
Legni Puntoni......
Portata m 7÷8
9÷10 11÷1213÷14
14x16 15x19 16x20 18x22
m 2,50 Saette a monaco 12x12 12x14 14x15 15x16
Catena............
15x17 16x20 18x20 20x22
Catena............
15x18 17x20 17x22 20x24
Puntoni......
14x16 16x18 16x21 18x23
Puntoni......
14x18 16x20 17x22 19x24
m 3,50 Saette a monaco 12x13 12x15 15x15 15x16
m 4,00
Per coperture leggere (125 kg/m²)
13x16 15x18 16x19 18x21
m 3,00 Saette a monaco 12x12 12x14 14x14 15x15
Catena............
16x18 16x21 18x22 20x24
Puntoni......
14x18 16x20 17x22 19x24
Saette a monaco 12x14 13x15 14x16 15x18
m 3,00 Saette a monaco 12x14 13x15 14x16 15x18
m 3,75
Catena............
16x19 16x22 18x23 20x25
Puntoni......
15x19 17x21 19x22 21x25
Saette a monaco 12x16 14x15 15x16 16x19
Catena............
16x19 17x22 18x23 20x25
Catena............
17x20 18x23 20x24 22x26
Puntoni......
15x19 17x21 19x22 21x25
Puntoni......
15x20 18x22 20x24 22x26
Saette a monaco 12x16 14x15 15x16 16x19 Catena............
17x20 18x23 20x24 22x26
A.P.I.C.E. S.r.l.
puntone 22x20 cm
m 4,50
Saette a monaco 13x16 14x16 15x18 17x20 Catena............
112
Coperture leggere: eternit, lamiera, ecc. Coperture medie: tegole leterizie piane. Coperture pesanti: tegole a canale con falda di sottotetto (o tipi più leggeri soggetti a sovraccarichi eccezzionali). I carichi totali considerati comprendono la grossa e piccola orditura, il materiale di copertura ed un sovraccarico medio di 70 kg/m²
17x27 17x24 21x25 24x28
Manuale dell’Architetto
COPERTURE DIMENSIONAMENTO DELLE CAPRIATE IN LEGNO ESEMPI DI CAPRIATE IN LEGNO PER COPERTURE LEGGERE
140 70
143
23 100
150
150
150
150
100
800
140 70
40
180
180
140
140
180
250
180
1000
APPOGGIO SU RITTI DI LEGNO
APPOGGIO SU MURATURA
A.P.I.C.E. S.r.l.
113
Manuale dell’Architetto
COPERTURE ESEMPIO DI SHED DOPPIO IN CEMENTO ARMATO
980
980
coprigiunto a molla Sezione longitudinale eternit vetro
cordone di iuta
ponticello
vite di pressione
SEZIONE C-C c
c
vetro
eternit
eternit
490
980
Particolare della copertura 4Ø14 2Ø 8
20
30 2Ø8
4Ø8
2Ø8
15
10
30
25 5Ø13
25 30
2 Ø13
20
20
2Ø13
15
2Ø13
20
490
980
2Ø16
2Ø8 15
2Ø8
20 2Ø8 2Ø 8
15
2Ø10
490 2Ø10
Armatura del telaio dello shed
A.P.I.C.E. S.r.l.
114
Manuale dell’Architetto
COPERTURE ORDITURA IN LEGNO DELLE FALDE DI TETTO A falda di sottotetto continua. - Si compone di correnti (morali 8 x 8 o fette 5 x 8 di quercia o castagno) sui quali si estende una superficie piana che può essere a: Tavolato. Da impiegarsi specialmente per coperture con tegole alla romana, eternit, ardesia, cartone catramato e coperture speciali metalliche. Normalmente si usano tavole di cm 2 -. 3 (v. fig. 1). Pianellato. Le pianelle in laterizio si impiegano particolarmente per coperture con tegole alla romana e con coppi canali; vengono appoggiate sui correnti e contrastate allo slittamento da un listello di base chiodato (v. fig. 2).
PICCOLA ORDITURA NEI TETTI A FALDA INCLINATA
100:200 tavolato chiodato
terzera 50÷70 250÷300 Fig. 1 - Falda in tavolato
30
puntone
13 2.5 interasse dei correnti cm 30 Tavellinato. Le tavelline forate sono più leggere delle pianelle e permettono un interasse di 40 centimetri tra i correnti. Ha lo stesso impiego del pianellato (v. fig. 3).
30 puntone
40
terzera
Fig. 2 - Falda in pianellato
pianelle listello base 4x4 inchiodato
25
2.5 interasse dei correnti cm 40
A orditura di listelli o cantinelle. - Si compone di correnti (morali 8 x 8 o fette 5 x 8) sui quali si inchiodano le cantinelle 4 x 4 parallele alla linea di gronda (interesse di cm 32÷36 l'una dall'altra per tegolemarsigliesi). Si usa quando gli assi delle capriate o dei puntoni sono distanti tra di loro circa terzera tre metri (v. fig. 4). Senza la piccola orditura. - Si compone di arcarecci (morali 8 x 8 o fette 5 x 8 di castagno o quercia) disposti direttamente sopra i puntoni parallelamente alla gronda, sui quali si dispongono le tegole piane in laterizio (tipo marsigliese) le lastre di eternit o le lamiere ondulate. L'interasse degli arcarecci varia a seconda del materiale impiegato per la copertura. L'impiego di questa armatura è consentito dalravvicinamento ( m 1÷ 2) delle capriate o dei puntoni ed è consigliabile per incavallature leggere (v. fig. 5).
A.P.I.C.E. S.r.l.
40 250÷300
listello base 4x4 inchiodato Fig. 3 - Falda in tavellinato
a
puntone 50÷:70 fanno parte della grande orditura Fig. 4 - Ordinatura di listelli o cantinelle
115a
b
Fig. 5 - Copertura senza piccola orditura
Manuale dell’Architetto
COPERTURE ORDITURA IN LEGNO DELLE FALDE DI TETTO Dimensioni in cm Materiale Tegole in laterizio marsigliese 40x25x3 Eternit lastre ondulate mod. 24 183x97x0,6 mod. monitor 183x101x0,6 alla francese 40x40x0,4 alla francese 30x30x0,4 alla toscana 39,5x63,6x55 alla romana 122x57x0,6 lamiera zincata ondulata 200x100x8/10 mm 200x90x8/10 mm
a interasse dei correnti
Sezione dei correnti
b interasse dei puntoni
36
8x8
1÷2 m
da 6x6 a 12x7
1÷2 m
57 85,5 22 15 36 56,25
40÷50
A.P.I.C.E. S.r.l.
da 4x4
1m
da 7x3,5 a 7x7 da 6x6 a 6x10
1÷2 m
da 4x4 a 8x8
1÷2 m 1÷2 m
115b
Manuale dell’Architetto
COPERTURE COSTRUZIONE E ORDITURE DELLE FALDE DI TETTO SCHEMI DI ALCUNE COPERTURE A FALDE DI TETTO INCLINATE
a
INCONTRO DI DUE CORPI DI FABBRICA DOPPI
45° 45° a/2
a
a/2 45°
b b/2
45°
b/2
b b/2
OSSATURA DI UN ABBAINO
b/2
spessore tavole cm 3,5 45° a a/2
10 x 8 5 x 2,5 a a
a
c c
a/2
b
A.P.I.C.E. S.r.l.
b
116
Manuale dell’Architetto
COPERTURE PRINCIPALI TIPI DI COPERTURE IN LATERIZIO COPERTURA CON CANALI A DUE STRATI
malta
tegole curve o canali
40 19
13
gronda COPERTURE CON TEGOLE ALLA ROMANA E CANALI 35
malta tegole piane o embrici
40
28 25
gronda COPERTURE CON TEGOLE PIANE (TIPO MARSIGLIESE) 40
5
20
linguette per il fissaggio delle tegole ai travetti ~5
gronda
COPERTURE CON SCANDOLE DI LARICE O ABETE (IN USO NELLE VALLI ALPINE) spessore delle scandole 15÷20 mm
falda di sottotetto continua
falda per fissaggio
1/3 a
20÷30=a
A.P.I.C.E. S.r.l.
117
NB. - Nei tre tipi il filare di gronda deve essere leggermente sollevato per mantenere pendenza costante con i filari sovrastanti. Tabella delle dimensioni, dei pesi degli elementi di copertura ed inclinazioni minima dei tetti da essi consentite. Monta numero Dimensioni di un Peso Tipo min. delle elemento in cm kg/m² elementi falde m² Coppi......... 34 13x19x40 75 35% Canali........ Tegole alla romana.......
28x35x40
Canali.......
13x19x40
Tegole piane (marsigliesi)
25x40x2,5
9 65
14
35%
40
14÷15
30%
Scandole in 12÷15x20÷30 spessore 20 legno......... mm 15÷20
35÷50
40%
Manuale dell’Architetto
COPERTURE PRINCIPALI TIPI DI COPERTURE IN ETERNIT COPERTURA ALLA FRANCESE
colmo
E grappa
rampone
9 listelle di colmo
variabile 22 Fori per chiodatura
40 20
22
8 22 20
40
D 10
40 B 8
A
Fissaggio lastra
gronda
2÷25
Fori per chiodi da 30mm
40
Fori per chiodatura
Fori per il Fissaggio dei ramponi
rampone di rame A, mezza sagoma di invito; B, sagoma di fondo; C, sagoma di gronda; D, lastra di grondai; E, colmo COPERTURA ALLA TOSCANA 19,5 210 G 90 di gronda 110 L di testata 55 di colmo
19,5
11,5 grappa
21
68
68
variabile
vite Fissaggio lastre
18
variabile larghezza utile mm 610 larghezza totale mm 636
rame
lungh. ut.360 lung. tot.396
tot. 200
B
gronda schema
22.6
B F
A
grappa in Ferro zincato
50 ut. 140
A
C
21
36
3,5
Fissaggio lastre di Fondo
G
11,5
36
2,6
C
59,5
largh.utile mm 610 largh. tot. mm 636
largh.utile mm 610 largh. tot. mm 636
utile 305 totale 331
D E lastre di testata
C
D
E
F
A, mezza lastra di colmo; B, lastra trapezia sinistra;C, lastra trapezia destra; D, lastra di fondo; E, lastra di gronda; F, mezza lastra di testata; G, colmo COPERTURE ONDULATE E h= 183 cm. mod.1924 e mod. monitor vite di fissaggio come la copertura alla toscana
35
MODELLO 1924 largh. totale cm 97 largh. utile cm 91 ondulazioni n. 5 1/2
12
gronda
3
3 Fissaggio su strutture metalliche
A
B
A, lastra di gronda; B, lastra di fondo; C, lastra di colmo; D, lastra senza smussi; E, colmo
A.P.I.C.E. S.r.l.
118
12
C
MOD. MONITOR D largh. totale cm 101 largh. utile cm 97 ondulazioni n. 6 1/2
Manuale dell’Architetto
COPERTURE COPERTURE IN ALUSICC METALLICHE AUTOPORTANTI elementi cm 80 40
tipo A 80 40
Spessore
tipo AE elem. cm. 40 80
Tabella dati tecnini Alusicc ACCIAIO ZINCATO ALLUMINIO 5/10 6/10 8/10 10/10 7/10 10/10 8/10
4
J cm....... 5,75 7,24 10,68 13,69 10,03 W cm³...... 2,28 2,79 3,87 4,81 3,48 eX mm..... 19,90 19,04 18,03 16,56 16,13 Kg/m....... 4,50 5,40 7,00 8,60 1,95
40 2,5
x
Kg/m²......
x e 4,5 lungh.
alusicc
m 12,30
5,63 6,75
8,75 10,75 2,44 150
spess. mm 0,06
12,20 4,08 15,90 2,20
15,68 5,08 14,52 2,75
2,75
3,44
5
150
25
PARTICOLARI BORDATURE ALUSICC
Laterale aperto
Laterale di raccordo con parete verticale
lunghezza dell'elemento quanto la falda m 14÷16
Colmo a muro con scossolina. PARTICOLARI ALUSICC SU SOLAIO PIANO CON ARCARECCI SICCACIER (AC)
25
m 7,30 spess. mm 0,8 lungh. alusicc 175 = = 175
arcaraccio in profilato
cappuccio vergato giunto stagno
gancio
A.P.I.C.E. S.r.l.
gancio
arcareccio in tubolare
Staffa Alusicc tipo S 5
119
(riferita al n. di arcarecci della falda)
Interasse m
rondella
alussic
Tabella incidenza N° staffe al m²
dado
rondella
dado
5
Staffa Alusicc tipo S 6
Nervatura centrale alternata 2 3 +
Nervatura centrale completa 2 3 +
0,80 1,00 1,20
– – –
3,90 3,15 2,60
3,20 2,50 2,10
6,30 5,00 4,20
4,70 3,80 3,15
3,80 3,15 2,60
1,40 1,60 1,80 2,00 2,40 2,60 2,80
– – – – – – –
2,25 2,00 1,60 – – – –
1,80 1,60 1,40 – – – –
3,60 3,15 2,80 2,50 2,10 195 1,80
2,70 2,25 2,10 1,90 1,60 1,45 1,25
02,25 1,95 1,75 1,60 1,30 1,20 1,05
Per zone di forte vento è consigliabile una staffa ad ogni incrocio di arcareccio con nervatura.
Manuale dell’Architetto
COPERTURE COPERTURE CON LAMIERA ONDULATE A
B
lamiera lungh.max m 25 max. 2.20
C Sezione tetto
A Pianta particolare falda
Particolare B
Particolare C TIPI DI LAMIERE 7,62
Sezione A-A
1,9
87,7 97,3 x L =360 Lamiera sinusoidale tipo 01
}
10 3 65 77 Lamiera sinusoidale tipo 02
3
13
91 98
} x L =360
Lamiera sinusoidale tipo 03
Scossalina laterale
15,24 1,9 91.44 95,88 Lamiera ondulato-piana tipo 04 190,5 38
7,62 8,32 Lamiera trapezoidale tipo 05
Scossalina di testa
25 1,00
7,00 Lamiera trapezoidale tipo 06
Colmo
A.P.I.C.E. S.r.l.
120
Manuale dell’Architetto
SCALE SEGNI CONVENZIONALI IN PIANTA La quota di riferimento (0,00) è quella del pianerottolo del piano terreno. i piani superiori hanno quota positiva, quelli inferiori hanno quota negativa. A partire dal piano terreno le alzate fa-
103 221
( -292 )
103 221
centi parte di ciascuna rampa saranno numerate progressivamente. mentre quelle delle rampe che dal piano terreno scendono ai piani inferiori porteranno un numero negativo. Il verso di
103 221
103 221
( 0,00 )
103 221
30,5
16,25
133
181
PENDENZE
16,25 51
11 10
-9
133
181
Piano terra
Santinato
103 221
( +975 )
30,5
30,5
-8
133
103 221
21 16,25
30,5
-1
16,25
103 221
( +325 ) 20
1
- 18
salita si indica con una freccia con linea continua sulla mezzaria di ogni rampa. La pedata e l'alzata si indicano lungo la linea suddetta, pedata in alto ed alzata in basso. in unità centimetro.
50
181
181
133
Ultimo piano
Piano tipo
VINCOLI DI PASSAGGIO PER LE RAMPE
linea del soffitto 75
135
80 72 Lunghezza normale del passo di un uomo in piano
Con rapporto normale a/p=17/29 (due alzate + una pedata = cm 63
A B
pendenza max per scale a pioli
C
A, distanza per scala rettilinea normale; B, passaggio per due persone di fronte;C, passaggio per tre persone di fronte. 12%
23,5%
pendenza max scale per locali macchine
GRADONATE
70 12% a/p=20/20-pendenza max per case unifamigliari
8
21%
8.5
16.5
A 17
140
a/p=20/23-pendenza max per case d'abitazione
12
29
a/p=19/25 a/p=18/27 a/p=17/29 a/p=16/31 a/p=18/33-pendenza max per scale scoperte
75° 90°
a/p=13/37-pendenza max per gradonata 45° 24° 20°
a/p=1/5 a/p=1/8 a/p=1/10
25
210 19.5%
16
41
Inclinazioni usuali per gradonate, scale normali, per locali macchine, a pioli A, tipo sconsigliabile per lunghe rampe perché scomoda
A.P.I.C.E. S.r.l.
121
Manuale dell’Architetto
SCALE SFALSAMENTO DEI GRADINI Volendo che il piano intradosso delle rampe e quello del pianerottollo o dei piani si incontrino sulla stessa linea è necessario ammettere uno sfalsamento dei gradini chevarierà in funzione della differenza d=s-r/cosγ.
Lo sfaldamento in avanti o indietro è riferito al verso di salita della rampa. Nel caso in cui d=0 lo sfalsamento è indietro di una pedata. Nel caso in cui d=a/2 lo sfalsamento è nullo. Nei casi intermedi ci si serve del diagramma in disegno.
corrimano
corrimano
corrimano l1
l1 l2
∝
d ∝ r s ∝ cos ∝
r
Sfaldamento indietro d < d= s-
r = s- r cos γ
l2
l 1= l2
∝
a 2
r
d= s-
p
r = s- r cos γ
s
d
a² + p² p
s
r
a 2
Sfaldamento nullo d <
a² + p²
d
∝ ∝
a 2
Sfaldamento avanti d < d= s-
r = s- r cos γ
a² + p² p
Nel caso in cui d è maggiore o minore a/2 gli sfalsamenti sono una frazione di pedata in avanti o indietro e i loro valori sono stati dal diagramma in disegno: a, alzata; p, pedata;γ, inclinazione delle rampe; s, spessore del pianerottolo misurato fra i piani intradosso al finito: r, distanza fra il piano di intradosso della rampa ed il piano radenti ai vertici interni della spezzata formata dalle pedate e dalla alzate a² + p² p
valore di r misurato verticalmented= s- r = r cos γ cos γ
0
Valori sfaldamento in dietro 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Valori sfaldamento in avanti
35 34 33 32 3130 29 28 2726 252423 22 2120 1918 17 16 15 14 13121110 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35
15x33 18x27 20x25 y= valori di d in cm
A.P.I.C.E. S.r.l.
122a
17x29 19x25
16x31
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Manuale dell’Architetto
SCALE SFALSAMENTO DEI GRADINI 250
589
789
858
611
600 700
658
135 100 135
317 467
417
430
1.05
235 100
279
~500
436
250
Schemi comparativi dell'ingombro necessario per superare il dislivello di m 3,20 con rampe di m 1 di larghezza e rapporto a/p=16/31
A.P.I.C.E. S.r.l.
122b
Manuale dell’Architetto
SCALE SVILUPPO DEL CORRIMANO Partendo dal presupposto che gli intradossi delle rampe e dei pianerottoli si snodino senza discontinuità, affinché anche il corrimano abbia andamento continuo, si seguano le seguenti norme: a) si consideri la superficie cilindrica la cui direttrice è data dalla proiezione sul piano orizzontale dei punti più esterni della sezione traversale della rampa; b) la larghezza della rampa è data dalla lunghezza delle lastre di pedata aumentata della distanza ∆ misurata fra il piano della superficie cilindrica e quello parallelo passante per la testata delle lastre di pedata (v. figura). Esempio 1 Supponendo di aver determinato con l'uso delle tabelle della tavola precedente uno sfalsamento indietro, si tracci la retta e si riporti a partire da AB e si riporti a partire da A un segmento b=(P-sF)/2 seguito da tante pedate quante compongono la prima rampa, per chiudere con un segmento a=(p+sF)/2; allo stesso modo si disegni il lato CD.
10 direttrice della rampa di sinistra
1 sF 30,5 16,5
a
p
B C direttrice della rampa di dastra
p
b
b sf
p+sF 2
+
20
11
p-sF 2
=p
Esempio 1 - Scala a due rampe affiancate con parapetto chiuso 1
8 p
Esempio 2 Si ricavi dalle tabelle alla tavola precedente il valore dello sfalsamento sf fra il primo e l'ultimo gradino ed ammettiamo che esso sia in avanti. Tracciata la retta AB, si riporti a partire da A un segmento a=(P+sF)/2, seguito datante pedate quante compongono la prima rampa, per chiudere compongono la prima rampa, per chiudere con un segmento b=(P-sF)/2; allo stesso modo si disegnano i lati BC e CD.
a
p
b 9
a
∆
sf largh. pianeratt. ≥ largh. rampa 11
b a
filo corrimano
b
A
filo corrimano
A
19
12
Esempio 2 - Scala a pozzo a tre rampe con parapetto a giorno piano della direttrice
Filo primo gradino a sf b
filo corrimano e direttrice
A largh. pian. ≥ a largh. rampa D
A=10 cm
piano della direttrice
20 a p-sf
p p-sf sf
lastra di pedata
lastra di pedata
A
B
A, sezione trasversale della rampa con parapetto a giorno a+b=p p=sF+2p B, sezione trasversale della ramppa con parapetto chiuso p+sF b= 2 p= pedata sf= sfalsamento
A.P.I.C.E. S.r.l.
123
b a
b
Esempio 3 - Scale a pozzo a due rampe
Manuale dell’Architetto
SCALE SCALE CON STRUTTURA IN MASSELLO 25 28 15 31
28
.5 19 37.5
.03
28
60
28
12
31
31
18
50
28
50
18
21
28
31
28 25
18
25
28 25
26
28 25
18
28 25 18
18
18
18.2 18.5 20
SCHEMI STRUTTURALI COMPARATIVI PER SCALE NORMALI muratura di c.a. o di mattoni pieni
A
B A
C
B C
SEZ. B B SEZ. A A Le strutture portanti verticali consistono in una normale in- Le strutture portanti verticali consistono in muratura di c.a. gabbiatura di pilastri in c.a.; le rampe ed i pianerottoli in o di mattoni pieni; le rampe ed i pianerottoli in c.a. costic.a. costituiscono solette continue «a ginocchio» tuiscono solette continue «a ginocchio».
SEZ. C C Le strutture portanti consistono in murature di c.a. o di mattoni pieni disposte lungo i lati maggiori del vano scala: le rampe ed i pianerottoli in c.a. sono «a sbalzo» dalla struttura portante..
A.P.I.C.E. S.r.l.
124a
Manuale dell’Architetto
SCALE SCALE CON STRUTTURA IN MASSELLO ESEMPI DI SCALE A STRUTTURE IN C.A.
170 95
20
60 25 25 25
50 40
270 6 315 10 410
65 50
40 40 65 20
40
Destinazione Case di abitazione Scuole, teatri . . . Destinazione Case di abitazione Scuole, teatri . . .
Pos. 1 1ø 12 1ø 12 Pos. 1 4ø 14 4ø 16
Destinazione Case di abitazione Scuole, teatri . . .
140
45 20
30 POS 5
20 25 150
20 65
25
40
20
90
25
45 20
270
25
25
25
36 Struttura a soletta (a ginocchio). Spessore soletta: case di abitazione cm 11; scuole, teatri cm 12,5. Pos. 2 1ø 14 1ø 14 Pos. 2 1ø 14 1ø 14
Tipo 100 110 120 100 110 120
A.P.I.C.E. S.r.l.
Pos. 3 1ø 14 1ø 14 Pos. 3 4ø 14 4ø 14
Pos. 4 1ø 14 1ø 14 Pos. 4 4ø 14 4ø 16
Pos. 1 Pos. 2 1ø7 1ø7 1ø8 1ø8 1 ø 10 1 ø 8 1ø8 1ø8 1 ø 10 1 ø 8 1 ø 10 1 ø 10
POS 4
Pos. 5 4ø 12 4ø 14
108 30
Pos. 5 4ø 8 4ø 8
Pos. 6 4ø 5 4ø 5
Pos. 3
Pos. 4
Pos. 5
1ø5
4ø5
3ø5
1ø5
4ø5
3ø5
124b
108
60
Struttura a sbalzo dalla maturata perimetrale
Manuale dell’Architetto
SCALE SCALE CALCOLATE NEL RAPPORTO 2A+P=cm 63 N. N. alzate pedate 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
16
31
16,1
30,8
16,2
30,6
16,3
h 32,0 48,0 64,0 80,0 96,0 112,0 128,0 144,0 160,0 176,0 192,0 208,0 224,0 240,0 256,0 272,0 288,0 304,0 320,0 336,0 352,0 368,0 384,0 400,0 416,0 432,0 448,0 464,0 480,0 17,0 34,0 51,0 68,0 85,0 102,0 119,0 136,0 153,0 170,0 187,0 204,0 221,0 238,0 255,0 272,0 289,0 306,0 323,0 340,0 357,0 374,0 391,0 408,0 425,0 442,0 459,0 476,0 493,0 510,0
l 31,0 62,0 93,0 124,0 155,0 186,0 217,0 248,0 279,0 310,0 341,0 372,0 403,0 434,0 465,0 496,0 527,0 558,0 589,0 620,0 651,0 682,0 713,0 744,0 775,0 806,0 837,0 868,0 899,0 29,0 29,0 58,0 87,0 116,0 145,0 174,0 203,0 232,0 261,0 290,0 319,0 348,0 377,0 406,0 435,0 464,0 493,0 522,0 551,0 580,0 609,0 638,0 667,0 696,0 725,0 754,0 783,0 812,0 841,0
h 32,2 48,3 64,4 80,5 96,6 112,7 128,8 144,9 161,0 177,1 193,2 209,3 225,4 241,5 257,6 273,7 289,8 305,9 322,0 338,1 354,2 370,3 386,4 402,5 418,6 434,7 450,8 466,9 483,0 17,1 34,2 51,3 68,4 85,5 102,6 119,7 136,8 153,9 171,0 188,1 205,2 222,3 239,4 256,5 273,6 290,7 307,8 324,9 342,0 359,1 376,2 393,3 410,4 427,5 444,6 461,7 478,8 495,9 513,0
l 30,8 61,6 92,4 123,2 154,0 184,8 215,6 246,4 277,2 308,0 338,8 369,6 400,4 431,2 462,0 492,8 523,6 554,4 585,2 616,0 646,8 677,6 708,4 739,2 770,0 800,8 831,6 862,4 893,2 28,8 28,8 57,6 86,4 115,2 144,0 172,8 201,6 230,4 259,2 288,0 316,8 345,6 374,4 403,2 432,0 460,8 489,6 518,4 547,2 576,0 604,8 633,6 662,4 691,2 720,0 748,8 777,6 806,4 835,2
h 32,4 48,6 64,8 81,0 97,2 113,4 129,6 145,8 162,0 178,2 194,4 210,6 226,8 243,0 259,2 275,4 291,6 307,8 324,0 340,2 356,4 372,6 388,8 405,0 421,2 437,4 453,6 469,8 486,0 17,2 34,4 51,6 68,8 86,0 103,2 120,4 137,6 154,8 172,0 189,2 206,4 223,6 240,8 258,0 275,2 292,4 309,6 326,8 344,0 361,2 378,4 395,6 412,8 430,0 447,2 464,4 481,6 498,8 516,0
l 30,6 61,2 91,8 122,4 153,0 183,6 214,2 244,8 275,4 306,0 336,6 367,2 397,8 428,4 459,0 489,6 520,2 550,8 581,4 612,0 642,6 673,2 703,8 734,4 765,0 795,6 826,2 856,8 887,4 28,6 28,6 57,2 85,8 114,4 143,0 171,6 200,2 228,8 257,4 286,0 314,6 343,2 371,8 400,4 429,0 457,6 486,2 514,8 543,4 572,0 600,6 629,2 657,8 686,4 715,0 743,6 772,2 800,8 829,4
h 32,6 48,9 65,2 81,5 97,8 114,1 130,4 146,7 163,0 179,3 195,6 211,9 228,2 244,5 260,8 277,1 293,4 309,7 326,0 342,3 358,6 374,9 391,2 407,5 423,8 440,1 456,4 472,7 489,0 17,3 34,6 51,9 69,2 86,5 103,8 121,1 138,4 155,7 173,0 190,3 207,6 224,9 242,2 259,5 276,8 294,1 311,4 328,7 346,0 363,3 380,6 397,9 415,2 432,5 449,8 467,1 484,4 501,7 519,0
A.P.I.C.E. S.r.l.
125
30,4 16,4 30,2 16,5 30 16,6 ALTEZZA E LUNGHEZZA DELLA RAMPA l h l h l h 30,4 32,8 30,2 33,0 30,0 33,2 60,8 49,2 60,4 49,5 60,0 49,8 91,2 65,6 90,6 66,0 90,0 66,4 121,6 82,0 120,8 82,5 120,0 83,0 152,0 98,4 151,0 99,0 150,0 99,6 182,4 114,8 181,2 115,5 180,0 116,2 212,8 131,2 211,4 132,0 210,0 132,8 243,2 147,6 241,6 148,5 240,0 149,4 273,6 164,0 271,8 165,0 270,0 166,0 304,0 180,4 302,0 181,5 300,0 182,6 334,4 196,8 332,2 198,0 330,0 199,2 364,8 213,2 362,4 214,5 360,0 215,8 395,2 229,6 392,6 231,0 390,0 232,4 425,6 246,0 422,8 247,5 420,0 249,0 456,0 262,4 453,0 264,0 450,0 265,6 486,4 278,8 483,2 280,5 480,0 282,2 516,8 295,2 513,4 297,0 510,0 298,8 547,2 311,6 543,6 313,5 540,0 315,4 577,6 328,0 573,8 330,0 570,0 332,0 608,0 344,4 604,0 346,5 600,0 348,6 638,4 360,8 634,2 363,0 630,0 365,2 668,8 377,2 664,4 379,5 660,0 381,8 699,2 393,6 694,6 396,0 690,0 398,4 729,6 410,0 724,8 412,5 720,0 415,0 760,0 426,4 755,0 429,0 750,0 431,6 790,4 442,8 785,2 445,5 780,0 448,2 820,8 459,2 815,4 462,0 810,0 464,8 851,2 475,6 845,6 478,5 840,0 481,4 881,6 492,0 875,8 495,0 870,0 498,0 28,4 17,4 28,2 17,5 28,0 17,6 28,4 34,8 28,2 35,0 28,0 35,2 56,8 52,2 56,4 52,5 56,0 52,8 85,2 69,6 84,6 70,0 84,0 70,4 113,6 87,0 112,8 87,5 112,0 88,0 142,0 104,4 141,0 105,0 140,0 105,6 170,4 121,8 169,2 122,5 168,0 123,2 198,8 139,2 197,4 140,0 196,0 140,8 227,2 156,6 225,6 157,5 224,0 158,4 255,6 174,0 253,8 175,0 252,0 176,0 284,0 191,4 282,0 192,5 280,0 193,6 312,4 208,8 310,2 210,0 308,0 211,2 340,8 226,2 338,4 227,5 336,0 228,8 369,2 243,6 366,6 245,0 364,0 246,4 397,6 261,0 394,8 262,5 392,0 264,0 426,0 278,4 423,0 280,0 420,0 281,6 454,4 295,8 451,2 297,5 448,0 299,2 482,8 313,2 479,4 315,0 476,0 316,8 511,2 330,6 507,6 332,5 504,0 334,4 539,6 348,0 535,8 350,0 532,0 352,0 568,0 365,4 564,0 367,5 560,0 369,6 596,4 382,8 592,2 385,0 588,0 387,2 624,8 400,2 620,4 402,5 616,0 404,8 653,2 417,6 648,6 420,0 644,0 422,4 681,6 435,0 676,8 437,5 672,0 440,0 710,0 452,4 705,0 455,0 700,0 457,6 738,4 469,8 733,2 472,5 728,0 475,2 766,8 487,2 761,4 490,0 756,0 492,8 795,2 504,6 789,6 507,5 784,0 510,4 823,6 522,0 817,8 525,0 812,0 528,0
29,8
16,7
29,6
16,8
29,4
16,9
29,2
l 29,8 59,6 89,4 119,2 149,0 178,8 208,6 238,4 268,2 298,0 327,8 357,6 387,4 417,2 447,0 476,8 506,6 536,4 566,2 596,0 625,8 655,6 685,4 715,2 745,0 774,8 804,6 834,4 864,2 27,8 27,8 55,6 83,4 111,2 139,0 166,8 194,6 222,4 250,2 278,0 305,8 333,6 361,4 389,2 417,0 444,8 472,6 500,4 528,2 556,0 583,8 611,6 639,4 667,2 695,0 722,8 750,6 778,4 806,2
h 33,4 50,1 66,8 83,5 100,2 116,9 133,6 150,3 167,0 183,7 200,4 217,1 233,8 250,5 267,2 283,9 300,6 317,3 334,0 350,7 367,4 384,1 400,8 417,5 434,2 450,9 467,6 484,3 501,0 17,7 35,4 53,1 70,8 88,5 106,2 123,9 141,6 159,3 177,0 194,7 212,4 230,1 247,8 265,5 283,2 300,9 318,6 336,3 354,0 371,7 389,4 407,1 424,8 442,5 460,2 477,9 495,6 513,3 531,0
l 29,6 59,2 88,8 118,4 148,0 177,6 207,2 236,8 266,4 296,0 325,6 355,2 384,8 414,4 444,0 473,6 503,2 532,8 562,4 592,0 621,6 651,2 680,8 710,4 740,0 769,6 799,2 828,8 858,4 27,6 27,6 55,2 82,8 110,4 138,0 165,6 193,2 220,8 248,4 276,0 303,6 331,2 358,8 386,4 414,0 441,6 469,2 496,8 524,4 552,0 579,6 607,2 634,8 662,4 690,0 717,6 745,2 772,8 800,4
h 33,6 50,4 67,2 84,0 100,8 117,6 134,4 151,2 168,0 184,8 201,6 218,4 235,2 252,0 268,8 285,6 302,4 319,2 336,0 352,8 369,6 386,4 403,2 420,0 436,8 453,6 470,4 487,2 504,0 17,8 35,6 53,4 71,2 89,0 106,8 124,6 142,4 160,2 178,0 195,8 213,6 231,4 249,2 267,0 284,8 302,6 320,4 338,2 356,0 373,8 391,6 409,4 427,2 445,0 462,8 480,6 498,4 516,2 534,0
l 29,4 58,8 88,2 117,6 147,0 176,4 205,8 235,2 264,6 294,0 323,4 352,8 382,2 411,6 441,0 470,4 499,8 529,2 558,6 588,0 617,4 646,8 676,2 705,6 735,0 764,4 793,8 823,2 852,6 27,4 27,4 54,8 82,2 109,6 137,0 164,4 191,8 219,2 246,6 274,0 301,4 328,8 356,2 383,6 411,0 438,4 465,8 493,2 520,6 548,0 575,4 602,8 630,2 657,6 685,0 712,4 739,8 767,2 794,6
h 33,8 50,7 67,6 84,5 101,4 118,3 135,2 152,1 169,0 185,9 202,8 219,7 236,6 253,5 270,4 287,3 304,2 321,1 338,0 354,9 371,8 388,7 405,6 422,5 439,4 456,3 473,2 490,1 507,0 17,9 35,8 53,7 71,6 89,5 107,4 125,3 143,2 161,1 179,0 196,9 214,8 232,7 250,6 268,5 286,4 304,3 322,2 340,1 358,0 375,9 393,8 411,7 429,6 447,5 465,4 483,3 501,2 519,1 537,0
l 29,2 58,4 87,6 116,8 146,0 175,2 204,4 233,6 262,8 292,0 321,2 350,4 379,6 408,8 438,0 467,2 496,4 525,6 554,8 584,0 613,2 642,4 671,6 700,8 730,0 759,2 788,4 817,6 846,8 27,2 27,2 54,4 81,6 108,8 136,0 163,2 190,4 217,6 244,8 272,0 299,2 326,4 353,6 380,8 408,0 435,2 462,4 489,6 516,8 544,0 571,2 598,4 625,6 652,8 680,0 707,2 734,4 761,6 788,8
Manuale dell’Architetto
SCALE SCALE CALCOLATE NEL RAPPORTO 2A+P=cm 63 N. N. 18,0 alzate pedate h 2 1 36,0 3 2 54,0 4 3 72,0 5 4 90,0 6 5 108,0 7 6 126,0 8 7 144,0 9 8 162,0 10 9 180,0 11 10 198,0 12 11 216,0 13 12 234,0 14 13 252,0 15 14 270,0 16 15 288,0 17 16 306,0 18 17 324,0 19 18 342,0 20 19 360,0 21 20 378,0 22 21 396,0 23 22 414,0 24 23 432,0 25 24 450,0 19,0 2 1 38,0 3 2 57,0 4 3 76,0 5 4 95,0 6 5 114,0 7 6 133,0 8 7 152,0 9 8 171,0 10 9 190,0 11 10 209,0 12 11 228,0 13 12 247,0 14 13 266,0 15 14 285,0 16 15 304,0 17 16 323,0 18 17 342,0 19 18 361,0 20 19 380,0 21 20 399,0 22 21 418,0 23 22 437,0 24 23 456,0 25 24 475,0
27,0
18,1
26,8
18,2
26,6
18,3
l 27,0 54,0 81,0 108,0 135,0 162,0 189,0 216,0 243,0 270,0 297,0 324,0 351,0 378,0 405,0 432,0 459,0 486,0 513,0 540,0 567,0 594,0 621,0 648,0 25,0 25,0 50,0 75,0 100,0 125,0 150,0 175,0 200,0 225,0 250,0 275,0 300,0 325,0 350,0 375,0 400,0 425,0 450,0 475,0 500,0 525,0 550,0 575,0 600,0
h 36,2 54,3 72,4 90,5 108,6 126,7 144,8 162,9 181,0 199,1 217,2 235,3 253,4 271,5 289,6 307,7 325,8 343,9 362,0 380,1 398,2 416,3 434,4 452,5 19,1 38,2 57,3 76,4 95,5 114,6 133,7 152,8 171,9 191,0 210,1 229,2 248,3 267,4 286,5 305,6 324,7 343,8 362,9 382,0 401,1 420,2 439,3 458,4 477,5
l 26,8 53,6 80,4 107,2 134,0 160,8 187,6 214,4 241,2 268,0 294,8 321,6 348,4 375,2 402,0 428,8 455,6 482,4 509,2 536,0 562,8 589,6 616,4 643,2 24,8 24,8 49,6 74,4 99,2 124,0 148,8 173,6 198,4 223,2 248,0 272,8 297,6 322,4 347,2 372,0 396,8 421,6 446,4 471,2 496,0 520,8 545,6 570,4 595,2
h 36,4 54,6 72,8 91,0 109,2 127,4 145,6 163,8 182,0 200,2 218,4 236,6 254,8 273,0 291,2 309,4 327,6 345,8 364,0 382,2 400,4 418,6 436,8 455,0 19,2 38,4 57,6 76,8 96,0 115,2 134,4 153,6 172,8 192,0 211,2 230,4 249,6 268,8 288,0 307,2 326,4 345,6 364,8 384,0 403,2 422,4 441,6 460,8 480,0
l 26,6 53,2 79,8 106,4 133,0 159,6 186,2 212,8 239,4 266,0 292,6 319,2 345,8 372,4 399,0 425,6 452,2 478,8 505,4 532,0 558,6 585,2 611,8 638,4 24,6 24,6 49,2 73,8 98,4 123,0 147,6 172,2 196,8 221,4 246,0 270,6 295,2 319,8 344,4 369,0 393,6 418,2 442,8 467,4 492,0 516,6 541,2 565,8 590,4
h 36,6 54,9 73,2 91,5 109,8 128,1 146,4 164,7 183,0 201,3 219,6 237,9 256,2 274,5 292,8 311,1 329,4 347,7 366,0 384,3 402,6 420,9 439,2 457,5 19,3 38,6 57,9 77,2 96,5 115,8 135,1 154,4 173,7 193,0 212,3 231,6 250,9 270,2 289,5 308,8 328,1 347,4 366,7 386,0 405,3 424,6 443,9 463,2 482,5
A.P.I.C.E. S.r.l.
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26,4 18,4 26,2 18,5 26,0 18,6 ALTEZZA E LUNGHEZZA DELLA RAMPA l h l h l h 26,4 36,8 26,2 37,0 26,0 37,2 52,8 55,2 52,4 55,5 52,0 55,8 79,2 73,6 78,6 74,0 78,0 74,4 105,6 92,0 104,8 92,5 104,0 93,0 132,0 110,4 131,0 111,0 130,0 111,6 158,4 128,8 157,2 129,5 156,0 130,2 184,8 147,2 183,4 148,0 182,0 148,8 211,2 165,6 209,6 166,5 208,0 167,4 237,6 184,0 235,8 185,0 234,0 186,0 264,0 202,4 262,0 203,5 260,0 204,6 290,4 220,8 288,2 222,0 286,0 223,2 316,8 239,2 314,4 240,5 312,0 241,8 343,2 257,6 340,6 259,0 338,0 260,4 369,6 276,0 366,8 277,5 364,0 279,0 396,0 294,4 393,0 296,0 390,0 297,6 422,4 312,8 419,2 314,5 416,0 316,2 448,8 331,2 445,4 333,0 442,0 334,8 475,2 349,6 471,6 351,5 468,0 353,4 501,6 368,0 497,8 370,0 494,0 372,0 528,0 386,4 524,0 388,5 520,0 390,6 554,4 404,8 550,2 407,0 546,0 409,2 580,8 423,2 576,4 425,5 572,0 427,8 607,2 441,6 602,6 444,0 598,0 446,4 633,6 460,0 628,8 462,5 624,0 465,0 24,4 19,4 24,2 19,5 24,0 19,6 24,4 38,8 24,2 39,0 24,0 39,2 48,8 58,2 48,4 58,5 48,0 58,8 73,2 77,6 72,6 78,0 72,0 78,4 97,6 97,0 96,8 97,5 96,0 98,0 122,0 116,4 121,0 117,0 120,0 117,6 146,4 135,8 145,2 136,5 144,0 137,2 170,8 155,2 169,4 156,0 168,0 156,8 195,2 174,6 193,6 175,5 192,0 176,4 219,6 194,0 217,8 195,0 216,0 196,0 244,0 213,4 242,0 214,5 240,0 215,6 268,4 232,8 266,2 234,0 264,0 235,2 292,8 252,2 290,4 253,5 288,0 254,8 317,2 271,6 314,6 273,0 312,0 274,4 341,6 291,0 338,8 292,5 336,0 294,0 366,0 310,4 363,0 312,0 360,0 313,6 390,4 329,8 387,2 331,5 384,0 333,2 414,8 349,2 411,4 351,0 408,0 352,8 439,2 368,6 435,6 370,5 432,0 372,4 463,6 388,0 459,8 390,0 456,0 392,0 488,0 407,4 484,0 409,5 480,0 411,6 512,4 426,8 508,2 429,0 504,0 431,2 536,8 446,2 532,4 448,5 528,0 450,8 561,2 465,6 556,6 468,0 552,0 470,4 585,6 485,0 580,8 487,5 576,0 490,0
25,8
18,7
25,6
18,8
25,4
18,9
25,2
l 25,8 51,6 77,4 103,2 129,0 154,8 180,6 206,4 232,2 258,0 283,8 309,6 335,4 361,2 387,0 412,8 438,6 464,4 490,2 516,0 541,8 567,6 593,4 619,2 23,8 23,8 47,6 71,4 95,2 119,0 142,8 166,6 190,4 214,2 238,0 261,8 285,6 309,4 333,2 357,0 380,8 404,6 428,4 452,2 476,0 499,8 523,6 547,4 571,2
h 37,4 56,1 74,8 93,5 112,2 130,9 149,6 168,3 187,0 205,7 224,4 243,1 261,8 280,5 299,2 317,9 336,6 355,3 374,0 392,7 411,4 430,1 448,8 467,5 19,7 39,4 59,1 78,8 98,5 118,2 137,9 157,6 177,3 197,0 216,7 236,4 256,1 275,8 295,5 315,2 334,9 354,6 374,3 394,0 413,7 433,4 453,1 472,8 492,5
l 25,6 51,2 76,8 102,4 128,0 153,6 179,2 204,8 230,4 256,0 281,6 307,2 332,8 358,4 384,0 409,6 435,2 460,8 486,4 512,0 537,6 563,2 588,8 614,4 23,6 23,6 47,2 70,8 94,4 118,0 141,6 165,2 188,8 212,4 236,0 259,6 283,2 306,8 330,4 354,0 377,6 401,2 424,8 448,4 472,0 495,6 519,2 542,8 566,4
h 37,6 56,4 75,2 94,0 112,8 131,6 150,4 169,2 188,0 206,8 225,6 244,4 263,2 282,0 300,8 319,6 338,4 357,2 376,0 394,8 413,6 432,4 451,2 470,0 19,8 39,6 59,4 79,2 99,0 118,8 138,6 158,4 178,2 198,0 217,8 237,6 257,4 277,2 297,0 316,8 336,6 356,4 376,2 396,0 415,8 435,6 455,4 475,2 495,0
l 25,4 50,8 76,2 101,6 127,0 152,4 177,8 203,2 228,6 254,0 279,4 304,8 330,2 355,6 381,0 406,4 431,8 457,2 482,6 508,0 533,4 558,8 584,2 609,6 23,4 23,4 46,8 70,2 93,6 117,0 140,4 163,8 187,2 210,6 234,0 257,4 280,8 304,2 327,6 351,0 374,4 397,8 421,2 444,6 468,0 491,4 514,8 538,2 561,6
h 37,8 56,7 75,6 94,5 113,4 132,3 151,2 170,1 189,0 207,9 226,8 245,7 264,6 283,5 302,4 321,3 340,2 359,1 378,0 396,9 415,8 434,7 453,6 472,5 19,9 39,8 59,7 79,6 99,5 119,4 139,3 159,2 179,1 199,0 218,9 238,8 258,7 278,6 298,5 318,4 338,3 358,2 378,1 398,0 417,9 437,8 457,7 477,6 497,5
l 25,2 50,4 75,6 100,8 126,0 151,2 176,4 201,6 226,8 252,0 277,2 302,4 327,6 352,8 378,0 403,2 428,4 453,6 478,8 504,0 529,2 554,4 579,6 604,8 23,2 23,2 46,4 69,6 92,8 116,0 139,2 162,4 185,6 208,8 232,0 255,2 278,4 301,6 324,8 348,0 371,2 394,4 417,6 440,8 464,0 487,2 510,4 533,6 556,8
Manuale dell’Architetto
SCALE
SCALE PER GIARDINI
VARIANTE SABBIA E GHIAIA
ACCIOTOLATO
SCALA A CHIOCCIOLA NORMALE CON GRADINI IN MASSELLO assonometria dei gradino
A
A
variante sabbia e ghiaia acciotolato alzate prefabbricate in c.a. pianta gradino
acciotolato palo sostegno in legno SEZIONE AA alzate angolari SCALA A CHIOCCIOLA CONGRADIONI IN MASSELLO DI MARMO A SBALOZO DELLA MURATURA PERIMETRALE PIANTA GRADINO muratura di mattoni pieni
SEZIONE CC
SEZIONE DD B
B
r= 90 ÷ 150
assonometria del gradino SEZIONE EE 10 60 ÷ 120
C D E
filo muratura perimetrale
60÷120 E D C SEZIONE BB
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Manuale dell’Architetto
SCALE Lo spessore delle pareti delle gabbie di 2 da un montante avente diametro di scala e quelle degli ascensori deve almeno mm 50 ed installato entro una essere almeno di cm 38 se di muratura custodia ben visibile, con sportello in c e di cm 20 se di cemento armato. vetro lucido di dimensioni non inferiori Se si inseriscono specchiature in vetro- a cm 50x30 e di profondità tale da cemento, devono essere del tipo robu- contenere m 15 di tubo flessibile e sto per solai e. in corrispondenza a relativa lancia permanentemente collea ciascun piano, di superficie non supe- gati alla bocca da incendio. riore a m² 1 per ogni corrispondente Le giunzioni bocche, saracinesche, parete della gabbia di scala. lance, bocchelli di tipo A U.N.1. 804. b Alla sommità della a gabbia di scala a a maggiore o uguale a m 1 per edifici quota superiore agli ingressi dei più Scale a tenuta di fumo ad uso abitazione, uguale o maggiore elevati locali abitabili, devono essere Se l'edificio supera i m 30 di altezza a m 1,20 per edifici con altra destina- praticate aperture di ventilazione verso occorre che tutte le scale ed un ascenzione; lo esterno. di luce netta complessiva sore per ciascuna di esse siano a tenuta b uguale o maggiore a cm 38 se di non inferiore a 1/5 della superficie in di fumo. Per essere tale, la scala deve muratura, uguale o maggiore a cm pianta della gabbia di scala, ed aventi essere completamente racchiusa dapa20 se di cemento aramto; serramenti coi dispositivo di manovra reti in cemento armato, di cm 20 o in c in corrispondenza a ciascun piano di apertura e chiusura (approvato dal muratura da cm 38; il vetrocemento è abitabile la scala deve essere munita di una bocca da incendio. SCALE A TENTUA DI FUMO: PROTOTIPI Prescrizioni di prevenzioni incendi riguardanti: edifici di altezza superiore ai 24 metri, destinati ad abitazione,. cavedio edifici di altezza anche inferiore ai 24 metri se aventi particolare destinazione (alberghi, collegi, scuole, ospedali. case di cura. Case albergo, grandi magazzini di vendita, esposizioni ed edifici in genere de3tinati a collettività ofrequentati dal pubblico). È ammessa una sola scala quando la superficie coperta da servire è inferiore o uguale a m² 400. ed una scala aggiuntiva ogni m² 350 o frazione in più. Per un edificio inferiore a 30 metri una scala a tenuta di fumo può servire fino a m² 500 di superficie. la gabbia della scala e degli ascensori ed i rispettivi accessi e disimpegni non devono avere alcuna comunicazione con negozi, depositi, laboratori o comunque con locali Gabbia di scala completamente interna, soluzione partinon destinati esclusivamente ad abitacolare per gli uffici a torre o comunque con corpi di nozioni o ad uffici: l'accesso alle cantine Gabbia di scala interna all'edificio ma tangentetevole profondità e disposizione centrale dei servizi. ed ai servizi delle case deve avvenire con uno dei lati allo stesso. I ballatoi di collegamento fra la scala e gli alloggi fianchegunicamente da spazio a cielo scoperto. L'accesso agli alloggi avviene attraverso logge, giano un cavedio che, in caso di incendio, avrà funzione portici o balconi. di tiraggio, convogliandosi ini esso il fumo e le fiamme L'apertura delle porte di accesso alla provenienti dagli alloggi. I parapetti dei ballatoi lungo i scala deve essere disposta in modo da cavedi saranno perciò ad altezza d'uomo e le porte, metalliche, saranno a chiusura automatica. non ridurre la larghezza del pianerottolo al disotto della larghezza della. scala. La larghezza della scala per edi- comando dei Vigili del Fuoco) a piano ammesso solamente per le pareti che fici di abitazione deve essere almeno di terreno: tali finestre con comando a prospettano verso l'esterno dell'edificio. m 1, per edifici con altra destinazione di distanza possono essere sostituite con L'accesso dai vari piani a tale scala m 1,20. Pianerottoli e rampe di scala aperture di m² 1, purché sprovviste di deve avere luogo unicamente da terdevono avere strutture portanti in ce- serramento. razze o balconi completamente aperti e mento armato o in materiali di equiva- In corrispondenza a ciascun pianoabi- di ampiezza adeguata. Anche l'accesso lente comportamento all'urto ed al tabile, la scala deve essere munita di alla scala dal piano terreno o rialzato fuoco: il marmo deve essere usato sol- una bocca da incendio da mm 45 deve avere luogo da spazio aperto, tanto come rivestimento. U.N.I. derivata con tubazione da pollici oppure da un atrio che può avere coGRUPPO SCALE: NORME
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Manuale dell’Architetto
SCALE
municazione soltanto con uno o due locali per il custode, purché l'apertura di accesso ai medesimi sia provvista di serramento resistente al fuoco ed a chiusura automatica. I serramenti delle porte di accesso alla scala devono essere robusti, resistenti al fuoco, a tenuta di fumo ed a chiusura automatica; i vetri ed i cristalli devono essere retinati ed avere specchiature non superiori a cm 50 x 25, e di spessore minimo di mm 5. La scala deve venire aerata con un'apertura senza serramento di al-
meno m² 1, ricavata a quota superiore alle porte di accesso dell'ultimo piano. I gradini devono essere di norma a pianta rettangolare: eccezionalmente si possono ammettere di forma trapezia, purché la pedata a cm 40 dall'imposta interna non sia inferiore ai cm30. La scala deve essere provvista di corrimano. Nella gabbia di scala a prova di fumo non sono ammessebocche di carico nei condotti degli immondezzai. Tale scala deve essere munita di un impianto di un impianto idraulico
che garantisca alla bocca d’incendio più elevata una portata di l 120 al minuto, ad una pressione di 2 atmosfere. Gli ascensori a prova di devono rispondere, per quanto concerne i muri d’ambito, gli accessi ai vari piani ed i rispettivi serramenti, ai requisiti prescritti per la scala a prova di fumo. La superficie aerante alla sommità della gabbia potrà venire ridotta a m² 0,5. Se l’edificio supera i m 50 di altezza, le norme particolari verranno suggerite
Gabbia di scala esterna all'edificio L'accesso agli alloggi avviene attraverso ballatoi aperti. Questa soluzione è particolarmente indicata nel caso di una sola scala a collegamento di due corpi di fabbrica a piano sfalsati.
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128b
Manuale dell’Architetto
RIVESTIMENTI PARETI ESTERNE IN MARMO E PIETRA IN LASTRE Le dimensioni delle lastre variano, compatibilmente con la natura del materiale, in funzione dello spessore. Le caratteristiche mineralogiche consentono spessori minimi ai quali non si dovrebbe mai scendere per i rivestimenti, specialmente esterni. Lo spessore delle lastre da rivestimento non dovrebbe mai essere inferiore a cm 4 per i marmi ed a cm 5÷6 per le pietre in genere. Graniti, serizzi, dioriti, sieniti, ser-
pentini e pietre tenere possono raggiungere, con lo spessore minimo di cm. 3, le dimensioni massime di cm 130÷170x70. I ceppi, con lo spessore minimo di cm 4÷5, arrivano a dimensioni massime di cm 130x170. Alle dimensioni massime di cm 100x50 possono giungere le beole, con lo spessore minimo di cm 4÷6. Tutti i marmi in genere, con spessore ridotto a cm 2, possono raggiuingere le dimensioni di cm 150x80.
1
PARTICOLARI SOLUZIONI DI ANGOLO
2 PARTICOLARI SOLUZIONI DI GIUNZIONI FRA GLI SPIGOLI VERTICALI DI LASTRE DI FORTE SPESSORE
3
5
4
6
7
1, rivestimento con lastre posate con i giunti orizzontali e verticali allineati; 2, rivestimento con lastre posate con i giunti verticali sfalsati; 3, rivestimento con lastre interrotto da fasce in masselli rettangolari allo scopo di distribuire il peso delle lastre quando esse fossero semplicemente ancorate e quindi gravanti una sull’altra; 4, rivestimento in tessere o listelli a spacco rustico, di sezione rettangolare, a teste tranciate, lunghezze variabili da cm 2 a cm 12; 5, rivestimento con lastre rettangolari di diversa dimensione, superfici piane ed eventualmente levigate, coste refilate a sega; 6, rivestimento come il precedente ma con lastre a superfici a spacco o bocciarde, coste non refilate; 7, rivestimento con lastre a contorno irregolare di varia grandezza e spessore, normalmente realizzato con beole (spessore cm 4÷6) o quarzite (spessore cm 1÷6, diagonali da cm 7 a cm 60, commercialmente distinte, per quanto riguarda la superficie, in scelta ruvida o grezza).
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Manuale dell’Architetto
RIVESTIMENTI PARETI ESTERNE IN MARMO E PIETRA IN LASTRE Il fissaggio delle lastre si realizza mediante l'aggancio dei bordi con codette, zanche o grappe metalliche di ottone ricotto, bronzo o ferro zincato annegate nella struttura portante. Ciò può avvenire per punti o per segmenti lungo i bordi orizzontali o verticali delle lastre. Le lastre possono aderire all parete retrostante, nel qual caso si procederà al l'imbottitura con malte di cemento degli interspazi, oppure nettamente staccate ed indipendenti in modo che si formi una camera d'aria.
nata tenendo presenti i seguenti fattori: - struttura mineralogica e caratteristiche chimiche e fisiche del rivestimento (porosità, gelività, coefficiente di dilatazione termica, peso, ecc.);
spetto alla struttura portante; - all'impiego di malte non adatte, o di gesso, nella imbottitura; - alla posa delle lastre in stagione sfavorevole; - all'inadeguato proporzionamento fra - dimensioni delle lastre; spessore delle lastre e le altre dimen- caratteristiche della struttura por- sioni, in riferimento alla particolare tante; struttura mineralogica; - caratteristiche della malta di imbotti- - all’imperfetto fissaggio delle grappe tura. alla struttura portante; Le cause principali di distacchi o rotture - all'insufficiente numero delle grappe; sono dovute: - all’eccessivo divario fra i coefficienti di - all'impiego di materiali gelivo od dilatazione termica del rivestimento, La scelta del sistema di fissaggio alla eccessivamente poroso ; della struttura portante e della malta di struttura portante deve essere determi- - alla posa prematura delle lastre ri- imbottitura.
1
1
3
2
2 3
4 4
5
5 6 6 7 7 Sistemi di fissaggio 1. sistema di semplice ancoraggio per punti: un tondino metallico. diametro di mm 5 ÷ 6, viene ripiegato alle estremitá in modo da permettere il fissaggio de: bordo superiore della lastra alla struttura portate. La lastra risulta in tal modo semplicemente ancorata ma non sostenuta; 2, sistema di ancoraggio per punti di due lastre contigue: un tondino metallico, del diametro di mm 5÷6. foggiato a martelletto ed attorcigliato ad un tondino di ferro preventivamente alloggiato nella muratura retrostante, permette di ancorare a quest'ultima i bordi di due lastre contigue. Il sistema é utilizzabile indifferentemente sui quattro bordi della lastra. Le lastre in tal modo risultano ancorate ma non sostenute; 3, sistema di ancoraggio per punti di due lastre contigue: un tondino Metallico aggancia alla muratura retrostante lo spinotto di collegamento di due lastre contigue. Le lastre in tal modo risultano ancorate ma non sostenute; 4. sistema di ancoraggio, eventualmente oche in funzione portante, di due lastre contigue. Una piattina metallica con l'estremità sdoppiata in due lembi ripiegati in versi opposti, ancora ; i bordi di due lastre contigue alla muratura retrostante; 5, sistema portante di ancoraggio di due lastre contigue. Due piattine metalliche vengono accostate e ripiegate in versi opposti alle estremità in modo da trattenere separatamente i bordi di due lastre contigue; 6, sistema portante di ancoraggio di due lastre contigue, particolarmente adatto per lastre di forte spessore e notevoli dimensioni. Una sbarra metallica piatta doppiamente azzancata alla muratura retrostante, si inserisce nelle scanalature dei bordi di due lastre sovrapposte. La sbarri, lunga normalmente cm 30. permette una razionale distribuzione degli sforzi e garantisce di conseguenza una sicura funzione portante; 7, sistema portante di delle lastre contigue. Una sbarra metallica piatta viene doppiata in due lembi. Questi, ripiegati in versi opposti si inseriscono nelle scanalature dei bordi di due lastre sovrapposte.
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RIVESTIMENTI PARETI ESTERNE - INTONACI
A
Malta di intonaco rustico 1
2
3
4
D 5
6
Calce dolce (spenta) m² 0,4 Calce idrata q 4 Calce idraulica q 4 Cemento 500 q 3,5
sabbia viva m³ 1 sabbia viva m³ 1 sabbia viva m³ 1 sabbia viva m³ 1
acqua l 100÷200 acqua l 200÷200 acqua l 200÷200 acqua l 250÷350
B
C
Malta di intonaco completo a civile Calce dolce (spenta) m² 0,5 Calce idrata q 5 Calce idraulica q 5 Cemento 500 q 4
sabbiett. m³ 0,8 sabbiett. m³ 0,8 sabbiett. m³ 0,8 sabbiett. m³ 0,9
acqua l 200÷300 acqua l 200÷300 acqua l 200÷300 acqua l 250÷450
Rivestimenti di pareti esterne in mattoni A,B,C,D, diverse soluzioni dei giunti ottenute con la malta di fondo; 1 e 2, disposizione a cortina; 3, paramento a cortina od alla fiamminga; 4, paramento a blocco;5, parametro olandese; 6, parametro alla francese. L'aspetto di una muratura di mattoni lasciata a vista è condizionato da tre fattori: - caratteristiche fisiche del mattone; - disposizione del mattone nella muratura (di testa o di fascia nelle varie combinazioni possibili); - trattamento dei giunti. A seconda del tipo di lavorazione il mattone si distingue in trafilato (comune) o stampato. Il primo tipo non viene quasi mai usato per superfici a vista. La superficie dei mattoni da rivestimento può essere liscia, scabra o sabbiata (paramano). La composizione chimica dell'argilla influisce anche sull'opportunità o meno di impiegare un mattone per rivestimento: la presenza, di sostanze saline produce, in pareti soggette ad umidità, le caratteristiche effluorescenze biancastre. Le disposizioni più comuni sono le seguenti: Disposizioni a cortina, usate per tavolati o come rivestimento di strutture portanti. Gli elementi, tutti disposti di fascia, soro sfalsati verticalmente di 1/2 di modulo o di 1/4 di modulo. Gli altri esempi riprodotti riguardano paramenti esterni di strutture. Paramento a cortina (o alla fiamminga). - Gli elementi si alternano di
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testa e di fascia sia orizzontalmente che verticalmente. Paramento a blocco. - I corsi sono alternativamente formati da elementi di testa e da elementi posti di fascia. Paramento olandese. - Un corso risulta dall'alternarsi di fasce e teste, il successivo da elementi tutti disposti di testa. Paramento alla francese. - Sfalsati i corsi di 114 di modulo, alternativamente avanti e indietro, i singoli elementi si susseguono in coppie disposte di testa con un elemento disposto di fascia. La particolare finitura dei giunti ha pure notevole importanza: la malta di allettamento può essere arretrata rispetto al filo esterno del rivestimento o perché trattenuta all'atto della posa (2) o perché scavata subito dopo (3). Può essere invece rasata al filo dei mattoni (4) o addirittura sbordare da esso (1),
si può eseguire anche la rasatura con gesso scagliola e calce adesiva (60% di gesso 40% di calce) in spessore medio di mm 5. La rasatura a stucco lucido si esegue tirando a piano perfetto sull'intonaco rustico uno strato di mm4 di malta da stucco e successiva lucidatura con ferro caldo e acqua di sapone, previa tinteggiatura. L'intonaco in cemento decorativo siesegue su sottofondo di intonaco rustico di malta di cemento con un impasto di cemento tipo 500 (q 3,5) e graniglia di marmo: lisciato io strato di mm 15÷20, a presa avvenuta, si procede alla raschiatura od alla, martellinatura od alla spuntatura. Gli intonaci pietrificati si ottengono stendendo sopra un sottofondo di malta bastarda (m³ 0,300 di calce dolce spenta e q 1 di cemento 500) un impasto di cemento e coloranti minerali a INTONACI base silicea : appena superficie ha ragL'intonaco rustico (rinzaffo) viene tirato giunto una sufficiente consistenza viene in piano a frattazzo lungo o a frattazzo. raschiata con lame di acciaio. Sopra di esso si applicano i diversi rivestimenti, allettati normalmente con Intonaci isolanti si ottengono mescomalta per stabilitura, o direttamente la lando nella malta vermiculite, perlite e malta per stabilitura (arricciatura) a simili (per l'isolamento termo acustico) o formazione di intonaco a civile. Sopra liquidi idrofughi (per l'isolamento dall'ul'intonaco rustico tirato a frattazzo fino midità).
131
Manuale dell’Architetto
RIVESTIMENTI PARETI ESTERNE - ETERNIT E OPALINA RIVESTIMENTI IN ETERNIT corrente 7x3
Le lastre di eternit sono assolutamente incombustibili insensibili all’azione degli agenti atmosferici inataccabili dagli insetti. Le lastre di eternit possono venire lavorate con la stessa facilità del legno impiegando i medesimi attrezzi: possono essere segate, tranciate, piallate, forate. Possono essere lavate, colorate ad acqua, ad olio, a lacca, possono essere verniciate, smaltate, decorate e impellicciate con legni diversi. Per il fissaggio delle lastre si usano chiodi zincati.
7cm lastra in eternit 10÷12mm
coprigiunto di eternit10÷12mm Coprigiunto
lunghezza
Dimensioni lastre 100 x 100 120 x 120 122 x 122
altezza ondulazioni
Tipo normale. - Si fabbricano lastre di tipo semicompresso che hanno una sola faccia liscia e lastre di tipo compresso che hanno entrambi le facce lisce. Spessori. - Da 4,5 ÷ 5 mm per rivestimenti in genere. Distanze normali degli appoggi in rivestimenti di pareti cm 40. Da 10 ÷ 12 mm per rivestimenti esterni. La distanza fra appoggi potrà arrivare fino a cm 80.
20 120
120
3.5x3
3.5x3
Coprigiunto 7x1
7X3
40
40
40
Coprigiunti. - Quando tutte le lastre saranno fissate si completerà il montaggio a mezzo di coprigiunti di eternit o di legno o di metallo a seconda dei casi. I punti di incrocio dei coprigiunti potranno essere eventualmente mascherati con una rosetta quadrata in eternit di cm 10 x 10. I coprigiunti di eternit vanno fissati anche essi
A.P.I.C.E. S.r.l.
passo delle ondulazioni Lastra di tipo ondulato
all’ossatura a mezzo di chiodi o viti che però non dovranno interessare le lastre. Tipo
Largh. mm
Lungh. mm
97
30 ÷ 244
6½ 152
50
101
30 ÷ 244
5½ 194
61
Modello 1924 Modello Monitor
7X3 3
larghezza
angolare in eternit cm 6 x 6
Ondulazioni N° Passo Altezza mm mm
14 cm 4x4
Avvertenza particolare: Montaggio su orditura in legno in tutto simile alla precedente. Trattandosi di pareti verticali basterà dare alla lastra una sovrapposizione di cm 8 e gli appoggi dovendo resistere solo all’azione del vento, potranno essere posti a distanza di m 1,15 per lastre normali di 5 mm ÷ 6 mm di spessore se del Modello 1924 e fino a m 1,45 se del Modello Monitor. Accessori metallici TIPO 1: Viti di ferro zincato con tripla ranella monoblocco. Larghezza 110 mm per il fissaggio su armatura
132a
elemento in eternit
8cm
Soluzione d'angolo
inlegno. TIPO 2: Bulloncini di ferro zincato a tripla ranella monoblocco e a tratto quadro per il fissaggio su armatura metallica. La lunghezza per applicazioni di Modello Monitor è 100 mm mentre per applicazioni di Modello 1924 è di 90 mm.
Manuale dell’Architetto
RIVESTIMENTI PARETI ESTERNE - ETERNIT E OPALINA RIVESTIMENTI IN OPALINA
piombo
CEMENTO FLUIDO GRAPPA DI FISSAGGIO DEI PROFILATI
ferro zincato piombo ferro zincato 12
3
CEMENTO
LASTRA DI OPALINA DIMENSIONI MASSIME 240x180
3
COPRIGIUNTO METALLICO 40x5mm Fissaggio profilati orizzontali
Accessori metallici LASTRA DI OPALINA STRUTTURA PORTANTE CEMENTO FLUIDO GRAPPA mm 70x6 PIOMBO
PROFILO 45x10mm CEMENTO DI RIEMPIMENTO cm4
LASTRA DI OPALINA
COPRIGIUNTO METALLICO 40x5mm
PROFILI IN FERRO DI SOSTEGNO DEL RIVESTIMENTO 30x30x4mm Fissaggio profilati verticali LASTRA DI OPALINA DIMENSIONI MASSIME 240x180 8÷10 COPRIGIUNTO LEGHE LEGGERE 40x5mm
PIOMBO 3÷5mm Coprigiunto
A.P.I.C.E. S.r.l.
132b
GRAPPE DI FISSAGGIO DEI PROFILATI
Manuale dell’Architetto
RIVESTIMENTI PARETI INTERNE - RIVESTIMENTI IN CORRISPONDENZA A NODI DI ATTACCO DI PORTE E FINESTRE Piastrelle con parte terminale a becco di civetta Rivestimento in piastrelle Malta di cemento e sabbia
Malta di cemento e sabbia Rivestimento in piastrelle
Mostrina sagomata (coprifilo) Parte di piastrelle posta a filo dell'ingombro
Telaio
Telaio
Mazzetta
Rivestimento in mattoni Mazzetta La posa si effettua con malta di cemento su intonaco russtico preesistente
Telaio
A.P.I.C.E. S.r.l.
Telaio per porta o finestra
Pezzo speciale d'angolo
Rivestimento in marmo
Rivestimento in tessere (gres, vetro, ceramica ecc.) Intonaco rustico con letto di malta di legante idraulico. Al cemento di allettamento si possono aggiuingere sostanze colorati.
Rivestimento in legno
Contorno di cemento e graniglia Mostrina Frammento di piastrella posate a filo dell'intonaco Rivestimento in piastrelle terracotta smaltata, maiolica, smaltata, ceramica forte ecc.
Muratura
Intonaco rustico con stabilitura calce dolce e cemento, la sigillatura dei giunti si effettua con cemento bianco
133
Manuale dell’Architetto
RIVESTIMENTI PARETI INTERNE - LEGNO Elemento del controtelaio
cornice del controtelaio
tassello e muro
30x40
20x50
20x40
intonaco cm 15
cornice del controtelaio
intonaco cm15
cornice del controtelaio
20x40
20x60
elemento del controtelaio
30x30 20x60
cornice del controtelaio
tassello a muro
20x40
20x40
intonaco cm15
intonaco
listello verticale
17x17 fogli di legno compensato elemento del controtelaio elemento del controtelaio
tassello a muro elemento del controtelaio
intonaco
20x40
20x40 1 1
elemento del controtelaio
intonaco cm1.5
1 tassello a muro
intonaco
intonaco cm1.5 listello verticale
12 intonaco cm 1.5
pannelli in panforte spessore cm1.5 intonaco cm1.5
elemento del controtelaio
20x40
15x40
1
A.P.I.C.E. S.r.l.
15x40
pannelli in legno tamburato 20-25
134
coprigiunto in legno intonaco cm1.5
coprigiunto metallico
Manuale dell’Architetto
PAVIMENTI
B a t t u t o d i c e m e n t o
Destinazioni più comuni
Abitazioni
Servizi
Locali pubblici
Saloni per il pubblico
Edifici scolastici Edifici sportivi
B a t t u t o a l l a v e n e z i a n a
B a t t u t o d i b a l l o t t o n a t o
A s f a l t o
R e s i n a s i L n i t n e o t l i e c u a m
L i n o l e u m
R e s i n a s i e n s t u e g G o t h e m ci r m o a a
P i a s t r e l l e A c m e m m a e t n t t o o n p a r t e o s.
P i e t e r i n i d i c e m e n t o
P M i a a t t P s o i t n a r M e s e o l t r s l l a l e e i l e c o s l c m e a a e m r l e tes- t e n set a s o re t i M e a di e n a g r s r m por- tipo i a e celn V n t la- i t i g t na e et G t o o l i r n ve- r i c e i tro i a s a
Q u a r z i t e
P i e t r e
G r a n i t i
M a r m o
P a r q u e t
INGRESSO-DISIMPEGNI SOGGIORNO-SALE CAMERE DA LETTO BAGNI-W.C.-CUCINE MARCIAPIEDI-CORTILI PORTICATI SOTTOPASSAGGI AUTORIMESSE-OFFICINE MAGAZZINI-DEPOSITI ATRI-CORRIDOI LOC.INTENSO MOVIM. PEDONALE UFFICI IN GENERE UFFICI POSTALI-BANCHE BIBLIOTECHE-MUSEI ALBERGHI - RISTORANTI CHIESE AULE REFETTORI PALETRE PISCINE
Edifici rurali
Edifici industriali
SPOGLIATOI CASE COLONICHE STALLE - PORCILAIE POLLAI SILOS CONCIMAIE MUNGITURA - RACCOLTA LATTE LABORATORI MECCANICI LABORATORI CHIMICI LABORATORI ALIMENTARI LABORATORI IN GENERE
Materiali
LOGORAMENTO IN MM DEL MATERIALE DA PAVIMENTO SOTTOPOSTO A 1000 M DI PERCORSO DELLA MOLA ABRASIVA
A.P.I.C.E. S.r.l.
135a
Mattone comune Mattone molto cotto Piastrella argilla pressata Battuto di cemento Idem con graniglia di marmo Mattonella di cemento a mano Rovere di Slavonia Pitch Pine scelto Mattonella cemento pressata Rovere scelta dura Faggio lisciviato Marmetta cemento e graniglia Marmo comune Marmo duro Limoleum Piastrella greificata Klinker Piastrella gres ceramico
Indice abrasione 6,80 5 4,80 4,80 4,10 3,40 3,10 2,80 2,80 2,50 3 2,20 1,90 1,40 1,30 1 0,80
Manuale dell’Architetto
PAVIMENTI MATERIALI E MANO D'OPERA OCCORRENTI PER M² DI PAVIMENTO Ammattonato di costa per m² Sabbia di fondo....................................... m³ Mattoni................................... n Malta di calce (tipo 1 o 2)......................... m³ Cemento per stilatura......................... kg Muratore......................... ore Manovale................................. ore Ammattonato di piatto per m² Sabbia di fondo non indispensabile)......... m³ Mattoni...................n32(12x28) n Malta di calce (tipo 1 o 2)......................... m³ Cemento per stuccatura a giunti........... kg Muratore.......................... ore Manovale................................ ore Pavimento con mattonelle di cotto o di cemento quadre Per mattonelle l = 0,25/m²...................... n Malta di calce e cemento (tipo 3)............. m³ Cemento per stuccature.................................................. kg Pavimentatore............................................. ore Manovale.................................................... ore Per mattonelle l =0,20/m²..................................... n Esagonali l =0,25/m².................... n Se le mattonelle sono di varie forme e dimensioni il numero dei prezzi si ottiene dividendo 1 m² per la superficie delle mattonella aggiungendo 1/20 per consumo. Battuto di cemento su fondo di ghiaia (carreggiabile limitatamente) Spessore m 0,12 - Sottofondo di ghiaia di m 0,20 per m² Ghiaia grossa vagliata m³ Ghiasetta m³ Sabbia m³ Cemento per massetto........................................... kg Cemento per strato superficiale........................ kg Pavimentatore...................................... ore Manovale..................................... ore Battuto di cemento su massetto preesistente-Spessore m 0,03 Sabbia ................................................... m³ Cemento...................................... kg Pavimentatore............................................ ore Manovale........................................... ore Pavimento alla veneziana m² Sabbia battuta........................... m³ Malta di cemento (tipo 4) con eventuale aggiunta di polvere di coccio o di marmo m³ Dadi di marmo...................... kg Pavimentatore.............................................. ore Manovale.................................................. ore Per gli stessi a disegni aggiungere dal 10% al 100% per la mano d'opera (a parte la rifinitura con macchine arrotatrici) Pavimento di asfalto di spessore 20 mm Asfalto................................................ kg Bitume naturale............................ kg Sabbia....................................................... kg Graniglia.................................................... kg Legna da ardere.................................................... kg Operaio.................................................. ore Manovale................................................... ore Parquet a liste variamente disposte per m² Correnti 3x6............................................ m Tavolette.................................................. m² Chiodi e staffe....................................................... kg Gesso......................................................... kg Falegname........................................................ ore Muratore............................................................. ore Manovale............................................................ ore
A.P.I.C.E. S.r.l.
135b
0,03 70 0,04 1 0,75÷1 0,75÷1 0,02 24 (14x28) 0,02 0,50 0,4÷0,6 0,4÷0,6 16 0,03 0,10÷0,20 0,45÷0,75 0,45÷0,75 25 18
0,22 0,10 0,05 25 40÷42 0,75÷1 1÷1,20
MALTE DA PAVIEMNTI COMPOSIZIONE PER M³ D’IMPASTO Malta per posa di pavimenti in pastrelle di cemento compresso 1 Calce pasta m 0,400 Sabbia m 0,800 Acqua litri 180 2 Calce idraulica q 1,50 Calce in pasta m³ 0,250 Sabbia m³ 0,900 Acqua litri 180 3 Cemento q 3,50 Sabbia m³ 1,000 Acqua litri 250 4 Calce in pasta m³ 0,350 Sabbia m³ 0,800 Acqua litri 200 Cemento kg 150/m³ Malta per sottofondi di pavimenti in mosaico (porcellana, vetro, ceramica) Cemento q 2,50 Sabbia m³ 0,400 Pietrischeto m³ 0,800 Acqua litri 140 Malta per sottofondo di pavimento in linoleum (escluso gesso e colla) Cemento cm3 q 3,50 Sabbia di m³ 1 Acqua spes. litri 250 Cemento cm1 q 5 Sabbietta di m² 0,950 Acqua spes. litri 280
0,04 30 0,4÷0,6 0,4÷0,6 0,02 0,02÷0,03 50÷60 2 2
25 2 1 1÷2 0,40 0,60 1 2,60÷2,75 1,05 0,50 0,50 2 0,50 0,50
Manuale dell’Architetto
PAVIMENTI PAVIMENTI MONOLITICI Linoleum Su sottofondo di asfalto. A, linoleum spessori da 2,5 a mm 6. B, rasatura con gesso magnesiaco. C, cm 2 eventuale strato afonico. D, cm 1 asfalto. E, massetto di calcestruzzo. F, solaio e gretonato.
Battuto di cemento Su sottofondo di ghiaia per pavimenti limitatamente carreggiabili. Superficie rigata a geometrico e bocciarB data. 1.5 A A, cm 1,5 cemento per strato superfi12 33.5 ciale. - B, cm 12 massetto di ghiaietta, 20 sabbia, e cemento. C, cm 20 sottofondo ghiaia.
A
D E
Linoleum Su vecchio pagvimento. A, linoleum spessori da 2,5 a mm 6. B, cm 1,5 eventuale strato afonico o cartonfeltro per sottostrato. C, rasatura previa stesura di vernicie bituminosa sabbiata. D, vecchio pavimento.
A B Battuto di cemento su sottofondo preesistente A, cm 3÷4, calcestruzzo di cemento dosato a kg 250. B, sottofondo preesistente.
C
A B
3
Battuto alla veneziana A, sceglie di marmo mm 10÷25 in malta grassa di cemento e polvere di coccio o marmo battuto a rifiuto. B, liste di marmo o ottone, anticorodal, ecc. posate sull’estradosso del solaio. C, sottofondo di cemento e sabbia o di detriti di lalterizi e malta udraulica. D, sottofondo o gretonato. A
5-10 2-3 4-6
B
C
Ballettonato A, pezzi di marmo di lato cm 5÷10. Spessore cm 2÷3. Giunti sfilati con boiacca grassa di cemento colorato. B, cm 2÷3 di malta molto grassa di cemento e polvere di coccio o marmo. C, solaio e gretonato. Asfalto fuso Per marciapiedi, cortili o per locali B 4 con interno traffico. C A, graniglia cm 1÷2 e strato superD ficiale di sabbia silicea. B, strato di asfalto esteso a caldo e ricoperto dalla graniglia del raffreddamento. C, sottofondo di calcestruzzo a kg 250, stagionato asciutto, pulito e spianato con malta liquida fine. D, solaio o gretonato. A
C
B
2
A
Resina sintetica Spalmata senza giunture su fondo massiccio e liscio. Anche su preesistente pavimento. A, mm 3÷5 di resina - B, lisciatura con malta liquida fine, stagionata e asciutta.
136
B
C
2÷3
D
A B
C
5÷6
D
Gomma Con attacco a cemento. A, gomma con superficie liscia o rigata. RiA dosso cellulare o scanalato. Spessori da 3 a B 4÷7 18 mm. C B, Boiacca di cemento (1 parte di cemento e D 2 parti di acqua). E C, spianatura con malta di cemento e sabbia fine in parti uguali. D, cm 3÷4 massetto di cemento di cemento a kg 350 gettato 2÷3 giorni prima della posa del pavimento.E, solaio portante.
Resina sintetica In teli o in piastrelle. A, mm 3÷5 resina. B, adesivo bituminoso in solvente. C, malta miscelata ad emulsione bituminosa per perfezionato del piano. D, massetto di cemento o preesistente pavimento di piastrelle o monolitico. E, solaio portante.
C
A
A
D
B
C
5÷7
E
Angoraggio pavimento in gomma Posa a tappeto. A, zoccolino in legno B, gomma a ridosso cellulare. Spessori da 5 a 8 mm. C, tasselli in legno D, listelli in legno incassati nel sottofondo.
B E D
Linoleum Su sottofondo di cemento. A C B 5÷8 A, linoleum (unito, variegato, rigato, sughero) spessori mm 2,5÷ 8 altezza m 1÷2. - B, cm 2 eventuale strato di sughero afonico. - C, D E rasatura a gesso magnesiaco per spianamento dopo proscigamento del massetto (20 giorni da getto). - D, non meno di cm 3 di malta di cemento o cemento e pomice o cemento e scorie. - E, solaio o gretonato.
A.P.I.C.E. S.r.l.
A
Linoleum Su legno A, linoleum spessori da 2,5 a mm 6. B, cm 1,5 eventuale strato afonico. C, lisciatura o cartonfeltro mm 10. D, assito in tavole già isolato dall’umidità.
70-100
2.5-3
4÷6
F
C
70÷100
B
C
F
B
5.5 E
4 E
9.5
B
7.5 E
5 E
6
B
8
7.7E
8
E
3.2
2 H
2.5 P
Sezione pavimenti in gomma B, a ridosso cellulare; E, a ridosso piano; F, per rivestimento gradini; H, alzata mm 200; P, pedata mm 350.
Manuale dell’Architetto
PAVIMENTI TIPI COMUNI DI PAVIMENTI Ammattonato Spessore cm 8÷11 oltre il solaio o gretonato. A, intonaco della parete: cm 1÷1,5. B, mattoni a giunti sfalsati e stilati con malta di cemento. Disposizione di costa (F-G) o di piatto (H-I).C, cm 3÷3 di malta del tipo 1-2 (v. tabella Malte da pavimento). D, cm 2 di sabbia. E, solaio o gretonato.
A B 8÷11
C D F
E
H
G
I
Quarzite Spessore cm 3÷4 oltre il solaio o gretonato. A, mattonelle di quarzite a bordi rifilati o senza rifilatura. Colori grigio e giallo. Quadrate cm 20x20 o rettangolari cm 12÷15x24÷30. Spessori cm 1÷3. Mosaico di quarzite come sopra: piccolo cm 10÷15 (diagonale) grande cm 30÷35 (diagonale) da giardino cm 40÷45 (diagonale) La faccia inferiore degli elementi è bagnata con boiacca di cemento. B, malta tipo 4 (v. tabella) spessore cm 2÷3. C, solaio o gretonato.
3÷4
A
B
C A B
4÷6
C
A B C
3,5÷5,5
D E
F
H
G
20-25-30-40
20-25
Piastrelle Spessore cm3,5÷5 oltre il solaio o gretonato. A, intonaco della parete cm 1÷1,5. B, piastrelle: di cemento pressate – E, spessore cm 1,5÷2. Quadrate: lato cm 20÷25. Esagonali: lato cm 12,5, apotema cm 10,82; di cemento e graniglia – F spessore cm 1,7÷3,5. Quadrate: lato cm 20÷25÷30÷40; di cemento a superficie superiore pugnata (pietrini) – G, usate in genere per marciapiedi e cortili. Spessore cm 2÷3. Quadrate: dimensioni 10x10, 20x20, 25x25, 30x30; a bollettonato (marmettoni) –H, quadrate: dimensioni 20x20, 25x25, 30x30, spessore cm 1,8 e 40 x 40, spessore cm 2,5. Esistono in commercio le misure metà. C, malta del tipo 1-2-3 (v. tabella) spessore cm 2÷3. D, solaio o gretonato.
D F E
B G
H
Marmo Spessore cm 4÷6 oltre il solaio o gretonato. A, intonaco della parete. Spessore cm 1÷1,5. B, lastre di marmo. Spessore cm 2÷3. C, malta del tipo 3-4 (v. tabella) spessore cm. 2÷3. D, solaio o gretonato. E, soglia per nicchia da finestra.F, soglia per porta in vano di muro grosso. G, soglia per porta in vano di tavolato di tramezzo. H, sezione sullo zoccolo perimetrale delle pareti. I, controtelaio del serramento di porta. L, telaio. M, coprifilo. N, misurazione delle soglie per vano di porta.
N
A E I
L
G
A
A I
A C 4÷5
C D E
F
G
H
I
B A
~5
1.3
11
E
F 0.7 1
8÷10
H
0.5
C
I N
H
B
Gres Spessore cm 4÷6 oltre il solaio o gretonato. A, mattonelle quadre, rettangolari, esagonali, ottagonali e pietrini. Spessore mm 4÷10. La saldatura dei giunti e la presa sul sottofondo è fatta con boiaccia di cemento colata. B, impasto semiumido di sabbia e cemento con dosaggio di 250 kg/m³ spessore cm 3÷4. C, solaio o gretonato. D, E, F, G, H, I, L, M, pezzi speciali per raccordare spigoli, angoli e bordi terminali.
C
D
Mosaico Tessere di porcellana o vetro. Spessore del pavimento cm 4÷5,5 oltre il solaio o gretonato. A,intonaco della parete: spessore cm 1÷1,5. B, tesserine fisaste su carta in fogli da cm 30x30 spessore mm 4÷7. C, malta cementizia (cemento bianco ed acqua) spessore cm 0,5. D, sottofondo di cemento (kg 250 di cemento a lenta presa ogni m³ di ghiaietta minuta) ben battuto e spianato. Spessore cm 3÷4. Lasciare asciugare 2÷3 giorni. IL piano superiore di questo sottofondo deve essere più basso del piano di pavimento finito di: mm 10 – per i pavimenti in mosaico; mm 16 – per i pavimenti in pietrini e per i rivestimenti in ceramica. F, G, H, I, pezzi specialòi per raccordare spigoli, angoli e bordi terminali.
M
H
B
2÷3 2÷3
M
C
A
B
C
D
E
F
1.8÷3 3÷4
Parquet Spessore cm 18÷30 oltre il solaio o gretonato. Legni più usati: Rovere, Noce, Pitch Pine. Tipi più usati di disposizione delle tavolette: A, a spina di pesce. B, a liste (giunti alternati). C, a liste (giunti andanti). D, a tolda. E, a quadri. F,a mosaico (con essenze variate). G, tavoletta: spessore mm 18÷50 secondo la larghezza delle tavolette e fissati con codette ogni metro o allettati nel massetto di sottofondo. I, codetta di fissaggio ogni metro. L, solaio o gretonato. M, parquet a doghe catramate inferiormente (brevettato) spessore cm 2,5÷3. N, cm 2÷3 malta di cemento e sabbia.
30-50 M 4.5÷6 N
F
G
H
A.P.I.C.E. S.r.l.
I
L
M
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Manuale dell’Architetto
IMPERMEABILIZZAZIONE FONDAZIONI ED AMBIENTI INTERRATI Affinchè l’acqua che filtra attraverso il terreno non abbia a raggiungere la muratura ed i solai interrati, è buona norma che questi vengono isolati mediante intercapedine e vespai aerati. Ove ciò non fosse possibile è almeno necessario impermeabilizzare le superfici dei manufatti a contatto con il terreno e drenare quest’ultimo con pietrame a secco in modo che l’’acqua affluente trovi naturalmente la via per allontanarsi. Per impedire che l’umidità del terreno abbia a risalire per capollarità lungo i muri in elevazione è sufficiente predisporre uno strato impermeabile che li separi orizzontalmente da quelli del cantinato. Lo strato può essere costituito da cm 1 di asfalto oppure da cm 2 di malta resa impermeabile con l’aggiunta di un idrofugo; meglio impiegare malta comune e sovrapporvi un feltro bituminato trattato con cemento plastico.
ciglio in pietra 20x20 zoccolino
pavimento 2 cm malta 2 cm
zoccolatura
pendenza 3% solaio piano terreno intonaco
asfalto cm 1 intonaco di cemento cm 1
muratura continua in calcestruzzo INTERCAPEDINE
battuto di cemento cm 2
cemento lisciato cm 1
tabella in laterizio VESPAIO
drenaggio in pietrame a secco
40
calcestruzzo fondaz. continua in calcestruzzo magro
zoccolatura solaio piano terreno pavimento 2 cm malta 2.5 cm
zoccolatura
canale di ventilazione calcestruzzo magro malta fina 1 cm asfalto 1 cm pavimento malta
calcestruzzo
asfalto 1 cm pavimento 2 cm malta 2 cm
asfalto 6 mm
canale di ventilazione
canale di ventilazione (almeno due ogni locale)
muratura a tre teste calcestruzzo
asfalto 1 cm
intonaco zoccolatura
solaio piano terreno
ciotoli di fiume a secco
intonaco pavimento malta mm 2÷3
asflato cm 1 malta fine cm 1
calcestruzzo magro
calcestruzzo magro drenaggio pietrame a secco
malta cm 2.5 pavimento cm 2 asfalto mm 6
malta fine asfalto 1 cm battuto di cemento cm 2
asfalto mm 6
vespaio calcestruzzo cm 15
asfalto cm 1
terreno spianato
fondazione continua in calcestruzzo drenaggio 30÷40
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Manuale dell’Architetto
IMPERMEABILIZZAZIONE COPERTURE PIANE E LORO PROTEZIONE MATERIALI PER L'IMPER L'IMPERME MEA A BILIZ BILIZZAZAZIONE PRODOTTI NATURALI Bitume. - Prodotto derivato dall'ossidazione o distillazione naturale in seno alla terra. ad alta temperatura, dei petroli grezzi. Usato principalmente per la lavorazione dell'asfalto e per la confezione del feltri impermeabili. Asfalto. - Roccia sedimentaria di natura prevalentemente calcarea impregnata naturalmente di bitume puro fino ai 50%. Geologicamente la formazione degli asfalti avviene in giacimentipetroliferi «aperti», vale a dire non protetti da strati impermeabili. Un asfalto di buona qualità presenta l'aspetto di una roccia tenera n estate, dura d'inverno, a grana fine, di colore bruno scuro, con D. s. medio 2,23, e con un tenore di bitume variabile dal 5 al 13 %. Farina d'asfalto: si ottiene mediante frantumazione, triturazione e macinazione del materiale grezzo. Usata per pavimenti, stratificazioni e intonaci. Mastice d'asfalto: si ottiene dalla fusione della farina d'asfalto. Tale fusione. in apposite caldaie si ottiene aggiungendo alla farina d'asfalto dal 7 all'8%di bitume puro che agisce da fondente. Dopo 5 ore di cottura viene raffreddato e confezionato in pani. Asfalto colato: si ottiene dalla fusione del mastice di asfalto ridotto in frammenti con l'aggiunta del 6%, in peso, di bitume. Posto n opera in strati, a caldo, solidifica raffreddandosi. Asfalto colato sabbiato: si ottiene aggiungendo sabbia Fine ben asciutta e lavata alla fusione del mastice d'asfalto: viene posto in opera di strati e raffreddandosi solidifica. Un'eccessiva quantità di bitume dà un asfalto di maggior resistenza, ma meno impermeabile e che si screpola più facilmente alle basse temperature.
si distinguono: Peci di petrolio, se ottenute dal trattamento del petrolio. Sono solide e poco fluide allatemperatura ordinaria. Peci di catrame, se ottenute da Catrami di carbon fossile o altri prodotti catramosi. Catrami. - Sono prodotti dalla distillazione del legno, del carbone e di sciati. Usati per manti stradali.
SISTEMI DI IMPER IMPERME MEA A BILIZ BI LIZZAZAZIONE Asfalto colato. - Rivestimento omogeneo pesante (peso minimo 30÷40 kg/ m²) costituito da uno o due strati di asfalto opportunamente miscelato con bitume e sabbia e disteso a caldo sul piano di posa. La superficie a vista quando è ancora calda viene cosparsa di graniglietta bianca di marmo oppure se destinata ad essere protetta dal pavimento, rimane liscia e nera. Per ovviare ai possibili cedimenti del piano di posa è opportuno che il manto di asfalto risulti semplicemente appoggiato. A tale scopo si interpone tra il manto e il piano di posa uno strato di cartone bitumato. Impermeabilizzazione con manto a strati multipli sovrapposti. - Questo tipo di manto leggero(peso media 5÷9 kg/ m²) è costituito da strisce di feltro (cellulosa, lana, cotone, iuta, amianto, Fibra di vetro) rivestite di bitume o di pece di catrame su entrambe le facce. Le strisce vengono posate con una sovrapposizione di cm 6 al minime ed incollate fra di loro sia per mezzo di bitume puro fuso. sia per fusione del rivestimento mediante una lampada da saldatore. Gli strati successivi si dispongono con strisce perpendicolari a quelle del manto precedente. Vengono usati comunemente manti formati da tre feltri bitumati, ma la sicurezza è tanto maggiore quanto maggiore è il numero PRODOTTI DI DISTILLAZIONE degli strati. INDUSTRIALE Per rendere indipendente il manto plaPeci, - Sono miscele di idrocarburi e di stico dal piano di posa si impiegano loro derivati provenienti dal petrolio, utilmente feltri bitumati e talcati. Ilsupdal catrame di carbon fossile o da altre porto, in tela o feltro. può essere conmaterie organiche, di colore nero o venientemente sostituito da una lamina bruno scuro, viscose a solide. Si otten- sottile ,n alluminio (rame, bronzo) cregono per evaporazione parziale, per spato a goffrato e bitumato su endistillazione frazionata o altri processi; trambe le facce.
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Materiali plastici usati a freddo. - Lo strato di protezione è costituito da una miscela omogenea di consistenza pastosa (con o senza solvente) di bitume o di pece, di fibre di amianto e di pietra polverizzata (30÷40% del peso totale). Usato per riparazione di strutture e di terrazze. Avvertenze: evitare l'applicazione su strutture umide o con tempo umido: evitare l'applicazione in pericolo di gelo. Vernici bituminose. - Comprendono tutti i prodotti vernicianti costituiti dalla dispersione di una o più materie bituminose in adatti diluenti con l'eventuale aggiunta di olii, resine essiccanti ed altre materie complementari. Trovano largo impiego nella protezione di strutture murarie, metalliche, ecc. specie in località esposte alla salsedine marina. Si applicano a freddo coi pennello. Emulsioni bituminose. - Sono composte di bitume per il 70% e di olio pesante per il 30% diluite ed aggiunte all'acqua di impasto delle malte inviluppano i granuli di cemento conferendo potere impermeabile alla massa. Presentano però gravi difetti: diminuiscono la resistenza delle malte, colorano in nero l'intonaco, rendono difficile l'applicazione di uno strato di intonaco normale su quello impermeabilizzato. Vernici di catrame. - li catrame viene usato con l'aggiunta di altre sostanze per la formazione di vernici impermeabilizzanti per metalli, legno, murature, ecc. Idrofughi. - Gruppo di prodotti chimici di costituzione diversa che mescolati con sabbia e cemento formano malte impermeabilizzanti: si possono dividere in due grandi categorie: Fluati: fluorosilicati di Mg e Zn trovano il loro massimo impiego per rendere resistente agli agenti chimici e contemporaneamente impermeabilizzare il cemento. Soluzioni saponose: basta mescolarle all'acqua da usare per l'impasto della malta cementizia nelle proporzioni prescritte e procedere all'impasto usando l'acqua emulsionata in luogo di acqua comune. Si ottengono Malte impermeabilizzanti di facile impiego.
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IMPERMEABILIZZAZIONE COPERTURE PIANE E LORO PROTEZIONE Esempi di impermeabilizzazione di coperture piane e loro protezione (pendenze 3%)
A, l’impermeabilizzazione è del tipo a manti multipli. La sua protezione, è ottenuta mediante spandimento sulla superficie bitumata di ghiaietto in ragione di 12 Kg/m² circa. La copertura non è praticabile.
B, l’impermeabilizzazione, comunque ottenuta, è protetta da lastre metalliche (alluminio, rame, piombo, ecc.) Ne risulta una copertura non praticabile, particolarmente adatta per terrazze a pendenza o per superfici curve.
H, l’impermeabilizzazione, a manti multipli, è coperta successivamente da uno stratoo di sabbia, da una cappa di malta da sottofondo e dal pavimento (piastrelle, pietrini, lastre, ecc.). La copertura è praticabile.
I, l’impermeabilizzazione, comunque ottenuta, è protetta da lastre metalliche (alluminio, rame, piombo, ecc.). Un soprastante strato di ghiaietto impastato con bitume rende la copertura praticabile.
C, l’impermeabilizzazione, costituita da uno strato d’’asfalto, è protetta da due successivi strati di sabbia (minimo cm 2) e di ghiaietto (cm 5). La copertura non è praticabile.
D, a protezione dell’impermeabilizzazione si stende una cappa di calcestruzzo retinato. Sopra il calcestruzzo si posa uno strato di terra da coltura, previo drenaggio della parte inferiore con ghiaia, a formazione di giardino pensile.
E, l’impermeabilizzazione è ottenuta mediante doppio strato di asfalto colato a giunti sfalsati. A protezione viene steso un manto di mm 15 circa di asfalto sabbiato. La copertura è praticabile.
F, l’impermeabilizzazione, è ottenuta mediante doppio strato di asfalto colato, protetta da un impasto di bitume e ghiaietto steso sopra letto di sabbia. La copertura è proticabile.
G, l’impermeabilizzazione, a manti multipli, è protesta da lastroni di cemento posati su letto di sabbia. Nei giunti fra i lastroni viene colato del bitume. La copertura è praticabile.
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139b
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IMPERMEABILIZZAZIONE GIARDINI PENSILI GHIAIA FIORIERA
PAVIMENTO IN LASTRE DI CEMENTO CEMENTO RETINATO BOCCHETTONE DI PIOMBO GIUNTO A BITUME GRIGLIA SABBIA
MARCIAPIEDE
GIUNTO A BITUME
CEMENTO RETINATO IMPERMEABILIZZAZIONE
cappa a formazione pendenza
GRIGLIA SOLAIO
CAPPA A FORM. PENDENZA
SABBIA
IMPERMEABILIZZAZIONE
SOLAIO
AGGLOMERATO DI GHIAIETTO E BITUME
CONTROSOFFITTO
3 INTONACO
1 GRIGLIA LAMIERINO CEMENTO RETINATO IMPERMEABILIZZAZIONE
IMPERMEABILIZZAZIONE SABBIA GHIAIA
FIORIERA GRIGLIA CAPPA A FORMAZIONE PENDENZA
SOLAIO
BOCCHETTONE DI PIOMBO
SOLAIO IMPERMEAB. SABBIA PAV. IN LASTRE DI CEMENTO
INTONACO
2 1. Impermeabilizzazione a manti multipli. Raccordo di una terrazza praticabile con un canale di gronda di calcestruzzo retinato, sezionato in corrispondenza dello scarico. Un bocchettone di piombo, con la strombatura inserita fra i manti plastici, viene curvato a raccordare il canale di gronda con il pluviale, senza forare la trave di C.a. I manti plastici di impermeabilizzazione, appoggiati su una caldana di materiale coibente a formazione di pendenza, sono protetti da uno strato di sabbia e da un pavimento di lastre di cemento. 2. soluzione simile alla precedente, con
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BOCCHETTONE DI PIOMBO CAPPA A FORMAZIONE PENDENZA
il canale esteso a tutta la gronda e lo scarico passante in un foro predisposto nella trave in c.a., il che permette di rinunciare alla controsoffittatura. Ilparapetto è costituito da una vasce continua di cemento per fiori. 3. giardino pensile su tutta la superficie di una terrazza con il piano del giardino alla stessa quota degli ambienti. Sotto la pista pedonabile, ottenuta con lastre di cemento appoggiate sui muretti di contenimento della terra, corre un canale di cemento retinato della raccolta dell'acqua. l'impermeabilizzazione è a manti multipli protetti da un
140
4
letto di sabbia e da uno strato di agglomerato di ghiaietto e bitume. Il tutto è ricoperto da uno spessore di cm 40° di terreno vegetale. 4. copertura piana non praticabile. L'impermeabilizzazione è protetta e mantenuta in stato di costante umidità dal soprastante letto di sabbia e ghiaia. Nel disegno la copertura è sezionata in corrispondenza dello scarico protetto da un chiusino di ghisa, forato sulla fascia perimetrale e con il coperchio, pure forato, movibile.
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IMPERMEABILIZZAZIONE PARTICOLARI DI RACCORDI RACCORDI DI COPERTURE PIANE CON PARETI VERTICALI RACCORDI DI COPERTURE PIANE CON ATTICI O CORNICI
controlamerino di protezione lamiera zincata giunto in bitume mento plastico
elemento prefabbricato in cemento
copertina in marmo
intonaco
intonaco
controlamerino
incassatura ricavata nella parete
collo in calcestruzzo retinato manto
collo in calcestruzzo retinato
plastico
manto plastico
Raccordo realizzato con un collare in cemento retinato che si spinge fino al bordo del basso attico, questo è protetto da una copertina in marmo provvista di gocciolatoio. collo in calcestruzzo retinato giunto in bitume
giunto in bitume
Feltri d'impermeabilizzazione copertura non praticabile
A
B
C
A, raccordo ottenuto curvando sulla parete verticale il manto plastico e la relativa protezione di cemento irrobustita da rete metallica; B, raccordo realizzato piegando a 45° il manto plastico rinforzato ad ulteriori strati. I feltri terminano in un'incassatura continua ottenuta con elementi prefabbricati in cemento; C, raccordo ottenuto con un lamierino metallico piegato a squadra. Il bordo inferiore del lamierino viene collato fra i feltri del manto impermeabile; il bordo superiore è protetto da un controlamierino fissato sotto l'intonaco della parete. RACCORDI DI COPERTURE PIANE CON TUBAZIONI EMERGENTI collo in calcestruzzo retinato
anello prefabbricato in calcestruzzo
montante da parete
intonaco
collarino metallico manto plastico
giunto in bitume
collare in rame o piombo
Raccordo realizzato estentendo il collo in cemento retinato fino a proteggere il bordo superiore dell'attico per terminare all'esterno a gocciolatoio.
collarino metallico collare in rame o piombo
lamierino in rame o piombo copertura non praticabile manto plastico strato isolante
zanca
Raccordo realizzato applicando un lamierino di rame o piombo in corrispondenza della parte superiore del muretto d'attico, terminante all'esterno a gocciolatoio
B
A
C
A, la tubazione è protetta da un anello prefabbricato in cemento su cui vengono curvati il manto plastico e la relativa protezione in calcestruzzo irrobustita da rete metallica. La parte superiore del raccordo è protetta da un cappello in lamiera saldata al tubo fissato con un anello; B, raccordo realizzato con un collare in rame o piombo. Il bordo inferiore del collare viene inserito e collato fra i feltri del manto plastico; il bordo superiore è protetto da un collarino metallico trattenuto da un anello; C, un montante da parapetto annegato nella soletta emerge attraverso gli strati che compongono la copertura; il raccordo è realizzato con un collare in rame o piombo inserito e collato tra gli strati del manto plastico. Il bordo superiore del raccordo è protetto da un collarino metallico. PROTEZIONE DEL MANTO PLASTICO PER TERRAZZE PRATICABILI GIUNTO A TUTTO SPESSORE
GIUNTI DI DILATAZIONE lamierino d'irrobustimento
GIUNTO A TUTTO SPESSORE
GIUNTI A MEZZO SPESSORE cls retinato Giunto in spessore di copertura realizzato curvando i feltri in apposita incassatura; a protezione del solco si dispone una lastra metallica piana, quindi uno strato di sabbia ed i lastroni di cemento di opportuna larghezzza.
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A
141a
A
Manuale dell’Architetto
IMPERMEABILIZZAZIONE PARTICOLARI DI RACCORDI feltro SEZIONE A-A
strato isolato
carta
collo in calcestruzzo retinato
sabbia fine manto plastico strato di formazione della pendenza
Protezione realizzata con lastroni di calcestruzzo di cemento gettati in opera con l'aggiunta di impermeabilizzanti nell'acqua di impasto. I lastroni possono raggiungere dimensioni massime di 1,80÷2,40 nel qual caso devono essere attraversati nei due sensi da giunti a mezzo spessore. Giunto emergente dal piano del terrazzo ottenuto con due paretine di mattoni su cui risvolta il manto plastico e la relativa protezione in cemento irrobustita da rete metallica annegata nel getto. Le due paretine vengono collegate con una copertina in pietra o calcestruzzo libera di scorrere su un feltro.
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141b
Manuale dell’Architetto
GIUNTI DI DILATAZIONE E COPERTINE E
DILATAZIONE TERMICA I giunti di dilatazione devono permettere il massimo causato dalle variazioni termiche che verosimilmente possono capitare. La larghezza del giunto deve essere superiore a: A = L x D x N A= larghezza del giunto in cm L = lunghezza della campata in cm D = differenza della temperatura fra l’inverno ed estate (30°) N = coefficiente di dilatazione del materiale. Il giunto di dilataione nelle strutture in c.a. si realizza sdoppiando i pilastri e le travi maestre a partire dal plinto di fondazione. Il giunto deve essere protetto contro gli agenti atmosferici se esposto all’aperto e deve essere adatto al traffico se praticato nei pavimenti e mascherato se danneggia l’estetica.
E
F
F
2 cm A H
L I
C
C
Coefficienti di dilatazione lineare Metalli e leghe Acciaio = 0,000012 Alluminio = 0,000024 Bronzo = 0,000018 Ferro omogeneo = 0,000012 Ghisa = 0,000011 Ottone = 0,000018 Rame = 0,000017 Pietre-murature Ardesia = 0,000010 Arenaria = 0,000010 Conglomerato di cemento = 0,000012 Granito = 0,000009 Intonaco = 0,000016 Marmo = 0,000007 Muratura di pietrame = 0,000006 Muratura di mattoni = 0,000006 Pietra calcarea = 0,000007 Legnami Paral. alla fibra) Abete = 0,000003 Acero = 0,000006 Pinno = 0,000005 Quercia = 0,000004 Legnami (trasver. alla fibra) Abete = 0,000057 Acero = 0,000048 Pinno = 0,000037 Quercia = 0,000054 Vetri = 0,000009
15X15
rivestimento muro esterno; corda catramata; giunto fra due corpi di fabbrica di diversa altezza; grappe in ferro per sostegno della grondalina; grondalina in lamiera zincata; pavimento; sottofondo in malta di allettamento; strati di asfalto cm 1,6 spugnocemento o strato termoisolante cm 5; coprigiunto in lega leggera o piastrina in metallo fissata da un lato solo (per pavimenti) oppure in legno (per soffitti e parete) U profilato in ferro; V codetta; Z lastra metallica a soffietto; X carta isolante; Y giunto di dilatazione in coperture in terrazzo; W giunto in bitume; MP manti plastici 8 mm ciascuno; K cappello in c.a . MR calcestruzzo retinato; J giunto particolarmente adatto per costruzioni industriali;
Q
R
N
S
B
M cm 8 P
E
E
U V
T
P
E
E
E
U
T
P
Q
R
Z
X
R
E
A A E
Q P
E
MP Z
E
G
G
MP
G
E
E
Q
K
R
Z
MR
cm 2:5
W P
R
Z
R
larghezza del giunto in cm (LxDxN); plinto di fondazione in c.a.; pilastri in c.a.; differenza di temperatura fra inverno ed estate; parti del solaio che compongono il giunto; giunto praticato in muro esterno di c.a. (pianta); giunto praticato in un pavimento; giunto praticato in un muro esterno di mattoni (pianta)
I L M N O P Q R S T
I O
P
Nota: il salto di temperatura tra l'inverno e l'estate si considera di 30° A B C D E F G H
I
R
Y E
E S 15x15
Y
E
Y
E
E
Y
E
O
15x15
HE
mm 4:5 R
S P Q
MR
R
NP
S P Q cm 3 cm 2,5
E
T
E
E
Y
S
E
E
E MR Q
Q R P
W
P Q W MR P R W
MR
NP profilati in ferro; HE fibrocemento.
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Manuale dell’Architetto
GIUNTI DI DILATAZIONE E COPERTINE COPERTINE IN PIETRA NATURALE ED ARTIFICIALE cm 1,25
A
cm 1,2
M
9
7
A
A A
cm 1,25
cm 0,5
7 4 cm 4 C
H L
4 C
4
C
4
D
C
C 2.5
cm 5,5
A
A
M cm 3 cm 6,5
L
cm 6
cm 5 N H
6
H
4
E
L
L
A, copertina in pietra;
L
C
C 3÷4
4÷5 O
G
cm 0,5
A
cm 3
B
B, materiale plastico o piombo; C, asfalto, almeno due strati di mm 5÷8
I
ognuno o feltri bitumati;
A
D, malta; E, rivestimento in litoceramica alla parete;
4
F, canale di ventilazione del solaio; G, intonaco; cm12
H, rivestimento in pietra alla parete; B
I
A
I, giunto delle copertine;
30:60
O
L, malta cementizia cm 1,5÷2;
P
I
M, bietta in ferro mm 40 x 5; N, caviglia di ancoraggio in ferro zincato;
I
O, coprigiunto di ardesia (spessore mm 10);
COPERTINE METALLICHE S
S
Z
S cm 7
cm 6
cm 6,5
cm 5 3
T
4
3
U L G
O
P, lastra mm 10 di spessore;
V
V
V V
4 X cm 5
s s
Y
s
cm 3,5
G
cm 10 C
cm 5:10
L
Y
cm 2,5
cm 1,8
R
Z
5 V
s
A, copertina in pietra naturale od artificiale; Q, calcestruzzo leggero di riempimento;
W
Q C
J
K
C K V
R, copertina metallica per terrazze non praticabili; S, copertina metallica fissata ad interasse di cm 50÷80 a liste metalliche, queste liste vanno ancorate preventivamente alla copertina di pietra; T, grembiule in lamiera; U, risvolto pavimento; V, codetta di fissaggio con incastro a muro cm 15÷20; Z, listone in legno cm 75 x 8; X, copertina in rame per balaustra di terrazza; Y, piattina di rinforzo in ferro, fissata ogni cm 30 a tasselli di legno; W, correnti in legno; J, calcestruzzo impermeabilizzato; K, calcestruzzo di scorie.
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Manuale dell’Architetto
BALAUSTRE DI BALCONI E TERRAZZE BALAUSTRA IN FERRO CON VETRO TEMPERATO H
Z
H
B S P
L Q
L
H L 30x3
P
X
T
P
Q
R
Y
A
V
A H
E
R
L 30x3
Q
L 30x3
Z
D
G
F
L 30x30x3
L 30x3
Z K
A
P
I
I
A
M N O
BALAUSTRA IN FERRO E FIBROCEMENTO O RESINA POLIVINILICA
Y
S
U S
R K U
C
Z
P
U B
R I
I
P
F
U U
U
G
V
G
A
A
X F
G
R T V BALAUSTRA IN LEGNO 1
2
P
4
X
5
3
3
1
4
5 2
A.P.I.C.E. S.r.l.
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A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U, V, Z, X, K,
X S
ancoraggio di montanti metallici su piano verticale in c.a. o in muratura; ancoraggio di montanti metallici su piano verticale a mezzo di zanca; ancoraggio di montanti metallici su piano orizzontale (gronda di copertura piana); ancoraggio, mediante saldatura, di montanti metallici su piano verticale di struttura in ferro; ancoraggio a sospensione su piano orizzontale; collare staccagoccia; collare di copertura; cristallo temperato; lastre di fibrocemento o resina polivinilica; acciaio inossidabile; collocare troncoconico; cravatta di fissaggio della lamina; lamina di piombo sagomata; strati di impermeabilizzazione; piatto in ferro verniciato mm 50 x 15; montanti di sostegno della balaustra; malta Sika; ancoraggio montanti sulla soglia del balcone (vedi ancoraggio montanti su piani orizz.); profilato a T 40 x 40 x 5 mm; soglia in cemento o pietra; corrimano in profilato normale a C 65 x 42 x 5,5 mm; ancoraggio montanti di sostegno della balaustra, con fissaggio a vite, alle zanche; profilato a L mm 40 x 40 x 5.
Manuale dell’Architetto
CONTROSOFFITTI A, B, A
C,
1 B C
D I
H F
D,
2
E G
E, F,
3
4
5 G, H,
6 I, A
7 B D
E C
E,
RETE METALLICA solaio in laterizio e c.a. o in c.a. di altro tipo distanza dal solaio cm 15÷20. All'ultimo piano è in genere stabilita dal regolamento edilizio. orditura principale dei mezzoni, necessaria quando la luce del locale supera m 4÷4,5. Le dimensioni più correnti dei mezzoni sono 4÷8 x 5÷10 (ricavati dai tavolini 8x13 ÷ 8x16); fissaggio a muro come per comuni travi di solaio previa spalmatura di carbolinoleum per la parte inserita nel muro (10÷15 cm). sospensione con filo di ferro zincato mm 3 opportuna
F,
quando il locale supera i m 4÷5 di luce; orditura secondaria realizzata con listelli di cm 3x3 ÷
A, B, C,
F I
H
G
8
L
D,
G,
9
A
10 E G
H, F
I, I
L,
A.P.I.C.E. S.r.l.
146
CAMERE A CANNE solaio; distanza dal solaio cm 15÷20. All'ultimo piano è in genere stabilita dal regolamento edilizio. orditura principale dei mezzoni, necessaria quando la luce del locale supera m 4÷4,5. Le dimensioni più correnti dei mezzoni sono 4÷8 x 5÷10 (ricavati dai tavolini 8x13 ÷ 8x16); fissaggio a muro come per comuni travi di solaio previa spalmatura di carbolinoleum per la parte inserita nel muro (10÷15 cm). Oltre 4-5 m di luce è opportuno sospendere il mezzone al solaio nel punto intermedio; orditura secondaria realizzata con listelli di cm 3x3 ÷ 4x4 posti ad intervallo di cm 40÷50; stuoia di canne palustri o di listelli di legno a orditura di vario tipo: 1, a semplice orditura di canne 2, » » di canne 3, a doppia » » 4, a listelli in legno di sezione rettangolare 5, » » » triangolare 6, » » » quadra 7, » » » » Il legno dei listelli deve essere perfettamente stagionato Le stuoie sono in rotoli lunghi circa m 10 e di larghezza variante m 0,50÷2. Peso circa Kg 1,8/m²: piattina sottile o piastrine per fissaggio delle stuoie all'orditura in legno; intonaco cm 1,5÷2 eseguito con rinzalfo di malta bastarda di calce e gesso molto diluita, con un altro strato di malta bastarda più consistente e con un terzo strato di intonaco comune. Spessore complessivo stuoie ed intonaco cm 4 circa; raccordo tra parete e soffitto: raggio cm 5÷6
4x4 posti ad intervalli di cm 30÷35; supporto per intonaco costituito da uno dei seguenti manufatti: 8, rete metallica, tipo lucido, a maglia di mm 5÷7 rotoli da m 25, altezza m 1, peso Kg 0,40/m²; 9, rete metallica c.s. a maglia esagonale; N.B. La cucitura tra rotoli di rete accostati è fatta con filo di ferro e con una sovrapposizione delle superfici di circa cm 5; 10, lamiera stirata a maglia romboidale o esagonale per a=mm 10 peso Kg 1,100/m per a=mm 20 peso Kg 1,950/m; 11, graticcio Stauss composto da orditura di fili di ferro da mm 1 a maglie di mm 20 di lato portanti nel punto di incrocio elementi poliedrici di argilla cotti ad alta temperatura. Stuoie in rotai da m 4,92 larghe m 1,02 (sup. m² 5) Peso Kg 5/m². Diametro dei rotoli cm 24. Per le applicazioni del graticcio occorre fissare alla estremità della stuoia, già tagliata nella lunghezza voluta, un tondino di ferro da mm 8 lungo m 104; risvolto a parete del supporto per il raccordo delle superfici e per evitare screpolature; intonaco: per supporto a rete cm 1,5÷2 eseguito mediante preparazione della reta metallica con malta cementizia formata da sabbietta vagliata. Curare il ricoprimento della rete. La superficie ottenuta viene spruzzata con malta di calce e sabbia. Con un'altra ripresa si eguaglia la superficie Spessore complessivo dell'intonaco cm 1,5. La lisciatura dei soffitti può essere fatta con malta di gesso così composta: gesso da stuccatore q 3 grassello m³ 0,200. Per supporto a graticcio Stauss può essere usato qualsiasi tipo di malta e di impasto. raccordo tra parete e soffitto - raggio cm 5÷6.
Manuale dell’Architetto
CONTROSOFFITTI 0.25
0.40
E E C
B
B 0.025
C
A
A
A
D
A
E F B
A
G
cm 100
E
H B
A
C
G
I
I
I C
C
L
A G
I
A A
N F
M
C
B A I
I
cm 100
O
O
P
Q
R
R B
B cm 100 cm 25
C
C ø5
16
B
U
S
T
A.P.I.C.E. S.r.l.
T
ø5
cm 15
B
147
PERRET APPLICATO A SOLAIO IN LEGNO I controsoffitto Perret costituisce una discreta protezione incombustibile per le strutture in legno in caso di incendio. I ganci di sospensione, di lunghezza a piacere, consentono di realizzare un’ottima camera d’aria. Il controsoffitto Perret, risulatando perfettamente piano e senza scabrosità, richiede un minimo spessore di intonaco, e, se beneseguito, può bastare il solo strato di intonaco civile di cm 0,5. Non è necessario incassare la tavellina nel muro perimetrale.
B
S
A,tavellina del peso di circa kg 2, spessore cm 2,5dimensioni cm 25z40; B, gancio in ferro zincato della sezione di Ø 3 mm e di lunghezza variabile in funzione della camera d’aria che si vuol ottenere; C, tondino di armatura 5÷6 mm; D, malta di allettamento tra tavellina e tavellina in gesso da forma (scagliola) o di cemento a rapida presa (almeno a 600kg); E, travicelli in legno di orditura del solaio posti a distanza di m 100 circa; F, chiodo comune; G, sbruffatura di malta di cemento e intonaco civile; H, gancio a vite in ferro; I, putrelle in ferro; L, cavallotti in ferro zincato; M, orditura intermedia in legno; N, staffe in ferro; O, solaio in celcestruzzo e putrelle; P, staffe; Q, staffe; R, solaio in celcestruzzo armato; S, elementi in laterizio del solaio; T, sospensione dei ganci al solaio in leterizio. PERRET APPLICATO A TRAVATURE IN FERRO Il solaio Perret può essere fissato con cavalllotti in ferro zincato L quando le travi in ferro l siano completamente libere. Quando invece alle travi siano già sovrapposti altri elemneti (tavelloni ecc.) si può ricorrere ad un orditura intermedia in listelli di legno M sospesa alle travi in ferro mediante staffe N. All’orditura sussidiaria M si applica poi il piano di tavelle A come su un comune solaio in legno (v. Perret applicato su solai in legno). Quando le travi in ferro L siano completamente coperte (per es. da strutture in calcestruzzo O) si adottano staffe del tipo P o del tipo Q applicate ad intervalli all’ala inferiore delle travi. Persospendere il soffitto Perret a soali in calcestruzzo armato S si adottano ganci in ferro B appesi all’armatura in ferro del solaio portante o fissati con spezzoni in ferro T allenervature dei forati. DOPPIA ORDITURA Il sistema della doppia orditura ammettendo delleoscillazioni di interassi fra i pendini da mm 5 del solaio consente una maggiore speditezza della messa in opera. Il sistema è possibile anche con solai in c.a. e laterizio con uno dei tipi di sospensione illustrati.
Manuale dell’Architetto
CONTROSOFFITTI
0,80÷100
A
A
C B
C
E
E
B E
D
I
H
G A
A B
B C
C 50
50
D
D
E
N
50 R
F AB
L I H
D F
AG
PANNELLI IN FIBRE DI LEGNO Si trovano in commercio di dimensioni standard m 2x0,50. Peso specifico kg/m² 360. Spessori da cm 1 a cm 15. Spessori Kg/m² Il fissaggio delle lastre ai listelli dell'orditura di sostegno è realizzato con chiodi comuni intorno ai quali, prima della 1 4 battitura completa, va girato un filo di ferro zincato da mm 1,5 6 1, per la cucitura in corrispondenza dei giunti trasversali tra 2 8 lastra e lastra. 2,5 10 La stuccatura dei giunti va fatta con malta sabbia fina e 3 11 cemento. 5 17 lo spessore totale dell'intonaco dovrà risultare non supe7 25 riore a cm 1, quando le lastre impiegate sono di spessore 9,5 33 da cm 1÷3; per spessori di lastre superiori a cm 3 conviene 12,5 44 mettere malta di connessione fra le lastre durante la posa. 15 51
Q
R AG
3 cm
M
D
N
N
O
P
A Z N
Q
Q
Z R
A, mezzoni di ossatura del solaio ad interassi di cm 80÷100; B, listelli cm 2,5x6 in legno per la sospensione delle lastre; C, lastre di fibra di legno; D, cucitura dei giunti con filo zincato da mm 1; E, stuccatura dei giunti cm 6; F, garza o iuta cm 6; G, spruzzo con malta cementizia o bastarda molto liquida; H, intonaco rustico con malta magra di calce senza cemento a lenta presa (calce bianca e sabbia nel rapporto 1:5); I, intonaco fino con malta c.s.
CONTROSOFFI A PANNELLI PER ISOLAMENTO TERMOACUSTICO F F Gli elementi in commercio sono comunemente impiegati, A A A E oltre che per isolamento termoacustico, per risolvere anche R Q Z R Q problemi estetici. Caratteristiche. - Leggerezza, rigidità, incombustibilità,asA A N sorbimento acustico. soluzioni estetiche. semplicità dimonR Q R Q taggio e ispezionabilità, possibilità di risolvere particolari F problemi di illuminazione. A A A Tipizzazione. - C, rnonoblocco (fibrolegno); G, a strati sovrapposti (es.: alluminio o gesso, ovatta. lana di roccia, R Q R Q foglio di alluminio); A, superficie liscia o decorata (gesso), a foratura tonda o ellittica, a intervalli costanti o variati A A R Q (lega leggera). R Q Supporti. - In gesso, in Fibrolegno, in lega leggera, ecc. R Q Isolanti. - Materassini di filati di cotone. filati di vetro, resine A A A sintetiche, lana di roccia, ovatta di cellulosa, lamine di alluminio. Per l'assorbimento acustico alcuni tipi sono dotati di speciali fori o risuonatori acustici di varie forme e dimensioni per le alte, medie e basse frequenze. Sistemi di applicazione. - Con semplice incollaggio al soffitto, su orditura in legno affidata direttamente al soffitto. su orditura ribassata. Dimensioni. - Pannelli quadrati di lato da cm 40÷60. Spessori da cm 1,2÷3. A, pannello; B, struttura compensata fibrolegno; C, strato di finitura lisciato e colorato; D, fori o risuonatori acustici; E, viti di issaggio; F, longheroni in legno; G, supporto in gesso. fibrolegno, lega leggera; H, ovatta di cellulosa; I, materassino di lana di roccia; L, foglio di alluminio; M, gancio di collegamento e di sospensione; N, soffitto; Q, adesivo; P, squadrette; Q, pendino in piattina di ferro; R, pendino in tondino di mm 3; Z, zanca. F
A.P.I.C.E. S.r.l.
P
148
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI – MOVIMENTO DI ROTAZIONE SCHEMA DELLE CHIUSURE SCHEMI SEMPLICI D A cura partita
A
Rs
Rs
Con interposto mantante fisso
D
A
D A
D A
Ri
Ri
Con interposto mantante fisso
Rs
A
Dc
Rs
Rs Rs Rs Rs
Rs
Con interposto mantante fisso A
Ri
Rs
Rs
D
D
A
Ri
Rs
Ri
Rs
Con interpostoA mantante fisso A
Rs
Rs
A
D
A tre partite
Ri
Ri
Rs
Con interposto mantante fisso Rs A
D A
D
Rs A due partite
SCHEMI MULTIPLI A SVILUPPO VERTICALE
SCHEMI MULTIPLI A SVILUPPO ORIZZONTALE
Dc Ri
AA
D
Ac
D
Ri Rs
Con interpostoA mantante fisso
A
D
A A
A
Ri
Rs
Rs
Con interpostoA mantante fisso
A quattro partite A
Ac
D
Ac
Ri
Ri
Con interposto A A mantante fisso
A AA D
Rs
D
A A
D
AA
Ri
D A vasistas
Con interposto mantante fisso
R
R
R
R
R
A
D
R
R
Con interposto mantante fisso R
A
R
R
D
R Con sportello fisso R
R
R
R A bilico orizzontale D R
Con montante fisso D
R
A.P.I.C.E. S.r.l.
Con sportello fisso
R
D R
D
D R
D
D
R
D
D
D R D
R
D
D
D A D
D D
D
D R
D
D
R
R
D A
R
R
D Con traverse fisse
R
D
149
D
R Con sportello fisso
R
D R
D
R
D
Senza montante
R R
R
R
R Con traverse R fisse
R
A
D
D
D
R D R R
R
A D
R
D
D
D
D A D
Con traverse R fisse
A
R
Con interposto A D R R mantante fisso R D R Con interposto A mantante fisso R D
D
R
R
D
A bilico verticale
A D A A
A
A
D
R
D
R
A
Con traverse R fisse
Rs
A
D
D R
Con interposto R mantante fisso
A
A ribalta
D
D Senza traverse A A
Con sportello fisso
D D D Con sportello fisso R D R R D
D
R
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - TELAIO FISSO E TELAIO MOBILE
Montanti (collegamenti alla spalla) Sistemi di fissaggio
attacco all'architrave (traversa sup.)
A
80 tolleranza di montaggio ≥ mm 10 stesso spessore del telaio mobile 45÷55
collegamento alla spalla (montante)
B sporgenza dal rustico ≥ mm 30 (mm 20 spessore intonaco mm 10 sporgenza telaio dal piano finito)
C
attacco alla soglia (traversa inferiore) Per il telaio fisso è sufficiente l'incastro a mascella semplice non essendo il telaio stesso sottoposto a sollecitazioni tendenti a deformare l'incastro.
Soluzione dei giunti: A, con regoli coprigiunto B, con canali nel telaio; C, con canali nell'intonaco
stessi giunti del montante
B
A
D
C
Traversa superiore (collegamento con l'architrave) Traversa inferiore (collegamento con la soglia) A, con soglia esterna; B, con soglia in vista internamente; C, con controsoglia in pietra; D, con controsoglia in legno.
(3)
1 A (2)
B
2
(2)
stucco facilmente deteriorabile
A
stucco parzialmente protetto
3 Per il telaio mobile è necessario l'incastro a maschio e femmina doppio, verificandosi in esso sollecitazioni tendenti a deformare l'incastro.
(1)
C (2)
(1)
traversa superiore
(3)
D traversa superiore
(2)
stucco interamente protetto
B
E (3)
(3)
traversa inferiore
A
A.P.I.C.E. S.r.l.
(2) traversa inferiore
B
Montante del telaio mobile (sistemi del fissaggio del vetro) A,B,C,D, montaggio vetro a battente; E, montaggio vetro ad infilare
A, posizione errata del vetro (l'acqua piovana entra nell'interno quando si deteriora lo stucco); B, posizione corretta del vetro (l'acqua piovana confluisce sempre verso l'esterno
150
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE - ARTICOLAZIONI - SCHEMI SEMPLICI
Rs
Rs
Dc A
Con questi tipi di articolazioni si possono risolvere tutte le chiusure appartenenti al gruppo con movimento di rotazione. L'applicazione immediata senza varianti permette di risolvere i tipi 1,2,3,4.
Rs
Ri 1
Ri
Dc
A Ri ARTICOLAZIONE A
ARTICOLAZIONE A complanare
Ac
3
Rs
Rs
Ri
Dc
A
D
A
A
2
A
Ac Dc Ri
4
ARTICOLAZIONE D
ARTICOLAZIONE D complanare
ARTICOLAZIONE Ri giuoco necessario per il logorio dell'anello delle cerniere ed eventuali deformazioni dei telai mobili specialmente per chiusure a più di due partite.
ARTICOLAZIONE Rs
ARTICOLAZIONE Rs compl.
spazio necessario per evitare l'ingresso dell'acqua piovana nell'ambiente.
A.P.I.C.E. S.r.l.
151
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE CHIUSURE SEMPLICI SCHEMA DI CHIUSURA
VARIANTI ALLE ARTICOLAZIONI ART. A
NOTE
aggiunto gocciolatoio canali per spurgo acqua
A Vastisas ART. D
aggiunto gocciolatoio aggiunto cartella per dispositivo di bloccaggio
D
Non si usa di frequente perché in fase di apertura lo sportello mobile è ingombrante.
Ribalta - apertura interna ART. D Non è applicabile con dispositivo di oscuramento a persiane avvolgibili.
D Ribalta - apertura esterna ART. Ds
Ds
ART. Di
Inversione battuta bilico orizzontale ad articolazioni non complanari.
Di Bilico orizzontale Ds
ART. Ds
ART. Di I bilici ad articolazioni complanari permettono angoli di apertura maggiori degli altri.
Di Bilico orizzontale articolazione complanare A A tre partite
0,11
dipende dallo spessore dei montanti, dall'aggetto del gocciolatoio e dal tipo di maniglia
0,16
A
ARTICOLAZIONE A (3 partite)
ARTICOLAZIONE A (4 partite)
A quattro partite
A.P.I.C.E. S.r.l.
152
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE CHIUSURE MULTIPLE SCHEMI
NOTE
MISURE VINCOLATIVE MONTANTI E SPORTELLI
La larghezza del montante deve permettere l’apertura dello sportello con angolo ≥ 90° e la maniglia non deve impedire l’apertura dello sportello
Ad una partita con montante fisso
A B
Sportello fisso uguale a quello mobile. Ad una partita con sportello fisso
B
B
A-B 5
La larghezza del montante deve permettere l’apertura degli sportelli con l’angolo ≥ 90° tenendo presente l’ingombro delle maniglie.
A due partite con montante fisso 10 cm
B=A÷5 cm
A
A
5
Sportello fisso largo quanto i due sportelli mobili più mm 50 per i battenti. A due partite con sportello fisso
A.P.I.C.E. S.r.l.
153
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE CHIUSURE MULTIPLE
SCHEMI
MISURE VINCOLATIVE MONTANTI E SPORTELLI
NOTE
Chiusure multiple a tre partite con interposto montante fisso.
La larghezza dei montanti deve permettere almeno la apertura degli sportelli a 90°, tenendo presenti gli ingombri delle maniglie e dei gocciolatoi.
B
A
A=B 0,13 B
A
Chiusure multiple a tre partite con interposto sportello fisso.
≥
90
0,06
C
B>A÷C÷0,06 B
Chiusure multiple a quattro partite con interposto sportello fisso.
≥
0,10
eventuale montante fisso A
B ≥ A÷0,10
In questa chiusura e nella precedente è stata soppressa la complanarità fra sportelli fissi e mobili per creare l’alloggiamento di questi in fase di apertura.
Chiusure multiple a quattro partite con interposto montante fisso.
A≥ 0,25
A.P.I.C.E. S.r.l.
154
Questa soluzione è praticamente irealizzabile con montante fisso, essendo questo di dimensioni notevoli per l’ingombro degli sportelli mobili in fase di apertura. Viene così sostituito da uno sportello fisso la cui lunghezza dipende dallo spessore dei montanti, dalla dimensione della magniglia e da quella del gocciolatoio. Conviene che la dimensione A, per ragioni estetiche sia uguale a quella di uno sportello mobile.
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE FINESTRE A DOPPIO VETRO E A DOPPIA CHIUSURA
D
A
soluzione con viti
FINESTRA A DOPPIO VETRO (Più efficiente in zone non ventose)
soluzione con cerniera
A
Ri FINESTRA A DOPPIA CHIUSURA (Più efficiente in zone non ventose)
65
distanza fra le due cerniere
75
spazio per maniglie e per cartella
65
100 le 3 dimensioni vincolative dipendono dagli spessori dei montanti e dalle dimensioni della maniglia
A.P.I.C.E. S.r.l.
155
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI MOVIMENTO - CERNIERE
Cerniera a bietta posiz. eventuale cuscinetto rondella
d b
a 12 14 16 18
b 30 32 40 45
c 72 78 96 108
d 88 108 148 168
a c
Si vedono le teste delle viti anche se stuccate. Applicazione non adatta per infissi lucidati. posiz. cuscinetto rondella
d
b
a c
Cerniera a rasare
a 13 14 16 18
b 28 30 35 39
c 69 74 86 96
d 60 80 100 120
a 13 14 16 18
b 28 30 35 39
c 69 74 86 96
d 60 80 100 120
a sfilare
d
b
a c a nodo
d
b
Non si vedono le viti, ma si vede la fessura fra i due telai
a c
A.P.I.C.E. S.r.l.
a 13 14 16 18 18 18 18
b 28 30 35 40 40 40 40
156
c 69 74 86 96 96 96 96
d 60 80 100 120 140 160 180
Cerniera a bietta
Non si vedono le viti ed è eliminata la fessura fra i due telai. Applicazione adatta per infissi lucidati.
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI MOVIMENTO - PERNI PER BILICI
A
B
Larghezza nominale
25
14
25
Le chiusure a bilico comportano la difficoltà costruttiva dell’inversione dell’articolazione del tipo R.
Bilico a scatola tipo piccolo
B
A
A
A
B
Larghezza nominale
40
14
30
50
16
34
60
16
40
70
18
45
B
Bilico a scatola tipo leggero
A
B
A
B
Larghezza nominale
40
14
30
50
16
34
60
16
40
70
18
45
B
C
D
45
11
100
18
65
13
125
26
Larghezza nominale 35 a 40 45 a 50
D A
B
A.P.I.C.E. S.r.l.
Bilico a scatola con frizione
157
Applicazione bilico a scatola Articolazione - Apertura a 90°
Applicazione bilico a scatola Articolazione complanari Apertura a 90°
Bilico a scatola tipo pesante
A
La tenuta in corrispondenza del perno è realizzata dalla scatola stessa.
Applicazione bilico a frizione Articolazione complanari Apertura a ribaltamento (comoda per la pulizia dei vetri)
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI BLOCCAGGIO PER FINESTRE DA 1 A 4 PARTITE, VASISTAS, RIBALTA, BILICI Dispositivo a cremonese con doppio bloccaggio con comando a maniglia (da usarsi quando la maniglia è direttamente accessibile con la mano).
55
55
dimensione da tenere presente per gli ingombri degli sportelli in fase di apertura
150 Rs
ø8 35
15
60
Ri
175
ø 8 ARTICOLAZIONE A 1 partita vasistas ribalta bilici
30
asta cremonese
16
ARTICOLAZIONE A complanare (2 partite 3, 4)
18
45
rullo sup. e inf.
A.P.I.C.E. S.r.l.
158
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI BLOCCAGGIO CON COMANDO A DISTANZA
Comando a leva
A 230
A
260
300
Dispositivo ad asta rigida
Corsa 45 ÷ 85 45 ÷ 90 45 ÷ 105
asta di trasmissione compasso
Comando a leva con grimagliera
A 170 200
Corsa 65 90
compasso A spostamento=alla corsa della maniglia di comando (vedi tabelle) B dimensione dipendente dalla corsa della maniglia Dispositivo a corda d'acciaio
A
Comando a manovella con grimagliera - tipo esterno
A 40 85
B 43 63
A B
comando con maniglia a corda incassata
≥
≥
50
50
comando con maniglia a corda esterna
Comando a manovella con grimagliera - tipo da incasso D C comando con manovella e corda incassata B
A
A 40 85
A.P.I.C.E. S.r.l.
≥
B 43 63
C 38 43
50
50+85
D 36 58
159
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - DISPOSITIVI DI OSCURAMENTO - PERSIANE PERSIANE A CERNIERA E PERSIANE SCORREVOLI
una testa
Persiana scorrevole
Persiana a cerniera senza telaio
ARTICOLAZIONE Ri
questa dimensione può essere ridotta fino a mm 80
Sezione persiana scorrevole controsportello specchiato
Persiana a cerniera con telaio doppio
questa dimensione può essere ridotta fino a mm 80
questa dimensione può essere ridotta fino a mm 80
ARTICOLAZIONE Ri
Persiana a cerniera con telaio semplice
A.P.I.C.E. S.r.l.
160
Sezione persiana a cerniera
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - DISPOSITIVI DI OSCURAMENTO - PERSIANE AVVOLGIBILI DIAMETRI DEI RULLI E DIMENSIONI DEL CASSONETTO IN FUNZIONE DELLA LUCE VERTICALE A collegamenti fissi
1,5 e altezza cassonetto 1,5
1,5
f altezza veletta esterna
2,5
1,2÷1,5 cm 1,5
a=larghezza mazzetta b=D + 3 cm c=a + D +5,5 cm e=D + 3,5 cm f=D + 9 cm
luce finestra a
mazzetta
c
b larghezza cassonetto spessore parete al rustico
IN LEGNO STECCHE NORMALI
IN LAMIERINO ALLUMINIO STECCHE SOTTILI D D D tipo tipo tipo Griesser Griesser Griesser 1/2 mobili 1/2 mobili tutte mobili stecche stecche 1/2 fisse 6,5 mm 9 mm stecche 6,5 mm cm cm cm 16 16 18
IN LEGNO STECCHE SOTTILI
D D D D D collegamenti collegamenti collegamenti collegamenti tipo LUCE fissi fissi mobili mobili Griesser VERTICALE stecche stecche stecche tutte fisse FINESTRA stecche 12 mm 15 mm 12 mm 15 mm stecche m 9 mm cm 17 - 18
cm 21
cm 19
cm
1,00
22
cm 15
1,50
19 - 20
23
21
24
17
2,00
22
25
23
26
19
2,50
24
27
28
20
3,00
25
29
26
30
22
25
24
25
3,50
27
31
28
32
23
27
26
27
4,00
29
34
30
35
25
29
4,50
31
36
32
37
26
31
5,00
33
38
34
39
5,50
35
40
36
42
A.P.I.C.E. S.r.l.
25
161
20 22 23
18
18
20
21
22
A collegamenti mobili
1,2÷1,5 cm
Tipo Griesser sottili in legno
0,9
23 Tipo Griesser in lamierino di alluminio 0,9
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - DISPOSITIVI DI OSCURAMENTO - PERSIANE AVVOLGIBILI
3,5
4
4
2,2
questa dimensione consente la posizione interna della squadretta di arresto.
Applicazione senza apparecchio a sporgere (guida esterna) Spessore veletta esterna uguale spessore mazzetta.
Applicazione senza apparecchio a sporgere (guida incassata) Spessore veletta esterna uguale spessore mazzetta.
3 4
raccoglitore nella spalla
4
2,2
2,2 14
3
Applicazione con guida esterna. Mazzetta ad una testa veletta esterna da mm 75.
6 2,2
raccoglitore incassato nel telaio o nel parapetto
3
5,5
Applicazione con guida esterna. Mazzetta ad una testa veletta esterna da mm 75.
Applicazione con guida incassata. Mazzetta ad una testa veletta esterna da mm 50.
SOLUZIONI ED INGOMBRI PER COMANDI BIFORA E TRIFORA CON RACCOGLITORI CINGHIA INCASSATI NELLA SPALLA
cm 2,5
4 cm
guida cielino U 20 cm 4,5
D+7 (v. tav.)
4 cm
D+15 raccoglitore
1,2 2,1 tavella 2,5
>4
A.P.I.C.E. S.r.l.
163
cm 4,5
tavella 2,5
11
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO SCHEMA DELLE CHIUSURE SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO ORIZZONTALE
SCHEMA SEMPLICE
Con interposto sportello fisso
Ss Scorrevole B orizzontale ad una partita
F
B
F
B
F
SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO VERTICALE
F
Si Con interposto montante
Ss
Scorrevole orizzontale a due partite
B
B
B
F
Con interposto sportello fisso
Si
Con interposto sportello fisso
Ss
Scorrevole orizzontale a due partite complanari
B
F
F
F
Si Con montante fisso
Ss
Scorrevole orizzontale a tre partite
B
B
B
B
Si Scorrevole verticale a due partite S
B B
Con sportello fisso
Con montante fisso S
Con sportello fisso
B B Scorrevole verticale a due partite S autobilanciato
B
F
Con montante fisso S
Con sportello fisso
B Scorrevole verticale a due partite complanari
B
S
B
Con montante fisso S
Con sportello fisso
Con traversa fissa
Con sportello fisso
B
A.P.I.C.E. S.r.l.
164
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO ARTICOLAZIONI
Ss B
B
ART. Si Serramenti con dispositivo di movimento superiore
B
ART. Ss per dispositivo di movimento superiore
Si ART. B complanare
ART. Ss per dispositivo di movimento superiore asse supporto scorrevole
ART. B complanare ART. Si Serramenti con dispositivo di movimento inferiore ART. Ss compl. per dispositivo di movimento inferiore ART. B complanare
ARTICOLAZIONE B Le articolazioni B fra sportelli si ottengono da quelle al telaio sopra riportate, sostituendo al montante fisso, quello del telaio mobile
A.P.I.C.E. S.r.l.
165
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO PER SCORREVOLI ORIZZONTALI APPLICAZIONI
DISPOSITIVI D
Tipo Helios
Applicazione per una partita o due complanari (coulisse)
E C
sportello apribile ~14 per l'ispezione A B
registro
F escursione registro
A 104 124 136 156
Tipo Standard
B 64 44 76 56
C 30 30 40 40
D 44 44 56 56
E 27 27 33 33
F 20 20 20 20
Analoga applicazione può realizzarsi con gli altri dispositivi.
~14
Applicazione per due partite non complanari
3
~18 10,5 registro
sportello apribile per l'ispezione
escursione 2,5 registro
Analoga applicazione può realizzarsi con gli altri dispositivi.
8,8 Tipo Helm
A
6
C
~18 B
4,8 1,4 registro
A 40 40 48 75
3
escursione registro Tipo Eureon
MISURE GUIDE B C Tipo 25 2,5 200 35 3 300 45 4 400 75 5 500
Applicazione a soffitto
A
12
7,5 B
registro escursione registro
A.P.I.C.E. S.r.l.
2
Dimensioni guide mm A B 30 30 38 45 45 60 60 70 70 80
166
Portata Kg 2 ruote 4 ruote 15 20 30 40 70 80 120 160 240 320
4
Applicazione a parete
8
12
applicazione a applicazione a parete parete per una per tre partite partita o due complanari applicazione a parete per due partite
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO PER SCORREVOLI VERTICALI - TIPI A CONTRAPPESI DISPOSITIVI
APPLICAZIONI
12
4
15
Dispositivo a due contrappesi
vano contrappesi
questa dimensione dipende dalla dimensione del contrappeso, cioè dalle dimensioni degli sportelli.
15
Dispositivo a quattro contrappesi
A.P.I.C.E. S.r.l.
167
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO PER SCORREVOLI VERTICALI - TIPI SENZA CONTRAPPESI DISPOSITIVI
Compensazione con molla tipo Olva
APPLICAZIONI
Portata in Kg la coppia
D mm
Altezza finestre mm
Scanalatura mm
Corsa max mm
17
8÷11
1300
18x18
560
17
12÷14
1500
18x18
660
22
16÷20
1600
24x24
700
22
22÷26
1800
24x24
800
girare per regolare il tiro Compensazione a molla tipo Olva Portata in Kg
foro quadro per chiave messa a punto tensione molla
8÷11 8÷11 8÷11 8÷11 12÷14 8÷11 8÷11 16÷20 8÷11 8÷11 22÷26 8÷11
dispositivo da applicare al montante o alla traversa
Altezza finestre mm 1000 » » 1200 » » 1400 » » 1600 » »
A mm
B mm
d mm
e mm
150
92
35
120
180
112
35
145
210
140
40
170
240
170
45
200
18
Compensazione a molla lavorante a torsione puleggia conica
dispositivo di messa a punto tiro molla 15 apribile per l'ispezione
molla
La puleggia conica permette che l'azione compensatrice sia uniforme per tutta la corsa dello sportello.
A.P.I.C.E. S.r.l.
168
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO MISTO
SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO VERTICALE
SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO ORIZZONTALE
SCHEMA SEMPLICE
D
D
D R R
R
R
B
R
Con montante fisso
Vasistas bilanciato
R
D B
F
D
F
B
B
Con traversa Con sportello Senza fissa fisso traversa
Con sportello fisso D
D R
R
F
D B
B D
Con sportello fisso
F
R Con traversa Con sportello Senza fissa fisso traversa
Ribalta bilanciato D Con montante fisso Libro Chiusure di semplice costruzione, con le stesse articolazioni delle finestre con movimento di rotazione. Dà luogo in corrispondenza delle guide a spinte normali al piano del serramento, in fase di apertura. E’ necessario perciò il pattino inferiore a rullo e guide robuste e ben fissate. Buona tenuta di aria.
Rs A
A
A
A
D
Ri
Rs Armonica Di costruzione più complessa alla precedente avendo inversione delle articolazioni, R come nei bilici verticali. Non dà azioni laterali sulle guide. Tenuta di aria meno efficace.
A.P.I.C.E. S.r.l.
A
A
A
D
Ri
169
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO MISTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO Chiusura a libro
Tipo Kostor per chiusure a libro ed armonica
piastra ad angolo per chiusure a libro
15
aggetto gocciolatoio r. cerniera
≤
piastra
piastra semplice per chiusure ad armonica
Tipo Helm per chiusure a libro ed armonica
cuscinetto
Tipo Eureon per chiusure a libro ed armonica combinazione con cerniera per infissi a libro
Compasso equilibratore tipo Olva per vastisas e ribalta bilanciati.
Compasso equilibratore da costruirsi appositamente per vasistas e ribalta bilanciati.
Guide inferiori Incassate Sporgenti A B A B 17 35 25 35 25 54 35 47 37 76 45 60
A B
A.P.I.C.E. S.r.l.
A B
170
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - PORTE E FINESTRE ARTICOLAZIONI Ri per predella piena di maggiore altezza conviene eseguire un pannello con i sistemi costruttivi delle porte esterne.
≥ spessore montante
questa soluzione non permette l’apertura delle ante a 180° a meno di usare i tipi speciali di cerneire.
dimensione minima altezza zoccolino piano pavimento finito
Diverse soluzioni per zoccolino inferiore. Le altre articolazioni sono uguali a quelle delle finestre esterne. DISPOSITIVO DI BLOCCAGGIO PER CHIUSURE CON MOVIMENTO DI ROTAZIONE
A
B
C
A, bloccaggio a triplice chiusura; B, dispositivo tipo Bettini per richiamo telaio; C, dispositivo tipo Guerrieri per richiamo telaio (in caso di deformaz del montante mobile). I dispositivi di movimento sono gli stessi delle finestre esterne (cerniere) se ne applicano tre per ogni anta:
A.P.I.C.E. S.r.l.
171
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - PORTE TELAIO FISSO
SENZA CONTROTELAIO
CON CONTROTELAIO
5,5
senza mazzetta
5,5
con mazzetta
5,5
con imbotto esterno in pietra
A.P.I.C.E. S.r.l.
172
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO ESTERNI - PORTE SISTEMI COSTRUTTIVI ANTA MOBILE SISTEMI SEMPLICI
A tavolato
Specchiata a massello
2,5
4,5
4,5
non fissato
2,5
2
Specchiata a masonite
A doppio tavolato
3
4,5
3
1,2
Specchiata a doghe
Tamburata
4,5
4,5
2,5
lamiera zincata o di alluminio STISTEMI DOPPI Esterno: a tavolato Interno: tamburata
Esterno: a tavolato Interno: specchiata
2,5
4,5
4,5
A.P.I.C.E. S.r.l.
1,2 2,5
173
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE TELAIO E CONTROTELAIO
cm 2 Montaggio su tramezzo spessore rustico mm 50
cm 2 luce controtelaio=LT+10 cm
0,5 cm 5
2,5
9 4,5 1,2
cm 2
A cm 5
Montaggio filo parete su muro spessore rustico mm 150
0,5 2,5
luce telaio
pavimento finito
9
rustico solaio
4,5 cm 5
1,2 A
1,2 A
Montaggio filo parete su muro ≥ mm 300
Montaggio spessore parete su muro ≥ mm 450
0,5 2,5
4,5
9
0,5 2,5
4,5
9 1,2
A
A, dipende dallo spessore dell'anta mobile e dal tipo di articolazione. Muro ad una testa (mm 150) Montaggio errato. L’imposta aperta fa azione di leva sul telaio.
Muro ≥ mm 450 Montaggio errato.
Muro ≥ mm 450 Montaggio corretto. Si utilizza lo spessore del muro per l’ingombro dell’imposta aperta.
Muro ad una testa (mm 150) Montaggio corretto.
A.P.I.C.E. S.r.l.
174
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE COSTRUZIONE IMPOSTA DA VERNICIARE
DA LUCIDARE Tamburata con nido d’ape
0,8
1,2
1,2
5
0,8
4,5
legno pregiato
impellicciatura
4,5
intelaiatura in abete
compensati
Si possono costruire anche con articolazioni a rasare Tamburata con pannello «Isocarver» 0,8
0,8
4,5
legno pregiato impellicciatura in legno pregiato
4,5
intelaiatura in abete
Si possono costruire anche con articolazioni a bietta
compensato
Specchiata con regoli 1,2
0,8
Specchiatura
1,2
legno pregiato 0,8
impellicciatura in legno pregiato
4,5
intelaiatura in abete
compensato
Si possono costruire anche con articolazioni a rasare Specchiata con regoli a rasare
Specchiata con regoli
placcature in legno pregiato 0,8
0,8
4,5
impellicciatura in legno pregiato
4,5
intelaiatura in abete
Si possono costruire anche con articolazioni a bietta
A.P.I.C.E. S.r.l.
175
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE ARTICOLAZIONI
ARTICOLAZIONI A
ARTICOLAZIONI B
ARTICOLAZIONI Rs
A bietta
A bietta
A bietta
A rasare
A rasare
A rasare
A vento
A vento
A vento
Articolazione B complanare per porte a due partite
Articolazione Ri per tutti pavimento finito
A.P.I.C.E. S.r.l.
176
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE - CHIUSURE CON MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI MOVIMENTO
DISPOSITIVI
APPLICAZIONI Cerniera a bietta
d
a c
Per le dimensioni (v. pag. 156) Cerniera a rasare
d
b
Per le dimensioni (v. pag. 156)
a c
Cerniera a vento semplice effetto - tipo Olva
a
35
d
42
50
a
b
57
Cerniera a vento doppio effetto - tipo Olva e d
a
b
a
A.P.I.C.E. S.r.l.
b
c
d
20 ÷ 25 25 42 60 100 ÷ 30 30 50 72 125 ÷ 35 35 57 80 150 ÷ 40 35 47
spessore c imposta
Spessore Imposta e b 20 ÷ 75 25 25 ÷ 100 30 30 ÷ 125 35 35 ÷ 150 40
177
75
e
21
24
29
34
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE - DISPOSITIVO DI BLOCCAGGIO SERRATURE TIPO PATENT CON SCROCCO RIVOLTABILE
3,5
17
Chiusura a bietta
A
3,5
2,2
A
Chiusura a rasare 0,8 6 cm 6 per porte da 45 0,5 2,5
Articolazione B; porta a due partite
0,3
10 A=2,5x3x3,5 cm A=4x4,5x5 cm
una mandata due mandate
4,5
2,2 1,7 0,3
A.P.I.C.E. S.r.l.
178
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE - CHIUSURE CON MOVIMENTO DI SCORRIMENTO ARTICOLAZIONI
Ss
A
Art. Ss 2 partite complanari (coulisse) B
parte asportabile per l'ispezione del registro
Art. A (coulisse)
Art. B complanare (coulisse)
Ss
A
B
Articolazione Ss (porta a 2 partite non complanari) (guida doppia)
Articolazione B Articolazione B (porta a 2 partite non complanari) (guida doppia)
A.P.I.C.E. S.r.l.
179
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO INTERNI - PORTE - MOVIMENTO MISTO
PORTA AD ARMONICA
PORTA A LIBRO
ARTICOLAZIONE Ss
ARTICOLAZIONE Ss
parte asportabile per manovra registro
ARTICOLAZIONE Si ARTICOLAZIONE Si
ARTICOLAZIONE A ARTICOLAZIONE A
A.P.I.C.E. S.r.l.
180
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO FINESTRA E PORTAFINESTRA A DUE PARTITE CON PERSIANA SCORREVOLE - UNI
Altezza locali
a
h
2800
a1
h1
1365 375
3000
a2
h2
1510 990
a3
1605 1090
guida tipo UNI 2833
h3 1970
970
Forcella UNI 2833
435 1545 1110 1690 1210 1785 1090 1750 495
3200
1230 1725
1330 1870
4
1210 1965
1930
24
Finestra a due partite UNI 2983 con persiana scorrevole tipo A UNI 2826
Altezza
a
h
h4
a1
h1
a2
h2
8
25 h2 h3 a3
h
11
h1
h3
locali 2800
375 1365 375
3000
2398 990
2445 1090
2420
20
970
435 1545 555 1110 2578 1210 2625 1090 2600 495
3200
1230 1725
1330
2758 2758
1210 2805
rullino tipo B 2833
16 14
2780
13
pattino UNI 2833
guida tipo B UNI 2833
17
Finestra a due partite UNI 2987 con persiana scorrevole tipo B UNI 2826 I profili UNI sono quotati nelle pagg. 184 e 185. 20 34
h 12
a2 a3 sportello UNI 2833 32
30 9
zona UNI 2993
h4
h2 h3 25
h1
31 15
21 1
2
3
27
22 cerniera tipo A UNI 2993 a
16
a1
A.P.I.C.E. S.r.l.
182
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO FINESTRE E PORTAFINESTRA A QUATTRO PARTITE CON CASSONETTO PER PERSIANA AVVOLGIBILE - UYNI
Altezze locali a h a1 h1 a2 h2 a3 h3
2800 3000 3200 375/345/495 1365 1545 1725 1960/2200/2440 1510 1690 1870 2060/2300/2540 1605 1785 1965 1940/2180/2420 1570 1570 1930
36
puleggia UNI 2994
39
Finestra a 4 partite UNI 2985 con cassonetto UNI 2990 per persiana avvolgibile Altezze locali a h h1 a1 h1 a2 h2 a3 h3
37
2800 3000 3200 375/345/495 1365 1545 1725 555 1960/2200/2440 2398 2578 2758 2060/2300/2540 2445 2625 2805 1940/2180/2420 2420 2600 2780
18
4
40
8 20 11
h2 h3
16 Portafinestra a 4 partite UNI 2989 con cassonetto UNI 2990 per persiana avvolgibile
h1 rullino per cremonese UNI 2993
13 14
I profili UNI sono quotati nelle pagg. 184 e 185
h
17
davanzale UNI 2970
avvolgitore tipo B esterno UNI 2993
zanca UNI 2993
a2
12 a3
1
7
h4
21
21
9
2
6
3
h2 h3
20 h1 15 20
cerniera tipo A UNI 2993 a
a
soglia UNI 2971
a1
A.P.I.C.E. S.r.l.
183
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PROFILI DELLE INTELAIATURE PER FINESTRE E BALCONI AD UNO, DUE, TRE E QUATTRO BATTENTI - UNI
2
65 9
9
56
11
12 10
45
2
8
44
45
4
4
11
19
7
7
36
54
4 56 45 65 Telaio a vetri. Montante laterale
13
41 58
4
4
45
19 11 4 4
15
12
30
10
9
30
11 4 4
22
5
19 30
15
20 60°
8
13 25 6
Telaio a vetri. Gocciolatoio 5
14
25
30
3 9 6
30 35
5
17 Parti integranti. Riquadro, parti orizzontali
5
Parti integranti. Riquadro, parti verticali
19
Telaio a vetri. Cartella esterna
A.P.I.C.E. S.r.l.
4
7
2
4
4
9
45
11
4 5
15 4 11 4 Telaio a vetri. Traversa intermedia
11
10
2 4
7
4
5
335
5 4
324 10
20 8
15 10
17
26 15
9 11 4
284
28
Telarone. Traversa inferiore
184
62
19
14 55 Telaio a vetri. Cartella interna
5 4
7
4
4
24 70 61
35
9
2
71
15
Telaio a vetri. Fermavetro
14
11 4
11
9
6
26 15
19
4 5
11
5
8
5 4
11 15 45 Telaio a vetri. Traversa inferiore
30
4 5
80 62
20 5 19
15
17
4 7 10
4
2
9
5 4
2
80
47 70 Parti integranti. Davanzalino 5
4
9
14
4
7
4
15 11 26 19 Telaio a vetri. Traversa superiore
26 15
19
10
10
6
34
4 4
4
15
15
56
65 45
Parti facoltative. Traversino
54 11 Telarone. Montante
11 4
6
11
7
12
7 45
60 5 Telarone. Montante
15
4
26 15
7
45
11
2
10
30
30 19
9
15 45
Telarone. Traversa sup.
9
4 41
13
8
30
15
15 26
23
65
10
15
11
45
45 Telaio a vetri. Montante di cerniera, destro Telaio a vetri. Montante di cerniera, sinistro
17
25
42 71
54
65
15 26
4
2
22
45 19
4
7
2.5 8
19 11
Telaio a vetri. Montante centrale, destro
22
65
45
8
4
63 54
4
4
45 9 2
12
18
15
15 26
4
85°
2
11
18
60
9
15
25
Telaio a vetri. Montante centrale, sinistro
9 2
30
28
54
2.5
20
25
95°
45
Telaio a vetri. Monatante laterale 11
20
23
48 39
45 45
15 4
12
2.5
2.5
4 4
7
15
45
51
10 30
45
15
Telaio a vetri. Traversa di base
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PROFILI UNI DELLE INTELAIATURE PER PERSIANE A VENTOLA - PERSIANE SCORREVOLI E CASSONETTO PER PERSIANE AVVOLGIBILI
45
45 12
95 15
95
83
45 75 10
75 10 10 Persiana a ventola Montante centrale destro
10
Persiana a ventola Montante centrale sinistro
12 33 Persiana a ventola Traversa superiore
10
10
75
12.5
75 15
45
15
27.5
15
15
2.5 95 Persiana scorrevole Montante centrale sinistro 10
85
10
95 15 12
15
15
15
15
33
15
45 Persiana a ventola e 95 73 12 10 persiana scorrevole Persiana scorrevole Persiana a ventola inferiore Montante laterale sinistro e destro Montante laterale sinistro e destro Traversa balcone 4 21
105
25
50 55
11 Persiana a ventola e scorrevole 55 Tavoletta 45 Persiana scorrevole 13 Traversa inferiore finestra 10
10
18
4
45 Cassonetto per persiana avvolgibile Traversa superiore 45 Persiana scorrevole Traversa centrale
22
45 55
245 Cassonetto per persiana avvolgibile Cielino
Cassonetto per persiana avvolgibile Montante laterale destro e sinistro
A.P.I.C.E. S.r.l.
90
45
22
4 21 25 16 Cassonetto per persiana avvolgibile Cassonetto per persiana avvolgibile Traversa inferiore Unghie
22
25
160
Persiana scorrevole Montante centrale destro
85
45 Persiana a ventola Traversa inferiore finestra 45 Persiana scorrevole Traversa superiore
Persiana a ventola Traversa centrale
10
2.5
15 45 15
85
20 22.5 2.5
15
95
2.5 20
22.5
15
95
185
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PORTAFINESTRA A LIBRO CON SOPRALUCE A RIBALTA
cielino sfilabile cuscinetto in gomma
270 30 20 frontalino d'ispezione
. cuscinetto reggispinta carrello
cuscinetto reggispinta
guida
cerniere maniglie
registro registro
guida
guida
Schema di movimento per serramento a libro. Carrello superiore (scorrimento) con cuscinetto reggispinta (rotazione) e registro inferiore, scorrono in guide. L’asse di rotazione verticale (asse di rotazione del cuscinetto reggispinta e del registro inferiore) si muove nel piano delle guide di scorrimento (esempio sviluppato a lato) o in piani paralleli. Il carrello e il registro sono posti ogni due ante (Ila, IVa, ecc.) ed all’estremità le cerniere a collegamento dei telai sono disposte all’interno degli angoli determinati dal movimento delle ante (cerniere a posizione alternata). Battute superiori ed inferiori continue, battute laterali alternate ad ogni anta. Meccanismo di chiusura a catenaccioli superiore ed inferiore ogni due ante in corrispondenza delle maniglie; serrature nell’anta terminale.
Schema di movimento per serramento a fisarmonica. Vale quanto detto sopra per quanto si riferisce al movimento dell’asse di rotazione verticale. Il carrello ed il registro sono posti ogni due ante, ma vincolati al centro delle ante anziché all’estremità. Ne consegue che le battute superiori ed inferiori sono invertite in ogni anta così come quelle laterali. Meccanismi di chiusura come per il serramento a libro.
A.P.I.C.E. S.r.l.
posizione registro inferiore
186
vite di regolazione
rivestimento di legno
gocciolatoio in ottone registro inf. guida
posizione maniglia incassata
coprifilo con battuta guida
guida carrello
20
guida
catenaccioli
152
posizione maniglia incassata
cerniera
guida persiana avvolgibile
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO FINESTRA A PANTOGRAFO Serramento finestra a pantografo in legno e protezione esterna con persiana avvolgibile. Il meccanismo di movimento è costituito da tre bracci snodati e da un cursore. Il telaio mobile trasla in piano verticali e si abbassa in rapporto all’ampiezza dell’apertura. Nello schema è esemplificato il movimento dell’anta mobile. eraclit intonaco retinato traversa di legno
cielino frontalino
cursore
asta o braccio
fermavetro
squadretta di arresto
perno
78
profilo di alluminio
abbassamento telaio mobile
materassino di guarnizione
asta o braccio
canapo bitumato
perno
piastra di attacco asta snodata al telaio mobile scossino
piastra di attacco asta al telaio mobile guide per persiane
canapo bitumato
gocciolatoio cursore
cursore bracci o aste snodate
maniglia
A.P.I.C.E. S.r.l.
189
78
bracci o aste snodate
piastra con feritosa per movimento cursore
maniglia
Manuale dell’Architetto
INFISSI FINESTRE SCORREVOLI VERTICALI attacco tune all' anta
la deviazione permette la complanarità degli attacchi della lune all' anta
Finestra a scomparsa. L'anta scorrevole bilanciata da un contrappeso, in posizione di apertura allora in apposita intercapedine praticata nel parapetto lasciando la luce del vano finestra completamente libera. Altra soluzione permette la scomparsa dell'anta superiormente.
Finestra a saliscendi a movimenti indipendenti. Sistema a quattro contrappesi, due per anta indipendenti tra loro e disposti in parti opposte. Presenta la possibilità di muovere le due ante indipendentemente tra loro, facendo assumere loro le varie posizioni. Tutte le combinazioni di apertura tra le ante sono pertanto possibili. Tale sistema è ormai caduto in disuso perché il corretto movimento è possibile solo se l'equilibrio del sistema non viene alterato dalla forza applicata per la manovra. Ciò avviene solo se il comando delle ante è allineato col baricentro. In caso contrario si determina una coppia, che, per l'indipendenza dei contrappesi di ciascuna anta, non trova una componente di equilibrio (incastro delle ante nelle guide).
Finestra a ghigliottina. È costituita da due ante delle, quali una è mobile e si sovrappone all'altra in posizione di apertura. Il contrappeso, equilibrando il peso dell'anta, ne facilita la manovra permettendo l'arresto in ogni posizione.
Finestra a saliscendi autobilanciata. È un serramento a saliscendi vero e proprio dove il movimento delle ante, simultaneo ed a spostamenti uguali a contrari, avviene con circuiti chiusi sulle ante stesse per mezzo di funi e pulegge. Le ante determinano un sistema equilibrato di pesi e per la manovra, occorre applicare una forza che vinca lo strato d’inerzia del sistema.
Finestra a saliscendi bilanciata. Serramento a saliscendi ad ante a movimenti dipendenti con due contrappesi vincolati alle ante stesse in parti opposte. Le due ante tenderebbero a ruotare intorno agli attacchi deicontrappesi in senso opposto, ma una fune ristabilisce l'equilibrio e l'orizzontalità delle ante collegando tra loro i lati delle ante non interessati dagli attacchi dei contrappesi. Il movimento vene trasmesso da pulegge accoppiate (v. schema prospettico). puleggia accoppiate
scatola supporto
cinglia di trasmissione
staffa
ruota dentata condotta
pulegia di trasmissione
Finestra a saliscendi bilanciata. Il sistema richiama il movimento dell'anta mobile del serramento i ghigliottina. In questo caso tutte e due le ante sono mobili con movimenti indipendenti per il raddoppio degli organi di trasmissione. È possibile con meccanismi speciali renderne meccanica la manovra e combinato il movimento delle ante. Il disegno a lato esemplifica schematicamente un meccanismo di questo tipo. Un arganello con ingranaggio mobile, lungo il suo asse di rotazione, trasmette il movimento a seconda delle posizioni, ad una o all'altra anta od a tutte e due contemporaneamente. La Prospettiva a lato rappresenta schematicamente i movimenti delle ante e gli organi di trasmissione del movimento.
A.P.I.C.E. S.r.l.
190
arresto di trasmissione 1 3
2 123 ruota dentata conduttrice
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO FINESTRA SCORREVOLE VERTICALE
intonaco isolante
blocco sicurezza fune di acciaio
Schemi di alcune posizioni di apertura del saliscendi Finestra a saliscendi bilanciata con ante a movimenti indipendenti a due contrappesi laterali. (Brevetto Norma-Gretsck & CO). I telai si trovano sullo stesso piano in posizione di chiusura. L'anta inferiore assume la posizione di scorrimento in seguito ad una rotazione permettendo in tal modo un'aerazione indiretta. Nella seconda fase i telai scorrono in piani paralleli é sono guidati in apposite sedi. La fune a circuito chiuso collegata al contrappeso (D sez. verticale) serve per il comando dell'anta superiore la cui rnanovra si presenterebbe altrimenti in certi casi difficoltosa per il sovrapporsi dell'anta inferiore.
I saliscendi complanari in posizione di chiusura, a differenza di quelli con ante che scorrono in piani diversi, hanno la prerogativa di avere battuta continua lungo tutto il perimetro. Il doppio vetro è ottenuto, nel caso esemplificato, con l'applicazione della controanta sul telaio mobile. In generale il serramento a saliscendi offre il vantaggio di non presentare ingombro d'apertura.
nastro comando anta superiore rullo di guida rullino per cremonese
andamento fune contrap. piastra di attacco fune dell'anta superiore con snodo centro di rotazione mm 50 sotto il centro dell'anta
profilo di guida
fune comando anta inferiore
nastro comando attacco piastre al contrappeso maniglia di comando
materassino di tenuta materassino di lana di vetro o di roccia
materassino di tenuta
zanca
zanca fune guide sfera per scorrimento laterale
maniglia di chiusura asta per cremonese
materassino di lana di vetro o di vetro puleggia fune di acciaio
profili di guide
cordolo apribile per cm 90 per pulizia vetri
A.P.I.C.E. S.r.l.
contrappeso attacco nastro al contrappeso
191
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PORTE SPECCHIATE AD UNA E A DUE PARTITE - UNI
a3
3
3
a vite 5x70 UNI 702
1
zanca UNI 3004
1
5 4 7
7
7 5
a1
cerniera UNI Dimensioni porte Ad una partita UNI 3000 A due partite UNI 3205
3
a
h 1950 2070
820
5
tipo B 3004 a1 860
h1 1970 2090
1200 2200 1240 2220
a2 640 394
h2 350 380 410
a3
h3 2030 2150
980
1360 2280
13
h3
h
h
Porte interne di ingresso specchiate UNI 3000 - UNI 3205 a3
13
3
a
1
17
8
7 5
9
a1
Dimensioni porte Ad una partita UNI 3001 A due partite UNI 3206
a
h a1 h1 1950 1970 820 840 2070 2090 1960 1970 610 630 2080 2090 2080 2220 1200 1220 2200 2210
a2 640 430 404
h2 350 380 370 400 400 430
a3
h3 2030 960 2150 2030 750 2150 2150 1340 2270
3
3 6 10
Porte interne specchiate UNI 3001 - UNI 3206 a3
3
6
3
vite 5x70 UNI 702 a
h3
6
h
16
h
zanca UNI 3004 18
10
10
3
3
cerniera UNI
2
a1 tipo B 3004
1.
specchiatura vetrata per porte interne
3
a
2.
maniglia per porta interna UNI 3004
6
11
10
12
3.
4.
3
Prescrizioni UNI Le intelaiature devono essere in abete, possono però anche essere di altrespecie. Gli incastri tra montanti e traversi devono essere eseguiti secondo leindicazioni della UNI 3002/3003. Le particonnesse devono essere fissate tra loro mediante colla e spine di legno. Le specchiature in pannelli di compensato possono essere sostituite da lastre di vetro aventi spessore di mm 1,6÷1,9. Le superfici in vista delle ante, degli spigoli e dei riquadri devono esserelisciate con abrasivo, gli spigoli in vista devono essere leggermente arrotondati.
a1 a3 Le presenti intelaiature possono essere indifferentemente applicate su muri e tavolati.
A.P.I.C.E. S.r.l.
192
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PORTE PIANE AD UNA ED A DUE PARTITE - UNI
a2 3 1
1
a vite 5x70 UNI 702 23
5
Anta con tavole parzialmente segate
3
14
Anta con pannelli di paniforte
23 19
19
a1 cerniera tipo B UNI 3004
5 3
zanca UNI 3004
5 1
Dimensioni porte a h a1 Ad una partita 1950 820 860 UNI 3196 2070 A due partite 1200 2200 1240 UNI 3207 Porte d'ingresso piane UNI a
h1 1970 2090
a2 980
2220
14
h2 2030 2150
1360
23 14
2280
3196 - UNI 3207
3
a2 1
22 23
5
5
14
19
h1
h
23 21
a2
Dimensioni porte
h2
23
a
h a1 h1 a2 h2 1950 1970 2030 820 2080 840 2090 960 2150 Ad una partita UNI 3197 1960 1970 2030 610 2080 630 2090 750 2150 A due partite 2080 2090 2150 1200 2200 1220 2210 1340 2270 UNI 3208 Porte interne piane UNI 3197 - UNI 3208
Ossatura cellulare
15
20
a2 3
3
a vite 5x70 UNI 702
6
3
3
6
20
6 23 3
h2
23
14
20
a1 cerniera tipo B UNI 3004 zanca UNI 3004
20
3
specchiatura vetrata per porta ad ossatura cellulare
a
23 3
14
20
a2 I profili UNI sono quotati nella pag. 194.
A.P.I.C.E. S.r.l.
193
maniglia per porta interna UNI 3004 23
23
a1
21
22
h1
14
4
3 6
23
h
Prescrizioni UNI 1 - Ogni anta è costituita da un telaio interno d'abete, un'ossatura cellulare d'abete fissata nel vuoto del telaio interno, due rivestimenti di legname compensato di pioppo, ovvero di altre specie legnose adatte, incollati sulle due facce del telaio interno e dell'ossatura cellulare, 4 bordi di legno duro (rovere, faggio, noce, ecc.) incollati lungo il perimetro del battente. 2 - L'ossatura cellulare è composta con listelli di legno ricavati da tavole con spessore di mm 35 (vedi dis.). 3 - L'ossatura cellulare in abete può essere sostituita con:. a) tavole parzialmente segate in direzionelongitudinale sulle due facce (vedi dis.); b) pannelli di paniforte (vedi dis.). 4 - compensato dei rivestimenti può essere esternamente impiallacciato con specie legnose pregiate, ovvero sostituito con pannelli di fibra di legno compressi . 5 - Le partite possono contenere una o più specchiature aventi forma qualsiasi (vedi dis.). 6 - Le superfici in vista delle ante degli spigoli e dei riquadri devono essere lisciate con abrasivo, gli spigoli in vista devono essere leggermente arrotondati.
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PROFILI UNI DELLE INTELAIATURE PER PORTE INTERNE E DI INGRESSO PIANE E SPECCHIATE
25.5
18
110 1
5 7
12
2
Porte specchiate Fermavetro.
34
3
80
15
25
Porte interne e di ingresso. Riquadri.
11 7
110
110 12
110
10
10
98
11.5
99
11.5
3
11.5
98
110
120
Porte di ingresso specchiate Montante centrale sinistro.
Porte di ingresso specchiate Montante centrale destro.
12
Porte di ingresso specchiate. Traversa superiore e montante laterale.
12
11.5 22 11.5
10
98
5 15 5 15 5
12 13 41
65
22
15
12 120
22
10 11.5
9
27
30
22
45
12
98
3
8
11.5
11.5
35
75
Porte interne. Telarone: montante e traversa superiore.
50
45 30
24 12
5
17
17
Porta di ingresso.Telarone: montante e traversa superiore
6
36
5 25
5
45 30
4
Porte piane Fermavetro.
45
11
110
12
98
3
11
30
15
5
110
5 15 5 15 5 12
110
Porte interne specchiate Montante centrale sinistro.
45
5 15 5 15 5 Porte interne specchiate. Traversa superiore e montante laterale.
5 15 5 15 5
12
27
45
12
12
10
Porte di ingresso specchiate Traversino.
5
40
5
5
40
5
40
40
12
45
Porte interne specchiate Traversino.
15
5 15 5 15 5
14 35
17
21 12
35
11.5 22 11.5
16
45
Porte interne specchiate Montante centrale destro.
12 18
5 Porte interne e di ingresso piane. Elemento dell'ossatura cellulare.
49 9 9 4
Porte interne e di ingresso piane. Telaio interno: traversa inferiore.
3 12
11 14 3
265
255 30
19
15
9 9 9 9 9
25 Porte di ingresso piane. Bordo del montante laterale e della traversa superiore.
9 9 9 9 9
3 15 10 9 9 9 9 9
20
15
28
Porte interne piane. Bordo del montante laterale e della traversa superiore.
30 12 3
Porte interne e di ingresso piane. Bordo del montante centrale sinistro.
Porte di ingresso specchiate Traversa di base.
27
22
15 28
3 9 9 9 9 9
Porte interne e di ingresso piane. Bordo del montante centrale destro.
4 9 9 9 4
42
255 23
194
245
35
45 Porte interne e di ingresso piane. Telaio interno: traversa superiore e montante laterale.
Porte ingresso specchiate Traversa di base.
45
A.P.I.C.E. S.r.l.
21
10 15 3
45
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PORTA SPECIALE SCORREVOLE A FISARMONICA
tassello
listello carter
pannello fisso guida
Soluzioni di alcune combinazioni di porte "Woodmaster" a divisione di ambienti interni
Serramento interno speciale «Woodmaster» (brevetto Siccet) scorrevole a fisarmonica, costituito da pannelli in trucioli di legno agglomerati, impialiacciati con essenze pregiate. Testate dei singoli pannelli in massiccio delle stesse essenze.
truccioli di legno agglomerati
ingombro della porta estesa
78 mm molla d'arresto
listello di legno feltro
carrello terminale doppio
snodo con chiodo ribattuto
ponticello
piastrine di sostegno e collegamento pannelli
pannello fisso a dimensione variabile
massiccio in legno a fibre orizzantali truccioli di legno agglomerati
profilo terminale in resina vinilica
pannelli mobili a dimensioni costanti piastrine di sostegno e collegamento pannelli
coprifilo
piastrina d'ancoraggio
dada saldato massiccio di legno a fibre orizzontali
Snodo tra i pannelli in profio continuo di resina vinilica. Scorrimento superiore a carrelli con ruote montate su cuscinetti a sfera rivestiti in nylon. Profio terminale del serramento in resina vinilica di funzionalità (riduibiltà, facilità di manovra) caratterizzano la «Woodmaster» tra i serramenti a libro ed a fisarmonica. I pannelli del serramento si sovrappongono a vista nella luce deil vanoporta oppure si raccolgono in apposite nicchie. Nell’ultima soluzione i pannelli si possono impacchettare, nel vano porta, in qualsiasi soluzione.
viti di legno
rondella
ruote su cuscinetti a sfere rivestite in nylon
pannello mobile a dimensioni variabili
150 massiccio di legno
snodo
tassello di legno l'ingombro della porta impacchettata è il 20% della luce del vano
75 battuta
battuta d'attesto truccioli di legno agglomerati
15 impiallacciatura profilo resina vinilica
A.P.I.C.E. S.r.l.
195
Manuale dell’Architetto
INFISSI IN LEGNO PORTAFINESTRA AD ANTE SCORREVOLI
Serramento portafinestra a grandi dimensioni realizzato in essenza dura, ad ante scorrevoli laterali ed anta centrale fissa con apertura parziale a bilico orizzontale. Il meccanismo di scorrimento delle ante è ottenuto con ruotascanalata scorrevole a pavimento su guida in bronzo e registro superiore in apposita sede. Il meccanismo del bilico è costituito da un semplice perno di rotazione orizzontale. Il bloccaggio delle ante scorrevoli avviene alle estremità laterali con organi di fissaggio tali da determinare una pressione in senso contrario al movimento dell'anta. La tenuta è affidata a lamine metalliche fissate all'architrave ed inferiormente sui telai mobili ed a guarnizioni di materiale vinilico. II rivestimento del soffitto che si prolunga all'esterno e delle spalle interne è realizzato nella stessa essenza del serramento il rivestimento delle spalle esterne è in marmo.
guida in ottone
rivestimento in legno
registro
lamina metallica di tenuta fissata all'architrave
300
600 profilo in ottone
guarnizione di tenuta laterale canaletto di scarico acqua
profilo sagomato in bronzo
rivestimento in legno
imbotte di legno massiccio materassini di tenuta
guida inferiore
anta a bilico orizzontale Profilo in alluminio con cuscinetto
materassini di tenuta
tassello distanziatore con sede per il perno di rotazione
rivestimento in marmo
A.P.I.C.E. S.r.l.
196
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI PROFILATI FERROFINESTRA DEL TIPO ILVA
34 40
A, nodo infisso apribile all' interno con fermavento pure interno;
34 40
1
2
34 40
B, nodo di infisso apribile all' interno con fermovetro esterno;
34 40
3
4
40 34 40
5 C, nodo di infisso apribile all' esterno con fermavetro interno;
0
1
2
3
4
5 cm
Tipo del profilo. Il profilato preso in esame è quello " ILVA" perché più conosciuto; tuttavia i criteri generali e le denominazioni usate si applicano a qualche tipo di profilato. L' ILVA produca due serie di profilati delle dimensioni di mm 34 e mm 40.
D, nodo di infisso apribile all' interno con fermavetro pure interno.
0
1
2
3
4
5 cm
A.P.I.C.E. S.r.l.
Serie 34
Serie 40
197
TIPO
Sezione cm²
Peso kg/m
Jx cm4
Wx cm³
ix cm
Jy cm4
Wy cm³
iy cm
34/1 34/2 34/3 34/4 34/5 I4 40/1 40/2 40/3 40/4
3,30 2,63 2,63 3,34 2,99 1,38 4,04 3,19 3,19 4,08
2,59 2,07 2,07 2,62 2,34 1,09 3,17 2,50 2,50 3,21
5,35 4,17 3,39 4,74 4,49
2,93 2,24 1,52 2,30 2,28
1,27 1,25 1,13 1,18 1,22
2,40 1,15 1,15 2,51 1,59
1,10 0,59 0,59 1,14 0,79
0,85 0,66 0,66 0,86 0,73
9,15 7,04 6,02 8,05
4,42 3,27 2,37 3,32
1,50 1,48 1,37 1,40
3,62 1,69 1,70 3,31
1,43 0,82 0,82 1,44
0,89 0,71 0,71 0,89
40/5
3,59
2,82
7,51
3,28
1,44
1,97
0,94
0,74
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI NODI ORIZZONTALI CON PROFILATI FERROFINESTRA
A.P.I.C.E. S.r.l.
198
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI NODI VERTICALI CON PROFILATI FERROFINESTRA
A.P.I.C.E. S.r.l.
199
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA AD ANTE SENZA OSCURAMENTO B SEZIONE B-B
luce vano A
B luce vano
A
SEZIONE A-A PORTAFINESTRA SENZA OSCURAMENTO
luce vano
luce vano
SEZIONE C-C
A.P.I.C.E. S.r.l.
SEZIONE D-D
200
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA AD ANTE CON AVVOLGIBILI B A
A
Luce vano
B Luce vano
Luce vano
SEZIONE A-A SEZIONE B-B
Luce vano
FINESTRA AD ANTE CON AVVOLGIBILE A SPORGERE
cassonetto C
C Luce vano
Luce vano Luce vano
Luce vano
A.P.I.C.E. S.r.l.
SEZIONE C-C
201
SEZIONE D-D
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA COMPOSTA E DOPPIO VETRO CON OSCURAMENTO
A A A B
B
B
Luce vano
A
A Luce vano
Nodi dello stesso serramento nel caso del doppio vetro.
SEZIONE A-A
SEZIONE B-B-B
A.P.I.C.E. S.r.l.
202
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA SCORREVOLE VERTICALE A DUE PARTITE
A
luce vano A B
A luce vano
SEZIONE A-A
SEZIONE B FINESTRA A BILICO VERTICALE
B
A
luce vano C
C A
B
luce vano
SEZIONE C-C
A
SEZIONE A-A
A.P.I.C.E. S.r.l.
203
SEZIONE B-B
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA VETRINA A A
B
B
luce vano
B
A luce vano
SEZIONE B-B
C
SEZIONE A-A-A PORTA A VENTOLA
D
D
luce vano
C
SEZIONE D-D
A.P.I.C.E. S.r.l.
204
SEZIONE C-C
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI NODI ORIZZONTALI CON PROFILATI NORMALI
0 1 2 3 4 5
A.P.I.C.E. S.r.l.
205
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI NODI VERTICALI CON PROFILATI NORMALI
0 1 2 3 4 5
A.P.I.C.E. S.r.l.
206
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRANDE PARTICOLARE DEI LEGACCI PER SERRANDE TIPO A, B, C
Sezione della serranda tipo A,B,C ripiegata in basso
A Particolare della biellatta e del tubo PARTICOLARE DEI LEGACCI PER SERRANDE TIPO D, E, F
B Sezione sul cassonetto nel caso di avvolgimento in alto
Particolare dei legacci a maglia semplice
C
Particolare dei legacci a maglia semplice
Arganello per manovra con asta rigida
D
per superficie di telaio da m² 4,50÷7,00 Particolare dei legacci a maglia a traversa Tipi A, B, C Serranda avvolgibile, formata da ste orizzontali in profilato tubolare in acciaio trafilato a freddo e da distanziali verticali articolati. Si avvolfge ad un rullo munito di molle di compensazione e di supporti scorrevoli che rendono la manovra leggera.
E
Spazio minimo di avvolgimento Luce Quota Ø altezza A rullo m m m 2,00 0,48 0,36 2,50 0,50 0,38 3,00 0,53 0,40 3,50 0,55 0,42 4,00 0,58 0,44 4,50 0,62 0,46
Tipi D,E,F Serranda in profilato di sezione tonda Ø mm 10 con speciali collegamebnti. Avvolgibiule in alto su albero in tubo d’acciaio, scorrevole in apposite guide laterali ad «U». Chiusura mediante serratura centrale e laterale.
Spazio minimo di avvolgimento Luce Quota Ø m a rullo 2,00 40 30 2,50 42 31 3,00 44 32 3,50 46 33 4,00 49 34 4,50 52 35 5,00 52 35 5,00 54 36
F
A.P.I.C.E. S.r.l.
207
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRANDE
A
B
Tipo A Finestra avvolgibile di sicurezza ad elementi h cm 7 agganciati in acciaio (greggio o zincato) o in duralluminio, avvolgibile in alto su albero in tubo di acciaio, scorrevole in guide laterali ad «U». Gli elementi sono costruiti con speciale nervatura, a gocciolatoio, che oltre ad aumentare la resistenza, impedisce all'acqua di condensa ed ai corpi estranei di penetrare entro la cerniera. Spessore lamiera da 5/10 fino a 10/10 per grandi superfici (Pastore).
C Avvolgimnto su rullo rotondo
Avvolgibile su rullo esagonale D
E
F
Tipi diversu di terminali
A
Luce
Luce 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 5,5
R
A DUE BATTENTI R÷2cm
A UN BATTENTE
A.P.I.C.E. S.r.l.
R
Tipo D ø Altezza luce rullo m cm 2,00 26,0 2,50 27,5 3,00 29,0 3,50 30,5 4,00 31,5
Tipo E ø Altezza luce rullo m cm 2,00 26,0 3,00 27,5 4,00 29,0 5,00 30,5
Tipo F Tipo di serranda per finestra, nervata, con bocchette per l’areazione. Spessori lamiera 5/10 ÷ 8/10. Valori d’ingombro per il tipo F, con avvolgimento con comando a nastro di canapa.
TIPO A SCORRIMENTO LATERALE Chiusura ad elementi brevettati verticali agganciati, snodati a cerniera. Sospensione e scorrimento superiore. Guida inferiore incassata (ferro «U» 35x35)
R÷2cm
Tipo D e E Formata da strisce di nastro d'acciaio laminato a freddo, bordate ai lati ed agganciate fra di loro, in gruppi di altezze progressive. La particolare sagoma della striscia offre un telo molto resistente alla pressione esterna e con l'avvolgimento geometrico di forma esagonale permette ai rullo di occupare il minimo spazio. assicurando un costante equilibrio fra la tensione delle molle e il peso degli elementi da sollevare. La superficie degli elementi, oltre alla speciale sagomatura, è provvista di una nervatura che ne aumenta la resistenza; le spirali di agganciamento sono combacianti e prive di giuoco tra loro.
Spessori lamiera 8/10÷10/10 (Italbrevetti)
INGOMBRO DELLA SERRANDA AVVOLTA PER I TIPI B,C. a 40 42 44 46 49 52 54 56
Tipo B e C Serranda ad elementi agganciati snodati a cerniera, avvolgibile in alto su albero in tubo di acciaio, scorrevole in guide ad «U». Gli elementi agganciati sono ricavati dal nastro di acciaio dolce laminato a freddo (greggio o zingato). Anche in questi tipi, l'elemento è costruito con speciale nervatura a gacciolatoio. Altezza degli elementi: crn 10÷14 (Pastore).
Luce orizz. m 2 3 4 5 6 >6
2 battenti R Ingombro mm m 300 ~ 0,5 300 ~ 1,0 300 ~ 1,5 500 ~ 1,7 500 ~ 2,2 700 ~ 1,9
1 battente R Ingombro mm m 300 ~ 1,5 500 ~ 2,2 700 ~ 2,9 700 ~ 3,9 700 ~ 4,9 700 ~ 4,9
H. Luce m 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 Spazio, per 0,17 0,19 0,22 0,24 0,26 0,28 l'avvolgimento
9cm
8 cm
R÷2cm
208
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRANDE A CANCELLETTO
Sezione sul perno cerniera fisso
Sezione sul perno scorrevole C
luce
C
50
50 A luce
Raccoglimento dritto B
E
F
G
A
luce
A
30
C 30 D
40
50
60
A, raccoglimento dietro rnazzetta; B, raccoglimento incassato : C, raccoglimento in luce: D, raccoglimento in sbalzo: E, tipo a sospenzione in alto: F, tipo portante in basso, incassata; G, tipo portante in basso, esterna. Cancelletti riducibili composti da clementi lagorriati a «U» in acciaio laminati a freddo Esecuzione nei tipi seguenti: A, a sospensione in alto mediante carrucole montate su cuscinetti a sfere scorrevoli entro speciali guide ancorate alla struttura. Inferiormente il cancolletto viene guidato in apposite guide che possono essere appoggiate o incastrate al pavimento; B. ad appoggio inferiore Altezza Dimensioni (specialmente adatto per grandi aperture) me0 ÷ 3,50 15x15x15 sp 1,5 diante carrucole in acciaio fissate alle sbarre e 3,50 ÷ 4,50 20x15x20 sp 1,5 scorrevole su guide appoggiate o incastrate al 4,50 ÷ 5,50 30x22x30 sp 2 pavimento. Superiormente ii cancello sarà gui-
Raccoglimento in curva
Raccoglimento in curva Chiusura ripiegabile adatta a grandi aperture, raccoglimento laterale. Elementi con montanti bitubolari a doppia cerniera continua per tutta l'altezza della porta. Manovra a spinta. Sospensione e scoerimento in alto con doppi cuscinetti a sfera. Agganciamento laterale per assicurare una chiusura perfetta. Chiusura centrale con serratura a cremagliera. lamiera stampata e nervata 13/10
Tabella delle sezioni dei montanti con ferri ad U dato mediante appositi profilati fessati all'architrave. Tabella degli spazi minimi per cancelli Tipo 1 (U 30x22x30) a due battenti
Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m1,83 ÷2,05 cm 26,5 2,06 2,28 29 2,29 2,52 31 2,53 2,73 33,5 2,74 2,96 36 2,97 3,20 38 3,21 3,43 40,5 3,44 3,66 43 3,67 3,90 45 3,91 4,13 47,5 4,14 4,36 50 4,37 4,60 52 4,61 4,83 54,5 4,84 5,04 57 5,05 5,28 59 5,29 5,51 61,5 5,52 5,74 64 5,75 5,98 66 5,99 6,21 68,5 6,22 6,44 71 6,45 6,68 73 6,69 6,92 75 6,93 7,14 77 7,15 7,37 79,5 7,39 7,60 82
Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m 2,31 ÷2,58 cm 26,5 2,59 2,86 29 2,87 3,14 31 3,14 3,40 33,5 3,51 3,68 36 3,69 3,96 38 3,97 4,24 40,5 4,25 4,52 43 4,53 4,90 45 4,81 5,08 47,5 5,09 5,36 50 5,37 5,64 52 5,65 5,92 54,5 5,93 6,18 57 6,19 6,46 59 6,47 6,74 61,5 6,75 7,02 64 7,03 7,30 66 7,31 7,58 68,5 7,59 7,86 71 7,87 8,14 73 8,15 8,42 75 8,43 8,68 77 8,69 8,95 79,5 8,97 9,24 82
A.P.I.C.E. S.r.l.
Tabella degli spazi minimi per cancelli Tipo 2 (U 20 5 20) e tipo 3 ( U 5 5 5) a due battenti Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m0,67 ÷0,89 cm 12,5 0,9 1,12 14,5 1,13 1,34 16 1,35 1,55 18 1,56 1,77 19,5 1,78 1,98 21 1,99 2,22 23 2,23 2,44 24,5 2,45 2,65 26,5 2,66 2,92 28 2,93 3,13 29,5 3,14 3,34 31,5 3,35 3,56 33 3,57 3,82 35 3,83 4,04 46,5 4,05 4,26 38 4,27 4,51 40 4,52 4,73 41,5 4,74 4,94 43,5 4,95 5,16 45 5,17 5,37 46,5 5,38 5,58 48,5 5,59 5,80 50
209
Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m1,04 ÷1,14 cm 12,5 1,15 1,41 14,5 1,42 1,64 16 1,65 1,90 18 1,91 2,16 19,5 2,17 2,42 21 2,43 2,68 23 2,69 2,94 24,5 2,95 3,20 26,5 3,21 3,46 28 3,47 3,72 29,5 3,73 3,99 31,5 4 4,24 33 4,25 4,50 35 4,51 4,76 46,5 4,77 4,02 38 5,03 5,28 40 5,29 5,54 41,5 5,55 5,80 43,5 5,91 5,06 45 6,07 6,32 46,5 6,33 6,58 48,5 6,59 6,84 50
90
1.8 sospensione
Larghezza luce a 2 battenti
a 1 battente
m 1,30 ÷ 1,55 » 1,56 ÷ 2,30
Ingombro minimo
m 0,65 ÷ 0,77 » 0,78 ÷ 1,15
diritto C cm 25 » 30
in curva A B cm 40 » 45
» 2,31 ÷ 3,06 » 3,07 ÷ 3,81
» 1,16 ÷ 1,53 » 1,54 ÷ 1,90
» 36 » 41
» 15
» 3,82 ÷ 4,56 » 4,57 ÷5,32 » 5,33 ÷ 6,07 » 6,08 ÷ 6,82 » 6,83 ÷ 7,57 » 7,58 ÷ 8,33 » 8,34 ÷ 9,08
» 1,91 ÷ 2,28 » 2,29 ÷ 2,66 » 2,67 ÷ 3,03 » 3,04 ÷ 3,41 » 3,42 ÷ 3,73 » 3,79 ÷ 4,16 » 4-17 ÷ 54
» 58 » 63 » 69 » 74 » 80
min. cm 27
» 61 » 66 » 72 » 77 » 82 » 88 » 93
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FINESTRE IN PROFILATI DI LAMIERINO D’ACCIAIO (SECCO) FINESTRA AD ANTE CON OSCURAMENTO
B
luce vano A B luce vano
SEZIONE A SEZIONE B-B FINESTRA AD ANTE CON SOPRALUCE APRIBILE A VASITAS D
luce vano C
C D
luce vano
0 1 2 3 4 5
SEZIONE C-C
SEZIONE D-D
A.P.I.C.E. S.r.l.
210
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FINESTRE IN PROFILATI DI LAMIERINO D’ACCIAIO PROFIL-LAMINA FINESTRA A VASITAS B
A
luce vano
A B
luce vano
SEZIONE A-A
0
1
2
3
4
SEZIONE B-B
FINESTRA A SALISCENDI CON CONTRAPPESO
5
D
luce vano C
C D
luce vano
SEZIONE C-C
A.P.I.C.E. S.r.l.
211
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI PROFILATI “ASA” DI SERIE IN ANTICORODAL PER SERRAMENTI
TPS = 202 - KG/M 0,800 TPS = 244 - kg/m 1,225
TPS = 345 - kg/m 1,004
TPS = 203 - kg/m 0,781 S 3355 - kg/m 0,577 TPS = 245 - kg/m 1,225
TPS = 346 - kg/m 0,643 S 3715 - kg/m 0,213 S 3270 - kg/m 0,640
S 3019 - kg/m 0,151 S 3285 - kg/m 0,995
S 3093 - kg/m 0,179 S 4055 - kg/m 0,362
TPS = 265 - kg/m 1,933 S 3287 - kg/m 1,439 S 3038 - kg/m 2,092
A.P.I.C.E. S.r.l.
0
212
1
2
3
4
5
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FINESTRE CON PROFILATI DI SERIE IN ANTICORODAL (PROFILATI “ASA” TIPO FB1) FINESTRA AD ANTE CON AVVOLGIBILE B cassonetto A
A
Luce vano
Luce vano
B
profilato Ferro 50x25x4
SEZIONE A-A
SEZIONE B-B
D
C
Luce vano
C
D
Luce vano profilato Ferro 50x25x4
SEZIONE C-C
A.P.I.C.E. S.r.l.
SEZIONE D-D
213
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FINESTRE CON PROFILATI DI SERIE IN ANTICORODAL (PROFILATI “ASA” TIPO FB2) FINESTRA A BILICO VERTICALE A DOPPIO VETRO
A
B
D
D
Luce vano
C
C
A
B
Luce vano
Luce vano
SEZIONE C-C
SEZIONE A-A
SEZIONE B-B
Luce vano
SEZIONE D-D
A.P.I.C.E. S.r.l.
214
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FINESTRE CON PROFILATI DI SERIE IN ANTICORODAL (PROFILATI “FEAL”) SERRAMENTI A SALISCENDI C A
A
luce vano B
B
C luce vano
SEZIONE A-A
0 1 2 3 4 5
SEZIONE B-B SEZIONE C-C
A.P.I.C.E. S.r.l.
215
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FACCIATA IN WALLSPAN
3
serramento
3
8 pannello 1 C C
A
A
SEZIONE B-B
D
Particolari dei nodi nelle sezioni orizzontali A-A e B-B
D B
1, montante verticale; 2, pannello copripilastro; 3, pannello composto da: eternit (verso l'esterno); lana di roccia e masonite (verso l'interno); 4, serramento in alluminio; 5, pilastri in c.a.; 6, pannelli copripilastro (all'interno); 7, coprifili di alluminio; 8,rivestimento dei pannelli in profilato Saira 13/10) in alluminio.
B
5 6
6
7
2 4
4
1
1
SEZIONE A-A
A.P.I.C.E. S.r.l.
216
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI FACCIATA IN WALLSPAN
13 8 9 11 12
1
4 7
6 5 2
3
D-D Particolari dei nodi nelle SEZIONE sezioni verticali C-C e D-D
1, soletta di piano in c.a.; 2, ferro omega in opera; 3, spessori in alluminio; 4, spessori in acciaio inox; 5. prigioniero in acciaio: 6, pannello composto da: eternit (verso l'esterno), lana di roccia e masonite (verso l'interno); 7, rivestimento dei pannelli in profilato Saira 13/10 in alluminio; 8, pavimento; 9, sottofondo; 10, coprifilo in alluminio: 11, corrente dí ccilegamento orizzontale; 12, montante verticale; 13, serramento in alluminio.
11
10
13
SEZIONE C-C
A.P.I.C.E. S.r.l.
217
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI SPECIALI - TENDE GUIDE
cassonetto
corda
cm 7+5 % dell' altezza della tenda
SUPPORTI
lamella
spiaggiale
nastro cassonetto
Supporto laterale normale per tende in posizione 1e2
Guida normale
cm 8 DIMENSIONI
altezza tenda=alt. vano
Supporto laterale a mensola allungabile per tende in posizione 3 lungh. lamelle < largh. vano
Guida a canale per tende di larghezza inferiore a m 1,20 e alte meno di m 2,50
APPLICAZIONI Supporto laterale a mensola con chiusura di sicurazza a cerniera per tende in posiozione 3
ottone o acciaio Esterna nel vano - posizione 1 Supporto centrale normale per tende in posizione 1 e 2 Guida a sezione circolare per tenda di larghezza inferiore a m 2 e alte meno di m 4
Interna nel vano - posizione 2
Cassonetto fisso di tipo ad << U >> nervato munito di orientatore pressofuso in zona a doppio ingranaggio ed a 2 alberi rotanti per tende fino m 4 di larghezza TIPI DI COMANDI
Interna sulla parete - posizione 3 Comando normale di orientamento in posizione laterale
A.P.I.C.E. S.r.l.
218
Comandi riuniti del tipo speciale rinviato
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI SPECIALI -TENDONI
A B Tendone "Griesser" con bracci a leva in piattine di acciaio sporgenza max m 2.20. A, in posizione aperta; B, in posizione semichiusa.
Tendone "Griesser" con bracci a parallelogrammi in piattine di acciaio sporgenza max m 4,00
Tendone "Griesser" con bracci snodati in tubo di acciaio, posti sotto lastoffa - sporgenza fino a m 4,50
Tendone "Giannoni" con bracci a leva in piattina di acciaio sporgenza max m 2,00
A
B
Tendone "Giannoni" con bracci a leva in piattine di acciaio - sporgenza max m 2,50. A, particolare di una delle due piastre laterali; B, particolare del cassonetto con la tenda raccolta. Tessuti speciali "Eliolona".
A
A1
B
Tendone oscurante "Griesseri" in feltro gommato speciale doppio di produzione tedesca. La tenda è rinforzata nel senso orizzontale da piattine in ferro da mm 15x3 distanziate di cm 15÷20 ed una finale da mm 45x4; lateralmente la tenda scorre in guide profonde in ferro ad U da mm 60x15; la guida orizzontale inferiore è da mm 25x15. A e A1, sezione delle guide verticali; B, sezione guida orizzontale.
A.P.I.C.E. S.r.l.
219
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI SPECIALI - TENDONI
B
C
A Tendone "Grisse" a bracci snodati in tubo d' acciaio sporgenza max m 4,50 Dettaglio di montaggio tra due spalle di una vetrina. A, il tendone in posizione aperta; B, pianta con bracci in posizione aperta; C, particolare del cassonetto con la tenda in posizione chiusura. Vantaggi di questo modello è il minimo ingombro dei bracci sia in posizione aperta che chiusa.
A
B
C
Tenda "Italia" con apporechio a sporgere di cm 45 e manovra dall' interno ruotate di 160°, recchiusa in cassonetto con comando con asta oscillante. Tipo con guide in ferro a "U". Il dispositivo di avvolgimento è simile a quello per le avvolgibili in legno. A, sezione verticale completa con tenda aperta; B, sezione orizzontale; C, porticolare del cassonetto tenda in posizione ritirata.
A.P.I.C.E. S.r.l.
220
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI SPECIALI - PORTE GIREVOLI Porta a 3 ali usata per piccoli ingressi. Diametri di uso comune 135÷210 h 210÷230
1
2
3
4
5
Porta a 4 ali per ingressi più importanti. Diametri da 195 fino a 240 per grandi alberghi h 210÷230
Posizioni che le ali possono assumere in determinati casi. 1, normale girevole; 2, con doppia entrata e ventilazione; 3, aperta per passaggio colli voluminosi; 4 posizione notturna (si usa con un'ala sola come porta a battente); 5, apertura totale per rapida uscita.
13 44
2 166 A
26 3
B
E
C
D 3,2
Porta girevole a 4 ali in legno e vetro con dispositivo superiore di scorrimento e rotazione. A, prospetto; B, porta; C, in posizione per il passaggio di bagali; D, sezione verticale;E, Sezione orizzontale.
3
0,7
4 3,3 2,2
A
9,3 C B
Porta girevole a 3 ali in alluminio e cristallo Securit 8/10
A, prospetto; B, pianta; C, sezione raccorciata verticale; D, sezione raccorciata orizzontale. La porta è solo girevole attorno al suo asse e non può scorrere nè essere piegata. La bussola di rotazione è in cristallo forte curvo 10/10, in telaio di alluminio.
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221
Manuale dell’Architetto
INFISSI METALLICI SERRAMENTI SPECIALI - VETRATE IN CRISTALLO TEMPERATO B E
A
F
G
D
130
fisso
40
25
fisso C
Fermo alto a lunetta con vetro superiore
C1 Patricolare A 1, a morsetti; 2, a incasso semplice 1
Piletta inferiore cilindrica con perno quadro su sfera d'acciaio (da incasso)
70
47
Particolare C1 Particolare D Cerniera alta con vetro fisso superiore e laterale e con anta apribile a 90°
20
94 Fermo alto a lunetta da incasso
230 38
2
36 32
85
Particolare B Scatola cilindrica del cuscinetto superiore (da incasso).
50
45
33
75
Supporto per mensole 90 80
20
145
60
28
142 55
44
1
Patricolare E Cerniera alta con vetro fisso superiore e spalla laterale 90
Traverse superiori
95
44 30
2
180 100 80
30 44 3
Patricolare F Patricolare G Battuta alta delle ante con vetro Battuta alta di una'anta fisso superiore. mobile con vetro 1, cerniera alta per ante apribile a 90°; fisso superiore e laterale. 2, cerniera alta per ante apribile a 90°ea 180; 3, cerniera bassa per ante apribile a 90°. Patricolare C
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VETRATE CON CRISTALLI TEMPERATI V.I.S. TIPI SUPERFICI SPESMISURE SORI LIMITE SECURIT Perfettamente 7÷8 249x120 Cristallo tempiane e non 8÷10 282x153 perato parallele 10÷12 300x200 VITREX Non piane e Mezzo crinon parallele 7÷9 270x153 stallo TEMPERIT Traslucide come Cristallo grezzo i vari vetri sta- 8÷10 270x141 pati 10÷14 300x162
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI SISTEMI DI ABBONAMENTO mente sovraccarico. Tale schema è zione possa essere facilmente e comLa somministrazione d'acqua agli utenti consigliabile per quelle installazioni pletamente smaltita. avviene o col sistema a quantità fissa importanti nelle quali la richiesta d'ac- Inoltre si deve poter isolare e svuotare
condotta stradale
scarico
condotta stradale
condotta stradale
A
scarico
B
scarico
C
Fig. 1 - Schemi di distribuzione. A, a ramificazioni; B, ad anello inferiore; C, a gabbia (lente idrometrica) o a misuratore qua su uno o su alcuni montanti può qualunque tratto di tubazione mediante (contatore). L'unico sistema razionale di raggiungere punte molto elevate, ma rubinetti di arresto e di scarico opportudi breve durata (v. fig. 1). namente disposti. Anche gli impianti a lente idrometrica L con serbatoio superiore possono avere cassetta di ripartizione lo schema ramificato o ad anello, con V sopravanzo solo distributore di alimentazione delle L colonne discendenti. al piano dellaterL razza. V sopranzo L Negli impianti a lente idrometrica vencolonna gono principalmente adottati due tipi montante V L di distribuzione: la distribuzione diretta e quella semidiretta. II primo tipo si V adotta nel caso di utente unico di tutto L l’edificio (caserme, uffici, collegi ecc.). valvola l V Si ha un rubinetto idrometrico princisaracinesca pale L per i serbatoi e tante lentisecondarie l quante sono le prese ai piani. l V presa stradale Con la distribuzione semidiretta ogni Fig. 2 - Schemi di distribuzione diretta utente ha un suo serbatoio alimentato (a serbatoi comunicanti) da una cassetta di ripartizione dell'acl valvola abbonamento, universalmente adot- qua in arrivo dalia condotta stradale tato, è quello a contatore. II sistema a (v. figg. 2 e 3). quantità fissa esige, con l'installazione Le diramazioni debbono risultare Fig. 3 - Schemi di distribuzione semidiretta dei serbatoi, un impianto più complesso ascendenti, con lieve pendenza verso i (a serbatoi indipendenti) e costoso, igienicamente meno protetto, punti di erogazione, affinché attraverso che non assicura l’effettiva erogazione detti punti l'aria che si libera nellatubadella quantità d'acqua in concessione. 2/3 cm altezza sopra in pavimento rivestimento con betume pavimento RETI E SCHEMI Dl DISTRIBUZIONE malta di cemento Una rete di distribuzione è costituita da tubi orizzontali distributori, tubi verticali o colonne e da diramazioni che collegano le colonne e i distributori ai rubinetti di erogazione. Lo schema a gabbia assicura una più equilibrata distribuzione, funzionando guaina riempita con cemento a asfalto l'anello superiore come un regolatore destinato ad alimentare dall'alto un Fig. 4 - Passaggio di tubazioni attraverso muri e pavimenti tubo punto di attingimento momentanea-
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Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI
MATERIALI DELLE RETI E LORO INSTALLAZIONE I tubi più indicati per le reti interne sono quelli di acciaio dolce trafilati con processo Mannesmann (tubi gas). Detti tubi sono forniti grezzi (neri) o zincai sulle loro superfici interne ed esterne. Sono sconsigliabili i tubi di piombo e quelli di materie plastiche: questi ultimi per la rilevante dilatazione termica (per il cloruro di polivinile, ad esempio, l'allungamento in mm per metro di tubo è circa ó volte quello dell'acciaio), per la non elevata temperatura di rammollimento che ne impedisce l'uso per la distribuzione di acqua calda, per la possibilità di essere facilmente forati da chiodi, e per la fragilità che può subentrare nel materiale col tempo (invecchiamento). Le tubazioni debbono essere installate in modo che siano smontabili e dilatabili, protette dagli urti e dai contatti corrosivi.
Tubi gas commerciali serie normale (tabella UNI 3824) Indicazione convenzionale per la designazione 3/8 1/2 3/4 1 1 1/4 1/ 1/2 2 2 1/2 3 3 1/2 4
Riferimento al diametro nominale di tubazione 10 15 20 25 32 40 50 70 80 90 100
Diametro esterno massimo mm 17,4 21,7 27,1 34,0 42,7 48,6 60,7 76,3 89,4 101,8 114,9
minimo mm 16,7 21,0 26,4 33,2 41,9 47,8 59,6 75,2 87,9 100,3 113,0
Spessore S mm 2,00 2,35 2,35 2,90 2,90 2,90 3,25 3,25 3,65 3,65 4,05
Non è consigliabile murare le condotte: se indispensabile, murarle solo con malta di cemento escludendo nel modo più assoluto l'uso del gesso (v. fig. 4). I collari o le mensole di sostegno delle tubazioni vanno posti alle seguenti distanze: tubazioni di piombo orizzontali . . . . . . m 0 ,40 » » » verticali m 0,50 » di ferro: per ø ³ 20 mm , . . . . . m 1,25 » » » per ø >20mm e£ 40mm m2,25 » » » per0>40. . . . . . . . mm m 3.00 Tubi di ghisa, grès, cemento amianto: 1 braccia-letto per ogni elemento³ m 1. Particolare attenzione va prestata alle condizioni fisiche delle tubazioni.
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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI CONDIZIONI FISICHE DELLE TUBAZIONI Dilatazione. - All'atto dell'installazione si prevederà l'allungamento per dilatazione e si eviterà in conseguenza di creare dei punti fissi lungo la canalizzazione, lasciando che questa possa liberamente scorrere dentro i braccialetti di sostegno, o dentro le tracce a muro o i fori di attraversamento dei solai e delle pareti. Aumento di temperatura in gradi cent. 10° 20° 40° 60° 80° 100°
Aumento di lunghezza in mm per metro di tubo Acciaio Ghisa Rame 0,12 0,12 0,16 0,25 0,22 0,32 0,50 0,44 0,63 0,75 0,66 0,85 1,00 0,88 1,27 1,25 1,11 1,60
Congelamento. - L'acqua, trasformandosi in ghiaccio, aumenta di volume di circa il 9%. Se, come avviene nelle condotte, l'aumento di volume e impedito o l'acqua è in pressione, il punto, di congelamento si abbassa al di sotto di 0°C. La pressione sulle pareti del tubo sale allora di circa 60 kg/cm² per ciascun grado di abbassamento del punto di congelazione. Per evitare che, gelandosi l'acqua, le tubazioni scoppino, queste si dispongono con una pendenza di 2÷3 mm per m in modo che possano essere tempestivamente svuotate, oppure si crea una perdita permanente d'acqua. La protezione conavvolgimento isolante può soltanto ritardare il congelamento in una condotta esposta. Condensazione. - Si evita la condensazione del vapor d'acqua contenuto nell'aria, al contatto delle tubazioni fredde, isolando opportunamente queste ultime. II miglior isolante termico è l'aria in riposo in strati sottilissimi. Tra le sostanze coibenti impiegate per rivestire
C A
D
C
B
Fig. 6 - Presa stradale A, condotta distributrice; B, saracinesca comandata dalla straada; C, rubinetto d'arresto; D, contatore.
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Dimensioni d'ingombro in cm Recipiente Recipiente Peso circolare quadrangolare kg diametro altezza lung. largh. altezza 100 53 66 56 56 46 18÷22 150 58 77 66 56 59 26÷30 200 64 85 86 56 59 29÷36 300 73 95 106 66 59 42÷51 300 --86 76 64 50 400 77 111 ---55 420 --107 77 67 69 420 --77 67 111 56 500 87 111 102 102 68 67÷74 750 98 126 102 102 97 94÷110 1000 113 126 102 102 127 120÷144
Capacità l
A
C B Fig. 6 - Presa stradale A, collare semplice con diramazione filettata: B, strettoio con valvola di chiusura; C, saracinesca installata nel sottosuolo con tubo di protezione e chiusino.
tubazioni ricordiamo il carbonato di magnesio, la terra d'infusori, la polvere di scorte d'alto forno, l'amianto, il su-
un apposito apparecchio foratubi. La valvola o la saracinesca, a valle del collare di presa, si rende accessibile dalla strada attraverso un chiusino e
1.00
sopravanzo
0.50
scarico
ai rubinetti di erogazione
Fig. 7 - Schema di installazione di un serbatoio
ghero espanso, la lana di vetro.
Fig. 8 - Schema di funzionamento di un contatore a trubina a getto ripartito.
può essere manovrata soltanto dalla società concessionaria per dare o togliere l'acqua all’abbonato . L'acqua viene consegnata all'utente immediatamente a valle del contatore generale della rete, ove viene inserito un rubinetto d'arresto. A monte del contatore un altro rubinetto d'arresto, ordinariamente piombato, consente alla società concessionaria di chiudere laderivazione senza manovrare il rubinetto stradale.
PRESE STRADALI Le diramazioni per uso privato (v. figg. 5-6) da eseguire su una condotta distributrice già posata si realizzano forando la condotta stessa dopo averne interrotto il servizio o, anche, mentre essa è in pressione . Nel primo caso, dopo aver praticato il foro, viene stretto sul tubo (con l'interposizione di una guarnizione di gomma o di piombo) una cravatta o collare che porta una diramazione. SERBATOI Per la presa in pressione, si serra sul La capacità dei serbatoi va commisutubo da forare uno speciale collare, rata alle particolari esigenze della loro detto strettoio, poi si esegue il foro con destinazione. Ai serbatoi destinati ad
224a
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI assicurare l'esercizio continuo dell'impianto, anche quando vi fosse unatemporanea interruzione di flusso nella condotta stradale (serbatoi di riserva), si assegna una capacità almeno eguale al consumo giornaliero: per serbatoi destinati a sopperire alla maggiore richiesta nelle ore di punta (serbatoi di compenso) la capacità non dev'essere minore di 1/3 del consumo medio giornaliero. Nelle case di abitazione si usa installare un serbatoio di 300÷400 litri per famiglia (v. fig. 7). MISURATORI DI PORTATA Di norma per impianti domestici si usano contatori a turbina (v. fig. 8) a quadrante bagnato (tutto il congegno
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immerso nell'acqua),- i quali esprimono la portata in funzione dellavelocità dell'acqua che li attraversa. La potenzialità di erogazione di un contatore, oltre che col valore del calibro, si indica con la cosiddetta caratte-
ristica, valore convenzionale che esprime la portata, in m³/h, che attraversa il contatore con la perdita di carico di m 10.
Tabella per l'accettazione e l'impiego dei contatori a turbina a quadrante bagnato (UNI e CNR) Caratteristica in m³/h 3 5 7 10 20 30 Calibro o ø del bocchettone di 15 20 25 30 40 50 giunzione del contatore, in mm Minima portata registrata con errore compreso 35 50 65 90 150 200 tra ± 5% (1 portata di precisione) in l/h Minima portata registrata con errore compreso 150 250 350 500 1000 1500 tra ± 2% (2 portata di precisione) in l/h Portata di avviamento (sensibilità) in l/h 17 22 30 40 70 95 Erogazione max giornaliera (m³/g) da non 6 10 14 20 40 60 superare per il regolare funzionamento
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Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI APPARECCHI MINIMI PRESCRITTI Vasi Appartamenti 1 per appartamento Persone Vasi m. f. 1÷15 1 1 16÷30 1 2 31÷55 2 3 Scuole 56÷80 3 4 81÷110 4 5 111÷150 5 6 151÷190 6 7 Oltre i 190 aggiungere un vaso per ogni ulteriori 40 persone Perssone Vasi 11÷5 1 16÷35 2 36÷55 3 Uffici pubblici 56÷80 4 e privati 81÷110 5 111÷140 6 141÷170 7 Oltre i 170 aggiungere un vaso per ogni ulteriori 50 persone
Officine e stabilimenti
Teatri e luoghi di pubblico raduno
Perssone
Vasi
1÷9 10÷24 25÷49 50÷100
1 2 3 5
Persone
Vasi
Lavabi 1 per appartamento Ragazzi o uomini
Bagni e docce 1 per appartamento Orinatoi
Lavandini 1 per appartamento Persone Lavabi
Fontanelle per bere (1)
1÷15 1 16÷30 2 31÷55 2 56÷80 3 81÷110 3 111÷150 4 151÷190 5 Oltre i 190 aggiungere un vaso per ogni ulteriori 40 persone
5÷15 2 16÷55 3 56÷100 4 Oltre i 100 aggiungere 1 lavabo per ogni ulteriori 50 persone
1 ogni 50 persone
Orinatoi Dove per gli uomini vengono adottati, per ogni orinatoio si può ridurre di altrettanto il numero dei vasi prescritti, non però al di sotto di 2/3 di quelli specificati nella colonna precedente
Persone Lavabi 5÷15 2 16÷35 3 36÷60 4 61÷90 5 91÷125 6 Oltre i 125 aggiungere 1 lavabo per ogni ulteriori 30 persone
Fontanelle per bere (1) 1 per ogni 75 persone
Orinatoi Come per gli uffici
Uomini
Posti lavabo (2) 1÷100 1 ogni 10 persone Oltre i 100 aggiungere un lavabo ogni 15 persone (3) Persone
Orinatoi
m. f. 50÷100 1 2 50÷200 2 101÷200 2 3 201÷400 4 201÷400 3 4 401÷600 5 Oltre i 400 aggiungere Oltre i 600 aggiungere 1 ogni 1 vaso ogni ulteriori ulteriori 200 uomini 500 uomini ed 1 ogni 300 donne
Persone
Bagni o docce 1 ogni 15 persone esposte ad eccessivo calore od alla azione sulla pelle di polveri velenose infettive od irritanti Lavabi
1÷200 1 201÷400 2 401÷750 3 Oltre 750 aggiungere un lavabo ogni 500 ulteriori persone
Fontanelle per bere (1) 1 per ogni 50 persone
Fontanelle per bere (1) 1 per ogni 100 persone (1)
NOTE (1) Le fontanelle per bere non devono essere installate nei locali servizi. (2) Dove la pelle è esposta a materiali velenosi, infetivi od irritanti, deve essere previsto un lavabo ogni 5 persone. (3) 60 cm di lavabo a canale o 45 cm di circonferenza esterna di lavabo circolare, quando, provvisti di erogazione, sono considerati equivalenti a un lavabo.
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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI Un dispositivo importante di sicurezza è il termostato, che negli apparecchi a gas regola la portata dei bruciatore in funzione della temperatura dell'acqua, e negli apparecchi elettrici interrompe automaticamente la corrente quando la temperatura dell'acqua raggiunge un
quello indiretto col quale tale acqua non viene erogata, ma torna in caldaia a circuito chiuso dopo aver ceduto calore all'acqua .fredda di un apposito serbatoio, attraverso le pareti di un riscaldatore a serpentino. L'apparecchio ove avviene questo scambio di
Con la distribuzione a circuito chiuso si ha, anche a rubinetti chiusi, una debole circolazione che sostituisce l'acqua raffreddatasi con altra calda. CALCOLO DELL'IMPIANTO a) Si stabilisce la temperatura alla quale
scarico di troppo pieno vaso di espansione acqua calda
alimentazione
serbatoio a pressione
arrivo acqua fredda rivestimento isolante
serbatoio riscaldatore caldaia
Fig. 15 - Schema di produzione centrale diretta con serbatoio a pressione certo valore massimo stabilito. Tale temperatura è generalmente di 80°; per acque molto calcaree è limitata a 65°. La produzione centrale di acqua calda si adotta per alimentare gruppi di alloggi, alberghi, ospedali ecc. Per il riscaldamento dell'acqua vi sono
caldaia
Fig. 16 - Schema di prooduzione centrale indiretta
calore, detto serbatoio-riscaldatore, è di forma cilindrica e disposto per lo più con l'asse orizzontale (v. fig. 16). È preferibile l'uso di caldaia a vapore dove la richiesta d'acqua è piuttosto importante e sufficientemente regolare, e dove si vuole acqua calda a temperatura superiore ai 60°.
DISTRIBUZIONE DELL'ACQUA CALDA La rete di distribuzione può essere del tipo aperto (ramificato), consistente in tubazioni che partendo dolla parte superiore del serbatoioriscaldatore fluiscono ai rubinetti di erogazione (v. fig.17) o a circuito chiuso (a circolazione). Con quest'ultimo tipo i tubi di distribuzione sono collegati, come negli impianti ditermosifone, con una tubazione di ritorno al serbatoio (v. fig. 18). V La distribuzione di tipo aperto è adottata nei casi poco importanti e quando Fig. 17 - Schema di distribuzione ramificata i rubinetti di erogazione sono molto V, valvola di ritenuta. vicini al serbatoio, ma presental'inconveniente che all'apertura di un rubidue sistemi: quello diretto col quale si netto occorre attendere che si scarichi adopera l'acqua stessa che passa e si prima tutta l'acqua raffreddatasi nella riscalda nella caldaia(v. fig. 15), e tubazione.
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si vuole portare l'acqua. b) Si determina la quantità d'acqua da scaldare: tale quantità risulta dai bisogni reali e da cifre fissate dalla pratica. Esempi: per le case di abitazione: 200 l/h a 40° per ogni vasca da bagno 25 l/h a 40° per ogni lavabo o acquaio 50 l/h a 40° per ogni doccia per gli alberghi: 75 l/h per ogni lavabo per i bagni pubblici: 400 l/h a 40° per ogni camerino. Le suddette quantità possono essere ridotte se la temperatura a cui si porta l'acqua supera i 40°. c) Potenzialità delle caldaie p = (T-t) Q P espresso in cal/h T = temperatura cui si vuole portare l'acqua t = temperatura dell'acqua da riscaldare Q = quantità d'acqua in l/h L'espressione (T - t) Q va maggiorata del 10%+20 % per tener conto delle perdite di calore attraverso il serbatoio e i tubi di distribuzione. d) Superficie del riscaldatore
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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA NEGLI EDIFICI
Nel caso di caldaia ad acqua calda: S=P/5000 S espresso in m² 5000 = numero medio di cal/h trasmesso per m². Nel caso di caldaia a vapore: S=P/ 15000 15000 = numero medio di cal/h trasmesso per m². e) Capacità del serbatoio: va fissata in relazione agli altri dati del problema. Per forti erogazioni solo in determinate ore di punta, grande serbatoio e piccolo riscaldatore. Per consumo continuativo abbastanza regolare (lavanderie, stabilimenti bagni, ecc.)
piccolo serbatoio e potente riscaldatore. Criteri di dimensionamento: - per le case di abitazione: 2/3 oppure 1 volta il consumo orario; - per ville, case di campagna: idem c.s.; - per alberghi: 1 volta il consumo orario;
cato si calcola come per l'acqua fredda: nel caso di rete a circolazione il calcolo si effettua come per un'installazione di riscaldamento centrale.
- per collegi, ospedali, caserme: 2 volte il consumo orario: - per bagni: 1 volta il consumo orario. CALCOLO DELLE TUBAZIONI Una rete di distribuzione di tipo ramifiV V Fig. 18 - Schema di distribuzione a circolazione V, valvola di ritenuta.
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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DEL GAS NEGLI EDIFICI Consumi medi per appfrecchi di uso comune:
Materiali e loro installazione. -Per la distribuzione interna. tubi di ferro nero o zincato e rubinetti di ottone o bronzo di sezione libera di passaggio uguale a quella del tubo.
Fornello ad un fuoco.......... Cucina con forno piccolo.... Cucina con forno grande.... Scaldabagno istantaneo (13 l/min)........................... Scaldabagno ad accumolo rapido (80 l)........................ Scaldabagno ad accumolo lento (80l).......................... Stufa o radiatore per un ambiente...........................
condotta d' evacuazione
presa d' aria esterna
Fig. 1 - Principio di ventilazione di un locale l tubi debbono essere posati in vista od essere facilmente accessibili e al riparo da possibili sollecitazioni meccaniche o da ogni causa di corrosione. La tubazione deve avere pendenza continua non inferiore all'1% per consentire ai prodotti della condensazione di defluire nei punti più bassi della rete ove sarà installato un dispositivo di scarico. Nell'attraversamento dei muri non dovranno esservi giunti: i fori dovranno essere sigillati con malta di cemento, i pezzi speciali di giunzione in posizione accessibile e non sottoposti a sforzi meccanici. Le tubazioni di gas dovranno essere distanti dai conduttori di elettricità non meno di cm 3.
Feritoia cm 50x 2÷4
25000
»
4500
»
1000
»
1500 ÷ 5000
altezza cm 60 larghezza cm 40 profondità cm 25
Aumento della pressione del gas con l'altezza. La densità del gas è generalmente compresa tra 0,40 e 0,50. Assumendo come densità media 0,50, la pressione si eleva di mm 0.647 per ogni metro di maggiore altezza tra la sommità del tubo distributore e la base dello stesso.
200
cal/h » »
Contatori. - Sono di tre tipi: idraulici, a secco, a olio. l contatori a secco e ad olio sono di impiego più comune ed adatti sia per paesi molto freddi che molto caldi. La portata di un contatore si esprime in m²/h o in becchi. Ciascun becco ha una portata minima teorica di 140 l/h, ma praticamente è più elevata. La posizione dei contatori dovrà essere prefissata in sede di progettazione del fabbricato. Le società fornitrici generalmente richiedono che i contatori siano collocati all'interno degli appartamenti, con esclusione dei gabinetti, dei bagni e delle camere da letto. Il luogo d'installazione dev'essere asciutto, bene aerato, accessibile in ogni momento, protetto dal gelo. In linea generale i contatori debbono essere collocati a m 1,50 dal pavimento. Le dimensioni minime interne di una nicchia per contatori a secco da 10÷20 becchi sono le seguenti:
Ventilazione. - Nei locali ove funziona un apparecchio a gas è indispensabile assicurare in modo continuo una sufficiente ventilazione per la combustione del gas e per allontanare i prodotti di tale combustione. Per il rifornimento d'aria occorre avere una sezione libera totale minima di 100 cm², da portare a 150 cm² se nell'ambiente è installato un apparecchio della potenzialità maggiore di 25000 cal/h (v. figg. 1 e 2). Tutti gli apparecchi a gas dovranno essere inoltre collegati direttamente o tramite apposite cappe ad efficienti canne fumarie, la cui importanza esige debita considerazione da parte dei progettisti e dei costruttori.
80
80
2000 6500 13000
Calcolo dei diametri. diametri . - Si stabiliscono le portate degli apparecchi di utilizzazione in cal/h e si risale alle portate in m²/h di gas dividendo le calorie per il potere calorifico del gas erogato (circa 4500 cal/m²). l diametri da adottarsi dovranno essere tali che la perdita di carico massima tra l'uscita del contatore ed uno qualsiasi degli apparecchi di utilizzazione non deve superare 5 mm di colonna d'acqua; il valore della perdita di carico va aumentato o diminuito di mm 0,65 per ogni metro di maggiore o minare altezza dell'apparecchio utilizzatore rispetto alla quota di partenza del tronco in esame. Per le canalizzazione comuni nell'interno degli edifici, in caso di funzionamento non simultaneo degli apparecchi, si assume come portata massima la portata massima della più importante delle installazioni servite, aumentata della semisomma della portata massima delle altre installazioni servite.
cm 1,3/2,5 taglio della parte inferiore della porta
Fig 2 - Afflusso dell' aria da un locale vicino attrverso apposite fessure fra porta e pavimento TABELLA PER LA SCELTA DEI DIAMETRI Distanza in metri dell'apparecchio dal contatore 10
15
20
25
30
35
40
45
50
60
80
100
130
160
200
Perdita di carico in mm d'acqua per ogni metro di tubazione
Ø pollici 0,50
0,333
0,25
0,20
0,166
1,143
0,125
0,111
0,10
0,084
0,063
0,05
0,039
0,031
0,025
0,320 0,785 1,915 4,370 7,250 13,000 21,000 31,500 45,000 84,000
0,240 0,590 1,435 3,740 6,200 11,500 18,000 26,800 39,000 72,000
0,195 0,470 1,150 3,315 5,500 10,000 16,000 24,000 35,000 64,000
0,150 0,360 0,085 2,685 4,750 8,600 13,800 21,200 32,000 55,500
0,125 0,295 0,720 2,180 4,260 7,900 12,300 19,000 26,500 49,500
0,325 0,575 1,745 3,675 6,750 11,000 16,500 23,500 44,000
Portata di gas in m³/h 3/8 1/2 3/4 1 1 1/4 1 1/2 2 2 1/4 2 1/2 3 4
0,300 0,200 0,150 0,120 0,100 0,090 0,075 1,750 1,325 0,975 0,770 0,635 0,545 0,475 3,090 2,500 2,125 1,900 1,570 1,350 1,170 5,600 4,500 3,850 3,400 3,075 2,810 2,625 11,550 9,300 7,950 7,100 6,400 5,900 5,600 19,000 15,400 13,250 11,750 10,600 9,700 9,200 34,250 27,800 23,500 20,800 18,800 17,250 16,500 56,000 45,000 38,000 34,000 30,250 28,000 26,350 82,500 66,500 57,000 51,000 45,500 42,000 38,500 118,000 94,500 81,000 72,000 65,000 60,000 55,000 222,000 178,000 153,000 135,000 122,500 113,000 105,000
A.P.I.C.E. S.r.l.
229
0,425 1,040 2,500 5,300 8,800 15,700 25,000 37,000 52,000 98,500
0,380 0,940 2,350 4,900 8,500 15,200 24,000 34,500 49,000 93,000
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SCHEMI DI IMPIANTI colonna in ghisa ø mm 80
lavandino sifone ø mm 40
colonna scarico in ghisa corda calafotata
mattonelle
sottofondo asfalto soletta
bocchettone in piombo scatola sifonata vasca da bagno
curva ø mm 80
coversa in piombo
Particolare A
ø mm 100 lavabo w.c.ø mm 80 cucina
fogna ø mm 100
bagno Pianta
Impianto sanitario di casetta ad un solo piano La lunghezza del bocchettone può essere qualsiasi per i vasi a caduta,mentre per i vasi ad aspirazione deve essere di almeno cm 60 onde ottenere l'aspirazione dovuta. colonna di ventilazione colonna in ghisa La lunghezza di fuoruscita della colonna di ventilazione al ø mm 100 in ferro ø=2
lavandino
vasca da bagno ø mm 100 lavabo mm 40 w.c.
spostamento
ø mm 35
disopra della copertura deve essere di m 2 se la colonna sbuca su terrazzo praticabile, di cm 50 se sbuca su tetto. Pendenza minima per tubi di scarico: in grès 0,5% in piombo 1 % in ghisa 2 % in eternit 1,5% in cemento 2 % valevoli per tubi di diametro interno da 30 a 150 mm
scatola sifonata
bocchettone piombo ø mm 80
lavandino
vasca bagno
w.c sifone colonna di scarico
lavabo scatola sifonata
imbraga ridotta mm 80/100
curva da mm 80/100
bagno cucina Pianta del 1 piano
fogna ø mm 100 Impianto sanitario di casa a due appartamenti su due piani colonna di ventilazione colonna in ghisa ø mm 80 in ferro ø1 1/2'' bocchettone in piombo ø mm 80 vasca da bagno
cucina
bagno
Pianta del piano terra
lavabo mm 100 scatola sifonica piombo
Pianta del 1 piano
lavandino
l'una o l'altra connessione
sifone in piombo mm 40 cucina
curva da mm 80 / 100 fogna mm 100 Impianto sanitario di una casa su due piani
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bagno
Schema di installazione di 45 apparecchi sanitari posti in colonna collegati ad unta sola tubazione verticale di scarico In ghisa. 1, colonna principale di scarico in ghisa (ø 100 mm) dove vanno ad innestarsi isolate o raggruppate in un collettore le diramazioni di scarico degli apparecchi. Le tubazioni di scarico dei vasi sono isolate da quelle di altri apparecchi perché è buona norma dividere il più possibile le acque di rifiuto bianche da quelle nere e gialle; 2, colonna di ventilazione in ghisa (od in ferro ø 80 mm); 3, seconda colonna di ventilazione per gli orinatoi; 4, mitra di ventilazione girevole munita di una specie di iniettore mediante il quale per 1a forza del vento si produce un'aspirazione nella colonna di ventilazione; 5, lavabi comuni;6, orinatoi; 7, lavandini; 8, vasi igienici normali; 9, docce; 10 vuotatoi; 11, bagni; 12, bidè; 13, lavabi a colonna; 14, vasi igienici ad aspirazione; 15, scarichi a terra; 16, vasi alla turca; 17, diramazioni di ventilazione; 18, presa d'aria; 19, valvola a chiusura automatica; 20, canna di ventilazione ambientale (è indispensabile nei locali privi di finestre e nel quali siano posti i opera apparecchi ad acque di scarico nere o gialle; 21, bocche di aspirazione; 12, bocche a gas per riscaldare l'aria nell'interno della canna promuovendone l'ascensione; 23, campana di aspirazione del sistema ai ventilazione per gli orinatoi; 24, sifoni da pavimento (usati per vasche da bagno e bidè); 25 piatto di lastra d piombo per impedire che eventuali infiltrazioni vengano assorbite dalla muratura; 26, collettore di scarico degli apparecchi; 27, tappo all'estremità per permettere la pulizia del collettore: 28, pozzetto in muratura; 29 sifone.
Pianta del piano terra
230a
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SCHEMI DI IMPIANTI presa d'aria ø mm 100 sifone in ghisa 50 50 ventilazione
A
valvola d'aria
in muratura con intonaco interno liscio in cemento scarico
coperchio in ferro o ghisa a doppia chiusura ermetica ispezione 30÷50
alla fogna B
tubo ferro aperto superiore Particolare del pozzetto in muratura alla base delle colonne di scarico A, pianta; B, sezione.
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230b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI APPARECCHI ED INSTALLAZIONI PREPARAZIONE DEL RUSTICO
rustico solaio gabinetto
Per evitare le demolizioni delle murature, così costose e dannose, èconsigliabile, prima di iniziare una costruzione, avere le piante esecutiveaggiornate degli impianti con le indicazioni delle tracce da lasciare nelle strutture murare per il passaggio delle tuba-
ventilazione ø 40
rustico solaio piano generale
scarico
12
intercapedine SEZIONE A A
14
ventilazione
12 C
C
scatola sifonata piombo ø 100
scarico
doccia alta a snodo SEZIONE C C
25
8
41.5
orinatoi a stallo verticale o vuotatoi. VASCHE DA BAGNO
rubinetto vasca
A A
Particolare orditura dei solai per ottenere una intercapedine lungo i muri esterni longitudinali
zioni. Nelle costruzioni a solai in c. a., od a travetti armati le difficoltà di ricavare le incassature per la posa in opera delle diramazioni degli impianti igienici vengono spesso superate adottando l'accorgimento di eseguire il rustico dei solai dei gabinetti sanitari a quotainferiore rispetto a quella del piano generustico solaio gabinetto
rubinetto doccia
rustico solaio piano generale
A
B
B
SEZIONE B B
rale. A = 10 cm se nei gabinetti non vi sono che lavabi, bidè, fontanelle; = 15 cm se vi sono orinatoi sospesi a parete, lavandini o vasche da bagno; = 25 cm se vi sono vasi a scarichi a pavimento; = 40 cm se vi sono vasi alla turca,
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Le vasche da bagno sono generalmente eseguite in ghisa smaltata, acciaio smaltato od in gres porcellanato (queste ultime poco usate per il loro eccessivo peso e costo). La forma più corrente è quella allungata con dimensioni in pianta variabili da m 1,70 X 0,70 a m 1,80 X 0.80; la profondità media è ordinariamente di m 0,40 ÷ 0,45. Le capacità corrispondenti possono stimarsi in media da 120 a 150 litri per normale altezza d'acqua. Le vasche vengono lasciate al naturale quando non vi sono prevalenti ragioni estetiche: nella maggior parte dei casi esse vengono rivestite dai lati liberi con marmo, mattonelle smaltate o ceramiche, lastre di opalina, mosaico ceramico o vetroso, ecc. Nelle cosiddette vasche a grembiale il rivestimento esterno è dello stesso materiale che costituisce la vasca e che nasconde la conca interna; questo rivestimento può essere esteso su di un solo lato (per posa in nicchia), su due lati (per posa d'angolo), o su tre lati (per posa a parete). Nei locali da bagno per degenti in ospedale la vasca è preferibilmente libera da tutti i lati; è inoltre buona norma eseguire uno zoccolo rientrante nella parte inferiore per agevolare l'opera dell'infermiera. Sono ottime per l'utilizzazione e l'aspetto vasche basse e quelle incassate nello spessore del solaio, ma la loro installazione involge notevoli
231a
200 troppo pieno con comando chiusura
scarico ø 40 > 1%
deviatore vasca doccia L/2
20
attacco a baionetta L
L/3
Gruppo per vasca con deviatore vasca-doccia doccia a mano con tubo flessibile, attacco alto porta doccia a baionetta, disposizione laterale.
problemi di evacuazione delle acque e di struttura. Rubinetterie a) Scarico: può essere a catenella oppure del tipo rigido comandato da pomolo o da leva. Ormai sono poco usati gli scarichi a catenella. Si applicano generalmente i sistemi rigidi, che possono avere lo scarico con tappo smerigliato azionato da saltarello comandato da una leva generalmente disposta sulla rosetta del troppo-pieno, oppure possono avere lo scarico del tipo a colonna; in questo caso manca l'orifizio del troppo-pieno sulla parete interna della vasca perché è la colonna stessa che agisce come organo per mantenere il livello. Lo scarico del tipo
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI APPARECCHI ED INSTALLAZIONI a colonna con troppo-pieno interno presenta però I’inconveniente di trattenere al suo interno sudiciume che accumulandosi durante un bagno può poi contaminare l'acqua per unsuccessivo servizio. b) Erogazione: è regolata da un gruppo di rubinetterie a muro generalmente incassato. La miscelazione dell'acqua fredda e calda può essere regolata manualmente agendo sui due rubinetti, oppure automaticamente attraverso un regolatore termostatico.
Quando esiste anche la doccia (del tipo a telefono o a braccio fisso) si possono avere due gruppi di rubinetterie indipendenti, oppure un solo gruppo con deviatore vasca-doccia. La bocca di erogazione può essere a muro, esternamente alla vasca, oapplicata internamente alla vasca nella parete di estremità; in quest'ultimo caso è necessario che vi sia un sufficiente dislivello tra la bocca di erogazione e lo scarico del troppo-pieno per evitare qualsiasi possibilità di contaminazione.
70 ÷ 80
Accessori Sulla parete laterale si applica di solito un portasapone incassato nel muro, generalmente eseguito in porcellana dura vetrificata; può essereanche installata una maniglia di appoggio per facilitare, l'entrata e l'uscita dalla vasca.
75 ÷ 80
64
170 ÷ 180 107
170 ÷ 180 60
42 ÷ 46
A
56.5
B
C
A, vasca da rivestimento in ghisa o in acciaio smaltato; B, vasca a grembiale (tipo ad angolo) in ghisa smaltata o gres porcellanato (fire clay); C, vasca a sedile in ghisa o acciaio smaltato.
A.P.I.C.E. S.r.l.
231b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI APPARECCHI ED INSTALLAZIONI bocca di erogazione
rubinetto
erogazione intermittente (automatica) o con comando (continuo a flussometro) tubo Ferro zincato Ø 3/4"
VUOTATOI Questi apparecchi servono per lo scarico di materie liquide e solide che ostruirebbero le comuni diramazioni di scarico; a tal fine il diametro del foro di scarico deve essere almeno di mm 80, e, nel caso di ospedali, almeno di mm 100. Possono essere costruiti in porcellana comune, in porcellana dura vetrificata, in ghisa smaltata e, per i tipi più grandi, in gres porcellanato. Le dimensioni usuali sono: lunghezza cm 50÷60, larghezza 42÷50, altezza 50÷55, per i tipi più comunemente adoperati con piede di sostegno. La rubinetteria è pressappoco quella dei vasi con l'avvertenza che la cassetta alta deve avere una capacità non inferiore ai 16 litri e il flussometro deve essere da 1/14". Possono essere muniti di apposita griglia ribaltabile per l'appoggio dei secchi; in tal caso occorrono due rubinetti di attingimento a muro per acqua fredda ed acqua calda. l vuotatoi possono anche essere a due bacinelle, una per lo scarico dei recipienti e l'altra per il loro lavaggio; negli ospedali possono essere muniti di due zampilli verticali per il lavaggio dei « pappagalli » e dei vasi o padelle.
20÷40
rubinetto di arresto
sifone a battiglia
79÷81
50÷65
12
100÷130 pavimento finito
Lavabo a colonna
lastra di piombo
2,5 piano rustico
40÷60
scatola sifonata scarico piombo Ø 60
Orinatoio a stallo. A, pianta; B, sezione 32
55÷75 Pianta lavabo ORINATOI Gli orinatoi si distinguono anzitutto in orinatoi a stallo verticale ed in orinatoi sospesi. Gli orinatoi a stallo verticale vengono normalmente costruiti in gres porcellanato e in ghisa porcellanata. Le dimensioni più usualmente impiegate sono le seguenti: tipo piccolo, altezza cm 110, larghezza cm 50, profondità cm 20; tipo medio, altezza cm 120, larghezza cm 60. profondità cm 30: tipo grande, altezza cm 140, larghezza cm 65, profondità cm 40. Ordinariamente vengono. montati con una pedana antistante a piano pavimento dello stesso materiale dell'apparecchio; si esegue in tal caso il pavimento con un leggero declivio verso la pedana stessa in modo da convogliare nello scarico dell'orinatoio anche le acque di lavaggio del locale. Questo sistema involge la necessità di incassare l'apparecchio in uno spazio libero nello spessore della soletta. Quando ciò non risulta possibile, gli apparecchi si montano con le pedane sopraelevate rispetto al pavimento del locale con un gradino di 12÷15 cm; in tal caso occorre una griglia sifonata di scarico nei pavimento del locale. Nei riguardi della posa in opera è da prescrivere l'adozione di una lastra di piombo di 2÷3 mm di spessore sul piano di posa dell'orinatoio, estesa oltre la pedana da un lato e lungo la parete per un certo tratto dall'altro. GIi orinatoi si montano il più delle volte in batteria: in tal caso è bene che siano separati l'uno dall'altro di 30 ÷ 40 cm, preferibilmente con una paratia di divisione di marmo, di gres porcellanato o di metallo smaltato. Se la spazio è limitato essi possono essere accostati con i giunti ricoperti da pezzi speciali dello stesso materiale dell'apparecchio, detti «coprigiunti »; in tal caso gli apparecchi, per questioni di decenza, devono essere della massima profondità. Gli orinatoi sospesi si fabbricano in porcellana comune, porcellana dura vetrificata, in ghisa porcellanata ed anche in gres porcellanato (per tipi grandi), Le dimensioni normali sono le seguenti: sporgenza cm 30÷37,altezza cm 45÷80, larghezza cm 32÷45. Si costruiscono pure per installazione ad angolo. Possono altresì essere fabbricati del tipo « ad aspirazione » con sifone incorporato nell'apparecchio. Il lavaggio degli orinatoi può essere automatico o manuale. Con il primo sistema una cassetta alta si scarica automaticamente ad intervalli; l'intermittenza è regolata mediante rubinetto a chiave asportabile. Il comando manuale può consistere in un rubinetto a volantino od a chiave asportabile o in un flussometro comandato da un pulsante o meglio da un pedale a pavimento.
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37 51
42
A
altezza bordo dal pavimento
60
A
B
50 griglia ribaltabile
Orinatoio a parete. A, pianta; B, sezione entrata acqua per il lavaggio da cassetta o Flussometro LAVAPIEDI Questi apparecchi sono generalmente usati per stadi, palestre. caserme, collegi, ecc. Constano di una bacinella di porcellana dura vetrificata, di gres porcellanato o di ghisa porcellanata, di forma rettangolare con lunghezza di cm 45÷50 e larghezza di cm 40÷45. La profondità è normalmente sui cm 20. Possono essere dotati di poggia piedi. Le rubinetterie di scarico e di erogazione sono simili a quelle descritte per i bidé,
53
B Vuotatoio ad aspirazione. A, pianta; B, sezione
40÷45
45÷50
A
20÷25
Lavapiedi. A, pianta; B, sezione.
234
FONTANELLE Possono essere costituite da una speciale vaschetta munita di bordo per il fissaggio al muro, oppure possono consistere in colonnette isolate la cui sommità è conformata a vaschetta. Il materiale è solitamente la porcellana comune o la porcellana dura vetrificata. Le dimensioni d'ingombro del beverino a muro sono usualmente di cm 40÷45 di larghezza per cm 38÷40 di sporgenza, con altezza di cm 25÷26 La rubinetteria preferibile è quella che presenta il bocchino di erogazione con getto parabolico ad uso anticontatto per la massima igiene. Il rubinetto è normalmete a molla a chiusura automatica per evitare eccessivo spreco di acqua; vi può essere inoltre una valvola di riduzione delle pressione sul tubo di apporto. Lo scarico è libero e munito di griglia.
B
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI APPARECCHI ED INSTALLAZIONI gruppo rubinetteria con doccetta
50÷55
38÷40 135÷156
tubo ferro zincato ø1/2''
A
40÷45 uscita a getto
sifone ø30
85-90
rubinetto a molla
B
regolazione valvola riduttrice di pressione
Lavandino in gres porcellanato (fire clay) a due bacini e scolatoio per installazione su armadietto o su banco.
Beverino. A, pianta; B, sezione. LAVANDINI l lavandini normalmente usati per case di civile abitazione possono essere di gres porcellanato, ghisa o acciaio porcellanati, acciaio inossidabile; per i tipi più piccoli può essere anche impiegata la porcellana dura vetrificata. Le dimensioni normali sono approssimativamente per il tipo piccolo cm 45 x 40, per il tipo medio cm 60 x 45, per il tipo grande cm 80 x 45 se il lavandino è ad una bacinella; per il tipo piccolo cm 80 x 40, per il tipo medio cm 90 x 45 e per il tipo grande cm 110 x 50 se il lavandino è a due bacinelle. Il modello più semplice è costituito da un bacino rettangolare, provvisto di accessori di rubinetteria e di scarico; ma il più delle volte si adopera unito ad uno scolatoio per la deposizione delle stoviglie o vetrerie dopo il lavaggio. Alcuni tipi hanno lo scolatoio incorporato in un sol pezzo con il lavandino propriamente detto, mentre altri l'hanno staccato ed applicato lateralmente per sovrapposizione. lo scolatoio può avere lunghezze variabili da cm 50 a cm 75. In questi ultimi tempi si sono molto sviluppati i lavandini a due scompartimenti di capacità diversa, di cui l'uno (con tappo di chiusura) è adibito al lavaggio e l'altro (con scarico libero) è destinato al risciacquo. In ogni caso i fori di scarico devono essere sempre protetti da griglia. 45÷80
Rubinetterie a) Scarico: la chiusura pub essere con tappo a catenella, oppure può aversi lo scarico libero protetto da griglia. Dalla piletta le acque passano alla tubazione di scarico attraverso il sifone che normalmente è del tipo ad « S », a bottiglia, o ad orologio. Talvolta è inserito nella piletta a scarico libero un dispositivo meccanico di triturazione dei rifiuti alimentari chiamato dissipatore, che permette l'immissione nella tubazione di scarico, previa opportuna diluizione, delle sostanze immesse e specialmente di quelle organiche rapidamente fermentabili. b) Erogazione: avviene attraverso un solo rubinetto oppure attraverso un gruppo miscelatore quando esiste la distribuzione di acqua calda per il lavandino. Il gruppo può essere installato a muro oppure sul bordo del lavandino. Talvolta fa parte del gruppo una doccia, collegata con tubo flessibile al miscelatore, per facilitare il lavaggio delle stoviglie con getto spostabile. Recentemente si sono diffusi rubinetti di regolazione « a passo rapido » che permettono la manovra completa del volantino con una frazione di giro.
50÷75
40÷45
gruppo rubinetteria per cucina con braccio girevole installa parete
85÷90
Lavandino in gres porcellanato (fire clay) ad un bacino con scolatoio per installazione su mensole
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235
USO DEI COLORI CONVEN CONVENZIOZIONALI NEI PROGETTI DI IMPIANTI È conveniente adottare negli scherni facenti parte del progetto degli impianti sanitari gli stessi colori che vengono generalmente usati negli impianti tecnologici e industriali con tubazioni in vista. Com'è noto, non vi è ancora uniformità nella scelta di tali colori. In riferimento ai più recenti criteri unificativi della « lnternational Organization for Standardization », Ente di unificazione per la zona europea, è consigliabile ricorrere a pochi colori base (dei quali parecchi già in uso) per i fluidi fondamentali; su questi si potranno applicare a giusti intervalli alcune strisce di altro colore in relazione alle necessarie sottodistinzioni del fluido di base (indicazioni del Colorificio Max Mayer): Acqua – Colore base: verde Potabile: verde continuo Non potab.: verde con strisce nere Riscald.: verde con strisce gialle Raffredd.: verde con strisce bianche Calda: verde con strisce rosse Distillata: verde con strisce blu Aria – Colore base: blu Condizionamento: blu continuo Compressa: blu con strisce rosse Vuoto: blu con strisce bianche Vapore – Colore base: rosso Bassa pressione: rosso continuo Alta pressione: rosso con strisce gialle Riscaldamento: rosso con strisce verdi Di scarico: rosso con strisce nere Gas – Colore base: giallo Di città: giallo continuo Ossigeno: giallo con strisce bianche Azoto: giallo con strisce verdi Metano: giallo con strisce brune
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA PER PICCOLI AGGLOMERATI Per lo smaltimento dei liquami luridi provenienti dagli impianti di scarico interni di ristretti agglomerati edilizi (in genere di non più di 300-400 anime), in mancanza di fognatura dinamica e con un approvvigionamento idrico medio di 80-100 litri/ab giorno, attualmente vengono presi in considerazione, in linea generale, la fossa settica ad uno o più comparti e la vasca di tipo lmhoff speciale, quali trattamenti primari, ed il pozzo perdente, la subirrigazione ed il letto percolatore, quali trattamenti secondari. Pozzetto di deposito per le sostanze grasse. - Gli impianti di trattamento e smaltimento dei liquami luridi, provenienti da abitazioni o piccole industrie, possono presentare inconvenienti nel loro funzionamento per la presenza di sostanze grasse, la maggior parte delle quali provengono dalle cucine o da lavorazioni artigiane. È quindi opportuna l'adozione di scatole e pozzetti condensagrasso o nei vari ambienti dove si scaricano dette sostanze (cucine) o all'uscita della tubazione di scarico interno. Funzione della fossa settica. - Il liquame proveniente dagli scarichi ed immesso nella fossa presenta un flusso molto lento, in modo da poter distinguere nettamente tre strati: il crostone superficiale formato da detriti vegetali, grassi ed altre sostanze galleggianti, la strato di fondo dove si depositano i materiali più pesanti ed i solidi sedimentabili non decomponibili, e quello intermedio costituito da un liquido chiaro e giallastra,
N N. vani utili persone
7 10 14 17
Consumo medio giornal. in litri
10 15 20 25
1000 1500 2000 2500
medio
vani utili
persone
giornal in litri
7 10 14 17 20 27 40 54
10 15 20 25 30 40 60 80
1000 1500 2000 2500 3000 4000 6000 8000
40
X
26 40
ø15
110 220 26
b
ø15 uscita X
l X
A
aeratore ø15
8
wc - cucina
38
30 193
35
125
3
40
155 h
20
H
30 30
Fig. 2 – Tipo di fossa settica ad un camera A,pianta; B, sezione X-X. Capacità fino a 10 persone o vani utili 7 Consumo medio giornaliero litri 1000 Volume utile » 3025 Volume totale » 3750 15
5 40
l
a
X
26
ø15 c
aeratore
30
Fig. 4 – Tipo di fossa settica
45
ø10 lavatoio
1° camera
2° camera
a 160 190 240 260
b 80 95 120 130
10
5
30 h
H
gres
20
30 ø15 W.C.-cucina
40
5
B, sezione X-X
X
B
Fig. 3 – Tipo di fossa settica a due camere A, pianta; B, sezione X-X
a tre camere. A, pianta;
b
B
A
Lunghezza
Altezza liquido
l 100 100 110 110
h 140 150 150 150
Volume utile in litri
Altezza totale interna H 170 180 180 180 10
Volume totale in litri
1° camera
2° camera
1° camera
2° camera
2240 2850 3960 4290
1120 1430 1980 2140
2720 3420 4750 5150
1360 1700 2380 2570
10
56
7.5 45
30 15 30
70
ø50mm
grasso
PIANTA
15
B
A
Dimensioni suggerite 1° camera
2° camera
3° camera
a 150 160 190 200 230 270 290 300
b 75 80 95 100 115 135 145 150
c
Lunghezza
75 80 95 100 115 135 145 150
236
l 100 120 120 125 125 150 160 180
Altezza liquido h 140 140 145 150 150 150 180 200
10
SEZIONE
Fig. 1 – Tipi di pozzetti condensagrasso A, in calcestruzzo; B, scatola metallica.
Lunghezza
A.P.I.C.E. S.r.l.
15
a
X
Dimensioni suggerite
Consumo N.
mato, impostate su una platea in conglomerato cementizio. Le pareti interne ed il fondo sono rivestiti con intonaco di cemento a doppio strato lisciato: gli spigoli sono notevolmente arrotondati.
5
26 ø15
Lunghezza
con un contenuto minimo di solidi sedimentabili o sospesi. Per mezzo di un attivo processo di fermentazione anaerobica putrida si ha una progressiva solubilizzczione delle sostanze che costituiscono i due strati, superficiale e profondo, e si avviano verso la mineralizzazione le sostanze organiche disciolte nello strato intermedio. Pertanto il liquido di questo strato non presenta i caratteri, torbidi e maleodoranti dei liquami del deprecato pozzo nero, ma è ancora putrescibile e va considerato come un liquame ancora bisognoso di un ulteriore depurazione (Puntoni).
N
Il tempo di detenzione va in genere assunto normalmente di 24 ore. Costituzione della fossa settica. –Si tratta in genere di una vasca di forma rettangolare con pareti di mattoni e malta di cemento oppure di getto in conglomerato ar-
Altezza
Volume utile
Volume totale
Litri
Litri
totale interna
1° camera
2° camera
3° camera
1° camera
2° camera
3° camera
H 170 170 175 180 180 180 210 230
2100 2680 3300 3750 4300 6070 8350 10800
1050 1340 1650 1870 2150 3030 4170 5400
1050 1340 1650 1870 2150 3030 4170 5400
2550 3260 3990 4500 5180 7300 9740 12400
1270 1630 1990 2250 2590 3650 4870 6200
1270 1630 1990 2250 2590 3650 4870 6200
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA Il fondo viene conformato leggermente a tramoggia per agevolare il deposito e la raccolta del fango. La copertura è costituita generalmente da solette in cemento armato gettate fuori opera, munite di chiusini a tenuta. È controversa la questione se il tubo di caduta debba essere prolungato nella massa del liquido per fare una chiusura idraulica contro il ritorno dei gas, oppure debba essere tenuto alto per rompere periodicamente il crostone. Una soluzione è quella di munire il tubo di caduta, immerso per un buon tratto nella parte mediana, di un prolungamento di aerazione terminante al disopra della falda del tetto. l tubi di afflusso e di efflusso del liquame o di comunicazione tra una camera e l'altra debbono essere di gres, con conformazione preferibilmente ad U con bocche ad una profondità di circa cm 40 dal livello libero, in modo da evitare l'eventuale trascinamento della schiuma superficiale o dei fanghi. L'immissione del liquame viene protetta da apposita solettina armata fungente da paraschiuma. Nei riguardi delle caratteristiche, delle dimensioni e dei campi di applicazione delle fosse ad uno o più compartimenti, si presentano nelle figg. 2, 3, 4 i tipi di fosse settiche studiati da Buonomini, Noccioli, Braccini. Nei tipi a più compartimenti la capacità è ripartita seguendo il criterio di assegnare alla prima camera, destinata prevalentemente alla decan
* Questo numero viene fissato
Profondità Profondità
per una dotazione di liquido di 80 l / persona / giorno e per abitazione continua ** Queste profondità possono essere aumentate con opportuna inserzione di anelli Tipo Ager
Tipo K
A A1 B B1 B2 B3 B4 D D1 D2 D3 D4 E ed F
N. persone
*
normale con aggiunta di 1 anello normale con aggiunta di 1 anello » » »2 » » » » 3 » » » » 4 » normale con aggiunta di 1 anello » » »2 » » » » 3 » » » » 4 » da costruirsi in opera monoblocco
Capacità Diametro utile interno D in litri in metri
7÷10 15 20 25 30 40 50 60 80 100 125 150 da 180 in poi
650 900 1100 1500 1900 2300 2700 2900 4000 5100 6200 7300
0,80
da 8000 in poi
da 2,00 a 2,70
tazione e digestione dei fanghi, un volume doppio della seconda. In commercio esistono molti tipi di fosse settiche particolarmente intese come « fosse biologiche », costruite con clementi prefabbricati. In considerazione del fatto che il liquido di dette vasche presenta una certa quantità di solidi sedimentabili, la rimozione dei fanghi dovrebbe essere effettuata a più brevi intervalli di tempo: comunque, il liquido deve essere sempre sottoposto ad ulteriori trattamenti secondari prima di essere immesso in corsi d'acqua con minima diluizione.
10
a D
0,90÷1,00
2
h
k
3
camera di chiarificazione 7 8
5
H
min. 2,31 media 3,16 max 5,41
7 8
Altezza Altezza di totale H un anello in metri A in metri
1,65 2,15 1,90 2,40 2,90 3,40 3,90 2,20 2,80 3,40 4,00 4,60
1,00
1,50
min. di entrata h in metri **
min. di uscita k in metri
0,50
0,25
0,30
0,50
0,33
0,40
0,60
0,35
0,42
Per forti capacità tipi rettangolari da 3,10 in opera con eventuale regolatore a 5,00 di portata, dissabiatore, grigliatura e scaricatori automatici dei fanghi.
Vasca dì tipo lmhoff. - È da prendere in considerazione la possibilità del suo impiego quando il numero di utenti da servire è alquanto consistente (> 50 secondo Buonomini), per consentire una maggiore regolarità del flusso: detto impiego è però subordinato, secondo alcuni autori (Buonomini e Coli.), all'adozione di un letto percolatore come trattamento secondario o ad una sufficiente diluizione nel recipiente finale, non essendo adatti i procedimenti di smaltimento nel terreno per il forte potere di intasamento dei liquami chiarificati nelle vasche lmhoff, i quali sono ricchi di solidi sospesi e possono ancora contenere solidi sedimentabili. Secondo altri, il liquame chiarificato affluente dalla vasca di tipo lmhoff potrebbe egualmente essere smaltito sia con i letti percolatori sia con i sistemi a disperdimento nel terreno, sotto determinate condizioni. La vasca del tipo lmhoff è simile a quella adottata nei grandi impianti, però con l'aggiunta di particolari caratteristiche atte a renderla idonea a piccoli impianti, quali l'aumento del periodo di detenzione a 12 ore.
A
9
6
camera dei fanghi
9
b
min. 0,90 media 1,35 max 1,60 Fig. 6 – Fossa settica cilindrica prefabbricata (Ediltecnica)
Fig. 5 – Fossa settica prefabbricata (tipo K-Caser)
a, sezione orizzontale; b, sezione verticale. 1, inserzione anelli per maggiori profondità tubazioni; 2, chiusino; 3, vano di raccolta e ossidazione del fango galleggiante; 6, vano di raccolta e digestione del fango pesante; 7, percorso fanghi galleggianti; 8, percorso fanghi pesanti; 9, percorso prodotti di digestione dei fanghi; 10, percorso acque durante la chiarificazione.
A.P.I.C.E. S.r.l.
Dati di massima per il dimensionamneto delle vasche di tipo Imhoff Abitanti 40 60 80 100 125 150
237
f 2,40 2,40 2,40 2,40 3,00 3,00
Compartimento di sedimentazione m³ A B E L 1,60 1,10 1,10 0,20 2,50 2,40 1,25 1,25 0,28 3,00 3,20 1,40 1,40 0,28 3,30 4,00 1,50 1,50 0,28 3,50 5,00 1,65 1,65 0,30 3,70 6,00 1,70 1,70 0,30 4,00
Compartimento di digestione m³ C D L 4,00 1,60 1,10 2,50 6,00 1,90 1,20 3,00 8,00 1,90 1,30 3,30 10,00 2,00 1,40 3,50 12,50 2,15 1,50 3,70 15,00 2,25 1,70 4,00
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA carta imballo
70
carta imballo
30
60
26 100÷200 26
60
60
40 100÷200 40
A
60
B
Fig. 8 - Tipi di pozzo pendente A, in muratura di mattoni; B, in muratura di pietrame a secco (da Buonomini, Noccioli, Braccini). 300÷450 ø100mm
25
ø100mm ø100mm
pozzo assorbente
Pozzo perdente. - E’ un imaeratore ø 80 pozzetto pianto di trattamento seconda- distributore 200 60 rio del liquido effluente dalla SEZIONE A-A 300÷450 25 70 25 fossa settica mediante un’opportuna dispersione nel terreno. Appare particolarmete utile la sua adozione quando POZZETTO DISTRIBUTORE carta imballo 140 la quantità di liquame è modesta e non si dispone di notevoli ø100mm 165 200 80 estensioni di terreno. Capacità 40 12 preferibile pari ad almeno la 40 65 metà del volume di liquame da 25 smaltire giornalmente. 20 100÷680 30 I pozzi perdenti hanno una 30 6 forma normalmente circolare con diamentro interno non su20 periore ai m 2,00. 25 La struttura e le caratteristiche 90 40 130 120÷700 principali di alcuni tipi di pozzi 6 25 sono visibili nelle fig. 8 e 9. 12 20 20 70 20 Il dimensionamento di mas110 sima può ricavarsi dalla ta12 bella seguente che indica per i 60 vari terreni la superficie laterale utile da assegnare. pietrame disposto a mano 60 25 25 60 150 320 Fig. 9 - Tipo di pozzo assorbente o pendente
A.P.I.C.E. S.r.l.
238a
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA 90
20
20 210 ø100mm
20
ø75mm
90
30
30
20
20
108 12 110
40
40
28 20 28
T60x60
280
93 T60x30
125
80
45
T60x30 93 93 L40x30
410
L40x40
20
ø100mm
1
250
240
20
ø 75mm 80
320
7 53 28
T 60x30 Tavole legno catramato
20
20 2
A.P.I.C.E. S.r.l.
180
178
12 ø100mm 178
40
15 28 25 80
30
220
20
L40x40 20
110
120 40 20
3 Fig. 7 - Tipo di vasca Imhoff per i piccoli impianti 1, pianta; 2, sezione longitudinale; 3, sezione trasversale.
125 20 40 30 20
120 40 20
30
238b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA Tab. 1 – Dimensionamento della superficie laterale dei pozzi perdenti in relazione alla natura del terreno. Superfici laterali in m² per persona Abitazioni Scuole Camping (100 l/g/ab.) (40 l/g/al.) (50 l/g/camp.) 0,50 0,20 0,25 0,75 0,30 0,40 1,25 0,50 0,60
Natura del terreno Sabbia grossa o pietrisco Sabbia fine..................... Argilla sabbiosa............. Argilla com molta sabbia o pietrisco..................... Argilla con poca sabbia o pietrisco.....................
2,00
0,80
1,00
4,00
1,50
2,00
Quando si istituiscono più pozzi (il che è buona norma), essi verranno alimentati a mezzo di un pozzetto distributore, che presenta la possibilità. mediante la manovra di saracinesche, di inviare il liquame alternativamente nei vari pozzi. Sub-irrigazione. - Rappresenta il trattamento secondario elettivo per un liquame uscente dalla fossa settica, quando vi sia spazio abbondante presso l'edificio od il gruppo di edifici e la falda idrica abbia un livello alquanto profondo. A questo proposito le prescrizioni della distanza tra il massimo livello della falda e il fondo della trincea drenante variano alquanto secondo le indicazioni dei vari autori: in Italia si ritiene sufficiente che essa sia superiore a m 1,00.
La sub-irrigazione semplice consiste nell'immissione del liquame proveniente dalla fossa settica in una rete variamente ramificata di tubi distributori in calcestruzzo o in gres o in cemento amianto, disposti a circa m 0,50÷0,70 di profondità in trincee scavate nel terreno e circondati da strati di ghiaia in modo da evitare l'intasamento per via della terra. l tubi sono lievemente accostati l'un l'altro e la zona di giunzione viene coperta superiormente da manicotti di protezione. Il liquame si distribuisce e si disperde quindi nel terreno ossidandosi completamente. La rete di canali distributori è alimentata mediante un sifone di cacciata del tipo di quelli normalmente adottati nelle fognature. In fig. 11 si presenta un sifone del tipo ADAMS.
Tab. 2 – Lunghezza dei tubi distributori per sub-irrigazione Natura del terreno
230 190
20
20
1
35 35
20
20 60
A 20
15
75
100
30-50
15 20
A 30 30 30
15
Sabbia grossa o pietrisco Sabbia fine..................... Argilla sabbiosa............. Argilla com molta sabbia o pietrisco..................... Argilla con poca sabbia o pietrisco.....................
7
2,8
3,5
10
4
5
120-180
12 7
40
30
137
15
10
25 30
50
B
15
B
110
60
Fig. 11 – Sifone di cacciata per reti di sub-irrigazione A, pianta; B, sezione.
2
80 50
carta imballo 100 mm
ø80 mm
65
40
p = 2÷3%
40
p = 2÷3%
15
30
80
60
in terreno sabbioso o molto sciolto
in terreno compatto
45
Lunghezza di tubazione per persona Abitazioni Scuole Camping (100 l/g/ab.) (40 l/g/al.) (50 l/g/camp.) 3 1,2 1,5 4 1,6 2 5 2 2,5
80
sifone di cacciata
15 35
80
sifone di cacciata
30-50
70
110
Per stabilire quale debba essere la lunghezza complessiva dei tubi distributori in funzione del numero di utenti e della natura del terreno, ci si può basare in via di primo orientamento sui dati della Tabella 2. Per un dimensionamento più preciso occorre basarsi su prove di permeabilità del terreno (test di percolazione). Sub-irrigazione drenata. - Se il terreno risulta poco permeabile si può adottare il sistema della sub-irrigazione drenata, situando nella trincea, al disotto della tubazione immittente, una tubazione di minore diametro che raccoglie il residuo liquame non disperso per convogliarlo alla fine in un pozzo perdente, oppure in un fosso od in un solco del terreno.
15
p = 2÷3% 15
30 15
40 40
C
40
40
D
Fig. 10 – Reti di canali distributori per sub-irrigazione semplice 1, campi di dispersione: A, in terreni piani; B, in terreni inclinati; 2, trincea in terreno permeabile; C, sezione trasversale; D, sezione longitudinale (De Martino e Passaro).
A.P.I.C.E. S.r.l.
239
40
40
B
Fig. 12 – Sub-irrigazione drenata. Trincea in terreno poco permeabile A, sezione trasversale; B, sezione longitudinale
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SANITARI SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA Letto percolatore. percolatore . - Per il trattamento secondario dei liquami luridi di piccoli agglomerati può ben adoperarsi il letto percolatore, quando non si possa ricorrere alla dispersione nel terreno e ci sia disponibilità di carico (circa m 2,50-3,00). Qualora il trattamento primario avvenga in una vasca tipo lmhoff, il numero di utenti che può servire può essere raddoppiato nei rispetti della fossa settica. Nel letto percolatore il liquame chiarificato subisce una intensa ossidazione, attraversando una massa di pietrisco o di scorie d'alto forno, dimensionata in ragione di ml 1 di letto per ogni 4 abitanti. L'affluente del letto percolatore può scaricarsi direttamente in un piccolo corso d'acqua, a meno che il numero di utenti superi il centinaio, nel qual caso occorre l'istituzione di una seconda vasca lmhoff di decantazione finale. Nella Fig. 13 sono rappresentate la costituzione e la struttura, nonché le caratteristiche e le dimensioni di un letto percolatore proposto da Buonomini e coll. per un liquame di fossa settica e per un numero di utenti fino a 50. uscita 20
10
Schemi d'impianto. In relazione ai tipi di trattamenti precedentemente citati si indicano nella seguente tabella 3 alcuni dei princi-
N.
1
2
A
3 B
4
D
ø15 26 entrata lastra forata ondulata
gres
ghiaia del 5
80 10 120
1
bascula
30
pillore del 15÷20 bascula in legno
adeguata profon
Fossa settica a due camere ed uno o due pozzi perdenti
25
dità della falda freatica.
80
4
Fig. 13 – Tipo di letto percolatore per piccoli impianti 1, pianta; 2, sezione A-B; sezione C-D; 4, particolare Per capacità fino a 50 persone a= m 3,70; b = m 1,70 Per capacità fino a 25 persone a= m 2,60; b = m 1,20 Per capacità fino a 15 persone a= m 1,85; b = m 0,85
A.P.I.C.E. S.r.l.
Due fosse settiche a tre camere e e sub-irrigazione irrigazione drenata Fossa settica a tre camere e letto percolatore
9
Vasca Imhoff e letto percolatore
10
Vasca Imhoff-letto percolatore-vasca Imhoff
SEZIONE TRASVERS.
lastra ondulata e forata perno con supporto in bronzo
terreno e ad una sufficiente super-
Fossa settica a tre camere e sub-irrigazione drenata
in legno pitch-pine catramato
3
80
In relazione ad una normale permeabilità del
6
8
3
60
160 ficie disponibile.
7
uscita
Fossa settica a due camere e subirrigazione Fossa settica a tre camere e subirrigazione
5
2
tubo fibrocem ø4 con anima in ferro e malta cementizia
SEZIONE LONGIT.
10
In relazione ad una normale permeabilità del
Due fosse settiche a tre camere e e sub-irrigazione irrigazione
ghiaia dell' 8
entrata
Fossa settica ad una camera ed uno o due pozzi perdenti
Utenti Condizioni serviti di applicazione
ø3
a
b
Schema
terreno e ad una
C
26
Denominazione dell'installazione
pali schemi d'impianto che possono essere usualmente adottati, insieme con le corrispondenti condizioni di applicazione.
In relazione ad una normale permeabilità del
terreno e ad una 160 sufficiente superficie disponibile. In relazione ad un suffic. dislivel. tra quota di immissione e quota di scarico, ed alla 100 scarsità di superficie disponibile 50
c.s. quando il numero di utenti 200 supera il centinaio
Fossa settica ad una camera
Vasca tipo Imhoff
Fossa settica ad due camere
Rete di canali
Fossa settica ad tre camera
Pozzo perdente
Vaschetta di partizione o di cacciata
Letto percolatore
240
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE
COEFFICIENTI DI CONDUTTIVITÀ TERMICA INTERNA in kcal/m h °C MATERIALI E DESRIZIONE C Acqua............................................ 0,52 Alluminio...................................... 180,00 Amianto (p. spec. 700 kg/m³).... 0,20 Amianto (p. spec. 580 kg/m³).... 0,15 Aria......................................... 0,02 Ardesia................................. 1,2 Asfalto....................................... 0,5 Calcare da costruzione................ 1,2÷2,5 Cartone...................................... 0,2 Cotone................................... 0,054 Farina fossile in polvere................. 0,08 Feltro................................ 0,07 Ferro (e acciaio)........................... 50÷60 Fibre organiche alla rinfusa...... (p. spec. 100 kg/m³)....................... 0,03 Fibre organiche alla rinfusa (p. spec. 200 kg/m³)....................... 0,04 Fibre organiche in lastre (tipo trefex).......................... 0,09 Fibre organiche in lastre (tipo populit).......................... 0,05 Gesso in piastrelle per rivestimenti........................... 0,25 Granito, gneiss...................... 2,7÷3,5 Lana di scorie d'alto forno............ 0,1 Lana di vetro (alla rinfusa)......... 0,06 Legno asciutto................... 0,12 Legno bagnato................... 0,18 Linoleum.................... 0,16 Magnesia (carbonato e amianto)... 0,05 Magnesite refrattaria...................... 1,1 Marmo.......................... 2÷3 Ottone..................................... 70÷100 Paglia tritata................................ 0,07÷0,08 Piombo.................................. 26÷29 Pomice (p. spec. 300 kg/m³).... 0,08 Pomice (p.spec. 600 kg/m³)..... 0,016 Rame.......................................... 300÷340 Schiuma di gomma..................... 0,027 Segatura di legno.................... 0,06 Sabbia asciutta................... 0,5 Sabbia bagnata....................... 2,0 Seta (cascami)................... 0,048 Stuoie isolanti (p.spec. 250 kg/m³) 0,04 Sughero greggio...................... 0,15 Sughero in granelli......................... 0,04 Sughero agglomerato con asfalto in lastre............................................ 0,05÷0,08 Terra.......................................... 2,0 Tufo............................................ 0,3÷0,4 Vetro............................................. 0,65 Zinco.......................................... 95,0
A.P.I.C.E. S.r.l.
DATI GENERALI DI CALCOLO Il calore fornito artificialmente ad un ambiente deve compensare, per ogni intervallo di tempo, in condizioni di regime, le perdite per trasmissione attraverso le pareti che delimitano l'ambiente medesimo ed attuare il riscaldamento ed, eventualmente, l'umidificazione dell'aria di ventilazione (cioè della quantità d'aria introdotta, nello stesso tempo, dall'esterno all'interno del locale). La determinazione della quantità di calore trasmessa, ogni ora, attraverso una parete piana che divide due ambienti a temperatura diversa, si effettua mediante l'espressione: Q = C S (T - t) ove Q rappresenta la quantità di calore cercata, S l'area della superficie della parete, T e t le temperature dei due ambienti. Qualora la S venga espressa in m², T e t in °C e Q in grandi calorie per ora (kcal/h), i valori del coefficiente C (coefficiente di trasmissione della parete) risultano dallo specchio che segue, riferito alle strutture più frequenti nell'edilizia civile. Nel caso si avesse a che fare con strutture diverse da quelle riportate nello specchio suddetto, se ne potrà calcolare il coefficiente di trasmissione C con la:
C=
1 1 + S1 + S2 + ..... 1 c1 c2 k2 k1
in cui S1, S2...., sono gli spessori, in metri, dei vari strati di materiali diversi costituenti la parete, C1, C2. . . , corrispondenti coefficienti di conduttività termica interna, K1, il coefficiente di adduzione tra la parete e l'esterno e K2, l'analogo coefficiente tra la parete e l'interno. Si può ritenere numericamente: K1 = 10÷15 kcal/m². h. °C K2 = 7 kcal/m². h. °C Tali valori valgono per temperature tra 0 e 20÷30 °C, pareti di tipo normale e, per quanto riguarda K1, velocità del vento di circa 15 km/h. Per tener conto dell'influenza che in casi diversi le velocità del vento possono avere sul valore di K1, si usa aumentare empiricamente i valori di C a seconda delle esposizioni e delle località. Si consiglia così di aumentare C delle seguenti percentuali: per pareti esposte a Nord 20÷35% a seconda della località: per pareti esposte a Est 10÷25% a seconda della località; per pareti esposte a Ovest 10÷20% a seconda della località; nessun aumento per le pareti sposte a Sud. Naturalmente per esposizioni intermedie si assumono valori intermedi. Si fa notare che i valori di aumento sopra riportati tengono conto oltreché dell'effetto dei venti predominanti nella zona, come già detto, anche di quello della diversa insolazione alla quale sono sottoposte le varie pareti a seconda della loro esposizione. Non sono però considerati i casi limite di località in cui si producono frequentemente venti a velocità particolarmente elevate (la bora nelle località dell'alto Adriatico, per esempio), poiché le valutazioni vanno fatte allora caso per caso.
241a
l coefficienti di conduttività termica interna sono desumibili dalla tabella seguente. Qualora la parete comprenda delle intercapedini di aria, se la larghezza dell'intercapedine è inferiore a 1,5÷2,5 cm si tien conto dell'effetto contemporaneo del passaggio di calore per adduzione tra parete e aria, e di quello per conduttività interna nell'aria stessa (coefficiente c di quest'ultima 0,02 kcal/m h °C); se la larghezza dell'intercapedine è maggiore di 2,5 cm circa, ed è questo il caso più frequente, si trascura la conduttività interna dell'aria: nell'espressione di C vengono cosi ad aggiungersi semplicemente, al denominatore, due termini del tipo 1/k in cui k si usa assumere di solito uguale a 10 kcal/m² h °C. La resistenza termica dell'intercapedine diventa, in questo caso, praticamente indipendente dallo spessore. La quantità di calore occorrente ogni ora per riscaldare l’aria di ventilazione si può calcolare con la formula: Qv=0,3 V (T–t) essendo V il volume di aria introdotto ogni ora espresso in mllh, T e t le temperature interna ed esterna in IC. Il volume V viene di solito messo in relazione al volume Va dell'ambiente ponendo: V= α Va ad α si possono attribuire, per ventilazione naturale, i seguenti valori: α = 0,5÷1 per stanze di abitazione, di ufficio ecc; α = 1÷2 per atri, ingressi, mostre, officine, ecc. α =2÷ ÷ 3 per gabinetti, cucine ecc. Qualora si trattasse di ventilazione forzata i valori di α sarebbero generalmente diversi: ma la questione rientra allora nel campo degli impianti di termoventilazione o di condizionanento ai quali si accennerà in seguito. Il calore per l'umidificazione dell'aria si può ritenere pari, in media, a 2÷3 kcal/m³ di aria di rinnovo. Per quanto riguarda i valori da assegnare a T e t che compaiono in tutte le formule sopra riportate si può dire che: a) per la scelta del valore di T si seguono i seguenti criteri: se si tratta di ambienti destinati al riposo o ad attività che non implichi lavoro fisico oltre il normale movimento (ad es.: abitazioni, uffici), si potrà assumere T= 18÷22 °C; per ambienti in cui si può presumere normale movimento delle persone ma abbigliamento delle stesse corrispondente alle condizioni esterne, si sceglierà T =14÷ ÷ 18 °C; nel caso di locali in cui si può presumere che venga svolto un lavoro fisico o che le persone siano in intenso movimento T =12÷18 °C. Nello scegliere i valori di T fra i limiti sopraccennati bisognerà tener presente diversi fattori come: modalità di cessione del calore da parte dei corpi scaldanti, estensione delle superfici vetrate, ecc. b) per t si sceglie un valore convenzionale variabile con la località: nelle pubblicazioni speciali sono normalmente riportati tali valori per le diverse città d'Italia.
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE
PORTE, FINESTRE, LUCERNARI Porta esterna di legno senza vetri... Porta interna di legno senza vetri... Porta interna di legno a vetri... Finestra a 1 vetro con telaio in ferro... Finestra a 1 vetro con telaio in legno Finestra a 2 vetri con telaio unico in ferro.......................................... Finestra a 2 vetri con talaio unico in legno.......................................... Doppia finestra con telai in ferro... Doppia finestra con telai in legno... Lucernai semplici.......................... Lucernai doppi............................. Vetrine........................................
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Coeffic. di TRASMISSIONE C 3 2 3 6 5 3,5 2,5 2,5 2 5 2,5 4
La somma delle quantità di calore anzidette (occorrenti per compensare le trasmissioni di calore e per adeguare alte condizioni interne quelle dell'aria esterna di ventilazione) estesa a tutti gli ambienti del fabbricato e diminuita eventualmente delle quantità di calore che ogni ora potrebbero essere prodotte in alcuni ambienti, (per la presenza di numerose persone, di grandi lampade o di qualsiasi altra notevole sorgente di calore) rappresenta la quantità totale di calore che deve essere fornita, ogni ora, al fabbricato stesso. Un'idea dell'ordine di grandezza di questa quantità di calore si può avere ritenendo che ad un fabbricato le cui caratteristiche costruttive non si differenzino molto da quelle normalmente adottate in edifici civili (rapporto tra area delle finestre ed area totale delle pareti intorno a 0,3: muri usuali senza particolari accorgimenti isolanti, infissi semplici ad un sola vetro, ecc.) debbano essere fornite 0,9 kcal/'h m³ di costruzione (vuoto per pieno) e per ogni °C di differenza tra le temperature esterna ed interna. È necessario ricordare, a questo punto, che i calcoli finora indicati si riferiscono a condizioni di regime. In realtà un impianto di riscaldamento non funziona nelle cennate condizioni, sia perché la temperatura esterna è in continua e sensibile variazione, sia perché, nella gene-
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ralità dei casi, l'esercizio degli impianti non é continuo, ma viene interrotto per alcune ore della giornata (case di abitazione, uffici, aule scolastiche, ecc.) o addirittura per alcuni giorni della settimana (sale di riunione, aule per conferenze. ecc.). Esistono pertanto dei periodi di avviamento nei quali l'impianto sarà chiamato a fornire agli ambienti una quantità di calore maggiore di quella occorrente a regime. Di questo si tien conto empiricamente aumentando di un congruo valore percentuale le quantità di calore da fornire ai singoli ambienti, calcolate come sopra specificato. L'entità di questa aumento dipende da molteplici fattori, quali: la durata del funzionamento e quella dell'interruzione, il periodo di tempo nel quale si vuole che si raggiungano le temperature desiderate, le caratteristiche costruttive del fabbricato per quanto si riferisce alla sua « inerzia termica », ecc. Un valore di aumento che dà buoni risultati, applicato al caso di edifici per case di abitazione o uffici con orari di funzionamento normali (10 ore di interruzione su 24) è dell'ordine di grandezza del 15%. Il fabbisogno di calore così calcolato può essere fornito ai locali da riscaldare in modi diversi, che danno luogo ad altrettanti tipi di impianti di riscaldamento. Una classificazione dei diversi tipi viene
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE VALORI DEL COEFFICIENTE C RIFERITI ALLE STRUTTURE PIÙ FREQUENTI NELL'EDILIZIA CIVILE MURATURE
Spessore della parete
C = kcal/m² h °C muratura rustica
mur. finita intonaco ~ 1 cm
0,12 0,25 0,38 0,50 0,65 0,80
0,12 0,25 0,38 0,50 0,65 0,80
0,12 0,25 0,38 0,50 0,65 0,80
0,20 0,30 0,40
1,96 1,47 1,22
1,47 1,1 0,91
0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 1,00
2,1 1,9 1,8 1,6 1,5 1,3
1,93 1,76 1,70 1,52 1,44 1,25
0,05 0,08 0,10 0,15 0,20 0,30
4,2 3,7 3,4 2,9 2,6 2,2 2,0
3,7 3,5 3,0 2,7 2,4 2,1
0,40 0,60 0,80 1,00
1,96 1,69 1,41 1,22
1,81 1,60 1,35 1,18
Muratura di pietrame con parametro pietra da taglio di ~ 5 cm di spessore
0,50 0,60 0,70 0,80 1,00
1,74 1,68 1,50 1,41 1,22
1,65 1,59 1,44 1,35 1,17
Muratura di mattoni con parametro in pietra da taglio di ~ 5 cm di spessore
0,25 0,38 0,50 0,65 0,80
1,60 1,22 1,03 0,85 0,75
1,48 1,13 0,94 0,78 0,70
SOLAI, SOFFITTI E PAVIMENTI
C = kcal/m² h °C Spessore della parete
Muratura di mattoni pieni
Pavimento di linoleum
3,16 2,87 2,58 2,38
2,96 2,72 2,48 2,28
1,95 1,80 1,70 1,60
2,14 2,00 1,85 1,75
10 15 20 25
1,70 1,60 1,52 1,46
1,60 1,55 1,46 1,41
1,26 1,22 1,17 1,12
1,36 1,26 1,21 1,17
10 15 20 25
5 4,21 3,70 3,28
1,64 1,54 1,50 1,41
4,60 3,93 3,46 3,08
2,81 2,53 2,34 2,15
10 20
0,56 0,56
0,46 0,45
0,56 0,56
0,51 0,51
inferiore
Senza di intonaco su leggera armatura
pavimento poggiante direttamente sul terreno senza materiale isolante
Pavimento di legno
10 15 20 25
Senza soffitto
solaio del tipo misto con pavimento
Pavimento Cemento di nudo(senza mattonella soffitto o pavimento) sul cemento
Muratura di mattoni forati
Muratura di pietrame
Calcestruzzo di cemento (per cemento armato il coefficiente aumenta del 10%)
Muratura di pietrame con parametro di mattoni di ~ 6 cm di spessore
Muratura di mattoni forati con parametro in pietra da taglio di ~ 5 cm di spessore
0,20 0,25 0,30 0,40
1,76 1,68 1,37 1,15
Solaio composto di doppio strato di tavolo e intonaco di soffittatura
COPERTURE (per le coperture piane vedere soli ecc.)
di scorie
0,20 0,30
2,53 2,23
2,04 1,80
1,89 1,70
242
Doppio strato di tavolo su travicelli di legno 0,7 ÷ 1,1
Senza soffittatura (capriate in vista)
Con soffittatura applicata alle capriate
8 ÷ 14
2 ÷ 2,5
su travicelli Coperture in cotto o ardesia naturale o artificiale
Senza materiale isolante 5
1,5 ÷ 2
Con materiale isolante tra tavolato e tegole Coperture in cotto o eternit con soffittatura orizzontale
2,72 2,39
Strato di tavolo su travicelli di legno 1,5 ÷ 1,8
Coperture in cotto ardesia artificiale o lamiera
su fondo continuo in tavolo
0,20 0,30
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Solaio in legno composto di travicelli e solaio di tavolo
1,65 1,59 1,27 0,86
di cemento
Blocchi forati
pavimento poggiante direttamente sul terreno con materiale isolante
2 ÷ 2,5
0,6 ÷ 0,8
Il sottotetto può essere considerato come un ambiente non riscaldato che si trova ad una temperatura intermedia fra l’internna e l’esterna e che può assumersi con sufficiente approssimazione uguale alla media fra le due. Si può così calcolare la quantità di calore che passa dall’ambiente ricaldato al sottotetto attraverso il soffitto al quale si attribuisce un coefficiente di trasmissione compreso fra 4 e 6.
formante ampio sottotetto
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE tubo d'aria
vaso d'espansione rete di sfogo d'aria
andata
ritorno
valvola d'intgercettazione con rubinetto di scarico Fig. 1 - Schema di impianto e termosifone a circolazione naturale di solito fatta in base allo stato del fluido che circola nell'impianto ed alle modalità secondo le quali il fluido stesso viene fatto circolare. Si hanno così: a) gli impianti ad acqua calda a «circolazione naturale » (o «a gravità» o «a termosifone» propriamente detti); b) gli impianti ad acqua calda a «circolazione forzata » (o «accelerata » o «rapida»); c) gli impianti «a vapore». IMPIANTI Dl RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA A CIRCOLAZIONE NATUNATURALE In questi impianti (fig. 1), la circolazione del fluido è dovuta alla diversa densità dell'acqua nei circuiti di andata e ritorno, conseguente alle diverse temperature assunte dall'acqua stessa, che riceve calore in caldaia e lo cede nei corpi scaldanti.L'alimentazione delle stufe è fatta generalmente sistemando i tronchi principali delle tubazioni orizzontali, sia di andata che di ritorno, nello scantinato (distribuzione dal basso). Le colonne montanti sono collegate alle estremità superiori con una tubazione (rete d'aria) che normalmente fa capo al vaso d'espansione e che ha lo scopo di eliminare le sacche d'aria che possono formarsi durante il riempimento dell'impianto o nel corso del suo funzionamento, Per questa ragione è necessario dare alla rete di distribuzione cosiddetta «orizzontale» una pendenza del 5÷10% in un senso prestabilito (normalmente a «salire» partendo dalla caldaia e procedendo verso le varie colonne montanti). Bisognerà inoltre aver cura di evitare
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cambiamenti di pendenza (contropendenze) che darebbero luogo a zone di accumulo dell'aria dannosissime agli effetti della circolazione dell'acqua, a meno di non far coincidere tali cambiamenti con punti di innesto con tubazioni verticali o di munirli di adatti dispositivi per lo sfogo dell'aria (automatici o manuali). Un altro schema frequentemente adottato e che permette forse una più sicura circolazione dell'acqua nelle tubazioni (specialmente nel periodo di avviamento) è quello cosiddetto con « distribuzione dall'alto » costituito da una colonna montante generale, una rete orizzontale di andata al soffitto dell'ultimo piano disposta nel sottotetto o in un controsofftto, da colonne discendenti verticali e infine da una rete « orizzontale » d ritorno al soffitto dello scantinato. In tutti i casi gli impianti sono muniti di un vaso d espansione il cui compito è di permettere la libera dilatazione del fluido e quindi di evitare sovrappressioni pericolose; esso è in comunicazione con l'atmosfera negli impianti ad acqua calda normale, mentre è a tenuta d'aria in quelli cosiddetti ad acqua « surriscaldata », nei quali, volendo far superare all'acqua la temperatura di 100° è necessario mantenere in tutto l'impianto una pressione superiore a quella atmosferica. II volume m litri del vaso d'espansione può determinarsi empiricamente dividendo per 600÷700 la potenza massima dell'impianto espressa in kcal/h. Un caso particolare degli impianti di riscaldamento a gravità è quello degli «impianti a livello», (fig. 2 e 3) cui si ricorre per il riscaldamento autonomo
243a
di singoli appartamenti. In tale sistema la mezzeria delle stufe è all'incirca allo stesso livello di quella della caldaia. L'alimentazione è effettuata sempredall'alto, cioè con la tubazione orizzontale di andata disposta subito sotto il soffitto: quella di ritorno può essere sistemata al disotto del pavimento o riportata anch'essa al soffitto: si hanno così due tipi di impianto a livello, il secondo dei quali è detto anche a «sifone» per l'andamento particolare che assume in tal caso la tubazione di ritorno. La circolazione, determinata in linea generale dalle differenze di pressione che si stabiliscono m seguito alle diverse densità del fluido nelle tubazioni, è dovuta, in particolare, al progressivo raffreddamento dell'acqua nelle tubazioni orizzontali di andata: perciò quest'ultime non debbono mai essere rivestite con isolanti termici, mentre in liea teorica sarebbe conveniente isolare il trattoverticale di salita disposto in partenza dalla caldaia. IMPIANTI Dl RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA A CIRCOLAZIONE FORZATA Sono simili ai precedenti a meno del sistema di circolazione, che in questo caso viene provocata da un mezzo meccanico, consistente generalmente in un'elettropompa centrifuga inserita nel circuito del fluido riscaldante, (fig. 4) normalmente sulla tubazione di ritorno subito a monte della caldaia. Il sistema è particolarmente indicato per impianti in edifici estesi ed è indispensabile nei casi in cui sia necessario disporre una o più stufe a livello inferiore rispetto a quello della caldaia. La sua applicazione si sta ora diffondendo,comunque, anche in edifici di modeste dimensioni nei quali venivano prima installati, quasi esclusivamente, impianti a circolazione naturale. Ciò è dovuto a ragioni sia economiche che tecniche. II costo complessivo della installazione, infatti, è in molti casi leggermente inferiore a quello degli impianti a termosifone; inoltre le più elevate differenze di pressione in giuoco liberano da molte incertezze riguardanti difficoltà di circolazione dell'acqua e consentono una maggiore adattabilità dell'impianto alle varie esigenze di distribuzione del fluido scaldante. Naturalmente si rimane vincolati al funzionamento dell'elettro-
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE pompa, sicurezza pressoché assoluta, da questo punto di vista, si può però ottenere disponendo due di tali apparecchi uno di riserva all'altro. Per qanto riguarda la disposizione delle tubazioni si può dire che è quasi esclusivamente adottata la «distribuzione dal basso», con i soliti accorgimenti per quello che riguarda l'eliminazione dell'aria dall'interno dell'impianto.
sti ultimi casi solo una parte dell'impianto (caldaia e tubazioni principali) è a media o ad alta pressione: questa viene abbassata a qualche decimo di atmosfera a mezzo di riduttori prima che il vapore entri nei corpi riscaldanti. La circolazione è dovuta alla differenza tra la pressione del vapore in caldaia e quella nelle stufe; il vapore percorre così le tubazioni di andata, si condensa nelle stufe e torna in caldaia sotto IMPIANTI DI RISCALDAMENTO forma di acqua. Con particolare riferiA VAPORE mento agli impianti a bassa pressione Si costruiscono impianti a bassa pres- (fig. 5), si accenna che gli schemiadotsione(qualche decimo di atmosfera di tati per la distribuzione del vapore pressione effettiva in caldaia), a media dalle caldaie alle singole stufe e per la (2-3 atmosfere) e ad alta pressione sistemazione delle tubazioni di con(8-10 atmosfere): generalmente inque- densa possono essere diversi: si può
avere cosi, per quanto riguarda il vapore, la distribuzione dall'alto (meno usata) e quella dal basso (vedi caso analogo negli impianti d gravità); per quanto riguarda la condensa, la disposizione con tubazioni « asciutte » o quella con tubazioni «annegate»: si ottiene l'una o l'altra di queste ultime a seconda che le tubazioni medesime siano disposte sopra o sotto il livello (indicato con n-n in fig. 5) ottenuto aggiungendo a quello dell'acqua incaldaia (indicato con m-m in fig. 5) un'altezza pari alla pressione effettiva di
sfogo d'aria
andata
ritorno Fig. 2 - Schema di impianto a livello con ritorno in basso sfogo d'aria tubo d'aria ritorno a sifone
Fig. 3 - Schema di impianto a livello con ritorno a sifone
A.P.I.C.E. S.r.l.
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Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE vaso d'espansione
rete di sfogo d'aria
andata
ritorno
valvole d'intercettazione delle colonne
idrometro valvole d'intercettazione
Fig. 4 – Schema di impianto a termosifone a circolazione accellerata partenza del vapore espressa in m (o mm) di colonna d'acqua. Una particolarità caratteristica delle tubazioni di vapore è che sono disposte sempre con una leggera pendenza nel senso del moto del fluido, per permettere all'acqua di condensa che inevitabilmente si forma in tali tubazioni, anche se sono bene isolate, di procedere verso punti prestabiliti di eliminazione, senza creare gravi disturbi alla circolazione del vapore e senza produrre rumori fastidiosi. In tali punti si stabilisce un collegamento tra le tubazioni di vapore e quelle di condensa in modo di permettere all'acqua formatasi nelle prime di passare nelle altre. Questi collegamenti si realizzano, appena possibile, mediante « sifoni scaricatori »(occorre però che l'altezza del sifone sia perlomeno uguale alla sovrappressione di caldaia espressa in metri di colonna fluida, per evitare il passaggio diretto del vapore nelle tubazioni di condensa) oppure per mezzo di appositi apparecchi (scaricatori di condensa) che permettono il passaggio della acqua, ma non quello del vapore. L'installazione di sifoni o di scaricatori è indispensabile, per la medesima ragione sopra esposta, ai piedi delle colonne montanti: inoltre gli scaricatori vengono di solito sistemati sulle uscite di tutti gli apparecchi utilizzatori (radiatori, scambiatori, ecc.). Il ritorno dell'acqua di condensa in caldaia può avvenire in generale, semplicemente
per gravità qualora la quota della stufa più bassa rispetto alla caldaia stessa sia maggiore della pressione effettiva di partenza del vapore, espressa in altezza di colonna fluida, Se questo non avviene, come è generalmente negli impianti a media e ad alta pressione, occorre disporre, in una parte bassa del fabbricato, un serbatoio di raccolta della condensa in comunicazione con l'atmosfera, dal quale l'acqua viene poi inviata in caldaia a mezzo di pompe accoppiate a motore elettrico o mosse direttamente dal vapore che agisce nell'impianto. Per il calcolo delle tubazioni nei diversi casi si rimanda ai trattati speciali. La scelta dell'uno o dell'altro tipo d'impianto, e dello schema da adottare deve essere fatta in base a condizioni particolari che vanno esaminate caso per caso. Si può dire però che gli orientamenti generali recenti conducono alla progressiva eliminazione del riscaldamento diretto con vapore ed a limitare l'impiego degli impianti a gravità alle piccole applicazioni in appartamenti o in edifici di limitatissima estensione. La tendenza ad eliminare il riscaldamento diretto con vapore è dovuta a ragioni igieniche e tecniche. Alla base delle prime è l'alta temperatura (anche superiore a 100 °C) dei corpi scaldanti, che produce, sembra per l'arrostimento della polvere, impressioni di eccessiva secchezza dell'aria e che provoca anche un irraggiamento molesto; entrata vapore
andata valvola di sicurezza
scarico ritorno uscita condensa
c
c
c
c
m
c
aria n n h m
c
aria m
A
c
c
c
Fig. 6 – Scambiatore di calore per impianti di riscaldamento ad acqua calda a mezzo vapore e per la preparazione di acqua calda per usi sanitari
c
sifoni scaricatori
c
c
m sifoni scaricatori
Fig. 5 – Impianto a vapore a bassa pressione (2/10 atm) A, con tubazioni di condensa asciutte; B, con tubazioni di condensa annegate; C, scaricatore di condensa; m-m, livello dell’acqua in caldaia; h, altezza di colonna liquida corrispondente alla sovrapposizione di caldaia.
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tubi in rame (o ottone) ad U con estremità in una piastra di ferro
B
le ragioni tecniche si identificano essenzialmente nel relativamente rapido deperimento dei materiali (in particolare tubazioni e scaricatori di condensa, valvole riduttrici di pressione, ecc.), nelle maggiori perdite di calore per i disperdimenti dalle tubazioni, nell'impossibilità di una efficace regolazione centrale (ed anche locale) del calore fornito agli ambienti. Si può pertanto affermare che il riscaldamento diretto con vapore viene ormai limitato a casi specialissimi come quelli di impianti in cui si abbiano a temere forti pericoli di gelo (ai quali si può però ovviare, nel riscaldamento ad acqua, aggiungendo a questa opportuni additivi, quali il glicol etilenico, che ne abbassano il punto di congelamento), e in cui sia necessaria una piccola inerzia termica: per esempio, il riscaldamento di un fabbriccato di alta montagna abitato solo saltuariamente. L'uso del vapore rimane comunque indispensabile quando si debba ottenere il riscaldamento di grossi complessi, costituiti magari da più edifici, viste le notevoli distanze che in questi casi il fluido deve compiere per arrivare dalla centrale termica fino ai diversi corpi scaldanti: per queste situazioni però, si ricorre a sistemi misti, installando una distribuzione primaria di vapore (a media o ad alta pressione) che alimenta degli scambiatori di calore locali (fig. 6), disposti per esempio uno per edificio, in cui il vapore cede calore all'acqua che poi agisce in singoli impianti, per i quali, in sostanza, gli scambiatori funzionano da caldaie.
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE CALDAIE La superficie di scambio delle caldaie si può determinare dividendo la quantità di calore oraria occorrentenell'impianto - aumentata del 5÷10 per tener conto delledispersioni di calore lungo i tubi - per la quantità di caloretrasmessa ogni ora attraverso 1 m² di superficie di caldaia. Per i tipi di caIdaie normalmente usati negli impianti di riscaldamento (prescindendo cioè dalle caldaie a vapore di
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244b
grossa potenzialità, usate in impianti di grandi complessi) si può ritenere prudenzialmente che attraverso 1m² disupercie vengano cedute ogni ora al fluido agente nell’impianto circa 8000 kcal. Le caldaie usate negli impianti diriscaldamento appartengono in sostanza a due diverse categorie: caldaie in ghisa e caldaie in acciaio. Si può intanto dire che le prime possono essere impiegate per
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE piccoli e medi impianti mentre le seconde possono coprire tutto il fabbisogno occorrente, fino alle caldaie per grosse produzioni di calore centralizzate. Le caldaie in ghisa possono essere in un sol pezzo fino a 2 m² circa di superficie oppure, per superfici maggiori, ad elementi unibili gli A+46 uni agli altri mediante nipples biconici. Le case A costruttrici fabbricano normalmente gli elementi in quattro o cinque dimensioni diversecorrispondenti a diverse classi di caldaie: conl'accoppiamento di un differente numero dielementi si realizzano caldaie con varie superfici. li numero di elementi riuniti in una sola unità si suole tenere tra un minimo di quattro-cinque ed un massimo di quindicisedici. A titolo di esempio si riportano, (fig. 7), le caratteristiche di alcuni tipi di queste caldaie. Le caldaie in acciaio variano anch'esse la loro conformazione a seconda della potenzialità: si può dire a tale proposito che si adope-
L
c
c
c
c
b
a Fig. 7 – Caldaie in ghisa ad elementi. a, vista frontale; b, vista laterale.
TIPI DI CALDAIE IN GHISA AD ELEMENTI Serie I II III IV V VI
rano, di regola, caldaie in un sol pezzo per piccoli impianti (fino a 3-4 m²), caldaie tipo «Marina» per medie potenzialità (fino a 50-60 m²), caldaie tipo «Cornovaglia» e derivate a tubi di fumo per potenzialità superiori ed infine caldaie a tubi d'acqua per grosse produzioni di vapore. In figura 8 sono riportate le rappresentazioni schematiche di un tipo di caldaia « Marina». La scelta tra caldaie in ghisa e caldaie in acciaio, a parte le considerazioni giàaccennate sul campi d'impiego talvoltadiversi, andrebbe decisa tenendo presenti le caratteristiche essenziali dei duemateriali, e precisamente: le scadenti qualità meccaniche e l'alta resistenza alla corrosione della ghisa, e per conto le ottime qualità meccaniche e la relativa aggredibilità dell'acciaio da parte di agenticorrosivi. Potranno essere però determinanti, volta per volta, i fattori d'ingombro, di costo, di facilità di trasporto e di posa in opera (si tenga presente, per esempio, ove le caldaie in ghisa possono montarsi « in loco » elemento per elemento, mentre le caldaie in acciaio sicostruiscono, ai massimo, divise in due o tre parti.
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B
A mm 1065 1316 1530 1630 1052 1560
Dimensioni
Superficie
Numero
Lunghezza
dell'elemento B mm 730 1000 1250 1550 846 1070
dell'elemento m²
di elementi
0,9 1,32 2,20 2,94 0,95 2,2
4÷9 6÷13 6÷13 8÷16 4÷11 5÷14
totale di caldaia l mm 610÷1360 680÷1450 880÷1930 1200÷2400 505÷1485 805÷2380
C mm 152 110 152 152 140 175
NOTE
per acqua calda » » id. c. s. e vapore »
LOCALI CALDAIE La previsione della superficie da assegnare a tali ambienti può essere fatta sulla base dei dati seguenti valevolinaturalmente in senso indicativo: per fabbricati fino a 3000 m³ (vuoto per pieno) » » da 3000 a 6000 » » » » » » da 6000 a 10000 » » » » » » da 10000 a 20000 » » » » per ogni 1000 m³ oltre i 20000 aumentare di
Superficie riscaldata m² 5 8 10 15 20 30 40 60 100
245a
10 m² 15 » 20 » 30 » 1 »
DIMENSIONI D'INGOMBRO INDICATIVE A B C D mm mm mm mm 1400 1000 650 1050 1600 1150 750 1250 1700 1100 860 1300 1900 1200 920 1500 2100 1400 1000 1550 2600 1800 1100 1700 2800 1900 1250 1950 3200 2400 1300 2000 3700 2800 1600 2600
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE DEPOSITO COMBUSTIBILI Il volume della carbonaia può essere previsto sulla base di 2 m³ per ogni 5000 m³ di fabbricato e per ogni giornata di approvvigionamento. I dati valgono per combustibile ad elevato potere calorifico, tipo coke da gas e antracite inglese. Nel caso di combustibili liquidi, dato il più elevato potere calorifico ed il migliore stivaggio di questi, la cubatura del deposito combustibili può essere ridottanotevolmente; si può così considerare mediante un volume di serbatoio di circa 200 litri per ogni 5000 ml di fabbricato e per ogni giornata di funzionamento. Nelle progettazioni occorre comunque tener presenti le disposizioni per la sicurezza dei depositi di combustibili liquidi emanate coi Decreto Ministeriale 31 luglio 1934 (Gazzetta Ufficiale n. 228) e le prescrizioni locali dei Vigili del Fuoco. CAMINI Da tenere ben presenti nell'installazione di una centrate termica, e anche sovente in quella più modesta di una caldaia per riscaldamento di piccoli complessi (appartamenti, villini ecc.), sono le questioni connesse con la costruzione del camino occorrente per lo smaltimento dei fumi. Gli aspetti più rilevanti di tali questioni sono: 1) le dimensioni da dare al camino: 2) la sua più opportuna ubicazione: 3) le sue caratteristiche costruttive. Relativamente al punto 1) si accenna che nellagene-
ralità dei casi, prescindendo cioè dalle realizzazioni a carattere tipicamente industriale o relative a grossicomplessi (ad. Es. centrali per riscaldamento di interi quartieri), l’altezza del camino è sempre imposta a priori poiché è legata a quelle dell'edificio in cui deve essere installato. Si avrà cura, comunque, che la sommità del camino superi sempre nella massima possibile entità il livello della copertura delfabbricato per evitare disturbi agli occupanti di questo o degli edifici vicini. E' da rilevare anzi, a tal proposito, come si vada ormai diffondendo, e perché suggerita dal buon senso crei progettisti e degli installatori, e perché imposta da alcuni Regolamenti Comunali, l'adozione dei «depuratori di filmo », che tendono a liberare i prodotti della combustione dalle particelle che questi trasportano insospensione e che sono presenti in copia anche notevole, quando la combustione è mal condotta. Fissata l'altezza H rimane stabilito il «tiraggio» del camino e cioè la depressione che esso crea alla sua base e che si può valutare mediamente con la formula: h - 0,45 H (H in metri, h in mm di colonna d'acqua), supponendo la temperatura media dei fumi di circa 200°C quella dell'aria esterna di circa 10°C. Ovviamente il fattore 0,45 aumenta all'aumentare della temperatura dei funi e al diminuire di quella dell'aria esterna. Per avere un buon tiraggio è necessario che h abbia valori da 8 a 12 mm per caldaie semplici con camino diretto e da 12 a 18 mm per caldaie con più giri di fumo.
A C
B
D
b
a
Fig. 8 – Caldaia in acciaio tipo Marina. a, sezione longitudinale; b, sez. trasversale.
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245b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOSIFONE L'area 5 della sezione del camino si potrà calcolare conoscendo le caratteristiche del combustibile adoperato e la quantità di esso che occorre bruciare ogni ora. A titolo di esempio si citano le formule seguenti (Rumor): S=
S=
P
(per carbone)
64 H P
(per nafta)
69 H
con: S area della sezione normale del camino in m² P kg/h di combustibile da bruciare. Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati i risultati che si ottengono con dette formule riferendole a diverse altezze del camino e a diverse produzioni di calore delle caldaie: si tenga presente che nel trarre dette tabelle sono stati assunti per il carbone e per la nafta rispettivamente i poteri calorifici medi di 4900 e 8500 kcal. Determinata l'area S si stabiliranno le dimensioni lineari della sezione una volta fissatane la forma: a questo riguardo si accenna che, per quanto sia consigliabile l'adozione delle sezioni circolari, ragioni costruttive impongono molto spesso il ricorso a sezioni rettangolari; è bene pero che, in questo caso, il rapporto tra i lati non superi il valore di 1,5.
B
1
F 1/2E+20
E
2
1/2E+20 66 O 75
Fig. 9 – Tipo di radiatore in ghisa a colonne a nove elementi. 1, vista frontale; 2. vista di fianco.
Quanto all'ubicazione da dare ai camino, visti i piccoli valori di differenza di pressione che provocano il moto dei fumi, è chiaro che debba essere scelta in modo da poter collegare le caldaie al camino medesimo con i percorsi più brevi e con il minor numero possibile di cambiamenti di direzione e di sezione: si avrà cura anzi di eseguire le curve con ampi raggi, di raccordare con gradualità le sezioni diverse, di limitare, insomma, al massimo tutte le cause che possano turbare ed ostacolare il moto dei fumi. Sarà bene inoltre prevedere l'installazione di portelli d'ispezione e di pulizia nei punti dove si presume possano maggiormente accumularsi le particelle solide trasportate dai fumi: è opportuno poi, a questo proposito, evitare tratti di condotto, orizzontali troppo lunghi. Riferendosi infine alla costruzione dei camini, si accenna che essa viene fatta di solito in muratura e in casi particolari mai troppo importanti, in eternit o in lamiera. La muratura, intonacata e lisciata nella parte interna, deve essere di conveniente spessore, oltreché per eventuali ragioni statiche, per consentire un buon isolamento termico, poiché il raffreddamento dei fumi nel camino si ripercuote negativamente sul tiraggio: in qualche circostanza (camini esterni in località molto fredde ad es.) si potrà anche ricorrere all'adozione di doppie pareti con intercapedine, e nel caso di costruzioni in eternit o in lamiera alla ricopertura con materiali coibenti. Qualche volta si fanno anche camini con canne in eternit o in lamiera rivestite di muratura. CORPI SCALDANTI l corpi scaldanti usati attualmente negli impianti di riscaldamento vengono in sostanza distinti in « normali radiatori » o « termoconvettori » o « pannelli radianti ». RADIATORI Sono costituiti da elementi verticali in ghisa od in acciaio stampato che vengono tra loro accoppiati, mediante manicotti fitettati esternamente, in numero adatto a formare le singole stufe. La forma e la costituzione degli elementi sono studiati in modo da agevolare al massimo la trasmissione di calore per convezione e irraggiamento dall'interno all ‘esterno degli elementi stessi. A tale fine è anche opportuno che i radiatori siano verniciati irn tinta non lucida: da escludere in ogni caso la loro nichelatura. Per una buona efficienza delle singole stufe è bene che esse non siano costituite di più di 15÷20 elementi. In alcuni casi, specialmente in ambienti di piccole dimensioni (bagni, w. c., ecc.), le stufe possono essere costituite da piastre radianti liscie o leggermente nervate costruite anch'èsse in ghisa o in acciaio. Nella fig. 9 è disegnato di frorte e di fianco un normale radiatore a 9 elementi. La determinazione della superficie di scambio di un radiatore si fa sernpiicemente calcolando il rapporto tra la quantità di caloreorariachequesto deve fornire all'ambiente e l'efficienza del radiatore stesso, cioè la quantità di calore che viene scambiata in un'ora da 1 mz della sua superfccìe. Questa efficienza dipende da molteplici fattori, come: forma e dimensioni degli elementi, tipi di impianto (a circ. naturale o forzata o a vapore), temperatura media del nuido nell'interno del radiatore, temperatura ambiente ecc. Si può ritenere, mediamente, che essa si aggiri sulle 400 kcal/m2 h per gli impianti ad acqua (minore per gli impianti
Tabella N 1 – CAMINI PER COMBUAltezza camino in metri 12 15 18 20 22 25 28 30 32 35
Altezza camino in metri 12 15 18 20 22 25 28 30 32 35
Tipo
Sezione netta del camino in dm² per una produzione oraria di calorie 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000 100000 110000 120000 130000 140000 150000 2,8 3,7 4,6 5,6 6,5 7,4 8,3 9,3 10,2 11,1 3,3 4,1 5,0 5,8 6,6 7,4 8,3 9,1 10,0 10,7 3,8 4,6 5,3 6,1 6,8 7,6 8,3 9,1 9,8 10,6 3,6 4,3 5,0 5,7 6,4 7,2 7,8 8,6 9,3 10,0 10,7 3,4 4,1 4,8 5,5 6,2 6,8 7,5 8,2 8,9 9,6 10,2 3,8 4,5 5,1 5,7 6,4 7,0 7,6 8,3 8,9 9,5 3,7 4,3 4,9 5,5 6,1 6,7 7,3 7,9 8,5 9,1 3,5 4,1 4,7 5,3 5,8 6,4 7,0 7,6 8,2 8,7 3,4 4,0 4,5 5,1 5,6 6,2 6,8 7,3 7,9 8,5 3,8 4,3 4,9 5,4 5,9 6,5 7,0 7,5 8,1
A 4 colonne....
Tabella N 2 – CAMINI PER COMBU-
A 9 colonne....
A 6 colonne....
Altezza B mm 871 721 665 559
Larghezza E Spessore mm elemento F mm 142 55 142 55 142 55 142 50
Superficie elemento m² 0,30 0,24 0,23 0,19
1015 871 721 665 559 402
219 219 219 219 219 219
60 55 55 55 50 50
0,60 0,46 0,38 0,34 0,28 0,20
289
333
60
0,23
Sezione netta del camino in dm² per una produzione oraria di calorie 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000 100000 110000 120000 130000 140000 150000 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 5,5 6,0 1,8 2,3 2,8 3,2 3,7 4,2 4,6 5,0 5,5 6,0 2,2 2,6 3,0 3,5 3,9 4,2 4,6 5,0 5,5 6,0 2,0 2,4 2,8 3,3 3,6 4,0 4,4 4,8 5,3 5,8 6,0 1,9 2,2 2,7 3,1 3,4 3,8 4,2 4,6 5,1 5,6 5,8 2,1 2,5 2,9 3,2 3,6 4,0 4,4 4,9 5,4 5,6 2,0 2,4 2,8 3,1 3,5 3,8 4,2 4,7 5,2 5,4 1,9 2,3 2,7 3,0 3,4 3,7 4,1 4,5 5,0 5,2 1,8 2,2 2,6 2,0 3,2 3,5 3,9 4,3 4,8 5,0 2,1 2,5 2,7 3,0 3,4 3,8 4,2 4,6 4,8
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Fig. 10 – Schemi di montaggio dei radiatori
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO APPARECCHI A RAGGI INFRAROSSI a gravità, maggiore per quelli a circolazione accelerata) e sulle 600 kcal/m² h per gli impianti a vapore. l radiatori (fig. 10) di solito vengono sistemati contro le pareti, sospesi su mensole a 10 ÷ 15 cm da terra. Presenta dei vantaggi, dal punto di vista della distribuzione delle temperature negli ambienti, la installazione sotto i davanzali delle finestre. Talvolta vengono disposti in nicchie e dissimulati da uno schermo frontale sul quale sono praticate superiormente ed inferiormente delle aperture per permettere la circolazione dell'aria. Conquesta disposizione, però, l'efficienza del radiatore normalmente diminuisce, anche in modo abbastanza cospicuo.
controsoglia in legno griglia ad alette in ottone
lamiera copritermoconvettore schermo termovettore
1
+78
lamiera nera 15 mm
schermo
1.5
zoccolo
1 5 12
6x20
-5
0.00
2
3
A
2
A
Fig. 11 - Tipo di termoconvettore 1, vista frontale; 2, pianta; 3, sezione trasversale
Quantità oraria di calore trasmessa da un termoconvettore per m di lunghezza in un ambiente a 18° h = altezza del vano mm
TERMOCONVETTORI Sono costituiti da tubi, preferibilmente di rame, sui quali sono fissate delle alette di alluminio o da tubi di acciaio alettati con nastro sempre di acciaio; vengono sistemati entro nicchie chiuse parzialmente da uno schermo normalmente metallico (fig. 11). L'aria che entra dall'apertura inferiore dello schermo, attraverso il termoconvettore si riscalda ed escedall'apertura superiore; la nicchia in cui è disposto il termoconvettore viene così a comportarsi come un piccolo camino, attivando la circolazione dell'aria; con l'aumentare dell'altezza della nicchia aumenta la circolazione dell'aria attraverso il termoconvettore e di conseguenza la quantità di calore oraria che questo può fornire. I termoconvettori vengono montati di preferenza sotto i davanzali delle finestre, per quanto sia frequente anche la sistemazione in nicchie ore disposte su pareti interne. L'efficienza dei termoconvettori, al pari e forse più di quella dei radiatori, dipende dalle caratteristiche costruttive e di funzionamento (con particolare riferimento alla temperatura dei fluido in essi circolante). A titolo di esempio, nella tabella che segue, vengonoriportati i valori di efficienza di un tipo di termoconvettore abbastanza diffuso, al variare delle condizioni di funzionamento.
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Tipo Tipo Tipo dell'impianto del termoconvettore
220
450
600
700
800
900
ad acqua calda (Tm = 75 °C)
a 2 tubi a 3 tubi a4 tubi
596 894 1192
736 1104 1472
821 1234 1644
874 1311 1749
909 1363 1818
934 1401 1846
a vapore (Tm = 101 °C)
a 2 tubi a 3 tubi a4 tubi
821 1231 1641
1223 1858 2435
1384 2075 2767
1486 2228 2970
1373 2350 3123
1636 2454 3272
PANNELLI RADIANTI Sono costituiti, nella norma originaria che è poi, ancora, la più diffusa, da serpentine di tubazioni del diametro da 1/2" a 1", disposte annegate nelle strutture murarie delle varie pareti orizzontali o verticali. Si possono avere cosi: pannelli a soffitto, pannelli a pavimento o pannelli a parete (fig. 12). La disposizione a parete viene usata solo in caso di necessità; delle altre due è preferibile quella a soffitto, specialmente nei locali ove si presume che le persone possano soggiornare a lungo. Una particolare cura va posta nella posa in opera delle serpentine che, prima di essere incorporate nel getto di calcestruzzo vanno provate ad una pressione di almeno 50 atm. La temperatura dell'acqua di alimentazione di questi pannelli non deve normalmente superare i 45-50 °C per evitare che le sollecitazioni termiche possano danneggiare le strutture murarie. La loro efficienza dipende
247a
da diversi fattori, dei quali i più evidenti sono: temperatura media dell'acqua circolante, temperatura ambiente, posizioe del pannello come già accen nato, interasse tra i tubi, conducibilità dello strato di materiale che li ricopre ecc. Come ordine di grandezza si può ritenere che tale efficienza oscilli intorno alle 100 ÷ 1 50 kcal/h per ogni m² di superficie « vista » del pannello. Recentemente si è cominciato ad installare dei pannelli interamente metallici costituiti, normalmente, da una rete di tubi sospesa al disotto del soffitto, alla quale sono applicati degli elementi di lamiera di alluminio o, più raramente, di acciaio. Questi pannelli presentano, rispetto agli altri, notevoli vantaggi, quali la più elevata efficienza (particolarmente sentita nel caso che si volessero usare anche per raffrescamento estivo; vedi impianti di condizionamento); la maggiore semplicità di posa in opera (che può essere effettuata anche a fabbricato completamente costruito), la minore inerzia ter-
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO APPARECCHI A RAGGI INFRAROSSI laterizio
1/2''
intonaco
getto in calcestruzzo che ricopre tubi per almeno 2 cm
pavimento
malta
intonaco elementi metallici con superficie forata per il 10%
soffitto rustico isolante termico e acustico
tubi ø1/2''
Fig. 12 - Tipi di installazioni di pannelli radianti 1, a soffitto; 2, a pavimento; 3, a parete; 4, metallici.
mica, che può consentire una più efficace regolazione della temperatura, la maggiore accessibilità in caso di guasti ecc. Il loro costo, però, ancora sensibilmente superiore a quello degli altri, ne ha alquanto ostacolato la diffusione. La scelta dell'uno o dell'altro tipo di corpo scaldante va fatta, tra l'altro, in base a considerazioni di economia, di possibilità di posa in opera e di estetica che possono avere, volta per volta, valore differente. Dal punto di vista tecnico i pregi ed i difetti di un tipo o dell'altro risultano abbastanza evidenti, dopo quanto detto sopra, dalla loro stessa costituzione; si vuole tuttavia accennare al criterio informativo dei pannelli radianti che ne rende le prestazioni un po' diverse da quelle degli altri corpi scaldanti. Con i pannelli radianti, in-
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fatti, si può influire, oltreché sulle trasmissioni di calore per convezione tra corpo umano e ambiente, anche su quelle per irraggiamento, data la presenza di un'estesa superficie a temperatura relativamente elevatarispetto alle altre. Questo può, entro certi limiti, beneficamente influenzare le sensazioni e permettere di diminuire anche di 2 o 3 °C la temperatura cui si deve mantenere l'aria dell'ambiente. RISCALDAMENTO A RAGGI INFRAROSSI
basato sull'impiego di particolari corpi scaldanti che hanno la caratteristica di emettere una notevole quantità di calore per irraggiamento. Si tratta di apparecchi consistenti, nelle forme più comuni, in elementi tubolari, costituiti da una resistenza elettrica disposta a spirale alloggiata in materiale ceramico e protetta da guaina di acciaio inossidabile o di quarzo artificiale. Gli elementi raggiungono temperature superficiali variabili da 400 a circa 1000 °C ed emettono potenze di qualche watt per ogni cm² di superficie, sotto forma di radiazioni la cui parte preponderante è caratterizzata da lunghezze d'onda di qualche micron. Essi sono dotati di un riflettore, quasi sempre di lamiera lucida di alluminio, atto a convogliare le radiazioni nelle zone, più o meno ristrette, che interessano. La potenza dei singoli elementi può variare, nelle produzioni normali, da qualche centinaio a qualche migliaio di watt (500 ÷ 3000 W); essi possono essere anche uniti a formare dei pannelli di diverse dimensioni e potenze. Vengono di solito montati in maniera tale che le radiazioni investano le persone dall'alto. A titolo orientativo si può ritenere che per riscaldare completamente una zona col ricorso a questi apparecchi occorre una potenza di 150 ÷ 200 W per ogni metro quadrato di area: ma naturalmente il sistema si presta anche a riscaldamenti localizzati più o meno intensi. Con l'impiego di queste sorgenti si può quindi fornire alle persone, sotto forma di energia raggiante, una quantità di calore che possa compensare almeno in buona parte quella ceduta dalle stesse all'esterno, che, in caso di sfavorevoli condizioni ambientali,risulta maggiore di quanto strettamente indispensabile per mantenere il corpo umano in accettabili condizioni di « benessere ».
Per migliorare le condizioni delle persone che debbono soggiornare a lungo in ambienti direttamente esposti al clima esterno, o in situazioni simili, si è introdotto, negli ultimi tempi, un sistema di riscaldamento
247b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOVENTILAZIONE Gli impianti di riscaldamento tendono a portare, l'aria degli ambienti occupati dalle persone a certi valori « ottimi » di temperatura, influendo cosl sugli scambi di calore tra corpo umano e ambiente che avvengono per convezione: con l'adozione dei pannelli radianti si tende poi ad influenzare, agendo sulla temperatura delle pareti, anche gli scambi di calore per irraggiamento. Le sensazioni di maggiore o minore « benessere » che le persone possono provare dipendono però, oltreché dalle temperature nominate, dalla purezza, dalla velocità e dalla umidità relativa dell'aria (vedere «impianti di condizionamento d'aria »). Con gli impianti di condizionamento, si cerca di controllare tutte le grandezze suddette, sia in inverno che,in estate; con gli impianti di termoventilazione, che si possono considerare un qualcosa di intermedio tra quelli di semplice riscaldamento e quelli di condizionamento integrale, si agisce (ma solo in inverno) sulla temperatura, sulla velocità e sulla purezza dell'aria. Si è constatato come il solo mezzo efficace ed economico per controllare quest'ultima sia quello di introdurre negli ambienti dei quantitativi di aria esterna, convenientemente filtrata, commisurati al numero di persone presenti nella ragione di 20 - 50 m³/h per persona. È bene però che tale ricambio non risulti mai inferiore ad I volume-ambiente. È conveniente inoltre, appena possibile, centralizzare i trattamenti dell'aria, per cui un impianto di termoventilazione, (fig. 1), sarà generalmente costituito da: un gruppo centrale, costruito inmuratura o in lamiera d'acciaio zincata o verniciata, collegato, mediante una condotta anch'essa in muratura o in lamiera d'acciaio zincata, ad una presa di aria esterna, da sistemare in luogo opportuno. Nel gruppo saranno contenute: una serranda per la regolazione delle portate d'aria; un filtro d'aria (a secco o in bagno d'olio);
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condotta di reecupero
condotta di espansione
giunto antivibrante batteria riscaldante ventilazione di espulsione
adduzione acqua calda o vapore
condotta di immissione
condotta aria esterna portello d'ispezione
ventilatore di mandata
sezioni filtranti
serrande accoppiate
Fig. 1 – Sistemazione schematica di un grupo centrale di termoventilazione
Fig. 2 – Aerotermo con prese d'aria esterna ed ambiente C
B
A
1
2
Fig. 3 – Aerotermo. 1, vista di fianco; 2, vista posteriore.
una batteria a tubi alettati per il riscaldamento dell'aria alimentata con acqua calda o con vapore: un ventilatore (di solito centrifugo) accoppiato a motore elettrico. Dalla bocca del ventilatore partirà una rete di condotte, costruite come detto, che raggiungeranno i diversi ambienti da servire, nei quali l'aria verrà immessa attraverso adatte bocchette, che è bene vengano provviste di serranda di regolazione e di doppia serie di alette possibilmente orientabili. Qualora i ricambi orari d'aria siano sensibili occorrerà disporre una rete di condotte di aspirazione che farà capo ad un ventilatore di espulsione; inoltre se il fabbisogno di calore dell'ambiente è elevato rispetto alla portata di aria di rinnovo, considerando che è conveniente che la differenza tra la temperatura dell'aria all'uscita delle bocchette e
248a
la temperatura ambiente non superi i 15 °C, sarà necessario introdurre nei locali anche dell'aria ricircolata. Lamiscela tra questa e l'aria esterna potrà essere effettuata subito all'ingresso nel gruppo. Il dimensionamento dei canali viene effettuato, di solito, prefissando i valori della velocità dell'aria. Tali valori vengono scelti tra i 7 e i 3 m/s partendo con velocità più elevate nei tronchi principali e diminuendo nelle derivazioni e in prossimità delle bocchette. Quest'ultime, che è bene siano pronunciatamente rettangolari con base almeno doppia dell'altezza per ottenere un buon effetto di trascinamento tra aria immessa e aria ambiente, vengono dimensionate stabilendo la velocità apparente dell'aria nel loro attraversamento. l valori consigliati vanno da 3 a 1 m/s a seconda della distanza delle
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO TERMOVENTILAZIONE bacchette dalla zona occupata dalle persone, nella quale la velocità dell'aria non deve superare i 15÷20 cm/s per non creare correnti fastidiose. Anche le dimensioni trasversali del gruppo di trattamento centrale vengono stabilite fissando (intorno ai 2 m/s) la velocità dell'aria in una sezione trasversale libera del gruppo stesso. Lo schema con trattamento centrale, fin qui illustrato, viene spesso sostituito con altri di più facile attuazione, che prevedono l'installazione, nei locali medesimi da servire, di diversi piccoli gruppi, detti « aerotermi », costituiti, (figg. 2 e 3) da un ventilatore, di solito del tipo elicoidale, che soffia l’aria attraverso una batteria riscaldante a tubi alettati. In gruppi possono esseresingolarmente dotati di una presa di aria esterna o di aria ambiente: occorre però normalmente rinunciare alfiltraggio dell’aria poichè i ventilatori hanno prevalenze troppo scarse. Ragioni di ingombro, in relazione alla resa termica, consigliano poi di adottare piccoledimensioni trasversali é quindi forti velocità di uscita dell'aria. Questo obbliga ad avere una particolare cura nella scelta della posizione da assegnare agli apparecchi (specialmente quando nello stesso locale ne va installato più di uno), poiché si corre il rischio di creare correnti d'aria fastidiose. Spesso gli aerotermi non
Dimensioni in mm
Potenza
(vedi schema)
assorbita
Tipo di aerotermo
Tubi in rame e alette
dal mot.
A
B
C
480
385
410
est.
Tipo d'impianto ad acqua calda
a vapore
entr. 80° entr. 90° entr. 85°
bassa
media
alta
usc. 60°
press.
press.
press.
usc. 70°
usc. 75°
1/40
0°
4000
4900
5650
9900
11100
14700
–5° 0°
4500 8500
5300 10400
6200 13100
10400 20500
11600 23100
15200 30500
548
503
570
0,13
729
664
510
0,13
–5° 0° –5°
9400 15400 17100
11200 19000 21000
14400 22700 25400
21500 41600 43500
24000 46700 48600
31500 61700 63600
400 460 570
330 380 460
430 430 470
1/40 1/20 1/7
0° 0° 0°
6350 11200 23100
– – –
7100 10000 23800
8700 14000 38500
9100 15800 41700
12000 20800 55000
d'alluminio
Tubi in accaio ed alette in acciaio riportate
Temp
vengono dotati nemmeno di presa d'aria esterna,rinunciando così alla ventilazione artificiale dei locali. In questo caso però, più che di impianti di termoventilazione, si può parlare di impianti di riscaldamento con corpi scaldanti speciali a convezione forzata. A titolo di esempio, nella tabella che segue sono riportate le dimensioni e le rese in kcal/h di un tipo di aeroterma abbastanza diffuso in commercio. Gli impianti di termoventilazione si prestano specificamente per ambienti ove cause particolari rendanoindispensabile un efficace, costante e sicuro ricambiodell'aria, oltre all'ottenimento di determinati valori di temperatura. Potranno ad esempio essere adottati in locali a forte affollamento (sempreché non si voglia ricorrere ai veri e propri impianti di condizionamento) oppure in ambienti scarsamente dotati di finestre (e quindi con deficiente aerazione naturale: seminterrati, scantinati ecc.) ed ancora in locali costituzionalmente umidi. Per quanto riguarda le applicazioni degli ultimi tipi di impianto accennati, quelli con aerotermi in ambiente, si può affermare che esse vengono di solito effettuate in locali a grande cubatura con forti carichi termici, con il vantaggio di poter installare poche sorgenti di calore a forte potenzialità e con notevole raggio d'azione:un'applicazione tipica è quella in capannoni d'officina.
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO CAMINETTI Intercapedine di tegole parete da cm 25 II tiraggio avviene quando, accendendo la fiamma, in comuapertura per pulizia nicazione con l'esterno per parete intonacata mezzo della canna, si viene a esterno formare una circolazione naturale d'aria fra la colonna calda che sale e l'afflusso d'aria fredda semplice tubo di lamiera verso il vuoto creatosi conseguentemente. apertura per pulizia stufa Questo tiraggio è proporzionato canna con rivestimento alla sezione ed all'altezza della a=1 testa incombustibile canna, la quale, a sua volta, deve essere rapportata alle diFig. 1 - Distanze minime del camino da pareti in legno e simili Fig. 2 - Distanze minime per canne fumarie e camini mensioni del focolare ed alla forma ed al tipo della cappa: non bisognerà nemmeno dimenticare di proporzionare il camino al locale che lo deve ospitare, e ciò non solo per ragioni di equilibrio decorativo, ma anche per evitare di porre, ad esempio, un camino troppo grande in un ambiente in cui non sia possibile far affluire la quantità d'aria necessaria (Domus). Le canne fumarie, siano esse in eterFig. 4 - Schema corretto. Il moto del fumo è favorito dalla Fig. 3 - Schema errato. Il moto del fumo è ostacolato nit, in laterizio od altro materiale comancanza di bruschi cambiamenti di sezioni e direzioni di dalla presenza di notevoli variazioni nelle direzione e percorsi. nelle sezioni della canna fumaria. munque incombustibile, vanno particolarmente curate e protette, per tutta Cappa metallica la loro lunghezza, onde evitaredispersione di calore. Le sezioni preferibili sono quelle circolari, leggermente ellittiche, quadrate o rettangolari con rapporto dei lati £1,5/1 in tal caso è opportuno smussare gli angoli. Esse vanno poste preferibilmente nell'inLastre refrattarie terno della casa, affiancate se più di una, verticali con pendenza massima Lastre refrattarie di 450 se non praticabili, di 60° se praticabili. La muratura delle canne deve essere Fig. 5 - Camino a cappa metallica radiante. In tale caso la Fig. 6 - In questo schema è la lastra refrattaria inclinata che compatta a giunti ben stuccati di spescappa riscaldandosi rapidamente favorisce anche l'avviamento riscaldandosi a contatto con la fiamma incrementa il tiraggio sore ³ 1 testa: m camini centrali per del tiraggio. nella fase iniziale. più impianti ³ 2 teste intonacata a valvole di regolazione cucina conta come due stufe. tiraggio fino e lisciata a colla nell'interno ed Possibilmente disporre di una canna intonacata all'esterno (spostare di alfumaria per le stufe di ogni piano. Le meno cm 30 in alto l'immissione delle canne non praticabili avranno, se i singole canne fumarie). Portare il calaterizi sono di formato normale, le mino sufficientemente in alto al disoseguenti dimensioni: 14 x 14=cm² pra del tetto, possibilmente sopra il 196; 14 x 21= cm² 294; 21 x 21= colmo. A causa del raffreddamento cm² 441; 14 x 27 = cm² 378; 21 x 27 più rapido, le facce al disopra del = cm² 567; 27 x 27 - cm² 729. tetto, possibilmente a due teste: e così Lastre refrattarie Le canne praticabili debbono avere per quelle che danno su pareti una sezione ³ cm 43 x 43. Se di sezioni esterne: eventualmente anche parete griglia per mensola sostegno cenere maggiori, murare in esse pioli in ferro doppia con intercapedine. Ad una legna scatola in ad intervalli di cm 50 e ciò richiede canna fumaria di cm² 215 di sezione lamiera per cenere pareti di almeno due teste. possono essere inserite tre stufe coLe canne da stufa in ferro devono muni. Per ogni stufa in più occorre un Fig. 7 - Sezione di camino senza cappa esterna più distare almeno cm 25 da soffitti in aumento di sezione di cm² 75. Una comunemente usato.
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO CAMINETTI legno intonacati, ed almeno cm 50 da soffitti in legno in vista. Per tubi fissi, rivestiti, bastano cm 12. Le parti in legno debbono essere a distanza ³ cm 50 dalle aperture per la pulizia; se con rivestimenti incombustibili ³ cm 30 (Neufert) (v. figg. 1 e 2). Per facilitare il naturale deflusso del fumo è necessario che la cappa non sia troppo bassa rispetto all'altezza del focolare: inoltre questa va raccordata alla canna fumaria con linea dolce ed ascendente, priva di angoli vivi e senza presentare improvvisi cambiamenti di sezione per tutto il percorso del fumo (v. figg, 3 e 4). Gli schemi rappresentati in fig. 5 e 6 illustrano sezioni di camini la cui applicazione può presentarsi sovente. Nel primo caso è la cappa stessa che assolve la funzione di raccogliere li calore e di irradiarlo nel locale. II leggero tavolato sovrapposto, protegge dal contatto diretto con la superficie metallica arroventata. II secondo disegno rappresenta una variante dello schema fondamentale, il cui calore è irradiato in parte direttamente dalla superficie riflettente inclinata, in parte raccolto da una lastra metallica che limita superior-
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mente la bocca. Questo tipo di camino e specialmente indicato per muri a forte spessore ed è adatto anche per bruciarvi carbone (Domus). La pianta del focolare, per lo piùtrapezoidale, con la base minore volta verso il fondo, per dare maggior larghezza alla bocca, può essere pure rettangolare. L'esperienza e la tecnica hanno ormai indicato la sezione qui a fianco (v. fig. 7) come la più conveniente e la più largamente usata, specie per i camini senza cappa esterna. L'inclinazione in avanti della parte superiore della parete di fondo, presenta due vantaggi fondamentali, riscaldandosi rapidamente a contatto con i lembi superiori della fiamma, facilita il tiraggio, inoltre convoglia l'irradiazione del calore verso la bocca ed evita le correnti d'aria dirette provenienti dall'alto. II materiale di rivestimento deve essere scelto fra i refrattari che immagazzinano a lungo il calore. Una piccola lastra riflettente in ghisa inserita nel tratto verticale scaldandosi più rapidamente, facilita l'accensione del fuoco, I ceppi debbono esseresem-
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pre sollevati da. piano del focolare, o per mezzo di alari, o di mensole a parete o di un'intera griglia. Per la raccolta della cenere, è assai consigliabile pure una griglia in ferrò, a cerniera, sotto la quale è posta una cassetta di lamiera asportabile. Quando il camino si trovi al piano terreno dell'abitazione, potrà essere fornito di un condotto di scarico diretto, accessibile dalla cantina (Domus) (v. fig. 11). Quando si voglia migliorare il rendimento del caminetto, occorre aumentare le correnti d'aria con bocche supplementari di immissione e di emissione a circolazione naturale. L'aria entra dalle griglie poste in basso ed esce riscaldata dall'alto. Se la cappa è ben studiata, verrà certo evitata ogniinfiltrazione di fumo (Domus) (v. fig. 8). Qualora poi le suddette bocche di immissione fossero comunicanti con l'esterno, se ne trarrebbe il vantaggio di avere nell'ambiente una circolazione di aria calda, evitando cosi correnti fredde provenienti da corte e finestre (v. fig. 10).
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO CAMINETTI canna fumaria wc=superficie sezione canna fumaria w1=w2 superficie sezioni prese d'aria wc wc=w1+w2 valvola
Aria calda
Prese d'aria sotto il pavimento nel vespaio per locali terreni griglia del cinerario e presa d'aria
Uscita dell'aria
presa d'aria cinerario Prese d'aria poste all'esterno Aria fredda
Tubazioni d'immissione aria poste sotto il pavimento
portello del cinerario
Porta del cinerario B Ingresso dell'aria A Fig. 8 - Caminetto in lamiera, murato, con riscaldamento dell'aria Fig. 10 - Soluzione di caminetti con presa d'aria all'esterno per evitare failtraggi di aria fredda all'interno A, prese d''aria all'esterno con tubazioni poste sotto il pavimento, nel vespaio (per locali terreni); B, prese d'aria attraverso il cinerario, quando vi è a disposizione un locale sottostante. foro di comunicazione fra cappa e controcappa valvola di tiraggio controcappa eseguita P N canna fumaria in eternit con mattoni in foglio e intonaco di cemento all'interno
muro
M
H
F
A B
E K
D
Fig. 11 - Camino americano A, prospetto; B, pianta; C, sezione verticale.
o
valvola di tiraggio valvola per fuliggine F porta del cinerario filo parete interna chiusura frontale della cappa con mattoni in foglio intonacati da ambo le parti con malta di cemento
mattoncini o lastre refrattarie
Fig. 9 - Cammino incassato nella parete dell'ambiente con controcappa in aggetto. La controcappa può essere utile per ricondurre nella canna fumaria quei prodotti della combustione che dovessero defluire all'esterno durante la fase iniziale del tiraggio.
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E
G L C
apertura per pulizia
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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO CAMINETTI INDICAZIONI AMERICANE PER CAMINETTI CON MISURE IN CM (Neufert) Ampiezza Altezza Profondità A 61 71 76 86,5 91,5 101,5 106,5 122 137 152,5 183
B 71 71 76 76 76 76 76 84 91,5 99 101,5
C 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 51 56 56
Parete Parete di Parete di di sfondo fondo verticale fondo inclinata D E F 28 35,5 45,5 38 35,5 45,5 43 35,5 50,5 53,5 35,5 50,5 58,5 35,5 50,5 68,5 35,5 50,5 73,5 35,5 50,5 84 35,5 58,5 94 35,5 66 106,5 35,5 73,5 137 35,5 76
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Valvola Inclin. carnera Camino Camino Ampiezza Profondità Cappa Bocca Lunghezza Larghezza da fumo rettangolare circolare G H I K L M N O P Q 20,5 44 10,5 94 50,5 61 35,5 21,5x21,5 25,5 20,5 59 10,5 106,5 50,5 63,5 36,5 24,5x33 25,5 20,5 74,5 10,5 106,5 50,5 63,5 36,5 21,5x33 30,5 20,5 89,5 10,5 117 50,5 71 42 21,5x33 30,5 20,5 105 10,5 117 50,5 71 42 33x33 30,5 20,5 108 17,5 127 50,5 81 47 33x33 38 20,5 125,5 17,5 137 50,5 89 52 33x33 38 20,5 153,5 17,5 150 56 101,5 58,5 33x33 38 30,5 186,5 17,5 170 51 106,5 61,5 33x45,5 45,5 30,5 216,5 17,5 180 66 114,5 67,5 45,5x45,5 45,5 30,5 ----211 66 142 82,5 45,5x45,5 45,5
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA CONSIDERAZIONI PRELIMINARI L'influenza delle condizioni ambientali sulle sensazioni di maggiore o minore «benessere fisico» delle persone è stata oggetto di diversi studi di carattere sperimentale tendenti a determinare quali fossero i più importanti fattori da prendere in considerazione ed a stabilirne i limiti accettabili di variabilità. Alla base dei fatti da esaminare è una constatazione di carattere fisiologico: lo svolgersi delle funzioni vitali dell'organismo umano porta sempre alla produzione da parte di questo di una certa quantità di calore. L'entità di questa produzione può variare in funzione di numerosi fattori, entro limiti abbastanza ampi, tra l'altro essa dipende fortemente dal grado di attività (in senso propriamente materiale) del corpo. A titolo di esempio, nella tabella 1 sono riportati i valori in kcal/h della produzione oraria «media» di calore di individui sottoposti a sforzi fisici diversi. Comunque quale che sia l'entità del calore prodotto è necessario per mantenere la temperatura del corpo costantemente intorno ai 37 °C (condizione fondamentale per la vita) che il calore venga ceduto dal corpo stesso all'ambiente. Ma la quantità di calore scambiata tra corpo ed ambiente dipende anche dalla situazione termica di quest'ultimo: e non è detto che questa sia tale da determinare una cessione di calore esattamente pari alla produzione. Nel caso in cui il calore smaltito tenda ad essere maggiore di quello prodotto si avvertirà a «sensazione di freddo»; nel caso contrario vi sarà «sensazione di caldo». II corpo umano è dotato di un preciso sistema di termoregolazione che interviene appunto quando si determinano queste situazioni di squilibrio termico tra esso e l'ambiente; particolari stimoli tendono a far produrre più calore ed a disperderne meno oppure a diminuire la produzione ed aumentare la dispersione a seconda delle esigenze Questo sistema di termoregolazione è però efficace solo entro certi limiti del resto abbastanza ristretti e. ancherimanendo tra questi non vi è « benessere » se non quando l'autoregolazione avviene in forma normale senza sforzo e naturalmente senza l'intervento dei mezzi di emergenza (brividi sudorazione). Ciò evidentemente delimita in modo più restrittivo le condizioni che
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favoriscono il prodursi delle sensazioni di benessere. II problema dell'influenza delle condizioni ambientali sul grado di benessere delle persone è quindi principalmente anche se non esclusivamente come si vedrà appresso un problema di scambio termico tra gliindividui e l'ambiente. Tale scambio può avvenire in quattro modi: 1) per convezione con l'aria in cui il corpo è immerso; 2) per conduzione con i corpi con i quali l'organismo è eventualmente in contatto; 3) per irraggiamento verso gli oggetti e le pareti circostanti; 4) per evaporazione di acqua sulla
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pelle (traspirazione) e nell'interno dei polmoni (con la respirazione). La quantità di calore scambiata per convezione può procedere dal corpo all'aria o dall'aria al corpo a seconda che la temperatura dell'uno sia maggiore o minore di quella dell'altra: il suo valore dipende essenzialmente dalla differenza tra le due temperature (e quindi dalla temperatura del fluido essendo come si è visto quella del corpo pressoché costante) e dalla velocitàdell'aria. La quantità di calore scambiata per conduzione è in genere trascurabile rispetto alle altre. Lo scambio di calore per irraggiamento può avvenire in entrambi i sensi a se-
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA TABELLA 1 Grado di attività Individuo seduto a riposo Individuo seduto in attività moderata Individuo che passeggia Individuo in moto alla velocità di 6,4 Km/h Individuo in corsa moderata Individuo in massima attività fisica
Calore totale Kcal/h 95 120 140 350 580 750÷1200
conda dei valori relativi tra temperatura del corpo e temperatura media radiante delle pareti e degli oggetti circostanti e la sua entità è fortemente influenzata dal valore assoluto della temperatura media radiante suddetta.
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La quantità di acqua che evapora dalla pelle e nei polmoni e quindi il calore conseguentemente sottratto al corpo che è proporzionale a detta quantità attraverso il calore di evaporazione di liquido, è funzione dell'umidità relativa 1 dell'aria ( ): più precisamente detta quantità tende a diminuire man mano che aumenta l'umidità relativa. Da tutto quanto sopra risulta evidente che per controllare gli scambi di calore tra corpo umano ed ambiente occorre agire sulle seguenti quattro grandezze: temperatura dell'aria;velocità dell'aria: temperatura delle pareti; umidità relativa dell'aria. Lo studio sperimentale degli effetti prodotti da questi quattro fattori considerati
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sia separatamente che globalmente sul le sensazioni ha mostrato la convenienza di introdurre un «indice» che potesse riassumere detti effetti. Si e arrivati così alla definizione della cosiddetta «temperatura effettiva»: questa tiene conto delle conseguenze prodotte sul1
( ) Umidità relativa di un miscuglio ariavapor d’acqua è il rapporto tra la massa di vapor d’acqua contenuta nella miscela e quella che vi sarebbe in condizioni di saturazione alla stessa temperatura. Detto rapporto viene di solito espresso percentualmente.
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA T E M P E R A T U R A T E R M O M E T R O
36
36 34
34 32
100
30 28 26 24 22 20 18 16 14 12
U M I D O
10
°C
4
90 80 70 60 zona benes. estivo 50 24 23 percentuale di soggetti 40 22 che provano benessere 30 21 20 20 19 10 18 17 16 15 14 13 12 11
25
26
27
29
28
80% 70% 60% 50% 40% 30%
temperatura effettiva
20% 10%
10 20 30 40 50 60 70
zona di benes. invernale
percentuali di soggetti che provano benessere
80
2 0
30
32
100% 90%
33
umidità relativa
8 6
31
35
10 11 12
13 14 15
16 17 18
19 20 21
22
23 24 25
26 27 28
90 100 29 30 31 32 33
34 35
36 37 38
39 40
TEMPERATURA DEL TERMOMETRO SECCO IN °C zona di benessere estivo
zona di benessere invernale
linea del benessere ottimo estivo
Fig. 2 – Carta del benessere l'organismo simultaneamente dalla temperatura, dall'umidità relativa e dalla velocità dell'aria, in quanto si è ritenuto di poter ragionevolmente trascurare l'effetto della temperatura delle pareti poiché, salvo casi particolari (impianti a pannelli, locali con vaste superfici vetrate), essa può essere ritenuta poco diversa da quella dell'aria. La temperatura effettiva è stata ricavata, come tutte le grandezze che si vogliono mettere in relazione alle sensazioni provate dall'uomo, mediante esperienze condotte con metodo statistico, sottoponendo cioè un certo numero di soggetti a determinate condizioni ambientali e considerando il giudizio della maggioranza corrispondente alla sensazione provata dallo «individuo medio».Tralasciando la descrizione del particolare metodo usato nel caso in esame, si riporta, in fig. 1, il diagramma che riassume i risultati ottenuti: esso si riferisce al caso di persone normalmente vestite ed è noto come « scala normale della temperatura effettiva». Il diagramma si legge nel modo seguente: fissati il valore della temperatura del termometro a bulbo secco e del termometro a bulbo umido, il che equivale ad aver stabilito i valori della temperatura dell'aria e della sua umidità relativa, (1) si traccia il segmento che unisce i punti rappresentativi delle due temperature sulle due scale riportate sul diagramma: si dedermina quindi il punto di intersezione di tale segmento con la linea corrispondente al valore fissato di velocità dell'aria; su questo punto si leggerà direttamente o per interpolazione la temperatura effettiva, ricorrendo alle linee tracciate sul diagramma e relative a diversi valori di questa grandezza. Come si vede, quindi, ad ogni terna di valori (temperatura, umidità relativa, velocità dell'aria) corrisponde un ben determinato valore della temperatura effettiva: viceversa, allo stesso valore di temperatura effettiva possono corrispondere diverse terne di valori delle grandezze suddette. Ciò significa che la stessa sensazione di «caldo» o di «freddo » può essere provocata
linea del benessere ottimo invernale
da diverse condizioni ambientali. Questo corrisponde al fatto che, ferma restando la quantità di calore complessivamente scambiata tra corpo e ambiente, possono aversi, entro certi limiti che verranno meglio precisati in seguito, delle forme di compenso tra le quantità di calore scambiate nei diversi modi senza che l'organismo ne risenta apprezzabilmente. Nel caso in cui si debba tener conto dell'effetto di irraggiamento delle pareti, perché la temperatura media radiante di queste è sensibilmente diversa da quella dell'aria, la temperatura effettiva sopra definita viene sostituita da parametri analoghi come la temperatura «equivalente» la temperatura «operativa» ecc. Una volta stabilita sperimentalmente la correlazione esistente tra questi « indici » e i parametri dai quali dipendono, è necessario determinare quali valori essi debbano assumere perché negli ambienti si producano le condizioni che consentono alle persone di trovarvisi a proprio agio. Con una tecnica sperimentale sempre basata su rilievi di carattere statistico si è arrivati a costruire il grafico riportato in fig. 2, la cosiddetta «carta del benessere», nella quale sono indicati; i campi di variabilità delle singole grandezze in relazione, a quelli delle altre perché si possano realizzare delle condizioni ambientali accettabili. Vengono così individuate sulla « carta » delle « zone di benessere » che corrispondono a differenti condizioni d'ambiente ritenute buone da una certa percentuale, di soggetti. l parametri assunti per il tracciamento della «carta» fatta la solita ipotesi semplificatrice per quello che riguarda la temperatura delle pareti, sono la velocità, la temperatura e l'umidità relativa dell'aria, A proposito della prima si deve rilevare che ogni, grafico del tipo di quello di fig. 2 è riferito ad un, suo particolare valore. È però da tener presente che la velocità dell'aria può variare entro limiti piuttosto ristretti, essendo provato che valori di essa superiori, nella zona occupata dalle
Persone, a 0,25÷0,30 m/s provocano già fastidiose sensazioni di «corrente d'aria» e poiché è anche conveniente che l'aria a contatto delle persone non sia immobile per evitare, specialmente in estate, che si formino, vicino a queste, delle zone di aria cald-3 e umida, si conclude che i valori di velocità dell'aria accettabili nella zona occupata dalle persone, si aggirano sui 0,10÷0,15 m/s: per essi è appunto valida la « carta » di fig. 2. Le zone indicate sulla carta come « zona di benessere estivo» e «zona di benessere invernale» corrispondono a condizioni ambientali per cui più dei 50 % delle persone ha dichiarato di trovarsi a proprio agio. Una constatazione interessante può farsi esaminando le « linee di benessere estivo ed invernale» corrispondenti alle condizioni per le quali la massima percentuale di soggetti si è sentita a proprio agio: è rilevabile infatti come possono aversi situazioni equivalenti di « benessere » passando dal 30 % al 70 % di umidità relativa purché a ciò corrisponda una diminuzione di temperatura di 2 o 3 °C. E qualora si considerino oscillazioni di umidità relativa del 20 %, dal 40 % al 60 %, si osserva come queste siano compensate da variazioni della temperatura di appena 1 °C. Si tenga però presente che: nei valori forniti dalla «carta» sono di certo insite delle indeterminazioni; che essa è stata ricavata in particolari condizioni sperimentali (persone a riposo, abituate al clima del Nordamerica, vestite secondo le consuetudini locaIi e in stato di completo acclimatamento nell'ambiente), condizioni necessariamente non sempre riprodotte: pertanto ai dati della «carta» va attribuito soltanto carattere indicativo: che è ormai bene accertata l'opportunità che l'umidità relativa non scenda mai al disotto del 35÷40%
(1) Se si dispongono in un ambiente due termometri di cui uno con il bulbo ricoperto da una garza bagnata, dalle indicazioni dell'aria: i due termometri così impiegati costituiscono un particolare normale atto a misurare la temperatura dell'aria ambiente e l'altro ottenute in condizioni di equilibrio si può risalire alla umidità relativa strumento di misura detto « psicrometro ».
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA 40 %, e non salga mai al disopra del 60÷65 %, e questo per diverse ragioni le più importanti delle quali sembrano essere: la maggior percezione degli odori nel caso di valori troppo alti, cosa che può riuscire sgradevole specialmente in locali molto affollati, e l'eccessivo fastidioso e poco igienico essiccamento delle mucose, quando l'umidità relativa è troppo bassa, Ciò restringe evidentemente il campo di variabilità dell'umidità relativa rispetto a quanto riportato nella «carta». Considerato tutto ciò, si può affermare che allo stato delle attuali conoscenze in materia si debbono ritenere accettabili, dal punto di vista del «benessere» delle persone, temperature ambientali di 20÷21 °C in inverno e di 25÷26 °C in estate con umidità relativa intorno al 50 %, tenendo inoltre presente che oscillazioni di quest'ultima dal 45 % al 55 % non producono variazioni apprezzabili di sensazione. Un'ulteriore considerazione va però fatta a proposito della temperatura estiva e cioè che è conveniente per favorire l'acclimatamento delle persone che entrano in un ambiente condizionato, evitando loro fastidiose sensazioni iniziali, che detta temperatura sia inferiore soltanto di 6÷8 OC rispetto alla temperatura esterna. Si è già accennato che le condizioni termoigrometriche dell'ambiente, e quindi gli scambi di calore del corpo con questo, pur avendo un'influenza assai importante sulle sensazioni da benessere degli individui, non sono i soli fattori che le determinano: un'importanza notevole, infatti, va anche attribuita alla «purezza» dell'aria. Si tratta, in questo caso, di un parametro certo non facilmente definibile; né è semplice, in ogni circostanza, individuare i fattori che hanno influenza su di esso e la loro importanza. Come fatto generale è comunque accertato che la presenza delle persone negli ambienti è uno degli elementi che più contribuisce al « viziamento » dell'aria: e questo non tanto come conseguenza dell'aumento del tasso di anidride carbonica per effetto della respirazione, dato che in circostanze normali tale aumento non sembra condurre a condizionifisiologicamente dannose, quanto per effetto dei cattivi odori prodotti dalle sostanze organiche che vengono emesse dal corpo. Non sembra invece ancora bene accertata l'emissione, che avverrebbe tramite la respirazione, di sostanze tossiche, le cosiddette tossine. Ma è da rilevare che sono quasi sempre presenti anche altri fattori che determinano inquinamento dell'aria: le polveri, che possono avere varia provenienza e diverse caratteristiche; i fumi prodotti da varie combustioni, in particolare da quella del tabacco dei fumatori; i germi patogeni, spesso apportati da persone malate. Ed è inoltre chiaramente rilevabile un viziamento dell'aria anche in ambienti disabitati e isolati dall'esterno i quali, dopo un certo tempo, acquistano il caratteristico «odore di chiuso », sembra per effetto delle sostanze aromatiche emesse dagli oggetti diarredamento. Per purificare l'aria, si sono tentati diversi sistemi che vanno dall'impiego di speciali filtri ad alto potere filtrante all'uso di carboni attivi per assorbire alcuni gas, dall'aggiunta all'aria di sostanze antisettiche e con effetto mascherante sui cattivi odori quali l'ipocloruro di sodio e l'ozono, all'impiego di lampade germicide a vapore di mercurio; ma i risultati ottenuti consigliano di applicare questi sistemi soltanto in casi particolari, per cui il loro interesse per il condizionamento d'aria di edifici civili è trascurabile. Si è infatti avuto modo di constatare come, allo stato attuale della tecnica e delle conoscenze in materia, il mezzo più efficace e più economico per evitare il viziamento dell'aria sia quello di introdurre negli ambienti adeguati quantitativi di aria
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prelevata dall'esterno: con ciò si ottiene un effetto di diluizione di tutte le sostanze e particelle (batteri compresi) causa di inquinamento, effetto in genere sufficiente a garantire le adatte condizioni di « purezza» dell'aria. I quantitativi di aria da introdurre vengono di solito posti in relazione al numero di persone che si presume possano soggiornare con una certa continuità nel locale considerato, anche se, come si è visto, la presenza delle persone non sia, in linea generale, la sola causa di viziamento dell'aria. GENERALITÀ Gli «impianti di condizionamento d’aria» sono impianti che permettono normalmente il controllo di quattro delle cinque grandezze dalle quali si è visto che dipendono in modo precipuo le condizioni di benessere delle persone, e cioè della temperatura, dell'umidità relativa, della velocità, e della purezza dell'aria. Per quanto riguarda la quinta grandezza fondamentale, la temperatura media radiante delle pareti, si è accennato come possa essere, in parecchi casi, considerata non molto diversa da quella dell'aria e che quindi si possa ritenere controllata indirettamente una volta stabilito il valore di questa ultima. Comunque si vedrà in seguito che esistono alcuni tipi di impianti di condizionamento (quelli misti « a pannelli ed aria ») che consentono anche di agire, entro certi limiti, sulla temperatura media radiante suddetta. Un impianto di condizionamento si compone di una serie di apparecchiature e canalizzazioni che permettono di trattare e didistribuire l'aria ai vari ambienti da condizionare, in quantità ed in condizioni tali da permettere il mantenimento in questi dei valori voluti per le grandezze più volte menzionate. la disposizione e la conformazione di tali apparecchiature ecanalizzazioni è diversa a seconda del « tipo » diimpianto. Si vedrà infatti che si possono realizzare impianti basati su criteri di funzionamento ecostruttivi differenti: la necessità di creare diversi tipi di impianti è derivata dalle differenti esigenze che possono prodursi in relazione alle varie caratteristiche costruttive e funzionali dei fabbricati in cui gli impianti debbono essere installati. Prima di procedere ad una rassegna sia pur rapida dei vari tipi di impianto, è opportuno premettere alcune indicazioni generali sui criteri di dimensionamento.
TIPI DI AMBIENTI Appartamenti...... Uffici..................... Alberghi............. Ristoranti............... Cinematografi...... Grandi Magazzini.. Aule scolastiche....
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Aria esterna in m³/h per persona Valore Valore consigliato minimo 40 25 50 25 50 40 25 20 25 15 15 10 40 20
ELEMENTI PRINCIPALI DI DIMENSIONAMENTO In linea generale si può affermare che gli scopi che ci si prefigge di raggiungere con gli impianti di condizionamento vengono di solito ottenuti introducendo negli ambienti convenienti quantitativi d'aria in condizioni e i ' n modi opportuni. La purezza dell'aria viene normalmente assicurata ricorrendo come già detto, all'immissione di aria prelevata dall'esterno in quantità generalmente commisurate al numero di persone presenti. Sui valori da adottare non tutti i pareri sono concordi: anzi sono facilmente rilevabili le notevoli differenze che sussistono molto spesso tra testi diversi. Ciò è evidentemente dovuto all'indeterminazione di molti dei fattori che interessano ed ai quali si è già avuto modo di accennare. È tuttavia comune il far dipendere i valori consigliati dalla destinazione degli ambienti che si considerano. Nella tabella Il sono riportati alcuni valori di impiego abbastanza frequente. Un impianto di condizionamento avrà quindi, in ogni caso, una presa d'aria esterna dalla quale l'aria verrà prelevata e poi portata ad un gruppocondizionatore in cui, dato un opportuno filtraggio, sarà trattata in maniera conveniente. Mediante una rete di condotte di mandata l'aria verrà quindi indirizzata fino ai diversi punti di introduzione negli ambienti. Da altri punti dei locali essa verrà poi prelevata attraverso una rete di condotte di estrazione ed avviata al canale di espulsione, nel caso degli impianti a « circuito aperto », o di nuovo al gruppo condizionatore, qualora una parte dell'aria debba essere « ricircolata » per le ragioni che si accenneranno in seguito. Il controllo della velocità dell'aria negli ambienti, ed in particolare nella zona occupata dalle persone, si effettua disponendo in modo opportuno le « bocchette » di immissione e quelle di estrazione (o «di ripresa») e graduando in modo conveniente la velocità dell'aria nel loro attraversamento. La soluzione da adottare non è comunque facilmente individuabile in ogni caso, poiché il moto dell'aria nell'interno degli ambienti condizionati dipende da numerosi parametri, motti dei quali sfuggono ad un'esatta valutazione: per cui risulta arduo ed infecondo qualsiasi tentativo di impostazione generale e di risoluzione analitica del problema. Solo l'esperienza, in questo caso, può fornire i dati ed i suggerimenti atti a permettere di fissare almeno dei criteri orientativi. D'altra parte la questione è di importanza tutt'altro che marginale: anzi, si può sicuramente affermare che in un impianto di condizionamento la distribuzione dell'aria negli ambienti assume un ruolo talmente importante da influire in modo decisivo sulla bontà ed efficienza complessiva dell'installazione. Una distribuzione d'aria non riuscita può annullare completamente qualsiasi favorevole qualità di un impianto di condizionamento : Un aspetto del problema appare comunque ormai abbastanza decisamente risolto: si era infatti parecchio discusso se convenisse disporre in alto le bocchette di mandata e in basso quelle di ripresa o viceversa. Con l'introduzione e la progressivadiffusione del condizionamento estivo il sistema di distribuzione dall'alto è apparso senz'altro più opportuno in quanto risulta pressoché
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA impossibile introdurre aria a temperatura più bassa, di quella ambiente, come necessariamente deve avvenire in estate, in vicinanza delle persone, senza produrre fastidiose correnti d'aria. Inoltre la disposizione delle bocchette di mandata. in alto, e quindi lontane dalle persone, permette di adottare, senza inconvenienti, più forti velocità di uscita dell'aria: questo dà la possibilità di controllarne meglio la distribuzione, in quanto consente di indirizzare i getti e di farne sentire gli effetti anche a distanza dalle bocchette. Questo sistema può dare qualche inconveniente in inverno poiché in qualche caso si possono formare delle sacche di aria calda nella zona superiore dell'ambiente, specialmente se questo è di considerevole altezza: ciò può essere comunque evitato disponendo delle bocchette supplementari di estrazione in detta zona. l valori adottati normalmente per la velocità dell'aria nell'attraversamento delle bocchette variano da 2 a 5 m/s circa per le bocchette di mandata e da 0,5 m/s (bocchette a pavimento) a 1,5 m/s (bocchette a parete) per quelle di ripresa. Le bocchette sono in genere di forma rettangolare, quelle di immissione è bene che siano munite di una doppia serie di alette magari orientabili (orizzontali e verticali) e di una serranda di taratura. Tra le lunghezze dei due lati deve sussistere un rapporto abbastanza elevato (anche di 1 a 10) in modo da ottenere un buon effetto di trascinamento e quindi di miscela tra l'aria immessa e quella dell'ambiente: tale effetto invero aumenta con il rapporto suddetto. Ciò è utile per ridurre gli squilibri di temperatura e attenuare gli effetti di eventuali correnti d'aria. Per disposizione a soffitto sono particolarmente usate delle bocchette speciali, dette «anemostati», costituite da una serie di tronchi di cono coassiali che hanno la caratteristica di guidare il getto in modo da distribuirlo abbastanza uniformemente nello spazio circostante e di produrre un forte effetto di miscela con l'aria ambiente. Il controllo della temperatura e dell'umidità relativa presuppone la conoscenza e la determinazione sufficientemente precisa di tutti i fattori che tendono a far variare queste grandezze, Tali fattori si possono distinguere in « esterni » ed « interni ». Nel caso della temperatura quelli esterni sono: il calore che penetra negli ambienti (o che esce dagli stessi) per effetto della differenza di temperatura esistente tra l'aria esterna e quella interna; il calore che passa all'interno per effetto dell'irradiazione solare: il calore apportato (o sottratto) dall'aria esterna di rinnovo;e quelli interni: la quantità di calore ceduta dalle persone presenti; la quantità di calore ceduta da lampade, apparecchiature elettriche ecc. Per l'umidità relativa vanno annoverate come causa esterna il vapor d'acqua che viene apportato (o assorbito) dall'aria di rinnovo e come causa interna la quantità di vapore emessa dalle persone.
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900 ORIZZONTALE
800 700 OVEST
600
EST
500 S-E
S-O 400
N-E
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300 200
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ora solare Fig. 3 – Valori dell'insolazione per le varie esposizioni al 31 di luglio (latitudine 40°) Senza scendere in dettagli relativi al calcolo delle quantità suddette, si accenna alle circostanze più importanti che occorre considerare al riguardo. La quantità di calore scambiata per differenza di temperatura tra l'aria interna e quella esterna è determinabile, in modo abbastanza agevole, stabilite le condizioni esterne e supposto di trovarsi in condizioni di regime, sia nei caso estivo che in quello invernale (v. « Impianti di riscaldamento »). Il calore che penetra negli ambienti per effetto dell' irraggiamento solare non viene preso in considerazione in inverno mentre ha un'importanza decisiva in estate. La sua determinazione è peraltro piuttosto complicata poiché occorre tenere presenti diversi fattori non tutti esattamente valutabili. Detta quantità di calore dipende infatti: dall'entità dell'irraggiamento solare che, riferendosi all'unità di area e all'unità di tempo, è a sua volta funzione del giorno e dell'ora considerati, della latitudine del luogo e della posizione delle superfici che interessano; dalla natura della parete e più precisamente dai suoi coefficienti di rinvio, trasparenza e assorbimento, dalla sua conduttività termica interna e dalla sua conduttività termica esterna sia verso l'interno de; locale che verso l'ambiente esterno: dall'influenza che possono avere, con il loro eventuale effetto schermante, superfici vicine a quella in esame come le pareti di fabbricati adiacenti a quello che interessa; nel caso si tratti di superfici trasparenti come quelle vetrate, dalla presenza e dalla posizione di schermi protettivi quali tapparelle, tende « alla veneziana » o di stoffa ecc. È di particolare rilievo il fatto che l'effetto schermante di tali protezioni risulta ben maggiore (anche del 30÷40 %) nel caso in cui siano installate all'esterno, che quando vengano poste all'interno. Inoltre qualora si prendano in esame ambienti che abbiano più di una superficie esposta all'irraggiamento solare, occorre tener presente che il valore massimo della quantità di calore che penetra nel loro interno per effetto dell'insolazione dipende dagli effetti concomitanti di questa sulle diverse pareti. Per la determinazione di detto valore massimo occorre tenere presente che questi effetti possono essere notevolmente sfalsati nel tempo: dal diagramma della fig. 3, risulta, ad esempio, che per una parete esposta ad Est il
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massimo dell'insolazione si ha alle otto del mattino mentre per una esposta a Sud o per una superficie orizzontale (un solaio di copertura, ad es.) si verifica a mezzogiorno. Fin qui comunque la questione parrebbe agevolmente risolubile trattandosi semplicemente di sommare, nei vari istanti, le quantità di calore che penetrano attraverso le diverse pareti e prendere il valore massimo tra quelli ottenuti: ma in realtà il problema è complicato in misura notevolissima dal fatto che tra il momento in cui l'energia raggiante colpisce la parete e quello in cui passa nell'interno intercorre un tempo che dipende dalle caratteristiche della parete, (natura del materiale, spessore ecc.) e che può andare da valori praticamente nulli (superfici vetrate) a valori piuttosto elevati (fino a 10 - 15 ore). L'apprezzamento di questo « ritardo » è sempre abbastanza difficoltoso ed introduce quindi un elemento di sensibile incertezza n,-1 calcolo della quantità di calore che si introduce negli ambienti per effetto dell'irraggiamento solare. Il calore apportato o sottratto dall'aria esterna di rinnovo dipende, una volta fissata la portata dell'aria stessa secondo quanto visto sopra, dalla temperatura di questa e dal suo calore specifico; ma quest'ultimo si può riguardare come noto e costante. La temperatura è invece variabile in maniera anche rapida e sensibile in funzione delle condizioni meteorologiche e della località: i calcoli vengono pertanto riferiti a dei valori convenzionali variabili da città a città (per i quali si potranno consultare le pubblicazioni specifiche o le norrne emanate dal Comitato Termotecnico Italiano) desunti in genere da valori medi relativi alla decade più calda per l'estate ed alla decade più calda per l’estate ed alla decade più fredda per l’inverno; a titolo di esempio si citano i valori che vengono assunti per Roma: temperatura esterna estiva 32 °C temperatura esterna invernale 0 °C Sul calore ceduto dalle persone si sono già fornite delle notizie: qui si vuole precisare che la proporzione sotto cui si ripartisce nelle diverse forme già accennate dipende da parecchi fattori, tra cui abbastanza importante è la temperatura ambiente.
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA TABELLA III Temperatura °C 28 27 26 24 21 20 Riferendosi al caso più comune delle persone in moderata attività fisica o in riposo, si riportano nella tabella llI i valori della quantità di calore ceduta per convezione e per irraggiamento (calore « sensibile ») e di quella ceduta tramite l'evaporazione d'acqua (calore « latente »), in funzione della temperatura ambiente. Naturalmente dalla conoscenza del calore latente si potrà risalire facilmente a quella della massa di vapor d'acqua, potendosi riguardare come noto e costante il calore di trasformazione dell'acqua (pari a circa 600 kcal/kg). L'aria esterna di rinnovo ha un contenuto specifico di vapor d'acqua che dipende dalla sua ternperatura e dalla sua umidità relativa; esso è in genere diverso da quello dell'aria nelle condizioni interne. Più precisamente, in estate si ha un maggior contenuto di vapor d'acqua nell'aria esterna mentre in inverno avviene il contrario. Ciò porta di conseguenza che l'introduzione negli ambienti dell'aria prelevata dall'esterno provocherebbe in estate un aumento ed in inverno una diminuzione dell'umidità relativa ambientale in quanto equivale all'apporto o, rispettivamente, alla sottrazione di un certo quantitativo di vapor d'acqua. [ contenutispecifici di vapor d'acqua nelle miscele aria-vapore d'acqua, in determinate condizioni di temperatura e di umidità relativa, possono essere desunti da tabelle o ricavati da appositi diagrammi, quali i cosiddetti «diagrammi psicrometrici», che sono di vasto impiego nello studio e nella progettazione degli impianti di condizionamento. Da tutto quanto sopra risulta che per mantenere i valori voluti di tempera-
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Calore sensibile kcal/h 50 55 60 65 74 80
Calore latente kcal/h 50 45 40 35 26 20
tura e di umidità relativa negli ambienti condizionati occorre provvedere: a) in estate: - ad asportare il calore che proviene dall'esterno per effetto della differenza di temperatura tra aria esterna e aria interna e dell'irraggiamento solare; - ad asportare il calore ceduto dalle persone o da altre eventuali « sorgenti » poste nell'ambiente; - a raffreddare l'aria esterna di rinnovo; - ad asportare il vapor d'acqua emesso dalle persone; - a deumidificare l'aria di rinnovo; b) in inverno: - a fornire la differenza tra la quantità di calore che passa all'esterno per effetto della maggior temperatura interna e quella ceduta dalle persone e dalle altre « sorgenti »; questa differenza è in genere positiva: può esistere però qualche caso (ad es. una sala cinematografica al massimo affollamento) in cui diviene negativa, in cui cioè occorre asportare anziché fornire calore all'ambiente: - a riscaldare l'aria di rinnovo; - a fornire la differenza tra la quantità di vapore occorrente per umidificare l'aria esterna introdotta per la ventilazione e quella emessa dalle persone: tenute presenti le condizioni interne ed esterne in genere considerate ed i quantitativi di aria di rinnovo in relazione al numero delle persone di solito adottati, si può affermare che tale differenza risulta sempre positiva. Un impianto di condizionamento deve quindi comprendere una centrale frigorifera per il funziona-
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mento estivo ed una centrate termica per quello invernale. La potenza di dette centrali sarà commisurata ai fabbisogni complessivi di «freddo» e di «caldo» occorrenti per tutti gli ambienti, secondo le esigenze sopra chiarite: poiché però le richieste massime dei diversi ambienti di unfabbricato possono non essere contemporanee specialmente in estate (si pensi, per es., all'andamento dell'insolazione sulle varie pareti) tale potenza massima non sarà sempre data semplicemente dalla somma di quelle occorrenti per tutti i singoli ambienti; la sua determinazione dovrà allora divenire oggetto di accurato esame. l fattori che concorrono a determinare le potenze frigorifera e termica complessivamente occorrenti per un impianto di condizionamento sono molteplici e vari e riguardano le caratteristiche costruttive del fabbricato, la posizione e la località in cui sorge ed anche la sua destinazione: una previsione in tal senso che non sia preceduta da accurati calcoli è quindi soggetta a forti indeterminazioni. Tuttavia si vuoi dare qualche indicazione di larga massima, valevole soltanto a titolo orientativo, ma che in qualche caso può tornare utile. Per fabbricati a struttura costruttiva normale, destinati ad uso civile di ufficio o di abitazione, che sorgano in località a clima mediterraneo può ritenere che il fabbisogno frigorifero si aggiri sulle 15÷20 frig/h e quello termico sulle 30÷35 cal/h per ogni m³ di ambiente condizionato. Questi fabbisogni sono destinati ad aumentare in maniera notevolissima quando si tratti di fabbricati con
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA ampie pareti vetrate come quelli che l'architettura moderna sta attualmente proponendo a ritmo sempre più intenso. Senza voler sminuire l'importanza delle particolari esigenze estetiche che conducono a simili realizzazioni, si vuol però far rilevare che esse comportano degli aggravi notevolissimi nelle spese di impianto e di esercizio degli impianti di condizionamento, in quanto le superfici vetrate sono delle vere e proprie «voragini di calore e di freddo» ed inoltre determinano, come si vedrà meglio in seguito, delicati problemi di regolazione che si risolvono, e con difficoltà, solo con l'installazione di complessi e costosi sistemi automatici. Nella progettazione di un edificio che debba essere provvisto di impianto di condizionamento occorre avereparticolare riguardo nel destinare lo spazio occorrente per la sistemazione delle diverse apparecchiature e, in particolare, delle centrali termica, frigorifera e condizionatrice e delle condotte d'aria. Per quanto riguarda le centrali è bene che sia previsto un unico locale oppure due o tre ambienti tra loro direttamente comunicanti. L'altezza dei locali nondovrebbe essere inferiore ai 3,5÷4 metri mentre la loro superficie deve variare sia in funzione della grandezza che del tipo di impianto: in linea di massima si può considerare che essa debba essere pari a 0,6÷1,2 m² per ogni 100 m³ di ambiente condizionato, passando dai grandi ai piccoli impianti. La posizione da dare alle condotte d'aria ed il loro ingombro possono assumere conformazione e dimensioni precise soltanto in seguito ad uno studio completo dell'impianto: come si vedrà le dimensioni possono poi variare notevolmente passando dai sistemi a «bassa velocità» a quelli ad «alta velocità ». Le condotte possono essere realizzate con materiali differenti (in muratura, in gesso, in lamiera zincata, in materia plastica): attualmente viene data lapreferenza alla lamiera, specialmente negli impianti ad aita velocità. Un'altra questione generale particolarmente importante, relativa al condizionamento estivo, riguarda la disponibilità d'acqua per il raffreddamento del condensatore della macchina refrigerante (prescindendo dal caso di impianti piccoli, e cioè fino a 20000÷30000 frig/h, che possono essere serviti da frigoriferi con condensatore raffreddato ad aria).
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locale condizionato
Ua Ta
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T
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Fig. 5 - Schema di impianto a tutta aria con relativa regolazione automatica 1,aria esterna; 2, aria di ricircolo; 3 ,aria condizionata; 4, filtri; 5,, batteria raffreddante e deumidificante in estate e riscaldante in inverno; 6, apparato umidificatore invernale; 7, serranda di by-pass della batteria Post-riscaldante; 8, batteria di Post-riscaldamento; T, termostato per la regolazione in estate del punto di rugiada ed in inverno della temperatura dell’aria uscente dalla batteria 5; Ua, igrostato ambiente per la regolazione dell’umidità relativa in inverno; Ta, termostato ambiente per 1a regolazione della temperatura dell’aria condizionata in estate ed in inverno agente sulla serranda di by-pass della batteria di post rircaldamento.
II quantitativo d'acqua occorrente può essere determinato, in prima larga approssimazione, dividendo per 8÷10 il numero che esprime la potenzafrigorifera della macchina in frig/h: si otterrà così la portata occorrente in l/h nell'ipotesi che si tratti di condensatore raffreddato con «acqua fluente». Qualora questa quantità risultasse eccessiva, si potrà ricorrere all'adozione dei «condensatori evaporativi» o delle «torri refrigeranti»: ciò porta un aumento delle spese di primo impianti e di esercizio ma il quantitativo d'acqua necessario scende a circa 1/10 dei valore indicato in precedenza.
La quantità di aria da introdurre dipende dalla richiesta di «freddo» e di «caldo» dell'ambiente e dalla temperatura di introduzione: questa temperatura, salvo casi eccezionali, è minore di quella ambiente in estate e maggiore in inverno e, ovviamente, tanto maggiori saranno le relative differenze e tanto minori risulteranno i rispettivi quantitativi d'aria. La temperatura di introduzione dell'aria nel funzionamento estivo è però soggetta a delle limitazioni poiché in genere la sensibilità delle persone alle correnti di aria fredda (cioè di aria a temperatura inferiore di quella ambiente) è piuttosto notevole e quindi impedisce di adottare per detta tempeIMPIANTI «A TUTTA ARIA» ratura valori inferiori di più di 7 o 8 °C rispetto a quella dell'aria ambiente. S'intendono con tale locuzione gli im- Per questa ragione il dimensionamento pianti che permettono il raggiungi- estivo delle portate d'aria porta in gemento negli ambienti delle condizioni nere a valori maggiori del caso invervolute per mezzo dell'introduzione in nale. Inoltre molto spesso i quantitativi questi di appropriati quantitativi d'aria d'aria occorrenti risultano superiori alle in determinate condizioni di tempera- portate d'aria esterna necessarie per la tura e di contenuto igrometrico. ventilazione degli ambienti; bisogne-
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA rebbe quindi aumentare quest'ultime, ma ciò comporterebbe un onere notevole per le spese di esercizio: esso può essere evitato impiegando, al postodell'aria esterna, aria ripresa dagli ambienti, che viene cioè « ricircolata ». Questa, trovandosi già nelle condizioni di temperatura e di umidità relativa volute, non ha necessità di alcun trattamento e non comporta quindi alcun aumento delle potenze frigorifera e termica necessarie: la sua funzione è soltanto quella di variare, per effetto di miscela, la temperatura di introduzione dell'aria negli ambienti. Un impianto di condizionamento a tutta aria si comporrà quindi essenzialmente di: una condotta di presa d'aria esterna: un gruppo condizionatore per i trattamenti dell'aria, che si riassumono normalmente nel filtraggio (con filtri a secco o in bagno d'olio, od in casi speciali, con filtri elettrostatici) nel riscaldamento e nell'umidificazioneinvernale e nella deumidificazione e nel raffreddamento estivi. Quasi sempre in estate occorre anche operare un postriscaldamento poiché la temperatura che occorre raggiungere per la deumidificazione è in genere inferiore a quella necessaria per avere alla fine le opportune condizioni di introduzione in ambiente: un ventilatore di immissione ed un ventilatore di espulsione: una rete di condotte di mandata una rete di condotte di ripresa una condotta di espulsione. Naturalmente si farà in modo di porre le griglie di presa e di espulsione (alle quali fanno capo le relative condotte) lontane tra loro ed in posizioni oppor-
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tune. Uno schema di tale tipo di impianto è rappresentato in fig. 4. In questo genere di impianti viene di solito adottato il sistema di distribuzione dell'aria a bassa velocità: le condotte vengono cioè dimensionate con valori di velocità che vanno dai 3 ai 7 m/s (raramente di più) adottando quelli maggiori per i tratti principali e via via decrescendo verso gli ultimi tronchi che fanno capo alle bocchette. I canali sono quasi sempre realizzati a sezione rettangolare per la maggiore semplicità costruttiva rispetto a quelli circolari, che vengono invece spesso adottati negli impianti ad alta velocità per i vantaggi che presentano relativamente alle perdite di carico. Come già accennato, il dimensionamento delle varie parti di un impianto viene fatto con riferimento a determinate condizioni interne ed esterne che però sono soggette a variazioni anche piuttosto sensibili. Ciò può determinare oscillazioni della temperatura e dell'umidità relativa all'interno dei locali, le quali si discosterebbero quindi dai valori « ottimi » stabiliti. Per evitare questo è necessario procedere ad una regolazione. Si può però subito notare che tale regolazione pub essere evitata per quanto riguarda i fattori interni che tenderebbero a far variare l'umidità relativa poiché questi si riassumono in sostanza nel vapor d'acqua emesso dalle persone: considerato che per ogni persona è conveniente introdurre almeno 20 m³/h di aria esterna, si pub vedere che è possibile centralizzare il trattamento di questa per quanto riguarda il suo contenuto di vapor d'acqua, in modo che sia atto a determi-
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nare negli ambienti oscillazioni dell'umidità relativa non superiori al 10% (ad es. dai 45 % al 55 %) malgrad l'emissione di vapor d'acqua da parte delle persone. La regolazione continua della temperatura e invece indispensabile e si sono già viste le cause interne ed esterne che possono provocarne delle variazioni: !a regolazione deve quindi intervenire ogni volta che una o più di tali cause tendono a determinare oscillazioni oltre i limiti consentiti. Se l'impianto serve un solo ambiente è possibile centralizzare tale regolazione e renderla automatica installando nel locale dei corpi sensibili che trasmettono agli organi regolanti della centrale le «richieste» man mano che mutano le esigenze. Se l'impianto serve però più ambienti e se le cause che tendono a far variare la temperatura nei locali non hanno la stessa intensità o non agiscono in sincronismo, si determina la necessità di provvedere ad una regolazione singola della temperatura per ogni ambiente, o quanto meno per ogni gruppo di locali in cui si manifestano le stesse esigenze. L'impianto a tutta aria non permette evidentemente una regolazione di tal genere poiché l'aria viene inviata in tutti gli ambienti nelle stesse condizioni termoigrometriche: al massimo può consentire una regolazione «per zone» con l'adozione dei condizionatori «multizone», i quali cioè hanno più di una partenza da cui l'aria pub essere avviata agli ambienti in condizioni di temperatura diverse (v. fig. 5). Ma quando si debbano condizionare edifici con
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA numerosi ambienti (uffici, scuole,ospedali ed anche abitazioni) tale regolazione non è più sufficiente; si sono perciò studiati nuovi tipi di impianto che tendono a risolvere il problema Ta1
Ta2
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zione a zone o addirittura per singoli ambienti per la temperatura sono: sistema «a pannelli più aria primaria» sistema «a mobiletti con ventilatore più aria primaria» sistema «ad riduzione» sistema «a doppio condotto» IMPIANTI A PANNELLI E ARIA PRIMARIA
7 7 2 U
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Fig. 5 - Schema di condizionatore « multimultizone » con relativa regolazione. 1, aria esterna; 2, aria di ricircolo; 3, aria condizionata; 4, filtri; 5, batteria raffreddante e deumificante in estate e riscaldante in inverno; 6, apparato umidificatore invernale; T, termostato per la regolazione in estate del punto di rugiada ed in inverno della temperatura dell’aria uscente dalla batteria 5; U, igrostato sul recupero per la regolazione dell’umidità relativa in inverno; 7, batterie di post-riscaldamento per la regolazione della temperatura dell’aria inviata nelle singole zone: Ta1, Ta2, Ta3, termostati ambiente in ogni zona per la regolazione della temperatura.
della regolazione della temperatura nei singoli ambienti, mentre le altre grandezze vengono regolate centralmente mediante l'introduzione di una portata d'aria fissa almeno sufficiente per il rinnovo ed opportunamente trattata per quanto riguarda il contenuto di vapor d'acqua (« aria primaria »). Inoltre si è cercato di ridurre al minimo la sezione delle condotte aumentando la velocità dell'aria nel loro interne, per renderne più agevole la installazione; si sono così sviluppati i sistemi di distribuzione dell'aria ad alta velocità in cui si raggiungono valori di velocità anche di 25 m/s; le condotte vengono in queste caso realizzate in lamiera metallica o in materie plastiche e quasi sempre a sezione circolare con accurati raccordi. Le velocità vengono poi opportunamente ridotte con diversi accorgimenti prima dell'immissione dell'aria negli ambienti. I principali sistemi che permettono il condizionamento di numerosi ambienti con regolazione centralizzata per i ricambi e l'umidità relativa e conregola-
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Nei singoli ambienti da condizionare vengono disposti, a soffitto, dei pannelli i quali hanno principalmente l'ufficio di realizzare e mantenere negli ambienti stessi le adatte condizioni di temperatura. L'aria esterna viene trattata in un gruppo condizionatore centrale per quanto riguarda il suo grado igrometrico e quindi inviata negli ambienti; vengono così assicurati i necessari ricambi e controllata l'umidità relativa nel modo giàaccennato. È però da rilevare che in certi casi la presenza del pannello non è sufficiente a garantire il mantenimento della temperatura voluta nel funzionamento estivo poiché la temperatura dell'acqua di alimentazione non può scendere al disotto di certi limiti per evitare condensazioni di vapor d'acqua sulla superficie del pannello medesimo. In questi casi occorrerà pertanto affidare all'aria anche parte del compito relativo al mantenimento in ambiente delleadeguate condizioni di temperatura. La rete di distribuzione dell'aria è di solito realizzata a bassa velocità. Esiste però anche qualche caso di distribuzione ad alta velocità; prima della introduzione negli ambienti l'aria deve allora passare in un dispositivo che diminuisca la velocità e attenui i rumori. l pannelli possono essere di tre tipi: incorporati nella struttura dei solai; sospesi al solaio e realizzati con lamine metalliche ripartitrici ed intonaco; di tipo metallico, forati e sospesi ai solai. Senza scendere in ulteriori dettagli costruttivi e di funzionamento si accennerà ai principali pregi e difetti di
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questo sistema. Esso intanto rappresenta un'installazione in genere più economica (tranne che per il tipo a pannelli metallici) degli altri sistemi cui si farà cenno in seguito. Rispetto al sistema a tutta aria presenta il vantaggio di ridurre la sezione delle canalizzazioni di mandata, di non richiedere in genere l'installazione della rete di recupero in quanto l'aria primaria può essere espulsa in perdita per sovrapressione dagli ambienti, di permettere una regolazione di temperatura per zone, variando la temperatura dell'acqua di alimentazione di ogni gruppo di pannelli, ed, entro certi limiti, anche individuale. La presenza dei pannelli permette di agire anche sugli scambi di calore per irraggiamento tra corpo ed ambiente: ciò consente di mantenere, a parità di condizioni di benessere, temperature dell'aria ambiente in inverno leggermente più basse ed in estate più alte che con gli altri sistemi. La diminuzione della differenza di temperatura tra organismo ed aria ambiente aggiunta alla riduzione dei quantitativi di aria in movimento nell'interno dei locali attenua sensibilmente il pericolo che si producano fastidiose correnti d'aria. Tra gli inconvenienti più importanti che presenta questo sistema vasenz'altro considerato quello conseguente alla sua « inerzia termica ». Questa dipende dalla capacità termica della massa che funziona da pannello: tanto maggiore è tale capacità tanto più grande sarà il ritardo con cui vengono risentiti negli ambienti gli effetti della regolazione automatica che agisce sulla temperatura dell'acqua calda o fredda che alimenta il pannello. Tale ritardo può arrivare a frustrare completamente gli effetti della regolazione perché le variazioni di temperatura del pannello non sono in sincronismo con le richieste degli ambienti. Naturalmente il pericolo in tal senso sarà tanto maggiore quanto più è rapida lavariazione delle cause che provoca l'intervento della regolazione. Questi impianti non sono quindi adatti per fabbricati in cui sia molto sentito l'effetto dell'irraggiamento solare (per es. per la presenza di ampie superfici vetrate) dato che questo è rapidamente variabile nel tempo, oppure quando si prevda la presenza di numerose per-
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA sone che possono in breve tempo ridursi a pochissime (sale di riunione e spettacolo), ecc. L'inconveniente è molto attenuato con i tipi a pannelli metallici, i quali presentano anche il vantaggio dideterminare, con la loro superficie forata, qualora vi sia sovrapposto uno strato di materiale poroso, un sistema assorbente per l'energia sonora che contribuisce a ridurre il livello dei rumori ed realizzare nei locali condizioni soddisfacenti per una buona udibilità. l tipi con pannelli sospesi non metallici presentano dal punto di vista dell'inerzia caratteristiche intermedie tra quelli « immersi » e quelli completamente metallici. Comunque si può affermare che tutti questi tipi di impianti si prestano a realizzare un soddisfacente condizionamento in fabbricati che non presentino estese superfici vetrate, in cui non si prevedano eccessivi affollamenti e che si trovino in località non troppo calde (Italia Centrale e Settentrionale). Uno schema di questo tipo di impianto è riportato in fig. 6.
IMPIANTI A MOBILETTI E ARIA PRIMARIA Questo sistema prevede, come nel caso dei pannelli, il trattamento e la distribuzione a bassa velocità di una portata d'aria esterna (primaria) sufficiente a mantenervi adattecondizioni di purezza e di umidità relativa. Il controllo della temperatura è affidato a mobiletti installati nei singoli ambienti. I mobiletti sono dotati di un filtro, di un ventilatore e di una batteria a tubi alettati alimentata in estate con acqua fredda ed in inverno con acqua calda. Il mobiletto aspira l'aria dall'ambiente e la rinvia nello stesso dopo averla filtrata e trattata termicamente: l'aria ambiente viene quindi fatta circolare in circuito chiuso. In estate la temperatura dell'acqua fredda è regolata in modo da non provocare condensazioni allo scopo di non influire sull'umidità relativa che viene stabilita dall'aria primaria. Le prestazioni termiche del mobiletto possono essere variate entro limiti molto più ampi di quelle dei pannelli. La regolazione individuale può essere fatta a mano o automaticamente agendo sul funzionamento
M3
del ventilatore; la regolazione per zone si fa agendo sulla temperatura dell'acqua di alimentazione, realizzando naturalmente vari circuiti per le diverse zone. Il sistema permette quindi una regolazione di temperatura indipendente e rapida per ogni locale e quindi è adatto per ambienti in cui le « cause » sia interne che esterne abbiano forte intensità e varino rapidamente coi tempo. Tra gli inconvenienti vanno segnalati: – le correnti cui può dar luogo l'aria complessivamente in circolazione nei locali il cui quantitativo è molto maggiore che nel caso degli impianti con pannelli; – il numero elevato di elettroventilatori che occorre installare che sono tanti quant'è il numero dei mobiletti; lamoltiplicazione delle apparecchiature in moto rappresenta una complicazione per la manutenzione ed anche undisturbo per i rumori che nascono. Occorre però dire che nei tipi recenti di mobiletti la rumorosità è stata assairidotta; comunque può ancora rappresentare un inconveniente
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6
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Aria esterna
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7 T1 1 2
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U 4
T3 5
Fig. 6 - Schema di impianto ad aria e pannelli 1, serranda; 2, filtri; 3, batteria refrigerante e riscaldante; 4, complesso umidificatore; 5, batteria di post-riscaldamento; 6, pannelli; 7, scambiatore di calore; U, igrostato; T1, termostato per la regolazione del punto di rugiada estivo e della temperatura di riscaldamento invernale; T2, termostato per la regolazione della temperatura dell’acqua del circuito pannelli; T3, termostato per la regolazione della temperatura dell’aria primaria; M3, ed M2, « Master » esterni per la regolazione del punto di taratura dei relativi termostati.
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA Ma alla zona EST
alla zona OVEST
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Ta
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T3 T1
Aria
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esterna
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M2
C
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IMPIANTI A DOPPIO CONDOTTO
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Fig. 7 - Schema di impianto ad aria e mobiletti 1, batteria refrigerante e riscaldante; 2, complesso umidificatore; 3, batteria di post-riscaldamento con relativa serranda di by-pass; 4, mobiletti locali con filtro batteria e ventilatore; 5, scambiatore di calore per il circuito acqua mobiletti zona Est; 6, scambiatore analogo per la zona Ovest; T1, termostato per la regolazione del punto di rugiada estivo e della temperatura di riscaldamento invernale; T2, termostato di regolazione della temperatura di mandata dell'aria asservito al Master M2 ed agente sul by-pass della batteria di post-riscaldamento; T3 e T4 termostati per la regolazione della temperatura dell'acqua dei circuiti mobiletti rispettivamente per le zone Est ed Ovest; C, compensatore solare che regola i punti di taratura dei termostati T3 e T4; T5, termostati ambiente agenti sui ventilatori dei mobiletti (regolati dal Master M2).
per ambienti con speciali esigenze acustiche. In fig. 7 è riportato uno schema di riportato di questo tipo. IMPIANTI AD INDUZIONE Questo impianto è, dal punto di vista funzionale, analogo a quello a mobiletti più aria primaria. Esso però permette: – l’eliminazione de, ventilatori nei mobiletti; la riduzione delle sezioni delle condotte poiché l'aria viene distribuita ad alta velocità. L'aria priaria che, al solito, assicura, ricambi e le adatte condizioni di umidità relativa, parte dal gruppo condizionatore centrale e attraverso una rete di condotte ad alta velocità raggiunge i mobiletti disposti nei singoli ambienti, l'aria entra dapprima in una scatola (plenum) in cui è ridotta la velocità e sono smorzati eventuali rumori, poi attraversa una serie di ugelli nell'interno del mobiletto e trascina con sé, per effetto detto di « induzione » una portata d'aria ambiente pari a tre o
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quattro volte la propria. L'aria ambiente richiamata dall'aria primaria attraversa una batteria alimentata in inverno con acqua calda e in estate con acqua refrigerata (v. fig. 8). L'energia occorrente per far circolare l'aria ambiente attraverso la batteria del mobiletto è quindi fornita, in questo caso, anziché da un elettroventilatore, dall'effetto di trascinamentoprodotto dall'aria primaria. La regolazione della temperatura ambiente si può fare a mano o automaticamente agendo sulla portata d'acqua che attraversa la batteria del mobiletto; la regolazione per zone si può fare, come nel caso precedente, agendo sulla temperatura della acqua di alimentazione delle batterie dei mobiletti. Gli impianti ad induzione rappresentano certo un notevole progresso poiché consentono una forte riduzione degli ingombri e l'abolizione di molti oneri di esercizio e di manutenzione. Hanno pero una limitazione nel loro impiego derivante da fatto che non si riesce normalmente ad aumentare oltre 3-4 il rapporto tra aria primaria e aria tra-
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scinata. Quindi, qualora gli ambienti abbiano carichi termici rilevarti, occorre aumentare l’aria primaria per poter avere a disposizione una maggior portata complessiva. Ciò è antieconomico poiché obbliga ad aumentare le portate d’aria esterna oltre quello che sarebbe strettamente indispensabile per le esigenze di ventilazione degli ambienti. Inoltre come altro inconveniente può essere segnalato quello che deriva dall'inevitabile fruscio che accompagna la fuoriuscita dell'aria primaria dagli ugelli.
Questo sistema prevede una doppia distribuzione d'aria a temperature inferiori e superiori a quella che si vuole mantenere negli ambienti (v. fig. 9). Prima dell'introduzione nei locali le due portate d'aria a temperature diverse vengono miscelate in un'apposita scatola: la proporzione della miscela è regolata da una serranda che si muove automaticamente dietro il comando di un termostato posto in ambiente. Variando tale proporzione varia la temperatura d'introduzione dell'aria (le cose sono disposte in modo che la portata invece rimanga costante) e si può pertanto ottenere una rapida ed efficace regolazione della temperatura ambiente. L'aria introdotta contiene sempre una frazione fissa di aria esterna opportunamente deumidificata in estate e umidificata in inverno, in modo da mantenere le desiderate condizioni di umidità relativa e di purezza. L'altra parte di aria occorrente proviene dal ricircolo che, con questo tipo di impianti, è necessario effettuare perché gli stessi funzionino in modo economico. Occorrono quindi tre reti di condotte; due di mandata ed una di ripresa. Le due reti di mandata sono quasi sempre ad alta velocità; la scatola di miscela assume allora anche la funzione di riduttrice di velocità e di silenziatrice. Poiché le due reti sono percorse da portate variabili in relazione alle esigenze termiche dei singoli locali, occorre prevedere un sistema automatico di regolazione della pressione atto a mantenere costanti le portate alle erogazioni, Il sistema presenta due pregifonda-
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA mentali: la pratica assenza di inerzia termica e quindi la rapida ed efficace regolazione della temperatura ambiente, e la possibilità di fornire contemporaneamente del
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Zona EST 9
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M2
M2
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T3 V V1
V3 T5
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7 8
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Fig. 8 - Schema di impianto ad induzione 1, batteria di post-riscaldamento; 2, batteria raffreddante e deumidificante in estate; 3, complesso umidificante; 4, batteria di pre-raffreddamento estivo ad acqua di pozzo; 5, batteria di riscaldamento invernale; 6, aria esterna; 7, scambiatori di calore (uno per zona); 8, pompe di circolazione nel secondario degli scambiatori e nei mobiletti; 9, mobiletti locali ad induzione; T1, termostato per la regolazione in estate del punto di rugiada ed in inverno della temperatura dell'aria agendo rispettivamente sulle valvole V e V1; T2, termostato di regolazione della temperatura di mandata dell'aria comandato dal Master sull'aria by-pass della batteria di post-riscaldamento; M2, Master esterni con deviatori estivo (E) ed invernale (I); T3 T4, termostati regolanti in inverno la temperatura dell'acqua del circuito secondario di zona, mediante azione sulle valvole V3; e V4; T5 e T6, termostati regolanti in estate la temperatura dell'acqua del circuito secondario di zona mediante azione sulle valvole miscelatrici V5 e V5.
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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO D’ARIA 18
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T3 Fig. 9 – Schema di impianto a doppio condotto 1, aria esterna minima; 2, aria esterna massima; 3, condotto caldo; 4, condotto freddo; 5, aria di ricircolo; 6, aria di espulsione; 7, ventilatore di mandata; 8, ventilatore di ricircolo; 9, batteria di pre-riscaldamento; 10, batteria di pre-raffreddamento; 11, filtro; 12, batteria di riscaldamento; 13, umidificatore; 14, batteria raffreddante e deumidificante; 15, separatore di gocce; 16 e 17, serrande; 18, scatole di miscela; T1 termostato che controlla, attraverso V1, la temperatura di preriscaldamento; T2, termostato che controlla, attraverso V2, la temperatura del condotto caldo (con asservimento al Master M1); T3, termostato che controlla, in inverno, la temperatura del condotto caldo attraverso V2; Ta; termostati ambiente; R1 e R2, apparecchiature per il controllo della pressione statica nei condotti.
calore in alcuni ambienti e di sottrarne in altri, con una gamma di regolazione quindi assai più vasta che con gli altri sistemi. Altro vantaggio è quello di eliminare del tutto le reti di tubazioni d'acqua. D'altra parte è però necessario costruire tre reti di canali: ciò porta un onere sensibile sia per il costo che per le possibilità di installazione. Il sistema inoltre diviene antieconomico quando per esigenze igieniche (ospedali, ad es.) non è opportuno effettuare il ricircolo e quindi occorre introdurre tutta aria prelevata dall'esterno. In definitiva questo tipo di impianto si presta in special modo per edifici che presentino particolari esigenze dal punto di vista della regolazione, in quanto possono essere interessati da oscillazioni notevoli e rapide delle cause atte a far variare la temperatura degli ambienti.
ELEMENTI DI COSTO Si vuoi concludere questa breve rassegna degli impianti di condizionamento dando alcuni clementi indicativi sul costo d'installazione e su quello di esercizio dei vari tipi di impianto. l dati relativi sono riportati nella tabella IV: si deve però tener presente che le cifre riportate valgono solo a titolo di orientamento, poiché su di esse hanno molta influenza alcune caratteristiche specifiche quali le modalità esecutive dell'edificio e la sua destinazione. CONDIZIONATORI AUTONOMI Si accenna infine alle possibilità che offrono i cosiddetti condizionatori autonomi d'ambiente: si tratta di apparecchi costituiti essenzialmente da una presa d'aria con relativa sezione filtrante. da una batteria refrigerante, da un frigorifero di cui detta batteria costituisce l'evaporatore, e da un ventilatore; il tutto racchiuso in un involucro metallico. Hanno normalmente potenzialità tali da sopperire al fabbisogno frigorifero estivo di un ambiente dalle caratteristiche normali di una stanza di abitazione o di ufficio. Essi consentono di agire direttamente sulle temperature estive e sui ricambi d'aria; il controllo dell'umidità è indiretto e un po' approssimativo.
TABELLA IV TIPO DI IMPAINTO Condizionamento parziale a pannelli immersi più aria Condizionamento a pannelli sospesi più aria primaria Condizionamento a pannelli metallici più aria primaria Condizionamento a mobiletti con ventilatore più aria primaria Condizionamento a induzione Condizionamento a doppio condotto
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Costo di installazione a m³ vuoto per pieno di edificio
Costo di esercizio annuale a m³ vuoto per pieno di edificio
Durata di esercizio giorni
1500/2500 lire
350/500 lire
120invernali
2000/3000 lire
350/600 lire
3000/4000 lire
350/500 lire
120 invernali 120 estivi id. c.s.
3500/4500 lire 3500/4500 lire
350/500 lire 350/500 lire
id. c.s. id. c.s.
3500/5000 lire
300/600 lire
id. c.s.
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Non permettono di solito i trattamenti invernali: in qualche tipo vi è tuttavia la possibilità di riscaldare l'aria facendo in modo che questa attraversi, prima di essere immessa nell'ambiente, la batteria che funge da condensatore del frigorifero. li riscaldamento ottenuto in questo modo è comunque nettamente antieconomico e non esiste mai la possibilità di controllo dell'umidità relativa. Tra gli inconvenienti più vistosi presentati da questi condizionatori, oltre all'incompletezza dei trattamenti già accennata, vanno annoverati: 1) la necessità di praticare un foro di dimensioni abbastanza ampie (all'incirca quelle della sezione frontale del mobiletto) sulla parete dove viene montato il condizionatore, per dotarlo di presa d'aria esterna: ciò non tanto per garantire la ventilazione del locale quanto per permettere la sottrazione di calore. da parte dell'aria esterna, al condensatore del frigorifero (i tipi con condensatore raffreddato ad acqua presentano d'altronde l'inconveniente di richiederne un quantitativo notevolmente superiore alle normali disponibilità); 2) la complicazione dovuta al moltiplicarsi di delicate apparecchiature, quali i piccoli frigoriferi, nel caso in cui si debba provvedere ai condizionamento di numerosi ambienti: ciò è particolarmente importante nei riguardi della manutenzione; 3) l'aumento delle spese di esercizio rispetto agli impianti centralizzati. Tuttavia, in casi di limitata importanza in cui si debba provvedere al raffrescamento ed alla ventilazione di qualche ambiente di ufficio o di abitazione, questi condizionatori possono trovare giustificato impiego.
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ASCENSORI E MONTACARICHI
CLASSIFICAZIONE Gli impianti di sollevamento che trovano impiego nei fabbricai ad uso civile possono essere classificati, in base al servizio che sono chiamati a svolgere nella maniera seguente: a) Ascensori propriamente detti, intendendo in tal modo gli impianti destinati al trasporto esclusivo di persone. b) Montacarichi, Montacarichi destinati genericamente al trasporto di cose con o senza accompagnamento delle persone. I montacarichi possono avere spesso un uso particoalre ed allora assumono specifiche denominazioni, come: - i montacarte, per il trasporto didocumenti, fascicoli, posta, libri, di largo impiego negli uffici, archivi, biblioteche ecc; - i montavivante ed i montastovigkie usati nei ristoranti e negli alberghi; -i montabiancheria, impiegati negli alberghi, ospedali, ecc.; - i montautomobili, destinati alle autorimesse a più piani ed anche, in qualche caso, alle abitazioni con garage privati nel piano scantinato. c) Montalettighe, per il trasporto degli infermi da un piano all’altro degli edifici destinati a casa di cura. Si tratta, in questo caso, di ascensori con caratteristiche particolari derivanti dallo soecifico compito che sono chiamati a svolgere. Nella loro esecuzione normale tutti questi impianti sono attualmente costituiti, in linea di principio, da una cabina, in cui trova posto il carico utile, collegata ad un’ estremità di un sistema di funi speciali di acciaio, le quali portano all’altreestremità un « contrappeso»: il tutto mosso, di solito, da un argano collegato ad un motore elettrico ( si prescinde, in questa sede dagli impianti idraulici e pneumatici poichè la loro applicazione nei fabbricati civili e limitatissima). È opportuno però far menzione di due tipi di impianti di sollevamento che per la loro destinazione rientrano tra gli «ascensori», che sono sempre mossi da motori elettrici, ma la cui conformazione è completamente diversa dallo schema sopra accennato. d) Gli ascensori «paternoster», il cui impiego, mai rilevante, si va in realtà facendo raro, costituiti da una serie di
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cabine disposte l’una di seguito all’altro ed animate da moto continuo. e) Le scale mobili e i piani incliinclinati la cui diffusione, viceversa va aumentando: ma naturalmente il loro impiego è conveniente quando occorre far superare, ad un grande numero di persone, dislivelli relativamente diversi. L’istallazione degli impianti di sollevamento è rilevata da particolari norme di legge che sono contenute nel D.L. n. 600 del 31-81945; si ritiene quindi opportuno riportare la classificazione degli impianti che viene fatta in dette norme. Poichè in essa sono tenute in particolare evidenza le questioni riflettenti la sicurezza delle persone, gli impianti vengono suddivisi nelle seguenti cinque categorie: - categoria «A»: ascensori adibiti al trasporto di sole ersone e montalettiche; - categoria «B»: ascensori adibiti al trasporto di cose accompagnate da persone; - categoria «C» montacarichi adibiti al trasporto di cose con cabina accessibili alle persone solo per le operazione di carico e scarico; - categoria «D»: montacarichi di portata non inferiore a Kg 25, adibiti al trasporto di sole cose con cabina non accessibile alle persone. L’altezza libera della cabina dovrà essere non inferiore a m. 1,20 oppure essere munita di ripiani intermedi inamovibili disposti in posizioni tali che gli spazi liberi risultanti non siano di altezza superiore a m. 1,20. È defimita come non accessibile anche una cabina che, alle fermate abbia il bordo inferiore dell’apertura di carico ad un’altezza di almeno m. 0,80 sul pavimento del piano di accesso. - categorie «E»: ascensori a cabine multiple a moto continuo (paternoster) adibiti al trasporto di persone. Le norme del D.L. 600 sono in corso di aggiornamento: comunque nel progetto delle nuove norme tale classificazione rimane invariata a parte il limite superiore di Kg. 250 fissato per la ortata degli impianti di cat. D. Ilcontrollo della rispondenza degli impianti alle norme del D. L. 600 è demandato all’ENPI (Ente Na-
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zionale Prevenzione Infortuini) o all’Ispettorato del Lavoro che eseguono pertanto un collaudo ad installazione ultimata: ed in base ai risultati di questo viene rilasciata, o meno, la necessaria licenza di esercizio.
CARATTERISTICHE PRINCIPRINCIPALI DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO
Gli elementi principaliatti a caratterizzareun impianto di sollevamento del tipo di quelli ( che qui interessano) di cui ai punti a) b) c) del paragrafo precedente, sono: – la portata; – la corsa; – il numero delle fermate; – la velocità di esercizio; – il sistema di manovra. Portata. – Si intende in tal modo il carico che può con sicurezza trovar posto nella cabina ed essere da questa trasportato: nel caso degli ascensori tale carico è proporzionale al numero delle persone il cui peso viene convezionalmente valutato in Kg 80 per persona. Per gli ascensori i valori di portata normalmente adottati sono i n 3 persone pari a Kg 240 s » 4 » » 320 e » 5 » » 400 g » 6 » » 480 u » 8 » » 640 e » 10 » » 800 nt » 13 » » 1040 i: Per i montacarichi le portate possono variare, ovviamente, entro limiti e con modalità più ampi: sono però abbastanza comuni le portate di kg 250, 600, 1000, 15000, 2000. Per i montalettighe si sta tentando un’unificazione su due tipi, uno comune della portata di kg 630 ed uno speciale in cui la portata è elevata a kg 1000: questi valori sono stabiliti, per ragioni di sicurezza, in relazione all’ampiezza delle cabine e non al carico normalmente trasportato. La portata delle singole cabine degli ascensori paternoster non deve essere superiore a due persone (D.L. 600)
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ASCENSORI E MONTACARICHI Corsa. – Con questo termine si indica la distanza esistente tra il piano della prima e quello dell’ultima fermata dell’impianto: essa coincide evidentemente con la lunghezza del massimo percorso che può compiere la cabina. Numero delle fermate. – Dipende ovviamente dal numero dei piani da servire: come nel caso della corsa si tratta quindi di una caratteristica che discende all’impianto direttamente dalla geometria del fabbricato cui esso è destinato. Si fa però presente che, oltre al numero delle fermate, ha anche importanza quello dei «servizi», intendendo in tal modo io numero complessivo degli ingressi in cabina dei vari piani. Per un ascensore con un ingresso ad ogni piano, come è caso normale, il numero dei servizi coincide con quello delle fermate; un ascensore che servisse invece, ad esempio, sei piani con due accessi in due piani ed uno negli altri quattro verrebbe ad avere otto servizi. Velocità di esercizio. – È uno degli elementi più importanti di un ascensore e le diverse velocità che possono essere adottate determinano, tra i vari impianti, una distinzione che può essere fatta convenzionalmente come segue: – impianti «lenti», in cui la velocità di traslazione della cabina in fase di moto uniforme è inferiore a 0,40 m/s; – impianti «normali», con velocità compresa tra 0,40 e 0,85 m/s; – impianti «semiveloci», con velocità compresa tra 0,85 e 1,20 m/s; – impianti «veloci», nei quali la velocità supera 1,20 m/s. È bene avvertire subito che nel campo delle alte velocità, che vengono adottate con sempre maggiore frequenza, si sono raggiuntii valori anche di 7 m/s (ascensori del grattacielo della R.C.A. a New York), e che i limiti in tal senso sono ormai imposti non da ragioni tecniche inerenti alla costruzione ed al funzionameto dei diversi apparati dell’ascensore ma dai dannosi effetti fisiologici che possono provvocare sull’organismo umano le forti accelerazioni e le rapide variazioni di pressione atmosferica (queste ultime conseguenti alle variazioni di quota della cabina durante la sua corsa). La scelta della velocità di esercizio da
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assegnare ad un ascensore dipende da molteplici fattori dei quali si vogliono qui accennare i più importanti: – destinazione dell’impianto (abitazione di lusso o normale, ufficio, magazzino ecc.); – corsa; – numero delle fermate; – distanza media tra le più probabili fermate successive; – tempi consentiti per l’attesa ai piani e per l’effettuazione del percorso; – numero e portata degli ascensori con i quali si vuol provvedere allo smaltimento del traffico. In linea generale è evidente come l’aumento della velocità di esercizio consenta di ridurre il numero di ascensori occorrenti per un determinato edificio e di diminuire altresì il tempo di salita o di discesa: nel contempo, però, aumenta il costo di installazione il quale, entro certi limiti, si mantiene, grosso modo, proporzionale alla velocità. Occorre però considerare che l’adozione delle più forti velocità non produce una diminuizione proporzionale del tempo complessivo occorrente per effettuare completamente una corsa poichè in questo bisogna conteggiare anche il tempo necessario per l’apertura e la chiusura delle porte e per l’entrata e l’uscita della cabina. Orientativamente si può ritenere che il tempo occorrente perl’entrata o l’uscita della cabina sia, al minimo, di unsecondo, e di due secondi e mezzo circa quello necessario per l’apertura o la chiusura delle porte. In totale, quindi, la somma dei tempi occorrenti per il «carico» o lo «scarico» della cabina sarà pari, al minmo, acirca 7 secondi; si noti che questo tempo è già paragonabile a quello che impiega, ad esempio, una cabina muoventosi alla velocità di 1 m/s per spostarsi di 10 m, effettuando quindi una corsa che può essere considerata abbastanza spesso ricorrente nei fabbricati normali, poichè corrisponde in media, a tre piani di dislivello. È pertanto evidente che i vantaggi derivanti dall’adazione delle elevate velocità tendono a diminuire sempre di più man mano che si riduce la corsa dell’impianto e che aumenta, a parità di questa, il numero delle fer-
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mate. Anzi, a quest’ultimo riguardo occorre aggiungere che potrebe addirittura verificarsi il caso di un ascensore che, passando tra due fermate successive, non riesce a raggiungere la velocità di regime. Per evitare fastidiosi o addirittura dannosi effetti agli occupati la cabina, è infatti necessario che l’accelerazione caratterizzante il moto di questa fase di partenza ed in fase di fernata, sia inferiore ad un limite prefissato che può individuarsi in 1,3÷1,5 m/s. È bene però chiarire, onde evitare incertezze, che questo non va considerato come un limite assoluto di resistenza del corpo umano alle accelerazioni. Anche nel campo degli ascensori, invero, i valori di accelerazione ammessi per i casi di emergenza ( per esempio in fase di arresto della cabina sugli apparecchi di sicurezza in seguito alla rottura delle funi di trazione) sono notevolmente superiori a quello sopra detto: ma si tenga presente che l’entità degli effetti prodotti sull’organismo dalle accelerazioni aumenta, a parità di altre circonstanze, con il tempo in cui il tempo in cui il coorpo è sottoposto alle accelerazioni stesse e che la durata delle fasi di emergenza è estremamente piccola (1/10 ÷ 1/20 di secondo). In conseguenza, quindi, del limite imposto alle accelerazioni può verificarsi che la somma degli spazi percorsi dalla cabina in fase di moto accellerato e di moro ritardato risulti superiore alla distanza che c’è tra un piano e il successivo qualora questa sia picoola e la velocità di regime della cabina, in relazione, troppo grande. Si avrebbe pertanto in questo caso, evidentemente, un impianto che, nelle corse più brevi, non raggiungerebbe mei la piena velocità. I fattori che influenzano dunque la determinazione della velocità «ottima» da assegnare ad un ascensore sono numerosi e certo non tutti facilmente valutabili: inoltre la loro importanza può essere di volta in volta diversa per cui, volendo stabilire dei criteri generali, si incontrano notevoli difficoltà ed incertezze.
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A titolo orientativo, tuttavia, si possono dare le indicazioni di seguito riassunte, secondo le quali la velocità viene messa in relazione al numero dei piani da servire: N. dei piani...fino a 5 6÷10 10÷15 Veloc. in m/s....0,5÷0,8 0,8÷1,5 1,5÷2 Questi valori possono però essere aumentati, fino a 3÷4 m/s, nei fabbricati a traffico particolarmente intenso come uffici, grandimagazzini, ecc. Per quanto riguarda i montacarichi si può affermare che le esigenze relative alle velocità sono in genere meno complesse di quelle degli ascensori. Normalmente si tratta di impianti lenti rispetto a quest’ultimi, e, secondo la tendenza generale, la loro velocità vien diminuita all’aumentare della portata. Orientitavimente si possono tener presenti i dati che seguono:
da 1000 da 100 Portata in Kg fino a 100 a 1000 a 10000 ed oltre Velocità in m/s 0,7÷0,4
0,5÷0,2 0,7÷0,1
Naturalmente, in applicazioni magari fuori dall’ordinario, i valori adottati possono anche essere profondamente diversi da quelli citati. La velocità degli ascensori paternoster deve essere, per legge, eguale al massimo a 0,2 m/s; valore in verità assai modestomaimposto da ragini di sicurezza poichè, in questi ascensori, la slita e la discesa dei passeggeriavvengono con le cabine in moto. Sistemi di manovra – IL sistema di manovra o, più semplicemente, la «manovra» di un ascensore riguarda il modo secondo cui esso viene comandato ed in base al quale soddisfa ai comandi ricevuti. Prescindendo dagli impianti con manovratore in cabina, si possono considerare due sistemi
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principali di manovra: – la manovra «automatica singola» o manovra «universale»: – la manovra «registrata collettiva-selettiva». Nella manovra automatica singola vengono disposti una pulsantiera in cabina munita di tanti pulsanti quanti sono i piani serviti dall’elavatore (oltre i pulsanti di «arresto» e di «allarme» prescritti dalle norme di legge) ed un pulsante di chiamata ai piani con le segnalazioni «presente» (necessaria quando la cabina non è visibile) «occupato» ed, evenSpesso, ai piani viene anche disposto un pulsante di « rinvio » che serve per rimandare la cabina ad un piano prestabilito (di solito il piano terreno): ma questo pulsante, salvo casi particolari, è più dannoso che utile per un rapido ed economico esercizio dell'impianto, specialmente quando il numero delle fermate supera le 5 o 6. Con la manovra automatica universale l'ascensore risponde ad un solo comando per volta e, più precisamente, al primo tra tutti quelli che gli vengono impartiti prima che si metta in moto. Poiché però questo può condurre a interferenze con conseguenti disservizi, tra i comandi impartiti dai vari piani e quelli. provenienti dalla cabina, a questi ultimi viene data precedenza sugli altri. Questo tipo di manovra presenta vari inconvenienti che divengono sempre più rilevanti aumentando l'intensità del traffico e quindi la portata e la velocità dell'ascensore. Tra di essi sono tipici ed evidenti: -la necessità che gli utenti che entrano in cabina insieme e sono diretti a piani diversi si accordino preventivamente per azionare i pulsanti nelI'ordine in cui si succedono le fermate di destinazione: -la difficoltà di riuscire a « chiamare » I'ascensore nei periodi di traffico più intenso : e nel caso in cui la cabina trasporti sempre delle persone a piani in cui ce ne
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delle persone a piani in cui ce ne sono in attesa delle altre, questa difficoltà può poi diventare addirittura impossibilità per chi si trovi a chiamare l’ascensore da un piano al quale nessuno debba arrivare. A questi inconvenienti riflettanti la praticità e la reapidità del servizio si aggiunge poi il maggior consumo di energia che sicuramente si verifica in conseguenza del fatto che le corse della cabina si susseguono senza alcun ordine logico: ma su questo argomento si tornerà più diffusamente in seguito . L'eliminazione degli inconvenienti citati si può ottenere con l'adozione della manovra registrata collettiva-selettiva. Con questo tipo di manovra vengono « registrati » tutti i comandi impartiti alla cabina, sia che provengano da questa che dai diversi piani: si opera poi una, « selezione » di detti comandi nel senso che vengono soddisfatti non nell'ordine in cui sono stati impartiti ma in quello in cui si susseguono i piani interessati secondo il senso di marcia della cabina. L'ascensore, cioè, eseguirà tutti i comandi che implicano un certo senso di marcia, per poi soddisfare a tutti quelli per i quali il moto deve svolgersi in senso opposto: in sostanza, viene data la precedenza ai comandi che non determinano la modificazione del senso di marcia della cabina riducendo quindi al minimo le corse inutili. Cosi durante una corsa in salita la cabina si arresterà successivamente ai piani cui debbano scendere dei passeggeri o dai quali siano stati impartiti dei comandi « per salire », mentre passerà senza fermarsi davanti a quelli da cui siano pervenute chiamate « per scendere »: il contrario avverrà durante la successiva corsa in discesa. Poiché dai piani intermedi ci si può muovere nei due sensi, occorre che vi sia installata una bottoniera con due pulsanti: uno per la chiamata atta a «prenotare» un servizio in discesa, I' altro per i servizi in salita. Ai piani estremi, dai quali ci
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ASCENSORI E MONTACARICHI si può muovere in un solo senso, viene sistemato un solo pulsante. Inoltre, ai piani intermedi, vengono anche poste delle segnalazioni, come frecce direzionali o scritte del tipo « arriva per salire », e arriva per scendere », o « sale », « scende », ecc., per permettere, agli utenti in attesa. Di individuare, nei casi in cui la cabina non è visibile (ascensori in vano proprio), se questa, quando arriva, abbia o meno il senso di marcia desiserato. Ciò allo scopo di evitare corse inutili ai passeggeri e occupazioni non necessarie della cabina. Quando un ascensore deve provvedere, per determinati periodi, a smistare il traffico quasi esclusivamente in un solo senso predeterminato, come avviene ad esempio nei fabbricati per uffici nelle ore di entrata e di uscita degli impiegati, si può modificare la manovra facendo in modo che, in questi periodi, vengano effettuati iservizi soltanto nel senso che interessa: completata una corsa, cioè, la cabina ritornerà automaticamente e senza fermate intermedie al plano di partenza. Quando un solo ascensore non sia sufficiente allo smaltimento del traffico previsto per un determinato edificio si possono installare due elevatori in un unico vano o in vani affiancati: in questo caso la manovra collettivapermette, con il cosiddetto comando « duplex », I'unificazione dei comandi esterni dei due ascensori in modo da smistare il traffico a quell'impianto che, all'atto della prenotazione del servizio, si trova nella posizione più conveniente per eseguirlo. Per questa manovra vengono installati un'unica coppia di pulsanti, comune ai due impianti, ai piani intermedi, ed un solo pulsante, sempre comune ai due impianti, ai piani di estremità. Vengono inoltre sistemate delle segnalazioni che permettono di individuare la posizione delle due cabine e quindi quale delle due sia eventualmente in arrivo ad un determinato piano, e con quale senso di marcia . Perché il servizio venga svolto in modo veramente efficiente, è necessario che i comandi siano impartiti alle cabine razionalmente e in maniera da conciliare, nel modo migliore, le diverse
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esigenze degli utenti occupanti le cabine e di quelli in attesa ai piani che vorrebbero tutti, naturalmente, essere serviti nel più breve tempo possibile. Le soluzioni adottate a questo proposito sono diverse ed ancora in evoluzione: si vuol tuttavia accennare brevemente a quella forse più diffusa, che si identifica nel sistema detto « a cabina percorrente e a cabina stazionante ». Secondo tale sistema, una cabina staziona di solito ad un piano prestabilito, quasi sempre il piano terreno, mentre l’altra sta effettuando una corsa : le richieste provenienti dai vari piani vengono, in linea di massima, ricevute tutte dalla cabina in moto la quale soddisfa a tutte quelle che interessano piani da essa non ancora raggiunti nel proprio ciclo di marcia, e passa, per così dire, tutte le altre alla cabina stazionante che si mette quindi in moto per eseguire questi ultimi comandi. Così, ad esempio, se la cabina « percorrente » è in fase di salita risponderà a tutte le chiamate per salire provenienti dai piani che non ha ancora raggiunto ed a tutte le chiamate per scendere, (cui soddisferà nella successiva corsa di discesa), mentre la cabina « stazionante » risponderà a tutte le richieste per salire provenienti dai piani che l'altra cabina ha già oltrepassati. Ultimati tutti i servizi, la cabinastazionante torna al plano prestabilito e quella percorrente rimane disponibile al piano dove ha effettuato l'ultima fermata . II criterio di ripartizione diviene naturalmente più complesso per i comandi impartiti quando entrambe le cabine sono in moto: senza scendere in ulteriori dettagli che esulerebbero dai compiti di questa breve rassegna, si vuol accennare comunque al fatto che, contrariamente a quanto potrebbe a prima vista sembrare, non conviene quasi mai far rispondere alla richiesta proveniente da un certo piano dalla cabina che si trova a questo più vicina poiché in tal modo potrebbe accadere che determinati comandi vengono soddisfatti velocemente mentre altri rimangono in attesa per un periodo relativamente
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lungo. Sono stati anche realizzati vari impianti con manovra collettiva « triplex » interessante cioè tre ascensori in batteria: questo tipo di manovra ha però bisogno, per poter rispondere in maniera effciente come la manovra duplex, di apparecchiature notevolmente complesse. Sia la manovra duplex che la triplex possono essere predisposte, al pari della manovra collettiva semplice (detta anche « simplex »), in modo tale che in certi periodi di punta gli ascensori svolgano il servizio prevalentemente in un senso prestabilito: inoltre gli impianti possono essere dotati di dispositivi che permettono, quando sia necessario, di far funzionare i vari ascensori disposti in batteria indipendemente l'uno dall'altro: Le manovre collettive-selettive duplex e triplex possono presentare qualche inconveniente abbastanza importante: si consideri, ad esempio, che in determinate circostanze, le cabine possono partire una dietro l'altra per andare verso i piani più alti a svolgere dei servizi interessanti magari poche persone, mentre si determina un affollamento ai piani inferiori. Per evitare questa ed altre incongruenze che possono verificarsi, si sono introdotti, specialmente negli Stati Uniti, altri sistemi di manovra, alcuni dei quali sono attualmente ancora in fase sperimentale. Essi ricorrono, per esempio, ad intervallare regolarmente nel tempo, indipendentemente cioè dai comandiricevuti, le partenze delle cabine nelle ore di punta, facendo inoltre effettuare le fermate nel caso in cui il traffico sia prevalentemente uni direzionale, solo quando le cabine stesse si muovono nel senso opportuno: oppure all'impiego di sistemi elettronici che permettono addirittura di attribuire, ai vari comandi, un'importanza diversa a secondo del tempo trascorso dall'istante in cui essi sono stati impartiti: e naturalmente tale importanza viene fatta aumentare al crescere del tempo.
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ASCENSORI E MONTACARICHI ELEMENTI COSTITUTIVI Tra gli elementi costitutivi di un ascensore o di un montacarichi, quelli che principalmente possono qui interessare, considerate le finalità di queste note sono : – il macchinario; – la cabina; –le porte ai piani. Macchinario. - Si intende di solito per macchinario di un ascensore o di un montacarichi l'insieme del motore di trazione dell'argano di sollevamento. Gli argani di sollevamento ora adottati sono quasi esclusivamente del tipo con tamburo a frizione, nel quale la cabina ed il contrappeso sono collegati alle due estremità di un sistema di funi che vengono avvolte, per angoli spesso minori di 180°, sulla puleggia motrice la quale porta apposite scanalature aventi adeguato profilo e sufficiente profondità. Lo sforzo tra puleggia e funi viene trasmesso per attrito. Sono ormaiassolutamente in disuso gli argani con tamburo ad avvolgimento, che pure furono largamente impiegati fino a 20-30 anni fa, nei quali la cabina ed il contrappeso vengono fissati ciascuno ad un’estremità di un proprio tratto di fune che ha l’altra estremità ancorata al tamburo, su cui, quindi, le funi stesse si La trasmissione del moto dal motore alla puleggia dell'argano può avvenire in due modi: -indirettamente tramite un riduttore di velocitá costituito di solito da una coppia vite senza fine ruota elicoidale; -direttamente, ed allora motore e puleggia sono montati sullo stesso asse: I' impiego di questo accoppiamento diretto, introdotto del resto abbastanza recentemente, richiede però l'uso di un motore a basso numero di giri (al massimo 150 ÷200 giri/min). I motori che vengono utilizzati per l'azionamento dell'argano possono essere di diversi tipi ed alimentati sia a corrente alternata che a correntecontinua: in questo secondo caso «correrà evidentemente dotare l'impianto di un gruppo convertitore che provveda a trasformare in corrente continua la corrente alternata prelevabile dalle reti cittadine. I motori a corrente alternata possono essere di due tipi e cioè à sempiice o
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I motori a semplice polarità hanno, in genere, quattro o sei poli e quindi funzionano, alla frequenza normale di 50 Hz, con velocita di circa 1425 o 950 giri/min rispettivamente. -II disporre però di una sola velocità di rotazione del motore e, quindi, di una sola velocità di traslazione della cabina conduce automaticamente ad ammettere dei dislivelli alle fermate, tra il pavimento di cabina e quello di piano, che sono funzioni, tra l'altro, della velocità della cabina all'atto dell'intervento del freno e delle condizioni di carico (si tenga presente che il contrappeso equilibra di solito il peso della cabina più il 50% circa della portata): e si può constatare che detti dislivelli aumentano rapidamente oltre quanto è ragionevolmente tollerabile allorché la velocità supera i 0,70÷0,80 m/s. Volendo quindi operare con velocità maggiore è necessario che questa venga convenientemente ridotta all'atto della frenatura. Ciò si può ottenere mediante l'impiego di motori a doppia polarità, che possono cioè funzionare con due diversi numeri di poli: un'opportuna commutazione inserisce il numero di poli maggiore quando inizia la frenatura, riducendo cosi la velocità nel rapporto che esiste tra 4 due numeri di poli. II rapporto di solito adottato è di 1 a 4 (quattro e sedici poli, ad esempio).Se però è necessario che i dislivelli abbiano valori particolarmente piccoli (mm 5÷10 al massimo, per esempio), il sistema suddetto può essere adottato fino a velocità di circa 0,80 m/s; per velocità superiori e fino al limite di circa 1,20 m/s si ricorre all'impiego di due motori, uno che funziona per la velocità di regime e l'altro in fase di livellamento, facendo avvenire la trasmissione del moto da quoto secondo motore alla puleggia di trazione attraverso una doppia riduzione divelocità. Superando il limite di 1,20 m/s occorre impiegare metodi completamente diversi; si ricorre, di solito, alla cosiddetta « frenatura
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elettrica ». Ciò può essere ottenuto mediante l'impiego di giunti elettromagnetici a coppia variabile, oppure di motori a corrente continua alimentati a tensione variabile: questi sistemi consentono addirittura di far avvenire in modo continuo i passaggi di velocità sia in diminuzione che in aumento. E poiché i motori a corrente continua consentono anche l'accoppiamento diretto tra motore e puleggia di trazione, possono aversi due tipi di macchine con motore a corrente continua alimentato a tensione variabile: la macchina a trazione diretta, detta « gearless » (impiegata per le più alte velocità), e quella con riduttore, denominata « geared ». L'impiego di queste macchine, che si va estendendo anche verso le velocità minori, consente inoltre, come sarà meglio illustrato in seguito, un minor consumo di energia elettrica a parità di prestazioni. Cabine.- Per ragioni di sicurezza le dimensioni della cabina vengono messe in relazione alla portata dell'impianto, dato che gli argani a frizione, i quali, come già detto, sono ormai pressoché generalmente adottati, consentono sovraccarichi limitati. Nelle norme del D. L. 600 non esistono tuttavia prescrizioni tassative al riguardo : secondo il progetto delle nuove norme invece l’area del pavimento di cabina non dovrebbe essere, per gli ascensori, superiore al valore risultente
(
A= 20+
6P -500 60
)2
in cui : A è la superficie interna utile del pavimento di cabina, espressa in metri quadrati; P e la portata in kg. Nei montalettighe la portata non dovrebbe essere minore di: P=
2 3
( 600A – 400
A + 150)
avendo adottato gli stessi simboli della relazione precedente . Negli ascensori di categoria B e neimontacarichi di categoria C, infine, tra la portata e la massima superficie del pavimento di cabina dovrebbe sussistere la relazione seguente: P= 150A
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ASCENSORI E MONTACARICHI In pratica vengono attualmente adottate delle dimensioni che sono più o meno rispondenti a quanto riportato nelle tabelle I e 11 (quelle della tabella I sono anzi consigliate dall'ENPI). Le cabine possono essere costruite con l'impiego di diversi materiali: i più usati sono il legno, i profilati di alluminio anodizzato, la lamiera d'acciaio e, qualche volta, il cristallo. Le cabine in legno si costruiscono con struttura tamburata o in paniforti e con rivestimento in compensato impiallicciato nelle parti in vista, oppure in spessore di legno eventualmente doghettato. In questi ultimi tempi si sono anche molto diffusi i rivestimenti in laminati plastici. Le cabine in profilati d'alluminio anodizzato hanno trovato frequente impiego per il loro gradevole aspetto estetico: sono però piuttosto costose, oltre a presentare qualche volta dei difetti nell'anodizzazione. Ma in questo campo si sono fatti ultimamente sensibili progressi. Tabella I. – Ascensori Dimensioni cabina Portata mm m² Persone Persone Persone Persone Persone Persone Persone
3 4 5 6 8 10 13
0,72 0,94 1,12 1,35 1,65 2,05 2,45
900x800 1180x800 1180x950 1425x950 1425x1180 1725x1180 1725x1425
Montalettighe – kg 630* 2,65 1180x2240 – kg 1000 3,55 1425x2500 (*) Con le nuove norme per A = 2,65 dovrebbe essere P » 730 Le cabine in lamiera d'acciaio verniciata non hanno finora incontrato eccessivo favore per le critiche mosse al loro aspetto estetico; ma non v'è dubbio che si tratta delle costruzioni più robuste e razionaii e che possono anche raggiungere vantaggiosi livelli «onomici, specialmente se si arriverà all'unificazione delle dimensioni delle cabine consentendone così laproduzione in serie. Del resto i nuovi tipi di verniciature, recentemente introdotti, permettono ora l'ottenimento di migliori effetti estetici.
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La costruzione delle cabine in cristallo (con la struttura portante metallica,beninteso) viene qualche volta adottata per ascensori in vano scala cui si voglia dare una certa impronta di lussuosità: ma si incontrano diverse difficoltà di realizzazione per dare alla cabia sufficienterobustezza, silenziosità nella marcia, ecc. Le porte delle cabine sono in genere di tre tipi : – porte a battente a doppia anta, logicamente apribili verso l’interno; – porte scorrevoli a doppia anta; – porte scorrevoli ad anta semplice. Tabella II. – Montacarichi Portata kg
Dimensioni cabina m² mm 1,12 1180x950 1,65 1425x1180 2,65 1180x2240 4,27 1425x3000 7,00 2000x3500 11,00 2500x4400
250 400 600 1000 1600 2000 Montautomobili – kg 1600 11,00 2500x4400 – kg 2000 18,90 3000x6300 Montacarte, ecc. – kg 24 (*) 0,25 500x500 – kg 50 0,42 700x600 – kg 90 0,56 800x700 (*) Non soggetto al collaudo ENPI IL primo tipo viene usato quasi sempre negli impianti con porte ad apertura manuale, a meno che il limitato spazio a disposizione per la cabina non costringa ad adottare uno degli altri due tipi che trovano invece universalmente applicazione negli ascensori con porte automatiche. Si vuole infine accennare che si propugna da più parti, già da tempo, per evidenti ragioni economiche e di semplicità dimanovra l'impiego, almeno per gli ascensori a velocità normale, di cabine senza porte: impiego del resto consentito dai regolamenti purché la conformazione del vano corsa e la posizione della cabina in esso corrispondano a determinate condizioni di sicurezza. Porte al piani. piani -Dal punto di vista costruttivo le porte ai piani sono analoghe alle cabine: ma per le porte, forse ancor più che per le cabine, si ravvisa la necessita che siano costruite con materiali robusti ed indeformabili. Le serrature di sicurezza che
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debbono infatti esservi applicate per legge esigono, per funzionare correttamente senza provocare inconvenienti, che non si determinino spostamenti apprezzabili tra porta e telaio. Le porte in profilati e lamiera d'acciaio sono quindi, evidentemente, quelle che danno le maggiori garanzie: e, in realtà, la loro diffusione è opportunamente assai aumentata negli ultimi tempi. Relativamente alle dimensioni da assegnare alle portate di piano c'è da rilevare che, mentre l'altezza non deve essere, secondo il regolamento, inferiore a m 1,90, (salvo casi particolari), la larghezza può essere fissata liberamente. Per ascensori a piccola portata, e cioè fino a 7÷8 persone, si adottano di solito valori tra m 0,60 e 0,75, presupponendo che non debba uscire od entrare più di una persona per volta; per forti portate, fino a 20 persone, si installano porte con luce netta di circa m 1,10 permettendo l'entrata e l'uscita di due persone per volta e cosi via. Per quanto riguarda il loro funzionamento le porte ai piani possono essere: -ad apertura manuale; –semiautomatiche -automatiche. Le porte d apertura manuale sono di solito a battente ad un'anta, raramente di tipo scorrevole. Quelle semiautomatiche sono pure quasi sempre a battente ad un’anta : esse vengono sempre aperte a mano ma dispongono, per la chiusura, di un dispositivo di richiamo ; ciò è utile, se non altro, ad evitare le chiusure troppo violente, che dannegerebbero la porta, e quelle incomplete, che provocano l’arresto del funzionamento dell’impianto. Le porte automatiche sono quasi sempre di tipo scorrevole : un motore sistemato sul tetto della cabina, che viene comandato dalla posizione della cabina stessa, provoca il movimento delle porte di questa le
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quali trascinano quelle di piano con cui si accoppiano puleggia motrice eventuale puleggia di rinvio durante la fase di livellamento. Particolari dispositivi di sicurezza come costole mobili, cellule fotoelettriche ecc. determinano l’arresto e l’inversione del moto quando le porte, durante la chiusura, incontrano un ostacolo. ll vantaggio principale che deriva dall’adozione delle porte automatiche, oltre all’indubbia comodità che esse rappresentano per gli utenti dell’impianto, consiste nella riduzione dei tempi di chiusura e di apertura delle porte stesse che determina un miglior sfruttamento dell’ascensore. Il loro impiego è pertanto assai opportuno anzi, quasi indispensabile, negli impianti veloci, per forte traffico, con portata Fig. 1-Disposizione schematica di un magari non troppo elevata.
puleggia di rinvio
ascensore con macchinario in alto
DINENSIONAMENTO E CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DEL VANO CORSA E DEL LOCALE MACCHINA
puleggia di rinvio
Di interesse fondamentale per il progettista di un fabbricato è la conoscenza sufficientemente precisa, sin dall'inizio della progettazione, delle dimensioni e delle caratteristiche costruttive che debbono avere il vano di corsa dell'impianto e l'ambiente destinato ad accogliere il macchinario. Ma è opportuno premettere qualche considerazione sull’ ubicazione più conveniente da assegnare al vano nell'interno dell'edificio e sulla posizione relativa più vantaggiosa tra vano e cabina motori. Non v'è dubbio che in genere la populeggia di rinvio sizione del vano è condizionata a quella della scala (o delle scale) potendosi anzi sistemare l'ascensore, come è stato fatto spessissimo in passato, addirittura nel vano della scala. Questa soluzione non è però puleggia motrice puleggia motrice consigliabile per diversi motivi che si possono individuare nelle difficoltà Fig. 3 - Disposizione schematica di un che essa crea dal punto di vista esteascensore con macchinario Fig. 2 - Disposizione schematica di un tico, nella necessità di munire la di fianco ascensore conmacchinario in basso scala di ripari ampi e relativamente l'ancoraggio delle guide, ecc. costosi, nei problemi che spesso
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ASCENSORI E MONTACARICHI l'esistenza in un edificio di più scale progettate o per dare una certa differenziazione al traffico (scale principali e scale di servizio) o per esigenze di smistamento dello stesso negli orari di punta (entrata ed uscita del pubblico in un palazzo per uffici o in un grande magazzino, ad esempio) comporta automaticamente, Sl potrebbe dire, I' installazione di un numero di ascensori almeno pari a quello delle scale. Si vuol però richiamare l'attenzione sulla convenienza della concentrazione degli ascensori, appena possibile e cioè quando non si hanno esigenze nettissime di differenziazione o di smistamento, in un'unica zona o addirittura in un' unico vano; ciò infatti consente un miglior sfruttamento degli impianti e una maggiore rapidità di servizio in quanto ogni utente può disporre di tutti gliascensori. La posizione che deve avere il macchinario, o meglio la cabina motori, nei confronti del vano di corsa dell'ascensore o del montacarichi riveste particolare importanza: e non è inopportuno far rilevare, a questo proposito, come ancora oggi si vedano molto spesso prescelte delle infelici soluzioni che si sarebbero potute evitare con un pochino più diinteresse e di accortezza all'atto dellaprogettazione degli edifici. In linea di principio possono essereadottate tre disposizioni: -macchinario in alto (rappresentazione schematica in fig. 1): -macchinario in basso (fig. 2): -macchinario di fianco (fig. 3). Di queste tre possibili dislocazioni quella di gran lunga preferibile è la prima. Essa presenta, rispetto alle altre, i seguenti principali vantaggi: -minor lunghezza delle funi di trazione: -minor numero di pulegge di rinvio: -carico sulle strutture portanti del vano solitamente più piccolo. Si ottiene quindi, adottando la disposizione con macchinario in alto, un minor costo di installazione ed anche un più piccolo costo di esercizio: si tenga infatti presente che la minor lunghezza delle funi, che è circa un terzo di quellanecessaria con le altre soluzioni, implica una più piccola spesa per la loro sostituzione (che va fatta con una certa frequenza,anche ogni due tre anni) e che riducendo il numero delle pulegge di rinvio si ottiene un miglior rendimento dell'impianto (e,
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prestazioni) ed un logorio più lento delle funi di trazione. La disposizione del macchinario in alto consente inoltre, con facilità, di aerare ed illurninare naturalmente la cabina motori: è questo un particolare che non va trascurato. Questa disposizione può, però, in qualche caso. incontrare delle difficoltà poiché necessita, sopra livello dell'ultima fermata, di un'altezza minima dl m 5,70 per impianti a velocità normale (fino a 0,85 m/s) ed anche superiore per impianti veloci. Considerando, infatti, che sono imposte per regolamento: -un altezza minima di m 2 per la cabina: -un altezza minima di m 2 per il locale macchina: e che, per soddisfare alle disposizioni del D L. 600, relative all'estracorsa superiore (vedi appresso) è necessaria una distanza minima di circa m 1,70 tra il soffitto della cabina e I’intradosso del solaio del locale macchina (solo per gli impianti, lenti questa distanza può essere ridotta di 20÷30 cm), si vede che occorre appunto disporre di un'altezza minima di m 5,70 tra il piano dell'ultima fermata e la copertura del locale motori. Installando, invece, il macchinario in basso poiché il regolamento non impone decisamente una altezza minima per l'ambiente destinato ad accogliere le pulegge di rinvio, studiando volta per volta qualche accorgimento per rendere ispezionabili con sufficiente facilità e comodità le pulegge stesse, si può contenere l'altezza necessaria sopra il calpestio del plano dell'ultima fermata entro i m 4,80 ÷ 5,00. Un accorgimento che bisogna poi tener presente quando si installano ascensori con macchinario in alto riguarda il buon isolamento dell' impianto dal punto di vista della trasmissione di rumori e vibrazioni: questo in special modo quando ci si trova
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cemento armato. In conclusione, tuttavia, poiché le dlfficoltà conseguenti alla maggiore altezza di testata del vano sono, in genere, facilmentesuperabili in fase di progettazione dell'edificio e considerato che un sufficiente isolamento acustico del macchinario e, il solito, agevolmente ottenibile, I'installazione «in alto» della macchina di trazione di un ascensore èsenz'altro da preferire alle altre due soluzioni, la cui applicazione dovrebbe rimanere ormai confinata ai pochi specialissimi casi in cui particolari esigenze e difficoltà la impongano in modo perentorio . La cabina dl un ascensore può correre come già detto, in un « vano proprio » oppure in «un vano scala ». Le dimensioni in pianta del vano dipendono -dalle dimensioni della cabina e quindi dalla portata dell impianto: dalla presenza o meno del contrappeso nello stesso vano della cabina. La tendenza attuale è di disporre appunto cabina e contrappeso nel medesimo vano: bisogna allora distinguere, per quanto riguarda le dimensioni del vano, se il contrappeso è guidato con guide rigide (del tipo di quelle per la cabina, e cioè costituite da profilati a « T ») oppure da funi spiroidali; -dal numero delle aperture di cabina, che comunque non possono evidentemente essere più di due la loro disposizione può interessare due lati opposti o due lati contigui: in questo secondo caso occorre sistemare le guide in due angoli opposti della cabina, con una conseguente complicazione costruttiva . Esaminando il caso normale dl cabina con una sola porta e di contrappeso sistemato posteriormente alla cabina stessa, ledimensioni da assegnare al vano si possono ricavare riferendosli alla fig. 4 e tenendo presente che: -A può variare da 5 a 10 cm, valore quest’ultimo secondo le norme non superabile: -B può essere compreso tra 15 e 20 cm; -C deve essere: maggiore di 5 cm se il contrappeso non corre nello stesso vano della cabina; maggiore di 20 cm se si trova nello stesso vano dalla cabina ed è guidato con guide rigide. Nel caso che il contrappeso sia guidato con funi occorre tener presente che la sua distanza dalla cabina e dalle pareti o dalle protezioni del vano corsa deve variare con la lunghezza libera L delle funi (e quindi con la corsa dell'impianto): più precisamente deve essere, sempre con riferimento alla fig.
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ASCENSORI E MONTACARICHI D= L x 0,4+5 dove D è espresso in cm, L in m. Se però la parete o la protezione del vano è continua e senza sporgenze la distanza tra essa e il contrappeso può essere ancora di 50 mm: Per concludere questi brevi ragguagli sulledimensioni da assegnare in pianta al vano di corsa di un ascensore si riportano, in tabella III, quelleraccomandate dall'ENPI Tabella III
Portata kg
Dimensioni cabina Dimens. vano m² mm mm
Persone 3 Persone 4 Persone 5 Persone 6 Persone 8 Persone 10 Persone 13
0,72 0,94 1,12 1,35 1,65 2,05 2,45
900x800 1180x800 1180x950 1425x950 1425x1180 1725x1180 1725x1425
1300x1300 1500x1300 1500x1500 1800x1500 1800x1800 2100x1800 2100x2100
2,65 3,60
1180x2240 1425x2500
1800x2600 2100x2800
Montalettighe kg 630 kg 1000 D
C
D
B
A
Fig. 4 – Dimensioni vano di corsa
Nella realizzazione del vano di cors.1 di unascensore bisogna tener ben presenti le esigenze : relativi agli spazi di extracorsa superiore ed inferiore, cioè agli: spazi che debbono rimanere sopra il soffitto e sotto il pavimento della cabina quando questa e ferma rispettivamente all'ultima ed alla primafermata. Dice infatti il Regolamento al riguardo: « Nellafossa sotto la cabina devono essere disposti arresti fissi per ottenere in qualsiasi condizione uno spaziolibero di altezza non minore di m. 0,50 fra il fondo del vano e la parte più sporgente della cabina. Al disotto del più basso livello normale di esercizio della cabina deve essere garantito un margine di corsa tale da consentire l’arresto libero della cabina sotto l’azione del freno per l’interventodell’interruttore di fine corsa, a meno che non si provvedaall’installazione di appropriati ammortizzatori.
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Analogo margine di corsa deve essere garantito al disopra del più alto livello normale di esercizio, al meno che non si provvedaall’installazione di appropriati ammortizzatori sotto il contrappeso. Oltre questo margine deve essere sempre assicurato sopra il tetto della cabina uno spazio libero di almeno cm.50. A questaposizione della cabina deve corrispondere l’appoggio del contrappeso su arresti fissi. Gli ammortizzatori di cui sopra devono in ogni caso essere installati quando la velocità di eserecizio superi 1,50 m/s » Ciò significa che gli spazi di extracorsa superiore ed inferioredebbono esser funzioni della velocità di esercizio dell’impianto, poichè da questa dipende lo spazio necessario per la frenata diemergenza, e, quindi, per l’appoggio sugli arresti fissi o sugliammortizatori. Per ascensori a velocità normale è ormai pressochè stabilito, anche per l'indirizzo seguito dall'ENPl che detti spazi debbano essere pari a m 3,70 per l'extracorsa superiore ed a m 1,50 per quellainferiore (V fig. 5); solo nel caso in cui la realizzazione delIa fossa incontri gravi difficoltà sarà possibile e consentitopurché siano impiegati particolari dispositivi dl sicurezza ridurnealquanto l'altezza che comunque non potrà mai essere inferiore a m 1,10 circa. Per gli ascensori veloci le altezze di testata e di fossa devonoessere maggiorate fino a raggiungere ad esempio i valori dl m 6.80 e di m 4,60 rispettivamente per un impianto con velocità di 4 m / s ; ciò va comunque fatto secondo le indicazioni dei costruttori. Quando si ha a che fare con ascensori o montacarichi installati in vano scala si deve avere particolare riguardo nella costruzione dei ripari. Nel D. L. 600 è riportato infatti: « Per ascensori o montacarichi installati nel vani delle scale per tutte le parti che distano dagli organi mobili meno di cm 70devono essere applicate per un altezza di m 1,70 a partire dal piano di calpestio del ripiani e da! ciglio dei gradini robuste difese di materiale incombustibile in modo tale che resti impedita la possibilità di sporgersi conqualunque parte del corpo entro i vari stessi nei sopraddetti limiti dldistanza dagli organi mobili. Difese dello stesso tipo devono essere applicate alle porte degli accessi al vano quando queste sonorappresentate da cancelli. Le difese possono essere costituite da rete rnetallica solidamente intelaiata con maglie di ampiezza non superiore a cm 3 oppure da riquadri di vetri di sicurezza che debbono corrispondere aiseguenti requisiti minimi: Il vetro non deve rompersi con distacco di frammenti per la caduta libera su di esso di una sfera di acciaiolevigato del peso di kg 0,760 da una altezza non inferiore a cm 50; la prova viene eseguita su un campione di dimensioni cm 30 X 30 intelaiato da cornice in legno dello spessore di cm 9 ed avente un'apertura quadrata di cm 28 di lato: è tollerato che il punto d'urto venga a trovarsi in un cerchio di raggio cm 2 con centro nel baricentro del telaio. II vetro non deve rompersi né presentare screpolature se sottoposto a flessione mediante un carico di 200 kg/m concentrato lungo l'asse mediano. La lastra si consideraappoggiata sui quattro lati ed il campione non deve avere dimensioni inferiori e quelle delle lastre da porre in opera. Le prove debbono essere eseguite con temperatura ambiente fra 15 e 25°C ». Secondo il progetto delle nuove norme questeprescrizioni dovrebbero subire qualche variazione; poiché si tratta di variazioniabbastanza importanti verso le quali l'ENPI è già orientato, si reputa opportuno riportare anche il nuovo testo:
Manuale dell’Architetto
ASCENSORI E MONTACARICHI « Per ascensori e montacarichi installati nei vani delle scale tutte le parti che distano dagli organi mobili meno di cm 70 devono essere segregate con robuste pareti o protezioni dimateriale incombustibile di altezza non minore di m 1,70 dal calpestio deiripiani e dal ciglio dei gradini se ladistanza dagli organi mobili è maggiore o uguale a m 0,30, e di altezza non minore di m. 3,50 se la distanza è inferiore a m 0,30. Le difese posono essere costituite da rete metallica solidamente intelaiata con maglie di ampiezza tale che non permetta il passaggio di una sfera di diametro di mm 25 se la distanza dagli organi mobili è maggiore o uguale a m 0,30 e di una sfera di mm 12 di diametro se la distanza dagli organimobili è minore di m 0,30. La rete non potrà avere un filo di sezione minore di mm² 2,5. È ammessa anche lalamiera traforata, ma in tal caso lo spessore non dovrà risultare inferiore a 12/10. La rete non potrà avere un filo disezione minore di mm² 2,5. È ammessa anche la lamiera traforata. ma in tal caso lo spessore non dovrà risultare inferiore a 12/10.
locale apparato motore min 2000
altezza restata 3700
vano di corsa
Portata kg
Fossa 1500
max 100
max 30 min 160
min 160
A
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Fig. 5 Sezione del locale apparato motore e del vano di corsa A, particolare delle
Persone 3 Persone 4 Persone 5 Persone 6 Persone 8 Persone 10 Persone 13
Carico su Dimens. locale macchina soletta portante mm Kg. 2000 x 2500 6500 id. id. id. id. 2500 x 3000 9000 id. id. 3000 x 3500 12.500 id. id.
Montalettighe kg 630 kg 1000
CONFRONTI - CRITERI Dl SCELTA Le più importanti innovazioni introdotte negli ultimi anni nella tecnica degli ascensori consistono nella manovra collettiva e nel sistema dl azionamento con motore a corrente continua alimentato a tensione variabile. È quindi opportuno soffermarsi ancora su questi argomenti facendo rilevare le differenze dl prestazioni che si possono ottenere tra questi impianti moderni e quelli, per così dire,
264a
Ferme restando le disposizioni relative alle altezze dei ripari in funzione della distanza dagli organi mobili, i ripari in cristalli di sicurezza sono consentiti: le lastre debbono corrispondere ai requisiti richiesti dalle norme del D. L 600 ». Si tenga presente infine che è tassativamenteprescritto che nel vano di corsa di un ascensore o di un montacarichi corrano in ogni caso esclusivamenteapparecchiature e linee riguardanti l'impianto dl sollevamento Un'ultimo accenno relativo alle dimensioni del locale macchina. Stabilita per legge I’altezza minima di m 2, per quanto riguarda la superficie in pianta ci si può basare sui datiseguenti: -per ascensori comuni a velocità normale l'area del locale macchina dev'essere pari a circa 2÷3 volte quella del vano: -per ascensori veloci il rapporto deve essere compreso, al minimo, tra 3 e 4. Anche in questo caso sl vogliono però riportare nella tabella IV le dimensioni raccomandate dall l'ENPI per un'opportuna unificazione; nella stessa tabella, che si riferisce ad impianti normali, sono anche indicati i
3000 x 3500 3500 x 4000
9000 12500
tradizionali Per chiarire i vantaggi che può offrire la manovra collettiva rispetto a quella automatica semplice ci si può riferire a qualche casospecifico. Si supponga ad esempio che ai vari piani di un fabbricato siano in attesa delle persone che debbano scendere al piano terreno: con la manovraautomatica semplice la cabina deveeffettuare tante corse quanti sono i piani
Manuale dell’Architetto
ASCENSORI E MONTACARICHI dai quali deve prelevare i passeggeri; con la manovra collettiva, invece, può bastare una sola corsa poiché la cabina si porta inizialmente al piano più alto tra quelli da cui sono pervenute le chiamate e, nella discesa, effettua tutte le fermate necessarie .II numero di corse occorrenti con la manovra collettiva deve essere aumentato se il numero complessivo di persone da trasportare e superiore alla portata dell’impianto ; comunque solo nel caso limite in cui ad ogni piano siano attese tante persone quant’è la capacità della cabina, sarebbe necessario lo stesso numero di corse con i due sistemi. È quindi indubbio che nella gran parte dei casi il servizio che svolge l’ascensore con manovra collettiva è assai più rapido ed economico di quello dell’impianto con manovra automatica normale. Quantitativamente mente si è riscontrato che con impianti di identiche caratteristiche (a parte la manovra, naturalmente), dovendo prelevare una persona da ogni piano di un fabbricato, e trasportarla al piano terreno, con un ascensore a manovra collettiva il servizio viene svolto in un tempo e con un consumo dl energia che sono all'incirca la metà di quelli occorrenti con un impianto a manovra automatica normale. Potrebbe apparire che il caso dell’esempio precedente sia quello limite più favorevole per la manovra collettiva: in realtà si potrebbe facilmente vedere che esistono altre possibilità in cui Ia convenienza della manovra collettiva è ancora più sentita ed inoltre; si tenga presente che anche nei tra: due tipi dl manovra non dovrebbero esistere differenze, a vantaggio della manovra collettiva rimane sempre il risparmio di tempo che si consegue per l’eliminazione della necessità di preventivi accordi tra gli
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II sistema di azionamento con motore a corrente continua alimentato a tensione variabile è, come già detto, di introduzione abbastanzarecente: ma la sua diffusione è andata rapidamente aumentando anche nel campo delle velocità non elevate. La ragione di ciò sta nel fatto, che oltre al vantaggio di permettere notevole precisione nei livelli di fermata, I'impiego di queste macchine consente una forte riduzione dei consumi, dovuta principalmente al minor assorbimento di energia durante le fasi di avviamento e di frenatura. II vantaggio sarà quindi tanto più sensibile quanto maggiore è il numero delle fermate, a parità di altre condizioni. Per avere un'idea dell'ordine digrandezza del risparmio, si consideri ad esempio che il consumo di un ascensore con motore a corrente continua a tensione variabile può ridursi anche di 1/3 di quello di un ascensore con motore a doppia polarità di caratteristiche analoghe. È pur vero che il costo di installazione degli impianti a corrente continua è notevolmente superiore rispetto a quello degli altri: ma tenendo conto del risparmio dei consumi, il bilancio complessivo può sempre chiudersi a favore del sistema di azionamento a corrente continua, e tanto più nettamente quanto più intenso è il traffico. Inoltre l'adozione dei motori a corrente continua a tensione variabile consente anche di avere rapporti di intermittenza del 100%, cioè impianti che possono funzionare continuamente senza interruzioni; negli ascensori a corrente alternata, invece, viene considerato, di solito, un rapporto di intermittenza del 40 ÷ 60% (cioè l'impianto può funzionare 24-36 minuti all'ora), poiché i forti assorbimenti di corrente allo spunto provocano dei notevoli surriscaldamenti del motore . La scelta del numero e del tipo di impianti da installare in un fabbricato deve tenere conto, come si è visto, di numerosi fattori la cui importanza può
264b
anche essere diversa di volta in volta. Comunque si può intanto affermare, in base alla vasta esperienza ormai fatta, che in edifici, per abitazione con numero di piani limitato (7-8) può essere sufficiente un solo ascensore (a meno che ilfabbricato non sia di lusso e richieda quindi l'impianto padronale e quello di servizio) con velocità di 0,7—0,8 m/s. Quando si tratta di edifici per uffici, grandi magazzini e comunque ove si possa prevedere traffico intenso, diventa praticamente impossibile dare un valido indirizzo generale: anzi in questi casi occorre un vero e proprio studio preliminare che va condotto partendo dalla conoscenza del numero di persone che occorre trasportare in un determinato tempo, naturalmente nelle condizioni più gravose.. Si procede poi per tentativi fissando portata e velocità e, tenendo conto del numero più probabile di fermate, si calcola il tempo che impiega un imoianto ad effettuare una corsa completa e quindi la capacità di trasporto dell’impianto stesso nel periodo di tempo considerato: è facile allora determinare il numero di ascensori occorrenti. Si ripete poi il calcolo per varie combinazioni portata-velocità fino a detrminare quelle più conveniente. Volendo riferirsi a qualche dato dimassima si tenga presente che gli ascensori per forte traffico hanno in genere portate che vanno da 10 a 20 persone e che le velocità adottate, come si è già avuto occasione di dire, vengono fatte variare in relazione al numero delle fermate(e quindi, grosso modo, alla corsa): più precisamente si adottano velocitàintorno ad 1/50 m/s fino a 10 piani, intorno ai 2 m/s fino a 15 piani e velocità superiori (3÷4 m/s) perfabbricati ancora più alti.
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE RICHIAMI Dl FOTOMETRIA Vengono di seguito ricordate le definizioni delle grandezze fotometriche di cui si fara uso nelle note seguenti . Quantità di luce. -Simbolo Q: è la quantità di energia raggiante emessa da una sorgente (supposta monocromatica) in un certo tempo, moltiplicata per un fattore V («visibilità» della radiazione) dipendente principalmente dalla lunghezza d'onda della radiazione medesima ed atto a caratterizzare I'attitudine di questa ad impressionare l'occhio. In fig. 1 è riportato l'andamento del « coefficiente di visibilità» definito come rapporto tra la visibilità di una determinata radiazione e il valoremassimo della visibilità stessa. Tale andamento è indicato per diverse grandezze della radianza (vedi appresso): è da notare che il massimo della visibilità si sposta verso lunghezze d'onda minori al diminuire della radianza considerata . Flusso luminoso. -Simbolo f: e la quantità di luce che una sorgente luminosa emette per unità di tempo: sarà perciò il prodotto della visibilità per la potenza della radiazione. Unità di misura ne è il « lumen » internazionale. Illuminamento. -Simbolo E: I'illuminamento (o illuminazione) in un punto di una superficie è il rapporto fra il flusso luminoso ricevuto da un elemento di superficie infinitesimo intorno a detto punto e l'area dell'elemento stesso. L'illuminamento medio Em di una superficie S investita da un flusso φ risulta perciò Em=φ/S Unità di misura dell'illuminamento è il « lux », definito come l'illuminazione di una superficie che riceve il flusso, uniformemente ripartito, di un lumen per ogni m² di area. Suo multiplo e il phot (10000 lux: 1 lumen per cm²). Luminosità o radianza. -Simbolo H: la luminosità di un punto di una superficie è il rapporto fra il flusso emesso da un elemento infinitesimo di superficie intorno a detto punto e l'area dell'elemento stesso. La luminosità media lm di una superficie S emittente un flusso f risulta quindi lm = (f/S. Unità di misura di luminosità è il lux su bianco (lux s. b.) definito come la luminosità di una superficie che emette uniformemente un lumen per ogni m² di area. Suo multiplo è il phot s. b. pari a 1000 lux s. b. Intensità luminosa. -Simbolo Ι: I' intensità luminosa, in una data dire-
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viola
indaco blu
verde
giallo arancione rosso
0,8 10 lux s.b. 2 lux s.b.
0,6
coefficiente di visibilità 0,4
0,01 lux s.b.
0,2
4000
5000
UA
6000
7000
Fig. 1 – Diagramma dell'andamento del coefficiente di visibilità zione, di una sorgente puntiforme è definita dall'espressione l= df/dW ove df (P è il flusso emesso dalla sorgente entro un angolo solido infinitesimo avente per asse la direzione considerata e dW l'ampiezza dell'angolo stesso. Unità di misura dell'intensità luminosa è la candela internazionale (c. i.) definita mediante campione. Dalla definizione di c. i. deriva quella di lumen internazionale come il flusso emesso entro l'angolo solido unitario da una sorgente puntiforme che, entro detto angolo, abbia intensità luminosa costante e uguale ad una candela internazionale. Splendore o brillanza. -Simbolo B: lo splendore di una sorgente in una determinata direzione è il rapporto tra la sua intensità luminosa in quella direzione e l'area della sua superficie « apparente »(proiezione della superficie effettiva della sorgente su di un piano normale alla direzione considerata). Naturalmente, perché la definizione non perda completamente significato, è necessario che le dimensioni della sorgente siano piccole rispetto alle distanze che interessano. In tutte le definizioni precedenti ci si è riferiti aradiazioni monocromatiche. L'estensione delle definizioni stesse al caso più generale delle radiazioni policromatiche si può fare tenendo presente che, entro certi limiti, si può ammettere che l'effetto prodotto su l'occhio da un fascio di radiazioni sia pari alla somma degli effetti che le radiazioni componenti il fascio produrebbero singolarmente : pertanto si può consi-
265a
derare come visibilità di un fascio di luce policromatico la media ponderale della visibilità delle singole radiazioni componenti (assumendo come «pesi» le potenze con queste compaiono nel fascio) ed avvalersi di tutte le definizioni sopra riportate, considerando per la visibilità il valore medio ponderalesuddetto. GENERALITA SUI PROGETTI Dl ILLUMINAZIONE I progetti di illuminazione vengono di solito condotti seguendo il criterio generale di arrivare a determinare gli elementi tecnici dell'installazione che principalmente interessano, partendo daalcuni dati, magari di massima, sullecondizioni che si vogliono realizzare. Riferendosi al caso più significativo della illuminazione artificiale (anche sull' illuminazione naturale diurna si darà comunque in seguito qualche notizia) tali elementi comprendono essenzialmente: il tipo, la potenza e il numero delle sorgenti luminose, la loro posizione (altezza di sospensione e distanza fra i vari centri) il tipo di apparecchio di illuminazione da adoperare. È bene chiarire subito che il calcolo diretto non conduce mai ad una determinazione univoca di detti elementi, ma soltanto a stabilirne alcuni avendo fissato gli altri con criteri suggeriti dall'esperienza: e inoltre è da aver ben presente che in problemi di questo genere hanno molto spesso importanza criteri estetici che potrebbero suggerire soluzioni talvolta addirittura contrastanti con le esigenze tecniche. Nell'impostazione dei progetti di illuminazione occorre distinguere due
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE zione di ambienti aperti (strade, piazze, ecc.) e l'altro dell'illuminazione di ambienti chiusi. La ragione della distinzione sta nel fatto che, mentre negli ambienti aperti l'illuminazione degli oggetti è dovuta quasi esclusivamente alla luce che giunge ad essi direttamente dalle sorgenti, potendosi ragionevolmente trascurare quella rinviata dalle diverse superfici (ad esempio le pareti verticali dei fabbricati), nel caso degli ambienti chiusi il contributo dovuto a tale luce rinviata è spesso preponderante o addirittura esclusivo (illuminazione « indiretta »). I due casi verranno quindi trattati separatamente: si farà però precedere una breve esposizione riguardante le caratteristiche fondamentali delle lampade normalmente impiegate e dei relativi apparecchi di illuminazione. LAMPADE Dal punto di vista tecnico-economico le caratteristiche più significative di una lampada sono:1)La potenza luminosa, rappresentata dal flusso f (espresso in lumen) o dall’intensità luminosa mediasferica Ims (espressa in candele internazionali) : le due grandezze, per definizione, sono legate dalla eguaglianza f =4p Ims 2)La curva fotometrica, sezione della superficie fotometrica con un piano passante per l’asse di simmetria del sistema (è da notare che, nella generalità dei casi, la distribuzione nello spazio del flusso emesso da una lampada ammette un asse di simmetria). La superficie fotometrica è concepita come il luogo degli estremi di infiniti vettori staccati dalla lampada (supposta puntiforme) in tutte le direzioni e aventi ciascuno lunghezza proporzionale all'intensità luminosa nella direzione considerata. Evidentemente, con la simmetria supposta, la superficie fotometrica sarà una superficie di rivoluzione della quale la curva fotometrica rappresenta una linea meridiana. 3) L'efficienza specifica e cioè il flusso luminoso emesso per unità di potenza elettrica assorbita dalla lampada. Essa viene normalmente misurata in lumen per (1) Si rammenta che per «corpo nero» si intende un corpo avente coefficiente di assorbimento costante uguale ad uno, capace cioè di assorbire integralmente tutte le radiazioni che lo investono.
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Per definire il colore della luce emessa da una lampada è stato introdotto l'uso della cosiddetta « temperatura colore » e cioè della temperatura che dovrebbe assumere il brillanza a corpo nero » (1) per emettere 100 1000 luce dello stesso colore di quella considerata, La tem· peratura colore di una lampada che emettesse « luce bianca 50 sarebbe di 5200 °K: le sorgenti brillanza cand./cm² efficienza specifica di luce artificiale usualmente impiegate hanno temlampade per perature-colore da 3000 (luci proiettori con preponderanza di radiazioni rosse) a 6500 °K (abbondanza di blu violetto, sempre rispetto alla luce bianca»). 5) La durata economica e cioè il tempo in cui è 10 100 conveniente usare la lampada lampade in gas inerte tenuto conto che la sua efficienza diminuisce col tempo. lampade a vuoto Le lampade attualmente ado5 perate nelle più frequenti applicazioni della tecnica dell'illuminazione appartengono a due grandi categorie: lampade ad a incandescenza » e lamlampade a filamento di carbone pade a « scarica o ad elettroluminescenza ». 1 2000 2200 2400 2600 2800 3000 3200 3400 3600 temperatura del filamento °K Fig. 2 – Effetto della temperatura del filamneto sull'efficienza e la brillanza delle lampade a filamento di tungsteno.
a)Lampade ad incandescenza. -Sfruttano l'emissione di energia raggiante per temperatura da parte dei corpi solidi. Sono costituite, in linea di principio, da un'ampolla di vetro contenente un filamento di materiale conduttore dell’ elettricità,, che, fatto percorrere da una corrente elettrica di valore opportuno, viene portato ad una temperatura convenientemente elevata in modo che l'emissione di energia raggiante da parte di esso comprenda, nella massima possibile entità, radiazioni di lunghezze d’onda comprese tra i limiti dello spettro visibile (4000÷7000 A all’incirca). La tecnica costruttiva delle lampade ad incandescienza, ormai notevolmente perfezionata, è decisamente orientata, almeno per lampade di potenze non troppo piccole, verso i tipi a « filamento di tungsteno doppiamente spiralato in gas inerte », nei quali, appunto, il corpo emittente è un filamento di tungsteno disposto secondo una doppia spiralatura e contenuto in un’ampolla di vetro riempita con
265b
II riempimento gassoso è fatto allo scopo di ridurre la velocità di sublimazione dei tungsteno e quindi di aumentare a parità di durata la temperatura di funzionamento della lampada ottenendo una maggioreefficienza specifica. La doppia spiralatura consente di ridurre le perdite di calore per convezione. La temperatura del filamento di queste lampade varia normalmente da 2600 a 3000°K (il tungsteno fonde a 3700 °K circa) in fig. 2 è riportato l’andamento dell’ effcienza specifica e della brillanza del filamento in funzione della temperatura per diversi tipi di lampade a tungsteno. Lefficienza specifia varia inoltre in funzione della potenza. Si riportano a titolo di esempio i seguenti dati: Potenza assorbita in watt 100 200 500 1000 Effeienza specifia in lumen/wat 14 16 18 5 20. II colore della Iuce emessa è caratterizzato dalla abbondanza di radiazioni rosse (si noti nel diagramma relativo ail emissione del tungsteno a 2850°K riportato in fig. 3, come questo presenti il massimo nettamente nella zona dell’ ultrarosso).La durata economica di tali lampade si aggira intorno alle 1000 ore. Essa è però fortemente influenzata dallecaratteristiche di funzionamento, in particolare dalla tensione: in fig. 4 è riportata a titolo di
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infra-rosso
visibile
energia relativa
60
ultravioletto
50 40 30 20 10
3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000 10000 11000 12000 13000
lunghezza d'onda in Angstrom % efficienza specifica – potenza – corrente – flusso emesso
Fig. 3 – Distribuzione dell'energia emessa da un filamento di tungsteno a 280 °k
140
durata
L effic. spec. L/W
120
W corrente
100
I
potenza 80
flusso
60 40 V 20 100 105 110 115 120 125 130 Fig.4 – Variazione delle caratteristiche di una lampada a tungsteno in funzione della tensione
Il colore, come si è detto, può essere diverso: riferendosi alla produzione di una nota ditta si riportano, a titolo di esempio, le caratteristiche delle quattro «tonalità» fondamentali da essa usate: «Daylight » (luce diurna): temperatura-colore 6500°K: colore corrispondente a quello «della luce diurna proveniente dal cielo nuvoloso»: distribuzione spettrale di energia rappresentata in Fig. 5: «Cool White» (bianco freddo): temperatura-colore 4500°K; distribuzione spettrale dell’energia rappresentata in fig. 6: « White » (bianco): temperatura colore 3500°K; spettro diemissione relativo in fig. 7: la tonalità tende ad avvicinarsi a quella delle lampade ad incandescenza; « Warm White » (bianco caldo): temperatura-colore 3000°K: tonalità calda vicina a quella delle lampade a filamento. Nella tabella I è poi riportata, per i tipi Daylight, Cool White e White, la distribuzione percentuale dell'energia emessa nei diversi intervalli di lunghezza d'onda (bande di colore). Lo splendore delle lampade fluorescenti a vapore di mercurio a bassa pressione è piccolo (0,3÷0.6 candele/cm²) e quindi esse non producono fenomeni di abbagliamento rilevanti.
100
energia relativa
altre caratteristiche di una lampada a tungsteno da 100 W in funzione della tensione. b)Lampada a scarica. – Sfruttano l’emissione di energia raggiante da parte degli aeriformi che si verifica quando questi, in particolari condizionivengono attreversati da corrente elettrica. Sono costruite, schematicamente, da un tubo di vetro o di quarzo riempito con un gas o con un vapore e alle cui estremità sono disposti due elettrodi tra i quali viene mantenuta una adeguata differenza di potenziale alternata o continua. I fenomeni fìsici che caratterizzano la scarica negli aeriformi sono abbastanza complessi e la ioro interpretazione si basa sulle cognizioni relative alla struttura intima della materia nelle presenti note ci si limiterà ad accennare ai fatti piu importanti, prescindendo dalle loro interpretazioni. Una caratteristica fondamentale dell’ emissione per luminescenza degli aeriformi è la discontinuita dello spettro nel senso che in esso compaiono soltanto determinate frequenze i valori di queste e la loro importanza energetica dipendono dalla natura dell’ aeriforme e, per uno stesso aeriforme, dalle condizioni in cui si verifica la scarica (pressione temperatura dimensioni dei tubo ecc..). Per esempio, il vapore di Na alla temperatura di circa 200°C emette energia quasi esclusivamente in corrispondenza di alcune lunghezze d’onda comprese entro la zona centrale dello spettro visibile; il vapore di Hg alla pressione di circa 0,002 atm emette energia raggiante prevalentemente nella zona delI’uitravioletto ed aumentando la pressione tale emissione si sposta verso lunghezze d’onda maggiori. Le lampade a scarica di più diffuso impiego nella tecnica dell’illuminazione, prescindendo da quelle adoperate a scopi decorativi, per insegne luminose ecc.., sono: – le lampade a vapore di Hg a bassa pressione con strato fluorescente; – le lampade a vapore di Hg a media ed alta pressione con o senza strato fluorescente; – le lampade a vapore di Na. Lampade a vapore di Hg a bassa pressione con strato flurescente – L’emissione per luminescenza del vapore di Hg a bassa pressione comprende, come già detto, im massima parte radiazioni ultraviolette: soltanto l’1,5% dell’ energia è emesso in corrispondenza dello spettro visibile. Il colore è blu l’efficienza specifica è molto bassa. L’impiego della scarica nel vapore di mercurio a bassa pressione per la normale illuminazione e reso però possibile dall’ uso di particoiari sostanze dette « fluorucenti » le quali investite di radiazioni di determinate lunghezze d’onda manifestano la singolare proprietà di emetterne altre di lunghezze d’onda superiori in particolare certe sostanze inorganiche quali ossi-solfuri tungstati e silicati emettono energia compresa nella zona dello spettro visibile se colpite da radiazioni ultraviolette Per ogni sostanza esiste una caratteristica banda di eccitazione la banda di emissione invece dipende non solo dalla natura della sostanza ma anche dalla presenza in questa di particolari impurità costituite da particelle di metalli pesanti (manganese, bismuto, rame, oro, antimonio, ecc..). L’impiego di queste sostanze permette evidentemente di sfruttare al massimo la scarica nel vapore di mercurio a bassa pressione convertendo gran parte dell’ energia emessa nell’ ultravioletto in energia luminosa l’efficienza specifa aumenta fortemente ed il colore può essere entro certi limiti variato nella maniera più opportuna. Si arriva così, con queste lampade. a valori di efficienza specifica di circa 35 lumen/watt.
80 60 40 20 4000 4400 4800 5200 5600 6000 6400
lunghezza d'onda in Angstrom
Fig. 5 – Distribuzione spettrale di energia della lampada Daylight
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Tabella 1 – Distribuzione dell'energia per alcune «Tonalità» di colore 100
Intervallo
80
Angstrom
60
2800-4300 4300-4900 4900-5600 5600-5900 5900-6300 6300-6800
40 20 4000 4400 4800 5200 5600 6000 6400
lunghezza d'onda in Angstrom
Fig. 6 – Distribuzione spettrale di energia
Bande di colore violetto bleu verde giallo arancione rosso
La loro durata economica media è pari a circa 3000 ore di funzionamento (tre volte quella delle lampade ad incandescenza). Qualche breve cenno, ora, sulle caratteristiche costruttive e di funzionamento di queste lampade e sulla classificazione che da esse deriva. Si distinguono due grandi categorie: -lampade a catodo freddo; -lampade a catodo caldo. Queste ultime a loro volta, comprendono: -le lampade ad accensione me-
della lampada Cool White
100 80 60 40 20 4000 4400 4800 5200 5600 6000 6400
lunghezza d'onda in Angstrom Fig. 7 – Distribuzione spettrale di energia della lampada White
TIPO DI LAMPADA Daylight Cool White White % ° % 14,71 11,89 9,94 24,01 17,58 12,93 27,83 26,84 25,39 14,62 19,19 21,90 12,81 16,74 20,69 6,02 7,76 9,15 diante lo « starter »e con preriscaldamento dei catodi: -le lampade ad accensione istantanea. In fig. 8 sono rappresentati i tipi di elettrodi carratteristici di ciascuna delle categorie di lampade accennate: per le lampade a catodo freddo un elemento metallico tubolare, per quelle a catodo caldo con preriscaldamento un filamento metallico a doppia spiralatura con due uscite, ed infine, per quelle a catodo caldo ad accensione istantanea , un filamento.
Tabella II – Lampada rettilinee a catodo caldo Corrente Tensione Flusso luminoso in lumen Potenza Lunghezza Potenza Diametro nella alla nominale (escluso effettiva mm lampada lampada Daylight Cool White White W W spine mm) A V 4 136 16 4 0,125 35 – 100 – 6 212 16 6,1 0,145 47 – 210 220 8 288 16 7,9 0,160 58 – 330 340 10 470 26 10 0,170 65 390 440 – 14 360 38 14 0,390 37,5 500 540 570 15(T8) 437 26 15 0,300 55 680 730 760 15(T12) 360 38 14,1 0,330 45,5 570 620 650 20 590 38 19,7 0,380 56 920 1000 1030 25 818 38 26 0,490 60 1470 1600 – 30 895 26 30 0,355 98 1740 1890 1930 40(T12) 1200 38 39 0,430 99 2300 2500 2600 40(T17) 1500 54 41 0,425 104 – 2500 – 80 1500 38 80 0,800 110 3600 4000 – 90 1500 54 82 1,550 62 4800 5150 5300 100 1500 54 99 1,520 68 – 4890 – Tabella III – Lampada curve a catodo caldo Potenza nominale W 16 22 32 40 40
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Diametro Dimensioni Potenza Corrente Tensione Flusso luminoso alla in lumen del tubo ingombro effettiva nella lampada lampada Cool White Warm mm mm W A V White ad U 26 82x370 16 0,200 90 800 – circolare 28 Ø 210 21 0,390 60 930 960 circolare 32 Ø 305 31,5 0,435 82 1550 1600 ad U 38 130x610 40 0,440 100 2050 – circolare 34 Ø 411 40 0,440 100 1900 – Forma
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Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE metailico rinforzato (tripla spiralatura) con una sola uscita. Sugli elettrodi vengono posate delle sostanze a facile emissione termoionica. Le lampade fluorescenti a catodo freddo (temperatura di funzionamento a regime degli elettrodi: 100,—150°C) sono in genere lunghe e sottili, con possibilità, quindi, di essere fabbricate secondo le forme più svariate: si accendono istantaneamente, possono funzionare ad intensità di corrente variabili e quindi con diversi valori di emissione per unitá di lunghezza e di brillanza (che sono però, di solito, inferiori a quelli delle lampade a catodo caldo); hanno in genere una più lunga durata ma un'efficienza specifica leggermente più bassa delle lampade a catodo caldo. Vengono fabbricate normalmente nei diametri di 15, 20 e 25 mm e nella lunghezze di 1,22 -1,52 -1,83 -2,03 -2,36 -2,54 -7,45 metri, ma il tipo di gran lunga più diffuso quello di diametro 25 mm e lunghezza 2,36 m. Le lampade a catodo caldo (temperatura di funzionamento a regime degli elettrodi: 900—1000°C) sono, di solito, di maggior diametro, più corte e funzionanti a tensioni piu basse. Le grandi ditte costruttrici hanno normalizzato, in questo campo, la loro produzione che è sintetizzata nelle tabelle II, lIl e IV, i cui dati sono stati ricavati da quelli di listino di una casa produttrice. Le tabelle II e lIl si riferiscono ai tipi normali per accensione mediante lo « starter » con preriscaldamento dei catodi e la tabella IV ai tipi ad accensione stantanea (di cui fanno parte, quasi esclusivamente, le lampade slimline»). È da notare però che anche nelle lampade normali è possibile eliminare lo starter e provocare l'accensione pressocché immediata mediante particolari accorgimenti di carattere elettrico (circuiti « Tachistart » « Trigger-Start » « Quick-Start » ecc.).
Tabella IV –Lampade ad accensione istantanea Corrente Tensione Flusso luminoso in lumen Lunghezza Diametro Potenza nella alla effettiva (escluso mm lampada lampada Daylight Cool White White W spine mm) A V 42 T6 1000 19 25 0,200 145 – 1480 1570 48 T12 1150 38 38 0,425 97 2150 2300 2400 64 T6 1560 19 37 0,200 225 2450 2550 – – 72 T8 1760 26 36,5 0,200 210 2550 2650 – 72 T12 1760 38 55 0,425 145 3600 3700 96 T8 2370 26 49 0,200 285 3250 3550 3600 96 T12 2370 38 74 0,425 192 4650 5050 5100 Tipo
Tale reattore assume però anche l'ufficio di autotrasformatore in salita nel caso delle lampade a catodo freddo e delle lampade ad accensione istantanea. A Si può inoltre disporre un condensatore di rifasamento per migliorare il fattore di potenza del complesso. È opportuno, a questo punto, richiamare l'attenzione sul fatto che i reattori, sia dal punto di vista econoB mico che da quello della facilità d'installazione dei complessi di lampade fluorescenti hanno un'importanza tutt'altro che marginale, come potrebbe erroneamente credersi: il loro costo è infatti, a seconda del tipo, pari a 2÷6 volte quello delle relative lampade, e la loro installazione qualche volta alquanto C difficoltosa, almeno per alcuni tipi, visti i loro pesi e Fig. 8 – Tipi di catodi. A, catodo freddo; dimensioni e tenuto conto che, in qualche caso, il B, catodo caldo ad accensione istantanea loro funzionamento è accompagnato da un fastiC, catodo caldo a preriscaldamento. dioso ronzio. A titolo di esempio si riportano in tabella V le caratteUn cenno, infine, sugli equipaggiamenti ristiche costruttive di qualcuno dei tipi più diffusi. elettrici ausiliari di cui queste lampade neInoltre è da rilevare come certi inconvenienti di cessitano. funzionamento dei complessi fluorescenti siano Uno di essi è, come già accennato, per spesso da ascrivere proprio al difettoso funzionaalcuni mento dei reattori e degli eventuali condensatori di pi di lampade lo « starter », apparecchio rifasamento. Una soluzione talvolta adottata, che che prooca l'accensione. consente di risolvere abbastanza agevolmente i proInoltre, tutte queste lampade (come qualblemi della sistemazione dei reattori e della loro siasi sorgente luminosa ad elettroluminefacile accessibilità in caso di guasti è quella di centrascenza) hanno una caratteristica elettrica lizzarne la installazione in speciali armadi contenitori negativa e quindi, per poter limitare la convenientemente ventilati per la dispersione del corrente che le attraversa è necessario insecalore prodotto e posti nei luoghi ritenuti più opporrire nel circuito un particolare organoche tuni. può essere una reattanza induttiva (detta « A ciò si prestano meglio i tipi slimline ed a catodo reattore ») nel caso si operi in corrente freddo che non avendo la necessità del preriscaldaalternata, o una resistenza, in quello owia-
Tabella V – Reattori per lampade fluorescenti Potenza Tipo
Tensione
Corrente
lampada
linea
linea
W
V
A
Dimensioni
Perdite W
Peso
mm Lunghezza Larghezza
Altezza
kg
Per lampade a catodo preriscaldato, non rifasati..............
40
110-125 0,86-0,77
10
158
65
46
1,30
c.s. rifasati........
40
110-130 0,53-0,47
10
295
67
45
1,90
Per circuito«Tachustart» non rifasati
40
110-220 1,00-0,50
13
210
63
51
1,95
c.s. rifasati...........
40
110-220 0,54-0,27
13
295
67
51
2,45
75
110-220
25
316
96
72
5,50
Per lampade slimline rifasati....................
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268a
1-0,50
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Lampade a vapore di Hg a media ed alta pressione. pressione. -L’innalzamento della pressione di esercizio è un altro dei sistemi usati per aumentare l'efficienza specifica delle lampade che sfruttano l'emissione per elettroluminescenza del vapore di mercurio. Infatti, aumentando la pressione, tale emissione si modifica spostandosi verso lunghezze d'onda superiori, cioè il grosso dell'energià emessa passa dalI'ultravioletto al visibile: le sottili linee nel visibile, caratteristiche dello spettro di emissione del vapore di mercurio a bassa pressione, tendono ad allargarsi e ad aumentare di intensità mentre vanno attenuandosi quelle dell'ultravioletto. II colore tende ad avvicinarsi al bianco e l'efficienza specifica aumenta fortemente. Le dimensioni della sorgente di luce diminuiscono: anzi esistono delle lampade ad altissima pressione (f,no a 200 atmosfere, usate però solo per scopi speciali come la proiezione cinematografica), che si possono praticamente considerare sorgenti puntiformi . Si costruiscono ormai lampade a vapore di Hg a medie ed alte pressioni per diversi valori di potenza (in genere però non inferiori agli 80 W) e con diverse pressioni di funzionamento (1 30 atmosfere): la loro efficienza specifica può variare dai 35 ai 45 lumen/watt: la brillanza può raggiungere anche le 10000 candele/cm² (brillanza del sole: 165000 candele/cm²). Queste lampade possono quindi provocare fenomeni di abbagliamento. La durata economica si aggira instorno alle 2000 ore . II colore della luce emessa è bianco ma deficiente rispetto alla luce diurna di radiazioni rosse. Un discreto miglioramento si è però ottenuto in questi ultimi tempi con l'impiego, anche in questo caso, di sostanze fluorescenti che convertono l'energia ancora emessa dal vapore nell'ultravioletto in una luce di colore rosso, contribuendo cosi ad attenuare la deficienza sopra accennata. In questo caso le lampade debbono essere costituite da un doppio involucro, uno interno di quarzo in cui avviene la scarica, ed uno esterno di vetro: sulla superficie interna di quest'ultimo sono stratificati i sali fluorescenti. Una di queste lampade è rappresentata in fig. 9: come si vede la forma si avvicina molto a quella delle lampade ad incandescenza. Un inconveniente piuttosto rilevante delle lampade a media ed alta pressione è rappresentato dal tempo che richiede la loro accensione, che va dai 5 ai 10 minuti: ciò perché si debbono raggiungere le condizioni di pressione e di temperatura del vapore di mercurio adeguate a che la scarica in questo avvenga con le modalità accennate (all'inizio la scarica si fa avvenire,con l'impiego di un elettrodo ausi-
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elettrodi di torio non attivati
bulbo isotermo
bulbo interno di quarzo
strato fluorescente (superficie interna)
Fig. 9 – Lampada a vapore di Hg da 400 W a bulbo fluorescente
Anche queste lampade, come quelle a bassa pressione, richiedono che sia inserito nel loro circuito elettrico un «reattore» che limiti la corrente assorb ita. Lampade a vapore di sodio. -Come gia accennato, la scarica nel vapore di sodio è accompagnata da emissione di energia principalmente per alcune frequenze centrali dello spettro visibiie: si ottiene cosi una luce di caratteristico colore giallo. Per avere la massima emissione occorre che la lampada funzioni ad una temperatura di circa 220°C, cui d’altronde corrisponde una pressione molto bassa del vapore di sodio. Il mantenimento della tempeeratura accennata impone particolari esigenza di limitazione della quantità di calore che la lampada può cedere all’esterno: ed esse vengono soddisfatte disponendo la lampada vera e propria nell'interno di un vaso tipo Dewar nell'intercapedine del quale e fatto d vuoto . L'efficienza specifica di queste lampade è di 50-70 lumen/watt e cioè ia pia alta di quelle viste: si tenga presente, a questo riguardo, che la loro emissione avviene quasi completamente per le lunghezze d'onda per cui la visibilità assume i più grandi valori . Anche queste lampade necessitano, per la accensione, di un elettrodo ausiliario e della scarica di un gas di accompagno, che in questo caso di solito è neon. Ne vengono costruite di diversi tipi e potenze: in tabella Vl sono riportate le caratteristiche di una serie di corrente produzione. Per concludere questa breve rassegna dei tipi di lampade più usati negli impianti di illuminazione, si vuol accennare alle novità più recenti e cioè all'alimentazione in alta frequenza delle lampade 2 scarica, con aumento della loro efficienza specifica del 1520% e alla realizzazione di lampade allo Xenon (in realtà impiegabili finora più che altro per usi industriali) ad ele-
268b
potenza assorbita e con colore molto simile a quello della luce diurna. La scelta dei tipi di lampade da adottare in un determinato impianto di illuminazione deve essere fatta tenendo presenti molteplici fattori tecnici, economici ed estetici: non è quindi possibile fissare con sicurezza dei criteri che possano assumere sufficiente generalità. Si ritiene però opportuno porre in rilievo, relativamente ai differentl tipi di lampade precedentemente illustrati, particolari caratteristiche la cui importanza nella scelta può qualche volta essere determinante. Le lampade ad incandescenza hanno, rispetto alle altre, una più piccola efficienza specifica ed anche una minor durata: il bilancio economico chiude quindi normalmente a loro sfavore pure se il disavanzo è mitigato da un notevole minor costo di primo impianto. Presentano però una grande semplicità di installazione e di fiunzionamento ed il loro colore è in genere giudicato più gradevole (luce più calda ) probabilmente in conseguenza del fatto cne l'occhio e stato finora abituato ad associare alle basse luminosità luci di colore più tendente al rossogiallo. Ciò giustifica l'impiego ancor vasto che re vien fatto, pur se si deve innegabilmente riconoscere il progressivo affermarsi delle altre sorgenti di luce. Le lampade fluorescenti a catodo caldo presentano, rispetto a quelle a catodo freddo, a parità di condizioni realizzate, un minor costo di installazione le differenze però si attenuano passando dai tipi normali ad accensione con lo starter a quelli ad accensione istantanea. Anche il consumo di energia eiettrica delle lampade a catodo caldo risulta, a parità di lumen forniti, inferiore, sia pure di poco, a quello dei tipi a catodo freddo: per contro la durata di questi ultimi è maggiore e non è influenzata dal numero delle accensioni, diversamente da quanto avviene per gli altri. II funzionamento delle lampade a catodo caldo diviene irregolare alle basse temperature; il loro impiego per illuminazione di esterni presenta quindi delle difficoltà. Le lampade a vapore di mercurio a media ed alta pressione hanno delle buone caratteristiche di efficienza e di durata ma il costo di installazione è abbastanza elevato ed il colore troppo «freddo» (a proposito di quest’ultimo si sono però realizzati, negli ultimi tempi, confortanti progressi).
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Esse hanno rispetto alle altre lampade a scarica, favorevoli caratteristiche di limitato ingombro; presentano però l'inconveniente grave del lungo tempo richiesto per l'accensione; per questo il loro impiego è stato finora praticamente limitato all'illuminazione di esterni. Le lampade a vapori di sodio si distinguono dalle altre per due caratteristiche essenziali: I'elevato valore di efficienza specifica ed il colore della luce nettamente giallo. Mentre la prima ne consiglia la diffusione, la seconda evidentemente la ostacola attualmente la loro installazione è circoscritta ad alcuni esempi di illuminazione di ambienti aperti. APPARECCHI Dl ILLUMINAZIONE Le sorgenti di luce vengono quasi sempre adoperate non da sole, ma accoppiate con opportuni apparecchi che hanno normalmente due funzioni: modificare la distribuzione nello spazio del flusso luminoso emesso dalla lampada in modo da convogliarlo verso le zone che più interessano e diminuire la brillanza della superficie illuminante vista dall'occhio in modo da attenuare i fenomeni di abbagliamento . La conformazione di tali apparecchi viene ora studiata, molto più di quanto non si facesse in passato, in relazione alle esigenze tecniche dell'installazione, cercando di ottenere una giusta armonia tra queste e i criteri estetici ed è da rilevare con soddisfazione che, negli ultimi tempi, la produzione di apparecchi per lampade fluorescenti lineari ha assunto anche aspetti molto più gradevoli che in precedenza, permettendo l'impiego di queste lampade pure in ambienti con particolari esigenze estetiche. Detti apparecchi sono quasi sempre costituiti da una parte metallica portante, che può essere sagomata in modo da permettervi l'alloggiamento del reattore e che mostra verso la lampada una superftcie il più possibile rinviante per la luce, e da uno schermo in materiale plastico (perspex, plexiglass, polistirolo, ecc.) o in elementi di vetro: lo schermo ha l'ufficio di diffondere l'energia luminosa e di mostrare all'occhio una superficie di brillanza ridotta in modo da diminuire gli eventuali effetti abbaglianti. Le plafoniere a tubi fluorescenti sono asparecchi illuminanti di dimensioni già notevoli: negli ultimi tempi, tuttavia, si è ancor più accentuata la tendenza ad aumentare la grandezza delle sorgenti di luce arrivando anche ai soffitti interamente luminosi o a delle zone di soffitto illuminanti: i risultati ottenuti sono da ritenere soddisfacenti, anche perché si possono realizzare interessanti combinazioni come, ad esempio, quelle di pannelli luminosi con panne!li fonoassorbenti.
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Tabella VI – Lampade a vapore di sodio Potenza assorbita W Flusso luminoso Diametro Lunghezza totale mm(b) lumen mm(a) Lampada Compreso reattore 45 65 2700 50 247 60 80 4300 50 309 85 105 6800 50 424 140 165 11000 65 522 ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE Dl AMBIENTI APERTI Le caratteristiche principali cui deve soddisfare un impianto di illuminazione artificiale di un ambiente aperto riguardano: – I'illuminazione media che si vuole ottetenere sulla superficie da Illuminare (il piano stradale o, come si usa convenzionalmente, il piano parallelo a quello stradale e innalzato di un metro rispetto a questo): – il valore del « coefficiente di disuniformità » e cioè del rapporto tra il massimo ed il mino valore dell’illminamento su detto piano; – la probabilità che si verifichino fenomeni di abbagliamento e la loro entità. a) I valori ottimi dell’illminamento medio da realizzare dipendono principalmente dall’importanza del traffico che si presume debba svolgersi sulla strada o sulla piazza considerata, essi possono indicativamente desumersi dai seguenti dati: strade e piazze di importanza secondaria............. E = 1 ÷ 5lux strade e piazze di traffico moderato ....................... E = 5 ÷10lux strade e piazze di traffico intenso E = 10 ÷ 20lux strade e piazze di speciale importan tanza . . . . . . . . . .E = 20 ÷ 50lux b) Per i valori del coefficiente di disuniformità esistono dei limiti superiori che è bene non siano superati per non creare dei contrasti di luminosità tali da influire dannosamente sulle caratteristiche della visione: anche questi valori vengono stabiliti non in senso assoluto ma in relazione all'importanza della strada o della piazza considerata. Essi possono oscillare da 10÷12 a 4÷6 passando dalle strade e piazze secondarie a quelle con traffco impegnativo. c) Sui fenomeni di abbagliamento hanno influenza in modo particolare, come si vedrà meglio in seguito, la brillanza nelle varie direzioni delle sorgenti impiegate e la loro posizione rispetto al piano stradale. Richiamandosi al criterio generale di impostazione dei progetti accennato in precedenza, nel caso in esame si potranno inizialmente stabilire, riferendosi in linea di massima a quanto sopra in-
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dicato i valori dell'illuminamento medio E e del coefficiente di disuniformità. Si condurrà poi un primo calcolo orientativo nel modo che segue. Sia S I’area della superficie da illuminare, espressa in m²: il flusso « utile » e cioè il flusso che deve investire detta superficie per dar luogo all'illuminamento medio Em sarà dato da øu= Em S. Non tutto il flusso uscente dagli apparecchi illuminanti raggiungerà però la superficie da illuminare poiché una frazione di esso potrà andare dispersa nel senso che finirà per Illuminare delle zone che non interessano, circostanti detta superficie. Occorre pertanto considerare un certo « coeffìciente di utilizzazione » del flusso luminoso che viene definito come rapporto tra il flusso utile e quello emesso dagli apparecchi. II suo valore, evidentemente sempre minore di uno, varia in funzione di numerosi fattori, come: andamento della curva fotometrica delle sorgenti luminose prescelte (intendendo per sorgente luminosa l'insieme lampada + apparecchio), altezza di sospensione delle medesime e loro posizione planimetrica sulla superficie da illuminare, dimensioni di quest'ultima ecc. Come si vede, si tratta di parametri non tutti noti a priori e non tutti esattamente valutabili: il valore di tale coefficiente potrà quindi essere fissato solo con larga indeterminazione: mediamente esso può ritenersi pari a 0,5÷0,7 (si noti che la utilizzazione effettiva del flusso rispetto a quello emesso dalle lampade è ancora inferiore perché una parte viene assorbita dall'apparecchio). Si porrà quindi, indicando con ø, jl flusso emesso dagIi apu = 0,5÷0,7 parecchi:
φ φ
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE II flusso φ, potrà essere ripartito fra un certo numero di centri luminosi, tenendo presente che moltiplicare il numero dei centri è utile per ottenere una maggiore uniformità di illuminazione ma aumenta le spese di impianto e di esercizio. La loro posizione verrà poi fissata considerando le particolari caratteristiche geometriche, urbanistiche ed edilizie della strada o della piazza considerata. L'altezza di sospensione dei centri luminosi sarà infine stabilita tenendo presente che il suo aumento favorisce l'uniformità dell'illuminazione e diminuisce l'entità dei fenomeni di abbagliamento, ma diminuisce altresì il coefficiente di utilizzazione. Le altezze di sospensione normalmente adottate variano dai 5 ai 10 metri in funzione della potenza dei centri luminosi prescelti; esiste poi una certa tendenza recente ad aumentare il valore superiore in relazione all'entrata in uso di lampade di elevata potenza luminosa unitaria, come quelle a vapore di mercurio a media ed alta pressione. Stabiliti quindi il numero dei centri luminosi e le loro caratteristiche (potenza, curva fotometrica ecc.) e la posizione di essi rispetto alla superficie da illuminare, si potrà condurre un calcolo di verifica che permetta di controllare se, con la soluzione prescelta, alla quale si è arrivati in base a criteri di massima, si ottengano o meno le condizioni desiderate .Si puo intanto cominciare a calcolare, per avere un primo risultato orientativo, I'illuminamento Iungo particolari linee della superficie considerata quali potrebbero essere l'asse di una strada o le direttrici di marcia a traffco più intenso nel caso di una piazza. Considerando che nell'illuminazione di ambienti aperti l'illuminamento in un punto può riguardarsi come dovuto al solo flusso luminoso che arriva direttamente in quel punto dalle sorgenti luminose, e che l'illuminamento prodotto da più sorgenti può ottenersi come somma di quelli che le sorgenti provocherebbero singolarmente, il problema si riconduce al calcolo dell'illuminamento prodotto direttamente in un punto da un centro luminoso di date caratteristiche. Con riferimento alla fig. 10, considerando, come è quasi sempre ammissibile, la sorgente puntiforme, si può dimo-
L
curva fotometrica
ϕ
A
C h LUX
30 25 20 15 10 5
T P curve isofote o isolux
30 LUX
25 20 LUX LUX
15 LUX
5 10 LUX LUX
Fig. 10 – Determinazione dell'illuminazione diretta prodotta da un solo centro luminoso
Ep= I LP cos ϕ LP² che permette appunto di calcolare detto illuminamento. Si effettuerà il calcolo per un numero sufficientemente elevato di punti delle linee considerate e per tutti i centri luminosi, fino ad arrivare a determinare una curva
di illuminazione che rappresenti graficamente I'andamento dell'illuminamento lungo dette Iinee. Se i risultati ottenuti sono in buona armonia con quanto voluto, si estenderà senz'altro il calcolo di verifica a tutte le altre zone della superficie e, una volta determinato l'illuminamento in un numero sufficientemente
Lux nel campo (valori raccomandati)
Campi visuali specifici Per leggere: – per periodi prolungati (caratteri piccoli) ...................................... – per brevi periodi (caratteri grandi) ...................................... – per leggere musica per pianoforte: a) per musica complessa ...................................................... b) per musica elementare ...................................................... Per scrivere: ...................................................................... Per cucire: – per cucire a mano: a) su tessuti scuri (particolari accurati, tenuti contrasti) ...................... b) per periodi prolungati (tessuti di tono medio) c) per periodo brevi (tessuti chiari) d) per periodi brevi (tessitura grossa, larghe strisce con contrasti chiari) – per cucire a macchina: a) tessuti scuri ...................................................................... b) tessuto di tono medio ...................................................... c) tessuti chiari ...................................................................... In musei, mostre ecc. – su statue ...................................................................... – su dipinti ...................................................................... In sale operatorie: – sul campo operativo...................................................................... – su altre superfici di lavoro ......................................................
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curva di illuminazione
ϕ
270a
300 lux 150 lux 300 lux o più 100 lux 150 lux
1000 lux o più 600 lux 300 lux 150 lux 1000 lux o più 300 lux 150 lux 1000 lux 300 lux 20000 lux 1000 lux o più
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IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE elevato di punti, si potranno disegnare, eventualmente ricorrendo a delle interpolazioni, le linee isofote o isolux, e cioe le linee caratterizzate dallo stesso valore di illuminamento. Con l'ausilio di queste curve, che hanno tra l'altro il pregio di rappresentare, in modo chiaro e sintetico, I'andamento dell'illuminazione della superficie considerata, sarà abbastanza agevole determinare l'illuminamento medio e il valore del coefficicnte di disuniformità. Se le condizioni ottenute risulteranno abbastanza prossime a quanto richiesto, il progetto si potra ritenere ultimato: in caso contrario si dovrà modificare qualcuno dei parametri-base assunti (tipo dei centri luminosi, loro altezza di sospensione, distanza tra di cssi) e ripetere il calcolo di verifica: il senso delle differenze riscontrate suggerirà su quali parametri agire e in che modo. Per quanto riguarda la probabilità che con la soluzione adottata abbiano a verificarsi fenomeni di abbagliamento e la loro presumibile entità, si dovranno tener presenti i principali fattori che influenzano detti fenomeni, non nascondendosi tuttavia che la previsione e tutt'altro che agevole e che molto pertanto deve essere lasciato all'esperienza del progettista. I fenomeni di abbagliamento, per i quali si riducono in sostanza tutte le capacità dell'occhio ad assolvere le proprie funzioni, (si riduce cioè il coefficiente di percettibilità, I'acuità visuale, la velocità di percezione ecc.), dipendono da parecchi fattori relativi sia alle caratteristiche del corpo abbagliante che alla sua posizione. Per oggetti abbaglianti di grandi dimensioni è accertato che l'entità del fenomeno è funzione essenzialmente del rapporto tra la radianza dell'oggetto e quella dei corpi circostanti. Nel caso dei corpi di piccole dimensioni interviene, oltrechè la loro luminosità in confronto a quella di fondo, I'angolo solido sotto cui sono visti dall'occhio (per cui l'effetto abbagliante cresce con i'avvicinarsi dell'oggetto all'occhio) e l'angolo che I'asse visuale fa con la direzione occhio-centro luminoso (I'effetto abbagliante diminuisce all'aumentare di quest'angolo). Nel caso dell'illuminazione stradale ci si troverà senz'altro di fronte a sorgenti di piccole dimensioni. Considerato pertanto quanto sopra detto è evidente che particolare cura dovrà essere posta nella scelta dei corpi illuminanti e nella determinazione della loro altezza di sospensione: si baderà ad adottare apparecchi muniti, se necessario, di schermi diffusori onde contenere la loro radianza ed il loro splendore nelle varie direzioni, entro giusti limiti, ed a collocarli ad altezze non troppo piccole rispetto al piano stradale.
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ILLUMINAZIONE DI AMBIENTI CHIUSI I requisiti che debbono caratterizzare l’illuminazione artificiale di un ambiente chiuso sono i seguenti: – valore sufficiente dell’illuminamento nelle zone che interessano; – illuminazione sufficientemente uniforme sia nello spazio che nel tempo; – assenza di fenomeni di abbagliamento; – soddisfacente colore dell’illuminazione; – giusta proporzione tra luce diretta e luce diffusa. a) I valori ottimi di illuminamento «locale» in campi ristretti dipendono dalle particolalri funzioni che l’occhio deve svolgervi; a titolo di esempio, nella tabella VII, sono riportati alcuni dei valori consigliati in relazione a particolari funzioni o necessità. Per quanto riguarda l'illuminazione generale degli ambienti in rapporto alle attività generiche che vi si possono svolgere, si considerino, a titolo orientativo, i valori di illuminamento medio Em delìa tabella Vll. Gli illuminamenti consigliati per i compiti specifici sono logicamente maggiori, anche di molto, a quelli relativi all'illuminazione complessiva degli ambienti: sarà quindi necessaria, in molti casi, una illuminazione piu intensa in certe zone limitate: questa può essere ottenuta o elevando l'illuminazione generale o, più economicamente, con l'impiego di sorgenti apposite da usare zona per zona. Attualmente si riscontra una certa tendenza ad elevare l'entitá dell'illuminazione generale; ciò viene fatto ormai quasi dappertutto, ad esempio, nei locali ad uso di ufficio in cui va scomparendo l'impiego di lumi da tavolo anche perchè la disposizione moderna con gli impiegati raggruppati in grandi saloni con numerosi posti di lavoro, crea dei particolari problemi, anche estetici, qualora si vogliano installare delle sorgenti luminose locali o addirittura individuali. Nelle case di abitazione prevale tuttavia ancora, e giustamente, il criterio delle due diverse illuminazioni, locale e di fondo: e ciò non tanto per ragioni economiche, quanto per creare degli interessanti giuochi di luci e di omtre evitando di cadere in un'illuminazione eccessivamente piatta. C'è comunque da rilevare al riguardo una confortevole tendenza a realizzare, anche nelle case di abitazione, delle illuminazioni molto più razionali di quanto non fosse fatto in precedenza, eliminando l'impiego dei pretenziosi ed irrazionali lampadari così largamente usati in passato in omaggio ad un senso estetico non sempre bene interpretato. b) Relativamente all'uniformità di illuminazione nello spazio si dirà qualcosa
270b
di specifico trattando dei fenomeni di abbagliamento: per quanto riguarda la costanza del tempo c'è da rilevare che occorre evitare variazioni notevoli e rapide di illuminazione poiché, considerata la relativa lentezza di adattamento dell’occhio a luminosità diverse, si potrebbero produrre disturbi alla visione. Inoltre se dette variazioni sono suffcientemente rapide e portano, sia pure per brevi intervalli di tempo, ad un annullamento dell'illuminazione, possono prodursi fenomeni particolari come il noto «effetto stroboscopico ». Esso assume sensibile importanza nel caso dell'illuminazione di ambienti industriali in cui possono trovarsi macchinari o apparecchiature con parti in movimento periodico con periodo paragonabile a quello della corrente alternata che alimenta le lampade: se queste sono di tipo tale che il flusso luminoso si annulla quando la corrente che le attraversa è zero, le parti in movi, mento potrebbero apparire ferme, con evidente pericolo per le persone. L'impiego delle lampade ad incandescenza, il cui flusso luminoso non si annulla quando la corrente è zero poiché la temperatura del filamento rimane sufficientemente elevata, evita questo inconveniente; esso potrebbe invece presentarsi con le lampade a scarica: occorre allora far ricorso a particolari accorgimenti di carattere elettrico che permettono di eliminarlo (distribuzione sulle tre fasi, impiego di reattori bilampada). c) Si è constatato sperimentalmente che la vista diretta di una lampada ad incandescenza produce sempre l'abbagliamento relativo; ciò non avviene normalmente con le lampade fluorescenti lineari, ma è chiaro comunque che ogni precauzione va presa in ogni caso per evitare che le superfici in vista dei corpi illuminanti assumano valori di brillanza troppo elevati: limite superiore può essere considerato a tal proposito il valore di 2 cand/cm². Anche però una differenza di radianza tra due zone sottoposte all'occhio può produrre senso di fastidio e peggiorare notevolmente le condizioni della visione per una particolare funzione: questa possibilità va evidentemente considerata con maggiore attenzione nel caso della doppia illuminazione, locale e generale.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Quando infatti si presenta all'osservazione, per un compito specifico, una superficie magari di limitate dimensioni, I'occhio in realtà non vede solo questa ma anche tutta la zona ad essa circostante compresa nell’angolo visuale normale che è di circa 60°; esiste poi anche una terza zona , rappresentata da tutto il resto dell’ambiente che può cadere nel campo di vista dell’occhio. Valori di radianza della seconda zona superiori a 10 volte quelli della prima, o inferiori ad 1/10, producono già in senso di fastidio. Ed è bene che anche per la terza zona tali limiti non vengono oltrepassati. d) L'effetto cromatico prodotto da un oggetto di determinato colore dipende oltreché da questo, dal colore della luce che lo illumina: a titolo di esempio, nella tabella IX sono indicate le modificazioni che subiscono diversi colori passando da/la luce diurna a quella di una lampada ad incandescenza. Trattando degli ambienti chiusi occorre tener presente che all'illuminazione degli oggetti in essi contenuti non concorre soltanto la luce emessa dalle lampade ma anche quella rinviata dalle pareti: ed evidentemente il tono di quest'ultima dipende dal colore delle pareti medesime. Per esempio, in una stanza con illuminazione indiretta e con un soffitto giallo-verde la pelle assumerà un colorito pallido e gialliccio. Inoltre va rilevato che l'aspetto delle superfici colorate dipende anche dal livello di illuminazione: per bassi valori dell'illuminamento molti colori tendono a sfumare verso il grigio. A ciò è dovuto il fatto che molti oggetti colorati, scelti alla luce diurna, e quindi con forti valori di illuminazione (qualche migliaio di lux), assumono un aspetto diverso, in genere più scialbo, una volta osservati nell'interno degli ambienti, alla luce artificiale, Come si vede, dunque, parecchi sono i fattori oggettivi che occorre tener presenti dovendo stabilire il colore delle sorgenti da adoperare per la illuminazione di un ambiente e quello delle sue pareti: a questi fattori bisogna poi aggiungere tutti quelli di natura soggettiva relativi alle preferenze individuali, mai come in questo campo pronunciate e diverse da individuo ad individuo. Tutto ciò impedisce evidentemente di poter dare degli indirizzi sufficientemente generali, tranne forse quello di cercar di realizzare fin dove è possibile, per permettere una visione buona e non faticosa, un tono di luce prossimo a quello «medio della luce diurna»: a questo proposito si vuol far rilevare che le lampade fluorescenti presentano un eccesso di
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Tabella VIII – Valori in lux dell'illuminazione media consigliabile nei principali tipi di ambienti
Stanze d'abitazione
corridoi, stanze secondarie........................ camere da letto, da toletta, da bagno.......... stanze da pranzo, studio, ricevimento......... cucine.....................................................
corridoi, locali secondari............................ Alberghi (a seconda camere da letto, da bagno......................... della categoria) ingressi, sale, stanze da pranzo.................
30 50 50÷80 80 20÷30 30÷50 50÷100
corridoi, vestiboli....................................... aule per lezioni o conferenze...................... aule disegno, sale di lettura.......................
20 50÷80 100
corridoi.................................................... Amministrazioni sale aspetto............................................. (uffici, banche, studi stanze ufficio, copisteria............................ industriali, ecc.) stanze disegno, non meno di..................... locali in cui è ammesso il pubblico, non meno di.............................................
20 50 50÷80 100
Scuole biblioteche, ecc.
Ospedali, cliniche
corridoi.................................................... corsie, stanze malati, non meno di............. laboratori.................................................. sale operatorie, non meno di......................
50 20 50 100 500
locali di vendita........................................ 100÷150 mostre, stanze da esposizione.................. 100÷200 trattorie,caffè, grandi sale da trattenimento.. 100÷150
Negozi, caffè, trattorie, ecc.
Teatri
locali ingresso.......................................... platea, palchi............................................ foyer, non meno di....................................
50÷100 30÷100 50
Locali industriali
locali di passaggio, depositi materiale grosso, ecc................................ 20 locali per lavorazioni grossolane................. 30 locali per lavorazioni media finezza............. 50÷100 locali lavorazioni fini.................................. 100÷150 Tabella IX – Modificazione dei colori Coefficiente
Norme del colore
Aspetto alla luce diurna
Aspetto con illumin.
Coefficiente
di rinvio
a lampade ad
di rinvio
in %
incandescenza
in %
Giallo cadmio
Giallo freddo
50
Arancio e giallo
56
Arancione cromo
Arancione
25
Arancione rosso
28
Rosso vermiglio
Rosso arancione pastello
17
Rosso arancione
20
Verde foglia
Verde
15
Giallo verde
14
Marrone bruciato
Marrone tendente al rosso
32
Giallo rosso smorzato
33
Cremisi
Bleu rosso profondo
7
Marrone rosso cupo
7
Bleu cobalto
Bleu chiaro
7
Bleu profondo
6
Bleu mare
Bleu purpureo scuro
4
Bleu porpora
4
Si tenga presente, infine, che le deviazioni verso il verde sono, in genere, le meno gradite.
271
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE reattore
soffitto
schermo metallico verniciato in bianco
200
180
220 120
100
70
60 80 120
riflettore
vetro satinato o perpex
200
Fig. 11 – Cornici o gole luminose. Dimensioni in mm.
e) L‘aspetto più o meno gradevole dell’ illuminazione di un ambiente dipende anche come già accennato da una giusta proporzione tra luce diretta (proveniente cioè dai corpi illuminanti) e luce diffusa (dalle pareti dal soffitto). Un eccesso di luce diretta produce ombre molto nette e dà rilievo ai contorni degli oggetti: per contro le ombre create possono rendere difficoltosa la visione in certe zone. Un eccesso di luce diffusa appiattisce i contorni ed elimina le ombre dando scarso rilievo agli oggetti. Occorre quindi mantenere una giusta proporzione tra le due: anche in questo caso risulta però difficile stabilire dei criteri generali poiché molti fattori contingenti la cui importanza va apprezzata caso per caso possono influire in un senso o nell’altro sulla soluzione da adottare. Negli ultimi tempi si è molto diffuso parallelamente all’ impiego delle lampade fluorescenti lineari il sistema di illuminazione mediante gole luminose incassate nelle pareti: si e anche arrivati con disposizion come quelle di fig. 11 a realizzare illuminazioni completamente indirette. In questo caso è necessario curare al massimo che la superficie interna della gola e quella del soffitto siano fortemente rinvianti per la luce poiché altrimenti il rendimento dell’ installazione rischia di divenire troppo basso: va inoltre effettuata una continua manutenzione per evitare che i depositi di polvere diminuiscano l’efficienza delle lampade. Per quanto detto sopra è poi conveniente in genere integrare l’illuminazione con una parte di flusso diretto magari ottenuto realizzando la gola in modo opportuno. I problemi di illuminazione di ambienti chiusi sono sempre difficilmente risolubili dal punto di vista quantitativo anche ammettendo larghe approssimazioni poiché come già accennato in questo caso occorre tener conto nei calcoli anche del flusso luminoso rinviato dalle pareti che ha importanza sempre notevole e in qualche circostanza addirittura predominante. D‘altronde la determinazione dell’ illuminamento prodotto dalle pareti richiede la conoscenza della loro luminosità nei vari punti e del modo in cui esse rinviano la
A.P.I.C.E. S.r.l.
55
luce nello spazio; ed oltre a ciò si presen- superflcie (il cosiddetto «piano di lavoro e tano spesso negli sviluppi delle notevolis- cioè un piano orizzontale a m 0,80 dal sime complessità di ordine matematico pavimento) e il flusso emesso dalle lamche rendono il problema praticamente pade øI. Questo legame può venire riassunto in un insolubile. Le diffcoltà possono essere facilmente su- « coefficiente di utilizzazione » K definito perate nel caso in cui si ammetta che l’ come rapporto tra il flusso utile φu=ES sul illuminamento delle pareti sia abbastanza piano di lavoro e quello emesso dalle lamuniforme ed uguale da parete a parete: in pade: tal caso detto Em tale illuminamento a il φu= K φl flusso emesso dagli apparecchi illuminanti Tra i diversi metodi proposti per la determiSi e ai rispettivamente l’ area ed il coeffi- nazione del coeffciente di utilizzazione se ciente di assorbimento di una generica ne vuol qui accennare uno che ha almeno parete dell’ambiente considerato si può il pregio di essere abbastanza generale: scri ver φ α α = Σ ι α ι Em Sι = Em Σ ι ι Sι φ e g =flusso emesso dagli apparecchi illuminati= a flusso emesso dalle lampade infatti per il principio di conservazione dell φl energia:
φu flusso sul piano di lavoro f =flusso emesso dagli apparecchi illuminati= φa
relazione che permette di calcolare øa conoscendo il valore di illuminamento che si vuol realizzare oltrechè la geometria delle pareti (Si) e la loro natura (calcolo di progetto); oppure di ricavare Em note le altre grandezze (calcolo di verifica). Per i coefficienti di assorbimento ai si tengano presenti i valori della tabella X, riferiti alla luce bianca ma adoperabili con buona approsimazione anche per quella delle sorgenti artificiali più usate. Il flusso øa va poi messo in relazione con quello øl emesso dalle lampade onde avere notizie precise sulla consistenza dell’ installazione e sulla potenza ellettrica che l’impianto richiede. Anche questa correlazione non è però agevole da stabilire poiché involge elementi costruttivi degli apparecchi illuminanti non sempre ben determinati vista la notevole varietà di apparecchi impiegati nell’illuminazione di ambienti interni. Nel caso in cui l’illuminamento delle pareti è molto diverso passando dall’una all’ altra il procedimento qui indicato non è evidentemente più applicabile. E da notare però che in genere non interessa la soluzione del problema nella sua generaiità ma solo la determinazione del legame tra I’illuminamento su di una certa
272a
non senza avvertire però che queste determinazioni sono sempre soggette a notevoli incertezze. II valore di K dipende da molti parametri; comunque si può intanto porre: K= g · f con e quindi: φu=g f φl Il valore di g dipende evidentemente dalle caratteristiche del tipo di apparecchio iluminante che si intende usare; quello di f può variare: a) con la distribuzione del flusso emesso dall’apparecchio; b) con i coefficienti di rinvio delle pareti; c) con la forma geometrica dell’ambiente.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Le dipendenze di f dai parametri di cui ai punti b) e c) sono riassunte nei grafici delle fig. 12,1314 tracciati nelle seguenti ipotesi: 1) che per le pareti ad eccezione del soffitto si possa assumere un coeffciente di rinvio medio rp; rs aarà il coefficiente di rinvio dei soffitto; 2) che l’ambiente sia di forma parallelepipeda con a e b lati di base ed h altezza: per esso allora si può introdurre un «coeffciente di forma» Kp definito dalla reiazione:
Kp=
h 0,9 a+ 0,1 b
(a è il lato minore). Per quanto riguarda il punto a) si noti che i grafici delle fig. 12,13,14 contemplano tre casi e cioè: —illuminazione diretta (fd): flusso inviato dagli apparecchi verso il basso; —illuminazione indiretta (fi): flusso verso l’alto; —illuminazione semidiretta cioè con flusso inviato prevalentemente in senso orizzontale e quindi direttamente sulle pareti verticaii (f0). Spesso però gli apparecchi usati per i illuminazione di interni inviano il flusso in quasi tutte le direzioni: in tal caso si potrà considerare I’apparecchio come formato da tre apparecchi che emettono complessivamente il flusso φ’a suddiviso in tre parti: flusso orizzontaie tiusso diretto φ’d nusso indiretto φ’i. Si potranno allora definire tre coefficienti g nel modo seguente:
go= φo gd= φd gi = φi φl φl φl essendo φι il flusso emesso dalla lampada disposta nell’apparecchio e porre pertanto:
K = go fo + gd fd + gi fi I valori dei fattori f si ricavano dai diagrammi delle fig. 12,13 e 14: quelli dei coeffcienti g delle relazioni di definizione scritte sopra e dalla conoscenza dell’ andamento della curva fotometrica delI’ apparecchio illuminante (o del suo solido fotometrico se l’apparecchio non presentasse caso però impro-
Tabella X – Coefficienti di assorbimento Coefficiente di Natura della superficie
assorbimento σ
Superfici bianche (latte di calce recente, carta bianca ecc.)......
circa
0,2
Superfici molto chiare, tendenti all'avorio, al giallo, al grigio....
circa
0,3
Superfici chiare (grigio perla, avorio, giallo limone e tinte affini, rosa chiaro)..
circa
0,4÷0,5
Superfici di tinta media (verde prato, azzurro chiaro, salmone, marrone non troppo scuro, ecc.)..........................................................................
circa
0,5÷0,7
Superfici scure (verde oliva, rosso cremisi, grigio scuro, bruno, ecc.)......
circa
0,7÷'0,9
fd
1
0,9 0,8 rs=0,8
0,7 0,6
Fig. 12 – Valori del rapporto tra flusso, sul piano di lavoro e flusso emesso dagli apparecchi illuminanti in fnzione del «coeffiiente di forma» dell’ambiente nel caso di illuminazione «diretta» per vari valori di rp e per re =0,80.
rp=0,8 0,7
0,5
0,6 0,5
0,4
0,4 0,3
0,3
0,2 0,0
0,2 0,1
0
0,5
1,5
1
2
2,5 kp
Fig. 12
A.P.I.C.E. S.r.l.
272b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Fig. 14 – Valori del rapporto tra flusso, sul piano di lavoro e flusso emesso dagli apparecchi illuminanti in fnzione del «coeffiiente di forma» dell’ambiente nel caso di illuminazione «semidiretta» per vari valori di rp e per re =0,80.
0,9 0,8 rs=0,8
0,7 0,6 0,5 0,4
rp=0,8
0,3
0,7 0,6
0,2
0,5 0,4 0,3 0,2 0,0
0,1
0
0,5
1,5
1
2,5 kp
2
Fig. 13 – Valori del rapporto tra flusso, sul piano di lavoro e flusso emesso dagli apparecchi illuminanti in fnzione del «coeffiiente di forma» dell’ambiente nel caso di illuminazione «indiretta» per vari valori di rp e per re =0,80. 1 fi
ILLUMINAZIONE DIURNA Le condizioni di illuminazione diurna di un ambiente non possono essere stabilite, come viene fatto per l'illuminazione artificiale, attraverso la indicazione di valori assoluti, per la variabilità delI'illuminazione stessa con le ore del giorno, Ie stagioni e le condizioni meteorologiche del momento. Si segue perciò un criterio relativo e ci si riferisce al coefficiente d'illunninazione diurna, definito come il rapporto tra l'illuminazione effettiva dell'ambiente considerato e quella che, nello stesso momento, assumerebbe una superficie liberamente esposta, all'aperto, alla luce del cielo, escluso l'eftetto diretto del sole. Per illuminazione dell'ambiente si prende o il valore medio su tutte le pareti o quella che si verifica su di un elemento di superficie intorno ad un punto convenientemente fissato, p. es. il centro di figura della sezione piana dell'ambiente parallela al pavimento ed a quota + m 0,80 su questo. Conosciuto il valore del coefficiente di illuminazione diurna η per un dato ambiente, I'illuminazione effettiva E di esso è data, per definizione, dall 'espressione: E = lo x η in cui il valore della luminosità del cielo lo può es sere desunto dalle osservazioni che i vari Istituti di meteorologia hanno raccolto per le varie stagioni, ore del giorno e località. Per i nostri climi vale il diagramma di fig. 15 nel quale sono riportate sulle ascisse le ore della giornata e sulle ordinate (in scala logaritmica) le corrispondenti luminosità medie del cielo in lux su bianco. Per quanto riguarda i valori di η si tenga presente che l'illuminazione di un ambiente può essere ritenuta: ottima per η > 0,03 buona per 0,015 < η < 0.03 discreta per 0,005 < η < 0,815 insufficiente per η < 0,005 II coefficlente di illuminazione diurna η riferito all'illuminazione media dell’ambiente puo essere determinato in sede di progetto attraverso l’espressione:
η= A ε (1 – δ m ) S
0,9 0,8
in cui: A è la superficre della finestra, δm il coefficiente di diffusione medio dell'ambiente (media pon(1) derale dei coefficienti δ delle sinΣδ S gole pareti, cioè:
rs=0,80
0,7
δm =
0,6 0,5 0,4
rp=0,8
0,3
0,7 0,6
0,2
0,5 0,4 0,3 0,2 0,0
0,1
0
0,5
1,5
1
2
(1)
ΣS
S è la superficie delle pareti dell'ambiente (compresi pavimento e sofftto). ε il rapporto tra l'illuminazione media effettiva sulla finestra e la luminosità del cielo: esso è funzione delle caratteristiche geometriche della strada su cui la finestra prospetta e dei coefficienti di diffusione δ1, della parete che frontegoggia la finestra considerata e δ2, della superficie della strada sottostante. Nella tab. Xl a doppia entrata – in cui k= h/d è il rapporto tra l'altezza del fabbricato (h) e la larghezza della strada (d) mentre n rappresenta l'ordinata del baricentro della finestra, ordinata che viene misurata in decimi di altezza del fabbricato stesso a partire dalla cornice di corona-
2,5 kp
Fig. 13
A.P.I.C.E. S.r.l.
273
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE = 0,4 = 0,4 = 0,2 = 0,2
d2 d2 d2 d2
= = = =
Tabella XI – Valori del coefficientee (illuminazione diurna) 0 1 2 3 4 5 6 7 8 n 0,5 0,570 0,528 0,487 0,445 0,409 0,373 0,345 0,318 0,295 0,3 0,549 0,504 0,492 0,420 0,383 0,349 0,320 0,293 0299 0,5 0,561 0,518 0,4755 0,432 0,3945 0,3585 0,326 0,2965 0,271 0,3 0,540 0,494 0,4495 0,407 0,3685 0,3335 0,301 0,2715 0,285
d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2
d2 d2 d2 d2
= = = =
0,5 0,3 0,5 0,3
0,562 0,541 0,556 0,535
0,508 0,485 0,502 0,479
0,457 0,410 0,365 0,327 0,294 0,432 0,383 0,338 0,300 0,267 0,450 0,4015 0,335 0,3155 0,2805 0,425 0,3745 0,328 0,2885 0,2535
d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2
d2 = d2 = d2 = d2 =
0,5 0,3 0,5 0,3
0,550 0,532 0,548 0,530
0,477 0,454 0,4745 0,4515
0,409 0,382 0,4055 0,3785
0,347 0,293 0,252 0,219 0,192 0,319 0,265 0,225 0,193 0,159 0,343 0,2855 0,246 0,2115 0,1835 0,315 0,2605 0,218 0,1855 0,1595
0,173 0,153 0,161 0,141
0,159 0,139 0,144 0,124
0,142 0,130 0,130 0,112
d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2
d2 = d2 = d2 = d2 =
0,5 0,3 0,5 0,3
0,540 0,525 0,539 0,524
0,4425 0,4195 0,4412 0,4182
0,354 0,327 0,3525 0,3255
0,281 0,227 0,1865 0,254 0,200 0,1615 0,279 0,2245 0,1832 0,252 0,1975 0,1582
0,1565 0,1335 0,1522 0,1292
0,1355 0,1145 0,1297 0,1087
0,121 0,102 0,113 0,094
0,111 0,094 0,100 0,083
0,105 0,09 0,091 0,076
d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2
d2 d2 d2 d2
= = = =
0,5 0,3 0,5 0,3
0,5365 0,4228 0,5225 0,4008 0,5357 0,4219 0,5217 0,3999
0,3202 0,2982 0,3231 0,2971
0,2497 0,2227 0,2483 0,2213
0,1954 0,1694 0,1967 0,1677
0,1575 0,1335 0,1552 0,1312
0,1310 0,109 0,1218 0,106
0,1135 0,0935 0,1092 0,0892
0,100 0,083 0,094 0,077
0,09150,088 0,07850,074 0,08270,076 0,06970,062
d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2
d2 = d2 = d2 = d2 =
0,5 0,3 0,5 0,3
0,539 0,4132 0,521 0,3912 0,5385 0,4126 0,5205 0,3906
0,3105 0,2845 0,3097 0,2837
0,2349 0,2079 0,2339 0,2069
0,1815 0,1565 0,1802 0,1552
0,1454 0,1224 0,1437 0,1207
0,1206 0,0996 0,1183 0,0973
0,1036 0,0846 0,1003 0,0813
0,09170,08320,079 0,07470,06820,066 0,08680,07610,069 0,06980,06110,056
0,1323 0,1103 0,1316 0,1096
0,1037 0,0847 0,1028 0,0838
0,0844 0,674 0,0832 0,0662
0,0717 0,0567 0,0693 0,0543
0,063 0,05 0,06 0,047
K d1 d1 d1 d1
1
1,25
1,75
2,4
2,8
3
d1 = 0,4 d2 = 0,5 0,5275 0,3706 0,2527 0,178 d1 = 0,4 d2 = 0,3 0,5165 0,3486 0,2277 0,154 d1 = 0,2 d2 = 0,5 0,5272 0,3703 0,2524 0,1775 d1 = 0,2 d2 = 0,3 0,5162 0,3483 0,2274 0,1535 Per i lucernari esposti direttamente alla luce del cielo: e =1 Per le finestre nelle medesime condizioni: ε = 1/2 4
100000 50000
100000
VI
V
lux su bianco
II
10000 5000
VIII
0,243 0,220 0,224 0,201
0,225 0,203 0,203 0,181
0,211 0,19 0,186 0,165
0,058 0,046 0,053 0,041
0,058 0,047 0,05 0,039
1
X
I
10 0,258 0,237 0,228 0,207
3
VII
IV
0,266 0,241 0,250 0,225
9 0,276 0,284 0,249 0,257
XI XII
50000 1000
2
100
12 3 6 21 9 15 18 ore del giorno Fig 15 – Luminosità media del cielo alle varie ore del giorno I numeri romani delle varie curve indicano i mesi
(1) Si rammenti chhe se a è il coefficiente di assorbimento risulta a= 1–δ
A.P.I.C.E. S.r.l.
274
3
6
9
12
15
18
21
Fig. 16 – Andamento, in funzione delle ore del giorno, della illuminazione di una superficie liberamente esposta al sole in in giornata serena. La curva 1 si riferisce all’illuminazione diretta del sole, la curva 2 all’illuminazione prodotta dal cielo e la curva 3 all’illuminazione complessiva.
Manuale dell’Architetto
DISPOSITIVI PER L’ELIMINAZIONE DEI DISTURBI ALLE TELEVISIONI La ricezione radiofonica da trasmittenti locali ed estere, con apparecchi muniti di antenne interne di fortuna o di antenne televisive, subisce spesso disturbi prodotti da correnti perturbatrici ad alta ed altissima frequenza, provenienti o da irradiazione diretta o attraverso la rete di distribuzione delI energia elettrica. Per l’eliminazione di detti disturbi, in base alle « Norme per la protezione delle radioaudizioni » del C.E.I., è necessario applicare adeguati dispositivi di silenziamento su determinati organi facenti parte di impianti fissi e mobili. DlSPOSiTIVI ANTIDISTURBO SU IMPIANTI FISSI Ascensori e montacarichi Quattro sono gli organi di comando e di azionamento sugli ascensori e montacarichi ai quali deve essere applicato il dispositivo antidisturbo: a) interruttore principale: su ogniconduttore occorre applicare dei filtri del tipo come rappresentato in fig. 1A o 1B, a seconda della potenza del motore. b) Bottoniera di cabina: applicare filtri in serie (fig. 2) o singoli (F6). Possono essere di tipo come in fig. 1A o 1B. c) Invertitore dei piani: su ogni conduttore deve essere applicato un filtro come in fig. 1A. d) Invertitori di discesa: su ogni conduttore deve essere applicato un filtro come in fig. 1B. Importantissima è l’applicazione dei fusibili f1 ed f2 (fig. 1) perché in caso di corto circuito del condensatore non si verifichino gravi squilibri nelle fasi di funzionamento. Usare una messa a terra comune. Schermare i cavi . Interruttori di tipo vario II sistema di fig. 3 fornisce ottimirisultati. Nei circuiti a corrente alternata il condensatore C mantiene nel circuito una piccolissima corrente di riposo ad interruttore aperto, dipendente in prevalenza dalla capacità del condensatore. Assicurarsi che tale corrente sia tollerabile, cioè non produca inconvenienti. Per lampade elettriche C ed R debbono avere valori bassi (0,01 µ F; 20 Ω): per correnti forti
A.P.I.C.E. S.r.l.
debbono avere valori alti (0,1µ F; 300 Ω).
Gruppi convertitori rotanti (Accoppiati e convertitrici) . Dispositivo come in fig.8 o in fig.11. Suonerie ad interruzione Installare soltanto suonerie a cicala o Sull’interruttore generale applicare il di tipo senza interruzione perché dispositivo di fig. 7. quest’ ultimo, con lo scintillio, oltre a generare disturbi, può provocare Gruppi elettrogeni pericolosissime esplosioni nei caso di Disturbi sui canali TV ed FM. fughe di gas. I dispositivi sono quelli Applicare sul motore a scoppio il didi fig. 4, fig. 5 ed eventualmente fig. spositivo di fig.12 od usare candele 6 nei casi in cui venga richiesta una con resistore incorporato (come nelle automobili per l’installazione di autoforte attenuazione. radio) e sul generatore cc. come in fig. 8 o fig. 11. Motori di bruciatori di nafta (Per impianti centralizzati di riscaldaInsegne luminose a tempo mento). Applicare i dispositivi rappresentati in Applicare dispositivo fig. 13. Derivare ad ogni contatto un gruppo di R e C. fig. 7 o fig. 8. Usando tubi luminescenti in sostituzione delle lampadine, studiare diElettropompe per l’acqua Applicare i dispositivi rappresentati in spositivo attenuatore come in fig. 14. fig. 7 o fig. 8. Tubi luminescentl per illu illumi minanazione Studi dl radiologia e raggi « X » Schermare il locale con rete metal- Applicare dispositivo come in fig. 14. lica, a maglie non superiori a 5 mm elettromedicali ad anche le porte e le finestre dovranno Apparecchi usare schermate ed i loro schermi, alta frequenza alI’atto della chiusura, dovranno for- Possibilmente schermare il locale ed mare un ultimo contatto con la gab- applicare un filtro di rete come rappresentato in fig. 15. bia. Applicare filtri come in fig. 6 su tutti i cavi che portano l’energia elettrica di Orologi elettromagnetici rete. Connettere a terra la gabbia Applicare il dispositivo rappresentato schermante nelle immediate vici- in fig. 3. nanze. Usare pavimenti con forte Macchinario per dentisti isolamento verso terra. Applicare dispositivo rappresentato in Dischi combinatori di apparecchi fig. 8. telefo nici automatici automatici Applicare un condensatore in deriva- Apparecchiature per elettrauto zione all’interruttore (fig. 9). I disturbi (Banchi di prova e gruppi carica batgenerali sono molto forti nel campo terie accumulatori) . delle frequenze 6000 ÷ 15000 kHz, Schermare come nel caso dei raggi corrispondenti alla gamma delle «X» il locale dove viene installato l’apparecchio per prova spinterogeni, dionde corte da 20 a 50 m. stributori, candele e carica batterie accumulatori (oltre al dispositivo di Marconiterapia. Diatermia Sistemare l’apparecchiatura, il pa- fig. 8). ziente e l’operatore in uno stanzino Citofoni completamente schermato. Applicare un filtro salla rete c.a. di Applicare dispositivo di fig. 3 ai circuiti di inserzione . alimentazione (fig. 6). Arco voltaico di apparecchio per proiezioni Applicare il dispositivo rappresentato in fig. 10.
275a
Manuale dell’Architetto
DISPOSITIVI PER L’ELIMINAZIONE DEI DISTURBI ALLE TELEVISIONI DlSPOSITIVI ANTIDISTUR80 SU IMPIANTI MOBILI MOBILI 1) Frigoriferi. Applicare il dispositivo di fig. 3. 2) Asciugacapelli. Applicare il dispositivo di fig. 8. 3) Rasoi elettrici. Applicare il filtro di fig. 6. 4) Frullini. Applicare il dispositivo di fig. 8. 5) Ventilatori. Applicare il dispositivo di fig. 8. 6) Aspirapolvere e lucidatrici. Applicare il dispositivo di fig. 8. 7) Avvisatori elettrici. Applicare il dispositivo di fig. 8 ad ogni contatto. 8) Macchine per cucire. Applicare il dispositivo di fig. 8 o il filtro di fig. 6. 9) Macchine da scrivere elettriche. Applicare il dispositivo di fig. 8 o il filtro di fig. 6. 10) Interruttori a mercurio. Applicare il dispositivo di fig. 8. 11) Registratori di cassa. Applicare il filtro di fig. 6 e quello di fig. 18. 12) Raddrizzatori di corrente alternata a lamina vibrante. Appticare filtro tipo fig. 6 sulla rete c. a, e all’uscita. 13) Apparecchiature automatiche. Applicare filtri come in fig. 6. 14) Raddrizzatori con tubi a gas argon per carica accumulatori. Applicare il dispositivo di fig. 21. DISTURBI RICIPROCI FRA TELE TELEVIVISORI E RICEVITORI RADIO RADIOFOFONICI (1) Il disturbo prodotto dai televisori sui ricevitori radiofonici a modulazione
A.P.I.C.E. S.r.l.
di ampiezza, sotto forma di gorgoglio e fruscio ronzante ogni 15 kHz circa, è riducibile al minimo soltanto con l’impiego di aereo a stilo con discesa schermata in cavo coassiale e schermandoparzialmente o totalmente il ricevitore. Applicare filtro di rete al televisore come in fig. 6. Non è possibile ancora eliminare il disturbo prodotto dai ricevitori FM sul video dei televisori vicini. Si può provare a schermare il ricevitore e ad usare un aereo lontano con cavo coassiale. Televisori distutbati dai motori a scoppio: Audio e video Usare cavo coassiale schermato fino al televisore. Applicare almotore a scoppio i dispositivi di figura 12 (serve anche per i ricevitori FM). PRESCRIZIONI E NOTE IMPORTANTI Per l’eliminazione o attenuazione dei disturbi, provare prima ad applicare il condensatore, indi, se necessario, completare il dispositivo con resistenze smorzatrici o induttanze in serie. Resistenze: Sono sufficienti, in genere di piccolo wattaggio, ed è bene che siano di tipo antinduttivo. Condensatori: Per frequenze di disturbo da 50 kHz fino a 2000 kHz usare i tipi con dielettrico avvolto (a cartuccia o a pastiglia). Per frequenze superiori a 2000
275b
kHz usare condensatori con dielettrico a mica (specie se le oscillazioni elettriche hanno forma d’onda a fronte ripido) . Tensione di lavoro, dipende anche dall’ extra tensione di apertura. Per carichi fortemente induttivi e corrente continua, tali tensioni possono raggiungere anche 3000 V di punta. Per alte frequenze di disturbo, usare maggiore isolamento, Per applicazione di filtri e dispositivi: usare collegamenti brevissimi. Notevoli disturbi vengono prodotti da prese di corrente difettose dei ferri da stiro e dagli interruttori automatici necchi (molle stanche). Dimensionare convenientemente il conduttore delle induttanze dei filtri (corrente massima 2 A/mm²) . La presa di terra può essere ottenuta collegando il cavo al tubo dell’acqua potabile. Quella artificiale deve essere realizzata con piastra di rame o zinco a m 1 circa, nel sottosuolo, umido, mescolando alla terra carbone cocke. Superficie della piastra cm 50 X 50 circa. Conduttore di sezione 5 mm².
(1) I problemi relativi ai disturbi reciproci fra televisori e ricevitoriradiofonici sia AM che FM vengono studiati dall’I.E.N.G.F. di Torino e dal-
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI ANTENNE TV IMPIANTI COLLETTIVI Dl ANTENNE PER RADIO E TELEVISIONE Nei grandi edifici l’impianto di parecchie antenne autonome di vario tipo, provviste spesso di conduttori pendenti lateralmente lungo le facciate, oltre a deturpare l’estetica dei fabbricati può dar luogo talvolta a pericolosi inconvenienti per corti circuiti derivanti dal contatto dei conduttori suddetti con linee elettriche esterne. Per eliminare detti inconvenienti si rende pertanto necessario che da parte degli utenti venga effettuata una periodica manutenzione per il fissaggio dei conduttori esterni. Oltre a ciò per eliminare i disturbi per sdoppiamento di immagine, che si verificano per l’eccessiva vicinanza delle antenne ed assicurare un ottima ricezione, si rende necessario l’impianto di un unica antenna che alimenti un certo numero di televisori e ricevitori radiofonici con l’impiego del preamplificatore multiplo collettivo (con miscelazione dei segnali o senza). Nella fig. 22 è rappresentata un’antenna multipla per la ricezione fino a 50 utenze televisive ed altrettante utenze radiofoniche locali (FMmodulazione di frequenza), nonché per un uguale numero di ricevitori a modulazione di ampiem AM (emissionieuropee su onde medie ed onde corte da tutto il mondo). Tale impianto permette: a) La ricezione delle stazioni televisive della gamma normalle (VHF), per n. 8 canali compresi nella gamma di frequenza da 52 MHz a 216 MHz (esclusa la gamma FM). b) La ricezione delle stazioni televisive UHF per n. 14 canali compresi nella gamma 470 ÷ 585 MHz. c) La ricezione delle stazioni radiofoniche locali con FM da 87 a 108 MHz. d) La ricezione delle stazioni locali ed estere AM ad onde medie )200 ÷ 600 m) e quelle ad onde corte (15 ÷ 50 m fino a m 200). II preamplificatore multiplo P che puo miscelare i segnali AM con quelli FM, collocato su di una mensola verrà alimentato dalla corrente alternata 125 V o 220 V. Accanto al predetto amplificatore verrà posto
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quello TV VHF e di trasformazione UHF (P1) su canale adiacente collettivo in miscelazione. La rete delle canalizzazioni dovrà essere realizzata con tubi Bergmann o in materie plastiche di diametro non inferiore a 16÷18 mm posti in opera sotto traccia predisponendo quindi le relative scanalature durante la costruzione dell'edificio (v fig. 23); sarà opportuno che i montanti vengano sistemati in corrispondenza delle prese sulla verticale dei locali di soggiorno. È indispensabile che una canalizzazione venga riservata anche per un cavo coassiale UHF per quegli utenti che volessero disporre di tutta la gamma (14 canali), indipendentemente dalla trasformazione di un solo programma UHF su VHF adiacente per miscelazione. Si dovrà installare anche una canalizzazione per eventuali telecomandi di antenne girevoli in previsione delle numerose emissioni UHF se provenienti da punti differenti. Le prese di antenna potranno essere realizzate come in fig 24A (scatola da incasso del diametro di mm 55, di tipo semplice o doppio) o meglio come in fig. 24B. Messa a terra delle antenne. Negli stabili con oitre sei piani e numerosi appartamenti per alimentare tutte le colonne montanti, sarà opportuno vengano installate due o più antenne multiple rispondenti alle esigenze teniche atte a consentire la migliore ricezione Molto importante è la loro messa a terra contro le scariche atmosferiche. Tre sono i sistemi che si possono adottare: 1) Collegare l'asta di sostegno dell'antenna con conduttore di rame di sezione non inferiore a mm²15 al tubo esterno principale dell'acqua potabile. 2) Collegare l'asta dell'antenna nel modo sopra indicato interponendo fra questa ed il tubo dell'acqua uno scaricatore a pettini o a gas. 3) Collegare l'antenna ad una presa di terra regolamentare, se vi sono già installati parafulmini vicini e situati più in alto dell 'antenna.
276
II criterio per la scelta del sistema più idoneo è il seguente: -Primo e secondo nelle regioni ove si verificano pochi temporali durante l'anno ed al centro degli agglomerati urbani. -Terzo sistema, nelle regioni con frequenti manifestazioni temporalesche ed in edifici situati alla periferia di centri urbani o in edifici isolati in località di pianura. In assenzadi parafulmini la messa a terra dovrà essere fatta col sistema dello scaricatore indicato al punto 2. L'impiego di una adatta protezione schermante o antenna « di guardia» soprastante l'antenna collettiva ma isolata da quest'ultima e collegata convenientemente a terra rappresenta una soluzione ideale per la protezione contro le scariche atmosferiche temporalesche che possono in certi casi danneggiare irrimediabilmente l'impianto collettivo mettendo anche in serio pericolo gli utenti stessi.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI ANTENNE TV C1 E
F1
6 7 8
U
F2 C2
C1
5 4 3
2 C
1 9 0
C Fig. 5 – Suoneria simmetrica
A
Fig. 9 – Disco combinatore telefonico
C= 0,1 ÷ 1µ F, oppure C i = 0,01 ÷ 0,1µ F
E
U F1
F2
C1
C2
C
E
L
L
C
C
U
C
L
Fig. 1 – Filtri per ascensori
C = 0,01 ÷ 0,1µ F
L
B
A, ad una induttanza; B, a due induttanze. I valori di C1 e C2 variano in funzione dell'intensità della corrente
Fig. 10 – Arco voltaico Fig. 6 – Filtro silenziatore C= 5000µ µ F
L 1. L 2 = ~ 5 mH
L=500 ÷ 1000µ H
R=~ 15Ω
C=5000 µ µ F
C m = carcassa dinamo
F1 F2
C1
+
F3
L
C2
F4
Cm
F5
R
− C
F6
L
C1
Fig. 11 – Motore a corrente continua
cavo comune
C1= 0,5 ÷ 4 µ F
Fig. 2 – Cabina ascensori F1 .....F6 filtri
C
R
L = 300µ H (in certi casi non servono)
Fig. 7 – Motore per ascensore C = 1 ÷ 4 µF
C 2 =5000 ÷ 10000µ µ F
R = 20 ÷ 500Ω
Calcolare la sezione del filo per la corrente max di punta con motore sotto carico. Cm , carcassa del motore.
C
R
Fig 3. – Filtro per interruttori C = 0,1 ÷ 0,1µ F
R = 20 ÷ 300 Ω
C R
M C
R
R
R
L R R R
L
R
C Fig. 8 – Motore a corrente continua di gruppo elettrogeno Fig. 4 – Filtro suoneria elettrica C = 0,1 ÷ 0,1µ F
R = 20 ÷ 100 Ω
C = 5000 µ µ F L=1÷2
mH
R=~ 15Ω
motore
Fig. 12 – Motore a scoppio di gruppo elettrogeno R=10000Ω ÷0,1 M Ω
La soluzione più usata è C=0,5µ F R = 30 ÷ 50 Ω
A.P.I.C.E. S.r.l.
277a
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI ANTENNE TV C1
C0
R C Fig. 13 – Insegne luminose R= 50 ÷ 200Ω C=10000 ÷ 100000 µ µ F neon
C 0 = 10000 µ µ
C1
C 1= 5000 µ µ F(per c.a.) VHF
C 1 = 0,1 µ µ F (per c.c.)
neon
50 H FM
Filtro
discesa
salita
P1
Fig. 14 – Tubi luminescenti F, filtro tipo fig. 6.
P
Fig. 20– Motore trifase di ascensore M, motore; A, A1 avvolgimenti t
C rete c. a.
Fig. 22 – Schema di antenna multipla per
C
apparecchi
Fig. 15 – Elettromedicale ad alta frequenza A, apparecchio; F, filtro tipo fig. 6
ricezione dei segnali radiofonici e TV
Fig. 21 – Raddrizatori a gas per carica accumulatori C, C1 = 1000 ÷ 10000µ µ F
C1
C1
t = tubo a gas
C
L Ri
Re L
C
Fig. 16 – Filtro di rete per apparecchi radiofonici C=5000 µ µ F
L =300÷5000 µ H
R e =rete
R i =ricevitori L C
L
Fig. 23 – Schemi di circuiti di impianti collettivi realizzati in grandi edifici Leggenda per l'interpretazione delle Tavole. =condensatore a cartuccia o a mica.
Fig. 17 – Filtro per interruttore a forte disturbo C= 0,1 µ F
TV radio FM
UHF
=resistenza colloidale.
L=1000 µ F
=fusibili di valore oscillante fra 100 mA e 500 mA. C
=filtro tipo A) o B) fig. 1.
R
=induttanze a nido d'api costituite da L
C
filo di rame di sezione appropriata,
115 V
doppio rivestimento di cotone o materiale plastico.
Fig. 18 – Registrazione di cassa C= 0,1 µ F
220 V
=contatti elettrici argentati o platinati
R= 30 ÷ 100Ω A
=avvolgimrnti dello statore dei motori c.a. E, U = entrata ed uscita del filtro
TV-FM
UHF
Fig. 24 – Tipi di prese di antenna
Cm = carcassa del motore = induttanza con nucleo di ferrocarta.
A.P.I.C.E. S.r.l.
277b
Manuale dell’Architetto
AMBIENTI DI ABITAZIONE DATI DI INGOMBRO - CUCINE - CAMERE DA PRANZO
200÷208
200÷208 65÷75
150 110 86÷90
80 55
86÷90
30
50÷60 sez.mobile
25 75 5,5 2,5
1 tipo shunt 41x26 56x26
scarico rifiuti
110
Pavimenti Mosaico di grès porcellanato
canne fumarie in eternit
SGABELLO PORTA
scaletta
LAVANDINO
TAVOLO
FRIGORIFERO
CUCINA A GAS LAVAPIATTI
1 bacinella
CUCINA ELETR.
PORTASCOPE
MOBILE
35
1 anta 40 2 ante 55-60
25
p 100 x 60
1 pozzetto 50x40 scalapiatti 50-60-70
m 120 x 70
1 pozz. 1 scol80x45 100x50
ø 6÷8
60x60 h 80
p 58x57 h90 p 50x48 h86 4 ante 40 m 60x50 h86 2 ante 50-90 m 60x65 h 130 g 100x60 h90 5 ante 90-120 g 80x77 h 170
cm x cm 2
2
2 3
4 3
3
6
5 2,5 5
5 2,5 10
Marmette
20 25
20 25
Marmettoni
30 40
30 40
Greificate
10
10
15 20 7,5
15 20 15
10 5
20 10
Litogres
6÷8
15
aspiratore
A.P.I.C.E. S.r.l.
LAVATRICE
TRITARIFIUTI
p 80X45
LAVANDINO 2 BACINELLE m 90X50
p 61X60 h90
ø 18 h 40
g 110x60
SC 150x60
m 76X67 h90
278a
FORNO 60X58 h70
SCALDABAGNO ISTANTANEO 23X67
ACCUMULO p 42x80 m 42x150 g 47x150
Manuale dell’Architetto
AMBIENTI DI ABITAZIONE DATI DI INGOMBRO - CUCINE - CAMERE DA PRANZO
220
275
320
320
220 240
150
240
Rivestimenti Mattonelle maiolicate
Grès porcellanato 350
350
300 380
280
240
140
Mosaico vetroso
ceramica spessore cm 0,6
CUCINE
60
80X140
75
100 200
130 260
25 27 25
20 27
20 27
5
10
1 1,5
1 3
2 3
2 3
4
4
15
15
7,5
15
330
90 80X140
130 80X140
145
12 13,5 25
Piastrelle 290
60
cm x cm
105
125
105
160 290
320
CAMERE DA PRANZO - Ingombro tavolo per 6 persone
A.P.I.C.E. S.r.l.
278b
Manuale dell’Architetto
ARREDI FISSI NOMENCLATURA E GENERALITÀ Gli arredi fissi differenziano dagli arredi mobili solo per il fatto di essere incorporati, parzialmente o totalmente, nei vani praticati nella muratura. L'uso sempre più diffuso di essi e la limitata ampiezza del tema consentono di coordinare la materia in modo da ridurre la loro progettazione esecutiva alla compilazione di schemi convenzionali rimandando l'esecutore alla consultazione di apposite tabelle dove sono disegnati i dettagli elementari coi quali comporre l'arredo progettato. Generalità del metodo proposto. - Si immagini di scomporre l'arredo fisso in due parti distinte: l'«attacco al muro» e l'arredo propriamente detto.
nodi di attacco, disegnati sono limitati a quattro, contrassegnati ciascuno da un numero arabo. L'arredo propriamente detto è formato dal corpo del mobile con i suoi scomparti variamente disposti e dagli sportelli di chiusura. Trascurando i cassetti esterni possiamo ridurre gli scomparti a pochi tipi classificandoli in base il modo di chiusura. Negli abachi (v. pag. 282 e 283) sono disegnati i nodi di passaggio fra gli scomparti, aggiungendo a quest iaitri due elementi: il controtelaio (limitandone la rappresentazione grafica alla parte di contorno comune ai due tipi, a filo ed a luce parete) e ii telaio di armatura di una porta con l'imposta sullo stesso piano degli sportelli dello scomparto (fig. 1). Nei caso in cui l'imposta sia sul piano della parete lo scomparto del
L'attacco al muro è formato da un controtelaio in legno delle stesse dimensioni di quelli usati generalmente per l'ancoraggio di alcuni tipi di stipiti di porte. A questo fine si è creduto opportuno indicare in disegno (v. pag. seguente) uno stipite, particolarmente adatto per accompagnare gli arredi fissi. l
mobile corrispondente alla porta viene considerato come il tipo a giorno (fig. 2). Formazione degli schemi. - Il progettista in possesso dei nodi di attacco e di quelli di passaggio fra gli scomparti del mobile si limiterà a compilare gli schemi usando i segni convenzionali riportati nella tavola. l numeri e le lettere che designano ogni nodo si segnano di seguito per i nodì orizzontali ed in colonna per i nodi vertic:ali. i nodi di attacco portano i riftrimenti delle misure che fisserà il progettista, La misura in profondità è composta di oue parti riferite al piano della parete finita dall'ambiente, per consentire al progettista di indicare l'aggetto dell'arredo dalla parete. le misure degli scomparti vanno riferite alla mezzeria dei divisori orizzontali e verticali che delimitano gli scomparti stessi. La conformazione dell'interno degli scomparti esorbita da questa trattazione ed è lasciata al progettista.
2
Fig. 1 - Porta sul piano degli sportelli Nodo di attacco al fianco 1 (spalla) o in alto (architrave) nel caso che l'arredo sia a filo muro Nodo di attacco al fianco o in alto (soffitto) 2 (spalla) nel caso che l'arredo sia a luce del muro
1 1
1 1 pianta sezione
1
CC C C V
1
V
V
V
C 1
A
1
S
S S S SS 4
2 pianta sezione
Nodo di attacco in alto (architrave) nel caso in 3 cui la parete prosegua, al disopra dell'arredo, con un tramezzi in foglio. Nodo di attacco in basso sul pavimento conformato in modo da permette4 re allo zoccolo, o battiscopa dell'ambiente, di ricorrere al disotto dell'arredo.
Fig. 4 - Schema dei due elementi accoppiati
Fig. 2 - Porta sul piano del muro
2
2
3
1 C A C C A C 1
2
3 35 1
66
codetta 1
sezione
1 sezione
V
1
4
S
V
V
S
V V S
S
V 150
S
1
212
4
Fig. 5 - Schema attacco al muro
188
S C
Nella pratica possono presentarsi tutti i casi ammessi dalle combinazioni dei quattro nodi.
1° 2° 3° 4° 5° 6°
C C
A
designazione
Scomparto a giorno (senza sportello) Scomparto con sportello cernierato Scomparto con sportello bilicato Scomparto con sportello ribaltabile Scomparto con sportello scorrevole (in legno) Scomparto con sportello scorrevole
G C B R S
(in cristallo) 7° Scomparto con fodera (apertura nel rovescio) 8° Scomparto con porta
V F P
Elementi e scomparti dell'arredo fisso Segni convezionali; in prospetto
Scomparto a giorno G
Scomparto con sportello: cernierato C bilicato B
mano sinistra
3,5
164
3,5 V
Fig. 3 - Esempio di schema compilato secondo le norme proposte A, pianta al piano dello scomparto con sportelli scorrevoli in cristallo.
S egni
V V
S
V S
S
A V
C V
S
S
S
Fig. 6 - Schema arredo propriamente detto
convenzionali da adottarsi in prospetto ed in pianta, nella compilazione degli schemi
Scomparto con sportello ribaltabile R
Scomparto con sportello scorrevole (in legno) S
Scomparto con sportello scorrevole (in cristallo) V
Scomparto con apertura sul rovescio F
Scomparto con porta P
Cassetto in vista
Piano scorrevole in legno (in senso orizzontale)
Piano stabile in legno (in senso verticale)
Piano spostabile in vetro, (in senso verticale)
mano destra
sportello
Segni convezionali; in pianta
A.P.I.C.E. S.r.l.
C
C
fodera
279
indicare il verso di apertura delle imposte
Manuale dell’Architetto
ARREDI FISSI ATTACCHI AL MURO
1 2
1 3
2
rustico
intonaco fianco del mobile
rustico
intonaco riferimento profondità dell'arredo fisso codetta
codetta
guida per l'intonaco
controtelaio
squadretta di fissaggio dell'arredo
squadretta di fissaggio dell'arredo
piano della parete finita
zoccolo
piano della parete finita
aggetto
4
fianco del mobile
larghezza arredo
35
4
riferimento profondità dell'arredo fisso 2 1 1, arredo a filo parete; 2, arredo aluce parete. L'incisione praticata nei montanti del controtelaio evita le ondulazioni dell'intonaco lungo la linea di combaciamento piano parete al rustico
aggetto
zoccolo 20
4
larghezza arredo
piano intonaco
controtelaio
cazzuolino
mostra della porta
mostrine alla stessa altezza
controtelaio squadretta di fissaggio dell'arredo 100
aggetto controtelaio
riferimento profondità arredo fisso intonaco
piano della parete
fodera del mobile rustico
riferimento altezza dell'arredo fisso
luce telaio porta 0
1
2
3
4
5
10 cm
altezza zoccolo
pavimento Stipite porta. La corrispondenza di livello fra i due controtelai, della porta e dell'arredo, facilita grandemente la posa in opera dei due elemneti.
A.P.I.C.E. S.r.l.
280
Manuale dell’Architetto
ARREDI FISSI ESEMPIO COMBINATO CON PORTA
1–G
3
3
G
C
G–C
3 C
A C–1
controtelaio
oggetto
C 4 Porta sul piano del muro zoccolo pavimento
controtelaio
3 G
profondità imbotto
luce telaio imposta a rasare pavimento
luce controtelaio
zoccolo rustico
imposta a rasare
codetta
GC
1G
10
0
controtelaio
oggetto
A
20cm
C1 controtelaio codetta
zoccolo
luce telaio Porta nel piano del tramezzo
A.P.I.C.E. S.r.l.
284
Manuale dell’Architetto
ARREDI FISSI ESEMPIO COMBINATO CON PORTA
1 V V–P
V V–V R R F F–C
1–V 1–R 1–F
F 4
P–2
F–P
1–G
C–P
C
1 P
1 F
1 V
1 P
F–1 G–F F S G–S S S–S S S–1 1 F G–F F–C C–1 F C
4
4
4
altezza arredo aggetto
aggetto luce telaio
predella
pavimento
1 V 1S
1 F
SS
SG 0
5
10
F S
20cm
V R
aggetto
passavivande
vetro compasso
1C
R
piano parete
1R RF CF
profondità arredo
S C
F FP
luce telaio
piano della parete piano della parete
G1
FG piano parete
imposta a bietta
F 4
piano parete
1F
FC
A.P.I.C.E. S.r.l.
C 4
P2
CP
285
Manuale dell’Architetto
ARREDI FISSI ESEMPIO COMBINATO CON PORTA ARMADIO A MURO CON ANTINE A VENTOLA
1_B
B
A, muratura; B, intonaco; C, zoccolo 13x60; D, controtelaio 20x90; E, controtelaio 35x90; F, codetta 20x2; G, base 40x60 H, divisorio intermedio (cavalla) per pesi rilevanti è consigliabile in paniforte; I, nocella riportata; L, nocella; M, abboccatura; N, coprifilo o mostrina 10x35; O, bilico; P, longheroni 40x40; Q, quadretta di rinforzo 30x30x2 per carichi rilevanti R, pavimento; S, piano parete:
A B 1
A B B B B
B 4
R
F
0
B
2 B
aggetto
5
1B
BB
S I
C aggetto cm 4 N
Q
H
10 cm D
profondità arredo fisso
40
altezza arredo
B A
E
B 4
L
M
P G
G
C
O
G
C
P
O
ARMADIO A MURO CON ANTINE SCORREVOLI A, muratura; B, intonaco; C, zoccolo 13x80 D, controtelaio 20x90; E, controtelaio 35x90 F, codetta 20x2 G, base 40x80 H, bietta riportata 40x40x8 per scorrimento sportelli I, nocella riportata; N, coprifilo o mostrina 10x35; P, longheroni 40x40; H, pavimento.
3 S S 1
S S
2 S S 4
F
3 S N
H N
B A
S1
2S
F
F
H altezza arredo
E D
B
P
C N
N C
G
SS
larghezza arredo
A.P.I.C.E. S.r.l.
286
Manuale dell’Architetto
ARREDI FISSI ARMADIO A MURO CON SCAFFALI A GIORNO E ANTINE A RIBALTA ARMADIO A MURO CON SCAFFALI A GIORNO E ANTINE A RIBALTA 1
1 G G G G G G
1 R
R
G
1
R
1
1 G
A, muratura; B, intonaco; C, controtelaio 20x90; E, codetta 20x2; F, coprifilo o mostrina 10x35; G, compasso;
E
F
C
R
AGGETTO
G R
R 1
E F
ARMADIO A MURO CON CRISTALLI SCORREVOLI E ANTINE A VENTOLA E C A, muratura; 3 B, intonaco; C, controtelaio 20x90; V E D, controtelaio 35x90; E, codetta; F, coprifilo o mostrina 10x35; H, binario per scorrimento cristalli; I, cristalli; L, zoccolo; M, base 40x50; oggetto N, antina a ventola; I H
3 2
v v v B B 4
V B
A B
H
B 4
E
L F
2V
A.P.I.C.E. S.r.l.
M
oggetto
287
Manuale dell’Architetto
ARREDAMENTI MISURE E DATI RIGUARDANTI L’UOMO IL CORPO UMANO E LA SEZIONE AUREA Sezione aurea Ø =
5-1 2
= 0,618
Rapporto tra testa e statura Canone egiziano, statura=7 teste e 1/2; Canone greco (Politecnico), statura= 7 teste e 2/3; Canone romano (Vitruvio), statura= 8 teste; CAnone italico (Alberti), statura= 7 teste e 1/2. Canoni antropometrici medi Dell’uomo adulto statura = 100 parti Arti inferiori = 47,5 » Testa = 13,3 » Arti superiori = 42 » (Tutte le miCollo = 4,2 » sure sono Tronco = 35 » date in cm). Larghezza spalle = 23 » 44
160 30
42 130 72
175
170
145
145
138
107
92
110
79 45
52 90
115
60
92
50
40
62
55
100
72
40
115
95
60
110
Respirazione (aria pura occorrente) m³ ora 28
m³ ora18
m³ ora 38
m³ ora 32
m³ ora 43
Illuminazione Lavoro grossolano lux 10
A.P.I.C.E. S.r.l.
Lavoro di scarsa finezza lux 20
289
Lavoro di media finezza lux 30
Lavoro di finezza lux 40
Lavoro di extra finezza lux 50
Manuale dell’Architetto
ARREDAMENTI MISURE D’INGOMBRO DI SEDIE, POLTRONE E SDRAIE Sedie La retta a congiunge il centro di rotazione della tibia (A) con l’articolazione della tibia e l’astragolo. (B). La retta b congiunge l’articolazione coxo-femorale (c)con la articolazione dell’atlante con l’occipitte (D). Nelle sedie h = cm 45 si ha b parallela ad a. Questa rette formano un angolo di 85° con l’orizzontale. Tale angolo può assumersi come indicazione della spalliera della sedia. Il contatto tra le apofisi spinose della colonna vertebrale e la superficie di appoggio avviene in una zona larga cm 10. La mezzeria di tale zona si trova a ~ cm 35 dal piano di seduta.
D regione cervicale
12
regione toracica
30
regione lombare
18
regione sacrococcigea
12
a
C
5
A
30
45 h
85°
20 10 0 10 20 30
B
15 75
60
57
48
48
57
48
79 45
β
α
α α
30
30 35
20
74
Poltrone Nelle poltrone 30 ≤ h ≤ 40. Per h = 40 a e b parallele. Per h generico la retta a descrive un angolo α ed in corrispondenza la retta b descrive un angolo β=α/2 Le rette nelle posizioni così determinate danno l’inclinazione della gamba e del corpo.
65°
58
85 87
40 h
84
β
Poltrone a sdraio Nelle poltrone a sdraio 10 ≤ h ≤ 20. Per h = 20 la retta a descrive un angolo α = 39° ed in corrispondenza la retta b descrive un angolo β=2/3 α Per h generico la retta a descrive un angolo α ed in corrispondenza la retta b descrive un angolo.
α
α
α α α
α
62
62
40+90
110+170
65
10 15 20 h
30 20
87
42 80
β
58
88
10 0 10 20 30
β
74
80÷90
65°
10 0 10 20 30
b
a
60
A.P.I.C.E. S.r.l.
290
50
90÷110
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI CARATTERISTICHE DEL TERRENO L'ubicazione di un impianto industriale, deve avere i seguenti requisiti: generali ossia riguardanti ogni tipo di industria; particolari ossia riguardanti un dato tipo diindustria. Requisiti generali: 1) la buona posizione rispetto alla provenienza delle materie prime, allosmercio dei prodotti e per la mano d'opera ed alla vicinanza con altri centri di produzione (fattori legati alla rete dei trasporti: strade, ferrovie, canali, fig. 4); 2) il basso costo e la vastadisponibilità del terreno; 3) la possibilità di abitazioni per ospitare le maestranze operaie; 4) facilità di usufruire di energia elettrica, acqua potabile, luce; 5) comodità di scarichi neri e di allontanamento di acque di rifiuto: prescrizioni tecniche per la costruzione e l'esercizio di conduttured'acqua e per l'allontanamento delle acque di rifiuto; 6) basso costo della costruzione, dovuto alla facilità di approvvigionamento di materiali edili e di mano d'opera edilizia; 7) sottovento ad eventuali quartieri di abitazione. Requisiti particolari: essi riguardano: 1) l'esistenza di una determinata qualificazione della mano d'opera (maschile o femminile, specializzata o no, leggera o pesante, ecc.); 2) basso costo di una determinata fonte di energia (presenza di salti d'acqua, gas naturali, prodotti di altre industrie, cave o miniere, ecc.; 3)abbondanza di acqua per esigenze di lavorazione: 4) libertà nella produzione di fumi, odori, rumori molesti, polveri, ecc.; 5) facilità di smercio,collaborazione con altre industrie preesistenti; 6) adatte condizioni di clima per la conservazione di prodotti e di materie prime. Superfici necessarie: in generale si segue ilcriterio di proporzionare le superfici al numero degli operai; nella tabella seguente sono riportati dei dati di massima che potranno essere utili per il progettista:
2 1
4 5 21
15 25 26
12 13 20 22 24
27
9
6 78 16
14
29 30
10 19
18
17
23
34
32 33 35
28
36
Fig. 4 - Planimetria di complesso industriale con sviluppo dei collegamenti di traffico stradale, ferrioviario, fluviale (zuccherificio) 1, stazione; 2, canale; 3, impianto di essiccazione; 4, carbone; 5, chiusa; 6, cenere; 7, carbon coke: 8, calcare; 9, silo; 10, deposito; 11, forno calce; 12, svuotamento sacchi; 13, turbine; 14, divisione; 15, officina; 16, prima lavorazione; 17, magazzino; 18, deposito zucchero caldo; 19, serbatoi melassa; 20. essiccazione; 21, scorie; 22, caldaia; 23, collegamento; 24, pese; 25, biciclette; 26, Portineria; 27, autorimesse; 28, uffici; 29, camion; 30, silo barbabietole; 31, uscita prodotti essiccati; 32,pompe; 33 depurazione acqua; 34, scarico; 35, torre di raffreddamento; 36, bacino acqua pulita.
Maglieria, calze, cappelli................... ha Filature e tessiture............................. » Cuoio............................................. » Carta e cartone................................. » Falegnameria e mobili....................... » Paste e generi alimentari....................» Utensilerie ed articoli metallici minuti... » Fabbriche di macchine.......................» Fonderie.......................................... » Imprese edili.................................... » Lavorazione pietre e marmi................» Fornaci di mattoni e cemento..............»
0,25 0,70 1,60 0,60 1,90 0,80 1,10 1,80 5,00 1,00 3,00 4,50
I lotti di terreno per un fabbricato industriale dovrebberoavvicinarsi ad una forma rettangolare in cui il rapporto fra il lato lungo e quello corto non dovrebbe superare di molto il rapporto di 2 a 1. Il rapporto fra superficie e cubatura costruita, è variabile da 6 a 12 ml per ml di superficie totale del lotto. La superficie coperta in ogni singolo lotto, non dovrebbe superare la percentuale del 40%.
VIE DI COMUNICAZIONI ATTUALI VIE DI COMUNICAZIONE DI AMPLIAMENTO EDIFICI ATTUALI EDIFICI DI AMPLIAMENTO
Fig. 4 - Planimetria esemplificativa di sviluppo schematico in funzione del diagramma industriale (fabbrica di stoffe in Olanda). Dimostrazione di collegamento ferrioviario, stradale e con canale navigabile.
A.P.I.C.E. S.r.l.
292a
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI PIANO DI MASSIMA ED IMPOSTAZIONI PLANI PLANIME METRITRICHE Ogni costruzione industriale presuppone un processotecnologico, ben definito, che gli esperti del ramo avranno precedentemente studiato e tradotto in diagrammi di lavoro, di ingombro di impianti. Secondo questi diagrammi, si svolgeranno i cicli di trasformazione dal prodotto greggio in quello finito o semi-lavorato, pronto per il commercio, nella maniera più economica e rapida, mediante l'impiego di compiessi meccanici. L'organismo industriale (edilizio) deve aderire perfettamente a questo processo di lavoro, tenendo semprepresente la possibilità di eventuali riforme ed ampliamenti (v fig. 5). Gli edifici costituiranno, sin dall'inizio, un complesso unitario. Gli ampliamenti avverranno con lo stesso sistema costruttivo e con gli stessi moduli. Per le su esposte ragioni, in un primo tempo e su pianta libera, si imposterà uno studio di massima per identificare lo schema e le dimensioni del terreno necessario; in un secondo tempo seguirà lo studio su pianta obbligata (terreno reale) tenendo conto di tutti i requisitidell'organismo in esame. Le impostazioni su cui si basa tale studio, in senso edile, sono due: a) schema verticale (fabbricato o fabbricati a più piani); b) schema orizzontale (fabbricato o fabbricati a un solo piano). Come spazio minimo assoluto di assegnare ad ognioperaio, si può assumere quello prescritto dalle normeigieniche in vigore, definito in m² 2 di superficie e in m² 10 di volume, per il posto vero e proprio di lavoro (esclusi servizi, magazzini, uffici, ecc.). Per i servizi generali previsti in qualsiasi tipo di industria, si tengano presenti i seguenti dimensionamenti: - uffici amministrativi, per ogni impiegato m² 5
A.P.I.C.E. S.r.l.
292b
- uffici tecnici per ogni impiegato 6÷8 - centralino telefonico, per piccoli uffici m² 3.5 - centralino telefonico da 50÷100 apparecchi: perapparecchio m² 0,20÷ 0,25 - centralino telefonico da 100÷500 apparecchi: perapparecchio m² 0,08÷0,1 - guardaroba con attaccapanni: per ogni impiegato m² 0,50 - spogliatoi per operai: con armadietti, lavabi, docce, per operaio m² 0,5÷0,6 con armadietti senza lavabi, docce: per operaio m² 0,3÷0,4 docce per ogni posto m² 0,5÷0,6 NORME E NECESSITÀ TECNICHE COMUNI Un complesso industriale deve rispondere a necessitàtecniche comuni che possono essere riassunte come segue: Recinto ed ingresso. - La recinzione deve offrire garanzie contro furti dall'esterno e dall'interno del recinto stesso; avrà pochi ingressi destinati a: a) dirigenti, impiegati, fornitori e clienti; b) operai; c) merci in arrivo ed in partenza. Il recinto dovrebbe avere controlli singoli o meglio ancora, un unico controllo. Servizi nelle immediate vicinanze dell'ingresso del personale a) portineria diurna e notturna; b) soggiorno del personale di vigilanza e controllo; c) spogliatoi separati per operai ed operaie: si disporranno tra l’ingresso del complesso industriale e l'accesso a: reparti di lavoro; conterranno armadietti singoli cdappendiabiti elevabili (m 3 ~) o appendiabiti a muro (v. fig. 6). La superficie minima degli spogliatoi (compresi gliarmadietti), per ogni operaio, deve essere da m² 0,30÷0,50.
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI 30 21
61
21 30
120
30 21
35 35
85
60
85
70
60
85
Panca 23
grucce di metallo
tubo in ferro
su struttura metallica
panca 35
armadietti
35
Servizi igienici per operai e operaie. - l gabinetti, sempre direttamente e meccanicamente aerati e preceduti da regolamentare antigabinetto, saranno disposti negli edifici pluripiani, nei pressi delle scale: negli edifici ad un sol piano è preferibile siano situati in elementi isolati esterni od incorporati, comunque sempre abbondantemente aerati ed opportunamente separati dai reparti di lavoro. Rapporti numerici tra servizi igienici e dipendenti: a) lavabi: 1 ogni 5 operai, isolati o a canale (interasse cm 65) (v. fig. 7); consigliabili i lavabi circolari, diametro m 1 ÷1,20, con 6 rubinetti, se si dispone del necessario agio perimetrale (m 1÷1,20); b) docce: 1 ogni 15÷20 operai: le lavorazioni sporche, 1 doccia ogni 5÷10 operai; c) gabinetti: 1 ogni 10÷5 operaie; d) orinatoi: 1 ogni 20÷25 operai; e) bagni in vasca: 1 ogni 2 operaie od ogni 3 operai, per lavorazioni sporche e nelle industrie alimentari. Depositi veicoli delle maemaestranze. - È preferibile che vengano sistemati, in apposito e controllato recinto, esternamente al complesso industriale, onde evitare non opportuni percorsi interni ed impegni di vigilanza. Le biciclette (1 ogni 4÷5 operai, secondo le località) si posteggiano a rastrelliera oppure in fessura angolare a pavimento, sotto tettoie (cm 60 x
A.P.I.C.E. S.r.l.
30 35
85
30 35
85
30 35
180
35 30
120
30
35
35
sedile pieghevole
armadietto
panca
35
Fig. 6 – Tipi di spogliatoi
260
50
100
300
200 50 30
12x32 =384
10
180
534
140
10
300
30 720
480
480
1
2
3
200 per bicicletta o cm 35 x 200, in caso di disposizione alternata). Tra tettoia e tettoia occorreranno corsie di almeno m 2; se le biciclette sono appese, le corsie devono essere larghe m 3. Per ogni bicicletta in rastrelliera (a doppia sospensione) escludendo il passaggio di accesso, occorrono m² 0,70 (v. fig. 8). Le motociclette e le auto sosteranno sotto tettoie previste in appositi parcheggi (per disposizioni e superfici vedi parcheggi). Controllo di entrata-uscita. - Si attua nelle vicinanze dell' orologio elettrico, posto nei pressi dell'ingresso o degli spogliatoi o, nei grandi complessi industriali, vicino al reparto singolo di lavoro. Il controllo di uscita, comunque, fa parte del nucleo d'ingresso (v. fig. 9). Servizi movimento merci. - Essi riguardano l'ingresso delle materie prime o dei
293a
semilavorati e l'uscita del prodotto finito. E' sempre consigliabile una pesa a ponte (m 3 x 8) nel dispositivo dell’entrata merci, specie pr lavorazioni pesanti, e anche i sistemi di immagazzinamento sono del tipo decentrato od accentrato. Per le operazioni di controllo quantità e pesi, prevedere sufficiente vano. Piazzali, portici, capannoni, magazmagazzini o sili di arrivo Superfici coperte o scoperte che servono per il deposito di materiali, materie prime o semilavorati, destinati alle varie lavorazioni, secondo la loro funzione e secondo la loro qualità. La loro ubicazione dipende da: a) ciclo di produzione; b) spazio disponibile; c) caratteristiche dei materiali; d) quantità dei materiali da immagazzinare;
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI La miglior forma da dare ai depositi all'aperto è quella del rettangolo allungato. Per ammucchiamenti di legname o di altri materiali infiammabili, l'altezza del deposito deve essere al massimo di m 2,5÷3; la distanza da pareti senza apertura deve essere di m 1: da pareti con aperture di m 5; da binari ferroviari di m 1,5÷2. La superficie dei singoli accatastamenti non superi i m² 500 e le vie di comunicazione fra i vari gruppi siano larghe almeno m 3. Nei depositi di olii si preferiscano piccoli serbatoi di m³ 18÷20 (capacità di un vagone cisterna: m² 15), anziché un solo serbatoio grande. Collegamenti e traffica interni. - l trasporti interni possono essere eseguiti da paranchi, da gru, gru a ponte, montacarichi (paternoster) o da trasportatori a rullo, a nastro, a tazza, a canale, a tramoggia, a catena (telefonica) per i manufatti; da raschiatori, trasportatori a scosse, trasportatori ad aria compressa, coclee, aspiratori, norie, piani inclinati elicoidali, ecc. (v. pagg. 295 e 296). Il trasporto a grande distanza viene effettuato con autocarri. Pure un sistema
A.P.I.C.E. S.r.l.
145 35 10÷12
150 137
150 60 60
120
4
5
135
6
7 91÷157
60
70÷80 108 75
70÷80
9
10
11
51÷91
Fig. 7 – Elementi per spogliatoi ed impianti igienici 60 50 1, lavabi sistemati sulle pareti finestrate degli spogliatoi (5 lavabi su 24 armadietti); 2, lavabi indipendenti in linea negli spogliatoi (6 lavabi su 30 armadietti); 3, lavabi circolari a fontana per spogliatoi (6 posti lavabo su 30 armadietti); 4, docce con spogliatoi singoli; 5, 120 docce con spogliatoio in comune; 6, dimensioni d’in80 41 gombro per lavabi in batteria; 7, dimensionid’ingom20 bro per lavabi circolari a fontana; 8, bacinelle singole disposte in batteria; 9, lavabo unico affiancato alla parete; 10, lavabo doppio non affiancato alla parete; 11, lavabo circolare a fontana con funzionamento a pedale.
293b
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI 210
10
157 157 134 268 134
425
210
75
850
15
10
10
50
50
9
53
9
9
9
50
40
200 250
7
6 60
35
~145 ~105
~105
8 7
75
185÷200
50
8
220
920
5 5
130÷190
14 210
4
3
30 268
183.5
37.3
290
138 4x35 54.7 52.5 100
100
2 100
52.5 40
210
~290 1
190
232 187.5
450
Fig. 9 –Schema di controllo uscita operai di un nucleo industriale
~187.5
Fig. 8 – Tipi di posteggi di biciclette e motociclette
1,rastrelliera per 100 biciclete. Le dimensioni nella sezione sono da intendersi con la biclicletta compresa; 2, complesso per un grande posteggio di biciclette con la minima superficie occorrente. Tettoia in lamiera ondulata, oppure eternit; 3, biciclette appese verticalmente: minore ingombro. Occorre robusto sostegno e facilità di agganciamento, per disciplinate il posteggio; 4, dimensioni d’ingombro per biciclette appese obliquamente. Sistemazione doppia e singola; 5, scanalatura a rampa, affiancata alle scale, per spingere le biciclette; 6, dimensioni per posteggio coperto di biciclette; 7, pianta di posteggio per 10 biciclette e 4 motociclette. Ingombro alla copertura e pareti laterali. per il trasporto delle persone da un reparto all'altro o almeno un sistema di passaggi coperti pedonali per facilitare il collegamento, quando esso deve essere rapida e frequente. La larghezza e l'altezza degli ambienti di lavoro dipendono dalle dimensioni delle gru a ponte, che sono unificate DIN 698 (v. fig. 10). Se il traffico interno è vincolato alla rotaia (caso dell'industria pesante) gli edifici saranno disposti in maniera che il traffico possa svolgersi facilmente ed economicamente. E' necessario che dovunque passi un binario di raccordo, sia rispettata !a sagoma limite (che ha una larghezza di m 3,10 ed un'altezza, sul piano del ferro, di m 4,30). Questo spazio deve essere assolutamente lasciato libero da ogni passaggio di uomini e veicoli; dove questa passaggio è consentito, la larghezza sarà al minimo di m 6,50. Le ferrovie prescrivono che i raggi di curvatura dei binari, non siano inferiori a m 140 (in via di massima è consigliabile che il raggio di curvatura non sia inferiore ai m 100). Per gli autocarri, è prescritto un, raggio di curvatura di m 15. Per gli edifici da costruire vicino ai fiumi o canali, accorreranno delle barche da carico con capacità da 650 a 750 t, lunghe m 60÷90; larghe m 8,7÷11. Fonti di energia. - Le fonti di energia sono: elettricità, vapore, motori, olii pesanti, gas, acqua. Il vapore deve essere prodotto in caldaie ed azionerà delle motrici; necessità quindi di una centrale termica (sala caldaie e sala matrici). Tali locali devono essere ampi, ben aerati, con pareti e pavimenti facilmente pulibili e ben illuminati. Potranno avere ossatura in cemento armato o ferro con coperture molto leggere. Al disopra e al
A.P.I.C.E. S.r.l.
disotto della centrale termica, non si possono collo care altri locali. Davanti ai generatori, si deve precedere uno spazio minimo di m 2,50 e se il locale caldaie ha una superficie maggiore di ml 100, deve avere almeno due uscite con porte apribili, verso l'esterno. Tutta la costruzione dovrà essere isolata, possibilmente in posizione baricentrica ai complesso industriale. Il deposito dei combustibili sarà in depositi separati, facilmente raggiungibili. L'impiego di caldaie comporta la necessità di camini che possono essere costruiti in lamiera, muratura, calcestruzzo. Se l'energia è fornita da motori idraulici, il locale contenente il macchinario, è legato all'ubicazione del canale d'acqua. La centrale idroelettrica è un vasto locale contenente le turbine, gli alternatori ed il quadro elettrico; isolato da questo ma adiacente viene posto il locale destinato ad accogliere i trasformatori . Se l'energia è fornita dall'esterno (società distributrici) ad alta tensione, è necessario prevedere una cabina di trasformazione sul confine del complesso industriale, per evitare il passaggio di cavi ad alta tensione, all' interno della zona industriale stessa. Le linee elettriche sono da installare in cunicoli sotterranei, a lato o in alto del cunicolo stesso, mentre in basso verranno poste le condotte di vapore, gas, acqua ecc. I cunicoli devono essere ispezionabili. Meno costoso è il metodo di sistemare le condutture entro apposite custodie lungo i perimetri dei soffitti o in sotto piani praticabili. lmpianti ldrici. – L'acqua è necessaria: a) per ragioni di lavorazione;
294
1, banco deposito; 2, orologi; 3, uomini; 4, donne; 5, percorsi divisi per uomini e donne; 6, segnale a luce verde e rossa; 7, banco deposito; 8, attesa; 9, locali per ispezione; 10, percorsi di « via libera».
b) per impianti igienico-sanitari; c) per spegnimento incendi, per inaffiamento, ecc, Mentre per gli impianti del personale (acqua da bere. cucine, impianti sanitari, ecc.) occorre acqua potabile, per il resto può essere usata acqua normale con determinati requisiti; richiesti dal suo uso, l'acqua deve essere raccolta in appositi serbatoi sopraelevati di capacità adeguata, le tubazioni devono essere poste a m 1÷ 1,50 sotto il livello del suolo. Magazzini prodotti finiti. finiti . Generalmente le costruzioni per magazzini si preferiscono ad un solo piano, per la facilità di movimento e per economia di costruzione. Se i magazzini vengono ospitati in edifici a più piani, i carichi si fa, o decrescenti dall'alto verso il basso. Il numero dei piani varia da 5 a 10, la larghezza dei locali non supera i m 30 le altezze dei piani variano da m 2,80 a m 3,40; da m 2,50 (magazzini di libri; materiali di piccole dimensioni; scatolame); da m 5 (magazzini ove siano raccolti tubi e lane). Il calcolo delle strutture deve sempre essere fatto con molta larghezza, data la possibilità di carichi variabili. Per illuminazione, le finestre devono avere una superficie da 1/4 a 1/10 di quella del pavimento. È necessario difendere in modo particolare tali edifici da eventualità di incendi e di furti (vietare l’ingresso agli estranei, evitare l'uscita abusiva dei materiali v. fig, 11) Affiancati ai magazzini devono essere previsti locali per l'imballaggio e spedizione delle merci, con adeguate attrezzature, suggerite dai vari tipi d'industria.
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI TIPI E DATI DI GRU PIU' COMUNI (da "Tecnica della Produzione" V. Zignoli) Paranchi elettrici I
h l
L
a
Portata (Q) in t 0,6 1 2 3 5
Sollevamento Tipo fisso Corsa Velocità Potenza peso m m/1' HP kg 10 12 2 270 10 9 2,5 400 10 6 3,5 600 10 4 4 750 10 3 4 850
GRU ELETTRICHE A PONTE h
b
C
S (scartamento)
Ingombri a=0,20÷0.25 c=b=0.5+0.03Q h=1+0,05 Q (Q in t)
Tipo con traslazione elettrica Peso Velocità Potenza kg m/1' HP 300 30 0,8 450 30 1,2 480 30 1,5 780 30 1,5 950 30 2
Portata Sollevamento (Q) Velocità in t m/1' HP 1 6 2 2 6 4 3 6 6 5 4 7 10 3 10 15 2 10 20 2 15
Trave I NP kg 16÷28 16÷28 24÷34 24÷34 32÷42
L mm 800 1000 1200 1250 1300
Traslazione Carrello Ponte Vm/1' Hp Vm/1' Hp 20 0,6 40 2÷3 20 0,8 40 3÷1 20 1,0 40 1÷5 20 1,5 40 5÷6 20 3,0 40 7÷8 20 1,0 40 8÷9 20 5,0 40 9÷10
Ingombro l mm 300 350 450 500 700
h mm 850 880 1100 1200 1300
Scartamento m 10 15 20 mm mm mm 4 7 10 5 8 11 7 9 12 8 10 14 10 13 17 11 14 19 11 18 23
Gru elettriche a ponte GRU A CAVALLETTO
GRU A PONTE CON BRACCIO GIREVOLE
Consigliate per attendere lo spazio servito oltre la pilastrata di sostegno della rotaia di scorrimento.
GRU A MENSOLA SCORREVOLE
GRU GIREVOLI ELETTRICHE
Portata (Q) in t 0,5 1,0 1,5 2,0
Peso in t per sbraccio m 1,5 2 2,5 0,5 0,6 0,7 0,9 1,0 1,1 1,0 1,1 1,2 1,2 1,3 1,4
GRU AUTOMOBILE
Portata (Q) in t 1 2 3 5
GRU A MENSOLA SCORREVOLE E GIREVOLE
Peso in t per sbraccio m 4 5 6 4 4,5 5 5 5,5 6 5,5 6 7 6 7 8
Portata Peso in t (Q) per sbraccio m in t 4 5 1 5 6 2 6 7,0 3 7 8 5 8 9
Gru automobili Portata (Q) in t 0,6÷1 1,2÷2 1,7÷3 2÷5
A.P.I.C.E. S.r.l.
Utilizzate per depositi di profilati, di minerali (con benne a grinfa), di legnami. Scartamento fino a m 100÷150 ed oltre. Portata da 2 a 20 t e più.
295
Sbraccio m 2,65÷1,65 3,25÷1,90 3,75÷1,60 3,75÷1,60
Benzoelettriche Altezza gancio Velocità m/1' m Sollev. Trasl. 1,40÷3,90 9 150 1,80÷4,75 9 100 2,40÷6,00 9 100 2,40÷4,50 7 100
Peso t 3,2 5,8 8,6 9,0
Portata Ad accumulatori (Q) Sbraccio Velocità m/1' in t m Sollev. Trasl. 0,5÷0,9 4÷3 10 100 0,8÷1,0 3÷2 10 100 1,0÷1,5 4÷3 10 100 1,5÷2,5 3÷2 10 100
Peso t 4 5 6 6,5
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI DATI SUI TRASPORTATORI PIÙ COMUNI (da “Tecnica della Produzione” V. Zignoli) - Trasportare a rulli (a gravità)
Peso proprio del trasportatore completo da 40 a 80 kg/m A
Pendenza necessaria Peso
Pend.
kg
%
Casse legno
10 ÷ 20
4
lunghezza
Casse legno
20 ÷ 60
4 ÷ 3,5
200 ÷ 1000
minima cassa
Casse legno
60 ÷ 100
3 ÷ 2,5
2000
trasp.
Scatola carta
2÷3
6,5
Scatola carta
6 ÷ 20
6÷5
Scatola carta
20 ÷ 50
5 ÷ 4,5
Medio
media
4
Diametro rulli mm
Capacità max
Distanza
rulli mm
di carico kg
max dei rulli
25 ÷ 50
20 ÷ 30
1/3
55 ÷ 65
40 ÷ 60
70 ÷ 90 100
Colli
Trasportatori a nastro di gomma a conca
Potenzialità tra-
Larghezza nastro
a
cm 35
39
cm 40
50
cm 45
65
4 m / s)
cm 50
82
p = peso spec.
cm 60
123
cm 75
200
cm 90
290
cm 100
400
Potenza assorbita in HP HP = Q (0,0009 I + 0,0011 h) I = lunghezza orizzontale in m h = dislivello da superare in m
sporto Q con v = velocità m/s (fra m 1 e 2 max
Kg/litro in t/h Q = a vp valori coefficienti a.
Trasportatori a catena e attrito (Redier) tipi normali con v = 16 m al 1’
Potenzialità oraria m³
7,5
10,5
15,3
21,3
26,3
32,7
40,5
48
58
Larghezza
100
130
150
200
250
260
270
300
320
Altezza
220
220
300
300
300
400
400
400
400
Peso a m/kg
28
32
40
45
52
80
90
100
130
Potenza assorbita HP = Q α (0,06 + 0,005 i + 0,006 h) α vale: cemento 2,5; cacao 1,7; calce idrata 3,8. Frumento, carbone, polvere sapone 2, zucchero 3,8.
Trasportatori a canale
Potenza necessaria HP = Q (0,0015 + 0,01 h) v = 18 m al 1’
Larghezza
Potenzialità m³/h
Peso trasporto
canale
con spessore strato cm
per m 10
per ogni
cm
10
20
30
kg
m IM + kg
45
35
70
100
3500
300
60
50
100
150
3900
330
75
60
120
180
4400
360
90
70
140
210
4600
380
100
85
170
240
4900
400
120
100
200
300
5300
440
Trasportatori a palette
Dimensioni delle palette mm
Potenza necessaria HP = Q (0,0035 + 0,01 h) v = 18 m al 1’
A.P.I.C.E. S.r.l.
296
Peso del trasporto
Larghezza
Altezza
Distanza
per 10 m
m in più
250
80
500
kg 1500
100
250
100
500
kg 1600
120
300
100
500
kg 1800
140
350
100
500
kg 2100
160
450
130
500
kg 3000
220
500
200
500
kg 3300
240
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI 22.50
devono essere costruiti secondo i più rigorosi concetti funzionali e pratici, cosi da garantire il migliore rendimento, ed i più bassi costi di produzione. È importantissima, in questo tipo di fabbricati, la continuità delle linee di movimento, il minimo sviluppo deiper20.00 30.00 20.00 20.00 20.00 30.00 corsi e la assenza di controcor2.50 2.50 2.50 2.50 1.00 2.50 2.50 renti. La flessibilità e l elasticità Fig. 10 - Attrezzatura di diversi impianti di gru per un'acciaieria distributive devono essere le loro potranno anche essere sistemate in caratteristiche fondamentali . controlli consegne sportelli controlli consegne sotterranei con ingresso ed uscita separati, con rampe di pendenza mas- Si annoverano vari tipi di disposizione sima del 12%, osservando tutte le del ciclo di lavorazione quali: norme antincendio e prevedendo, per - per stabilimenti con reparti riuniti in ogni automezzo compresi i passaggi, un solo fabbricato (v. fig. 13): 200 200 700 700 300 700 700 150 una superficie da m² 20÷25 (fig. 12). disposizione a grande salone unico con 900 reparti paralleli; EDIFICI O REPARTI DI LAVORO a) disposizione ad anello; 240 4000 3800 b) disposizione a ventaglio; Negli edificio di reparti di lavoro si c) disposizione a ruota; reparto pile per carrelli a forchetta realizza il processo di lavorazione. Essi - per stabilimenti con reparti disposti in 300 32.50
22.50
22.50
32.50
750 1000 1250 625 875 1125
1750
1500
2250 2000
4000
3000 2500
3500
5000 4500
6000
ricevimento controllo collaudo
1000
1875 Fig. 11 - Pianta di un magazzino
Depositi sorti e risulte-Manutenzioni-Autorimesse Parcheggi - Varie È necessario prevedere un sistema di recinti coperti o scoperti per l’utilizzazione dei sottoprodotti e, per lo scarico delle immondizie e risulte (ceneri, scorie) che devono essere allontanate. L’impianto industriale va munito di officine minori interne per la manutenzione e la riparazione di macchinari ed attrezzature varie, riguardanti il fun2ionamento generale del complesso. Per la manutenzione generale dei fabbricati deve essere previsto un reparto speciale (muratori, falegnami, verniciatori, ecc.). Per il parcheggio di automezzi da lavoro in sosta durante i tempi diurni di attività si destineranno aree sufficienti (riparate anche da tettoie) ed inoltre si provvederà ad autorimesse vere e proprie, se l’impianto industriale ha bisogno per il suo funzionamento di automezzi propri. Occorreranno quindi, impianti per la loro manutenzione, depositi di carburante ecc. Tali autorimesse
A.P.I.C.E. S.r.l.
2000 2125
F F
pkw (piccolo)
2250 F
pkw (grande)
2500 carrelli elettrici (piccolo e grande)
3000 autocarro vuoto
3500 camion pompieri
4000 autocarro carico
5000 vagone ferrioviario
6500 dimensioni per porte a tenuta di fuoco e per porte automatiche F dimensioni unificate altezza media per persone e mezzi di trasporto
vagone ferr. con incastellatura
Fig. 12 - Dimensionamento dei passaggi per persone e veicoli dei fabbricati industriali
297a
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI
fabbricati separati: a) disposizione a schiera; b) disposizione a doppia schiena; c) disposizione ad anello; d) disposizione a raggera. Per i capi operai ed i sorveglianti, si installano, nei reparti di lavoro, delle cabine sopraelevate in vetro (da m 0,25÷1,20 da terra).
ingresso, controlli, spogliatoi, reparti di lavoro, mensa, soggiorno, reparti di lavoro, spogliatoi, uscita. Tali percorsi devono essere rapidi, facili e svolgersi con un ritmo ordinato. All’interno dei reparti di lavoro, devono essere messi a disposizione dell’operaio, tutti i mezzi che gli facilitano al massimo la sua applicazione di lavoro e gli evitano movimenti inutili e faticosi, che provoPercorso del materiale. - Per la produ- cano ritardi nel ritmo lavorativo. zione, il percorso è il seguente: magaz- Sovraccarichi. - I minimi sovraccarichi zino delle materie prime, reparti di la- di 500 Kg/m² sono sufficienti solavorazione. magazzini dei manufatti o mente negli stabilimenti per lavoradel prodotto finito, locali per imballag- zioni leggere. Per lavorazioni più pegio e spedizione. santi, si richiedono sovraccarichi proPercorsi delle persone. - È interessante porzionalmente maggiori. tenere in considerazione i percorsi, in una giornata di lavoro tipo, degli ope- Sovraccarichi orientativi: rai: deposito parcheggio mezzi di tra- Lavori leggeri: piano terra kg/m² kg/ sporto (che può essere dopo l’ingresso) m² 500÷750
A.P.I.C.E. S.r.l.
297b
Lavori semi-pesanti: piano terra kg/m² 2000; piani superiori kg/m² 1000÷1500 Lavori pesanti: piano terra kg/m² 4000; piani superiori kg/m² 1500÷3000 Per passaggi carrabili, minimo kg/m² 800; Per autorimesse, kg/m² 800÷1000 Fondazioni delle macchine. - Le oscillazioni e le vibrazioni delle piccole macchine, possono essere ridotte con ammortizzatori a molle di acciaio o con appoggi su gomma, sughero od altri materiali simili. Le macchine pesanti saranno provviste di fondazioni indipendenti, isolate dal terreno e dalle fondazioni dell’edificio, a mezzo di intercapedini laterali.
Manuale dell’Architetto
EDIFICI INDUSTRIALI Larghezza
altezza
m
m
Porte per carri ferroviari
4,50
4,80
Porte autotreni con carico
3,00
4,00
Porte per autovetture
2,50
3,00
2,35
2,92
2,00
2,32
AMPLIAMENTO
Porte carrelli elettrici con conduttore
utensili o mat. aggiunte
Porte per auto piccole utilitarie
REPARTO B
REPARTO B
magazzino greggi
magazzino prodotti
Passaggi del personale verso locali secondari
0,90÷1,00
manufatti
Passaggi del personale verso scale
materie greggie
1,00÷1,70
IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE
Larghezza per passaggio contemporaneo di più persone
2÷4
magazzino prodotti
2,20÷2,50
REPARTO D
Dimensionamenti aperture, passaggi (Fig. 12)
REPARTO C
AMPLIAMENTO
Dimensioni - altezze utili - strutture. - Per costruzioni leggere, quando i sostegni verticali non possono disturbare, gli interessi, fra gli stessi oscillano da m 5÷5,50. La luce più conveniente è quella di m 10. Quando i sostegni possono dare ingombro, è facile giungere a luci proporzionalmente maggiori, anche sino a m 50. Per evitare altezze eccessive si prevedano travi composte (a traliccio, o piene) nell'altezza dei lucernari, nelle coperture o vetrate a shed, o nelle finestre esterne. Nel prevedere gli interessi fra i pilastri, bisogna tener conto della posizione reciproca delle macchine, dei passaggi per i loro rifornimenti e del raggio minimo per la manovra dei veicoli. Per i carrelli si preveda un'altezza utile di m 3 circa, ed un raggio di curva interno minimo da m 1,6÷2,90, con un raggio di cura esterno minino da m 2,50÷5,40. L'altezza dei capannoni, sopra le vie di corsa, dipende dalle dimensioni delle gru, dalla loro portata; altezza libera al disopra del piano del ferro comporterà da m 1,60÷3,40. Per gli interessi fra i pilastri si usa assumere il modulo base di m 2,50 con i suoi multipli di m 5÷7,50÷10; in qualche caso la metà di m 2,50 ossia m 1,25, ed i multipli di esso, sino a m 10. Superiori a m 10 si consigliano le seguenti misure di: m 12,50-15-2025-30 ecc.
REPARTO B REPARTO A
magazzino delle materie prime Fig. 13 - Esempi di distribuzione di cicli di lavorazione
CRITERI PER LA SCELTA DEL TIPO DI COSTRUZIONE DA ADOTTARE Essenzialmente, l’impianto industriale può essere concepito in due tipi di distribuzione; orizzontale overticale, oppure nei due tipi combinati. L’impianto industriale con distribuzione orizzontale, od estensiva, è da preferirsi nei seguenti casi: a) quando gli impianti possano essere soggetti ad esplosioni o comportino lavorazioni facilmente infiammabili; b) quando durante la lavorazione si producano polveri, fumi, scosse, che influirebbero negativamente su reparti collocati superiormente (in verticale); c) quando siano adibiti a lavorazioni di materiali pesanti e di dimensioni ingombranti. È preferibile l'impianto industriale con distribuzione verticale, o intensiva, nei seguenti casi: a)
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utensili di reparto o materie aggiunte
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quando esso debba essere
impiegato in lavorazioni leggere, poco vibranti e poco rumorose: b) quando sia necessario immagazzinare merci e materiali leggeri. Gli impianti orizzontali possono essere costruiti in forma chiusa (quando tutto il ciclo di lavorazione può svolgersi sotto un'unica copertura) o in forma aperto (quando i vari fabbricati vengono disposti secondo le esigenze dello schema di lavoro). Gli impianti orizzontali, inoltre, sono più facilmente adattabili a schemi di lavorazione che possano venire modificati e ampliati nel tempo. Gli impianti verticali, essendo già costruttivamente legati da vincoli, sono adatti a cicli di lavorazione stabili che non debbano subire sostanziali cambiamenti. Dati e considerazioni econo economimiche. - Confronto economico fra la soluzione estensiva (orizzontale) e quella intensiva (verticale) di uno stabilimento industriale. Per quanto riguarda il costo della costruzione nei due casi, esso è notevolmente influenzato dal costo del terreno e da quello degli impianti.
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EDIFICI INDUSTRIALI EDIFICI AD UN PIANO Pregi e difetti. - Le costruzioni ad un piano consentono ampie superfici; di lavoro, con altezza ridotta, potendo evitare grandi sistemazioni di gru; si adattano facilmente al diagramma di lavoro previsto linearmente (es.: situando in testa il magazzino delle materie prime, indi i vari reparti di lavoro, in ultimo il magazzino del prodotto finito). La disposizione presenta il vantaggio di essere semplice, facilmente controllabile, offre una riduzione di trasporti e superfici di lavoro ampie e ben illuminate. Inoltre, gli edifici ad un piano ,comportano un minor costo di costruzione. una buona sorveglianza, meno incidenti. e sistemi semplici per le fondazioni. Gli edifici ad un piano sono adatti per industrie di grandi dimensioni, per quelle con impiego di materiale pesante, con forti carichi e vibrazioni. Esempi tipici di costruzioni industriali ad un piano: - fabbriche per tessili; - fabbriche di cavi; - fabbriche d; automobili; - fabbriche di macchine;
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- tipografie. I difetti della distribuzione ad un piano sono: vasta superfici che non sempre offrano utilizzazioni razionali: (disposizione dei macchinari di vari dimensioni), ampia superficie di copertura che pregiudica sensibilmente la tenuta del calore, con conseguente aumento delle spese di riscaldamento e notevole spese di manutenzione. Occorre che le coperture, anche se non molto estese siano provviste di aperture e di riscaldatori d’aria. Dimensionamenti - L’altezza da assegnare agli edifici orizzontali, o ad un piano, dipende : 1) dalla natura dei mezzi di lavoro usati: 2) dalla possibilità di illuminazione laterale: 3) dalla utilità di riscaldare una maggiore o minore cubatura. Per prima condizione, occorre conoscere l’altezza libera necessaria per il montaggio e lo smontaggio delle macchine, che è uguale all’ingombro doppio della sua altezza. Se l’edificio deve essere servito da una gru a ponte, è necessario, per
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fissare l’altezza utile, conoscere l’altezza del carro ponte e la massima altezza alla quale deve essere sollevato il gancio per traslazione delle macchine. Criteri costruttivi - strutture. - Le costruzioni ad un piano ricevono la loro impronta dalla conformazione della copertura, di conseguenza le pareti esterne laterali hanno un modesto ruolo. La conformazione della copertura a shed (tetto a forma di sega con lucernari) costruzione una caratteristicafondamentale che consente: distribuzione della luce dall’alto, aperture rivolte a Nord, breve tempo di costruzione,limitato peso, facili demolizioni e ricostruzioni. L’ossatura può essere standardizzata ed eseguita in cemento armato ed in struttura mista; in solo cemento armato; in ferro; in ferro e cemento armato; in strutture prefabbricate.
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EDIFICI INDUSTRIALI l vantaggi di tali ossature sono. soprattutto. la grande sicurezza contro gli incendi e la rapidità di costruzione.
Merci grosse lux Merci grosse lux Merci piccole lux Spedizione merci lux
Illuminazione naturale e coperture - Per una buona illuminazione naturale, si consiglia di attenersi ai limiti in lux delle sperimentate condizioni ottime (A), discrete (B) e mediocri (C), relative ad ambienti di lavora, qui di seguito riportate:
Lavorazioni grossolane Lavorazioni medie Lavorazioni fini Locali di passaggio Uffici amministrativi Uffici tecnici e laboratori
C
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Lo schema triangolare semplice può completarsi con l'inserzione di una capriata diritta o rovescia. La copertura a lucernario si presta ad essere collocata su superfici piane od inclinate ed indipendentemente dall'orientamento, diffonde la luce in modo uniforme e senza ombre sensibili.
C
B
A
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EDIFICI A PIÙ PIANI
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Pregi e difetti. - Le costruzioni a più piani consentono: minor superficie coperta, percorsi più brevi minor sviluppo delle tubazioni, ridotte e di manutenzione. Gli edifici a più piani sono adatti per lavorazioni leggere, per lavorazioni in verticale (dall'alto al basso) e per depositi speciali. Gli svantaggi sono: minor possibilità
Magazzini e depositi
La più semplice copertura illuminante per edifici ad un piano è quella a shed, con la parte vetrata orientata a Nord (tollerato il Nord-Est ed il Nord-Ovest (v. fig. 14). 1,55 2,00 7,00
3,00 7,00
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Sistemi costruttivi. - Ossatura metallica con rivestimento interno incombustibile oppure in cemento armato e murature. La Costruzione con strutture metalliche è più veloce, meno ingombrante, indipendente dalle condizioni metereologiche, in quanto si può preparare fuori dal cantiere (prefabbricazione).
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Fig. 14 – Vari tipi di coperture di edifici ad un piano I diagrammi sottostanti le sezioni, danno i valori di illuminazione ottenuti sul piano di lavoro, inn percentuale della luminostià esterna.
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Orientamento e dimensionamento. - Orientamento con asse longitudinale a Nord-Est, con aperture su una sola fronte: orientamento Est-Ovest con aperture a Nord ed a Sud. l dimensionamenti di massima, per la larghezza del corpo di fabbrica. sono: - per ambienti alti m 3 circa, larghezza m 12 + m 1,75÷3 per passaggio = m 13,75÷15, (copertura senza appoggi intermedi); - per ambienti alti m 4 circa, larghezza m 15÷17,50 (con uno o due ordini di appoggi intermedi); - per ambienti alti m 5 circa, si avrà una larghezza m 20÷22 (meglio coli due file di appoggi). Qualunque punto del piano tipo non deve essere ad una distanza lineare maggiore di m 30 dal vano scala. Scale. - Larghezza minima m 1,30 con rampe di non più di 15 gradini ed alzate da cm 15÷18. Larghezza dei pianerottoli; uguale o maggiore di quella delle rampe. Le scale devono essere a tenuta di fumo. Se più larghe di m1,50, debbono avere doppio corrimano.
4,50
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di sorveglianza maggior pericolo di incidenti e danni (incendi, scoppi, ecc.) illuminazione meno uniforme, perdita di superfici per scale, impiego di montacarichi, trasportatori ed attrezzature antincendio. Dalle suddette considerazioni si può dedurre che, in molti impianti industriali, è conveniente applicare il tipo misto o combinato, cioè unendo un corpo di fabbrica a più piani con uno ad, un solo piano, per sistemare nel primo le lavorazioni leggere e neI secondo quelle pesanti.
Illuminazione lluminazione naturale laceralo e coperture. - Le finestre devono essere alte fino al soffitto e per tutta la larghezza, tra i pilastri; con parapetti da m 0,80÷1.00 (nei locali per magazzini
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EDIFICI INDUSTRIALI m 1,50÷3). La superficie delle finestre deve essere da 1/5÷1/2 della superficie del pavimento. La copertura più comune è quella con tetto a falde simmetriche e per realizzarla si impiegano incavallature appoggiate a pilastri o telai. Si usano anche coperture a volta, leggere e ribassate, le volte autoportanti o ad elementi nervati resistenti; coperture piane o gambe appoggiate su travi precompresse. Strutture affidate ad elementi sollecitati a pressione, rese possibili dall'avvento di nuovi materiali plastici ad elevata resistenza e dall'uso di elementi precompressi, strutture dette vele appese... PROVVIDENZE ASSISTENZIALI, SOCIALI, IGIENICHE
4-6-8 posti, distribuiti e distanziati in relazione al tipo di servizio che si intente attuare. Per l’organizzazione di una mensa aziendale è molto pratico il sistema self-service. (v. figg. 16-17). Spaccio viveri. - Deve essere previsto per facilitare gli operai nell'acquisto di derrate alimentari; può servire da luogo di ristoro durane la pausa del lavoro. Sale di soggiorno e ritrovo. - Attrezzate per accogliere gli operai durante le riunioni di fabbrica, (conferenze, elezioni interne. ecc.): possono essere collegate con la mensa aziendale e servire da di svago.
La legislazione vigente prevede che ogni impianto industriale sia corredato da un complesso di previdenze per migliorare le condizioni morali edigieniche in cui si svolge l'opera dei suoi (v. fig. 15). Pertanto si richiede che gli industriali debbano comprendere:
Infermeria - pronto soccorso. Occorre un locale di circa m² 10 fornito di armadio farmaceutico, lettino. barella. lavabo e proprio servizio igienico (prevedere le possibilità di avere un'autolettiga a disposizione se l'industria è lontana dal centro abitato).
Mense. - Se l'operaio porta con sé la refezione, ci deve essere un locale per consumarla, fornito di scalda vivande: se la refezione è offerta dallo stabilimento, occorre un complesso impianto di cucina (adeguato al numero di operai) con sale di refezione con tavoli, da
Ambulatorio per cure. - È necessario per l’assistenza medica agli operai ed è composto da sala visita, sala di attesa, spogliatoi (divisi per due sessi), sala schedari. Questo piccolo complesso va collocato in vicinanza degli ingressi degli operai, in zona
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tranquilla e riservata. È bene provvedere pure ad una sala raggi a scopo diagnostico. Può servire anche per le visite di assunzione del personale. Dispensarlo medicine. - Locale da prevedere vicino all'ambulatorio, per la distribuzione di preparati farmaceutici. Maternità. - Dove le maestranze femminili sono in numero preponderante. per l'assistenza alle madri nel periodo della gestazione e del puerperio, si disporrà di apposito ambulatorio. Tale essere collocato vicino all’asilo nido. Asilo nido. - Piccolo complesso che ospita bambini delle operaie, siano essi divezzi (fino a tre anni) lattanti, tale complesso dovrà ospitare non più di 75 bambini (25 lattanti, 50 divezzi) ed avere tutti i servizi necessari di un asilo nodo: si preveda una sala confortevole per l'allattamento dove le madri possano recarsi durante le ore di lavoro. Va collocato in area apportata possibilmente non disturbata dal funzionamento dell'industria. Visita medica - assunzione mano d'opera. - Può usufruirsi dell'ambulatorio per cure, opportunamente attrezzato. Gruppo paghe. - Locale o locali dove gli operai si recano a ritirare la loro
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EDIFICI INDUSTRIALI Molti complessi industriali dispongono anche di proprie biblioteche con sale di lettura, di scuole di avviamento e di perfezionamento professionale, offrendo ai loro dipendenti un vasto campo di assistenza spirituale e sociale. Nei grandi impianti industriali, siprevedono. per l'assistenza fisica, campi sportivi con tutte le attrezzature adeguate. (v. fig. 18).
rale del giorno, sia per qualità e colore, sia per la direzione e conseguenti ombreggiature. L'illuminazione dei padiglioni dipende dalla loro altezza. Nei padiglioni di altezze sino a m 8, sono sufftcenti fonti luminose a forma di pannocchia o lampade a fluorescenza. Nei padiglioni di altezza da m 8÷12, occorrono riflettori raggianti verso il basso a mezzo di lampade ad incandescenza ed in quelli superiori a m 12, lampade a pannocchia con riflettori a specchio. l corpi illuminanti devono essere montati sul soffitto. Un'illuminazione con lampade fluorescenti, montate a righe con riflettori, migliora la disposizione ed assicura poca ombra ai posti di lavoro. Nelle costruzioni a più piani, si possono impiegare delle luci raggianti liberamente o semi dirette, se i soffitti e le pareti sono chiari e se non si hanno annerimenti dovuti alle lavorazioni. Nei locali con pareti e soffitti scuri ed in quelli di altezza maggiore a m 5, si devono prevedere luci dirette.
ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE Per un'idonea illuminazione artificiale, è necessario un profondo studio delle condizioni in cui si svolge il lavoro, della sua natura, delle condizioni del campo visivo. Per una buona visione occorre provvedere ad un'intensità di illuminazione, ben distribuita, che eviti ombre troppo marcate, integrando la direzione della luce generale con illuminazioni localizzate per eliminare abbagliamenti. La luce artificiale si deve adattare, specie negli spazi di lavoro, alla luce natu-
A questi semplici accenni sull'illuminazione artificiale, vanno aggiunte tutte caselle nozioni, dati e prescrizioni che possono consentire l'impostazione di massima di un progetto di illuminazione. Si demanda a testi più appropriati e più qualificati per la conoscenza dei rendimenti delle lampade, nei loro più svariati tipi, delle valutazioni di efficenza, di variazione della tensione prescritta e per l'invecchiamento delle lampade. AERAZIONE, RISCALDAMENTO, CONDIZIONAMENTO CONDIZIONAMENTO L'aerazione dei locali di lavoro si ottiene naturalmente attraverso finestre o sheds, la cui posizione verrà studiata in modo tale da permettere un rinnovo d'aria continuo e ben distribuito. Per il benessere fisico dell'operaio è bene tenere in considerazione anche la relativa percentuale di umidità dell'ambiente.
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Fig. 15 – Complesso sociale ed igienico per industria 1, pozzo di ventilazione; 2, deposito; 3, magazzini; 4, docce; 5, spogliatoi; 6, sala pranzo; 7, bar scldavivande; 8, w.c. maestranze; 9, uffici; 10, entrata uffici; 11, entrata terrazze; 12, ufficio capi operai; 13, andito; 14, entrata principale; 15, fontanelle per lavarsi; 16, ufficio paghe. 1
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21 Fig. 17 – Pianta di un complesso cucina per mensa aziendale 1, mondezzaio; 2, magazzino verdure; 3, dispensa scatolame; 4, cella frigorifera carni; 5, dispensa cuochi; 6, preparazione verdure; 7, preparazione carni; 8, retro cucina; 9, preparazione pasticceria; 10, office; 11, cella frigorifera pesci; 12, cucina; 13 deposito generale derrate; 14, caldaia; 15, lavaggio stoviglie; 16, servizio cucina; 17, saletta mensa; 18, guardaroba donne; 19, servizi donne; 20, servizi uomini; 21, sala mensa.
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EDIFICI INDUSTRIALI Tale umidità può avere una certa influenza anche sul materiale in lavorazione (es.: le fibre tessili sono molto sensibili alle variazioni di umidità e di temperatura dell'aria). Si ricorda che l'umidità assoluta è la quantità di vapor acqueo contenuta in un metro cubo d'aria, l'umidità relativa ne esprime il grado di saturazione ad una certa temperatura. La temperatura buona, varia fra i 15 ed i 18 °C, con un'umidità relativa intorno al 45 %. Oltre alla temperatura, purezza ed umidità relativa dell'aria, considerare anche la percentuale di polvere, di sostanze tossiche, di odori e di acido carbonico (che non dovrebbe superare
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l'uno per mille). Il riscaldamento dei locali di lavoro deve essere distribuito in modo da ottenere: - per lavori pesanti (fonderie, fucine, ecc.): 10÷12°; - per lavori medi (torni, fresatrici, ecc.): 15°: - per lavori da eseguire seduti: 18. La scelta del sistema di riscaldamento dipende da esigenze igieniche, dall'attività industriale, dall'economia di funzionamento in stretta relazione al tipo di combustibile offerto dalla zona. Vari sono i sistemi di riscaldamento: per convezione, per induzione e per irradiamento:
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a) b) c) d) e) f)
ad acqua calda; ad aria calda; a vapore a bassa pressione; elettrico; a gas; a pannelli radianti.
Il condizionamento dell'aria si ottiene mediante apparecchi ed impianti che provvedono all'aria pura per la ventilazione, al suo riscaldamento, o raffreddamento, ed alla sua esattaumidificazione. Per la distribuzione dell’aria condizionata si usano condotti rettengolari o tubi a sezione circolare. L’impostazione di un impianto di condizionamento è specifico compito di specialisti.
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Fig. 16 – Dimensionamenti per distribuzione di posti tavola in mensa aziendale
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EDIFICI INDUSTRIALI AMBIENTAZIONE CROMATICA Il colore abitualmente accettato dal mondo industriate come semplice mezzo di finitura strutturale, è divenuto un efficente fattore di miglioramento della produzione. Secondo indagini condotte recentemente, è risultato che la scelta funzionale dei colori negli ambienti di lavoro ha, per i casiesaminati: 1) aumentato la produzione del 28 %; 2) migliorato l'illuminazione del 65 %; 3) diminuito il numero degli infortuni del 24 %; 4) migliorato la qualità del lavoro eseguito, del 30 %;
L'azione psicologica del colore si sfrutta per: a) diminuire l'effetto dei pesi e del volumi; b) cambiare le apparenti proporzioni fisiche di una superficie (soffitti, tubazioni, travature, ecc., e) cambiare l'apparente temperatura di un ambiente di lavoro. Le azioni Fisiche e Fisiologiche del colore si utilizzano con l'impiego del colore riferito al suo tono caldo o freddo, per: a) ridurre lo sforzo oculare; b) creare ordine nell'ambiente;
5) dato indicazioni favorevoli sulla riduzione della fatica visiva, del 19 %;
c) eliminare eventuali pericoli di infortunio;
6) ridotto l'assenteismo nel personale occupato del 15 %;
d) diminuire il costo dell'illuminazione a parità di rendimento.
Si è compreso che il colore non è soltanto un elemento decorativo o un mezzo per incrementare l'illuminazione, ma è un fattore attivo nell'azione psicologica, fisica e fisiologica. Il sistema di utilizzazione del colore e del suo valore attrattivo, sarà più razionale quando:
L'ampiezza dei movimenti della pupilla è in funzione diretta del contrasto tra i due colori; se tal contrasto è troppo marcato, i muscoli oculari s affaticano e ne consegue un rallentamento nel lavoro.
a) ridurrà il pericolo d'infortunio, migliorerà la sicurezza e renderà più evidenti le installazioni di pronto soccorso; b) migliorerà le condizioni di visibilità e ridurrà la fatica fisica; c) darà un'atmosfera piacevole agli ambienti di lavoro creando un ambiente accogliente e sereno. Si miglioreranno le condizioni sanitarie (iIluminazione più appropriata e naturale), si terrà in considerazione la preferenza del personale per certe tinte. Si addolcirà l'illuminazione nei locali di riposo, con tinte più smorzate. Si dovrà evitare ogni possibile abbagliamento e contrasto di luminosità tra l'oggetto in corso di lavorazione el'ambiente circostante. Si impiegheranno tinte che aiuteranno le impressioni stereoscopiche.
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Per migliorare te condizioni di visibilità, è necessario: a) porre la sorgente luminosa in modo che no rimanga nel campo visuale; b) ridurre la sua luminosità; c) aumentare la luminosità di fondo o dei dintorno della sorgente. Per ottenere la visibilità nel caso di un lavoro industriale, è preferibile avere un contrasto di tinte piuttosto che un contrasto di luminosità. Il sistema neurovegetativo riceve, dal colore, degli impulsi che la scienza definisce come processi fisiologici e psicologici. l colori contenenti una predominanza di rosso di arancione, sono caldi; quelli derivanti dal blu, sono freddi; i primi appaiono più vicini, i secondi più lontani della loro di-
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stanza reale dall'occhio. Con l'accorto impiego del colore, si possono creare illusioni di temperatura: si possono mutare i giudizi relativi alla lunghezza, al tempo, al pesa. Rosso: aumenta la tensione muscolare, la pressione sanguigna ed il ritmo respiratorio, agisce come stimolante: risveglia impressioni di calore. Arancione: colore eccitante; accelera le pulsazioni senza aumento della pressione sanguigna: azione stimolante solo emotiva. Giallo: ridente e caldo; stimola l'attività senza eccitare; valorizza la luce ed è indicato dove si richiede un ritmo celere di lavoro. Verde: suggerisce calma e riposo, favorisce il raccoglimento e l'attenzione; nelle gradazioni verde-blu e giallo-verde, è più fresco e più caldo della tinta base. Blu: colore freddo, desiderabile dove le temperature sono alte; abbassa la tensione muscolare e la pressione sanguigna, calma e diminuisce il ritmo respiratorio; nelle tonalità chiare dà maggiore serenità, i suoi toni scuri sono deprimenti. Viola: colore deprimente; toglie energia, induce alla tristezza; non deve comparire mai sulle superfici viste da chi lavora. Bianco: dà senso di pulizia, ordine, disciplina, ma anche freddezza e monotonia; è un errore usarlo da solo su vaste superfici. Nero: assenza di ogni colore; deprimente come il viola. Grigio: monotono, da preferire le tonalità chiare, in ambienti già rallegrati, da altri colori; se usato su grandi superfici. va associato al giallo. Impiego del colore su pareti, pavimenti e soffitti. Le pareti ed i soffitti dovranno avere un debole contrasto luminoso con le macchine. È conveniente usare sempre tinte chiare.
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EDIFICI INDUSTRIALI Se il materiale lavorato è a tinte vivaci (es. rosso) per il fenomeno della percezione dei colori complementari, si avrà l'impressione di vedere (ed in realtà si vede) delle macchie verdi: si eliminerà il fenomeno dando una tinta verde alla parete. Quando il materiale lavorato è multicolore, l'ideale per le pareti sarà il grigio. Dove la temperatura è alta, si darà alle pareti colore fresco (azzurro molto chiaro e verdino) mentre si preferiscono colori caldi per locali a bassa temperatura. Per ampliare la visione di un ambiente di lavoro si useranno i colori: turchese pallido, acqua marina, verde foglia. Per restringerlo, usare, ad esempio l'arancione bruciato. Per allontanare i soffitti ingombri (cavi, tubi, travature), dare tinte omogenee sull'azzurro o verde pallido. Sui pavimenti, colorare percorsi e zone di transito nell'interno delle officine, come
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pure è necessario accentuare ingombri, carrelli, scale e mezzi di trasporto con colori allarme di forte visibilità. Codice dei colori di sicurezza. - Problema attualmente allo studio con il fine di giungere ad un codice unificato internazionale. I sottosegnati colori indicano: rosso: segnalazione e apparecchiature antincendio, segnali di arresto;
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Le tubazioni e condutture, colorate nello stesso colore della parete o soffitto di fondo, onde mimetizzarle, porteranno anelli colorati nelle seguenti tinte di identificazione, in relazione al fluido che contengono:
giallo: attenzione: apparecchiature in movimento, pericoli di inciampo;
verde: acqua;
verde: attrezzature di sicurezza, pronto soccorso;
azzurro: aria;
blu: precauzione, fuori servizio;
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bianco e nero: per contrasto, da usare per la migliore visibilità di altri colori, aree di deposito. Codice dei colori per l'identificazione delle tubazioni destinate al trasporto dei fluidi
rosso: vapore;
giallo: gas; viola: acidi e basi;
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Fig. 18 - Planimetria di un complesso sociale per grande azienda industriale
1, posto controllo passaggio veicoli ed auto; 2, bilancia a bilico; 3, portone, sala d’aspetto e informazioni; 4, passaggio coperto; 5, locali sanitari; 6, ingresso dello spaccio; 7, focali di toilette e di riunioni; 8, teatro; 9, mensa; 10, guardaroba; 11, cucina; 12, amministrazione; 13, mensa per dirigenti; 14, vivaio; 15, tappeti verdi; 16, pallacanestro; 17, tennis.
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UFFICI DATI DI INGOMBRO Unificazione. - Una più facile soluzione di tutti i problemi dell'organizzazione aziendale e quindi una maggiore riduzione dei costi è stata resa possibile mediante l'adozione di stampati unificati. Esistono norme internazionali sulle dimensioni della carta, adottate da tutti i Paesi che usano il sistema metrico decimale, la serie 1950 fondamentale di tale formato universale (D-UNI), che si chiama serie A, è quella 1054 impiegata per prodotti cartotecnici (lettere, carta di ufficio, stampa, riviste,pubblicazioni e disegni). Base di tale serie è un rettangolo di m² 1 di superficie (mm 841 x 1000 450 1000 450 1189). Dimezzando parallelamente al lato minore di tale formato si ottengono successivamente i formati A1, A2, A3, A4, A5, A6, A7... Il rapporto fra altezza e Armadi metallici ad ante rientranti A, armadio ridotto. Dimensioni interne utili; larghezza di tali rettangoli è costante (V2 = 1,41). Vi sono inoltre due serie H = mm 900; L = mm 800; I = mm 430; complementari B e C per elementi cartotecnici destinati a contenere le carte della serie kg 60 A (e cioè buste, cartelle, raccoglitori, ecc.). L'acclusa tabella mostra i formati della serie B, armadio normale. Dimensioni interne A. l prodotti Olivetti ynthesis tengono presenti tutte le possibilità dei « formati unificati utili; H = mm 1750; L = mm 800; I = mm 430 », per quanto riguarda le dimensioni delle schede, delle cartelle, degli archivi. kg 105 Serie fondamentali A A3
Serie fondamentali B C
Dimensioni dei formati mm 297 x 420
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C4 A4
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229 x 334
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Tipo A
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176 x 250 C5
A5
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148 x 210 B6 C6
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114 x 162
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Tipo B
105 x 148 B7
283
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h
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125 x 176
A6
88 x 125 C7
A7
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74 x 105 A4
A6
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370
A3
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380 370
c
Scaffalatura metallica per archivio h, m 2 ÷ 2,50 ÷ 3,00; b, m 1 standard; c, variabile a richiesta. 1, bulloni cadmiati; 2, portaetichette; 3, traversini; 4, piani; 5, montanti con pedino brunito per appoggio terra.
Tipo B Schedari orizzontali (visibili) per servizi anagrafici. Profondità mm 610.
A5
b
A7 700 700
700 223
283
600 370
620
Supporti muniti di rotelle (2 posteriori) I due anteriori fissi evitano scorrimenti involontari.
900
640
Supporto metallici. Tavoli d'appoggio I tavoli sostengono ciascuno più schedari affiancati e sovrapposti. Tre piedi fissi. Il quarto è regolabile in altezza.
700 1140
428
1140
750 428
728
700
750
542
330
B
A Schedario archivio A, accoppiati sovrapposti; B, accoppiati, Particolarmente adatti a servizi bancari, come sevizio informazioni, titoli e posizioni.
A.P.I.C.E. S.r.l.
302a
1140
700 650
620
Banchi per schedari orizzontali Sostegno più schedari affiancati e sovrapposti. Muniti di due cassetti per la raccolta di schede eliminate.
Manuale dell’Architetto
UFFICI DATI DI INGOMBRO 4-A4 4-B4
5LL
6-A5
3-A4 3-B4
8-A6 8-A7
3LL
4-A5
420 420 420
480
540
540
serie H = 1360
A.P.I.C.E. S.r.l.
420
540
2-A4
2-B4
3-A5
4-A6
4-A7
420
480
540
420
540
780
1054
1360
s2-A4s s2-B4s
6-A6 6-A7
480
540
540
420
540
480
serie H = 780 (già 800)
serie H = 1054 Classificatori verticali Synthesis. Profondità utile mm 620.
302b
Manuale dell’Architetto
UFFICI MODULAZIONE
165 105
165 105
65
65
85
42,5
156 85
50
47,5
60
A
150 20
156
78
78
60
40
70
60
Dimensioni di ingombro del posto di lavoro
75 55
50
B
C
A, secondo in Time Saver Standard (USA); B, secondo il Neufert (Germania); C, secondo il Plaining The Architect's Handbook (G.B.) Posto di lavoro con mobiletto sussudiario
156
A, il piano sussudiario non eccede l'ingombro della sedia; 78
B, l'ingombro aumenta. A
A
A
A'
B
A+A'
60 100 50 75
A
121
Rappresentato da: mobiletoo per macchina da scrivere: tavolino per calcolatrice: schedario o classificatore
40 78 78 40 B
75+76
156
130+140
90+95
B
C
80+90
120 47,5
165 C
110+120
A
Scrivanie affiancate
104
D
Distanza fra un posto di lavoro ed il successivo con
D
disposizione testa contro schiena.
42 Dimensioni supporto macchina da scrivere A, Lips Vago; B, Synthesis
A, Timer Saver Standard; B, Planing; C, Neufert; D, Rulfberg.
C, Herman Miller; D, Trau.
108 75 75
78
103 75 75
139
78
108 75 75
150
150
parete
parete A
B
C
Distanza fra i posti di lavoro con scrivania combacianti e disposizione affiancata A, sedie sfalsate, senza corsia (Neufert); B, con corsia (Neufert); C, con corsia (Planning).
A.P.I.C.E. S.r.l.
303a
Manuale dell’Architetto
UFFICI MODULAZIONE
148 78
78 190+200
210
210 I
92
110 120
78
210
148
40
40
210 III
II
A
IV
Schemi di utilizzazione per salette di ricevimento, modulo 210 Il dimensionamento trasversale deriva da una somma di parametri: I, corsi afra la parete finestrata ed il margine esterno dei posti di lavoro;
II, posti di lavoro singolo o più frequentemente associati; III, corsia tra il margine interno dei posti di lavoro ed il corridoio;
B
C
Valori modulari A, modulo 190÷200, concentrazione del personale media, buona illuminazione; B, modulo 210, concentrazione del personale minima, grado elevato di attrezzatura tecnica; C, modulo 148, concentrazione del personale massima, luce difettosa per metà delle scrivanie
IV, armadiatura, qualora esista.
VALORI DEI PARAMETRI RIGUARDANTI LA MODUAZIONE TRASVERSALE ED INSERIMENTO DI DIVERSE ASSOCIAZIONI DI POSTI DI LAVORO 312
156
195
A
B
B
A
312
Posti di lavoro doppi
Posti di lavoro unitari 432
A
A
A
432
55
A
A/2
A
A
40
390
60
90
45 60
150
468
90
45
150
55
40 55
390
90 150
60
45 60
585 40 55
B
45
150
55
40
468
42 A
90
312
B
B
B
585
90 150
45 60
B
Posti di lavoro multipli con diverse combinazioni
In tali dimensioni si rileva successivamente: lo spazio compreso tra il bordo della scrivania esterna e la finestratura per la pulizia o l'apertura dei serramenti, le dimensioni delle scrivanie secondo il numero, la corsia d'arroccamento ai posti di lavoro e di accesso agli armadi (quando esistono) e le dimensioni di essi in profondità
A.P.I.C.E. S.r.l.
303b
Manuale dell’Architetto
UFFICI UNITÀ DI LAVORO Un modulo che varia da m 0,95 a 1,05 consente ogni possibile utilizzazione dello spazio di lavoro. In conseguenza a ciò ed alla sua buona utilizzazione il corridoio potrà essere di m 2,00 ÷ 2.10. È riconosciuta la maggiore funzionalità della struttura in ferro rispetto a quella in calcestruzzo soprattutto per quanto riguarda il suo inserimento nella modulazione di facciata. In questo senso sono stati progettati ultimamente in Italia palazzi per uffici come quello riprodotto in basso con struttura con prevalenza del ferro sul calcestruzzo ed altri in cui la struttura è totalmente in ferro. Dati per l'installazione di macchine elettroniche per ufficio 1 - Distribuzione opportuna delle macchine stesse. 2 - Sufficiente illuminazione ed aerazione. 3 - Presa per il cavo di alimentazione perciascuna macchina. 4 - Congrua resistenza dei solai ai carichi.
195
195
195
Modulo m
I
1,22
II
1,42 1,58
III
1,75 ÷ 1,85
IV
0,75 ÷ 0,80
V
0,95 ÷ 1,02
72
1660
532 72
70 66
Tipo di ufficio collettivo e studio. (Pal. Direz. Gen. Oliveti). Soluzione a carpo triplo di palazzo per uffici con utilizzazione dello spazio tra corridoio e unità di lavoro mediante armadi archivio. A un modulo di campata nel corpo centrale equivalgono 4 moduli della struttura in facciata, che danno la possibilità di formare uffici minimi di m 3,82; con aggiunta di uno o più moduli di m 1,95 è possibile ottenere uffici collettivi sempre più estesi. Le tramezze mobili garantiscono un buon isolamento acustico; esse sono realizzate con profilati di alluminio e vengono montate senza necessità di incastro né a soffitto né a pavimento, ma soltanto mediante pressione esercitata sui piani orizzontali.
Un minimo impianto del tipo detto « tradizionale » ovvero aschede perforate è composto da: perforatrice (dimensioni cm 79 x 71) con ingombro d'uso di m 1,85 x 2,20, più una selezionatrice (cm 155 x 41) con ingombro d'uso di m 2,95 x 1,50 ed una tabulatrice. Per impianti di maggiore mole prettamente elettronicibisogna affrontare il problema distributivo caso per caso, data la grande varietà di macchine prodotte e date in uso dalle principali case produttrici (es. IBM Italia possiede 45modelli diversi per diverse composizioni). Gruppo
204
532 42 70
Applicazione ONU (New York) e ALCOA (Davenport) Lever House (New York) Ford: Seagram Building (New York) General Motors BASF (Ludwigschafen); Alluminio Svizzero SATRA (Connecticut) Galfa (Milano) e INA
55
500
10
lambada incassonata
canale di distribuzione sotto pavimento 100
1290 100 10 100
cassette d' utilizzazione 70
100 100
100
140
100 100
mobile condizionatare sotto finestra
35
(Parma) Pirelli (Milano); Municipio (Rodevre); Siemens (Milano) A
115 115 115 115 115 115 115 2 MOD=230 3 MOD=345 reticolo 4 MOD=460 modulare 5 MOD=575 pavimentazione del soffitto fonoassorbenti
Ufficio collettivo ed uffici singoli A, pianta; B, sezione; C, dettaglio della struttura portante e della distribuzione dei cavi di forza motrice, telefoni, segnalazioni 1, 2, 3, 4, 5, montaggio scatola comunicazioni comprensiva di presa elettrica (forza). Soluzionne a corpo semplice con struttura in calcestruzzo armato da putrella. Massima elasticità delle zone lavoro mediante spostamento delle pareti mobili. Il condizionamento è risolto con l’inserimento di condizionatori sotto ciascuna finestra, evitando canalizzazioni. Notare l’alimentazione elettrica sotto pavimento che corre parallela a cavi telefonici e di segnalazioni. Due tavoli da lavoro occupano 3 moduli.
A.P.I.C.E. S.r.l.
304a
Manuale dell’Architetto
UFFICI UNITÀ DI LAVORO 28 5 12 10
3 20
pannelli fonoassorbenti
pavimento
riempimento betoncino leggero
lampada
2
320 trave maestra trave secondaria solaio in lamiera di accaio mobile condizionatore
C
B
1 2 3
5
4
A.P.I.C.E. S.r.l.
304b
Manuale dell’Architetto
UFFICI ARREDAMENTO VARIE SOLUZIONI DI ARREDAMENTO 50
50
5
50
90
5
70
150
130
40
70
70
70
sedia comune
Da considerazioni fatte su dati statistici risulta che la dimensione modulare migliore per i palazzi per ufficio è compresa tra m 0,75 e 1,05 permettendo essatriplicata la composizione della migliore cellula unitaria, offrendo nel contempo lapossibilità di un migliore sfruttamento dello spazio per ambienti di lavoro collettivo. Le soluzioni di arredamento che seguono prescindono da un eventuale inserimento modulato ma offrono i minimi optimum delle varie funzioni.
sedia girevole
sedia girevole e scorrevole
55
70
100
50
scrivania con schedario alla spalle
105
90 scrivanie affiancate con schedario alla spalle
80 60
scrivanie affiancate in, più righe con passaggio alla spalle
scrivania a schedario
145 scrivanie affiancate con sedie su stessa fila
scrivanie affiancate con sedia sfalsate
esempio di disposizione quando la struttura portante è interna
115 175
registratori con passaggi intermedi
A.P.I.C.E. S.r.l.
85
75
scrivanie singole
140
95
80
75
60 62
120
registratori accoppiati con passaggi intermedi
305
80 40 scaffali accoppiati con passaggi interni
Organizzazione dell'archivio Carte d'uso immediato, incorporato nei mobili del posto di lavoro: max m² 0,10 per persona. Carte d'uso facilmente accessibile, nel locale stesso di lavoro ma raccolto in mobili tra lo stesso ed il corridoio, distinto a ciascun impiegato. Archivio vivo, centralizzato, facilmente accessibile, può essere comunque suddiviso a seconda delle funzioni senza grandi svantaggi. Può essere privo di aria e di luce, va protetto dalla polvere, umidità ed insetti. Archivio morto come il vivo.
Manuale dell’Architetto
UFFICI EDIFICI TORRE II problema dell'edificio a torre per uffici, affrontano anni fa e sempre in continua evoluzione, ha oggi portato a dei risultati decisamente buoni al fine di un'architettura con orientamenti noncasuali, con piante senza sprechi assurdi di spazio, con effetti volumetrici decisamente riusciti, con la costruzione di unità autonome di vera architettura. La sempre più sentita necessità di spazi liberi, per il traffico e per il posteggio, e nel contempo la indispensabilità diconcentrare in determinate zone volumi imponenti da destinarsi ad uffici, è stata la premessa base di questa rivoluzione progettistica che ha abbandonato l'impostazione, in tanti anni confermata, di costruzioni massicce e retoriche, allineate lungo le arterie delle città, ripetenti i vizi occasionali delle forme pianistiche di preesistenti isolati, di tracciati urbanistici ormai superati. L'ignorare i vincoli costituitisi casualmente, che costringevano a forme viziose ed inutili, che portavano il progettista a soluzioni piantistiche difettose, per orientarsi invece verso soluzioni chiare assolutamente logiche e razionali, ha portato verso la risoluzione di uno dei più sentiti problemi attuali: una maggiore comodità di traffico, la possibilità di sosta per gli autoveicoli ed un facile arroccamento degli edifici importanti. Le costruzioni a torre, studiate e risolte con la chiara visione d i tutti i problemi urbanistici ed umani, oltre a rendere più agevole il lavoro e ridurne il peso, rappresenta un ritorno alla vera architettura, se studiata con tutti i mezzi più all'avanguardia nel campo della tecnica. L'accesso al fabbricato avviene attraverso uno o più atrii, ingressi di servizio e passaggi carrai che conducono ai collegamenti verticali, meccanizzati ed alimentati da centrali indipendenti di energia. Per un buon risultato finale, l'impostazione piantistica deve basarsi sull'organigramma sempre variabile nel tempo, definendo le zone di lavoro e dei servizi. Tutte le disposizioni costruttive devono permettere la facilità di adattamento necessaria, per non perdere mai d'attualità malgrado 1'evoluzione costante dell’organismo che detta la distribuzione. La distanza tra i vari elementi del piano deve essere la minima possibile al fine di ottenere una soluzione chiara e compatta.
A.P.I.C.E. S.r.l.
I movimenti delle persone impongono la dimensione dei piani di lavoro e lo spazio tra più ordini di tavoli. Importante a questo proposito lo studio accurato della modulazione della struttura che deve rispondere perfettamente alle necessità di lavoro. La costruzione si fa all'intorno dei suoi abitanti sistemati preferibilmente nelle zone vicine alla facciata, anche se l'ambiente è completamente condizionato e funzionante a luce artificiale. L'illuminazione naturale è molto importante e ricercata anche se a volte la si deve compensare con quella artificiale opportunamente dosata e di entità il più possibile vicina a quellanaturale. Le esigenze particolari e le abitudini locali costituiscono le premesse per uno studio di illuminazione razionale e perfettamente efficiente. L'impianto di condizionamento dovrà essere studiato con particolare cura, essendo una delle caratteristiche indispensabili degli edifici di questo tipo, nonostante il notevole onere che cornporta. Gli ascensori dovranno essere previsti a forte portata ed a grande velocità, in edifici di questo tipo, per sopperire alle esigenze di rapidomovimento di forti concentrazioni di persone. Si devono prevedere scale di sicurezza a tenuta di fumo, facilmente accessibili comprese tra pareti resistenti agli attacchi del fuoco: si potranno prevedere anche scale esterne di sicurezza. Per ogni locale si dovrà progettare un impianto di spinkeratura a comando termostatico nell'eventualità di incendi. Tutte le reti di impianti dovranno essere adeguatamente progettate, i collegamenti idrici generalmente con distribuzione a pioggia dai vari serbatoi, alimentati, da pompe, dovranno consentire una regolazione della pressione uniforme alle varie utenze. Gli impianti di fognatura dovranno tener conto della necessità di non gravare con forti pressioni sulle pareti di base. Ogni edificio dovrà essere dotato di canne per immondizie e di appositi impianti di incenerimento in luogo. L'isolamento dai rumori, che si potrà ottenere con un giusto impiego di materiali appropriati all'assorbimento, richiederà uno studio particolarmente accurato al fine di proteggere gli abitanti di vari piani dai rumori
306a
esterni e dai rumori interni. Data l'elevata concentrazione di carichi alla base, le fondazioni risulteranno rilevantissime e consentiranno, con adeguato studio, lo sfruttamento di più piani ove potranno essere riuniti lecentrali degli impianti e, nelle quote più vicine alla strada, ampi parcheggi. Condizione essenziale alla pronta riuscita tecnica ed economica dell'edificio a torre è la struttura (scelta del tipo) generalmente metallica, che consenta una riduzione dei tempi di costruzione, offrendo la possibilità di procederecontemporaneamente all'elevazione della struttura e alla messa in opera degli impianti, dei rivestimenti, con la possibilità di un montaggio rapido, preciso, precedentemente organizzato. Nelle figure a lato e seguenti sono rappresentate le più riuscite realizzazioni in questo senso, la cui conoscenza è indispensabile al fine di un rapido procedere verso risultati sempre migliori. Edificio Pirelli - Sede Milano La più recente costruzione italiana in tema di edifici a torre, è questo edificio, decisamente particolare, per la concezione strutturale e la stretta funzionalità di ogni sua parte. È costituito, a differenza di molte altre costruzioni del genere, da due corpi assolutamente indipendenti volumetricamente, uno sostituente motivo orizzontale, separato in tutto dall'elemento verticale destinato ad uffici. Si sono previsti accessi separati a tre livellidifferenti: per i visitatori, a quota sopraelevata di un piano nella parte centrale dell'edificio; per gli impiegati a quota 0,00 nella parte della portineria, e per il servizio a quota negativa di un piano al di sotto dell’ingresso del personale. La struttura essenziale è costituita da 4 piloni cavi alle estremità (che delimitano le zone destinate alle scale, agli ascensori di emergenza, ai condottiverticali ed alle tubazioni di condizionamento) e da 4 piloni centrali aventi tra loro una portata esterna di m 24. Questi ultimi comprendono la zona destinata agli ascensori, alle scale di normale servizio ed ai gruppi di servizio generali che risultano totalmente accentrati ai piani tipo, consentendo un’assoluta flessibilità in tutte le porzioni adiacenti.
Manuale dell’Architetto
UFFICI EDIFICI TORRE La maglia modulare quadrata è di cm differenziata in 3 settori cosi daconser- da una vetrata totale collegata alle 9S di lato ed interessa le sole zone di vare l'ortogonalità con le facciate. strutture. lavoro con esclusione dei disimpegni; è All'esterno, la costruzione è delimitata
via G. B. Pirelli
via F. Flizi
piazza IV Novembre
via Zezon
N piazza Duca d' Aosta
stazione centrale
via Vittor Pisani
A
B
C Fig. 1- Edificio sede Pirelli a Milano. A, planimetria della zona; B, piano rialzato; C piano tipo.
A.P.I.C.E. S.r.l.
306b
Manuale dell’Architetto
BANCHE FUNZIONE DELL'EDIFICIO Le funzioni di una Banca (operazioni finanziarie attive ed accessorie) sono molteplici ed esigono che per lo svolgimento di ciascuna, venga studiata una organizzazione distributiva ben definita. che permetta il rapido e comodo movimento di pubblico e di impiegati. Ogni edificio bancario deve rispondere ad esigenze di sicurezza ed aderire ad un suo specifico programma di funzionamento che il progettista, in collaborazione con il committente, deve studiare in tutti i suoi particolari (v.. fig. 1). PROGRAMMA DI PROGETTO E SCHEMA DISTRIBUTIVI Dal punto di vista distributivo, è necessario distinguere 4 categorie di impianti bancari, che comportano impostazioni diverse nello studio generale per un programma edilizio: a) agenzie di città risolvono la sola azione di b) filiali contatto tra pubblico e Banca c) sedi provinciali d) sedi centrali Per tutte valgono tre necessità di sicurezza: a) contro un gruppo di pochi grassatori: b) contro operazioni di scavo e traforo prolungato; c) contro furti interni con scasso.
Agenzie di città. - Le superfici medie necessarie ed clementi essenziali al piano terreno di una importante agenzia di città, possono prevedersi nel modo seguente:
a) b) c) d) e) f) g)
superficie totale............. superficie sala pubblico... superfici uffici................. superficie direzione........ superfici servizi..................... sportelli........................ cassette di sicurezza......
m² 250÷320 » 70÷100 » 100÷120 » 20÷40 » 40÷50 n° 6÷10 » 500÷1500
Si possono aggiungere m² 100÷150 di sotteraneo per locali corazzati e anticaveau, corridoi di ronda, locali per condizionatori, archivi (v. fig. 2).
Per un agenzia periferica i dati divengono (v. fig. 3); a) b) c) d) e) f) g)
superficie totale............. superficie sala pubblico... superfici uffici................. superficie direzione........ superfici servizi..................... sportelli........................ cassette di sicurezza......
m² » » » » n° »
120÷160 30÷40 60÷80 15÷20 10÷220 6÷8 50÷300
CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE
Filiali. – La Filiale è la sede rappresentativa principale dellIstituto bancario in centri minori, ed è quasi sempre affiancata da Agenzie (v. fig. 4-5). Per una filiale posta in un cemento di 10000÷25000 abitanti, le superfici ed i dati sono: a) b) c) d)
superficie totale............. superficie sala pubblico... superfici uffici................. superficie direzione........
m² » » »
200÷250 35÷50 100÷120 20÷40
e) f) g) h)
superficie cassette di sicurezza.. superfici servizi e archivi........ sportelli........................ cassette di sicurezza......
» » n° m²
15÷20 35÷40 4÷8 50÷200
Nell’edificio dove ha sede una Filiale, è necessario prevedere locali da abirsi a 2 alloggi per famiglie del personale trasferito dalle sede principale. Sedi provinciali. – In esse il servizio di sportello non è più preminente e diviene più importante l’organismo degli uffici sussidiari, con le loro necessità di disimpegni, locali di attesa e servizi. Le superfici orientative ed i dati sono: a) superficie totale e del pianterreno... b) superficie sala pubblico... c) sportelli........................ d) uffici a contatto del pubblico....
m² » n° m²
500÷700 150÷200 10÷15 250÷500
PRESIDENZA DIREZIONE GENERALE segreteria personale ragioneria
consulenza contenzioso
ufficio copie
corriere archivio
affari bancari
crediti organizzaz. specializzati ispettorato studi
biblioteca
vaglia assegni
provveditorato
A
revisione
tesoro DIREZIONE SEDE VICE DIREZIONE
segreteria
person.
sviluppo
depositi
corriere
risparmi
cassette
impieghi
c/c c/c passivi passivi
c/c passivi
corrispondenti ragioneria
c/c passivi
c/c passivi
c/c passivi
contab.
cassa
cambiali
riscontro
titoli
B
DIREZIONE AGENZIA impieghi e operazioni diverse
ragioneria
contabilità
depositi
riscontro
cassa
C
Fig. 1 – Schemi di organizzazione
A, direzione generale di banca; B, sede di banca; C, grande agenzia di
A.P.I.C.E. S.r.l.
309
Manuale dell’Architetto
NEGOZI - EMPORI - SUPERMERCATI DATI PARTICOLARI DI PROGETTO: MISURE DISTANZE, INTERASSI DIMOSTRATISI SODDISFACENTI NELLA PRATICA
60÷65
70÷90
60
270
70÷90
60
60-65
170÷190 1.60 abiti donna 95 mantelli corti
80÷85
80÷85
60
80÷85
Banchi di esposizione tubo fluorescente può essere anche circoolare specchio 50
30÷40
120
40
30÷40 40÷50
30÷40
70
abiti da sera mantelli lunghi
95 150÷200
40÷70
40
40
100÷110
40
40÷50 80÷85
80÷85
40÷50
160÷190
40
100÷120 B
A vetrina esposizione
110÷120
110÷120
Reggi abiti A, bambini; B, adulti
SUPERMERCATI
Negozi di generi alimentari con sistemi di "self-service" a percorso obbligato. L'acquirente deve uscire attraverso la zona filtro delle tasse.
80 40
magazzino generale
ingresso merci 40 110÷115 zona banchi frigorifero
150÷180
80
70÷75
30
150÷180 150÷180 150÷180
vetrine
uscita acquirenti cassa
frutta e verdura 200 200
deposito cestini
150÷180
uscita acquirenti
deposito cestini pane pasta
40 Carrello portacestino per supermercati
Banco frigorifero
260÷300
vetrinette
180÷200
220÷240 deposito cestini
Pianta schematica di un supermercato
A.P.I.C.E. S.r.l.
deposito cestini all'uscita
313
80 70
banco banco
120
200
deposito cestini uscita acquirenti
spogl. w.c. personale
60
260÷300
banco banco
Particolare dell'uscita degli acquirenti del supermercato
Manuale dell’Architetto
NEGOZI - EMPORI - SUPERMERCATI VETRINE - INSEGNE LUMINOSE - LUCI LAMPADE INCORPORATE NEL Elementi per la progettazione delle vetrine PLAFONE IN LEGNO In generale più piccoli sono gli oggetti che vanno messi in mostra, più alto diventa lo zoccolo e minore la profondità della vetrina, in modo da porre gli oggetti più vicino all'occhio dell'osservatore. Nel caso di oggetti di grandi dimensioni, come automobili e RIFLETTORE mobilio, la vetrina avrà uno zoccolo molto basso ed una superficie di mostrarelativamente profonda. Nel diagramma disegnato si è indicato un metodo per ladeterminaTAPPARELLE ALLA zione dei più favorevoli piani di vista per la disposizione degli oggetti nella mostra. È VENEZIANA evidente che il retro della vetrina va posto abbastanza indietro rispetto a questo piano 220 per offrire un adeguato sfondo. Il cono visivo normale è di circa 60°÷30- in tutte le PAVIMENTO AD ELEMENTI RIMOVIBILI direzioni dal centro ottico. Erroneamente si è stabilito il livello dell'occhio a m 1.60. Più CRISTALLO COLORATO recenti ricerche affermano che le donne costituiscono la maggioranza e che pertanto una linea di vista ad altezza media corretta di m 1.50 può ritenersi più idonea. li livello dell'occhio si avvicina maggiormente alla condizione reale. Per gli zoccoli di varie altezze il piano di vista si troverà quale intersezione del pavimento con la linea di vista. Vetrina tipo di un grande negozio o magazzino emporio ELEMENTI PER LA PROGETTAZIONE DELLE VETRINE TUBI FLUORESCENTI PANNELLI ANIDO D'APE RIMOVIBILI
E' possibile fare scendere il piano mobile nell'interrato per l'allestimento della vetrina.
LUCE SOLARE 45°÷55
h MAX PRATICA DELLA VETRINA h MIN PRATICA DELLA VETRINA 30 30
105 90 60
1.50
SPAZIO MIN. 20-30 PER LUCI NASCOSTE LE LINEE VERTICALI DANNO I MIGLIORI PIANI DI VISTA PER LA MOSTRA DEGLI OGGETTI
245 190
45°÷55
1.50
Il rinvio della luce solare si attenua molto quando i suoi raggi meno inclinati battono sulla parete di fondo della vetrina, al di sopra del piano di vista dell'osservatore. CONDUTTORE
L
H
3.5-4.5
30
7
Combinazione tra il sistema di illuminazione e quello diriscaldamento, basato sul principio che i corpi non metallici colpiti da raggi infrarossi si comportano come dei perfetti «corpi neri » (v. fig. 2). È un sistema non molto economico e che presenta l'inconveniente di una non uniforme luminosità del soffitto poiché alcune delle radiazioni infrarosse appartengono alla parte visibile dello spettro. Questo fatto crea così del! macchie dovute alla interferenza fra raggi emessi dai tubi fluorescenti e quelli emessi dalle lampade a raggi infrarossi. Il sistema migliore e più economico nei caso di abbinamento dei sistemi di illuminazione e di riscaldamento, è quello di usare i tubi radianti posti parallelamente ai tubi fluorescenti (v. fig. 3). La plastica si comporta anche in questo caso come un perfetto «corpo nero», si scalda poco e restituisce circa il 94% dei raggi infrarossi che la colpiscono. L'ambiente si riscalda in un tempo relativamente breve, di parecchio inferiore a quello occorrente nel caso dei pannelli radianti a muro. La facilità di rimozione dei p4nnelli di plastica costituenti il soffitto sidimostra motto utile nel caso di avarie ai tubi. Facendo passare acqua fredda nei tubi radianti si ottiene un raffreddamento dell'ambiente e si riesce così ad utilizzare il sistema anche nella stagione calda.
H
H L
TUBO 12 FLUORESCENTE
PERSPEX
Dati di progetto
L
FERMATUBO
PROFILO SPECIALE IN PERSPEX
1.5 2.5-3.5
7
PERSPEX PERSPEX TUBO 12 FLUORESCENTE
Insegne luminose inscatolate in lamiera e perspex Possono essere di tre tipi:inscatolato metallico con semplice o doppio tubo fluorescente a vista; idem come sopra ma con inscatolato metallico coperto in perspex (A); tutte in perspex (B). TIPO DI VETRINA SPORGENTE DALL'EDIFICIO TUBI FLUORESCENTI
METALLO TAPPARELLA PANNELLI A NIDO D'APE RIMOVIBILI TUBO DI DRENAGGIO
TUBO DI DRENAGGIO
METALLO FORO D'AREAZIONE FORO D'AREAZIONE
Tipo di vetrina sporgente dall'edificio
A.P.I.C.E. S.r.l.
314a
Manuale dell’Architetto
NEGOZI - EMPORI - SUPERMERCATI VETRINE - INSEGNE LUMINOSE - LUCI 3/2L PER LUMINOSITA' DIFFUSA UNIFORMEMENTE SOFFITTO BIANCO RIFLESSIONE 0.80
L
PLASTICA TRASLUCIDA
TUBI FLUORESCENTI
Fig. 1 - I tubi fluoroscenti devono essere disposti paralleli alle ondulazioni della plastica onde evitare macchie oscure ed ombre LAMPADA A RAGGI INFRAROSSI SOFFITTO BIANCO TUBI FLUORESCENTI PLASTICA TRASLUCIDA
Fig. 2 - Combinazione tra sistema di illuminazione e sistema di riscaldamento con lampade a raggi infrarossi. SOFFITTO BIANCO
TUBI RADIANTI TUBO FLUORESCENTE
INFRAROSSI ASSORBITI INFRAROSSI RIFRATTI
Fig. 3 - Combinazione tra sistema di illuminazione e sistema di riscaldamento con tubi radianti.
A.P.I.C.E. S.r.l.
314b
Manuale dell’Architetto
NEGOZI – EMPORI – SUPERMERCATI SCALE MECCANICHE Adatte per il trasporto ininterrotto di grandi masse di pubblico. Dai regolamenti edilizi non vengono considerate come scale e non bisogna
quindi tenerne conto nel calcolo della larghezza necessaria minima per le scxale e della minima distanza tra le scale.
Manovra a mano con pulsanti in alto od in basso od automatiche con cellule fotoelettriche (economia del 40÷50%).
Sistema parallelo, salita e discesa, interrotto
Sistema con una sola rampa interrotto
Sistema continuo doppio a spirale
Sistema continuo semplice aspirale 7000 130
72
2000
865
FIANCO
h 865
sviluppo della scala in pianta=h x 1735
A
cm 0
Tabella per il calcolo della larghezza in funzione della portata A
1185 4000 A
B
10
20
30
40
50
C
4000 persone/ora 450 1306 1350 6000 persone/ora 600 1456 1500 8000 persone/ora 900 1776 1880 C B A
Particolari dei gradini
PIANTA
A.P.I.C.E. S.r.l.
315
SEZIONE A-A
Manuale dell’Architetto
BAR - TAVOLE CALDE
BAR TAVOLE CALDE Dimensioni di massima di alcune apparecchiature per bar Superficie occorrente per la soluzione Lunghezza Larghezza Altezza lineare A: m 3,70x12,40=m² 45,88; cm cm cm posti 19; superficie/posto=m² 2,40. Macchina caffè a 2 gruppi 71 60 63 Questo valore, elevatissimo per ristoMacchina caffè a 3 gruppi 88 60 63 ranti di tipo economico come sono le Macchina caffè a 4 gruppi 112 60 63 tavole calde, è giustificato dal fattore Macchina caffè a 6 gruppi Macinatore piccolo . . . Macinatore medio . . . Macinatore grande . . . Tostapane . . . . . . . . . Gruppo multiplo (frullatore tritaghiaccio, fresagrumi, frullino per frappè, ecc.
160 17 22 21 20
60 26 29 38 34
63 55 62 67 21÷27
30
35
45
tempo: infatti la durata media della consumazione (∼ 20 minuti) è ridotta rispetto alla durata del pasto in ristorante di tipo tradizionale (∼ 60 minuti):quindi ogni posto, a parità di tempo, può essere utilizzato tre volte.
CUCINA 50 120 370
50 65 65 65 65
150
A
1240
180
80
30-40
Cassa
Cucina
80
B
Attaccapanni
D
Cucina
110 120 50
120 120
110 50
Cassa Sezione trasversale schematica sul banco bar e banco di servizio Attaccapanni
65
110
Attaccapanni
50 120
Lavello
50 130
Bottigliera
Presa selz
Cucina
Cassa
50
110 50
65
120 120 120 50 110
Pianta di un tratto di banco bar C
E
Attaccapanni
Schemi tavole calde A, schema lineare; B, schema ad "U"; C, schema ad "U" multiplo; D, schema a penisola con banco di servizio interno; E, schema ad isola con cucina sottostante e montavivande. 85 20 50 Spazio per borse, guanti,giornali Acciaio inox 35 35 25
Isolante 120
80
100
A.P.I.C.E. S.r.l.
25 40
60
80
Serpentina raffreddamento 10 Raccolta condensa Zoccolo Sezione trasversale generica sul banco bar
100
40
10
Sezione sul banco di tipo a seggiolino di altezza media Sezione sul banco di tipo a seggiolino alto
316
Manuale dell’Architetto
ALBERGHI PIANO TERRENO Schema distributivo generale Per divisione in categorie, classificazione ecc. vedi: Manuale Industria Alberghiera - Ed. T.C.I. cucine
sala feste
sala TV
scrittura
bar
lettura
280
taverna
bocche aria calda
195 hall
ristorante collegamenti verticali ospiti e servizi
atrio d'ingresso e servizi relativi
90
90
Esempio di bussola d'ingresso in cristallo temperato Ingombro medio cm 180x280; R cm 230.
Schemi distributivi in un grande albergo di lusso Servizi orinatoi
lavabi Atrio uomo parrucchiere
w.c. w.c. w.c. guardaroba w.c. w.c. toilette signore tel.
tel. tel.
tel.
fiori tabacco giornali
Schema di servizi sanitari, telefono, guardaroba,negozi ecc. al piano terreno N.B. Eventuali servizi di parrucchiere per signora e pedicure saranno sistemati preferibilmente tangenti al primo piano notte. percorso sotterraneo bagagli
collegamenti verticali hall ristorante di servizio collegamenti sala feste lettura sale taverna bar verticali per ospiti sala TV scrittura colazione cabine telefoniche guardaroba gabinetti tabacchi giornali fiori portiere di notte
salotto
ingresso bagagli A
A
posta gancio chiave numero camera 20
direzione
banco
60
H = 90
60
per cappelli
42
83
125
≤ 230
ò70
disimpegno 130
100
82
SEZ. A-A
≥ 110
bussola
pensilina o portico
25 10 44 Dettaglio del casellario postale La numerazione inizia con la cifra indicativa del piano 20 e poi con quella della camera (101-102-103). Aggiungasi il casellario contraddistinto dalle lettere dell'alfabeto per la posta in giacenza. 50
ricevimento
bagagli in giacenza
2
Esempio di bussola d'ingresso girevole con ante di sicurezza incassate Il gruppo rotante (m 2,30) può essere ripiegato e traslato. Questo tipo di bussola, malagevole per alcune, deve essere sempre affiancato da porta normale ad ante.
contabilità giornaliera
facchino uff. postale telefono telegrafo
18
160
Deposito vari
cassa
portiere
210
corsia
110 10 Sezione generica del banco portiere
A.P.I.C.E. S.r.l.
Ingombro di un centralino telefonico per 100 derivazioni Disposizione nel guardaroba L'apparato deve essere anche agevolmente accessibile nella Ogni metro lineare di banco può servire da 35 a 50 persone sua parte posteriore.
317
Manuale dell’Architetto
ALBERGHI PIANO NOTTE Il piano è articolato su corpo semplice, semidoppio, doppio o triplo, da m 5 circa a m 16 ed oltre, con impianti sanitari in fascia verso corridoio od in linea con le camere, in relazione alle caratteristiche dell'area, dell'orientamento, del panorama, della convenienza economica, del tipo e categoria dell'albergo. Caratteristica base comune è la grande elasticità di composizione delle unità da affittare; percentuale media europea: 60% camere a due letti, 40% ad 1 letto. Il piano notte ideale dispone di 15÷20 camere, servite da un facchino, da un cameriere, una cameriera; per esercizi minori il gruppo personale è situato a piani alternati. È conveniente riunire tutti i collegamenti verticali e di servizi di piano in unico blocco tangente al piano notte in modo da permettere la temporanea esclusione di uno o più piani. Per misura antincendio è spesso richiesta l'adozione di una scala e di un ascensore del tipo a tenuta di fumo, per esercizi che superino i 5 piani. Massima cura nell'isolamento acustico (orizzontale e verticale), negli impianti sanitari (scarichi largamente dimensionati e facilmente ispezionabili, ventilazione secondaria a tutti gli apparecchi), nell'impianto idraulico (a bassa pressione, acqua fredda e gelata, acqua calda a circolazione continua da serbatoio di accumulo tipo CTC), nell'impianto di segnalazione (campanello d'allarme alla vasca da bagno, chiamate per facchino, cameriere, cameriera, con ripetitore luminoso nel corridoio ed al quadro generale di controllo del portiere, ripetitore acustico e ronzatore a spina per personale in servizio). Serrature a passe-partout di piano ed a super passe-partout generale per la direzione. Per le misure e raggruppamenti degli apparecchi sanitari. (v. impianti sanitari-apparecchi ed installazioni). L'arredo indispensabile (letto, comodino, armadio, tavolo, sedia, lavabo, portabagaglio, attaccapanni) determina in m² 10 circa la superficie della minima cellula ad un letto.
~6.00 8.00÷9.00
~7.50
8.00÷9.00
6.00÷7.00
6.00÷7.00 B
A
B
A
8.00÷8.50
Corretto inserimento del gruppo collegamenti verticali e del gruppo servizi nel piano notte dell'albergo
13.00÷16.00
Sez. A-A
4.00
2.50
A.P.I.C.E. S.r.l.
Sez. B-B
318
Manuale dell’Architetto
ALBERGHI PER LA GIUVENTÚ Gli alberghi per la gioventù (denominati internazionalmente A G.) sono organismi alberghieri studiati per ospitare ed assistere giovani turisti durante brevi solavanderia cucina ste o tappe dei loro saggi di istruzione o per svago. refettorio Gli A. G. dovrebbero essere distribulti lungo itinerari tusoggorno dormitorio uomini ristici di particolare interesse ed intervallati in relazione alloggio armadietti uomini alle seguenti caretteristiche della zona o regione: albergatore servizi - distanza che può essere percorsa in un giorno in bicicletta o con mezzi di fortuna; - difficoltà del percorso: cam. deposito accompagnatore servizio bureau atrio coperte - interesse paesistico delle zone attraversate. La capienza è funzione dell'intensità di traffico turistico ed in base ad essa si hanno i seguenti tipi di A. G.: isolamento armadietti donne - piccoli alberghi con 30÷50 letti; servizi dormitorio donne - alberghi di media grandezza con 40÷100 letti; ingresso - grandi alberghi con 100÷250 letti. deposito Caratteristiche fondamentali: biciclette lavanderia - massima economia di impianti - massima economia di gestione Schema A: distribuzione su un unico piano - possibilità di controllo da parte di poche persone: Soluzione estensiva particolarmente indicata nei casi seguenti: a, località con - praticità e solidità delle attrezzature. esigenze paesistiche o panoramich; b, disponibilità di area fabbricabile; Particolari esigenze: c, relativa disponibilità di mezzi; d, climi particolarmente miti. - fluidità dei percorsi: - abbondante aerazione in tutti i locali; w.c. cucina lavanderia cam. accompagnatore uom. - massimo sfruttamento dello spazio; refettorio - necessità di escludere la zona dei dormitori dai locali soggiorno di uso diurno; alloggio armadietti servizi albergatore - separazione ed interdipendenza dei dormitori e servizi maschili e femminili. Dimensionamento: deposito coperte Superfici dei locoli calcolati per posto letto (computi di bureau atrio Gaéton Fouquet): Dormitori m²/letto Dormitori ausiliari » Refettorio - soggiorno » Lavabi (uno ogni quattro letti) » Gabinetti (uno ogni sei letti) . . » Cucina albergatore - cucina ospiti . » Vestibolo e scale » Locale pulizia scarpe » Locale armadietti » Alloggio albergatore Bureau m² 8÷10 Due camere da letto e una sala pranzo » 48 Servizi » 6 Locali accessori Lavatoio m² 9÷12 Centrale termica » 45÷60 Deposito coperte-ripostiglio albergatore » 20÷25 Deposito biciclette o motoscooter m²/letto 1÷2
2,00 1,40 100 0.50 0.40 0,50 1,00 0,50 0,25
scala d'accesso reparto uomini
dormitorio donne
lavanderia
isolamento
w.c. donne
Soluzione intermedia con zona di soggiorno e dormitori femminili al piano terreno e dormitori maschili al piano superiore. È la soluzione che meglio si addice ad alberghi di media grandezza e con la quale si realizza, con il miglior impiego di mezzi, la massima funzionalità
w.c.
refettorio soggiorno
scala d'accesso reparto uomini
zone giorno
atrio
scala d'accesso reparto donne
lavanderia
servizi notte
cucina
alloggio albergatore
deposito coperte
servizi giorno
deposito biciclette
Schema B: distribuzione su due piani
lavanderia
LEGENDA
ingresso
bureau
isolamento
w.c.
ingresso deposito biciclette
Schema C: distribuzione su due o più piani Soluzione a blocco con zona giorno al piano terra e dormitori ai piani superiori.
servizi accessori
Particolarmente indicata per i grandi alberghi ed, in ogni caso, in località con clima a freddo. I dormitori possono essere su più piani e devono essere serviti da scale separate per dormitori maschili e femminili.
dormitori
A.P.I.C.E. S.r.l.
319
Manuale dell’Architetto
ALBERGHI PER LA GIOVENTU’
ESEMPI DI DORMITORI E SERVIZI
DATI DI DIMENSIONAMENTO ARREDI 30 15 190
80
100
180
15 20 800
Schema di cuccette sovrapposte
50
50
50 2
50 2
178
50 2 20 Schemi di armadietti
800
40
40
180
40
75
40 Schema di ingombro delle tavole del riferimento
800 cucina individuale
120 60 80
80
60 80
190 cucina collettiva
Dormitorio con letti non sovrapposti
refettorio soggiorno
100
80 60 80 60
Schema di cucina e refettorio
Dormitorio con letti sovrapposti
A.P.I.C.E. S.r.l.
320
Manuale dell’Architetto
RISTORANTI taverna
sale lettura
banchetti
TV. radio ecc.
sale private
gruppo cucine
60 200
190
ristorante
ed annessi
w.c.
mostre vivande
uom.
200
450
don.
gril
controllo
bar
servizio magazzini person. ingresso servizio e merci
220
w.c.
telef.
220
direzione
190
gurdaroba
250
salotti attesa
ingresso
240
290
160
220
Schema distributivo generale di un grande ristorante di lusso
230
200
80
240
240 120
80
60
240
180
180
60
80
90
110
200
140
125
Medie misure di ingombro di tavoli e sedie In sede di prima approsimazione calcolare la superficie della sala ristorante in ragione di m² 0,8/ospite per terza categoria: m² 1,0/ospite per seconda categoria: m² 1,5/ospite per prima categoria: m² 2,5/ospite per categoria di lusso. Fino a m² 3,0/ospite per esercizi con servizio a tavola calda. Per il gruppo cucine m² 0,5/ospite in media. L'altezza del tavolo dovrebbe essere mantenuta tra i cm 76 ÷ 78. Quadro comparativo fonti di calore Calorie Rendi- Calorie Unità teoriche mento utili per di per pratico Sistema unità di misura unità di misura % medio misura Elettricità Gas
Kwh
864
80
690
m²
4000
55
2200
ingresso servizio
servizi personale
controllo e pesa
anticella Frigorif.
Antracite
Kg
7800
9
700
Litantrace
Kg
7500
9
675
Coke
Kg
7500
10
700
Lignite
Kg
4500
10
450
pesce
Legna
Kg
3000
12
360
volatili
Nafta
Kg
9000
20
1800
verdura
ufficio chef
p r e p a r a z i o n e
carni selvaggina
mensa capi mensa perso- mensa personale cucina nale di sala reparto
dispensa
scale magazzini cella pesce
sala corrieri
cucina fredda
cucina calda argenteria piatti vetri caffetteria
lavaggio pentolame
CUCINA
p e r c o r s o c a m e r i e r i
pasticceria gelateria cantina del scala centr. giorno generale piatti stoviglie bicchieri controllo office
al ristorante
Equipaggiamento per cucina di ristorante
50 persone 150 persone 150 » 200 » 300 »
Ingombro macchina da cucina cm 120x120 140x100 160x100 200x100 240x100
400
300x100
Capacità ricettiva
500
» »
Ingombro bagnomaria cm
350x100
30x60 40x60 40x80 50x100 50x120 50x150 50x200
Marmitte da litri 30
50
1 1 – – –
– 1 1 1 –
– – 1 – 1
– – – 1 1
– 1 2 2 2
1 1 1 2 2
– 1 1 1 1
300 500 700 1000 1500
1(100 x 40) 1(100 x 80) 1(100 x 80) 1(100 x 80) 1(200 x 80)
400 800 1000 1500 1500
600 1500 2000 3000 3000
200 300 500 600 800
–
2
–
1
2
2
1
2000
2(150 x 80)
2000
4000
1000
–
3
–
1
2
2
1
2500
4(150 x 80)
4000
6000
1200
N. forni 1* 2* 2* 4* 4* + 2 (80x60) 4* + 3 (80x60) 4* +4 (80x60)
Capacità frogoriferi litri
Friggi GratiSala- Scaldactrici cole mandre qua 75 100 (60x60) (40x40) (50x50) litri
Armadio caldo cm
Anticella Carni
Pesce
* Contenuti nella macchina da cucina
A.P.I.C.E. S.r.l.
321
Manuale dell’Architetto
RIFUGI ALPINI Poste a confronto tre piante di ugual superfici (ml 20) ma di forma geometricamente diversa, l'indice di disperdimento termico del caso S è notevolmente favorevole, quantunque la forma circolare implichi sprechiinevitabili che ne limitano la convenienza, quindi la pianta quadrata è sicuramente consigliabile. Non debbono essere esposti a cadute di massi o valanghe; con minima esposizione ai venti: possibilmente in vicinanza a sorgenti d'acqua in modo S
sorgenti d'acqua in modo che la derivazione da queste possa essere per caduta. Meglio separare refettori, dormitori e cucine. l dormitori non debbono essere di grandi dimensioni e meglio sarebbe frazionarli in camerate da quattro a dieci letti, evitando promiscuità di sesso e di comitiva. Il riscaldamento, generalmente a stufa, è da dislocare in posizione baricentrica onde ottenere una razionale distribuzione termica, in Q
R m² 20
p=17,9
p=15,6
2.5
2.80
15,6 <1 20
m² 20
m² 20
17,9 <1 20
7.20 H
F
G 2.24
1.50
m² 10
m² 10
i 33 =1 33
1.00
m² 10
1.12
2.24
zione termica, in quanto il maggior problema da risolvere è il disperdimento del calore. Quindi locali poco alti e più piani in proporzione alle due dimensioni di base: forma totale compatta con la massima eliminazione di irregolarità planimetriche; riduzione di converse e colmi. Il materiale di copertura deve essere non gelivo e resistente a forti sbalzi di temperatura; non deve permettere la formazione di interstizi orizzontali nella posa per evitare penetrazioni di neve polverosa portata dal vento. l camini devono essere protetti dal freddo, perciò vanno costruiti con forti spessori di murature o protetti da coibenti opportuni. Da evitare soprattutto la condensa sul torrino esterno, la quale tende a scendere nei focolari con i noti danni conseguenti.
i 60 =1,3 44
Confronto delle forme a parità di sezione
SCHEMI DI RIFUGI DI ALTA MONTAGNA 6.50 2
6
4 5
1 3
min 150
7
5
5
A B
7
2
6.00
Schema rifugio minimo A, pianta piano terreno: B, pianta primo piano 1, atrio; 2, cucina; 3, pranzo; 4, custode; 5, cuccette.
9
6
4
3
4
4
4
1
9 8
7 10
4
3
4
4
3
4
4
5 6
2
1
A
B
Schema rifugio medio A, pianta piano terreno; B, pianta primo piano 1, atrio; 2, deposito sci; 3, soggiorno pranzo; 4, cucina; 5, dispensa; 6, custode; 7, lavandino; 8, lavabi; 9, w.c.; 10, disimpegno.
A.P.I.C.E. S.r.l.
322a
Schema della cellula di grande rifugio con comitive separate 1, corridoio; 2, sala da pranzo e soggiorno; 3, disimpegno 4, stanzette con cuccette sovrapposte (gli ospiti possono spogliarsi anche nell'ambiente 4 poiché l'alcova e chiusa con tenda); 9, w.c.: 10, disimpegno; 5, cucinetta; 6, vuotatoio; 7, bagno con antibagno.
Manuale dell’Architetto
RIFUGI ALPINI Superficie libera dipendente
Volume Totale
Volume utile
Indice di disperdimento
H
m² 33,00
m² 33,00
m² 33,00
1,0
G
m² 58,30
m² 44,80
m² 33,50
1,7
F
m² 60,00
m² 44,80
m² 44,80
1,3
Si noti quanto sia più favorevole lasoluzione “quadrato” È consigliabile la regolazione del tiraggio in funzione del vento. Da sconsigliare le stufe in cotto gelivo e quindi friabile. l serramenti vanno eseguiti a finestre doppie con scuri. Per evitare la penetrazione del vento è bene che finestre ed imposte abbiano le battute su un medesimo traverso in legno. Il successivo collegamento con la murature deve essere studiato per permettere gli inevitabili movimenti di dilatazione, date le sensibilissime differenze di temperatura. l vetri saranno appli-
cati con stucchi e non con listelli. Rivestimenti e pavimenti vanno consigliati isolanti e caldi (legno); piastrelle di cemento o di ceramica nelle zone adiacenti a fonti di calore, o cucine, o bagni. Si rammenta che la muratura di pietrame porta umidità per capillarità o perché è geliva. Accorgimenti preventivi contro l'umidità: intonaci idrofughi, intercapedini, drenaggi, cunette di scolo, tutti convenientemente aerati. l bivacchi fissi sono utilizzati per facilitare scalate in zone ove la distanza dai centri abitati è assai rilevante. Essi sono in genere costruzioni prefabbricate, a volte prodotte anche industrialmente. In genere sono di dimensioni limitatissime, dotate di minimo isolamento. La capanna Ivrea (ing. G. Apollonio, 1947) costruita a m 2770 a Deir Vert, a cinque ore da Noasca Canavese, è costruita completamente in zinco. Al centro H - m 2,50; inoltre L
- m 2,40; L - m 2,80. Un ingresso, due sportelli per aerazione, nove cuccette; tre fisse a parete e sei a ribalta che lasciano posto ad una tavola, duepanche ed uno sgabello per le ore diurne.
cucina economica
lavapiatti dispensa
w.c.
ingresso estivo ufficio atrio caminetto
office stufe
sala guide e consumazioni al sacco
saletta terrazza
Rifugio Marmolada alla Fedaia (ing. G. Apollonio) Pianta del piano terreno.
cuccette sovrapposte
A
B
Rifugio di altissima montagna: rifugio Vallot sul Monte Bianco (m 4362) (arch. P. Chevalier) A, pianta; B, sezione; Notare l'entrata per caditoia a gravità
3 cuccette superiori
1.90
tavola spazio per sacchi
2 cuccette inferiori
3.95
Bivacco fisso (arch. C. Perriand) A, pianta; B, sezione; Esposto all'AEsposizione Internazionale di Parigi 1937.
A.P.I.C.E. S.r.l.
322b
Manuale dell’Architetto
STAZIONE FERRIOVIARIE POSIZIONI
1
2
3
4
Possibilmente al centro delle città con binari sotterrarci o sopraelevati (7 e 2); collegamenti particolarmente facili sono possibili nelle stazioni di incrocio di linee con binari a diverso livello (3); nelle grandi città il necessario raccordo fra le stazioni di testa avviene o con raccordi periferici (4) o con attraversamenti sotterranei o sopraelevati (5), perché una stazione di testa unica con binari di raccordo è molto più costosa; inoltre ostacola l'espansione della città e richiede un enorme sviluppo di binari di smistamerto (6).
VARI TIPI DI STAZIONI
A B C D E F G H I L A, testa; B, transito sovrapposto; C, transito laterale; D, transito con inserzione di testa; E, transito a due livelli; F, transito su incrocio a due livelli; G, transito a testa su due livelli; H, transito ad isola; I, transito e testa;L, testa laterale. STAZIONI DI TESTA
Possibili forme planimetriche per il fabbricato viaggiatori 30
16
35 95 30
Marciapiede basso
Marciapiede alto
70÷90
Marciapiede per metropolitana
Dati utili per il progetto Scartamento: normale m 1,435; ridotto m 0,95÷1,10. Distanza minima fra rotaia e marciapiede m 0,80. Lunghezza vagone m 22÷34. Larghezza vagone m 2,85. Altezza vagone m 4,20 (m 1.20 sul piano del ferro);. Larghezza marciapiede m 3,60 per un solo binario. lntervia tra binari m 2,12.
x 3.39
2.25
Tipico sottopassaggio delle Ferrovie dello Stato Italiane - Pedata m 0,34; alzata m 0,154; 22 scalini
A.P.I.C.E. S.r.l.
325
Manuale dell’Architetto
STAZIONE FERRIOVIARIE MARCIAPIEDI MARCIAPIEDI
CONTROLLO INFORMAZ. TURISTICHE
RICEVIMENTO AUTORITA'
CONTROLLO
NEGOZI CAMBIO
tabacchi
giornali
fiori ecc. SALE ATTESA
PRONTO SOCCORSO PUBBLICA SICUREZZA
RISTORANTE - BAR P.T.T. BAGAGLI IN PARTENZA
DEPOSITO BAGAGLI BAGAGLI IN ARRIVO
ATRIO ARRIVI
ATRIO PARTENZE ORARI
ORARI
ALBERGO
BIGLIETTI
DIURNO
USCITA
ENTRATA Schema distributivo per i percorsi di viaggiatori in partenza ed in arrivo
per viaggiatori
per servizio
320
6.525
100
9.55
635
100
2.95
4.50
4.05
6.00
7.05
8.50
3.05
5.30
Pensiline in cemento armato adottate dalle F.S. Italiane
Tipo di piccola stazione ad intenso traffico di viaggiatori 1 2
4 5 3 121,00
2
13 22 11 12
14
15
6 7
19
17 23
8
24
piazza
7
10
Tipo di stazione di piccola importanza 1, capo stazione; 2 biglietteria e telegrafo; 3, magazzino; 4, merci e bagagli; 5, atrio; 6, sala d'aspetto; 7, bar, giornali e tabacchi.
18
29
2
30
Via G. Ferrari
5
21
11
16
6
3
13 14
3
4
1
127,80
piazzale stazione
6 posteggio
5
3
4 6
Piccola stazione per linee secondarie 1, sala d'aspetto; 2, biglietteria; 3, telegrafo; 4, capo stazione; 5, magazzino; 6, marciapiede.
Progetto stazione "Porta Nuova" a Milano Progettisti: S. Bonamico. R Del Debbio. E. Gentili F. Gigli, G. Gigli, D. Iannicelli, G. Minoletti, M. Tevarotto, 1, ingresso ristorante; 2, guardaroba; 3, sala ristorante; 4, bar-tavola calda; 5, officine; 6, telefrafo; 7,telefoni; 8, biglietteria; 9, impianti biglietteria; 10, ufficio; 11, negozio; 12, deposito biglietti; 13, giornali; 14, tabacchi; 15, sala d'aspetto; 16, informazioni; 17, ufficio turismo; 18, bagagli; 19, deposito bagagli a mano; 20, spogliatoio; 21, montacarichi; 22, servizi; 23, primo passaggio; 24, secondo passaggio; 25, galleria di testa; 26 marciapiede di testa; 27,linee di testa; 28, linee di transito e di collegamento con stazione centrale; 29, galleria carrozze; 30, filo pensiline di copertura.
A.P.I.C.E. S.r.l.
326
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI AEROSTAZIONI CRITERI GENERALI Nelle aerostazioni è necessario sistemarvi: c) la direzione dell'aeroporto; b) l'amministrazione dell'aeroporto; c) le compagnie di navigazione area; d) il servizio postale; e) il servizio di dogana e polizia. Gli ambienti. Possono dividersi in 3 categorie: 1) per passeggeri, merci e posta; 1) per il personale dell'aeroporto (navigante e non navigante). Se l'organismo è controllato militarmente occoreranno: una palazzina per il comando, degli alloggi ed una mensa per il personale, una casermetta per gli avieri e per il corpo di polizia; 3) per le installazioni elettriche e radioelettriche di segnalazioni occorreranno: a) una cabina di comando; b) una centrale per l'accensione delle lampade; c) una stazione di ricezione e trasmissione dei bollettini meteorologici; d) una centrale di collegamento dei servizi radio. Tali ambienti possono fare corpo con l'aerostazione. Inoltre occorrerà una centrale radiogoniometrica che deve trovarsi sull'asse della pista principale di atterraggio. Posizione dell'aerostazione rispetto ai normali tracciati di pista a forbice: 1) disposizione centrale con collegamento sotterraneo all'ingresso dei campo (occorre doppia pista per ogni direzione di atterraggio e decollo); 2) disposizione periferica e normale all'asse della pista principale o parallela ad essa: 3) disposizione ad angolo coi fabbricato esterno al vertice del campo. Nella progettazione di un'aerostazione, è oltremodo necessario studiare una facile e rapida circolazione interna in modo da
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ottenere, per qualunque operazione, una sicura rapidità di movimenti. I percorsi dei passeggeri e dei bagagli devono essere divisi e ad essi devono affiancarsi tutti i servizi di controllo e di dogana (fig. 5). ELEMENTI DI COMPOSIZIONE DI UN'AEROSTAZIONE Atrio. - Nell'atrio vi dovranno essere: servizi di biglietteria, accettazione bagaglio, posta, telefono. telegrafo, informazioni, gabinetti, banca, uffici delle compagnie di navigazione. Sale di sosta. – 1) sala di sosta per visitatori; 2) sale di sosta per viaggiatori nazionali in transito (che all'occorrenza possono identificarsi con la sala per i visitatori; 3) sale di sosta per transito internazionale, che si suddividono in sale di sosta breve (sotto dogana) con bar, spacci vari, nursery; sale di sosta prolungata (sotto dogana) con salette di lettura, riposo, ristorante. Ufficio compilazione cartella di bordo. - Questo ufficio deve avere accesso diretto dalla banchina degli arrivi e delle partenze.
rampe o tunnel agli aerei arrivi strade zone dogana sala transiti esterne d'arrivo partenze
A
B
C
D
E andata passeggeri ritorno passeggeri andata bagagli ritorno bagagli Fig 3 – Schemi di sezioni di aerostazioni A, unico piano; B, un piano e mezzo in elevazione; C, un piano e mezzo sopra il dislivello; D, due piani; E, tre piani.
parcheggio
SERVIZI DI AEROSTAZIONE Servizio metereologico traffico verso la città (meteo). - Deve essere dotato agenzia trasporto area di espansione di locali attrezzati per tutte le operazioni tecniche necessarie stazione ed avere locali di riposo e docce passeggeri per il personale (potrà anche magazzini carico e scarico trovarsi ai piani superiori dell'a- strada di servizio agli aerei erostazione). Torre di comando. Fig. 4 – Schema di stazione trasporti merci per via aerea - Deve essere in posizione sopraelevata, avanzata sull'asse dell'aerostazione. Deve avere totale visibilità sul campo ed essere in diretta comunicazione con la sezione metereologica, traffico e radiogoniometro.
328a
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI AEROSTAZIONI Abitazioni. - È utile che i dirigenti dei vari servizi alloggino nelle vicinanze dell'aeroporto. Due o tre alloggi potranno quindi essere studiati nell'aerostazione stessa. Per i piloti in transito, non devono mai mancare una o due sale di soggiorno con camerette singole e docce. Rimesse per il ricovero degli aerei. -Le aviorimesse dovranno avere dimensioni minime di m 40 x 50; superfici da m² 2000 a 10000, coperte con strutture quanto più possibile orizzontali e con il minimo numero di sostegni intermedi. Posizione. - Le aviorimesse, poiché funzionano a porte spalancate, devono essere collocate parallelamente alla direzione del vento regnante (ossia parallelamente alla pistaprincipale). Tipi usati. - I tipi più usati sono: 1) ad appoggi laterali sui lati più corti: le lunghezze delle travi, parallele al lato lungo, vanno da m 40 a m 70 ed oltre. 2) Ad appoggi laterali-sulla facciata posteriore; la facciata anteriore risulta sostenuta da un'unica trave. 3) Ad appoggio centrale aggetti bilanciati a mensola, normali all'asse dell'aviorimessa. 4) Tipi a cupola, a volta lamellare o a vela appesa.
traffico nazionale
Nelle aviorimesse è utile prevedere un'adeguata illuminazione interna ed il riscaldamento. Negli aeroporti principali devono essere previste, nei pressi delle aviorimesse, delle vere e proprie officine per grandi riparazioni, dotate di locali adeguati, attrezzati tecnicamente. Occorreranno inoltre: locali per custodi, per la refezione degli operai, spogliatoi, servizi igienici, uno studio tecnico, sezioni di lavoro per la completa revisione di ogni parte degli apparecchi. Schemi di sezioni di aerostazioni. - A) Operazioni cd un piano unico: tutte le operazioni relative allo smistamento dei passeggeri e deibagagli, si svolgono a livello dell'aeroporto. Soluzione economica, adatta per un modesto traffico di piccolo aeroporto. B-C) Operazioni cd un piano e mezzo : tutte le operazioni di smistamento si svolgono a livello dell'aeroporto, solamente per un tratto si svolgono a quota inferiore o superiore. Tipo consigliabile per aeroporti dove il traffico internazionale è molto maggiore di quello nazionale. D) Operazioni G due piani : le due quote in cui si svolgono le operazioni, facilitano lo smistamento dei viaggiatori, dei bagagli e delle
(lato verso l'aereoporto)
merci. La quota inferiore è destinata ai viaggiatori in arrivo, quella superiore, ai viaggiatori in partenza. E) Operazioni a 3 piani : alla quota superiore si svolge il traffico internazionale dei viaggiatori; alla quota intermedia, quello nazionale; alla quota inferiore, tutto il traffico dei bagagli, merci, posta, ecc. Soluzione piuttosto costosa, da consigliarsi per i grandissimi aeroporti con intensotraffico nazionale ed internazionale, Occorre prevedere scale mobili, rampe, piani inclinati, affinché l'interferenza tra le varie correnti di movimento venga evitata al massimo. Trasporto merci. - Nello schema è illustrato il sistema di movimento merci di un'aerostazione. Il flusso delle merci, della posta e bagagli, attraverso l'aeroporto, deve esserefacilitato al massimo. Le distanze devono essere accorciate, specialmente attraverso l'aerostazione merci e l'aeroporto. L'accesso dall'esterno all'interno dell'aeroporto, dovrebbe essere diretto e rapido. La dogana deve essere in comunicazione diretta con il movimento per evitare faticosi trasporti di merci e bagagli.
traffico internazionale
controllo informazioni controllo passaporti
medico controllo
passaporti
biglietti ritiro bagagli
ritiro bagaglio
area deposito bagagli
dogana
(lato verso la città) percorso bagagli
Fig. 5 – Schema di aerostazione (Distinzione tra traffico nazionale e taffico internazionale)
A.P.I.C.E. S.r.l.
328b
percorso passeggeri
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI DATI TECNICI La sicurezza di volo risulta garantita, come s; è detto, quando si verifica che nessun ostacolo incida lo spazio. Tale spazio è costituito da alcunesuperfici ideali cosi determinate: (vedi schema «Superfici di rimozione e delle segnalazioni di ostacolo» alla pagina seguente). Superficie di avvicinamento. - Essa è costituita dalla porzione di un piano inclinato sul fianco della pista di 1:40 (aeroporti classe A, P, C, D): di 1:30 (classe E, F) di 1:25 (classe G) nel caso di volo visibile: sempre di 1:50 nel caso di volo strumentale. Tale porzione di piano inclinato è un trapezio isoscele che ha per base minore, la linea di testata della pista di volo, strisce di sicurezza e supplementari, altezza m 3000 e base maggiore di m 1200 per volo a vista e di m 750 per volo strumentale. La proiezione della porzione di piano così descritta, sul piano della pista, costituisce l'area di avvicinamento. Quindi, per ciascuna pista, si determina la relativa area di avvicinamento. Superficie orizzontale. - Essa è la porzione di un piano orizzontale situato a m 45 dal livello della area di atterraggio, limitata da un cerchio, il cui centro si trova sulla verticale del baricentro dell’area di atterraggio ed il cui raggio minimo è di m 4000. Superfici ditransizione. - Esse servono a raccordare, con pendenza 1: 7, la superficie di avvicinamento e la superficie orizzontale. Superficie conica. - Essa si apre verso l'alto e si appoggia sulla periferia della superficie orizzontale estendendosi sino a m 6000 (classi A, L) o sino a m 5000 (classi C, D, E). La pendenza della generatrice di tale superficie conica di rivoluzione attorno all'asse verticale passante per il baricentro dell'area di atterraggio è di 1:20. Valutazione del rumore percepito inaeroporto durante il decollo di un aereo (Bailey). - Gli aerei supersonici (velocità massima km 1032 orari-Mach 1) producono maggiore rumore dei subsonici, ma avendo la possibilità di effettuare un decollo ed una ascesa più veloce, il rumore prodotto svanisce più rapidamente (fig. 12). Pertanto, il rumore prodotto dagli aerei supersonici, svanisce in una superficie inferiore a quella del rumore dei subsonici.
A.P.I.C.E. S.r.l.
Orientamento ed utilizzazione delle piste di arrivo e di partenza. - Per assegnare alla pista principale ed alle eventuali piste secondarie, una direzione conveniente, è necessario predisporre, con osservazioni anemometriche, due diagrammi: 1) diagramma delle frequenze del vento nella località; 2) diagramma della velocità del vento nella località. Ogni vento è rappresentabile (Fig. 13) con un vettore applicabile al centro dell'anemogramma, in direzione, verso e frequenza, o velocità. I venti si indicano con le lettere della direzione e verso dalla quale spirano. La frequenza si esprime in percentuale delle osservazioni di un anno, in una determinata direzione. La velocità si esprime in m/secondo. II vento con maggior frequenza è detto «vento dominante». Con diagrammi composti, rappresentanti la combinazione della frequenza, con la velocità media (media velocità x frequenza), si ha un'esatta sensazione del problema fisico: in tali diagrammi infatti, i singoli vettori rappresentano, in certo modo, il volume di vento che è passato, nel periodo di esame, per quella direzione. La disposizione delle piste dovrà adeguarsi alla possibilità di movimento dell'apparecchio, che è in funzione della velocità massima dei venti ed in particolare della componente trasversale di tale velocità. II valore massimo ammesso per la componente trasversale del vento è normalmente di 24 km/h . Per l'orientamento delle piste si usano speciali diagrammi: si dividono tutte le direzioni della rosa dei venti in sedici settori e si segnano le velocità con corone circolari concentriche; nei settori di corona circolare si scrivono le frequenze in millesimi. Quindi, su una striscia di carta lucida, si disegnano tre rette parallele, una centrale (asse della pista) e due laterali. ad una distanza dalla centrale (nella stessa scala del la rosa) al la componente trasversale ammessa per il vento (24 km/h). Si colloca poi la striscia così disegnata, sopra il diagramma preparato, in modo che l'asse della pista passi per il centro della rosa dei venti.
330aa
Evidentemente tutti i settori, compresi nella striscia lucida, rappresentano i venti che hanno una componente normale alla direzione in esame, inferiore od uguale a 24 km/h. (Nella ricerca delle frequenze che caratterizzano i venti spiranti in una certa direzione, non è detto che sia necessario esplorare in ogni direzione secondo angoli costanti, dividendo cioè l'angolo giro in tanti angoli uguali: infatti interessa determinare quei venti, caratterizzati da differenti frequenze pur avendosi angoli, nonché piccoli, fra la loro direzione). Si usa poi il centro della rosa come perno e si fa ruotare la striscia, sino a quando b somma delle frequenze, comprese entro le rette esterne della carta trasparente, diventa massima. Le frequenze segnate in ognisegmento si ammettono uniformementedistribuite su tutta l'area del segmento stesso, cosi che, se un segmento non e interamente compreso tra le rette esterne della striscia, la frequenza da calcolarsi deve essere una frazione di quella indicata, e precisamente la stessa frazione dei segmento che cade entro le stesse rette esterne della striscia (frazione che si calcola per approssimazione, arrotondando poi il prodotto di questa frazion per la frequenza indicata, ai più vicino decimo). Sommando tutti i numeri dei settori, compresi nella striscia, si ottiene l'utilizzazione della striscia in millesimi. Ripetendo I 'operazione si otterranno per confronto le utilizzazioni optimum. Raggiungendo i 950 millesimi, l'aeroporto potrà attrezzarsi con una direzione unica di pista, a cui si potranno aggiungere quante piste parallele si riterranno necessarie. Se l'utilizzazione non raggiunge i 950 millesimi, si ripete l'operazione per due o tre altri orientamenti, fino a raggiungere l'utilizzazione di 950 millesimi con la somma delle utilizzazioni elementari. Pavimentazione delle piste. - I tipi di pavimentazione sono numerosi e comprendono quasi tutte le principali pavimentazioni stradali: praticamente. infatti, si va dai t pi leggeri in terra stabilizzata con emulsioni bituminose a rottura lenta o con leganti idraulici, ai tipi medi costituiti da massicciate semplici trattate o rinforzate ed ai tipi pesanti in malta bituminosa su macadam, ovvero in calcestruzzo.
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI DATI TECNICI
miglia
5
4
Zona residenziale
N
Pista n. 1
125 db 120 db 112 db 100 db
0,1 Aeroporto
0,1
1 miglia 3
2
1
1 2 0 1 2 1
0,0 0,7 0,1
O
0,1
0,5
0,5
0,1 1,1 0,1 0,4 1,1 0,4
24Km/h
0,1 Fig. 12 - Valutazione del rumore percepito in aeroporto durante il decollo di un aereo (Bailey)
0,1
0,3 0,7
0,1 0,4 2,2 0,3 0,1 1,1 1,8 0,5 0,1
0,2
0,1
0,1
3,8 4,4
0,1 2,7
0,2
125 db 120 db 112 db 100 db
1,1
2,5 0,1 0,8
0,0
Pista n. 2
0,2
24Km/h
E
2,3 0,5 0,1 1,8 0,2 0,4 0,0 0,9 0,2 0,2 2,5 1,6 1,6 0,2 24Km/h
0,8
0,0
S
24Km/h
Fig. 13 - Esempio di diagramma grafico-numerico per il tracciamento delle piste
A.P.I.C.E. S.r.l.
330ba
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI
superficie conica pendenza 1:20 limite della superficie orizzontale
m750 F superficie di avvicinamento H
m 3000 m 4000
3000m
A m 200
superficie orizzontale m45
G m 3000
pendenza 1:50
pendenza 1:50
B piste
centro geometrico
750m
1:20 B G H
m 4000
D
1:20
m 4000
A 1:50
45 O
1:50
m 3000
m 3000
Fig. 14 - Superfici di rimozione e delle segnalazioni di ostacolo 1, superficie di avvicinamento di tutte le piste con volo strumentale e di tutte le piste principali degli aeroporti internazionali, quando la loro lettera indicativa è A, B, C, D,; 2, prolungamento della superficie di avvicinamento con pendenza di 1:40; 3, superficie di transizione; 4, limite esterno della superficie di avvicinamento di tutte le piste con volo strumentale e delle piste principali degli aeroporti internazionali, quando la lettura è A, B, C, D,; 5, raggio della superficie orizzontale; 6, superficie di avvicinamento con volo a vista, pendenza da 1:40 a 1:25; 7, superficie orizzontale; 8, baricentro approssimato della superficie di atterraggio; 9, limite della superficie orizzontale.
Piste di rullaggio Lettura di identificazione della pista più larga servita
A m
B m
Caratteristiche di noti aerei per trasporto passeggeri C m
D m
E m
F m
G m
Distanza minima tra l'asse della pista di rullaggio e l'asse della pista di volo: a) per volo strumentale b) per volo non strumentale
210 165
195 150
180 135
180 105
180 105
165 90
165 90
Distanza minima tra gli assi di piste di rullaggio
100
90
75
75
60
45
38
Distanza minima tra l'asse della pista di rullaggio ed un ostacolo fisso
54
50
42
38
30
30
24
A.P.I.C.E. S.r.l.
331
Nome
Aper-
Lunghezza Altezza
tura ali
Boeing 707 120 220 Boeing 707 120 220 Caravelle Comet Convair 880 DC-8 Dom Vauguard Lokkeed Super Costellation
Num-
Potenza
ero
HP
Autonomia Numero km
Peso
passeg-
lordo
geri
t
m
n
m
motori
39,7
40,9
11,6
4
52000
5000
165
112
43
44,6
11,8
4
70000
7000
189
140
34 35 36,5 42,5 36
31,8 34 37,7 45,7 37,5
8,7 8,7 10,9 12,8 10,6
2 – 4 4 4
21000 – 44800 52000 19940
3000 – 4500 5000 3200
70 43,7 – – 84 83,5 165 119 96 37,6
37,4
34,5
–
4
13000
3500
78
59,8
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI AEROSCALI E IDROSCALI DA TURISMO NORME GENERALI (Compresi gli aeroscali della rete aeroscolastica e privati) La posizione migliore per un aeroscalo da turismo è quella adiacente ad una strada di grande comunicazione, ben collegata con le comunità circostanti. Il terreno deve essere scelto in modo da consentire lo sviluppo più economico possibile (facilità di spianamento, di drenaggio, ecc.). L'area necessaria dipende essenzialmente da due fattori:
Classe
G m
Turistica nazionale m
F m
Lunghezza della pista
900 1080
Banda di sicurezza
300
600
300
piastra m 60x600 negozio e attrezzature sede aereo club hangar parcheggio motel tennis strada di traffico
giuochi vari
–
futuri hangars
Lunghezza banda di
aeromobili a motore
sicurezza oltre la testata della pista
60
60
50
Larghezza pista
30
30
60
Fig. 16 - Piccolo aeroporto di servizio di comunità residenziali con inserimento di varie attività ricreative secondo un progetto americano.
Larghezza vie di rullaggio
12,5 12,5
Interasse piste di rullaggio
165
165
–
Distanza ostacolo fissi
24
30
–
3%
3%
–
Pendenza massima via rullaggio Pendenza massima di una pista
1,5% 1,5%
–
1) dalle caratteristiche tecniche degli aerei (una pista dell'ordine di grandezza di m 1000 può soddisfare tutto il traffico di bimotori fino a circa kg 6000 di peso); 2) al numero di persone che si prevede potranno utilizzare l'aeroscalo. Per la correzione della lunghezza del campo, secondo la temperatura e l'altitudine, valgono e norme generali riguardanti gli aeroporti. Per l'orientamento delle piste, valgono le norme
1B 3 1B 3
10 B 12
1B 3
1B 3 B
A
Fig. 17 - Piccolo hangars compocompobacino di virata
3
2
4
11
A
2000
300 ÷ 350
pendenza 1,50%
8
1 6
5
9
300 ÷ 350
pendenza 1,50%
B 300
7
2000
300
10 2.5
Fig. 15 - Aeroporti da turismo. Rapporti funzionali tra i vari elementi del fabbricato aeroportuale.
C
sezione
pendenza 8 ÷ 10%
banchina armeggiata natanti
1, magazzino; 2, ufficio traffico; 3, piazzale; 4, ristorante; 5, cucina; 6, servizi; 7, impianti interni; 8, accesso di servizio; 9, accesso principale; 10, atrio e sala di attesa.
boe ormeggio
2,50 scivolo di alaggio 0,00
D pendezza 8 ÷ 10%
piazzale in cemento pianta
Fig. 18 - Idroscali da turismo.
A.P.I.C.E. S.r.l.
332a
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI AEROSCALI E IDROSCALI DA TURISMO stabilite per gli aeroporti in genere. Per un aeroporto da turismo non è consentito far uso di un terreno con lunghezza inferiore a m 600. Possono fare eccezione i terreni per elicotteri, poiché a questi è consentito atterrare su qualsiasi terreno che, a giudizio del pilota, sia idoneo alla manovra. Il complesso degli edifici, destinato al traffico ed ai servizi, dovrà essere affacciato sul piazzale di sosta e collegato nel modo più diretto alla principale via di comunicazione (fig. 16). L'aeroscalo deve essere provvisto di normali sistemi di segnalazioni, di
A.P.I.C.E. S.r.l.
mezzi di pronto soccorso, di un'aviorimessa e di un edificio operativo. Questo ultimo (schema fig. 15) deve offrire collegamenti tra zona di sosta delle automobili, atrio, ufficio traffico e piazzale velivoli. Per un idroscalo è indispensabile poter disporre di uno specchio d'acqua quanto più tranquillo possibile: infatti la navigazione dell'idrovolante, alla superficie, si rende malagevole con onde superiori al mezzo metro, in quanto diviene difficile assumere la velocità necessaria per il distacco dall'acqua. Le dimensioni dello specchio d'ac-
332b
qua (fig. 18A e B) naturale o artificiale, devono essere: larghezza da m 150 a m 180; lunghezza m 2000; il bacino di virata deve avere un diametro di m 300 (fig. 17A) e la pendenza della superficie di avvicinamento sarà dell'1,50 %. L'hangar per il ricovero degli apparecchi, dovrà essere abbastanza arretrato rispetto allo specchio d'acqua per consentire una certa facilità di manovra (fig. 18C e D); per la messa in acqua degli idrovolanti occorre predisporre degli appositi scivoli, con pendenza dell'8-10%.
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI ELIPORTI - VOLO A VELA ELIPORTI Dovranno essere situati centra delle zone generatrici di traffica, o nelle loro immediate vicinanze, e permettere un accesso facile ai veicoli. Nei considerare l'ubicazione migliore, sarà bene tener conto delle perturbazioni prodotte dai rumori dei rotori. La posizione dell'eliporto dovrà essere tale che le manovre degli apparecchi, con vento trasversale, siano ridotte al minimo e che non sianonecessarie manovre con vento alle spalle. L'eliporto dovrà disporre di due assi di avvicinamento a 180°. È necessario considerare gli ingombri delle costruzioni circostanti e studiare il traffico aereo di quella particolare zona, affinché gli elicotteri non si danneggino a vicenda. Se l'eliporto deve essere utilizzato da elicotteri monomotori, questo dovrà essere situato in posizione tale che, in ogni momento, possa essere effettuato un atterraggio improvviso fungo le traiettorie di arrivo e di partenza. Gli eliporti possono essere situati anche su superfici di terreno già destinati ad aeroporti.
3' 6'' 6' A
3' 6''
5' 6' 1' 3'
2'
10'
A.P.I.C.E. S.r.l.
D F C
2' 3'
Fig. 20 - Elicotteri. Dimensioni: vedi tabella seguente.
Fig. 19 - Simbolo distintivo degli eliporti. (misure espresse in piedi e pollici)
Ditta produttrice Bell Bell Cessna Sikorski Sikorski Vertol Elicott. Futuro
Sigla
A m
B m
C m
D m
E m
F m
47-G2 47-H1 CH-1 S-56 S-56 44
10,73 10,73 10,67 21,96 17,08 13,42 24,40
12,63 12,61 13,01 25,96 20,08 26,33 45,75
9,28 9,20 9,78 19,80 14,39 16,04 24,40
2,87 2,85 3,56 6,56 4,83 4,42 7,62
2,29 2,29 2,53 6,02 3,66 4,07 7,62
3,07 2,92 – 11,26 8,62 7,42 12,20
edifici per magazzini h=m15+20
Peso kg
N. Rotori
1134 1 1134 1 1361 1 – 2 5760 1 6531 1 27210 20 più
canale edifici industriali h=m15+20 43
parcheggio 105
193
25
150
121
Area di traffico. - Le sue dimensioni dipenderanno dall'entità del traffico, dalla durata della sosta degli elicotteri (tre minuti quando il motore è in moto, quindici minuti quando è spento) e dalla dimensione degli apparecchi.
Superficie di transizione. - Dovrà essere inclinata verso l'alto e verso l'esterno, secondo una pendenza di 1:2 a partire da una linea parallela al bordo dell'area di atterraggio e di decollo, e distante dal bordo stesso di
25' B
Pista d'atterraggio e di decollo. La lunghezza minima è di m 120; la larghezza minima é uguale a due volte il diametro del rotore principale dell'elicottero più grande, in uso in quell'eliporto: la minima larghezza è di m 30.
Pendenza della superficie di avvicinamento. - Dovrà essere di 1:8, libera da qualsiasi ostacolo, e della lunghezza di m 750 circa, a partire dall'estremità dell'area di decollo e di atterraggio.
E
7
edifici per magazzini h=m10
42
Fig. 21 - Eliporto di Bruxelles
almeno m 15. Eliporti situati su terrazze. - Per il calcolo delle strutture delle piattaforme di atterraggio è necessario considerare che l'accelerazione di gravità è uguale a 3 g. (ossia occorre prevedere un peso uguale a 3 volte quello dell'elicottero).
333a
Dimensioni Piattaforme elevate: Classe 1° = m 12,5 X 12,5 Classe 2° = m 15,5 X 15,5 Classe 3° = m 18,5 X 18,5 Piattaforme a piano del terreno: Classe 1° = m 23 X 23 Classe 2° = m 26 X 26 Classe 3° = m 30,5 X 30,5
Manuale dell’Architetto
AEROPORTI ELIPORTI - VOLO A VELA
VOLO A VELA 1:20
Attrezzature. - Con l'espressione « volo a vela » viene comunemente indicato il volo di un velivolo che non ha o non fa uso di motore e che, permantenersi in aria, senza discendere, si giova delle correnti atmosferiche (fig. 22). Poiché questo volo ha carattere particolarmente scientifico o competitivo; e attrezzature ad esso necessarie sono limitate. Il campo pianeggiante deve avere una lunghezza minima di m 700, se l'aliante è trainato da un aeroplano all'inizio del volo; una lunghezza minima di m 1100, se trainato con verricello (fig. 23 A e B). Per l'atterraggio non è necessaria una pista, é sufficiente una striscia erbosa (vedi aeroscalo da turismo). Il campo dovrà essere dotato di un edificio in cui possono essere riuniti i vari servizi (ristorante, bar, biblioteca, uffici tecnici, ecc.) de, oltre di un padiglione (Fig. 23 C) in cui si possono ospitare gli alianti, il verricello, un automezzo, l’aeroplano per il traino, un magazzino e laboratorio di Falegnameria per piccole riparazioni.
A.P.I.C.E. S.r.l.
60÷100
6.5
5÷5.5
12÷13
10-12 3.5
50
600
1:20 50
250 lunghezza cavo m 1000
6.5÷7
20÷25
3.5
Fig. 22 - Dimensioni degli alianti A, libratori; B, veleggiatori; C, veleggiatori daCgara
333b
Fig. 23 - Volo a vela A, rimorchio con aereoplano; B, traino con 20 5 5 5 8 verricello per volo librato; C, hangar per complesso attrezzatura; 1, magazzino; 2, laboratorio falegname; 3, verricello automatico; 4, automezzo per recupero atterraggio fuori campo.
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STAZIONI PER AUTOLINEE Lo sviluppo dei servizi automobilistici extraurbani e di quelli turistici, la necessità di eliminare la sosta, lungo vie e piazze, dei veicoli ingombranti quali autobus e «pullmann», l’opportunità di rendere più comodo il rapporto tra ente vettore e viaggiatore, e di fornire pratici servizi per le partenze e gli arrivi del viaggiatori e degli autobus. hanno suggerito la costruzione di stazioni per autolinee. Le autostazioni possono essere di transito oppure terminali. Queste ultime sono destinate ai Viaggiatori ed alle merci, od alle sole merci. Quelle di transito sono solamente delle «fermate»; quelle terminali per sole merci, dovrebbero generalmente essere situate presso gli scali ferroviari emarittimi. AUTOSTAZIONI TEAMINALI PER VIAGGIATORI E MERCI La loro ubicazione nel nucleo urbano, deve consentire: a) un facile raggruppamento delle linee in servizio, con facilità e comodità di sosta, senza provocare intralci di traffico locale; b) un buon collegamento con i servizi di trasporto urbani, onde facilitare l'afflusso ed il deflusso dei viaggiatori (stazioni cittadine multiple per settore di regione ed in posizione di favorevole inserimento con le arterie extraurbane): c) un rapido trasbordo dei viaggiatori dalle autolinee alle linee ferroviarie, aeree o marittime: d) agevole entrata degli autobus nelle correnti del traffico esistente ed un'uscita ugualmente facile (tenere presente che per i movimenti degli autobus data la posizione della loro guida, si preferiscono le rotazioni destrorse). Per i viaggiatori, l'autostazione deve offrire un comodo arrivo ed una comoda partenza, una rapida indicazione deg1i orari e dei prezzi delle corse e dei mezzi di trasporto connessi alle autolinee, una facile prenotazione dei poso, un facile trasporto dei bagagli ed un buon collegamento con i vari quartieri cittadini ed il centro del nucleo urbano. Per la gestione delle autolinee, l'autostazione deve permettere dl occupare sempre le medesime banchine, dl sostare agli autobus nei propri posti senza limite di tempo, di provvedere alleriparazioni urgenti e di usufruire dei necessari uffici. Per le merci, l'autostazione deve avere
A.P.I.C.E. S.r.l.
uffici amministrativi, magazzini di deposito e recapiti per corrieri. L'autostazione, nella SGJ sintesi, può ritenersi costituita dall'edificio per i viaggiatori e dalia zona banchine. EDIFICIO PER VIAGGIATORI Tale fabbricato (a uno o due piani al massimo) deve contenere i servizi necessari per la gestione dei trasporti ed avere dinanzi a sé un'area sufficiente per la sosta degli autobus (zona banchine). Tale area sarà parzialmente coperta, se in regioni con clima freddo e ventoso, altrimenti sarà dotata di pensiline. La superficie dell'area delle banchine, sarà conseguente al movimento ed al numero di autolinee servite. L'edificio per i viaggiatori deve comprendere: un ingresso, un atrio d’attesa con biglietterie, servizio informazioni, privativa, telefoni e giornali. Gli ingressi non sono solitamente a passaggio controllato, poiché molto sovente il controllo si effettua o all'inizio o durante il viaggio. Sono compresi pure gruppi di servizi igienici bene attrezzati, considerando che le autocorriere non sono dotate di tali servizi. Inoltre nell'edificio possono essere ubicati locali vari di vendita, barbiere, bar, ristorante, ecc. (fig. 1-23). L'autostazione, che è in comunicazione diretta con la strada, con la circolazione e col pubblico, dovrebbepermettere la separazione della corrente in arrivo da quella in partenza: quindi dovrebbero essere previste due sedi ben distinte di scarico e carico degli autobus. Nel caso che gli autobus di linea siano provvisti di portabagagli sulla loro copertura, il traffico delle merci e dei bagagli potrà essere separato e superiore a quello dei viaggiatori (che si svolge a quota stradale). In tal caso le pensiline sopra le banchine vanno rinforzate opportunamente, per ufficio donne
il trasporto al piano superiore deibagagli e delle merci, e collegate al loro attacco con l'edificio, con montacarico e scala al locale di consegna e di deposito dei bagagli. Le soluzioni multiple si realizzano organizzando in piani dispari e pari, ilmovimento di deflusso dei viaggiatori e degli autobus. Altro sistema per distinguere gli arrivi dalle partenze, e quello delle stazioni a triangolo, che offrono possibilità di un proporzionato aumento di larghezze di transito viaggiatori in rapporto al loro avvicinamento agli ingressi od alle uscite. LE BANCHINE Le manovre di partenza e di arrivo degli autobus devono svolgersi nelle migliori condizioni: pertanto è bene esaminare e conoscere i tipi di banchine di accostamento in uso: a) sistema in linea: richiede uno sviluppo rettilineo troppo esteso, quando sono necessari arrivi e partenze tra loro indipendenti (fig. 4-1); b) sistema a 5radini: crea confusione tra viaggiatori in partenza ed in arrivo nei punti di incontro; quindi è negativo per la comodità del pubblico; Inoltre gli autobus sono obbligati a manovrare a rovescio per uscire dalla loro sede, in uno spazio dove altri autobus possono sopravvenire (fig. 4-2); c) sistema a gradini scalati: intermedio fra i due di cui sopra: permette una rapida partenza con una semplice manovra di sterzo (fig. 4-3): d) sistema a pettine: obbliga manovre complicate in arrivo ed in partenza, costringendo a confluenze che non sono favorevoli al movimento dei viaggiatori (fig. 4-4); e) sistema a gradini scalati a raggera: applicato su tracciato curvilineo: consente un favorevole movimento del pubblico ed una manovra abbastanza comoda degli autobus (fig. 4).
uffici balconata
uomini pensilina Piano superiore
334a
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STAZIONI PER AUTOLINEE biglietti
ristorante
negozio
infor. telef
sala d'aspetto bagagl.
Piano terreno
Fig. 1 - Autostazione americana (Arch. T. W. Lamb) 30 1
2
3
3
4
9.00
5
ARRIVI
ARRIVI
PARTENZE
Fig. 2 - Schema di autostazione con banchine a pettine ed a gradini 1, bagagli; 2, sala d'aspetto; 3, bar; 4, atrio biglietterie; 5, ufficio.
A.P.I.C.E. S.r.l.
334b
Manuale dell’Architetto
STAZIONI PER AUTOLINEE 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00
1 8
9 10
3
11
3
2
6
5
11
11
11
2
7
1 2
1
2
3
2
4
3
2
3 5,00
2
11,00
5,00
11,00
11,00
Fig. 3 – Autostazione con annesse costruzioni provvisorie a Helsinki
3
1, banca; 2, negozi; 3, bar; 4, biglietteria; 5, w.c.; 6, teatro con 800 posti a sedere; 7, banchina per gli autobus; 8, deposito carbone; 9, trasformatori; 10, sala pompe; 11, gruppo delle caldaie per l'impianto a termosifone.
DIMENSIONI DEGLI AUTOAUTOBUS Per il dimensionamento di massima degli autobus più in uso attualmente, si possono dare le seguenti misure: - lunghezza, da m 6 a m 11 (con rimorchio o, tipo intercomunicante, da m 1 8 a m 20) - larghezza da m 2,40 a m 2,50 - altezza, da m 2,80 a m 3,40 (vedere tabella in basso delle caratteristiche tecniche di alcuni autobus di produzione italiana). Marca
Modello
Leoncino 25 NL........ Tigrotto P................. Tigre P O............ OM Super Orione............ Super Taurus 400 AL..... Super Taurus 400 A ALFA 800 A Gran Turismo ROMEO 455 A Gran Turismo 450 A Gran Turismo 306 2 interurbano......... 314 »..................... FIAT 309 ».................. 411 urbano.............. 410 ».................. LANCIA Esatau Monotral CV 15 (FIAT 364 A) VIBERTI Monotral Golden Dolphin...... (autobus sperimentale) T U 5 urmabo.............. MACCHI T U 5 turistico BUSSING T U 7 urbano............. T U 10 urbano T U 10 turistico..........
A.P.I.C.E. S.r.l.
10,00
Esempio di grande auto autostastazione terminale (figg. pag. seguente). Si illustrano qui di seguito gli schemi di pianta della « Port Authority Bus Terminai » di New York, in quanto rappresenta attualmente l'esempio di autostazione terminale di massime capacità di impianto e di funzionamento. Costruzione sorta in costrette limitazioni di circolazione, contiene soluzioni eccezionali di organizzazione.
2,00 2,75
2,00 2,75
4
3,80 2,50
4,70
5 Fig. 4 – Tipi di banchine di accostamento per autostazioni 1, in linea; 2, a gradini; 3, a gradini scalati; 4, a pettine; 5, a gradini scalati disposti a raggera
Lung. m 6,00 7,00 11,00 11,00 9,00 7,70 10,00 7,90 8,00 11,00 7,65 9,22 11,00 11,00 11,00 10,00 11,50
Larg. m. 2,40 2,35 2,50 2,50 2,50 2,50 2,45 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50
Alt. m. 2,90 2,90 3,11 3,20 3,10 3,10 3,00 3,00 3,00 3,40 3,20 3,26 3,08 3,06 3,06 2,92 2,80
Passo m. 3,00 3,40 5,60 5,97 4,70 4,00 5,65 4,20 4,20 5,60 3,75 4,59 6,15 5,40 5,50 4,85 5,85
Velocità max km/h 80 82 80 86 78 77 80 80 84 85 85 85 60 60 85 80 200
7,39 7,49 9,35 11,00 11,00
2,36 2,50 2,50 2,50 2,50
2,90 3,00 2,94 3,10 3,10
3,59 – 4,50 5,55 5,55
65 80 55 55 80
335
2,75
Numero max posti 23 23 53 60 44 46 38 32 34 60 38 48 65 74 52 41 32 38 30 65 66 54
Ad esempio. gli autobus in arrivo vengono segnalati all’entrata da semafori e contemporaneamente essi ricevono delle indicazioni mediante segnalazioni elettroniche, che li informa in quale banchina devono dirigersi e fermarsi. Gli autobus caricano e scaricano i passeggeri presso le banchine che si trovano all'altezza della galleria inferiore. I bagagli vengono trasportati con montacarichi dalla galleria inferiore a quella principale. Una piattaforma ausiliaria serve per le comitive e per i viaggi speciali, da essa le scale conducono direttamente alla strada ed alla sala d'aspetto. Regole pratiche per determinare il raggio minimo di curvatura e larghezza minima di strada occoroc corrente a) il raggio minimo di curvatura è circa uguale al passo dei veicoli; b) la larghezza minima di strada occorrente per girare un autoveicolo, è compresa fra tre e quattro volte il passo del veicolo. Il raggio minimo di svolta, per gli autobus, varia da m 8 a m 12.
Manuale dell’Architetto
AUTORIMESSE - STAZIONI DI SERVIZIO
600
600
600
600
600
Sollevatore girevole a pedane con appoggio sotto le ruote
Sollevatore a colonna girevole a telaio con appoggio sotto l'assale
Sollevatori a quattro colonne idrauliche con pedane di appoggio sotto le ruote
Vantaggi:completa accessibilità alla parte inferiore del veicolo. Non necessita di scavi o particolari opere murarie per la sua installazione.
ferro angolare appoggia-coperchio 100 30 tipo lungo m7 - corto m5 600
120
45 45
150 80
B
94 tubo fluorescente
120
25
A 1150 Esempio con due tipi di sollevatori
lavaggio chassis e ruote
120 120 Esempio di fossa per riparazioni. A, pianta; B, sezione longitudinale; C, sezione trasversale. LAVVAGGIO spugnatura carrozzeria con spazzole rotanti
ASCIUGATURA risciacquatura con getti d'acqua a pressione
con getto d'aria prodotto da ventilatore centrifugo
ENTRATA
USCITA
500
m 27 + 42 Stazione in linea per autovetture con lavaggio automatico in tunnel: schema di lavorazione Dimensione della lavorazione in linea: lunghezza linea per solo lavaggio m 27÷42; lunghezza linea per lavaggio e grassaggio m 50; larghezza linea m 5; distanza fra i centri ruota catena per solo lavaggio m 20÷35; distanza fra i centri ruota catena per lavaggio e grassaggio m 43. N.B. Questo sistema permette di lavare da 30 a 200 automezzi al giorno.
1 1 1 1 3
1 1 1 1 11
10
8
9 6
2
4
7
5
Schema di autorimessa con stazione di servizio al piano terreno
1, scomparti per la sosta ed il posteggio temporanei; 2, lavaggio e grassaggio; 3, deposito lubrificanti;4, controllo; 5, uffici; 6, officina; 7, riparazione motori; 8, deposito; 9, servizi; 10, rampa d'accesso all'autorimessa superiore. Caratteristiche delle stazioni di servizio A) Di facile accesso agli automezzi sia dall’interno dell’autorimessa sia dalla strada per gli eventuali automobilisti di passaggio. B) Schema migliore: a catena, con disposizione delle attrezzature di lavaggio condirezionale al senso dell’ingresso. Frequente anche la disposizione delle attrezzature ortogonali alla facciata. Locali di servizio in autorimesse: lavaggio, grassaggio, riparazioni, manutenzioni generiche. Pavimento e vani laterali rivestiti in piastrelle di grès. Muri permetrali rivestiti in piastrelle di ceramica. Gradini muniti di ferri angolari paraspigoli. Vani laterali per appoggio attrezzi e per illuminazione.
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337
Manuale dell’Architetto
DISTRIBUTORI - STAZIONI DI SERVIZIO Dati tecnici relativi ai distributori
Distanza fra i distributori m 1,65 ÷ 3,50. Altezza libera sotto la pensilina m 4,10. Caratteristiche dei serbatoi di carburante. Serbatoi interrati cilindrici ad asse
Larghezza carreggiata d'accesso doppia m 6,00. Larghezza carreggiata a senso unico m 3 ÷ 3,50. Larghezza marciapiede con distributore m 0,95 ÷ 1,25.
A
Disposizioni più consigliabili per i distributori lungo le strade di grande traffico B, in asse fra due strade a senso unico:
A, ai due lati di strada;
orizzontale in lamiera di acciaio di spessore mm 35, da interrarsi in luoghi aperti ad una distanza di m 2,00 dagli edifici. Generatrice superiore del cilindro interrato a m 1,00 dal livello del terreno.
B
C C, in testa ad un'isola salvagente.
limite proprietà
50.00 14.00 1.50 3.00
miscela
0.90
7.80 20.00
4.50 benzina
3.60
5.00
gasolio
3.00
2.60
30.00 strada
10.00
1
1.50
2
3 3.80
4.40 7.80
7.20
3.30
6.80 10.00
4.00
4.90
4.00
filo pensilina
Esempio di stazione di servizio con distributore
1.00
14.00 Schema di piccola stazione di servizio
1, lavaggio; 2, grassggio; 3, magazzino; 4, caldaia; 5, sala vendita.
1
1
4.50
4.10
3.50
3 2
A
4 17 5 16
7
10 6
9
11
strada
8
15
3.00
3.00
gasolio
benzina aria
miscela
benzina
12 13
1.00
0.60
4.00
B 18
Esempio di piccola stazione di rifornimento A, sezione; B, pianta.
14
Esempio di grande stazione di rifornimento e di servizio 1, parcheggio; 2, bar; 3, ristorante; 4, cucina; 5, w.c. 6, ufficio; 7, sala vendite; 8, saletta; 9, elettrauto; 10, spogliatoi; 11, magazzino; 12, grassggio; 13, lavaggio; 14, officina riparazioni; 15, miscela; 16, benzina; 17, gasolio; 18, parcheggio.
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338
Manuale dell’Architetto
AUTORIMESSE PUBBLICHE 300
D
A
D
600
ESEMPI DI RAMPE
510
85
85
20% 15% 12% 8,5%
Esempio di rampa circolare
Pendenza delle rampe B
550
p) Capienza di 100 macchine con ap- Raggi di curvatura: m 7.50÷9,00 plicazione di impianto automatico di (misura al centro della pista). spegnimento. Ai fianchi della pista piccolo marciapiede di cm 70÷80 di larghezza, a Sistemi di collegamento nello autoauto- gradoni,. con pedata molto lunga. rimesse multipiano Pavimentazione: battuto di cemento. Rampe: sistema generalmente prefe- spolveratura a fresco con graniglia fine rito perché. malgrado una notevole di carborundurn o piastrelle greificate o perdita di area per i posteggi, realizza blocchetti di porfido o pavimenti speun'ottima fluidità di manovra degli ciali (Korodur, ecc.). auto-mezzi. Al termine ed all'inizio di ogni rampa e per tutta la larghezza debbono essere Rampe usate comunemente: lasciate feritoie a pavimento per la raca) rampe lunghe o di Wendel o di colta di liquidi infiammabili. Muller, che collegano direttamente due piani in un sol tratto; Pendenze delle rampe: b) rampe corte o di Humy, che mettono rampe ripide........ 15 20 % in comunicazione tra di loro piani sfalrampe normali....... 10 12% sati ed utilizzano come carreggiata lo rampe elicoidali.... 8,5% spazio tra le vetture in sosta. Montavetture Caratteristiche delle rampe Hanno il difetto della lentezza e del Dimensioni in larghezza: maggior numero di personale necessaa carreggiata singola e percorso rettili- rio al funzionamento. Sono consigliabili neo: m 2,50 solo per autorimesse in zone centrali a a carreggiata singola e, percorso in piani multipli, dove il movimento è fracurva: m 3,50 zionato lungo la giornata. a carreggiata doppia e percorso rettilineo: m 5,00 a carreggiata doppia e rampe in curva: m 6,50
350 770
260
700
D
400
Caratteristiche essenziali della costruzioni adibite ad autorimessa a) Altezza interna netta dei piani - m 3,50. Per i box è permessa un'altezza inferiore. b) Pilastri: interasse da m 6,00 a m 9,00. Distanza dalle pareti: da m 5,50 a m 6,00. e) Costruzione incombustibile e resistente al fuoco. d) Chiusure metalliche. e) Serramenti apribili verso l'esterno. f) Uscite di sicurezza pedonali disposte in modo da poter essere raggiunte con un percorso massimo di m 25. g) Nelle grandi autorimesse muritagliafuoco ogni 20÷25 macchine. h) Murature in calcestruzzo di cm 25. i) Scale di sicurezza isolate e con sbocco all'aperto. l) Nelle autorimesse a più piani sotterranei, intercapedine larga m 1,50÷3,00 tra il muro tagliafuocoperimetrale e le fondazioni dei fabbricati contigui. m) Superficie illuminante: 1/10 della superficie del pavimento. n) Superficie di aerazione: 1/15 della superficie totale (pareti. pavimento,soffitto). o) Capienza di ogni salone: 50 macchine.
600
0%
A
B
A, esempio di rampa diritta: salita e discesa separata; B, rampa doppia circolare.
ESEMPI DI AUTORIMESSE
Esempio di autorimessa rampa di Humy A, pianta; B, sezione. A
C B A, autorimessa a più piani: 140 posti per piano; B, autorimessa con due rampe esterne; C, autorimessa a torre con ascensore a piattaforma spostabile.
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339
Manuale dell’Architetto
AUTORIMESSE PRIVATE - PARCHEGGI Dimensioni minime di autorimesse per una o due automobili di tipo medio 245
245
245
245
245
50
550 20÷30
290
20÷30 110 120
x
310
610
520
670 45
x 30
(+15)
C
B
A X= larghezza veicolo; Y= lunghezza veicolo. A, un'automobile di tipo medio; B, due automobili di tipo medio; C, due automobili, con indicazione della pendenza del pavimento A Illuminazione: finestre vicino al radiatore. radiatore sollevato Pavimento: tipo economico in battuto di cemneto; migliore quello ≥ 230 realizzato in greès 200 Ventilazione: ottimo riscontro d'aria o almeno aperture a feritoia nella bordo para 12 colpi h=15 parte inferiore o superiore della porta Riscaldamento: elementi riscaldati che consentono una temperatura Sezione di autorimesse. A, in funzione del tipo di porta compresatra +5° (minimo) e + 10°. Tipi di porte per autorimesse (oltre al tipo elementare ma ingombrante ad antoni) A
9
20
scorrimento in curva scorrimento lineare 36,5
1, saracinesca. A, in funzione di H; per H = 200, A = 40;
H
1 500
600
500
25 2, porte metalliche scorrevoli a parete; 2 Parcheggi e posteggi 550 380 530 350
550
10
3, porte a ribalta
3 880
350
480
270
250 ÷ 210
250
200 Parcheggio a fila indiana: molto utile sulle strade urbane. Occupa poco spazio nel senso trasversale. Posteggi affiancati a pettine o a 90°: convenienti quando si hanno due file servite da una sola corsia mediana. Occupa uno spazio considerevole nel senso trasversale e limitato nel senso longitudinale. Posteggi a 60°: convenienti quando si ha una sola fila servita da una corsia. Usati preferibilmente nelle autorimesse. Posteggi 45° e 45° a spina di pesce: la disposizione obliquaa 45° facilita l'ingresso delle automobili. La disposizione a spina di pesce è usata specie nelle autorimesse per il buon rendimento delle superfici disponibili. Posteggi a 30°: disposizione usata in paticolari condizioni di spazio (corsia stretta)
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Manuale dell’Architetto
AUTORIMESSE – PARCHEGGI DATI DI INGOMBRO DEGLI AUTOVEICOLI min132 - max175
min287 - max485
~300÷330
min115 max 175
~130
min162 - max248
600 - 1250 167
min165 max 135
Autovetture Marca
Tipo
Alfa Romeo » » » Bianchi Fiat » » » » » Lancia » »
Giulietta Spider » Sprint » T.I. 2000 Bianchina 500 600 600 Multipla 1100 1400 1800-2100 Appia » Coupè Flaminia
Autevoicoli industriali
Larghezza Lunghezza H m m m 1,580 3,860 1,335 1,535 3,98 1,320 1,660 4,120 1,405 1,700 4,715 1,435 1,340 2,985 1,320 1,320 2,970 1,325 1,380 3,285 1,405 1,450 3,535 1,580 1,458 3,915 1,490 1,655 4,325 1,575 1,620 4,465 1,485 1,420 4,000 1,400 1,500 4,100 1,310 1,750 4,85 1,420
Area m² 6,00 6,10 6,83 8,00 4,00 3,80 4,50 5,00 5,70 7,15 7,23 5,68 6,15 8,48
Peso a vuoto Marca Tipo Larghezza Lunghezza H Area Peso tot. kg m m m m² q 800 Alfa Romeo Romeo 1,720 4,350 2,000 7,480 13,00 850 » 1000 2,500 7,135 2,870 17,830 60,00 880 1280 Bianchi Visconteo 2,100 5,900 2,200 12,400 25,00 470 » Ambrosiano 2,100 5,900 2,233 12,400 35,00 470 Fiat 1100 T 1,780 4,358 1,933 7,750 11,00 605 » C 40 N 2,100 6,452 2,250 13,549 34,00 740 » C 50 N 2,180 7,452 2,270 16,245 36,30 880 » 642 N6R 2,370 6,183 2,610 14,650 44,80 1165 » 671 N2 2,500 7,100 6,610 17,750 57,30 1310 » 682 N2 2,500 7,100 6,610 17,750 63,30 900 Lancia Appia furg. 1,580 4,064 1,715 6,420 9,00 900 » Appia camion 1,620 4,370 1,650 7,080 11,00 1430 » Beta 190 1,900 4,940 2,450 9,400 25,00
RAGGI DI CURVATURA DEGLI AUTOVEICOLI Autovetture
Autobus
Autocarri
Fiat 500 : raggio min. di sterzata
...........= m 4,30
Furgoncino piccolo: raggio min. sterzata ...........= m 4,85
Fiat 1100 : raggio min. di sterzata
...........= m 5,25
Autocarro grande : raggio min. di sterzata...........= m 6,55
Fiat 2000 : raggio min. di sterzata
...........= m 5,20
A'
A'
A
500
890
A
A
500
A'
770
1220
1260
A (ampiezza minima libera) = m 3,60
A (ampiezza minima libera) = m 3,80
A (ampiezza minima libera) = m 4,25
A' (ampiezza minima della strada) = m 3,00
A' (ampiezza minima della strada) = m 3,20
A' (ampiezza minima della strada) = m 3,60
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Manuale dell’Architetto
SCUOLE SCUOLE MATERNE SCUOLA MATERNA: bambini dai 3 ai 6 anni. Capienza: da un minimo di 20 alunni ad un massimo di 90 (tre aule = 3 sezioni). Distribuzione: un elemento base per la dislocazione urbanistica delle scuole materne è la distanza di m 500 della casa più distante. La sua circoscrizione è il nucleo residenziale, cioè: una scuola materna ogni 1500 ÷ 2000 abitanti (calcolando una percentuale media del 5% di bambini, cioè 75 allievi). Nelle zone rurali e nei centri urbani ad elevata densità di popolazione i problemi sono gli stessi della scuola elementare (vedi capitolo successivo), ma aggravati dalle esigenze della scuola materna (minor gradenza e minor distanza delle abitazioni). Nella distribuzione degli asili va tenuto presente che i bambini vanno accompagnati ed è quindi opportuno sistemare lungo il percorso i negozi più necessari all’approvigionamento domestico. Area: valgono le stesse modalità espresse per le scuole elemetari per quanto riguarda ubicazione, esposizione e natura del terreno. Grandezza: m² 15 per allievo iscritto(in Italia) mai inferiore ai m² 500 (in Italia) m² 25 per alunno (Abercrombie, the Great London). Saranno da preferirsi le aree di forma regolare, più facilmente recitabili, ed i suoi pianeggianti, di agevole percorso. Nel caso che la scuola materna sia annessa alla scuola elementare, è necessario tenere distinti i due organismi mediante ingressiseparati.
cortiletto
A
B
C F E
D
H
G
G
F
F
L
A C E F
L
B H
I
D
H
M
N
Fig. 2 – Scuola materna a 3 sezioni A, refettorio con arredi mobili;B, pranzo all'aperto; C, cucina per la scuola; D, spogliatoi;E, vestibolo; F, spazio per attività ordinate; G, spazio per attività libere; H, piazzale dei giuochi; I, vasche con sabbia; L, prato alberato; M, teatrino; N, prato verde. (Dal quaderno n. 3 «Scuola Materne» pubblicato dal ministero P. I. – 1954).
N
G
E
G
M
Fig. 1 – Scuola materna ad 1 sezione A, portico d'ingresso; B, vestibolo; C, spogliatoi; D, cucina comune per scuola e alloggio; E, angolo del camino; F, soggiorno dell'insegnante; G, refettorio con arredi mobili; H, spazio per attività libere; I, spazio per attività ordinate; L, nicchie per il giuoco preartigiano; M, nicchia per il giuoco con la bambola; N portico per il pranzo all'aperto.
Esigenze pedagogiche. –Il bambino dai 3 ai 6 anni si trova ancora in una fase di sviluppo essenzialmente affettiva (soggettivo ed oggettivo si mescolano in una sorta di partecipazione). La sua personalità è ancora poco distinta dall’ambiente che lo circonda. L’età scolastica soppraviene dopo i 5 anni. Perciò nelle scuole materne vengono applicati metodi didattici diversi, che richiedono ciascuno particolari attrezzature. Per lasciare libera la scelta dal metodo, converrà usare forme e strutture architettoniche che con lievi modifiche o con qualche spostamento ben si prestino a più usi ed a diversi scopi didattici. Ambiente: il più possibilmente simile alla casa, in quanto la scuola è diretta continuazione della famiglia; ambiente materialmente e psicologicamente dimensionato alle possibilità del bambino, in cui egli trovi modo di manifestare la sua autonoma iniziativa.
(Dal quaderno n. 3 «Scuole Materne» pubblicato dal Ministero P.I. – 1954).
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Manuale dell’Architetto
SCUOLE SCUOLE MATERNE Attività della scuola materna. – Le funzioni della scuola materna possono raggrupparsi in 4 tipi diattività: Attività pratiche: lavarsi, vestirsi, spoglarsi, preparare la tavola, mangiare, ecc. Attività ordinarie: costruire, scomporre, disegnare, modellare, ritagliare, intrecciare. Attività libere: correre, adoperare gli attrezzi, saltare. Attività di gruppo: cantare, fare spettacolo, ascoltare. Ciascuna di queste attività richiede arredi particolari, materiale didattico e ambiente idonei.
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L’EDIFICIO Può essere composto di 1, 2, 3 sezioni. Ogni sezione comprende (v. fig. 1): – sala per attività ordinate; – sala per attività libere e di gruppo; – angoli o nicchie per attività speciali; – sopgliatoi; – lavabi nel locale per l’attività di pulizia e di igiene, servizi igienici, ecc.; – refettorio;
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– visita medica, cucina, lavanderia. Le sezioni possono comporsi (v. fig 2): 1) per addizione–lasciando che restino praticamente indipendenti l’una all’altra; 2) per combinazione – rendendocomuni alcuni spazi come i locali diattività libere (al massimo 2 sezioni), il refettorio e lo spogliatoio. Aula per attività ordinate. Numero massimo di bambini iscritti: 30. Dimensioni: variabili a seconda della disposizione e del tipo di arredo (v, fig. 3):
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SCUOLE SCUOLE MATERNE
A B Fig. 3 - per attività ordinate A, con tavoli a 3 posti; B, con tavoli a 4 posti. Si sono determinate le dimensioni della sala per mezzo di una disposizione geometrica dei tavolini, indicata con tratto continuo, mentre con linea tratteggiata è indicata una disposizione che corrisponde alla funzionalità dell’ambiente e che consente di avere spazi liberi, pedagogicamente idonei. 1000 m² 27÷38 con tavoli rettangolari a 4 posti; passaggio m² 25÷41 con tavoli quadrati a 4 posti; coperto 250 bancone m² 30÷42 con tavoli trapezoidali a 3 posti; m² 32÷45 con tavoli rettangolari a 2 posti; aula m² 41÷55 con tavoli ad 1 posto. 500 Forma: quadrata o simile al quadrato (m² 30÷45). Arredamento: sedie e tavoli di varia forma e dimensione; banconi per attività wc preartigiane, cavalletti: mobiletti per materiale didattico; sedia e tavolo per la maestra (v. figg. 4, 5, 6). spogliat. Altezza del soffitto: m 3÷3,50 (si possono ammettere tuttavia altezze ancheinfeFig. 5 - Aula con spazi sussidiari per attività riori). varie e con servizi igienici propri Orientamento: possibilmente a Sud o Sud-Est. La sala deve trovarsi di norma al piano terreno così da permettere un contatto aula aula diretto con l'esterno. wc wc 200 400
wc aula
aula
500 500 Fig. 6 - Altro esempio di aula completa
Fig. 4 - Esempio di aula composta di varie parti e datata di servizi igienico-sanitari propri. Osservare la cortina divisoria pieghevole.
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Sala per attività libere o atrio. - Si considerano all'incirca m² 40 per sezione cioè per 30 bambini. Se però la sala è adiacente a quella per attività ordinate ed è unibile ad essa mediante una vetrata o una porta scorrevole o una cortina pieghevole, la superficie può essere ridotta. Per un massimo di due sezioni si può prevedere uno spazio unico per le attività libere: in tal caso la superficie minima sarà di ml 50÷60 (v. fig. 7). Arredamento: pianoforte, bancone, scansie, armadietti, seggiole.
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SCUOLE SCUOLE MATERNE Spogliatoi. Spogliatoi -Vanno studiati relativamente alla loro duplice funzione: a) per rispondere alle necessita di servizio; b) per assolvere la funzione didattica di ambiente nel quale si svolgno le attività pratiche dello spogliarsi, vestirsi, mettersi in ordine, avere cura del proprio aspetto: tali funzioni sono importantissime in una scuola materna. Le Norme Ministeriali consigliano due tipi di spogliatoio: quello ad attaccapanni (7-8 posti al metro) con un ingombro di m² 8 per 30 bambini: quello a scomparti con panca (3–4 posti al metro) con un ingombro di m² 16 per 30 bambini. Lo spogliatoio di una scuola materna può trovare luogo in: a) un ambiente a sè stante; b) uno spazio (o nicchia) adiacente alla saia per attività libere. Servizi igienico-sanitari (v. fig. 9 e 10) Come per gli spogliatoi, è necessario tenere presente la loro funzione come mezzo di educazione all'igiene. Latrine: 3 per ogni aula, illuminate direttamente e precedute da un'antilatrina illuminata ed aerata. Le separazioni tra i gabinetti sono realizzate con tramezzi bassi e sospesi, per non interrompere la continuità del pavimento. Lavamani: 6 ogni aula, accompagnati da un beverino e da 30 appendiasciugamani in un locale apposito, illuminato ed aerato direttamente. Lavapiedi: 3 ogni aula sistemati nello-
AO
AO AL
AL AO
AO
Fig. 7 – Esempio di sala perattività libere unica per due sezioni. Angoli o nicchie per attività speciali: sono accessibili dalla sala attività libere. Servono per particolari attività di gruppo e vanno attrezzate in maniere diverse, a seconda della loro destinazione; ad esempio: stanzetta con sedie e tavolino; laboratorio con bancone e ripostiglio per oggetti d'uso. Refettorio. Refettorio – Dimensioni: m² 0,80 ad alunno (si possono effettuare due turni, se il locale è destinato a solo refettorio), Si può però adattare parzialmente a refettorio la sala per attività libere con la sistemazione di tavoli e panche ribaltabili (10 bambini ogni tavolo di m 2: 15 ogni tavolo di m 3). La cucinetta preceduta da una credenza (office) deve essere ubicata in modo da poter servire direttamente gli
IL GIARDINO Nella scuola materna il verde svolge una funzione pedagogica di importanza pari a quella dell'edificio scolastico. Sia la sala per le attività libere che quella per le attività applicate devono essere a diretto contatto col verde. II raccordo tra il terreno e l'edificio deve essere effettuato con rampe a pendenza massima del 1O% o scale con gradini di cm 35 x 12. II verde può cosi essere suddiviso: Terreno destinato a giuochi: prati o piazzali per i giuochi collettivi, altalene, scivoli, piccole giostre, vasche di sabbia, ecc.: angoli per giuochi di piccoli gruppi, con sassi, anfratti, piccole tettoie o capanne. Terreno coltivabile o ad allevamenti: con piccolo orto, frutteto, alberelli e cespugli fioriti, vasche di pesci, gabbie per animali domestici (conigli, galline, esso potrebbe cosi essere suddiviso: -piazzale dei giuochi 1 /5 -tappeto verde 1/5 -prato alberato . 1/5 -piazzale ingresso e cortile servizio 1/5 -orto ed allevamenti 1/5 Resta inteso che, se la scuola perinsufficienza di spazio non disponesse di un ampio giardino, dovrebbe quanto meno essere dotata di un conveniente
B Fig. 8 – Tipo di refettorio per due sezioni in due nicchie con cucina centrale
cucina
A, frigorifero;
E
C
B, lavastoviglie; C, apparecchio da cucina; D, dispensa; E, tavolo ribaltabile.
office A
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D
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Manuale dell’Architetto
SCUOLE SCUOLE MATERNE Locali necessari alla scuola materna secondo il numero delle aule (o sezioni) in conformità delle vigenti norme (Decreto Pres. Rep. 1 dic. 1956, n. 1688, pubblicato nella Gazz. Uff. n. 102 del 19 aprile 1957).
E A D
1 sezione: aula (funziona anche da refettorio); atrio o sala attività libere; cucinetta con dispensa; servizi igienico-sanitari; locale di visita medica; eventuale alloggio per la maestra;
B
A
2 sezioni: 2 aule: 1-2 atri o sale attività libere refettorio; cucina e dispensa; servizio igienico sanitari; locale di visita medica; direzione; eventuali alloggi per le maestre;
D
Fig. 10 – Gruppo igienico-sanitario per due sezioni A, appendisciagumani; B, beverino; C, scaldacqua; D, ripostiglio; E, gabinetto.
3 sezioni: come sopra ma in più: 2-3 spogliatoi; piccola lavanderia;
F E
D C B A
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTARI La scuola elementare comprende attualmente in Italia 5 classi ed accoglie i bambini dai 6 agli 11 anni di età. Con l'articolo della Costituzione che garantisce l'istruzione scolastica fino ai 14 anni la scuola elementare potrebbe essere trasformata in scuola dell'obbligo, costituita di otto classi, 5 elementari e 3 superiori: ma è più probabile che la sua durata attuale permanga e che all’istruzione daimpartirsi nei tre anni successivi alle elementari si provveda con l'istituzione della scuola media unica. Dato però che ancora nulla di preciso si conosce circa il funzionamento e l'organizzazione della scuola dell'obbligo, in queste note si farà riferimento alla scuola elementare tradizionale, salvo quando non venga precisato il contrario. CRITERI URBANISTICI Capienza: variabile a seconda della densità di popolazione: da un minimo di 15÷30 alunni (monoaula-pluriclasse) nelle zone rurali ad un massimo teorico di 750 alunni (5 corsi Completi, 25 aule) nei centri urbani a forte densità: si ricordi però che le vigenti norme italiane statuiscono il numero dl 24 aule al massimo. Distribuzione: i presupposti per la ripartizione territoriale delle scuole elementari sono due: la distanza massima che uno scolaro può percorrere a piedi dalla sua abitazione per raggiungere la scuola: la distanza minima tra una scuola e l'altra. Generalmente si ammette 400 che la distanza massima tra casa e scuola non superi i m 1000 (una volta si ammetteva fosse km 400 2); in quanto alla distanza minima tra scuola e scuola si ritiene che essa non debba essere inferiore a m 800. Ma tali criteri non sono sempre applicabili, poiché: a) nelle zone rurali a bassa densità di popolazione è possibile ridurre, ma non eliminare, il disagio delle grandi distanze, pur prevedendo scuole minime. Queste poi, anche se pedagogicamente accettabili, scuole a 25 aule danno luogo ad inasilo convenienti pratici Fig. 1 – Minima distanza tra due scuoleed economici. Si (m 400 circa) in rapporto alla pone pertanto il quesito: sono da superficie di un centro abitato preferirsi le monocon notevole densità di popola aule disseminate zione (500 ab/ha)
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nella campagna oppure le scuole accentrate e i servizi di trasporto gratuiti Nella risposta si tratta di stabilire in concreto la minima unità edilizia scolastica che rappresenti l'optimum didattico, urbanistico ed economico: b) nei centri urbani ad elevata densità di popolazione, quando la densità supera i 450÷550 ab/ha le scuole elementari o diventano di dimensioni enormi, o devono essere ubicate a distanza troppo ridotta. Ad esempio: dato un aggregato urbano di 8000 abitanti, concentrato su un comprensorio di m 400 x 400 e considerata una densità di popolazione scolastica elementare nella misura del 10% circa, occorrerà una scuola di 25 aule. Le scuole elementari degli aggregati urbani adiacenti, con uguale densitàedilizia, si troveranno ad una distanza di m 400 dalla prima, (v. fig. 1), e ciò determinerà non pochi inconvenienti pratici ed economici, specialmente in relazione alla ricerca di aree idonee e di ampiezza sufficiente. Come è ovvio, gli inconvenienti sopra riscontrati possono essere eliminati solo se fin dalla prima progettazione urbanistica e regionale si sia prevista un’efficiente rete di edifici scolastici, assegnando ad ogni complesso residenziale una scuola elementare, e si sia regolata la densità di popolazione in misura ragionevole e conseguente all'optimum desiderato . AREA Sulla scelta dell'area e sui requisiti tecnici delI'edificio scolastico si tengano presenti le « Nuove norme per lacompilazione dei progetti di edifici ad uso delle scuole elementari e materne », Decreto del Presidente della Repubblica 1° dic. 1956 n 1688, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 102 del 19 aprile 1957. Ubicazione: baricentrica e di comodo e sicuro accesso rispetto al nucleo abitato che vi fa capo; possibilmente adiacente ad un parco pubblico o almeno ad una zona alberata e ricca di verde, lontana da strade polverose, da officine rumorose, da mercati, cimiteri e stazioni, da tutto ciò che possa arrecare nocumento o disturbo alla vita scolastica, Esposizione appropriata, a seconda dell'orientamento e dei venti, nonchè della migliore veduta, Natura del terreno: favorevole, pianeggiante e che non richieda forti spese di sistemazione, fondazione e recinzione: che non sia franoso, umido, soggetto ad infiltrazioni o ristagni d'acqua. Grandezza: A) per aula (in Italia): m² 5OO (per scuole di 1 aula): m² 325 (fino a 10 aule),: m² 150 (per ogni aula oltre la decima, fino a 24) . per aula (In Inghilterra, secondo il piano di Abercrombie The Great London »): m² 2000, compresi gli Impianti sportivi, B) per allievo: (Italia) m² 10 circa; (Inghilterra) m² 70: (Carta dell’ UIA) m²: 20.
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTARI EDIFICIO SCOLASTICO Caratteri generali secondo le norme vigenti in ltalia: 1 ) Non deve avere, di norma, più di due piani (piano rialzato e primo piano). Ogni eventuale e motivata deroga deve essere concessa dal Provveditore agli Studi territorialmente competente. 2) Può avere del locali in piani seminterrati: essi non possono essere adibiti ad aule, ma utilizzati per magazzini, per deposito di combustibili e per l'impianto di riscaldamento i locali interrati non più di m 1,50, con altezza utile non inferiore a m 3, illuminati a superficie finestrata non inferiore ad 1,8 dell'area del pavimento, possono comprendere: I'alloggio del custode, la cucina, il refettorio, laboratorio ecc., purché questi risultino, mediantecontromuro formante intercapedine ventilata e fognata, sicuramente protetti dall’umidità e abbiano pavimento, se non cantinato, almeno posato su vespaio ventilato. 3) Deve avere i solai, quando i locali scolasticisono situati in più piani, eseguiti in modo da assicurare impermeabilità ai gas e difesa dalla trasmissione dei rumori. 4) Deve avere un tipo di copertura sempre adeguato alle condizioni dell'ambiente nel quale l'edificio sorge e costruito in modo tale da garantire, oltre che la perfetta impermeavilità, anche la più idonea coibenza termica. 5) Non deve avere il cortile chiuso da quattro lati; il cortile è consentito solo quando gli edifici siano ad un solo piano fuori terra e purchè il lato minore sia di lunghezza non inferiore a 15 metri ; il cortile aperto da un solo lato è consentito purchè almeno uno degli altri lati sia ad un solo piano. 6) Se è composto di due o più corpi di fabbrica, deve essere lasciata tra un fabbricato e l'altro almeno una distanza uguale all'altezza del corpo più alto ed in ogni caso non inferiore a 12 metri. 7) Deve avere l'esposizione dei locali in cui gli alunni permangono più a lungo, tale da corrispondere nel modo migliore alle attività che in essi vengono svolte, in relazione al clima ed alle esigenze igieniche e didattiche. ESIGENZE PEDAGOGICHE NELL'EDILIZIA SCOLASTICA La scuola moderna può definirsi attiva, poiché trae origine dalle esigenze psicologiche del fanciullo e dal suocomportamento, variabile con l'età. Nella scuola il fanciullo: a) vuole attivamente imparare e scopre conl'aiuto dell'insegnante i motivi di interesse propri corrispondenti al suo stadio evolutivo: b) ha la possibilità di fare esperienzepratiche (lavori manuali) e ricerche individuali, che sole permettono l'acquisto dl un personale convincimento: c) è spronato ed invogliato al lavoro di gruppo, che favorisce il naturale istinto alla collaborazione: d) incomincia adeducarsi alla vita di relazioni sociale . Considerato che lo sviluppo del fanciullo è diverso dall'uno all'altro soggetto e che bambini della stessa età si trovano talvolta in fasi evolutive diverse, la « classe-anno » fa posto, nella moderna concezione della scuola, al « ciclo ». La scuola elementare comprende due cicli: I'inferiore (6 e 7 anni) e il superiore (8-9-10 anni): il terzo ciclo è quello
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corrispondente alla scuola dell'obbligo (11-12-13 anni). I tre cicli corrispondono a stadi così disposti, secondo l'età: 1) il « bambino », le cui caratteristiche preponderanti sono la concretezza e la globalità: 2) il « fanciullo », con losviluppo degli interessi e le possibilità di ricerca: 3) il «giovanetto » con l'inizio dell'astrazione e della ricerca di valori assoluti . FUNZIONI DELLA SCUOLA ELEMENTARE Si sono distinte le funzioni: didattiche in 5 diversi ordini di attività: 1) attività applicate (leggere, scrivere ecc ): 2)attività pratiche (mangiare, vestirsi, comportarsi bene): 3) attività di gruppo (schede, ricerche) 4) attività artistiche e manuali (falegnameria, pittura,incollaggio): 5) attività collettive e sociali: (giuochi, spettacoli, recite, riunioni): e analizzando i cicli: 1° ciclo: attività applicate (scrivere, leggere, far di conto, procedendo secondo il metodo globale, dal generale al particolare): attività pratiche (igiene personale, modo di comportarsi In aula, In refettorio, ecc,): attività di gruppo (recitazione, canto corale) attività artistiche e manuali (pittura, plastilina, Intreccio, ritaglio, incollaggio): 2) ciclo: attività applicate (ragionamento, applicazione, analisi):attività pratiche (vestirsi, muoversi, comportarsi civilmente, educazione fisica): attività di gruppo (schede, ricerche, consultazione dl vocabolari, uso di carte geografiche, discussioni di gruppo e recitazione): attività artistiche emanuali (falegnameria, incisione, tipografia, cucito, maglia, costruzione di marionette): attività sociali (ginnastica,competizione per squadre, allestimento del museo didattico, ordinamento della biblioteca scolastica). L'ORGANISMO SCOLASTICO II fondamento pedagogico dell'attuale insegnamento elementare è il ciclo, che nella scuola elementare italiana si divide in due tempi: ciclo inferiore (I e II classe) e superiore (III, IV, V classe). L’unità funzionale architettonica della scuola è pertanto determinata dall’insieme degliambienti che costituiscono un ciclo. L’unità-ciclo comprende: le aule vere e proprie, gli spogliatoi, i servizi igienici e lo spazio destinato alle attività collettive ed alle attrezzature comuni, il tutto coordinato in modo che una parte serva ad integrare l'a’tra.
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SCUOLE ELEMENTARI In contrasto con questo nuovo principio vi sono ancora numerosi esempi di scuole pedagogicamente accettabili, in cui manca la unità-aula e ad essa viene sostituita l'unità-aula; in questo caso si ha un insieme di aule autonome o un gruppo di aule che, prescindendo dal ciclo, danno luogo ad un complesso scolastico in cui predomina l'aula-classe e il resto è subordinato ed accessorio. Composizione dell'organismo. - Per edifici fino a 5 aule è senz'altro consigliabile la composizione per cicli (un ciclo inferiore ed un ciclo superiore). Le norme attualmente in vigore in Italia consigliano di accostare i due cicli di insegnamento elementare in un unico insieme articolato intorno ad una sala che è da considerarsi il centro attivo dell'organismo (v. figg. 2, 3, 4, 5). Per edifici con più di 5 aule è ancora consigliabile l'organizzazione per cicli, variamente combinabili (v. figg. 6 e 7). È necessario tuttavia ricordare, come si è già detto, che esistono scuole in cui non si può parlare di composizione di cicli, bensì di composizione di aule. Benché basate su criteri pedagogici diversi da quelli sopra esposti, queste scuole non possono dirsi del tutto sorpassate, tanto è vero che permangono in altri Paesi nei quali forse non si ha molta fiducia nell'insegnamento attivo. Osservando gli esempi di scuole sparse in tutto il mondo, constatiamo pertanto che vi possono essere: a) aule disimpegnate da un corridoio: manca in questo caso l'unità funzionale. Era la soluzione più frequentemente adottata fino a qualche anno fa. Va notate che il corridoio non deve essere necessariamente rettilineo e che può essere dotato di nicchie larghe a sufficienza per sistemare in esse alcune attrezzature comuni (v. fig. 8). b)aule abbinate o riunite in piccoli gruppi (padiglioni) che danno luogo ad unità funzionati autosufficienti. Esse possono essere collegate tra loro da pensiline o da passaggi chiusi (v. figg. 9 A. B, C, D, E); c) gruppi distinti ed autonomi di 5 o 6 classi (cioè un ciclo inferiore ed uno superiore) corrispondenti all'intero corso dell'insegnamento elementare (v. fig. 1 0 a e b); è la soluzione cui propendono le attuali norme italiane, pur senza imporla le aule di ciascun gruppo sono distribuite intorno alla sala per le attività collettive; i diversi gruppi possono tra loro essere indipendenti o collegati da pensiline o accostati oppure sovrapposti e collegati da una scala (v. Fig. 11 c, b, c,). d) nuclei costituiti da unità-ciclo inferiori e unità-ciclo superiori collegati da un tessuto connettivo comune, disteso come un tappeto. li tessuto connettivo è costituito dai locali di vita sociale e dallo spazio di disimpegno. Ogni nucleo si compone delle aule e di uno spazio per le attrezzature comuni, che può anche invadere in parte il tessuto di collegamento (v. figg. 12 e 13).
4 W 3
W
S
L 1
M
M
W 2
V
3
T
2
1
W 1
2
Schema di scuola a sei aule ottenuto dal precedente con l'aggiunta di una'aula
T L
L
W
L L 3
M
V 4
W
7
T
6 T
V
M C
1 2
3
T
5
3
S
4
T Schema di scuola a otto aule (5 + 3) disposte tutte a pianterreno
2 L
W
8
C
Fig. 4 - Altro schema di scuola a quattro aule In questo caso tutte le aule sono dotate di spazio per le attività pratiche. L'aula 1, essendo separata, può avere ingresso proprio ed essere ampliata e S completata di servizi per servire come pluriclasse oppure per funzionare nelle ore pomeridiane W e serali per il doposcuola.
4
1
Schema di scuola a cinque aule (2 + 3). Anche esso realizzabile in due tempi
N aula
aula
spazio lavoro bancone
bancone uscita al giardino Aule disimpegnate da corridoio facente funzione di spogliatoio e di spazio per il lavoro. Scuola a Plymouth, Michigan, U.S.A.
Schema di aule a quattro aule (2 + 2). Al primo nucleo di due aule se ne pu• aggiungere successivamente un secondo.
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C
3
S
S 1
2
4
Fig. 3 - Schema di scuola a quattro aule 1,2,3,4, aule: L. spazio per le attività pratiche (lavoro): S, sala per lle attività collettive: V. M vestibolo; T, ingresso protetto da tettoia, portico o pensilina;M, saletta per la visita medica, C, cucinetta; W, servizi igienico-sanitari.
V
C
5
4
S R
W
MV T
5
C
6
C
W
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTARI refettorio cucina
direzione
WC
a
a
1 P
a
a
1
R
S
a
palestra
spogliatoio
museo
3
a
2
a
a
4
3
1° ciclo
a
5
biblioteca
2° ciclo
a
5
4
a
3
2° ciclo
Fig. 12 – Schema planimetrico della scuola di Rovigo. Le aule sono raggruppate in unità-ciclo; il ciclo inferiore comprende le aule di 1° e 2° classe; il superiore quelle di 3°, 4°, e 5°. I servizi generali (palestra e spogliatoio, servizi igienici, refettorio e cucina, direzione didattica, museo e biblioteca), essendo comuni a tutta la scuola, formano, insieme con lo spazio destinato al disimpegno, il tessuto connettivo dell'intero organismo, che in pianta assume l'aspetto di un «tappeto» rettangolare.
amministraz.
b Fig. 10 – Scuola a dieci aule composta di due gruppi (5+5)
a, planimetria d'insieme: P, palestra; S, servizi della palestra;
s. p.
w. c.
a
1
vestibolo
a
2
R, refettorio; b, schema planimetrico di uno dei due gruppi.
palestra
refettorio
a
3
2° ciclo
a
a
1
P
biblioteca 4
1° ciclo S
1° ciclo
a
2
w. w. c. c.
a
3
a
4
a
5
w. c.
2° ciclo
a
5
Fig. 13 – Altro esempio di scuola analogo al precedente (fig. 12)
a
Anche in questo caso la pianta dell'edificio assume forma compatta, rettangolare, ravviata nel centro da un chiostro.
L’AULA
B
C Fig. 11 – Scuola a sedici aule (8+8) a, planimetria d'insieme: P, palestra; S, servizi della palestra;R, refettorio; b, c, schemi planimetrici del pianterreno e primo piano di uno degli edifici di gruppo.
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Ha forma e dimensioni variabili a seconda della funzione che essa svolge nell'organismo scolastico. Si avranno perciò secondo il programma didattico diverse specie di aule: ad esempio: 1) Aula-unità autosufficiente (consigliabile quando mancano nell'edificao scolastico i locali di vita collettiva). In questo caso l'aula dovrà avere servizi spogliatci spazio di lavoro e spazi verdi propri. La superf;cie richiesta è notevole (fino a m²100): la forma potrà essere articolata e suddivisa in parti nicchie o angoli con destinazioni speciali (v. figg. 14 15, 16 17, 18 19). 2) Aule disposte in serie lungo un corridoio di disimpegno, insegnamento di tipo passivo ristretto nell'ambito dell'aula che assume perciò la forma tradizionale. La parziale autosufficienza dell'aula è garantita dalla sua dimensione (m² 60 pari a circa 6,50 x 9,00) col lato lungo parallelo al corridoio. 3) Aula in quanto parte di un'unità funzionale più ampia (ciclo sezione gruppo). È il
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tipo di aula consigliato dalle vigenti norme italiane per soddisfare le attività ordinate o individuali forma variabile (più spesso quadrata) e superfice ridotta rispetto ai casi precedenti (da 30 a 45 m²): numero degli allievi non superiore a 24; disposizione elastica degli arredi. La ridotta superficie di questa aula è compensata dall’ampiezza della sala per le attività collettive. Per ciò che riguarda le dimensioni dell’aula di questo tipo devono essere osservate le seguenti norme ministeriali: la superficie di ciascuna aula deve esere di m² 30÷45, calcolandosi per ogni alunno la superficie minima di m²1,20: l’altezza libera dell’aula tenuti presenti l’altitudine, il clima della località e la superficie dell’aula stessa, deve essere compresa fra un minimo di m 3 ed un massimo di m 3,50. L’altezza minima può scendere eccezzionalmente anche a m 2,80 per le località di altitudine superiore ai m 1000 sul livello del mare e per località a clima molto rigido, compatibilmente però con la buona aerazione ed illuminazione. Quando il soffitto dell’aula
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTARI
Fig 14 – Esempio di scuola rurale ad una sola aula pluriclasse, con alloggio per l'insegnate (presentato alla XII Triennale di Milano).
Fig 15 – Esempio di scuola rurale inglese a due classi Mediante pareti mobili lo spazio delle aule si può fondere con quello centrale destinato alle attività collettive.
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTARI sarà la media; in ogni caso però la La profondità dell’aula rispetto allapa- di banchi a doppio posto. minima non dovrà scendere al disotto rete finestrata deve essere di norma di Illuminazione. - È necessaria un'intendei m 2,80. m 6 o poco più, per contenere tre file sità luminosa il più possibile uniforme e dì almeno 250 lux sui piano dei tavoli (regolamento inglese). In Italia si consiaula dera che il rapporto fra la superficie finestrata e la superficie del pavimento guardaroba deve essere compresa tra I 15 e 117 e si ritiene sufficiente assicurare al piano aula servizi dei tavolini un'intensità luminosa di almeno 80 lux. Negli esempi stranieri quando la proaula Padiglione di tre aule in una scuola inglese che ne comprende in tutto nove (3 x 3) fondità dell'aula supera di molto i m 6, I padiglioni sono corredati ciascuno di spogliatori e servizi igienici propri e sono colsi rende necessaria una seconda fonte legati al nucleo centrale dei servizi generali mediante passeggi esterni. di illuminazione. (In alcuni esempi americani si notano tre di illuminazione naturale). La seconda fonte di illuminazione naturale negli edifici ad un piano à ottenuta. lavagna guardaroba giardino 1) inserendo nel soffitto dell'aula un cattedra lucernario; 230 2) abbassando la copertura del disimpegno per ricavare una finestra sopraaula all'aperto aula Sezione traversale dell'aula di una scuola del Texas luce (v. fig. 20); banco lavoro illuminazione bilaterale diffusa mediante controsoffitto a nido 3) inclinando la copertura, dell'aula per d'ape, posto a m. 2,30 da terra. Il controsoffitto serve a aumentare l'altezza della finestra, senza diffondere anche la luce artificiale sistemata nel sovrastante area coperta a tettoia lucernario, tinteggiato con vernice bianca molto riflettente. accrescere la cubatura della sala (v. figg. 21 e 22). frangisole Per edifici a due piani o più il problema 180 370 si complica: sono stati studiati vari espe130 190 lamelle steccato dienti, che tuttavia non soddisfano in 240 335 855 750 360 750 linea generale; ad esempio: 1) piastrelle o prismi di vetro collocati Aula tipica di una scuola in California (zona sismica) Sezione trasversale dell'aula di una scuola a Los Angeles, U.S.A. A; pianta; B, sezione trasversale. illuminazione bilaterale corretta da lamelle frangisole, che proseguonella Finestra per dirigere la luce; no la linea del soffitto. Finestra alta rivolta a Sud. 2) sfalsamento delle aule, degradanti a 300 terrazza; 765 820 280 3) allontanamento del corridoio didisimpegno dal corpo della (v. fig. 23). Diffusione dello luce: anche qui per renderla il più possibile uniforme sono 800 stati sperimentati vari sistemi: ad esempio: inclinazione della superficie riflettente (soffitto); applicazioni di lamelle o soffittature a nido d'ape tra il lucernario A Esempio di aula tratto da una scuola austriaca e l'aula; uso di frangisole all'esterno Superficie totale, compresi gli spazi destinati dell'edificio. allo spogliatoio ed al lavoro in gruppo m² 88. Ventilazione naturale: viene garantita in tutti i casi di finestrazione bilaterale; negli altri casi si provvederà con canne o bacchette di ventilazione, fori nelle pareti opposte o nel controsoffitto o più semplicemente mediante aperture avaB sistas praticate sulle finestre e sulle Aula tipo di una scuola tedesca porte d'ingresso alle aule. A, pianta; B, sezione trasversale. Orientamento: il fattore climatica è di Esempio di aula da una scuola svizzera (Zurigo) Il distacco lasciato tra il corridoio e le aule forma essenziale importanza nella determinatanti piccoli chiostri ornati di verde ed accessibili zione dell'orientamento dell’aula; la per le lezioni all'aperto. Sul chiostro affaccia il piccolo laboratorio annesso a ciascuna aula. pratica consiglia in orientamento Est, Il gabinetto per i servizi igienici è comune a due aule. Sud-Est a Sud per le aule; ma la pre-
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTARI senza nell'organismo scolastico della sala-comune o di spazio lavoro, nonché l'acquisizione di nuove teorie psicopedagogiche, possono consigliare una più libera scelta, soprattutto considerando che: 1) esistono notevolissime varietà di clima e di posizione, anche rispetto ai venti dominanti; 2) i - fanciulli dovrebbero trattenersi lo stesso tempo nell'aula e nella sala di attività collettiva; 3) proprio il luogo per le attività ordinate è forse il meno adatto ad un'insolazione diretta, che può anche in qualche caso disturbare: 4) l'orientamento può determinarsi in funzione dell’età e dello stadio evolutivo dei fanciulli. Acustica: è sempre consigliabile attuare l’isolamento delle pareti divisorie e dei solai intermedi; è opportuno situare le aule lungo il lato più tranquillo e più distante dalle strade.
soluzioni con caratteristiche particolari, a seconda dei programmi didattici e soprattutto della durata dell'orario scolastico. A questo proposito va osservato che in molte scuole allo estero (specialmente nei Paesi industrializzati) l'orario scolastico si estende senza interruzioni dalle 8,20 del mattino alle 6,30 del pomeriggio; in tal caso il prolungamento dell'orario scolastico ancora più giustifica la presenza dello spazio per le attività collettive, che peraltro potrebbe essere usato anchedurante le ore serali e nel periodo estivo, integrando il rapporto tra casa e scuota, tra la vita trascorsa in famiglia e quella di relazione sociale (vita del quartiere, della piccola comunità rurale, ecc.). Lo spazio destinato alle attività collettive, nella parte immediatamenteadiacente alle aule, può essere configurato come una sala di forma ed ampiezza convenienti, purché non serva più di sei SPAZIO PER ATTIVITA’ COLLETTIVE aule; quando le aule fossero in nuQuesto spazio ha oggi importanza de- mero maggiore, occorrerebbe ragcisiva nell'attuare il programma peda- grupparle ed assegnare a ciascun gogico della scuola elementare e non gruppo una sala. Questa è la solupuò pertanto ridursi al vecchio zione suggerita dalle norme vigenti in corridoio-disimpegno con porte ed at- Italia; ma appare evidente che non s; taccapanni allineati in fila. possano escludere altre soluzioni baLe sue funzioni di necessario comple- sate sul principio di mantenere unito lo mento alle aule e di luogo di raccolta spazio destinato alle attività collettive e degli allievi possono suggerire diverse tutt'al più suddividerlo mediante pareti
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mobili. Esaminando in particolarequeste due soluzioni, si osserverà che: c) la sala di forma quadrata o rettangolare su cui si affacciano gruppi di aule e servizi, promuove principalmente la raccolta e lo smistamento degli allievi, l'incontro scuola-famiglia, le attività comuni a più classi (recite proiezioni, canto e giuochi collettivi). È particolarmente indicata nel caso di piccole scuole prive di altre attrezzature sociali. La superfici e della sala è di m² 20÷25 circa per ciascuna aula del gruppoprospiciente alla sala. Per l'illuminazione il rapporto tra superficie illuminante e superficie di pavimento deve essere di circa 1/8. Èconsigliata un'illuminazione bilaterale, e eventualmente con finestra alta. Le porte di accesso devono essere pari almeno a cm 0,5 per allievo con larghezza non inferiore a m 1,30. Inconvenienti: la sala per la sua forma e per la disposizione centrale rispetto alle aule, non sempre riesce ad accogliere la sistemazione di attrezzature didattiche fisse, di angoli di lavoro e di spazi destinati a speciali usi. b) lo spazio unitario disposto a tappeto può essere diviso con pareti mobili, in angoli attrezzatati
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SCUOLE SCUOLE ELEMENTALI per il disegno e la compilazione di schede, il museo didattico, la modellistica, la falegnameria, la tipografia, ecc. La sua forma articolata può svolgersi a nastro o ad anello (v. fig. 13) ed appare perciò più particolarmente indicata per scuole con molte aule e nelle quali si richiedano numerosi ambienti per le attività sociali (palestra, refettorio, laboratori, ecc.); in special modo riuscirebbe opportuna per le scuole dell'obbligo, esteso fino al 140 anno di età. La sua superficie dovrebbe non superare i m² 20 ad aula ed essere associabile ai locali collettivi. Inconvenienti: si è eliminata ladiffe-
renziazione volumetrica ed architettonica dei gruppi a vantaggio di una maggiore flessibilità, che rende possibile un più intenso e proficuo scambio di rapporti e di attrezzatura tra gruppi. Va osservato infine che la soluzione «a tappeto», proprio per la sua stessa configurazione, si presta meglio ad essere attuata quando ilcomplesso scolastico è costituito da edifici bassi, ad un sol piano, vale a dire quando si ha una vasta area a disposizione. Dove l'area difetti, bisognerà per forza ricorrere ai piani sovrapposti e quindi alle sale disposte l'una sull'altra.
Dal che si deduce, come del resto era ovvio, che per assicurare all'edificio scolastico lo sviluppo orizzontale, auspicato dalle vigenti norme, occorre uno spazio molto grande e convenientemente attrezzato per poter servire anche come oasi di verde, a beneficio delle circostanti abitazioni. SERVIZI IGIENICO-SANITARI Vanno studiati in funzione di un duplice scopo: a) rispondere alle necessità igieniche degli allievi; b) educare all'igiene. Latrine: 1 per ogni aula, separate per sesso e, illuminate direttamente,precedute da un'antilatrina illuminata ed serata: esposte possibilmente a Nord: i gabinetti per gli insegnanti vannocomputati a parte e tenuti separati. Lavabi, lavapiedi e fontanelle per bere: in apposito locale o nell'antilatrina.
A
Docce: ubicate o nel locale lavabi o nel nucleo servizi della palestra. Le pareti esterne dei servizi vanno distanziate almeno m 4 dai confini.
C
Spogliatoi. - Nel caso di spogliatoi racchiusi in locale apposito, questo deve avere la superficie di m²:15÷18 (larghezza non inferiore a m 1,60).
A
SERVIZI GENERALI E ATTREZZATURE COMPLE COMPLEMENMENTARI Riscaldamento. - Per il riscaldamento dell'edificio si deve tenere presente che la temperatura dei locali scolastici non deve essere inferiore ai 15 o 16 gradi centigradi; qualora ciò non avvenga per le normali condizioni climatiche, l'edificio scolastico dev'essere dotato di un impianto di riscaldamento.
Fig. 23 – Esempio eccezionale di una scuola inglese a due piani
Servizi assistenziali. - Cucinetta per refezione scolastica (m² 15 fino a 8 aule). Gabinetto di visita medica con spogliatoio e servizio igienico.
In sezione si può osservare come il corpo di fabbrica (C) contenente i corridoi e gli spogliatoi sia distaccato dal corpo delle aule (A) per garantire l’illuminazione bilaterale. Il collegamento tra le aule e il corridorio, al piano superiore, avviene ogni due aule mediante un passggio a ponte.
Refettorio. - Le norme ministeriali prevedono uno spazio-refettorio nelle
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Manuale dell’Architetto
SCUOLE SCUOLE ELEMENTALI
scuole con più di 8 aule. Il numero di alunni che usufruisce della refezione è variabile da zona a zona: si può in linea di massimacalcolare nella misura di 1/3 degli iscritti. Il refettorio può essere sistemato in vari modi, ma, se risultasse adiacente alla sala o alla palestra, potrebbe esserne separato con parete mobile, così da poter utilizzare, in caso di necessità, tutto lo spazio collettivo. Palestra. - Secondo le vigenti norme deve essere di forma rettangolare, con il lato maggiore non inferiore a due volte e non superiore a tre volte il lato minore: avere un'altezza di m 5÷7: avere finestre di superficie complessiva pari a 1/5 almeno della superficie del pavimento e disposte in modo da non impedire la razionale sistemazione degli attrezzi fissi; disporre di un proprio atrio indipendente da quello della scuola e comunicante con lo spogliatoio. Dallo spogliatoio si dovrà accedere alla palestra e, naturalmente, al gruppo dei servizi igienico-sanitari, che, come si è detto, potrà comprendere anche le docce scolastiche. La palestra dovrà inoltre essere dotata di una stanza per l'insegnante, con relativo gabinetto, e di un locale -per il deposito degli attrezzi. Accanto alla sala per l'insegnante potrà essere sistemata anche la sala per la visita medica. Come si vede, una palestra siffatta, benché richiesta soltanto per le scuole con almeno 13 aule, risulta costosa. Una più ragionevole giustificazione della spesa potrebbe trovarsi, se l'uso delle palestre non fosse limitato agli allievi e fosse esteso alla comunità che ha la scuola come centro. Più semplicemente, ove fosse consentito, la palestra potrebbe essereimmaginata come uno spazio, dedicato essenzialmente alla ginnastica dei bambini, alle riunioni ed a tutte le
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manifestazioni collettive della scuola (teatro, televisione ecc.). In tal caso avrebbe come caratteristiche: grande flessibilità, forma tendente al quadrato, superficie minima m² 100. Biblioteca. - Nella scuola elementare la biblioteca, più che un ambiente vero e proprio a sé stante, può trovare posto in un angolo della sala, se si tratta di scuole piccole, o in una zona baricentrica del «tappeto» che disimpegna le aule. Essa infatti non è tanto un luogo di studio e di raccoglimento, quanto il centro ove si svolgono le ricerche di gruppo e ove i fanciulli si recano, a chiedere i libri in prestito ecc. Non si può tuttavia escludere l'ipotesi di una biblioteca scolastica concepita come biblioteca popolare, che serva anche alla comunità del quartiere. Museo. - Il museo didattico può trovarsi nella aula stessa o invadere una parte della sala. Si tratta difetti di un angolo particolarmente attrezzato in cui vengono raccolti oggetti di particolare interesse eseguiti dagli alunni stessi (disegni, animali di pezza, oggetti di legno o di plastilina oppure aventi particolari suggestioni per il gruppo - sassi, minerali, fossili - raccolti dagli stessi alunni). Naturalmente anche per il museo, come per la biblioteca, si potrebbe immaginare una sistemazione meno rudimentale e più ispirata a intendimenti scientifici, qualora il suo uso fosse esteso oltre il ristretto ambito della scolaresca. IL VERDE Intorno all'edificio scolastico va prevista una zona di rispetto, che può essere costituita dal verde stesso della scuola. Tale verde dovrebbe
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avere un'ampiezza sufficiente e si vorrebbe almeno in teoria, che fosse il triplo della superficie coperta. Quando è possibile, il terreno della scuola va scelto in vicinanza della zona sportiva del quartiere (campi di pallone, di pallacanestro) in modo che gli allievi possano utilizzare direttamente gli impianti. Il verde nella scuola elementare assolve ad una funzione pedagogica di primo piano. Esso può essere suddiviso a seconda delle sue funzioni nel seguente modo: insegnamento all'aperto: si svolge su tutto il terreno a disposizione della scuola, ma in particolare su quel terreno prospiciente l'aula, opportunamente protetto dal vento e dal sole, dove i bambini trasportano nei giorni di tempo buono i tavolini e le sedie; esposizione dei fenomeni natunaturali: parte del verde va adibito ad orto, parte ad alberi da frutto, parte agli allevamenti di animali da cortile, ad acquario con pesci, ad uccelliera; i bambini possono così seguire direttamente lo svolgersi dei processi naturali; giochi di fantasia e « adventure play ground »: il verde è trattato in parte (per i più piccoli) a tane, anfratti ecc., per stimolare e suggerire giochi di immaginazione; è invece, per i più grandi, dotato di mattoni, pietra, calcina, legni ecc., che permettono il libero sfogarsi della fantasia a tipica dei bambini di quella età: attività di movimento: in parte del terreno a disposizione deve trovare posto un campo da gioco (in mancaza di altre attrezzature annesse) che possa servire almeno per il gioco del pallone o della pallacanestro, unapista per la corsa ed un tratto lastricato per il pattinaggio.
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SCUOLE SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI ORDINAMENTO DIDATTICO Come è noto, l'ordinamento italiano vigente si basa in principal modo sulla bipartizione tra scuola media, di carattere selettivo e preparatorio a tutti i gradi di istruzione secondaria superiore, e avviamento professionale, che a sua volta si distingue in vari tipi: industriale,commerciale, e così via. Vi sono inoltre scuole speciali destinate, per esempio, all'istruzione artistica. Questa partizione, giustificata in altri tempi, quando cioè nel nostro Paese il bisogno di tecnici e di dirigenti era facilmente colmabile con i quadri di professionisti provenienti da una scuola riservata ad una minoranza di giovani, appare non più idonea a soddisfare le esigenze dettate dall'attuale struttura economica e sociale. Si va perciò profilando anche da noi la necessità di modificare la scuola media. così come è avvenuto in altri Paesi industrialmente già progrediti, sia per rendere effettivo l'obbligo scolastico sancito dalla Costituzione, sia, per fornire a tutti i ragazzi dagli 11 ai 14 anni eguale istruzione di base che serva soprattutto ai fini della formazione dell'uomo e del cittadino. In alcuni Paesi l'unicità della scuola media, insieme con l'obbligo scolastico, si estende fino al 180 anno di età, cioè alle soglie dell'università; nei nostro si desidererebbe per ora elaborare almeno il piano di una scuola media triennale di primo grado unica ed a struttura decisamente unitaria, ossia senza suddivisione alcuna in « sezioni »o « tipi » o « indirizzi », appunto per aprire a tutti indistintamente gli scolari più meritevoli l'accesso alle scuole superiori ed universitarie. Sul programma didattico di questa nuovi scuola media unica ancora non si è trovato l'accordo; si presume nondimeno che esso comprenderà due gruppid'insegnamento: quello culturale (italiano, storia, educazione civica, geografia, educazione artistica e musicale) e quello tecnico-scientifico (matematica, Fisica, storia naturale, educazione ed applicazione tecnica), completato dall'insegnamento per la formazione spirituale e fisica, quali la religione e l'educazione.
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Fig. 1 – Scuola arti e mestieri di Berna A, pianta del primo piano; B pianta del secondo piano; C, pianta del terzo piano; D, pianta del quarto piano, 1, servizi; 2, deposito di attrezzi di pulizia; 3, aula, solo per esperienze e deposito apparecchi per elettromontatori; 4, modelli; 5 laboratori metallici; 6, fisica, 7, aula per insegnamenti teorici generali; 8, direzione e segreteria; 9, servizi e deposito attrezzi di pulizia; 10, laboratori per metalli; 11, direttore; 12, sala insegnanti; 13, aula a disposizione; 14, falegnami; 15, meccanici automobilistici; 16, disegnatori edili e giardinieri; 17, insegnamenti teorici; 18, odontotecnici; 19, parrucchieri; 20, calzolai; 21, sellai; 22, tappezzieri; 23, sarti; 24, insegnamenti teorici; 25, direttore; 26, disegno dal gesso; 27, prospettiva; 28, plastica; 29, orafi; 30, vetrinisti; 31, fotografi; 32, alloggio provvisorio.
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SCUOLE SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI A questi gruppi di materie obbligatorie per tutti si aggiungerebbero, a partire dal secondo anno di corso, alcune materie opzionali (lo studio del latino a di una lingua straniera o le applicazioni artistiche per determinati indirizzi), che però non darebbero luogo ad esami, pur conservando un valore di orientamento e di formazione. È ovvio altresì che, in armonia con quello della scuola media unica, dovrebbero essere modificati anche iprogrammi degli istituti d'istruzione secondaria che accoglieranno i giovani dal 15 al 18° anno di età, ed i programmi delle facoltà universitarie. CRITERI COSTRUTTIVI E REQUISITI TECNICI GENERALI Ciò premesso, appare prematuro e forse anche superfluo al momento attuale indicare i criteri da seguire per la costruzione di edifici da destinare a scuole medie e secondarie. Mancano disposizioni specifiche,le norme dettate per la compilazione del progetti di edifici ad uso delle scuole elementari, pubblicate nella Gazz. Ufficiale n. 102 del 19 aprile 1957, potranno considerarsi valevoli, entro ragionevoli limiti, anche per le scuole medie e secondarie. Va tuttavia ricordato che il D.M. 4 maggio 1925, pub-
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blicato nella Gazz. Uff. n. 196 del 25 agosto 1925, al cap. XIX conteneva alcune norme speciali per la compilazione dei progetti di edifici per le scuole secondarie e che la Circolare n. 45 del 13 novembre 1941 del Ministero dei LL.PP. contiene le direttive per la compilazione dei progetti edilizi delle scuote industriali, medie e superiori e di altre scuole d'istruzione tecnica. Per altre scuole, destinate, ad esempio, all'istruzione artistica e musicale, non sono date norme speciali. Circa i locali occorrenti per i musei, collezioni scientifiche, laboratori di esercizi pratici, disegno ecc. Il Decreto ministeriale sopra citato raccomanda che sia sempre richiesto il consilio dei direttori o titolari dei singoli insegnamenti, prima di le dimensioni, l'esposizione, la quantità da assegnare ai locali stessi. L’incompiutezza della legislazione vigente in materia di scuole secondarie lascia adito a non poche incertezze; ad esempio, c’è da chiedersi: la capienza totale di un edificio da destinarsi a liceo-ginnasio dovrà essere di 24 aule, come nelle scuole elementari, o potrà raggiungere il limite massimo di 1500 alunni, come era ammesso dalle precedenti norme? La classe dovrà contenere al
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massimo 30 o 40 alunni? Per le scuole industriali è stabilito che le classi siano non più di 24 e con 30 alunni ciascuna, ossia nei totale è ammessa la capienza massima di 720 allievi. In quanto all'altezza del fabbricato, benché sia raccomandato l'uso di fabbricati a due piani, è ammessa ; a costruzione a tre piani od eccezionalmente a quattro nelle località centrati dei grandi agglomerati urbani. Nelle scuole industriali di norma le aule si aprono da un sol lato del corridoio. Consentendo dall'altro lato l'illuminazione diretta dall'esterno. Peraltro, potranno addossarsi corpi di fabbrica anche dall'altro lato del corridoio, limitatamente a brevi porzioni dello stesso, purché tutti i locali risultino sufficientemente illuminati ed aerati dall'esterno. Inoltre, se il corridoio riceve aria e luce dal soffitto, potrà essere affiancato da aule su tutta la sua lunghezza da ambedue i lati. l locali che accolgono gli spogliatoi ed i lavabi devono trovarsi in posizione intermedia tra i locali destinati al lavoro e quelli destinati alle lezioni, cosicché i giovani che provengono dalle esercitazioni pratiche possano procedere alla necessaria pulizia e deporre l'abito da lavoro.
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SCUOLE SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI
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messe scale in curva. AULE E LABORATORI
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9 Il laboratoio di fisica nella scuola superiore di Wilmington, U.S.A. 1, bancone per le dimostrazioni; 2, lavagne; 3, armadio per libri; 4, studio del professore; 5, deposito apparecchi; 6, banconi per le esercitazioni degli studenti (16-18 anni di età); 7, bancone con scaffali, (le linee punteggiate indicano la posizione dei radiatori); 8, vetrine e armadi a muro; 9, fontanella per bere; 10, spazio per le tubazioni.
Come si vede, per le scuole industriali è ammesso l'uso del corpo di fabbrica triplo, pur con alcune limitazioni; converrà tuttavia non abusare di questa facoltà e limitare l'uso dei corridoi. Nel caso che questi fosseronecessari, converrà limitarne la lunghezza e calcolarne la larghezza sulla base di m 0,60 ogni 60 allievi, avviati parte in un senso e parte nel senso opposto, con un minimo di m 2. Lungo il percorso dei corridoi dovrà evitarsi ogni strozzatura in corrispondenza degli accessi ad atri, scale, ecc.; caso mai sarebbe necessario proprio il contrario, provvedere cioè ad opportuni e ben dislocati allargamenti di sezione del corridoio, sia per ottenere una migliore possibilità di illuminarlo e ventilarlo, sia per creare negli slarghi alcuni spazi paragonabili, almeno in parte, alle sale collettive, di cui si è fatto cenno a proposito delle scuole elementari. Non si esclude, infatti, che almeno per la scuola media triennale il tipo edilizio scolastico venga ad essere adeguato con opportuni adattaenti al tipo edilizio prescritto dalle vigenti norme per le scuole elementari. Per le scale e specialmente per quelle in servizio nelle scuole industriali, si dovrebbe prevedere l'uso di rampe distinte per la salita e la discesa degli allievi, evitando, per quanto possibile, l'incrocio delle squadre. Da ricordare, infine. che non sono am-
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Aula di chimica per scuole superiori
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Aula di scienze naturali nella scuola Eriksdal di Stoccolma 1, vaschetta e banco di preparazione; 2, armadi a vetri; 3, gradinata; 4, banchi; 5, cattedra.
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Le aule per gli insegnamenti teorico-culturali e tecnico-scientifici avranno di norma la capacità di 30 posti; non si esclude tuttavia che, in conformità ai criteri pedagogici più aggiornati, detto numera venga ridotto, come sarebbe auspicabile. È opportuno perciò che negli edifici con più di 8 aule sia predisposta qualche aula di capacità minore. Le dimensioni dell'aula-classe saranno accresciute rispetto alle corrispondenti dimensioni delle scuole elementari, nella misura di m² 1,50 per alunno e, per 30 allievi, m² 45; nelle scuole industriali sono richiesti m² 1,40 ad allievo per gli insegnamenti teoricoculturali e m² 1,60 ad allievo per gli insegnamenti tecnico-scientifici. La forma delle aule destinate all'insegnamento passivo potrà essere quella consueta, rettangolare, opportunamente allargata (m 6,30 x 7,50, ad esempio), col lato lungo finestrato per evitare la necessità di una seconda fonte di illuminazione naturale; ma, se questa fosse assicurata, come sarebbe auspicabile, la forma dell'aula potrebbe avvicinarsi ai quadrato. Per le altre dimensioni e per l'illuminazione valgano le regole stabilite per le scuole elementari. Le aule destinate agli insegnamenti speciali (attivo e dimostrativo), nonché i locali e gli spazi aperti per le osservazioni scientifiche e le esercitazioni di laboratorio saranno improntati alla massima semplicità, anche per ragioni di spesa, ma dovranno corrispondere alle necessità di una scuola che voglia veramente preparare i giovani nonsoltanto sui libri. La separazione tra aule contigue si dovrà realizzare mediante divisori non aventi finzioni statiche, così da poter essere rimossi o spostati per eventuali esigenze dettate dall'evoluzione degli insegnamenti, senza che questo renda necessario modificare le strutture portanti. L'illuminazione principale dovrà suddividersi di regola tra 4 o più finestre, cosicché sia sempre possibile lo spostamento dei muri divisori, allo scopo di aumentare o ridurre la capacità delle aule. Peraltro potranno
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SCUOLE SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI avere 3 sole finestre le aule più piccole di quelle normali. Le aule per gli insegnamenti tecnico-scientifici dovranno essere provviste di gradinate, con dislivello di circa cm 15, tra i successivi ordini di banchi. Attiguo all'aula di insegnamento si disporrà lo studio dell'insegnante e, se l'insegnamento lo richiede, il locale di preparazione delle esperienze ed il laboratorio degli allievi. L'aula di chimica sarà provvista di cappa a vetri comunicante col locale di preparazione. l laboratori ove si compiono analisi chimiche dovranno essere provvisti di una o più cappe di aspirazione, o di cappe individuali in corrispondenza di ogni posto di analisi, a seconda dell'importanza del laboratorio. Le aule per gli insegnamenti scientifici, i locali di preparazione ed i laboratori dovranno essere provvisti di prese d'acqua, gas e corrente elettrica, lavandini e scarichi in conformità alle esigenze degli insegnamenti e delle esercitazioni che vi si svolgono. Le aule di disegno avranno dimensioni adeguate alla misura dei tavoli sempre in relazione alla capacità di 30 allievi. In generale nelle scuole tecniche e negli istituti industriali dette sale dovranno commisurarsi ad una superficie minima di almeno m² 3 per allievo. L'uniformità e l'efficienza dell'illuminazione dovrà essere particolarmente curata, dando la preferenza all'illuminazione proveniente da finestre esposte a Nord od almeno protette dall'in-
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solazione diretta. ESERCITAZIONI DI LAVORO
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Nelle scuole industriali i 4 6 locali destinati alle esercita5 zioni di lavoro dovranno 3 3 7.00 2 essere anzitutto adeguati all'età degli alunni e poi 7 particolarmente studiati in relazione alle esigenze delle operazioni che vi si 3.00 8.50 1.50 svolgono. Se le lavorazioni sono rumorose o comunSchema di aule abbinate per esercitazioni di lavoro que tali da produrre vibra1, corridoio; 2, aula; 3, lavagna; 4, armadi; 5, laboratorio zioni, non dovranno didell'insegnante comunicante anche l'aula successive; sporsi aule di lezione, né 6, deposito materiali; 7, spogliatoio degli alunni. uffici, nei locali adiacenti, soprastanti o sottostanti. cialmente nelle grandi città, non conLe officine delle scuole e degli sentano assolutamente lo sviluppo istituti industriali dovranno disporsi 'delle officine al piano di terra, potrà preferibilmente al piano terreno con attuarsi una disposizione a piani soilluminazione dall'alto e disposizione vrapposti, destinando i piani superiori rispondente alle necessità di un'orgaai reparti ove si svolgono lavorazioni nizzazione centralizzata. È consigliapiù leggere. In questo caso l'ampiezza bile pertanto che i diversi reparti dei locali sarà limitata alla necessità, di siano contigui. Fatta eccezione per i conseguire una buona distribuzione di reparti polverosi, fumogeni, esalanti luce. gas nocivi o particolarmente rumoPertanto, qualora l'illuminazione sia rosi, le separazioni possono conseunilaterale, la larghezza dei locali sarà guirsi con graticci di limitata altezza o limitata al doppio dell'altezza dell'arcon vetrate. In ogni caso le separachitrave della finestra sul pavimento; zioni dovranno essere facilmentemocon l'illuminazione bilaterale si potrà dificabili senza alterare fa struttura giungere al quadruplo dell'altezzasudmuraria portante, così da permettere detta sempreché non si dispongano eventuali trasformazioni. nel locale alberi di trasmissione pensili, Il pavimento sarà di poco supetubazioni o macchinari voluminosi che riore al piano esterno del terreno costi naturale, sempre a condizione che sia assicurata la necessaria sanità dell'ambiente. Quando esigenze di spazio, spe-
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SCUOLE SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI Le esercitazioni di lavoro vengono di regola svolte individualmente, e pertanto nei singoli reparti dovrà prevedersi un numero di posti di lavoro commisurato alla popolazione scolastica, l’orario settimanale delle esercitazioni particolari; del reparto e ad una logica suddivisione dei turni per classi o squadre. Dovrà inoltre prevedersi una limitazione nell'occucapazione dei reparti per le esercitazioni didattiche a non oltre il massimo insuperabile di tre quarti dell'orario settimanale di servi o del personale addetto, poichè reparti, per tutto il tempo rimanente, saranno a disposizione del personale stesso per le operazioni sussidiarie di preparazione, manutenzione e simili. Ogni reparto dovrà avere accesso indipendente direttamente dai corridoi. Le officine ed i laboratori nei quali funzionano macchine di notevoli dimensioni e di peso rilevata dovranno avere possibilmente un secondo accesso diretto all'esterno (strada Pubblica o cortile). In ogni caso il carbone ed i materiali polverosi o imbrattanti dovranno poter giungere a destinazione direttamente dall'esterno senza attraversare i corridoi principali. Dovranno essere previste fondazioni indipendenti dalla struttura muraria dell'edificio per le macchine e gli apparecchi che danno origine a vibrazioni, i locali destinati alle aziende produttive dovranno rispondere alle esigenze tecniche ed economiche dettate dalla moderna esperienza. IL MAGAZZINO GENERALE II magazzino generale dev'essere ubicato in posizione opportuna rispetto alle officine, con possibilità di accesso dalla strada o da un cortile. Può anche disporsi in locale sotterraneo,purché asciutto. Oltre ai materiali per le lavorazioni, ai prodotti, ai rottami ed agli attrezzi fuori uso, si dovranno prevedere locali per la conservazione delle suppellettili e degli arredi scolastici. Per i materiali che interessano un unico servizio o reparto (comecombustibili per impianto di riscaldamento, ghise di fonderia) dovranno prevedersi spazi di deposito nell’immediata vicinanza dei raparti stessi.
SPOGLIATOI E SERVIZI IGIENICI Nelle scuole industriali gli spogliatoi potranno aver sede anche in locali seminterrati, purchè asciutti, benilluminati e ventilati. Le dimensionare locali adibiti a spogliatoi dovranno essere sufficienti per contenere gli armadietti individuali per tutti, gli allievi della scuola. Gli armadietti dovranno essere provvisti di fori di aerazione. Per conseguire una migliore aerazione conviene disporre lo spogliatoio in un unico locale di sufficiente ampiezza, suddividendolo in scomparti, relativi alle diverse classi, per mezzo di graticci oppure utilizzando come parete gli stessi armadietti Per i lavabi è preferibile il tipo a vasca continua; le vaschette individuali sono da evitare negli spogliatoi. II numero dei posti nei lavabi deve corrispondere almeno ad un ottavo del posti esistenti negli spogliatoi. Sempre per le scuole industriali, ilocali che accolgono gli spogliatoi ed i lavabi devono essere provvisti di un numero adeguato di accessi, di larghe dimensiorli (in genere un accesso separato per ogni trenta posti), cos’ì da evitare ogni ingorgo o intoppo nell ' entrata e nell ' uscita delle squadre di allievi, e da facilitare la sorveglianza. Per Ia stessa ragione giova disporre le file degli armadietti e del lavabi in direzione parallela agli assi delle porte d'accesso. Adiacente agli spogliatoi si disporra un gruppo di ritirate, le ritirate devono essere unite a gruppi. Ogni gruppo non deve servire più di sei aule o laboratori; così pure per le officine si disporrà al meno un gruppo di ritirate ogni 180 posti di lavoro. Ogni gruppo di ritirate deve comprendere tanti gabinetti quante sono le aule servite, od ogni 30 posti di lavoro e, per le scuole maschili, un sufficente numero di orinatoi. Gli orinatoi contigui saranno separati da lastre di marmo, od altro materiale Iavabile, della sporgenza di cm 5O e dell’ altezza di m 1,20. Conviene che le ritirate e gli orinatoi siano allineati in direzione parallela
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all’ asse dell'ingresso Ia cui porta deve essere munita di vetri trasparenti. II locale può essere preceduto da una antilatrina egualmente separata da porta a vetri trasparenti, provvista di lavabi e fontanelle per bere . Dovranno inoltre prevedersi, separatamente Ie ritirate per gli insegnanti. Per le altre norme valgano le disposizioni delle scuole elementari. Docce. - Ogni edificio scolastico deve essere provvisto di un impianto di docce per un numero di posti pari nelle scuole industriali, ad almeno 1/5 del numero degli allievi. Le docce possono essere collocateanche in un piano sotterraneo o semisotterraneo, oppure nella immediata prossimità della palestra. PRONTO SOCCORSO E VISITA MEDICA Nelle scuole dove si svolgono esercitzioni di lavoro, il locale destinato a pronto soccorso deve essere spazioso e ben areato. Deve essere provvisto di lavabo e di un’attigua ritirata. Nel suo arredamento non deve mancare una lettiga ed un armadietto farmaceutico. Il locale stesso o, nelle scuole di maggiore importanza, un locale attiguo può essere destinato alla visita medica. REFETTORI E CUCINE Per il refettorio valgono le norme delle scuole elementari con le seguenti aggiunte e varianti. L'area minima del refettorio deve calcoiarsi in m² 1,50 per ogni commensale. Le tavole devono offrire per ogni commensale uno spazio minimo di cm 55 di fronte per cm 35 di profondità. La distanza libera fra due tavole parallele deve risultare di almeno m 2, e di m 1,20 fra tavolo e muro. Le cucine ed i locali di preparazione potranno essere collocati in pianisotterranei, ma a condizione di conseguire un' ottima illuminazione ed un' effcace ventilazione. Per il rapporto tra la superficie delle finestre e il pavimento valgono le norme stabilite per le aule di insegnamento. Occorre disporre le cucine e le cappe in modo che non creino schermi alla luce e zone d'ombra, particolarmente nel caso di illuminazione unilaterale.
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SCUOLE SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI L'altezza del locale destinato a cucina non dovrebbe essere di norma inferiore ai quattro metri un'altezza inferiore, sino al minimo di tre metri, potrà essere consentita solo a condizione che si disponga di un effcace impianto di ventilazioneforzata. LOCALI PER LA DIREZIONE E L’AMMINISTRAZIONE Essi comprendono, in generale: I'ufficio del preside con annessa sala d'aspetto: la segreteria didattica ed amministrativa: I'archivio, I'economato; la sala e lo spogliatoio degli insegnanti: la biblioteca scolastica e, dove occorrano, la sala per il consiglio di amministrazione e per i colloqui con i familiari degli allievi. L'ufficio del preside deve essere attiguo alla segreteria e deve trovarsi nelle immediate vicinanze della scala principale. Gli uffici della segreteria didattica ed amminlstrativa possono convenientemente essere riunite in un unico locale, di dimensoni surficenti nel quale i diversi servizi possono essere separati, da tramezzi e vetri. Una parte del locale sarà accessibile al pubblico, che comunicherà con gli uffci attraverso sportelli .Nelle scuole minori alcune funzioni potranno essere riunite in un unico locale (ad esempio: biblioteca e sala insegnanti, sala del consiglio di amministrazione e ufficio del preside). Nelle scuole maggiori si potrà, al contrario scindere i locali per renderne più completa ed efficace la specifica funzione: ad esempio, per la mostra didattica non è, in generale, indispensabile un locale apposito, potendo essere utilizzate allo scopo le pareti dei corridoi o delle sale collettive. Se però alla mostra didattica si volesse
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Fig. 6 – Pianta del secondo piano seminterrato destinato alle lavorazioni meccaniche della scuola arti e mestieri di Berna. 1, riscaldamento; 2, spogliatoi; 3, deposito materiali; 4, servizi igienico-sanitari; 5, pronto soccorso; 6, ingresso; 7, piano di caricamento; 8, direttore; 9, gru e ponte; 10,posti di lavoro per meccanici,attrezzisti ecc. dare un più concreto significato e assegnare un compito educativo più vasto ed esteso oltre i confini della scuola, ecco che la sala di esposizione e il museo didattico acquisterebbero maggiore importanza. Altrettanto si dica per la biblioteca, per le sale di convegno e per l'aula magna, che tutte potranno essere improntate a criteri di maggiore o minore importanza, secondo l'ufficio cui sono destinate e lo scopo che si vuol conseguire. In linea di massima l'aula magna dovrebbe essere capace di contenere almeno tutti gli allievi della scuola ed il corpo insegnante ed essere provvista di schermo e cabina di proiezione. Per la cabina valgano le vigenti disposizioni di legge, e così anche si dica per le norme relative agli accessi e alle uscite di sicurezza. È in ogni caso da preferirsi una doppia possibilità di sfollamento attraverso scale, atrio e corridoi, accessibili direttamente dall'esterno, ancorché comunicanti con l'ingresso principale della scuola .
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PALESTRA CAMPI SPORTIVI In ogni edificio scolastico dovrebbeessere costruita almeno una palestra coperta, di misura regolamentare e dotata di tutti i servizi richiesti: ma negli edifici con più di 20 aule e destinati ad accogliere scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica occoreranno due palestre (Art. 5 della legge 7/2/1958 n. 88. Provvedimenti per l’educazione fisica). Inoltre vi dovrebbero essere campi sportivi, attrezzati in misura adeguata al numero degliscolari, agli sport da essi praticati ed alle particolarità richieste dallo svolgimento di attività atletiche.
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SCUOLE UNIVERSITÀ L'università è l'ultimo grado, il più elevato, della scuola moderna. In essa i giovani possono conseguire la necessaria formazione scientifica e professionale ed essere avviati verso quel livello di specializzazione che oggi, essendo specialmente richiesto, tende ad elevarsi con il sorgere di nuovi corsi di laurea, con lo sdoppiamento di quelli attuali, con la creazione di numerose scuole di perfezionamento. l COMPLESSI EDILIZI UNIVERSITARI Nelle moderne realizzazioni di sedi per l'insegnamento universitario sono state seguite varie tendenze: a) edifici separati, inseriti nel tessuto urbano della città (come le sedi universitarie del passato); b) edifici raggruppati, in un complesso più o meno vasto, comprendente nucleo direttivo, edifici di facoltà e biblioteca (la così detta « città universitaria » di tipo italiano); c) edifici raggruppati in un vasto complesso autosufficiente, a volte lontano dalla città, comprendente anche gli alloggi per gli studenti e gli insegnanti (università di tipo inglese o americano). Evidentemente la prima e la seconda tendenza comportano forme di vita universitaria in cui la comunità di studio e di lavoro fra studenti ed insegnanti si attua solo parzialmente durante le ore di lezione e di esercitazione, mentre la terza tendenza realizza una completa comunità di vita attorno agli spazi determinati dagli edifici (il « campus »delle università americane). Grande importanza ha poi una esatta definizione e valutazione dei rapporti che intercorrono fra la città ed il complesso universitario: - inserimento nel tessuto urbano della città (o decentramento verso la periferia), come avviene per le « città universitarie » di tipo italiano; tale soluzione è quasi obbligata, quando non sono presenti nel complesso universitario gli alloggi per studenti ed insegnanti: comporta il vantaggio della vicinanza alla vita attiva della città, a musei, biblioteche, teatri, monumenti e gli svantaggi dovuti al traffico, ai rumori, molto spesso alla carenza di spazio verdi, e soprattutto l'impossibilità di espansione in superficie del complesso edilizio a causa dell'alto costo delle aree; - decentramento del complesso a molti chilometri dal più vicino centra abitato (università americane), con la conseguente creazione di una vera e propria città autosufficiente e quindi dotata di tutti i servizi necessari alla convivenza, per buona parte dell'anno, di studenti ed insegnanti: ai vantaggi derivanti da una vita tranquilla e raccolta, e da una possibilità di espansione praticamente illimitata, si contrappongono i pericoli di isolamento dalla vita culturale e sociale della città, come pure l'allontanamento delle attrezzature tecniche e scientifiche dell'università di cui molto spesso la città si serve.
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6 Fig. 2 – Planimetria generale del Centro universitario di Aarhus 1, Aula Magna; 2, Giurisprudenza; 3, Economia Politica; 4, Teologia; 5, Lettere; 6, alloggi del corpo insegnante; 7, Fisica, Chimica ed Anatomia; 8 alloggi degli studenti; 9, Biochimica e Fisiologia; 10, Museo di storia naturale.
GLI ELEMENTI COSTITUTIVI a) Nucleo direttivo: Rettorato Aula Magna Amministrazione Biblioteca b) Edifici sede delle facoltà c) Servizi generati: Residenze per gli studenti Residenze per gli insegnanti Impianti sportivi Attrezzature ricreative Impianti tecnici.
IL NUCLEO DIRETTIVO IL Rettorato e l'Amministrazione. - Vengono riuniti tradizionalmente nello stesso edificio, anche se le funzioni che essi assolvono sono diverse. Il Rettorato infatti comprende ambienti eminentemente rappresentativi ed in particolare: - uffici del Rettore, - direzione amministrativa (adiacente ai precedenti),
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3 Piazzale delle scienze
1, Clinica Ortopedica; 2, Istituto di Igiene; 3, Circolo Professori e Universitario; 4, Clinica malattie nervose e mentali; 5, Istituto di Fisica; 6, Istituto di Chimica; 7, Istituto di Chimica Farmaceutica; 9, Facoltà di lettere e Filosofia; 10, Rettorato, Biblioteca ed Aula Magna; 11, Facoltà di Giurisprudenza; 12, Istituti di Geologia Mineralogia e Palentologia; 13, Facoltà di Scienze Politiche; 14, Istituto di Mdicina Legale; 15, Istituto di storia della Medicina; 16, tipografia; 17, Istituto di FisiologiaUmana; 18, Istituto di fisiologia Generale; 19 Istituto di Botanica e chimica farmaceutica; 20, Orto botanico; 25, Banca e Ufficio
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Fig. 3 - Veduta prospettica dell'illinois Institute of Tecnology a Chicago 1, centrale termica; 2, laboratori di ricerche; 3, circolo studentesco ed autitorium; 4, Ingegneria elettrotecnica; 5, Ingegneria civile; 6, biblioteca ed amministrazione; 7, palestra e piscina; 6, istituto di tecnologia del gas; 9, Architettura ed arti applicate; 10, Ingegneria meccanica; 11, Studi umanistici; 12, Chimica; 13, Ingegneria; metallurgica; 14, Alunni Memorial Hall; 15, edificio per lo sport; 16, edificio residenziale a 10 piani; 17, appartamenti a tre piani; 18, casa dello studente; 19, case a schiera; 20, centro comunitario. - sala per le riunioni del senato accademico e del consiglio di amministrazione; - vari uffici del personale, affari generali, ragioneria, economato, opera universitaria; - sede per le organizzazioni rappresentative degli studenti ed inoltre gli archivi generali e particolari. L'Amministrazione, oltre agli ambienti già ci citati, comprende le segreterie delle varie facoltà (sale con sportelli). È indispensabile distinguere chiaramente in gressi e percorsi, cioè quelli facenti capo agli uffici dei dirigenti (poco frequentati dal pubblico) e gli altri, soprattutto quelli riguardanti lesegreterie di facoltà (frequentati da gran numero di studenti). Talvolta i due gruppi possono essere costi anche in edifici distinti, collegati mediante tele-
foni e posta pneumatica, L'AULA MAGNA Assolve funzioni eminentemente rappresentative, riguardanti la vita interna dell'università, ma non è escluso che, talvolta, possa essere utilizzata anche per manifestazioni culturali ad essa estranee: proiezioni, rappresentazioni, concerti, ecc. Sarà ubicata, di massima, adiacente immediatamente al rettorato, con accesso diretto dalla zona occupata dal Rettore e dal Senato Accademico; tale accesso sarà anche utilizzato quale ingresso riservato per le autorità (con apposito vestibolo, salette di attesa, spogliatoi, servizi). Il pubblico (studenti ed invitati) avrà un apposito ingresso con pensilina, un ampio vestibolo, guardaroba; esso accederà nella sala preferibilmente dai fondo: tuttavia, per facilitare un rapido
sfollamento, è necessario prevedereanche uscite laterali. La visibilità da parte del pubblico è assicurata dalla forma del pavimento; si hanno quindi i seguenti casi: - pavimento in piano: non è adatto per sale di grande capienza (occorre alzare notevolmente il podio); è utile tuttavia quando si voglia usare l'aula magna anche per feste, ricevimenti, esposizioni; - pavimento inclinato, a gradini: assicura una buona visibilità verso il podio, ma, naturalmente, la sala non può essere trasformata; - pavimento in piano, con sovrastrutture mobili a gradini: si tratta di un espediente costoso e poco pratico. Circa le norme di sicurezza (porte,passaggi, scale, ecc.) valgono quellestabilite per le sale da
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1 Fig. 4 - Pianta dell'aula magna dell'università commerciale Bocconi, a Milano (arch. G. Pagano). 1, pianerettolo dello scalone principale; 2, podio per le autorità; 3, diaframmi con scritte; 4, canne fumarie; 5, pavimento della sala; 6 proiezione del soffitto acustico; 7, accesso alla cabina di protezione; 8, accesso degli studenti.
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Fig. 5 - Pianta schematica di uala magna Posti: cm 55x75; superficie sala (escluso podio): m² 520; posti n. 912; superficie per posto; m² 0,57.
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MUSEI Il museo è un organismo architettonico caratteristico, destinato alla conservazione ordinata di materiale DI STUDIO
COLLEZIONE
GALLERIA PER IL PUBBLICO
AUDITORIUM
AMMINISTRAZIONE ENTRATA
Fig. 1 - Schema di museo proposto da Clarence Stein
avente interesse artistico, scientifico o di costume ed alla sua esposizione selezionata al pubblico, a scopo culturale, didattico, educativo. La museografia è la scienza che ha il fine di accompagnare l'evoluzione dell'indagine critica e scientifica con una caratterizzazione architettonica del museo tale da assimilare ed indirizzare ogni accorgimento della tecnica ad una finalità interpretativa dell'opera. Ciò si attua attraverso: a) il programma architettonico del museo; b) l'organizzazione e l'ordinamento del museo; c) la scelta dei sistemi e dei mezzi tecnici adatti alla presentazione e conservazione delle singole opere. direzione esposizione temporanea
biblioteca pubblica
mia della collezione ospitata (natura e genere del materiale da ospitare), che determina la qualità dei rapporti intercorrenti fra le opere esposte e la loro sede. Variando questi in forma indefinita, le soluzioni che ne conseguono sono, praticamente, illimitate. l vari tentativi di schematizzazione sistematica, peraltro generici ed insufficienti, sottolineano tutti, nell'ordinamento generale, il criterio fondamentale di elasticità circolatoria, differenziando nel museo il percorso del grosso pubblico, interessante le sole opere più notevoli e perciò più frequentato e veloce, dal percorso degli studiosi che vogliono invece visitare tutte le collezioni (v. fig. 1), così pure distinguendo le varie sale dei capolavori opportunamente spaziati, da quelle contenenti le opere minori, ordinate in forma più raccolta (v. fig. 2). Possibili tipi di circolazione per visitatori:
museo dinamico è la flessibilità o libertà planimetrica, con la creazione di pochi nodi di collegamento e smistamento.
a) libera, nell'interno delle sale;
1) Legge dell'intensità: l'intensità di illuminazione di un oggetto è direttamente proporzionale all'intensità della sorgente luminosa. 2) Legge della distanza: l'intensità dell'illuminazione di un oggetto èinversamente proporzionale al quadrato della sua distanza dalla sorgente luminosa (in pratica, questa è assimilata al bordo più vicino dell'apertura illuminante).
b) obbligata, con percorso fisso e minore sorveglianza; c) differenziata, ma più complessa per le maggiori o minori possibilità di accrescimento nelle collezioni, che possono comportare una revisione pressoché continua dell'ordinamento sistematico nelle sale e perciòun'alterazione nei percorsi differenziati. Il museo ammette espansioneverticale, orizzontale o progressiva;quest'ultima è ottenuta mediante locali preventivamente costruiti allo scopo, ma temporaneamente adibiti ad altro uso sussidiario (biblioteca, conferenze, magazzini, ecc.).
MUSEO
Si presentano così due tipi di museo:
vestibolo
a) organizzazione statica (lento accrescimento ed ordinamento costante; netta separazione fra sale e magazzini);
sala per conferenza
uffici di vendita
scuola d'arte informazioni
Fig. 1 - Schema distributivo dei servizi secondo V. Bierbauer
Il programma architettonico dipende, in primo luogo, dalla fisiono-
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b) organizzazione dinamica (accrescimento rapido ed ordinamento mutevole; sale e magazzini a carattere misto). Tra i presupposti fondamentali del
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Il criterio fondamentale per la presentazione delle opere è l'isolamento di ogni oggetto o gruppo omogeneo di oggetti in ambiente neutro, limitandosi a sottolineare quelle, fra le condizioni ambientali originarie, che hanno intimamente influito sulla scelta della tecnica e dei mezzi espressivi da parte dell'artista. Le vetrine possono essere fisse o mobili e componibili ed ancora isolate, addossate al muro o incassate. In genere vanno poste a cm 90 ÷ 110 da terra; alte cm 100, profonde cm 75, larghe fino ad un massimo di cm 150. ILLUMINAZIONE Leggi fondamentali:
3) Legge del coseno: l'intensità d'illuminazione dell'oggetto varia coi coseno dell'angolo d'incidenza deiraggio luminoso. 4) Postulati empirici: la trasparenza dei vetri e, perciò, la loro trasmissibilità luminosa dipende dalladurata dell'esposizione ad atmosfera sporca ed è direttamente proporzionale all'inclinazione dei vetri. La luce va indirizzata sulle pareti e non sul pavimento, con angolo d'incidenza fra i 45° ed i 70°, con esclusione di ogni luce radente ad evitare l'ombra portata di cornici e di cimase, con esclusione di ogni riflesso per tutto il normale campo visivo (compreso fra m 1,20 e m 3,00 da terra) nonché di ogni fenomeno di abbagliamento, determinato da una sorgente luminosa diretta negli occhi dell'osservatore ed uscente da un
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MUSEI 12' 16' 35° 31'
32' 10'
5' 6'
A
4'
43'
32'
10'
campo relativamente scuro. SISTEMI DI ILLUMINAZIONE 1) Illuminazione naturale dall'atto: l'elemento determinante è il coefficiente di luce naturale (Daylight factor) che e in un momento di sole, su di una superficie orizzontale esposta alla luce di mezza volta celeste, ma non ai raggi solari. Esso vale, a Londra, il 6 o 7%; a Madrid l'1 o 2 %. Può essere realizzabile con vetrate a soffitto, con lanternoni, con graticci claires-voies, con lucernari; secondo i sistemi Tièd, Magnus, Hurst-Sèager e Isadore Rosenfield, Nobbs o Sam-
paolesi (v. figg. 13 e 14). 2) Illuminazione naturale latelaterale: è il sistema più antico, che presenta l'inconveniente di proiettare sul quadro l'ombra portata del visitatore e di consentire poca scioltezza nella disposizione generale della sala. Con tale sistema occorre sfruttare al massimo
5' 6'
4'
4'
42° 32' 10'
28'
5'
6'
Fig. 3 - Schema di museo proposto da A. Perret 4'
30°
6'
32' 16'
10'
5' 6'
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Fig. 4 - Diagramma comparativo delle altezze richieste dai diversi sistemi di illuminazione, e a luce naturale, con l’angolo di incidenza più favorevole, senza riflessione della sorgente luminosa. A, sistema a vetrata; B, sistema a claire-voie; C, sistema a lanternone; D, sistema Sèager. (N.B.: le misure sono date secondo il sistema inglese: ad es. 5’ = m 1,52). Costanti, larghezza della galleria; altezza del campo di esposizione; altezza dell’occhio; distanza dell’occhio dal muro; superficie della apertura=25% della superficie del pavimento, salvo che per il caso della vetrata, in cui si è scelto il rapporto del 50%. Un’apertura del 100% richiederebbe un soffitto più alto, per eliminare fenomeni di riflessione.
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MUSEI le pareti utili (trasversali), riducendo al minimo le pareti male illuminate (parallele alla sorgente luminosa). Il rapporto tra altezza della finestra e profondità della sala deve variare fra 0,5 e 0,8. Realizzabile con i sistemi di Lurcat e di Mollino (v. figg. 15 e 17). 3) Illuminazione naturale indiindiretta: realizzabile con il sistema del « muro reflector » di L. M. Moya (museo di Madrid, v. figg. 16 e 18). 4) Illuminazione mista naturale ed artificiale: il valore combinato dei vari sistemi offre una correzione equilibrata della luce, sia come qualità, sia come quantità; di estrema difficoltà nella sua realizzazione pratica. 5) Illuminazione artificiale: circa la posizione delle sorgenti luminose non differisce da quanto osservato per l'illuminazione naturale. Circa la qualità della luce, vale quanto detto al comma precedente. IMPIANTI 45°
E
immagine soffitto A'
D' E
A
vetrina
F
45°
Fig. 5 - Museo Belle Arti, Boston. Schemi di sale poligonali con parte offrenti piani diversi di esposizione in rapporto alle superfici illuminati. rotaia al centro soffittatura ferro corrente in guide
pannello
vetrina
vetro
vetro
immagine vetrina B'
B
C' C' immagine pavimento
A
immagine E' intradosso D'
D
E A
F
immagine soffitto
vetrina
vetro
A' immagine vetrina
B'
immagine E' intradosso immagine D' soffitto A' immagine vetrina B'
B
C C' immagine pavimento
B
D E
F
vetrina
A
vetro
B
C' C immagine pavimento
30° 30°
immagine intradosso D'
C
Fig. 7 - Diagrammi dei fenomeni di riflessione sulle vetrine a cristallo piano. A, vetrine disposte sui lati opposti di una sala e munite di cristalli disposti verticalmente; B, vetrine disposte come in A ma con cristalli inclinati all’indietro, col risultato di portare l’immagine della vetrina A B in A’ B’; C, analoga disposizione di vetrine con cristalli inclinati in avanti; l’immagine A B è portata in A’ B’ (Musèographie, pag. 137).
In un museo i fattori fondamentali d'ambiente che debbono mantenersi assolutamente costanti, sono la temperatura (14° ÷ 24°), l'umidità relativa (45 % ÷ 65 %) e la composizione atmosferica (libera da polvere, fumi, esalazioni di ossidi). ELEMENTI COSTITUTIVI DEL MUSEO
Fig. 6 - Pannelli scorrevoli su rotaie per la conservazione di opere in magazzino.
a) Locali di accoglimento; b) accesso pedonale; c) accesso veicoli dei visitatori, con parcheggio; d) accesso carrabile (ai magazzini); e) ingresso principale visitatori con controlli, guardaroba e servizi, sala cataloghi, mostra nuovi acquisti;
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f) locale filtro di smistamento alle sale d'esposizione, alla biblioteca ed alla sala di conferenza, alla sala di esposizione temporanea, agli uffici ed alla direzione; ingresso diretto alla direzione ed agli uffici; g) ingresso di servizio ai laboratori ed ai magazzini. 2) Locali accessori e particolari: h) sala per esposizioni temporanee con carattere più scenografico, a pianta libera; per Mostre didattiche, sperimentali, celebrative, particolari; i) sala conferenze (di capacità graduabile mediante pareti divisorie mobili o tende) oppure, meglio, affiancata da salette minori, per convegni e riunioni di studio;
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MUSEI l) biblioteca; m) gabinetti per stampe, disegni, monete e collezioni speciali con schedari per cataloghi; mobili e armadi vetrina; scaffali e pannelli scorrevoli o rotanti per esposizione; locale blindato per la conservazione di oggetti speciali.
lampada fluorescente
3) Locali fondamentali:
A
pallio
n) sale di esposizione permanente di forma e dimensioni molto varie; possono essere disposte; – a sale singole lambite esternamente dai corridoi di transito; – a sale impegnate l'una nell'altra, a circuito fisso o libero; - a sale planimetricamente libere, limitate da transenne mobili. Esigenze : 1) Le dimensioni vanno calcolate tenendo conto che l'angolo di visibilità ottimo per oggetti esposti a parete è di 30° (cioè 27° sopra l'orizzonte e 3° sotto lo stesso). 2) La buona presentazione delle opere singole non sia ottenuta a danno della chiarezza della circolazione. 3) Una disposizione attraente per una determinata categoria di pubblico non riesca incomoda per altre. 4) Una selezione troppo rigorosa di oggetti non faccia sembrare vuota e disadorna la sala di esposizione. 5) La presentazione delle opere può essere integrale (con pochi magazzini) o selezionata e periodica (con vasti magazzini in facile comunicazione con le sale).
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A
nastro
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montante
cristallo
sezione A-A
sezione B-B mensola
B
B
Fig. 8 - Allestimento di Palazzo Bianco, Genova (F.Albini); teca contenente un pallio bizantino. Particolari della sezione
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MUSEI
Fig. 9 - Museo Civico, Biella: schemi di illuminazione indiretta delle vetrine (N. Mosso) vetro
persiana
vetro schermo
luce riflessa
quadro luce diffusa
corridoio visitatori
luce diretta Fig. 10 - Museo Nazionale di Millbank (Inghilterra). Nuova galleria Duveen. Sezione trasversale.
Fig. 12 - Museo Boymans di Rotterdam (Olanda). Pianta e sezione di un soffitto a lamelle fisse concentriche.
Fig. 13 - Schema di lucernario con vetro esterno inclinato secondo la pendenza del tetto, vetro interno orizzontale, con vetro centrale opaco e persiana direzionale, variando la quale si possono ottenere effetti più decisi fino a far entrare soltanto luce riflessa e strettamente direzionale. Sperimentato nel Museo di Empoli (P. Sampaolesi). a
c e
Fig. 11 - Sezione schematica di soffitto a lamelle, dimostrante gli effetti dei raggi solari in rapporto alla posizione del sole.
6) L'elemento determinante nella disposizione delle sale è la luce. Il museo ha bisogno di luce: non però di luce generica agli ambienti, ma di luce indirizzata secondo una precisa direzione ed un esatto dosaggio, evitando fenomeni di abbagliamento e di riflessione. Tale illuminazione può avvenire con luce artificiale o luce naturale; quest'ultima introdotta dall'alto (conlo-
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Fig. 14 - Schema di lucernario adottato nel Museo di S. Matteo a Pisa e nel Museo della Collegiata di Empoli (P. Sampaolesi). a, vetro retinato; b, vetro smerigliato; c, pareti di laterizio forato; d, soffitto in rete metallica; e, solaio in laterizio armato; f, aperture per aerazione.
calizzazione delle zone illuminate nel soffitto, condizione vincolatrice nei confronti dei piani successivi), oppure introdotta lateralmente (corpo di fabbrica di larghezza limitata, in rapporto all'inclinazione del raggio e, quindi, all'altezza della parete illuminante). o) Depositi e magazzini: arredati con rastrelliere su telai scorrevoli e scaf-
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b
f d
f
fali (v. fig. 6); p) uffici: amministrativi, di segreteria, di direzione (idealmente baricentrica); q) servizi tecnici relativi alla conservazione ed alla manutenzione del materiale; immatricolazione, catalogazione, spedizione, laboratori per restauro, fotografia, ecc.; r) impianti: riscaldamento, umidificazione, antincendi, antifurto, cabine
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BIBLIOTECHE FUNZIONI Le biblioteche attualmente rispondono, in varia misura. a tre distinte funzioni: - la raccolta e la conservazione dei libri; - l’uso pubblico della raccolta libraria; - la diffusione della cultura. Condizione funzionale subordinata, ma essenziale perché esistano un ordinata raccolta ed un possibile uso del materiale librario, è la catalogazione dei libri . ELEMENTI EDILIZI Alle varie funzioni corrispondono distinti gruppi di elementi edilizi: - il reparto di conservazione, composto da: magazzino librario; laboratori di legatoria e restauro; gabinetto fotografico; biblioteca di il reparto per il pubblico dei letsezione tori, composto da: sale di lettura; sale di informazioni; sale di prestito e distribuzione - il reparto culturale, composto da: sale di conferenze e proiezioni; sale di mostra. Alla necessità della catalogazione corrispondono gli elementi edilizi di: biblioteca di - sale cataloghi sezione - uffici. I servizi generali di una biblioteca comprendono: - centrale di riscaldamento e condizionamento; - centrale elettrica; - servizi igienici ai vari reparti - servizi di guardaroba ai vari reparti; - posteggi esterni; - abitazione del personale di custodia.
biblioteche popolari scolastiche rurali ecc. stabili o mobili (bibliobus)
deposito generale dei libri (può essere un edificio separato)
biblioteca di sezione
BIBLIOTECA GENERALE direzione generale sale di lettura generali e speciali sale per conferenze e convegni speciali
biblioteca di sezione biblioteche specializzate ( universitarie, di istituti culturali ecc.) Fig. 1 - Organismo urbanistico di una biblioteca centrale con ramificazioni periferiche (sezioni distaccate nel territorio)
SCHEMI FUNZIONALI Dai rapporti tra sale di lettura e magazzino librario nascono i vari tipi di biblioteca: - biblioteche con sala-magazzino; - biblioteche con magazzino separato dalla sala di lettura; - biblioteche con magazzino-sala; - biblioteche di prestito (senza la sala di lettura). TIPI DI BIBLIOTECHE A questi tipi distributivi si sovrappongono, secondo la convenienza, le varie categorie di biblioteche che si classificano in diversi modi, in base a criteri diversi. Così possiamo elencare: - in base ai tipi ed alle qualità dei prodotti librari: biblioteche generali; biblioteche specializzate; - in base all’organismo urbanistico: biblioteche accentrate; biblioteche decentrate; - in base alle categorie di lettori: biblioteche popolari; biblioteche scolastiche;
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BIBLIOTECHE biblioteche scientifiche: - in base alle possibilità di uso: biblioteche pubbliche; biblioteche private. Dallo schema della biblioteca generale accentrata (risolta in genere secondo io schema funzionale delle sale di lettura separate dal magazzino librario) si possono individuare i rapporti distributivi tra gli elementi e seguire le variazioni dei tipi di biblioteca in rapporto al numero dei lettori ed alla quantità dei libri. Bisognerà tuttavia accennare che lo schema della biblioteca generale accentrata, pur essendo il più diffuso, non è l’unico ammissibile; in alcuni Paesi si va facendo strada il principio del decentramento, che comporta schemi diversi dal primo e forse più aderenti alle necessità della vita moderna. Nella fig. 1 è indicato, ad esempio, l’organismo urbanistico di una biblioteca centrale, ma ramificata in “branches libraries” estese fino a raggiungere mediante sezioni distaccate stabili o mobili (bibliobus) gli estremi lembi del territorio comunale di una grande città oppure di una provincia o di una regione. In quei Paesi si ritiene, non a torto, che la biblioteca decentrata sia un po’ efficace strumento per la diffusione della cultura: è il libro che va a raggiungere il lettore e non viceversa. Ma, com’è ovvio, una siffatta organizzazione presuppone, oltre che ampia disponibilità di mezzi, quel concorde proposito di unificare. che nei Paesi di più antica tradizione è difficilissimo conseguire. REPARTO DI CONSERVAZIONE MAGAZZINO DEI LIBRI Requisiti. - Il magazzino deve poter offrire la massima compattezza nell’immagazzinamento dei libri compatibile con la facilità di accesso al materiale librario da parte del personale. Per corrispondere all accrescimento
continuo della raccolta e ad eventuali nuovi criteri di collocazione deve altresì offrire la possibilità di ampliamenti e di adattamenti interni. Ampliamento. - Si può ingrandire il magazzino librario, avendo ciò previsto, sia estendendolo in superficie, sia sopraelevandolo, sia occupando locali già costruiti a questo scopo ma destinati temporaneamente ad altro uso compatibile con una biblioteca: un ulteriore possibilità è quella di costruire magazzini ausiliari decentrati. Tipo edilizio. - Attualmente il magazzino librario è, nella maggior parte dei casi, un corpo di fabbrica semplice con scaffalature metalliche parallele e sovrapposte possiamo avere struttura portante o struttura indipendente secondoché i montanti della scaffalatura reggano anche i vari piani di calpestio del magazzino o viceversa siano sopportati da solai indipendenti. La struttura portante è di gran lunga la più usata. La disposizione e te dimensioni di un magazzino nascono dalle dimensioni dei libri e da quelle conseguenti delle scaffalature. Formati DIN Formati tradizionali A3 cm 29,7x42 2° in folio cm 30x45 A4 cm 21x29,7 4° in-quarto cm 22z30 A5 cm 14,8x21 8° in-ottavo cm 15x22 Percentualmente il 65%÷85% dei volumi di una biblioteca è del formato in-ottavo (DIN A5) ed il 10%÷13% del formato in-quarto (DIN A4), che diventano i formati medi per calcolare la capacità ed i carichi di una scaffalatura e quindi dei magazzino librario. Se consideriamo lo spessore dei libri su m 1 di palchetto stanno dai 15 ai 10 volumi medi, e quindi, per m di superficie frontale dello scaffale,
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avremo dai 45 ai 90 volumi. Scaffalature.- Gli scaffali sono normalmente larghi m 1 (distanza tra i montanti) la loro altezza è determinata dallo sbraccio normale dell’uomo perché possa accedere comodamente al palchetto più alto, ed è mediamente di m 2,25; la profondità, per contenere anche gli in-folio, è normalmente di cm 30. Per uno scaffale unifronte avremo dunque sette palchetti sovrapposti e dai 105 ai 210 volumi. Gli scaffali, a struttura metallica, possono avere gli elementi verticali a parete piena sui quali agganciare i ripiani, ovvero montanti di varia sezione che sopportano i palchetti a spondine piene o forate tramite dispositivi (cremagliere) coperti da brevetti. Accesso agli scaffali. - I carrelli a ruote snodate di cui si servono i fattorini per ritirare e riporre i volumi sono, mediamente, di cm 100x40x100 e determinano le corsie minime per l’accesso agli scaffali, larghe cm 65÷70. Trasversalmente all’andamento degliscaffali si prevede una corsia centraledoppia di cm 120÷150 e lateralmente una corsia semplice . Con disposizioni di questo tipo si hanno, compresi i passaggi, 140 volumi circa per m di pavimento (fig. 2). Servizi verticali. - Verticalmente il magazzino libri è servito da scale, ascensori e montacarichi per il personale ed i materiali pesanti (scaffalature, ecc.) e da montalibri per il trasporto dei libri in comunicazione con la sala di distribuzione e prestito. Oltre le scale di normale collegamento (ogni 25 m al massimo) sono da prevedere delle scale di sicurezza a tenuta di fuoco in vano proprio. Illuminazione. - La luce solare diretta non è desiderabile, specialmente per le scaffalature più vicine alle pareti esterne, e si consigliano quindi specia!i accorgimenti per intercettare i raggi del sole.
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BIBLIOTECHE 60
500-600
120 100100100100100100 60
130 130 130
70
130 130
30
130 130 130
A
225
225
225
studio per i lettori che hanno ritirato nella sala di distribuzione i volumi che li interessano, e che possono cercare ausilio solo in un limitato numero di volumi (enciclopedie, vocabolari, dizionari, atlanti) a disposizione. Si predispongono normalmente tavoli isolati o in file con posti a sedere individuali e i necessari spazi di accesso. E' essenziale, oltre al dimensionamento ed allaspaziatura esatta dei posti, la loro disposizione rispetto alla provenienza della luce naturale. Illuminazione. - Se illuminazione è laterale, si dispongono tavoli semplici (posti a sedere da un solo lato) in file perpendicolari alla pareteilluminante, in modo che la luce provenga da sinistra (comodità di scrittura): ovviamente se l'illuminazione è bilaterale si disporranno tavoli semplici su due file in senso inverso. Se l'illuminazione è mista o solo dall'alto si possono disporre i posti di lettura a tavoli doppi (posti a sedere sui due lati opposti), salvando con opportuni accorgimenti l'isolamento del lettore. Con le dimensioni e le disposizioni consigliate l'area per lettore varia tra m² 1,70 e m² 4, mediamente m² 2,50÷3,00 (fig. 3). Rapporto di illuminazione. - E' consigliabile che il rapporto tra la superficie delle finestre e l'area del pavimento non scenda al disotto di 1/5 perilluminazione laterale, 1/6÷1/7 se vi è anche luce dall'alto.
225
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B
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REPARTO PER I LETTORI SALE DI LETTUFRA Le sale di lettura possono essere divise: - per categoria di lettori; sale per adulti; sale per ragazzi; - oppure: sale di lettura comune; sale di lettura riservate o di consultazione; - per tipi e qualità dei prodotti librari: lettura microfilm; emeroteca e saia delle riviste; manoscritti, incunaboli e rari musica (audizione dischi, lettura musica); stampe ed atlanti: - per materia: nelle biblioteche specializzate. Se ne esamineranno i tipi principali e le disposizioni più usuali. SALA DI LETTURA COMUNE Posti di studio. - Nelle sale di lettura comune si devono prevedere posti di
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150
90
Fig. 2 - Scaffalature di un magazzino librario. A, pianta; B, sezione
Riscaldamento. - I libri chiedono temperatura e umidità relativa leggermente inferiori a quelle ideali per I 'uomo: 15° e 60%. Dato che infine conta soprattutto la costanza nel tempo di queste condizioni ambientali è consigliabile, per il magazzino librario, il condizionamento completo dell'aria. Microfotografia. - Tutto quanto è stato detto sulle dimensioni dei libri, le scaffalature ed il magazzino librario nel suo complesso è sempre attuale: anche auspicando che una sempre maggiore parte di materiale librario ad adatto venga conservato attraverso riproduzione microfotografica (microfilm, micro-schede), una parte dei libri andrà pur sempre conservata in originale. Tuttavia giornali e riviste da una parte, libri rari e materiale di archivio dall'altra, saranno ancheconservati o consultati nella loro riproduzione microfotografica.
150
60
60
60
90 POSTI SINGOLI 200-220
100-110
75 60
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60
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TAVOLI SEMPLICI 100-150
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200-220 70-75
TAVOLI DOPPI Fig. 3 - Posti di lettura e loro dimensioni
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BIBLIOTECA SALE DI LETTURA SPECIALI Sala di consultazione. Posti di studio - Nelle sale di consultazione i posti di lettura devono essere situati accanto alle scaffalature che son necessarie per contenere i libri (a volte in quantità notevole) messi a disposizione dei lettori. Sorge quindi il problema, con le sue soluzioni, della salamagazzino in cui i lettori ed i libri, con le loro diverse esigenze, sono posti nello stesso ambiente.
Nel primo caso la capacità in libri della sala, necessariamente subordinata alla superficie di parete utilizzabile per gli scaffali, è piuttosto limitata e comunque non è suscettibile di accrescimento; si può facilmente calcolare con i dati già forniti. L'altezza degli ambienti potrà essere multipla (doppia o tripla) degli scaffali, distribuendo quelli dei piani superiori con opportuni ballatoi e scale. particolare A
Potremo quindi avere: scaffalature addossate alle pareti perimetrali;
A
max 180
30
40
10
scaffalature poste normalmente alle pareti perimetrale.
55 Fig. 6 - Portariviste
35
90 ÷ 105
35
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TITOLO
10 180
130
35
130 35
250
560
70 ÷ 75 oppure 90 ÷ 95 Fig. 7 - Leggio per riviste
120
250
TITOLO
75
250 ÷ 300
90
B
A
Nel secondo caso la distanza tra gli scaffali non potrà più, ovviamente, essere quella adatta per i magazzini; è necessario in questo caso permettere il comodo accesso dei lettori agli scaffali, e si raggiungono distanze di m 2,10 ÷ 2,15 tra asse ed asse di scaffale normale. Una disposizione molto comoda è quella cosiddetta a « carrels » (fig. 4) che alterna lungo le pareti gli scaffali ai tavoli doppi (normalmente 4 posti). Emeroteca. - L'emeroteca (sala dei quotidiani) e la sala delle riviste concedono la consultazione diretta delmateriale conservato ai lettori, cioè giornali e riviste sciolte o anche rilegate. Per la lettura dei giornali e delle riviste di grande formato si adottano leggii a piano di appoggio inclinato, per la consultazione in piedi o seduti. Per contenere le riviste si usano scaffalature a ripiani sovrapposti orizzontali (cm 40 di profondità, cm 18 di distanza tra ripiani, circa 50 riviste per m² verticale) o inclinati (cm 30 di profondità, cm22 di distanza tra ripiani, circa 40 riviste al m² verticale) che permettono la visione delle copertine e delle testate; si usano anche particolari scaffali a tasche verticali.
250 ÷ 300 35
Si prevede altresì un ambiente o uno spazio per i numeri arretrati di riviste e giornali non ancora rilegati.
90 ÷ 95 oppure 70 ÷ 75
Sala di consultazione A, nicchie per consultazione; B, carrels.
70 ÷ 75
90 ÷ 95
Fig. 8 - Leggio per giornali. In piedi e seduto Carte geografiche. Fig. 5 - Sezione schematica di sala di consultazione con scaffali disposti su due piani e direttamente accessibili ai lettori
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Si prevedono armadi per la conservazione, verticale o orizzontale, delle carte ed ampi tavoli (m 4,50 X 0,75) per la consultazione.
SALA DI DISTRI DISTRIBUBUZIONE E PRESTITO Conviene tenere distinte funzionalmente le due attività, anche perché la distribuzione dovrebbe essere vicina alle sale di lettura mentre per la parte di prestito è conveniente
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BIBLIOTECA la vicinanza dell'ingresso. Normalmente un bancone per persone in piedi divide la parte degli impiegati (a contatto col magazzino) da quella del pubblico. Per i lettori si prevedono posti a sedere per l'attesa e, per la parte di prestito, tavoli con cartelle per moduli di richiesta e scaffali per posare i libri. Per la zona degli impiegati si prevedono scaffali per contenere, temporaneamente, i libri restituiti o prenotati per i giorni seguenti e schedari per annotare i libri in uscita o entrata. CATALOGAZIONE Sala cataloghi. - In essa vanno collocati, a disposizione del pubblico, i cataloghi della biblioteca. Generalmente nelle biblioteche italiane i cataloghi a disposizione dei lettori sono due: - il catalogo alfabetico per autori (ordinato in base ad un preciso codice o corpo di regole); - il catalogo alfabetico a soggetto (catalogo per materie, o reale, contenente le schede ordinate in ordinealfabetico della parola esprimente, il contenuto del libro, secondo regole e soggettario codificati). In altre biblioteche i due catologhi sono fusi in un catalogo-dizionario, dove autori, soggetti, titoli, forme stanno in un unico ordine alfabetico. Per i manoscritti, gli incunaboli, la musica esistono cataloghi ordinati se-
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condo norme speciali. Infine un catalogo, fondamentale, che normalmente non è a disposizione del pubblico, ma che invece forma il vero centro ordinativo di tutto il materiale librario, è il catalogo reale sistematico in cui le schede sono ordinate rigidamente secondo una classificazione dello scibile (diffusa la classificazione « decimale »); tale classificazione, nelle biblioteche moderne, corrisponde alla collocazione del libro per cui la stessa sigla individua un volume nel catalogo (cioè lo classifica nel suo contenuto) e la sua posizione nel magazzino. Le schede dei cataloghi possono essere raccolte in schedari a libretto o a cassetta; più comodi per la consultazione del, pubblico quelli a libretto, più concentrati e di più rapido aggiornamento quelli a cassetta. Si prevedono piani di appoggio adiacenti agli schedari per la consultazione e la compilazione delle richieste. Quanto alla capacità si tenga conto che 500 schede di misurainternazionale (mm 125 X 75) stanno in un cassetto di mm 135 X 350 e quindi 1 m² verticale di schedario (pari a 50 cassetti circa) è capace di 25000 schede. Si tende, nell'organizzazione delle biblioteche, ad accentrare la schedatura a stampa con distribuzione del catalogo alle biblioteche associate; in
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Italia è in formazione il « catalogo unico » per la riproduzione meccanografica delle schede ed elenchi delle opere di tutto il patrimonio librarie, nazionale dal 1501 in poi. UFFICI E LABORATORI Gli uffici debbono comprendere: - la direzione, da porre a contatto con i lettori e con gli altri uffici; - l'amministrazione; - gli uffici di catalogazione, formati da; ricevimento e registrazione libri, schedature, catalogazione, da porre a contatto con la sala cataloghi e il magazzino, I laboratori potranno essere di vario genere (gabinetto, fotografica, di legatoria e restauro del libro, ecc.). Per le caratteristiche distributive, dimensionali e tecniche di questi ambienti si rimanda alle consuete regole e, in particolare, come per i musei, alle vigenti Norme per il collaudo e l’esercizio degli impianti tecnici cheinteressano gli edifici pregevoli per arte o storia e quelli destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni ed oggetti di interesse culturale.
Manuale dell’Architetto
SALE DI SPETTACOLO CINEMATOGRAFI DATI GENERALI DI PROGETTO Capienza economicamente consigliabile per grandi città: 2000 ÷ 3000 posti. Capienza minima di sale speciali: 200 ÷ 250 posti.
30°
20°
40°
asse di visibilità orizzontale
L
L
Superficie per spettatore: m² 4,5 ÷ 6 (prevedendo rapidi ricambi d'aria).
zona di perfetta visibilità schermo panoramico L=10
Schermo standard: m 5,40 x 4,00 (cioè da 1/5 a 1/6 della lunghezza sala P); rapporto R normale fra lunghezza L ed altezza H dello schermo: 0,75 (v. fig. 1).
G=0.8L (concessa) G=1.4L (raccomandata)
schermo standard L=5
A
P=5L (raccomandata) P=6L (concessa)
Schermo per cinemascope: L = 1,25 della lunghezza P R = 1/2,35 (sonoro ottico) R = 1/2,55 (sonoro magnetico)
raccordo piano
Schermo per superscope: L = 113 P R = 1,2 Schermo panoramico: L = 1,75 P R = 1/3 ÷ 1/4 l continui esperimenti e tentativi effettuati oggi dai tecnici per portare le possibilità del cinema oltre il campo delle possibilità della televisione possono portare a notevoli variazioni sui dati su esposti. Si deve anche notare che la larghezza dello schermo è sempre calcolata come la L dello schermo standard: ciò perché i campi laterali non vengono considerati dai tecnici come campi di perfetta visione e pertanto vengono ignorati ai fini del calcolo della sala cinematografica. Distanza minima G fra schermo e prima fila di spettatori: G = 0,8 L, oppure G = H (altezza dello schermo standard). È raccomandabile dare alla distanza G un valore 1,5 L. Considerando il caso più frequente di G = H, il primo spettatore vede il margine superiore dello schermo sotto l'angolo di 45°. È errato toccare un'inclinazione di 60°, ma talvolta la si raggiunge.
1/2 B raccordi rettilinei
arco parabolico con fuoco in F
250 125
1/3 P
max 15°
H=400 2/3 H 1/3 H
45°
180
250
A
cassa
B
T
30°
2 file 180
V
max 3V
60
115
B
Fig. 1 - Esempio schematico di sala cinematografica. A, pianta; B, sezione con balconata
45°
H=400
piano teorico piano effettivo
180
12 115
R=H=400
90
180
Buona visibilità in una sala cinematografica, in rapporto allo schermo
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Manuale dell’Architetto
SALE DI SPETTACOLO CINEMATOGRAFI Distanza massima P fra schermo ed ultima fila di spettatori: 6 volte la larghezza dello schermo (raccomandata P = 5 L ) fig.1 A.
3) Le sale troppo larghe determinano zone di pessima visibilità, oltre i 110° raccomandati più sopra, oppure danno luogo a corridoi troppo ampi.
Angolazione massima della visivisibilità: 120° rispetto al piano dello schermo, cioè 30° rispetto alla normale allo schermo (raccomandata un'angolazione di 110°, cioè di 20° rispetto alla normale). Forma della sala: è un dato oggi passibile di notevoli variazioni, in dipendenza dei nuovi sistemi di ripresa e di proiezione. Per gli schermi normali e per quelli speciali oggi in uso, si può però dire che:
4) La forma migliore è quella a ventaglio, che segua però i 110° già citati.
1) È necessario evitare comunque sale rettangolari: ciò per esigenze acustiche. 2) Le sale lunghe e strette non rispondono alle esigenze visive, oltre che a quelle acustiche.
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Inclinazione delle platee: teoricamente, per un'ottima visibilità, sarebbe necessario che uno spettatore di statura bassa potesse vedere lo schermo anche avendo davanti a sé uno spettatore di statura alta. Ciò urta contro evidente impossibilità. Si conviene che buona visibilità di una sala è quella che permette allo spettatore di statura media di vedere lo schermo sfiorando con lo sguardo il capo dello spettatore posto due file più avanti a lui. Il capo dello spettatore immediatamente più davanti viene evitato con lo sfalsamento delle poltrone, indichiamo qui i dati per la
366b
costruzione della curva della platea. (figg. 1 e 2). Altezza dello schermo dal piano platea: m 1,80; angolo di visibilità verticale dello spettatore di prima fila: 45°; altezza da terra dell'occhio dello spettatore: m 1,15; altezza fra occhio e sommità del capo: cm 12; interasse fra fila e fila m 0,90. Stabilita allora la posizione della prima fila di spettatori e della terza fila di spettatori, si segnano sull'asse della prima fila le distanze di m 1,15 e di cm 12. Congiungendo il bordo inferiore dello schermo con la sommità del capo del primo spettatore e prolungando la semiretta fino ad incontrare l'asse, della terza fila, si ha già la posizione dell'occhio del terzo spettatore: la quota della platea in questo
Manuale dell’Architetto
SALE DI SPETTACOLO CINEMATOGRAFI punto si ottiene abbassandosi di m 1,15. Così proseguendo si determina una curva che si abbassa lentamente e poi risale fino a toccare il piano teorico della platea e. infine, lo supera. Disposizione delle poltrone in platea ed in balconata: il regolamento milanese prescrive che, a sedile abbassato, vi sia uno spazio di almeno cm 40 fra fila e fila e di cm 50 quando i sedili sono rialzati. La larghezza dei posti non deve essere inferiore a cm 45 con un massimo di cm 55, misurati fra l'interno dei braccioli. l sedili devono essere fissati al suolo, essere articolati e rialzarsi facilmente. Per quanto riguarda gli interassi fra le file si stabilisce che il minimo è di cm 75 (con schienale in legno) e il massimo è di cm 90con poltrone imbottite (fig.3). Per ogni fila i posti non possono essere più di 14 in platea e 15 in galleria e il blocco delle file non deve comprendere più di 10 in platea e di 4 in galleria: i passaggi fra questi blocchi di posti deve essere di m 1 ; anche i passaggi laterali devono essere di almeno m 1 e devono dare su porte di almeno m 1,50. l corridoi devono avere larghezza minima di m 1,50. Balconate: hanno capacità solitamente compresa fra il 30 % ed il 50 % di quella della platea. Per determinarne il profilo, occorre tener conto di questi dati (v. fig. 1): 1) L'angolo di proiezione non deve superare i 15°: consigliabile un angolo di 12°; 2) I gradini della balconata devono essere allineati sulla semiretta A' che è parallela ad A e ne dista m 2,50. 3) Lo spettatore in piedi, in fondo alla sala, deve sfiorare con lo sguardo il limite inferiore della balconata, se guarda il limite superiore dello schermo (linea T in fig. 1). 4) La sporgenza massima della balconata non deve superare 3 V, dove V è l’altezza netta da piano platea a intradosso balconata. 5) La pendenza delle balconate non deve dare luogo ad clementi intermedi fra i gradini delle poltrone. 6) La tangente dello sguardo deve sfiorare il capo dello spettatore della fìla immediatamente davanti: ciò a differenza di quanto è prescritto per la visibilità in platea. Da un punto di vista statico le balconate danno luogo a problemi assai interessanti. La soluzione del problema statico della balconata solitamente si basa sugli schemi riportati in fig. 4. Riportiamo qui di seguito brani del regolamento di Milano riguardanti palchi, logge, uscite e scale. Il problema acustico: sale lunghe e strette, alti soffitti, sporgenze di gallerie eccessivamente lungo e strette, superfici concave concentranti ed ampie, ininterrotte superfici riflettenti, devono sempre essere evitate, poiché dal loro uso derivano spesso inconvenienti
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acustici. Pertanto, precisando, è il caso di tener presenti queste raccomandazioni: 1) Volume minimo compatibile con la richiesta capacità di posti e con le giuste proporzioni della sala. 2) Ampiezza della sala compresa tra il 50% e il 70% della sua lunghezza ed altezza del soffitto non maggiore del 40% della lunghezza. 3) Impiego di superfici non parallele: in particolare il pavimento non deve essere parallelo ad alcuna parte del soffitto, né le varie parti delle pareti laterali devono essere parallele alle loro parti opposte. 4) Impiego di superfici convesse piuttosto che concave. Parimenti le superfici delle pareti e del soffitto devono essere interrotte per poter diffondere il suono in tutte le direzioni. 5) Le caratteristiche di assorbimento della sala devono prevedere la stessa legge di smorzamento del suono tanto, nella direzione verticale che in quella orizzontale, da una parete laterale all'altra o dalla parete anteriore a quella posteriore. 6) Poltrone pesantemente imbottite e corsie di feltro nei passaggi. 7) Trattamento del retroscena tale da trasmettere in modo trascurabile il suono riflesso dal retroscena stesso verso la sala. 8) Proscenio rivestito di pesanti tappeti è progettato per buone condizioni di visibilità dalla zona anteriore dei sedili. 9) Pareti della sala con efficienti materiali isolanti per evitare che i rumori estranei penetrino nella sala. 10) Cabina di proiezione trattata acusticamente con materiale antincendio e spioncini per la proiezione muniti di frangisuono acustici. 11) Tutta l'attrezzatura soggetta a vibrazioni o ronzio, come generatori, regolatori di voItaggio, ,attrezzature per il controllo dell'illuminazione, ecc. va isolata acusticamente dalla sala.
Palchi e logge: rei teatri e circhi gli ordini di palchi e logge normalmente non saranno più di tre, muniti di non meno di due scale una per cadauno fianco con diretta uscita all'esterno. Ogni piano di piano e logge dovrà essere servito da scale proprie.Qualora si richiedesse un numero maggiore di ordirni di palchi e logge si dovrà provvedere ad un conveniente aumento dei mezzi per sfollare il pubblico; le scale tutte, poi, dovranno avere dimensioni da consentire una rapida e comoda uscita degli spettatori, ad ogni caso larghezza mai inferiore a m 1,50 cadauna.
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max 15 file
max 14 file interasse 75÷90 interasse 45÷55
150
150
100 150
100 150
max 10 file
max 10 file
150 150
B A
Fig. 3 – Disposizione dei posti in una sala cinematografica. A, in platea; B, in galleria.
A B
B C
C B A E
A
F
G
C D H
D
E Fig. 4 – Schemi statici per la costruzione di balconate A, alla balconata calcolata a mensola si sovrappone sulla sezione d’incastro una trave che agisca da forza verticale; B, il muro di sostegno dell’incastro lo si fa lavorare come tirante; C, lo sbalzo è compensato in parte da un momento, creato dallo spostamento del muro di sostegno, rispetto alla soluzione A; D, si crea una trave AD, appoggiata ai muri
d’ambito, in modo da limitare molto lo sbalzo contemporaneamente si carica il lato BC, in modo da ricadere nel caso C, ma con una trave al posto del muro di sostegno; E, si aiuta la trave AD con due travi simmetricamente oblique, le quali diminuiscono il momento flettente della trave AD e limitano ancora lo sbalzo.
L’altezza netta dei corridoi in servizio dei palchi, logge o poltrone non dovrà essere minore di quella dei palchi ed in ogni modo di almeno m 2,50. Nei cinematografi la sopraelevazione del pavimento della loggia sul piano di platea non sarà inferiore a m 3,50, né superiori a m 6,00. Uscite: la larghezza complessiva delle uscite non deve essere inferiore a m 1 per ogni cento persone di capienza (quelle destinate all’entrata saranno valutate per la metà della loro luce effettiva). La luce di ciascuna porta non deve essere inferiore a m. 1,50 né superiore a m. 2,50. In nessun caso un locale potrà avere meno di 3 uscite. Scale: nessuna delle scale di servizio del
pubblico deve avere larghezza minore di m. 1,50. È vietato avvalersi del legno per la costruzione delle scale, salvochè pei mancorrenti. I gradini non potranno essere collocati in aggetto (strabalzo), ma saranno invece sostenuti alle due estremità, è dovranno essere di pietra o di altro materiale resitente al fuoco. La larghezza dei gradini (pedata) non potrà essere inferiore a cm. 30, né superiore a cm 35. L’elevazione fra in gradino e l’altro (alzata) non potrà essere maggiore di cm 17. Normalmente i rami di scale (rampe) non dovranno avere meno di tre gradini né più di quindici.
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SALE DI SPETTACOLO CINEMATOGRAFI 0.535 quando vengono impiegate due macchine di proiezione, gli assi ottici saranno equidistanti dalla mezzeria della sala
tra alte e basse frequenze, un'altezza di suono uniforme per tutta la sala ed un giusto equilibrio tra i passaggi musicali di tono alto e basso Anche le scene con dialogo sussurrato daranno buoni effetti
min 0.10 proiettore
proiettore
min 1.00
min 1.00
min 1.00 min 2.50
CABINA (altezza min. m 2.50)
estintore
min 1.00
custodia film tavolo avvolgimento film
ANTICABINA
tavolo
scaletta di accesso indipendente
min 0.50
CABINE DI PROIEZIONE Estratto di regolamento Cabina - Deve essere costruita conmateriale incombustibile e deve essere preceduta da una anticabina. Tanto la cabina che l'anticabina, oltre all'essere esterne alla sala, non dovranno avere all'infuori delle finestrelle di spia e passaggio di raggi, alcuna comunicazione con ambienti frequentati dal pubblico; la cabina dovrà misurare nell’interno non meno di m 2,20 x sportello a ghigliottina muro ad una testa
Fig. 5 - Cabina di proiezione regolamentare 12) Impianti per il condizionamento dell'aria dei tipo a grande volume e piccola velocità dell'aria con condotti per l'aria provvisti di filtri acustici
Se queste raccomandazioni verranno seguite, la sala che ne risulterà darà un suono (prodotto con i moderni impianti a 2 vie) intelligibile, una buona aderenza allo schermo, un buon equilibrio
688
203 92 54
203
76
259 55 76
264 120
55
45
120
97
40 15 15 20 40 45 15 20 45 20 52
61
132
variabile
depos. film
w.c.
proiettore asse del doppio dissolvitore asse macchina asse lente porta a chiusura automatica quadro di amplificazione estintore CABINA Tutte le porte secondo le norme antincendio
recipiente carbone caldo
GENERATORI 182
scala a pioli
quadro controllo e distribuzione
sistema di ventilazione separato per le macchine con tubi posti direttamente sui portalampade chiusura in caso d'incendio
canna di tiraggio
ventilazione generatori proiett. e w.c.
avviamento motori
m 2.40÷3.00
finestrelle chiusure metalliche prescritte per gli incendi
spioncini basamento in laterizio vuoto e calcestruzzo
Posizione e misure delle aperture dipendono dal tipo di macchina e dall'angolo di proiezione Fig. 6 - Cabina di proiezione di tipo pù completo
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min 140
rivestimento in legno o lamierino
162
tavolo avvolgimento film uscita di sicurezza
spia
cassetta pr. soccorso
20
min 258
min 180 min 150 finestrella
m 11.55 182
molla di arresto
mm 127.5 guida in alluminio o ottone Fig. 7 - Spioncino di proiezione di tipo standard
2,20 e dovrà inoltre avere una sufficiente e buona ventilazione mediante prese d'aria possibilmente dallo esterno Le dimensioni della cabina dovranno essere proporzionate al numero, dimensione degli apparecchi che vi verranno collocati. La distanza fra i diversi apparecchi e gli apparecchi e le pareti laterali e posteriori della cabina sarà tale che la circolazione del personale di servizio possa sempre effettuarsi con facilità ad ogni modo lo spazio destinato alla circolazione non potrà mai avere luce inferiore a un metro. Le finestre e finestrelle della cabina comprese quelle di spia, dovranno essere manovrabili collettivamente dall'anticabina. La scala di accesso conducente all’anticabina dovrà avere una luce non minore di m 0,50 e dovrà essere di materiale incombustibile munita di mancorrenti e collocata fuori della vista e del pzssag5io del pubblico; si po-
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SALE DI SPETTACOLO CINEMATOGRAFI tranno ammettere «scale frattine» purché in ferro. La porta della cabina aprirà verso l'esterno e sarà munita di semplice molla a scatto. Si dovrà provvedere ad una buona aerazione eventilazione della cabina. Nel caso questo non possa essere ottenuto mediante finestre che diano all’aperto, si installeranno degli estrattori d’aria per effetto dei quali l’atmosfera nell'interno della cabina in nessun caso abbia superare i 32°. La cassa destinata a contenere i films dovrà essere collocata nell’anticabina essere fissata al suolo e costruita con materiale incombustibile (fig. 5). L'esempio riportato qui a fianco è l'espressione minima della cabina, quale risulta dalla stretta applicazione del regolamento italiano; nelle sale più evolute per le macchine da proiezione divengono tre (una di riserva) e tutti i servizi si completano e si estendono secondo la pianta e la sezione della fig. 6. Dati generali di progettazione - Riguardano elementi costruttivi come:
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Pareti - Buona regola è costruire le pareti delle cabine in calcestruzzo da cm 20 oppure in mattoni pieni da cm 25. Si danno però casi di cabine costruite in forati con intonaci di buon spessore in malta di cemento. Le cabine più moderne sono rivestite internamente {da quota m 1 20 in su) da materiali afonici e incombustibili nel qual caso i dati di cui sopra evidentemente variano. Anche i colori delle pareti sono determinati con soffitto bianco le pareti è bene siano di colore neutro sopra m 1,20, mentre è bene siano verde oliva sotto tale quota Pavimento - La sezione delle solette deve tener conto dei notevoli pesi concentrati che deve sopportare Sulla soletta in c a (voluta dai Vigili del fuoco) sarà bene porre uno strato di almeno cm ó di scorie o di materiale isolante non troppo elastico Una cappa di cm S di cemento porterà il pavimento in grés oppure potrà essere semplicemente lisciata. Porte - Le porte saranno in ferro o rivestite da lamiera di ferro e saranno
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dipinte di nero con almeno due strati di vernice; devono resistere al fuoco per un'ora almeno; le porte si apriranno verso l'esterno e si chiuderanno automaticamente, con molle di richiamo Maniglie e cerniere saranno in acciaio sempre per esigenze antincendi. Lo spioncino di protezione - Sarà posto (v. fig. 1) in modo che il fascio luminoso che da esso fuoriesce passi almeno a m 2,50 sopra il piano inclinato dei gradini di balconata. Lateralmente allo spioncino di proiezione sulla destra (asseasse cm 53,5) sarà posto lo spioncino di osservazione, il cui asse orizzontale disterà dall'asse orizzontale dello spioncino di proiezione di cm 53,5. Le dimensioni dello spioncino di osservazione sono di cm 18 x 18. In fig. 7 è riportata la sezione della spia di proiezione ove sono da notare le due lastre di vetro (leggermente inclinate rispettivamente per evitare riflessioni) e lo sportello ghigliottina in ferro scorrevole verticalmente su guide di alluminio o ottone.
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SALE DI SPETTACOLO TEATRI Estratto dal regolamento Scale. - Nei teatri il palcoscenico avrà almeno due scale, della luce non minore di m 1,30 cadauna; esse avranno inizio nel sottosuolo ed avranno sblocco, oltreché ai vari piani, anche a quello stradale e sul tetto; il vano racchiudente queste scale dovrà essere esterno al palcoscenico e le aperture avranno porte resistenti al fuoco. Le loro pareti dovranno essere costruite in muratura piena, non ammettendosi il riempimento delloscheletro in cemento armato con mattoni forati. Nei cortili fiancheggianti sala o palcoscenico, sì procurerà di collocare delle scale metalliche fisse esterne, che consentano l'accesso ai vari piani del fabbricato ed anche al tetto. Scena. - Nel palcoscenico deve essere creato un ambiente separato costituente la scena propriamente detta. l muri che racchiudono la scena avranno, alla sommità. spessore non minore di m 0,40, saranno sopralzati a tagliafuoco e vi si dovrà praticare solo il numero di porte strettamente indispensabili, munendole di serramenti resistenti al fuoco. Sulla « scena propriamente detta » di regola è vietato collocare camerini, magazzini, ecc. e destinare qualsiasi parte ad altro uso che non sia la rappresentazione offerta al pubblico, coi relativi servizi indispensabili. L'innalzamento delle scene dovrà avvenire senza ripiegature; nel caso questo non fosse possibile, ci si dovrà avvalere delle scene cosidette « parapettate ». Tutte le parti della scena di legno o di altro materiale facilmente combustibile, saranno rese ininfiammabili coi noti mezzi. Il palcoscenico dovrà avere uscite dirette che conducano all'aperto. l passaggi che servono ad accedere al posto del suggeritore ed all'orchestra dovranno essere disposti n modo da condurre rapidamente in salvo in caso d'incendio. Camerini e cameroni. - Nell'ambiente costituente la « scena propri amante detta » non potranno essere installati, fosse pure provvisoriamente, camerini di artisti o cameroni per le masse. Uguale disposizione vale per i pianerottoli delle scale anche nel caso questi siano assai ampi. Tanto icamerini che i cameroni dovranno essere
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Trattiamo Jelle sale per l'opera lirica, per la prosa, per il varietà.
scena laterale
spogliatoi attori coro balletto alto un piano aria e luce diretta
elevatore grande orchestra 80 persone piccola orchestra 35÷40 persone varietà orchestra 4÷10 persone
L
disco rotante
torre
mq 0.80/pers.
3L ciclorama retroscena ≤1,30
≤2
2L ≤2 aria e luce diretta scena laterale
fossa orchestrale
magazzino
Z
macchine superiori ballatoi di manovra 2H+2m
Z H
orchestra scena inferiore
sipario tagliafuoco
spogliatoi attori coro balletto alto un piano
elevatori
sala scenograf. magazzino 8÷10 m
magazzino
Teatro d'opera: profondità 2 L ; larghezza 3 L; altezza non inferiore a 2 H + m 2, non superiore a 2 H + 1/3 H (L oscilla tra m 8 m 10 nei teatri) normali). Teatro di prosa: profondità 2 L; larghezza 3 L; altezza non inferiore a 2 H + m 1,50 (oscilla tra m 6 e m 9 nei teatri normali).
Fig. 8 - Pianta e sezione tipiche della zona palcoscenico
opportunamente ventilati da finestre prospicienti l'esterno e normalmente non dovranno essere collocati totalmente sotto il livello della strada. Se i camerini sono ritagliati in un ambiente vasto che ne contenga parecchi, le loro pareti dovranno essere di materiale incombustibile. È vietata qualsiasi « decorazione » (tappezzeria in carta o in tessuto nei camerini e cameroni). Laboratori. - l laboratori per i pittori dovranno essere collocati nella parte superiore dell'edificio e quelli di sartoria, con le opportune cautele, anche ai piani intermedi. l laboratori o magazzani in diretta comunicazione col palcoscenico dovranno essere muniti di porte resistenti al fuoco. È desiderabile, che nell'edificio comprendente un teatro, non esistano laboratori o magazzini adibiti ad esercizi ritenuti pericolosi dalla commissione di vigilanza. Laboratori per operai estranei all'esercizio del
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teatro, e segnatamente per falegnami, dovranno essere costruiti con materiale incombustibile, e dovranno avere accesso direttamente dall'esterno. Magazzini. - Qualsiasi locale deve essere dotato di magazzini sufficienti ai bisogni delle rappresentazioni. Speciale cura dovrà porsi nel provvedere alle chiusure di separazione fra essi e la scena. Codesti ambienti dovranno essere muniti di apparecchiautomatici a pioggia (doccioni o sprinklers). Elementi della composizione a) Ingressi, atrio, biglietterie, guardaroba, servizi, direzione del teatro, uscite di sicurezza, scale (per le dimensioni vedere i dati dei cinematografi). b) Ridotti, bar, servizi. c) Sala vera e propria, con posti di platea, di galleria, di balconate e palchi (per le dimensioni vedi quanto scritto per i cinematografi e più avanti). d) Reparto del palcoscenico, comprendente il proscenio, il palco con bocca-
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SALE DI SPETTACOLO TEATRI scena, il sottopalco, la zona di manovra delle scene, dotata di graticciata di manovra (fig. 8). e) Magazzini per deposito di scene (peso scenari: kg 25 ÷ 35 per m²), attrezzi e macchine, vestiari (con piccola stireria e sartoria), laboratoriodegli scenografi (una sala molto grande e due sale piccole), magazzino del trovarobe (nelle vicinanze del palcoscenico), magazzino elettricista. f) Camerini (superficie m² 6 ÷ 10, altezza m 2,50): almeno tre camerini avranno piccola anticamera e servizio singolo; tutti i camerini avranno un lavabo e, in gruppi di 10 ÷ 12, un servizio. Legate ai camerini sono le 2 o 3 salette di prova degli attori principali, essenziali nei teatri per l'opera lirica. Occorrono anche due camerini per i registi dello spettacolo. g) Cameroni per le masse corali, per le comparse, per l'orchestra, per il corpo di ballo, sia per uomini che per donne. Si devono calcolare m² 1,5 a persona, mentre per le comparse e i bambini si calcoli non più di m² 1,5 a persona. La sala di prova per il ballo deve riprodurre esattamente; il tipo e l'inclinazione del pavimento del palcoscenico. h) Locale di pronto soccorso, locale per il pompiere di servizio, con telefono. i) Locale per il parrucchiere-truccatore. l) Locale per l’amministrazione. La platea. - Esaminiamone ora a parte gli elementi più importanti e significativi; le dimensioni del boccascena sono determinate dalle condizioni di visibilità degli spettatori di prima fila della platea e dell'ultima fila di galleria. La prima non deve vedere al di sopra del fondale e l'ultima deve poterlo vedere per tutta la sua altezza (v. fig. 9). Il profilo della platea di un teatro si determini partendo da basi diverse da quelle indicate per i cinematografi. Infatti i punti d'attrazione sono i visi degli attori che sono posti pressappoco alla stessa altezza e hanno evidentemente piccola estensione. Il problema della visibilità è quindi ancora più grave che per i cinematografi dove lo schermo ha vaste dimensioni. Nascono da varie formule, studiate dal Nikolsky, dal Lachez, dal Ciocca e da molti altri, profili tanto rialzati da rendere problematica la costruzione dei corselli di attraversamento e dei corridoi perimetrali. Si
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Z = distanza della prima poltrona Ls = larghezza della scena H = altezza della scena Hf = altezza del fondale Hp =
p
H (Z + Ls) Z
Hp Hf H
p
Ls Z Fig. -9 Relazioni fra gli elementi della scena e la prima fila di poltrone
-105
630
-100
460
-90
460
-75
460
-50
460
-20
460
+60
+15
460
460
Fig. 10 Profilo di platea teatrale fissato su dati pratici
A
C
B
D
E
Fig. 11 - Schemi di palcoscenici a piani mobili A, piani a traslazione orizzontale; B, piani ruotanti combinati; C, settore ruotante; D, piani concentrici ruotanti; E, combinazione di piano ruotante su piano di traslazione orizzontale.
usa perciò un profilo nato da esperienze pratiche, il quale, in media, dà una variazione di quota per ogni fila di cm 5; naturalmente questo dislivello è distribuito secondo rapporti variabili con la distanza dalla scena. In fig. 10 è riportato un profilo di platea assai usato. Pino del palcoscenico. - Può essere fisso e costituito da un'orditura parallela alla linea del boccascena ricoperta da tavole d'abete di almeno cm 4 di spessore. Il piano così costruito ha pendenza dell'1 % verso il boccascena.Può essere invece dotato di piani mobili a scorrimento laterale, sui quali si preparano le scene che man mano saranno presentate al pubblico. Questo sistema abbisogna di molto spazio lateralmente al boccascena. Può essere anche dotato di piani elevabili a mezzo di scorrimento su guide, comandate da torchio idraulico: questo sistema abbisogna naturalmente di molto spazio sotto al palcoscenico.Un tipo mo-
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derno di palcoscenico è quello a piani rotanti, molto usati specie nei teatri di prosa e varietà. Sono di vario tipo (v. fig. 11), ma tutti assimilabili a piani imperniati sul centro e chiusi verticalmente da pareti ed in, modo da creare settori, man mano presentabili al pubblico. Il sistema è talvolta più complicato; esistono infatti piani abbinati, portanti ciascuno mezza scena oppure piani ruotanti scorrevoli su binari, aventi cioè due possibilità di moto. Siari metallici tagliafuoco: sono obbligatori nei teatri con più di 800 posti ed hanno la funzione di separare il palcoscenico dalla platea in modo che l'eventuale incendio scoppiato nel primo non si propaghi alla platea e ne consenta lo sfollamento ordinato. Il sipario deve essere metallico, perfettamente aderente alla sagoma del boccascena, rigido tanto da resistere a differenze di pressione, scorrevole senza difficoltà e cadente a gravità, senza cioè dipendere dall'energia elettrica.
Manuale dell’Architetto
CENTRI RADIO - TELEVISIONE 16 15 7
7
7
5 1 7
6 4
8 1
3
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13
9
4 10 11 12
2 3
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6
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14 Fig. 3 - Dettaglio costruttivo in sezione di una finestra a triplo cristallo posta fra studio e saletta di regia di un complesso della NBC a New York.
Fig. 2 - Dettagli costruttivi dell'isolamento acustico negli studi di Radio Roma. 1, strato di feltro di mm 15 od altro isolante; 2, sughero per isolamento della struttura in legno; 3, struttura di legno di pino; 4, strato di feltro; 5, tondino di ferro rivestito di feltro a sostegno delle Perret del controsofitto; 6 intonaco interno; 7, tavelle Perret costituenti controsoffitto; 8, rivestimento di sughero; 9, intonaco interno; 10, zoccolino di legno; 11, pavimento in in linoleum; 12, massello di cemento; 13, sughero catramato; 14, tavolato; 15, struttura portante esterna; 16, struttura portante
catori (m² 200); locale banco commutatori (m² 120); locale centralino telefonico e di smistamento. Inoltre: ufficio per il funzionario di servizio, locale per la manutenzione (m² 50); 5 uffici (media m² 25); un magazzino tecnico (m² 50); un laboratorio (m² 50); spogliatoio ed attesa operatori tecnici (m² 40); servizi igienici. Servizi generali. - Saranno composti da: centrale di riscaldamento e condizionamento, deposito, centrale telefonica, locali per sorveglianza notturna, depositi attrezzi di pulizia, controlli degli ingressi, ecc. Locali per ospiti. - 4 camere da letto per funzionari; appartamento per il capo degli uscieri; 10 locali di emergenza. Non bisogna dimenticare che conferenzieri, artisti e collaboratori sono sottoposti a snervanti prove; pertanto questi locali di emergenza non sono certo in numero eccessivo. Di tutti questi elementi della composizione, esaminiamo a parte il centro di produzione vero e proprio, iniziando da quello radiofonico. All'auditorio o studio, fin dal sorgere di questi organismi, è stata posta vicina la sala di regia con amplifica-
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zione, missaggio dei suoni e trattamento degli stessi (v. fig. 5). L'affinamento di questo sistema è dato dall'autonomia degli auditori, ciascuno diretto dai suo regista e dai suoi tecnici. L'insieme delle unità di produzione dipende in questo caso da un supervi-
1, strato di gomma di spessore di mm 6,5; 2, 1° telaio di legno; 3, strato di feltro; 4, 2° telaio di legno; 5, lana di roccia involta in tela perforata; 6, calcestruzzo alveolato; 7, cristalli.
5
4
4
4
N
4
4 5
3 2
4
Fig. 4 - Sede della BBC di Londra. Uno dei pochi edifici concepiti esclusivamente per la ripresa televisiva. Il corpo di fabbrica ad andamento curvo, comprende per ora sette studi, disposti radialmente, con la possibilità di ampliamenti successivi disposti lungo la zona tratteggiata in disegno. 1, atrio (dal quale si accede ai camerini); 2, cortile centrale; 3, camerini; 4, studi (le zone scure tra gli studi comprendono i servizi tecnici ed alcuni disimpegni); 5, disimpegno esterno periferico.
sore dei programmi, il quale lavora fra pareti costituite da tripli o doppi cristalli, insieme all'annunciatore (v. fig. 3). La televisione ha esigenze speciali: assai più complesse in genere, date dalla visibilità della scena. Il regista segue lo spettacolo sui « monitors », schermi riceventi che fanno capo alle macchine da presa dislocate in modo da riprendere la scena sotto angoli diversi. Il regista sceglie il punto di vista migliore e lo mette in
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onda. Da ciò la vastità della sala di regia e la complessità del compito del regista. Gli auditori sono più ampi dei precedenti e sono dotati di apparecchiature atte a presentare in una successione continua diverse scene già preparate. Infatti gli studi televisivi sono assai vicini, per esigenze tecniche, agli studi di produzione cinematografica: quindi anche le zone destinate agli allestimenti scenici, alla preparazione degli artisti (trucco, costumi) sono uguali a quelle che servono le riprese
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CENTRI RADIO - TELEVISIONE sizione (uffici, locali per l'accoglimento del pubblico e per gli esecu5 tori) sono invece simili agli analoghi 7 elementi degli studi radio; c’è solo da osservare che, per le speciali esi1 genze di ripresa televisiva, è bene 6 8 non ammettere un numeroso pubblico. Invece è il caso di limitarsi ad un ristrettissimo numero di invitati 4 10 12 (solo 100 nel Centro milanese). Dal 9 punto di vista impiantistico, è neces2 sario prevedere presso lo studio di 3 produzione i locali distinti per le ri13 11 prese « audio » e « video », che vengono sincronizzate prima di essere trasmesse. Fig. 5 - Pianta di un complesso per la prosa Pertanto l'organismo costrutal centro milanese di corso Sempione. tivo presenta le stesse difficoltà 1, auditorio A1; 2, auditorio A2; 3, auditorio A3; 4, saletta di un centro radiofonico, comdi regia; 5, auditorio B1; 6, auditorio B2; 7, auditorio B3; 8, saletta di regia; 9 e 10, salette degli annunciatori; plicate dalle notevoli dimensioni 11 e 12, tecnici; 13, regia. degli studi di ripresa televisiva. di film. Gli altri elementi della compoQuesti locali sono molto alti
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(necessitano infatti di un parco di la spade uguale a quello degli studi cinematografici) e molta esistenza l'aiuto di strutture intermedie di sostegno che ne limiterebbero assai le possibilità. Inoltre gli studi TV devono permettere la costruzione di vasti schermi per la proiezione in « trasparente » di paesaggi o scene riprese all'esterno. Una speciale sala è destinata alla proiezione dei film veri e propri. Le idee che governano la progettazione di questi centri sono in continua evoluzione: la TV è giovane e spesso ha dovuto adattare i suoi impianti in edifici già esistenti. Non sono molti ancora i centri TV nati su progetto originale, seguendo concetti originali (v. fig. 4). Pertanto questa materia di studio attende ancora definizioni precise.
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO 1.50
r=1.00
Campo di giuoco
Campo per destinazione
Linea mediana
1.50 Area di rigore 5.50
l
11.00
7.32
9.15
40.32
Porta
18.30
9.15
Area di porta
16.50 5.50 16.50
Linea laterale
Linea di fondo
L 2.50 Fig. 1 - Pianta schematica di campo di calcio –––––––––––– segnatura del campo; - - - - - - - - - margine oltre il quale possono trovarsi chiusini, prese, recinzione, ecc.; L ed I, lunghezza e larghezza del campo di giuoco (v. tab.) PREMESSA Per sport si intende la pratica metodica di esercizi allo scopo di irrobustire il corpo e svagare lo spirito. Molti degli sport praticati hanno bisogno di appositi impianti (stadi, campi sportivi, palestre, piscine) per lo svolgimento delle gare e degli allenamenti. Scopo delle presenti note è quello di fornire notizie generali e dati sulla progettazione di tali impianti, limitatamente a quanto riguardala sola parte tecnico-sportiva della materia. GENERALITÀ Gli impianti sportivi possono essere coperti o scoperti: la maggior parte di essi è costituita da: un'area dei giuochi: una zona per il pubblico:
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servizi per gli atleti e per il pubblico.
blico non debbono interferire con quelli degli atleti.
Area dei giuochi: è destinata a contenere le installazioni sportive previste: queste dipendono dalla, o dalle, specialità e dalla categoria per le quali deve essere omologato l'impianto. Nell'area dei giuochi non deve poter accedere il pubblico..
Servizi: separati per gli atleti e per il pubblico, i regolamenti ne fissano, caso per caso, numero, requisiti, ubicazione. In particolare, i servizi per gli atleti debbono comunicare direttamente con l'area dei giuochi ed avere caratteristiche differenti a seconda dello sport ai quale sono destinati. Un impianto sportivo, per avere i migliori requisiti, dovrebbe essere destinato ad una sola attività; invece. per motivi economici o particolari condizioni ambientali, occorre spesso realizzare impianti nei quali si possano praticare più sport; ragioni tecnicosportive ed organizzative consigliano di limitare a due, in genere, le attività da praticare nello stesso impianto: per es., atletica leggera e calcio, calcio e
Zona per il pubblico: fornita o meno di gradinate, circonda completamente o in parte l'area dei giuochi, in, rapporto ai numero degli spettatori ed alla forma e dimensioni del terreno a disposizione. Può anche mancare, come avviene, p. es., nelle palestre scolastiche ed in quelle destinate esclusivamente all'allenamento, Dove esiste, i percorsi del pub-
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Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO ciclismo, ecc. In ogni caso un impianto sportivo razionale deve permettere: gli atleti, di praticare lo sport con ordine e regole stabilite, nelle migliori condizioni ambiente; al pubblico, se previsto, di seguire agevolmente gare ed allenamenti. La progettazione di un impianto sportivo ha lo scopo di realizzare un complesso omologabile ed agibile, che cioè soddisfi alle esigenze citate. L'omologazione e la dichiarazione di agibilità sono di competenza, rispettivamente, delle Federazioni Sportive e del Prefetto: la prima ha carattere unicamente tecnico-sportivo; la seconda viene rilasciata a norma dell'art. 143 del Regolamento del T. U. della legge di P. S. (art. 9, pag. 9, circ. del Ministero dell'Interno n. 16 del 15 febbraio 1951). La costruzione, la manutenzione, la gestione degli impianti sportivi sono costose; quindi le caratteristiche degli stessi debbono essere stabilite in base ad effettive esigenze locali, tenuto conto della disponibilità finanziaria e del futuro indispensabile equilibrio di gestione. Fissate le caratteristiche di un impianto e cioè destinazione, numero e specie delle installazioni sportive, numero degli spettatori, ecc., la sua progettazione, ispirata a criteri di giusta economia, deve rispondere a precise norme regolamentari. Nei riguardi dell'omologazione valgono i regolamenti federali che, come lo sport, sono in continua evoluzione: è necessario, quindi, attenersi alle loro edizioni aggiornate. Per quanto si riferisce all'agibilità, sono in vigore le « Norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza dei teatri, cinematografi ed altri locali di spettacolo in genere », emanate dal Ministero dell'interno, Direzione Generale dei Servizi Antincendi (C. M. n. 16 del 15 febbraio 1951). Inoltre occorre tener conto dei regolamenti comunali, delle eventuali di P. S., ecc. CENNI SULLA SCELTA DELLE AREE Gli impianti sportivi sono legati al terreno più di qualsiasi altra costru-
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zione; l'area ad essi destinata, quindi, deve essere scelta dopo un accurato esame che tenga conto delle sottoelencate esigenze. Ubicazione: gli impianti sportivi, specie se allo aperto, devono sorgere in località sane, alberate, tranquille, non battute dai venti, relativamente lontane dall'abitato e dalle sue direttrici di espansione per evitare nel limite del possibile che, trovandosi in breve tempo circondati da edifici, perdano la caratteristica di « zona verde » voluta dalla moderna Urbanistica. Collegamento con l'abitato: la notevole massa di persone che si interessa alle manifestazioni sportive deve poter affluire agevolmente agli impianti, circolando in modo rapido e sicuro. Occorre, quindi, un'adeguata rete stradale che colleghi l'abitato ai parcheggi, situati ad opportuna distanza dagli impianti stessi, Di qui, a piedi e al di fuori del traffico motorizzato, gli spettatori debbono poter affluire agli ingressi, seguendo percorsi stabiliti in modo da non creare ingorghi nella circolazione. In ogni caso è necessario evitare che accessi ed uscite sbocchino su strade di grande traffico. Ampiezza: nella scelta dell'area occorre tenere presenti, oltre alle dimensioni del particolare impianto, quelle delle strade, piazzali e parcheggi relativi. A titolo di orientamento, si riportano le seguenti misure d'ingombro, valevoli per terreni di forma e dimensioni regolari: Campi sportivi di media capienza per atletica leggera, calcio, ciclismo su pista: m² 30000 circa, esclusi strade, piazzali, parcheggi. Palestre e Piscine: m² 4000 circa, tutto compreso. Orientamento: forma e dimensioni del terreno debbono consentire un razionale orientamento dell'impianto; questo dipende dalle esi-
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genze dello sport che si intende praticare e dalle condizioni ambientali;l'argomento, pertanto, sarà trattato caso per caso. Configurazione e natura del terreno: per non aumentare il costo degli impianti bisogna evitare, nei limiti del possibile, i movimenti di terra. A volte può convenire di scegliere aree non pianeggianti per ricavare, ad es., economicamente le gradinate. La natura del terreno, oltre all'importanza generica comune a tutti i problemi costruttivi, ha quella particolare che deriva dalla necessità di creare speciali manti superficiali, erbosi o in terra stabilizzata. Disponibilità di acqua, fognafognatura. energia elettrica: l'innaffiamento delle varie installazioni, gli impianti igienico-sanitari, le pulizie periodiche, ecc., impongono un notevole quantitativo di acqua a disposizione. L'eventuale allagamento dei campi sportivi, dovuto alle piogge, non permette l'effettuazione delle manifestazioni; occorre, quindi, sistemare opportunamente il terreno e costruire un'adeguata rete di drenaggi e canalizzazioni per eliminare l'acqua in eccesso. La necessità di smaltire un'ingente quantità di acque, bianche e nere, rende indispensabili fognature idonee nei pressi degli impianti: a volte può convenire di ubicare gli impianti stessi vicino ai corsi d'acqua per usufruirne sia per il prelievo di quella occorrente, sia per lo smaltimento di quella in eccesso. L'energia elettrica occorre per l'illuminazione, il riscaldamento, il funzionamento di eventuali pompe, ecc. ELEMENTI PER LA PROGET PROGETTATAZIONE La materia può essere esposta parlando separatamente: delle varie parti che costituiscono gli impianti sportivi: degli impianti stessi, ciascuno in relazione alla attività cui è destinato. Si è preferita la seconda maniera
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO perché dà subito il quadro completo di un impianto sportivo. Inoltre si è ritenuto opportuno iniziare l'esposizione parlando del giuoco del calcio, i cui impianti sono, fra i più grandi, quelli che si prestano meglio ad una schematizzazione completa della materia. GIUOCO DEL CALCIO Al giuoco dei calcio sovraintende la Federazione Italiana Giuoco Calcio (F.I.G.C.). La regolamentazione tecnica vigente in materia è la seguente: F.I.G.C. - Commissione Impianti Sportivi « Norme per la omologazione dei campi di giuoco » edite all'inizio della stagione 1949-50. F.I.G.C. - « Bollettino Ufficiale » n. 1 del 15 luglio 1952 - pag. 16: disposizione del Consiglio Nazionale delle Leghe del 12-13 giugno 1952. Ministero Interni - Direzione Generale Servizi Anticendi - « Norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza dei teatri, cinematografi ed altri locali di spettacolo in genere » - C. M. n. 16 del 15 febbraio 1951. La F.I.G.C. consiglia di fornire gli impianti di nuova costruzione di quanto possa risultare utile alla preparazione atletica dei giuocatori; si arriva così ai campi di atletica leggera e calcio, che saranno esaminati in seguito. Qui si tratta degli impianti per il solo giuoco del calcio. AREA DEI GIUOCHI È costituita dal campo di calcio (fig. 1), formato dal « campo di giuoco » propriamente detto e dal « campo per destinazione ». Campo di giuoco: deve essere: piano, rigorosamente rettangolare ed orizzontale, con tolleranza di una pendenza massima dello 0,5 % nella direzione di uno degli assi del campo (v. eliminazione dell'acqua in eccesso); delimitato da una segnatura perimetrale fatta generalmente con gesso in polvere o latte di calce della larghezza di cm 10 ÷ 12; la misurazione va riferita al bordo esterno della segnatura stessa.
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7.32
1.50
0.12
FIANCO 2.44
PROSPETTO
PIANTA
1.50
0.12 Fig. 1a - Particolare delle porte Gli spigoli dei pali debbono essere smussati.
Tenuto conto delle prescrizioni regolamentari, le dimensioni dei campi di giuoco, da adottare caso per caso in base alla situazione contingente ed in vista di eventuali passaggi di categoria, saranno comprese fra le seguenti: Sono sottolineate le misure in cui l/L ≥ 0,6, rapporto minimo prescritto dalla F.I.G.C. fra la larghezza e la lunghezza dei campi di nuova costruzione (rapp. max = 0,7). Il campo di giuoco dello StadioOlimpico di Roma è di m 70 x 105 (l/L = 0,666), misure valevoli per incontri internazionali.
(scorie, pietre affioranti, chiusini, cordoli, ecc.). Natura dei terreni di giuoco: manti superficiali: il terreno per il giuoco del calcio deve avere buona coesione. granulazione idonea, costituzione naturale che impedisca la formazione di polvere, porosità adeguata, colore riposante. giusto grado di elasticità, resistenza al logorio provocato dai giuocatori. La costituzione in profondità delterreno interessa soprattutto agli effetti del drenaggio; la resistenza e l'e
lasticità dipendono specialmente dallo strato superficiale. L'elasticità si migliora con l'impiego di adatti manti; ecco perché la F.I.G.C. suggerisce che i campi di calcio abbiano superficie possibilmente erbosa. In Italia, per le condizioni ambiente e per l'attuale deficienza del numero di campi che porta all'uso continuo di quelli esistenti, il problema dei manti erbosi è di particolare delicatezza. La sua risoluzione dipende dal tipo di erba impiegato e 68 x 105 70 x 105 70 x 110 dalla ferti60 x 105 63 x 105 65 x 105 lità del ter60 x 100 60 x 105 reno. Circa 60 x 100 60 x 105 l'erba (Fig. 55 x 100 60 x 100 105 2), l'espe55 x 100 60 x 100 rienza inse54 x 90 gna che i
Campo per destinazione: non è altro che la zona di rispetto che deve essere realizzata tutto intorno al campo di giuoco: la sua larghezza minima è di m 1,50 lungo le linee laterali e di m 2,50 dietro quelle di fondo. Tale zona deve avere la stessa natura del campo di giuoco e, come questo, essere priva di qualunque cosa possa danneggiare i giuocatori Lega Nazionale Serie A m
65 x 105
Lega Nazionale Serie B m
60 x 100
Lega Nazionale Serie C m
55 x 100
Lega Interrogionale
55 x 100
Promozione Regionale
50 x 100
a
I divisione IIa divisione e Ragazzi
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50 x 100 45 x 90
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO soggetti migliori soro i più rustici; fra questi le graminacee ed in particolare le agrostidi. Le graminacee sono di facile attecchimento, non hanno bisogno di eccessiva umidità né di terreni particolarmente fertili; si propagano in senso orizzontale, garantendo un buon tappeto erboso; per contro, sono a crescita relativamente lenta e, generalmente, di colore giallastro; è consigliabile mescolarle con leguminose, di bel colore e di rapida crescita, ma più delicate. La fertilità del terreno dipende dalla sua composizione chimica e costituzione fisica. Se quello in posto non ha i requisiti voluti, occorre formare uno strato superficiale adatto, mediante opportune miscele (v. drenaggio): nella formazione dei prati comuni basta, in genere, uno spessore di terreno di cm 20; per quelli dei campi di calcio, invece, occorrono almeno cm 30 perché le radici non invadano il drenaggio sottostante. L'impianto del prato si fa per « talee » per le graminacce ed a « spaglio » per le leguminose, prendendo preferibilmente semi nati sul posto perché, per gli altri, il necessario ambientamento ostacola la formazione di un buon manto. Per la concimazione si deve tener presente che i concimi azotati favoriscono la crescita delle graminacee i fosfati quella delle leguminose; nella formazione del prato è bene favorire la crescita di queste ultime: in sede di manutenzione, invece, occorre curare lo sviluppo delle graminacee in quanto un eccesso di leguminose dà un manto poco resistente e di difficile falciatura. La concimazione con stallatico è da evitare; se mai, va fatta solo all'impianto del prato ed in profondità per
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evitare che sostanze organiche in superficie portino pericolose infezioni agii atleti. Quando non sia possibile ottenere un terreno idoneo, garantire un minimo di giornate di riposo al campo e disporre di una quantità sufficiente di acqua di innaffiamento, si consiglia di realizzare, invece dei manti erbosi, manti in terra stabilizzata (v. drenaggio). A, graminacee (agrostide); B, leguminose (erba medica, trifoglio, lupinella). r, rizomi mediante i quali la pianta si espande invadendo sempre più vaste estensioni di terreno; ra, radici con tubercoli contenenti il rizobio che permette alla pianta ed alle vicine di prosperare.
Eliminazione dell'acqua in eccesso; innaffiamento: l'acqua piovana non deve fermarsi sui campi, ma deve essere eliminata nel minor tempo possibile; in particolare, la F.I.G.C. stabilisce che almeno per le serie A e B, il terreno di giuoco abbia i requisiti necessari per riacquistare una normale efficienza entro mezz'ora dalla fine di una pioggia torrenziale. L'acqua d'infiltrazione si smaltisce rendendo molto permeabili i terreni e col drenaggio; quella di scorrimento superficiale mediante un'apposita rete di fognoli. Tali opere, che debbono assicurare lo smaltimento nel tempo stabilito della suddetta precipitazione a carattere eccezionale, risultano esuberanti per le normali piogge. tendendo a rendere arido il terreno. Inoltre, a meno di non ricorrere a quantitativi di acqua esorbitanti, annullano praticamente gli effetti dell'innaffiamento, necessario. in caso di insufficienza o mancanza di precipitazioni, a mantenere nel terreno il dovuto grado di umidità. Si può ovviare all'inconveniente di opere esuberanti munendo lo scarico della rete di smaltimento di unasaracinesca di regolazione del deflusso dell'acqua dal campo. Per quanto esposto, si dovrebbe sempre costruire una rete regolabile di smaltimento delle acque; in pratica sarà l'incidenza della spesa a far decidere, caso per caso, sulla convenienza o meno della costruzione della rete stessa; al limite, si potrà
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abolire il drenaggio e convogliare l'acqua di scorrimento superficiale insemplici canalette di, raccolta perimetrali. Il drenaggio che normalmente fino ad oggi è stato ritenuto più idoneo allo scopo è quello a dreni paralleli, (fig. 3; v. anche campi di atletica leggera e calcio fig. 20) costituito da: uno strato superficiale nel quale l'acqua Filtra e si muove verticalmente: uno strato prosciugante intermedio nei quale l'acqua filtrata scorre nei dreni; no strato impermeabile sottostante. Si sa che il terreno sovrastante ai tubi perde la capacità di conservare l'acqua, acquistando quella di aerarsi e di consentire, perciò, la vita dei semi e lo sviluppo delle radici; a loro volta i tubi, mantenendo nel loro interno una certa quantità di acqua, restituiscono al terreno superiore, per capillarità, l'umidità necessaria ad alimentare le radici stesse: la saracinesca di regolazione esalta le caratteristiche predette. Se il terreno in posto è poco permeabile o poco fertile, comunque inadatto a formare lo strato superficiale, è indispensabile crearne uno artificiale, costituito, p. es., dai seguenti materiali: silice granulare 70 % argilla 12 % calcare 6% humus 12 % La silice serve a dare porosità al terreno; l'argilla ed il calcare hanno funzione di legante e di coagulante; l'humus occorre per conservare l'umidità nel terreno stesso e, a mezzo dei suoi microrganismi, per elaborare la materia nutritiva dei manto erboso. Questo tipo di strato superficiale è idoneo sia per i campi con manto erboso che per quelli in terra stabilizzata; l'humus è indispensabile per i primi, può convenire per i secondi. Naturalmente le percentuali date dovranno essere opportunamente variate di volta in volta, a seconda dei materiali a disposizione e delle condizioni ambiente, Il drenaggio non deve modificare la superficie del campo; l'acqua, invece, seguendo il percorso più breve per giungere ai dreni, trascina con sé particelle dello strato superficiale che, col tempo, si avvalla in corrispondenza dei
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO dreni stessi. Per ovviare all'inconveniente occorre che l'acqua filtri uniformemente in tutti i punti del campo; ciò si ottiene: aumentando il numero dei dreni e diminuendone la sezione; proteggendo ciascun dreno con tavelle, lastre, ecc. Si consigliano dreni; distanti fra loro da m 5 a m 10; di diametro variabile da cm 10
b) per l'azione di compressione dei tacchetti dei calciatori, il terreno di giuoco tende a costiparsi in modo sensibile, così che viene eliminata la leggera pendenza superficiale del campo ed impedito l'assorbimento delle acque e la crescita dell'erba. c) i dreni dopo un breve periodo di tempo si intasano.
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Fig. 3 - Pianta schematica di drenaggio a dreni paralleli, s, saracinesca di regolazione del deflusso dell'acqua del campo.
a cm 20; aventi pendenze, in relazione a! diametro, tali da impedire l'intasamento e la formazione di fIora; sistemati ad una profondità di circa cm 60, cioè ai disotto dello strato interessato dalle radici e, in ogni caso, a quota inferiore a quella di possibile gelo del terreno: aventi una portata pari all' « afflusso meteorico ridotto » (riferito alla pioggia torrenziale citata), detratta l'acqua che si elimina per scorrimento superficiale e quella necessaria a dare al terreno la dovuta umidità. La creazione di un drenaggio del tipo descritto (v. fig. 20) può causare seri inconvenienti perché: a) in corrispondenza dei dreni, oltre alla già rilevata tendenza del terreno ad avvallarsi, si ha uno sviluppo della vegetazione migliore che nelle altre zone del prato il quale, pertanto, non risulta uniforme;
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Tenuto conto che trascorso un certo numero di anni conviene rigenerare sia il terreno di giuoco, sia l'impianto del prato e che: la presenza del drenaggio impedisce la semplicità e rapidità delle relative operazioni perché le arature successive verrebbero a mescolare la ghiaia col terreno; i dreni intasati non possono rigenerarsi rimuovendo soltanto la parte di terreno che li interessa perché si creerebbero discontinuità ed avvallamenti nel tappeto erboso; si consiglia di attenersi a quanto segue (fig. 4). Determinata la natura del terreno e stabiliti gli opportuni accorgimenti per renderlo di medio impasto, tendente a sciolto, si deve procedere allo splateamento di tutta l'area del campo per una profondità di n 0,30 ÷ 0,40, ammucchiando il terreno di risulta ai bordi dell'area stessa. Sistemato il cassonetto, costipandone il fondo con opportune rullature, in modo da ottenere una super-
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ficie piana con pendenze trasversali dai centro verso le linee perimetrali, si deve rimettere in posto il terreno di risulta, miscelato con i correttivi del caso (sabbia silicea, argilla, humus, ecc.) mediante accurate zappature meccaniche, e sistemare la superficie con le pendenze previste (0,5 % max), impiegando un rullo di peso nonsuperiore ai q 3,50. Si deve procedere quindi all'erpicatura ed alla rastrellatura del terreno, all'eliminazione dei sassi e delle radici ed, infine, alla semina. Attorno al terreno così sistemato occorre costruire un fosso di profondità superiore a quella del cassonetto, fosso che, riempito di ghiaia, servirà alla raccolta delle acque ed al loro convogliamento nella fognatura esterna. Prima di rimettere il terreno di risulta nei cassonetto, è opportuno disporre sul fondo, sistemato come sopra detto, uno strato di alcuni centimetri di ghiaia in natura e ciò qualunque sia la qualità del terreno sottostante, cioè permeabile o impermeabile (argilloso). Allo scorrimento superficiale si provvede dando al terreno di giuoco una pendenza non superiore allo 0,5 % nella direzione di uno degli assi del campo: generalmente la linea di colmo coincide con quella longitudinale. L'acqua di scorrimento viene eliminata mediante una canalizzazione con chiusini distanti da m 20 a m 30 l'uno dall'altro, sistemati oltre la zona di rispetto regolamentare e con tutti gli accorgimenti atti a non provocare danno ai giuocatori. Le acque di scorrimento superficiale e di drenaggio potranno confluire in un unico collettore, il cui scarico sarà munito della saracinesca di cui si è parlato. L'innaffiamento è indispensabile sia per i manti erbosi che per quelli in terra stabilizzata. Si è già detto che il quantitativo d'acqua occorrente è notevole; infatti, per ogni innaffiamento giornaliero, si calcola un fabbisogno di: 8 ÷ 10 l/m² per i manti in terra stabilizzata
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO 10 ÷ 15 l/m² per i manti erbosi. Considerando un campo di giuoco di m 70 x 105 più il campo per destinazione minimo, aumentato di una striscia di cm 50 tutto intorno per tenere conto dello spazio occorrente ai chiusini ed alle prese d'acqua, si ha una superficie di m² 8214 da innaffiare: occorrono quindi, in cifra tonda, per ogni innaffiamento: da 65000 a 82000 l per i manti in terra stabilizzata da 82000 a 123000 l per i manti erbosi. Qualora l'impianto idrico locale non garantisca tale quantitativo d'acqua, è consigliabile rendersene indipendenti mediante la costruzione di pozzi idonei allo scopo; in ogni caso è opportuno poter disporre di una vasca di riserva della capacità occorrente per un innaffiamento giornaliero. La rete di innaffiamento sarà ad anello con bocche di presa del diametro di mm 20 ÷ 22, uniformemente distribuite e distanti fra loro non più di 35 ÷ 10 m; l'acqua deve arrivare alle bocche con una pressione non infe-
riore alle 3,5 ÷ 4 atmosfere (v. fig. 17). Recinzione: la F.I.G.C. stabilisce che il campo di calcio, dalla serie A alla Promozione, sia circoscritto da una rete metallica o da altro ostacolo, p. es., fossato, norma che può a estendersi anche ai campi di l Divisione (fig. 5). Dalle prescrizioni della F.I.G.C. e del M. I. risultano le caratteristiche della rete, fra le quali l'altezza che, come per qualunque altro tipo di ostacolo, deve essere di almeno m 2,20, misurati dalla parte del pubblico; quindi, in caso di fossato, questo deve avere la profondità minima di m 2,20; si consiglia una larghezza superiore a m 2,00. La recinzione potrà correre ai margini esterni del campo per destinazione, assumendo andamento rettilineo. Per motivi di visibilità da parte degli spettatori, non si consiglia tale andamento, al quale è opportuno preferire quello curvilineo, oggi co-
Campo di giuoco
munemente adottato. Infatti (v. fig. 5A) lo spettatore S1 situato, p. es., all'estremità di sinistra di una rete ad andamento rettilineo, non vede il « corner » all'estremità destra del campo di giuoco, perché la sua visuale è disturbata dalla rete stessa e dallo spettatore che gli sta a fianco; lo stesso avviene, reciprocamente, per lo spettatore Sn all'estremità di destra. nei riguardi del « corner » alla sua sinistra. Un adatto andamento curvilineo elimina la seconda causa di disturbo e migliora l'intersezione visuale-rete (v. fig. 58); ovviamente, sostituendo la rete col fosso, si è nelle migliori condizioni (v. fig. 5C). La curva descritta dallo spettatore generico in grado di vedere ugualmente bene, a parte la distanza, i due « corner » laterali si identifica praticamente con un arco di cerchio. Per L = m 110 e zona di rispetto di m 2,50 e m 1,50, si è constatato che lo spettatore Sm, posto sull'asse trasversale del campo, vede ugualmente bene i due « corner », purché sia alla distanza minima D = m 6,00 dalla
Zona per il pubblico
1.50 min. Campo per destinazione
PARTIC. A
Segnatura laterale del campo di giuoco
2.20
Recinzione area dei giuochi 1.50 min. alla segnatura lat. del campo di giuoco
Manto superficiale in erba
Coperchio in ghisa o lamiera stampata
Tubazione Mannesman Presa idrante Tubazione Mannesman Rubinetto di scarico
Profondità variabile Pozzetto alloggio idrante
Ghiaia in natura
Tubo di scarico acqua residua
Terra vegetale per impianto erboso
Rinfianco laterizio collettore
PARTICOLARE A SEZIONE GENERICA
Collettore di raccolta 0.48
PARTICOLARE A SEZIONE SUL POZZETTO
Fig. 4 - Esempio di sistemazione del sottofondo in un campo di giuoco Lo smaltimento delle acque è ottenuto senza ricorrere alla costruzione di una rete drenate.
A.P.I.C.E. S.r.l.
375b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO d1
d1
Una pianta di area dei giuochi peri il calcio tracciata in base a quanto sopra esposto è quella riportata nella fig. 6.
d1
sn
s1
L
Tratto di intersezione visuale - rete
A
Recinzione d1
d1 R 6,00
sn
sm L
Punto di intersezione visuale - rete
B + + +
Visuale all'installazione più vicina
2,00 min.
C
2,00 min. Fig. 5 - Recinzione dell'area dei giuochi
A, recinzione in rete metallica ad andamento rettilineo; B, recinzione in rete metallica ad andamento curvilieno; C, recinzione con fosso; d 1, d2 - larghezza campo per destinazione; R = raggio arco di cerchio S 1, Sm ,S n. Per d1 = m 1,50; L = m 110; si ha R = m 363,61.
Orientamento: l'area dei giuochi deve essere orientata in modo che le due squadre in campo siano nelle stesse migliori condizioni. La causa principale di disturbo è rappresentata dal sole che, evidentemente, dovrà trovarsi di fianco aigiuocatori durante le partite; poiché queste si svolgono normalmente nel pomeriggio, l'asse maggiore del campo di calcio dovrà risultare in direzione Nord-Sud. Empiricamente, si assume un orientamento intermedio fra quello Nord-Sud e quello Nord-Nord OvestSud Sud-Est (fig. 7). Volendo, si può ricavare l'orientamento esatto procedendo in modo analogo a quello adottato per risolvere i problemi dell'insolazione; naturalmente, occorre tener conto che la posizione del sole varia continuamente durante le partite e che queste si svolD
r=387
3.00 N r=387
Recinzione
2.00
B
A
Campo per destinazione
r=387 (1.50+0.50)
r=387 PARTICOLARE A
C
(2.50+0.50) Fig. 6 - Esempio di pianta di area dei giuochi per solo calcio
Naturalmente D diminuisce col diminuire di L; per L = m 105, D = m 5,70; per L = m 100, D = m 5,45; è consigliabile tuttavia assumere sempre
A.P.I.C.E. S.r.l.
Fig. 6 - Orientamento dell'area dei giuochi e distribuzione del pubblico intorno all'area stessa Tenuto conto dell'orientamento e del fattore spettacolare, i settori preferiti sono, nell'ordine, A, B, C, D.
D = m 6,00 per assorbire l'errore derivante dall'avere sostituito con un arco di cerchio l'andamento teorico della recinzione.
376a
gono in ore diverse nel corso della stagione agonistica. L'orientamento, però, non deve dipendere soltanto dalla posizione del
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO sole; occorre tener conto della sua altezza per evitare ombre fastidiose e per decidere, in casi particolari, sulla possibilità di scostarsi o meno dall'orientamento teorico. Infatti, ad un campo convenientemente orientato, ma attraversato da zone d'ombra è preferibile altro orientato meno bene, però senza ombre: se il terreno è tale da non permettere l'adozione dell'orientamento calcolato, sarà l'altezza del sole e la presenza di eventuali rilievi, alberi, ecc., a far decidere sull'opportunità o meno di realizzare l'impianto in quell'area. In caso di forti venti dominanti nella zona e quando non si possa ubicare l'impianto al riparo dagli stessi si può prescindere dalla posizione del sole, disponendo l'asse longitudinale del campo normalmente alla direzione del vento di cui occorre diminuire gli effetti con l'impiego di appositi schermi (p. es. piantagioni di pini, pioppi, ecc., in più file sfalsate). ZONA PER IL PUBBLICO È compresa fra la recinzione dell'area dei giuochi e quella esterna dell'impianto.
A.P.I.C.E. S.r.l.
l cenni che seguono riguardano solo le principali avvertenze da seguire nell'applicazione delle Norme del M. I. Si deve tenere presente che lo studio della distribuzione e della circolazione del pubblico nella zona ad esso riservata, come quello della posizione degli accessi e delle uscite, è della massima importanza agli effetti della razionalità di un impianto e del calcolo del tempo di sfollamento. Quest'ultimo deve risultare il minore possibile. Distribuzione del pubblico intorno al campo di calcio: il pubblico si distribuisce naturalmente nelle zone da cui può vedere bene tutta l'area dei giuochi e dove è meno disturbato dal sole. I posti migliori, e che si equivalgono dal punto di vista spettacolare, sono in corrispondenza dei lati lunghi; seguono quelli dietro le linee di fondo campo, anch'essi equivalenti. Tenuto conto pure della posizione del sole, il settore preferito, nel caso più frequente di orientamento normale, è quello rivolto ad Est perché consente al pubblico di avere il sole alle spalle: il peggiore è quello dietro
376b
la linea di fondo rivolta a Sud (v. fig. 7). Il numero di spettatori farà decidere se estendere o meno all'intero perimetro dell'area dei giuochi la zona destinata al pubblico. L'importanza dell'impianto e la disponibilità finanziaria consiglieranno se munirla o no di gradinate. Il numero di spettatori si calcola, nella fase di progettazione, in base al pubblico interessato e che quindi può essere presente alle manifestazioni,tenuto conto che la vita di un impianto sportivo deve prevedersi di almeno alcuni decenni. Pubblico in piedi: se la zona per il pubblico è pianeggiante, oltre alla terza fila di spettatori addossati alla rete non si ha più una buona visibilità; quindi, per un campo di m 70 x 105, zona di rispetto di m 2 e m 3, rispettivamente lungo le segnature laterali e dietro le linee di fondo, recinzione ad andamento rettilineo estesa all'intero perimetro dell'area dei giuochi, si ha: N = 3 x 370/0,48 = 2310 spettatori, ove 370 è lo sviluppo in metri della recinzione e 0,48 è in metri la misura di ingombro laterale adottata perspet-
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO PIANEROTTOLO ANTISTANTE DI LARGHEZZA ECCESSIVA 0.60 1.50 2.50
6.30
ALZATA TROPPO ALTA
10.45
SEZIONE B Cordolo esterno pista
2.75 0.80
SEZIONE A
20.00
1.50
Dati secondo i quali è stata costruita la curva
0.12 0.80 0.92
VISUALE A m 14 SUL CENTRO CAMPO
cordolo esterno pista
SEZIONE C
Fig. 8 - Sezioni di gradinate. A e B, si riferiscono al caso di impianto di atletica leggera e calcio; C, in alto, profilo della gradinata la curva di visibilità; in basso, sezione della stessa gradinata che mostra come venga adattato il profilo stesso per spettatori seduti.
Si possono aumentare le file di spettatori, facendo, la zona per il pubblico a piano inclinato o a gradonata; in quest'ultimo caso valgono gli stessi
A.P.I.C.E. S.r.l.
criteri che si adottano per la progettazione delle gradinate. Gradinate: sono previste generalmente per spettatori seduti.
377a
In ogni caso il problema fondamentale da risolvere è quello della visibilità: cioè porre tutti gli spettatori in condizione di vedere l'intero campo.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO Risolvere il problema della visibilità significa giungere alla definizione, in pianta e sezione, di una forma razionale di gradinata. Ovviamente il pubblico dei primo gradone il più basso ed il più vicino al campo è quello in peggiori condizioni; quindi è necessario mettere ciascuno spettatore di questo gradone in condizioni di vedere tutta la segnatura laterale dei campo stesso. Il problema è già stato implicitamente trattato parlando della recin-
A.P.I.C.E. S.r.l.
zione dell'area dei giuochi; basta, pertanto, che il primo gradone sia parallelo ed a conveniente distanza dalla recinzione stessa. È evidente che gli spettatori dei gradoni successivi, aumentando la distanza dalla segnatura laterale, vedranno sempre meglio tutti i punti del campo; naturalmente, occorre studiare una sezione delle gradinate tale che il pubblico di un gradone non ostacoli la visibilità di quello retrostante.
377b
Il profilo delle gradinate dovrebbe essere ricavato in base alla curva di visibilità relativa alla sezione più sfavorita (fig. 8); ciò comporta, però, difficoltà costruttive non sempre compensate dal risultato pratico; occorre, inoltre, considerare che non si è nelle stesse condizioni di un comune locale di spettacolo e che, anche nelle migliori condizioni di visibilità, non si può impedire che il pubblico si muova o ti alzi trascinato dall'entusiasmo.
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO COPERTURA INCLINATA VERSO L'ALTO COPERTURA ORIZZONTALE ANDAMENTO DELLA COPERTURA CORRISPONDEMTE ALLA VISUALE A m 14 SUL CENTRO CAMPO 2.10-2.20 COPERTURA INCLINATA VERSO IL BASSO in questo caso non consente di vedere alla quota di m 14 sul centro del campo
11.85 0.80
cordolo esterno pista
21.60
1.50
Fig. 8 bis - Sezione di gradinata coperta
Può convenire, quindi, di progettare gradoni di altezza costante, controllando la visibilità di ogni fila di spettatori fungo la sezione più sfavorita. Per poter realizzare il voluto numero di gradoni senza arrivare ad eccessive altezze degli stessi e senza allontanare troppo la gradinata dal campo occorre partire da terra (v. fig. 8 sez. A); anzi, negli impianti di grande capienza, il primo gradone può essere addirittura sotto il livello del campo stesso (v. fig. 8 sez. C). Così facendo, per contro, si possono avere alzate dei primi gradoni troppo piccole: si ovvia facilmente all'inconveniente (v. fig. 8 sez. C, rampa bassa), ma la soluzione é costosa;inoltre, gli spettatori più bassi hanno la visibilità molto disturbata dalla recinzione, vedono male i giuocatori che risultano proiettati sulla massa di pubblico dirimpetto, non hanno la sensazione della profondità del campo. Sostituendo le comuni recinzioni con un fosso si supera il primo inconveniente; il secondo non esiste in caso di spettatori su un solo lato del campo: il terzo non è eliminabile. Si tende, quindi, a sopraelevare il
A.P.I.C.E. S.r.l.
primo gradone sul livello del terreno; questa soluzione costringe ad allontanare eccessivamente la gradinata dal campo: infatti, a parità di distanza di una gradinata bassa dai campo stesso, quella alta ha già il secondo gradone di un'alzata proibitiva, oltre cm 60 (v. fig. 8 sez. B). Tale soluzione è stata adottata in passato perché i progettisti si sono ispirati alle tribune degli ippodromi, impianti nati prima dei campi sportivi modernamente intesi. Negli ippodromi la soluzione è giustificata dalle dimensioni dell'impianto e dalle particolari modalità di svolgimento delle manifestazioni che, fra l'altro, impongono l'esistenza di un ampio « parterre » fra tribuna e pista. Nei campi di calcio, come in tutti gli impianti sportivi in genere, è evidente che allontanando il pubblico dall'area dei giuochi è possibile. realizzare tribune di questo tipo; ma tale allontanamento è dannoso perché: impedisce o limita la possibilità di seguire ed apprezzare l’azionedell'atleta;
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crea il « parterre » fra tribuna e recinzione che non ha scopo ed è antieconomico, traducendosi in uno spreco di area (si può obiettare che può essere utilizzato per spettatori in piedi, ma (a soluzione non è razionale); porta all'esecuzione di un'opera di cubatura, quindi di costo, maggiore della semplice gradinata: (anche qui si può obiettare che !a cubatura in parola può essere razionalmente utilizzata, ma di ciò si parlerà trattando dei servizi). Inoltre, tali tribune vengono ancora generalmente progettate con un ampio pianerottolo antistante, al quale si accede per mezzo di scale laterali e dal quale si sale ai gradoni: a volte il pianerottolo è minuto anche di scalette frontali per il deflusso del pubblico attraverso il « parterre ». L'esperienza insegna che parte degli spettatori riesce sempre a rimanere in piedi sulle scalette e, specialmente, sul pianerottolo che costituisce una comoda balconata sul campo; ne deriva che parte del pubblico seduto deve alzarsi per poter vedere qualcosa, anche se i gradoni sono stati ricavati secondo la curva di visibilità; è inutile
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO quindi avere previsto posti a sedere che non possono essere utilizzati. Si arriva così a soluzioni di tipo misto (v. fig. 8 sez. C). L'esperienza, inoltre, dimostra che il pubblico si distribuisce sulle gradinate occupando prima la zona centrale, quindi le successive, allargandosi fino a riempire tutti i gradoni (fig. 9A). Da ciò deriva che facendo accedere gli spettatori dal basso, questi, per portarsi ai posti liberi, dovranno superare quelli già occupati, con notevole disturbo del pubblico seduto; né vale obiettare che ai gradoni si accede attraverso apposite scalette, in quanto anche queste, non essendo nettamente separabili dai gradoni stessi, finiscono per servire da sedile. L'accesso e la circolazione del pubblico sulle gradinate devono, quindi, avvenire dall'alto (v. fig. 9B, 9C, 9D); si ha la cosidetta « circolazione a pioggia », cioè accesso e distribuzione dall'alto, uscita dal basso; è naturale che tali tipo di circolazione sia un po' teorico, perché gli spettatori più vicini al pianerottolo superiore preferiranno risalire qualche gradone ed uscire dalle scale di accesso piuttosto che scendere tutta la gradinata, specie se di una certa ampiezza; quindi, particolarmente negli impianti di grande capienza; gli
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accessi potranno trovarsi a 2/3 dell’altezza delle gradinate; con ciò si tiene anche conto del fatto che non sempre tali impianti sono completamente pieni. Dallo studio della distribuzione del pubblico sui gradoni è derivata la forma di gradinate a « crescent » (fig. 10): qui sorge un altro problema: conviene realizzare il « crescent » col sole alle spalle, cioè dove sono i posti migliori ma più costosi, o di fronte, dove accede più pubblico perché i posti sono più economici ? Le Norme del M. I. consentono una rampa continua anche di 20 gradoni; ciò comporta scalette di smistamento di almeno 40 gradini che possono risultare pericolose. Si consiglia di non superare, in pratica, i 10 gradoni ed una pendenza della rampa di circa 30°. Un gradone razionale dovrebbe avere la pedata di cm 80 - 90; tale misura, mentre contiene la larghezza della gradinata in limiti ragionevoli, consente agli spettatori di sedere senza essere eccessivamente disturbati; inoltre, rende abbastanza agevole lo smistarnento del pubblico lungo i gradoni stessi. In caso si preveda l'uso della gradinata per pubblico sia seduto che in
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piedi, la larghezza consigliata permette di adibire ogni gradone ad una fila di spettatori seduti, oppure a due di spettatori in piedi. Sulle gradinate si debbono prevedere opportuni frangifolla per evitare incidenti. Se si ha il primo gradone che parte da terra, la sua distanza dalla rete si aggirerà sui m 1,20 ÷ 1,50; ciò, mentre diminuisce il disturbo che talerecinzione da alla visibilità, evita che qualche spettatore in piedi si addossi alla rete, disturbando quelli seduti retrostanti. In caso di fosso, il gradone disterà dal parapetto quanto è necessarioperché si possano poggiare comodamente i piedi in terra. Se si vuole che il primo ripiano consenta anche uno smistamento del pubblico davanti al primo gradone, il ripiano stesso potrà essere allargato fino a m 1,00 ÷ 1.20. La copertura delle gradinate incide notevolmente sul costo delle gradinate stesse, quasi raddoppiandolo, grosso modo; la sua realzzazione va decisa, quindi, in base ad una effettiva necessità. In genere si adotta uno sbalzo incli-
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO
RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI A DALL'INGRESSO Dmax=20.00
1/2 d
RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI
ASSE TRASVERSALE DEL CAMPO
ALL'USCITA B
DALL'INGRESSO
Dmax=20.00
d
1/2 d
ASSE TRASVERSALE DEL CAMPO
RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI
ALL'USCITA
C
DALL'INGRESSO 1/2 d
Dmax=20.00
1/2 d
ASSE TRASVERSALE DEL CAMPO
RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI
ALL'USCITA
D
Fig. - Gradinata A, distribuzione naturale del pubblico sulle gradinate; B, piante di gradinate in base alla distribuzione naturale del pubblico; C, gradinate semplici, D, gradinate con la zona centrale riservata alle autorità, ecc. Non è conveniente costruire scalette di smistamento del pubblico in corrispondenza dell'asse trasversale del campo, perché in tal modo si eliminano i posti migliori dal punto di vista spettacolare.
Per progettare un andamento corretto dello sbalzo occorre tenere presente che esso è legato all'altezza libera (m 2,10÷ 2,20) necessaria sul
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pianerottolo superiore al passaggio degli spettatori, all'altezza mediadall'ochio dello spettatore in piedi che sosta sul pianerottolo stesse, alla vi-
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suale da detto occhio alla quota di m 14 circa sul centro campo. È evidente che, variando le dimensioni dell'impianto e l'altezza dellagra-
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO dinata, lo sbalzo potrà essere inclinato in basso: sorge in questo caso il problema non facilmente risolvibile della eliminazione dell'acqua piovana; perciò e per ragioni statiche si ricorre in genere allo sbalzo inclinato verso l'alto dotandolo, se necessario, dì una veletta antistante. Uno sbalzo di lunghezza uguale a quello della gradinata può nonproteggere un certo numero di gradoni bassi in caso di pioggia evento; in genere, per non aumentare le difficoltà di realizzazione, non se ne tiene conto. Concludendo, non è possibile consigliare un tipo di gradinata ottimo per tutti i casi: si tratta di un problema costruttivo, quindi va scelta la soluzione più vantaggiosa nel casoparticolare: p. es., per piccoli impianti con gradinate di pochi gradoni (4 ÷ 6) si può accettare anche l'accesso dal basso, quando l'impongano ragioni di spazio e di economia.
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SERVIZI l loro requisiti funzionati ed igienici sono fissati dalla F.I.G.C. e dalle Norme del M. I. Servizi per i giuocatori: sono costituiti essenzialmente dagli spogliatoi; questi possono essere situati: sotto le gradinate in edificio isolato. Comunque, devono essere bene separati dalla zona riservata al pubblico, in modo da impedire qualsiasi contatto del pubblico stesso con l'arbitro e con i giuocatori. Nel primo caso le gradinate devono avere dimensioni tali da poter contenere spogliatoi razionali percubatura, aerazione, illuminazione e da rendere possibile una netta separazione fra gli spogliatoi stessi ed i passaggi ed i locali destinati agli spettatori; nel secondo caso occorre riservare allo scopo un'area ade-
379b
guata, protetta da un ostacolo dell'altezza minima di m 2,20 misurati dalla parte del pubblico (v. fig. 18). Gli spogliatoi devono essere costituiti da almeno un locale per ciascuna squadra e da un locale per l'arbitro ed i guardialinee, nettamente separati fra loro (figg. 11A e 11B). La comunicazione di ciascun locale con l'esterno non deve avveniredirettamente, ma attraverso un vano di ingresso. A ciascun locale deve essere annesso, in diretta comunicazione, un ambiente destinato ai servizi igienicosanitari.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO trine debbano essere precedute daantilatrine dove possono installarsi gliorinatoi: tutti i vani debbono essere illuminati ed aerati direttamente. Si consiglia di non costruire spogliatoi con i servizi in comune, anche nei casi ammessi dalla F.I.G.C. Circa i massaggi, questi non deb-
bono essere fatti negli spogliatoi perché le emanazioni delle sostanze usate allo scopo disturbano coloro che vi sostano; si deve prevedere al riguardo. quando occorra, un'apposita stanza bene arieggiata ed in diretta comunicazione con lo spogliatoio di ciascuna squadra.
Il pronto soccorso, se previsto, deve essere facilmente accessibile anche dall'esterno. Nei grandi impianti, agli spogliatoi possono essere annessi anche magazzini, lavanderia e stireria ad uso dei giuocatori. Il collegamento spogliatoi-campo
ACCESSO USCITA
Fig. 10 - Stadio per atletica leggera e calcio con gradinate a forma "Crescent" A, pianta; B, trasversale.
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380
A
B
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO Servizi igienico sanitari docce lavapiedi vasca dist.
Servizi igienico sanitari
W.C. orinatoi
lavabi
doccia
Spogliatoio squadra
Massaggi
lavabo
Servizi igienico sanitari
W.C. orinatoio
Spogliatoio arbitro e guardialinee
lavabi
Spogliatoio squadra
W.C. orinatoi
Massaggi
Magazzino lavanderia, ecc.
Vano d'ingresso
Pronto soccorso
docce lavapiedi vasca dist.
A
Arbitro e guardialinee mq. 8
Spogliatoio circa mq. 20
Spogliatoio circa mq. 20
Ingresso
B
ARBITRO E GUADIALINEE SQUADRA A . . . . . . . . . . . . . . . . SQUADRA B
La soluzione che conviene adottare, se possibile, è quella di ricavare gli spogliatoi nell'area meno pregiata a Nord, situata dietro la linea di fondo. La protezione di detta zona è data dalla stessa recinzione dell'area dei giuochi e la separazione dell'arbitro e dei giuocatori dal pubblico è ottenuta con la notevole distanza che intercorre fra spogliatoi, percorso spogliatoi campo e spettatori. Con tale soluzione possono essere costruite gradinate basse, quindi poco costose. Un altro vantaggio è dato dalla possibilità di ottenere l'accesso dei
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Fig. 11 - Spogliatoi per il giuoco del calcio A, schema distributivo generale; B, pianta schematica di spogliatoio minimo
giuocatori direttamente dall'esterno e lontano dagli ingressi per il pubblico. Servizi per il pubblico: sono costituiti essenzialmente dagli impianti igienico-sanitari e dal pronto soccorso, prescritti dalle Norme del M. I. che ne fissano numero, ubicaziorne, ecc. È opportuno munire gli ingressi dei locali destinati ai servizi igienicosanitari di adatti schermi che impediscono di vederne l'interno. Nei grandi impianti vengono previsti bar, locali di rappresentanza, servizi postali, telefonici, ecc.; neipic-
381a
coli, basta un ,bar, o solo un posto di ristoro. Le biglietterie dei grandi impianti è bene siano ubicate lungo le linee di affluenza agli impianti stessi, a distanza tale da non creare ingorghi nella circolazione (figg. 13A e B). Servizi vari: ogni impianto sportivo deve avere magazzini o tettoie sufficienti a contenere l'attrezzatura mobile e quarto occorra alla manutenzione del campo. Non bisogna dimenticare. inoltre, i locali per le caldaie, il deposito del combustibile, il comando degli im-
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL CALCIO pianti elettrici ed idraulici che, in taluni casi, assumono il carattere di vere e proprie centrali. Infine, negli impianti sportivi di una certa importanza, ed adeguatamente all'importanza stessa, occorre prevedere cabine telefoniche, cabine radio, sale di scrittura, posti idonei sulle gradinate per porre giornalisti e radiocronisti in condizione di assolvere nel modo migliore il loro compito. Come per la Stampa, altri posti riservati debbono essere messi a disposizione delle Autorità e degli invitati; per tali posti debbono prevedersi accessi e servizi separati da quelli del pubblico. RECINZIONE ESTERNA DELL'IMPIANTO
È vero che lo scopo che spinge a costruire i muri in parola è quello di realizzare un diaframma impenetrabile agli sguardi di coloro che sostanoall'esterno dell'impianto ed insuperabile per chi intendesse entrarvi senza biglietto; ma, se pure tale diaframma è efficace, è anche costosissimo: inoltre, nel caso di gradinate, anche basse, è inutile, perché queste, situate fra il campo e la recinzione esterna, impediscono di vedere il campo stesso. In base alle considerazioni esposte e ad altre di minor rilievo, il C.O.N.I. ha condotto da parecchi anni studi ed esperienze, concludendo che la migliore recinzione esterna è quella in rete metallica e filo spinato con rampicanti, siepi, piante cespugliose che annullano praticamente la visibilità ed abbelliscono la recinzione stessa. Al massimo, ove sia opportuno,
Ha lo scopo di non consentire a chi non ne ha diritto l'accesso all'impianto. La F.I.G.C. stabilisce che debba essere costituita da un muro dell'altezza minima di m 3, misurati dal piano del terreno esterno adiacente. Per ragioni estetiche e per dare ai campi sportivi il carattere. di « zona verde », è bene che la recinzione esterna non sia il solito muro pieno e continuo, generalmente progettato. A prescindere da qualsiasi considerazione di carattere funzionale, estetico od urbanistico, il problema della recinzione esterna ha un importante contenuto economico perché il muro pieno comporta una spesa notevole che incide tanto più su quella totale quanto più l'impianto è modesto.
A L L O
GRUPPO BIGLIETTERIE
S T A D I O
GRUPPO BIGLIETTERIE
Pubblico già munito di di biglietto
2.20
A
3.00 LAMIERA
RECINZIONE
0.60
0.40
GIOCATORI B
B' 2.50
PUBBLICO A
A'
Fig. 12 - Passaggio protetto per i giuocatori A, vista assonometrica; B, schema del funzionamento delle due porte
A.P.I.C.E. S.r.l.
0.80
B Fig. 13 - Biglietterie. A, schema di flusso; B, pianta schematica di un gruppo di biglietterie
381b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA AFFLUENZA E SMISTAMENTO DEL PUBBLICO Il pubblico deve affluire agevolmente all'impianto, come è stato accennato parlando del collegamento fra l'abitato e gli impianti sportivi in generale. Qui si può aggiungere che lungo i percorsi dai parcheggi agli ingressi gli spettatori potranno trovare le biglietterie, ubicate come già detto. Inoltre, nella zona destinata al pubblico, gli spettatori debbono poter circolare per smistarsi razionalmente fino ai posti ai quali hanno diritto.
L
R
0.30+s A
A s
N
r
110
ATLETICA LEGGERA
Linea immaginaria lungo la quale si misura lo sviluppo della pista.
L'atletica leggera, alla quale sovraintende la Federazione Italiana di Atletica Leggera (F.I.D.A.L.), comprende:
0.05 1.22
corsa campestre; corsa e marcia su strada; corsa, marcia, salti e lanci su pista. Queste ultime specialità sono quelle che interessano il tecnico, in quanto si svolgono su installazioni la cui progettazione, costruzione e manutenzione richiedono particolare competenza.
CORSIA
Ministero Interni - Direz. Gen. Serv. Antincendi - « Norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza dei teatri, cinematografi ed altri locali
A.P.I.C.E. S.r.l.
R
0.30
r 0.10
CORDOLO INTERNO
0.05
I STRATO II STRATO MANTO SUPERIORE
livello del terreno adiacente alla pista
B
0.05
0.05 7.57 pista a 6 corsie 7.67
La regolamentazione tecnica è la seguente: F.I.D.A.L. - « Impianti di un campo di atletica leggera » - ediz. 1949; F.I.D.A.L. - « Regolamento tecnico per le gare di atletica » - ediz. 1955; F.I.D.A.L. - « Comunicato n. 34 » del 22 maggio 1957 - Variazioni ed aggiunte al Regolamento tecnico ediz. 1955 disposte dalla I.A.A.F. (Committee the Rules and Records 3-4 dicembre 1956 - Melbourne); F.I.D.A.L. - « Comunicato n. 152 » del 27 giugno 1959 - Norme per le gare di salto;
s Segnatura
Fig.14 - Pista podistica R = r + s + 0,30 = raggio rispetto alla linea immaginaria lungo la quale si misura lo sviluppo sviluppo della pista; S = m 400 = 2 Rπ+ 2 L = pista tipo; s, spessore del cordolo interno (max cm 5).
di spettacolo in genere » - C. M. n. 16 del 15 febbraio 1951. AREA DEI GIUOCHI È costituita dal campo di atletica leggera; questo è formato da un insieme di installazioni - pista e pedane per salti e lanci - completo dei prescritti servizi. Pista atletica: serve per l'allenamento e lo svolgimento delle gare di corsa e marcia (fig. 14).
382a
È costituita da due diritture e due curve a tutto sesto (v. « Impianti di un campo di atletica leggera » - pag. 15: « Regolamento tecnico » - pag. 36). Si richiama l'attenzione su quanto segue: il verso della corsa e della marcia è stabilito tenendo a sinistra il cordolo interno della pista; cioè è contrario al verso delle lancette dell'orologio: la larghezza delle corsie in cui la pista viene suddivisa parallelamente al suo asse longitudinale, mediante strisce bianche targhe cm 5, è di m 1,22.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA La striscia bianca alla destra di ciascuno corsia, nei verso della corsa, può essere inclusa nella misurazione della larghezza della corsia stessa; quindi, una pista a 6 corsie, p. es., potrà essere larga m 7,32 (1,22 x 6), oppure m 7,57 (1,22 x 6 + 0,05 x 5). Si può avere il rettilineo, per le corse fino ai m 110 con ostacoli, con un numero di corsie differente da quello del resto della pista; per esempio, per motivi organizzativi, le piste a 4 corsie si realizzano anche con rettilineo a 6. La pista è delimitata da due cordoli. Su quello esterno non esistono prescrizioni; per ragioni estetiche e costruttive si fa generalmente come quello interno. Questo, che serve anche a delimitare il percorsi dell'atleta che corre in prima corsia, deve avere un'altezza di cm 5 rispetto all'adiacente livello della pista ed una larghezza di non più di cm 5. l cordoli possono essere di pietra naturale o artificiale, mattoni, legno, ecc., ma sempre a spigoli arrotondati per evitare danno agli atleti. La faccia del cordolo interno rivolta verso la pista viene comunemente detta « corda ». Lo sviluppo della pista si misura lungo una linea immaginaria parallela alla « corda » e distante da essa cm 30.
A.P.I.C.E. S.r.l.
che rappresenta il percorso dell'atleta che corre in prima corsia. Per i primati di marcia lo sviluppo della pista deve essere compreso fra un minimo di m 350 ed un massimo di m 5000; la lunghezza di ciascuna delle due diritture fra un minimo di m 80 ed un massimo di m 120; quest'ultima norma, contenuta nel Regolamento internazionale, appare illogica e si ritiene opportuno che di essa non si tenga conto nella progettazione, tanto più che sembra debba essere soppressa. Una pista dello sviluppo Sp = m 350 e lunghezza della dirittura Lp 80, ha un raggio delle curve Rp = m 30,24; con Sp = m 500 ed Lp = m 120, si ha Rp = m 41,38. Rp = m 30,24 può essere ammesso per la marcia; è inadatto per le corse, per le quali il raggio minimo razionale è di m 38; in casi eccezionali, può essere accettato anche un raggio minore, comunque non inferiore a m 35. Per motivi di carattere tecnicosportivo ed organizzativo Sp deve essere un numero intero esattamente definito, p. es., m 350, 400, 450, 500. Il valore di Sp comunemente adottato è quello di m 400; per Sp = m 400 ed Rp = m 38, si ha Lp m
382b
80,62. Le piste atletiche, come le pedane per i salti e per il lancio del giavellotto, sono installazioni in « terra » stabilizzata; all’argomento si è già accennato parlando dei campi di calcio. Nei terreni di giuoco con manto erboso le doti di elasticità e compattezza chiede avere il terreno stesso sono in parte assicurate dal prato e dal suo apparato radicale; in quelli in terra stabilizzata. invece, dipendono totalmente dalla scelta dei materiali e dall'esecuzione dei lavori. Il problema della costituzione di tali manti si presenta in modo alquanto diverso, a seconda si tratti di campi di calcio, piste atletiche o pedane; infatti, i giuocatori e gli atleti - sottoponendo il terreno a sforzi diversi di compressione e taglio rendono necessaria una diversa costituzione del terreno stesso. Nei campi di calcio basta dare al terreno caratteristiche artificiali il più possibile simili a quelle naturali dei manti erbosi; nelle piste e pedane è necessario rendere minime le inevitabili deformazioni del terreno causate dall'azione degli atleti, affinché gli stessi possano dare il massimo rendimento. Allo scopo occorre un manto superficiale idoneo ed un sottofondo elastico e regolare, non soggetto a refluimenti, capace di conservare il dovuto grado
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA 1.00
1.22
Fossa di arrivo
11.00
1.30
4.00
Asse di battuta per gare nazionali e internazionali 17.00
A
Fig. 15a - Pedana per i salti A, pianta salto triplo.
Per quanto esposto è ovvio concludere che la costruzione delle piste è cosa molto delicata che è bene affidare a ditte specializzate; tuttavia è opportuno dare qualche cenno al riguardo. Eseguito lo scavo che deve contenere i materiali di cui è formata la pista, si procede al livellamento ed al consolidamento del sottosuolo per mezzo di un'adeguata rullatura; se necessario, cioè quando il terreno di posa è eccessivamente argilloso, si eseguisce un adatto sottofondo di ghiaia in natura. Si deve provvedere anche al diserbamento del terreno sia a mano, sia con l'impiego di adatti erbicidi.
impiegare come scoria fina solo quella di frantumazione, perché troppo arida; occorre aggiungervialmeno il 30 % di scoria naturalmente, fina che è più grassa. Il materiale suddetto va posto in opera a strati successivi; ogni strato deve essere abbondantemente bagnato e, dopo un'ora almeno dalla bagnatura, convenientemente rullato con rullo di q 1 ÷ 1,5; prima di disporre su ogni strato quello superiore, la sua superficie deve essere raschiata in modo che gli strati successivi aderiscano perfettamente e non si verifichino scorrimenti. Ultimato lo stendimento delle sco0.05
Sul terreno così preparato, si dispone: anzitutto un primo strato dello spessore di circa cm 12 di scorie di carbone della pezzatura massima di cm 5; poi un secondo strato dello spessore di circa cm 3 della stessa qualità di scorie, ma della pezzatura massima di cm 1,5; infine, un manto superiore di spessore variabile a seconda dei materiali impiegati (terre speciali, mattoni macinati, pozzolana, ecc.); come dato orientativo, si può assumere quello di cm 3, finito, cioè rullato. La pezzatura riportata è soltanto indicativa, perché la natura della scoria ed il tipo di vaglio usato (a mano, vibratore. a griglia, a lamiera forata) influiscono sul risultato della vagliatura; è, da notare che non conviene
A.P.I.C.E. S.r.l.
15.00 consigliabile m 18 Fossa minima regolamentare
4.00
B
4.00
7.40 Fossa ampliata
4.00
C
5.00 Fig. 15b - Pedane per i salti Salto in alto: B, con fossa regolamentare: C, con fosse ampliata.
383a
rie, è necessario sospendere il lavoro, in attesa che l'assestamento naturale delle scorie stesse completi quelloottenuto con la rullatura. La costipazione delle scorie provocata con la sola rullatura dà luogo a seri inconvenienti, perché il rullo ne comprime fortemente lo strato superficiale che tende a « fare crosta »; dopo qualche tempo, per azione delle bagnature, delle piogge ed a causa della normale distensione delle scorie stesse, la crosta si allenta dando luogo acedimenti. L'eliminazione di tali cedimenti, come quello delle impurità e delle scorie aride che vengono in superficie, è facile prima dello stendimento del manto; dopo, dà luogo a rappezzature spesso visibili, comunque sempre avvertite dall'atleta. La necessità di sospendere il lavoro prima di procedere all'assestamento definitivo delle scorie è tanto più sentita, quanto più le scorie stesse sono mediocri come qualità ed uniformità; la scoria di qualità migliore è quella proveniente dalle officine di produzione del gas (distillazione del carbon fossile). Sulle scorie così sistemate si stende, sempre col procedimento descritto, il manto superiore che si può considerare formato da due strati: quello a contatto con le scorie serve di collegamento fra le scorie stesse e lo strato superficiale. Completata la pista si procede alla sua colorazione con apposita terra rossa, alta segnatura delle corsie (strisce in latte di calce, o materia pla-
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IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA stica), alla messa in posto delle piastrine indicatrici. Il tipo di pista illustrato è quello che finora ha dato i migliori risultati, ma è anche il più costoso, comportandol'impiego di terre speciali per la formazione del manto e la sua colorazione. Adottando materiali locali possono essere realizzati altri manti; per ogni tipo però si dovranno fissare, in base ad esperienze, gli spessori degli strati di scorie. È da rilevare che non si è mai parlato di drenaggio; infatti, le piste vengono adoperate principalmente dalla primavera all'autunno, periodo in cui in genere l'acqua difetta; quindi, per tenere insieme i materiali di cui le piste stesse sono formate, è indispensabile ricorrere all'innaffiamento; questo deve servire anche a riempire i vuoti fra re scorie e la ghiaia in natura; la normale funzione dei vuoti stessi, dal punto di vista idraulico, è di serbatoio di umidità. A questo punto è indispensabile mettere in evidenza la necessità di porre in opera i cordoli a perfetto livello, e così i vari strati della pista, allo scopo di ottenere per tutta la sua superficie uniformità di permeabilità e di rendimento. Si osserva che il manto superiore, per la sua costituzione, lascia passare solo un determinato volume d'acqua di filtrazione, volume pari all'incirca a quello dei vuoti citati; quindi, in caso di pioggia, il sottofondo avrà naturalmente, per quel volume, una funzione
A.P.I.C.E. S.r.l.
drenante. L'acqua comunque non assorbita si elimina per scorrimento superficiale attraverso tagli praticati, ogni m 1,50 in media, nel cordolo interno della pista; allo scopo è ammessa una pendenza massima trasversale del manto dell'1 %. Pedane per i salti: servono per l'allenamento e lo svolgimento delle gare di salto in alto, in lungo, triplo, con l'asta (fig. 15 a, b, c, d). Sono costituite da: una pista di rincorsa una fossa d'arrivo di forma e dimensioni appropriata a ciascun tipo di salto (v. « Regolamento tecnico » - pag. 53). La «battuta», nei salti in lungo e triplo, si effettua su di un « asse di battuta » di legno, posto a conveniente distanza dalla fossa d'arrivo. Il salto con l'asta si effettua con l'aiuto di una « cassetta di appoggio per l'asta » di legno, rivestita in parte di lamiera, posta a contatto col bordo della fossa d'arrivo. Nessun accorgimento è previsto per il salto in alto. La « fossa d'arrivo » non ha dimensioni stabilite a priori; però sono deducibili dalle prescrizioni regolamentari. In particolare la F.I.D.A.L.
383b
- stabilisce le seguenti lunghezze minime delle piste di rincorsa: m 40, salto in lungo, triplo e con l'asta m 15, salto in alto (raggio della pedana); - prescrive di portare, dove possibile, le lunghezze minime stesse a: m 45 nei salti in lungo, triplo, conl'asta m 18 nei salti in alto (raggio dellapedana); - consente di abbinare: salto in lungo e salto con l'asta salto triplo e salto in lungo; - adotta le seguenti distanze fra linea di battuta ed inizio della fossa: m 11 nel salto triplo (per le garenazionali ed internazionali m 12) m 4 nel salto in lungo maschile m 2 nel salto in lungo femminile; - prevede come dimensioni minime della fossa di arrivo: salto in lungo: m 4 (larghezza) x 5 (lunghezza) salto triplo: m 4 x 6 salto con l'asta: m 5 x 5 salto in alto: m 4 x 4. Si osserva:
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA 4.00
Fossa di arrivo
Linea di battuta
Asse di battuta
1.30 min.
1.22
4.00
D
9.00 min.
F 0.50+1.00 Sabbia
E
Manto superiore II Strato I Strato 0.20
Terreno preparato
Altezza variabile
Drenaggio Sommit… cordolo Piano pista 0.10
F Fig. 15c - Pedane per i salti Salto in lungo; D, pianta; E, sezione longitudinale; F, particolare asse di battuta. 5.00
Cassetta d'appoggio per l'asta
1.30 min.
5.00
G
0.50+1.00
Sabbia
H
Altezza variabile
Drenaggio
1.00 0.15
0.60
0.20
0.80 Fig. 15d - Pedana per i salti Salto con l'asta, pianta; H, sezione longitudinale; I, particolare cassetta d'appoggio
A.P.I.C.E. S.r.l.
384
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA 0.05
1.50
Strisce di delimitazione segnate direttamente sul terreno
4.00
0.07
28
2.135 1.50
X
60°
4.00
a1
X1
R=8.00
4.00
4.00 F
33.50 min. 36.50 max. a2 Manto superiore II° strato I° strato
0.07 0.10
Terreno preparato
0.05
a3
0.05
2.50
2.135 60°
4.00
~60°
1.22
4.00
G
1ø6-ogni 20 cm
B
4.00
C
4.00
cerchio di ferro cordolo
2.135
quota pedana
0.114
quota terr. esterno pedana = quota campo 0.10
0.02 0.03
0.03 0.09
D
4.00
0.08
Disco m 2.50 Martello m 2.135 1ø6-ogni 20 cm
massetto di calcestruzzo armato
Strato superficiale di malta di cemento e sabbia
0.28 0.05 0.15
0.15 0.28
0.25 0.15
4.00
puntoni
strato superficiale di malta di cemento e sabbia fratazzata massetto di cls armato con 1ø6 ogni 20 cm massicciata
massicciata
H
E Fig. 16 - Pedana per i lanci
A, giavellotto; a1, pedana sul terreno naturale; a2, pedana in terra stabilizzata; a3, sezione X-X1; B, disco; C, peso; D, sezione pedana getto del peso; E, sezione pedane disco e martello; F, martello; G, particolare armature pedane; H, particolare fermapiede per il getto del peso.
movimenti: inoltre è causa di un logorio eccessivo della pista stessa; èconsigliabile quindi allargarla a m 1,50, meglio a m 2; per esigenze di spazio e spettacolari (è difficile, generalmente, realizzare
A.P.I.C.E. S.r.l.
una pedana convenientemente ubicata ed orientata per ciascun tipo di salto) si può prevedere una pedana unica per i salti in lungo, triplo e con l'asta, risultante dall'accostamento di tre pedane regolamentari di larghezza minima. Tele pedana com-
385a
porta pure una certa economia che si può aumentare riducendone la larghezza a m 3 ed abbinandola ad una per il salto in alto. È evidente che il caso particolare detterà la scelta delle dimensioni e del tipo di pedana da adottare.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA Le piste di rincorsa sono costituite in modo analogo a quello delle piste atletiche. È da tenere presente che le prime, sottoposte ad azioni più violente ed intense delle seconde, richiedono tipi di miscele diverse da quelle adottate per le piste atletiche e modalità di esecuzione differenti, dovendo risultare più consistenti.
A.P.I.C.E. S.r.l.
La fossa d'arrivo deve essere riempita di sabbia, con un opportuno drenaggio sottostante per lo smaltimento delle acque. La profondità della sabbia può variare da cm 50 a m 1. Al posto della sabbia, per il salto con l'asta, si possono adoperare altri materiali (segatura, trucioli di legno, ecc.)
385b
Pista di rincorsa, battuta e fossa d'arrivo debbono costruttivamente formare un unico piano orizzontale ed essere allo stesso livello del terreno circostante; in sede organizzativa per i salti in alto e con l’asta la fossa deve avere il piano d’arrivo ad un livello superiore di almeno cm 50.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA La massima tolleranza consentita per l'inclinazione della pista di rincorsa è di 1% nella direzione della corsa e di 1% in senso trasversale. N
la pedana dal terreno circostante, bordandola con un cordolo uguale a quello delle piste atletiche, sporgente di 3 ÷ 5 cm sul livello del terreno
può essere previsti una sola installazione, salvo a munirla di volta in volta della gabbia di ferro di protezione prescritta per il lancio del martello. RECINZIONE
DALL'ACQUEDOTTO
DAL POZZO
SALTO CON L'ASTA E IN LUNGO
DISCO
SALTO IN ALTO
MARTELLO
TUBAZIONE INNAFFIAMENTO PESO
IDRANTE GIAVELLOTTO
IDRANTE
PESO
MARTELLO SALTO IN ALTO
DISCO
SALTO IN LUNGO E TRIPLO Fig. 17 - Pianta di un campo per atletica leggera con schema di impianto di innaffiamento.
Non è possibile, però, tenere le pedane allo stesso livello del terreno circostante perché: questo, per lo smaltimento delle acque superficiali, può avere una pendenza non compatibile con quella tollerata nelle piste di rincorsa; il rullaggio necessario alla manutenzione delle piste stesse può provocare l’abbassamento della pedana che, in caso di pioggia, verrebbe invasa dall'acqua, rimanendo inutilizzata per molto tempo dopo la fine della precipitazione; in caso di manto erboso, il più frequente, non sarebbe possibileimpedire l'invasione della pedana da parte dell'erba. È necessario, quindi, sopraelevare
A.P.I.C.E. S.r.l.
stesso ed, 2 ÷ 3 cm su quello della pedana. Così facendo, la parte superiore dell'erba, opportunamente falciata e livellata, si troverà allo stesso piano della pedana e si sarà ottemperato alle necessità tecniche ed alle norme regolamentari. Pedane per lanci: servono per l'allenamento e lo svolgimento delle gare di lancio del giavellotto, disco, martello, peso (fig. 16). Hanno forma e dimensioni appropriate a ciascun tipo di lancio (v. « Regolamento tecnico » - pag. 65). Le pedane per il getto del peso sono uguali a quelle per il lancio del martello: per i due attrezzi, quindi,
386a
Una recente disposizione stabilisce che (a lunghezza della rincorsa nel lancio del giavellotto non debba superare i m 36,50 e raccomanda che non sia minore di m 33,50. Le pedane per i lanci del disco, martello e peso debbono risultare particolarmente solide; dopo le Olimpiadi di Melbourne è stato deciso che vengano costruite in cemento o materiale similare. Tali pedane possono essere sistemate direttamente sul prato, ma ciò causa inconvenienti simili a quelli accennati parlando delle pedane per i salti e, forse, maggiori perché il loro livello deve essere inferiore di cm 2 a quello del terreno circostante; si possono prevedere, pertanto, riquadri di
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IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA m 4x4 di terreno, appositamente preparato e mescolato con sostanze erbicide, entro i quali si inseriscono le pedane regolamentari; tali riquadri vengono bordati con cordoli del tipo già descritto. La pedana per il lancio del giavellotto può essere della stessa natura del terreno circostante, oppure di natura diversa; nel primo caso basta tracciare, di volta in volta, con gesso, o calce. le relative strisce di delimitazione, affondando nel terreno l'arco terminale che sarà munito di punte adatte: nel secondo caso la costruzione della pista è simile a quella delle pedane per salti. Ubicazione delle installazioni di atletica leggera: pista e pedane debbono essere disposte nell'area dei giuochi, in modo che su di esse possano svolgersi più attività contemporaneamente ed in ogni ora del giorno (fig. 17). Si soddisfa alla prima esigenza distribuendo le installazioni in relazione alle loro dimensioni ed a quelle dei settori di lancio, i percorsi degli atleti, ai margini di sicurezza, ecc. Per soddisfare alla seconda occorrono più installazioni, diversamente orientate, per ogni specialità; quando
A.P.I.C.E. S.r.l.
ciò non sia possibile non resta che orientare il maggior numero di pedane a Nord. Naturalmente bisogna tenere nel dovuto conto anche il fattore spettacolo. Particolare difficoltà presenta la disposizione dei settori dei lanci che, date le loro dimensioni, difficilmente possono essere messi in modo da non investire le altre installazioni; ciò rappresenta un inconveniente sia agli effetti dello svolgimento contemporaneo di più attività, sia nei riguardi della manutenzione, perché gli attrezzi rovinano cordoli e manti. Natura dei terreni di giuoco; manti superficiali: l'area dei giuochi, negli impianti di atletica leggera, è costituita da un prato nel quale sono inserite piste e pedane; le caratteristiche di ciascun tipo di terreno e di manto sono quelle accennate parlando dei campi di calcio e delle installazioni di atletica leggera. Eliminazione dell'acqua in eccesso: innaffiamento: anche per questo argomento vale quanto già esposto. Recinzione: mentre nei campi di
386b
calcio ha funzione di ostacolo vero e proprio, dovendo garantire l'impossibilità di qualunque contatto fra pubblico ed arbitro e giuocatori, qui ha solo valore di delimitazione dell'area dei giuochi. Allo scopo, pertanto, può bastare una rete della altezza di circa m 1. Orientamento: vale quanto già detto per i campi di calcio. Si osserva che negli impianti diatletica leggera non si hanno due squadre di giuocatori contrapposte, ma atleti che svolgono la loro attività su installazioni ben definite e con orientamento proprio; quindi l'orientamento dell'area dei giuochi ha valore quasi esclusivamente dal punto di vista spettacolare. ZONA PER IL PUBBLICO Tutte le considerazioni fatte, parlando del giuoco del calcio, valgono per l'atletica leggera; è da tener presente che, mentre nel primo deve essere garantita la visibilità della segnatura del campo da parte degli spettatori che si trovano nella sezione di gradinata più sfavorita, nel secondo, gli spettatori stessi debbono poter vedere il cordolo dell'installazione più vicina.
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA E CALCIO SERVIZI
senza in tralciare lo svolgimento della manifestazione;
I loro requisiti sono stabiliti dal Regolamento della F.l.D.A.L. e dalle Norme del M.l.
il collegamento spogliatoi-campo, oppure zona di preriscaldamentocampo, deve avvenire al fuori dei
dello sport. La regolamentazione tecnica da tenere presente è quella menzionata parlando separatamente delle dueattività. Lo stesso vale per i criteri generali
Recinzione esterna
Recinzione interna
Martello
Spogliatoi
Peso
Disco Campo di calcio Pista podistica a 6 corsie; sviluppo regolamentare m 400.
Ingresso Maratona e atleti
N Fig. 18 - Pianta schematica di impianto per atletica leggera e calcio.
Servizi per gli atleti: sono costituiti essenzialmente dagli spogliatoi che, come quelli per il giuoco del calcio, possono essere ubicati sotto le gradinate o in edificio a parte. l criteri di progettazione sono quelli già esposti salvo quanto segue: gli spogliatoi per l'atletica leggera debbono essere divisi per sesso, sia nei riguardi degli atleti che dei giudici; la loro capienza, fissata dalla F.I.D.A.L. è sempre notevole (almeno 80 atleti); in prossimità degli spogliatoi, e direttamente collegata ad essi, è bene sistemare una « zona di preriscaldamento », separata dal campo. In tale zona gli atleti, usufruendo di qualche installazione predisposta allo scopo, potranno esercitarsi e scaldare muscoli prima di essere chiamati in gara,
A.P.I.C.E. S.r.l.
percorsi del pubblico, come nel giuoco del calcio. In questo caso, però, la distinzione dei percorsi è ispirata al solo criterio di non creare in tralci nell'effettuazione delle gare. Per i seguenti argomenti: Servizi per il pubblico; servizi vari Recinzione pianto
esterna
dell'imdell'im-
Affluenza e smistamento del pubblico vale integralmente quanto già detto in proposito parlando del giuoco del calcio. ATLETICA LEGGERA E CALCIO Costituisce l'abbinamento cui si ricorre frequentemente nella pratica
387a
di progettazione; è necessario, però, aggiungere a quanto esposto le considerazioni che seguono. È costituita di due parti che si inseriscono fra loro: il campo di atletica leggera e quello di calcio, ciascuno da omologare per la categoria prevista. Nella progettazione occorre evitare che la coesistenza di tante installazioni nella stessa area limiti le possibilità tecnico-sportive proprie ad ognuno di esse. Ubicazione delle installazioni di atletica leggera e del campo di calcio: le installazioni fondamentali sono la pista atletica ed il campo di calcio; questo ultimo, naturalmente, si dispone nell'interno dell'anello di pista (v. figg. 10 e 18). Pista atletica e campo di calcio: affinché il cordolo interno della pista sia tutto al di fuori del campo di giuoco
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IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA E CALCIO di m 70 x 105 e del campo per destinazione regolamentare occorre che la pista stessa abbia uno sviluppo molto superiore a quello di m 400 comunemente adottato; infatti, è necessaria una dirittura della lunghezza Lp di almeno m 105; assumendo Rp = m 38, si ha Sp = m 448,76 che, per le ragioni già esposte, occorre portare a m 450, allungando, p. es., le diritture. Poiché non è sempre possibile, né conveniente, costruire una pista di tale sviluppo, è stato stabilito di ridurre la zona di rispetto fra angoli del campo di calcio e cordolo interno, e solo fra questi, a m 1,50: con tale accorgimento, sempre nell'ipotesi di un campo di giuoco di m 70 x 105 ed adottando Lp = m 80, si ha Rp = m 39,02 ed Sp = m 405,36; per le note ragioni, occorre portare Sp a m 410, o allungando convenientemente Lp, o aumentando Rp, oppure operando contemporaneamente sulle due misure; in quest'ultima ipotesi si ottiene, p. es., Rp = m 39,05, Lp = m 82,32. Supponendo di voler inserire, sempre con m 1,50 di rispetto agli angoli, un campo di giuoco di m 70 x 105 in una pista con Sp = m 400, si ha Rp = m 40,17, Lp, = m 73,80. Nei due casi si ha un Rp ottimo, come l'esperienza ha dimostrato; nel secondo, però, Lp non consente i tentativi di primato di marcia, essendo inferiore ai m 80 disposti dalle norme vigenti; a tale proposito si tenga conto di quanto detto parlando delle piste nel capitolo Atletica leggera.
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Eccezionalmente, quando non sia possibile ottenere neppure la distanza minima di m 1,50 fra angoli del campo di calcio e cordolo interno, è consentito costruire la parte di cordolo interessata dagli angoli stessi, in modo da poterla asportare durante le partite. Se non è necessario adottare le misure di m 70 x 105, l'inserimento di un campo di dimensioni minori nell'anello di pista non presenta difficoltà; p. es., una pista con Sp = m 400 esatti, Rp = m 38, Lp = m 80,62 può contenere, senza ricorrere alcordolo mobile, in campo di m 68 x 105. Sistemata la pista atletica ed il campo di calcio, le pedane per salti e lanci troveranno la loro naturale ubicazione nelle zone appresso specificate, in ogni caso fuori del campo per destinazione e tenuto presente quanto è stato detto sulla loro posizione reciproca. Pedane per salti in alto e lanci: è bene che siano sistemate nelle lunette comprese fra le curve della pista e le linee di fondo campo. La F.I.D.A.L., consigliando di disporre le fosse di caduta verso le porte, ha tenuto presente ragioni spettacolari e costruttive. l settori dei lanci dovranno evitare le porte, a meno che queste non siano mobili; evidentemente, dovranno essere segnati sul campo di
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calcio: ciò mentre permette al pubblico situato in corrispondenza dei lati lunghi di apprezzare nel modo migliore l'entità dei lanci stessi, provoca con gli attrezzi danni al prato che deve essere, quindi, particolarmente curato in sede di manutenzione. Nei campi di atletica leggera (v. fig. 18) in cui basta una sola pedana per ciascuna specialità, le installazioni occorrenti saranno disposte nella lunetta Sud; si ricorda che per il peso ed il martello può essere prevista, in questo caso, una sola pedana. Pedane per i salti in lungo, triplo e con l'asta: potranno essere ubicate nella zona compresa fra i lati lunghi del campo di calcio e le diritture della pista, oppure fra queste e la recinzione dell'area dei giuochi, a seconda dello spazio a disposizione. Nei campi di atletica leggera, nei quali resta libera una lunetta, potranno essere disposte nella lunetta stessa (v. fig. 18). Nel fissare la posizione delle pedane occorre tenere presente, oltre alla necessità di non invadere il campo per destinazione, l'opportunità di lasciare una zona di rispetto di almeno m 2 fra pedane, cordoli della pista e recinzione dell'area dei giuochi; quando la delimitazione dell'area sia costituita da un fosso, la zona di rispetto deve essere convenientemente allargata.
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IMPIANTI SPORTIVI ATLETICA LEGGERA E CALCIO ATLETICA LEGGERA E CALCIO Allo scarico
Fosso di recinzione dell'area dei giuochi
Dall'acquedotto
0.00 0.02 0.04 +
0.06
Curva di livello
+
0.10 1.5% 1.5%
0.14
0.18
5%
colmo
colmo
colmo
colmo colmo
colmo 0.63 origine collettore
0.22 0.18 5%
{-0.58}
(-0.24) [-0.93]
0.14 [-0.98]
[-0.98]
D
[-0.94] [-0.96]
0.10
+
Proiezione cordolo esterno della pista
-0.83 1%
+
-0.94 -1.04
-1.14
-1.44
Proiezione cordolo interno della pista
0.04 0.02
-1.41
0.00
Allo scarico
A
Chiusino
+
Tubazione acqua Presa per innaffiamento
Pozzetto con chiusino
(-x,xx)
Quota colmo fra dreno e dreno
Saracinesca di regolazione Dreno Collettore Fogna raccolta acqua scorrimento superficiale
{-y,yy} Quota fondo dreno all'origine [-z,zz] Quota fondo dreno allo sbocco nel pozzetto -w,ww Quota colmo collettore al pozzetto
Pozzetto
0.22
0.22
0.22
5%
Terra vegetale
0.30
0.00
Ghiaia Ghiaia grossa
Fori eliminazione Tubazione impianto acque innaffiamento Cordolo interno
Asse chiusini
Dreno Terreno di posa permeabilizzato sistemato
1.50% 1.50%
-1.14
Protezione del dreno
Mezzeria tra due dreni consecutivi
{0.58}
Reggicordolo
[-0.98] 1%
Terreno di posa sistemato
Ghiaietto
D
B
0.22
Asse longitudinale del campo
0.22 0.30
0.375
0.75%
0.06
5%
0.75% Mezzeria tra due dreni consecutivi
Collettore
C
E
Fig. 19 - Esempio schematico di sistemazione superficiale del terreno, drenaggio, innaffiamento in un campo per atletica leggera e calcio A, pianta (a sinistra superficiale, a destra alla quota dei dreni); B, sezione dreno D lungo l'asse longitudinale del campo; C, altro tipo di dreno della figura B, sezionato nello stesso punto; D, sezione lungo il dreno D fra il colmo ed il pozzetto (compreso); E, particolare del pozzetto con coperchio munito di chiusino
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Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL RUGBY Si può dire infine che, normalmente, non vi sono difficoltà perrealizzare le pedane dei salti in lungo, triplo e con l'asta con pista di rincorsa di m
ordine pratico ed economico il tipo di drenaggio già esposto (fig. 19) viene limitato in genere al solo campo di calcio; nelle lunette, in cui ci si trova
disposizione per la tubazione dell'impianto di innaffiamento, che deve essere munita di almeno 12 prese equidistanti; in tal modo è possibile innafPubblico
Pubblico 3.25 Gradinata 1.20
3.00
1.00
1.00
5.03
15.00 2.50
Campo di calcio
2.00
Disco
Atleti
Spogliatoi
Peso ed eventuale martello
2.50
2.50 3.00
Fig. 20 - Pianta schematica di piccolo impianto con campo di calcio ed alcune installazioni di atletica leggera.
45; non altrettanto avviene per il salto in alto con pedana di m 18 di raggio; infatti, considerando i complessi pistacampo di giuoco già esaminati, si
nelle stesse condizioni dei campi di atletica leggera, può bastare qualche tratto di dreno per il prato esistente fra le linee di fondo campo, la pista e
pista con Sp = m 450
Rp = m 38,00
Lp = m 105,62
si hanno m 33,40
pista con Sp = m 410
Rp = m 39,05
Lp = m 82,32
si hanno m 22,86
pista con Sp = m 400
Rp = m 40,17
Lp = m 73,80
si hanno m 19,70
pista con Sp = m 400
Rp = m 38,00
Lp = m 80,62
si hanno m 20,96
hanno in corrispondenza dell'asse delle lunette le seguenti lunghezze a disposizione: Poiché la lunghezza totale della pedana per il salto in alto è di m 22 (raggio m 18 + lunghezza fossa m 4) si vede che, negli ultimi-due casi, è necessario adottare pedane con raggio di m 15. Eliminazione dell'acqua in eccesso; innaffiamento: per motivi di
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le pedane. Nella zona, a manto erboso, compresa fra la pista e la recinzione dell'area dei giuochi, si può provvedere allo smaltimento dell'acqua in eccesso solo a mezzo scorrimento superficiale. Le acque di drenaggio e di scorrimento superficiale si convogliano in un collettore che conviene disporre parallelamente al cordolo interno della pista, verso il prato. È conveniente adottare la stessa
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fiare prato, pedane e pista senza danneggiarne i manti superficiali con i tubi degli idranti. È bene dotare la tubazione ad anello di alcune saracinesche per poter isolare tratti della tubazione stessa in caso di riparazioni. Recinzione interna: circa le sue caratteristiche generali, vale quanto già detto in materia; per quanto riguarda le dimensioni della rete o del fosso, bisogna attenersi alle prescrizioni riguardanti il giuoco del calcio. Naturalmente, la recinzione deve comprendere tutte le installazioni dell'area dei giuochi e non essere limitata alla protezione del solo campo di calcio. Orientamento: in questi impianti l'orientamento deve essere fissato in base alle esigenze del giuoco del calcio.
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DEL RUGBY SERVIZI Servizi per atleti e giuocatori: nei grandi impianti occorre prevederespogliatoi separati per l'atletica leggera ed il calcia, ciascuno con le caratteristiche specifiche viste. Siccome il criterio economico deve sempre essere tenuto presente, si può, dato che le manifestazioni delle due attività non sono in genere contemporanee, prevedere qualche spogliatoio in comune. Nei piccoli impianti, infine, si possono prevedere solo spogliatoi tipo calcio da usare per l'atletica leggera quando occorra. Il collegamento spogliatoi-area dei giuochi deve essere realizzato rispettando le norme riguardanti il giuoco del calcio. Per i seguenti argomenti: Natura dei terreni di giuoco, manti superficiali Servizi per il pubblico, servizi vari Recinzione esterna dell'impianto Affluenza e smistamento del pubblico
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vale quarto esposto in merito per l'atletica leggera e per il giuoco del calcio. GIUOCO DEL RUGBY Al giuoco del rugby sovraintende la Federazione Italiana Rugby (F.I.R.). I criteri generai; di progettazione di un impianto per il giuoco del rugby sono gli stessi di quelli esposti parlando del calcio e dell’atletica leggera; pertanto, si rimanda agli argomenti trattati in quella sede. Nel caso particolare occorre naturalmente tenere presenti, oltre alle note « Norme di sicurezza» le prescrizioni tecniche contenute nelle « Regole del giuoco del rugby » edite dalla F.I.R. ediz. 1958). Da queste ultime si rileva che un impianto di rugby differisce da quello di calcio essenzialmente per quanto riguarda l'area dei giuochi e la sua recinzione. L'area dei giuochi (fig. 21) è costituita dal terreno di giuoco e dalla zona di rispetto circostante. Il terreno di giuoco ha le stesse caratteristiche generali di un campo di calcio: è formato dal campo di
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giuoco e dalle aree di meta. Le linee che delimitano il terreno di giuoco ed il campo di giuoco sono denominate: linee di pallone morto linee di meta linee laterali Il campo di giuoco è compreso fra le linee laterali e le linee di meta; le sue dimensioni sono le seguenti: lunghezza: massima m 100 minima m 95 larghezza: massima m 68 minima m 66 Le aree di meta sono comprese fra le linee di meta e quelle di pallone morto: queste linee, fra loro parallele, sono segnate ad una distanza l'una dall'altra di: m 22 massimo m 12 minimo l prolungamenti delle linee laterali che chiudono lateralmente le aree di meta sono dette linee laterali di meta.
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DELLA PALLABASE E DELLA PALLACANESTRO Linea laterale 22.00
10.00
5.00
oltre m 4 Diritti PORTA
linea dei 22 metri
Sbarra trasversale
linea dei 10 metri
27.43
R=29
Linea Faul
max m 68 min. m 66 linea di meta
27.43 da 2a a 3a
0.60
linea dei meta campo
3.0
5.64
4.5
R=4 6.0
0.9 da1a a 2 a 38.79 da R=2.75 38.79 da
3.00
max m 100 min. m 95
1.8 27.43 da 3a a case base
max m 22 min m 12
0.9
da 3a a 1a 13.72
Box del suggeritore
27.43 da casa base a 1a 11.3
R=0.75 18.44
11.3 R=18.25
Linee delle tribune o recinto 18.25 dalle linee basi o linea faul
Linea della rete d'arresto Linee basi-box battitore box ricevitore-linea faul pedana lanciatore-casa base Linee erba
Linea laterale di meta Fig. 21 - Giuoco del rugby: pianta schematica dell'area dei giuochi.
Zona del prossimo battitore max m 68 min. m 66 Fig. 22 - Segnatura di un campo di pallabase
Il terreno di giuoco, pertanto, può avere le seguenti dimensioni complessive: m 144 x 68 massimo m 119 x 66 minimo La zona di rispetto, rispetto intorno alla segnatura perimetrale del campo, deve avere le stesse caratteristiche del terreno di giuoco e la larghezza di almeno m 3,50. La recinzione, posta al margine esterno della zona di rispetto ed oltre la quale si trova la zona per il pubblico. ha solo funzione di delimitazione della area dei giuochi; infatti, la F.I.R. parta di « barriera » che può essere costituita anche da una semplice staccionata. GIUOCO DELLA PALLABASE (BASEBALL) Al giuoco della pallabase sovraintende la Federazione Italiana Pallabase (F.I.P.B.). Il « baseball » ha un'area dei giuochi ed una segnatura del campo completamente diverse da quelle viste fin qui (fig. 22); ne deriva che un impianto per tale sport assume la forma caratteristica dello, Stadio di Cartagena (Colombia), riportato a pag. 24 dei « Documenti di Architettura - Edificispor-
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tivi ediz. Vallardi ». Però, pur cambiando la forma del campo di giuoco ed il suo orientamento (è preferibile che l'asse casa base-seconda base, ossia l'assemaggiore, sia orientato verso Est-Nord Est), non cambiano i criteri generali di progettazione già visti e valgono sempre le prescrizioni relative agli impianti spettacolari di cui alle «Norme di sicurezza». Una descrizione, sia pure sommaria, dell'area dei giuochi sarebbe troppo complessa per essere fatta in questa sede; d'altra parte non vi è nulla da aggiungere a quanto esposto nel « Regolamento tecnico del giuoco del baseball » pubblicato a cura della F.I.P.B. È da notare soltanto che la pallabase può essere giuocata anche negli impianti per il calcio, naturalmente provvedendo alla segnatura relativa ed alla messa in posto delle « basi » e della « pedana del lanciatore » che possono essere mobili. GIUOCO DELLA PALLA PALLACA CANENESTRO
Le partite possono essere giuocate all'aperto o in palestra. Il luogo ideale per gli incontri è la palestra; all'aperto, a meno di non voler creare impianti di una certa importanza, è molto facile trovare il modo di praticare la pallacanestro. Se si considerano le dimensioni ridotte dell'area dei giuochi ed il fatto che i campi possono essere semplicemente in terra battuta, si vede come allo scopo basti un qualsiasi spiazzo, cortile, angolo di giardino pubblico, ecc. Per gli impianti al coperto si rimanda al capitolo « Palestre »; per quelli all'aperto valgono i criteri già esposti, da applicare in relazione all'importanza dell'impianto da costruire, In ogni caso va rispettato il « Regolamento tecnico» della F.I.P. (ediz. 1959). Per gli impianti a carattere spettacolare occorre attenersi anche alleprescrizioni delle « Norme di sicurezza ». Ad integrazione di quanto stabilito nella regolamentazione suddetta, si riporta quanto occorre tenere presente nel caso particolare, sia per i campi in palestra che per quelli all'aperto.
Al giuoco della pallacanestro sovraintende la Federazione Italiana Pallacanestro (F.I.P.)
L'area dei giuochi è costituita dal campo di pallacanestro, formato dal campo di giuoco e dalla zona di ri-
390a
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DELLA PALLABASE E DELLA PALLACANESTRO spetto circostante. Il campo di giuoco consta di una superficie rettangolare libera da ostacoli, avente le dimensioni di m 26 x 14 valide per tutte le categorie e obbliga-
torie per i Campionati di Divisione Nazionale (fig. 23). Sono ammesse variazioni fino a m 2 in più o in meno nella lunghezza e fino a m 1 in più o in meno nella larghezza, variazioni che debbono
essere reciprocamente proporzionali. Inoltre, sono tollerati campi di dimensioni ridotte, limitatamente ad alcune categorie minori.
2.00 1.00
2.00 0.05
18.00
14.00
0.60
0.05
1.80
0.60
0.05
1.80
0.90 5.80 0.90 90°
0.05 1.80 0.05
26.00
1.00
1.20 0.40
30.00
3.00
3.00
Fig. 23 - Campo di pallacanestro A, pianta. La linea tratteggiata va segnata solo nel caso in cui lo spazio fra le linee delimitanti il campo ed il primo ostacolo sia < m 1.8, particolare dell'area di tiro libero.
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IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DELLA PALLAVOLO E DEL TENNIS RISERVE GIUDICE DI LINEA
Il terreno di giuoco misura m 18 x 9 e deve essere libero da ogni ostacolo per un'altezza di almeno m 7 a partire dal suolo; è delimitato da linee di cm 5 di larghezza; le misure si riferiscono all'esterno delle linee stesse.
RISERVE
SEGNA PUNTI
3.00 2° arbitro
Zona di rispetto Linea di fondo
Linea centrale
6.00
Zona d'attacco
9.00
3.00
Area di battuta
Zona di difesa
Linea d'attacco 1.00
Linea laterale
3.00
La zona di rispetto fra le suddette linee e qualsiasi ostacolo, o il pubblico, deve essere della larghezza minima di m 3 nei campi scoperti; può essere ridotta a m 1 in palestra; è raccomandabile però attenersi al minimo di m 3.
1° arbitro GIUDICE DI LINEA
6.00
3.00
3.00
3.00
6.00
3.00
18.00 Fig. 24 - Pianta area dei giuochi della pallavolo
Le misure ammesse e quelle tollerate risultano dalla seguente tabella di proporzionalità, (pag. 62 dei « Regolamento tecnico »): Tabella di proporzionalità per le dimensioni del campo
Misure valide per tutte le categorie e obbligatorie per i Campionati Divisione Nazionale
Misure tollerate per le categorie minori
Lunghezza
Larghezza
m 28 m 27,50 m 27 m 26,50 m 26 m 25,50 m 25 m 24,50 m 24
m 15 m 14,75 m 14,50 m 14,25 m 14 m 13,75 m 13,50 m 13,25 m 13
m 23,50 m 23 m 22,50 m 22 m 21,50 m 21
m 12,75 m 12,50 m 12,25 m 12 m 11,75 m 11,50
Il campo di giuoco è delimitato con linee ben definite di cm 5 di larghezza; le misure si riferiscono ai bordo interno delle linee stesse. La zona di rispetto fra le linee di delimitazione ed il pubblico, o qualsiasi ostacolo esterno, deve avere la larghezza minima di m 2 nei campi di nuova costruzione ed in quelli esistenti che lo consentano.
A.P.I.C.E. S.r.l.
La natura del terreno dei campi all'aperto è stata finora simile a quella delle installazioni di atletica leggera. Oggi si vanno generalizzando le pavimentazioni in mattonelle d'asfalto pressato, secondo quanto consiglia la F.I.P. Non sono ammessi manti erbosi. In palestra, vanno benissimo i pavimenti comunemente adottati (legno, linoleum, plasticato, ecc. Nei riguardi dei servizi per gli atleti, occorre prevedere spogliatoi divisi per sesso, delle caratteristiche accennate al capitolo « Palestre ». GIUOCO DELLA PALLAVOLO Al giuoco della pallavolo sovraintende la F.I.P.A.V. (Federazione Italiana Pallavolo). Valgono le considerazioni generali fatte parlando della pallacanestro. Per la progettazione degli impianti vanno tenute presenti, oltre le « Norme di sicurezza », le prescrizioni delle « Regole di giuoco » ediz. F.I.P.A.V. 1958. L'area dei giuochi è costituita dai terreno di giuoco e dalla zona di rispetto circostante (fig. 24).
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La natura del terreno dei campi di pallavolo non è fissata dal regolamento; si può giuocare su qualsiasi terreno o tipo di pavimentazione, purché orizzontale e piano, salvo le solite pendenze per lo scolo delle acque. In particolare, sono ammessi i campi in terra battuta e con manto erboso;proibiti i fondi non consistenti ed inparticolare quelli sabbiosi. GIUOCO DEL TENNIS Al giuoco del tennis sovraintende la F.I.T. (Federazione Italiana Tennis). Questa sport può essere praticatoall'aperto o in locale chiuso. Per gli impianti al coperto si rimanda al capitolo « Palestre »; per quelli all'aperto valgono i soliti criteri, tenendo presente però che un impianto di tennis di una certa importanza deve comprendere più campi di allenamento ed un campo di gara che costituisce un piccolo stadio a sé stante; l'impianto può essere completato da un campo coperto per svolgere attività in qualsiasi stagione. l campi all'aperto vanno generalmente orientati come quelli di calcio, dato che l'affluenza maggiore si ha nelpomeriggio delle stagioni primaverile ed estiva. Le dimensioni regolamentari di un campo di tennis per il doppio sono di m 36,57 x 18,27; per i campi di gara è, però, meglio adottare quelle di m 40,00 x 20,00 che, pur non essendo sanzionate dai regolamenti, sono riconosciute più convenienti ed altrettanto regolari (fig. 25). l manti superficiali per i campi sui quali devono svolgersi gare importanti (campionati, tornei internazionali, ecc.) sono in terra stabilizzata (costituita
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI GIUOCO DELLA PALLAVOLO E DEL TENNIS analogamente, per esempio, a quanto Linea centrale di servizio 3.65 descritto per le piste di Linea di lato del campo di doppio atletica) o in erba. Linea di lato di servizio I campi nei quali non 1.37 devono svolgersi in6.40 6.40 23.77 contri ufficiali, possono avere pavimenLinea di Linea di servizio 8.23 servizio tazione di legno, 12.79 18.27 asfalto, cemento o so10.97 Linea di fondo stanze analoghe. Rete Riguardo agli impianti 5.485 6.40 6.40 5.485 a carattere spettacolare, valgono sempre 1.37 i noti criteri e le pre0.915 scrizioni delle norme Linea di lato del campo di singolare Linea di fondo 3.65 di sicurezza. 36.57 Per la costruzione delle gradinate inFig. 25 - Giuoco del tennis: Pianta del campo. torno al campo di tennis è necessaria tenere presente che quelle di testata devono avere il primo nistica o a quella di semplice addepugilato gradone a m 3 dal livello del campo; stramento (tipo palestra scolastica). scherma la costruzione deve essere realizzata in Una grande palestra per attività agotennis modo da costituire con il muro di sonistica, con adeguate gradinate e Per la progettazione delle palestre stegno della gradinata il prescritto servizi per il pubblico, costituisce l'imsono da tenere presenti le prescrizioni sfondo del campo. pianto comunemente chiamato « Parelative: Infine, come per gli altri sport praticati lazzo dello Sport». dai due sessi, gli spogliatoi devono Nelle palestre si possono praticare le a ciascuno degli sportivi l'impianto sarà essere divisi ed avere le caratteristiche seguenti attività: adibito; generali accennate nel capitolo « Palestre ». ai locali di spettacolo in luogo chiuso, quali risultano dalle « Norme di sicuPALESTRE atletica pesante rezza » più volte citate. ginnastica Costituiscono l'impianto copertofondahockey e pattinaggio mentale. pallacanestro Possono essere adibite all'attività agopallavolo
A.P.I.C.E. S.r.l.
391b
Manuale dell’Architetto
IMPIANTI SPORTIVI PALESTRE m9x9 Quadrato per il pugilato: 3.00 ÷ 4.00
m 6,10 x 6,10 m 4,35 x 4,35
2.10
3.00
3.00
variabile
3.00
L'altezza libera sull'area in parola sarà, in ogni caso, di almeno m 7; meglio m 8 per ragioni di cubatura e di sistemazione degli attrezzi. In sede di progettazione dell'area stessa è necessario tenere presenti anche i seguenti argomenti:
3.00
pavimento illuminazione naturale ed aerazione illuminazione artificiale riscaldamento 1.00
3.00
3.00
variabile
3.00
Il pavimento, oltre a non produrre polvere ed essere antisdrucciolevole, deve avere i seguenti requisiti:
3.00
A
rete linea di servizio linea di base
rete posteriore 3.00
7.30 - 8.50
9.75 - 10.40 11.50 - 12.20
6.40
5.485
6.40
9.75 - 10.40
6.40
7.30 - 8.50
5.485
3.00
6.40
Fig. 25 bis - Giuoco del tennis A, schemi di recinzione; B, altezze necessarie per tennis coperto.
Poiché molti argomenti (finestre, pavimenti, rivestimento, pareti, ecc.) sono in comune ai due tipi di palestre, per attività agonistica e di tipo scolastico, nei cenni che seguono tali argomenti sono trattati una volta sola. AREA DEI GIUOCHI Palestre per attività agonistica: il costo elevato di tali impianti consiglia di dimensionare l'area dei giuochi in modo che in essa possa svolgersi il maggior numero possibile di attività. Le misure di ingombro delle installazioni degli sport che si possonopraticare in palestra sono (fig. 26): Campo di hockey e pattinaggio: m 40 x 20 m 30 x 15 Campo di tennis:
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B
m 40 x 20 (ideale) m 36,57 x 18,27 (regolamentare per il doppio) Campo di pallacanestro: m 30 x 18 (regolamentare consigliato) m 28 x 17 (regolamentare ammesso) Campo di pallavolo: m 24 x 15 (regolamentare consigliato) m 20x11 (ammesso ma non consigliato) Sala di scherma (2 coppie): m 16 x 12 (gara) m 14x9 (esercitazione) Quadrato per la lotta: m 11 x 11
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adatta elasticità resistenza all'usura minima sonorità facile pulizia colore gradevole e riposante. Il pavimento in legno si reputa il migliore; buono il linoleum-sughero, purché a grandi superfici e particolarmente curato nei giunti; da escludere il marmo ed il cemento perché poco elastici, freddi e sdrucciolevoli. Hanno dato ottimi risultati i pavimenti in parquet con le doghe interamente appoggiate su sottofondo dicalcestruzzo, perfettamente piano, nel quale si affogano i listelli di fissaggio del pavimento stesso. Economici sono risultati anche i pavimenti ottenuti spalmando vernicispeciali su un sottofondo opportunamente preparato; questi tipi sono protetti da brevetto e vengono posti in opera da ditte specializzate. Qualunque sia il tipo adottato, il pavimento deve essere sempre posato su un sottofondo perfettamente asciutto. In caso di impiego di vernici che limitino la pulizia del pavimento alla semplice lavatura, è necessario scegliere quelle che, oltre agli indispensabili ottimi requisiti generali, abbiano la qualità di non dare superfici troppo brillanti; una superficie speculare,
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IMPIANTI SPORTIVI PALESTRE
6
5
4
3
2
1
2.00 2.00
9
8
4.00
2.00
7
2.00
Fig. 26 - Schemi per il dimensionamento dell'area dei giuochi delle palestre. 1, campo di hockey e pattinaggio; 2, campo di tennis (ideale); 3, campo di tennis (regolamentare per il doppio); 4, campo di pallacanestro (regolamentare consigliato); 5, campo di pallavolo (regolamentare consigliato); 6, quadrato per la lotta; 7, pedana di scherma; 8, quadrato per il pugilato; 9, zone di rispetto per due pedane di scherma affiancate.
p. es., non è idonea al giuoco del tennis. È praticamente impossibile realizzare una pavimentazione ottima per tutti gli sport; negli impianti di una certa importanza vengono impiegati perciò pavimenti smontabili e sovrap-
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ponibili. Il pavimento, infine, se delimitato da muri, si deve raccordare a sguscio con le pareti che debbono essere munite di una opportuna zoccolatura della altezza di m 2 ÷ 2,50 (vernici speciali, marmo, litoceramica, pietra
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dura levigata, ecc.); se la zoccolatura sporge dalle pareti, deve avere gli spigoli arrotondati. L'illuminazione naturale e l'aerazione si ottengono per mezzo di finestre della superficie complessiva di almeno 1/5 di quella del pavimento.
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE L'illuminazione deve risultare diffusa in modo omogeneo; il ricambio dell'aria deve essere tot le e rapido; si può ottenere disponendo le finestre nella zona alta delle pareti. Non si consigliano le finestre di testata perché possono disturbare gli atleti; se indispensabili, debbono potersi occultare. Nel caso più comune di «palco di salita» addossato ad una parete, un lato corto deve essere lasciato privo di finestre per potervi fissare funi e pertiche. Gli altri attrezzi fissi a muro saranno sistemati lungo le restanti pareti: allo scopo, l'altezza dei davanzali sul pavimento sarà di almeno m 2,50; con ciò si evita anche quell'alternarsi di luci ed ombre sul pavimento stesso, provocato da finestre troppo basse o da porte finestre, che è causa di disturbo agli atleti. L'illuminazione artificiale deve assicurare a quota pavimento ed in ogni punto di esso,almeno120÷150 lux. Per il riscaldamento è richiesta unatemperatura ambiente dai 12° ai 15°. Palestre di tipo scolastico: la piantadell'area dei giuochi è costituita da un rettangolo avente il lato minore di almeno m 12; solo in casi eccezionali e giustificati pub essere adottata una misura inferiore. La lunghezza del lato maggiore deve essere compresa fra il doppio ed il triplo di quella del lato minore . Da quanto sopra risulta che le dimensioni minime dell'area dei giuochi di una palestra di questo tipo possono oscillare fra m 12x24 e m 12x36. Poiché il regolamento sulle palestre scolastiche vere e proprie non è stato aggiornato da molto tempo, tali misure non rispondono più alle esigenze della moderna tecnica sportiva, pertanto, sempre che sia possibile e salvo i casi eccezionali di cui sopra, conviene adottare ai loro posto quelle di: m 25x15,50: misure d'ingombro del campo di pallacanestro minimo, tollerato per le categorie minori; m 25x13,50: misure come sopra, ma con zona di rispetto laterale ridotta a m 1. Circa l'altezza della palestra non è consigliabile scendere sotto i m 6; si ricorda che sul campo di pallavolo occorre un'altezza libera di almeno m 7. Le misure proposte sono le minime razionali: naturalmente, quando sia ne-
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cessario, possono essere scelte anche quelle delle palestre per attività agonistica. Si tenga presente che si assegnano ad ogni atleta dai 6 agli 8 m²; quindi un'area dei giuochi di m 25x13,50 può ospitare fino a 42÷56 atleti. Per quanto riguarda pavimenti, aerazione. illuminazione e riscaldamento, valgono i criteri già esposti. ZONA PER IL PUBBLICO Le prescrizioni delle «Norme di sicurezza» ed i cenni in materia esposti precedentemente sono sufficienti per la progettazione della zona per il pubblico nel caso particolare. È opportuno, tuttavia, tener conto delle considerazioni che seguono. Palestre per attività agonistica: nelle manifestazioni di pugilato gli incontri si svolgono in un quadrato «ring» - delle note dimensioni, sollevato da terra m 1,30 al massimo; il a «ring» si mette al centro dell'area dei giuochi ed attorno vi si dispongono i posti per gli spettatori; da ciò derivano due ordini di accorgimenti: la visibilità del quadrato deve essere assicurata sia agli spettatori dei posti di « ring », sia a quelli delle gradinate retrostanti, tutti debbono vedere il bordo della piattaforma sul quale si trova il quadrato stesso, bordo che, in pianta, sporge dalle corde di almeno cm 60: le sedie che di volta in volta vengono trasportate, messe in posto e tolte, non debbono danneggiare il pavimento dell'area dei giuochi. In caso di impianto destinato anche al tennis è necessario attenersi a quanto già detto circa le gradinate di testata; così, per la pallacanestro. Palestre di tipo scolastico; sono normalmente prive della zona per il pubblico. Quando sia indispensabile, si pub destinare allo scopo una zona disposta in corrispondenza di un lato lungo, ove potrà prevedersi una gradinata di 2 o 3 gradoni al massimo. Al posto della zona citata si potrà progettare una piccola galleria; in questo caso, però, occorre tenere presente che le gallerie: consentono, in genere, solo alla fila di spettatori seduti lungo il parapetto ed a quella in piedi retrostante di vedere tutta l'area dei giuochi;
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non debbono mai sporgere sull'area stessa, limitandone l'altezza: sono costose, anche per la necessità di prevedere adeguate scale di accesso. SERVIZI Si riporta solo quanto riguarda l'attività sportiva perché, per il pubblico, valgono le prescrizioni delle «Norme di sicurezza». Palestre per attività agonistica: i servizi sono costituiti da: spogliatoi e relativi impianti igienicosanitari pronto soccorso magazzino alloggio del custode. Per la loro progettazione vanno tenuti presenti i criteri esposti parlando dell'atletica leggera e del calcio: in particolare: Gli spogliatoi debbono essere separati per istruttori ed atleti e per sesso. La loro superficie si calcola assegnando almeno m² 1 a persona. Dagli spogliatoi si deve poter accedere sia alla palestra, sia, direttamente, agli impianti igienico-sanitari. Gli impianti igienico-sanitari sono costituiti da docce, lavabi, pediluvi, gabinetti, orinatoi. Si possono calcolare 1 doccia ed 1 gabinetto ogni 8 atleti; 1 lavabo ed 1 pediluvio ogni 16; i pediluvi non sono indispensabili. Docce e gabinetti debbono essere previsti in locali separati ma comunicanti; i gabinetti debbono essere preceduti da un antigabinetto dove possono sistemarsi gli orinatoi; tutti questi localidebbono essere illuminati ed arieggiati direttamente. Quando per ciascun sesso si abbiano più spogliatoi gli impianti igienicosanitari possono essere in comune. Il pronta soccorso, obbligatorio per le prime cure in caso di malore odinfortunio, deve comunicare agevolmente con la palestra e con l'esterno per l'eventuale trasporto di barellati. II magazzino deve contenere tutti gli attrezzi mobili e deve aprirsi direttamente sulla palestra. Quando siano previsti pavimenti smontabili, sedie di «ring», ecc., occorrono adeguati locali per la loro conservazione. L'alloggio del custode è costituito in genere da camera, soggiorno, cucina e bagno.
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE La sua ubicazione deve essere particolarmente studiata, perché il custode stesso possa disimpegnare facilmente ed efficientemente i suoi compiti. Palestre di tipo scolastico: i servizi sono gli stessi di cui copra. Per le palestre scolastiche vere e proprie debbono prevedersi spogliatoi con relativi impianti igienico-sanitari e magazzino, poiché per il pronto soccorso e l'alloggio del custode si utilizzano quelli della scuola. Possono anche essere utilizzati gli impianti igienico-sanitario della scuola stessa, quando siano situati in posizione adatta. Lo spogliatoio deve avere due porte per rendere indipendente l'entrata e l'uscita dei reparti. II pavimento, lavabile, deve essere raccordato a sguscio con le pareti: queste debbono essere rivestite sino all'altezza di almeno m 1,50 con materiale lavabile e resistente. Gli alunni debbono accedere alla palestra direttamente dallo spogliatoio, che deve essere preceduto da un atrio coperto se la palestra è separata dallo edificio scolastico. Lo spogliatoio. inoltre, deve comunicare direttamente anche con il locale destinato agli impianti igienico-sanitari. Gli impianti igienico-sanitari comprendono un gruppo di 2 latrine, 6 orinatoi, 8 lavabi, attiguo ad un gruppo di almeno 10 docce. La superficie complessiva dei locali destinati agli impianti in parola deve essere di almeno m² 60. I pavimenti, raccordati a sguscio con le pareti, debbono essere di materiale duro e lavabile e, per le docce, non sdrucciolevoli; le pareti per un altezza di almeno m 2 debbono essere rivestite di materiale lavabile e resistente. Per evidenti ragioni di praticità ed economia conviene che le palestre siano
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disposte in modo da utilizzare gli impianti igienici del complesso scolastico. Il magazzino attrezzi ed i locali accessori debbono avere una superficie complessiva di m² 20÷30 con pavimento di materiale resistente. Anche il magazzino deve essere arieggiato ed illuminato direttamente. VARIE Palestre per attività agonistica: uncomplesso razionale dovrebbe avere, attorno alla grande sala, locali minori destinati agli allenamenti di scherma, pugilato, sollevamento pesi, lotta: per la relativa progettazione è necessario tenere presenti le misure di ingombro delle pedane, ring, ecc., già fornite. Occorre tenere presente, anche, la convenienza di separare gli spogliatoi degli atleti che praticano ginnastica, pallacanestro, scherma, ecc. da quelli degli atleti che si dedicano al sollevamento pesi, lotta e pugilato: per questi è bene prevedere, oltre ai normali servizi igienici, anche il bagno-vapore (sauna). Circa l'affluenza e lo smistamento del pubblico, valgono i criteri accennati, parlando degli impianti di atletica leggera, calcio, ecc. Palestre scolastiche vere e proprie: debbono avere un ingresso indipendente da quello della scuola. È vietata la costruzione di più palestre a colonna cosi come la loro sistemazione ai piani superiori dell'edificio scolastico. Come ogni aula, la palestra deve essere provvista di impianto radio. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha disposto che le esercitazioni di educazione fisico-sportiva avvengano il più possibile all'aperto: è necessario, quindi, riservare vicino alla palestra un'area bene esposta, sufficiente allo scopo.
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Tale accorgimento è utilissimo anche per le palestre per attività agonistica. PISCINE Per piscina si intende l'impianto sportivo destinato alla pratica agonistica ed alla diffusione degli sport natatori (nuoto, tuffi, pallanuoto) ai quali sovraintende la Federazione Italiana Nuoto F.I.N.). Una piscina può essere scoperta o coperta. Il costo di realizzazione e di gestione di una piscina, specie se coperta, è tale da escludere generalmente impianti destinati solo allo sport agonistico. Si hanno, quindi, piscine a carattere misto, sportivo e balneare, tanto più che i due impieghi non si danneggiano a vicenda; anzi il carattere balneare, unitamente a quello spettacolare, favorisce la diffusione degli sport natatori. Naturalmente, in sede di progettazione e costruzione delle piscine, debbono essere osservate le prescrizioni del Regolamento tecnico della F.I.N. e delle note Norme di sicurezza per ottenere l'omologazione e l'agibilità dell'impianto. È opportuno, in considerazione delle recenti prescrizioni emanate in materia, riportare quelle parti del Regolamento della F.I.N. e delle Norme di sicurezza che interessano progettisti e costruttori. STRALCIO DEL REGOLAMENTO TECNICO DELLA F.I.N. Il Regolamento tecnico della F.I.N. si rivolge ai dirigenti sportivi, specificando le prescrizioni per l'omologazione dell'impianto, l'organizzazione e lo svolgimento delle manifestazioni, ecc. Di tali prescrizioni si riportano solo quelle utili ai fini di una razionale progettazione.
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE Campi di gare Le gare di nuoto, su percorso non superiore ai m 1500, si svolgono su campi di gara aperti o chiusi: i campi aperti sono quelli ottenuti limitando opportunamente un adatto specchio d'acqua (mare o lago); i campi chiusi sono costituiti dalle vasche natatorie. Tutti i campi di gara debbono essere perfettamente rettangolari ed avere uno specchio d'acqua tranquillo e privo di correnti. Alle testate, per una profondità minima di m 0,90, la parete rivolta verso lo specchio d'acqua deve essere perfettamente piana everticale allo scopo di assicurare una regolare virata. L'altezza della base di partenza dal pelo dell'acqua può variare da un minimo di m 0,30 ad un massimo di m 0,75; nei campi aperti tale altezza non deve superare i m 1,50. Ogni campo di gara regolare deve essere diviso, mediante cordate di galleggianti tese da una testata all'altra, in corsie della larghezza minima di m 2 e massima di m 2,50, misura quest'ultima obbligatoria per le gare nazionali ed internazionali. Le corsie debbono essere numerate su entrambe le testate. l campi di gara destinati a riunioni a carattere nazionale ed internazionale devono essere omologati dalla F.I.N., che li classifica come segue: Campi di l categoria Lunghezza: m 33,33 – 50,00 – 100,00 Larghezza minima: m 18,00 Profondità minima: m 1,00 Profondità minima per una lunghezza di m 30 e per tutta la larghezza del campo: m 1,70. Devono essere provvisti di trampolini (m 1 e 3) piattaforme (m 5 e 10) e campo di pallanuoto secondo i requisiti di cui alle rispettive voci di seguito specificate. Devono essere dotati delle installazioni indispensabili agli atleti ed al pubblico, in modo da rispondere a tutte le esigenze sportive e spettacolari richieste da manifestazioni di grande importanza; infine, devono essere illuminati in modo da permettere anche di sera la perfetta visibilità di tutto il campo.
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Delimitazione di fondo campo Linea di porta 20.00
Linea di metà campo
Linea del fuori giuoco Linea dell'area di rigore
30.00 0.30 min.
0.30 min
0.30
0.075 Rete segnata
h
0.30-0.60 min. 0.30
Fig. 27 - Campo di pallanuoto.
Sui campi di l categoria si potrà effettuare qualsiasi manifestazione. Campi di Il categoria Lunghezza: m 25,00 – 33,33 – 50,00 – 100,00 Larghezza minima: m 10,00 Profondità minima: m 1,00. Sui campi di Il categoria, escluse le gare a carattere internazionale, si potrà effettuare qualsiasi altra manifestazione compatibile con le possibilità del campo stesso. Sono ammessi, ferme restando le lunghezze di cui sopra, campi di nuoto della larghezza minima di m 8; non possono essere omologati, però, neppure come campi di lI categoria. Gare di nuoto Le gare di nuoto sono individuali o collettive (staffette). Le distanze riconosciute dal Regolamento della F.I.N., anche agli effetti dei primati, sono:
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Gare individuali Maschili e femminili; stile libero: m 100–200–400–800–1500 dorso, rana, farfalla: m 100–200 Il numero di concorrenti per ogni gara non può essere superiore ad 8 per tutte le distanze. Gare collettive Maschili: stile libero; m 4 x 100; 4 x 200 stile misto: m 4 x 100 (dorso, rana, farfalla, stile libero) Femminili: stile libero: m 4 x 100 stile misto: m 4 x 100 (dorso, rana, farfalla, stile libero) Il numero massimo di squadre consentito nelle gare a staffetta è di 8 per tutte le distanze. Primati La lunghezza della vasca natatoria, affinché i primati possano essere omologati, deve essere di m 50 per tutte le
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE distanze. l primati possono essere conseguiti sia in acqua dolce che salata, sempre in assenza assoluta di correnti. Tuffi Trampolini Sono situati a m 1 e m 3 al disopra del livello dell'acqua. Debbono misurare almeno m 4 di lunghezza e m 0,50 di larghezza ed essere ricoperti per tutta la loro lunghezza da una stuoia di fibra di cocco; debbono essere installati con un ano golo di inclinazione non superiore a l sull'orizzontale. L'estremità del trampolino deve sporgere di almeno m 1,50 dal bordo della vasca. Solo i trampolini da m 3 sono usati nei Giuochi Olimpici e Campionati Continentali; nelle gare relative devono essere nuovi e muniti di fulcro mobile. La profondità dell'acqua deve essere; Trampolini da m 1: almeno m 3 in una fossa di almeno m 5,30 avanti e m 2,20 da ciascun lato della verticale passante dal punto di mezzo del bordo anteriore del trampolino. Trampolini da m 3: almeno m 3,50 in una fossa di almeno m 6,20 avanti e m 2,70 da ciascun lato della predetta verticale.
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La distanza minima da ogni ostacolo, misurata come sopra, sarà:
Trompolini da
m1
m3
Distanza dal muro posteriore Distanza dal muro anteriore Distanza dai muri laterali Distanza dal centro di un altro trampolino Distanza verso l'alto
m 1,50 m 7,50 m 2,50
m 1,50 m9 m 3,50
m 2,00 m 4,60
m 2,50 m 4,60
Piattaforme Sono situate a m 5 e m 10 al disopra del livello dell'acqua. Debbono essere rigide, misurare non meno di m 2 di larghezza ed essere ricoperte da una stuoia di fibra di cocco. Le lunghezze minime sono di m 6 per le piattaforme da m 10, di m 5 per quelle da m 7,50 e m 5. L'estremità della piattaforma da m 10 deve sporgere di almeno m 1,50 dal bordo della vasca e di almeno m 0,75 dalla piattaforma immediatamente inferiore, la quale, a sua volta, deve sporgere dal bordo della vasca di almeno m 1,50. Le piattaforme devono essere munite di ringhiera ai lati e posteriormente. Vi si deve accedere a mezzo di una scala adeguata e non a mezzo di scalette mobili od inadatte e malsicure. La profondità dell'acqua deve es-
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sere: Piattaforme da m 5: almeno m 3,80 in una fossa di almeno m 7 avanti e m 3 da ciascun lato della verticale passante dal punto di mezzo del bordo anteriore della piattaforma. Piattaforme da m 10: almeno m 4,50 in una fossa di almeno m 10,50 avanti e m 3 da ciascun lato della predetta verticale. La distanza minima da ogni ostacolo, misurata come sopra, sarà: Si può prevedere anche la piattaforma da m 7,50 con le stesse modalità tecniche previste per quella da m Trompolini da Distanza dal muro posteriore Distanza dal muro anteriore Distanza dai muri laterali Distanza dal centro di un altro piattaforma Distanza verso l'alto
m5
m 10
m 1,50 m 1,50 m 10,50 m 13,50 m 3,80 m 4,50 m 2,50 m 3,80
m 2,50 m 3,80
10. Pallanuoto Campi di giuoco (fig. 27) Il campo di pallanuoto è un rettangolo i cui lati minori costituiscono le « lince di porta ».
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE REPARTO DONNE 7
8
6
N
Piedi nudi 5
Piedi calzati
4
VASCA NATATORIA 25 x 16.80 3 2
10 9 8 7
11 1
Piedi nudi 2
3 4 5
Piedi calzati
6
REPARTO UOMINI Fig. 28 - Pianta schematica di spogliatoi per piscine con cabine a rotazione. 1, ingresso; 2, biglietteria; 3, stampelle vuote; 4, cabine a rotazione; 5, spogliatoio collettivo; 6, stampelle piene; 7, passaggio obbligato; 8, entrata di servizio; 9, bar; 10, seanti; 11, zona pubblico a piedi calzati; 12, pronto soccorso.
La distanza fra le linee di porta è compresa fra un massimo di m 30 ed un minimo di m 20. La larghezza del campo non può superare i m 20 né scendere al disotto di m 8. La profondità dell'acqua non può essere inferiore a m 1,20 (v. campi di llI categ.). Fra le linee di porta e la delimitazione di fondo campo deve esserci una distanza minima di m 0,30. La delimitazione di fondo campo può essere costituita anche dai lati minori della vasca natatoria. I lati maggiori del campo di pallanuoto possono coincidere con quelli della vasca stessa, L'arbitro deve avere a disposizione,
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per tutta la lunghezza dei campo, lo spazio necessario per seguire facilmente tutte le fasi dei giuoco. l giudici di porta dovranno avere un posto riservato sul prolungamento della linea di porta. Per decisione ufficiale della F.I.N. è stabilito che la distanza fra la delimitazione del campo ed il pubblico non debba essere inferiore a m 2. l campi di pallanuoto sono classificati dalla F.T.N. come segue: Campi di l categoria Misure del campo: m 30 x 20 Profondità minima dell'acqua: m 1,70
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Campi di Il categoria Misure del campo: m 27 x 18 Profondità minima dell'acqua: m 1,50 Campi di III categoria Misure dei campo m 24 x 15 Profondità minima dell'acqua: m 1,20 Per gli incontri internazionali il campo deve avere le dimensioni massime di m 30 x 20, oppure 30 x 20 yards, ed una profondità dell'acqua non inferiore a m 1,80. Per gli incontri femminili le dimensioni massime, sono di m 25 x 17. Porte Debbono essere fissate sulle linee di porta in modo che la traversa risulti a
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE m 0,90 dal pelo dell'acqua quando la profondità di questa sia di almeno m 1,50, a m 2,40 dal fondo quando la profondità dell'acqua sia inferiore a m 1,50. La rete (floscia) deve essere attaccata alla traversa ed ai montanti in modo da chiudere solidamente la spazio della porta; la rete stessa, in alto, è tenuta orizzontale per circa cm 30 prima di cadere obliquamente in basso dove è fissata al telaio galleggiante ad una distanza di circa cm 50 ÷ 60 dai montanti. Così facendo si impedisce il rimbalzo della palla anche se questa, penetrando con violenza nella porta, colpisce un sostegno interno; nello stesso tempo, se la porta viene fissata al bordo interno della piscina, lo spazio tra la linea di porta ed il bordo stesso risulta tale da consentire un buonpiazzamento dei giuocatori ad ogni inizio o ripresa del giuoco. La misura minima di cm 30 che la profondità della porta verrebbe ad avere in caso di ostacolo posto a questa distanza dalla linea di fondo (v. campi di giuoco) trova giustificazione nelle dimensioni del pallone, la cui circonferenza è compresa fra cm 68 e cm 71 ed il modo in cui viene il punto.
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Tale misura di cm 30 non è razionale, però, agli effetti di un piazzamento regolare dei giuocatori sulla linea di porta; in particolare, nei tiri di rigore sono ostacolati i movimenti dei portiere che deve stare sulla linea stessa; il portiere, d'altra parte, può aiutarsi nelle parate spingendosicontro la parete della vasca. Di conseguenza, è consigliabile progettare la vasca in modo da avere sempre i cm 50 ÷ 60 minimi sopra detti tra linea di porta e delimitazione di fondo campo.
Questa deve essere circondata da ogni lato da una banchina di larghezza non inferiore a m 1,50 di materiale antisdrucciolevole.
STRALCIO DELLE NORME DI SICUREZZA
Piattaforme (altezza dal pelodell'acqua da m 5 a m 10): almeno m 5 con larghezza della fossa sottostante di almeno m 8 e lunghezza di almeno m 18; alla fine dei m 18 occorre prevedere uno scivolo.
Gli argomenti trattati dalle Norme di sicurezza sono comuni, in parte, a quelli dello stralcio del Regolamento della F.I.N.; si riporta, perciò, solo quanto non risulta, o è differentemente trattato, nello stralcio stesso. Campi di gare Le pareti della vasca debbono essere perpendicolari e rivestite di materiale antisdrucciolevole di colore chiaro, da impiegarsi anche per il fondo della vasca stessa.
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Tuffi La profondità nella zona dei tuffi deve essere la seguente: Trampolini (altezza dal pelo dell'acqua da m 1 a m 3): almeno m 3,50 con larghezza della fossa sottostante di almeno m 7.
Capacità in bagnanti delle vasche natatorie Deve essere calcolata in relazione o al volume dell'acqua, nella misura di m³ 3 per bagnante, o alla superficie dello specchio d'acqua, nella misura di m² 2 per bagnante.
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE Accesso alle vasche natatorle Dagli spogliatoi l'accesso alle vasche deve avvenire unicamente attraverso un passaggio obbligato munito di docce e 2ampilli che garantiscano la perfetta pulizia del bagnante. Impianti igienici Debbono comprendere almeno: 2 docce ogni 40 bagnanti 1 gabinetto e 2 orinatoi ogni 60 uomini 1 gabinetto ogni 30 donne II rapporto uomini-donne si può valutare 4 a t. Solarium La sua superficie deve essere almeno doppia di quella dello specchio d'acqua. Servizio di salvataggio Deve essere disimpegnato da almeno 2 bagnini regolarmente abilitati dalla Sezione di salvamento della F.l.N. Agibilità È subordinata all'osservanza delle Norme sanitarie stabilite dal medico provinciale, dalle quali deve risultare il sistema di depurazione dell'acqua ed il numero dei cicli giornalieri di rinnovo della medesima i ma . CONSIDERAZIONI A) Dalla classificazione dei campi di gara, dal numero massimo di concorrenti e di squadre consentite dalle gare di nuoto, dalla misura delle vasche fissata per i tentativi di primato, dal regolamento della pallanuoto, deriva che le vasche natatorie d m 50 x 20 (pari ad 8 corsie di m 2,50 ciascuna) sono idonee a qualsiasi manifestazione ed all'omologazione dei primati. Tuttavia la F.l.N.A. (Federation Internationale de Natation Amateur) prescrive che per le Olimpiadi ed i Campionati Continentali la vasca abbia la larghezza minima di m 22; ciò per avere un'adeguata zona di rispetto in corrispondenza dei lati maggiori del campo di pallanuoto (m 30 x 20) in quanto la coincidenza dei lati maggiori stessi con quelli della vasca non consente un sicuro giudizio sull'uscita laterale del pallone. Anche motivi particolari trattati in seguito (eliminazione del moto ondoso, necessità di non mettere i nuotatori delle corsie di estremità in condizioni svantaggiose rispetto a quelli delle corsie centrali, ecc.) consigliano di aumentare la larghezza delle vasche; la vasca natatoria per i Giochi Olimpici del 1960 ha le dimensioni di m 50 x 25. Sempre in considerazione delle esigenze del giuoco della pallanuoto, le piscine
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costruite dal CONI in varie città hanno le dimensioni di m 25 x 16,80; è possibile, cosi, realizzare un campo di IIl categoria (m 24 x 15) con zone di rispetto laterali di cm 90 e distanza fra le linee di porta e di fondo campo di cm 50. B) Dalle prescrizioni del Regolamento della F.l.N relative alle Giurie, si rileva che l'arbitro e gli Ufficiali di Gara debbono disporre, intorno alla vasca, dello spazio necessario ad assolvere il loro compito . Di tale spazio. però, non è data la larghezza: esiste in merito la sola decisione ufficiale della F.l.N. che stabilisce una distanza minima di m 2 fra bordi della vasca e pubblico negli incontri di pallanuoto. Le Norme di sicurezza esigono invece, intorno alla vasca stessa, una banchina di larghezza non inferiore a m 1,50. Conviene, quindi, attenersi alla misura di almeno m 2, con la quale si ottempera a tutte le prescrizioni. C) Per i tuffi le Norme di sicurezza danno disposizioni più restrittive di quelle del Regolamento della F.l.N., imponendo una profondità minima di acqua di m 3,50 e m 5, a seconda si tratti di trampolini o di piattaforme. Però non precisano la lunghezza della fossa sotto i trampolini e, sia per questi che per le piattaforme, non stabiliscono come tale lunghezza debba essere misurata. Circa le sezioni trasversali della fossa dei tuffi e della vasca, oggi si adottano quelle di uguale profondità in ogni loro punto per non mettere in condizioni di svantaggio i nuotatori delle corsied'estremità: naturalmente, lungo la sezione longitudinale la profonditàdell'acqua può variare.. CENNI SUI CARRTTERI DISTRIBUTIVI DELLE PISCINE Una piscina è costituita da: – una o più vasche – solarium – spogliatoi e relativi servizi igienici – zona per il pubblico. – servizi vari Complesso vasche, solarium, spogliatoi: la vasca o le vasche, gli spogliatoi ed il solarium sono le parti essenziali di una piscina. Si possono prevedere vasche con fossa dei tuffi vasche per soli tuffi separate da quelle adibite esclusivamente al nuoto ed alla pallanuoto, vasche
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scuola vaschette per bambini. La vasca, o le vasche, ed il solarium fanno parte di un'unica zona destinata, come gli spogliatoi, esclusivamente ai bagnanti: ma mentre nella zona vasche-solarium si hanno solo percorsi a piedi nudi negli spogliatoi sonoprevisti anche i percorsi a piedi calzati. Percorsi: Percorsi è necessario separare i percorsi a piedi nudi da quelli a piedicalzati. Un esempio di percorsi razionali è ilseguente (Fig. 28): tutto il pubblico, bagnanti e non, accede ad un atrio nel quale si trovano lebiglietterie ed il deposito valori: dall'atrio, i non bagnanti si recano nella zona ad essi destinata, senza interferire con i percorsi dei bagnanti: questi,invece, divisi per sesso, si avviano agli spogliatoi che sono preceduti da unlocale dove i bagnanti ritirano gli appositi attaccapanni e dove, volendo, possono noleggiare la biancheria necessaria: dopo il ritiro degli attaccapanni vuoti i bagnanti accedono agli spogliatoi e qui finiscono i percorsi a piedi calzati. L'esperienza ha dimostrato che glispogliatoi più razionali sono quelli concabine a rotazione dalle cabine, a piedi nudi, i bagnanti si recano alla zonavasche e solarium, trovando, prima del passaggio obbligato, un locale per la consegna degli attaccapanni con relativi indumenti. II passaggio obbligato, prescritto dalle Norme e che i bagnanti debbonoattraversare per accedere alla zona predetta, ha lo scopo di garantire laperfetta pulizia dei bagnanti; tessi, eliminando sudore, polvere, ecc. dalle loro persone. II personale addetto alla custodia degli indumenti deve poter sorvegliare sia il passaggio obbligato, sia gli adiacenti servizi igienici. Poiché è ammesso il diretto rientro negli spogliatoi, è necessario prevedere una porta di comunicazione fra zona vaschesolarium e corridoio delle cabine, sorvegliata dal predetto personale. Orientamento ed insolazione: la vasca con fossa dei tuffi, oppure quella per soli tuffi, deve essere orientata in modo che il sole non disturbi i tuffatori, cioè deve avere trampolini e piattaforme rivolti a Nord. La zona vasche e solarium deve avere un'esposizione tale da essere investita
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE dal sole, possibilmente, dall'alba altramonto. L'edificio spogliatoi deve essere disposto, rispetto alla zona predetta, in modo da non costituire schermo ai raggi solari. Varie: dovunque siano previsti percorsi a piedi nudi è necessaria una pavimentazione in materiale antisdrucciolevole. Non si consiglia di destinare a solarium arenili naturali o artificiali, perchèrichiedono un complicato sistema di passaggi obbligati, insufficienti d’altronde ad evitare che parte della sabbia che i bagnanti hanno addosso finisca in vasca e quindi nelle tubazioni. Zona per il pubblico: pubblico le piscine possono essere frequentate anche da pubblico non bagnante, per il quale occorre prevedere una zona idonea l’importanza di tale zona, la necessità di munirla o meno di gradinate, ecc., dipendono dalle caratteristiche delle piscine che, a volte, possono assumere la fisionomia di veri e propri stadi per gli sport natatori. In ogni caso, la 20na per il pubblico deve essere progettata in base agli stessi criteri che si seguono per gli altri impianti sportivi. Servizi vari: sono costituiti dal pronto soccorso, magazzini, servizi igienico-sanitari per il pubblico, bar, alloggio custode. Per la loro progettazione sono validi i criteri generali esposti parlando degli analoghi servizi degli altri impianti sportivi: in particolare: il pronto soccorso, accessibile facilmente dalI’esterno deve essere ubicato in modo da servire ugualmente bene la zona vasche-solarium, quella per il pubblico e gli spogliatoi: il bar deve servire bagnanti e non bagnanti senza che i percorsi a piedi nudi interferiscano con quelli a piedi calzati. Adiacente al bar, con vista sulla vasca, può prevedersi una zona con tavolini ed ombrelloni, che rappresenta il modo più semplice e razionale di realizzare la zona per d il pubico. L'alloggio del custode deve trovarsi dove risulta più agevole la sorveglianza di tutto l'impianto. DIMENSIONAMENTO DELE VASCHE E DEGLI SPOGLIATOI Vasche natatorie: natatorie: il loro dimensionamento, per quanto riguarda le esigenze sportive, deriva, ovviamente, dalle prescrizioni regolamentari. Nelle comuni piscine le dimensioni massime consigliabili sono quelle di m 50 x
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25; non si consigliano le vasche di m 100, sia per l’impressione che desta nel nuotatore uno specchio d'acqua dinotevole lunghezza sia per il loro costo eccessivo e per la forte spesa di gestione nei riguardi dell'approvigionamento e della depurazione dell'acqua. Anche le vasche di m 50 x 25 comportano una spesa rilevante; quindi potranno essere adottate solo in caso di bene accertate esigenze sportive e balneari. Dalle varie prescrizioni regolamentari si deduce che i requisiti minimi che una vasca natatoria deve avere per essere omologabile ed agibile per il nuoto, tuffi e pallanuoto, sono i seguenti (fig. 30): dimensioni dello specchio d’acqua: cm 25x16,80; può contenere 6 corsie da m 2,50 ognuna ed il campo di pallanuoto di lII categoria (m 24 x 15), profondità m 1,20, la minima per il campo di pallanuoto suddetto. Tale profondità permette anche di ricavare un'adeguata « zona a guado » per i meno esperti ed i principianti Generalmente la zona a guado si estende per circa metà della lunghezza dell'invaso: Ia pendenza del suo fondo non deve superare il 6% circa perimpedire che i bagnanti in piedi scivolino. profonditd sotto i trampolini: m 3, 50 per almeno m ó,20 avanti la verticale passante per il punto di mezzo del bordo anteriore del trampolino e per tutta la larghezza della fossa. Nella vasca citata: si possono avere varie combinazioni nella disposizione dei trampolini: da uno a tre da m 1, oppure un trampolino da m 1 ed uno da m 3, oppure due trampolini da m 1 ed uno da m 3; le traverse delle porte del campo di pallanuoto a causa della profonditàminima dell'acqua, non risultano ad uguale altezza dal pelo dell'acqua stessa: non accettando tale soluzione, è necessario portare la profondità minima dell'acqua a m 1,50: in tal caso occorre realizzare a parte una vasca per inesperti di m 25 oppure m 20 x 4 almeno, con profondità variabile da m 1 a m 1,20; la maggiore spesa che ne deriva è compensata dalla migliorefunzionalità del complesso e dalla possibilità di organizzare una scuola di nuoto. Come è noto, i nuotatori delle corsie di estremità sono disturbati dalla vicinanza della parete laterale della vasca e dal moto ondoso; si può attenuare l'incon-
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veniente: lacsciando una opportuna zona di rispetto fra la segnatura esterna delle corsie d’estremità ed i lati lunghi della vasca; cioè facendo la vasca più larga di quanto comporti il numero di corsie progettate; sagomando il lato lungo della vasca secondo una curva con freccia massima in corrispondenza dell’asse trasversale della vsca stessa; talee soluzione è più efficace della precedente, ma più costosa (fig. 31). Le caratteristiche descritte hanno carattere sportivo e sono indipendenti dal numero di bagnanti, che deve essere calcolato come prescritto dalle Norme di sicurezza. Spogliatoi (v. figg. 28 e 29): il numero di cabine occorrenti si calcola tenendo presente che: il numero massimo di bagnanti che possono trovarsi contemporaneamente in vasca si ottiene dividendo per 2 la superficie dello specchio d’acqua; il numero suddetto può ritenersi i 2/3 di quello di coloro che frequentano giornalmente la piscina; i bagnanti, mentre affluiscono all’impianto scaghlionati nel tempo, escono pressochè contemporaneamente, causando una congestione notevole nella circolazione. Per tener conto della punta massima che si ha all’uscita, si considera che una cabina possa servire circa 3 bagni/ora. Quindi le cabine occorrenti per una vasca delle caratteristiche già illustrate, risultano da quanto segue: superficie della vasca: m² 420 (m 16,80x25); bagnanti presenti contemporaneamnete in vasca: 210 al massimo; bagnanti che giornalmenyte frequentano la piscina: 3/2 210 = 315; cabine: 13 circa, considerando 8 ore di esercizio giornaliero. Poichè si calcola che le donne siano 1/4 del totale, si hanno 3 cabine per donne e 10 cabine per uomini che, per miglior proporzionamento dell’insieme, si possono portare,rispetttivamente, a 4 e 12 oppure 5 e 15. Si può anche prevedere per ciascun sesso uno spoglaitoio collettivo che: serva da polmone nei momenti di sovraffollamento; possa essere utilizzato per i componenti della Giuria in caso di manifestazioni. Stabilite le cabine occorrenti, si calcolano gli impianti igienico-sanitari relativi che, secondo le note Norme, debbono comprendere: 2 docce ogni 40 bagnanti 1 w. c. e 2 orinatoi ogni 60 uomini 1 w. c. ogni 30 donne.
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE 0,40
0,20
0,10÷0,12
0,30
1,80
0,40
0,40
1,55 1,70
panche
0,30
0,50
1,50
3,10÷3,35
0,40
1,10
distanza rampini cm 20
2,00
0,50 b1
A
0,40
0,40
0,50
0,30
b2
1,90
1,90
0,20
0,30 ~365
0,40 0,50
B
2,75+2,90
0,90 doccia
panca 0,90
0,90 1,15
0,50 0,40
C
doccia
panca
piedi nudi
piedi nudi
0,90
1,20 1,00
panca
1,20 panca
0,25
1,20
1,00
1,20
piedi calzati
panca
F
1,20
panca
D 0,40 1,50÷1,85 1,20
1,20
E
1,20+3,45
piccola corridoio 1,20
0,90
rastellieri per cesti 0,60
0,90
4,00
105
media 105
1,05
molto grande
grande 0,90
1,20
105
1,20
I
2,00
1,20
tavolo consegna spogliatoio e restituzione 2,40 vestiario 0,50 collettivo cabine
0,90
piccola
media
0,90 1,05 1,05
1,05 1,20
piccola
1,30
banco consegna
calzati
piedi
0,95 1,75
1,05
1,20
1,20
molto grande 1,35
1,20
L
H
G
grande
A, panca spogliatoio. Panca e guardaroba insieme sistemate all’aperto, difese dal vento, usate per campeggi e piscine all’aperto; 8, ambienti di spogliatoio con armadietti e panche; b1, con panche isolate poste di fronte agli armadi (per ogni persona una lunghezza di sedie di cm 60 = 2 armadi); b2, armadi con sedie uno di fronte all’altro (lo spazio sotto ogni sedile preferiè bile rimanga libero; superficie per persona m² 0,47); C, armadietti e panche. Di solito vengono usati per solo uomini; consisi glia una doccia ogni 250 armadietti; D, spogliatoi con armadietti. Di solito vengono usati per sole donne; E, spogliatoi singoli con doccia di dimensioni medie in fondo al passaggio. Le porte sono generalmente larghe cm. 60; F, spogliatoi singoli con doppia apertura; G, rastelleria e banco di consegna; H, guardaroba sorvegliato con spogliatoio collettivo. Larghezza per posto m 0,60. Tempo per svestirsi e vestirsi minuti 15. Spazio per persona m² 0,30; I, dimensioni del vano doccia (individuale). Le docce degli stabilimenti di bagni sono di solito più grandi di quelle in altre costruzioni. Per spiagge e piscine all’aperto assegnare una doccia ogni 250 persone; L, dimensioni del vano spogliatoi. Panche larghe da m 0,30÷0,40. Assegnare una cabina ogni 6 armadietti. Nel caso particolare, si hanno dunque:
«passaggio obbligato» che, come già detto, i bagnanti debbono attraversare 4 docce 3 w. c................per 79 donne per recarsi dagli spogliatoi alla vasca. » » orinatoi » 8 236 uomini 12 » 4 Pertanto esso è costituito da un 16 » 7 » » 8 orinatoi » 315 frequentatori corridoio di larghezza, lunghezza e Agli impianti descritti occorre aggiungere forma tali da consentire il passaggio di gli indispensabili lavabi. Gli impianti jn solo bagnante per volta e da non igienico-sanitari sono completati dal poter essere saltato ed avente una serie
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di docce sul soffitto e di zampilli orizzontali sulle pareti. all’altezza del bacino; il suo pavimento, più basso di circa cm 30 di quello degli spogliatoi, deve formare il fondo di una vasca munita di acqua corrente per la pulizia dei piedi.
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE 0.30 Y 4.20 4.90
2.50
3.60
2.50 X
2.50
4.20 3.50
Scarichi
16.80 2.50
X
4.20 3.50
Asse trampolini
2.50 2.50 12.00
25.00
Y
3.50
13.00 6.20 1.00
.030
3.60
4.20 4.90
5% zona a guado
SEZIONE XX
1.80
3.50
4.00 Trampolini
1.00
Livello acqua
3.60 3.50
scivolo
SEZIONE YY
2.50
1.50
Fig. 30 - Schema di vasca natatoria avente i requisiti minimi per l'omologazione come campo di gara di II categoria e campo di pallanuoto di III categoria A, pianta; B, sezione X - X; C, sezione Y - Y.
CENNI COSTRUTTIVI SULLE VASCHE NATATORIE Le vasche, in muratura, o cemento armato, possono essere interrate oppure completamente o in parte fuori terra. Le vasche in cemento armato, specialmente quelle fuori terra, sono molto costose e soggette a fessurazioni; queste si verificano con maggiore frequenza nelle zone in cui si hanno forti sbalzi di temperatura. Spesso le fessurazioni non sono facilmente rilevabili dall'interno della vasca; è necessario pertanto assicurarsi delle eventuali perdite, rendendo ispezionabili dall'esterno le pareti ed il fondo della vasca stessa; ciò èrelativamente facile per le piscine completamente sopraelevate: è molto costoso per quelle interrate completamente o in parte. In quest'ultimo caso è più conveniente predisporre un accurato drenaggio, munito di canaletti di spia, fra l'esterno della vasca ed il terrenocircostante. Questo drenaggio deverispondere alla sola funzione per la quale è stato costruito, quindi normalmente deve essere asciutto; se i canaletti buttano acqua vuoi dire che la vasca perde; in tal caso si provvede al suo svuotamento rapido per la ricerca delle lesioni e la loro riparazione. Con qualunque sistema sia co-
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Le vasche possono essere lasciate anche senza uno speciale rivestimento interno; può bastare una semplice intonacatura impermeabile convenientemente lisciata e verniciata. l rivestimenti comunemente usati sono quelli in piastrelle e tesserine, con le quali è possibile ottenere impianti molto belli dal punto di vista estetico. Specialmente le tesserine, però, sono costose e di difficile messa in opera; inoltre le numerose giunzioni incidono sulla continuità del rivestimento. favorendo la formazione di alghe ed il distacco delle tesserine stesse. Tali rivestimenti, infine, hanno l'inconveniente di essere rigidi e perciò soggetti anche per questo a distacco, non seguendo i cedimenti e gli spostamenti inevitabili nelle strutture; noncostituiscono, quindi, una protezione agli effetti della tenuta e comportano una continua manutenzione. CENNI SUL TRATTAMENTO E CIRCOLAZIONE DELL'ACQUA
16.80
Fig. 31 - Soluzione di pianta per attenuare l'incoveniente del moto ondoso nelle corsie di estremità Scarico cm 5
0.095
0.12
0.80
ferri armati
ø 76 mm min. 62 mm
0.80 A
Tubo ghisa
B
Fig. 32 - Sezione di vasca in c.a.
struita la vasca è necessario che tutti gli spigoli (raccordi fra le pareti e fra queste ed il fondo, bordi, sfioratori, ecc.) siano arrotondati. Il canaletto lavapiedi che si vede in molte piscine lungo i bordi della vasca non ha dato buoni risultati in pratica e, pertanto, non è consigliabile.
398a
Comunque avvenga il prelevamento dell'acqua (lago, fiume, acquedotto, pozzi) questa deve essere immessa in vasca solo dopo essere stata resa perfettamente limpida, sterile e sterilizzante a mezzo filtri e cloro, che è ancora lo sterilizzante più usato e più pratico. L'acqua in vasca viene mantenuta nelle condizioni volute a mezzocircolazione a ciclo chiuso, che si svolge attraverso: scarico di fondo, prefiltri, filtri, sterilizzatori, bocche di immissione in vasca. La durata del ciclo completo di depurazione di tutta la massa d'acqua può essere di 12 o 24 ore. Nella circolazione dell'acqua non debbono verificarsi angoli morti che provocano lo sviluppo di flora batterica. Lo scarico di fondo deve garantire l'uscita completa dell'acqua e, quando occorra (pulizia durante l'esercizio, eventuali riparazioni), il rapido svuotamento della vasca in un massimo di 8 ore. Le bocche di immissione debbono essere ripartite sui due lati maggiori della vasca stessa, affinché la percentuale di cloro libera sia costante in tutta
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IMPIANTI SPORTIVI PISCINE la massa d'acqua. Con la circolazione a ciclo chiuso, l'immissione totale di acqua nuova in vasca viene fatta periodicamente, p. es. una volta al mese. previo svuotamento completo e pulizia generaledell'invaso: naturalmente, durante il ciclo, occorre integrare le perdite che subisce l'acqua in circolazione (sfioratori, evaporazione, perdite varie). In corrispondenza di ciascuno dei lati maggiori della vasca deve essere realizzato uno sfioratore, al duplice scopo di mantenere l'acqua al livello voluto e di schiumare l'acqua stessa di tutto il grasso e le impurità che vengono a galla. L'acqua proveniente dallo sfioratore e dai chiusini della banchina che circonda la vasca non deve interferire con la circolazione a ciclo chiuso, ma deve essere convogliata direttamente in fogna. Si consiglia di realizzare sfioratori con sezione a chiocciola, la più idonea a diminuire il moto ondoso e ad impedire il ritorno in vasca dell'acqua di rifiuto. Nei caso di vasca alimentata con acqua marina, la circolazione risulta semplificata in quanto dallo scarico di fondo l'acqua ritorna direttamente al mare. Occorre tenere presente però che l'acqua di mare richiede tubazionispeciali e che il suo prelievo deve essere fatto in punti igienicamente. Il locale destinato a macchinario per il trattamento e la circolazionedell'acqua deve essere facilmente accessibile dall'esterno, per rendere agevole
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l'eventuale sostituzione di parti del macchinario stesso; la sua ubicazione deve consentire di ridurre al massimo lo sviluppo delle tubazioni. CENNI SULLE PISCINE COPERTE La costruzione delle piscine coperte è molto onerosa sia per !e caratteristiche generali dell'opera, sia per il costo degli impianti tecnologici indispensabili. Inoltre, dai dati forniti da una lunga esperienza in materia, risulta, che le spese di gestione delle piscine coperte (specie per quanto concerne il riscaldamento e il condizionamento) sono molto elevate. In questo caso, quindi, occorre più che mai: decidere la costruzione dell’opera in base ad effettive esigenze locali; scegliere caratteristiche tali che, pur consentendo un'adeguata attività sportiva, non portino ad un eccessivo disavanzo di gestione. Da quanto sopra risulta evidente la necessità di contenere in limiti ragionevoli le dimensioni dell'impianto e la tendenza a prevedere Intendendo che le funzioni di una piscina coperta siano prevalentemente tecniche, cioè di preparazione stilistica e d allenamento, non sono consigliabili l vasche di m 50 e m 33,33, nonché piattaforme per i tuffi invece, si possono adottare: vasche da m 25 x 10 a m 25 x 16,80 al massimo: trampolini per i tuffi da m 1 e da m 3. Per quanto riguarda il pubblico,
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tenuto conto: delle misure consigliate per la vasca e per i trampolini; della necessità che le gradinate risultino vicine alle corsie d'estremità, cosa che comporta una curva di visibilità molto accentuata e quindi un'altezza notevole delle gradinate stesse anche per una capienza modesta; del costo di gestione (riscaldamento e condizionamento) sempre elevato in relazione al volume dell'ambiente; del fatto che il numero di spettatori in una piscina coperta, anche quando si sostengono spese ingenti per realizzare le relative installazioni, è necessariamente limitato; si deduce che la funzione spettacolare deve essere contenuta in limiti modesti, essendo antieconomica sia nei riguardi della costruzione che dello spettacolo. Circa il riscaldamento occorre tenere presenti i seguenti dati orientativi: temperatura dell’acqua: minima 22°; temperatura della sala vasca: superiore di 2°-3° a quella dell'acqua; temperatura spogliatoi ed ambienti-frequentati dal pubblico: 18°. Si ricorda, infine, la necessità di evitare la condensazione e conseguente stillicidio, dovuti al contatto fra il vapore che inevitabilmente si forma in piscina e le pareti ed il soffitto della sala vasca.
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OSPEDALI Caratteri dell’Ospedale moderno. - L’ospedale moderno non viene più concepito come una semplice istituzione di benefica pubblica per i malati poveri, ma viene considerato come il fulcro della attività assistenziale sanitaria nella zona d’influenza che gli compete. Infatti, oltre al compito di ricovero e cura, esso può assumere numerose altre essenziali funzioni: sociale e preventiva, di educazione igienica, didattica e di preparazione del personale, di ricerca scientifica. L'ospedale in genere è destinato all'accoglimento dei malati acuti, in modo da sfruttare adeguatamente i complessi e costosi impianti ed il numero dei posti letto con una più intensa rotazione, data la bassa durata media di degenza. Dovrebbero pertanto essere indirizzati verso specifiche
ISTITUTI DI CURA
OSPEDALI
INFERM. PER ACUTI GENERALI
SPECIALIZZATI CONVALESCENZIARI
I cat.
I cat.
II cat. III cat.
II cat. III cat.
CRONICARI
(>240) (>120÷240) (36÷120)
(>720) (>240÷720) (36÷240)
Fig. 2 - Distinzione degli istituti di cura istituzioni i convalescenti, i cronici non recuperabili, i vecchi poveri semi-validi, ecc. Secondo le più moderne concezioni, particolarmente importantedovrebbe essere l'azione preventiva e sociale dell'ospedale, imperniata sul
D
D
INFERMIERE
criterio della prevenzione delle malattie e della conservazione umano con il contributo della collettività. Organizzazione territoriale. - Le funzioni di ogni ospedale devono essere inquadrate in una più vasta con-
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D
C
C
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D
C D D
C B
B
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C
D D
C D
C
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A
C
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D
C D
C
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D
B
C D
D
C
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Fig. 1 - Schema di organizzazione territoriale dell'assistenza ospedaliera A, ospedale 1cat., centro del sistema sanitario (1000 p.I.); B, ospedale 2 cat., satellite (450-500 p.I.); C, ospedale 3 cat., satellite minore (120-200 p.I.); D, centro di sanità o istituzione similiare; - - - - zona di influenza per cure generiche.
A.P.I.C.E. S.r.l.
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Manuale dell’Architetto
OSPEDALI cezione di assistenza sanitaria territoriale: ogni singolo organismo ospedaliero di un dato territorio (provincia o regione) deve far parte di una rete di istituzioni ospedaliere ed assistenziali di varia entità e natura: aventi ognuna un proprio ruolo ed agenti in stretto collegamento (pianificazione ospedaliera). Detta rete dovrebbe essere delineata insieme con il piano urbanistico provinciale o regionale dalle autorità responsabili tecniche e sanitarie (fig. 1). All'estero, uno dei più piccoli organismi è rappresentato dal «Centro di sanità», avente molteplici funzioni di accertamento e prevenzione delle malattie, specialmente sociali, veneree e dell'infanzia, di educazione igienica, di assistenza sociale, ecc., in collegamento con l’ospedale. legislazione. - In Italia la materia è disciplinata, per quanto riguardal'organizzazione ospedaliera, dalle « Norme generali per l'ordinamento dei servizi sanitari e del personale sanitario degli ospedali ». R. D. 30 settembre 1938 n. 1631 e, per quanto si riferisce ai criteri direttivi e funzionali, alla composizione ed alla costruzione degli ospedali, dalle , « Istruzioni per le costruzioni ospedaliere » - Decreto 20 luglio 1939. Distinzione degli istituti di cura. - Questi si distinguono in ospedali ed infermerie. Gli ospedali sono quegli istituti che provvedono alle cure medicochirurgiche, ostetrico-ginecologiche, pediatriche e specializzate. Si defìniscono ospedali generali quando sono destinati a curare le malattie di medicina, di chirurgia, di ostetricia e ginecologia, di pediatria e di tutte o alcune specialità. Si chiamano ospedali specializzati quando sono destinati a curare i soli infermi di malattie definite, rientranti nel novero delle specialità ufficialmente riconosciute (fig. 2). Classificazione degli ospedali. È fondata sulla media giornaliera delle degenze e sull'entità dei reparti e servizi (art. 6 delle Norme sui servizi sanitari, integrato dalla prescrizione del par. 5 delle Istruzioni);per gli ospedali di nuova costruzione, il numero dei
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posti letto deve essere superiore del 20% al numero medio delle degenze per l'assegnazione alle varie categoa a a rie (1 , 2 e 3 ).
eseguono determinate e specifiche cure (ad es. reparto di medicina generale), è costituito da una o più divisioni. Per l'ostetricia-ginecologia, la pediatria ed altre specialità dell'ospedale generale esso può essere costituito da una sola sezione.
a
Ospedali di 1 cat.: Generali: oltre 720 posti letto Specializzati: oltre 240 posti letto
Principali notizie statistiche. Secondo le statistiche ufficiali la situazione degli lstituti di cura in ltalia nel 1958 era documentata dalla seguente tabella:
a
Ospedali di 2 cat.: Generali: oltre 240 fino a 720 posti letto Specializzati: oltre 120 fino a 240 posti letto a
Ospedali di 3 cat.: Generali: da 36 fino a 240 posti letto Specializzati: da 36 fino a 120 posti letto Infermerie per malati acuti. Infermerie per convalescenti, o convalescenziari. Infermerie per cronici, o cronicari. Organizzazione interna. - l locali di degenza di un organismo ospedaliero si devono raggruppare in sezioni, divisioni e reparti. La sezione è l'unità funzionale ospedaliera (denominata anche unità di degenza o di assistenza), dotata di un gruppo di sale di degenza con un insieme organico di servizi e di personale per l'assistenza immediata dei malati. Nel caso usuale di malati acuti può contenere fino a 30 letti; può tuttavia scendere anche a 15 letti nelle degenze di specialità. La divisione costituisce l'unità fondamentale ospedaliera, con un proprio e completo servizio assistenziale sanitario ed infermieristico; è retta da un medico primario, coadiuvato da più aiuti ed assistenti. Può essere composta da due o più sezioni fino ad un max di 120 p. I. in medicina e chirurgia, e di 90 p. I. nelle specialità. Il reparto rappresenta il settore ospedaliero dove si
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Regioni
Posti letto disponibili al 31-12-1958 Posti Ospedali Ospedali letto generali specia- Totale per lizzati 1000 ab.
Italia sett. Piemonte Valle d'Aosta Liguria Lombardia Trentino A.A. Veneto Venzia Giulia Emilia
15550 297 10016 32666 3542 22336 8127 17079
1711 50 2744 4318 350 1066 1370 1192
17261 347 12760 36984 3892 23402 9497 18271
4,6 3,4 7,6 5,3 5,0 6,0 7,6 5,0
Totale
109613
12801
122414
5,5
Italia centr. Marche Toscana Umbria Lazio Abruzzi-Molise
5918 16948 3154 11168 3059
310 872 – 2950 –
6228 17820 3154 14118 3059
4,5 5,4 3,8 3,8 1,8
Totale
40247
4132
44379
3,9
Italia Merid. Campania Puglia Lucania Calabria
6863 6110 596 1775
3218 966 – –
10081 7076 596 1775
2,1 2,1 0,9 0,9
Totale
15344
4184
19528
1,7
Italia insulare Sicilia Sardegna
9419 2734
2081 442
11500 3176
2,4 2,3
23640
200997
3,9
Totale generale 177357
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI Sono esclusi dalla precedente tabella i posti letto sanatoriali (~ 43000) e neuropsichiatrici (~ 90000) e quelli delle case di cura private (56000). Nei riguardi dei numera degli istituti di cura le statistiche ufficiali il 31/12/1954 documentavano la presenza di 1066 ospedali generali, 129 ospedali specializzati, 127 ospedalisanatoriali, 17 preventori vigilati, 78 ospedali neuropsichiatrici, 871 case di cura private. I valori desiderabili di detto coefficiente sono funzione sia della natura e della struttura sociale della zona sia del ruolo e dell'entità dell'ospedale. In genere si ritengono opportuni 2 ÷ 2,5 p. I. per 1000 ab. nelle zone agricoloa artigiane e con ospedali di 3 cat., 4 ÷ 6 per cittadine o centri mediamente urbanizzati, o industrializzati e con a ospedali di 2 cat., 8 ÷ 9 per centri a a urbani densi e con ospedali di 2 e 1 cat. ELEMENTI PER LA PROGET PROGETTATAZIONE Elementi programmatici. - Accertamento preliminare del ruolo dell'ospedale in rapporto al piano di organizzazione sanitaria territoriale (provinciale o regionale) predisposto dalle autorità. Raccolta di elementi statistici, igienici, epidemiologici e no-
FORME MORBOSE
Ospedale Ospedale 2 cat. 3 cat. (~ 450 p.I.) (~ 120 p.I.)
Osservazione 3% Medicina 24% Chirurgia * 39% Ostretricia 13% Pediatria 11% Specialità 4% Contagiosi 6% * con traumatologia ed urologia
3% 26% 41% 12% 12% – 6%
Distinzione delle forme morbose e loro consistenza. - Dipendono in linea generale dal ruolo e dall'entità dell'ospedale. In genere, per un ospedale di a 1 cat. posto al centro di un territorio sanitario aumenta la percentuale di posti !etto specializzati per l'affluenza dei relativi ammalati da una zona d'ina fluenza più vasta; per gli ospedali di 2 a cat. di media consistenza e di 3 cat. sembrano attendibili i valori dell'allegata tabella, desunti da studi sperimentali e pratici. I posti letto per gli ammalati a pagamento non devono essere superiori ad un decimo della capacità del reparto cui sono annessi (par. 9 delle Istruzioni).
sologici, costruttivi, economici e sociali della zona d'influenza assegnata. Elaborazione, d'accordo con i sanitari, gli igienisti e gli amministratori, del programma del futuro ospedale: forme e grado di assistenza, concetti igienico-funzionali, caratteristiche ambientali più o meno Criteri igienico-funzionatl. - Diricercate dell'organismo, pianofinanstribuzione accurata dei vari centri di ziario di gestione, ecc. attività che costituiscono l'organismo Basi fondamentali del programma: Superfici Cubature Fabbisogno di posti letto. m²/p.I. m³/p.I. Derivato dalle indagini sulla Stanze di minimo 6,00 19,20 6,40 21 – 22 zona d'influenza: natura e strut- degenze { conveniente 17 – 20 54 – 66 tura sociale della popolazione, Sezione di degenza 20 – 24 66 – 80 entità e densità della stessa, Divisione di degenza stato sanitario, incremento me- Reparto di degenza 23 – 28 75 – 92 dio demografìco e migratorio, di chirurgico Ospedale interno da degenza media nei ricoveri esigrande a piccolo 45 – 60 145 – 200 stenti, previsione di aumento Ospedale interno, da dell'afflusso all'ospedale nuovo, grande a piccolo, superifici e cubature lorde 52 – 70 180 – 250 condizioni della viabilità, ecc. N
Servizio mortuario e necroscopico
Servizio tecnologico tecnologico Magazzini Alloggi
Servizio religioso
E
O
Reparto operatorio
X Diagnostica X Terapia Laboratori clinici Cure fisiche
DEGENZE
S-E S Fig. 4 - Settore di orientamento consentito dalle norme
Centro trasfus.
Pronto soccorso
Osservazione Accettazione
Direz. sanitaria Econom. Biblioteca Amministrazione Ingresso principale
Ambulatori Consultazioni
H
L=2÷2,5 H Donatori Infortunati
Ammalati
Personale Visitatori Fornitori
Fig. 5 - Distanza tra corpi di fabbrica ospedalieri
Ambulatoriali
Fig. 3 - Schema dei collegamenti funzionali tra i centri di attivit… dell'ospedale generale
A.P.I.C.E. S.r.l.
400a
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI ospedaliero. Studio dei collegamenti interni tra questi centri per assicurare un funzionamento razionale sia dal punto di vista assistenziale-sanitario sia da quello tecnico-economico. lmpostazione di una maglia interna di comunicazioni verticali ed orizzontali che consenta l'indipendenza dei reparti e delle sezioni, nonché dei servizi generali e tecnici, la distinzione dei sessi, la riduzione al minimo dei percorsi, l'esclusione di incroci e controritorni a sovrapposizioni, la discriminazione fra traffici puri ed impuri, ecc., mantenendo per altro la massima compattezza strutturale dell'edificio (fig. 3). Sistemi proposti per il riscaldamento, la ventilazione, la provvista dell'acqua, la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi.
sità, umidità relativa, ecc.), da fattori tellurici (terreno sciolto ed asciutto, falda idrica distante dalle fondazioni, ecc.), da fattori locali (viabilità, collegamenti con la zona urbana, ecc.). Ampiezza minima m² 75 per p. I., comprensivi di 15-20 m² da destinare a giardino, parco o terrazzo. Per l'ospedale del tipo a blocco è conveniente aumentare a 100 m² per p. l.; di più per gli ospedali ramificati o misti. prevedere area per futuri ampliamenti.
genze del blocco. Per i tipi costruttivi ramificati tener presente la distanza igienicamente conveniente (fig. 5).
Orientamento. - Prescritto dalle norme ufficiali, per l'esposizione della facciata delle degenze, il settore che va da Sud-Est a Sud, a meno di necessaria protezione da venti dominanti (fig. 4).
Capacità massima poliblocco: 1500 p. I., salvo deroga ministeriale.
Area edilizia. - La scelta è influenzata da fattori climatici (esposizione e soleggiamento, ventilazione, nebulo-
Distanza tra i corpi di fabbrica. - Preferibilmente sistemare a parco la zona antistante la facciata delle de-
A.P.I.C.E. S.r.l.
400b
Numero del piani. - Il numero massimo di piani consentito è di 7 fuori terra, salvo deroga ministeriale. Possibilità di diverse interpretazioni nei riguardi del livello del terreno: attendibili le soluzioni della fig. 6.. Capacità massima monoblocco: 750 p. I., salvo deroga ministeriale.
Superfici e cubature per ospedale generato. Possono darsi solamente cifre di largo orientamento, valevoli per costruzioni medie di decorosa economia:
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI Piano 6
Piano 6
7 piani f.t.
"
5
"
5
"
5
"
4
"
4
"
4
"
3
"
3
"
3
"
2
"
2
"
2
"
1
"
1
"
1
7 piani f.t.
7 piani f.t.
P. rialzato
Ingr. princ. P. rialzato
Ingr. princ. P. rialzato
Semicant.
Semicant.
Semicant.
Semicant.
Semicant.
PERSONALE
curante 27%
Piano 6
servizi generali 17%
Ammortam. 4%
medicamenti 16%
Ingr. princ.
TECNICA MEDICALE
Spese div. 2%
esami radiolog. 7% Riscald. man. 6%
analisi 5% Alimentazione 16%
Fig. 6 - Soluzioni attendibili per il numero dei piani nei riguardi del livello del terreno
Per ospedali policlinici, di ricerca ed insegnamento possono raggiungersi cubature lorde di 290 m²/p.I. Costo di costruzione. - Per una valutazione di massima, utile nella fase d'impostazione del progetto, si può adottare il criterio del costo a posto letto; entro determinati limiti, in Italia detto costo può stimarsi da L. 2000000 a L. 2800000 per ospedali generali rispettivamente grandi e piccoli. Cifre maggiori si hanno perospedali specializzati e policlinici. Un'altra valutazione può effettuarsi applicando un costo a m³ vuoto per pieno, maggiorato rispetto ai comuni indici locali a causa della cospicua entità degli impianti fissi, al volume complessivo dell'edificio. Nei riguardi delle incidenze delle varie categorie di lavori sulla totale spesa di costruzione di un ospedale potrebbe essere aleatorio dare delle cifre standard, tenuto conto dell'estrema diversità dei casi pratici. Tuttavia, con riferimento ad entità medie, a terreni di media consistenza e configurazione, a situazioni locali normali, si può adottare la seguente valutazione di largo orientamento: Scavi e riporti Fondazioni Strutture in c. a. Murature est,. ed int. Coperture ed impermeabili Intonaci est. ed int. Rivestimenti est. ed int. Pavimenti Lavori in marmo Infissi esterni ed interni
0,8 % 2,5 » 22,0 » 8,2 » 2,6 » 4,6 » 4,2 » 8,4 » 2,4 » 12,5 »
Fig. 7 - Diagramma riassuntivo delle incidenze relative delle varie attività ospedaliere sul costo totale di gestione
Opere in ferro e da latton., 1,1 » Opere da pittore 2,5 » Sistemaz. esterne e fognat. 2,0 » Assistenza muraria impianti 1,2 » Totale 75,0 %
» » » »
disinfezione e incenerim. 0,6 » elettrico 2,3 » telef. e segnali 0,7 » elevatori 2,5 » Totale 25,0 % In linea generale possono anche darsi le seguenti cifre globali per i due principali raggruppamenti di lavori:
Impianto centrale termica e riscaldamento 7,8 % Impianto ventilazione e condizionatori 2» » idrico-termico-sanitario 5,2 » » cucina e frigo 2,9 » » lavanderia 18»
Lavori murari ed affini, compresi infissi 72÷79 % Impianti tecnologici 28÷21 % Costo di gestione.- È costituito da USCITA FUNERALI
INGRESSO CONTAGIOSI AREA INFETTA Stabulari
Disinfez.
Contagiosi
Edificio mortuario
Lavander.
Centrale termica Magazzino
Specialià
Specialità Chirurgia generale
Medicina
Paganti Cucina generale
INGRESSO VIVERI E MATERIALI
Alloggio suore Specialità
Specialià
Chirurgia g. Laboratori clinici
Chiesa Radiologia
Medicina
Specialità
Cure fisiche
Alloggio personale
Osservazione
Accettazione Pronto soccorso
Direzione Amminist.
Farmacia Ambulatori
INGRESSO PRINCIPALE Fig. 8 - Disposizione planimetrica schematica di un ospedale a padiglioni con i principali collegamenti
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Manuale dell’Architetto
OSPEDALI elementi variamente consistenti in dipendenza delle condizioni economiche locali e della struttura organizzativa dell'ospedale. Da dati ufficiali apparsi nella rivista « Techniques hospitalières » si è desunto il diagramma della fig. 7. rappresentante le incidenze di ciascun raggruppamento di attività ospedi2liera sul costo complessivo della gestione. SISTEMI EDILIZI A sviluppo orizzontale estensivo. - Sistema caratterizzato da un grande numero di edifici staccati e variamente disposti in un'area alquanto estesa (collegati eventualmente da porticati o gallerie), destinati ciascuno al ricovero di una data specie di ammalati o ad un singolo servizio diagnostico, terapeu-
A.P.I.C.E. S.r.l.
tico, generale , tecnologico, ecc.; comunemente inteso come « ospedale a padiglioni » (fig. 8). Inconvenienti: grande fabbisogno di area, maggiore spesa di costruzione per i semicantinati ed i tetti, necessità di complessa ed estesa rete di strade e di condutture, notevole dispersione di calore nelle tubazioni dei fluidi riscaldanti, appesantimento dei servizi e forte speri di gestione, eccessivodisagio per i malati per gli spostamenti dai padiglioni di degenza a quelli di cura, ecc. Valido fino a circa 25 anni fa, viene ora riservato, con notevoli adeguamenti ai nuovi criteri, per alcuni tipi di ospedali specializzati (ad es. ospedale psichiatrico) o di infermerie (ad es. convalescenziari).
- Sistema caratterizzato da un organismo costruttivo più o meno compatto, nel quale sono concentrati i reparti di degenza, i servizi di diagnostica e di cura, i servizi amministrativi e tecnologici, ecc. in piani sovrapposti. in modo da sostituire ai disagevoli e lunghi percorsi orizzontali i più comodi e rapidi percorsi verticali; comunemente inteso come « ospedale a blocco ». Vantaggi rispetto al sistema esteso: minore fabbisogno di area, minore spesa di costruzione, ridotta spesa per l'impianto delle reti di condutture e di strade, minori disperdimenti di calore nei condotti dei fluidi riscaldati ecomomia, maggiore facilità di controllo e sorveglianza, minor spese per la manutenzione, ecc.
A sviluppo verticale intensivo.
401b
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
A
B
C
D
E
F G
I H
L Fig. 9 - Principali schemi planimetrici impiegati per gli ospedali esistenti A, a T; B, a T con ala retrostante C, a doppio T; D, rettangolare; E, a doppio T con ala retrostante ruotata; F, ramificato con propaggini; G, ramificato con propaggini a pochi piani; H, ad H con edifici più bassi circostanti (tipo Nuovo Ospedale San Giovanni, Roma), I, a blocchi paralleli con collegamenti trasversali (tipo Basilea); L, a blocchi paralleli con fronte di degenza a pettine tipo Ospedale Sud, Stoccolma).
A.P.I.C.E. S.r.l.
402
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
M
N
O
P
Fig. 9 - Principali schemi planimetrici impiegati per gli ospedali esistenti M, a due blocchi a doppio T collegati e con propaggini laterali più basse (tipo Vercelli); N, a monoblocco centrale con piastra ramificata ai piani più bassi (tipo Ospedale di Bolzano); O, a due V molto aperte collegate ai vertici da propaggini ai piani più bassi (tipo Ospedale Glostrup, Copenhagen); P, a due blocchi a T collegati e con propaggini alle estremità e posteriormente a quote minori (tipo Policlinico di Siena).
A.P.I.C.E. S.r.l.
403
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI dei fluidi riscaldanti, sensibile economia di personale, magPediatria giore facilità di controllo e sorveOstetricia glianza, minori spese per la maChirurgia nutenzione, ecc. Svantaggi (per Medicina Traumatologia altro non determinanti): talora Paganti Otorin. Oftalm. Ginecologia eccessivo addensamento di maChirurgia lati e di servizi, relativa separaMedicina zione tra le varie forme morbose, Traumatologia Otorin. Oftalm. forte sviluppo di scale ed eleva- INGRESSO MEDICI FORNIT. VISITAT. tori, estese proiezioni d'ombra Dermosif. (uomo) nelle zone retrostanti ai blocco Dermosif. (donna) multipiano delle degenze, ecc. Urologia Osservaz. (uomo) Forme planimetriche dipendenti, Suore Osservaz. (donna) in linea generale, dalla natura Amministr.Sale da parto Lavanderia Operativo Anal. Direz. dell'ospedale e particolarmente Accettazione Lavanderia Radiologia dalla sua capacità complessiva Gall. imp. Galleria pura Cure fisiche Accettaz. Pronto soccorso INGRESSO SERVIZIO (fig. 9). Cucine A sviluppo semiestensivo o misto. - Sistema caratterizzato dalla diInfermieri Autorimessa sposizione sull'area ospedaliera Isolamento Ambulatori di un certo numero di blocchi di Infermieri Offic. magazzini viveri Anal. patolog. degenza di media altezza, conteINGRESSO MALATI nenti ciascuno un gruppo di Fig. 10 - Esempio di schema distributivo per ospedale di media capacit… (Osp. Civ. Catanzaro, arch. S. Greco) forme affini (ad es. forme chirurgiche), collegati orizzontalmente conal- anche i reparti operatori. «Istruzioni» gli elementi funzionati di un tri blocchi pure moderatamente elevati, Lateralmente od in mezzo a questa ospedale sono: nei quali sono concentraci molteplici «piastra» viene disposto il grande a) Servizi generali: amministrazione, servizi ospedalieri; comunemente de- blocco delle degenze, perfettamente direzione, biblioteca, economato, nominato «ospedale misto», oppure collegato con essa mediante le farmacia, cucina, lavanderia, cen«ospedale a poliblocco». Tipico esem- comunicazioni verticali ai punti nodali trale termica, alloggi del personale. pio in Italia il Nuovo Ospedale Mag- opportuni. La piastra può essere svilocali per l'assistenza religiosa, regiore di Milano. luppata in estensione con corpi mulparto anatomo-patologico. stazione Forme intermedie. - Oltre ai sistemi tipli, come nell'Ospedale di Saint-Lô di disinfezione, forno di incenerifondamentali precedentemente accen- ed in alcuni ospedali americani, opmento dei rifiuti. nati, vengono talvolta adottate alcune pure essere preferibilmente realizzata b) Servizi di cura: ambulatori, pronto disposizioni caratterizzate dalla concen- mediante un insieme di ramificazioni soccorso, laboratori per esami clitrazione di quasi tutti i posti letto e di costruttive dipartentisi dalla base del nici, locali per radio-diagnostica, rapochi servizi, prevalentemente diagno- blocco e razionalmente collegate con dioterapia e cure fisiche diverse, restici e curativi, in un grande blocco esso e tra di loro, per la più efficace parto operatorio, gruppo da parto. principale, attorno al quale sono varia- funzionalità e chiarezza distributiva del c) Servizi di accettazione, bonifica e mente disseminati i padiglioni destinati complesso. reparto di osservazione. ai servizi generali, tecnologici, funebri e Centri medici e città ospedaliere. - d) Locali di degenza, comprendenti religiosi, o ai reparti speciali. Esempio Grandi organismi di varia struttura e tutte le sezioni e le divisioni di detipico l'Ospedale Pasteur a Colmar, complessità, costituiti da agglomerati genza. Ospedali con piastra. - Attualmente intensi di edifici alquanto elevati, desti- In linea generale la sistemazione nortende ad affermarsi un'impostazione nati, oltre che al ricovero ed alla cura malmente adottata per i predetti elecostruttiva che, pur appartenendo con- degli ammalati, anche alla ricerca menti è quella di distribuire nei vari cettualmente al tipo a blocco, presenta Scientifica, all'insegnamento Uni- piani delle ali principali di un blocco i la caratteristica di prevedere al piano versitario ed alla specializzazione del reparti o le divisioni di degenza, di terreno, molto esteso in rapporto al personale. Esempi: Ospedale Cornell, ubicare i servizi generali nei piani più vero e proprio blocco multipiano, tutti i Ospedale Bellevue ed Ospedale bassi e semicantinati dello stesso blocco servizi di diagnostica e di cura che Bethesda negli U.S.A., Città Ospeda- (sulla stessa verticale delle degenze o in interessano sia la collettività esterna che liera di Lilla in Francia, ecc. posizione adiacente) in modo che i colgli ammalati interni: pronto soccorso legamenti relativi siano quanto più con sale di interventi, accettazione,am- ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE svelti possibile, e di organizzare i bulatori, centro trasfusionale. laboratori DI UN OSPEDALE OSPEDALE A BLOCCO gruppi di cura e diagnostica nelle parti di analisi, radiodiagnostica e ra- Elementi funzionati dell'ospedaliere. - retrostanti alle vere e proprie ali di dioterapia, cure fisiche, ecc. e talvolta A norma del paragr. 7 delle degenza, in maniera da renderli acces-
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Manuale dell’Architetto
OSPEDALI sibili per una via interna agevole ai ricoverati di tutti i reparti, o di quelli ad essi strettamente pertinenti (fig. 10). Agli elementi sopraelencati è da aggiungere il «Centro trasfusionale», oggi necessario in ogni ospedale, con locali per attesa, visita, prelievi, laboratorio, emoteca, servizi accessori, ecc. Principi basilari di organizzazione. - Indipendenza dei reparti, delle divisioni e delle sezioni di degenza, nonché dei singoli elementi funzionati. Distinzione dei sessi. Distinzione dei percorsi puri, impuri, infetti. Sviluppo rapido e razionale dei collegamenti tra i vari centri di attività. Assoluta mancanza di incroci e promiscuità fra traffici di diversa natura. Traffici principali dell'ospedale e loro natura: Ammalati in accettazione (1). Infortunati per il pronto soccorso (2). Ambulatoriali (3). Personale medico, infermieristico ed ausiliario (4). Personale impiegatizio (5). Visitatori e pubblica in genere (6). Viveri e vivande (7). Biancheria pulita (8). Biancheria sporca (9). Biancheria infetta (10). Salme verso il servizio mortuario (11), Degenti e personale verso il servizio religioso (1 2). Approvvigionamento di materiali (13). Rimozione rifiuti solidi (14). Traffici inerenti ai contagiosi (15). Da considerare puri (l), (2). (3). (4). (S), (6). (7), (8), (12). (13); impuri (9), (11), (14); infetti (10), (15). Distinzioni e raggruppamenti dei traffici, consigliabili o ammissibili, in linea di orientamento, per la buona ed igienica funzionalità dell'ospedale: Nelle sezioni
biancheria sporca e rifiuti (deposito) vivande in arrivo e loro smistamento (cucinetta di sezione)
Nelle divisioni di piano
biancheria pulita in arrivo (guardaroba di piano) visitatori (ascensore) ammalati (montalettighe) personale (ascensore)
Nei corridoi dei piani inferiori
ammalati dall'accettazione all'osservazione ammalati dall'osservazione alle divisioni di degenza degenti interni verso i reparti di diagnostica e cure fisiche esterni dagli ambulatori verso i reparti di diagnostica e cure fisiche visitatori verso le divisioni di degenza divisioni di degenza personale impiegatizio e pubblico verso servizi amministrativi
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Manuale dell’Architetto
OSPEDALI Nelle gallerie di servizio
All'esterno del blocco
All'esterno del recinto ospedaliero
Criterio generale per i traffici ospedalieri:che le sezioni di degenza siano attraversate nel loro in terno dalle colonne dei traffici inerenti ai servizi più specifici per l'assistenza immediata (vivande, biancheria sporca e rifiuti) e che le divisioni di piano siano attraversate nelle loro zone centrali (meglio contiguamente) dalle colonne dei traffici di carattere più generale (montalettighe e scale, ascensori personale e visitatori, montabiancheria, ecc.). Dette colonne di traffico sboccheranno in basso nel piano dei servizi,direttamente nelle zone di ricezione o di spedizione dei servizi corrispondenti, oppure in adatti locali in collegamento con le predette zone. Tra le molteplici esigenze particolari è, indispensabile
vivande, biancheria pulita, approvvigionamenti biancheria sporca, rifiuti solidi, salme biancheria infetta, rifiuti infetti impiegati, pubblico in genere. visitatori, personale medico, all'atrio generale personale infermiere ed ausiliario agli spogliatoi centrali ammalati all'accettazione infortunati al pronto soccorso malati esterni agli ambulatori donatori al centro trasfus personale tecnico dei servizi generali agli spogliatoi centrali dei singoli servizi viveri alla cucina approvvigionamenti ai magazzini, alla farmacia ecc. contagiosi al reparto pertinente salme dal reparto anatomo-patologico
DEGENTI
RADIOLOGIA
FISIOTERAPIA
i ammalati, personale, ambulatoriali, pubblico, visitatori, impiegati impiegati (ingresso principale sul recinto) viveri, approvvigionamenti, ecc. (ingresso di servizio) contagiosi (ingresso riservato) cortei funebri (uscita riservata)
LABORATORI ELETTROCARD. METAB. BASALE
FARMAC.
MORGUE AUTOPS.
USCITA
AMBULATORIALI ASSISTITI DAL CENTRO DI SANITA' Fig. 11 - Schema dei traffici relativi ai servizi di diagnosi e terapia in un ospedale generale (U.S.P.H.S.)
PIANI 3-4-5-6-7-8
Degenze
Sanatorio Oculist. PIANO 2
Oper
Reparto operat. Traumat. Sanatorio Parti
Degenze
Urolog.
PIANO 1 Chirurg.
Rep. operat. centraliz.
Ambulatorio Suore Abitaz.
Cappella
Radiolog.
Inferm.
Allogg.
1
4
Oncolog. Radiologia 2
Ammissioni
Cucina
Guardaroba
Osserv. 3
Cucina
Stomatol.
Lab. an. PIANO TERRA
Ambul. Refettorio
Cure fis.
Farmac.
Abitaz.
1
Amministrazione
Atrio Direz. sanit.
Don. san.
Pronto socc.
Atrio visite
3
2
Magazz. Lavand. 5
Accett.
Cent. ter.
Lavand.
6 Abitaz.
Morgue PIANO INFERNOTTO
Cobaltoterapia Morgue Autop.
Spogliat.
Incen.
"
PRINCIPALE
3
"
SECONDARIO
Fig. 12 - Esempio di schema funzionale dei traffici interni ospedalieri (Istituto Maternità, Sao Paulo)
A.P.I.C.E. S.r.l.
1 INGRESSO AMBULATORI
1 INGRESSO AMBULATORIO 2
405
Magazzini
CURE FISICHE 2 Fig. 13 - Esempio di schema funzionale dei traffici interni ospedalieri (Ospedale Civile di Bolzano - arch. E. Rossi)
3
" "
PRONTO SOCC. ACCETTAZIONE PRINCIPALE
4
"
CUCINA
5
"
CENTRALE TERMICA
6
"
USCITA FUNERALI
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
W. C. W. C. D.
W.C. C.B. Guardia Deposito inferm. Lav. s.p. B.S.
Cucinetta
Soggiorno refettorio
Ant. Lav.
Servizio Bagno Smal. medicinale infermiere
Bagno
W. C. D.
Ant.
W.C.
Lav. pers.
D.
4 letti 6 letti
6 letti
6 letti
1 letto
6 letti
Scala di servizio
1 letto isolato
Lav. w. c.
M.V. Fig. 14 – Rappresentazione schematica di una sezione « standard » di 30 p.l.
OSPEDALE GENERALE: LOCALI DI DEGENZA Sezione ospedaliera. – Rappresenta l’unità funzionale ospedaliera ed ècostituita da un certo numero di stanza per i degenti e di locali per i srvizi,disimpignati da un corridoio (figg. 14 e 15). Con riferimento alle sezioni di medicina o di chirurgia, definita «standard », possono riassumersi le principali caratteristiche generali dellasezione: a) Capacità di posti letto. –Cifra massima 30 posti per malati acuti. Tendenza verso la sezione di 25 letti,particolarmente all’estero. Negli ospedali molto piccoli detta entità dovrà ridursi, per la necessità di suddividere nelle varie forme morbose la capacità complessiva. b) Disposizione planimetrica. – A parità di capacità della sezione, essadipende dalla maggiore o minore capacità delle sale di degenza e dall’adozione o meno del corpo di fabbrica prevalentemente doppio. Si hanno
molti esempi esteri con corpi multipli e con stanze di degenza a bassonumero di letti, con esposizione opposte (Est-Ovest, Sud-Nord). In Italia siprescrive l’adozione di un corpo costruttivo temperatamente doppio, e cioè con il corridoio avente da un latola fila delle stanze di degenza esposte verso i migliori orientamenti tra Sud e Sud-Est e dall’altro i gruppi dei servizi disposti a giusti intervalli, per consentire la buona areazione ed illuminazione naturale del corridoio stesso. c) Organizzazione interna. – Occorre distinguere nella sezione tre nuclei di diversa funzione: degenze e soggoirno, servizi, circolazioni e disimpegni. Per un ottimo grado di utilizzazione l’area netta complessiva di tetti tre nuclei non deve superare determinati limiti, ed ognuno di essi, inoltre, deve essere ben proporzionato rispetto agli altri. Per la citata disposizione ad andamento longitudinale l’area netta complessiva può variare dai 16 m²/p.l. ai 22 m²/p.l. Per
quanto riguarda il proporzionamento si possono dare, a titolo di largo orientamentole seguenti percentuali: Degenza e soggiorno 48÷51% Servizi 20÷25% Circol. e disimpegni 25÷30% Sviluppo corridoio: da m 1,2 a m 2 per posto letto. Larghezza corridoio: minima m 2,00, consigliabile almeno m 2,30. Distanza camera di degenza (centro) e smaltitoio ≤ m 15. Distanza camera di degenza (centro) e locali di servizio ≤ m 25. d) Stanze di degenza. – Da adottarecamere di degenza da 1 a 6 letti, salvo casi particolari. Le norme fissano per le sale di degenza da 2 a 6 letti per superficie minima di 6,00 m² per p.l., e per la stanza ad 1 letto un’estensione minima di 9,00 m². Essendoanche prescritta l’altezza netta minima di m 3,20 le corrispondenti cubatureunitarie minime risultano m³ 19,20 e m³28,80.
3,50
5,00
w.c. malati isolato
460 2,50
montacar. viveri e biancher. pulita 3,40
bagno
isolato
bianch. sporca.
infermeria
bagno
4,60 ascensore
3,00
lavag. stov.
w.c. malati
visita
montalettig.
5,80
w.c. infermieri
cucinetta di piano
cadaveri bianch. sp.
smarritoio
14,60 soggiorno
caposala
soggiorno
7,50 guardar.
2,10
2,10 2,10 2,10 2,10
2,10 2,10 2,10 2,10
2,10 2,10 2,10
2,10 2,10 2,10 2,10
2,10 2,10 2,10 2,10
4240
Fig. 15 – Rappresentazione costruttiva di una sezione ospedaliera « standard » con centralizzazione della cucinetta e della caduta b.s. (arch. E. Rossi)
A.P.I.C.E. S.r.l.
406a
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI Il numero di letti più conveniente per la stanza di degenza è legato a molteplici fattori, tra cui particolarmente il tipo e la natura dell’ospedale e la stessa capacità della sezione. La stanza a 6 letti risponde adeguatamente alle esigenze sanitarie ed è economicamente la più indicata. La stanza a 4 letti risponde meglio della precedente alle esigenze sanitarie e del conforto dell’ammalato, e si può
A.P.I.C.E. S.r.l.
considerare adeguatamente conveniente dal punto di vista economico. Le stanze a 3 letti ed a 2 letti, rivolte ad un maggiore conforto del malato, sono meno convenienti economicamente nella costruzione (necessità di na larghezza di m 3,40÷3,50) e nella gestione. La stanza ad 1 letto serve principalmente per il malato grave, fastidioso, ecc. da isolare opportuna-
406b
mente; l’adozione di almeno unacamera ad 1 letto per la sezione è espressamente prescritta dalle Istruzioni (figg. 16 e 17). e) Servizi di sezione. – Secondo le norme italiane gli ambienti complementari di cui deve essere dotata una sezione sono i seguenti: Locali di servizio. Si possono comprendere sotto questa voce generica due essenziali locali: La stanza
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI di guardia delle infermiere (12 ml) e la stanza di disbrigo o di lavoro rnedicale delle infermiere (16 ml). Latrine per i ricoverati, in propor-
zione di 1 latrina ogni 15 letti uomini e di 1 latrina ogni 10 letti donne. Le latrine devono essere aerate ed illuminate direttamente e precedute 3,50
6,00÷6,30 0,65 0,95 0,80 0,95
6,00÷6,10
6,00÷6,10
0,80 0,95 0,90 Per sei letti Profondità consigliabile m 6,10, massima 6,30. Larghezza consigliabile da m 6,00 a m 6,30 e talvolta m 6,50. Finestra e porta centrali.
Per tre letti Profondità consigliabile m 6,10, massima 6,30. Larghezza consigliabile da m 3,40 a m 3,50. Finestra e porta laterali.
6,00÷6,30
3,50
4,25
4,25
Per quattro letti Profondità consigliabile m 4,25, massima 4,50. Larghezza consigliabile da m 6,00 a m 6,30 Finestra e porta centrali.
Per due letti Profondità consigliabile m 4,25, massima 4,50. Larghezza consigliabile da m 3,40 a m 3,50. Finestra e porta laterali.
Bagni per i ricoverati, in proporzione di 1 bagno ogni 15 letti, con bidè. In ogni locale da bagno è preferibile sistemare una sola vasca; consigliabile che la vasca sia situata nella zona centrale della stanza e libera da ogni lato (6 ÷ 10 m², a seconda del sistema adottato), (fig. 19). Un locale di pulizia con lavabi in proporzione di 1 getto d'acqua ogni 5 malati (quando i lavabi non siano ubicati nelle stanze di degenza). Un deposito per la biancheria sporca, la spazzatura, i rifiuti di medicazione, gli arnesi di pulizia. Consigliabile munire detto locale di montacarichi sezionale. Opportuna, quando possibile, la distinzione in due locali rispettivamente per biancheria sporca insieme con rifiuti di medicatura utilizzabili e per spazzature insieme con arnesi di pulizia (5 ÷ 8 m²). Una cucinetta per riscaldare e distribuire il vitto proveniente dalla cucina centrale e per preparare le pozioni speciali per i malati. È consiglia-
3,45
3,45 2,05
da un'antilatrina pur essa aerata ed illuminata dall'esterno; per ottenere ciò la posizione preferibile del gruppo dei servizi igienici è in una zona d'angolo (fig. 18). Dimensioni minime di ogni vano di latrina m 0,90x1,60. Una latrina separata per il personale, preceduta da un'antilatrina. Un locale per lo smaltitoio (6 ÷ 8m²).
1,40
2,05
2,05
1,40
6,10 2,00
2,05
0,70 0,95 0,70 4,80
0,95
1,50
Stanza di degenza - tipo tedesche (ing. Lewicki) Migliore sistemazione dei letti con capezzale verso le pareti divisorie trasversali. Distanza tra letto e parete divisoria m 0,10-0,30. Distanza tra i letti m 0,80-0,90. Finestra in asse con la porta. Larghezza porta m 1,20-1,40. Rapporto superficie finestrata - superficie pavimento da 1/4 a 1/7.
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407a
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI bile munire detto locale di montavivande sezionate (12 ÷ 20 m², a seconda del sistema di distribuzione delle vivande). Divisione ospedaliera. - Normalmente ha la configurazione di un piano di degenza con due sezioni. I locali della divisione, comuni alle due sezioni, vengono sistemati contiguamente ai nuclei elevatori di disimpegno nella zona centrale del piano: un locale di sosta e pulizia per il personale infermiere (14 ÷ 16 m²);
A.P.I.C.E. S.r.l.
un locale per guardaroba ed ufficio per la caposala. Conviene munire questo locale di montabiancheria per la b. p. (16 ÷ 18 m²): una camera di visita medica e di medicazione (16 ÷ 20 m²); un laboratorio per le ricerche cliniche più urgenti (16 ÷ 20 m²); una camera di riposo per il medico interno, provvista di servizi igienici.
407b
Altri locali complementari: una camera per il primario ed una per gli aiuti ed assistenti, con servizi igienici; un locale di attesa per il pubblico con servizi igienici; un parlatorio: un deposito lettighe; un box di controllo di piano. Due sezioni possono collegarsi con un blocco di locali di servizio in comune, ivi compresi locali di soggiorno e refezione, che vanno calcolati ad almeno m² 1,20 per p. I.
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI B canaletta d'illuminazione
A
A
SEZIONE A-A canaletta porta cavi
canaletta d'illuminazione placca (deviat., puls. campanello pr. corr., pr. cuffia radio)
B PIANTA SEZIONE B-B Fig. 17 - Dettagli degenza tipo a 6 letti (Istituti Ospedalieri di Verona, arch. E. Rossi)
OSPEDALE GENERALE: SERVIZI DI ACCATTAZIONE Accettazione medica ed anagraanagrafica. - Contigua a un apposito vestibolo d'ingresso ammalati barellati (preferibilmente separato dall'atrio principale). Locali mediamente necessari: attesa ammalati con servizi igienici, visita medica, registrazione anagrafica, locali per la bonifica dell'accettato (svestizione bagno e disinfez., vestizione). Collegamento con la stazione di disinfezione e con la fardelleria (deposito degli abiti civili). Locali complementari: ambienti per il medico di guardia, per il personale infermiere, deposito lettighe. Degenze di osservazione. - Collegate da una parte con la predetta accettazione e dall'altra con i nuclei interni di comunicazioni verticali verso le degenze comuni dei vari piani del blocco ospedaliero. Devono essere distinte per sesso e per età. Capacità usuale dal 2 al 4 per cento dei posti letto ospedalieri. Preferibili stanze a 2 letti e ad 1 letto. Organizzazione interna improntata al funzionamento di una sezione di degenza.
A.P.I.C.E. S.r.l.
OSPEDALE GENERALL: SERVIZI DI CURA DIAGNOSTICA Pronto Soccorso. - Contiguo ad
W.C.
W.C.
ANTITAL.
LAVABI
W.C.
CORRIDOIO Fig. 18 - Conveniente sistemazione di un gruppo di servizi igienici in una sezione
CORRIDOIO Fig. 19 - Posizioni consigliabili della vasca in un locale da bagno.
408a
un vestibolo d’ingresso, separato dall'atrio principale dell'ospedaleCollegamenti indispensabili con l'osservazione e con il reparto operatorio. Locali mediamente necessari attesa con servizi igienici, sala visita e medicazione stanza per il medico di servizio, stanza per il per sonate, deposito delle lettighe, locale per la Pubblica Sicurezza, servizi igienici ed accessori. Locali consigliabili: sala di radioscopia, saletta di sosta temporanea, cabina per il telefono. Negli ospedali grandi gruppo operatorio d'urgenza. Ambulatori. - Complesso ambulatoriale separato dai traffici interni ospedalieri e collegato riservatamente con i reparti di diagnostica e di cure fisiche. Composizione variabile con il tipo e l'entità dell'ospedale. Con riferimento ad un tipo medio, locali necessari: sale di attesa distinte per sesso e, per quanto possibile, per gruppi di specialità, saletta d'inchiesta e schedario, sale di visita, sale di cura, stanze per i sanitari, stanza per il personale infermieristico depositi, servizi: igienici. Locali consigliabili: servizi sociale, locale per il custode, locale cassa. Specialità per piccoli ospedali me-
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI dicina, chirurgia, ostetricia, pediatria, odontoiatria. Laboratori centrali per esami clinici. - Eseguono le ricerche e le analisi necessarie per il completamento degli elementi per la diagnosi medica del malato, oltre ad assolvere alcuni compiti sussidiari. Composizione alquanto variabile secondo il tipo e l'entità dell'ospedale. Per un ospedale di tipo medio, locali necessari: sala di chimica clinica e biochimica, sala di batteriologia e microscopia, sala di sierologia, sala di istologia, eventualmente sala di ematologia, locali o comparti per i termostati, per le bilance, per le centrifughe, per i frigoriferi, locale per preparazione e sterilizzazione colture (cucina), locale per lavatura vetrerie con accanto il deposito delle stesse, stanza per metabolismo basale ed elettrocardiografia, stanza per i medici, stanza per ilpersonale, eventuale cassa, spogliatoi eservizi igienici. Ai laboratori è collegato lo stabulario (in giardino o in terrazzo), da suddividere in due zone: l'una per l'allevamento degli animali da esperimento e l'altra per il loro deposito dopo iltrattamento e per il servizio di autopsia.
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Locali per radiologia e radioradioterapia (figg. 20 e 21). - Composizione molto variabile con il tipo e l'entità dell'ospedale. Per un ospedale piccolo ci si limita ad unamodesta unità di radiodiagnostica, mentre per un ospedale grande si apprestano una o più unità di radiodiagnostica ed unita di radioterapia, di radioumterapia, di isotopi radioattivi. Eventuali attrezzature molto specializzate: telecobaltoterapia, betatrone, ecc. Tutti questi ultimi gruppi, pur appartenendo concettualmente alle cure fisiche, vengono abbinati al reparto di radiologia per l'affinità della materia. Unità di rodiodiognostica. - È costituita da un gruppo di localicomprendenti una o due sale di diagnostica e gli accessori caratteristici. Collegamenti diretti della sala di radiodiagnostica (sup. minima m² 25) con la sala di attesa mediante almeno due spogliatoi, con la camera oscura, con un piccolo vano per latrina, eventualmente con la stanza del radiologo. Altri locali necessari per una media installazione: saletta di esame dei radiogrammi connegatoscopi, deposito delle lastre ed ar-
408b
chivio, cucinetta per le pappe speciali, stanza per assistenti, stanza per il personale tecnico, deposito materiali vari, servizi igienici per il pubblico e per il personale, eventuale cassa per ambulatoriali. Dimensionamento medio: m² 0,60 ÷ 1,20 per p. I. Unità di roentgenteropia. - Locali necessari, con riferimento alle attrezzature moderne « a monoblocco », per una media installazione: sale di applicazione delle radiazioni (terapiasuperficiale, terapia profonda), cabina comando con dispositivo di visione con vetro anti-X, stanza di riposo per il malato con servizio igienico e spogliatoio, stanza per ufficio e schedario, sala di attesa, depositi biancheria, servizi igienici per il pubblico e per il personale. Unità di rodiumterapia. - Con sala unica e box separati per i lettini di trattamento, oppure con salette separate con lettini di trattamento e con annessi spogliatoi. Altri locali necessari: sala per la manipolazioni preparati (aghi, piastre, ecc.). locale per la loro conservazione con cassaforte, sala di attesa, depositi, servizi igienici per il pubblico e per il personale.
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI usciere inform.
radiologo radiografia sp.generale com.
cucinetta
DALLA DEGENZA
terapia profonda trasfor.
camera osc.
visita
repar. umid.
radiografia tras. viscerale essic. sp. sp. com.
coman.
terapia superf.
sosta
w.c.
attesa barelle assistenti attesa
rip.
sala ginnastica
segreteria archivio
cure fisiche
cure elettriche
Fig. 20- Tipo di reparto radiologico con corridoio centrale (Ospedale di Torino, arch. E. Rossi)
barelle
attesa uom.somm. pappe
somm. pappe
plesioterapia terapia profonda
sp. sp. terapia profonda
sp. sp.
attesa donne
barelle
sp.
sp.
sp.
sp.
sp.
sp.
sp.
sp.
stratigrafo radiolog. neurolog.
telepontoradiolog. neurolog. generatore scopia
CORRIDOIO DI riposo caposala tecnico donne
riposo uomini
ufficio
pappe
negatoscopia
radiologia ossea
SERVIZIO archiv.
lavagg. essiccaz.
sviluppo
caricam. aspiraz. forzata
Fig. 21 - Tipo di reparto radiologico con corridoio di servizio per il personale (Ospedale Maggiore di Vercelli, arch. E. Rossi)
Unità di isotopi per diagnostico e terapia. - Locali necessari per una composizione di tipo medio: ambiente per laboratorio radiochimico, !ala per la somministrazione delle soluzioni e per le misurazioni, corridoio di intervallo tra le due predette stanze, sala d'attesa, depositi, servizi igienici per il pubblico e per il personale. Unità speciali. - Particolarmente impiegato nei grandi ospedali il servizio di telecobaltoterapia, di cui gli ambienti caratteristici sono la sala di irradiazione con l'apparecchiatura apposita ed il lettino di trattamento, e il locale dei comandi e di osservazione, separato con parete protetta e munita di vetri speciali e di interfonico. Locali per fisioterapia (fig. 22). - Composizione alquanto variabile con
A.P.I.C.E. S.r.l.
il tipo e l'entità dell'ospedale. Per un ospedale piccolo si istituiscono di solito uno o due ambienti per idroterapia e per radiazioni infrarosse ed ultraviolette o per diatermia; per un ospedale grande si appresta un vero e proprio reparto con le più moderne e perfezionate attrezzature di cure fisiche. Per una composizione di tipo medio è conveniente la ripartizione in comparti per le principali specialità, ognuno con saletta di trattamento (eventualmente con diversi box), spogliatoi e servizi igienici, saletta di riposo. Locali comuni: attesa per il pubblico, stanza per i medici, stanza per il personale, ufficio di registrazione con schedario, depositi biancheria, eventuale cassa, servizi igienici per il pubblico e per il personale.
a) ldroterapia (bagni normali, bagni medicati, fanghi, ecc.). b) Termoterapia (bagni luce, forni Bier, diatermia, marconiterapia, ecc.). c) Attinoterapia (infrarossi, ultravioletti, finsenterapia, ecc.,). d) Elettroterapia. e) Pneumoterapia (inalazioni aerosoliche).
Comparti principali:
409a
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI IDROTERAPIA
PREPAR. FANGO
NOVOCLEAN. BAGNI ELETTR. immissione aria calda
Fangoter. Fangoter.
quadro elet.
W.C. DONNE
inferm terapista servizi
SOLE CO2
sauna
ginnastica
uom. uom. don. don. MASSOTERAP.VACUUMTERAP. FORNI BIER
W.C. UOMINI
Fig. 22 - Tipo di reparto fisioterapico (Ospedale Maggiore di Vercelli)
A.P.I.C.E. S.r.l.
409b
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI f) Meccanoterapia ed ortopedia. g) Ginnastica medica. h) Massoterapia (massaggi). i) Radarterapia (microonde). l Crioterapia (freddo). m) Vacuumterapia (vuoto). n) lonoterapia (ionizzazione). o) Ergoterapia (terapia lavorativa artigianale).
osservatori rifiuti SALA OPERATORIA
puro
Ambienti per un gruppo operatorio (secondo le norme italiane): a) Sala operatoria (m5,00x5,50; m 5,00x6,00). b) Stanza di sterilizzazione (12÷5 m²). c) Stanza per armamentario od equivalente armadio a muro per il deposito dei ferri chirurgici (12 m²). d) Stanza di preparazione dei chirurghi (15÷18 m²). e) Stanza di vestizione del personale (12 m²) f) Stanza di preparazione del malato
A.P.I.C.E. S.r.l.
armamentario deposito mat. medicazione
sterilizzazione chirurghi preparazione
anestesia
Reparto operatorio. - l criteri distributivi relativi ai reparti operatori variano a seconda del tipo e della capacità dell'ospedale e delle concezioni organizzative prevalenti nei singoli paesi. Nei piccoli ospedali il reparto operatorio viene predisposto, in posizione appartata, allo stesso piano della divisione di chirurgia generale. Per i medi ed i grandi ospedali si possono seguire due vie: a) dotare ogni divisione di chirurgia o di specialità chirurgica di un proprio gruppo operatorio: b) concentrare tutti i gruppi in un unico piano, talvolta l'ultimo del blocco delle degenze. Si possono avere pertanto varie disposizioni planimetriche in razionale accordo con i criteri di impianto e di organizzazione prescelti. Si comprende che per i piccoli ospedali convenga adottare disposizioni semplici e di concezione lineare, pur sufficienti ed idonee per le normali operazioni, mentre per gli altri tipi le disposizioni planimetriche presenteranno maggiore consistenza e complessità. Dimensionamento medio m² 3,00÷3,50 per p. I. di degenza chirurgica.
impuro
rianimazione sosta temporanea
personale
materiali
vestizione personale
spogliatoi servizi igienici spogliatoi servizi igienici
preparazione operando chirurg. alla dalla degenza degenza
person.
Fig. 23 - Schema indicativo di massima dei collegamenti in un gruppo operatorio
(12÷20 m²) g) Stanza di anestesia (12÷15 m²). h) Una o più stanze di decenza temporanea degli operati. i) Deposito per il materiale di medicazione (6÷8 m²). a
a
Per gli ospedali di 2 e 3 cat. alcuni locali possono riunirsi: ad esempio, stanza per armamentario e deposito materiale di medicazione, oppure stanza di preparazione del malato e per l'anestesia. Locali integrativi: una sala per gessature con deposito stecche e bende, una sala di radiodiagnostica con camera oscura, una stanza di attesa parenti. spogliatoi e servizi igienici dei chirurghi e degli infermieri, una stanzetta per suora caposala, ecc. Schemi funzionali (figg. 23 e 24). - La distribuzione dei locali di un complesso operatorio con i relativi collegamenti deve essere improntata alla maggiore possibilità di discriminazione tra i seguenti percorsi: e) Operando dall'unità di degenza alla sala operatoria. b) Personale medico dagli spogliatoi alla stanza di preparazione e poi alla sala operatoria. c) Personale infermiere dagli
410a
spogliatoi alla stanza di vestizione e poi alla sala operatoria. d) Personale ausiliario e tecnico dagli spogliatoi agli impianti di sterilizzazione, ecc. e) Studenti ed osservatori dall'esterno ai dispositivi divisione. Disposizioni planimetriche tipiche. Alquanto varia è la misura con la quale vengono seguiti i criteri della completa discriminazione dei traffici, anche perché questa risulta difficile a realizzarsi con schemi semplici e che tengano conto della necessità di finestratura in ogni locale. Le disposizioni più moderne e più complesse sono prevalentemente dirette ad una maggiore discriminazione, lasciando in secondo piano le esigenze di una normale finestratura in tutti gli ambienti. Possono negli ospedali esistenti individuarsi molteplici tipi di disposizioni planimetriche (fig. 25). Illuminazione della sala operatoria. - Indispensabile l'impiego di illuminazione artificiale, realizzata mediante uri sistema di illuminazione generale diffusa di circa 200 lux ed un'illuminazione locale sul campo operatorio usualmente di 9000 lux e che può arrivare anche a 20000 lux. Per evitare che la testa ed il corpo del chirurgo, intercettando i raggi della lampada, generino zone d'ombra sul
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI STERILIZZAZIONE AUSILIARIA
LABORATORIO SALE OPERATORIE
SERVIZIO E LAVAGGIO
LAVABI
ANESTESIA
SOPRINTENDENTE
STRUMENTARIO DEP. LETTIGHE
SPOGLIATOI CHIRURGHI
STERILIZZAZIONE CENTRALE
Pazienti
Chirurghi
Infermieri
SPOGLIATOI INFERMIERI
Fig. 24 - Schema funzionale dei traffici di un gruppo operatorio secondo l'U.S.P.H.S.
campo operatorio, si adottano lampade a specchi multipli disposti in corona circolare e riflettenti i raggi di un'unica lampadina centrale; dette lampade si denominano scialitiche. Diversi tipi d'installazione: Lampada scialitica (installata al disopra del tavolo operatorio). Lampada superscialitica (posta al di sopra di un velario piano assorbente i raggi calorifici). lampada superscialitica traslabile lungo guide apposite. Dispositivi orientabili a riflettori sospesi. Disposizioni con soffitto a volta con
A.P.I.C.E. S.r.l.
inserimento di riflettori lungo una corona circolare (tipo Clinica ortopedica di Roma). Disposizioni con soffitto a volta ovoidale o sferica con inserimento su tutta la superficie di numerosi riflettori, la cui accensione può essere regolata a gruppi in modo da avere raggi di voluta inclinazione sul campo operatorio (volta Blin). Disposizioni con soffitto a volta con superfici di diversa curvatura riflettenti e diffondenti i raggi indiretti di un proiettore posto in opportuna cavità (tipo Waiter).
410b
Dispositivi di sicurezza: Circuiti per luce normale e per forza motrice separati dal resto dell'ospedale. Sistema di illuminazione di soccorso per mezzo di batterie di accumulatori ad inserimento automatico, che alimentano lampadine sussidiarie nella lampada scialitica o filamentiappositi nella lampada stessa. Alimentazione di corrente per forza motrice a mezzo di un gruppo elettrogeno di emergenza. Condizionamento dell'aria. - Ormai universalmente adottato in tutti i reparti operatori.
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI l preparazione operando
sporco
preparazione chirurghi
sala operatoria
armam. depos. medic.
sterilizz.
anestesia
i
a
b c
puro
h f
spogliatoi servizi infermieri
spogliatoi servizi chirurghi
vestizione personale
capos. guard.
e
b.s. rifiuti servizi igienici
A
sporco
preparazione preparazione chirurghi operando
sala operatoria
E
preparazione chirurghi
sala operatoria
sterilizz.
anestesia
spogliatoi servizi infermieri
postoperato
vestizione personale
spogliatoi servizi chirurghi
capos. guard.
vestibolo
preparazione operando
SALA OPERAT.
sterilizz.
SALA OPERAT.
C
anestesia
puro
armam. depos. medic.
g
postoperato
serv. postoperato ig.
B
lavabi chirurghi
lavabi chirurghi
narcosi
narcosi
strument. servizi
gessat.
otorinolaringoiatra
medicazione
SALA interv. OPER. sterilizz. gessati
SALA lavabi OPER. sterilizz. endosco.
racc. e lavaggi ferri SALA OPERATORIA
SALA OPERATORIA
sterilizz. armament.
risvegl.
prepar. chirurg. preparaz. personale
anestesia
vestiz. chirurg. spogl. chirurg.
vestiz. chirurg. preparaz. operando
vestizione vestizione assistenti infermieri
narcosi spogliat. personale
attesa uomini
attesa donne
w.c. uom.
w.c. don.
D
risvegl.
prepar. chirurg. anestesia
narcosi spogliat. medici
preparaz. operando
spogl. chirurg.
spogliatoi spogliatoi assistenti infermieri
F
A, tipo longitudinale (un gruppo); B, tipo longitudinale (due gruppi); C, tipo trasversale; D, tipo a forma di T; E, tipo a forma raccolta (Forlanini); a, vestibolo, b, chirurgo primario; c, spogl. chirurghi; d, servizi igienici; e sala operatoria settica; f, sterilizzazione e armamentario; g, sala operatoria asettica; h, preparazione chirurghi; i, preparazione malati; l, ingresso reparto; F, tipo concentrato «a cellule sterili» completamente chiuso (Ospedale di Lilla).
Fig. 25 - Disposizioni planimetriche tipiche ipiegate in alcuni ospedali esistenti.
A.P.I.C.E. S.r.l.
411
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
SALA OPERAZIONI ASETTICHE
SALA OPERAZIONI ASETTICHE
LAVAGGIO FERRI PREPARAZIONI MEDICAZIONI
SCALA
SCALA STERILIZZAZIONE LATO PULITO
USCITA OPERATORIA
LAVABI CHIRURGIA
CAMERA OSCURA SALA RADIOLOGIA
SCALA
ANESTESIA
USCITA OPERATORIA ANESTESIA
OPERAZIONI SETTICHE
SCALA
AMBIENTE FILTRO LAVABI SALA CHIRURGHIDOC. CHIRURGHI W.C.
SCALA
INGRESSO
G
G'
a
b
e
a
e
c
d
Fig. 25 - Disposizioni Planimetriche tipiche impiegate i n alcuni ospedali esistenti
f
g
h
i
G, tipo concentrato « a cellule sterili » con sale operatorie finestrate (Ospedale Boucicaut, Parigi); G', sezione trasversale di G; H, tipo concentrato con corridoio di servizio ed una sala operatoria finestrata (Dalloz e Forget); a, deposito materiali; b, disimpegno di isolamento; c, deposito gesso; d, accesso al corridoio di servizio; e, stanza di anestesia; f, sala gessi; g, lavabi chirurghi; h, sala operatoria; i, stanza di sterilizzazione (lato materiale sterile); I, pulizia strumenti e deposito materiale sterile.
h
l H
A.P.I.C.E. S.r.l.
412
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI 4.65
2.05
4.50
4.30
PREPARAZIONE
4.50
2.05
4.67
PREPARAZIONE MALATI
STERILIZZAZIONE
MALATI
6.15
PREPARAZIONE MEDICI SPOGLIATOIO PRIMARIO
PREPARAZIONE MEDICI
SALA OPERATORIA
SALA OPERATORIA
SPOGLIATOIO PRIMARIO 0.67
4.50
3.80
3.60
2.85
3.60
3.67
4.50
CORRIDOIO DI SERVIZIO
I
4.30 2.15
2.05
4.50 Immissione aria condizionata
2.15
90°
Rivestimento opalina da cm 5 dal pavimento a cm 3 dal soffitto
STERILIZZAZIONE
Lampada germicida 0.95
Televisione Forza
Lampada a fluorescenza
0.90
0.35
Corrente 1.00 Scarico acqua Coassiale
Scarico condensa Arrivo vapore Arrivo acqua
Televisione
0.65
Ossigeno vuoto Protossido
0.40
6.15
1.05 Lampada scialitica 0.25 0.70
Corrente
2.85
PREPARAZIONE MEDICI
0.95 0.50
SALA OPERATORIA
0.75 0.50
Lavelli
Negatoscopio
Forza
1.20
Sterilizzatrice a focolare Passaggio ferri usati
PREPARAZIONE MALATI
90°
Bocchetta aspirazione
Quadro comandi elettrici Arrivo corrente trifase
4.67
0.55
0.12
3.60
SPOGLIATOIO PRIMARIO
3.67
Arrivo acqua calda Scarico acqua Arrivo acqua fredda
4.50
Fig. 25 - Disposizioni planimetriche tipiche impiegate in alcuni ospedali esistenti.
I'
I. Sale operatorie con corridoio di servizio; I'. Particolare (Istituti Ospedalieri di Verona).
croclimatiche convenienti nella sala operatoria: temperatura aria 25 °C, grado; igrometrico 50% - 60, U. R., ricambio d'aria fino a 12 volte all'ora, disinfezione dell'aria prima dell'immissione nella sala. Eventuale riscaldamento integrativo con radiatori ad acqua calda o con serpentini radianti al soffitto, con circuito di tubazioni separato dal resto
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dell'impianto ospedaliero (fig. 26). Gruppo da parto. - Ubicazione allo stesso piano, in posizioneappartata, della divisione o sezione diostetricia. Si prevedono di solito una sala da parto e due stanze di travaglio per ogni 20 letti di ostetricia. Nel caso di due sale da parto, una può essere attrezzata anche per in-
413a
terventi operatori; è bene quindi prevedere una saletta di sterilizzazione tra le due sale. Ambienti complementari: spogliatoi e servizi igienici ostetrico e personale, stanza di guardia infermiere, depositi biancheria, locale pulizia neonati. La distribuzione dei locali nel gruppo da parto può essere improntata, in linea di orientamento, allo
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OSPEDALI schema della fig. 27. OSPEDALE GENERALE: SERVIZI GENERALI Portinerie ed ingressi. - Per ragioni di convenienza economica, specie negli ospedali di minore entità, occorre limitare il più possibile il numero degli ingressi sul recinto vero e proprio dell'area ospedaliera. Con riferimento ad un tipo medio si potranno istituire:
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un ingresso principale, preferibilmente distinto in due parti, delle quali una per gli ammalati in accettazione e gli infortunati per il pronto soccorso, e l'altra per il personale, i visitatori, gli ambulatoriali, ecc.; un ingresso di servizio per i viveri, i materiali e le suppellettili, ecc.; un'uscita per i funerali; un ingresso separato per i malati contagiosi. Nel blocco costruttivo dell'ospedale,
413b
invece, gli accessi possono essere opportunamente distribuiti secondo i vari servizi ed i vari gruppi di elevatori. L'atrio principale sarà in genere riservato all'accesso del personale, dei visitatori, degli i impiegati, del pubblico in genere e qualche volta all'ammalato non barellato in accettazione. Intorno a detto atrio dovranno essere istituiti il locale per il custode, l'ufficio informazioni, il centralino telefonico e, per le
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OSPEDALI DEGENZA
ARCHIVI MEDICI
SERVIZIO
DIREZ. SANITAR.
SOCIALE
DIREZIONE AMMINISTRAT.
ACCETTAZIONE
PERSONALE MEDICO
CASSA RIUNIONI CONFERENZE
SERV. IGIENICI
BIBLIOTECA
ATRIO ATTESA
INFORM.
SERV. IGIENICI
PARLAT. CONTABILITA' TELEFONI
AMMALATI PERSONALE VISITATORI Fig. 28 - Schema funzionale dei servizi amministrativi in un ospedale generale (U.S.P.H.S.)
serv. igien.
lavag. steril.
cab. sterile emotec. frigo
direttore farmacia
FARMACIA magazz.
lavag.
laborat. chimico
fiale e pastig.
galenici
ricette
special.
specialit… consegna
DONATORI DEL SANGUE liofilizzazione sierologia
lettini donatori prelievo
ristoro donatori sosta donatori
cucina
direzione visita
bibliot.
segret. segret.
Fig. 29 - Servizio farmacia e centro trasfusionale nell'Ospedale Maggiore di Vercelli (arch. E. Rossi)
sentato dal percorso delle stoviglie e dei recipienti di ritorno dalle cucinette di sezione o dai refettori verso i locali di lavaggio, e cleposito. Nei riguardi del dimensionamento, le cifre che generalmente citano possono essere attendibili solo se si precisa il
raggruppamento di locali cui si riferiscono. Esse variano inoltre secondo il sistema adottato e la capacità dell'ospedale. Per locali di cottura cd annessi si hanno i seguenti dati: Ward: ospedale di 1000 letti 0,325
Superfici complessive in ml per p.I.: 25 p.I. 50 p.I. 100 p.I. 1 50 p.I. 3,81 3,76 3,29 2,69
w.c. donne w.c. uomini
contabilit… farmacia
ed alla loro immissione nei relativi montacarichi, verso le cucinette di sezione ed i refettori. Esso può essere diverso nel tratto terminale, in funzione del sistema di distribuzione adottato: nella zona di preparazione delle vivande possono essere approntati i recipienti per le minestre, per i secondi, per il pane, ecc., che vengono immessi nei carrelli trasportatori, oppure possono essere addirittura preparati i singoli vassoi con le porzioni per ogni degente, che vengono situati negli appositi carrelli. Un ciclo complementare è rappre
m²/p.I. Per tutto il complesso dei locali interessanti la cucina, compresi i refettori per il personale e gli impiegati, possono riferirsi le seguenti cifre dell'U.S.P.H.S. per i piccoli ospedali:
200 p.I. 2,40
Coefficienti medi di orientamento attendibili per !'Italia, per il complesso dei locali con i magazzini derrate: Ospedale di100 letti: 2,50÷2,80 m²/p.I. » » 200 » 1,60÷2,10 » » » 300 » 1,40÷1,90 » » » 800 » 1,20÷1,40 » L Lavanderia e servizi complementari. Ubicazione preferibile nel piano semicantinato del blocco, in zona discosta rispetto alla verticale delle degenze. Negli ospedali di non grande entità talvolta è inevitabile, per ragioni di spazio, usufruire dei semicantinati delle degenze: in tal caso occorre usare accorgimenti d'isolamento acu-
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stico o interporre un piano di servizi generali. Configurazione planimetrica tale che si possa stabilire un ciclo continuo e non eccessivamente sviluppato tra i punti di ricezione della b.s. proveniente dalle superiori sezioni di degenza ed il punto di rinvio della b. p. verso i guardaroba di piano (fig.
415a
31). Il ciclo può svolgersi interamente in un piano, oppure in due piani con cernita e lavorazione umida in un piano inferiore e trattamento secco con guardaroba al piano superiore. Per gli altri materiali (rifiuti, ecc.) adeguato accostamento dei punti di ricezione 'ai rispettivi locali di trattamento.
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
ARRIVO VIVERI
CONTROLLO REGISTRAZ.
MAGAZZINI
DISPENSA
FRIGORIFERI
PREPARAZIONE VIVERI
Superfici in m² per posto letto secondo Senkingwerke
DEPOSITI VARI
Comparti della cucina ALLE CUCINETTE DI SEZIONE
VIVANDE PREPARAZ.
M.V.
GRANDE LOCALE DI COTTURA
AI REFET. PERSON. M.V.
CUCINE SPECIALI
LAVAG.
DEPOSITO
VIVANDE DISTRIBUZ.
ALLE CUCINETTE DI SEZIONE
RIENTRO RECIPIENTI E STOVIGLIE Fig. 30 - Schema indicativo di massima dei principali cicli di funzionamento di una cucina centrale
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415b
Locale di cottura cibi Cucina fredda Preparazione carni Frigoriferi Preparaz. verdure Lavature stoviglie Dispense e distribuz. Depositi giornal. e varie Totale superfici per posto letto in m²
Capacità dell'ospedale (posti-letto) 100÷300 400÷800 900÷1500 0,36 0,28 0,20 0,10 0,08 0,06 0,125 0,06 0,06 0,06 0,05 0,04 0,125 0,06 0,06 0,13 0,10 0,08 0,12 0,09 0,05 0,10 0,085 0,07 1,12
0,805
0,62
Ronzani: ospedali piccoli 1,20, ospedali medi 0,80, ospedali grandi 0,60 m²/p.l.
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI Lavanderia. - I locali ed i camparti necessari costituiscono molteplici c. b. dai depositi di sezione vasche ammoll. idroestratt. raggruppamenti, ciascuno con destiratura - piegatura terminata funzione, la cui discrimiLAVORAZIONE UMIDA cernita nazione è tanto più evidente riordino quanto maggiore è l'importanza essiccazione ricezione b. sporca dello ospedale: lisciviatrici lavatr. risciacq. • Consegna e ricezione b. s. dai depositi di sezione • Cernita e raggruppamento. c. b. • Grande ambiente per lavoradeposito distribuzione biabch. pulita zione umida (vasche di ammollamento, lisciviatrici con tino, ai guardaroba di piano lavatrici-risciacquatrici, idroeM. B. strattori centrifughi). confezione guardaroba generale • Comporto degli essiccatoi ad aria calda (usualmente a carrelli). Fig. 31 - Schema indicativo di massima del ciclo di funzionamento di una lavanderia ospedaliera con guardaroba • Stiratura, piegatura e rammendo. una quota di b. s. dei reparti comuni che per qualche • Deposito e distribuzione. ragione si ritenga di dover disinfettare. • Guardaroba generale e confezione. Apparecchiature di disinfezione poste a cavallo di un muro • Depositi detersivi ed attrezzi. divisorio tra detto ambiente ed il comparto ricezione o • Uffici dirigenti e contabilità. cernita della lavanderia ospedaliera. Gli effetti disinfettati • Spogliatoi e servizi igienici per il personale. possono così essere immessi nel normale ciclo di tratta• Eventuale stenditoio coperto. mento. Elementi fondamentali: filtro per il personale tra l'esterno e La sistemazione dei predetti comparii o locali deveconsen- l'ambiente «infetto», o tra l'interno della lavanderia e lo stesso tire lo svolgimento regolare del ciclo funzionale secondo le ambiente, con servizio igienico proprio (Fig. 32). varie successive fasi della lavorazione. Le macchine e le apparecchiature relative saranno quindi disposte nel senso Apparecchiature usuali per una stazione di disinfezione della successione continua delle operazioni. ospedaliera: Nei riguardi del dimensionamento ci si basa per la previ- a) Stufa di disinfezione orizzontale, a vapore fluente o sotto sione delle attrezzature sulla produzione giornaliera di b. s., pressione da 0,7 ad 1 atm. (115°÷120°C). rapportata a cinque giorni di lavorazione la settimana, e b) Vasca metallica per bollitura con soluzioni di liscivia di considerando una giornata lavorativa da 6 ad 8 ore. In Italia effetti insudiciati da pus, feci, urine, ecc. Caratterizzata può una produzione media di 1,5÷2 kg/g per degente da uri diaframma pescante nel liquido in corrispondenza all'estero di 5÷7 kg/g per degente. del muro divisorio, che assicura il passaggio dellabianPer la previsione della superficie netta occupata dallalavancheria attraverso la soluzione disinfettante. deria con guardaroba si può mediamente assumere un c) Vasca per disinfezione chimica, con le identichecarattericoefficiente variante da 0,5 a 0,8 m² per ogni kg di b. s. da stiche della precedente, con rivestimento interno di legno. trattare giornalmente. Coefficienti medi attendibili perl'Ita- d) Camera alla formaldeide, per la disinfezione dei matelia: riali per i quali non sono adatti i trattamenti ad umido. La formaldeide è prodotta da un apparecchio con soluzione Ospedale di 100 letti: 1,70 ÷ 2,25 m²/p.l. di formalina riscaldata da vapore acqueo. Temperatura » 200 » 1 ,45 ÷ 2,00 » interna ottimale 40°C. Arredamento con scaffali ed » 300 » 1,25 ÷ 1,80 » ombrello girevole con ganci. » 800 » 0,90 ÷ 1,30 » Tutte le predette apparecchiature sono munite di sportelli o porte sia verso l'ambiente «infetto»che verso il locale riceMaterasseria. - Le esigenze di questo servizio sono massime zione o cernita, che non vengono mai aperticontemporanecon l'adozione di materassi di lana, minime con quelli di amente (fig. 33). gommapiuma. Per il trattamento dei materassi di lana, Altri locali accessori: deposito mezzi di disinfezione, locale dopo disinfezione, occorrono locali o comparti per disfaci- per il servizio di disinfezione, disinfestazione degli ambienti mento materassi, lavaggio, disidratazione e asciugatura ospedalieri e delle suppellettili ingombranti. lana, cardatura lana, rifacimento materassi, deposito edi- Forno d'incenerimento. - Per la sua funzione (distruzione di stribuzione (in comune con la lavanderia). spazzature e rifiuti di medicazione talvolta infetti, di carogne di animali di esperimento, ecc.) è preferibile l'abbinamento Stazione di disinfezione, - Ubicazione e configurazione tali alla stazione di disinfezione. Elementi fondamentali: amche l'ambiente cosiddetto «infetto» possa ricevere per via biente per il forno, ambiente per la pulizia e la disinfezione riservata tutto la b. i. proveniente dai reparto contagiosi ed dei bottini e dei carrelli, servizi igienici.
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416a
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
AMBIENTE INFETTO b) c)
DISINFEZ. (in uscita) VESTIZIONE W.C.
d) SPOGLIATOIO INGRESSO PERSONALE
e)
Fig. 32 - Tipo di filtro del personale per una stazione di disinfezione Centrale termica e servizi annessi. - Ubicazione usuale al piano seminterrato del blocco, in modo da consentire un economico rifornimento dei fluidi per tutto l'organismocostruttivo, e particolarmente per i servizi di disinfezionelavanderia e di cucina. Preferibile una posizione discosta dalla verticale delle degenze. Per grandi ospedali si istituisce talvolta una centrale termica in fabbricato a sé stante; aumentano però i problemi relativi ai collegamenti delle tubazioni. Occorre studiare accuratamente lo sbocco del camino in rapporto alla direzione dei venti predominanti ed alla posizione dei corpo di fabbrica delle degenze. Compiti essenziali del servizio di centrale termica, in linea di larga massima: a) Alimentazione di vapore per le apparecchiature della
disinfezione-lavanderia, della cucina generale, dellasterilizzazione del materiale chirurgico, ecc. Alimentazione di acqua calda per i servizi igienicosanitari del fabbricato, per i locali di cura, per i servizi di lavanderia, di cucina, ecc. Riscaldamento invernale ordinario (con acqua caldadiretta, con acqua calda prodotta da scambiatori di calore, ecc.), con circuiti separati per il reparto operatorio (ad eventuale integrazione del condizionamento) e peralcune degenze particolari. Riscaldamento sussidiario estivo-autunnale per il reparto operatorio (idem c.s.) e per alcune degenze particolari. Collegamento con l'impianto di condizionamentodell'aria.
Per gli edifici ospedalieri, anche per quelli di 3ª cat., èconveniente l'adozione, quale fluido primario, del vapore amedia pressione sulle 5-6 atmosfere in centrale, in base acomplessive valutazioni tecniche ed economiche e tenuto conto di alcuni servizi tecnologici che richiedono dalle due alle quattro atm. per il loro funzionamento. Per i grandi compiessi viene anche impiegata, come fluido primario, l'acqua surriscaldata a 180°C. l fluidi dei circuiti secondari vengono prodotti dai variapparecchi di trasformazione, quali boliers (serbatoi di acqua calda), scambiatori di calore a controcorrente, ecc. I vari locali o comparti di una centrale termicacorrispondono in genere alle esigenze già elencate: Grande locale per le caldaie a vapore e serbatoi dicondensa.
biancheria sporca
a b
biancheria infetta AMBIENTE INFETTO filtro PERSONALE
c
LAVORAZIONE UMIDA RICEZIONE CERNITA
d LAVANDERIA
Fig. 33 - Schema indicativo del complesso abbinato disinfezione-lavanderia a, stufa di disinfezione a vapore; b, vasca ellittica per bollitura; c, vasca chimica; d, camera alla formaldeide.
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OSPEDALI ARRIVO SALME Comparto per gli scambiatori di calore, concollettori e deviatori, ecc. Comparto per i boliers, con collettori e deviatori. RICEZIONE SALME ecc. Comparto per le elettropompe di circolazione ed i quadri elettrici. Deposito combustibile (esterno ed interrato se GUARDIA NECROFORI OSSERVAZIONE per nafta). Magazzini ed ufficio dirigente. Spogliatoi e servizi igienici. Nei riguardi del dimensionamento possono DEPOSITO SERVIZI IGIENICI aversi i seguenti dati di massima: DEPOSITO BIANCHERIA RISCONTRO LOCULI FRIGORIFERI DIAGNOSTICO locale di caldaie e vani complementari: 0,4÷0,6 UFFICIO NECROFORI mi/P.I. Complesso di centrale termica da grandi ospedali a piccoli: 0,8 ÷1,25 m²/p.I. VESTIZIONE E Servizi annessi. - Alla centrale termica vengono DEPOSITO CASSE E ATTREZZI INCASSAMENTO abbinate usualmente alcune installazioni affini: a) Centrale elettrica, con cabina per trasformatori se l'energia viene addotta dall'esterno ad alta tensione. Complesso quadri di coDOLENTI ESPOSIZIONE FERETRI mando e controllo della rete elettrica ospedaliera. b) locale batterie di accumulatori per l'illuminazione di soccorso del reparto operatorio SERVIZI RELIGIOSI SERVIZI ATRIO PREPAR. ATTESA IGIENICI e di alcune lampade dell'ospedale. DEFUNTI FUNERALI c) Locale gruppi elettrogeni di emergenza sia per luce sia per forza motrice. d) Centralina di condizionamento dell'aria, più o USCITA CORTEI FUNEBRI meno completa a seconda dei sistema preFig. 34 - Schema indicativo di massima del ciclo di funzionamento di un reparto mortuario scelto per l'impianto. e) Centralina per la distribuzione dei gas medicali (con entrata agevole per il trasporto delle bombole). Ai servizi industriali descritti vengono abbinati anche i locali e le officine per la manutenzione del fabbricato e dei suoi impianti ed apparecchi: locale muratori e manovali, locale pittori ed imbianchini, locale vetrai, officina meccanica (meccanici, fabbri, idraulici), falegnameria, locale elettricisti, ecc. Gravitano di solito sul complesso industriale anche le autorimesse per le autoambulanze e le macchine in dotazione dell'ospedale. Alloggi per Il personale. - In linea generale si distinguono: Alloggi per il personale medica (palazzine). Alloggi per il personale infermiere (padiglione per gli infermieri generici; padiglione a molti piani distinti per caposale, infermiere professionali, serventi). Scuola Convitto Infermiere. nei grandi ospedali: fabbricato a molti piani suddiviso funzionalmente in Scuola professionale e Convitto. In quest'ultimo separazione tra caposale, infermiere diplomate e allieve. Alloggio Suore. Preferibilmente situato agli ultimi piani del blocco ospedaliero, collegato agevolmente con tutte le degenze ed i servizi generali. Alloggio del cappellano (per ospedali medi e grandi presso il complesso religioso). Alloggi per personale vario, quali operai specializzati, custodi, autisti (in genere in appartamentini presso i rispettivi servizi). Locali per l'assistenza religiosa. - In genere si istituiscono i seguenti elementi per detta assistenza: Cappella per i servizi religiosi dei malati e del personale, dimensionata secondo un coefficiente di m² 0,52 per ogni persona seduta, con sagrestia ed archivio. Oratorio per le Suore nell'apposito alloggio. Cappella separata per i servizi religiosi dei defunti (presso il servizio mortuario). Reparto mortuario e anatomo-patologico. - Costituito da due servizi strettamente connessi, che possono svolgersi in modo autonomo purché la sezione mortuaria sia collegata per via breve e riservata con quella del riscontro diagnostico sul deceduti. Ubicazione preferibile al piano semicantinato del blocco (o, eventualmente, al piano terreno), con sbocco su un piazzale per la composizione dei corteo funebre, defilato alla vista e provvisto di un'uscita apposita sul recinto ospedaliero. Disposizione dei locali in una successione corrispondente ad un razionale sviluppo del ciclo di operazioni dall'arrivo delle salme dalla degenza (calaferetri) all'uscita dei feretri sul piazzale (f4g. 34).
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OSPEDALI
Locali indispensabili per il servizio mortuario di un ospedale di media entità: Locale di ricezione salme (eventuale). Locale di osservazione per 24 ore. Locale di deposito salme contiguo al comporto o armadio dei loculi frigoriferi. Locale di vestizione ed incassamento, con accanto il deposito casse ed attrezzi, in collegamento con la sezione di riscontro diagnostico. Locale per i necrofori con spogliatoi e servizi igienici. Locale per ufficio e registrazione. Stanza di esposizione feretro. Camera ardente per le salme dei paganti (eventuale). Ambiente per i dolenti. Cappella per i servizi religiosi dei defunti. Attesa pubblico con servizi igienici. Per i piccoli ospedali alcuni ambienti possono essere in comune (osservazione e deposito; locale per i necrofori ed ufficio registrazione, ecc.). Locali necessari per un servizio anatomo-patologico per un ospedale medio: Sala di riscontro diagnostico con spogliatoi e servizi igienici per i periti settori. Saletta per inchiesta giudiziaria (eventuale). Museo dei preparati anatomici. Studio dell'anatomo-patologo. Laboratori di isto-patologia con annessi. Servizi igienici e spogliatoi personale. Ovviamente, per un ospedale piccolo tali locali potranno ridursi alla sala del riscontro diagnostico, agli spogliatoi e servizi igienici e ad una stanza per il personale. Nei riguardi del dimensionamento, si possono avere i seguenti dati di larga massima: Servizio mortuario con cappella m² (p.I.)
100 p.i.
200 p. i.
300 p.i.
800 p.i.
180
140
130
0,90
Servizio anatomopatol. m² (p.I.)
0,80
0,55
0,45
0,35
OSPEDALE GENERALE: REPARTI SPECIALIZZATI Reparto ostetrico-ginecologico. - Nei grandi e medi ospedali si presenta la possibilità di unità se parate per l'ostetricia e la ginecologia; nei piccoli ospedali si ha solamente la sezione ostetrica. Nei grandi ospedali è conveniente l'organizzazione in due divisioni di piano, rispettivamente di ostetricia (con gruppo da parto) e di ginecologia (con gruppo operatorio). Nei medi ospedali, in linea di massima, è sufficiente una divisione con due sezioni, di ostetricia e di ginecologia. Consistenza variabile a seconda delle usanze delle nazioni e delle regioni: in media dal 10 al 20% dei posti letto ospedalieri. In U.S.A. si prevedono per un ospedale di 100 posti letto 20 letti di ostetri cia, per un ospedale di 200 posti letto 35 letti di ostetricia. Ambientazione di tipo chirurgico nella divisione o sezione ginecologica: stanze a 6 o 4 letti, abbondanza di camere a 1 e 2 letti con servizi igienici propri per isolamento, uno o più locali di medica zione, gruppo operatorio. . Organizzazione mista nella divisione o sezione ostetrica: a) nucleo gestanti sane, con disposizione ed arredamento meno ospedalieri, con soggiorni e stanze di lavoro, ecc.;
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Manuale dell’Architetto
OSPEDALI b) nucleo puerpere sane, con stanze a 6 o 4 letti; c) nuclei isolate, con stanze ad 1 letto e a 2 letti con servizi igienici propri (gestanti tubercolotiche, ammalate di febbre puerperale. luetiche in fase contagiante, ecc.); d) nuclei neonati, con disposizione variabile secondo le abitudini locali; e) servizi particolari, quali il lactarium ed un locale per pulizia, fasciatura e pesatura dei neonati. CORRIDOIO
A
culle sospetti (10 %): 2 Condizioni microclimatiche per la «nursery» ambiente culle normali: t=20°, U.R. 50%; ambiente culle prematuri con incubatrici: t - 25°÷28°C, U. R. 65 - 70%. Loctorium. - Gruppo di ambienti per la preparazione delle pappe lattee a disposizione del reparto ostetrico e del reparto pediatrico (vedi sezione lattanti). Reparto pediatrico. È destinato al ricovero ed alla cura dei bambini ammalati di forme per lo più mediche o chirurgiche da 0 a 12-14 anni. Ubicazione preferibile all'ultimo piano del blocco di degenza per beneficiare di ampie terrazze a livello. Proporzione di posti letto dal 5 al 15 % della capacità complessiva dell'ospedale. dal grande al piccolo, e conseguentemente organizzazione del reparto secondo una divisione od una sezione. Raggruppamento dei posti letto in nuclei distinti per quanto possibile: a) lattanti (da 0 a 9-12 mesi); b) divezzi e seconda infanzia fino all'età di 5 anni (stanze promiscue nei riguardi dei sessi); 4.75 1.68
2.90
B Fig. 35 - Schema di una "nursery" del tipo a comparto per neonati tra due stanze di degenza. A, pianta; B, sezione. Distribuzione dei posti letto: in una sezione con meno di 30 letti si possono avere le seguenti distinzioni: Gestanti sane 4÷6 letti Puerpere sane 8÷20 letti Isolate 2÷3letti instanze singole Disposizioni per i neonati. - Si hanno in genere tre sistemi: a) neonati in culle presso i letti delle madri (reciproco disturbo, irregolarità di poppate, possibilità di infezioni da parte dei visitatori - buoni rapporti affettivi tra madre e figlio, minori apprensioni della madre); b) neonati concentrati in male apposite, denominate «nurseries» (necessità di attraversamento corridoi per le poppate, possibilità di infezioni tra i bambini, traumi per le madri - facilità di sorveglianza da parte del personale e di visione da parte dei visitatori); c) neonati suddivisi in speciali salette a pareti vetrate situate tra le stanze di degenza delle madri (fig. 35); buon compromesso tra le diverse esigenze per ovviare agli inconvenienti dei sistemi c) e b). Esempio di «nursery», a concentrazione di neonati: tipo dello U.S.P.H.S. raggruppante i neonati normali, i prematuri, i sospetti (fig. 36). Consistenza delle culle per i neonati. Esempio dell'U.S.P.H.S. per 20 letti di ostetricia: culle normali: 19 culle culle per prematuri: 6
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418a
5.03
Fig. 37 - Esempio di lctarium (formula room) secondo lo U.S.P.H.S. c) bambini oltre i 5 anni e fino a 12-14 anni; d) bambine oltre i 5 anni e fino a 12-14 anni. Criterio fondamentale per il reparto pediatrico è la maggiore separazione possibile tra i piccoli ricoverati, sia per la facilità di trasmissione di malattie, sia per l'eventuale sviluppo di forme infettive in incubazione all'atto dell'ingresso nel reparto. Pertanto è d'uopo, specialmente per i lattanti, prevedere camerette individuali e camere comuni fornite di box vetrati di vario tipo a seconda delle esigenze: completamente chiusi, aperti sul iato anteriore, con tramezzature a rnezz’altezza, ecc. Con qualsiasi sistema indispensabile l'adozione di ampie vetrature interne per la facilità di sorveglianza, per
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI
la visione dei bambini da parte dei parenti, e per diminuire il senso d'isolamento nei bambini stessi. Nuclei importanti sono quello per i prematuri (nati al di fuori del reparto ostetrico dell'ospedale) e quello per i gastroenterici (ad aria condizionata a 24°÷25 °C). Locali specifici per il reparto pediatrico: Stanza di visita dei parenti, divisa in due zone da un tramezzo vetrato, l'una dalla parte dell'ingresso e l'altra dalla parte delle degenze. Stanza per l'allattamento da parte delle madri ambulanti, posta all'inizio del nucleo dei lattanti. Aule scolastiche per i più grandicelli. Cucinetta per il latte e le pappe o «lactarium»; nell'ospedale generale deve servire anche per il re parto ostetrico. Necessaria la distinzione in almeno due parti: l'una per il deposito e il lavaggio dei bi berons sporchi, l'altra per la preparazione delle pozioni e diete lattee, l'imbottigliamento e la sterilizzazione dei biberons e dei poppatoi (fig. 37). Coefficienti minimi prescritti: superficie unitaria nelle stanze di degenza ml 4 per posto letto: cubatura unitaria ml 12,80. Reparto d'isolamenti per contagiosi. - A norma del paragr. 8 delle«istruzioni» tutti gli ospedali devono disporre di ambienti per l'isolamento dei malati infettivi, per un contingente ragguagliabile al 6 % della capacità. Se il fabbisogno così calcolato supera il numero di 30 p.I., si dovrà provvedere alla costruzione di un apposito reparto, preferibilmente separato dal corpo di fabbrica dei malati comuni. Quando il fabbisogno oltrepassa i 60 p.i. si può prov vedere con un ospedale separato per contagiosi. Ubicazione del reparto quando è contenuto nel blocco ospedaliero: preferibilmente in un'ala del piano rialzato con possibilità di collegamento diretto, breve e riservato con la stazione di disinfezione ed il forno d'incenerimento. Secondo il paragr. 14 delle «istruzioni» sarebbe necessaria la distinzione del reparto in «settori» destinati ciascuno ad una singola malattia infettiva: questi settori dovrebbero essere almeno tre. Questa disposizione non si presta però ad un'adeguata flessibilità dell'organismo nei rispetti della grande variabilità stagionale delle punte delle varie forme 12.65 4.75
2.95
4.75
visita e trattamento
guardia neonati
neonati
lavoro infermiere
corridoio
filtro
neonati
lavoro infermiere
prematuri
prematuri
guardia visita e trattamento 4.75
2.95
neonati sospetti neonati sospetti
2.34
2.31
3.53
2.31
18.75
Fig. 36 - Tipo di "nursery" per un ospedale di 200 letti
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OSPEDALI civili, disinfezione in uscita, vestizione con camici da lavoro. Adozione di aperture vetrate nei tramezzi e nelle porte delle stanze di degenza. Adozione di ballatoi esterni lungo le camere di degenza per la visione degli ammalati da parte dei parenti. Nei reparti più consistenti: adozione di un apposito gruppo di bonifica per i dimessi. Particolari del settore: ambiente di smaltitoio disinfezione per padelle e sputacchiere, locali per intubazione e tracheotomia nel settore difterici. porte e finestre con reti per gli insetti. Prescrizione di camere ad 1 , 2, 3, 4 letti. Coefficienti prescritti per le camere di degenza: superficie minima m² 7,00 per p. I.; altezza netta minima m 3,50; superficie finestrata > 1/5 della superficie del pavimento.
BALCONE VISITATORI
filtro personale
CORRIDOIO Fig. 38 - Tipo di "comparto di isolamento" per unità di contagiosi infettive, dovendo un settore restare in funzione anche con pochi ammalati di una stessa malattia. Per altro, essa è in un certo senso compatibile con una cospicua capacità del reparto, ma risulta indubbiamente antieconomica quando il numero dei p. I. è esiguo, come avviene per i piccoli e medi ospedali, per il gran numero di servizi speciali da includere in ogni in singolo settore e per la anzidetta carenza di flessibiltà. In considerazione di ciò, si preferisce in genere adottare la disposizione a « comporti d'isolamento ». composti da due camere a vario numero di letti (1, 2, 3) aventi nella zona intermedia i rispettivi servizi igienici ed in comune una «zona filtro » per il personale (figg. 38 e 39). Il reparto sarà così formato da una serie più o meno estesa di siffatti comparti, ciascuno da destinare ad una singola malattia infettiva, e sarà provvisto comunque dei dispositivi prescritti di bonifica e di profilassi (fig. 40). Accesso al reparto con locali di visita e bonifica dell'ammalato, con attiguo un piccolo vano per la disinfezione del medico; preferibilmente locali di visita e bonifica in doppio. Adozione in ogni settore o reparto (meglio verso la zona d'ingresso) di un particolare ambiente d'osservazione
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ad 1 letto, raggiungibile attraverso un locale filtro per il personale e comunicante con una stanzetta spogliatoio, bagno. latrina (fig. 41). Accesso al settore o reparto attraverso un gruppo di ambienti per la bonifica del personale, in genere in numero di tre: svestizione degli abiti
OSPEDALI SPECIALIZZATI Istituti di maternità ed ospedali ostetrico-ginecologici. - Compiti degli istituti di maternità sono prevalentemente il ricovero e l'assistenza ostetrica delle madri e la prima assistenza ai loro neonati, mentre ulteriori compiti degli ospedali ostetricoginecologici
BALCONE VISITATORI
CORRIDOIO
Fig. 39 - Tipo di "comparto di isolamento" con servizi tutti aerati e illuminati direttamente
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OSPEDALI BALLATOIO
VISITATORI
scala visitat. bonifica spogliatoio att. medici
bonifica dimessi in uscita
scala pura
lavabianch. ggio infetta
visita
scala impura serviz.
caposala cucina guardapulita roba
picc. interv.
inferm. guard.
w.c.
bagno
Fig. 40 - Reparto contagiosi dell'Ospedale Maggiore di Vercelli (arch. E. Rossi)
sono il ricovero e la cura delle ammalate di forme ginecologiche. Ubicazione preferibile, pur in zona apportata e tranquilla, non molto lontana dall'agglomerato residenziale. Capacità conveniente: non superiore ai 120 posti letto. a Secondo le norme ufficiali, per la 1 a e 2 cat., devono distinguersi all'interno dell'organismo le seguenti unitàfunzionati: Sezione per gestanti sane. Sezione per puerpere sane. Sezione d'isolamento per gestanti tubercolotiche. Sezione completamente separata per ammalate di febbre puerperale. Sezione per luetiche in fase contagiante. Sezione per gestanti celate. Caratteristiche generati dell'istituto di maternità: maggiore superficie delle camere di degenza se queste contengono anche le culle, sviluppo dei servizi di disinfezione; maggiore necessità di personale; collegamento diretto tra le sezioni « isolate » e l'ambiente cosiddetto « infetto » della stazione di disin-
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fezione. Installazioni specifiche dell'istituto di maternità: gruppo da parto, sala operatoria, consultori pre e postnatali, servizio di assistenza sociale. La costituzione delle sezioni segue i criteri indicati per il reparto ostetrico dell'ospedale generale. In particolare sono prescritti un locale di visita ed uno di medicazione per ogni sezione, locali di soggiorno e di lavoro per la sezione gestanti, uno o più locali per pulizia, fasciatura e pesatura dei neonati per la sezione puerpere. Necessità di nuclei o « nurseries » speciali per i neonati prematuri ed i neonati sospetti. Caratteristiche generali degli ospedali ostetricoginecologici in più degli istituti di maternità : istituzione di sezioni per le ammalate ginecologiche con sale di degenza comuni e con abbondanza di stanze a 1-2 letti; ampia previsione di camere d'isolamento con servizi propri: se si raggiungono almeno 12-15 letti per te
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isolate conviene organizzare una sezione isolate, eventualmente con proprio gruppo operatorio. In linea generale occorre un reparto operatorio costituito da due gruppi, uno per asettiche ed uno per settiche. Sviluppo dei servizi di radiologia e di roentgenterapia e di radiumterapia, particolarmente se esiste la sezione per carcinomi. Ospedali pediatrici. - Compiti degli ospedali pediatrici sono prevalentemente il ricovero e la cura dei bambini ammalati fino a 12-14 anni. La cura riguarda le forme morbose di medicina, di chirurgia e di specialità almeno di ortopedia, otorinolaringoiatria ed oftalmoiatria, quando per ognuna di queste si possano raggiungere i 30 p.I. Ubicazione preferibile in una zona alla periferia dell'agglomerato urbano, fornita di vasto parco o giardino. Necessario il collegamento con ambulatori e consultori disseminati nell'area cittadina. Capacità conveniente dai 120 ai 250 p. I.; coefficiente di afflusso da
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OSPEDALI chiusi (tipo Pirquet) disposti in fila in grandi stanze di degenza. Attigui i locali per la pulizia, fasciatura e pesatura e per i bagnetti: 1 ogni 4 culle. Abbinati alla sezione lattanti possono essere i nuclei per i prematuri e per i gastroenterici.
CORRIDOIO
Fig. 41 - Stanza di osservazione per unità di contagiosi
Oltre alle citate forme morbose, occorre prevedere il reparto d'isolamento per gli affetti da malattie contagiose. In genere questo reparto viene destinato ai bambini, ricoverati che siano riscontrati infetti, ma vi sono esempi di ospedali pediatrici con reparti infettivi per esterni. Necessità di una sezione di osservazione e contumacia, anche se contro la sua istituzione si obbietta il derivante ritardo dell'inizio della cura vera epropria. Criterio fondamentale organizzativo: massima suddivisione tra i bambini per la prevenzione della trasmissione delle malattie tra i bambini stessi, pur assicurando nello, stesso tempo la maggiore possibilità di sorveglianza e l'attenuazione del senso di solitudine dei bambini isolati (ad es. con l’impiego di pareti e tramezzature completamente vetrate). Raggruppamento dei p. I., in distinti reparti. ciascuno suddiviso in sezioni per lattanti. divezzi e seconda infanzia fino all'età di 5 anni, bambini oltre 5 anni fino a 12-14 anni, bambine oltre 5 anni fino a 12-14 anni. Sezione per lattanti - Consigliabili box individuali, oppure box speciali
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Sezione per divezzi e seconda infanzia - Può essere a destinazione promiscua nei riguardi del sessi fino a 5 anni di età. Consigliabili stanze comuni con tramezzature di separazione vetrate in modo da formare box aperti sul davanti od anche chiudibili, e camerette individuali. Sezioni per bambini o per bambine fino a 12-14 anni. Consigliabili stanze comuni con tramezzi vetrati di separazione tra i letti alti m 2,00 e camerette individuali per gravi. Caratteristiche generali degli ospedali pediatrici. Forte impiego di personale: estesa adozione di pareti vetrate tra le stanze di degenza e tra il corridoio e le stanze; accurato studio dei colori ed allestimento di figurazioni tipiche nelle zone libere delle pareti dei corridoi e delle stanze di degenza e soggiorno-refettorio: adozione di ampie terrazze a livello e di zone aggiardinate per la cura d'aria e lo svago dei bambini; adozione di aule scolastiche per i più grandicelli, ecc. Caratteristiche specifiche dell'ospedale pediatrico. Previsione di dormitori per le madri nello stesso corpo di fabbrica dei lattanti: istituzione di camere di allattamento rene sezioni per lattanti; organizzazione tipica della cucina del latte per i lattanti e gli altri bambini a dieta lattea, oltre che per i consultori; adozione di stanze di visita dei parenti ad ogni piano con i dispositivi di salvaguardia precedentemente citati, ecc. Ospedali per contagiosi. Sono organismi destinati all'isolamento, al ricovero ed alla cura di malati di forme contagiose. Ubicazione preferibile. alla periferia della città.
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Capacità conveniente dai 150 ai 250 p. I. per un adeguato proporzionamento dei settori; capacità più elevate possono sovraccaricare i compiti già gravosi, date le numerosissimeesigenze di un istituto del genere. Superficie complessiva per posto letto superiore ai 100 m² per la necessità di eventuali baraccamenti per,epidemie. Criteri adottati:
d'isolamento
usualmente
a) Isolamento individuale, che assegna ad ogni malato la sua camera, con attigui i locali dei servizi igienici e dei servizi per il personale (filtro e disbrigo). Massima flessibilità funzionale dell'organismo, maggiore spesa di impianto e di gestione degli altri tipi a parità di posti letto, affidamento sulla estrema specializzazione di personale esperto, b) Isolamento collettivo, adottato nei vecchi ospedali a padiglioni, ciascuno dei quali ospitava in grandi corsie una singola malattia infettiva. c) Isolamento misto, che comprende varie gradazioni; in sintesi raggruppa in speciali « unità per contagiosi , malati affini in camere con il massimo di 4 letti separati da tramezzature vetrate. In Italia le norme ufficiali prescrivono l'adozione di un certo numero di unità, denominate « settori », ciascuna destinata ad ospitare una singola malattia infettiva. Come è noto, il sistema presenta una certa rigidità funzionale nei riguardi della variabilità stagionale delle punte delle diverse malattie contagiose. Nell'ospedale per contagiosi tale rigidità può temperarsi meglio che nel reparto di un ospedale generale: i vari settori possono ben svilupparsi nei piani di un blocco, - mentre al piano d'ingresso possono disporsi un certo numero di « comparti d'isolamento », che hanno la funzione, oltre che di osservazione era e propria, di assorbire le minori manifestazioni di una data forma infettiva, senza obbligare ad aprire per esse un grande settore stagno. Comunque, anche l'intero organismo ospedaliero può essere organiz-
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OSPEDALI zato con sezioni di degenza a comparti d'isolamento; in questo caso è bene munire ciascuna sezione dei normali dispositivi di bonifica degli ammalati e di filtro per il personale, in modo da poterla far funzionare da settore nel caso di una forte manifestazione di una data forma infettiva. Anche nel tipo costruttivo a blocco devono essere delimitate nettamente due zone: l'una non infetta e l'altra infetta. La prima comprende i servizi d’ingresso del pubblico, dei visitatori e del personale, gli uffici amministrativi e direttivi, gli alloggi del personale e la maggior parte dei servizi generali tecnologici (cucina. rnagazzini, centrale termica, officine, ecc ). La seconda comprende tutti i settori o i comparti di degenza, i servizi di cura e diagnosi, ecc., ed in genere i servizi aventi contatto diretto o indiretto con i malati. Qualsiasi passaggio tra le dite zone deve avvenire attraverso i dispositivi di filtro, di bonifica. ecc. Particolari condizioni richiede il servizio, di disinfezione e lavanderia, che deve essere posto a cavallo della superficie di separazione tra le due zone predette, in modo che alla prima appartengano la cernita e l'ambiente di lavatura, ed alla seconda l'ambiente cosiddetto « infetto » della stazione di disinfezione, che riceve tutta la biancheria sporca del degenti. Abbinato alla stazione di disinfezione deve essere il forno d'incenerimento dei rifiuti. Caratteristiche specifiche dell'ospedale per contagiosi. - Accettazione malati con due gruppi di visita e bonifica funzionanti alternativamente;creazione di ballatoi esterni correnti lungo la facciata dalle camere di degenza per la visione dei degenti da parte dei visitatori. Qualunque sia il sistema d'isolamento adottato nell'organizzazionegenerale dell'organismo, occorre provvedere ad istituire al piano rialzato e con ingressi propri dall'esterno almeno due « settori per alto contagio ». ESIGENZE IGIENICO-AMBIENTALI CD IMPIANTI OSPEDALIERI Ventilazione, - Rispetto agli ambienti comuni si presenta più impegnativo il problemi di mantenere unmicroclima favorevole, specialmente negli
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ambienti di degenza ed in alcuni servizi. per le maggiori possibilità di viziatura dell'aria. Da questo punto di vista la cubatura unitaria, fissata dalle Istruzioni in un minimo di m³ 19,20 per gli adulti, dovrebbe essere pari ad almeno m² 25,00, ammettendo un ricambio d'aria di 2 volte all'ora. Tenuto conto dei vari fattori climatici, strutturali, economici, impiantistici, ecc. e dell'attuale situazione costruttiva ospedaliera, in Italia le concezioni si orientano verso la regolazione della ventilazione naturale e sussidiaria per mezzo di dispositivi tecnici (visistas, feritoie sotto i davanzali) nelle finestrature e nelle pareti interne delle sale di degenza, incombinazione con il riscaldamento. In linea generale sono riscontrate buone le seguenti condizioni (Parvis): Inverno: temp. ambiente 21°C. movimento aria 0,10 m/sec., grado igrometrico 40°. Estate: temp, ambiente 22 ÷ 24°C, movimento aria 0,20 ÷ 0,30 m/sec., grado igrometrico 50°. Per gli ambienti di servizio con sovraccarico di produzione di gas ed odori si ammette, mantenendo la finestratura esterna, la necessità di aspiratori sussidiari. Per particolari reparti o servizi infine sono indicati, a seconda dei casi, il condizionamento dell'aria o la termoventilazione. Riscaldamento. - Concorre, insieme con l'aerazione, ad assicurare l'idoneo grado di benessere ai degenti ed al personale, In linea generale. le temperature dell'aria, per i normali valori del movimento dell'aria e del grado igrometrico. che possono essere richieste nei capitolatiprogramma per gli impianti sono: Stanze di degenza 20 ÷ 22°C Locali latrine, antilatrine e lavabi 17°C Bagni e locali di medicazione 22°C Sale di attesa, soggiorni, uffici, stanze di lavoro e di guardia infermiere, spogliatoi, guardaroba, laboratori, ecc. 18°C Corridoi e scale 15 ÷ 16°C Locali di servizi impuri
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16°C Sale operatorie 25°C Sale di radiologia 20°C Sale di consultazione 20°C Sistemi di riscaldamento centralizzati. Sistema ad acqua calda (termosifone), generalmente a circolazione meccanica per mezzo di pompe centrifughe, con radiatori ad elementi lisci ad evitare il deposito delle polveri e facilitare le pulizie, posti sotto il davanzale delle finestre. Sistema ad elementi radianti, preferibilmente al soffitto, che permette una temperatura ambiente inferiore di 2 ÷ 3°C alla temperatura richiesta per gli ambienti riscaldati a convezione temperatura conveniente nei serpentini 40 ÷ 45°C. La termoventilazione (ad aria calda) è conveniente, nei grandi ambienti a funzionamento discontinuo (aule di lezioni e conferenze, sale di riunione, ecc.), ed è necessaria nei servizi di lavanderia, di cucina, ecc. per l'eliminazione delle fumane. Condizionamento dell'aria. Per reparti, servizi o ambienti nei quali si sommano le necessità tecniche con quelle terapeutiche, funzionati, igienicoprevenitive, ecc. si ammette indispensabile l'impiego dell'aria condizionata, con l'intesa però di limitare per quanto possibile l'adozione di ambienti privi di qualsiasi finestratura diretta. Secondo le più recenti conclusioni sul dibattuto argomento si riterrebbe necessario il condizionamento dell'aria nei seguenti servizi: Reparto operatoria. Gruppo da parto. Sezione prematuri. Nucleo bambini gastroenterici. Camere per allergici. Camere per piretoterapia e ossigenoterapia. Lo si riterrebbe consigliabile per ospedali medi e grandi nei seguenti servizi:
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OSPEDALI Reparto radiologico. Camere per colpiti da choc e sindromi tireotossiche. Camere per aerosolterapia. Camere per cardiaci, Corridoi e scale Illuminazione . - Per quanto riguarda l'illuminazione naturale vigono con maggiori restrizioni i criteri generali fondamentali, adottati per gli ambienti comuni; nell'ospedale sono particolarmente da realizzare le esigenze di appropriata visione in tutti i punti dell’ambiente, di gradevole effetto psicologico, di prevenzione della « infezione crociata » per mezzo dell'azione inattivatrice della luce sui germi da aerodiffusione. Secondo le normeufficiali, dal punto più interno della stanza di degenza deve essere visibile unadeguato settore della volta celeste. Le stesse norme fissano un rapporto minimo area finestra - area pavimento solo per le stanze di degenza per i contagiosi: 1/5. Per le sale di degenza comuni appaiono consigliabili i valori da 1/4 ad i 1/7. Nei riguardi dell'Illuminazione artificiale il sistema più indicato è quello di un'illuminazione generale indiretta o semidiretta e di un'illuminazione localizzata sulle testate dei letti, mediante lampade a muro schermate a flusso costante verso l'alto e flusso regolabile a volontà verso il basso sulla superficie dei letti. Altri dispositivi per le sale di degenza: lampada per l'illuminazione notturna incassata nelle pareti in basso, lampada portatile per l'esame obbiettivo del malato. Valori normalmente adottati, in Italia per l'illuminamento generale medio degli ambienti ospedalieri (in questi ultimi anni con tendenza all'aumento): Stanze di degenza (anche per flusso indiretto delle lampade di testata) 30 ÷ 50 lux Stanze di soggiorno refettori, uffici, ecc. 50 ÷ 80 » Corridoi, passaggi e scale 15 ÷ 25 » Bagni e w. c. 5÷ 30 » Sale di visita e medicazione, laboratori 80 ÷ 100 » Stanze secondarie di deposito 10 ÷ 20 Sale operatorie e da parto 200 » Stanze di servizio e lavoro infermiere 50 »
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Sala pronto soccorso
Stanze di vista Cucina centrale e cucinanette Laboratori
effetti psicologici e fisiologici fino alla realizzazione di una efficace cromoteLocalizzato ropia. Consigliabile in genere una opportuna graduazione di luci ed ambre e di tinte diverse, con combinazioni – di toni caldi e freddi; preferibili per le 2150 (tavolo) sale di degenza il giallo pallido e la – tonalità chiara di azzurro. per i refettori – il color pesca o rosa, per le sale di 540÷1080 operazioni ed i servizi chirurgici il (zone di esame verde-bleu a tinta opaca. Per le stanze e di lavoro) 215 (presse e della pediatria adozione di colori chiari mangani) e vivaci con figurazioni tipiche. In linea – generale possono usarsi all'occorrenza – tinte attive, tra le quali il rosa e il giallo, – 2150 (tavolo) tinte passive, tra le quali il verde (freddo e riposante) e l'azzurro 323 (scrivania) (sedativo e serenante). Per i servizi 540 (tavolo visita) 2150 (tavolo da parto) funebri indicato il viola.
ILLUMINAMENTO IN LUX generale 54 540 540 215 323
Lavanderia
161
Biblioteca Vestiboli Morgue Sala autopsia Stanza di guardia infermiere Nurseries Sala da parto
323 215 215 323
Uffici Sala di radiologia Camera oscura Farmacia Stanze di degenza
540 108 108 323 54
– – – 540 (tavolo) 215 (lettura a letto)
215 323
– –
323
–
323 108 108 540
540 (tavolo) – –
Stanze di servizio, pulizia, ecc. Soggiorni Stanze di lavoro medicale inferm. Stanze di trattamenti
e cure Latrine e lavabi Magazzini-depositi Sala operatoria
Locali servizio chirurgico e post-operati Sal terapia fisica Sala terapia occupazionale Sale di attesa
215 215 540
2000 (tavolo operatorio)
323 161
– –
323 108
– 323 (lettura)
Locali per servizi tecnologici 60 » Sale di degenza (di notte) 0,5 » Per illuminamenti localizzati: Tavolo operatorio 9000÷12000 » Tavoli, di laboratori e di visita 200 ÷ 500 » Letto dell’ammalato (esame obbiettivo) 100 » l livelli d'illuminazione raccomandati in U.S.A. sono in genere alquanto più elevati. Secondo l'U.S. P.H.S. sono raccomandabili i valori della tabella. Colore nell'ospedale. - È necessario un attento studio dei colori da condurre assieme con quello dell'illuminazione, in vista dei più gradevoli
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Difesa termica. - Conveniente adozione di muri esterni a doppia parete con intercapedine preferibilmente riempita di materiale termicamente isolante. Evitare le finestrature a tutta parete, conservando tratti di muro in corrispondenza delle pareti trasversali delle sale di degenza cui sono attestati i letti. Adozione di frangisole orizzontali e di ,atri atermici alle finestre, o di doppie finestre nei climi più freddi. Difesa dai rumori. - Anzitutto giova ubicare l'edificio in un appezzamento recintato con cortina di alberi o siepi, alquanto alte per l'attenuazione dei rumori esterni. ed esporre la facciata delle degenze su un ampio parco alberato o sgombro da servizi, smistando tutto il traffico di 1° ingresso, ambulatoriale, dei visitatori, ecc., nella parte retrostante al blocco delle degenze, Studio accurato dei normali accorgimenti costruttivi per evitare la trasmissione delle vibrazioni attraverso le strutture e gli impianti e dei rumori aerei prodotti all'interno; adozione di tramezzi a doppia parete con intercapedine ripiena di isolante. Educazione dei personale e buon controllo e smistamento interno dei visitatori. Il grado di rumorosità (senza ritmo) non dovrebbe superare negli ospedali i 45 db: l'isolamento acustico dovrebbe realizzare un'attenuazione non inferiore ai seguenti valori: 1) Attraverso il pavimento,
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OSPEDALI sopra e sotto: a) per disturbi trasmessi per via area 55 db b) per calpestio 25 db 2) Attraverso muri divisori: tra ambienti interni o fra esterno ed interno 55 db. Difesa dall'umidità. - Particolare importanza acquista nel monoblocco ospedaliero la difesa dalla umidità di origine tellurica per la riconosciuta convenienza di istituire un piano semicantinato e talvolta due. Oltre ai normali provvedimenti per la protezione dal livello di capillarità dell'eventuale falda idrica, appare consigliabile l'adozione di un tipo di intercapedine molto aperta, generata da un muretto di contenimento a livello del davanzale con soprastante terreno a scarpataaggiardinata, in modo da consentire, oltre l'isolamento dal terreno, una adeguata insolazione dei semicantinati. Approvvigionamento idrico. La dotazione idrica giornaliera perposto letto, fissata dalle norme italiane in un minimo di 100 litri, deve essere in pratica alquanto più elevata, anche in funzione del tipo di ospedale. Per un ospedale generale dei tipo medio sarebbero infatti necessari 300 ÷ 400 litri. Norme francesi richiedenti una dotazione media di 500 litri, escluso il servizio di lavanderia. L'approvvigionamento idrico può essere fornito dalla rete dell'acquedotto cittadino o da risorse locali (pozzi); in entrambi i casi sono da prevedere serbatoi di compenso e di riserva. Se la pressione non si stima sufficiente per l'elevata altezza del blocco ospedaliero, si ricorre ad autoclavi o a serbatoi alla sommitàdell'edificio alimentati mediante pompe. Capacità dei serbatoi di riserva corrispondente al consumo totale di una giornata. Variabilità del consumo orario: in genere si ha un massimo dalle ore 7 alle 8.30, un altro massimo meno elevato dalle 18 alle 19 ed un piccolo rialzo verso le 13-14. Rete di distribuzione a gabbia per ottenere la sicurezza dell'alimentazione in caso di guasto in un punto qualsiasi della rete interna. Produzione e distribuzione acqua calda. - Tenuto conto della necessaria istituzione di una centrate termica, il
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sistema di produzione preferito è quello indiretto mediante apparecchi accumulatori (boilers) a serpentini, che possono essere situati nella centrale stessa o alla base dei vari blocchi costruttivi che compongono l'ospedale. In genere è d'uso produrre l'acqua a 60°C, ma occorre notare che sarebbe preferibile un sistema che fornisse acqua calda a circa 75 ÷ 80°C, per i servizi di cucina, lavanderia, locali preparazione chirurghi, ecc., ed acqua tiepida a per i lavabi, i bagni, le stanze di pulizia personale, ecc. Consumo giornaliero prevedibile di acqua calda mediamente 60 ÷ 80 litri/posto letto. Rete di acqua calda con circuiti di ritorno per impedire il raffreddamento nelle tubature ed avere sempre la acqua alla data temperatura ai rubinetti di attingimento. Servizio del vapore. - In linea generale le caldaie della centraletermica saranno a vapore, anche nei piccoli e, medi impianti; per i grandi impianti può usarsi anche l'acqua surriscaldata. l servizi del vapore possono riassumersi come segue: Produzione indiretta di acqua calda e di acqua tiepida. Alimentazione degli apparecchi scambiatori di calore per l'impianto di riscaldamento a termosifone o a pannelli radianti. Alimentazione diretta delle apparecchiature della cucina della lavanderia, della stazione di disinfezione, della sterilizzazione nei reparti operatori. Alimentazione diretta di alcune apparecchiature dei servizi di sezione o di piano, e dei laboratori. Collegamento con l'impianto di condizionamento dell'aria.
Caratteristiche essenziali ai fini ospedalieri dei vari apparecchi: Lavabi. - Forma solitamente rettangolare a bordi arrotondati, dimensioni, da cm 70 x 50 a cm 60 x 45, bordo staccato dalla parete. Sprovvisti di tappo di chiusura. Gruppo a miscela a, due rubinetti da 1/2 ". Per il servizio dei malati devono essere del tipo « ad acqua grondante » e scarico libero. Particolarmente impiegati (salette di prep. chirurghi, sale di visita e medicazione, ecc.) sono i cosiddetti « lavabi clinici » con bacino ovolare e scarico libero, con gruppo a miscela da 3/4 " comandato da dispositivo a ginocchio o a gomito, con bocchino per getto pieno o a doccetta. Vasi. - Solitamente ad ospirazione per i malati, o caduto per i servizi. Preferibilmente senza sedile ribaltabile e talvolta con il bordo riscaldabile. Adeguata proporzione di tipi a feci visibili. Forma ellissoidale con maggiore diametro nel senso anteroposteriore, altezza normalmente a non più di m 0,30 ÷ 0,35 sul piano dei pavimento, ed a non più di m 0,50 nei reparti chirurgici ed ostetrici, dimensioni in pianta m 0,60 x 0,35, orlo o bordo superiore leggermente insellato nel punto di appoggio. Preferibile il dispositivo a flussometro per il lavaggio dei vasi. Bidè. - Preferibilmente del tipo con getti a pioggia da fori laterali. Dimensioni usuali cm 65 x 39 x 38. Lavapiedi. - Bacinelle di forma rettangolare, dimensioni in pianta cm 40 x 50, munite o no di poggiapiedi.
Apparecchi igienico-sanitari e condutture di scarico. - Nei riguardi delle apparecchiature, occorre esigere che esse siano della migliore qualità. Per i lavabi, ilavandini, gli acquai, i vasi da cesso, i bidè è da prescrivere l'impiego della « porcellana dura vetrificata », mentre per le vasche da bagno, i vuotatoi, gli orinatoi, ed in genere per gli apparecchi di grande mole possono essere convenienti il gres porcellanato e la ghisa smaltata e porcellanata.
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OSPEDALI Vuototoi. - Con griglia mobile e preferibilmente con lavandino per il risciacquo dei vasi.
per molti servizi, tra i quali principalmente quello di cucina (banco di cucina).
Orinatoi. - Preferibilmente a tutt'altezza, con pedana pure in gres porcellanato: rubinetto di lavaggio continuo a cappuccio; dimensioni usuali cm 110 x 50 x 20. Vasche da bagno. - Generalmente in ghisa porcellanata. da rivestire. Gruppo a miscela a 4 rubinetti da 3/4 ", doccia a telefono, scarico a levetta. Dimensioni della vasca m 1,70 x 0,70. Acquai per cucinette. - Preferibilmente a doppio scomparto, con rubinetti per acqua calda (almeno 75°) e per acqua fredda, per immersione e per risciacquo delle stoviglie. Dimensioni usuali cm 90 x 50, con scolapiatti di cm 65. Idranti a mura per lavaggio da 3/4". - Con rosone a muro, chiave asportabile e tappo di chiusura con catenella di sicurezza, forcella portagomma, tubo di gomma del 3/4", lancia di lavaggio di ottone cromato. Valvole a pavimento, con griglia in acciaio inossidabile, diametro mm. 130, scatola sifonata in bronzo. Particolarmente importanti si presentano i problemi tecnici relativi alle diramazioni ed alle colonne di scarico. Avvertenze fondamentali sono: Abbassamento della quota normale del solaio nei locali dei servizi igienici. Sistemazione dei collettori delle batterie di latrine in vani facilmente ispezionabili. Sistemazione delle colonne di scarico in apposite canalette lasciate nella struttura (comuni ad altri cavi e tubazioni). Ampio impiego dei dispositivi di ventilazione secondaria. Prolungamento delle colonne di scarico e di ventilazione al di sopra della copertura per almeno m 2.00. Adozione di tutti gli accorgimenti per evitare la produzione e la trasmissione di rumori.
Installazioni frigorifere. Hanno compiti sempre più importanti nell'organismo ospedaliero. Oltre alla produzione del freddo per ilcondizionamento d'aria o per il semplice rinfrescamento degli ambienti, icompiti essenziali sono: Conservazione delle derrate alimentari (celle frigorifere precedute da anticelle nelle cucine centrali). Fabbricazione del ghiaccio, in blocchi nella cucina centrale, ed in cubetli o triturato nelle cucinette di sezione. Conservazione di alcune speciali colture, di virus e vaccini (nei laboratori clinici e scientifici). Conservazione dei cadaveri (in appositi loculi presso il servizio mortuario e autoptico). Crioterapia (nei reparti di terapia fisica). Ibernazione (nelle sale operatorie).
Distribuzione gas. - È indispensabile in tutti quei locali ove siano necessarie l'istantaneità del riscaldamento e la rapida elevazione della temperatura (laboratori clinici e scientifici, sale di medicazione, cucinette, ecc.). Specialmente nei piccoli ospedali il gas può essere convenientemente impiegato
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Distribuzione gas terapeutici. Vantaggiosa la centralizzazione nei medi e grandi ospedali, particolarmente in quelli specializzati; i gas medicali (ossigeno, protossido d'azoto, CO2. ecc.) possono essere distribuiti mediante tubazioni di rame sgrassato diramantisi da una centrale sita nel piano semicantinato e facenti capo ad apposite prese poste in alcune stanze di degenza (chirurgia, maternità, ecc.), nelle stanze per post-operati (rianimazione), nelle sale di anestesia ed operatorie, ecc. Centrale in genere costituita da due rampe di bombole (una in servizio, l'altra di riserva e successivo impiego), con una prima decompressione in centrale stessa. Le prese possono essere individuali a flussometro (consentono il collegamento con le maschere, le tende, le incubatrici, ecc.) e rapide (consentono, con un semplice inserimento, il collegamento con gli apparecchi di ossigenoterapia già provvisti di flussometro). Distribuzione aria compressa e vuoto. - Nei grandi ospedali è conveniente la centralizzazione del-
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l'aria compressa (aerosolizzazione,impiego per speciali apparecchi medicali e di laboratorio, ecc.) e del vuoto (aspirazione nelle sale di operazione, sale di medicazione, ecc.). Distribuzione acqua distillata. Nei grandi ospedali può essere conveniente la centralizzazione e la distribuzione mediante una o più colonne con diramazioni ad ogni piano in locali di servizio medicale, nei laboratori, ecc. Impianti elettrici. - Nell'eventualità che la società distributrice non possa erogare la potenza necessaria a B. T., è necessaria una cabina di trasformazione con apparecchiature per A.T. e B T. In ogni caso è da richiedere un cavo preferenziale. Gli impianti elettrici interni hanno origine da appositi quadri generali, da cui si dipartono le linee montanti atte ad alimentare i quadri secondari di distribuzione, sia per luce che per prese motrici, nei vari piani dell'ospedale, una linea indipendente per l'alimentazione dei motori degli ascensori, altre linee indipendenti per i motori della centrale termica, della lavanderia, della cucina compreso il frigorifero, della radiologia, ecc. Saranno perciò da distinguere i circuiti per l'illuminazione ed i circuiti per forza motrice a corrente alternata monofase da 220 V ed a corrente trifase. Nei riguardi dell'illuminazioneartificiale si ricordano i dispositivi di soccorso consistenti in: Un circuito d'illuminazione di soccorso per i corridoi, gli anditi, le scale, le stanze di degenza ed altri locali essenziali, per il caso d'interruzione improvvisa della corrente, con batterie di accumulatori. Questo circuito può servire anche per la luce notturna. Un circuito d'illuminazione di soccorso per il gruppo operatorio (lampade scialitiche), con batterie di accumulatori riservate, Un gruppo elettrogeno di emergenza per la utilizzazione ridotta delle lampade ed egli apparecchi. Impianti elevatori, - Quando i locali ospedalieri si distribuiscono in più di tre piani fuori terra è obbligatorio l'impianto degli apparecchi elevatori, costituiti da montalettighe, ascensori e montacarichi.
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI Caratteristiche particolari delle varie attrezzature: Montalettighe. - Portata utile netta sui 630 kg oppure 1000 kg, dimensioni nette cabina minime m 1,20 x 2,30. usuali m 1,30 x 2,50. Velocità di marcia per ospedale normale 0,30 ÷ 0,40 m/sec. Macchinario preferibilmente in alto. Ingresso dal lato più corto. Il tipo unificato da kg 630 presenta dimensioni cabina m 1,18 x 2,24 con vano di corsa m 1,80 x 2,60. Ascensori. - Portata corrispondente a kg 75 per persona: dimensioni nette cabina per il personale m 1,00 x 1,00, per i visitatori m 1,20x 1,20. velocità di marcia 0.80 m/sec. Tipo unificato da kg 325: dimensioni cabina m 1,18 x 0,80 con vano corsa m 1,50 x 1,30. Montacarichi. - Se per persone e merci, come alcune volte si preferisce particolarmente per i carrelli con le vivande accompagnati dal personale, la portata sarà di kg 450 e le dimensioni nette della cabina saranno usualmente m 1,00 x 1,50: se per sole merci, come nel caso del calabiancheria o del montabiancheria, Ia portata è ordinariamente di kg 100, le dimensioni m 0,90 x 0,90 oppure 0,80 x 0,80, la velocità di marcia 0,50 m/sec. Impianti ed attrezzature varie. Oltre ai precedenti impianti, sono necessarie nell'organismo ospedaliero numerose installazioni ed attrezzature, sia fisse che mobili, che molto contribuiscono al perfetto e regolare funzionamento dell'insieme. Si ricordano sinteticamente: c) Impianto di segnalazioni luminose per chiamate integrate da leggeri ronzanti (sistema generico. sistema selettivo, ecc.) facenti capo alla stanza di guardia delle infermiere. b) Impianto di ricerca personale (con segnalazioni luminose e leggeri ronzanti nei corridoi, negli atri, ecc. collegamenti radio, ecc.) facente capo ad un apposito posto centrale di controllo, abbinato al centralino telefonico. c) Impianti telefonici, costituiti di norma da un centralino telefonico posto nella zona d'ingresso principale. servito da una o più linee urbane esterne, e da un adeguato numero di linee interne. Può far parte di questi impianti il sistema di chiamate mediante microfoni a disposizione dei
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malati con un unico ricevitore posto nella stanza di guardia infermiere o della caposala di turno. d) Impianto delle trasmissioni radio-televisive. Ricevitore centrale dall'esterno, situato nel descritto posto di controllo, in collegamento con altoparlanti (preferibili nei corridoi. nei soggiorni, nelle gallerie di cura, ecc.) e con le cuffie singole o i piccoli altoparlanti presso ogni letto dei malati. Attrezzatura per l'emissione locale. con trasmissioni di programmi per i degenti e di comunicazioni ed ordini per il personale. e) Impianto di orologi elettrici. Ubicazione di orologi a quadrante o a lettura nei corridoi, nei locali di servizio, nelle stanze di medicazione. nelle sale operatorie, ecc., collegati ad un orologio regolatore centrale, munito di dispositivo di rimessa dell'ora in caso di interruzione della corrente. f) Impianto di posta pneumatica. Conveniente in un grande complesso ospedaliero. g) Attrezzature antincendio - Avvisatori ottici ed acustici con rete elettrica di segnalazione a distanza dell'elevazione di temperatura, termometri a distanza. Canalizzazioni per tubi flessibili e lance con prese unificate. Accorgimenti costruttivi circa i corridoi e le scale per l'evacuazione rapida dei malati. h) Difesa dalle scariche elettriche atmosferiche. Impiego dei normali sistemi a gabbia con punte metalliche corte, oppure del tipo a collare radioattivo e nastri di rame. Prese a terra convenientemente inumidite. i) Trasporti orizzontali. - Barelle m 2,30 x 0,60, lettighe o lettini mobili m 1,80 x 0,60, carrelli interni per b.p. m 1,00 x 0,55, carrelli porta sacco per biancheria sporca circolari con diametro di circa 40 cm, carrelli interni per b.s. m 0,80 x 0,50, carrelli porta vivande autoriscaldanti m 1,10 ÷ 0,65, m 0,75 x 0,45. l) Trasporti esterni, - Autoambulanze, macchine, carrelli autotrasportatori. Previsione di impianto per il lavaggio e la disinfezione. Convogliamento e smaltismaltimento rifiuti liquidi. liquidi Dalla base dei corpi di fabbrica ospedalieri ha origine un'apposita rete di fognolinell'a-
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rea ospedaliera, che raccoglie le acque di scarico dei servizi igienici, dei servizi tecnologici, dei laboratori, ecc. e le acque di lavaggio dei pavimenti di alcuni ambienti e delle corti. Consigliabile che ciò avvenga con l'ausilio di vari pozzetti di raccolta ed ispezione, il, modo da poter isolare in caso di necessità i singoli blocchi o le colonne senza compromettere il funzionamento di gran parte della rete. Opportuna una rete separata delle acque pluviali, specie se le acque luride abbiano necessità di essere sottoposte a preventivi trattamenti prima dello scarico. In linea generale, per un ospedale comune, quando la fognatura cittadina sia in buone condizioni e dia garanzia di innocuo smaltimento, la rete interna dell'ospedale può scaricarsi liberamente in essa: Soltanto per le acque del reparto per contagiosi è necessaria una preventiva disinfezione. Se non esiste la fognatura cittadina, o questa non offre sufficienti garanzie, occorrerà ricorrere ai processi di chiarificazione e di ossidazione biologica: dipenderà dalle caratteristiche delrecipiente terminale l'estensione parziale o totale di detti processi. Particolare importanza assume la disinfezione finale delle acque trattate nel caso dei reparti per contagiosi o degli ospedali d'isolamento: si consiglia in genere l'immissione di 20 ÷ 30 gr di cloro attivo per m³ di liquame con sola ritenuta di materie grossolane, 10 ÷ 15 gr per m³ di liquame chiarificato mediante fosse lmhoff, 2 ÷ 3 gr per m³ di liquame depurato biologicamente. Per i liquami Provenienti da ospedali per tubercolotici dette quantità devono essere raddoppiate (Puntoni). La disinfezione deve essere effettuata in una vasca di contatto con possibilità di permanenza di 2 ore. Rimozione e smaltimento rifiuti solidi, - La rimozione dei rifiuti soldi (spazzature, immondizie, rifiuti di alimenti, rifiuti delle medicazioni) avviene normalmente mediante sacchi o bottini a chiusura ermetica attraverso i montacarichi dei depositi di sezione Tolte le eventuali: parti da riutilizzare (bende, garze, alimenta per gli, animali, previo apposito trattamento, tutto il resto dovrebbe essere inviato al forno di incenerimento. A questo devono essere
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OSPEDALI MOBILI SANITARI
ARMADIETTI SPOGL. cm (35+35+35)x32 Per sale di degenza
LETTI Per fanciulli cm 170 x 80
Per adulti cm 190 x 90 cm 195 x 90
cm (35+35+35)x32 Per camici personale
cm 40 x 55 Per divezzi fino a 2 anni cm 110 x 60
Per bambini cm 150 x 70 CULLE
ARMADI VETR. cm 100x40
cm. 80 x 50
COMODINI
cm 40 x 40 cm 40 x 32 tipo comune
SEDIE comuni
cm 60 x 25 a due vani
Per 1 letto cm 80x45
ARMADI GUARDAROBA
con braccioli sgabello
cm 65x36
cm 90x40
cm 55x36
Per 2 letti cm 120x45
Per guardaroba generale cm 200x45
Per 3 letti cm 150x45
POLTRONE CARRELLI DIVANI a 3 posti
a 4 posti a 2 posti
Portasacco Per biancheria sporca a cassone per galleria cm 40 cm 90x60 a cassone cm 80x50 Portavivande
Per biancheria pulita cm 100x55
divano-letto
cm 110x65
Portarifiuti a cassone cm 120x70
Portarifiuti cm 35
TAVOLI
cm 75x45
cm 100 x 70 cm 70 x 50 cm 80 x 50 cm 70 x 50 SEDIA A RUOTE cm 120 x 80
cm 90 x 80
cm 75 x 75
BARRELLE E LETTIGHE
Lettiga Barrella su carrello cm 230x60
cm 180x60
ATTREZZATURE MEDICO – CHIRURGICHE LETTINO VISITA TAVOLI OPERATORI
chirurgico TAVOLO CISTOSCOPIA
CARRELLO ANESTESIA TAVOLO DA PARTO TAVOLO ANATOMICO
APPARECCHIO RADIOGRAFIA
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BANCONE CENTRALE LABOR. ortopedico
APPARECCHIO DI X-TERAPIA PROFONDA APPARECCHIO DI X-TERAPIA SUPERFICIALE
VASCA SAGOMATA IDROTERAPIA
BANCONE A MURO LABOR.
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BANCONE CENTRALE CON VETRO
BANCONE A MURO CON CAPPA TAVOLO DA MICROSCOPIA TAVOLO CENTRALE CON LAVANDINI
Manuale dell’Architetto
OSPEDALI IMPIANTI SANITARI E TECNOLOGICI IDROESTRATTORE CENTRIFUGO LAVABI
per malati
per servizi
MANGANO DA STIRO
LISCIVIATRICE CON TINO
per chirurghi VASI
per aspirazione
BIDET
CAMERA ALLA FORMALDEIDE
a caduta GENERATORE DI FLUIDO TERMICO
DOCCIA STUFA DI DISINFEZIONE A VAPORE
VUOTATOIO ESSICCATOIO A CARRELLI VASCA DA BAGNO LAVANDINO
BANCO DA CUCINA
LAVATRICE RISCIACQUATRICE TINOZZA ELLITTICA FRIGGITRICE
PENTOLE A VAPORE
FORNO A GAS PENTOLINE A VAPORE
TRAFFICI ORIZZONTALI E VERTICALI
TRATTI INDICATIVI ELEVATORI (sagome nelle minime)
TRATTI INDICATIVIELEVATORI (sagome nelle minime)
VIVANDE
AMMALATI M.L.
M.V. Carrello con accompagnatore BIANCHERIA PULITA
VISITATORI
M.B.P.
A.V. PERSONALE
BIANCHERIA SPORCA C.B.S.
A.P. AMBULATORIALI
BIANCHERIA INFETTA C.B.I.
A.A. Simboli ed ingombri usualmente adottati nel progetto di un edificio ospedaliero
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Manuale dell’Architetto
CHIESE
La chiesa per i cattolici è luogo di culto e di insegnamento religioso: centro dell'atto di fede è l'altare ove si celebra il Sacrificio Divino, mentre il pulpito e l'ambone sono gli elementi dai quali viene l'insegnamento religioso. La chiesa. che nel susseguirsi dei secoli è stata espressa in varie forme di architettura, da un punto di vista funzionale ha mantenuto integro il suo organismo distributivo. Per la sua semplicità concettuale, la chiesa delle origini è la migliore espressione di insegnamento per lo studio della chiesa contemporanea. Nella progettazione di una chiesa occorre conoscere l'esatta destinazione in base all'Autorità Ecclesiastica che la presiederà. Le chiese si distinguono in: cattedrali - se accolgono la cattedra del Vescovo e gli stalli del Capitolo della Diocesi; collegiate - se servite da un Capitolo di Canonici; conventuali se annesse ad un convento; parrocchiali quando, oltre agli scopi spirituali e morali assolvono compiti amministrativi, sociali ed assistenziali; chiese filiali o succursali - se dipendono da una chiesa parrocchiale per l'uso dei fedeli lontani; cappelle - se destinate all'uso particolare di una comunità o di un privato. Nel dimensionamento di una chiesa, in genere, si può calcolare che: 2/10 dei fedeli resta in piedi 1/10 » » siede in panche 7/10 » » si serve di seggiole. L'area occupata per fedele risulta pertanto: m² 0,25 per persona in piedi » 0,35÷0,40 per persona con sedia » 0,50÷0,55 per persona in banco.
uffici parrocchiali canonica Sc
Sc
coro S
Op
P
Op campanile
campanile B
1
2
battistero
3
Fig. 2 - Tipi di chiese 1, parrocchiale; 2, cattdrale (ampio presbiterio per le sacre ordinazioni); 3, conventuale (coro protetto); S, sagrestia; P, pulpito; T, trono o cattedra vescovile; Sc, scanni; B, fonte battesimale. Dimensioni per una progettazione di grande massima N. abitanti
Superficie coperta in m²
Superficie totale
5000÷10000 ""
m² 1,0÷1,5/n. abit. m² 0,10÷0,20/n. abit.
S media=8000 m² S media=1400 m²
"" 2000÷3000
m² 0,03/n. abit.
Area lorda per un complesso parrocchiale . . . Chiesa - sagrestia . . . Canonica - uffici - locali riunione . . . . . . . . . . Chiese succursali . . . . .
S media=400 m²/n. piani 0,93÷1,03/n. abit.
* Da aumentarsi ini funzione di una completa attrezzatura sportiva. (v. "Impianti sportivi").
tabernacolo
cattedra episcopale
convento
T
epistuale
tabernacolo olii scari credenza
abside
altare santuario ambone per espistola ambone per vangelo
coro
sagrestia
coro santuario cornu evangelii
sedili
pulpito
cornu leggio
nave
coro
confessionali cappella fonte battesimale
atrio ambulacro
area perimetrale
nartece
campanile posiz. variab.
atrio reliquario
portico Fig. 1 - Pianta della chiesa di San Clemente a Roma (secolo XII)
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stazioni della via crucis Relazione tra i vari elementi della chiesa
Manuale dell’Architetto
CHIESE IL COMPLESSO PARROCCHIALE NEL QUARTIERE QUARTIERE RESIDENZIALE II suo dimensionamento varia in funzione del numero dei fedeli sotto la sua giurisdizione. In genere considerando una densità mediavariabile, tra i 250 ÷ 350 abitanti per ettaro, la zona di influenza di una parrocchia dovrebbe essere circoscritta da un raggio non superiore ai 500 metri, per cui l'assistenza parrocchiale viene assicurata per un numero di anime variabile dalle 5000 alle 10000. Le 15000 anime (soluzione tipo per la pianificazione parrocchiale di Milano) è da considerarsi un caso limite per le grandi città, per le quali il vero optimum sarebbe una chiesa ogni 12000 anime, pari a due unità scolastiche di 20 aule e 4 asili. Elementi di un complesso parrocchiale Nella sua espressione massima una parrocchia può comprendere: o) chiesa con battistero, sagrestia e campanile; b) canonica con abitazione del parroco: studio privato, ampio soggiorno, cucina tinello, 2÷4 locali letto, 1÷2 stanze per foresteria, alloggio domestica con servizi separati; appartamenti singoli per coadiutori (schema c.s. ma ridotto): appartamento del sagrestano con famiglia: c) uffici parrocchiali -minimo 2 locali più archivio parrocchiale; d) locali di Azione Cattolica per uomini, donne, gioventù maschile e femminile, per riunioni quali conferenze di San Vincenzo od altri enti assistenziali;
17
15
6
3 4
7 8
1 2
e) centro sociale cattolico con biblioteca e sale di lettura, sale di riunioni capaci di circa 50 persone, sale di ricreazione con bar e televisione per le famiglie del quartiere, aule per attività culturale di gruppo, nonché per lavori manuali; f) salone per adunanze, per proiezioni cinematografiche ed eventuale palcoscenico (capienza non superiore ai 600 posti per parrocchie sulle 12000·anime); g) aule catechistiche per tutto il ciclo scolastico elementare per 20÷30 alunni ciascuno; h) oratorio maschile con locali diricreazione e sport, campi di giuoco all'aperto suddivisi in due gruppi: giovani e ragazze: . I) oratorio femminile con eventuali aule per studi complementari di educazione femminile: I) asilo misto con eventuale unitaresidenza delle suore addette (entità in funzione alle esigenze del quartiere e dell'ordine religioso). NUMERO DEI FEDELI DA CONSICONSIDERARSI PRESENTI IN UNA CHIESA (Dati Indicativi di larga massima).
LE PARTI DELLA CHIESA Il santuario nella concezione più attuale comprende il presbiterio ed il coro. Il presbiterio è il recinto dove si erige l'altare maggiore. Il coro è la parte dove si raccoglie il clero per recitare l'Ufficio Divino ed assistere alle funzioni. Nel coro nessun laico dovrebbe essere ammesso durante l'ufficiatura divina e di questo sarebbe bene tenere conto nella progettazione della chiesa, onde creare, sui lati del presbiterio, ampie aree o coretti elevati destinati alle Associazioni di Azione Cattolica. Il presbiterio deve essere abbastanza ampio per garantire una facilità di movimenti nelle diverse celebrazioni, L'altare (v. fig. 5) è formato da una sola lastra orizzontale (mensa) di marmo opietra poggiante su sostegni (stipiti). La mensa deve essere alta cm 90÷100 dal piano della predella, la larghezza e profondità sono in funzione dell'importanza della chiesa. Nella mensa va incastrata la pietra sacra contenente le reliquie (v. fig. 7)qualora si tratti degli altari laterali, poichèl'altare maggiore viene normalmenteconsacrato dal Vescovo nella cerimonia della consacrazione della chiesa. n.abitanti 7 n.abitanti per quartieri adiacenti a città N= 10 2 x abitanti (per paesi in campagna N= 5 inferiori ai 5000 abitanti con unica chiesa) per quartieri isolati N=
110
95
20÷25 20÷27 80 75÷77
190÷300
C
40 60
13÷18
Fig. 5 - Altare A,pianta; B, prospetto; C sezione trasversale sul presbiterio.
95÷100
2110 A
16 14
35 50
95÷170
B
12 9 9 9 9 9 10
13 180 110
32÷38 11
110 70
30÷32 50÷60
32÷38 Fig. 4 - Schema di complesso parrocchiale 42 32÷38 1,chiesa; 2,fonte battesimale; 3,sagrestia; 4campanile; 5,sagrato; 6,canonica; 11, salone adunanze (cinema teatro); 12 oratorio maschile; 13, asilo; 14,orato7,uffici parrocchiali; 8,locali di associario femminile; 15, asilo; 16, residenza suore; 17, giuoco asilo. zione cattoliche; 9,aule catechistiche; 10,
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Manuale dell’Architetto
CHIESE L'altare (alta ara) deve essere poLa credenza deve trovarsi dal sto in alto: a ciò si provvede con la lato dell'Epistola e può limitarsi 3 predella che si eleva dal paviad un semplice tavolo le cui di5 mento formando dei gradini semmensioni non dovrebbero essere pre in numero dispari (v. fig. 6). inferiori a cm 100 di lunghezza e L'altare può essere anche addoscm 40 di profondità. sato alla parete di fondo. La II sedile per il celebrante va Chiesa, inoltre, non fissa quale 10 14÷16 collocato dal lato dell 'Epistola. debba essere la posizione del saLa cattedra vescovile viene in cerdote all'altare rispetto ai popolo genere collocata dal lato del per cui è pure da tenere in consi30 Vangelo. derazione il ritorno all'altare Fig. 7 – Pianta a sezione della pietra sacra «versum populum»-in tal caso occorre affrontare il problema della ~360 sistemazione del tabernacolo. II tabernacolo custodisce l'Eucari30÷35 25÷30 40÷45 stia e le sue dimensioni sono in 140÷180 funzione della capacità richiesta. 35÷40 35÷40 Nell'espressione minima deve con40÷45 65÷70 tenere un calice, un ostensorio ed 45 una o più pissidi (v. fig. 8). Oltre all'altare debbono trovare ~26 posto nel presbiterio: la credenza il sedile per il celebrante e per i mini~50 stri nelle funzioni solenni, e nelle chiese cattedrali o abbaziali, la Fig. 8 – Dimensioni dei tabernacoli cattedra vescovile. II pulpito fu introdotto verso il XII-XIII secolo col sorgere degli ordini dei predicatori. Nelle antiche chiese basilicali il Vangelo e l‘Epistola venivano letti dai rispettivi amboni mentre il Vescovo pronunciava il sermone da un trono eretto dietro l’altare o dal lato del Vangelo. Attualmente il pulpito viene riservato per le grandi chiese essendo stato in genere adottato il semplice leggio (v. fig. 10). La larghezza minima di un pulpito è di cm 80÷100; sia il pulpito che il leggio debbono avere un piano inclinato per i libri ed una luce per la lettura.
90 75
90
20
Fig. 10 – Pulpito
85÷100 32÷38 9÷13
12÷16 2÷3
2
36÷42
I banchi (v. fig. 11) per i fedeli non dovrebbero superare i 5÷7 posti considerando cm 50 per posto.
15÷18 1
10
La navata è lo spazio riservato ai fedeli. Nella progettazione di essa si debbono sempre tenere in considerazione sia il fattore di visibilità rispetto all’altare che il fattore acustico. Dal punto di vista acustico una pianta semicircolare o poligonale richiederebbe l’altare nel centro focale e non nel centro di curvatura: pareti concave molto estese portano svantaggi: vantaggiose invece le pareti convesse con piccole o grandi curvature. Realizzabile la pianta centrale a 5 o 7 lati in cui però sono da evitare gli angoli tra gli 80° e 100°. Pure sconsigliabile acusticamente il «cubo» od il «corridoio»mentre sempre valida è la regola: larghezza = 1/2 o 2/3 della lunghezza.
79÷80 43÷46
16÷19
Fig. 11 – Banco con inginocchiatoio
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CHIESE Il locale che accoglie l’organo deve avere un altezza tale da permettere un area libera al disopra delle canne di almeno m 1÷1,50. Lo spazio da riservare ai cantori va dimensionato in modo da garantire la migtiore sistemazione degli nelle chiese piccole: 1 registro per 200÷300 m² stessi rispetto al maestro ga» » medie: 1 » » 300÷400 m² rantendo per tutti la visibilità grandi: 1 » » 400÷500 m² necessaria. In diretta comuni» » cazione col presbiterio deve H trovarsi la sagrestia dove vengono conservati i paramenti e I 80÷85 100÷110 R suppellettili sacri e dove il clero V R si raccoglie per prepararsi alle V cerimonie. La superficie di essa A può in linea di massima essere A B D 250÷280 calcolata da un 1/5 a 1/20 di D 85 85 80÷85 quella della chiesa. Nella sua Fig. 13 – Tipi di sospensioni per campane minima epressione essa può A, sospensione con l'asse passante per l'anello del comporsi di un unico ambiente 2 x R ; Vmax = 3,1 P; Hmax= 1,55 P); in cui debbono trovare posto: battacchio (D = 2,5 un banco per paramenti sacri 2xR ; dalle dimensioni minime di m B, sospensione a ceppo rialzato (D = 1,8 1,50÷2 00, largo circa cm 90; Vmax = 1,5 P; Hmax= 0,25 P); P, peso campana. un armadio profondo cm 85÷90 per i piviali, le casule (o 75÷77 45÷55 20 65÷67 85÷90 pianete) ed altri paramenti; B un armadio largo al minimo cm 150 profondo cm 65÷70 per le dalmatiche ed altre pia25÷38 nete; 25 170 un armadio profondo cm 65 per i paramenti minori; 220÷250 un armadio profondo cm 40 per la conservazione dei vari arredi sacri. A Logicamente lo sviluppo dei 30 mobili è in funzione dell’ importanza della chiesa. Nella sagreFig. 12 – Confessionale 140 125 stia occorre poi almeno un A, pianta; lavabo, un piccolo altare ed il B sezione longitudinale; sacrario cioè lavello con scolo C, sezione trasversale. diretto nel terreno. Per la comNella pianta a sinistra soluzione aperta posizione interna della chiesa è schermata, a destra soluzione chiusa con bene tenere presente i colori battente. D C dei paramenti che sono in funzione della liturgia romana II fonte battesimale può esFig. 14 – Dimensioni di arredi e paramenti A,armadio di sagrestia per piviali e casule (pianete); bianco (purita) rosso (passione sere di qualunque forma. B, armadio per dalmatiche; C,dalmatica; D,pianeta e carita) verde (speranza) viola La vasca è bene sia divisa gotica; E,calice; F,ostensorio (rito romano); G, pis(penitenza) nero (lutto). in due parti non coI confessionali debbono essere facilmente visibili ma nello stesso tempo in luogoriservato. Dato che il sacerdote siede nel confessionale per lunghi periodi lo spazio a Iui destinato deve essere accuratamente dimensionato e possibilmente ventilato. Inoltre la posizione delle grate deveesattamente cadere sulla mezzeria della sedia del confessore inoltre il sedile per lo stesso deve essere variabile in altezza esufficientemente largo e profondo.
municanti: in una viene conservata l acqua battesimale, l’altra deve ricevere l’acqua che è servita per ii Battesimo che attraverso il sacrario (piccolo pozzo rivestito di muratura ai lati) deve essere direttamente dispersa nel terreno.
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Non lontano dal presbiterio dovrebbe trovarsi la cantoria, per quanto per ragioni di acustica la si colloca spesso sopra la porta di ingresso. Il dimensionamento di una cantoria e in funzione della importanza dell’ organo; la grandezza dell’ organo è logicamente in funzione della chiesa. In genere si calcola:
side per la conservazione delle particole (un diametro di cm 16 permette la raccolta di 500÷600 particole); H,patena.
11÷13
~15
150÷160
45÷80 15÷25
G
B
427b
10÷15
22÷30
H
E
25÷45
F
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CIMITERI ELEMENTI GENERALI PER LA 0,60 0,60 0,60 0,60 PROGETTAZIONE 1,50 Nozioni di polizia mortuaria. -I cimiteri sono i luoghi dove vengono 0,80 0,80 0,80 0,80 1,80 sepolti i cadaveri umani perché subiscano 0,50 i processi di decomposizione e di minera2,00 lizzazione fuori del contatto con i viventi. 1,50 0,60 1,00 L'uso dei cimiteri veri e propri, situati fuori delle mura cittadine, si può dire abbia avuto inizio verso la metà del sec. XVIII, 1,80 quando si cominciò ad impedire il seppel- 2,40 1,40 limento delle salme nelle chiese e nelle 1,50 loro adiacenze, uso che era perdurato per 0,60 B molti secoli. A In Italia la materia è disciplinata attualmente dagli art, 337-343 del T.U. delle Fig.1 – Superfici di occupazione delle sepolture ad inumazione. A, adulti; B fanciulli. leggi sanitarie 27 luglio 1934 n. 1265 e dal « Regolamento di polizia mortuaria » approvato con R.D. trentennali o perpetue. Qualche pericolo è rappresentato 21 dicembre 1942 n. 1880. In essi vengono chiaramente dalla possibilità che la pressione dei gas rompa la cassa di indicate le numerose prescrizioni d'igiene mortuaria intese a metallo lungo le saldature; è contemplato però l'uso di salvaguardare la salute pubblica: particolare importanza speciali apparechi con materiale atto a fissare i gas della assumono le norme per il periodo di osservazione dei putrefazione cadaveri, le precauzioni per i morti di malattie La cremazione consiste nella bruciatura del cadavere con infettivo-diffusive, le disposizioni sul servizio dei cimiteri, sui diversi procedimenti, seguita dalla raccolta delle ceneri in sistemi di sepoltura, sulla costruzione ed infine sullasoppresapposita urna. sione dei cimiteri (il terreno di un cimitero soppresso non Scelta della località adatta per un cimitero. può essere destinato ad altro uso se non siano trascorsi A norma dell'art. 337 del T. U. delle leggi sanitarie ogni almeno 15 anni). Comune deve avere aImeno un cimitero a sistemadi inumaForme di sepolture. -La destinazione dei cadaveri ha avuto zione: i piccoli Comuni possono avere insieme un cimitero nel tempo varie forme a seconda della natura e delle usanze consorziale quando siano contermini dei popoli; si citano l'abbandono in luoghi deserti o su rupi, II progetto di costruzione o di ampliamento di un cimitero la tumulazione in grossi monumenti (dolmen),I'imbalsamadeve essere preceduto da uno studio tecnico–urbanistico ed zione ed il deposito dentro adatte costruzioni, I'immersione igienico dell’area da prescegliere, eseguito a cura diun’apin lago o in mare, ecc. Attualmente, salvo poche eccezioni, posita Commissione provinciale. L’art. 86 del Reg. di polizia le forme si possono sostanzialmente ridurre a tre categorie, mortuaria indica i requisiti fondamentali sull’ubicazionedele cioè all'inumazione, alla tumulazione ed alla cremazione. l’area (lontana dai centri abitati, collegata da facili vie di Per inumazione si intende il seppellimento nel terreno della comunicazione, a non meno di 200 metri di distanza dalle salma contenuta in una cassa di legno dolce, la quale case cittadine periferiche, preferibilmente a valle dell’abitato impedisce in un primo tempo la dispersione delle materie ed e sottovento rispetto ad esso nei riguardi dei ventipredomiassicura una certa riserva d'aria per i batteri aerobi che nanti nella zona) sui caratteri fisico-meccanici del suole per accelerano la decomposizione, mentre in un secondo la sua idoneita all'inumazione, sulla profondità e direzione tempo, consumandosi, favorisce il contatto con il terreno. II della falda freatica. processo si svolge in due periodi successivi: nel primo, della II quarto comma dell'art. 338 del T. U., riguardante la durata di circa 4 mesi, i batteri della putrefazione ed altri facoltà di deroga concessa al Prefetto nei riguardi della saprofiti aerobi ed anaerobi, partendo dalle vie distanza dei cimiteri dall'abitato, è stato modificato dall'art. 1 gastro-intestinali, si diffondono in tutto il corpo iniziando la della Legge 17 ottobre 1957: decomposizione: nel secondo, molto più lungo (6-7 anni « Può altresì il Prefetto, su motivata richiesta del Consiglio fino a 10 anni), si attua l’ossidazione delle sostanze prodotte Comunale, deliberata a maggioranza assolluta dei consia mezzo dell'attivita-biochimica dei batteri aerobi,compleglieri in carica, e previo conforme parere del Consiglio tandosi la rnineralizzazione. Per tale ragione la sepoltura per Provinciale di Sanità, quando non vi si oppongano ragioni inumazione viene concessa per un periodo di dieci anni igieniche e sussistano gravi e giustificati motivi, ridurrel'am(rinnovabile), ai fini di un necessario avvicendamento in piezza della zona di rispetto di un cimitero, delimitandone il spazi limitati quali sono i cimiteri. perimetro in relazione alla situazione dei luoghi, purché nei La tumulazione consiste nel disporre il feretro (doppia cassa centri abitati con popolazione superiore ai 20000 ab. il di cui quella interna di metallo) in nicchie o loculi separati, raggio della zona non risulti inferiore ai m 100 ed almeno ai scavati nella roccia o costruiti in muratura. II processo sulla m 50 per gli altri Comuni ». salma comincia in un primo tempo, come nell'inumazione, Natura del terreno. -L'impianto o l'ampliamento di uncimicon la putrefazione, ma successivamente, per la mancanza tero, anche a norma del regolamento, si fonda sul sistema di ossigeno, la mineralizzazione viene molto rallentata:quedi inumazione. Pertanto assume importanza determinante la sto fatto però non porta in linea generale conseguenze struttura fisico-meccanica del terreno: esso deve averenornocive perché le concessioni di loculi per tumulazioni sono mali caratteristiche medie per permettere lo svolgimento del
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CIMITERI Dovrà essere sciolto ed asciutto in giusto grado fino alla profondità di m 2,50, in modo da avere una modica permeabilità all'aria per favorire l'azione dei batteri aerobi ed all'acqua per non essere sottoposto a dilavamenti a causa delle acque superficiali. In un terreno troppoimpermeabile e umido si andrebbe incontro infatti alla cosiddetta saponificazione dei cadaveri (adipocera): in un terreno troppo secco e ventilato o molto avido di acqua siverificherebbe il processo della mummificazione: in un terreno «eccessivamente ghiaioso le acque superficiali, infiltrandosi facilmente, trascinerebbero nella falda sottostante le sostanze in decomposizione. Comunque, vi e anche una certa graduazione nei requisiti a seconda delle varie stratificazioni del suolo sopra, attorno e sotto la salma. Altro elemento che può influenzare il regolare svolgersi del processo è la distanza della falda freatica dal piano di appoggio della salma: per un'adeguata sicurezza occorre che il livello della zona di assorbimento capillare non arrivi ad una distanza inferiore a m 0,50 da detto piano: inoltre la falda idrica deve avere direzione tale che non possaalimentare eventualmente pozzi o sorgenti dell'abitato. Le condizioni sopra illustrate possono essere artificialmente realizzate con opere di colmata e di taglio con terreni estranei, con opportune opere di drenaggio profondo, con opere di sbarramento atte a deviare la direzione dimovimento della falda, ecc. II piano di appoggio della salma è fissato dal Reg. in m 2,00 di profondità, in modo che per un terrenoadatto lo spessore dello strato possa impedire ai gas della putrefazione, come anche agli insetti ed ai vermi, di risalire all’esterno, e che attorno alla salma si mantenga una temperatura nonsoggetta alle variazioni giornaliere. Decentramento dei cimiteri. – Quando il centro abitato presenta un grande sviluppo, non risulta più conveniente un solo cimitero accentrato, sia per la grande distanza dai quartieri più lontani, sia per un certo appesantimento dei suoi servizi. Ordinariamente si consiglia che un cimitero non debba superare l'estensione di 70 ettari. II problema del decentramento, tuttavia non è facile a risolversi nel quadro della composizione urbanistica di una città a grande espansione, che mira naturalmente adassorbire ed ingrandire i cimiteri finitimi. Infatti la moltiplicazione di tali isole nel territorio comunale, circondate dalle relative zone di rispetto, con i conseguenti deprezzamenti dei terreni circostanti nei riguardi edificativi, rappresenta un grande ostacolo per l'economia complessiva cittadina. Si indica
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quale razionale soluzione la sistemazione o creazione di recinti cemeteriali di forma allungata, disposti parallelamente alle direttrici radiali della città ad adeguata distanza dal nucleo urbano, e circondati dalle zone di verde destinate a restare intermedie tra aggregato intensivo urbano e futuri quartieri autosufficienti o satelliti. Superficie occorrente per un cimitero. -L'ampiezza dell'area da assegnare ad un cimitero si fonda essenzialmente sulla superficie dei campi di inumazione, la quale deve essere sufficiente per tutti i ,seppellimenti richiesti in base alle statistiche di popolazione e di mortalità del Comune. L'estensione degli altri tipi di sepoltura dipende da fattori locali. È da aggiungeresuccessivamente l'area occupata dai viali e giardini e dallecostruzioni cemeteriali. Per il calcolo dell'area dei campi d'inumazione viene assunta la media annuale dei morti dell'ultimo decennio ricavata dalle statistiche di mortalità del Comune: tenuto conto del periodo di 10 anni ritenuto sufficiente, a terreno adeguato perché siano completati i processi di mineralizzazione delle salme, I'area in questione dovrà essere almeno 10 volte più estesa dello spazio necessario per il numero presunto dei morti da seppellire in ciascun anno. La superficie occupata sul terreno da una singola fossa viene calcolata in modo diverso per gli adulti e per i fanciulli al disotto dei 10 anni. Per le salme di adulti lo scavo nella parte più profonda deve avere le dimensioni di m 1,80 x 0,80, mentre le fosse devono distare almeno m 0,60 I'una dall'altra da ogni lato, tenuto conto di una leggera scarpa si calcola una superficie di m² 3,50 per posto. Per i fanciulli le fosse devono avere le dimensioni di m 1,50 x 0,50 e distare almeno m 0,50 dalle altre da ogni lato, con una superficie in media di m² 2,00 per salma (fig. 1). Si ammette una ripartizione di 73 adulti e 27 bambini per ogni 100 morti. L'area netta d'inumazione dovrà inoltre essere maggiorata in funzione della divisione in riquadri con formazioni binarie (fosse su due file), ternarie (fosse su tre file), quaternarie (fosse su quattro file), e quindi della necessità di vialetti di ripartizione. Per ricavare i coefficienti di maggiorazione possono in genere servire gli schemi della fig. 2, compilati, come d'uso, sulle dimensioni tipiche dei posti m 2,40 x 1,40 e m 2,00 x 1,00. Devesi ancora calcolare una maggiore assegnazione di terrreno per l’eventualità di epidemie, equivalente ad un sesto dell’area totale occorrente per le inumazioni ordinarie (art. 88 Reg.) Dovranno infine aggiungersi l’area per le sepolture private, l’area destinata alle costruzioni necessarie
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CIMITERI
ADULTI
FANCIULLI formazione binaria 16,00
12,00
14,00
10,00
4,00 6,00
6,80 4,80
Area unitaria m² 108,80:20 = m² 5,44 coefficiente di maggiore = 0,62
Area unitaria m² 72,00:20 = m² 3,60 coefficiente di maggiore = 0,80
formazione ternaria
6,00 8,00
9,20 7,20
Area unitaria m² 147,20:30 = m² 4,91 coefficiente di maggiore = 0,46
Area unitaria m² 96,00:30 = m² 3,20 coefficiente di maggiore = 0,60
formazione quaternaria
11,60 9,60
8,0010,00
Area unitaria m² 185,60:40 = m² 4,64 coefficiente di maggiore = 0,38
Area unitaria m² 120,00:40 = m² 3,00 coefficiente di maggiore = 0,50
Fig. 2 - Superfici di terreno per fosse comuni per i vari tipi di riquadri, con vialetti di ripartizione di m 2,00. Dimensioni secondo il Reg. vigente.
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CIMITERI cittadini, l'entità ed il carattere delcimitero, ecc." attualmente si nota uncontinuo aumento della tendenza alla tumulazione. Generalmente per una città di 100000 ab. si possono prevedere 5000 sepolture private occupanti in media m² 6 ciascuna. L'area riservata alle costruzioni, alle strade, ai viali ed ai giardini si calcola per circa 1/4 dell'area totale di seppellimento. Superficie occorrente per un cimitero di una città cattolica di 100000 abitanti con mortalità annua del 15% a) Area d'inumazione per adulti 0,73x1500x3,50x10 m² 38325 b) Area d'inumazione per fanciulli 0,27x1500x2,00x10 » 8100 c) Area per vialetti secondari di ripartizione, supposta una formazione binaria con vialetti di m 2,00 per adulti 38325x0,62» 23761 per fanciulli 8100 x 0,80» 6480 d) Area riservata in caso di epidemie 1/6(a+b)-1/6x46425» 7737 e) Area per sepolture private in edicole colombari, ecc. 5000x6» 30000 f) Area riservata per viali principali, edifici vari, spazi a verde 1/4(a+b+c+e)=1/4x106666» 26666 g) Reparto contagiosi ed indecomposti (a corpo)» 4000 h) Reparti per non cattolici (a corpo) » 20000 165069
Totale............... m²
In cifra tonda quindi sono necessari, come superficie minima per un cimitero a carattere fortemente intensivo, m² 1 65 per ogni abitante. In linea generale si prevedono m² 2,20 - 1,90 per ab, per città superiori ai 100000 ab., m² 1,80 - 1,60 per città intorno ai 100000 ab. e m² 1,50 - 1,40 per cittadine di circa 10000
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abitanti, per il fatto che per i centri minori vengono maggiormente usate le formazioni ternarie e quaternarie, viene ordinariamente impiegato un minor numero di sepolture private, si richiedono una minore monumentalità ed un più modesto sviluppo di edifici accessori, ecc. ELEMENTI DELLA COMPOSIZIONE Edifici comuni, - Sono quelli che si ritengono indispensabili, pur con una razionale graduazione di consistenza e di sviluppo a seconda dell'entità, al funzionamento tecnico, igienico ed amministrativo dei cimiteri. Recinzione. - L'area del cimitero deve essere recinta mediante un muro alto non meno di m 2,50 dal piano esterno di campagna, sul quale possono appoggiarsi lapidi, edicole ed altri monumenti funebri. Ingressi ed abitazioni. - Per il piccolo cimitero basta un cancello per pedoni e veicoli sorvegliato da un custode con abitazione: nei medi e grandi impianti occorre distinguere l'ingresso carrozzabile per i cortei funebri e l'ingresso per i pedoni, sorvegliati da uno o due posti di custodia. Abitazioni del custode, del direttore ed eventualmente degli ispettori e dei vigili. Per reparti confessionali non cattolici sono prescritti ingressi distinti. Uffici. - Direzione: ufficio direttore, salotto, attesa. Ispettorato: ispettore, vice-ispettori, locale per il pubblico. Amministrazione: capo ufficio, segreteria, cassa, ecc. Ufficio tecnico: capo ufficio, disegnatori, assistenti, controllo progetti e bozzetti. Servizi igienici per il personale ed il pubblico. Locale di pronto soccorso. - Per eventuali disgrazie o malori in cui occorressero visitatori e parenti. Deposito di osservazione (qualora il Comune non disponga di un apposito obitorio). - È adibito ad ospitare le salme delle seguenti persone per il prescritto periodo di osservazione di
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24 ore (art. 11 Reg.): a) morte in abitazioni anguste o povere che siano inadatte o nelle quali sia pericoloso il mantenere le salme per il periodo prescritto; b) morte in seguito a qualsiasi accidente sulla pubblica via o in luogo pubblico; c) ignote, cui debba farsi esposizione al pubblico per il riconoscimento. Per le prime due categorie i locali devono consentire l'assistenza da parte dei parenti: per tutte occorrono dei collegamenti tali da far avvertire dal custode ogni eventuale manifestazione di vita. Ambienti ampiamente ventilati e freschi, pavimenti impermeabili e con pendenza verso chiusini appositi, rivestimenti lavabili alle pareti. Camera mortuaria. - Serve al temporaneo deposito di tutti i feretri, quando è passato il periodo di osservazione, in attesa di essere sepolti o cremati. Può eccezionalmente funzionare da deposito di osservazione in mancanza di questo e dell'obitorio comunale. Ampiezza derivante dal numero dei decessi giornalieri, tenendo conto di un margine di sicurezza per punte di mortalità eccezionale. Ambiente con pareti rivestite di marmo o altro materiale lavabile fino all'altezza di m 1,50, con pavimento liscio e impermeabile disposto in modo da assicurare il facile scolo delle acque di lavaggio, di cui deve essere anche assicurato il facile ed innocuo smaltimento. Per i grandi cimiteri è bene prevedere una camera mortuaria, come anche un deposito di osservazione, per i deceduti di malattie infettivo-diffusive. Sola per le autopsie con annessi. Locale ampiamente illuminato ed aerato, con al centro un tavolo anatomico in gres ceramico, in marmo, in ardesia, in pietra artificiale o in metallo, provvisto di adatta canalizzazione per l'allontanamento dei liquidi cadaverici e delle acque di lavaggio, e di mezzi per il loro rapido ed innocuo smaltimento. Chiesa o cappella, - È adibita alla
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CIMITERI benedizione dei feretri ed alle funzioni religiose in onore dei defunti. È bene che abbia un comodo accesso, per consentire l'inoltro dei carri funebri fino al piano della sala. Locali annessi: sagrestia ed uno o più locali per soggiorno di un sacerdote. Il complesso delle sepolture. - La composizione dei campi di sepoltura propriamente detti deve presentare distinti reparti per cattolici, israelitici, acattolici e per le salme indecomposte all'atto dell'esumazione al cessare del periodo di concessione. l tipi di sepoltura possono così riassumersi: Fosse comuni. - A sistema d'inumazione secondo schemi binario, ternario e quaternario. Ogni fossa deve essere contraddistinta da un cippo portante un numero progressivo e l'indicazione dell'anno di seppellimento. È consentito un piccolo monumento o lastra con dimensioni in pianta massime m 1 x 2 e di varia altezza. Colombari. - Sono costituiti da un insieme di loculi disposti in portici, in gallerie sotterranee e semisotterranee, in templi, ecc. per tumulazioni singole. l loculi possono essere disposti nel senso della profondità (di punta) o nel senso longitudinale (di fascia); le loro dimensioni dovrebbero aggirarsi su m 2,15 x 0,78 x 0,75. Ogni feretro (con duplice cassa, l'una di legno e l'altra di metallo) deve essere situato in loculo distinto, scavato in roccia compatta o costruito con buona opera muraria, intonacato all'interno con cemento e chiuso ermeticamente con muratura o lastra di pietra. Secondo il vigente regolamento, lo spessore delle pareti delle nicchie e dei loculi in muratura ordinaria deve essere al minimo di cm 40, mentre per le solette ed i tramezzi delle costruzioni in cemento armato deve essere al minimo di cm 10 (art. 55 Reg.). La chiusura è bene sia eseguita con muratura di mattoni con antistante lastra marmorea di cm 3 di spessore, posta in opera in modo da lasciare una intercapedine di circa cm 5. L'altezza delle pareti contenenti i loculi non dovrebbe superare i m 3,00. Edicole o cappelle private. - Sono piccole costruzioni occupanti una su-
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perficie di circa m² 6,00 e contenenti numerosi loculi per tumulazione sia fuori terra sia in cripta. La cappella privata sarà dotata di un altare per cerimonie funebri. Sono destinate a sepolcreti di famiglia e presentano le più svariate manifestazioni di architettura funeraria. Tomba di famiglia - È un tipo di sepoltura perpetua a spesa limitata; consiste in una sepoltura privata, in genere in cripta sotterranea, con superficie leggermente più ampia del normale, sopra la quale viene eretto un piccolo monumento architettonico o scultoreo. Stele. - Rappresenta la forma più economica di sepoltura privata, consistendo in un semplice elemento lapideo posto alla sommità del tumulo di terra. Ossario. - È il luogo destinato ad accogliere le ossa provenienti dalle esumazioni. Appare superato ormai l'ossario comune, costituito da uno o più vaninterrati, genera: lente posti sotto la chiesa. Attualmente si preferisce l'adozione di speciali colombari a cellette sotterranei o fuori terra, calcolati per ospitare le urne ossario per un periodo di circa 50 anni. Normalmente le urne hanno le dimensioni di m 0,20 x 0,20 x 0,60 (basandosi sulla lunghezza media del femore di cm 55 circa), e vanno disposte di testa nelle cellette delle pareti. Per una città di 100000 abitanti, con mortalità annua del 15 % sarà necessaria pertanto un'estensione di m² 3000 che, con una parete alta m 3,00, richiederà uno sviluppo lineare di m 1000. Edifici speciali. - Nei grandi cimiteri vengono istituiti alcuni speciali edifici che hanno funzioni celebrative o sono inerenti a particolari forme di trattamento dei cadaveri. Famedio. - È costituito da una costruzione improntata architettonicamente a tempio votivo e destinata alle sepolture di cittadini illustri e benemeriti. Crematorio. - La pratica della cre-
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mazione è all'estero molto più sviluppata che in Italia, dove soltanto i cimiteri più importanti (circa 40) contengono l'edificio del Crematorio. Il procedimento consiste nell'incenerimento del cadavere coi minore dispendio e con la maggiore salvaguardia dell'abitato dalle esalazioni sgradevoli; pertanto devesi svolgere in uno speciale complesso posto entro il recinto del cimitero e dotato di impianti e servizi particolari. l forni d'incenerimento sono generalmente del tipo a combustione (preferibili a quelli a distillazione) e si dividono in due categorie: quelli nei quali il cadavere è incenerito dalla fiamma sviluppata da un focolare a legna (tipo Gorini) oppure da una miscela di gas proveniente da un gasogeno e di aria in corrente attivata (tipo Venini), e quelli nei quali l'incenerimento avviene mediante l'aria portata ad altissima temperatura (1000°C), di solito forniti di recuperatori di calore (tipo Siemens). La cremazione si può svolgere in un locale situato a piano terreno del tempio crematorio, collegato con la sala delle cerimonie funebri attraverso un piccolo ambiente che serve ad impedire la vista diretta dell'operazione,oppure nel seminterrato adottando il sistema di calare nascostamente la salma dal catafalco sito nella sala delle cerimonie e di rinviare le ceneri dopo l'operazione, ciò che è reputato essere il procedimento migliore. Le ceneri vengono raccolte accuratamente e deposte in apposite urne (m 0,20 x 0,20 x 0,30) che vengono suggellate e collocate nelle cellette di speciali colombari, di solito situati in porticati interni ed esterni al tempio. Locali mediamente necessari in un tempio crematorio: Peristilio d'ingresso per il pubblico, da cui si possa accedere ai porticati delle cellette con le urne. Sala delle cerimonie in onore della salma. Ambienti per il deposito, il riconoscimento, la preparazione e la collocazione della salma sul carrello. Ambiente per il forno d'incenerimento con annessi.
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CIMITERI Locali per il pubblico, per i ministri del culto, per gli uffici, ecc., con i relativi servizi igienici. Locali di servizio e deposito attrezzi. Servizi tecnici. - Al funzionamento del complesso cemeteriale sono indispensabili i seguenti servizi: Magazzini e depositi per i materiali
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necessari alla manutenzione dei campi verdi (attrezzi, sementi, terra vegetale, concime, ecc.), con accanto eventuali vivai di fiori e piccoli arbusti. Magazzini e depositi per il materiale residuo della demolizione di vecchie tombe.
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Locali per giardinieri, operai, guardiani, affossatori, consistenti in spogliatoi servizi igienici, refettori con cucina centrale. Gruppi di servizi igienici per il pubblico, dislocati con la massima discrezione lungo il perimetro del cimitero a distanze regolari.
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MATTATOI ELEMENTI GENERALI PER LA PROGETTAZIONE Generalità. - l mattatoi o macelli sono stabilimenti pubblici o privati nei quali si procede con metodi razionali alla macellazione degli animali le cui carni sono destinate all'alimentazione umana, e nei quali dette carni possono essere conservate od esposte per la vendita. Compiti complementari sono il deposito o la lavorazione dei sottoprodotti, il trattamento risanatore di alcune specie di carni consumabili sotto condizione, la denaturazione o la distruzione di animali infetti e di carni infette o avariate. L'arrivo degli animali può avvenire da zone lontane per ferrovia, o da zone agricole di forte produzione di bestiame mediante autotrasporti, ed alcune volte anche a piedi. Presso grossi centri urbani si trova attualmente spesso abbinato al mattatoio il mercato del bestiame, con economica unificazione di alcuni servizi. i criteri moderni tendono piuttosto al raccorciamento del cosiddetto « circuito della carne viva », cioè del viaggio del bestiame, nei rispetti dell'altro « circuito della carne morta », cioè del viaggio delle carni macellate. Si tende infatti a stabilire il mattatoio al centro di una zona agricola di forte produzione zootecnica e ad inviare ai grossi centri di consumo le carni macellate mediante adatti trasporti frigoriferi. Distinzioni e classificazioni. Una prima distinzione da fare è tra macello pubblico e macello privato. I macelli pubblici sono di proprietà comunale e vengono in linea ordinaria gestiti dalla stessa amministrazione: sono posti sotto la direzione di veterinari comunali. Sono necessari per centri con popolazione superiore ai 6000 ab., mentre per quelli con popolazione minore è consigliata l'istituzione di macelli consorziali. l macelli privati sono quelli annessi a stabilimenti per la lavorazione industriale delle carni insaccate, in scatola, in conserva, ecc. Da tempo si è auspicato che detti macelli potessero provvedere anche all'immissione di carne fresca al consumo normale. Altre distinzioni sono tra macello di consumo (approntamento della carne per un centro abitato contiguo), ma-
A.P.I.C.E. S.r.l.
cello di produzione e spedizione (approntamento della carne per grossi centri urbani lontani e conseguenti trasporti frigoriferi), macelladi consumo e di spedizione (approntamento della carne sufficiente per un centro vicino e della carne per un centro urbano lontano), ecc. Non è data una classificazione ufficiale dei mattatoi. In linea d'orientamento, tuttavia, essa potrebbe essere delineata in funzione dell'entità e dei procedimenti di lavorazione impiegati, con il presupposto che una graduazione dei vari tipi di mattatoi, fondata esplicitamente sulla potenzialità (numero di utenti serviti oppure quantità di carne netta prodotta per anno), possa corrispondere ad una reale progressione dei sistemi di lavoro e dei procedimenti di mattazione. Fattori numerici in giuoco sono pertanto l'entità della popolazione servita e la produzione annua di carne netta. Dato che il primo elemento (dipendente dal consumo specifico di carne) è molto variabile da regione a regione e da provincia a provincia, la classificazione si può ragionevolmente impostare sulla produzione annua netta, integrata eventualmente dal numero di utenti basato sul consumo medio specifico, che in Italia attualmente ha superato i 22 kg/ab. anno. Mattatoio di piccola entità. - Da 130 a 300 t di carne netta prodotta per anno. Da 6000 a 15000 utenti circa. Mattatoio di media entità. - Da oltre 300 fino a 2000 t di carne netta per anno. Da oltre 15000 a 100000 ab. circa. Mattatoio di notevole entità. - Oltre 2000 t di carne netta per anno. Oltre 100000 utenti circa. A ciascun tipo di mattatoio così definito nella sua entità numericadovranno armonicamente corrispondere organismi modesti o rilevanti, con procedimenti di lavorazione dall'artigianale al semindustriale ed all'industriale, in modo da realizzare sempre il miglior « grado di utilizza-
431a
zione» del complesso costruzione - impianti di lavorazione ». Da tener presente che, qualunque sia l'entità del mattatoio, occorrono sempre basilari attrezzature igieniche e sanitarie, e che, per quanto sviluppato dal punto di vista industriale e commerciale, il mattatoio non dovrà mai perdere il precipuo carattere diorganismo sanitario a tutela della alimentazione e della salute pubblica. Scelta dell'area. - Criteri fondamentali: Località asciutta e ben ventilata con terreno sciolto ed aerato. In genere preferibile una giacitura orizzontale o in lieve pendio, con un'area di forma rettangolare. Tenuto conto dei progressi delle tecniche di lavorazione e di trattamento, l'ubicazione potrebbe essere alla periferia del centro abitato in zona non troppo eccentrica, salvo l'accennato riavvicinamento del mattatoio ai centri di produzione dei bestiame. Per un mattatoio importante necessità di un raccorda ferroviario; per tutti necessità di un buon sistema viario con possibilità di distinzione tra le vie di afflusso del bestiame dal contado o delle carni foranee (macellate altrove) e le vie di smistamento delle carni macellate localmente verso í centriabitati di consumo. Posizione dell'area idonea per un facile e razionale smaltimento dei rifiuti liquidi, sia con la immissione nella rete di fognatura esistente, sia con lo scarico in un fiume, in un lago, ecc., previa un'adeguata depurazione. Congruo approvvigionamento idrico e sufficiente pressione nella rete dell'acquedotto. Dimensionamento. - l criteri più usualmente impiegati si basano sull'entità delta popolazione interessata (popolazione compresa nella zona di influenza, incremento previsto in 4050 anni, ulteriore popolazione servita in altri centri, popolazione stagionale), e si riferiscono piuttosto alle disposizioni planimetriche tradizionali, cioè in orizzontale. La più nota è la formula
Manuale dell’Architetto
MATTATOI dello Schwartz:
zione delle carni, ecc.
Popolazione Area in m² per abitante fino a 10000ab 0,86 da 10000 a 20000 ab 0,55 da 20000 a 30000 ab 0,45 da 30000 a 50000 ab 0,34 da 50000 a 100000 ab 0,25 oltre 100000 ab 0,18
Percentuali medie delle diverse specie di carni abitualmente consumate: Bestiame bovino adulto 43 % Vitelli 18 % Ovini e caprini 9% Suini 28% Equini 2%
Recenti norme francesi indicano i seguenti valori per i tipi di mattatoio maggiormente concentrati:
Pesi medi ammissibili per le carni di ciascuna specie di animali:
mattatoio di piccola entità: da 0,40 a 0,60 m²/ab. mattatoio di media entità da: 0,25 a 0,40 m²/ab. mattatoio di notevole entità: da 0,15 a 0,25 m²/ab. l criteri moderni si basano pure sul consumo medio di carne per settimana: le norme francesi richiedono una superficie coperta da 0,10 a 0,20 m², a seconda della importanza del macello, per ogni kg di carne netta preparata per settimana, ed una superficie complessiva di almeno quattro volte quella coperta dai fabbricati. Orientamento. - Particolarmente importante per i locali di abbattimento e lavorazione, le cui facciate finestrate, per quanto possibile, dovrebbero essere rivolte verso il settore tra Nord-Est e Nord-Ovest. Legislazione. - In Italia la materia è regolata principalmente dal R. D. 20 dicembre 1928, n. 3298 « Regolamento per la vigilanza igienica delle carni ». L'organizzazione di produzione e vendita all'ingrosso delle carni è stata anche compresa nella Legge 25 marzo 1959, n. 125, e nel relativo Regolamento 10 giugno 1959. Nozioni utili per l'orga l'organiz nizzazazione. - A titolo di orientamento possono darsi alcuni essenziali elementi indicativi per la previsione dei quantitativi delle diverse specie di carni da produrre, per il dimensionamento dei diversi comporti di mattazione, dei locali di prerefrigerazione e conserva-
A.P.I.C.E. S.r.l.
Bovini adulti Vitelli Ovini Suini Equini
275 kg 60 kg 16 kg 70 kg 200 kg
Quinto quarto. - L'insieme dei sottoprodotti alimentari (frattaglie) e dei sottoprodotti industriali (pelli, corna, ossa, unghie, sangue, setole, ecc.) provenienti dalla macellazionedell'animale prende comunemente la denominazione di « quinto quarto ». Nella pratica commerciale ed industriale delle carni, infatti, si considera che da ogni animale macellato si ricavino quattro quarti (da due mezzane), che costituiscono il peso netto dell'animale macellato, più un cosiddetto « quinto quarto » formato da tutto quello che rimane dalla macellazione. Elementi costitutivi del mattamattatoio. - Ai fini didattici gli elementi funzionati di un mattatoio possono essere riuniti nei seguenti raggruppamenti corrispondenti a determinate funzioni affini: a
1) Scalo bestiame, tettoia 1 visita pesa e dazio, servizi di custodia.
ria, depositi e lavorazioni sottoprodotti industriali). 8) Servizi amministrativi e direttivi, alloggi, laboratori, spogliatoi e servizi igienici per il personale. 9) Locali per il pubblico. 10) Servizi sanitari complementari (disinfezione dei veicoli, concimaia, stazione di depurazione delle acque luride). 11) Servizi generali tecnici (approvvigionamento idrico, centrale Totale N.
Comune
Percentuale
Consumo
carni
delle carni importate
tot. carne
importanti
quintali
quintali
totale
rispetto al cosumo
1
Alessandria
13741
2326
17%
2
Ancona
19806
4207
21%
3
Bari
33282
5626
17%
4
Bergamo
1486
788
53%
5
Bologna
90000
20000
22%
6
Cremona
65203
8751
13%
7
Ferrara
42945
6537
15%
8
Firenze
142918
86074
60%
9
Genova
155499
61794
40%
442409
325716
74%
35282
8319
24%
12 Napoli
120000
47148
39%
13 Padova
47000
7000
15%
14 Parma
23712
1795
8%
15 Pavia
18834
966
5%
16 Perugia
13268
1078
8%
17 Ravenna
16418
947
6%
429485
234815
55%
10 Milano 11 Modena
18 Roma 19 Taranto
21691
4664
21%
20 Torino
203628
74520
37%
21 Trieste
74579
43471
58%
22 Venezia
70636
27588
39%
23 Verona
28100
6100
22%
2109922
980230
46%
TOTALE
termica e distribuzione acqua calda e vapore, centrale del freddo, impianti di aria, compressa, impianti telefonici ed elettrici, officine).
2) Stalle di sosta. 3) Compartimenti di macellazione. 4) Reparto frigorifero e mercato carni. 5) Fecaio e tripperie. 6) Macello contumaciale. 7) Locali accessori (ispezione carni foranee, vendita carni bassamacelle-
431b
Manuale dell’Architetto
MATTATOI ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE E TIPI COSTRUTTIVI Criteri distributivi. - La sistemazione degli elementi funzionati di un mattatoio nel piano generale è subordinata alla formula fondamentale di assicurare lo svolgimento razionale dei cicli relativi ai vari traffici in modo tale da evitare incroci o contatti tra il bestiame vivo, le carcasse macellate, gli avanzi, i pancioni e gli intestini, i sottoprodotti industriali, ecc. Il ciclo principale è senza dubbio quello costituito dal percorso degliani-
mali vivi dall'ingresso e prima visita alle stalle di sosta, e indi alle sale di mattazione, e dal trasporto delle carcasse da queste sale fino ai frigoriferi ed agli ambienti di vendita e carico verso l'uscita. Questo ciclo, obbediente al criterio della cosiddetta « marcia in avanti », deve svolgersi in maniera assolutamente lineare e non deve consentire che la carne macellata abbia contatti con l'animale vivo e con altri traffici impuri (fig. 1). l traffici complementari che si articolano sul suddescritto ciclo principale sono essenzialmente i seguenti: arrivo bestiame controllo
stalle sospetti
stalle di sosta
abbattimento squartamento
abbattimento
abbattimento
carni sospette o contestate
i s p e z i o n e
autopsia
depositi refrigerato
incenerimento
digestore
eviscer.
risanamento
prerefrigerazione
vendita bassa macelleria
r1
sottoprod. industriali
sottoprod. tripperia
pesatura bollatura
i1
concimaia
taglio
consumo condizionato
s1 depositi industriali o agricoli
ammissibili al consumo
sottoprod. alimentari
divisione in quarti
c) Trasporto delle carni sospette, malate ed in contestazione presso i singoli comparii del macello contumaciale. d) Trasporto dei sottoprodotti industriali ai locali di deposito o di lavorazione.
f) Trasporto delle carni ammesse al consumo condizionato dal macello contumaciale al locale di vendita per bassa macelleria. g) Arrivo delle carni foranee ed immissione alla ispezione in apposito locale.
refrigerazione
h) Trasporto del letame di stalla alla concimaia, i) Trasporto dei materiali del fegato ad un'eventuale fossa di raccolta per il prelevamento da parte di una ditta, oppure ad una fossa di digestione, qualora non si adottino i sistemi a dilavamento con acqua in elezione.
I) Smistamento degli animali infetti o sospetti, dei capi macellati d'ura genza, dalla zona di ingresso di 1 visita verso il macello contumaciale.
carico e uscita carni-controlli Fig. 1 - Schema funzionale di massima di un mattatotio, con riferimento al ciclo del bestiame bovino adulto
1, trattamento di risanamento; sterilizzazione, insaccatura, refrigerazione; 2, pelli unghie, ossa, corna, sangue, ecc.; 3, pancioni, intestini, testine, zampi, ecc.; 4, cervello, fegato, milza, ecc.; 5, il presente schema tiene conto del funzionamento tradizionale con prerefrigerazione (+5° ÷ +10°) e successiva refrigerazione; con l’affermarsi dei nuovi metodi di refrigerazione rapida (0° ÷ +3°) al alto grado igrometrico e forte ricambio d’aria, esso dovrà essere modificiato in conformità.
432a
Materiali:
Animali :
mercato carni
A.P.I.C.E. S.r.l.
b) Trasporto degli avanzi, ritagli, ecc. al forno di incenerimento presso il macello contumaciale.
scuoiam.
s a n i t a r i a
ispezione ed esame batter. non ammiss. al consumo
dissang.
a) Trasporto dei pancioni ed intestini dei grossi bovini e vitelli al fegato e poi alla tripperia, delle testine e degli zampi alla tripperia.
e) Trasporto di alcune categoria di carni indicate nel regolamento direttamente alla bassa macelleria.
1 visita pesa dazio
stalle infetti
Carni :
Il nucleo fondamentale delle disposizioni planimetriche di un mattatoio è rappresentato dal complesso stalle-padiglioni di mattazione-frigo. In genere le stalla stanno in asse con: relativi padiglioni o compartimenti di macellazione, con una certa distinzione tra le varie specie di animali:
Manuale dell’Architetto
MATTATOI bufalini, bovini (adulti, vitelloni, vitelli), ovini e caprini, suini, equini. l padiglioni di mattazione, secondo i criteri più moderni, vengono collegati a squadra con il grande fabbricato dei frigoriferi, in modo da costituire un unico complesso costruttivo e da evitare cosi il passaggio all'aperto delle carni macellate prima di entrare nei frigoriferi (come si faceva fino a pochi anni or sono, sia pure attraverso gallerie coperte). Si riportano di seguito alcuni schemi planimetrici di esemplificazione per alcuni tipi di mattatoi pubblici, dove sono indicate chiaramente leubicazioni preferibili dei vari raggruppamenti funzionati. Essi si riferiscono a disposizioni planimetriche in orizzontale, senza specificazione dei procedimenti interni di macellazione e lavorazione, che possono essere del tipo tradizionale o che possono essere improntati a più progrediti criteri di semiindustrializzazione. L'impostazionegenerale dipende in maniera sensibile dall'orientamento del nucleo fondamentale sopraccennato rispetto all'ingresso principale del mattatoio e, nel caso di due aperture, rispetto a quella di uscita delle carni ed ingresso del pubblico; si potranno avere pertanto il sistema longitudinale, in cui l'entrata del bestiame nelle stalle è in linea o quasi con l'uscita delle carni, e il sistema trasversale, nel quale il percorso fondamentale presenta un angolo retto in relazione al carico ed all'uscita delle carni (figg. 2 e 3). Procedimenti di lavorazione. -
A.P.I.C.E. S.r.l.
Verso la metà del secolo scorso ad opera dei tedeschi, in contrapposizione al sistema usato in Francia del concentramento in un unico organismo costruttivo delle numerosissime macellerie individuali (boucheries), sorsero i primi mattatoi che ebbero in vista anzitutto l'esigenza della continua sorveglianza sanitaria delle operazioni di macellazione e quindi la necessità di riunione in una grande sala dei cosiddetti « posti di macellazione individuali »; detti posti, in ognuno dei quali venivano effettuate tutte le operazioni su di un animale, dall'uccisione alla divisione in mezzane, risultavano visibili da ogni parte e venivano usati a rotazione dai vari macellai per i propri animali. Questo sistema a posti individuali o tedesco è durato fino ai nostri tempi ed è tuttora impiegato. Esso si riferisce particolarmente alla macellazione del bestiame grosso. In questi ultimi tempi si è verificata una notevole evoluzione dei procedimenti di lavorazione nei mattatoi pubblici secondo criteri semiindustriali, che esercitano una certa influenza anche sulle foro disposizioni costruttive. Ovviamente l'applicazione dei criteri semi-industriali, nonchè dei nuovi sistemi di lavoro a squadre specializzate, si rende tanto più conveniente quanto maggiore è l'entità del mattatoio; comunque, essa può essere razionalmente graduata secondo i vari tipi. Principale caratteristica dei moderni procedimenti di mattazione èla lavorazione in serie, anziché a posti
432b
individuali. Per i mattatoi pubblici si ritiene più adatta la lavorazione in serie a catena semicontinua o semiindustriale; con essa si tende a costituire un certo numero di posti di lavorazione diramantisi da un'unica linea sulla quale procedono i capi già abbattuti e dissanguati in posti sistemati anteriormente. Nella seguente fig. 4 viene raffigurato un tipo di procedimento consigliato dalla norme tecniche francesi (istruzioni della Sottocommissione per la costruzione dei mattatoi). In esso risultano centralizzati l'abbattimento ed il dissanguamento, mentre il successivo scuoiamento di ogni capo può avvenire in uno dei tratti intermedi della catena semicontinua. Distaccate sono le operazioni di eviscerazione finale le quali vengono Concentrate in unico posto, precedente a sua volta dueoperazioni di taglio delle carcasse. Questo procedimento di lavorazione esige evidentemente l'esecuzione da parte di operai specializzati, ciascuno adibito ad una particolare operazione lungo la catena, contrariamente al sistema tradizionale secondo il quale ogni macellaio operava compiutamente sul proprio animale. Con una serie di tal genere si possono lavorare da 120 a 190 bovini adulti in otto ore.
Manuale dell’Architetto
MATTATOI 6c
6d
10
10 2'
2''
2'''
3''
3'''
6c
5
6b
3'
2'
3''
2''
3'''
2'''
6d
6b
5 3'
zona bestiame
6a
zona bestiame
6a
zona carni 7 9
8
zona sanitaria
1 A 6c
zona carni 7
9
8
6d
2'''
2''
2'
6b
5 3'
3'''
3''
zona bestiame
6a
6c
5
10
10
zona sanitaria
1
3'
2'
3''
2''
3'''
2'''
6b
8
9
zona sanitaria
1
zona bestiame
6a
zona carni 7
6d
zona carni
7 9
8
zona sanitaria
1
Fig. 2 - A, schema planimetrico di un mattatoio di piccola entità a tre comportimenti. Sistema “longitudinale”; B, schema planimetrico di un mattatoio di piccola entità a tre compartimenti. Sistema “trasversale”; C, schema planimetrico di un mattaio di media entità. Sistema “longitudinale”; D, schema a a planimetrico di un mattatoio di media entità. Sistema “trasversale”; 1, ricenzione bestiame; controllo 1 , visita, pesa, dazio, ecc.; 2 , stalla di sosta bestiame grosso: 2’’, bestiame minuto; 2’’’, suini; 3’, compartimento di macellazione bestiame grosso; 3’’, bestiame minuto; 3’’’, suini, 4, reparto frigorifero; 5, fecaio, tripperia; 6a, macello contumaciale; 6b, disinfezione veicoli; 6c, concimaia; 6d, stazione di depurazione delle acque residue; 7, locali accessori del macello; 8, servizi amministrativi, direttivi, laboratori; 9, locali per il pubblico; 10, servizi generali tecnici.
6d
2'
recipiente di dissanguamento
1'
6c
2''
1
DISSANGUAMENTO
cassa di abbattimento
griglia di sgocciolamento
2''' 6b
5 3'
3''
caditoia pelli
3'''
caditoia pelli
SCUOIAMENTO
SCUOIAMENTO
6a
10
VARIANTE
caditoia pelli 7
8
9
Fig. 3 - Schema planimetrico di massima di un mattatoio pubblico di notevole importanza, con arrivo del bestiame per ferrovia e per strada ordinaria. a 1, ricezione bestiame, controllo, 1 visita, pesa, dazio, ecc.; 1’ , scalo ferrovario bestiame; 2’ , stalla di sosta bestiame grosso; 2’’ , bestiame minuto; 2’’’, suini; 3’, compartimento di macellazione bestiame grosso; 3’’’, suini; 4, reparto frigorifero; 5, fecaio e tripperia; 6a, macello contumaciale; 6b, disinfezione veicoli; 6c,concimaia; 6d, stazione di depurazione delle acque residue; 7, locali accessori del macello; 8, servizi amministrativi, direttivi, laboratori, ecc., 9, locali per il pubblico; 10, servizi generali tecnici.
tavolo di eviscerazione
EVISCERAZIONE E TAGLIO
Fig. 4 - Procedimento di lavorazione semi-industriale secondo le "Istruzioni" francesi
area preparazione carcasse sequestri deposito refrigerato
caditoia pelli
divisione in mezzene
ispez. sanit.
reparto sanitario
dissanguamento morte
INGRESSO BESTIAME
lavaggio stalle di sosta
AL CONSUMO tripperia
deposito B.M.
depos. pelli
deposito sangue
1 visita sanitaria
Fig. 5 - Schema completo di macellazione semi-industriale (ing. G. Scaccia Scarafoni)
A.P.I.C.E. S.r.l.
433
Manuale dell’Architetto
MATTATOI Y
X
RACCORDO FERROVIARIO
SCALO
SCALO BESTIAME
BESTIAME INDOMITO STAZIONE DI DEPURAZIONE RIFIUTI LIQUIDI
CONTROLLO 1 VISITA PESA, ECC.
CONCIMAIA
INGRESSO BESTIAME PER VIA ORDINARIA
RECINTO BESTIAME INDOMITO
DEPOSITO SOTTOPRODOTTI INDUSTRIALI
COMPART. DI MATTAZ. BESTIAME VUOTAMENTO INDOMITO INTERIORA
STALLA BESTIAME GROSSO
STALLA BESTIAME MINUTO
STALLA SUINI
STALLA EQUINI
COMPARTIM. DI MATTAZ. BESTIAME GROSSO
COMPART. DI MATTAZ. BESTIAME MINUTO
COMPART. DI MATTAZ. SUINI
COMPART. DI MATTAZ. EQUINI
MACELLO CONTUMACIALE
REPARTO FRIGORIFERO (SALE DI ESPOSIZIONE E VENDITA E SERVIZI TECNICI AL PIANO RIALZATO)
CARNI FORANEE
DISINFEZIONE VEICOLI
INGRESSO CARNI FORANEE
SERVIZI DI CONTROLLO, DIREZ. AMMINISTRAZIONE, ALLOG.,
SERVIZI GENERALI
LOCALI PER IL PUBBLICO
USCITA VEICOLI INGRESSO VEICOLI PER IL CARICO CARNI
CARICHI CARNI X Schema di massima di un mattatoio di notevole entit… semi-industriale
Y
FRIGORIFERI DIREZIONE E ALLOGGI
FRIGORIFERI
COMPARTIM. DI MATTAZ.
CONTROLLO E AMMINISTRAZIONE
SALE DI ESP. E VENDITA
TRIPPERIA
PASSAG. SOPRAEL.
PERCORSO CARNI SOSPETTE O SEQUESTRATE
LABORATORI DI ANALISI MACELLO CONTUMACIALE
A.P.I.C.E. S.r.l.
CONCIMAIA
B PERCORSO SOTTOPRODOTTI INDUSTRIALI
LOCALI PER IL PUBBLICO
Tipi costruttivi semi-industriali. - I procedimenti di mattazione semi industriali possono applicarsi in linea generale a tutti i tipi di mattatoio; tuttavia, è indubbio che il miglior grado di utilizzazione
STALLA DI SOSTA
CONTROLLO 1 VISITA PESA, ECC.
C
dell'intero complesso si otterrà solamente conune sufficiente rispondenza della struttura e dell'ambiente di lavoro alle più progredite esigenze del funzionamento.
434a
Già per un macello di media entità, nel quale siano impiegati i procedimenti semi-industriali, sembra conveniente l'adozione della struttura a due piani, intendendo con ciò l'esistenza di un
Manuale dell’Architetto
MATTATOI
piano sottostante ai compartimenti di mattazione, dove possano venire smistati per gravità i sottoprodotti industriali, alcuni sottoprodotti alimentari, le carni sequestrate perché malsane o sospette, gli avanzi di macellazione. ecc. Nello stesso piano inferiore (semicantinato o terreno a seconda della giacitura del suolo) vengono in genere situate la tripperia e la budelleria del bestiame grosso, ed alcune volte la lavorazione di qualche sottoprodotto, quali il sangue (centrifugazione) ed il grasso (fusione). Gli altri sottoprodotti (pelli, ossa, unghie, corna, ecc.) dopo la caduta vengono in genere avviati ai depositi. Attraverso speciali condotti di caduta protetti da valvole pervengono al piano inferiore anche i pacchetti di carni se-
A.P.I.C.E. S.r.l.
questrate da avviare al macello contumaciale. Detto piano sottostante ai compartimenti di mattazione può ricavarsi come piano terrene in un'area a sensibile pendìo mediante adatta scarpata in corrispondenza dell'inizio dei compartimenti stessi, oppure può essere determinato da una larga trincea scavata in un terreno a giacitura orizzontale. Nel primo caso la zona corrispondente al fabbricato frigorifero, cui sonocollegati i compartimenti di mattazione, può servire da galleria d'esposizione e vendita e per il carico delle carni sui mezzi di trasporto; nel secondo caso essa può, anche parzialmente, servire ad ospitare le centrali termica e, frigorifera, gli spogliatoi, le docce ed i ser-
434b
vizi igienici del personale, ecc. Nello schema planimetrico delle fig. 6 possono chiaramente individuarsi leposizioni relative dei vari elementi funzionati ed i principali cicli, tra i quali quello fondamentale che comprende l'arrivo degli animai, il controllo e la visita con possibilità di pronto smistamento dei bestiame sospetto o infetto al vicino macello contumaciale, la stabulazione, la macellazione e la messa , punto delle carcasse, la prerefrigerazione e l'eventuale divisione in quarti, la conservazione, !'esposizione e vendita, il carico e l'uscita delle carni in trasporti frigoriferi, ciclo interamente svolgentesi con il noto criterio della «marcia in avanti». Da notare particolarmente le due correnti di
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MATTATOI Y 7
6
5c
d
1
1
1
a 2
b e
2
2
f 3
3
PIANTA
X
1
2
3
4
SEZIONE XY
Fig. 7 - Schema di mattatoio tipo C (di notevole importanza) a carattere semi-industriale, secondo le "Istruzioni" francesi
Zona tratteggiata = zona impura: - - - - - - circuito del bestiame e della carne; –––––– circolazione dei veicoli; 1, ricezione del bestiame e stabulazione; 2, compartimenti di macellazione; 3, reparto frigorifero; 4, trattamento del -quinto quarto-; a, vuotamento e prima pulizia delle interiora, tripperia,budelleria; b, depositi diversi: pelli, grassi, ecc.; 5, reparto sanitario; c, macello contumaciale; d, concimaia; e, stazione di depurazione delle acque luride; f, disinfezione dei veicoli; 6, servizi generali industrial; 7, lcoali amministrativi.
traffico che nella disposizione a due piani vengono a svilupparsi parallelamente nel piano inferiore in modo da non incrociarsi tra di esse né coi ciclo principale: il percorso dei sottoprodotti industriali (pelli, ossa, unghie, corna, setole, sangue, ecc.), i quali vengono smistati verso i locali di deposito ed eventualmente di prima lavorazione, e quello delle carni sequestrate perché
Tipi costruttivi Industriali. - Dal punto di vista organizzativo questi complessi comportano diverse catene di lavorazione in serie continua, distinte per specie di animali e si sviluppano il più delle volte verticalmente per più piani. Nei paesi a grande produzione zootecnica essi sono connessi ai reparti per la congelazione delle carni per la successiva esportazione, ed ai grandistabilimenti per la lavorazione industriale delle carni. In Italia essi sono annessi agli stabilimenti per la produzione delle carni insaccate, in scatola, ecc., ma si auspica che essi possano servire da macelli di produzione e spedizione, da istituirsi al centro di zone agricole di forte produzione zootecnica. Tali macelli, denominati anche macelli agricoli, possono essere organizzati con metodi industriali sia come attrezzature che come compiti specifici, tra i quali l'utilizzazione razionale e completa dei sottoprodotti e l'immagazzinamento stagionale delle carni. Nel procedimento di lavorazione continua l'animale, e poi la carcassa, segue una linea completamente continua dall'uccisione alla conservazione in frigorifero, dalla quale prendono origine tutti gli altri circuiti secondari (fig. 8). ELEMENTI FUNZIONALI DEL MATTATOIO
malsane o sospette e in contestazione, delle carni da risanare mediante speciali trattamenti termici, degli avanzi di macellazione e delle carni cisticercate (panicate) da bonificare con il freddo, ecc. verso i pertinenti comparti del macello contumaciale o la cella frigorifera a bassissima temperatura (- 20 °C).
a
Scalo bestiame, tettoia 1 visita, pesa, dazio, uffici dì controllo. Nei mattatoi importanti e dove il bestiame arriva per ferrovia, tutto questo complesso è dislocato in posizione opposta a quella dell'ingresso principale del mattatoio (da cui avviene l'uscita delle carni). Negli altri mattatoi esso reparto sanitario
sequestri deposito refrigerato
area preparazione carcasse
stalle di sosta
dissanguamento morte lavaggio
AL CONSUMO
ispez. sanitar.
INGRESSO BESTIAME
1 visita sanitaria
tripperia
deposito bassa m.
deposito pelli
deposito sangue
Fig. 8 - Schema di procedimento industriale di mattazione a catena completamente continua (ing. G. Scaccia Scarafoni)
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Manuale dell’Architetto
MATTATOI può, in linea generale, essere situato sullo stesso lato dell'uscita delle carni, in posizione discosta; gli uffici di controllo fanno parte allora dei fabbricati per i servizi amministrativi. Lo scalo bestiame è costituito da piazzali sopraelevati forniti di attrezzature di contenimento e riparo, atte ad accogliere gli animali provenienti per ferrovia o con autoveicoli: da queste aree le diverse specie di animali vengono avviate, mediante adatte rampe, alle corrispondenti tettoie di prima visita veterinaria, nei pressi delle quali è situato ordinariamente l'ufficio di controllo daziario con antistante pesa a
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ponte. Adiacenti sono gli uffici del veterinario ai servizio, di registrazione, dei vigili sanitari, ecc., con servizi igienici. Il complesso è controllato dal servizio d'ingresso con locale per il custode e relativo alloggio. Stalle di sosta. - Costituzione interna che non differisce di molto da quella adottata nei complessi agricoli. Distinzione per specie di animali nei mattatoi importanti, con recinto speciale per il bestiame indomito; opportuni raggruppamenti in quelli minori, tenendo presente la necessità
435b
di stabulazioni separate per i suini e per gli equini. Nei riguardi del dimensionamento, si reputa che esso debba proporzionarsi alla punta massima di macellazione in un giorno; è infatti prescritta, dopo l'arrivo, una sosta di 24 ore con modesta alimentazione. In linea di larga massima potranno prevedersi complessivamente 5-6 m² per capo bovino adulto, con disposizioni ad una fila o a due file groppa a groppa. Per gli stabbioli del bestiame minuto si danno in generale le seguenti indicazioni: superficie utile 5 m² per 6 vitelli, 6 m² per 10 ovini, superficie massima
Manuale dell’Architetto
MATTATOI
MACELLAZIONI FRIGORIGERO
REPARTO ACCESSORI
FRIGORIGERO
REPARTO SANITARIO SERVIZI AMMINISTRATIVI
DEPOSITI 1 VISITA STALLE DI SOSTA
SERVIZI
GENERALI
Fig. 9- Schema distributivo e funzionale di macello di tipo industriale (ing. G. Scaccia Scarafoni)
detto «gambiere», alla cui estremità viene appeso l'animale a zampe divaricate dopo l'uccisione ed il dissanguamento per le successive operazioni di sventramento, scuoiatura, ecc. Questo apparecchio permette, mediante opportuno dispositivo automatico, il riaccostarsi delle mezzane ed il loro trasferimento ai ganci dei carrelli sistemati nella guidovia aerea, per il trasporto delle carni ai frigoriferi ed oltre. All'estremità del compartimento, prima dell'ingresso nelle anticelle, è situata la pesa automatica aerea. Attrezzatura mobile: bacinelle per il sangue, carrello per frattaglie (sottoprodotti alimentari), carrello per sottoprodotti industriali, cassa avanzi e rifiuti, cassette speciali per carni malsane e sequestrate, ecc., oltre ai particolari utensili da lavoro. Usuali metodi di abbattimento: con pistola a bolzone fisso, sistema a 2 elettrodi, enervazione o recisiorie del midollo allungato. Nei mattatoi con lavorazione semi-industriale ciascun animale viene condotto attraverso un passaggio obbligato ad una «cassa di abbattimento », dalla quale viene ribaltato sul pavimento dopo l'uccisione. Indisollevamento mediante un adatto dispositivo ed immissione nella guidovia tubolare sopra la vasca di dissanguamento, e di qui, dopo eventuale taglio della testa e dei piedi, percorrimento della descritta catena semicontinua condestinazione frigoriferi. Compartimento per il bestiame minuto. - In genere per questa specie di animali nei metodi tradizionali si usano tavoli di abbattimento e sgozzatura, seguiti da nume-
corridoi m 1,00, altezza delle separa- 12 posti individuali. Attrezzatura fissa zioni m 1,20. Per i suini superficie utile dell'Intera sala di macellazione variaml 1 per capo, superficie massima degli bile secondo le Ditte installatrici: ordistabbioli m² 20,00, larghezza corridoi nariamente per ogr. posto si ha un m 1,00, altezza delle separazioni m tratto di guidovia aerea (birotaia, mo1,20, porte a duplice sviluppo. Com- norotaia, tubolare) rei senso della propartimenti di macellazione. - Per un fondità, raccordato -.mediante scammattatoio importante sono convenienti bio fisso ad una o più guidovie aeree le seguenti distinzioni: bufalini, bovini che corrono lungo il corridoio. Queste adulti, vitelloni, ovini e caprini, suini, guidovie si prolungano fino alle celle equini; i vitelli vengono aggregati tal- frigorifere ed alle sale di esposizione e volta ai vitelloni, talvolta agli ovini. Per vendita, e talvolta anche fino alla penun mattatoio di entità minore sono nor- silina di carico delle carni. Fa parte malmente adottate le distinzioni tra be- dell'attrezzatura fissa dei posto indivistiame grosso, bestiame minuto, suini; duale l'argano di sollevamento (a sempre a parte gli eventuali equini. mano o elettrico), che a mezzo di funi Compartimento per il bestiame bovino di acciaio solleva o abbassa il cosidadulto. - Forma usualmente retspogliatoi posti di macellazione vitelli uncinaia tangolare con due navate e corri- posto di scarico funi uncinaia guidovie aeree doio centrale, o con una navata e corridoio laterale. Navate distinte trasversalmente in «posti di macellazione » individuali di circa m 6.00 3,00 di larghezza e m 6,00 di profondità. Numero dei posti basato sulla punta massima di capi 1.50 da abbattere in un giorno, sulla 5.00 6.00 6.00 giornata lavorativa di sette od otto ore, e sulla previsione della durata di un'intera macellazione da valutarsi mediamente e prudenzial1.40 6.00 mente da 50 a 60 minuti a seconda delle usanze locali. Per una punta massima di 80 bovini in una 42.90 0.40 giornata di otto ore si dovranno servizio sanitario deposito attrezzi posti di macellazione vitelli prevedere, ad esempio, da 10 a
posti di macellazione bovini travi di sostegno
17.00 6.00
gambiere
1.90 6.00 3.00 3.00 3.00 1.90 6.70
posti di macellazione bovini
Fig. 10 - Pianta di un compartimento di mattazione bovini secondo il sistema a posti individuali
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Manuale dell’Architetto
MATTATOI Caratteristiche identiche a quelle dei bovini adulti, ma con trattamento eventuale delle parti sul posto o allontanamento rapido dei pancioni edintestini.
leva di manovra 1.40
passerella per il personale 0.90 1.00
1.50 1.10
1.25 0.55 Fig. 11 - Tipo di cassa di abbattimento per bovini adulti. Lunghezza netta m 2.70 ÷ 3.00 (Istruzione - francesi)
scorrono appositi paranchi per via aerea. Il trasporto delle carni avviene sempre per mezzo di guidovie centrali. Dimensionamento basato su una durata prudenziale di una operazione per vitello di circa mezzora, e per ovino e caprino di circa 20 minuti. Può adottarsi il sistema in serie a catena semicontinua con quattro file di guidovie ed uncinale; in una giornata lavorativa di otto ore possono trattarsi da 240 a 480 vitelli e da 480 a 960 ovini. Compartimento per i suini. - Secondo la tecnica tradizionale la parte anteriore del padiglione (verso le stalle) è sopraelevata di m 0,50 rispetto alla rimanente, ed è destinata alle operazioni di abbattimento, scottatura e depilazione dei suini; a questa zona i suini accedono da un certo numero di rimessini, che stanno in collegamento, mediante un passaggio obbligato con una o più aperture d'ingresso, con apposite « trappole distordimento o abbattimento », le quali subito dopo ribaltano l'animale sul pavimento. Indi sollevamento mediante gru, dissanguamento in vaschetta apposita, immersione nella vasca di scottatura(~ 60 °C), estrazione e deposizione sui bancali di depilazione ad elementi tubolari zincati. La rimanente parte della sala è adibita al trasporto mediante gambierini su guidovie, alla spaccatura e pulitura, alla visita sanitaria, alla pesatura ed all'invio ai frigoriferi. Lungo le pareti di questa zona sono di solito disposti i servizi di tripperia dei suini, con lavandini e vasche di scottatura; preferibile il raggruppamento in un
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ambiente delimitato. Durata completa di un'operazione su un suino valutabile mediamente in 20 minuti; per il dimensionamento può tuttavia considerarsi che l'operazione su un suino può cominciare dopo circa 5 minuti dall’inizio della precedente. l sistemi moderni non si differenziano molto dal descritto schema tradizionale, adottante già una certa lavorazione in serie; tuttavia aumentano notevolmente il rendimento con l'adozione di una completa catena semicontinua su guidovie aeree subito dopo l'abbattimento (480 suini mattati in otto ore). Compartimento per equini. - Alquanto appartato rispetto agli altri.
7
PERSONALE
2
BOVINI
Reparto frigorifero con mercato carni. - Le carcasse preparate e divise in mezzane nei compartimenti di mattazione vengono immediatamente trasportate lungo le guidovie aeree nei frigoriferi, oppure, nel caso di pronta immissione al consumo, nei grandi ambienti di esposizione e vendita, sboccanti in banchine di carico coperte da pensiline, dove si accostano gli automezzi refrigerati. Il sistema tradizionale è quello di introdurre le mezzane nei cosiddetti locali di prerefrigerazione, dove le carni iniziano la maturazione con un primo raffreddamento a + 5 ÷ 10 °C, con una sosta di almeno 24 ore e preferibilmente di 48 ore. Dalle sale di prerefrigerazione le carni, eventualmente suddivise in quarti, vengonotrasportate nelle adiacenti celle refrigerate di conservazione con temperatura ambiente tra 0 e + 2 °C. Secondo i moderni criteri si tende ad immettere immediatamente le carni in una galleria di refrigerazione rapida (opportunamente divisibile in settori) con temperatura tra 0 e + 3 °C, con fortissimo grado igrometrico 85 ÷ 95 % e con ricircolazione d'aria pari a 60 ÷ 80 volte all'ora. In tal modo si ottengono una stabilizzazione della
3
3
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Fig. 12 - Schema costruttivo di una catena di lavorazione semi-industriale
1, cassa di abbattimento; 2, vasca di dissanguamento; 3, posti di scuoiamento ed eviscerazione; 4, posti di taglio; 5, pesa aerea; 6, tavolo per ispezione visceri; 7, canna di caduta pelli; 8, canna di caduta sequestri.
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Manuale dell’Architetto
MATTATOI flora microbica iniziale, un impedimento allo sviluppo di muffe, una maggiore uniformità di raffreddamento tra parti profonde e superficiali delle carni, ed un minore calo per evaporazione. . Dimensionamento delle celle, attrezzate con guidovie di sostegno dei carrelli di appendimento e con gabbie ad uso dei singoli macellai, corrispondente ad una conservazione della produzione per almeno una settimana. Si assegnano ordinariamente 200 kg/m² per i bovini adulti, 150 per i suini, 100 per gli ovini e caprini. È bene che nel reparto frigorifero si osservi per le celle una certa suddivisione in unità separate, anche per le variabili entità stagionali delle macellazioni di diverse specie di animati. Preferibilmente separata dovrebbe essere la cella per la conservazione delle carni foranee, collegata da un lato con il locale di ricevimento ed ispezione e dall'altro con un'apposita zona della sala di esposizione e vendita. Salone di esposizione e vendita (mercato corni). - L'antico ambiente di vendita, costituito da una normale tettoia, viene oggi sostituito da un grande locale chiuso a sviluppo longitudinale, comunicante lungo un lato con le celle ed anticelle, e lungo il lato opposto con le banchine di carico. Detto salone deve essere ad aria condizionata, con una temperatura ambiente preferibilmente di 8 ÷ 10 °C per evitare il
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riscaldamento delle carni esposte. È attrezzato con guidovie aeree lungo le quali scorrono i carrelli con le mezzane o i quarti. Negli ordinari mattatoi di consumo le carni vengono prelevate mediante automezzi refrigerati; le banchine sono pertanto conformate in modo da favorire l'accostamento dei veicoli e l'introduzione delle carni. Fecaio. - Nelle disposizioni in orizzontale il fecaio (che serve allo svuotamento dei pancioni e degli intestini prevalentemente dei bovini) viene situato in posizione appartata, anche se non troppo discosta dal compartimento del bestiame grosso; i visceri pervengono al fecaio mediante carrelli a mano a cassa ribaltabile. È bene disporre parte del fecaio sopraelevata di circa m 1,00 ÷ 1,20 rispetto al piano generale, in modo da poter effettuare lo svuotamento dall'alto entro appositi carrelli esterni che possono trasportare il contenuto stomacale in una vasca di temporaneo deposito, in una fossa di digestione, ecc. Un sistema più perfezionato è invece quello di versare il contenuto in sottostanti cunicoli, dove esso è trascinato da potenti getti d'acqua a forte pressione che lo diluiscono e lo spingono attraverso pettini di ferro, completanti l'opera di spappolamento prima dello smaltimento; il sistema però sovraccarica notevolmente l'impianto di depurazione.
437b
Nelle disposizioni a due o più piani, con le tripperie sottostanti alle sale di mattazione, è necessario svuotare i visceri prima di immetterli nelle canne di caduta verso detti locali di tripperia; il fecaio prende così la veste di « comparto per vuotamento e primo lavaggio visceri », e troverà qui di posto in una zona appartata tra due sale di mattazione (ad es. bovini e vitellonivitelli) in collegamento con i tavoli di deposito ed ispezione visceri. Il contenuto cadrà direttamente in appositi grossi recipienti su carrelli, che lo trasporteranno alle usuali vasche di deposito o di digestione. Tripperie e budellerie. - Nelle disposizioni in orizzontale questi servizi vengono situati accanto al fecaio, mentre nelle strutture a due piani trovano posto direttamente sotto le sale di mattazione dei bovini. Le tripperie degli ovini (più raramente) e dei suini (sempre) vengono sistemate nei compartimenti relativi. Vengono attrezzate con vasche a vapore per la scottatura e cottura delle trippe ed eventualmente dei piedi e delle testine, con tavoli esagonali o rettangolari di deposito e lavorazione, con vaschette di lavaggio e tavolette disposte lungo le pareti, eventualmente con apparecchi lavatrippe mossi da motori elettrici. Alimentazione di vapore, d'acqua fredda e acqua calda, d'aria compressa per i budelli. Per il dimensionamento si può prevedere il trattamento di un quantitativo
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MATTATOI Macello contumaciale. - Rappresenta un fondamentale elemento di salvaguardia igienica e sanitaria, in quanto provvede all'isolamento, alla macellazione ed alla distruzione di animali infetti, alla distruzione o denaturazione di carni malsane, allo accertamento di carni sospette, al risanamento di dette carni e di quelle leggermente svariate non vendibili allo stato crudo, al ricovero d'osservazione di animali sospetti ed alla loro macellazione, all'esame degli animali macellati d'urgenza altrove, ecc. In vista di tali molteplici funzioni, sono da distinguere essenzialmente due comparii, per ognuno dei quali sono da prevedere in linea generale: Comporto infetti: stalla d'isolamento, posti di squartamento, locale per forno d'incenerimento (per la distruzione di animali interi la cui lavorazione potrebbe riuscire pericolosa per gli operai), locale per il digestore (apparecchiatura a vapore che permette di trasformare le carni in prodotti innocui commerciabili quali grassi e polveri di carne), locale di deposito delle carni molto svariate od infette e degli avanzi di macellazione, locale per la disinfezione degli arnesi, ambiente filtro per la bonifica dei lavoranti con servizi igienici. b) Comporto sospetti: stalla di osservazione, posti di macellazione, locale animali macellati d'urgenza, locale per il deposito delle carni sospette provenienti dalle sale di macellazione per ordine del veterinario, fornito di armadi frigoriferi per le carni in attesa di accertamenti, locale per l'autopsia per il giudizio sugli animali squartati o sulle carni, locali per la sterilizzazione e la cottura delle carni destinate alla bassamacelleria, per la salatura ed insaccatura delle carni, specialmente parassitate da cisticerchi (panicate), per la bonifica delle carni panicate mediante il freddo (20°C), locali per spogliatoi e servizi igienici per i lavoranti. Dal locale di autopsia o d'ispezione gli animali macellati e le carni ritenuti infetti devono poter essere immessi,attraverso un passaggio normalmente chiuso, nei locali del forno d'incenerimento o del digestore (sardigna). Locali accessori del macello. - Secondo
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le più comuni accezioni vengono compresi i seguenti elementi: Locale per l'ispezione delle carni foronee. Ubicazione preferibile ad una estremità del salone di esposizione e vendita del fabbricato frigorifero, in modo da poter introdurre le carni, dopo l'esito favorevole dell'ispezione, nel retrostante deposito frigorifero o nella zona di esposizione e vendita ad esse riservati. Dimensionamento in rapporto all'afflusso di dette carni macellate inmattatoi di produzione finitimi, con tendenza costante all'aumento. Locale per le carni di bossa macelleria. - La sua ubicazione può essere Alquanto varia (ad una estremità terminale del fabbricato frigorifero in modo da avere un retrostante deposito refrigerato, in un fabbricato accessorio contenente altri servizi, ecc.); comunque. deve essere tale che vi giungano agevolmente le carni destinate alla bassa macelleria e le carni risanate mediante sterilizzazione e cottura e che vi acceda facilmente il pubblico dalla zona d'ingresso del mattatoio. Locali per deposito e lavorazione dei sottoprodotti industriali. - Sono adibiti alla conservazione temporanea dei sottoprodotti industriali della macellazione, in attesa del loro prelievo da parte di ditte industriali: pelli, setole, unghie, corna, ossa, sangue, grassi, ecc. Nei piccoli e medi macelli i locali servono in genere per il deposito e si provvede solo alla salagione delle pelli da inviare alle concerie, ed eventualmente alla fusione dei grassi ed alla centrifugazione del sangue. Nei grandi mattatoi può organizzarsi la completa lavorazione dei sottoprodotti. Fa parte concettualmente dei depositi la conservazione degli organi per la fabbricazione dei prodotti opoterapici in armadi frigoriferi a -20°C. Servizi amministrativi e direttivi, alloggi, laboratori, servizi personale. Sono di regola raggruppati in fabbricato apposito presso l'ingresso principale del mattatoio, nella zona delpubblico e delle carni. In genere si ha una struttura a due piani con la seguente distribuzione: Piano terreno: uffici amministrativi, uffici veterinari, ufficio ispettori, ufficio vigili sanitari, ufficio direttore, attesa,
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servizi igienici, locale di custodia. Piano primo: alloggio per il direttore, laboratori dei veterinari per le indagini batteriologiche e dei parassiti. Talvolta questi laboratori vengono preferibilmente situati nel piano superiore del macello contumaciale. Nel caso che l'ingresso sia unico, come può accadere per i piccoli mattatoi, il complesso di lo ingresso precedentemente descritto (custode, dazio, veterinario di guardia, ecc.) può essere conglobato in questo fabbricato. Possono inoltre essere contenuti in esso gli spogliatoi con docce e servizi igienici per i lavoranti ed operai: per i mattatoi importanti è preferibile la loro ubicazione in un corpo laterale vicino alle sale di mattazione, oppure, nei tipi a due piani, nel piano semicantinato del nucleo costruttivo «sale di mattazione frigo». Locali per Il pubblico. - In genere formano un fabbricato disposto simmetricamente al precedente nella zona del pubblico e delle carni antistante le banchine di carico delle carni. Si sviluppano preferibilmente a piano terreno, ma anche un secondo piano può essere talvolta necessario. Si hanno di solito i seguenti servizi: sala contrattazioni con eventuali salette riservate, sala bar o ristorante (con cucina), cabine telefoniche, servizi igienici e, nei mattatoi importanti, ufficio bancario ed ufficio telegrafico. Da prevedere nella zona del pubblico qualche rimessa, un parcheggio macchine ed un parcheggio autotreni Con eventuale piccola officina, un posteggio biciclette, ecc. Servizi sanitari complementari. - ranno parte concettualmente del cosiddetto «reparto sanitario» (insieme con il macello contumaciale), e molto spesso possono essere concentrati in un'intera zona «impura» del macello: Locali per la disinfezione dei veicoli, situati in modo da poter accogliere prontamente i veicoli che hanno scaricato animali infetti e da poter servire in condizioni normali alle ordinarieoperazioni di lavaggio e disinfezione dei mezzi di trasporto. Concimaia, posta normalmente nella zona retrostante alle stalle per ricevere le materie stercorarie e letterecce provenienti dalla stabulazione.
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MATTATOI
Stazione di trattamento delle acque luride, necessaria per la particolare natura delle acque di scarico dei mattatoi, ricche di sostanze organiche e di solidi in sospensione; dipenderà dalle condizioni della fognatura cittadina e dal sistema di smaltimento finale (fiume, lago, mare, impianto municipale di depurazione) se limitare i trattamenti alla fase preliminare ed alla decantazione, oppure integrarli con la coagulazione ed estenderli all'ossidazione biologica. Sistema completo elettivo: eliminazione delle materie grossolane già all'estremità delle sale di mattazione (pozzetti di trattenuta), grigliatura, dissabbiatura, digrassaggio, decantazione e coagulazione con solfato di alluminio, ossidazione con letti percolatori ad alto rendimento con ricircolazione, sedimentazione finale: essiccamento dei fanghi. Servizi generali tecnici. - Tra i servizi più importanti si segnalano: Approvvigionamento idrico. - Dotazione idrica mediamente necessaria 500 litri giornalieri per ogni capo abbattuto senza distinzione di specie. Necessità di un serbatoio sopraelevato per la riserva e per assicurare la pressionesufficiente per le lance di lavaggio delle sale di mattazione e delle tripperie. Rete idrica alimentata completamente con acqua potabile, salvo la rete d'innaffiamento delle strade e dei giardini che può essere alimentata con altre acque. Formata con anelli principali e secondari in modo da evitare qualsiasi pericolo di interruzione dell'afflusso. Necessari numerosi idranti nelle sale di mattazione, nelle tripperie, ecc. condotazione di tubi metallici flessibili e lance. Rete d'acqua calda pure ad anelli e dipartentesi da appositi boilersaccumulatori a serpentini, con numerose prese nelle sale di mattazione (una presa per ogni posto o per ogni due posti), nelle tripperie, nei locali per le docce, ecc.
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Convogliomento dei rifiuti liquidi. Il problema viene risolto con un sistema di canalette a pavimento con superiori griglie per la raccolta delle acque di lavaggio nelle sale di mattazione, nelle tripperie e negli altri locali del mattatoio nei tipi ad un piano, e con un sistema di ampi scarichi a pavimento collegati a sottostanti tubazioni di raccolta nei tipi a due piani. All'uscita dei compartimenti di mattazione è bene istituire appositi pozzetti di trattenuta per le sostanze grossolane, con chiusura idraulica; detti pozzetti sonocollegati con i condotti della rete di fognatura interna del mattatoio, i quali si riuniscono alla fine in un unico collettore sfociante nella stazione di depurazione. Per le acque pluviali è di norma istituire una rete stradale separata, il cui collettore non viene collegato al predetto impianto, ma può essere dopo raccordato al suo affluente finale. Smaltimento dei rifiuti solidi. Le destinazioni dei numerosi rifiuti solidi sono diverse a seconda della loro particolare natura e degli usi locali. In linea generale si può prevedere: Materie stercorarie e letterecce delle stalle verso la concimaia. Rifiuti di spazzature comuni verso le celle zimotermiche. Avanzi di macellazione, residui voluminosi verso le celle zimotermiche. Rifiuti ed avanzi di macellazione infetti o sospetti verso il digestore od il forno d'incenerimento. Rifiuti del fecaio verso: fossa di deposito e di successivo prelevamento da parte di ditte. celle zimotermiche, vasca di sgocciolamento per il successivo invio alla concimaia. Vapore. - Viene prodotto in genere da apposite caldaie tipo Marina o semifisse orizzontali, e serve ad alimentare i boilers-accumulatori per la produ-
438b
zione di acqua calda, le vasche di scottatura e i lavatrippe automatici delle tripperie, le vasche di scottatura dei suini, le pentole di cottura e gli sterilizzatori dell'impianto di risanamento carni, i digestori della sardigna, gli scambiatori di calore per l'impianto di riscaldamento fabbricati uffici e pubblico, ecc. Le caldaie, i boilers, le elettropompa ed i relativi quadri elettrici vengono riuniti in un4 apposita centrale termica. Freddo. - Per la produzione del freddo viene istituita un'attrezzatura centralizzata, dotata di compressori ed accessori, situata in un locale accanto alla centrale termica. Entrambe possono essere riunite in un fabbricato a sé stante, oppure possono essere situate nel piano semicantinato del nucleo costruttivo sale di mattazione-frigoriferi. La distribuzione del freddo nel locali del frigorifero si orienta verso il sistema a ventilazione con rapida ricircolazione d'aria. In appositi vani delle gallerie di refrigerazione sono sistemati gli apparecchi condizionatori, alimentati dalla centrale, attraverso i quali l'aria circolante viene inviata alle intercapedini forate disposte lungo le pareti o lungo il soffitto, oppure a grandi bocchette di diffusione. Aria compresso. - Nei grandi mattatoi la sua produzione può essere centralizzata; la rete avrà le sue diramazioni principali nelle sale di mattazione degli ovini, nelle tripperie, ecc. Nei medi e piccoli impianti è preferibile l'istituzione di compressori autonomi su carrelli. Eliminazione fumane. - Questo impianto è necessario nei locali dove si producono intensi fumi di vapore e cioè nelle tripperie. Esso viene in genere realizzato mediante aerotermi opportunamente disposti lungo le pareti e relativi dispositivi d'aspirazione.
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MATTATOI
2
6
6
6
6
24.50 3 1
5
4
5
28.50
6.50
Fig. 14 - Tipo di compartimento di macellazione per suini, secondo la tecnica tradizionale (Ditta Giordana Garello, prof. ing. E. Castiglia, 1929). 1, posto di scarico; 2, spogliatioi; 3, macellazioni isolate; 4, caldaie; 5, posti di macellazione suini; 6, tripperia suina; 7, rimessini. VITELLI OVINI
SUINI
dissanguamento
dissanguamento
trappola di abbattimento scottatura
abbattimento 2 posti
Fig. 13 - Schema di procedimento di mattazione semi-industriale per vitelli ed ovini. Produzione minima: 240 vitelli in 8 ore, 480 ovini in 8 ore
raschiatura
passaggio alla fiamma canne di caduta
canna di caduta
eviscerazione
lavaggio e pulitura scuoiamento eviscerazione lavaggio trippe
ai frigoriferi
taglio
Fig. 15 - Schema di procedimento di mattazione semi-industriale per suini. Produzione: 480 capi in 8 ore. (Istruzioni - francesi).
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CENTRALI DEL LATTE Caratteristiche igieniche ed approvvigionamento del latte. - Come è noto, il latte rappresenta uno degli alimenti di più alto valore nutritivo e di più agevole digeribilità, particolarmente adatto per gli organismi in fase di crescenza e per i vecchi ed i malati. Sarebbe da auspicare pertanto che il suo consumo fosse rilevante; se ciò accade per molti paesi esteri, come la Finlandia e la Svezia con circa 280 litri per abitante e per anno, la Svizzera con circa 250 litri, ecc., lo stesso non può dirsi per l'Italia dove il consumo è estremamente basse, potendosi stimare attualmente sui 48 litri per abitante e per anno. Se da molteplici punti di vista il latte presenta dei fattori impareggiabili, per contro esso sin dal momento della produzione fino all'utilizzazione è soggetto sia a facile deperibilità che a contaminazione: ciò può arrecare serie conseguenze sanitarie specialmente nei riguardi delle affezioni a carico del tubo gastro-enterico, della trasmissione delle infezioni tifo-paratifiche, della brucellosi e della tubercolosi bovina, ecc., quando non vengano tempestivamente adottati provvedimenti; di prevenzione, controllo e risanamento. Pertanto è prescritto un severo controllo igienico sull'intero ciclo dalla produzione alla raccolta, alla lavorazione ed alla distribuzione del latte, e la sorveglianza è generalmente affidata agli uffici sanitari comunali. Concetto basilare è che la genuinità e la salubrità dell'alimento devono essere assicurate nella misura più ampia nella sede della produzione (salute degli animali, igiene del personale e degli utensili, igiene degli ambienti, razionale mungitura e raccolta del atte, ecc.), indipendentemente dai futuri trattamenti di risanamento delle apposite centrali. La sorveglianza in questione va quindi iniziata nelle fattorie e nelle stalle e dintorni. In effetti, il vigente Regolamento italiano per la vigilanza igienica del lette, approvato con R. D. 8 maggio 1929, dedica i primi capitoli alle prescrizioni igieniche per la costruzione dei ricoveri degli animali e dei locali annessi, ai criteri che devono garantire la sanità degli animali lattiferi , alle indicazioni per la salute del personale addetto alle vaccherie ed alle latterie, alle modalità di mungitura e di trasporto del latte,
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PRODUZIONE
Più o meno rigorosamente controllata
Non controllata o scarsamente controllata
Raccolta
Filtrazione alla stalla
Filtrazione alla stalla
Filtrazione alla stalla
Filtrazione alla stalla
Raccolta
Filtrazione alla produzione Raffreddamento alla produzione
Refrigerazione Raccolta Refrigerazione Centro alla stalla e trasporto alla stalla raccolta
Raccolta e trasporto
Imbidonamento
Filtrazione
Imbidonamento alla produzione
Refrigerazione Filtrazione
Imbottigliamento alla produzione
Trasporto Centro smistamento Controllo
Operazioni di centralizzazione Trasporto Trasporto latteria
Selezione latteria
Controllo sanitario
Filtrazione
Risanamento con il calore
Raffreddamento
Filtrazione latteria Risanamento in latteria Refrigerazione latteria Trasporto
Imbottigliamento
Imbidonamento
Trasporto
Vendita girovaga
Spacci di vendita
di zona
di quartiere
comunali
consorziali
cooperativi intermediari
CONSUMATORE Fig. 1 - Ciclo delle varie fasi del commercio e dell'industria del latte (Patrizi e Ciani)
ecc. Il vero e proprio approvvigionamento del latte alimentare per uso diretto (in gran parte quello di vacca) contempla le operazioni successive alla mungitura, che sono diverse a seconda del sistema adottato nella zona, a sua volta dipendente dalle caratteristiche e dalla molteplicità delle aziende rurali, dalla rete viabile, dalla grandezza e natura dei centri abitati da servire, ecc. In linea esemplificativa possono citarsi come particolarmente usati in Italia questi
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sistemi (Fig. 1): 1) Produzione e consegna diretta al consumatore (con filtrazione e refrigerazione del latte in apposito locale adiacente alla stalla). 2) Produzione, trasporto e consegna agli spacci di vendita (con filtrazione, refrigerazione ed imbidonamento alla fattoria, trasporto agli spacci, imbottigliamento e vendita). 3) Produzione, trasporto ai centridi raccolta, trasporto e consegna agli
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CENTRALI DEL LATTE spacci di vendita (con filtrazione erefrigerazione, imbidonamento o imbottigliamento nei centri di raccolta, trasporto agli spacci di vendita e distribuzione). 4) Produzione, trasporto ai centri di raccolta, trasporto alla centrali del latte, consegna agli spacci di vendita (con Filtrazione, refrigerazione ed imbidonamento ai centri di raccolta, trattamenti termici ed imbottigliamento alla centrale del latte, trasporto agli spacci di vendita e distribuzione). La centrale del latte fa quindi parte del sistema più completo, costituendo uno stabilimento autorizzato per la raccolta del latte destinato al consumo locale di un dato centro, per assicurarne la genuinità sottoporlo ad un trattamento che ne garantisca la salubrità, e condizionarlo per la vendita al consumatore in modo da escludere ogni menomazione e contaminazione. In altri termini questo stabilimento dovrebbe assicurare la fornitura di un latte privo di germi patogeni ed igienicamente rispondente, di struttura fisico-chimica non molto differente da quella originaria, di composizione uniforme ed in condizioni di buona serbe-
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volezza. Per realizzare i predetti risultati la centrale del latte deve possedere spiccate caratteristiche igieniche ed industriali, e quindi attrezzature dotate dei più moderni automatismi, personale molto esperto sia del funzionamento degli apparecchi che degli elementi, di prevenzione delle infezioni, tecniche di lavorazione aggiornate secondo i più recenti concetti, ecc.: nello stesso tempo essa rappresenta una azienda commerciale che deve fornire il latte ad un prezzo modico. Tutte queste esigenze non possono essere soddisfatte che con adeguati; quantitativi da trattare; infatti; a legge 16 giugno 1938 n. 851, riguardante i l’impianto delle nuove centrali, non ne consente l'istituzione là dove non si abbia un consumo giornaliero di almeno 100 ettolitri. E da notare tuttavia che da vario tempo vanno sorgendo anche impianti intermedi, detti « Centri di pastorizzazione », a causa della necessità di provvedere con la massima tempestivitá ad un trattamento del latte per assicurarne la non deperibilitá per un certo periodo.
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Il latte trattato dalle centrali è comunemente denominato pastorizzato, essendo la pastorizzazione il procedimento usuale di risanamento, mentre ;i latte non trattato costituisce il latte naturale o comune. È inoltre da segnalare il latte crudo o latte certificato, cioè il latte che può consumarsi crudo in quanto la produzione, la raccolta ed il trasporto sono sottoposti a rigorosissimi controlli sanitari ed a disposizioni di carattere igienico particolarmente restrittive nelle cosiddette vaccherie modello. Esistono motti altri tipi di latte trattato, dei quali alcuni già sperimentati come il latte ossigenato, utilizzante l'azione conservatrice dell'ossigeno odell'acqua ossigenata, ed altri di recente affermazione, quali i latti sterilizzati commerciabili a distanza e per lungo tempo in scatole o bottiglie. Tra essi si segnalano il latte autoclavata, cioè sterilizzato in autoclave a 120 - 40 °C, ed il latte uperizzato, cioè sterilizzato a mezzo di immissione di vapore a 150170 °C. È infine da ricordare il latte che viene destinato all'industria per la fabbricazione del vari tipi di latte evaporato, condensato, in polvere, in pani,
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CENTRALI DEL LATTE Elementi per la progettazione di una centrale. - Il progetto della centrale deve essere preceduto da studi preliminari sulla zona di produzione del latte e sull'organizzazione dell'approvvigionamento relativo stia centrate, e da ricerche sulla zona di consumo per poter determinare il fabbisogno di latte da sottoporre ai trattamenti prima della distribuzione. Questi studi devono essere eseguiti con accuratezza, tenendo conto della natura industriale e commerciale della centrale. Gli altri elementi che successivamente occorre fissare e discutere sono: 1) Ubicazione. - Lo stabilimento non può essere situato troppo al centro dell'abitato per la sua natura industriale e per evitare la penetrazione degli autocarri provenienti dalla campagna. ma nemmeno troppo lontano in quantooccorre distribuire il latte frazionato in bottiglie e bidoni agli spacci di vendita cittadini. Una buona posizione è all'immediata periferia nella zona di convergenza dei vari percorsi provenienti dalla produzione e dai centri di raccolta. 2) Quantitativo medio e massimo di latte da trattare; 3) Scelta dei trattamenti termici ed attrezzature relative; 4) Procedimenti di lavaggio, di imbottigliamento ed attrezzature relative; 5) Servizi tecnici della centrale (acqua, elettricità, riscaldamento, freddo, scarichi, ecc.). 6) Costo alla costruzione e della gestione, e capitale disponibile. La conoscenza dei predetti elementi permette di progettare la disposizione planimetrica più conveniente in relazione sia al migliore inserimento nella rete viabile cittadina. sia al più razionale svolgimento del ciclo funzionate interno attraverso le molteplici installazioni, dall'arrivo del latte dalla campagna alla partenza dei latte verso i quartieri cittadini, Organizzazione funzionale. - Il latte arriva dalla campagna (fattorie o centri di raccolta) normalmente mediante autocarri che trasportano i bidoni di capacità da 20 a 50 litri; questi vengono scaricati su un’adatta banchina, facente parte del fabbricato, nella zona di ricezione bidoni, dove vengono prelevati i campioni per gli esami chimici e
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Fig. 2 - Schema di un impianto di "uperizzazione" del latte
1, ingresso del latte; 2, apparecchio di disaerazione; 3, separazione di schiuma; 4, condensatore; 4, ingresso dell’acqua fredda; 6, pompa del condensato; 7, pompa a vuoto; 8, pompa del latte; 9, tubo di riscaldamento; 10, ingresso del vapore con regolatore di pressione; 11, epuratore del vapore; 12, serbatoi di condensazione; 13, uperizzatore; 14, vaso d’espansione; 15, refrigerante del latte; 16, serbatoio di deposito del latte; 17, ingresso dell’acqua di raffreddamento; 18, serbatoio di recupero del calore; 19, uscita dell’acqua calda. batteriologici per ogni partita in arrivo. li latte non riscontrato idoneo viene destinato allo sfruttamento industriale. Dalla banchina i bidoni con trasportatori a rulli sono convogliati verso lo scarico nelle bilance; dopo la pesatura il latte viene raccolto in vasche di ricevimento dalle quali mediante elettropompe viene inviato nella zona dei trattamenti di riscaldamento. l bidoni vuoti sono avviati, sempre con trasportatore a rulli, all'apparecchio di lavatura e disinfezione bidoni. e dopo questa operazione ritornano in una susseguente zona della stessa banchina, dove vengono ritirati dagli automezzi della campagna. Prima di essere sottoposto ai veri e propri trattamenti termici il latte potrà essere temporaneamente raccolto in serbatoi refrigerati; in ogni caso dovrà subire una filtrazione preliminare per togliere le grosse impurità. come peli e paglia, ed una filtrazione minuta. la quale viene eseguita mediante le cosiddette pulitrici abbinate agli apparecchi di risanamento. Nelle grandi centrali alimentate da un
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vasto territorio con intensa produzione di latte in fattorie modernamenteattrezzate, collegate con razionali centri di raccolta. il latte arriva alla banchina con autocisterne (dopo essere stato filtrato e raffreddato nelle stesse fattorie o negli stessi centri di raccolta; in tal caso. dopo la pesatura ed il prelevamento, dei campioni, viene scaricato mediante apposita attrezzatura ed avviatodirettamente ai serbatoi di sosta del reparto dei trattamenti termici. I procedimenti per il risanamento del latte possono essere di vario tipo; sistema elettivo è però quello dellapastorizzazione, in quanto con essa generalmente si realizza la distruzione della flora batterica patogena e di molta parte dei microbi saprofiti senza che si alteri notevolmente la struttura fisicochimica del latte e con una perdita minima di vitamine ed enzimi. In linea alquanto sintetici i procedimenti impiegati sono i seguenti: a) Pastorizzazione basso, con trattamento del latte a circa 63° per la durata di 30 minuti. Essa altera poco le proprietà del latte, distrugge tutti i pato-
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CENTRALI DEL LATTE geni, riduce la carica batterica fino al 99,5% e conserva una parte della flora acidogena: quest'ultimo fatto è importante in quanto favorisce la coagulazione del latte, se tenuto a lungo in ambiente ordinario. la quale non è pericolosa per la salute ed è facilmente rilevabile. Pastorizzazione alta, con trattamento del latte alla temperatura di 85°C per pochi minuti. Essa altera alcune proprietà del latte, distrugge tutti i patogeni. distrugge tutti i batteri acidificanti, mentre conserva i proteolitici; questo fatto origina la tendenza alla putrefazione anziché alla coagulazione, con maggiore pericolo per la salute. ,m c) Pastorizzazione o strati sottili o stassanizzozione, dal nome del suoideatore Stassano, consistente nel riscaldamento del latte a strati sottilissimi in apparecchi tubolari a pressione, alla temperatura di 75°C per 15 secondi. Con questo sistema non vi sono alterazioni nel latte, vengono distrutti tutti i microbi patogeni e la carica batterica viene ridotta fino al 99,9% I predetti procedimenti sono molto usati specialmente in Italia ed in Francia. pur avendo avuto nel tempo fasi alterne d'impiego; attualmente si nota una certa tendenza verso la pastorizzazione alta. per quanto la stassanizzazione venga anch'essa adottata in molte centrali. Nei paesi di lingua inglese, particolarmente Inghilterra e Stati Uniti, è invece adottata con risultati che si diconosuperiori a tutti gli altri sistemi, la cosiddetta pastorizz3zione H.T.S.T. (high temperature, short time) o pastorizzazione rapida ad alta temperatura, con trattamento termico a 71-72°C per almeno 15 secondi. Gli apparecchi pastorizzatori possono
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essere essenzialmente di due tipi: l'apparecchio ci piastre, in cui il latte circola sulle facce delle piastre riscaldate mediante acqua calda o vapore, e l'apparecchio tubolare, in cui il latte circola in tubi attorno ai quali viene convogliata l'acqua calda. li sistema Stassano consente che il latte circoli sotto pressione nell'intercapedine larga 1 mm di due tubi di rame contenuti uno nell'altro e riscaldati all'interno ed allo esterno con vapore. Negli apparecchi più recenti si usa l'acciaio inossidabile e l'intercapedine ha una larghezza di 0,6-0,8 mm, l moderni pastorizzatori includono nel loro insieme anche le fasi di preriscaldamento del latte e di raffreddamento dello stesso dopo il trattamento di riscaldamento. La sezione di preriscaldamento determina una notevole economia per il recupero di calore consentito dalla cessione di calore del latte caldo già trattato al latte freddo che arriva; il latte preriscaldato viene inviato alla pulitrice per poi ritornare alle piastre di riscaldamento. la sezione di raffreddamento serve a portare il latte in uscita ad una temperatura inferiore a +10°C. ordinariamente 4÷5°C, in modo da favorire la sua conservazione per le successive fasi fino all'utilizzazione: il fluido refrigerante normalmente usato è l'acqua refrigerata a + 1,5÷2°C. Il latte raffreddato passa poi ai serbatoi di raccolta refrigerati, e da questi, attraverso un sistema meccanico a caduta, viene convogliato all'attrezzatura di riempimento delle bottiglie per il consumo minuto. Se si tratta di rifornire collettività (alberghi, ospedali, ecc.) o spacci di consumo locale, saranno usati anche bidoni di forma speciale con ugello di mescita.
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La zona di riempimento delle bottiglie rappresenta il punto di contatto con il ciclo complementare delle bottiglie usate per la distribuzione in città. Esse infatti seguono il seguente percorso: scarico sulla banchina, lavatura e disinfezione, convogliamento mediante trasportatori agli apparecchi di riempimento e di capsularnento automatico, collocazione nei cestelli già puliti su un'altra linea, prelevamento dei campioni, attesa in celle frigorifere, consegna e carico negli automezzi di città. In sintesi si ha sempre un traffico principale dalla entrata del latte proveniente dalla campagna alla uscita di esso verso la città; a questo percorso fondamentale, svolgentesi attraverso le varie operazioni sul latte. si innestano all'inizio il ciclo dei bidoni della campagna ed il percorso dei prelievi, ed alla fine il ciclo delle bottiglie della distribuzione in città, e quello dei castelli. Ovviamente sono anche da aggiungere le varie alimentazioni di vapore, di acqua calda, di fluidi refrigeranti, ecc., facenti capo alle molteplici apparecchiature. Altri tipi di trattamento centralizzato del latte. Il metodo della pastorizzazione è attualmente il trattamento elettivo nelle centrali del latte: non si deve dimenticare tuttavia che esistono altri metodi in via di sperimentazione o che sono stati applicati con successo specialmente all'estero. Tra questi meritano particolare considerazione il procedimento denominato «uperizzazione», consistente nella iniezione di vapore surriscaldato nel latte allo scopo di stabilizzarne le qualità organolettiche e contemporaneamente di sterilizzarlo, ed il procedimento della «sterilizzazione». L"uperizzazione del latte, a detta di alcuni igienisti, rappresenta un indubbio miglioramento sulla pastorizzazione.
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CENTRALI DEL LATTE Il relativo ciclo di funzionamento (Soc. Alpura) consta delle seguenti fasi (fig. 2): Depurazione meccanica, per filtrazione o centrifugazione, ed eventuale raffreddamento. Riscaldamento alla temperatura di SOOC ed eliminazione, sotto vuoto, dell'aria e dei gas ed odori. Elevazione alla temperatura di 75°C ed immissione nell'uperizzatore, dove il latte raggiunge la temperatura di 150°C per una frazione di secondo (O",75) mediante l'iniezione nei flusso del latte di vapore surriscaldato, previamente depurato da ogni impurità. Passaggio del latte trattato in un vaso d'espansione con brusco abbassarsi della temperatura al livello d'ingresso nell'uperizzatore. Raffreddamento in un refrigerantetubolare ad acqua ed immagazzinamento in serbatoio di deposito. Il procedimento della sterilizzazione, che presentava nel passato l'inconveniente dell'alterazione delle qualità organolettiche e nutritive del latte, per mezzo dei moderni sistemi e tecniche ha risolto brillantemente il problema di conservare al latte sterilizzato le proprietà e le caratteristiche originali, ed è pertanto in continuo sviluppo. Locali costitutivi di una centrale. - la struttura edilizia di una centrale deve adeguarsi alla possibilità di realizzazione dei procedimenti dianzi accennati; pertanto essa sarà aderente al carattere di stabilimento industriale, con larghi spazi e grandi altezze per l'agevole collocazione dei ballatoi per la sorveglianza delle operazioni e lacircolazione del personale, delle piattaforme per il sostegno dei serbatoi del latte refrigerato, ecc. Generalmente è anche conveniente un piano semicantinato,totale o parziale, per i servizi generali tecnici, per gli spogliatoi ed i refettori del personale. ecc., ma molte volte la centrale è organizzata su un solo piano. le diverse zone funzionati sono sempre ben delimitate da pareti laterali al fine di evitare qualsiasi promiscuità di personale e di servizi. Il complesso edilizio ordinariamente è formato da tre gruppi di fabbricati: l'edificio della centrale vera e propria. la palazzina del custode e servizi annessi di sorveglianza, le autorimesse con i servizi accessori, quali la pulizia e la disinfezione degli automezzi. È bene che il complesso sia recintato,
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ARRIVO PARTENZE BOTTIGLIE SPORCHE BOTTIGLIE PIENE Fig. 3 - Schema indicativo di massima di una centrale del latte di media entità 1, banchina scarico bidoni pieni; 2, prelievo campioni; 3, scaricatori automatici del latte; 4, bilance; 5, vasche di ricevimento; 6, serbatoi refrigeratiper il latte in arrivo; 7, lavabidoni; 8, banchina carico bidoni vuoti; 9, pulitrici: 10, apparecchipastorizzatori; 11, centralina di regolazione automatica per i pastorizzatori; 12, serbatoi refrigerati di raccolta del latte trattato; 13, banchina scarico bottiglie sporche; 14, lavacestelli; 15, lavabottiglie; 16, riempitrice; 17, capsulatrice; 18, piattaforma di arrestro e riempimento dei cestelli; 19, anticella frigorifera; 20, cella frigorifera; 21, banchina carico cestelli con bottiglie piene; 22, laboratori di analisi; 23, direzione, amministrazione ecc.; 24, servizi del personale; 25, magazzinimateriale; 26, centrale termica; 27, apparecchiature per le pulizia delle attrezzature e produzione aria compressa; 28, centrale del freddo; 29, trasportatori automatici. lasciando ampio spazio attorno al fabbricato della centrale, per consentire una larga libertà di manovra e dicircolazione agli automezzi: anche nel recinto conviene avere due aperture separate per gli automezzi della campagna e per quelli della città. Circa la disposizione planimetrica della centrale occorre osservare che molteplici e diverse sono le realizzazioni di fabbricati del genere. influenzate alcune volte dalla posizione urbanistica dei punti di arrivo dalla campa-
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gna e di partenza per la distribuzione quando il fabbricato della centrale dà direttamente sulla strada; ciò ha minore influenza quando il fabbricato ha un'adeguata area circostante. La disposizione planimetrica dipende comunque dall'ubicazione delle zone di ricevimento e di spedizione in rapporto all'intero perimetro. Se per le piccole centrali è usato talvolta raggruppare queste operazioni da un solo lato (vedi piccole centrali adottate negli Stati Uniti), per le medie e grandi centrali è
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CENTRALI DEL LATTE senza dubbio indispensabile ubicare dette zone a due estremi distati della pianta, solitamente rettangolare. Tra queste due zone i cicli di funzionamento interno potranno avere svariati andamenti; a titolo di orientamento conviene prendere in considerazione uno schema indicativo adatto particolarmente alle medie centrali. del quale si presenta un esempio nella fig. 3. Nel predetto schema possono riscontrarsi le seguenti differenti zone, con locali od attrezzature inerenti: a) Zona di ricezione del lotte: banchina di scarico bidoni, prelievi per analisi, dispositivo automatico di rovesciamento, bilance, vasche di ricevimento, elettropompe, eventuali serbatoi di deposito temporaneo. Trasportatore a rulli dalla banchina alle bilance, che continua con i bidoni sporchi verso l'apparecchio di lavatura e disinfezione bidoni, e poi verso la banchina di rinvio dei bidoni vuoti alla campagna. b) Zona di trattamento e raccolta del lette : attrezzature di pastorizzazione con preriscaldamento e raffreddamento, pulitrici a filtro o centrifughe. stazioni regolatrici automatiche. serbatoi di raccolta del latte pastorizzato refrigerati (in alto). c) Zona di ricezione, lavaggio e riempimento bottiglie: banchina per lo scarico dei costelli con le bottiglie sporche, trasportatore a rulli verso l’attrezzatura di
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lavatura e disinfezione t>ottiglie con smistamento dei castelli verso illavacestelli, trasportatore a nastro delle bottiglie pulite verso la macchina riempitrice e quindi alla capsulatrice, piattaforma di arresto con il ritorno dei cestelli puliti che vengono riempiti con le bottiglie piene ad opera del personale oppure automaticamente, trasportatore a rulli verso la zona di temporaneo deposito o di conservazione del latte. Ciclo accessorio: bidoni vuoti, lavatura e disinfezione bidoni, riempimento, invio ai frigoriferi. d) Zone di deposito temporaneo econservazione, consegno: anticella frigorifera per bottiglie e bidoni pronti per la partenza, celle frigorifere per conservazione bottiglie e bidoni, locale di sorveglianza e prelievo campioni,banchina di carico sugli automezzi per la città. e) Zona della direzione e dei laboratori: uffici di direzione ed amministrazione, laboratori di analisi chimiche e batteriologiche, spogliatoi e servizi del personale, magazzini del materiale (bidoni e bottiglie), ecc. f) Zona dei servizi tecnici: centrale termica per la produzione di vapore ed acqua calda, locali per le attrezzature di pulizia straordinaria degli apparecchi a piastre e per la produzione di aria compressa per le stazioni regolatrici automatiche. centrale del freddo per la produzione di acqua refrigerata e per
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la refrigerazione dei serbatoi e delle celle. Lo schema funzionale sopra descritto appare improntato al criterio di stabilire nella disposizione planimetrica i cosiddetti «lato campagna» e «lato città», ossia di concentrare lungo i due lati minori della pianta, solitamente rettangolare. rispettivamente le operazioni riguardanti l'arrivo del latte ed il ritorno dei bidoni verso il contado e le operazioni attinenti all'arrivo delle bottiglie sporche ed alla partenza di quelle piene verso la città. Alcune volte si preferisce adottareun'altra disposizione, istituendo due banchine lungo i due lati maggiori dell'edificio e destinando l'una alle cosiddette «operazioni sporche» (arrivo del latte dalla campagna ed arrivo delle bottiglie sporche dalla città) e l'altra alle cosiddette «operazioni pulite» (partenza dei bidoni puliti verso la campagna e partenza delle bottiglie piene verso la città). Tra le due banchine il lavoro della centrale si svolge essenzialmente per movimenti lungo linee parallele da una banchina all’altra: su alcune linee vengono trasportati i bidoni pieni, che successivamente vengono vuotati. puliti e rispediti alla campagna; su altre linee parallele scorrono le bottiglie vuote e sporche provenienti dalla città, le quali vengono successivamente pulite, sterilizzate, riempite, capsulate e rispedite verso la città.
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BOTTIGLIE BIDONI BIDONI SPORCHE PIENI PULITI Fig. 4 – Pianta tipo di una centrale del latte di media entità (5500 litri all'ora), secondo l'O.M.S. 1, generatori di vapore; 2, compressori; 3, celle rifrigerate; 4, banchina di carico; 5, pastorizzatori; 6, macchine riempitrici; 7, uffici; 8, serbatoi refrigerati; 9, vasca di pesatura; 10, macchine lavabottiglie; 11, lavabidoni; 12, banchina di ricezione del latte; 13 banchina di ricezione bottiglie.
Non sempre tuttavia sono strettamente osservate le distinzioni tra « lato città » e « lato campagna », o tra « banchina sporca » e « banchina pulita »; nelle medie e piccole centrali talvolta è dato vedere concentrate su di un lato la maggior parte delle suddette operazioni (fig. 4). Nei riguardi delle suddescritte distribuzioni pianimetriche occorre accennare che esse possono venire modifscate in seguito ad alcune recenti innovazioni, consistenti nell'impiego di recipienti di carta paraffinata o rivestita di tipiche resine sintetiche e dotati di una particolare fo,ma per meglio utilizzare lo spazio nei mezzi di trasporto, in sostituzione delle bottiglie. Questo sistema presenterebbe vari vantaggi, quali il risparmio delle operazioni di ricarico nelle latterie e di scarico in centrale, di lavatura e disinfezione bottiglie, ecc., il minor peso nei trasporti, la migliore conservazione delle proprietà del latte a causa dell'opacità dei recipienti. La nuova centrale del latte di Milano, progettata dall'Ufficio Tecnico del Comune ed entrata in funzione nel 1957, è una de!le più moderne e razionali attualmente esistenti. Il nuovo stabilimento, con edifici per la lavorazione e per i reparti ausiliari, è sorto su un'area di 35110 m². Il complesso
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della lavorazione del latte, degli uffici e dei laboratori consiste in un fabbricato a pianta rettangolare coperto con pensilline inclinate sorrette da travi e pilastri di minimo ingombro e nel quale sono individuabili un piano rialzato completo ed un primo piano ed un sotterraneo parziali. Il piano rialzato comprende le attrezzature per la ricezione del latte, per la lavatura dei bidoni, per la lavatura e sterilizzazione delle bottiglie, per l'imbottigliamento, capsulamento e incestellamento delle bottiglie piene, le celle frigorifere, la partenza delle bottiglie, alcuni laboratori ed ufrici. Il piano superiore comprende i serbatoi di accumulo e sosta latte crudo, gli impianti di pastorizzazione con sistema Stassano, i serbatoi di sosta latte pastorizzato, gli impianti di presterilizzazione lotte con relativi serbatoi, altri laboratori ed uffici. Negli ambienti sotterranei sono allogati i serbatoi di ricevimento latte crudo, la centrale termica, la centrale frigorifera, i servizi del personale. ecc. Tutto l'edificio è circondato da un'ampia banchina coperta da pensilina a sbalzo, per il carico e scarico dei materiali e per il ricevimento del latte. Lo schema lavorativo segue il criterio dei movimenti paralleli tra due banchine opposte, la banchina degli arrivi (sporca) dal
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lato Sud e la banchine delle partenze (pulita) dal lato Nord. Gli impianti di salubrizzazione del latte adottano prevalentemente il sistema Stassano (4 gruppi con una produzione singola di 10000 l/ora) con apparecchiatura a piastra per il preriscaldanento ed il raffreddamento. Essi possono funzionare in collegamento ad apparecchi omogeneizzatori; la produzione contemporanea di latte pastorizzato norrnale e di latte pastorizzato omogeneizzato è resa possibile da un doppio circuito di tubazioni indipendenti, che permette il convogliamento dei due tipi differenti di latte separatamente ai serbatoi di raccolta ed all'imbottigliamento. Esiste inoltre un impianto completo di sterilizzazione del latte in bottiglie, preceduto da presterilizzazione, deodorazione blanda e omogeneizzazione. Una delle caratteristiche preminenti della nuova centrale è che il ciclo di lavorazione si compie, dal ricevimento all'imbottigliamento, attraverso impianti e tubazioni che in nessun punto consentono il contatto dell'ambiente e dell'uomo con il latte, realizzando così la massima sicurezza igienicosanitaria. La produzione complessiva giornaliera in, due turni di lavoro è di 450000 bottiglie per
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M
1
Fig. 5 - Centrale del latte di Milano. Pianta piano rialzato. 1, banchina ricevimento latte in bidoni; 2, laboratorio chimico di analisi; 3, salonne di ricevimento latte e lavaggio bidoni; 4, banchina di ricevimento latte in autobotti; 5, uffici fornitori latte; 6, ufficio tecnico; 7, sala riempimento bidoni; 8, passarella reparto compressori; 9, banchina carico bidoni; 10, banchina resa vuoti; 11, sala di accumulo materiali resi vuoti; 12, reparto imbottigliamento - sezione lavaggio materiali sporchi; 13, reparto imbottigliamento - sezione riempimento, capsulamento ed incestellamento; 14, cella frigorifera; 15, banchina distribuzione; 16, reparto sterilizzazione; 17, ufficio distribuzione; 18, ingresso; 19, infermeria; 20, magazzino; 21, sala accesso ai sotterranei; A, trasportatore a catena per cestelli; B, decestellatrice automatica per bottiglie vuote; C, impianto di lavatura e sterilizzazione bottiglie; D, impianto di lavatura cestelli; E, controllo bottiglie; F, gruppo di riempimento e capsulamento bottiglie; G, incestellatrice automatica per bottiglie piene; H, apparecchi “ Sturza ” per la sterilizzazione del latte imbottigliato; I, piano d’incestellamento bottiglie latte sterilizzato; L, gruppo di riempimento e tappatura bottiglie latte sterilizzato; M, trasportatore a catena per bidoni; N, stazione svuotamento bidoni; O, impianto lavaggio, sterilizzazione ed asciugatura bidoni.
12
13 11
10
14 15 7
8
9
6
5
3 4
2
1
Fig. 6 - Centrale del latte di Milano. Sezione. 1, banchina resa vuoti; 2, nastro trasportatore cestelli; 3, decestellatrice automatica per bottiglie vuote; 4, impianto di lavaggio cestelli; 5, impianto di lavaggio e sterilizzazione bottiglie; 6, controllo bottiglie; 7, gruppo di riempimento e tappatura bottiglie; 8, incestelllatrice automatica per bottiglie piene; 9, cella frigorifera; 10, banchina di distribuzione; 11, ammezzato, 12, serbatoi di accumulo e sosta latte crudo. 13, impianto di pastorizzazione sistema “ Stassano “; 14, serbatoi di accumulo e sosta latte pastorizzato; 15, passarella
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Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI Le costruzioni rurali comprendono i fabbricati e manufatti utili all'esercizio dell'azienda agraria. Limitandoci ai fabbricati li classificheremo: - fabbricati per l'abitazione di persone; - fabbricati per il ricovero di animali; - fabbricati per il deposito e conservazione di prodotti ed attrezzature; - fabbricati accessori. CENNI GENERALI L'agricoltura in genere, ma in special modo quella italiana sta attraversando un periodo di transizione da un'attività di tipo tradizionale ad una di tipo industriale. Si cerca di diminuire e ridurre la mano d'opera. Se nelle grandi aziende, che si volgono sempre di più ad una produzione specializzata (carne, latte, cereali, frutta. ecc ) e che utilizzano sempre più il mezzo meccanico ciò sta già avvenendo, il problema rimane grave per le piccole e medie aziende. Questi assillanti problemi economici generano nuove tendenze e tecniche agricole che si rivelano talora utili, talora non economiche. Le nuove concezioni comportano un continuo riesame delle costruzioni agricole. Scompare la tradizionale tipologia dei fabbricati rurali: nei contempo edifici funzionati e rispondenti a reali utilizzazioni fino a ieri, sono oggi superati. È necessaria per il progettista la costante consulenza e collaborazione del tecnico agrario. Assume molta importanza che ogni costruzione nuova o risistemata, sia progettata secondo un piano organizzato e con un piano finanziario ben preciso. Il costo delle costruzioni deve rimanere basso. Si cercherà di utilizzare materiali che richiedano poca manutenzione e che possono essere reimpiegati. Si adotteranno costruzioni che possano avere, senza grandi spese di trasformazione diversi successivi impieghi, a seconda delle necessità aziendali, strutture prefabbricate e smontabili, coperture in materiali leggeri e riutilizzabili (cerrento amianto, lamiera) divisioni interne mobil, e sottili, riduzione serramenti, utilizzazione di materie plastiche, ecc. Da questi pochi, cenni risulta chiaro come sia difficile una trattazione precisa di una materia così fluida. Ci limiteremo a fornire dati il più possibile certi di questo momento. La trattazione che segue fa sempre specifico riferimento allo schema generale. Accanto allo schema teorico vogliamo qui presentare alcuni tipi di schemi reali di aziende agrarie. È un elenco evidentemente incompleto per il numero elevatissimo di tipi aziendali in cui si è differenziata l'azienda rurale nei vari paesi, a causa di fattori, ambientali, di tipi di conduzione agraria, di distribuzione fondiaria, ecc., ma che può far vedere come i collegamenti espressi nello schema precedente vengano realizzati.
PRODUZIONE
TRASFORMAZIONE
DEPOSITO
vino
d olio
e
ortag. frutta
p
legna
o
cereali
i
tuberi
t
paglia
i
prodotti vari vendibili
dep. fieno anim.cortile ovini equini reddito allevamento suini
dep. insilato dep. foraggio fresco
foraggi
prep. mangimi
dep. mangimi vari
ingrasso stalle latte
carne vendibile
sala mungitura letame
dep. concime
camere elaborazione latte
latte vend.
acquisti dall'esterno
sementi concimi attrezzi macchine trattori carburanti
carburanti e vari
officina meccanica
abitazioni Fig. 1 - Schema generale teorico dell'azienda agricola
fienile
porcile
concimaia tettoia carri
stalla
dep. prep. mangimi stalla bovini
portico
abbeveratoio portico aia
concimaia
scuderia polli
LEGENDA
VENDITA
forno
granai
rustico coloni casa fittabile case di abitazione
stalle bovini
box e isolame. bovini
suini
ovini
case coloniche
Fig. 2 - Progetto azienda agricola da 20 ha
depositi attrezzi tettoia
pollami e animali da cortile
granai fienili depositi faraggi
sale mungitura camere latte
cantine vini depositi frutta
porcili
scuderie
ovili
concimaia
stalla ricovero bovini ingrasso
aia
stalla bovine latte
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Fig. 3 - Schema distributivo di corte lombarda
recinto
sili
rustici scuderia e bovini lavoro stalla lattifere case salariati
mungitura dep. latte
Aziende svedese
446
pollai
portico
Fig. 5 - Cascina piemontese da 60 ha
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER L’ABITAZIONE DI PERSONE FABBRICATI PER L'ABITAZIONE DI PERSONE Tendono a liberarsi dalla molteplicità di compiti loro attribuiti un tempo e tendono ad assumere una più chiara fisionomia di abitazioni pure e semplici. Solo quando la casa rurale conserva il tradizionale compito di casa colonica si presenta come un edificio bifunzionale, costituito dall'abitazione dei colono e dai locali strumentali. Questi fabbricati possono essere così classificati:
Eliminazione dei rifiuti Con pozzi neri; con fosse settiche; con fognatura sfociante in fossa raccolta della concimaia. CASE TEMPORANEE Servono a dare alloggio a gruppi di braccianti (mietitori, mondariso) oppure ad intere famiglie di operai avventizi. Dovranno comprendere:
case tempporanee Fabbricati case per salariati per l'abitacase per- case per contadini zione manenti abitanti in borgate case coloniche
Fig. 18 - Alloggio -tipo abbinabile di una casetta per soci di una cooperativa agricola a Conde-sur-Vire (Francia). Il sottotetto esistente al disopra dei locali accessori (cantina, cucina e bagno) è accessibile e serve come deposito. Ad ogni alloggio sono ammessi m² 1000 di terreno con un pollaio ed una conigliera.
CRITERI GENERALI DI PROGET-RAZIONE Ubicazione ed orientamento. - Si tenga presente: - direzione falda idrica - scolo acque piovane - razionale smaltimento rifiuti - soleggiamento - direzione venti dominanti - camere abitazione e soggiorno orientate sempre Sud-Sud Est.
mero' di camere necessario ad ogni famiglia. Pertanto il raggruppamento degli alloggi deve permettere un facile scambio di vani a seconda dell'entità dei nuclei familiari. Questo genere di Fig. 6 - Casa per braccianti stagionali a Firebaugh (California) abitazioni si avvia sempre di più ad locali dormitorio divisi per sesso, cu- assomigliare alle abitazioni cittadine. cina, refettorio, servizi igienici, letti a Negli esempi migliori dal punto di vista cuccette, (eventualmente sovrapposti) dell'igiene e delle comodità ogni casetta prevedere armadietti, individuali. for- comprende due o al massimo quattro mazione di un angolo soggiorno. alloggi su uno o due piani, ogni alloggio è indipendente e corredato di serCostruzione CASE SALARIATI vizi. Materiali - tradizionali: pietra, mattoni. Servono per lavoratori a contratto fisso Negli alloggi raggruppati a schiera, Fondazioni - fondazioni isolanti con per due o più anni. può essere utile che taluni servizi (forno, materiale impermeabile. Difficile prevedere con esattezza il nu- lavatoi, ecc.) siano raggruppati, in un Muri - se di pietra spessore min. cm 40, fabbricato a parte di uso comune. Da A se di mattoni cm 30. evitare l'uso comune di latrine e bagni. Muri divisori - in laterizi, spessore cm 15. Intonaci - malta di calce o cemento. 8 7 6 Zoccolo - cemento lisciato od altro ma3 4 teriale purché lavabile. 5 B Travature - legno, ferro. cemento ar1 1 1 2 mato. Fig. 9 - Abitazione a due piani per salariati fissi Pavimento - in mattonelle (graniglia o con servizi completi (Francia) grès o in mattonelle laterizio). 1. camera; 2, soggiorno; 3, cucina; 4, wc; 5, Finestre - sezione netta non inferiore a eventuale wc; 6, granaio; 7, lavanderia: 8, le1110 della superficie del pavimento. gnaia Altezza locali - non meno di m 3, per C zone montane può essere ridotta CASE PER CONTADINI 260÷280. ABITANTI IN BORGATE Difesa umidità del suolo. - InterposiQueste case non hanno carattere zione tra fondazioni e strutture sovraSpiccatamente-rurale quando Sorgono stanti di uno strato di materiale isolante. Fig. 7- Due tipi di alloggi per un villaggio di operai agricoli in borghi di servizio destinati ad appogSe non esistono cantine, il pavimento nell'Herault in Francia (arch. Bossu, Debarre e Trudon 1948) giare le unità coloniche sparse. Hanno piano terra sia sopraelevato dal piano Nel caso più semplice gli alloggi sono abbinati come vedesi in A; una specifica destinazione rurale campagna di cm 30÷50 poggiante su volendo aggiungere due camere da letto o due locali sottotetto, si quando servono a dare alloggio aiconcostruire sul pianterreno A il primo piano B. Volendo realizzare riempimento di ghiaia, pietrisco, o me- può alloggi grandi, ma su un solo piano si fa uso della soluzione C. Le tadini residenti in borghi residenziali. scale esterne ai fabbricati servono per scendere alla cantina. glio su vespaio aerato.
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447a
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER L’ABITAZIONE DI PERSONE
Fig. 11- Piazza di una delle cassette della borgata S. Cataldo
A quasi tutte le casette è annessa una stalla. Il tipo maggiore comprende tre poste, un magazzino ed una tettoia. Il lotto di terreno assegnato a ciascuna casetta è di circa m² 800 di cui 1/4 occupato dalla costruzione.
Fig. 10 - Casa Borgo "La Martella" Piante del pianterreno di due alloggi diversamente orientati Gli alloggi constano di un tinello, tre camere da letto, armadio a muro, bagno e lacali di deposito; gli annessi sono costituiti da una stalla per tre capi e da pollaio, fienile e tettoia. Ogni alloggio dispone di un cortile-aia e di un appezzamento di terreno di m² 700 circa.
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COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER L’ABITAZIONE DI PERSONE CASE COLONICHE Numerosissimi sono i tipi di case coloniche: ci limitiamo a dare criteri generali e fornire alcuni esempi. Camere da letto. – Il numero dovrebbe essere uguale a 3/4 delle persone adulte componenti la famiglia. Camere indipendenti di superficie media m² 15, altezza camera m 2,80 ÷ 3. Cucina. Cucina – La cucina rappresenta il centro della casa colonica. Deve avere possibilità di rapida comunicazione con tutto il complesso aziendale e di sorveglianza dell’esterno. In talune zone la cucina viene separata dal soggiorno. Generalmente però ciò non avviene e lo spazio di riposo viene ricavato nello stesso locale a lato della zona di più intenso traffico. È opportuno differenziare, o separare i servizi accessori della cucina (locale cottura, acquario, dispensa, forno, ecc.) La cucina nella casa colonica deve essere la più ampia possibile. Per il dimensionamento della cucina si può usare la seguente formula empirica: S= 20+1,50 (N-4) dove S= superficie in m² N= numero abitanti
A
A
B 0
0
5
5
C 4
5
2
3
0
C
1
5
5
B
5
Fig. 14 – Ente Colonizzazione Delta Padano. Casa colonica di tipo medio. A, pianta piano terra; B, pianta primo piano; C, fronte N.O.
Fig. 12 – Casa per ortolani - Chioggia (arch. P. L. Giordani) 1, cantina; 2, pranzo; 3, cucina; 4, bagno; 5, camere letto. Nel sottotetto è ricavato un deposito.
2
4
Fig. 15 – Ente Colonizzazione Delta Padano. Casa colonica di tipo piccolo. A, pianta piano terra; B, pianta primo piano; C, fronte N.O.
2
5
5
Fig. 16 – Casa rurale a S. Ilario d'Enza 1, stalle; 2, cantine; 3, ricovero macchine; 4, cucina; 5 soggiorno. Al piano superiore del corpo di fabbrica a sinistra sono sistemate le camere da letto con w.c. 10,50
4,60
20,50
10,00 8,74
Fig. 13 – Uno dei tipi di case rurali scudiati dall'Ente Colonizzazione Delta Padano Si sono previsti per ora soltanto un alloggio per 9÷10 persone pari a 4,5÷5,5 unità lavorative, una stalla per 10 capi grossi bovini, un portico ed una concimata si è rimandato ad un secondo tempo e possibilmente all'iniziativa degli assegnatari la costruzione delle tettoie, dei siti, dei pollai e dei proservizi in genere.
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2,96 12,31
Fig. 17 – Case ETFAS in Sardegna
448
Fig. 18 – Casa Ente Maremma (tipo Bottaccia)
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COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI FABBRICATI DESTINATI AL RICOVERO DEGLI ANIMALI
ALLEVAMENTO CON STALLA DEL TIPO TRADIZIONALE E RECINTO ALL'APERTO PER IL PASSEGGIO stalla a poste fissa box vitelli e toro sala mungitura
Le cunette per l'eliminazione delle orine siano facilmente putibili ed i pozzetti di raccolta muniti di chiusura ermetica. Nelle stalle per vacche da latte siano previsti locali separati per la mungitura, lavaggio e deposito bidoni, per conservazione del latte per servizi mungitori. Larghezza delle poste Animali adulti................... m 1,00÷1,30 Vitelli................................ » 0 ,80÷1,00 Lunghezza poste Normale...............................m 1,80÷2,30 All'americana (zona defecazione esclusa)............................ » 1,5O ÷ 1,75 Le stalle non devono comunicare con porte con locali di abitazione. Le finestre o porte della stalla sulla stessa facciata devono distare almeno m 3 da aperture di locali di abitazione. Se la stalla è contigua alla casa, fra i due fabbricati va fatto un muro tagliafuoco che li separi interamente, e si prolunghi di m 1,50 oltre il tetto.
Edifici costituenti gli strumenti per attuare il razionale allevamento e l'utilizzazione degli animali e dei prodotti da essi derivanti. Si dividono in fabbricati: – per bovini; zona fienile – per equini; recinto alimen. – per ovini; – per suini; – per animali da cortile. mangiatoie e corsie alimentazione FABBRICATI PER BOVINI (STALLE) Fig. 23 - Tipo E In base al sistema di allevamento su classificano Superficie netta ricovero m² 5÷10/capo come segue: STALLE PER BOVINI DA: Superficie netta recinto m² 20÷30/capo latte di tipo tradizionale a poste fisse al chiuso
Lunghezza mangiatoia esterna a tettoia per capo m 0,60÷0,85 Superficie utile coperta= m² 5÷10/capo
ingrasso
di tipo misto tradizionale recinto
stabulaz. libera a recinti e ricoveri coperti
corsia alimentazione
recinto ricovero
Pendenza della posta ordinaria Pavimenti in calcestrutto o laterizio 5÷15 %..Pavimenti in piestra o selciato 20÷30 %. Nel caso di poste all'americana (di cui si vedrà in seguito) la pendenza della zona di defecazione (separata dalla posta) sarà del 50÷60 % .
Fig. 24 - Tipo F
tipo mangiat. contro muro
E
B
F
C
G
H
D
SCHEMI DI DISPOSIZIONE DEGLI ANIMALI NEI TIPI DI STALLE AL CHIUSO ~ 1,00
Cubatura minima per capo da assegnare alle stalle In zona di montagna m³ 10/capo adulto da ingrasso. In clima caldo m³ 24/capo adulto da ingrasso. In clima temperato m³ 15//capo adulto da ingrasso. Per vacche lattifere, aumento volume 30÷ 40%.
mangiatoia
con corsie di aliment.
A
ALLEVAMENTO A STABULAZIONI LIBERA A RECINTI E RICOVERI COPERTI
~ 1,90
Superficie utile coperta = m² 5÷10/capo Superficie all'aperto escluso tettoia alimen. = m² 20÷30/capo ricovero corsia alimentazione
recinto
Dati tecnici sulle poste e mangiatoie. - Il piano della posta deve essere sopraelevato di cm 15 ÷25 sul piano di campagna, per mezzo di vespaio. La posta può essere pavimentata in laterizi pieni di coltello o di forati ricoperti di calcestruzzo o in calcestruzzo granuloso, in biocchetti di legno, o in speciali tavelloni di cotto rigati, in gomma.
Fig. 25 - Tipo G Superficie come tipo precedente recinto
ricovero
recinto
Misure dei box Per toro e per partorienti... m 3,00 x 3,50 Per vitelli m² 2÷6/capo.... m 3,00 x 3,00 5,00x5,00 (questi ultimi non sono per animali singoli).
1,80÷2,20 Fig. 19 - Tipo A Tradizionale ad una sola fila, con corsia di alimentazione corridoio di servizio ~1,50÷1,80 ~1,80÷2,20
ricovero
corsia alimentazione
Misure delle corsie di servizio Per stalle semplici..........m 1,40 ÷1,80 Per stalle doppie............» 1,70÷2,20 Misuradellacorsia(pedonale)dialimentazione..m0,80÷1,20
Fig. 26 - Tipo H
0,25 1,00 ~1,80÷2,20 Fig. 20 - Tipo B. Tradizionale a doppia fila, groppa a groppa con corridoio di servizio centrale e corsie di alimentazione.
Valgono anche per questo caso le superfici come anzidetto per i tipi E, F e G. Le stalle-ricovero a stabulazione libera devono avere una altezza non inferiore a m 3, per permettere la pulizia meccanica.
CRITERI DI PROGETTAZIONE
Curare l'aerazione e ventilazione, l'isolamento termico e l'illuminazione. ~1,80÷2,20 ~1,50÷1,80 La facilità di lavaggio abbondante e pulizia di tutta ~1,50÷1,80 la stalla. Le comunicazioni colla camera di preparazione dei mangimi, coi fienile, col silo, con la concimaia. Creare poste isolate per gli animali ammalati. ~1,25 Box separati per le vacche partorienti, per il toro, Fig. 21 - Tipo C. Tradizionale testa a testa con corsia per i vitelli. Prevedere un impianto di abbeveracentrale di alimentazione mento con tazzette fisse alle poste. ~1,00 l davanzali delle finestre devono essere a quota superiore a m 1,60 per evitare le correnti d'aria fredda sugli animali. Tutte le parti in ferro (strutture, serramenti, elementi separatori delle poste, prese d'aria, ecc.) è consigliabile siano 0,60+1,00 ~1,20 ~1,90 zincate per evitare la forte corrosione. L'impianto elettrico, sia difeso dalla corrosionie. Le corsie di passaggio animali abbiano pavimento rugoso ~1,80÷2,20 ~1,90 onde evitare cadute. È necessario evitare spigoli vivi ed ogni parte sporgente. Le pareti siano rivestite per un'altezza di m 2, da intonaco impermeabile o piastrelle smaltate. ~1,50÷1,80 Il pavimento sia impermeabile (calcestruzzo bacciardato, in gres, gomma ecc.). Fig. 22 - Tipo D. Multipla. Sopra la stalla non prevedere camere di abitaLarghezza posta: per animali adulti........m 1,00÷1,30 zione, nel caso esistano il solaio deve essere impermeabile ai gas. per vitelli....................m 0,80÷1,00 la mangiatoia sia di cemento lavabile. Per questo tipo di stalla l'altezza utile è: La stalla sia intonacata e tinteggiata di azzurro da un minimo di m 2,20 per montagna ad un massimo di m 3,60 contro le mosche.
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Porte delle stalle Le porte di accesso alla stalla vanno regolate: a) per il passaggio di un carro agricolo............................... m 1,70÷2,20 b) per il passaggio di animali 1 capo adulto............... » 1,20÷1,50 1 coppia aggiogata......... » 2,00÷2,40
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mattoni incementati allineati o a spina di pesce
A
laterizi forati
cm 4 calcestruzzo granuloso
mangiatoia
sottofondo asfalto calcestruzzo
posta fossetta sottofondo corsia posta
fossetta asfalto calcestruzzo
corsia
B Fig. 27 - A, due schemi di formazione poste; B, schema di canaletto. Unione tra la posta e la corsia
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI
larghezza posta 100 ÷ 130
1,60
1,60
canaletto continuo a sezione curva facilmente pulibile con il forcone
0,25 1,10
0,65÷0,70
mattoni forati
~0,25
0,80 ÷ 0,90
~1,00
2,00 ÷ 2,30
~1,30
Fig. 28 - Sezione di stalla semplice a posta lunga ~1,00
~0,80
Fig. 29 - Sezione di posta all'americana con zona di defecazione ribassata
1,40
mangiatoia
Ventilazione delle stalle. La ventilazione avviene in modo naturale attraverso ampie finestre. Si consigliano finestre a vasistas o a bilico. Ottimo il tipo finestra-aeratore a doppio flusso (Gerlach). Un buon tipo di finestra per stalle può essere quello rappresentato nella fig. 35. Non essendo generalmente sufficiente l'aerazione normale si ricorre a diversi sistemi di ventilazione, allo scopo di poter regolare la temperatura sui 1520 °C. Il ricambio d'aria può essere calcolato da un minimo di m³ 30/h/capo in climi freddi a m³ 60/h/capo. Il ricambio d'aria si può ottenere con condotti di aerazione. I sistemi possono essere tre: - sistema King - sistema Rutheford - sistema a convenzione.
uscita aria impura
entrata aria valvola di regolazione
Fig. 33 - Schema di ventilazione secondo il sistema King uscite aria viziata
aria pura
Fig. 34 - A, schema di ventilazione secondo il sistema Rutherford; B, schema di di ventilazione a convenzione 1, canna di camino isolata con doppia parentina in legno riepmpita di lana di vetro e rivestita internamente di cartone catramato. aerazione supplementare
0,35
1 animale
A
~1,20
0,20
~0,25
0,35÷0,45 0,30
B 2,00 ÷ 2,30
0,65
Fig. 30 - A, stalle di vecchio tipo (senza corsia di alimentazione); B, schema di rastrelliera La rastrelliera ha la funzione di impedire la la dispersione del foraggio sulla lettiera. acqua catena a collare scorrevole
abbeveratoio a tazza
catena fissa mangiatoia
Fig. 31 - Schema di attacco alla mangiatoia con abbeveratoio
leva di richiamo alla valvola per pressione del muso animale
montanti generali rastrelliera
scarico
alimentazione
Fig. 32 - Abbeveratoio a tazza automatico a pressione
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Eliminazione delle orine. - L eliminazione del liquame di scolo delle poste avviene convogliandolo entro una cunetta intonacata con cemento lisciato, posta al fondo della posta, Una pendenza forte facilita lo smaltimento, ma per stalle lunghe determina un abbassamento eccessivo del fondo che può risultare pericoloso per gli animali. Le cunetta devono avere sezione ampia, raccordata dolcemente al pavimento. Nelle grandi stalle, le cunette sono quasi sempre coperte con griglie mobili in laterizio o calcestruzzo e quindi possono avere elevate pendenze. lnconveniente delle cunette coperte è la difficoltà di pulizia. Per l'eliminazione all'esterno delle orine si praticano due sistemi: a) facendo sfociare in canaletto, a pendenza progressiva. in un unico sifone esterno alla stalla; b) raccogliendo ogni m 6 ÷ 8, lungo il canaletto, il liquame in piccoli condotti trasversali che
450a
aerazione supplementare
Fig. 35 - Tipo di finestra per stalla
flusso superiore
~0,70
flusso inferiore
~1,05
Fig. 36 - Finestra per stalla tipo Gerlach
griglia
fianco lamiera ~0,20
valvola regolabile
Fig. 37 - Esempio di presa d'aria a parete
A ogni 10+12 m
B 5+6 m
B 5+6 m
Fig. 38 - A, schema ubicazione camini stalle semplci; B, schemi ubicazione camini stalle doppie
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI vento
vento
sifone
aria viziata
canaletto
fogna
pozzetto raccolta concimaia
A
gocciolatoio per la condensazione
sifone B
Fig. 40 - A, schema di canaletto aperto per stalla semplice B, schema di canaletto aperto per stalla doppia
aria viziata
B
A
griglia in ghisa
pozzetto raccolta
pozzetti ispezionabili
canaletto
~0,40 ~0,35
al pozzetto concimaia strato impermeabile
pozzetto a sifone concimaia
A
A
fogna
tubo flessibile tubo girevole stalla pozzetto d'ispezione B
pozzetto depuratore
cuffia
pozzetto a sifone fogna pompa liquame concimaia dep. liquame concimaia
Fig. 42 - A, schema di semplice pozzetto in calcestruzzo per raccolta parziale. Le tubazioni possono essere di cemento, di eternit, meglio ancora di gres; B, schema generale dello scarico dei liquidi delle stalle con pozzetto depuratore. Si raccomanda di usare sempre sezioni sovrabbondanti.
pozzetto di raccolta B
5 + 6m
canaletti a piè della posta
concimaia
Fig. 41 - A, esempio di fogna semplice esterna; B, esempio di fogna doppia esterna
scaricano in una fogna longitudinale con pozzetti a sifone nel punto di immissione. Questa fogna scaricherà poi in un pozzetto di raccolta accanto alla concima e separato da altro pozzetto, destinato alla raccolta dello scolo della concimaia stessa.
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COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI TETTOIE ALIMENTAZIONE PER STABULAZIONE ALL'APERTO copertura in cemento amianto strutture ogni 1.80÷2.20 1.70÷1.80
6
rastrelliera in legno mangiatoia corsia di alimentaz.
posta 0.40÷0.50
6
6
5
6
8
7
10 3
4 2
1
11
0.60÷0.70 1.50÷1.70 Fig. 43 - Un esempio di semplice tettoia in struttura di legno
1, rubinetto per lavaggio tettarelle; 2, valvola di sicurezza; 3, serbatoio del vuoto; 4, vuotametro; 5, scatola di controllo “ control box “; 6, rubinetti presatori “ pulse tap “; 7, valvolina condensa; 8, rubinetto aria per lavaggio tubazioni; 9, interruttore per motore; 10, interrutore attacco corrente per “ control box “; 11, presa di corrente per filo a terra per “ control box “.
0.13 0.18 0.70
Fig. 46 - Schema del processo di trasporto a ciclo continuo del latte proveniente dalla mungitura presso la posta
0.40 0.15 p= 15% 0.95
Fig. 44 - Esempio di sezione di una mangiatoia
0.90
0.00 0.96
0.84
2.00
0.84
0.96
1.70
0.15
2.00 3
3
2.50
3.00
2
0.30 0.91
0.85
2
2 0.45
30
tubo 2"
2.37
34
2.50
1
0.90
Fig. 45- Sezione di abbeveratoio in c.a. (specialmente usato per stabulazione all'aperto) 2
2
Mungitura meccanica Presenta notevole risparmio di tempo e di fatica rispetto all'antico sistema a mano. Viene praticato in quattro modi: a) alla posta, che viene dotata di attacchi per l'impianto del vuoto necessario alla Mungitura e condotti per il trasporto latte. l dispositivi meccanici sono collocati in apposito locale; b) alla posta, mediante dispositivi montati su carrelli mobili; c) in apposite sale di mungitura, a cui si fanno affluire due volte al giorno le bovine a stabulazione fissa, con notevole miglioramento delle condizioni igieniche, degli animali, così costretti ad un movimento salubre; d) in apposite sale, per bovine a stabulazione libera all'aperto, con creazione di un ciclo di mungitura-alimentazione, distribuito come risulta dai vari esempi prodotti. La sala di mungitura. - La sala di mungitura sta assumento una grande importanza specialmente nella allevamenti all'aperto, dove viene a costituire il perno di tutto il sistema di allevamento. Caratteristiche sala di mungitura. Posizione generalmente baricentrica rispetto ai ricoveri. Zona attesa vacche
A.P.I.C.E. S.r.l.
3
2
1.50
2.37
3
3
Fig. 48 - Sala di mungitura a 2 poste in tandem 1, fossa mungiotore; 2, poste; 3, piano inclinato accesso animali 4, locale attrezzature.
3 0.00
2.00
A
5.50 4
3.50
2 2 3 2
34 0.00 -45 -40
1.70
Fig. 47 - Esempi di sale di mungitura A, pianta; B, sezione. 1, fossa mungiotore; 2, poste; 3, piano inclinato accesso animali
451a
2
0.00 1.80
1.70
Fig. 49 - Sala di mungitura a 4 poste ad U 1, fossa mungiotore; 2, poste; 3, piano inclinato accesso animali; 4, locale attrezzature.
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI ancora da mungere ampia onde evitare incidenti (2 ÷ 4 m²/capo). Possibilità di suddividere le bestie in gruppi successivi. Adduzione esterna del bestiame con percorsi obbligati non più larghi di m 1. Circolazione entrata ed uscita a senso unico. Porte entrata ed uscita non > m 1 . Corridoi circolazione interna animali non più larghi di m 1. Poste mungitura allo stesso piano corridoio con apertura e chiusura comandata dalla fossa mungitore. Fossa mungitore ribassata circa cm 50
A.P.I.C.E. S.r.l.
SALA RACCOLTA LATTE
SALA DI MUNGITURA pulsatore vuoto
pompa a vuoto
filtro
vasca refrig.
gruppo mung. latte
Fig. 50 - Sezione di sala mungitura con trasporto automatico del latte
dal piano poste. Rivestitura pareti e pavimento materiale facilmente lavabile. Eliminazione parti sporgenti e spigoli vivi.
451b
Locale per raccolta latte e lavaggio fusti separato dalla sala. Servizi spogliatoio e wc mungitori. Impianto acqua calda generale.
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI mungitori dep. spogl.
sala macch. lavaggi
5.10
2 5.10
2
2.40
1
2
2.40
zona coperta
3
zona coperta
recinto
corrid. uscita soffitto a camera d'aria
mangiatoia
zona attesa (coperta)
recinto
cancello
zona coperta 2.00 ricoveri coperti
recinto
mangiatoia mangiatoia
Fig. 51 - Particolari costruttivi di sale per mungitura. Stazioni Sperimentali di Agricoltura Engineering nel Nord America
Fig. 54 - Schema di funzionamento di una stalla a stabulazione libera con sala mungitura centralizzata e funzionamento automatico (ing. G.Cappa Bava). Si esamina qui la metà dell'insieme.
1, fossa mungitore; 2, poste; 3, accesso animali.
ESEMPI DI STALLE DEI VARI TIPI 8
3 1
2
7
2 6
Fig. 52 - Stalla tradizionale per 6 animali. 1, ricovero bovini; 2, erbaio, mesticaio, trinc Agricoltura Engineering nel Nord America
1
6
6
6
2
1
3
4
5
5
Fig. 55 - Stalla tipo B 1, vacche; 2, manze; 3, toro; 4, vitelli da latte; 5, vitelli slattati; 6, corsia di alimentazione; 7, passaggio carrabile; 8, silo.
4
3 7
6
8
6
5 9 10
12 11 5
Fig. 57 - Schema di stalla tradizionale con annnessi. Disposizione testa a testa (Tipo C) 1, concime coperte; 2, vitelli; 3, vitellini, 4, vacche; 5, carro di foraggiamento su rotaia; 6, prep. alimenti; 7, 30 vacche; 8, carro per allontanemento letame; 9, linea aerea trasporto latte; 10, silo; 11, latteria; 12, fienile.
A.P.I.C.E. S.r.l.
452
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI
1
2
2
4
27.50
1
2 1
4
73.25 Fig. 58 - Esempio di stalla del Tipo D a poste multiple 1, poste per lattifere (totale 176 capi); 2, recinto vitelli; 3, corsia di alimenntazione; 4, corsia di servizio.
3 1
Fig. 56 - Esempio del tipo F 1, recinto coperto; 2, sala mungitura; 3, deposito latte.
pagliaio o fienile
8.25
N
prep. mangimi
7.68
area di riposo
1
grigliato
1.68 6.70
zona parto
mangiatoia fissa
N
griglia
sala mungitura
1
recinto
abbeveratoio
2
3
6
4
101.00 Fig. 59 - Esempio di stalla tradizionale a due file Tipo G Grande complesso in costruzione nell'azienda a Gariga (Piacenza) per la stabulazione libera di 70 capi grossi e 20 vitelli (Morteo - Comansider). Sono visibili i pilastri in c.a. e le strutture portanti in acciaio; al centro la sala per mungitura a 6 stalli. Nella zona di alimentazione gli animali appoggiano su un pavimmento grigliato con sottostante cunicolo di raccolta delle deiezioni.
5 7 8 9
Fig. 57 - Schema planimetrico di stalla libera predisposto dalla Stazione di Sperimentazione per l'Indiana, USA. 1, zona di riposo; 2, zona destinata all'alimentazione; 3, rastrelliera per fieno; 4, recinto scoperto pavimento; 5, zona attesa; 6, stalle per partorienti; 7, vitelli; 8, sala mungitura; 9, latte; 10, silo.
A.P.I.C.E. S.r.l.
453
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI 9
12 12
7
13
4,90
4
11
10
5
2
4,20
4,50
20,00
5,50
4,80
5,50
18,60
10
Fig 63 – Esempio del tipo G. Azienda a Viarolo di Golese (Parma)
Fig. 61 - Planimetria di una stalla libera ne Michigan con struttura in pali di legno. 1, zona di riposo; 2, maternità (recinzioni tabili); 3, sala mungitura; 4, stanza latte; 5, ingresso invernale; 6, ingresso estivo; 7, recinto scoperto pavimentato; 8, mangiatoia per insilato; 9, bestiame giovane; 10, area alimentazione; 11, deposito fieno; 12, sili; 13, stanza per racclta insilati.
2
7
Si rappresenta una delle due stalle costruite nella medesima azienda. In una stalla tradizionale di recente costruzione della quale si vedono le due file pilastri che delimitavano la corsia centrale, la trasformazione è avvenuta adattando a corsia carrabile di alimentazione (sopra) quella che era una fila di poste, a zona centrale di alimentazione quella che era la corsia centrale, a zona di riposo (sotto) quella che era un’altra fila di poste. 1, recinti tori; 2, tori; 3, corsia carrabile di alimentazione; 4, poste; 5, cunetta; 6, porticato; 7, mungitura; 8. latte; 9, macchine; 10, recinti vitelli. 29,00
29,00
1
20
1 18,00
13
8 9
7
aspor-
1
2
4,35
4
4,20
6
4,54
1
8,50
11
4,50
6
4
1
22,70
9,00
2
4
18,00
1
19
3 12
5 9
10
6,00 11
2
4
24,00
6
8
1
18
1
Fig. 64 - Progetto ideato dall'Ispettorato Agrario di Milano e messo gratuitamente a disposizione degli interessati. Progetto per stalla all'aperto per 100 bovine da latte Tipo H.
4
1, recinto; 2, ricovero; 3, corsia carraia per alimentazione; 4, mungitura.
17,00
8,00
5,40
III
aeratore scarico paglia scarico foraggio razione giornaliera di fieno
vetro retinato
pav. terra
pav. 0,40 cemen.
pav. cemen.
IV B
17,00 pav. terra
abbeveratoi automatici lettiera permanete
Fig. 62 - Esempio del tipo G. Progetto per stalla all'aperto per bovini da ingrasso, o da allevamento (capacità 80 capi, per climi freddi) 1, recinti coperti; 2, deposito foraggio e paglia; 3, recinto esterno pavimentato; 4, recinto esterno erboso; 5, mangiatoia esterna per insilato ed erba; 6, tramoggia esterna di alimentazione per mangimi; 7, mangiatoia interna foraggi secchi con rastrelliera; 8, silo; 9. carro erba accostato alla tramoggia; 10, cisterna per deiezione e lavaggi; 11, botola per prelievo liquame; 12, abbeveratoi automatici; 13, rastrelliera fissa trasversale recinti interni; 14, recinto esterno accesso locale di controllo; 15, locale controllo e pulizia aniamli; 16, bilancia controllo peso individuale; 17, cancello di accesso al recinto; 18, staccionata recinti esterni in legno di castagno; 19, muro frontale ai recinti interni; 20, corridoio di servizio recinti interni; 21, ufficio.
A.P.I.C.E. S.r.l.
A
17,00
5,40 0,10
454
I 3 12
4
6 7 5
II
Fig. 65 - Stalla aperta per 80 lattifere. Tipo H 1, pensilina cons. latte; 2, camera del latte; 3, lav. bidoni; 4, fossa mungitore; 5, infermeria; 6, box; 7, recinto toro.
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI FABBRICATI PER EQUINI Comprendono i locali, destinati, al ricovero degli equini (scuderie). Le scuderie nell’ azienda agraria hanno sviIuppo molto limitato), essendosi da ritenere l'allevamento dei cavalli, e specie di quelli di razza, un'organizzazione specializzata, fine a se stessa. Il caso che si può verifcare in seno alla fattoria, è più frequentemente quello della scuderia per pochi capi, da lavoro. Queste scuderie sono ad una sola fiIa di posti, o raramente a doppia fila. Dimensionamento delle poste e annessi possono essere le seguenti: lunghezza della posta compresa la mangiatoia........................ larghezza posta/capo............. larghezza c.s. nel caso di separatori (battifianchi) fissi (a seconda del tipo e del pregio degli animali) larghezza corsia di servizio............ volume d'aria per capo................ altezza mangiatoia dal suolo........ altezza del fondo mangiatoia dal suolo....................................... larghezza................................. Rastrelliera lunghezza sbarre....................... larghezza................................. distanza tra fondo rastrelliera e orlo superiore mangiatoia larghezza utile delle porte........... box per fattrici...........................
m
2,75÷3,00
»
1,40÷1,700
» » m³ m
1,50÷3,00 1,70÷2,20 20÷40 1,0÷1,20
» »
0,80÷0,90 0,50÷0,60
» »
0,50÷0,70 0,40÷0,60
» » m²
0,40÷0,50 1,20÷1,40 12÷16
Cunette di scolo. - Debbono essere impermeabili (generalmente di calcestruzzo di cemento, intonacato a cemento), facilmente pulibili con spigoli arrotondati: valgono le norme speciali indicate per le stalle. Pozzetti di raccolta (ai quali fanno capo le fogne che raccolgono , liquidi delle cunette). Sono di calcestruzzo o di muratura debbono essere intonacati a cemento avere gli spigoli, arrotondati, essere coperti a volta, o con soletta di cemento armato, essere munita di chiusino di pietra (preferibilmente doppio) e forniti di chiusura idraulica (sifone). La capacità del pozzetto deve essere di m³ 0,5÷0,8 per ogni capo adulto. Attacco degli animali. È generalmente fatto con fune a catena piuttosto lunga, fissata ad un anello sistemato al disopra della mangiatoia; per soggetti vivaci si preferisce l’attacco corto, dal basso con anello scorrevole o con contrappeso di ricupero. Per animali di pregio, giumente incinte, ecc., si usa sopprimere l'attacco, rinchiudendo l‘animale in box della superficie di mangiatoia selleria
mangimi
camera guardiano
A
poste
selleria
B
box
Fig. 66 - A, scuderia semplice per pochi capi; B, schema di scuderia doppia selleria
3,80+4,20
A infermeria
3,80+4,20
Fig. 67 - Scuderia per animali di pregio A, scuderia a box; B pianta schematica di box
A.P.I.C.E. S.r.l.
0,50 0,30 mensole
A
1,00
B
Fig. 68 - A particolare di posta per scuderia con primo tratto orizzontale; B particolare di rstrelliera, mangiatoia ed attacco ad anello scorrevole. rastrelliera portabiada
cortile m² 230
3,00
pastore
A
B
Fig. 70 - A, battifianco fisso in legno od in tubo metallico; B, battifianco mobile in legno.
5
superficie di m² 12÷16, ottenuti con divisori di legno o di ferro, od anche in muratura, rivestita di legno: quest'ultima, alta m 1,25÷1,50 è munita di sovrastante cancellata alta m 1 circa (altezza totale m 2,25 ÷2,50 circa). Il pavimento dei box (mattoni di coltello) ha opportune pendenze verso l'esterno. Valgono per le scuderie tutti gli accorgimenti e le norme igieniche usati per le stalle bovini. Si raccomanda in special modo di evitare ogni possibile elemento sporgente ed ogni spigolo vivo. FABBRICATI PER OVINI(OVILI) È richiesto ambiente asciutto, non ventilato e non troppo caldo. Il pavimento può essere in calcestruzzo, asfalto, sollevato dal piano di campagna di cm. 20÷30. Può essere costituito semplicemente da uno strato di terra battuta alto cm. 20÷25. Talvolta è costituito da un graticciato in legno rialzato da terra. Si creano in altri casi delle poste rialzate continue contro i muri ed il resto si lascia senza lettiera. Il tetto può essere in struttura leggera, coperto con eternit, lamiera, cartone catramato. Per i muri è sufficiente uno spessore di cm 12 con pilastrini di rinforzo. Le finestre possono essere senza serramento (la chiusura eventuale si attua con mezzi di fortuna). È molto importante per gli ovili il recinto per la sosta all'aperto. L'orientamento migliore è Est-Ovest. Dagli esempi seguenti risulta la approssimativa classificazione degli ovili in : - ovili a ricovero chiuso: - ovili a tettoia. La superficie utile per capo si può ritenere m²
455
tettoia
mungitoio
Fig. 69 - Mangiatoia metallica e rastrelliera in tubo per scuderie (animali di pregio).
mangimi
0
0,60÷0,80 (per qualche caso anche m² 0,80÷1,00 per razze di grossa taglia); per i montoni la superficie è alquanto superiore (m³ 1,50÷2,00). ll volume risulta di circa m² 1÷3/capo (può ridursi specie in zore di montagna). L'arredamento dell'ovile si riduce a semplici rastrelliere (per foraggio fresco o secco) di legno, semplici o doppie, da disporsi le prime parallelamente, le seconde perpendicolarmente ai muri perimetrali, le rastreIIiere sono spesso combinate con greppie (per mangimi minuti). Si calcola: che occorrano m 0,50 di lunghezza di greppia per ogni capo; che la rastrelleria abbia un’altezza di m 1,40 dal pavimento; che la greppia abbia una larghezza di m 0,25 una profondità di m 0,15 e che il suo orlo abbia un’altezza di m 0,30÷0,50 dal pavimento, a seconda della taglia delle pecore. Se le rastrelliere sono semplici basta uno spazio di m 2 (in senso perpendicolare); se sono doppie, fra l'una e l'altra rastrelliera occorrono almeno m 4. Gli ovili-tettoia possono essere formati da costruzioni semplici e recinte con muretti, steccati, incannucciati, ecc.; possono realizzarsi, se il clima è asciutto o piuttosto caldo, come nell'Agro Pontino, in Puglia, Sardegna, ecc., mediante porticati in muratura, aperti da uno o da tre lati, ma chiusi dalla parte dei venti più freddi dominanti (generalmente venti settentrionali).
attrezzi
tettoia 10
0
20
Fig. 71 - Esempio di ovile-tettoia a pianta chiusa caseificio
cucina
OVILE 400 PECORE portico 0
10 Fig. 72 - Ovile con portico ed annessi
19,60 camera
caseificio
cucina
pastori 8,00
mungitoio
OVILE
OVILE 0
10
Fig. 73 - Ovile con abitazione, caseificio ed annessi
A
B
1,20
2,00
0,40 Fig. 74 - A, rastrelliera in legno con greppia (per ovini); B, passaggio ristretto per ovini.
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI FABBRICATI PER SUINI (PORCILI) Si dividono in porcili di ingrasso o di allevamento. I porcili di allevamento richiedono maggiori requisiti igienici (aria, luce, spazio). Requisiti fondamentali. - Il porcile deve essere molto asciutto, il pavimento impermeabile su vespaio ventilato, o su tavelloni. Deve essere soleggiato, luminoso, molto aerato. Ottimo l'orientamento Nord-Sud, temperatura interna 12 ÷ 16 °C, per i lattonzoli da 24 a 18 °C a seconda dell'età. Per evitare alla scrofa temperature molto alte si fa uso per i lattonzoli (v. fig. 82) di una lampada a raggi infrarossi. Occorre un ricambio di Irta fresca di m³ 25/capo/ora. Il pavimento dev'essere costituito da materiali facili da pulire e disinfettare, zoccolo di raccordo alle pareti, le quali devono essere intonacate a cemento o piastrellate. Pendenza delle poste 3 ÷ 7 %. Stallo diviso in due parti: una di stabulazione sopraelevata di cm 1 5, ed una per alimentazione e defecazione. Pavimento in calcestruzzo granuloso o mattoni di coltello o pianelloni di cotto forato rigati. Dimensioni: m² 2,00/capo ingrasso m² 2,00 ÷ 4,00/capo da riproduzione m³ 3,00 ÷ 5,00/scrofa con lattonzoli Lunghezza del truogolo per capo m 0,40 ÷ 0,50. Larghezza corsie servizio m 100 ÷ 1,50. Nel caso che le zone di stabulazione e defecazione siano distinte le superfici vanno raddoppiate. Ogni stalletto deve avere a disposizione un recinto all'aperto o cortiletto cintato, possibilmente pavimentato. Distanza dei porcili dalle case di abitazione m 15 ÷ 20. Zone di recinto aperto superficie per capo m1,50 ÷ 3,00. Altezza dei porcili m 2,00 ÷ 2,70. Portine di accesso dai recinti m 0,70 ÷ 0,90.
1.90 1.00
1.10
0.00
0.10 1.20
1
1.00
2.10 1.20
2
0.00
3%
2.00
0.70 3
2
2.50 1.40 2.10 1.10
2.00
2.50
1.00
Fig. 77 - Porcilaia di ripo danese ad una fila di stalli (5 o 10 capi a stallo) 1, corsia di servizio; 2, zona di alimentazione e di riposo; 3, zona di deiezioni.
0.40 Fig. 75 - Porcilaia di tipo tradizionale ad una fila di stalli (5 o 10 capi a stallo) 1, corsia di servizio; 2, zona di alimentazione e deiezioni; 3, zona di riposo.
2.10 1.10 0.00
1.10
2.10
1.80
2.10
1.10
1.00
2.50 2.00
Fig. 76 - Porcilaia di tipo tradizionale a due file di stalli
A.P.I.C.E. S.r.l.
4.50÷5.00
2.50
456a
Fig. 78 - Porcilaia di tipo danese a due file di stalli
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI 305 4
305
1 2
4
4
3
1
4
2 3
4
6.80 4 3.80
4
4
4 6.80 5
215
PIANTA
Fig. 79 Sezione e porzione centrale di pianta per un porcile per un elevato numero di capi (Ingham) Complesso (28 stalletti) eventualmente prolungabile da ambo i lati; 1, ingresso carrabile; 2, camera miscela e cottura mangime; 3, caldaia; 4, stalletti; 5, corsia; 6, scolina; 7, pesatrice; 8, deposito alimentari.
truogolo
sportellone oscillante in struttura tubolare in posizione di pulizia del truogolo
corsia di servizio
zona di stabulazione
2.70
zona di alimentazione SEZIONE
Fig. 80 - Particolare dello sportellone oscillante del truogolo
4 2.10
1.80
1
1
2 4
1.30
3 0.70
1.90
Fig. 82 - Stallo da parto di tipo inglese 1, scrofa; 2, lattonzoli; 3, truogolo; 4, lampada a raggi infrarossi.
A.P.I.C.E. S.r.l.
1.80
3
2
0.85 0.65 1.30 Fig. 83 - Stallo da parto di tipo classico 1, scrofa; 2, lattonzoli; 3, truogolo; 4, lampada a raggi infrarossi.
456b
Fig. 81 - Porcilaia a pianta esagonale per 200 suini all'ingrasso 1, truogolo principale; 2, zona di stabulazione; 3, zona di defecazione 4, truogolo supplementare; 5, pozzone nero. Nello schema in basso una composizione di quattro porcilaie a pianta esagonale con magazzino centralizzato per la conservazione e preparazione dei mangimi. L'alimentazione è semiautomatica.
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI FABBRICATI PER ANIMALI 0.40 0.30 0.30 DA CORTILE E DI 2 PICCOLO ALLEVAMENTO 4 0.34 Si suddividono in: 1 0.40 - Pollai per gallinacei (polli, tacchini, 0.06 2 B faraone). C 5 0.34 1 - Recinti aperti con ricoveri copertoaperto per oche ed anatre (con va- 0.06 3 schetta per bagno). 6 2 0.40 2 1 - Conigliere. - Colombaie. 7 0.30 3 2 A POLLAI Di piccolo allevamento, di formatraFig. 87- Nido trappola A, sezione; B, lato pollaio; C, lato corridoio di servizio 8 dizionale o di grande allevamento 1, nido trappola; 2, abbeveratoio e mangiatoie; 3, muro divisorio 2 (fissi o mobili), ad 1, a 2 o più plani in legno, in eternit su struttura In 23.50 legno, In muratura, metallici (americani). 9 10 Requisiti importanti: 3 4 5 6 7 8 - illuminazione sufficiente; B - aerazione artificiale mediante ae1 1 1 1 1 2 2 2 ratori a valvola regolabile; Fig. 90 - Pollaio per grande allevamento 1, recinti esterni; 2, box per 60 capi adulti; 3, corridoio di 28.00 - pavimento: battuto di cemento con servizio; 4, pulcinaia 100÷200 capi; 5, incubatrice; 6, desovrastante strato dl sabbia o terra Fig. 88 - Pollaio per grande allevamento pisito uova; 7, preparazione mangimi; 8, mangimi. 1, box per 100 ovaiole completo di posatoi e 15 nidi; 2, box fine; per 100 pollastre; 3, lavaggio; 4, preparazione mangimi; 5, desola rete metallica, per zone calde, - finestre insolazione: ampie, espoposito mangimi; 6, deposito uova; 7, selezione uova; 8, incubatricce; 9, batterie calde; 10, batterie fredde. con vetri per zone fredde, apribili a ste a mezzogiorno con chiusura In vasistas; - pareti: coibenti, intonacate a cemento. Si usano: eternit, tavelloni elegno; 2.50 2 4 5 1 - superficie calcolabile: m² 6.00 0,10÷0,15/capo se da pollaio serve A B solo da dormitorio; 5.00 m² 0,35÷40/capo se viene usato Fig. 84 - A, abbeveratoio; B, mangiatoia 6.00
1
3 1
5.00
come dormitorio e razzolamento; m² 0,16 di nido ogni 4÷5 galline, se i nidi sono nel pollalo come di frequente; B
1
6.00
2
1 A
5.00 Fig 85 - Posatoi
1
6.00 1.00
4
2.50
35 A
35
4.00
38
9.00 6
Fig. 86 - Nidi semplici
3.00
B
Fig. 89 - Pollaio
A 0.70 1.50 0.80
A, pianta; B, sezione. 1, corridoio di servizio; 2, nidi trappola; abbeveratoi, mangiatoie; 3, posatoi; 4, parchetto di cemento; 5, parchetto erboso; 6, aeratore.
A.P.I.C.E. S.r.l.
3
457a
B Conigliera
A, pianta; B, sezione. 1, nangimi; 2, preparazione mangimi; 3, locale per gabbie al chiuso; 4, tettoia per gabbie all'aperto.
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI - temperatura interno pollaio consigliabile 15°C. - se i polli sono lasciati, razzolaredevono avere a disposizione recinti esterni m² 10÷20 capo, cinti con rete metallica alta m 2,00 a maglie rade. Siepi intorno ai recinti per riparo dal sole possibilmente ombreggiati da alberi, che potrebbero essere quelli di un frutteto. Fondo in parte erboso, in parte sassoso, con zone a sabbia, cenere, ecc., con abbeveratoio a vaschetta oppure a trougolo, anche in quelli, chiusi. Se possibile abbinare il pollaio al forno
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per avere caldo di inverno. Aperture per entrate m 0,20 x 0,30. Esistono pollai mobili e pollai fissi. Alcuni tipi prefabbricati In lamiera sono prodotti in America.
deve essere di almeno m 0,50; - gli sportelli delle gabbie saranno solo posti superiormente; - le pareti delle gabbie saranno in rete metallica; - spazio utile per un maschio m 0,50 x CONIGLIERE 0,80; Per le conigliere è bene rispettare al- - spazio utile per una femmina m 0,50 cune norme fondamentali: x 1,00: - il pavimento deve essere rialzato da - necessità dl nidi a parte: terra di almeno m 0,50÷0,60 e costi- - massima pulizia e ricambi frequenti di tuito da stecche di legno distanziate lettiera per evitare epidemie. 1÷2 cm; - l'altezza utile dell'interno delle gabbie
457b
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE Questi fabbricati si suddividono in: - deposito attrezzature; - deposito prodotti da reimpiegare; - deposito prodotti da smerciare. Caratteristiche generali La tendenza moderna è di considerare questi fabbricati uno strumento della stessa natura economica di quelli usati per la lavorazione del terreno. Ne deriva che tali fabbricati devono rispondere ai seguenti requisiti : polivalenza annuale degli edifici; leggerezza di costruzione; recuperabilità; basso costo ; prefabbricazione; standardizzazione. La costruzione che meglio risponde alle più varie trasformazioni è l'hangar. Hangar metallici Ne esistono in commercio numerosissimi tipi. Vantaggi: leggerezza; standardizzazione; possibilità grandi luci; recuperabilità; montaggio rapido; Svantaggi: necessaria grande manutenzione; necessità basamenti in calcestruzzo alto per evitare contatto con il terreno, o nel caso che sia usato come ricovero animali contatto con il letame. - (vedi strutture in ferro) Hangar di legno Non molto usati nel nostro Paese per l'alto costo del legname, sono molto usati nei Paesi nordici ed anglosassoni, che hanno portato la tecnica della costruzione in legno ad un alto grado di perfezione. - (vedi strutture in legno) Hangar in cemento armato Questo tipo, economico di manutenzione e incombustibile, con le nuove
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tecniche di costruzione del c.a. dà ottimi risultati che gli permettono di essere in concorrenza e per alcuni versi preferito alle strutture metalliche. l tipi di tettoie unificate, in cemento armato od in metalli, si montano rapidamente, come una macchina. Tettoie e pensiline possono realizzarsi anche con laterizio armato (a falde piane od a volta ribassata). - (vedi strutture c. a.) FABBRICATI PER DEPOSITO ATTREZZATURE Officina. - Requisiti generali: - ottima illuminazione diurna e notturna, assenza di umidità; - ampiezza considerevole con grandi porte scorrevoli per permettere l'entrata alle macchine agricole, che sono sempre di considerevole mole: - Finestre alte per avere possibilità di appoggiare ai muri banchi di lavorazione ed attrezzature: - pavimento in calcestruzzo o in gres, facilmente lavabile; - collegamenti con la rimessa trattori, con il magazzino ricambi, con il deposito macchine agricole; - possibilità di ampliamento. A seconda dell'importanza dell'azienda è necessario in officina provvedere a varie operazioni che comportano diverse installazioni; citiamo le principali: - fossa per riparazioni: - paranco di sollevamento; - banco meccanico con morsa; - banco falegnameria; - trapano; - tornio; - molla a smeriglio; - forgia; - incudine; - compressore; - sega. Deposito trattori. - Ha le caratteristiche di una comune autorimessa. Deve essere chiuso per evitare furti o manomissioni, protetto
458a
dal freddo. Pavimento in calcestruzzo, rialzato sul piano di campagna, con rampa di accesso, ampie porte scorrevoli, ben illuminato ed aerato. Se l'azienda è dotata di più di una trattrice è raccomandabile che ogni trattrice abbia il suo box. Se il deposito trattori è ampio e fornito di banchi di lavoro può sostituire in certi casi l'officina. Dimensioni trattore: grande potenza (50 ÷ 70 HP) 350 x 210 media potenza (20 ÷ 40 HP) 320 x 200 piccola potenza (10 ÷ 15 HP) 220 x 130
Ricovero macchine agricole. Generalmente è costituito da una tettoia aperta, dimensionata secondo il fabbisogno dell'azienda, chiuso daparete dalla parte dei venti dominanti. L'altezza è in molti casi sufficiente di m 2,50 ÷ 2,80. Se deve ospitare mietitrebbie, elevatori ecc. necessita di h= 3,5. Gli accessi devono essere disposti sul lato lungo del fabbricato e se il ricovero è chiuso le porte devono essere grandi e scorrevoli. Diamo una tabella delle dimensioni delle principali Macchina
Larghezza Lunghezza m
m
Automobile
2,13
4,87
Legatrice
2,75
4,26
Mietitrebbie
grand.
variab.
Seminatrice del mais
1,83
1,52
Sgranatoio del mais
2,44
6,00
Coltivatrice (ad una fila)
1,52
2,13
Coltivatrice (a due file)
2,28
2,13
Erpice a dischi (singolo)
2,44
1,22
Caricatore di fieno
2,74
3,20
Spandiconcime
2,13
4,87
Falciatrice
1,83
1,83
Aratro
0,61
2,13
Aratro (polivomere)
1,52
2,74
Aratro (da scasso)
2,28
3,65
Rastrello
3,35
1,52
Rastrello (a scarico laterale)
3,20
3,65
Trebbiatrice (cilindro cm 66)
2,44
7,92
Trattore
2,13
3,65
Carrello
2,13
4,26
Erpice a dischi (a tandem)
3,00
2,13
Trinciaforaggi
2,13
3,65
Seminatrice (8 file)
3,20
1,52
Erpice (sezione)
0,45
1,52
Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE macchine:
3
1
11
4
Deposito combustibili. - Fabbricato da disporsi lontano dagli 2
9
10
3
2
1
11
8
5
4 7
6
5
6 9
8
7
Fig. 92 - Officina di una cascina ad Alessandria
Fig. 93 - Pianta di un'officina meccanica per media azienda (G. Stefanelli)
1, trapano; 2, tornio; 3, forgia; 4, incudine; 5, saldatrice; 6, mola; 7, banco; 8, fossa; 9, sega verticale; 10, piallatrice; 11, banchi falegname.
1, motore di 1 HP; 2, banco; 3, attrezzi da giardino; 4, mola; 5, porta a vetri scorrevoli; 6, forgia; 7, incudine; 8, bancone con morsa; 9, attrezzi
6
3
7 8 2
2
7
5
14
11
15
16
10
9 1
5
0
Fig. 94 - Pianta di un'officina agricola aziendale 1, macchine utensili; 2, locali di lavoro; 3, saldatura; 4, fucina; 5, generatore di corrente; 6, docce e wc; 7, magazzino macchine.
9
7
Fig. 95 - Officina meccanica aziendale (Brasile) Attrezzature: 1, morsa; 2, forgia; 3, incudine; 4, mola; 5, trapano; 6, banco da lavoro (parte meccanica); 7, armadietto; 8, banco da falegname; 9, armadietto per falegnameria; 10, armadio (selleria ed elettricità); 11, armadio; 12, rastrelleria; 13, ventilatore; 14; portautensili per banco da lavoro; 15, tettoia; 16, autorimessa con fossa per le riparzioni.
8
15
10 11 12 0
5
3 13
14
2
5 4
1
10
Fig. 96 - Pianta di un centro di meccanizzazione 1, magazzino; 2, deposito carburante; 3, ufficio; 4, servizi igienici; 5, pronto soccorso; 6, automezzi; 7, attrezzi e macchine, 8; impalcato per attrezzi e macchine; 9, trebbie, elevatori; 10, trattori e motori; 11, falegnameria; 12, magazzino pezzi di ricambio; 13, officina; 14, serbatoi acqua con aeromotore-pompa; 15, piattaforma per lavaggio macchine.
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458b
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COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE FABBRICATI PER DEPOSITI PRODOTTI DA REIMPIEGARE Si suddividono in: depositi fieno e paglia deposito foraggi depositi mangimi secchi depositi barbabitole da zucchero sili deposito letame (concimaie) Depositi fieno e paglia. - Sistemati un tempo in fienile sovrastante la stalla, o in porticati, o in molte zone all'aperto. Si preferisce oggi collocarli sotto tettoie a struttura leggera del tipo di quelli prima elencati. L'uso dell'imballaggio del fieno e paglia ha ridotto di molto lo spazio necessario. Peso/m² del fieno sciolto kg 80÷100. Peso/m² dei fieno in balle kg 300÷450. Dimensioni tipo balla fieno 90 x 36 x 46 Peso balla di fieno 40÷50. Produzione fieno 10O q/ha. Deposito mangimi. - Sono dei magazzini ben aerati ed asciutti, posti in prossimità delle zone di preparazione degli alimenti del bestiame. Deposito barbabietole da zucchero. - Sono costituiti da fosse in c.a. di dimensioni variabili a seconda del fabbisogno aziendale munite di pavimentazione impermeabile, con inclinazione del 6÷10 %, di pozzetto di raccolta degli spurghi, coperte da tettoie, devono essere facilmente accessibili per le operazioni di carico e svuotamento. Silo. - Serve a conservare vari tipi di foraggi parzialmente essiccati o meglio freschi. Vantaggi: riduzione del periodo di sosta dei foraggi nei campi per essiccare; maggior resa (30÷35 kg di prodotto contro 20÷25 kg di fieno per ogni quintale di foraggio verde): minor perdita di sostanze proteiche, riduzione pericolo di incendio, ecc. l sili devono essere ubicati in posizione comoda sia per il carico dei prodotti, sia per la distribuzione del foraggio alle zone di alimentazione. Si preferisce collocarli esternamente in testa o al centro del fabbricato ospitante il bestiame a contatto diretto con la zona di preparazione mangime. Si tenga presente che per caricare. il foraggio con gli elevatori a nastro, occorre prevedere di fronte alla zona di caricamento uno spazio libero di manovra, di raggio pari all'altezza dei sili. Esistono vari tipi di sili: - tipo cremasco; - tipo americano; - tipo GBS - tipo americano, sistema Harvestore, ciclo continuo; - tipo finlandese; - tipo interrato. Tipo cremasco. - Si basa sul principio di insilare il foraggio parzialmente essiccato, comprimerlo con un coperchio in c. a. Per ridurre l'aria interposta evitare la dispersione di CO², che rallenta le fermentazioni, con chiusura a quasi perfetta tenuta. Sono costruzioni cilindriche generalmente costruiti in c. a. con coperchio pure in c. a. sollevabile con verricello. l sili hanno generalmente le seguenti caratteristiche: - diametro m 3,50÷5,50 - h = 3,04 volte il diametro - capacità 250÷1000 q di foraggio - peso coperchio 60÷140 q.
Tipo americano. - Il foraggio viene insilato allo stato fresco, con caricamento automatico, non viene effettuata compressione, lo scarico si fa attraverso aperture comunicanti con l'apposito condotto di scarico. La conservazione è dovuta al CO² sviluppata dai foraggi che in questo tipo è necessario siano ricchi di sostanze zuccherine. Sono costruiti sia in c. a., sia in struttura completamente metallica, sia in legno. Diametro 3÷6 m; h= 8÷15 m.
1.10 12.20
0.85
2.00
0.20 5.48
5.48
Fig. 97 – Silo tipo cremasco 1, verricello; 2, protezione amovibile verricello; 3, funi; 4, sicurezza; 5, coperchio in c.a.; 6, botole per l'introduzione e l'estrazione del foraggio; 7, canali per lo scarico dell'insilato.
0.76 renditori
Tipo GBS. - In questo tipo la funzione di insilamanto e conservazione è unita a quella di essiccamento mediante motore a ventola in basso, che area il prodotto dal basso all’alto, avvalendosi della penetrazione dell’aria nella massa, assestata da un albero verticale rotante e da un tamburo calettato su detto albero, che scorrendo sull'asse, crea un costante spazio a pozzo, per la ventilazione e lo scarico. Dimensioni simili al silo tipo americano. Tipo americano, sistema Horvestore. - Questo si sistema impernia la raccolta, la conservazione e di stribuzione di tutti i foraggi sulla funzione di un perfetto contenitore a tenuta stagna. lI contenitore è una torre cilindrica, costituita da lamiere di acciaio smaltato al cobalto irrigidita da strutture verticali ed orizzontali. Il foraggio, dopo un semiappassimento sul campo, viene trinciato ed introdotto con un caricatore pneumatico nella torre. La conservazione avviene in ambiente privo di ossigeno e dà ottimi risultati. L'estrazione dell'insilato si ottiene con un apposito estrattore a fresa che scarica il prodotto direttamente su un nastro trasportatore svolgentesi lungo la mangiatoia. Il ciclo di carico e scarico è continuo, completamente automatico, con una forte riduzione di mano d'opera. Tipo finlandese. - Sono sili che richiedono un preventivo trattamento del foraggio fresco con soluzione acida. Diamo un esempio di silo acido che ha le seguenti caratteristiche: interrato per 2/3, pianta circolare, realizzato in muratura, intonacato internamente a cemento su armatura di rete metallica, fondo in cemento armato, chiusura ermetica, pozzetto raccolta colaticcio. -Tipo interrato. - È il più semplice ed economico sistema di insilaggio, consistente nell'immagazzinare il foraggio in fosse dalle pareti rese impermeabili e ricoprendolo con uno strato di terra onde evitare il contatto dell'aria.
aerazione 1.60 0.08 griglia
pozzo di scarico aperture con sportelli vetro cemento 12.25
0.70
scarico dell'insilato
1.00 1.40 PIANTA
0.70
2.10
5.00 Fig. 99 – Pianta e sezione di silo, con doppio condotto di scarico, in c.a. di tipo americano.
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459
SEZIONE
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PROGETTAZIONE RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE 0.50 1.00
A
3.20 2.40
B
A
2.40
2.92
0.147
0.40 5.23
B
2.70 terra di compressione
1.20
strato di paglia Fig. 100 Silo tipo G B S (dimensioni simili al silo americano) A, insilamento, B, essiccamento; C, estrazione.
1.40
3.50
foraggio C
strato di paglia 0.14
2.40 0.15
2.40
0.14
Fig. 102 - Doppio silo seminterrato in cemento armato con tettoia. A, pianta sopra il piano di campagna; B, pianta sotto il piano di compagna; C, sezione longitudinale. 10
10 8
10
9 3%
10
10
7
3%
6
10 9
9
3
4 2
5
6 Fig. 101 - Schema di un centro ad impostazione radiale con sistema di trasporti cocleari (tipo Harvestore) 1, sili; 2, coclea e camera di mescolazione e convogliamento; 3, coclea di sollevamento; 4, coclea di distibuzione; 5, area di caricamento; 6, coclea di alimentazione della mangiatoia; 7, magiatoie; 8, fontanile; 9, recinto per 100 capi m 1330 circa; 10, tettoie di ricovero m² 4 circa.
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460
pozzetto di raccolta Fig. 103 - Silo acido cilindrico seminterrato (Giuliani-Pestellini). Tipo finlandese.
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COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE La concimaia è un deposito per letame attrezzato per la migliore conservazione e maturazione dello stesso. Le concimaie si possono suddividere nei seguenti tipi:
l
3,00 + 3,50
P
l
P
2l 1,3n
e semplice doppia multipla
n=18+24 capi
l
2 l
P
l
l
2 l
n
B
l
n=30+36 capi
P
idem, con platea multipla
A
P
l
l l
1,20
n=24+30 capi
1,2n
2 l
3%
l
l
P
con vasca laterale e platea rettangolare a maceracon vasca centrale e platea toio rettangolare a cella
l
l
l
a fossa , con pozzetto per colaticcio con irrorazione platea rettangolare aperte a pozzetto platea a a platea settore o anulare
2n n=12+18 capi
l 3n n=6+12 capi
l
P
2 l
5,00 l
chiuse PIANTA
a silo
Per migliorare il letame si può prevedere: o) separazione delle direzioni liquide (nei pozzetti) da quelle solide (nelle concimaie); b) ammassamento del letame per favorire la fermentazione: c) raccolta del colaticcio in pozzetto apposito (separato dalla fogna orine) e suo reimpiego mediante irrorazione periodica della massa di letame. d) protezione dalla diluizione prodotta dalla pioggia mediante tettoia. Concimaie di dimensioni eccessive sono da evitare; è preferibile frazionare in due o tre parti la superficie occorrente. La larghezza non deve superare m 6÷7. Il caricarnento con benna frontale sistemata sul trattore determina l'uso sempre più ampio delle concirnaie con rampa d'accesso, che permettono di effettuare comodamente l'operazione di svuotamento. La distanza delle concimaie dalle case di abitazione non deve essere minore di m 15. Deve essere pure rispettata debita distanza, atta ad evitare l'inquinamento, dai serbatoi d'acqua e pozzi. Preferibile l'esposizione a Nord rispetto agli altri fabbricati. Per le capacità si può calcolare un minimo di platea per capo di m² 4÷6 variabile da montagna (minimo) a pianura. La capacità del pozzetto delle orine sarà di circa m² 0,50÷0.60/capo. Nel caso di concimaie, con maceratoio, si può calcolare per il maceratolo una capacità di m² 1,5/capo. Concimaia a fossa e pozzetto. - Sono costituite da una fossa di profondità di circa m 1, di larghezza non superiore a m 6 e di lunghezza proporzionale al carico di stalla. L'esempio mostra una moderna concimaia a fossa con pozzetto per colaticcio. Copertura, impianto di caricamento con vagoncini e monorotaia a rampa d'accesso per la vuotatura. Il fondo della fossa deve essere molto robusto: la rampa può eliminarsi in zone collinari, costruendo la concimaia a mezza costa (in tali casi si può anche aumentare al quanto la profondità della fossa stessa). Concimaia a platea e pozzetto. - Questo tipo di concimaia consta di: - platea cinta da muretto su cui si accatasta il letame; - pozzetto adiacente alla stalla od affiancato alla platea nel quale fa capo la fogna convogliante le urine di stalla: - di un pozzetto più piccolo per il colaticcio de!la platea. Diamo alcuni schemi dei principali tipi a platea, dove I è funzione di n= numero capi adulti. Concimaia a platea e maceratoio. maceratoio Ha di fianco alla platea una vasca a tenuta dove si tiene immerso nelle deiezioni liquide della stalla per 15 giorni il letame. Le faticose operazioni di spostamento ed estrazione del letame hanno ridotto l'uso di questi tipi. Concirnaie a cella. - Sono basate sul principio di accelerare la fermentazione del letame, facendola avvenire in ambiente chiuso con, circolazione d'aria, controllata attraverso apposite aperture. Sono realizzate con camerette in muratura a chiusura ermetica, ricoperte internamente di laterizi forati, che assicurano una lenta circo!azione d'aria.
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461
Fig. 104 - Concimaie a platea
0,30
1,90 0,50
0,60
0,65
pendenza 3% 0,15
1,60 1,90
PIANTA
SEZIONE A-B 5
0 pelo libero
1,68
0,55
Fig. 107 - Concimaia con platea rettangolare e maceratoio laterale a due sezioni
0,10
0,15
A
SEZIONE Fig. 105 - Tipo di vasca per le urine separata dal pozzetto del liquame della concimaia
m 1,00 B
A 0
5
0
Fig. 106 - Schema di concimaia a fossa con carrello monorotaia, rampa di accesso e pozzetto di racccolta del colaticcio.
1
2
3
C Fig. 108 - Concimaia a cella doppia (tipo Beccari) a, vista anteriore; b, pianta e vista superiore; c, sezione verticale con vista delle portelle anteriori e superiori metalliche
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COSTRUZIONE RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONNE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE DEPOSITO PRODOTTI DA SMERCIARE Costituiscono l'insieme dei fabbricati atti a conservare i prodotti della terra per un certo periodo di tempo, in attesa che gli stessi vengano venduti oppure in determinati casi (uva, olive) a permettere le necessarie trasformazioni e lavorazioni dei prodotti stessi. Fabbricati per le uve ed il vino Fino a non molti anni addietro ogni piccola azienda produttrice di uve era dotata di locale seminterrato o sotterraneo dove avveniva la trasformazione di uva in vino. L'uso di vendere direttamente l'uva alle industrie enologiche ha di molto ridotto l'uso di tali locali, che servono ormai soltanto alla produzione di vino di uso familiare. Per la trasformazione dell'uva in vino occorrono i seguenti locali; 1) tettoia di ricevimento e pesatura uva; 2) locale di cernita e pigiatura uva; 3) locale di torchiatura vinacce; 4) locale per la fermentazione tumultuosa, cioè locale contenente i tini nel quale avviene la trasformazione di zucchero in alcool. Tale locale richiede una temperatura né inferiore a 10° né superiore a 35°. Nelle regioni fredde, esposizione a Sud, protezione dai venti freddi, ed eventuale riscaldamento. Nei paesi meridionali esposizione a Nord, ben ventilata e protetta dal calore solare;
5) locale per la fermentazione lenta (cantina di elaborazione). Tale locale deve essere fresco, orientato a Nord, ben ventilato; 6) locale per la conservazione del vino. Dev'essere a temperatura il più possibile costante, ventilazione efficace, scarsa illuminazione. Fabbricati per la lavorazione olearia Le stesse considerazioni prima esposte per la lavorazione delle uve valgono anche in questo caso. Ci limitiamo ad un elenco dei locali necessari per la lavorazione delle olive:
1) locale di ricevimento, controllo e lavatura; 2) magazzino (olivaio) dove le olive vengono immagazzinate o su stuoie sovrapposte monta e su castelli, o in strati non > di 15 cm sul pavimento. Nel I° caso occorre m 1 di pavimento ogni 5 q di olive immagazzinate, nel 2° caso m 1,4 ÷ 1,5/q; 3) frantoio dove avviene la spremitura delle olive, deve avere unatemperatura di 10° ÷ 15°, ben illuminato, con pavimento facilmente lavabile, muri rivestiti, piuttosto ampio in relazione alle macchine; 4) camera delle presse; 5) camera separazione (chiaratoio), dove avviene la separazione dell'olio 16
15 17 14
PIANO PRIMO
9 1
2 3
9 7
4 5
4
7
10
5
11
6 13
4
PIANO TERRA
8
12
Fig. 110 - Fabbricato per la raccolta e conservazione refrigerata di frutta 1, ingressi; 2, disimpegni; 3, direzione; 4, montacarichi; 5, raccolta classificazione e imballaggio della frutta; 6, macchine frigorifere; 7, celle frigorifere; 8, ricevimento frutta; 9, spedizione, 10, pompe; 11, vendita del ghiaccio; 12, spogliatoio; 13, trasformatore; 14, sterilizzazione delle marmellate; 15, preparazione delle marmellate; 16, deposito del ghiaccio; 17, evaporatore.
1
2
2
2
5.90 0.45 3
9.25
PIANTA 6.80
4.30
12.40
7.80
Fig. 109 - Schema tipico di fabbricato per oleificio 1, chiaritoio; 2, frantoio e strettoio; 3, oliario; 4, ripostiglio; 5, elevatore; 6, frullino; 7, tettoia.
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462a
SEZIONE Fig. 111 - Deposito frigorifero per frutta 1, sala macchine; 2, celle; 3, anticelle.
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COSTRUZIONE RURALI FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONNE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE dalle impurità; 6) magazzino (oleario), dove l'olio è sottoposto ad ulteriori decantazioni, scarsa illuminazione, ben aerato, protetto dal freddo. 7) deposito sanse e loro lavorazioni (frullino). Vi si lavorano i residuati della spremitura delle olive (sanse), A tali locali principali si aggiungano altri locali ,accessori, ove sono collocati attrezzature, depositi, lavaggi recipienti, ecc. Depositi per la conservazione della frutta Nelle piccole aziende la frutta viene conservata in locali freschi ma non umidi, dotati di buona ventilazione. Nelle grandi aziende si tende a costituire veri e propri magazzini dotati di impianto di refrigerazione. Caratteristiche generali : – ampio piazzole manovra autotreni;
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– piano sopraelevato per facilitare operazioni e scarico, protetto dapensiline; – massimo isolamento soffitto e pareti ottenuto generalmente con lastre di sughero; - evitare il più possibile i contatti tra la parete isolante e te pareti esterne di chiusura. onde eliminare dispersioni; - celle frigorifere con anticelle: possibilità di graduare temperatura nelle varie celle; - ricambio aria nelle celle mediante aspirazione. Depositi cereali Generalmente ricavati ai piani superiori della casa colonica, in stanze con buona aerazione, solai atti a sostenere elevati carichi. Pavimenti e pareti rivestiti (fino a m 1,50) con materiali facilmente lavabili e disinfettabili. Si ricorre attualmente a sili
462b
prefabbricati in lamiera d'acciaio,facilmente smontabili. Tal, sin vengono caricati e, scaricati con lo stesso dispositivo: una vite senza fine, applicata variamente sul silo, secondo l'operazione da svolgere. All'interno un dispositivo agitatore impedisce alla massa di cereale sempre piuttosto umida al momento dell'insilamento, di aggrumarsi e deteriorarsi. Depositi tuberi (patate, barbabietole, ecc.) Sono ricavati generalmente in locali interrati o seminterrati. Devono essere freschi. aerati minimamente illuminati, temperatura l° ÷ 3°. Vengono talvolta (vedi esempio) creati degli appositi fabbricati, ben isolati, datati in alcuni casi d'impianto di umidificazione eventilazione.
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COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI ACCESSORI FABBRICATI ACCESSORI sare l'85%. A questa prima fase, che applicato per l'essiccazione del grano, I fabbricati accessori sono: ha soprattutto lo scopo di arrestare mais, segala, ecc. In questi essiccatoi la fieno l'aumento di temperatura al disotto dei platea è formata da una rete a maglie Essicatoi 40°, senza pertanto dar luogo a intensi fine, continua che riceve aria calda dal cereali processi di fermentazione, segue una basso con lo stesso sistema sopracitato. Forno da pane seconda fase in cui i periodi ed i tempi Forno da pane. - Indispensabile nelle ordinarie di ventilazione tendono a ridursi, in case coloniche isolate. Per agglomerati Serre industriali rapporto al grado di essiccazione rag- di case coloniche o di salariati generalletti caldi giunto dall'erba. mente si ricorre ad un forno unico. (riscaldati artificialmente) Locale di disinfestazione bestiame. Essiccazione del fieno mediante ventilazione artificiale. Viene praticata entro fienili adatti, dove A A l'erba semiappassita riceve forti correnti di aria fredda, alternate con altre di aria leggermente riscaldata a 15°C. La pratica di questo sistema è suggerita B volta a botte dalla necessità di conservare specialFig. 114- Schemi di circolazione impianto calorifero nei letti caldi cinerario mente l'abbondante produzione di erba A, allo stesso livello; B, a due diversi livelli. di terreni fortemente irrigui, miglioranFig. 112 - Un esempio di forno semplice done nello stesso tempo le condizioni e le qualità vitaminiche. L'erba semi appassita (con un tenore di umidità variabile dal 35 al 40%) viene Fig. 115 - Tipo di letto caldo con riscaldamento a termosifone caricata fino ad un'altezza di circa m 3 sulla platea appositamente sistemata a In base ad altre indagini eseguire per È formato da una platea di cottura di rastrelliera. molti anni nello Stato della Virginia, è tavelloni di laterizio, di una sovrastante Tale rastrelliera è costituita da un certo stato possibile accertare, mediante ac- volta a bacino, in mattoni, da unospornumero di liste di legno distanti fra loro curate prove di alimentazione com- tello metallico che chiude la bocca del da 6 ad 8 cm e mantenute sollevate dal piute, il valore foraggero dell'erba es- forno e da un sottostante cinerario. pavimento per un'altezza di circa cm siccata in fienile, rispetto a quello otte18÷20. nuto da altri sistemi di conservazione. Serre. - Costruzioni per colture speciali, la parte centrate di detta sovrastruttura Attraverso tali prove sarebbe risultato atte a fornire speciali condizioni di temrisulta longitudinalmente attraversata un netto vantaggio del sistema diessic- peratura. luce e umidità, per le quali dal canale di conduzione e di distribu- cazione in fienile nell'incremento della riesce possibile coltivare piante non zione della corrente di aria ventilante. produzione del latte, del 4%, e ciò a adatte al clima della località, anticipare Infine, solidamente allogato nella estre- conferma delle favorevoli caratteristi- fioritura, sviluppo ecc. mità più alta di detto canale di ventila- che bromatologiche dell'erba essic- Si dividono in serre per coltivare, per zione, il complesso motore-ventilatore, cata. forzare, di tipo famigliare o industriale. costituito da un motore elettrico di po- Essiccatoi per cereali. - lo stesso princi- Possono essere fisse o mobili. tenza variabile dai 3 ai 10 HP, secondo pio che si applica per il freno viene Si distinguono in fredde, quelle in cui il la superficie della piattaforma di carico, che va da 730 730 730 40 a 200 m² circa, l'alingresso tezza del cumulo di erba bagno ed il suo peso per m². ovini La ventilazione che prende 12 inizio non appena comple723.4 730 723.4 pozzo tata la formazione del SEZIONE insoglio suini filtro mucchio - si svolge se(bagno) 2190 condo fasi distinte: la prima prosegue ininterrottamente per almeno 12 platea docce 361 bovini e suini ore. indipendentemente dal contenuto di umidità PROSPETTO Fig. 116 - Fabbricato accessorio: locale disinfestazione bestiame relativa dell'aria che di 280 Fig. 113 - Sezione e prospetto di una serra a tre navate in struttura metallica norma non dovrebbe pas-
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Manuale dell’Architetto
COSTRUZIONI RURALI FABBRICATI ACCESSORI riscaldamento è affidato ai raggi solari (da 0° a 10°), calde (da 10° a max 40°) quelle dotate d'impianto di riscaldamento. Caratteristica della serra è la copertura a vetri, a due spioventi o ad una sola falda. le prime vengono orientate con l'asse longitudinale Nord-Sud, (o di poco deviato). quelle a una sola falda con la superficie vetrata disposta a Sud. La struttura delle serre è semplice. Su muri di spessore di cm 20÷40. viene impiantata l'ossatura portante di regola
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in ferro. Pendenze falde 40÷60%. Particolari cure per l'allontanamento dell'acqua di condensazione e per la tenuta all'acqua dei vetri. Per evitare eccessive condensazioni, si suole proteggere i vetri con stuoie. Letti caldi. - Buoni effetti si possono ottenere per mezzo della fermentazione del letame. Si hanno in questo caso i letti caldi. Possono esservi letti caldi elettrici, mediante fili di resistenza isolati ed 'interrati ed anche letti caldi riscaldati a termosifone (v. fig, 115), per regioni
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molto fredde. Locale per la disinfestazione del bestiame. - Tali fabbricati sono usati per l'eliminazione dei parassiti esterni degli animali. che vengono introdotti in bagni di soluzioni antiparassitarie. Nell'esempio accluso si sono costituite tre piscine di diversa profondità e dimensione, che ospitano differenti tipi di animali. Una pompa ed un serbatoio centrale completano l'attrezzatura.
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TECNICA URBANISTICA NORME PER IL DISEGNO TECNICO DI URBANISTICA SEGNI CONVENZIONALI PER LA PIANTA DELLA CITTÀ - SCALE 1:1000 E 1:2000 Edifici comuni Rigatura a 45 rispetto alla base del foglio alla distanza di mm. 1,5 con graphos A. 0,3. Numeri e lettere indicativi dei piani e della consistenza edilizia. Edifici di carattere pubblico Chiese, Scuole, Mercati, Caserme, Uffici pubblici Ospedali. Quadrettatura diagonale di mm 2 con A.0,3. Simboli sovrapposti.
Muretti e scarpati Doppio segno con A.0,2 e trattini sfumati Fiumi e canali Linee a mano libera parallele al corpo d'acqua diradanti verso il centro e freccia di corrente. Cimiteri
Industrie e fabbriche Rigatura diagonale alla distanza di mm 2 con A.0.3 e simbolo di ruota dentata.
Segno di croci parallelo a 12 mm con A.0,3. Strade Statali e provinciali - Segni con A.0,4 e puntini paracarri ogni 2 cm. Comunali - SEgni con A.0,4
Porticati Doppia linea con tagli verticali a mm 4 di distanza e segno di crociera con A.0,3.
Carretabili - Trattini della lungh. mm 5 con A.0,4.
Monumenti nazioanli importanti
Parco ferroviario
Quadrettatura a maglia diagonale a mm 1 con A.0,3.
Segno di binari con graphos R.0.8 Quote stradali
Giardini pubblici Limite dell'area con segno graphos A.0,2 e segno frastagliato con pennino fino.
Numeri obliqui tra parantesi.
Giardini privati Segni di V alternati ogni 8 mm con pennino a mano.
Nomi delle strade Caratteri bastoncino a mano o con rettografe secondo la larghezza stradale.
Orti e spazi liberi Trattini verticali alternati a distanza di mm 7 con graphos A.0,3.
Scuala metrica Caselle alternate bianche e nere ogni metro per i primi 10 metri, indi di 10 in 10.
Campi sportivi e da giuoco Trattini orizzontali alternati con graphor A.0,3 con simboli.
Nord Cerchio con freccia campita nera ed asse E.O.
Trafori
Vento dominante
Doppia linea tratteggiata con graphos.
Freccia con asta ondulata
Sotto e soprapassaggi Doppia segno di parapetto con proiezione punteggiata con graphos A.0,2.
Visuali panoramiche Angolo visuale con doppia linea A.0,3 con lettera P.
(38,40)
(95,50)
VIA ROMA
(56,05)
VIA ROMA
0 10 20 30 40 0
10
N
E
O
S
N
P
SEGNI CONVENZIONALI PER LE OPERE DI PIANO REGOLATORE - SCALE 1:1000 - 1:2000 - 1: 5000 Nuovi allineamenti e nuove opere
Nuovi porticati
Segno con graphos R.1 per le scale 1:100 R.C.7 per le scale 1:200 e R.0,5 per le scale 1:5000.
Doppia linea alla distanza di mm 4 e tagli normali alla distanza di mm 4 con R.1 - R.0,7 - R.0,5 secondo la scala.
Colore: rosso vermigliato
Demolizioni
Nuovi giardini pubblici
Colore: giallo
Limite dell'area con segno continuo con A.0,2. Segno frastagliato di aiuole con pennino fino circoletti Ø mm 1,5 alternati 6 mm. Colore: verde scuro.
Nuove costruzioni
Nuovi campi sportivi e da giuoco
Puntini regolari alternati a distanza di mm 4 con R.0,5 - Limite del fabbricato demolito con trattini A.0,3
Rigatura a 45 rispetto al fronte stradale maggiore a distanza di mm 3 con R.1 - R.0,7 - R.0,5 secondo le scale. Colore: strisce rosse
Segno convenzionale con graphos R.0,8.
Demolizioni e ricostruzioni
Nuove quote stradali
Colore: verde chiaro.
Combinazione dei segni precedenti. Colore: strisce gialle e rosse alternate
Numeri verticali di altezze variabili, tra parentesi quadre
4,25
13,503
Nuovi edifici pubblici
Demolizioni e sistem. a verde
Demolizione come sopra. Verde con segno frastagliato e circoletti Ø mm 1,5 alternati a mm 6: Limite esterno con segno continuo A.0,4. Colore: strisce gialle e verdi alternate.
Scuole, Mercati, Chiese. Segni convenzionali con graphos R.0,8. Colore: rosso vermiglato.
S
M
Nuovi edifici pubblici
Rifacimento prospetto
Uffici, Ospedali, Caserme. Segni convenzionali con graphos R.0,8. Colore: rosso vermiglato.
Allineamneto con R.1 e campitura alternata delle righe del fabbricato esistente per mm 2. Colore: rosso.
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3,62
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TECNICA URBANISTICA NORME PER IL DISEGNO TECNICO DI URBANISTICA PIANO PARTICOLAREGGIATO DI ZONE INTERNE SCALE 1 : 2000 - 1 : I 000 - 1 : 500 528
527
526
901
522
Limiti proprietà mappali Con graphos A. 0,2
529 524
532
523
521
550
812
Zona di esproprio per rilottizzazione Rigatura a 45° rispetto al fronte stradale principale con graphos A. 0,5 a distanza di mm 10
Limite dei nuovi allineamenti stradali Con graphos R. 0,8
Rifacimento di prospetto Segno continuo e taglietti normali a distanza di mm 1,5 con graphos R. 0 ,8
Demolizioni per area stradale Trattini con graphos A, 0,2
Zona di esproprio per verde pubblico Contorno con graphos R 0,8. Punti grossi con graphos R. 0,2 alla distanza di mm 7
520
526
522 521
525 523
Limite del piano particolareggiato interno Tratto e punto con graphos A. 0,3
Porticati Trattini con graphos R. 0,8
PIANO PARTICOLAREGGIATO DI ZONE DI ESPANSFONE - LOTTIZZAZIONE SCALE 1 : 2000 - 1 : 1000 - 1 : 500
Segni di divisioni catastali e opere esistenti esistenti Segni con graphos A. 0,1
420
711
582
580
902
581
583
Limiti delle strade Segno con graphos A. 0.6 Larghezze stradali con graphos R. 0,4
25 20
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TECNICA URBANISTICA NORME PER IL DISEGNO TECNICO DI URBANISTICA DESTINAZIONE DI PIANO REGOLATORE – ZONIZZAZIONE SCALE 1 : 5000 – 1 : 2000 Rigatura a maglia diagonale a 45° rispetto alla base del foglio alla distanza di mm. 2,5 con graphos A. 0,3 Simboli convenzionali con R. 0,8 Colore: campitura, velatura rosso vermiglione.
Zona di uso pubblico
Cinema
Chiese Elaborati necessari alla rappresentazione del progetto di P.R. Tavole Grandi città Città minori Piani regolatori generali Scala 1a della zona centrale 2000 2000 o 1000 1 – Stato attuale della zona di ampliamento 5000 2000 2 – Opere di P.R. della zona centrale 2000 2000 o 1000 della zona di ampliamento 5000 2000 3 – Destinazioni di della zona centrale – – P.R. della zona di ampliamento 5000 2000 Piani particolareggiati 4 – Piano particolareggiato per la zona centrale 1000 o 500 5 – Piano particolareggiato per la zona di ampliamento 2000 o 1000 6 – Profili altimetri regolatori 1000 o 500 I segni convenzionali adottati sono quelli proposti dall'Istituto Nazionale di Urbanistica e contenuti nel n. 3 del giugno 1941 della rivista Urbanistica.
Zone residenziali
Scuole
Uffici
Ospedali Cimiteri Mercati
Impianti militari
Si possono anche adottare i retini: per le zone residenziali: retini a maglia quadrata, orientata secondo l’orientamento principale, di maglia da mm 1 a mm 3 a seconda dela mabggiore o minore intensità della fabbbricazione: per le zone industriali: retini a maglia quadrata, orientata diagonalmente, di maglia da mm 5 a mm 8: per le zone speciali: retini a semplice tratteggio; per le zone verdi: retini a puntinato
Zone speciali
Intervista alta – IA 1) Righe verticali a mm 5 con graphos R. 2 2) Righe orizzontali a mm 2,5 con graphos A. 0,3 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con bruno
Zona industriale Rigatura a maglia diagonale a 45° rispetto
Intervista media – IM 3) Righe verticali a mm 5 di distanza con R. 1,25 Righe orizzontali idem come al n. 2 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con bruno
Colore: campitura con velatura violetto
Intervista bassa – IB 4) Righe verticali a mm 5 con graphos R. 0,5 Righe orizzontali idem come al n. 2
Colore: campitura con velatura blu scuro
alla base del foglio alla distanza di mm 10 con graphos A. 0,3
Zona ferroviaria Rigatura diagonale rispetto alla linea ferroviaria principale, alla distanza di mm 15 con graphos T. 4
Zona di rispetto Limite della zona a puntoni con graphos A. 0,2 internamente qualche lettera R.
Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con bruno
Colore: campitura con velatura grigio verde Zona verde Limite della zona e dell'aiuola a contorno frastagliato, circoletti da mm 2 allineati orizzontalmente e sfalsati. Limite esterno segno continuo con A. 0,4
Estensiva alta – EA Righe verticali come al n.1 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con terra di Siena naturale
Colore: campitura con velatura acquerello verde cromo scuro.
Estensiva media – EM
Zona a parco privato con villa Limite della zona con segno frastaglato Rigatura interna con graphos A. 0,5 inclinata a 45° alla distanza di mm 8 e segni di V Colore: campitura di strisce alternate verde veronese
Righe verticali come al n.3 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con terra di Siena naturale Estensiva bassa – EB
Zona semirurale orto-floro-frutticola Limite con graphos A. 0,5, interamente serie di puntini e di Y alternati ogni 12 mm Colore: campitura a velatura acquerello verde chiaro
Righe verticali come al n.4 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con terra di Siena naturale
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Campi sportivi
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TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA PIANI URBANISTICI 1) P.T.C. -Piano Territoriale di Coordinamento È un piano di indirizzo per un'applicazione coordinata di interventi e per uno svoigimento orientato di attività costruttive e produttive in un dato territorio . II perimetro di ciascun P.T.C. è fissato dal Ministro dei Lavori Pubblici. Ove si estenda ad una intera regione assume il nome di Piano Regionale. E di iniziativa statale e viene approvato dal Presidente della Repubblica. II P.T.C. predispone: a) zone di nuovo insediamento: residenziaie, industriale, agricolo, ecc.: b) impianti di particolare natura ed importanza e zone soggette a vincoli speciali c) reti stradali, ferroviarie, navigabili, ecc. 2) P.T.P. -Piano Territoriale Paesistico È un piano speciale inteso a tutelare comprensori notevoli per bellezza naturale e per interesse ambientale . II perimetro di ciascun P.T.P. è fissato dal Ministro della Pubblica Istruzione. Viene compilato dalla Soprintendenza ai Monumenti ed approvato dal Ministro della Pubblica Istruzione . II P.T.P, dispone: a) i vincoli cui è assoggettata la fabbricazione: b) disciplina di zone che debbono conservare od assumere determinati aspetti: c) rispetto di alberature e di altre particolarità del paesaggio. 3) P.G.B. -Piano Generale di Bonifica È un piano speciale che definisce le direttive delle opere per un'organica trasformazione dell'agricoltura secondo un nuovo ordinamento produttivo. II perimetro di ciascun P.G.B. è fissato per legge se si tratta di comprensori di 1° categoria (di eccezionale importanza ai fini della colonizzazione) o dal Presidente della Repubblica se si tratta di comprensori di 2° categoria. I comprensori possono interessare anche bacini montani: in tal caso il piano assume il nome di Piano di Sistemazione Montana. Viene compilato dal Consorzio di Bonifica e viene approvato dal Ministro dell'Agricoltura e Foreste, d'intesa con il Ministro dei Lavori Pubblici. II P.G.B. definisce: a) tipi e caratteri delle opere di competenza statale, con particolare riguardo a quelle necessarie per il riassetto idro-geologico del terreno: b) delimitazione delle zone in rapporto alle caratteristiche colturali: c) aree da riservare alle attrezzature residenziali e relativi servizi. 4) P R I. -Piano Regolatore Inter Interco comumu-
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nale È un piano che deve assicurare un coordinamento delle attività urbanistiche di due o più Comuni contermini, II perimetro, che comprende i territori dei Comuni compresi nel P.R.I., è fissato dal Ministro dei Lavori Pubblici, che stabilisce anche quale Comune debba provvedere all'elaborazione del P.R 1. II P.R.I. è adottato da tutti i Comuni interessati ed approvato dal Presidente della Repubblica. II P.R.I. disciplina gli stessi elementi del P.R.G. di interesse comune ai Comuni del comprensorio. 5) P.R.G. – Piano regolatore Generale (comunale) È un piano direttivo per l'assetto e lo sviluppo coordinato delle attività costruttive pubbliche e private, nell'ambito di un singolo Comune. È esteso a tutto il territorio comunale ed è valido a tempo indeterminato. È di iniziativa comunale (tutti i Comuni ne hanno facoltà, alcuni Comuni ne sono obbligati dal Ministro dei Lavori Pubblici) e viene approvato dal Presidente della Repubblica. II P.R,G. disciplina: a) divisione del territorio in zone, sia in rapporto alla rispettiva funzione che in rapporto alle inerenze caratteristiche fabbricative; b) aree da assoggettare a speciali vincoli ed aree da riservare ad edifici pubblici od altre attrezzature di pubblico interesse; c) viabilità ordinaria ed altre vie di comunicazione . 6) P.P.E. -Piano Particolareggiato di Esecuzione È un piano attuativo del P.R.G., per la realizzazione di programmi circoscritti a determinate zone e limitati ad un periodo di tempo (non superiore a 10 anni). È adottato dal Comune e viene approvato dal Presidente della Repubblica. II P.P.E. determina: a) aree che debbono essere espropriate per spazi e per impianti pubblici; b) aree vincolate per motivi di pubblico interesse; c) aspetti fabbricativi generali e particolari delle aree riservate all'edilizia (con lottizzazioni per le zone di ampliamento ed eventuali comparti edificatori per le zone da risanare). II P.P.E. è integrato da un piano finanziario e dall'elenco catastale delle proprietà da espropriare o da vincolare, 7) P.R.A. -Piano di Ricostruzione di Abtati I piani di ricostruzione degli abitati sono istituiti con leggi speciali e possono riguardare:
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a) ricostruzione di abitati danneggiati in seguito ad eventi belIici; b) ricostruzione di abitati terremotati; c) trasferimento o consolidamento di abitati soggetti a movimenti franosi o ad alluvioni. I P.R.A. sono in genere di Iniziativa statale ed hanno caratteristiche e contenutl analoghl al P.P.E. 8) P.F.A. -Programma di Fabbricazione di Abitati È un piano che deve assicurare l’ordinamento fabbricativo di un abitato. È obbligatorio per i Comuni sprovvisti di Piano Regolatore e viene approvato dal Ministro dei Lavori Pubblici. I I P.F.A . determina: a) limiti delle zone in ordine alle rispettive caratteristiche fabbricative; b) tipi edilizi propri di ciascuna di dette zone; c) eventuali direttrici di espansione. 9) R E.C. -Regolamento Edilizio ComuComunale È un compendio di norme regolatrici dell'attività costruttiva edilizia, valevoli per il territorio di ciascun Comune. È obbligatorio per tutti i Comuni e viene approvato dal Ministro dei Lavori Pubblici d'intesa con il Ministro della Sanità II R.E C. disciplina a) procedura per le autorizzazioni a costruire; b) sviluppo volumetriro degli edifici; c) aspetto estetico delle costruzioni; d) aspetti igienici interessanti i diversi tipi e le varie parti dei fabbricati; e) cautele da adottare per la stabilità delle costruzioni e per lo svolgimento dei lavori; f) esercizio del controllo sulle costruzioni ed adozione di sanzioni. Zonizzazione (o azzonamento). -Suddivisione di un territorio in zone secondo la rispettiva destinazione (zonizzazione (unzionole); od anche suddivisione di un territorio in zone secondo le rispettive caratteristiche edilizie (zonizzazione fabbricativa). Lottizzazione. -Suddivisione di un isolato o di una superficie riservata all'edificazione secondo lotti fabbricabili che consentano costruzioni conformi ai tipi edilizi ammessi nella zona. Comparto edificatorio. -Compendio di più proprietà od unità catastali da ricomporre unitariamente secondo i tipi edilizi ammessi nella zona.
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA ANALISI URBANISTICHE PREVENTIVE ALL’ELABORAZIONE DEI PIANI
Ambiente geografico as 1 cartografia as 2 caratteristiche climatologiche as 3 regime dei venti as 4 analisi del suolo e del sottosuolo as 5 dissesti idrogeologici
Risorse naturali rn 1 caratteristiche, utilizzazione e opere di difesa dei corsi d'acqua rn 2 giacimenti e miniere Demografia d 1 distribuzione della popilazione sul territorio Popolazione sparsa: sotto 0,01 ab/ha da 0,01 a 0,1 ab/ha oltre 0,1 ab/ha d 2 struttura della popolazione Popolazione accentrata: 1 ab = 09 mm² d 3 variazione della popolazione aumenti diminuizioni da + 2% a + 6% da - 2% a - 6% da + 6% a + 10% da - 6% a - 10% da + 10% a + 14% da - 10% a - 14% da + 14% per quinquennio da - 14% per quinquennio d 4 movimento demografico naturale e migratorio d 5 popolazione inattiva, occupata e disoccupata d 6 popolazione scolastica Agricoltura a 1 classificazione e distribuzione delle colture prevalenti 1, seminativi: 2, prati e pascoli; 3, boschi; 4, colture legnose specializzati; 5, incolti. L'area del quadrato rappresenta l'intero territorio comunale e le varie campatine indicano le 5 categorie a 2 bilancio agrario Reddito del bestiame Reddito dei seminativi (1 mm²=x milioni – per i seminativi la base del rettangolo esprime gli ettari coltivati, l'altezza il reddito unitario) a 3 rendimento agrario a 4 patrimonio zootecnico e bilancio foraggero a 5 tipo e dimensione delle aziende agricole Industria i 1 classificazione, dimensione ed ubicazione degli esercizi industriali i 2 valore della produzione industriale i 3 rendimento industriale i 4 risorse idriche per forza motrice utilizzare e disponibili i 5 trasporto e distribuzione dell'energia elettrica i 6 consumi di energia elettrica Centri con impianto elettrico completo Centri con impianto elettrico incompleto Centri privi di energia elettrica Centri di distribuzione di gas liquido Campagne fornite di energia elettrica Campagne fornite parzialmente Campagne prive di energia elettrica per i comuni con almeno 0,1 ab/ha di popolazione sparsa
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Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA Commercio c 1 classificazione, dimensione ed ubicazione degli esercizi commerciali Negozi di generi alimentari Negozi bar e caffè Osterie Barbieri e parrucchieri Rivendite sale e tabacchi Altri negozi Agenzie bancarie c 2 fiere e mercati c 3 finanze locali Residenze r 1 stato e consistenza delle abitazioni civili e rurtali: censimenti ufficiali Vani occorrenti per sitemare la popolazione con coefficiente di affollamento=1 Vani esistenti = y vani = x mm² Vani in eccesso (per Comuni con coefficiente<1) Vani inabitabili (grotte, baracche ecc.) 1 punto = X vani r 2 stato e consistenza delle abitazioni civili e rurali: indagini dirette r 3 computo del fabbisogno di abitazioni Vani mancanti Vani esistenti Programmi immediati Servizi per la vita associata s 1 zone paesistiche, svago e riposo Sale di spettacolo 1 mm² = X posti Campi sportivi Cral e Soc. Sportive s 2 alberghi Alberghi Letti in case private 1 mm² = X letti Aziende Aut. soggiorno e turismo Comuni di interesse turistico Associazioni Pro-Loco s 3 scuole e asili Asili esistenti Asili necessari per ospitare un numero di bambini pari alla metà della popolazione scolastica Orfanotrofi Aule esistenti: in edificio scolastico Aule di fortuna (da sostituire) Aule necessarie per raggiungere il rapporto 1 aula/25 alunni s 4 ospedali (servizi sanitari) Medici condotti Veterinari Consultori ONM Levatrici Dispesari anti TBC Farmacia Dispensari anticeltico e anticroma s 5 convivenze s 6 servizi pubblici Uffici postali Posti telefonici pubblici Abbonati al telefono: 1 punto = X ab Rivendite di giornali Uffici Postali proposti Posti telefonici proposti
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TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA s 7 approvvigionamento idrico Fognatre esistenti complete % Fognature esistenti incomplete Fognature da costruire parzialmente Fognature da costruire integralmente Fosse settiche Acquedotto sufficiente Acquedotto insufficiente o da rifare Acquedotto mancante Fontane pubbliche Comunicazioni e Trasporti ct 1 tracciato e caratteristiche delle strade statali, provinciali, comunali ct 2 intensità media del traffico stradale Corse giornaliere Corse non giornaliere ct 3 intensità, media del traffico ferroviario ct 4 ferrotranvie, autolinee ct 5 porti, aeroporti, transiti internazionali, linee di naviagazione interna Econometria . reddito di una collettività . 1 reddito collettivo . 2 distribuzione dei redditi . 3 indici di consumo e di benessere e disoccupazione urbanistica Urbanistica u 1 piani regolatori paesistici, intercomunali, comunali, di ricostruzione, vigenti e in studio sintesi. ELABORATI DEI PIANI REGOLATORI E DI ALTRI STRUMENTI URBANISTICI* Piano regolatore generale P:R.G. Atti tecnici: a) Elaborati grafici
b) Atti elaborati
Piano regolatore particolareggiato P.P.
a) Schema regionale
a) Planimetria del piano regolatore generale
b) Planimetria rapp. 1:10000 oppure 1:5000 con
relativa alla quota di territorio che interessa
l'indicazione dello stato di fatto esistente
il piano particolareggiato
c) Planimetria rapp. 1:10000 oppure 1:50000 con
b) Planimtria delle proposte di piano particolareggiato
le previsioni del piano e coiè:
, disegnata su mappe catastali che illustri la natura
divisione in zone del territorio comunale; rete
e la portata delle limitazioni e dei vincoli e le
viaria riorganizzata: indicazione delle aree per
caratteristiche delle zone destinate all'edificazione
edifici in scale minori per illustrare più
c) Profili regolatori, tipi architettonici, sezioni stradali,
dettagliatamente per es. un nucleo storico (eventauale)
tipi di alberatura (eventuali)
a) Relazione illustrativa b) Documentazione fotografica (eventuale)
a) Relazione illustrativa
c) Tabelle e dati relativi alle analisi
c) Elementi catastali delle proprietà da espropriare e da
d) Norme urbanistico-edilizie di attuazione
vincolare
e) Piano finanziario contenente la stima degli espropri
d) Piano finanziario contenente la stima delle indennità di
e l'indicazione dei mezzi finanziari occorrenti solo nel
espropriazione e di vincolo e delle opere da realizae entro
caso che il Comune intenda procedere all'esproprio di
il perimetro del P.P. e dei mezzi finanziari per provvedere
zone di espansione, fin dall'approvazione del P.R.G. ai
alla spesa
b) Documentazione fotografica (eventuale)
sensi dell'art. 18 della legge urbanistica Atti amministrativi
Delibera di adozione del piano; osservazioni raccolte
Delibera di adozione del piano; opposizioni raccolte
durante la pubblicazione
durante la pubblicazione
Delibera con le deduzioni alle osservazioni
Delibera con le deduzioni alle opposizioni
A.P.I.C.E. S.r.l.
471c
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA Altri strumenti urbanistici Atti tecnici: a) Elaborati grafici
Per i programmi di fabbricazione: Planimetria in scala 1:10000 o 1:5000 del territorio comunale con l'indicazione delle zone di espansione e delle zone abitative esistenti Per comparti edilizi, i piani di lottizzazione, i piani plano-volumetrici: gli elaborati di cui ai punti b) e c) dei PP, con indicazioni dettaglate.
b) Atti elaborati
a) Relazione illustrativa b) Documentazione fotografica c) Descrizione dei tipi edilizi ammissibili (per i programmi di fabbricazione)
Atti amministrativi
Delibera di adozione Nel caso di programmi di fabbricazione la delibera di adozione si riferirà al Regolamento edilizio di cui il programma è parte integrante (o ne diviene il necessario completamento) in mancanza di P.R.G.
ZONIZZAZIONE: CLASSIFICAZIONE DELLE AREE RISPETTO ALLA FUNZIONE (DESTINAZIONE DI USO) COSTRUZIONI
ZONE
Ammesse Abitazioni
Zone residenziali
Ammesse condizionatamente
in genere
Negozi, uffici, piccolo campi di gioco per
»
di tipo intensivo
bambini e tutti i servizi necessari al vicinato
»
di tipo semintensivo
»
di tipo estensivo
Zonedegli affari
Uffici in genere
Abitazioni in genere
(commercilai ed
Grandi magazzini
Autorimesse
amministrativi)
Negozi Luoghi di ritrovo
Zone industriali
Fabbricati industriali ed uffici relativi
(industrie pesanti e
Magazzini
leggere, ferrovie e porti,
Depositi generali
magazzini e depositi
Alloggi per il solo personale di custodia e di guardia
generali)
Zone dei servizi urbani
Attrezzature di quartiere
(scuole, chiese, mercati,
Attrezzature generali cittadine
Alloggi pertinenti
ospedali, campi da gioco e sport, parcgi, ecc.) Zone rurali
Fabbricati ed abitazioni per usi agricoli
Luoghi di riunione, scuole, istituzioni
e rurali limitatamente alle esigenze
assistenziali e sanitarie, chiese.
della conduzione del fondo
A.P.I.C.E. S.r.l.
472a
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA QUARTIERI RESIDENZIALI: ORIENTAMENTO Zone residenziali: classificazione delle aree rispetto all'intensità di utilizzazione edilizia EDILIZIA PREVALENTE NEL QUARTIERE Edilizia estentiva
Densità territotiale di popolazione nei quartieri residenziali completi di servizi (abit./ha) min. max.
CARATTERISTICHE
Costruzioni rade; casette a schiera, unifamiliari, semirurali; l'altezza degli edifici è fortemente limitata e piccolo è il rapporto tra area coperta ed area scoperta (in parte alle singole case, in parte ad uso pubblico).
30
150
Edilizia semintensiva
Ammette diversi tipi edilizi, differenti rapporti di occupazione del suolo, della scala delle altezze, della distanza imposta tra i singoli edifici.
150
300
Edolizia intensiva
Costruzioni fitte; massima utilizzazione planimetrica del suolo; altezza degli edifici: massima consentita dai regolamenti.
Zone degli affari. - Aree centrali urbane, nelle quali sono concentrati, prevalentemente, edifici pubblici, uffci e centri commerciali: chiamate anche « centri direzionali ». Debbono essere dotate di comodi accessori e d’ampi parcheggi. Zone Industriali. -Comprendono aree destinate sia alla lavorazione delle materie prime (botteghe artigiane, zone miste artigiane, industrie leggere, industrie pesanti, industrie nocive, ecc.), sia alla sosta delle materie prime o dei prodotti (depositi, magazzini, ecc.), sia all'apprestamento di servizi ( officine ed autorimesse, centrali elettriche, officine del gas, ecc.). Zone impianti. -Comprendono aree di destinazione speciale per attrezzature ed implanti. Si distinguono in: a) Artrezzature di quartiere connesse cioè direttamente ai complessi residenziali: consistono, generalmente, in: chiese, scuole, negozi e mercati rionali, centri sociali e ricreativi, campi di giuoco, ecc . b) Attrezzature generali, come: scuole superiori, negozi, mercati generali, ospedali, cimiteri, complessi sportivi e ricreativi, autostazioni, ferrovie, porti, aeroporti, eliporti, ecc.
oltre 300
alle strade di traffico rilevante Territoriale: Rapporto tra il numero degli abitanti con vincolo « non aedificandi ». Densità di e l'area della zona di insediamneto. Aree situate nel raggio di m 200 popolazione dai cimiteri. Fondiaria: Rapporto tra il numero degli abitanti Paesistico o panoramico: pose l'area pertinente alle abitazioni, sono consentire perimetri stabiliti strade escluse. dalle Soprintendenze ai MonuTerritoriale: Rapporto tra il volume edilizio ed menti: in esse può essere con- Densità di cessa a volte la fabbricazione in edilizia area della zona d'insediamento. accordo con la Soprintendenza. (o indice di Fondiaria: Rapporto tra il volume edilizio N. B. -In tali zone sono in genere ed area pertinente alle abitazioni, consentite le costruzioni smonta- fabbricabilità) strade escluse bili e quelle « in precarie », in ragione di m³/m² 0,1÷0,2 e per non più di m 3÷4 di altezza. N.P. -Per passare dalla densità di popolazione A alla densità edilizia D si deve tener conto delZone a verde privato. -In esse I'indice di cubatura per vano v (compreso tra m³ è consentita l'edificazione se- 70 e 120 a seconda del carattere dellecostrucondo norme in genere molto zioni) e dell'indice di affollamento a (il cui valore restrittive, ed è obbligatoria la desiderabile è di 1 abitante per vano), secondo la buona conservazione della flora formula: ed il trapianto di nuovi alberi. Si tratta comunque di una zona residenziale. a in cui è espresso in ab/ha, D in = D v Zone a verde agricolo. -In esse m³/ha, a in ab/vano e v in m³/vano. sono consentite solo le costruzioni e le residenze pertinentl all'agricoltura in ragione, queste ultime, di circa m³/m² 0,01÷0,02. Zone a verde pubblico e zone sportive. -Sono illustrate tra le attrezzature di quartiere e le attrezzature generali.
Zone di rispetto. -Fasce laterali
A.P.I.C.E. S.r.l.
472b
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA ATTREZZATURE DI QUARTIERE E LORO PROPORZIONAMENTO Destinazione – Asilo nido – Scuola materna – Scuola elementare – Scuola media – Scuole professionali od altre scuole di quartiere –Centro culturale con biblioteca pubblica – Centro sanitario, ambulatorio – Centro religioso – Negozi e botteghe artigianali – Mercato coperto – Ristoranti, pensioni – Cinema – Autorimesse – Parco di quartiere in cui sono esclusi i giochi – Zona centrale di giochi per bambini e ragazzi sotto i 14 anni, con piccola palestra, laboratori, micropiscina e centro sociale specializzato – Zona centrale per giochi e sport di giovani ed adulti sopra i 15 anni con palestra laboratori, piscina e centro sociale – Strade principali di quartiere e parcheggi pubblici per i servizi su elencati
Persone servite da un impianto max. min. media 1000 2500 5000 1000 2500 5000 2500 5000 7500 5000 7500 10000
Superficie minima in rapporto alla popolazione in m² per abitante servito 0,30 0,60 0,60 1,00 0,90 1,80 0,90 1,80
10000
15000
20000
5000 5000 2500 100 5000 – 10000 –
10000 10000 5000 250 10000 – 20000 –
20000 20000 10000 500 20000 – 30000 –
0,30 0,30 1,10 0,80 0,60 0,60 0,40 0,30
5000
10000
30000
3,00
2500
5000
10000
2
5000
10000
–
–
0,90
1,80
20000
2,00
I dati di superficie indicati a lato sono i minimi atti a contenere i servizi, in caso di quartieri su aree destinate ai servizi sono pianeggiati. Le superfici risultano però insufficienti: 1°)quando il taglio dei lotti per servizi è irregolare, quando i lottti sono molto stretti o molto allungati; 2°) quando i terreni su cui insistono i servizi hanno pendenze superiori al 5÷7 % Nella tabella appaiono per le scuole due valori minimi. I valori a sinistra possono essere assunti quando per accordi tra Ministero dell'Istruzione e Comune, e grazie ad una buona soluzione urbanistica, è possibile ai ragazzi delle scuole giovarsi degli impianti comunali per il tempo libero durante le ore di ginnastica e ricreazione. (Gli impianti comunali per il tempo libero sono il parco di quartiere e le zone di gioco e sport, i laboratori, la biblioteca pubbl. I valori di destra vanno assunti quando tali accordi mancano, e sopra tutto quando la soluzione urbanistica non dà un contatto immediato tra lotti per scuole e lotti per parco, giochi e sport. Infatti, in tal caso è necessario aumentare la
5
–
Note
2,60
dimensione dei lotti delle scuole affinchè contengono giardini a aree di gioco e sportive.
Le strade principali di quartire e i parcheggi hanno superfici necessariamente minori nel primo caso e maggiori nel secondo Vedasi nelle pagine successive il dimensionamento analitico delle attrezzature di quartiere
ATTREZZATURE GENERALI E LORO PROPORZIONAMENTO Destinazione
Area percentuale
Area minima
– – –
Ginnasi e Licei Università Ospedali
– 20÷25 m²/studente 150÷300 m²/letto
20000m² 3÷10 ha –
–
Cimiteri
–
– – –
Mercati generali Mattatoi Impianti di depurazione
– – –
– – – –
Stazioni autolinee 20÷25 m²/vettura Grandi centri comm. – Teatri 0,8÷1,4 m²/spett. Campi sportivi da spettacolo con tribune e parcheggi –
1,00÷1,50 m²/ab.
non meno di 2 ha da 1,5÷15 ha non meno di 1 ha
0,05 m²/ab 0,25÷1,00 m²/ab. 0,25÷1,00 m²/ab.
ogni 40000 ab. 10000 5000
4000÷1000m² – 1500÷3000 posti
– 0,5÷1,5 m²/ab. –
oltre 20000 ab. – –
0,5 m²/ab.
oltre 20000
–
–
non meno di 2 ha
–
Ippodromi
–
40÷50 ha galoppo 8÷10 ha trotto
–
Grandi parchi urbani, con grandi piscine e vasche di acqua, galoppatoi, bischi e prati, campi di golf ecc.
–
non meno di 20 ha
–
Carceri
–
Musei e biblioteche di conservazione
–
A.P.I.C.E. S.r.l.
–
Caserme
60÷100 m²/deten.
– 30÷60 m²/soldato
473
Area professioanle Numero degli abitanti alla popolazione che impone l'impianto 1 m²/ab oltre 20000 – oltre 100000 ab. 1m²/ab. –
2 ha
– 5÷10 ha
10÷15 m²/ab.
oltre 15000
–
max 1200 detenuti
–
10000
–
–
Note – – 5 letti/1000 ab. 15 letti/1000 ab. nelle zone industriali. Max 800 letti/impianto. A valle e sottovento all'abitato. Rispetto m 200, salvo deroga prefettizia – Sottovento ed a valle dell'abitato 1 m²/ab. per città sotto i 1000 ab. 0,50 m²/ab. per città sotto i 50000 ab. –1,00 m²/ab. per città sotto i 50000 ab. Presso la stazione ferroviaria – –
Distinti dai campi sportivi di quartieri di cui alla precedente tabella –
Distinti dai parchi di quartiere di cui alla precedente tabella Se vi è attività di lavoro agricolo occorrono da 2000 a 2500 m² per detenuto Distinti dalle biblioteche di cui alla tabella precedente Fuori dall'abitato per ragioni di traffico e di sicurezza
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA LA ZONIZZAZIONE NEI SETTORI DESTINATI A NUOVI QUARTIERI RESIDENZIALI
d a
a
b
a d c
b
c
c
Schema di sei quartieri racchiusi in una grande maglia di arterie veloci
c b
a
d c c
a
b
a
Schema di 3 quartieri disposti lungo un'arteria veloce
A.P.I.C.E. S.r.l.
474
Zone per abitazioni, zone per serivi, zona a verde pubblico. Non essendo possibile dare esempi di zonizzazione in tutti i tipi di settori, urbani, ci limitiamo a casi tipici di settori destinati a nuovi quartieri nelle grandi città in espansione. Schema in alto a sinistra: sei quartieri racchiusi in una grande maglia di arterie veloci. Sono distingulbili: a) le zone destinate all'edificazione o « zone residenziali »; b) le zone destinate ad attrezzature di quartiere: c) le zone destinate a servizi e parchi di settore o « zone per attrezzature generali »: d) le zone destinate alle arterie di scorrimento veloce e loro fasce di rispetto. Le caratteristiche delle zone a) sono analizzate da pag. 485 a pag. 488: quelle delle zone b) sono analizzate da pag. 476 a pag. 482: quelle delle zone c) sono indicate a pag. 473 in linea dl massima. Nelle zone b) il tratteggio chiaro indica aule per le scuole, asili, chiese,mercati quello scuro indica verde di quartiere. Schema in basso a sinistra: tre quartieri disposti lungo un'unica arteria di collegamento veloce con il vecchio centro. Schema in basso a destra: un complesso di tre quartieri realizzato a Stoccolma . Tra le attrezzature generali, va prestata particolare attenzione ai grandi parchi urbani, che occupano da soli gran parte della superficie da destinare alle attrezzature generali. Tra le attrezzature di quartiere va prestata particolare attenzione all'insieme formato del parchi di quartiere, campi per io sport e il giuoco nel quartlere, ecc. E come ogni quartiere deve esser dotato delle sue «attrezzature di quartiere »così ogni settore urbano con più quartieri deve essere dotato di grandi parchi ricoprenti superfici proporzionali al numero degli abitanti del settore. Nel disegno in basso, relativo ad un nuovo settore di Stoccolma, si notano quartieri entro ciascuno dei quali sono previste zone a parco pubblico: inoltre tra un quartiere e l'altro sono state mantenute vastissime zone libere, anch'esse destinate a parco pubblico (di settore). Nell'attuale Stoccolma esistono oggi m² 100 di verde pubblico per ogni abitante e tale proporzione verrà in futuro mantenuta grazie all'ultimo piano regolatore. In Inghilterra si progetta spesso :in base ad 80 m²/abitante di verde pubblico e a volte in base a 40÷50 m²/ abitante; in Olanda in base a 28÷30 m²/abitante; in Germania in base a 50÷60 e così in Svizzera. In Italia potranno essere sufficienti 23÷25 m² di verde pubblico, 10 dei quali da distribuire all'interno dei quartieri v. pag. 481 e da 13÷15 da distribuire nei diversi settori delle zone di espansione. II verde pubbbco di settore (grandi parchi urbani esterni ai quartieri) va progettato con grandi specchi d'acqua naturali od artificiali, zone per galoppatoi, campi di golf, campi di tiro, vaste zone a
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA VARI TIPI Dl COMPARTI IN SETTORI DESTINATI A NUOVI QUARTIERI RESIDENZIALI–STANDARDS URBANISTICI E DENSITÀ DERIVANTI DALLA LORO APPLICAZIONE Definizione di comparto. -Un comparto è un'area i cui proprietari si consociano volontariamente oppure obbilgatoriamente per realizzarvi quanto previsto dal Piano Regolatore Generale o da un Piano Particolareggiato. Può ovviamente contenere proprietà intestate ad un'unica persona. Ragioni del comparto: 1°) evitare squlibri nel valori commerciali di aree destinate all'edilizia ed aree contigue destinate all’edilizia, a parco, strade o servizi: 2°) consentire una progettazione urbanistica ed edilizia più libera, non vincolata da confini preesistenti tra singole proprietà confinanti; 3°) ridurre o annullare l'aggravio derivante ai bilanci comunali da nuove urbanizzazioni, essendo un comparto da considerarsi come un «isolato » nel cui interno il privato può essere obbIigato in vario modo a sostenere tutte le spese di urbanizzazione e manutenzione od una parte dl esse. Comparti obbligatori -Sl hanno con l'applicazione dell’ art. 23 della Legge Urbanistica. Comparti volontari. -Si hanno quando un privato o un gruppo di privati avanza domanda di urbanizzazione sulle proprie aree nel rispetto del PR Generale, delle Norme di Attuazione e dei minimi standards urbanistici che le Norme stesse devono sempre contenere (Vedansi note relative all'uso della tabella, in basso). A scopo didattico definiamo quattro tipi di comparti, in base alle zone in essi contenute: I tipo: i comparti contengono solo zone edifcabili con edifici residenziali, strade di lottizzazione e servizi di vicinato. II tipo: i comparti contengono «zone edificabili» più « zone per servizi di quartiere » nella dovuta proporzione. III tipo: i comparti contengono, sempre in giusta proporzione, «zone edificabili» più «zone per serv. di quart.» più «zone per parchi nel settore». IV tipo: i comparti contengono in giusta proporzione tutti i tipi di zone, comprese quelle per attrezzature generali (ospedali, mercati generali, cimiteri, arteria di traffico veloce) avendo le dimensioni e le proporzioni di piccole citta autonome o di cittadine satelliti. I tipo di comparto. (Vedi schema a lato). Generalmente poco conveniente. Si usa quando iI Comune ha tutti i mezzi finanziari per fornire ad ogni nuova urbanizzazione tutte le aree per tutti: servizi d quartiere, di settore e generali per creare detti servizi, per mantenerli nel tempo. Si può accollare ai privati soltanto: a) la costruzione di strade di lottizzazione,con relative fognature ed illuminazione: b) la realizzazione del verde stradale e di cortile, c) la manutenzione di detti servizi di vicinato. II tipo di comparto. (Vedi schema a lato). Più conveniente del I tipo ma non risolvente. Il Comune deve avere ancora i mezzi per creare e mantenere i servizi di settore e generali. Si può accollare ai privati quanto detto per I tipo, e inoltre: d) costruzione delle strade principali di quartiere, dei verde di quartiere, degli implanti sportivi e di giuoco di quartiere, con impianti d'acqua, fognatura, illuminazione, e) la manutenzione dl detti servizi di quartiere: (f) la cessiore al Comune di aree per scuole, mercati, biblioteche, ecc.
A.P.I.C.E. S.r.l.
III tipo di comparto. -Può essere sistematicamente adottato in tutte le città in sensibile espansione. Sl puo accollare ai privati quanto detto in a) b) c) d) e f) ed inoltre g) la realizzazione e la manutenz one della quota di «parco di settore » che compete al quartiere o unità residenziale ricadente nel comparto. (II IV tipo di comparto è di rara e difficile attuazione. Comunque si vedano le ultime colonne della tabella in fondo pagina. Norme e minimi standards per la formafor mazione di comparti tipici in Italia. I tipo di comparto: a) usuali norme su altezze e distacchi dei fabbricati: b) definizione indici di fabbricabilità territoriale di vicinato: c) norme di realizzazione di strade di lottizzazione, verde stradale e di vicinato, acqua, fogna, illuminazione. d) norme di manutenzione e di quanto indicato in c). II tipo dl comparto come per I I tipo ed noltre: e) definizione del rapporto minimo tra abitanti del comparto ed area per servizi di quartiere (in Italia in ragione di 20 m²/ab di cui 10 per verde, sport e giuchi di quartiere e il resto per scuole, asili, mercato, cinema, chiese, bibiloteca, strade principali dl quartiere e relativi parcheggi): f) norme circa la realizzazione di strade, parcheggi, zone verdi, sportive e di giuoo, e relativa manutenzione: g) norme circa la sessione al Comune di aree per scuole, asili, mercato, ecc. III tipo dl comparto come sopra da a) a g) ed inoltre: h) definizione del rapporto minimo tra abitanti del comparto e area da destinare al parco di settore (che in Italia può essere di 15 m²/ab.): i) norme per la realizzazione del parco di settore e sua manutenzione, eventuale cessione al Co-
mune. IV tipo di comparto come sopra da a) ad i) ed inoltre: e) norme sul rapporto tra abitanti nel comparto e servizi generali, (arterie di traffico veloce con relative zone verdi di rispetto ed altre attrezzature generali); f) norme di realizzazione, manutenzione, eventuale cessione al Comune di quanto indicato in e). Uso delle tabelle. -La prima tabella vale come riferimento per tutte le altre. Esempio: Si voglia realizzare un insieme di zone residenziali con densità 500 ab./ha e indice 5 m³/m². La linea di riferimento sarà la 6° riga della prima tabella . Nella seconda tabella, alla 6° riga, troviamo che per formare un intero quartiere le cui zone residenziali abbiano quella densità, la densità di quartiere deve essere di 250 ab/ha se si vogliono rispettare i minimi standards indicati in basso per comparti del II tipo. E nella terza tabella, alla 6° riga, troviamo che per formare un comparto del lIl tipo caratterizzato da 500 ab/ha nelle zone residenziali e quindl 250 ab./ha nel quartiere, occorre che la densità calcolata nell'intero comparto sia di 182 ab./ha. Così all'inverso: in un comparto del lIl tipo calibrato secondo e minimi standards indicati a sinistra, si vuole una densità dl 168 ab./ha e il comparto sia per 10000 abitanti, leggiamo nella lIl tabella che il comparto occuperà 60 ha, solo 45 dei quali destinati al quartiere vero e proprio (II tabella) e il resto evidentemente a parco di settore le zone residenziali occuperanno poi ha 25 (I tabella) e in essi la densità sarà di 400 ab./ha.
II° TIPO DI COMPARTO
I° TIPO DI COMPARTO
limite di zone residenziali edificabili comprese le strade di lottizzazione limite di comparto
III° TIPO DI COMPARTO
servizi di quartiere o di unità residenziale comprese le strade principali di quartiere
servizi generali
parchi di settore urbano Tabella per comparti Tabella per comparti del I° tipo del II° tipo Indice di Abitanti per Ettari per Indice di Abitanti per Ettari per fabbric. ettaro di 10000 fabbric. ettaro di 10000 nel comparto abit. nel comparto abit. comparto comparto 0,5 50 200,00 0,455 45,5 220 1 100 100,00 0,83 83 120 2 200 50,00 1,43 143 70 3 300 33,50 1,88 188 53,5 4 400 25,00 2,22 222 45 5 500 20,00 2,50 250 40 6 600 16,60 2,72 272 36,6 7 700 14,20 2,90 290 34,2 8 800 12,50 3,08 308 32,5 9 900 11,20 3,20 320 31,2 10 1000 10,00 3,31 331 30 11 1200 9,10 3, 345 29 12 1200 8,30 3,50 350 28,3 13 1300 7,70 3,60 360 27,7 14 1400 7,30 3,68 368 27,3 15 1500 6,70 3,75 375 26,7
475
Tabella per comparti del III° tipo Indice di Abitanti per Ettari per fabbric. ettaro di 10000 nel comparto abit. comparto 0,425 42,5 235 0,75 75 135 1,18 118 85 1,45 145 68,5 1,68 168 60 1,82 182 55 1,94 194 51,6 2,03 203 49,2 2,11 211 47,5 2,16 216 46,2 2,22 222 45 2,27 227 44,1 2,30 230 43,3 2,34 234 42,7 2,37 237 42,3 2,40 240 41,7
Tabella per comparti del IV° tipo Abitanti per Ettari per ettaro di 10000 comparto abit.
Indice di fabbric. nel comparto 0,41 0,69 1,05 1,27 1,43 1,54 1,62 1,68 1,74 1,78 1,82 1,85 1,88 1,90 1,92 1,915
41 69 105 127 143 154 162 168 174 178 182 185 188 190 192 191,5
245 145 95 78,5 70 65 61,6 59,2 57,5 56,5 55 54,1 53,3 52,7 52,3 51,7
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA abitazioni negozi A
zona sportiva 5 m²/ab.
G1 SE SM
centro di quartiere
SP G2
A
SE
giardini e zone di rispetto
G1
G1
parco di quartiere 3m²/ab.
A SE
A
A
asili
SE scuole elementari
SE G1
SM scuole medie e licei SP scuole professionali G1 giuochi bambini 1m²/ab.
arteria veloce di collegamento
S2 giuochi e sport per ragazzii 1m²/ab.
Schema di quartiere residenziale
DIMENSIONAMENTO ANALITICO DELLE ATTREZZATURE DI QUARTIERE LOTTI PER SCUOLE MATERNE (bambini da 3 a 5 anni) (3% circa della popolazione) (*) v. nota a pag. 473
A – LOTTI PER ASILO NIDO (bambini da 1 mese a tre anni) 1- Abitanti serviti (*) N
1000(*)
2 - Bambini ospitati N
~ 50
3 - Ambienti utili, aule
4÷5
4 - Piani N 5 - Superfici lorda coperta m² 6 - Lotto minimo m²
~ 125 8 ÷ 10
1
1
200
500
500 ÷ 600
2500(*) 90 3 aule+refettorio, servizi+alloggio insegnante
600 ÷ 1000(*) 20 ÷ 30 1 aula+refettorio, servizi+alloggio insegnante 1 2 200 120
2500(*)
1 440
2 250
~ 1000
560
480
1360
1000
640
540
1200
1100
7 - Superficie per zone di giuoco
200
500
8 - Superficie per
200
500
180
200
1380
1220
240
350
parcheggi e piazzale di uscita. 9 - Superficie totale minima m²
900 ÷ 1000 4
20
4
~ 2000 36
4
4 7 6
6
4
12
6
6
2
2
10
6
20
10 10 6
A.P.I.C.E. S.r.l.
(non convenienti gli edifici a 2 piani)
476
14
6
11
8
11 - Tipi di lotti per (non convenienti gli edifici a 2 piano edifici a 2 piani)
6
20 2
7
16
10
11
14
10
10 - Tipi di lotti per edifici a 1 piano
4 10
2400
2800
12 2 6
6
26
8
NOTE
DISTACCHI: a) VERSO STRADA: min. m 2 se esiste piazzale d'uscita, altrimenti m 6. b) LATI SERVIZI: min. m 4 e comunque ≥ h. c) LATI AULE E AMBIENTI DI SOGGIORNO: min. m 6 verso le zone di giuoco; min. m 12 e comunque ≥ 2h rispetto ai confini del lotto. N° PIANI DELLE SCUOLE MATERNE È opportuno che le scuole materne siano ad un solo piano; solo eccezionalmente possono essere a 2p. e il risparmio di area è minimo. La loro capienza non dovrebbe superare le 3 sezioni con 30 bambini ciascu na al massimo. Oltre i 2500-3000 ab. è perciò opportuno aumentare il numero di scuole
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA B- LOTTI PER SCUOLE ELEMENTARI da 1 a 8 aule Nota: le superfici indicate nella riga 9 sono superfici complessive da assegnare ai lotti nel caso in cui la strada non abbia già adeguati pubblici piazzali di sosta e inoltre nel caso in cui il quartiere non sia dotato di aree pubbliche attrezzate per i giuochi e lo sport dei bambini, aree che debbono risultare molto vicine alle scuole e riservate alle scuole almeno durate tutta mattina dei giorni feriali. Se la strada di accesso è già munita di spazi per la sosta e se il quartiere ha già campi di giuoco ubicati e utilizzabili nel modo suddetto (grazie ad un accordo ufficiale tra Comune e Ministero P.I.) i lotti possono essere proporzionati alle superfici di cui alla riga 6, aumentando le superfici stesse del 5÷10%. 1- Abitanti serviti 2 - Bambini ospitati 3 - Aule 4 - Piani 5- Superf. lorda coperta 6 - Lotto minimo per solo edificio 7- Superf. zona giuoco 8 - Parcheggi e piazzali uscita (P+U)=m² 9 - Sup. tot. min. dei lotti
N. N. N. N. m²
300÷400 40 1 1 120
450÷600 50 2 1 200
1000 100 3÷4 1 330
1500 150 6 1 470
1 650
2 500
m² m²
500 400
750 550
1200 1000
1800 1400
2600 2000
1600 2000
m²
150 1050
250 1450
450 2650
600 3800
825 5415
800 4400
10 - Tipi di lotti a= Distacchi su strada ≥ 2 m, se manca il parcheggio e il piazzale di uscita a ≥ 6 m;
5000 500 18
40
38
35
b=Distacchi su lato servizi ≥ h e mai inferiore a m 4; c=Distacchi sui lati delle aule e di ambienti collettivi ≥ 2 h e mai inferiore a m 12; c'=Distacco delle aule e di ambienti collettivi verso spazi di giuoco è riducibile a m 4.
A.P.I.C.E. S.r.l.
40
55
35
30
20
50
c1
20 20 c1 c1 25
7.5
c1
c1
b
b a
U
P
24+30 b
b
a 10
U
P
477a
12
c1
b c
45
38 c
52
U
b
c a P
15
U
c P
40
c
b
a
a
a
15
P
U
P
20
U
P
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA C - LOTTI PER SCUOLE ELEMENTARI da 12 a 36 aule Vedi nota per lotti di scuole elementari da 1 a 8 aule circa il proporzionamento dei lotti. (*) le superfici con asterisco sono palestre e refettori, obbligatorie per scuole da 12 e più aule. 1- Abitanti serviti 2 - Bambini ospitati 3 - Aule 4 - Piani 5- Superf. lorda coperta 6 - Lotto minimo per solo edificio 7- Superf. zona giuoco 8 - Parcheggi e piazzali uscita (P+U)=m² 9 - Sup. tot. min. dei lotti
N. N. N. N. m²
3000 300 12 1 960+500 (*)
2 600+500 (*)
1 1440+600 (*)
2 1000+600 (*)
10000 1000 36 1 oppure 2 2000+1200 (*)
m² m²
4560 3000
3000 3000
6000 4250
5400 4250
11500 8500
m²
1200 8760
200 7200
1850 14140
1650 11000
60
10 - Tipi di lotti Distacchi a=Fronte su strada, se manca il parcheggio e il piazzale di uscita ≥ a 6 m; b=Fronte su lato servizi ≥ h, e mai inferiore a m 4;
A.P.I.C.E. S.r.l.
50
60
c
50
b
b c
A
c
B
75
U
477b
P
90
b
50
85
b
c
b b
c
c
b
20
c
c c1
c P
60
c
b
U
3500 23000 (Per 10000 persone conviene usare 2 lotti eventualmente contigui dei tipi da 5000 persone)
50
c1
b
B
60 b
50
c=Fronte delle aule e di ambienti collettivi ≥ 2 h e mai inferiore a m 12; c'=Fronte delle aule e di ambienti collettivi verso spazi di giuoco è riducibile a m 4.
5000 500 18
A
25
20 P
U
b
p
b
U
15
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORMALE GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA D - LOTTI PER SCUOLE MEDIE INFERIORI (ragazzi da 11 a 14 anni - 7% della popolazione circa). (*) Per gli abitanti v. nota a pag. 473. 1 - Abitanti 2500* 5000(*) 10000(*) 2 - Alunni N. 180÷200 360÷400 720÷800 3 - Aule N. 6 12+palestra 24+2 palestre 4 - Piani N. 2 3 2 2 2 5 - Sup. lorda coperta m² ~500 ~300 ~1300 ~900 ~2800 ~2000 6 - Lotto minimo m² 1500 1250 3300 2700 6325 4600 7 - Sup. delle zone di giuoco 10÷12 m²/alunno m² 2250 2250 3900 3900 7475 7475 8 - Sup. per parcheggi e piazzale di uscita m² 750 750 900 900 1700 1725 9 - Sup. totale minima m² 4500 4250 8100 7500 14500 13800 4
17
25
14 4 17
10 - Tipi di lotti per edifici 2 piani
14
22
4 25
35
35
24
2 15
2 15
4 17
18
2 15
21 4 17
10.5 18.5
21
24
25
24
17 4
65 65 45
6 17
A.P.I.C.E. S.r.l.
17 4
4
4
DISTACCHI:
25
65
25
NOTE:
13
65
14
45
11 - Tipi di lotti per edifici a 3 piani
25
4 4
25
25
24
2
2
15
15
a) VERSO STRADA: min. m 2 se esiste piazzale di uscita, altrimenti ≥ m 6. b) LATI SERVIZI: min. m 4 e comunque ≥ h. ≥ c) LATI AULE E AMBIENTI DI SOGGIORNO: min. m 6 verso le zone di giuoco; min. m 12 e comunque rispetto ai confini del lotto.
478
18
2 15
2h
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORMALE GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA 1 - Abitanti serviti 2 - Volumi 3 - Piani dell'ed. 4 - Superf. lorda coperta 5 - Superf. lotto minimo 6 - Superf. zona verde per lettura all'aperto e manifestazioni all'aperto 7 - Superf. parcheggi e piazzali di uscita. 8 - Superf.+ tot. min.
E - LOTTI PER CENTRI CULTURALI DI QUARTIERE CON BIBLIOTECA PUBBLICA N. 5000 10000 30000 5000÷10000 10000÷20000 30000÷60000 N. 1 2 3 1 2 3 1 2 3 m² 250 130 100 250 250 180 1500 800 560 m² ~520 480÷500 450 ~900 700 900 3000 1700 1600 m²
250
m² 250 m² ~1020
250
250
250 ~980
250 950
480
480
480
400 400 400 ~1800 ~1580 ~1780 4 14
4 14 4
1500
1000 5500
1000 4200
1000 4100
4 34
18 2 11
2 12
12
Non convengono edifici a 1 piano per biblioteche pubbliche da 30000÷60000).
9 - Tipi di lotti minimi per edifici a 1 piano (e semi int.) 4
18
4
4
6
4
34
9 4
11.5
14 2 9
14 9.5
4 2
12
6 9 6
6 14
6
12
6
6
18
14
3
3 12
6 10 - Tipi di lotti minimi per edifici a 2 piani (semi int.)
1500
12
11
6
1500
6
6
14
15
12
6
6 9 6 9 3 9
18
6
6
54
23
6 14 3 13
12
9
9 4
9
12 9
(non convengono edifici a tre piani per biblioteche pubbl. da 5000÷10000 volumi).
A.P.I.C.E. S.r.l.
479
9
9
15
12
38
26
9 59
15 6 15
15
16 11. Tipi di lotti minimi per edifici a 3 piani (e semi int.)
6
74
14
6
6
13
18
15
NOTE 1) I centri culturali con biblioteca pubblica sono edifici con sale per lettura riunioni conferenze proiezioni mostre ambulanti di riproduzioni salette per lezioni di lingue discoteca. ecc. 2) I depositi di libri con relativo servizio di letture prestito costituiscono 1a parte essenziale di questi «centri» che dovrebbero sorgere in ogni quartiere in prossimità di scuole di centri commerciali cinematografi uffici e comunque in punti molto frequentati. Le biblioteche pubbliche sono essenzialmente biblioteche di prestito e sono da distinguersi nettamente da quelle di «conservazione» e da quelle «specializzate». In Italia portano a volte ancora il nome di «biblioteche popolari». I prestiti vengono fatti ai privati a scuole ad Enti e Aziende con l'intento di diffondere capillarmente la cultura. Il personale fisso è costituito da 4 o 5 bibliotecari ogni 10000 persone servite 3) Le biblioteche pubbliche sono collegate tra loro in «sistemi» Ogni «sistema» deve servire da un minimo da 30000, un massimo di 1 milione di abitanti e può essere formato da un numero notevole di biblioteche 4) I «sistemi» a servizio di 30000 persone vanno dotati di almeno 2÷2,5 libri per persona servita, quelli per 300000 di 1,5÷2 libri per persona servita quelli per un milione e più, di almeno un libro per persona servita (Norme della Federazione Internazionale dei bibliotecari). 5) In zone scarsamente abitate ogni «sistema» deve avere in dotazione dei «bibliobus» in numero adeguato ai percorsi da compiere per raggiungereperiodicamente i vari centri (uno ogni 500 km di percorso circolare). Nei lotti in tali casi va previsto lo spazio per la rimessa dei bibliobus. 6) In zone urbane a bassa densità ogni «sistema» dovrebbe essere costituito da una serie, di biblioteche pubbliche a distanza massima di 1500÷2000 metri l'una dall'altra In zone di alta densità la distanza tra le biblioteche di un sistema dovrebbe scendere a 1000 e anche m 800÷600. Infatti il raggio di influenza di ogni biblioteca pubblica in media, è di m 400÷500 in zone urbane ad elevata densità e di m t 800÷1000 in zone urbane a bassadensità.
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA F – LOTTI PER MERCATI COPERTI AL MINUTO – CHIESE – CINEMA ABITANTI SERVITI N°
10000
5000 10
MERCATI COPERTI MINUTO
10
Note:
20
20
30000 20
10
20
20
30
La superficie lorda coperta va
calco-
10 10
lata in base a: 0,08 m²/ab per
20
5000 ab. 0,06 m²/ab per 10000
30
10
ab, 0,05 m²/ab per 3000 ab. e oltre
50 10
P
Nella superficie del lotto minimo sono inclusi i parcheggi percompratori (in base a1 posto macchina circa ogni 20÷30 m² cop) banchine di scarico e zone libere su due lati del mercato La superficie del lotto varia da
P 1) 400 m² 2) 2500 m²
0,3 m²/ab per 5000 abit. a
P
abitanti maggiore.
0,16 m²/ab per 3000 ab. (non è opportuno che un solo mercato serva un numero di
24800 m²
1) 1500 m²
CHIESE PARROCCHIALI
15
Note:
20
10
15
30
15
La superficie coperta della chiesa è calcolata in base a 0,15 m²/ab il lotto della sola
10
15
60
chiesa (con distacchi di 15 m verso i
P
20
1) 600 m²
2) 1500 m²
40
e 10 m
10
verso la zona parcheggi e la zona per attività ricreative parrocchiali) risulta di 0,7 m²
10
ab per 5000 ab e 0,56 m²/ab per 10000 ab. Il lotto totale, comprese le attività ricreative è da 1÷1,2 m²/ab.
50
P
35
Nota: Poichè una parrocchia comprende di norma 1000 anime per 30000 persone sarebbe opportuno prevedere 3 chiese da 10000, o meglio, 1 per 10000 ed 1 per 20000
P
1) Superficie lorda coperta della sola chiesa 2) Superficie del lotto minimo
15
20
per la chiesa considerando i distacchi e l'area per parcheggi 3) Superficie zona per attività ricreative parrocchiali 4) Sup. totale del lotto
1) 700 m² 3) 2400 m²
2) 3600 m² 4) 6000 m²
3) 4200 m² 4) 9800 m²
1) 1500 m² 2) 5600 m²
CINEMA Note I posti del cinema sono calcolati in base al 3% della popolazione con un sup.
7,5 7,5
coperta di circa 0,08 m²/ab.
25
essere ≥ all'altezza dell'edificio I parcheggi sono calcolati in 10 spettatori circa.
7,5
7,5
7,5
I distacchi sui confini devono
base a 1 posto macchina ogni
7,5
40
60
35
Nota: non si prevede di norma per meno di 10000 abitanti.
5 5
1) Superficie coperta
22,5
2) Superficie del lotto minimo in base dei distacchi, inclusa
32,5
la superficie per parcheggi.
1) 2400 m²
P P
2) 5700 m²
1) 900 m² 2) 2600 m²
A.P.I.C.E. S.r.l.
480
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA G - LOTTI Dl QUARTIERE PER ATTREZZATURE PER IL TEMPO LIBERO I lotti di quartiere per impianti del tempo libero sono l'espressione moderna degli antichi « lotti per giardini pubblici » e non devono essere recintati né in tutto né in parte (eccettuati i tennis). Essi vanno illuminati come strade e piazze per consentire il giuoco serale. All'estero vengono proporzionati in base a 15÷20 ed anche 30 m³/abitante (Inghilterra) mentre in Italia possono essere proporzionati come indicato in questa tavola, tenuto conto del clima e delle abitudini della popolazione: circa 10²/ab. Gli impianti sportivi costruibili in questi lotti non vanno confusi con quelli da « spettacolo », né con quelli per allenamenti di società sportive ed a loro riservati. Possono invece essere riservati (solo alcune ore al giorno) a scuole, aziende, ecc. Per almeno 6 ore al giorno, ed ogni sera devono essere a disposizione di tutti come le strade e le piazze pubbliche. Ogni lotto di questo tipo va dimensionato per contenere: a) parchi di quartiere, in cui sono vietati i giuochi, con prati, alberi, cespugli, fontane, panchine, ecc.; il terreno deve risultare ondulato (anche artificialmente). Superficie minima 3 m²/abitante. b) attrezzatura per il tempo libero di giovani e adulti, con un prato pianeggiante per giiuochi liberi, campi sportivi (senza tribune e senza recinzioni eccettuati i tennis) palestra, laboratori, piscina, ecc. Superficie minima 5 m²/abitante (di cui 2 a prato). c) attrezzatura per il tempo libero dei ragazzi, con campi di costruzioni, teatrino all'aperto, una micropiscina, campo di calcio micron, spogliatoi, laboratori, ecc. Superficie minima 1,4 m²/abitante (di cui 0,5 a prato): d) attrezzature per il tempo libero dei bambini, con vasche d'acqua per sguazzare, vasche di sabbla, un padiglione per i giuochi al coperto, qualche attrezzo (scivoli, altalene) e prato. Superfcie minima 0,6 m²/abitante (di cui un terzo a prato). e) le biblioteche pubbliche fanno parte delle attrezzature per il tempo libero: per il proporzionamento dei relativi lotti vedi pag. 479, complessi-
vamente per a+b+c+d +e, si hanno come detto circa 10 m²/ab. Oltre a queste attrezzature di quartiere, in una città moderna va previsto altro spazio per il tempo libero, ed in particolare almeno altri 15 m²/ abitante per grandi parchi urbani, con galoppatoi, grandi piscine, campi da tiro, di golf, boschi, vastissimi prati, ecc. LOTTO PER 10000 PERSONE: VEDI FIGURA PER QUARTIERI DI 5000 PERSONE La superficie va proporzionalemnete raddoppiata (vedi schema in alto) così come vanno raddoppiati tutti gli impianti, le superici dei laboratori, ecc. Vi saranno due campi di calcio da m 45 x 90, due da 30 x 60, 6 tennis, 6 bocce, 8 campi per palla a volo le piscine avranno maggior numero di corsie, può però bastare una sola palestra ed una sola pista da 100 metri. LOTTI PER QUARTIERI Dl 20 O 30000 PERSONE Conviene realizzare due o tre lotti ciascuno per 10000 persone. Notabene: Nel disegno è indicata un'ubicazione consigliabile per altri lotti delle attrezzature di quartiere (centri commerciali, scuole, asili, ecc.). Con tale ubicazione gli alunni delle scuole di tutti i gradi possono giovarsi ogni mattina, dei vicini campi di giuoco del giardino pubblico. Pertanto, i lotti delle scuole possono essere proporzionati, restrittivamente, senza quelle parti che a pag. 477 e 478 sono indicate come zone per giuochi e disegnate con campo puntinato. Si ottiene così nel quartiere un risparmio di circa 4 m²/abitante. Sarebbe anzi preferibile adottare anche in Italia il criterio (usato in molte città d’Europa e spesso in Inghilterra) di proporzionare i lotti di quartiere per il tempo libero in eccesso, e cioè in base a 14÷15 m²/abitante anzichè 10, e all’interno di essi, sui margini disporre scuole di quartiere, e la biblioteca, senza limitarne i lotti e senza porre recinzioni. Gli edifici risulteranno circondati da giardino pubblico, realmente immersi nel verde.
m 250
corsa salti ecc.
campo di calcio
zona dei giuochi
prato giuochi liberi
per adulti
per giovani e adulti
laboratori
per giovani e adulti
5 m²/ab.
(45x90)
lotto della biblioteca pubblica
spogliatoi
pattinaggio bocce
pista delle biciclette
piscina
campo di calcio
lotto della scuola media
m 200 parco di quartiere
prato dei giuochi liberi per ragazzi (6÷14 anni) scivolo,altalene giostra dei ragazzi
per ragazzi
zona del parco 3 m²/ab.
teatrino
scivolo,altalene giostra dei ragazzi
sabbia, vasche d'acqua ecc.
pista delle biciclette
prato dei giuochi liberi dei bambini (2÷5anni)
spoglatoi
laboratori
(20x60)
campo delle costruzioni
lotti per negozi, cinema, mercato, ecc.
lotto della scuola elementare
lotto di scuola materna e asilo nido
Tipo di lotto minimo degli impianti per il tempo libero in un quartiere di 5000 persone. Totale circa 5 ha
A.P.I.C.E. S.r.l.
481
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA SUPERFICI COMPLESSIVAMENTE OCCUPATE DAI LOTTI DELLE ATTREZZATURE Dl QUARTIERE (ANALIZZATI NELLE SEI PAGINE PRECEDENTI) Disegno a destra Schema di quartiere con nucleo di attrezzature. Sr = Superficie destinata ai lotti residenziali e relative strade di lottizzazione. S5 = Superficie destinata all'insieme dei servizi diquartiere e alle strade principall del quartlere . Sq = Superfcie totale del quartiere = Sr+Ss. Nel disegno (scala 1:4000) della presente tavola èanalizzata la composizione di Ss in un quartiere di 1000abitanti. Disegno in basso 1) Su una maglia di metri 100 x 100, nell'ipotesi di dover progettare le attrezzature di un quartiere di 10000abitanti, sono stati riuniti su unico disegno tutti i lotti perattrezzatura di quartiere dimensionati nelle tavole precedenti, più lo spazio per alcuni altri servizi indispensabili. Comprese le strade principali di quartiere, risulta una superficie complessiva di 20 ha (20 m²/abitante). 2) Trattandosi di quartiere per 10000 abitanti, sono stati previsti: a) 3 lotti per negozi (dei quali, due per 10 negozi l'uno ed uno per 25÷30 negozi) essendo noto che occorre prevedere un negozio ogni 150÷200 abitanti; b) 1 per cinematografo per 10000 ab. (pag. 480); c) 1 per biblioteca pubblica per 10000 abitanti (pag. 479, escludendo la zona a verde del lotto (*);
100
strada di lottizzazione
lotto per CAMPI GIUOCHI LIBERI per giovani e adulti (2 m²/ab.)
lotto per CAMPI DI GIUOCO PISCINA E LABORATORI PER GIOVANI E ADULTI (3 m²/ab.)
lotto per 10 NEGOZI
500
lotto asilo nido lotto per SCUOLA MATERNA lotto per SCUOLA ELEMENTARE ARTIGIANI RIMESSA
lotto per
(3 m²/ab.)
lotto 10 NEGOZI lotto per CHIESA PARROCCHIALE
lotto perCAMPI E PRATI DI GIUOCO per BAMBINI E RAGAZZI (2 m²/ab.)
lotto per BIBLIOT.
25+30 NEGOZI
lotto per
AMBULATORIO ECC.
CINEMA
(0,9 m²/ab.)
SUOLA MEDIA (0,9 m²/ab.)
lotto per PARCO DI QUARTIERE
lotto per CHIESA PARROCCHIALE
INCIDENZA SUPERFICIALE SCUOLE PROFESSIONALI E SUPERIORI
PIÚ UFFICI
lotto asilo nido lotto per SCUOLA MATERNA
m 100
lotto per SCUOLA ELEMENTARE
Sr SS
Sr SS
d) 2 per scuole elementari per 5000 ab. I'una (500 allievi l'una) (pag. 477), escludendo la zona verde del lotto(*); e) 2 per scuole materne per 5000 ab. I'una (200 allievi l'una) (pag. 476, escludendo la zona a verde del lotto (*): f) 2 per asili nido; g) 2 per parrocchie per 5000 abitanti (pag. 480); h) 1 per lotto per scuola media per 10000 ab. (pag. 478, esclusa la zona a verde del lotto (*) i) 1 per lotto per mercato per 10000 ab. (pag 480): I) lotti per attrezzature del tempo libero consistenti in un parco di quartiere, campi per giovani, adulti, ragazzi e bambini, per un totale di 10m²/tab.: m) lotti per nerozi di artigiani, rimesse, ecc.; n) un'incidenza di 1m²/ab per superficie da destinare all'istruzione professionale e superiore; o) incidenza delle strade principali di quartiere (2,5 m²/ab.). 3) A parte lievi varianti, la superficie risultante di 20 m²/abitante, è una «costante» (ovvero un « minimo standard ») da tener presente nella progettazione di qualsiasi tipo di quartiere moderno in Italia essa non dipende dal tipo di edilizia residenziale formante il quartiere ma unicamente dal numero degli abitanti su esso previsti. Le variazioni ed oscillazioni attorno alla costante «20 » dipendono dalla composizione della popolazione: infatti se la popolazione è percentualmente più ricca, rispetto alla media italiana, di bambini e di giovani, sono necessarie superfici maggiori per scuole, asili, campi sportivi e di gioco (nei proporzionamenti di queste tavole si è tenuto conto della media suddetta). 4) Dovendo pertanto progettare un nuovo quartiere, noto il numero A di abitanti che dovrà contenere, è opportuno, fin dall'inizio della progettazione, individuare la superfcie Ss = A x 20 necessaria a tutti i servizi. Se Sq è la superficie totale di cui si dispone. Si otterrà poi la superficie S, da destinare ai lotti, per edifici residenzlali e relative strade di lottizzazione Sr = Sq — S Si otterrà inoltre la densità territoriale in S dall'espressione A/Sr (esprimendo S in ha). Inoltre con l'ausilio delle note e tabelle che seguono (pagg. 486 e 488) si potranno individuare i tipi di edifici che possono risolvere megilo il problema. 5) In considerazione di quanto già ricordato nella pag prec. (v Notabene) la maggior parte dei lotti riuniti nel presente disegno può essere risolta con un unico lotto dimensionato in base d 14÷15 m²/abitante, contenente sui bordi gli edifici delle scuole di tutti i gradi e quello della biblioteca pubblica, tali edifici non più circondati da recinzioni definenti i rispettivi lotti, risulteranno meglio immersi nel verde. Vedansi anche gli esempi della pagina sucessiva. (*) Nel disegno sono state abolite le «zone verdi per giuochi» dei lotti per le scuole, in considerazione dell’ubicazione ipotizzata e di quanto detto nel «Notabene » della pagina precedente.
lotto per mercato
m 400 Lotti per l'attrezzature di un quartiere di 1000 abitanti Superficie complessiva, comprese le strade principali 20... pari a 20 m²/ab
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482
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA ESEMPI Dl DIMENSIONAMENTO ED UBICAZIONE DELLE ATTREZZATURE Dl QUARTIERE INQUARTIERI DIVERSI In questa tavola sono messi a confronto due quartieri completi delle attrezzature analizzate nelle tavole precedenti. Nel quartlere di West Ham si segue il criterio della concentrazione degli spazi verdi, in forme compatte, e della loro ubicazione al centro delle zone edificabili; subito all'lntorno degli spazi verd si vedono le sagome bianche della chiesa, degh edifici scolastici, dei centri sociali. La soluzione è schematica, molto simile nel concetto a quanto didatticamente espresso dal disegno della tavola precedente. Nel complesso di Torino Falchera esiste invece una compenetrazione reciproca di tutti gli elementi del quartiere. Gli amplissimi spazi verdi e per giuochi tutti « comuni » si alternano alle abitazioni. Scuole e asili sono immersi nelle zone verdi. II gruppo di negozi, mercato, biblioteca, ecc. è al centro del quartiere. Un terzo tipo di quartiere realizzato in Italia nel 1955 (e derivato dagli schemi americani di Clarence Stein del 1925-1930) è quello di pag. 476. In esso le zone verdi assumono una forma molto allungata, di spina, con slarghi in cui sono collocati alcuni servizi. Le abitazioni sono disposte ai lati della spina verde e le strade per auto sono esterne a tutto il quartiere formando cintura. Questi tre esempi (molti altri se ne possono fare) indicano la ricchezza di possibilità offerte al progettista, pur restando fermi i concetti assunti, e pur rispettando i minimi prestabiliti nei rapporti tra superfci destinate ai servizl e numero degli ablitantl serviti. È importante ricordare che i valori forniti, nelle tavole precedentl sono valori minimi, il che consente, se lo schema o l'occasione lo richiede, di discostarsene a piacere: è solo importante non scendere al disotto di essi. Altra precauzione da prendere durante la progettazione è iI controllare costantemente che ogni funzione cui un certo settore è destinato, possa svolgersi senza intralciare altre funzioni cui sono destinati settori vicini. Ad esempio, in un qualche caso reale è necessario disperdere le zone per giuochi, in tante diverse aree in prossimità delle abitazionl anziché in prossimità delle scuole, si dovrà curare che le grida di chi gioca non disturbino coloro che stanno in casa, che i palloni non arrivino a colpire finestre troppo vicine, ecc:mentre la vicinanza delle scuole non crea nterferenze, poiché durante le ore di scuola non vi sonopraticamente ragazzi che possano giocare all'esterno e quando i ragazzi possono giocarvi, le scuole sono chiuse o è ora di ginnastica o dl ricreazsone. Altrettanto, va controllata l'ubicazione reciproca discuole, mercati, biblioteche, ecc.
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483
Unità di abitazione per 10000 persone a West Ham (Londra) realizzato tra il 1845 e il 1950 1, scuole materne, elementari e medie: 2, chiesa; 3, centro culturale; 4, negozi, mercatino, uffici; 5, asili nido.
1
5 5
1
3 4
2 1
5
autostrada TORINO-MILANO
Unità residenziale per 5000 abitanti a Falchera (Torini) realizzata tra il 1959 e il 1955 1, scuole materne ed elemtari; 2, chiesa; 3, centro culturale; 4, negozi, mercato, uffici; 5, asili nido
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA ZONE EDIFICABILI E LORO REGOLAMENTAZIONE - TIPI EDILIZI E CARATTERISTICHE DELLA FABBRICAZIONE A B C D E F G H I Qualica secondo la densità Intesivo Semintensivo Estensivo Denominazione del tipo edilizio blcco chiuso casa a torre casa in linea blocco aperto casa a schiera palazzina villino casa a schiera casa isolata S area minima ------------------1000 ---2000 U del lotto (mm²) P area massima ------------------250 ---250 E coperta (mm²) R F percentuale I massima di area C coperta rispetto I all'area del lotto 5/10 3/10 4/10 4/10 3/10 3/10 2/10 1/10 E mas. assoluta (m) 18÷22 40 22÷25 18 15 15 12 8 7 massima relativa A rispetto alla L larghezza stradale T o agli spazi liberi 1 0,5 1 1 1 0,75 0,66 0,5 0,3 E antistanti Z Z numero massimo A dei piani
L
H Rado
villa
edilizia
3000
5000
----
----
1/20
1/50÷ 1/100 ----
7
0,2
5÷6 10 6÷7 5 4 4(4) 3(5) 2 2 2 dalle strade (m) --10 ----3 --5 6 8 10 5 dai confini (m) --10 12 (1) 8-4 (2) 6 (3) 8 8 10 (6) 8 10 --massime --20 --50 --25 20 60 ------minime --------20 ----30 ------cortili ammesi e cortili ammesse ------------ammesse --------ammessi cortili interni ----chiostrine e chiostrine chiostrine chiostrine tipo patio V ammessi arA retramenti R purché per I arretramenti sviluppo ----ammessi arretramenti purché ----------------------------E non inferiore lunghezze non inferiori a m 20 al doppio della profondità Massima dentità m³/m² 15÷12 10 8÷7 5,5 5 4,5 3 2 1 0,2 0,01÷ fondiaria (indi0,02 ce) massimo di fabbricabilità rispetto all'area 150000÷ 80000÷ del lotto) m³/ha 120000 100000 70000 5500 50000 45000 30000 20000 10000 2000 100÷200 Costruzioni vietate nei cortili. Possono essere (1) (2) (3) (4) (5) (6) Annotazioni resi obbliga----distacchi distacchi dai distacchi solo ammesso un ammesso un distacchi solo ------------tori i portisolo dai confini interni m dai confini piano attico piano attico dai confini canti. Cortili confini interni 10÷15 interni e su parziale parziale interni e su ampi due distacchi dai strada max 60% max 40% strada volte altezza confini laterali m 7 area aperta area coperta Distacchi min. (vedi il N.B.) Lunghezze fonti
Gli indici di fabbricabilità delle zone di diversa intinsità edilizia calcolati sulle zone edificabili, escludendo cioè i servizi di quartiere si possono così ripartire: da 0÷1 edilizia; da 1÷4 edilizia estensiva; da 4÷ 7 edilizia semintensiva; da 7 ÷ 10 edilizia intensiva; oltre 10 superintensiva. N.B. Le misure riportate sono del tutto indicative - per i distacchi conviene fare riferimento, anche nei regolamenti edilizi all’angolo di isolazione ϕ (vedi pagina precedente).
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484
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA Una volta diviso il territorio da pianificare in «zone» (vedi pag. precedente) e dopo aver disegnato la maglia di veloci collegamenti tra le diverse zone, si procede con disegni eregolamenti alla pianificazione particolereggiata in ciascuna zona. Nelle zone destinate all’edificazione, disegni e regolamenti tenderanno ad assicurare tre l’altro un buonsoleggiamento agli edifici che vi sorgeranno e ad evitare le introspezioni. Si tenderà cioè ad un’utilizzazione economica del terreno ma senza pregiudizio per le condizioni igieniche e sociali dei futuri abitanti. Occorre a tale fine tener presente i seguenti elementi: 1) caratteristiche volumetriche e funzionali degli edifici che dovranno sorgere nella zonaconsiderate: 2) caratteristiche altimetriche e planimetriche dei terreni destinati all’edificazione; 3) latitudine alla quale si opera; 4) orientamenti preferibili in relazione ai sovrastanti punti 1,2,3; 5) distacchi minimi tollerabili per evitare l'introspezione ed assicurare la necessaria riservatezza all’interno di ogni edificio.
A – Orientamento dei corpi di fabbrica NO
NO
NE
E
O
SE
SO
NO
NE
E
O
NO
NE
E
O
SE
SO
NE
E
O
SE
SO
SE
SO S
S
S
S
N
N
N
N
1, orientamento Nord-Sud. Completa insolazione delle due fronti dell'edificio. Nessuna finestra a Nord-Sud. Al disotto del 45° parallelo carenza a di sole nei mesi di novembre, dicembre e gennaio: 2, orienta,mento secondo l'asse eliotermico. Migliore insolazione nelle ore antimeridiane d'inverno. I casi 1 e 2 sono convenienti per corpi di fabbricatripli (disimpegno centrale ed ambienti sui due fronti); 3, orientamento Nord-Est Sud-Ovest. Ottimo per gli ambienti a Sud-Est (insolazione antimeridiana e nelle prime ore pomeridiane), non alterano per gli ambienti a Nord.Est. Conveniente per corpi di fabbrica tripli con alloggi di 3-4 vani, con soggiorno e letti a Sud-Est, servizi e scale a NOrd-Ovest; 4, orientamento Est-Ovest. Inadatto per costruzioni a corpo triplo. Può convenire per costruzioni a corpo semplice o doppio (servizi e disimpegni a Nord) o alle case isolate. Richiede un maggior distacco dei fabbricati rspetto ai precedenti.
a
h max 21-VI
h media
h min 22-XII
h min 22-XII 33° 5'
b
44° 6' 61° 9'
EUROPA CENTRALE
h min Distacco tra gli edifici per ϕ ≤45°. In Italia b ≤. a ≤. a b 22-XII se i terreni sono pianeggianti. In considerazione di quanto illustarto in c conviene, nei regolamneti edilizi, fare riferimento ad un angolo ϕ 24° 6' opportunatamente scelto, piuttosto che il rapporto tra a eb. Va inoltre imposto un minimo assoluto per a (circa 20 m) onde evitare l'introspezione (v. pag. precedente).
MILANO
h max 21-VI
h media
67° 9'
21° 5'
15° 1'
ϕ
h max 21-VI
h media
h media
h min 22-XII
h max 21-VI
51° 6'
47° 6' 70° 9'
ROMA
74° 9' 28° 6'
PALERMO Altezza minima, media e massima del sole sull'orizzonte
B - Altezza del sole sull'orizzonte e distanza tra i corpi di fabbrica in alcune città europee su terreni pianeggianti 20°
21°
18°
WIRSBADEN
FRANCOFORTE SUL RENO
VARSAVIA PRAGA 16°
STOCCOLMA
15°
30%
C - Distacchi minimi tra edifici su terreni di diversa pendenza a parità di angolo ϕ Nei terreni con giuntura a Nord, una pendenza del 35% è già sufficiente per obbligare ad un raddoppiamneto delle distanze. Le giaciture a Sud a ≥ m20 hanno un'influenza molto minore sui distacchi. a ≥ m20
ϕ ≤45°
20% 10%
ϕ ≤45° 0% nord
sud
0%
10%
nord
sud
20% GIACITURA A SUD
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GIACITURA A NORD
30%
485
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA ZONE EDIFICABILI RESIDENZIALI – TIPI DI LOTTIZZAZIONE E RELATIVE DENSITÀ TERRITORIALI CASE A SCHIERA E IN LINEA – Dι = 0 ; f = F TABELLA 1 TABELLA 2 Densità terr. in Densità terr. in Altezza Distacchi caso di DF=h ma Distacchi caso di DF=1,5 h ma Piani h. DF=h non < di m15÷20 DF=h < non di m15÷24 DL=0 (f=F) DL=0 (f=F) I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min. min. 1 4 15÷20 130 105 90 ~80 20÷24 122 96 85 ~79 min min 2 7,25 18÷20 250 165 134 ~120 22÷24 220 152 125 ~110
TABELLA 3 Densità terr. in Distacchi caso di DF=2 h ma DF=h non < di m 24÷28 DL=0 (f=F) I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min. 24÷28 105 80 70 ~60 min 26÷28 190 135 114 ~108
3
10,50
min 20
350 205
155 ~130
min 24
315
192
150
~130
min 28
270
173
137 ~130
4
13,75
min 20
450 235
174 ~150
min 24
400
225
168
~141
min 28
350
205
155 ~135
5
17,00
min 20
550 260
188 ~155 min 25,50 465
240
162
~150
min 34,00 380
216
164 ~140
6
20,25
20,25
650 280
195 ~160
30,35
490
245
180
~152
40,50
395
220
165 ~140
7
23,50
23,50
675 285
200 ~165
35,25
500
250
182
~154
47,00
400
224
166 ~140
8
26,75
26,75
700 290
202 ~170
40,00
510
315
183
~155
53,50
405
225
167 ~141
10
32,25
32,25
720 300
206 ~170
50,00
540
260
186
~155
66,50
416
226
168 ~143
15
49,50
49,50
780 302
208 ~175
74,00
550
261
187
~156
100,00
424
228
169 ~145
20
67,75
67,75
830 304
210 ~180
98,60
560
265
188
~157
131,50
430
229
170 ~146
25
82,00
82,00
840 306
212 ~180
129,00
570
266
189
~158
164,00
435
230
171 ~147
30
98,75
98,75
850 308
214 ~180
148,15
580
270
190
~160
197,50
440
231
172 ~148
12 tabelle relative a lottizzazioni semplici: Relazioni tra densità territoriali in comparti di vario tipo e tipi edilizi usati nellelottizzazioni delle zone edificabili residenziali di ogni comparto (segue a pag. 448). Ogni lottizzazione e caratterizzata dal numero di piani degli edifici, dai distacchi frontali DF tra due fili di edifici che si fronteggiano e dai distacchi laterali DL tra un edificio e l’altro. I distacchi laterali sono eguali a zero nei casi di edifici a schiera o in linea. I distacchi frontali sono in funzionedell’altezza ma non minori di 20, 24, 28 metri per evitare l’intropezione. Inoltre: F = fronte di un lotto, ed F=fronte di unedificio (si suppongono edifici profondi 11metri).
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486a
Esempio della tabella 1
DF
Casa a schiera a 1 e 2 piani e case in linea da 4 a 5 piani con D f
Df
distacchi minimi DF = h
Scala 1:4000
DF
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TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA 1 3 F F:f = 3 4 TABELLA 1 TABELLA 2 Densità terr. in Densità terr. in Altezza Distacchi caso di DF come in Distacchi caso di DF come in Piani h. DF=h tabella 1 DF=h tabella 2 DL=1/3f (f=3/4F) DL=1/3f (f=3/4F) I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha CASE ISOLATE, DISTACCHI LATERALI D ι =
1
4
min 20
130
2
7,25
min 20
3
10,50
4
81
72
TABELLA 3 Densità terr. in Distacchi caso di DF come in DF=h tabella3 DL=1/3f (f=3/4F) I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha
~68
min 24
90
76
68
~64
min 28
79
70
62
~58
190 135
114 ~108
min 24
155
122
100
~90
min 28
142
110
94
~85
min 20
270 173
137 ~120
min 24
235
160
130
~116
min 28
200
138
116 ~110
13,75
min 20
340 200
155 ~138
min 24
300
188
146
~128
min 28
260
170
135 ~119
5
17,00
min 20
410 227
168 ~150
25,5
350
205
155
~135
34
285
178
142 ~125
6
20,25
20,25
490 250
180 ~160
30,35
370
210
160
~140
40,50
295
187
144 ~127
7
23,50
23,50
500 253
182 ~165
35,25
375
214
163
~139
47,00
300
188
146 ~128
8
26,75
26,75
520 255
184 ~168
40,00
380
216
164
~140
53,50
305
189
147 ~128
10
32,25
32,25
540 257
186 ~170
50,00
405
225
167
~141
66,50
310
191
148 ~128
15
49,50
49,50
580 265
192 ~175
74,00
410
227
168
~143
100,00
318
192
149 ~128
20
67,75
67,75
620 270
194 ~178
98,60
420
228
169
~145
131,50
322
193
179 ~129
25
82,00
82,00
630 278
196 ~179
129,00
425
229
170
~146
164,50
328
194
150 ~129
30
98,75
98,75
640 280
198 ~180
148,15
430
230
172
~147
197,50
330
195
150 ~130
Ogni tabella offre le densità ottenibili in comparti del I, II, III e IV tipo come definiti a pag. 475, quando si faccia ricorso agli stessi minimi standards ivi indicati (per lottizzazioni complesse v.
D
D F
Esempio della Tabella 2 Case in linea da 8 piani; distacchi D F = 1,5 h Scala 1:4000
DF
A.P.I.C.E. S.r.l.
F
486b
DF
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TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
Un esempio di lottizzazione sempilice paragonato a tre esempi corrispondenti di lottizzazioni complesse, ottenute usando gli stessi tipi edilizia e mantenendo la stessa densità territoriale. Scopo della presente pagina è dimostrare l'opportunità del ricorso al sistema dei comparti: è già sufficiente formare sistematicamente comparti del I° tipo, come definiti a pag. 475 per consentire a parità di densità territoriale, notevoli libertà compositive.
Le 12 tabelle di pag. 486 e 488, sono formate su lottizzazioni semplici e perciò vanno lette tenendo presente che, ad ogni lottizzazione semplice, possono corrispondere infinite forme dilottizzazioni complesse.
A.P.I.C.E. S.r.l.
487
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA CASE ISOLATE CON DISTACCHI LATERALI D ι =
2 1 f:f = 3 2
TABELLA 1 TABELLA 2 Densità terr. in Densità terr. in Altezza Distacchi caso di DF come in Distacchi caso di DF come in Piani h. DF=h tabella 1 DF=h tabella 2 DL=1/2f DL=1/2f I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/haab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha 1
4
min 20
85
2
7,25
min 20
3
10,50
4
73
57
TABELLA 3 Densità terr. in Distacchi caso di DF come in DF=h tabella3 DL=1/2f I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha
~54
min 24
80
69
63
~58
min 28
70
60
57
~55
170 127
106 ~96
min 24
145
112
98
~89
min 28
128
105
90
~82
min 20
235 160
130 ~11
min 24
210
150
18
~110
min 28
180
130
110
~94
13,75
min 20
300 188
146 ~128
min 24
265
171
36
~120
min 28
230
158
128 ~115
5
17,00
min 20
370 210
160 ~140
25,50
310
177
143
~123
34,00
250
165
134 ~117
6
20,25
20,25
430 230
172 ~148
30,35
325
186
148
~126
40,50
260
170
135 ~118
7
23,50
23,50
450 238
174 ~150
35,25
330
195
154
~130
47,00
265
171
136 ~120
8
26,75
26,75
470 240
178 ~151
40,00
335
197
155
~134
53,50
270
172
137 ~122
10
32,25
32,25
480 250
179 ~152
50,00
360
207
157
~138
66,50
275
173
139 ~123
15
49,50
49,50
520 256
185 ~155
74,00
370
210
160
~139
100,00
280
174
140 ~124
20
67,75
67,75
550 262
188 ~157
98,60
375
214
163
~140
131,50
285
178
141 ~125
25
82,00
82,00
560 264
190 ~159
129,00
380
216
164
~141
164,50
290
182
143 ~125
30
98,75
98,75
570 267
191 ~160
148,15
385
217
165
~142
197,50
295
187
145 ~125
F
A.P.I.C.E. S.r.l.
488a
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA 1 CASE ISOLATE CON DISTACCHI LATERALID ι = f:f = 2
F
TABELLA 1 TABELLA 2 Densità terr. in Densità terr. in Altezza Distacchi caso di DF come in Distacchi caso di DF come in Piani h. DF=h tabella 1 DF=h tabella 2 DL=f DL=f I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/haab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha 1
4
min 20
65
2
7,25
min 20
3
10,50
4
~50
min 24
61
55
50
~58
min 28
52
45
43
40
125 104
88 ~100
min 24
110
100
80
~70
min 28
95
81
72
~65
min 20
175 128
107 ~100
min 24
158
122
100
~90
min 28
135
107
92
~85
13,75
min 20
225 150
125 ~110
min 24
200
138
116
~110
min 28
175
128
107
~95
5
17,00
min 20
275 175
138 ~120
25,50
232
160
130
~115
34,00
190
135
114 ~105
6
20,25
20,25
325 182
144 ~125
30,35
245
162
132
~115
40,50
195
136
115 ~110
7
23,50
23,50
335 198
150 ~130
35,25
250
165
134
~116
47,00
200
138
116 ~110
8
26,75
26,75
350 205
155 ~135
40,00
255
168
135
~116
53,50
202
139
117 ~110
10
32,25
32,25
360 209
159 ~140
50,00
270
173
137
~120
66,50
207
145
118 ~110
15
49,50
49,50
390 220
166 ~140
74,00
275
175
138
~120
100,00
212
146
119 ~110
20
67,75
67,75
415 227
168 ~145
98,60
280
177
139
~125
131,50
214
147
120 ~110
25
82,00
82,00
420 288 168,5 ~145
129,00
285
178
141
~125
164,50
215
148
121 ~110
30
98,75
98,75
425 229
148,15
290
180
142
~125
197,50
220
150
122 ~110
A.P.I.C.E. S.r.l.
58
54
TABELLA 3 Densità terr. in Distacchi caso di DF come in DF=h tabella3 DL=f I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha
169 ~145
488b
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÀ ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITÀ Per assicurare i collegamenti, si attua un ordinamento viario mediante reti capaci di permettere la circolazione dei veicoli da un punto ad un altro Elementi delle reti viarie tronchi (per consentire gli spostamenti) nodi (per consentire gli scambi da un tronco ad un altro). Caratteristiche delle reti a) reti primarie: assicurano una notevole capacità di traffico, con tronchi che permettono un transito veloce e con nodi chepermettono un rapido scambio (generalmente adiverso livello): corrispondono a tipi di strade di rapido transito o di autostrade: b) reti secondorie: assicurano una grande capacità di traffico, ma con velocità ridotta: sezioni stradali ampie e nodi ad incrocio di tipo normale: c) reti capillari (o di distribuzione) assicurano la distribuzione del traffico in tutti i punti dove si intende giungere con i veicoli: la capacità di traffico dei tronchi sarà limitata, dovendo solo soddisfare al transito locale a bassa velocità. Da integrare con parcheggi per la sosta dei veicoli; d) reti pedonali: assicurano la circolazione del pedone, dal punto di partenza (origine) al punto di parcheggio del veicolo, ovvero da quest'ultimo al punto di arrivo (destinazione). Possono essere cormpletamente indipendenti, ovvero affiancate (marciapiedi) alle reti veicolari, secondarie o capillari . Tempo di percorrenza (o distanza virtuale). Tempo complessivo occorrente ad un individuo per portarsi da un punto ad unaltro della città, comprendente i percorsi da compiere a piedi e sui vari mezzi ditrasporto (individuali o col!ettivi) usufruibili. Linee isocrone.isocrone.-Sono le curve che coincidono con i punti raggiungibili nel medesimo tempo di percorrenza rispetto ad un punto dato (centro). La loro rappresentazionepermette di raffgurare in una visione sintetica la facilità della percorrenza nell'area urbana,in condizioni medie. (Velocità pedonali: 4 km/ h; animali: 8 km/h, velocipedi: 12 km/h: tram autobus-filobus: 15÷25 km/h; auto: 30÷ 40 km/h: metropolitana: 30÷5O km/ h). Generalmente si tracciano perequidistanze temporali di cinque o di dieci minuti. Flussi e densità di traffico.traffico.- ll flusso di traffico relativo ad una data zona è costituito dal numero totale (volume) di veicoli, inentrata ed in uscita dalla zona in un dato
A.P.I.C.E. S.r.l.
rete primaria rete secondaria rete terziaria nodi con scambi attrezzati a diverso livello e con pari importanza dei tronchi con diversa importanza dei tronchi " " " " per pari " " " " " " "
Dati di dimensionamento Veicoli* Pedoni...... Veicoli a trazione animale........... Velocipiedi, motorini e motocicli......... Autoveicoli passeggeri individuali........... collettivi............... Autoveicolo merci: furgoncini............... autocarri.............. automezzi speciali (semitrailer od a rimorchio)
I= larghezza L= lunghezza R= raggio massimo (iscrizione in curva) I = m 0,60 ÷0,65 L= m 6,00 (a un mese) m 10,00 (a due mesi) m 12,00 (a tre assi) I= m 1,50÷1,90 Ingombri
L= m 1,80 ÷ 2,00; I= m 0,70 ÷0,90
Velocità 3 ÷ 4 Km/h 10 ÷ 15 Km/h 15 ÷20 Km/h 30 ÷ 50 Km/h
L=m 3,00÷5,50; I=m 1,20÷1,50R = m10÷15 L=m 9,00÷12,00; I= m 1,60÷2,40R= m 25 max 50 Km/h L=m 2,00÷3,50; I= m 0,90÷1,20 R= m 5÷10 L=m 4,80÷12,00; I= m 1,70÷2,40R = m 20 L= m 12,00÷24,00; I = m 1,70÷2,40R= m 30
Sono considerati solo i veicoli della circolazione ordinaria. Per gli altri veicoli, generalmente in sede propria, v. il capitolo «mezzi di trasporto»
zona è rappresentata dal rapporto tra il flusso e l'area della zona (generalmente espressa in ettari). Corsie: per pedoni. ............................ m 0,75 per veicoli a trazione animale » 2.25 per velocipedi . » 0.90 per motorini e motociclette » 1 ,25 per autoveicoli individudli e furgoncini» 2,75 per autocarri .... ... » 3,00
489a
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÀ ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILITÀ Le larghezze delle corsie sopraindicate sono valide per la circolazione urbana. Per circolazione extraurbana occorre considerare, per la generalità dei veicoli, corsie di m 3,00 per strade normali, di m 3,50÷3,75 per strade veloci o autostrade. Piste di accelerazone e decelerazione. – Sono le sedi, ad una o più corsie, nelle quali si debbono portare i veicolo per aumentare o diminuire le lorovelocità, in modo da inserirsi o disinserirsi dalle corsie dinormale transiro, senza provvocare discontinuità nel flusso di traffico. Le rispettive lunghezze sono funzione dellavelocità massime per le quali sono progettate le strade cui si connettono . Per le zone urbane sono sufficienti, di norma, lunghezze di 30÷50 m; per le strade esterne o per le autostrade occorrono lunghezze dai m 150 in su. Curve. – Sono generalmente di raggio circolare, con raccordi parabolici in prossimità dei punti di tangenza; ovveero di raggio variabile (si preferiscono archi dilemniscata o di clotoide) con raggio infinito ai punti ditan-
A.P.I.C.E. S.r.l.
489b
genza e raggio minimo in corrispondenza del verticale. I raggi si scelgono in funzione delle velocità massimeammesse; per strade urbane di interesse primario non sidovrebbero scendere al di sotto di m 150; per quelle diinteresse secondario non si dovrebbero scendere al disotto di m 50. Pendenze– Pendenze Pendenze massime per autosrtade: 3÷3,50 %; per strade urbane di impostanza primaria: 4,50÷5%; per strade urbane di secondaria importanza: 7÷7,50%; per altre strade: 10÷12% (limite trazioneanimale con carico utile); per rampe forzate (tratti brevi): 15÷18%. Nei cambiamenti di livelletta è necessario tener conto dell’inserzione di curve di raccordo di ampioraggio. Per strade con livellette variabili, tutte nello stesso senso, è preferibile adottare profili convessi checonsentono migliore visibilità e migliore effetto estetico.
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÁ a) strade primarie (o veloci)
3.75
2.50
3.75
3.50
3.00
3.00
2.25
23.50
27.50
Sezione tipica autostradale
3.50
5.50
A3 corsie per ciascun senso, con spartitraffico. Per questo tipo lo spartitraffico non va mai ridotto a meno di m 3.
3.50
3.50
3.00
3.50
3.50
24.00
14.00
A 2 corsie per ciascun senso, con strade laterali di servizio
A 2 corsie per ciascun senso
b) strade secondarie 1) strade suburbane
≥
3.50
3.50
3.50
3.50
14.00
Strada a carreggiata unica
3.00
3.50
3.50
1.50
Strada carreggiata divise
3.50
3.50 17.50
3.50
≥
15.50
3.50
3.50
3.50
1.00
3.00
10.00
Traffico veloce sulla carreggiata principale e traffico locale sulla carreggiata accessoria
3.00
3.50
3.50
1.20
1.20 6.00
14 m 4 corsie
1.20
3.50
3.50
3.00
43.40
Tranvia e traffico veloce in sede propria e traffico locali ai lati 2) strade urbane
≥
2.50
2.70
2.70
17.00
A.P.I.C.E. S.r.l.
3.50
3.50
3.50
3.50
≥
4.50
30.00
490
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÀ
3,50
≥ 3,50
3,00
3,00 5,60
13,00
Con tranvia a raso della pavimentazione
4,00 ÷ 4,50
3,50
3,50
3,00 ~ 4,00
6,00
1,40
A 4 corsie con tranvia in sede propria e careggiate divise
1,40
3,50
6,80 15,30
15,30
A 6 corsie con tranvia in sede propria e careggiate divise c) strade di distribuzione in quartieri residenziali
3,50
1,50
2,00
3,00
1,00
0,50
1,00
Per borgate agricole e semirurali (edilizia aperta ed estensiva)
5,00
2,00
Per solo traffico locale (edilizia aperta ed estensiva)
2,00 ≥ 5,00
1,50 1,50
3,00
6,00
3,00
3,00
3,00 9,00
1,50 1,50
5,00
3,50 6,50
3,00
3,00
3,00
3,00 6,00
3,00
491
1,50
Strada urbana a senso unico con tranvia
Per traffico laterale di maggiore importanza ed alberatura unilaterale
A.P.I.C.E. S.r.l.
2,75
5,50
Per piccolo traffico di collegamento locale (edilizia aperta ed estensiva)
Per traffico di tipo normale con alberatura e pista per biciclette
1,50 ≥ 6,50
2,75
1,50
0,50
Strada urbana a senso unico
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÀ 2) incroci canalizzati Le intersezioni a livello posso convenzionalmente dividersi in:
B) incroci e smistamenti a raso 1) incroci a rotatoria
1) intersezioni a 3 bracci isole direzionali <75°
lunghezza della zona di scambio .
da 75° a 45°
manovre d'intreccio <75°
isola di rotazione .
asse della corona giratoria
a) intersezione a Y: l’angolo tra gli assi strada è < 75°; b) intersezione a T: l’angolo tra gli assi strada è compreso tra 75° e 105°; c) obliqua.
2) intersezioni a 4 bracci
larghezza della corona giratoria
da 75° a <75°
. curva d'uscita
<75°
curva d'ingresso da 75° a 150° Esempi tipico di una rotatoria e nomenclatura
a) normale retta: l’angolo fra gli assi strada è compreso tra 75° e 105°; b) obliqua (a X); c) sfalsata retta: l’angolo tra gli assi strada è compresa fra 75° e 105°.
3) intersezioni complesse ed a più bracci
Esempi schematici di intersezionni canalizzate
Una corsia di svolta a destra è impiegata quando occorre proteggere un forte movimento di svolta. Questa protezione si giustifica anche, per movimenti meno intensi, quando l’angolo di svolta è molto acuto.
In questo caso tutti i movimenti di svolta sono protetti. La sistemazione si presta per volumi elevati con forti volumi di svolta. In questo caso, in cui vengono protette ambedue le svolte a destra, occorre che il canale per la svolta a destra sulla strada principale sia stretto il più possibile, per scoraggiare svolte a sinistra proibite.
Intersezione a T canalizzata mediante una sola isola divisionale. Lo spazio per l’isola è ricavato con l’allargamento allo sbocco e con l’impiego di elevati raggi di curvatura per le svolte a destra. La testa dell’isola è arretrata rispetto al bordo della strada principale per facilitare le svolte a sinistra. Questa sistemazione si presta per strade a 2 corsie, con volumi molto variabili, eventualmente con allargamento della carreggiata principale.
A.P.I.C.E. S.r.l.
493
Questa intersezione si presta a smaltire volumi elevati. La strada principale, a 2 corsie, è portata a 4 corsie, separata mediante isole divisionali, in modo da disporre di una corsia per il traffico diretto e di una corsia per quello di svolta.
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÀ
Sistemazione canalizzata dello sbocco di una strada a 2 corsie su una strada a 4 corsie separate di striscia mediana di larghezza superiore ai m 4. Nel caso che la striscia mediana sia molto larga, si può introdurre anche un'isola centrale (indicata punteggiata) per ottenere una più efficace separazione del traffico diretto da quello di svolta.
In questa sistemazione sono previste corsie di svolta a destra su tutti e quattro i rami, da impiegare quando si abbiano forti movimenti di svolta a destra, assieme ad un certo traffico pedonale. È una sistemazione particolare che si attua quando le manovre complementari di svolta a sinistra non sono molto intense.
Sistemazione canalizzata a « bulbo » adatta nel caso in cui la strada diretta sia a carreggiate separate o consenta un opportuno allargamento. Indicata nel caso di velocità elevate ed ove le svolte a sinistra non siano ambedue molto intense (altrimenti si avrebbero difficoltà di scambio). Lo « STOP » sulla strada che si immette è richiesto dal traffico prevalente sulla strada diretta.
Sistemazione canalizzata a « bulbo » in cui sono realizzato corsie separato per le svolte a destra, onde favorire volumi maggiori.
Semplice canalizzazione di un'intersezione a 4 bracci, mediante isole divisionali. Questa disposizione contente lo smaltimento di volumi variabili entro ampi limiti, essendo la sua capacità, in pratica, funzione delle larghezze previste.
A.P.I.C.E. S.r.l.
494
Nel caso di forte traffico su una direttrice può essere adottato questo schema, che impone alle svolte a sinistra una rotazione attorno all'isola centrale, la quale è frazionata per non disturbare il traffico diretto. Questa soluzione si presta allorché un'isola circolare già esistente si dimostra inefficiente per mantenere una disciplina rotatoria, per motivi di dimensionamento, oppure al fine di evitare l'uso di impianti semaforici a più fasi, richiesti dall'intensità di certe svolte a sinistra.
Sistemazione di interiezione a « X » fra strade di diversa importanza. Le isole triangolari sono opportunamente munito di invito in entrata e la profilatura delle testa terminali della ferisce mediane contente una corretta effettuazione delle svolte. Il traffico sulla strada di minore importanza è controllato mediante « STOP ».
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA VIABILITÁ Isole di canalizzazione. L'isola di canalizzazione è una porzione dell'area di intersezione sulla quale, con vari sistemi, si impedisce il transito ai veicoli. Esse possono essere convenzionalmente divise in tre categorie. in relazione alle funzioni che debbono assolvere: c) isole direzionali (o di canalizzazione vera e propria): studiate per controllare e dirigere le manovre dei veicoli, soprattutto di quelli in svolta: possono assumere forme e dimensioni diverse a seconda della situazione dell'intersezione (isole: a, c, g). b) isole divisionali: vengono usate per separare correnti di traffico equiverse o in senso opposto allo sbocco sulle intersezioni fra strade e carreggiate non separate. Sono particolarmente utili nel controllo delle svolte a sinistra soprattutto nelle intersezioni oblique (isole: b, d, e, f, h). c) isole di rifugio: sono usate principalmente nelle zone urbane in corrispondenza di carreggiate molto larghe per facilitare l'attraversamento dei pedoni o per consentire il carico e lo scarico dei passeggeri dai mezzi pubblici. Le isole a, c, d, e. f, possono assolvere anche funzione di rifugio, oltre la funzione principale. Le isole possono essere delimitate da cordoli (sormontabili o insormontabili) salienti dalla pavimentazione oppure realizzate a raso mediante pavimentazioni particolarmente scabre o semplicemente tracciate mediante verniciatura. In linea di massima nelle zone extraurbane conviene ricorrere a cordoli sormontabili. I cordoli sormontabili (a barriera) debbono essere impiegati perle isole di rifugio pedonale e in generale in tutti i casi in cui si voglia proteggere l'interno dell'isola.
A
isola divisionale sporgente con cordoli
C
B
d
a
c
b
e
f
g
zona di sosta 25 200
h
225 50
50 250
325 175
zona di approccio raccordata all'isola colore e scabrezza della superficie in contrasto con quelli della pavimentazione
Tipi di cordoli insormontabili (a barriera). Misure in mm cordolo sormontabile eccetto il caso di isole di rifugio
A
zona centrale di allargamento non sporgente
C
B
pavimentazione
PIANTA - Isola tipica di canalizzazione. Pianta e (a destra) sezioni 200 75
250 100
100
mezzeria superficie dell'isola carreggiata in genere a prato
100
200
superficie dell'isola in genere a prato
100 50 zona di approccio raccordata all'isola; colore e scabrezza della superficie in contrasto con quelli della pavimentazione
450 300
450 150 50
100
250 125 150
150 125
SEZIONE A-A pavimentazione
SEZIONE B-B punto più elevato
SEZIONE C-C Regolazione del traffico 1) regolazione a mano 2) con segnaletica fissa - Orizzontale, Verticale 3) semaforica
Tipi di cordoli sormontabili (misure in mm)
A.P.I.C.E. S.r.l.
496
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI Pendenze massime delle strade Tipo della strada Strade di grande traffico in pianura Strade di grande traffico in montagna Strade di medio traffico in pianura Strade di medio traffico in montagna Strade secondarie in pianura Strade secondarie in montagna Strade esclusivamente pedonali Rampe e scalinate Cordonate
Pendenza 2%
Note Ammissibile qualche livellatta col 5% e brevi livellette col 6% Ammissibile qualche livelletta sino al 7% e brevi livellette con l'8%
4% 3÷4% 6÷7% 5÷6%
Ammissibili livellette con il 9÷10%
7÷8% 20% 50% 12%
Valori minimi convenienti assegnati ai raggi di curvatura in ragione dei tipi di strade In pianura In montagna m m 300 150 40
Tipo Autostrade................... Strade importanti........ Strade di media importanza.................. Strade secondarie........
100
50 25
Nelle curve, specie in quelle a raggio minimo, si provvede alla sopraelevazione del ciglio esterno inclinando il profilo trasversale della strada con pendenza del 6÷10 , verso l'interno; si tende tuttavia ad adottare più diffusamente curvature a raggio variabile.
Velocità max in km/h Raggio minimo in m
30 10
40 15
50 30
100 120 180 100 150 500
METROPOLITANE Vetture capaci di 100÷150 passeggeri: larghezza m 2,40÷3,20; lunghezza m 15÷20; altezza-m 3÷3,60. Un convoglio si compone normalmente di 4÷7 vetture (New York 12). Velocità commerciale, tenendo conto delle fermate, 30÷35 km/h. Banchine lunghe m 100÷120, larghe m 2,50÷4,50. Scartamento dei binari: distanza netta tra i bordi interni dei funghi delle rotaie m 1,435 (scartamento normale). Raggi di curvatura: di norma non scendono al disotto di m 75. Pendenza massima. 30÷35%. Fermate: distanti fra loro m 500÷800 nelle zone centrali e m 1000÷1500 nelle zone suburbane. Zona di influenza: in zone centrali m 400 per parte in zone periferiche m 800 per parte. La sagoma di spazio libero occorrente in una linea si determina in base alle dimensioni della vettura, coi franco minimo di cm 80 lateralmente e cm 50 al disopra. Le stazioni delle metropolitane debbono essere servite da ingressi che permettano il facile e spedito accesso a mezzo di ampie scale fisse o mobili; debbono essere poste in un tratto rettilineo della linea con livelletta orizzontale o < 10% Banchine delle stazioni: possono essere laterali o centrali; la loro larghezza varia normalmente da m 2,50 ÷4,50; la lunghezza è m 100 circa. Le metropolitane corrono in sede propria: sopraelevate (oggi in disuso), in trincea (specialmente nelle zone periferiche), sotterranee.
2.32
Sagoma limite autoveicoli: in altezza m 4,00
8.00
Le metropolitane moderne si sviluppano in prevalenza con percorsi sotterranei nel centro delle città e si estendono alla periferia in trincea o eccezionalmente a livello. l percorsi sotterranei possono essere a bassa profondità (generalmente sotto le strade) o più profondi (svincolati dalla rete stradale e dalle fondazioni degli edifici). La metropolitana di Londra raggiunge la quota di m 40 sotto il livello stradale, quella di Mosca m 35, quella di Berlino si sviluppa invece a bassa profondità.
2.70 2.95 3.10
3.65
Sezioni di metropolitana di Londra
2.32
in larghezza m 2,50 3.35
4.30 4.30 5.50 2.2175 3.565 2.2175
a volta
a traveta
1.10 8.64
normale 4.00
2.80
2.80
3.60
3.60
6.90
Altezza dei sottovia. A, a volta; B, a travata.
1.10
12.60
1.10 0.50
16.12
filo linea trefolo di guardia
Sezioni della metropolitana di Roma
4.50
altezza libera per
4.50
1.10
6.11
B
A
6.24
veicoli stradali
3.90
4.00 4.20 Altezza delle linee aeree nei passaggi a livello o comunque attraversanti una strada. Vale per tutte le linee e riguarda ostacoli di qualunque natura (fili della trazione elettrica, di linee telefoniche, ecc.)
1.20 7.10 0.70
7.58
4.10
2.00 Sezioni della metropolitana di Milano
A.P.I.C.E. S.r.l.
497
5.30
14.40
4.10
5.20
2.00 1.20
Sezioni dela metropolitana di Parigi
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI Velocità dei raggi di curvatura
AUTOFILOTRANVIARI AUTOSUS Vetture normali (40÷50 posti): larghezza m 2,50; lunghezza m 12. Vetture articolate capaci di 80÷100 posti. Velocità commerciale: con fermate ogni 200 m, 16÷17 km/h: con fermate ogni 400 m. 25 km/h. TRAM ELETTRRICI URBANI Vetture motrici normali a due carrelli (capacità circa 100 passeggeri): lunghezza circa m 14, larghezza m 2,35. Vetture articolate a 3 carrelli (capacità 150 ÷200 passeggeri): lunghezza 18÷24 m, larghezza m 2,35. Velocità commerciale, tenendo conto delle fermate, 10÷20 km/h. Scartamento dei binari: distanza netta tra i bordi interni dei funghi delle rotaie m 1,435 (normale), m 1,00 (ridotto). Interesse tra due binari: dipende dalla larghezza delle vetture e dai margine trasversale di due vetture affiancate (di solito m 0,40÷0,50). Perciò varia generalmente tra m 2,40 e m 3,00. Ingombro di una doppia linea, con spazio laterale per i passeggeri, m 6,50÷7,00. Raggi di curvatura: di norma non scendono al disotto di m 25; tollerati sino a m 15÷13 in circostanze di vincolo assoluto e per tronchi di scarsa importanza. Pendenza di una linea tranviaria non superiore al 5÷6%.
Gallerie: altezza in chiave m 6, larghezza (v. sagoma). Note Stazioni: possono essere di testa (non 45 m 180 I raggi di curvatura di norma non scendono solamente per essere terminali, ma spesso per l'importanza della città), o 90 m 500 al disottto di m 500 per ferrovie principali, miste. 120 m 1500 di m 200 per ferrovie secondarie. Debbono: a) essere situate in piano o Fermate: distanti fra loro m 200÷300 in zone centrali, m su livellette con pendenza massima del 400÷600 in zone periferiche. 2,5÷3%; Zona di influenza di una rete tranviaria larga m 600÷700 (m b) essere possibilmente rettilinee: 300÷350 per parte). c) non avere comunque livellette uscenti in salita su entrambi i lati, possibilmente FERROVIARI averle in discesa; Scartamento dei binari: normale m 1,435 tra i bordi interni d) essere ubicate favorevolmente ridei funghi delle rotaie, nei rettifili. In curva aumenta fino spetto ai centri urbani anche in rapad un massimo di m 1,465. porto ai collegamenti coi vari quartieri. Le linee ferroviarie non debbono costituire barriera allo Lunghezza utile dei binari di entrata e sviluppo della città e delle sue comunicazioni. Quando i di uscita: m 600÷650. tracciati non si sviluppano sufficientemente lontani dalla Lunghezza marciapiedi servizio viaggiazona urbana debbono svilupparsi su un piano diverso da tori: ferrovie principali m 180÷500 : quello della rete stradale. in trincea o in rilevato: è preferiferrovie secondarie m 100÷150. bile il rilevato che permette comunque le comunicazioni a Superficie: la superficie del fabbricato mezzo di sottopassaggi. viaggiatori può essere stabilita con sufNelle grandi città le stazioni per viaggiatori sono separate ficiente approssimazione in funzione del da quelle merci e spesso, per non raggruppare molte linee traffico: rapporto di m² 5 circa per ogni in una sola grande stazione. Anche le stazioni viaggiatori 100 viaggiatori annui. sono più di una, raccordate tra loro (una stazione viaggiatori non deve superare i 22÷24 binari). Cavalcavia a semplice binario in piano 0.70mm per ferrovie di piccolo traffico 30%0 Pendenze massime per ferrovie di grande traffico 7.00 15%0 5.50 Veloc. max km/h
Raggio min. di curvatura
Sezioni rilevato a semplice binario e a due binari 3.30 1.435 Sagoma internazionale per carri merci h H 0.45 200 2.00 3.50 800 4.70 5.50
Sagoma limite italiana 2750 1100 500 552 2975 225
1550 3100
3200 4300 3247
1490 1410 1225 1180 1010 750
325
150 175
Cavalcavia a due o più binari 0.70mm
6.56 1.435 2.12 1.435
r=1675 1550
5.50 2.00
2.00
2.12
430 250
130
2.00
7.96 8.56
4280 4000 4245
3.665
2.00
caso di presenza di palificaz.
normale al binario
400 230 140
370
Ponti ferroviari 1.45
1.05 1.05
0.625
0.90
0.85 0.60
2.10 1.00
Piano caricatore per ferrovia a scartamento normale 1.60 0.40 1.05
3.75 2.50
1.10
2.50
3.55
l
l
l
0.70 l/2 A
B l/2 l
l
l
l
l
l/2
Ponti ferroviari: A, a semplice binario; B, a due o più binari
Franchi minimi rispetto alla massima piena m 1,00
a 1/10 0.75
2.50 1.10
l/2
1.40
2.90
5.00
0.60 b=1+a/10
Max
1.00
Max
Sagome per ferrovie a scartamento ridotto A, scartamento m 1,00; B, scartamento m 0,75.
A.P.I.C.E. S.r.l.
498
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI DIMENSIONAMENTO DEGLI ELEMENTI Piste di atterraggio Lunghezza: v. tabella delle caratteristiche di identificazione; larghezza: per le categorie A e B m 60 (piedi 200) per le categorie C,D, E m 45 (piedi 150) per le categorie F e G m 30 (piedi 100) Strisce di volo lunghezza: uguale alla lunghezza della pista d'atterraggio, aumentata di m 60 (piedi 120) su ciascuna delle due testate di estremità; larghezza: m 300 (piedi 1000), cioè m 150 dall'asse della pista, per le piste strumentali; m 210 (piedi 700), cioè m 105 dall'asse della pista, per ogni altra pista di categoria A, B o C; m 150 (piedi 500), cioè m 75 dall'asse della pista, per ogni altra pista delle rimanenti categorie. Piani di avvicinamento: superfici trapezoidali aventi la base minore coincidente coi limite della striscia ed inclinate verso l'alto all'esterno: si identificano per mezzo dell'area di avvicinamento (A B C 0), data dalla proiezione orizzontale del piano, e per mezzo della pendenza.
AEREI – AEROPORTI CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE
ICAO - Organizzazione dell'Aviazione Civile Internazionale. Gli Aeroporti vengono caratterizzati dalla lunghezza della pista massima e dalla portanza o carico massimo per ruota singola che la pista può sopportare.
Categorie per lunghezza di pista Lettera di Lunghezza base della pista massima identificazione A m 2550 (piedi 8400) ed oltre (con i quadri reattori si giunge a m 4000 circa) B da m 2150 (piedi 7000) incluso, a m 2550 (piedi 8400) escluso C da m 1800 (piedi 5900) incluso, a m 2150 (piedi 7000) escluso D da m 1500 (piedi 5000) incluso, a m 1800 (piedi 5900) escluso E da m 1280 (piedi 4200) incluso, a m 1500 (piedi 5000) escluso F da m 1080 (piedi 3500) incluso, a m 1280 (piedi 4200) escluso G da m 900 (piedi 3000) incluso, a m 1080 (piedi 3500) escluso
ELEMENTI CHE COSTITUISCONO GLI AEROPORTI Aree di atterraggio, comprendenti le superfici esclusivamente destinate all'esercizio del volo; per gli aeroporti dotati di piste, l'area di atterraggio può ridursi ad una o più strisce diversamente orientate, intendendosi per striscia l'insieme della pista e delle aree laterali e di testata costituenti le necessarie zone di sicurezza.
Piste di rullaggio (occorrenti per le manovre a terra dei veicoli dalla pista di volo alle aree di parcheggio sosta e manutenzione) Lettera di identificazione Larghezza della più lunga pista servita A m 30 (piedi 100) BoC m 23 (piedi 75) D m 18 (piedi 60) E m 15 (piedi 50) FoG m 12,5 (piedi 40)
Limiti di rispetto per le piste Lettere di identificazione della pista più lunga
Distnza minima tra un punto qualunque dell'asse di una pista di rullaggio e l'asse di una pista strumentale
non strumentale
Distanza minima fra un punto qualunque dell'asse
Distanza minima fra un punto qualunque dell'asse
di una pista di rullaggio e l'asse di un'altra pista di
di una pista di rullaggio e un ostacolo fisso
servita
rullaggio
A
metri 210
piedi 700
metri 165
piedi 550
metri 100
piedi 325
metri 54
piedi 180
B
195
650
150
500
90
300
50
165
C D
180 180
600 600
135 105
450 350
75 75
250 250
42 38
140 125
E F
180 165
600 550
105 90
350 300
60 45
200 150
30 30
100 100
G
165
550
90
300
38
125
24
80
Categoria per portanza di pista Lettera di Carico scelto per ruota identificazione isolata semplice 1 kg 45000 (libbre 100000) 2 kg 35000 (libbre 75000) 3 kg 27000 (libbre 60000) 4 kg 20000 (libbre 45000) 5 kg 13000 (libbre 30000) 6 kg 7000 (libbre 15000) 7 kg 2000 (libbre 5000)
m 60(200') A
area di avvicinamento C asse della pista
pista n B striscia Piani di avvicinamento
A B = larghezza della striscia; C D = m 1200 (piedi 4000) per piste strumentali m 750 (piedi 2500) per le latre piste h = m 3000 (piedi 10000).
La caratteristica viene normalmente definita dalla combinazione della lettera e dell’indice di identificazione
perimetro della superficie orizzontele superficie di transizione
superficie conica 1:20
3000m (10000')
superficie orizzonatle 45 m (150')
superficie di avvicinamento di tutte le piste strumentali e
Attrezzature aeroportuali, comprendenti le zone di sodelle piste principali destinate ai sta, gli edifici e le installazioni per il funzionamento servizi aerei internazionali quando la dello scalo e per il ricovero dei velivoli. lettera di identificazione è: A,B,C,D ELEMENTI CHE INTEGRANO GLI AEROPORTI Superfici limite di sicurezza, costituite da un complesso di superfici ideali, ai disopra delle quali non è consentita la presenza di ostacoli od ingombri, sia naturali che artificiali, esse si distinguono in: a) piani di avvicinamento; b) piano orizzontale; c) superfici di transizione; d) superficie conica.
A.P.I.C.E. S.r.l.
D
499
centro geometrico approssimato area atterraggio
prolungamento della superficie di avvicinamento pendenza 1:40 limite estremo 1200 m (4000')
pendenza 1:50 750m (2500') raggio della superficie orizzonatale
superficie di avvicinamento visuale
Veduta in piano delle superfici limite di sicurezza
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI Pendenze: per piste strumentali.........................1/50 per piste principali di categoria ABCD 1/50 per altre piste di categoria ABCD 1/40 per piste di categoria EF...................1/30 per piste di categoria G....................1/25 Superficie orizzontale: porzione di piano orizzontale situato a m 45 (piedi 150) al disopra del livello medio dell'area di atterraggio; è delimitata da un cerchio di raggio di m 4000 (piedi 13000) e di centro coincidente con il baricentro dell'area di atterraggio.
Superfici di transizione: superfici piane di raccordo tra striscia, piano di avvicinamento e superficie orizzontale: partono dai limiti laterali delle strisce e dai bordi laterali dei piani di avvicinamento, estendendosi verso l'esterno e verso l'alto con pendenza 1/7. Superficie conica: superficie che si appoggia alla periferia della superficie orizzontale e le cui generatrici si estendono verso l'alto e verso l'e-
sterno con pendenza 1/20. Attrezzature varie: non si possono definire criteri e norme particolari di dimensionamento e proporzionamento, dipendenti da molteplici fattori, collegati sia ai caratteri fisici della zona in cui sorge l'aeroporto. sia all'importanza ed al traffico aereo che vi si svolge.
4000 m 1:40 1:20 superficie orizzontale superficie di avvicinamento
1:50
60m
45m
60m
area di avvicinamento 3000m
superficie conica
centro geometrico approssimato dell'area di atterraggio
Sezione verticale tipo delle superfici limite di sicurezza secondo l'asse della pista strumentale, o della pista principale, degli aeroporti destinati ai servizi aerei internazionali, quando la lettera di identificazione della pista è A, B, C, oppure D. 4000 m
da 1:40 a 1:25 a seconda della lettera di identificazione
1:20
superficie orizzontale superficie di avvicinamento
60m
45m
superficie conica
60m
area di avvicinamento 3000m
centro geometrico approssimato dell'area di atterraggio
Sezione verticale tipo delle superfici limite di sicurezza secondo l'asse di una pista non compresa fra quelle indicata nella figura precedente
VEDUTA ASSONOMETRICA DELLE SUPERFICI LIMITE DI SICUREZZA
1:20
superficie conica
superficie di avvicinamento visuale da 1:40 a 1:25 superficie orizzontale 45 m (150') superficie di transizione
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1:50
superficie di avvicinamento di tutte le piste strumentali e delle piste principali degli aeroporti destinati ai servizi aeree internaz. quando la lettera di identificazione è A-B-C-D
1:7
500
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI 75m
1050 m
60m
75m 300m (1000)
pista
6m
3m 300m
A A'
C
B
B'
240m
95m (315') F'
E
D
30m (100') C'
300m
300m
D'
300m
E'
300m
150
1050m
F'
1350 C A
B 30m
45m
19.2m
11m
4,5m
C'
B' 42m A' 42m 50m(16,7') (140') (140')
D
65m
50m(16,7')
60m(200') 60m(200')
EF
95m
85m 30m
26.4m D'
E'F' 75m (250')
70m (233') 70m (233')
75m (250')
Porzioni di spazio illuminate 1, pianta; 2, sezione longitudinale; 3, sezioni trasversali. La porzione di spazio da illuminare rappresentata in questa figura corrisponde ad un inclinazione dell'allineamento di discesa compresa fra 2 3 3,5 gradi. Quando l'allineamento di discesa supera questi limiti, può essere necessario la porzione di spazio da illuminare.
C B
A
D
Planimetria del nuovo aeroporto del Malpensa (Milano) A, superficie orizzontale, h = m 145; B, superficie conica; C, superficie orizzontale, h = 45; D, piano di avvicinamento.
A.P.I.C.E. S.r.l.
501
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI ELIPORTI Gli eliporti si possono classificare in tre categorie: I classe: a grande traffico, per elicotteri di grandi, medie e piccole dimensioni. II classe: a medio traffico, per elicotteri di medie e piccole dimensioni. III classe: a piccolo traffico, per elicotteri di piccole dimensioni (v. figg. 1, 2, 3).
1
Per l’area di manovra o piattaforma le dimensioni sono le seguenti: Max Categoria diametro
Lunghezza
Larghezza
della
della
dei rotori piattaforma piattaforma I classe
m 30
m 120
m 90
II classe
m 25
m 90
m 45
III classe
m 20
m 60
m 30
2
Per le superfici di avvicinamento, da considerare solo in prosecuzione dei lati minori della piattaforma, si adottano i seguenti dati. Quando non possa disporre di aree di atterraggio d’emergenza in prossimità dell’eliporto, la pendenza si abbassa ad 1/20. In tal caso il trapezio si limiterà a raggiungere la quota di m 36 e si prolungherà in forma rettangolare fino alla quota di 90. In casi eccezionali sono consentiti anche accordi curvi. L’area di avvicinamento corrisponde alla proiezione orizzontale della superificie di avvicinamento (figg. 5 e 6).
piattaforma
15°
pendenza 1/8
3 5
4
m 90
15°
4
6
Fig. 4 - Superfici di avvicinamento
7
Fig. 1 - Pianta schematica al piano dell’area di manovra di un eliporto di I classe. 1, elistazione e torre; 2, rampa di accesso; 3, area di carico e scarico; 4, fabbricati servizi; 5, elevatore elicotteri; 6, area di rispetto; 7, area di manovra.
1
1/8
90
720
SEZIONE
6
7
7° 10'
A
2 180
4
4 3
15° A
5
a 360+a 15° 180
Fig. 2 - Pianta schematica di un eliporto di II classe. 1, sede stradale; 2, elistazione con torre ed uffici; 3, area di rispetto; 4, posizioni di carico; 5, area di manovra; 6, parcheggio riservato; 7, parcheggio pubblico.
Fig. 5 - Superficie ed area di avvicinamento con pendenza 1/8 A, area di manovra; a, larghezza area di manovra.
A.P.I.C.E. S.r.l.
502a
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI PIANTA
2
1
3
3
2° 50'
A
m 36
90 1080
720 4
1/20
1800
SEZIONE
180 5
15°
A
a
360+a
15° 180 PIANTA Fig. 3 - Pianta schematica di un eliporto di III classe. Fig. 6 - Superficie ed area di avvicinamento con pendenza 1/20
1, elistazione ed uffici; 2, area di carico e scarico; 3, area di parcheggio, 4, area di rispetto; 5, area di manovra.
A.P.I.C.E. S.r.l.
A, area di manovra; a, larghezza area di manovra.
502b
Manuale dell’Architetto
TECNICA URBANISTICA TRASPORTI COLLETTIVI limite laterale area manovra m 0.00
limite laterale superf. avvicinamento m 45 1/2
m 90 1/2
qupta minima di crociera m 90
Superfici ed aree di transizione: sono laterali alle corrispondenti superfici ed aree di avvicinamento ed hanno pendenza 172 (figg. 7, 8, 9 e 10).
m 0.00 m 90
m 90
SEZIONI
m 0.00
m 90
m 45
m 0.00
Aree di emergenza: dovrebbero distare non più di m 180 dai limiti della piattaforma e consentire la discesa con pendenze da 1/2 a 1/4. Sono necessarie per apparecchi monomotori e quando l'eliporto è in aree urbane. Aree di rispetto: sono necessarie per consentire le operazioni di atterraggio e decollo senza disturbare, con il flusso d'aria prodotto, le operazioni di carico e scarico di altri elicotteri. Si dispongono lateralmente ai lati lunghi dellapiattaforma e debbono avere una larghezza non inferiore a m 6.
PIANTA Fig.7 - Superificie ed area di transizione con pendenza 1/2 ed avvicinamento con pendenza 1/8 superficie di transizione 1/2
Aree di parcheggio, di segnalazione, di attesa e prova motori, di servizio e manumanutenzione, di carico e scarico, ecc.: sono altre aree necessarie per completare l'attrezzaturaeliportuale e variano a seconda delle caratteristiche del traffico.
15°
90
90
15°
180 area di manovra
superficie di avvicinamento 1/8
Fig. 8 - Schema assonometrica delle superfici di avvicinamento con pendenza 1/8 e delle superfici di transizione con pendenza 1/2 m 90
m 90 m 36
m 0.00 limite laterale area di manovra
quota minima di crociera m 0.00
m 90
limite laterale superficie avvicinamento
m 90 m 90
m 90
m 36
m 0.00
m 90 m 36
m 0.00
Fig. 9 - Superficie ed area di transizione con pendenza 1/2 ed avvicinamento con pendenza 1/20 superficie di transizione 1/2
90 90
15°
36
90
15° superficie di avvicinamento 1/20
180
area di manovra
Fig. 10 - Schema assonometrica delle superfici di avvicinamento con pendenza 1/20 e delle superifici di transizione con pendenza 1/2.
A.P.I.C.E. S.r.l.
503
Manuale dell’Architetto
AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE Per opere complementari delle autostrade si intendono tutte quelle attrezzature che insieme al corpo stradale vero e proprio concorrono a formare e a completare l'opera in modo da renderla percorribile con sicurezza e con conforto degli utenti. Si possono distinguere tre categorie di opere complementari Opere complementari di sicurezza. Opere complementari di assistenza e conforto. Opere complementari di esercizio e manutenzione OPERE COMPLEMENTARI Dl SICUREZZA Le opere complementari di sicurezza sono costituite da: Segnaletica: orizzontale (a terra) everticale (cartelli) di pericolo, prescrizione e preavviso. Delineatori: paletti segnalimite (in sostituzione dei massicci paracarri) saranno costruiti in materiali leggeri In modo da non costituire ostacolo apprezzabile 2gli urti, con visibilità accentuata da zone rifrangenti e posati normalmente sul bordo destro della carreggiata ad una distanza di m
15÷30 tra loro. Cordoli della carreggiata: avranno essenzialmente lo scopo di costituire un fianco consistente della pavimentazione ed a seconda dei casi potranno essere sormontabili od insormontabili. Guardrails: protezioni poste ai lati della sede stradale, e costituenti una barriera continua (rigida od elastica a seconda dei tipi), tale da ricondurre in carreggiata il veicolo che tendesse ad uscirne. Parapetti: posti in corrispondenza dl opere d'arte sia sulla sede stradale che sui cavalcavia sorpassanti l'autostrada stessa. Il parapetto autostradale è bene che sia calcolato per assorbire l'urto di un automezzo del peso di kg 1200 che urti il guardrail ad una velocità di 120 km/h con un angolo di impatto di 16° e un angolo di uscita dl ó°, e con una velocità residua di 65 km/h. Il corrimano va calcolato per un carico concentrato, al centro della campata, di kg 400. Nel caso dicavalcavia sorpassanti l'autostrada (o in casi analoghi) i parapetti saranno integrati con reti di protezione. Recinzioni: atte ad impedire l'ingresso in autostrada sia dei pedoni che di animali.
autoclave
Illuminazione: di svincoli, di stazioni, di gallerie, dl aree di servizio e di parcheggi e loro relativi imbocchi. Impianti a verde: posti particolarmente sulla banchina centrale spartitraffico con funzione di antiabbagliamento e di interruzione della monotonia del percorso. In fase di studio, escludendo la siepe continua per i suoi effetti secondari, si terrà conto che: a) Cespugli disposti a schermi distanti circa m 20 l'uno dall'altro sono sufficienti per ottenere un effetto antiabbagliante soddisfacente. b) È opportuno che i cespugli costituenti schermo non siano uguali di forma: una loro successione irregolare col1tribuisce a togliere la monotonia del percorso . c) Le essenze da usarsi devono essere di varie specie in relazione al colore ed al periodo di fioritura per ottenere zone fiorite in quasi tutti i periodi del l'anno (Ligustrum cinense, Pyracantha Yuananensis, Mahonia Aquifolium ecc.).
cancello
elettropompa parch. mezzi pesanti lavaggio mezzi pesanti
parcheggio mezzi pesanti
parcheggio esterno
rifornimento mezzi pesanti ristorante parcheggio auto
pista accelerazione
rifornimento auto
rifornimento carburanti pista di decelerazione cancello parcheggio auto
parcheggio auto
elettropompa ristorante cabina elettrica
autoclave
parcheggio esterno
parcheggio mezzi pesanti
Fig. 1 - Aree di servizio disposte ai lati della carreggiata. Adottate sull'Autostrada del Sole in prossimità di Parma
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE d) Per ragioni economiche e per ottenere il migliore attecchimento è opportuno che vengano piantate essenze giovani. e) Nei tratti liberi da impianti arbustivi, ossia tra un cespuglio e l'altro, è opportuna la creazione di prato formato da talee di piante erbacee striscianti, le quali formeranno un tappeto erboso di vari colori e non avranno bisogno di opere di sfalcio. Raccordi: per la viabilità ordinaria, innestantesi nella sede autostradale con piste di accelerazione (di norma m 120+40) e di decelerazione (di norma m 50+80). Sono realizzati con svincoli di tipo a trombetta, olandese, ecc. OPERE COMPLEMENTARI Dl ASSIASSISTENZA E CONFORTO Vengono definiti come opere complementari di assistenza e conforto quei complessi che permettono all'utente di sostare e trovare ristoro per sé e assistenza per il proprio automezzo. Tali opere si distinguono in: Aree di servizio. Aree di parcheggio. AREE DI SERVIZIO Dislocazione. - Devono essere dislocate (v. figg. 1, 2, 3). tra una stazione e l'altra ogni 30÷40 km, possibil-
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mente in luoghi panoramici o di qualche interesse turistico. Disposte a coppie ai margini dell'autostrada e contrapposte per facilitarne gli allacciamenti (acqua, luce, telefono, forza motrice ecc.), esse servono ciascun senso di traffico. In taluni casi il problema può essere risolto con una sola area di servizio disposta al centro delle delle corsie opportunamente allontanate in quel punto (v. fig. 4). Allacciamenti con l'autostrada. Dall'autostrada si passa all'area di servizio per mezzo di un «imbocco» che è preceduto da una pista di decelerazione (dl norma m 50 + 80) e si svolge di solito lungo una curva a raggio variabile di varia lunghezza: sia la pista che la curva consentono all'automobilista di ridurre gradualmente la velocità della macchina sino a velocità adeguate al movimento all'interno dell'area. Dall'area di servizio si può raggiungere l'autostrada per mezzo di uno «sbocco» o che, a simiglianza dell'imbocco, si svolge lungo una curva a raggio variabile dl varia lunghezza ed è seguito da una pista di accelerazione (di norma m 120+40) che consente all'automobilista di aumentare gradualmente
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la velocità del proprio mezzo fino al raggiungimento delle velocità consentite al traffico sulla autostrada . Attrezzature dell'Area di Servizio: Esse comprendono: Impianti di rifornimento e di assistenza degli automezzi. - Debbono avere come minima dotazione: Ufficio per il personale. Spogliatoio per almeno tre persone con annessi servizi igienici (eventualmente docce). Salottino di sosta per gli utenti. Magazzino scorta di gomme, olii, pezzi di ricambio di prima necessità, ecc. Servizi igienici destinati agli utenti. Officina per piccole riparazioni, lavaggio, grassaggio, ecc. Distributori di benzina. gasolio, miscela, acqua ed aria compressa. In taluni casi si può prevedere un parcheggio per i mezzi in riparazione. Impianti di ristoro. - Debbono avere come minima dotazione: Ufficio del gestore. Locale per bar e tavola calda (min. 15 posti). Sala ristorante per non mero di 60 coperti. Cucina attrezzata per il servizio contemporaneo di almeno 75 coperti, con annessa dispensa per la conservazione delle derrate.
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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE parcheggio esterno stazione di servizio
cancello
parch. mezzi pesanti riforn. carburante
ristorante
parch. auto
pista di accelerazione
pista di accelerazione
parch. auto
rifornim. carburanti
parch. mezzi pesanti parcheggio esterno stazione di servizio Fig. 2 - Area di servizio con posto di rostoro " a ponte ". Adottata sull'Autostrada del Sole in prossimità di Fiorenzuola.
pista di accelerazione
pista di accelerazione
parch. auto e mezzi pesanti ristorante
parch. auto e mezzi pesanti
parch. esterno
Fig. 3 - Area di servizio unica accessibile con svincolo di tipo olandese. Progetto per l'Autostrada del Sole. parcheggio auto
rifornimento carburanti
parcheggio mezzi pesanti Fig. 4 - Schema di area di servizio centrale. Progetto per l'Autostrada del Sole.
Servizi igienici per il personale. Servizi igienici per gli utenti. Magazzino per il deposito degli arredi e materiale vario. Negozio per la vendita di generi di conforto e di prodotti locali. Spaccio tabacchi. Locale per assistenza turistica. Cabine telefoniche (min. 2) abilitate
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per uso pubblico intercomunale. l posti di ristoro sono in genere due: uno per ciascuna delle due aree. Là dove la convenienza lo suggerisca, e come in taluni casi è stato fatto con ottimi risultati, il posto di ristoro può essere uno solo: costituito a cavallo dell'autostrada, serve le due aree di servizio contempora-
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neamente con notevole risparmio sulle spese di gestione (v. fig. 5). Posteggi.- Sono distinti secondo i vari tipi di automezzi: Posteggi per automobili: variamente dislocati
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE 6.00 6.00 6.00
6.00
pista decelerazione
6.00
pista accelerazione
Fig. 7 - Parcheggio ridotto a semplice piazzola di sosta. Adottato sull'Autostrada del Sole in prossimità di Calenzano. all'interno dell'area ed in prossimità degli impianti di ristoro od a poca distanza da questi. Posteggi per mezzi pesanti: generalmente ricavati nella parte posteriore degli impianti di ristoro per non creare ingombri e lasciare libera la visuale dell'autostrada dalla sala del ristorante. I posteggi per le automobili devono offrire nei loro complesso la possibilità di parcheggio a 50÷60 automezzi . La capienza dei posteggi per mezzi pesanti varia su più ampia scala e può andare da un minimo di 8÷10 automezzi per aree di servizio di medio traffico ad un massimo di 25÷30 per aree di servizio particolari. Viabilità interna. - Economia di impianto e facilità di movimento all'interno dell'area consigliano di ridurre al minimo indispensabile la viabilità interna. In ogni caso le strade ad un solo senso devono avere un minimo di m 6 di carreggiata ed un minimo di m 7,50 le strade a doppio senso. Illuminazione. - Piste di accelerazione e decelerazione, imbocchi, sbocchi, piazzali di rifornimento e di parcheggio e viabilità interna devono essere illumminati per consentire lamassima facilità di accesso, deflusso emovimento all'interno dell'area anche di notte. Verde. Verde - Di primaria importanza nell'area di servizio è la vegetazione: essa deve contribuire in larga misura a dare all'automobilista senso di quiete e di riposo . La vegetazione dovrà preferibilmente essere caratteristica del luogo ovel'area di servizio sorge, e quanto più possibile varia. Impianti di assistenza e
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ristoro, piazzali di rifornimento e di parcheggio ne saranno inframezzati. I piazzali di parcheggio, in particolare, saranno posti in maniera daessere ombreggiati da piante di altofusto. Tutta l'area di servizio deve essere separata dalla autostrada da una larga fascia verde che faccia da filtro al traffico convulso dell'autostrada stessa: tuttavia, sia in prossimità dell'imbocco che dello sbocco si deve avere l'accortezza di porre a dimora vegetazione bassa per non creare ostacoli alla visibilità, Parcheggi esterni. - Riguardano le aree di servizio dislocate in luoghi particolarmente panoramici o turistici. Posti in prossimità dell'area di servizio, al di fuori della sua recinzione e comunicanti con essa attraverso un passaggio pedonale chiuso da un cancello a giostra, consentono l'accesso al posto di ristoro anche ai non utenti dell'autostrada e ad eventuali passeggeri di prendere gli autobus in sosta nell'area. AREE Dl PARCHEGGIO I criteri informatori per l'allacciamento con l'autostrada, la viabilità interna, i piazzali di sosta, il verde ecc. delle aree di parcheggio sono in tutto simili a quelli già descritti per l'aree di servizio. Destinate alla sola sosta degli automezzi, le aree di parcheggio (v. fig. 6) sono sprovviste degli impianti di rifornimento e di ristoro. Tuttavia, affinché anche in queste l’automobilista trovi un minimo di conforto, le aree di parcheggio saranno provviste e servizi igienici. Per ciò che concerne la dislocazione esse devono essere, come
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criterio di massima, alternate con le aree di servizio e poste in luoghi di particolare interesse turistico o panoramico. I parcheggi possono essere anche di dimensioni ridotte e costituire semplicemente piazzole di sosta: in ogni caso devono sempre essere divisi dall'autostrada da una sufficiente aiuola (v. fig. 7). OPERE COMPLEMENTARI Dl ESERCIZIO E Dl MANUTENZIONE FABBRICATI Dl STAZIONE (per sole autostrade a pedaggio). Saranno progettati in funzione degli impianti di automazione e di controllo adottati. Constano generalmente di un unico corpo di fabbrica antistante il piazzale di stazione, ove il traffico canalizzato in corsie a senso unico raggiungerà Ie « porte » di entrata o di uscita. Qui avverranno le operazioni di consegna o convalida biglietti e l'esazione pedaggi. Si può tener conto che ciascuna porta possa smaltire circa 450 veicoli/ora in entrata e 225 in uscita (qualora il pagamento avvenga in uscita). La porta e costituita essenzialmente da una cabina provvista dei dispositivi di automazione e di controllo, ove uno o due esattori provvederanno alla consegna dei biglietti ed alla esazione dei pedaggi. Detta cabina poggerà su un'isola spartitraffico e sarà protetta contro eventuali urti da contrafforti (bumpers) posti sulle testate dell'isola stessa ad una distanza opportuna a garantirne l'assoluta efficacia senza peraltro intralciare la visibilità. Detti« bumpers » saranno provvisti anteriormente di lampeggiatori di luce arancione.
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE Una pensilina disposta trasversalmente alle porte proteggerà dalle intemperie le operazioni degli esattori. Sulla pensilina, in corrispondenza di ciascuna corsia, un semaforo a luce verde e rossa indicherà all'utente se la porta è in esercizio o chiusa. Aste zebrate girevoli od una segnaletica opportuna occluderanno quelle porte temporaneamente non in esercizio. II fabbricato annesso avrà dimensioni relative al numero di porte della stazione. Sarà distribuito di massima in due zone (preferibilmente su due piani). Nella prima zona saranno distribuiti gli impianti generali di automazione e di controllo, i quadri elettrici (con eventuali batterie di emergenza o gruppo elettrogeno), la caldaia per l'impianto di riscaldamento, un ripostiglio (scope, attrezzi vari, apparecchi antincendio, coni di gomma e
segnaletica di emergenza). Nella seconda zona due locali (capo della stazione e Polizia) saranno opportunamente disposti con larga visibilità sul tratto di strada da controllare un ufficio esattori (controllo denaro e compilazione rapporti di turno) con cassaforte per il versamento giornaliero, servizi igienici, spogliatoio ed eventualmente un piccolo locale scaldavivande. Eventuali impianti ricetrasmittenti troveranno posto nello ufficio Polizia. Adiacente al fabbricato sarà previsto lo stazionamento, possibilmente coperto, per almeno due automezzi di servizio. A seconda delle caratteristiche, della lunghezza e dell’ordinamento dell'autostrada interessata le stazioni possono essere classifficate in: Stazioni dl testa (v. fig. 8). Poste all'inizio ed alla fine dell'autostrada
stessa. Salvo per autostrade di lunghezza limitata, esse presuppongono altre stazioni intermedie. Stazioni intermedie (v . « Urbanistica »). Disposte lateralmente all'autostrada stessa e raccordate ad essa con svincoli e piste di raccordo. Per stazioni intermedie a due sole porte (v. fig. 9) una in entrata ed una in uscita e dove è previsto un traffico limitato, il fabbricato e la cabina di esazione potranno essere riuniti in un unico corpo posto su di una banchina spartitraffico centrale. Stazioni a barriera (v. fig. 10). Con piazzale disposto lungo l'autostrada interessata. La zona centrale di detto piazzale sarà libera e riservata al deflusso del traffico in proseguimento sull'autostrada: le zone laterali saranno riservate all'ingresso ed all'uscita con funzionamento simile alle stazioni intermedie,
CD
CP
UT
CM
CP
ST
ST
ST
UT
CP
CM
ST
ST
UT
CM
ST
ST
ST ST
ST CP
PM
CP
ST PM
CP
PM
ST
ST CP
PM
CP
PM
ST CP
CD, Centro Direzionale; UT, Ufficio di Tronco; CM, Centro di Manutenzione; PM, Posto di Manutenzione; CP, Casermetta di Polizia; ST, Stazione.
PM
2 sezione
1 sezione
2 sezione
1 sezione
2 sezione
1 sezione
~75 km
~75 km
~75 km
~75 km
~75 km
~75 km
~150distribuzione km ~150 km km Opere complementari di esercizio e~150 manutenzione: schema tronco tronco fabbricati su 1autostrada a pedaggio 2etronco articolata in tronchi 3(Autpstrada del Sole)
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
cordolo insormontabile
bumper con lampeggiatore
porta reversibile
5.10 filo pensilina
caldaia quadri elettrici
3.10 ripostiglio
apparecchi automazione controllo
9.00
cabina esazioni pedaggi
pedana
asta chiudiporta
A 15.85
controllo capostazione
servizi
atrio
spogliatoio 7.85
radio e polizia B
semaforo a luce rossa e verde pensilina fabbricato di stazione lampeggiatore a luce arancione
cabina esaz pedaggi
asta zebrata girevole
pumper
C
Fig. 8 - Stazione di testa per autostrade a pedaggio. Adottata sull'Autostrada del Sole. A, planimetria; B, pianta primo piano; C, prospetto lato uscita.
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
pedana 9.70 pedana A
box con ripartitore
radiotelefono stabilizzatore
quadro contatori
antenna radio
cassaforme alimentatore riscaldamento deumidificatore batterie ferro nichel
C
remote-recorder orologio
radiotelefono vuoto apparecchi radio elettrici vuoto apparecchi automaz. control.
bumper in calcestruzzo
registratori
antenna radio
spogliatoio esattori
servizi
quadro comandi elettrici
lampeggiatori
C
lampeggiatore
D Fig. 9 - Soluzione di stazione intermedia a due sole porte per autostrade a pedaggio. Adottata sull'autostrada del Sole.
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
ingressi ed uscite
traffico in proseguimento sull'autostrada pista di accesso dallo svincolo
Fig. 10 - Esempio di stazione a barriera per autostrada a pedaggio. Adottato sulla Firenze-Mare. Planimetria ALTRI FABBRICATI COMPLEMENTARI La progettazione dei fabbricati complementari attinenti l'esercizio e la manutenzione di un'auto strada, presuppone lo studio preliminare degli schemiorganizzativi e dell’organico previsto in rapporto all'esercizio stesso. Centro Direzionale (v. fig. 11). - Generalmente un unico organismo centrale, di norma ubicato al baricentro dell’autostrada interessata, controlla e dirige l'intera organizzazione In esse sono sistemati gli uffici amministrativi e tecnici, una sala per riunioni e conferenze, un centro meccanografico (od impianto simile, a seconda dei criteri di automazione e controllo adottati) con locali per la raccolta, il controllo e l'archivio dei biglietti erogati, servizi igienici e locali accessori come di norma adottati in fabbricati per uffici. Sarà opportuno prevedere anche una sala di rappresentanza con una mostra permanente delle maggiori opere dell'autostrada. Qualora la lunghezza considerevole di un'autostrada suggerisca un'articolazione su tronchi (di media 150 km ciascuno). dal Centro Direzionaledipenderanno gli uffici di tronco. Ufficio di Tronco (v. fig. 12). Ogni ufficio di tronco che, con i relativi impianti, sorgerà in corrispondenza di una stazione al baricentro del tronco stesso, avrà il controllo di quanto avviene, nel
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tratto di sua pertinenza, sia dal punto di vista amministrativo che da quello tecnico. Detto ufficio sarà di norma suddiviso in tre settori: Gestione amministrazione dei personale, controlli contabili, rilievi statistici. Manutenzione: opere manutentorie normali, stagionali e straordinarie. Servizio di traffico: Polizia della strada, sicurezza ed assistenza stradale. L'ufficio sarà provvisto dei locali necessari in rapporto all'organico stabilito, oltre a quelli del distaccamento di Polizia: un locale per apparecchiaturericetrasmittenti con distribuzione preferibilmente su due reti (una in esercizio con eventuale collegamento con la più vicina stazione meteorologica ed una di Polizia ed assistenza stradale), servizi igienici e locali accessori come di norma adottati in fabbricati per uffici. Al piano terreno sarà ricavata una rimessa per un'autovettura di pronto intervento. Aggregato a ciascun ufficio di tronco è il Centro di Manutenzione. Centro dl Manutenzione (v. fig. 13). Fabbricato di tipo industriale. Sarà posto su di un vasto piazzale di deposito all'aperto dei macchinari e materiali di uso (sale, inerti, bitume, ecc.) e sarà suddiviso in: Ricovero mezzi: autorimessa al coperto per vari automezzi e con almeno
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un’autovettura riservata al soccorso stradale. Officina: con apparecchiatura per l'ordinaria manutenzione dei mezzi e piccole riparazioni. Magazzino: deposito attrezzi d'uso e materiali minuti di consumo. Sarà inoltre previsto un ufficio per il magazziniere, spogliatoi, servizi igienici e locali accessori come di norma, oltre ad un impianto di rifornimento carburanti. Eventualmente vi sarà ricavato unalloggio per un guardiano. . Posto di Manutenzione (v. fig. 14). - Ad integrazione del suddetto Centro, in zone di montagna o particolarmente nevose è bene prevedere, su sezioni di lunghezza 50÷75 km di autostrada, dei Posti di Manutenzione con fabbricati simili ai precedenti, salvo la riduzione dimensionale, in cui troveranno posto oltre ad una vasta autorimessa, un ufficio del capo sezione, spogliatoi, servizi igienici e locali accessori, ed una sala di attesa attrezzata per eventuale pernottamento operai. Questo ultimo locale trova la sua giustificazione nell'organizzazione normalmente adottata per il servizio tempestivo di sgombero neve. In dipendenza dell'ordinamento e degli organici previsti, potranno far capo all'ufficio di tronco altri fabbricati complementari come casermette per posti di Polizia e centri della Croce Rossa.
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE 35.00 5.00
5.00
servizi parcheggio coperto
aiutante
magazz.
caldaia
garage polizia
10.58
automezzi
parcheggio coperto capo polizia
magazz.
servizi
1.20
35.30
capo ufficio manutenzione
assist. di tronco
geometri
archivio disegni
servizi
assistente
traffico
servizio utenti
segreteria
servizi GESTIONE
MANUTENZIONE
assist. assist. manutenz.
riunioni
assist. telefono radio
attesa
economia corrieri
cassa
12.16
capo ufficio
Fig. 12 - Ufficio di Tronco. Adottato sull'Autostrada del Sole. Sopra, pianta piano terreno, sotto, òpianta primo piano.
10.00 soccorso stradale
Fig. 13 - Centro di Manutenzione. Adottato sull'Autostrada del Sole.
ricovero mezzi
36.35 piazzale di servizio
46.85
45.35 caldaiaufficio
locale operai wc wc
magazzino capo uffic.
A.P.I.C.E. S.r.l.
officina
511
lavagg.
tettoia
Casermetta di Polizia (adottate sull’Autostrada del Sole). - Occorrono per l’alloggio e l’avvicendamento dei raparti il cui sistema di assistenza sarà preferibilmente articolato su tre servizi: Servizio Traffico e Sicurezza; Servizio Assistenza Stradale; Polizia della Strada. I fabbricati distribuiti uno ogni sezione, ed uno per ogni tronco, saranno dotati di apparecchiature radio-telefoniche in continuo contatto con le pattuglie in servizio. I locali comprenderanno (v. fig. 15): un ufficio per il comandante del distaccamento, una sala riunione e mensa, una cucina, camerate per l’alloggio guardie ed una camera per il comandante, servizi igienici e locali accessori. Le autovetture di norma vengono ricoverate nelle adiacenti autorimesse del Centro o Posto di Manutenzione Centro C.R.I. - Composto di un locale di attesa, un locale di visita e medicazione, un locale per il medico di guardia con impianto telefonico, servizi igienici. Sarà prevista anche un’autorimessa per un’autobulanza di pronto soccorso.
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
centro meccanografico
servizi amministrativi
servizi tecnici
A.P.I.C.E. S.r.l.
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AUTOSTRADE OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
36.00
locale operai custode
servizi
magazzino
soccorso stradale
10.4
ricovero mezzi
caldaia
Fig. 14 – POSTO DI MANUTENZIONE. Adottato sull'Autostrada del Sole. 25.10
ufficio
camerate
ufficio magazzino
refettorio soggiorno
21.50
servizi cucina ufficiale
camerata
camerata
Fig. 15 – CASERMETTA DI POLIZIA. Adottata sull'autostrada del Sole
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