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D a l tu o v it a le fianc fia nc o u n a fonte , al p ar i di qu ella ohe so aturiva dall’Eden, la tua Chiesa, o Cristo, quasi spirituale giardino, inaffia. Indi si divide, come da un unico tronco, in qu attro Evangeli, irriga l’orbe, rallegra la creazione, i popoli fedelmente ammaestra a venerare il tuo regno.
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L’eresia che caratterizza lo spirito dell’odierna società, potrebbe essere facilmente chiamata laicismo, in quanto vuol livellare il di vino ed il soprannaturale soprannaturale alla misura misura delle istituz ioni u mane, man e, e tenta di far rientrare la Chiesa n ell’ el l’orbita orbita delle de lle pure energie ene rgie statali. D i fronte al giudaism o ed alla massoneria che persistono ancora n el loro odio furibondo contro Gesù : folle, folle , toll to lle, e, cruc cr ucifi ifige ge, i cattolici infetti di questo laicismo e liberalismo cercano, come Pilato, una via di mezzo, e sono pronti a rimandare assoluto Cristo, purché prima si lasci strappare il diadema sovrano che gli ricinge la fronte, e si contenti di vivere soggetto al nume di Cesare. Contro questo doppio insulto sacrilego, il Pontefice Supremo protesta in faccia al cielo e alla terra che non v’è altro Dìo che il Signore, ed istituisce la doppia festa di Cristo Re e dell'Ottava del Sacratissimo Cuore di Gesù. L’una è la solennità della potenza, l’altra quella dell’amore. Dovend Do vendosi osi arricchire il Breviario Romano Romano dell'ufficio dell'ufficio per l ’ot tava del d el Sacro Sacro Cuore, Cuore, il Sommo Pontefice ha voluto che la liturg ia
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di questa solennità venisse interamente rifusa. Già si sa che l’Uf ficio del Saero Cuore aveva in antico un certo carattere frammentario e sporadico, che ben rifletteva l’incertezza dei censori teologi inca ricati della sua redazione. Era un po’ un ufficio Eucaristico, un po’ quello della Passione, per non dire poi delle lezioni del terzo notturno, notturn o, spigola spig ola te qua e là n ella Patrolog Patr olog ia, Ora Pio X I ■— che sul suo tavolo da lavoro contempla sempre una be lla statua del Sacro Cuore, a cui suole ispirarsi nel trattare i negozi della Chiesa — ha v o luto lu to u n uffic uf ficio io p erfe er fett ttam am ente en te org or g anic an icoo ; in cu i cio ci o è sp ic ic casse la sua unità ed insieme ponesse in piena luce il carattere speciale della solenn ità della festa del Sacro Cuor Cuore, e, che non vuole essere, nè un doppione della festa del Cor Corpu puss Dom ini, nè una ri ri petizione degli uffici quaresimali della Passione. E gli quindi ha nom inato una comm issione issione di teolo gi per la re dazione del nuovo uffic ufficio, io, ma ai loro loro lavori ha presieduto presieduto e gli me desimo; così che dopo un semestre di studi, ai primi albori del suo quinqu agesimo sacerdotale, Pio XI ha potuto potuto offr offrir iree al mondo cat tolico la nuova Messa e l’Ufficio per l'Ottava del Sacro Cuore. Il concetto che domina l’intera composizione, si è quello espresso da Gesù stesso quando, per mezzo di santa Margarita Alacoque, ri chiese alla famiglia Cattolica l’istituzione di questa festa: Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini, dai quali tuttavìa è riamato così poco. Trattasi quindi d’una festa di riparazione verso l'Amore non amato; riparazione tuttavia che fa ammenda onorevole glorificando
appunto i pacifici trionfi di quest’Eterno Amore. L ’introito desume l ’antifon an tifonaa dai versi 11 e 19 del salmo 32 32.. « I disegn dise gn i del suo Cuore Cuore passano pass ano di età in età; età ; per strapparne le anime dalla morte e sostentarne la vita nella carestia carestia ». Segu e il primo primo verso del medesim o salmo salmo : « Cantate, o giu sti, al Signo Sig nore, re, chè ai buoni conviene la sua lode ». La preparazione preparazione magnifica mag nifica del del piano di redenzione attrave attraverso rso i lunghi seeoli che l'hanno preceduta, e poi i diciannove e più se coli che ora la vanno attuando, estendendola a tutte le età ed a tutti i popoli, cantano come un inno di gloria al Cuore di Dio, che fu il grand e artefice artefice di questa munifica munifica e gratuita riparazione riparazione del del genere umano. Tra i molteplici mo lteplici aspetti di di tale redenzione, il Salmista qui ne mette in evide nza soprattutto soprattutto due, due, nei quali risplende risplende in modo spepe** ScmisTEE,
- Su-ppl.
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ciale l ’eccesso del divin Am ore. Essi E ssi sono: l a ’liberazione de ll’uo ll’uomo mo dalla morte eterna in grazia della morte di Gesù, e l’istituzione della Divina Eucaristia. La colletta, letterariamente apparisce un po’ carica ed infarcita, ma è densa di bei concetti: « 0 Signore, che ti degni misericordio samente di concederci concede rci infiniti tesori d'amore d'amore n el Cuore Cuore del F iglio tuo, trafitto pei nostri peccati; fa che, mentre gli offriamo l’ossequio devoto della nostra pietà, al tempo stesso compiamo ammenda ono revole delle nostre colpe». Lo scopo, adunque, dell’odierna solennità, è duplice: mentre noi offriamo il nostro tributo d’amore a quel Cuore che, a cagione della sua eccellenza e dell'union e ipostatiea, è ilil cen centr troo ed il re d'ogni altro cuore umano, al tempo stesso noi espiamo il delitto d’aver trafitto coi peccati quel Cuore adorabile, e d’averlo coronato d’un serto di spine d’ingratitudine e di disprezzo. Eppure, bisogna che i prevaricatori ritornino a quel Cuore del Verbo Verbo incarnato inca rnato ; giacch giac chee è in quel tempio e trofeo della, della, divina divin a mi sericordia, sericordia, che D io ha riposto per g li uomini infiniti tesori di sapienza, di scienza e, più di tutto, d’amore. La prima lezione è derivata dalla lettera agli Efesini (m, 8-15). L’Apostolo L’Apostolo ha ha conseguito conse guito la la speciale missione di rivelare rivelare alla Chiesa le prerogative del Cristo, soprattutto in quanto Capo del l ’umana fam iglia e Pontefice Pon tefice della futura beatitudine. beatitu dine. Ora perciò Paolo s’inginocchia e supplica il Signore pei suoi cari fedeli di Efeso, affinchè anch’essi vengano iniziati con lui alla scienza interiore del Cristo; onde, in grazia dello Spirito Santo, anch’essi l’intendano e lo rivivano al pari di tutti gli altri santi. Questa scienza e questa vita si compendiano poi in un ’unica parola : amore, il quale amore riempie appunto l’anima della pienezza di Dio. Il responsorio graduale è tolto dal salmo 24, 8-9. * y. Buono e retto è il Signore; perciò addita agli erranti la via. f . Guidai man sueti nella giustizia, ed insegna ai docili le sue vie ». — Ecco il mo tivo dell'opera dell'umana riparazione: il Signore è amore, ed egli scendendo sino a noi, non ha tanto tanto riguardato riguardato l ’indegnità inde gnità nostra, nostra, quanto l’amore suo che è ben degno di tutto il nostro amore. Ora, perchè noi potessimo convenientemente amar Dio, faceva prima d’uopo che Egli ci redimesse; affinchè l'Amore celebrasse su di noi i suoi pacifici trionfi, ed erigesse fra gli uomini la cattedra del suo magistero, Un magistero dunque d’umiltà, di mitezza e di condi
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scendenza, per dimostrare con queste qualità la verità della sua na tura umana simile alla nostra, frattanto che coll'onnipotenza della sua carità Egli esalta la sua natura divina, consustanziale al Padre. Il verso alleluiatico deriva da Matt. xi, 29 e viene in certa guisa come richiamato dal secondo versicolo del graduale, là dove dal Salmista si descrivono i caratteri dei futuri discepoli del Divin Maestro Maestro.. Or Oraa ne l V angelo ang elo è Gesù stesso che ci dice : « To glie te su di voi il mio g iog o ed imparate da da, m e, ch e sono m ite ed umile di cuore, e ritroverete pace per le vostre anime ». Pa ce dunque, felicità e santità, sono sinonim sino nim i; giacch é solo i santi inaridiscono inaridiscono in se medesimi medesimi le sorgenti delle inquietudini inquietudini della vita, per dissetarsi abbondantemente alle acque del gaud io nelle nelle fon ti del Salvatore. Quello che ci amareggia la vita, non è tanto la vita in se stessa, quanto la febbre dell’amor proprio che, come ai febbri citanti, ci fa sapere amaro tutto quello che non è conforme al nostro cattivo gusto. Ora, Or a, la m edicina edici na che risana risan a quest’ que st’ infiamm azione febbrile febbr ile è precisamente l’umile ed intera soggezione al divin beneplacito, giusta il sublime esemplare che ci offre il Cuore Sacratissimo di Gesù. N elle messe votive dopo dopo la Settuagesi Settuagesima, ma, invece del graduale e del verso alleluiatico, si dice il.Tratto (Salm. 102, 8-10): « ■{. Pietoso ed indulgente è il Signore; paziente e pieno di bontà, f . Non sta sempre a contestare, nè serba continuo rancore, f . Non ci ha trat tato a stregua dei peccati nostri, nè ci ha ripagati come meritavano le nostre iniquità s. L’intimo motivo di quest’eccesso di misericordia per noi, riser vando invece per sè la giustizia nel soddisfare rig'orosamente alla D ivina Maestà Maestà per per mezzo della sua tremenda tremenda passion e, è l ’infinito infinito amore di Gesù. Durante il tempo Pasquale, al verso alleluiatico come sopra, si aggiu nge: «A llelu ia ». (M (Matt att. s i, 28): 28): «V en ite a me tutti tutti voi che siete travagliati e stanchi, ed io vi conforterò ». Gesù quindi invita tutta l’umanità a cercar an asilo di dolce riposo n el Cuore suo. Ma perchè tutti noi travagliam travaglia m o e ci affati affati chiamo? Risponde sant'A gostino : a cagione cagio ne della stessa nostra nostra vita mortale, vita fragile e soggetta a molte tentazioni, in cui portiamo il tesoro della Fede entro entro il frag ile vaso d ella nostra umanità. Questa condizione ci affligge, ma l’invito dolce di Gesù ci conforta. Anzi, An zi, in questo m ondo vano è sperare altro conforto conforto ; gia cché cc hé , come
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ben dice un antico logion evan gelico riferi riferito to da Origene e da D i dimo dim o il i l Cieco Cie co : « Chi s'appressa a me, s’accosta al fuoco, mentre chi si allontana da me, si allontana dal regno a. Quest'aurea Quest'aur ea massima massim a del Divin Salvatore, tramandataci dalla tradizione dei Padri, colla sua stessa bellezza garantisce la propria autenticità, ed appare del tutto degna d’essere congiunta all’altro logion tramandatoci da san P ao aolo lo : « Giac Gi acch chéé Ge Gesù sù ha detto de tto : è meglio dare, che ricevere ». La lezione lezio ne E van gelica gelic a è tratta tratta da san Giovanni G iovanni (xix, 31-37 31-37), ), e descrive insieme al crurifragìo dei due ladroni la trafittura del fianco di Gesù morto. Da quella ferita sgorgarono sangue ed acqua, a simboleggiare i sacramenti nei quali la Chiesa nasce e viene alimen tata. Ecco il Testamento nuovo nel Sangue. Giovanni, che funge in sieme da scrittore e da testimone, vuol mostrare ai fedeli la continuità del piano divino nell'antico e nel nuovo patto, e cita perciò le varie profezie che ebbero il loro compimento sul Golgota dopo la morte di Gesù. Non dev’essere dev’essere infranto nessun osso osso de ll’agnello ll’agnello Pasqu Pa squale; ale; perchè all’immolazione della vittima divina non segui punto il disfacimento dei corpo nella tomba, ma bensì la gloria della resurrezione. Di più : Gesù nella ne lla santa Comunione è ben sì preso in cibo dai dai fedeli, ma s u m p tu s co c o n su m itu it u r, e l’Agne non viene consumato. Jfec su l’Agne llo, anchedopo che i fedeli se ne sono nutriti, persevera vivo, glorioso ed integro. C’è pure un’altra profezia (Zacc. x i i , 10) a cui si riferisce più che essi hanno volte vo lte san Giovanni Giovan ni : 1 po po li contempleranno Colui ch traforato.
Il carattere di questa visione del Cuore trafitto di Gesù, varia a seconda delle disposizio ni di chi lo riguarda. Per gli empi, ne l l'estremo giudizio, la visione di quel Cuore amante e non riamato, beneficante e perciò disprezzato, sarà argomento d’orrendo tremore; mentre al contrario, i buoni, buo ni, al vedere ved ere quel Cuore Cuore irradiato irradiato di fiamme fiamme di carità, pegno pegn o e monumento monum ento perenne peren ne di di misericordia misericor dia in finita, sacramento e segno sensibile dell’amor divino eterno ed invi sibile, sentono accendersi d’amore, in lui ripongono ogni loro speranza, in lui stabiliscono la loro mistica dimora. L’antifona per l’offertorio è come per la domenica delle Palme (Salm. 68, 21). « Smacco e dolore mi spezzano il Cuore. Mi aspet tavo compassione, e non ce ne fu; qualche consolatore, e non l’ho trovato ».
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colpe umane e messo dal Sinedrio al bando della vita, rimase come stritolato sotto l'incubo della maledizione paterna lanciata contro il peccato. Quale strazio in quel Cuore! Cuore! Anche A nche allora, allo ra, è vero, l ’anima sua contem plava e godeva god eva la chiara chiara visione visio ne di Dio ; ma al tempo tempo stesso egli vedeva questo Dio si buono e sì amabile, offeso in mille guise dagli uomini, suoi fratelli minori. Egli sentiva che il peccato aveva elevato eleva to come un muro muro tra il Creatore e la creatura; onde, per giusto giudizio di Dio, la sua umanità, abbandonata ai vituperi, ai tormenti ed alla morte ignominiosa di Croce, intonò il misterioso cantico: Hel H eli, i, H e li , lamma sahacthani. Ora Gesù soffrendo per noi, ha voluto che noi pure ci assimi lassimo la sua benedetta Passione, rivivendola in grazia della Fede e delle opere di cristiana mortificazione. Ecco il conforto e la con solazione che egli invoca nel salmo 68. Gli occorrono delle anime. Anche oggidì egli vuole delle anime-vittime, che insieme con lui sostengano, sostengan o, il peso della d ella espiaz ione dei pecc ati del mondo. Ma oh oh ! quanto sono rare queste anime interamente votate all’immolazione ed all’espiazione! N elle m esse votive durante durante il tempo tempo pasquale, quest’antifona quest’antifona offertoriale tanto mesta cede il posto alla seguente, che esalta invece l ’eccellen ecc ellen za d el sacrificio sacrificio di Crist Cristoo sopra tutte le oblazio o blazio ni d ell’ el l’an an tica Legge. (Salm. (Salm. 39 39,, 7-9): 7-9): «O « O locausto ed oblazione non domandi; allora dico: Ecco, ven go io. In un libro mi sta prescritto: presc ritto: di fare il tuo piacere, o mio Dio, mio diletto, e la tua legg le gg e mi m i sta impressa in Cuore». Allei. I sacrifici del vecch io Patto cessarono di piacere a D io, io , quando giunse giu nse finalmente la pienezza dei tempi, in cui doveva essere com piuto quanto appunto quegli antichi riti semplicemente preannun ziavano. Venne allora il Verbo Incarnato ad offrire un olocausto che solo era degno di Dio ; e siccome ciascuna offerta dev’essere sempre compiuta a seconda d’un cerimoniale e d’un rito grato alla Divinità stessa, perciò anche Gesù visse e s’immolò durante trentatrè anni, giusta quanto quanto l ’Eterno Padre aveva prescri prescritto tto per per lui n ei Libri Santi del vecchio Patto. La preg hiera di preludio preludio a ll’anafo ll’anafora, ra, è la seguente segu ente : « Abbi riguardo, rigua rdo, o Signore, Signo re, a ll’ ll ’ineffabile ineffab ile amore del Cuore Cuore del tuo Fig liuo lo diletto ; affinc affinché hé la nostra oblazione o blazione riesc a a te accetta, e convenientemente espii i nostri delitti. Per il Signore®.
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Di nuovo si aecenna qui al duplice significato dell’odierna so lennità. Anzitutto, è una festa d’espiazione verso l’Amore non amato e disprezzato; e per questo questo noi uniamo la nostra nostra ammenda onore ono re vole a questo medesimo Amore, che nell’Eucaristico Sacrificio espia per noi. Di più: più : è una celeb razion raz ionee di ringraziamento ringraziam ento e di trionfo del Cuore Santissimo di Gesù. Per tale motivo noi offriamo questo me desimo Cuore Eucaristico, perchè perpetuando sui nostri altari quel l ’inno di ringraziamen to intonato intonato già cog li Apostoli Apo stoli nel Cenacolo, Cenacolo, — Tìbì gratias agens — l ’Amore incarnato ed imm olato sia esso stesso il ringraziamento dell’umanità all’Eterno Amore. È da notarsi con vera compiacenza la recente tendenza della Santa Sa nta Sede, S ede, di corredare corredare le m esse più insig ni con un propri proprioo preprefazio. Dopo quello dei Defunti, di Cristo Re, viene oggi quello del Sacro Cuor Cuoree di Gesù. Cosi si ritorna all'antic all'a nticaa tradizione tradizio ne latina, latina , rappresentata soprattutt soprattuttoo dai Sacramentari Romani, dove ciascuna so lennità aveva il suo prefazio. Oggi la sola liturgia Milanese è rimasta fedele fed ele alla propria propria antica an tica tradizion e; ma giova giov a sperare sperare che prest prestoo o tardi, tardi, come ha già fatto fatto Pio X pel Can Canto to Gregoriano, anche Roma riamm riammett etterà erà nel suo Messale Messale qu egli antichi bellissim bellissim i prefazi dei Sacramentari denominati da Leone Magno, Gelasio I e Gregorio Magno, i quali, più che per disposizione di autorità, nei lunghi se coli del tardo tardo medio evo si sono quasi smarriti nei ne i codici cod ici e sono rimasti per via. « Veramente degno... Tu che disponesti che il tuo Unigenito ancor pendente pende nte sulla Croc Croce, e, per questo appunto venisse trapassato trapassato dalla lancia lan cia del soldato, affinchè affinchè dischiu sosi il Cuore Cuore che è il santuario delle divine ricchezze, ricchezze , riversasse sopra di noi torrenti torrenti di m iseri cordia e di grazia. Esso veramente aveva avvampato sempre d’amore per noi; ma allora soprattutto apprestò un tranquillo asilo pei buoni, ed i penitenti si videro aperto dinanzi un rifugio ed una salvezza. P erciò ... ... ». ». L’antifona per la Comunione deriva regolarmente dalla lezione Evangelica (Giov. xix, 34): Uno Uno dei sold ati g li ap rì il fianco fianco colla colla lan cia , e subito ne sgorgò sangu sangue, e, ed acqua .
Il senso spec iale di questo sangue san gue e dì quest’ que st’acqua acqua civiene civiene spiegato nella seguente antifona per la Comunione durante il ciclo pasquale (Giov. vii, 37) : Chi ha sete, venga a me e beva. Allei. Co la bevanda bevan da da i sorbita ’incorpora i noi si
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trasmuta nel sangue nostro, così i tesori della redenzione che ci sono conferiti con feriti ne i Sacram enti divengono divengo no cosa nostra, nostro patrimonio spirituale, in quanto quanto ci uniscono uniscono e c'incorporano c'incorporano misticamen te a Cristo, che è il Capo del Corpo della Chiesa. Però, queste acque di redenzione eterna sono solamente promesse a chi ne è sitibond o ; perchè la grazia di Dio vie ne amorosamente offe offerta rta siccom e un dono dono d’amore, d’amore, ma non è im pos ta violentem ente al pari d ’una coscrizione militare. D ieeva perciò perciò ben e ai suoi bimbi chii vu vuole ole.. milanesi il santo cardinale Andrea Ferrari: Si s a lv a ch Dopo la Comunione; « I tuoi saeri misteri, o Signore, ci conferiscano quel divino fer vore, tanto n ecessar io a gu stare la soavità soavità del tuo Cuore Cuore dolcissimo ; onde apprendiamo a dispregiare le cose terrene e ad amare le celesti ». Quando si è gustato una volta Dio, divengono insipidi ed ug giosi tutti i beni creati. Ma per gustare Dio, ci vuole quello special dono della pietà, che a sua volta è una grazia dello Spirito Santo, È immeritevole infatti di gustar Dio, chi cerca le sue de lizie fuor fuorii di lui; onde la sacra liturgia assai profondamente invoca oggi tale dono, dopo che la partecipazione ai Misteri della morte del Signore ha impiresso nel nostro cuore lo stigma della Passione di Gesù, con sacrandoci così ad una vita di mortificazione e d'immolazione.
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V O L U M E SE T T IM O
A p a g i n a 1 2 8 , d o p o l a f e s t a d e i S S . C le to e M a r c e l l i n o , (26 aprile), ins inserire: er ir e:
27 Aprile. S. PIETEO CANISIO CONFESS. E DOTTORE * La storia di questo glorioso figlio di sant’Ignazio, è intimamente collegata con quella della Controriforma cattolica in Germania di fronte ai novatori nova tori protestanti protestan ti ; tanto che il Canisio venne ven ne salutato siccome il nuovo apostolo dell’Alemagna ed il martello dell’eresia. E' incredibile infatti l’energia che dispiegò il Santo in difesa della fede, durante i quarant’ qua rant’an anni ni e più del del suo apostolato, in cui non rispar risparmiò miò nè fatiche, nè patimenti patimen ti per il bene della Chiesa. Chiesa. Eg li prese parte due volte al sacro concilio con cilio di Trento ; tenn te nn e un incre incr e dibile numero di sacre predicazioni e di missioni spirituali, non pur dinanzi ai popoli, ma anche ne lle varie cort cortii dei dei principi; scrisse scrisse una quantità quantità di opere di carattere teologico, polemico e catechi cate chi stico: opere che g li valsero da Pio XI il titolo titolo di dottore dottore della Chiesa conferitogli — ed è questo il privilegio del Canisio — nel l’atto stesso della sua canonizzazione in san Pietro. Contro i centuriatori di Magdehurgo il Santo diede alla luce due ottimi volumi, i quali più tardi, per opera di san Filippo, furono seg uiti da quelli del Baronio Baronio sugli su gli Annali Ecclesiastici. Il Cate Cate chismo chismo del Canisio, Can isio, adottato g ià da san Car Carlo lo per la sua diocesi, rimase per lunghi anni il compendio ufficiale per l’insegnamento della Dottrina Cristiana, e la sua popolarità in Italia venne appena sorpassata dal Catechismo del Bellarmino. San Pietro Canisio mori il 21 dicembre 1597, e Pio XI ne intro dusse la festa nel Messale Romano. La messa è del Comune dei Dottori, come per san Francesco Fran cesco di Sales il 29 gennaio; però la prima colletta è propria.
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Pre P regh gh iera ie ra..
— « Tu, o Signore, ohe conferisti al beato Pietro fortezza e dottrina a difesa della cattolica Fede ; deh ! fa che pei suoi esempi e consigli gli erranti ritornino sul sentiero della salute, ed i fedeli perseverino saldi nella confessione della Verità. Per Gesù Cristo ». La Chiesa loda nel Canisio non solo la sapienza, ma anche la eroica fortezza nel sostenere il dogma cattolico contro le violenze e le insidie dei Protestanti. Sotto tale riguardo, il Canisio può ben paragonarsi a san Giovanni Crisostomo, al Damasceno, a quanti tra gli antiehi Dottori hanno, non solamente insegnato, ma anche sof fert fertoo molto per la fede. Sono incredibili infatti le fatich e e g li stenti sostenuti dal nostro santo apostolo, per conservare alla Germania quel tesoro di Fede Cattolica Cattolica che san Bonifazio aveva g ià consa co nsa crato crato col co l proprio proprio san gue. gu e. Bicing Bic ing a quindi la fronte di san Pietro Canisio la laurea dottorale; ma la liturgia a questa laurea aggiunga altresì il merito, anzi il martirio di quasi otto lustri di vita missio naria in un territorio ostile alla Fede Cattolica; azione missionaria che giustifica giu stifica pel pe l Canisio i l glorioso appellativo app ellativo di : martello del Lu L u tera te ra n ism is m o .
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VOLUM E
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O T TA V O
A p a g . 1 5 6 , d o p o l a f e s t a d i s a n R o m a n o
(9 ag.), inserire:
Nello stesso giorno. SAN GIOVANNI BATTISTA VIANNEY CONFESS. * Questo Questo santo san to Parroco d’Ars, col suo indefesso in defesso assistere assiste re a l sacro tribunale di peniteuza, dove da tutta la Francia accorrevano anime a cercar pace alle loro agitate coscienze, ci fa ricordare un’arguta frase frase di san Francesco di Salés, Sa lés, il quale diceva che si è martiri, non solo solo confessando Dio innan zi ag li uom ini, ma anche confessando confessando g li uomini innan innan zi a Dio ! A questo prolungato supplizio, che si protrasse per intere gior nate durante lunghissimi anni, il Santo aggiunse l’altro della fame, deU’insonnia, d’una continua orazione; così che, divenuto ostia in sieme con Cristo, meritò dapprima la conversione della sua apatica parrocchia, parrocchia, quindi quella di numerosi peccatori peccatori che accorrevan o a lui dai più remoti paesi. Semplice, estremamente povero e distaccato dalle cose mondane, quanto quanto intellettualm ente sembrava senza grandi ricchezze, altret altrettanto tanto il Vianney era però ricco di fede e di zelo, così che divenne l’ideale ed il modello dei buoni parroci; in una parola: il San S an to C u ra to d 'A rs. rs . Dio lo insigni altresì del carisma dei miracoli ; e quando, logoro dalle da lle fatiche e dalle austerità, san Giovanni Battista Vian ney final mente chiuse gli occhi a questa vita, il miracolo più grande e più prolungato che da allora in poi egli abbia operato si è, d’aver eser citata sul clero parrocchiale, specialmente in Francia, un’influenza salutare e decisiva per il rinnovam ento dello dello spirito pastorale. In conseguenza di ehe, Pio XI nel 1928 ha introdotto la festa del Sa S a n to C urat ur ato o d 'A r s nel Calendario della Chiesa Universale.
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— « Dio onnipotente onn ipotente e misericordioso, che vo lesti insign ire il beato Giovanni Maria Maria della grazia graz ia d ’un ardente zelo zelo pastorale, d’nna continua preghiera e d'una costante mortificazione; deh ! fa si che per i suoi suo i meriti ed esempi esemp i noi pure attendiamo a guadagnare le anime dei nostri fratelli, così che possiamo conse guire con essi l'eterna corona in cielo ». Pre P reg g h ie ra .
L’attendere alla salvezza delle anime, oltre ad essere, come dice il Crisostomo, la più divina delle occupazioni, fa sì che Dio occupi costantemente il nostro nostro cuore ed assicura assicura inoltre anche a noi me me desimi la salvezza eterna.
A p a g . 1 8 9 , d o p o V O t t a v a d ì
S. Lo L o re n zo (17 ag.), inserire:
Nello stesso giorno. SAN GIACINTO CONFESS. * Quest’insigne figlio della Polonia era già canonico di Cracovia, quando, alla pred icazione ed ai m iracoli di san Dom enico, abbando abban do nato il secolo, ricevè l’abito dei Frati Predicatori a Roma dallo stesso santo Fondatore. Durante l’anno 1218, nei primi mesi del suo nuovo tirocinio eg li abitò su ll’Aven ll’Aven tino nel ne l convento presso il titolo di Sabina; ma rimandato poi in patria, propagò maravigliosamente il suo ordine, pel quale fondò fondò anche i conventi di Frisak, di Cra Cra covia, di Praga, di Wratislav e di Da Dantzig. ntzig. Risuscitò vari defunti defunti,, passò vari fiumi fiumi a piedi asciut ti, illuminò ci echi, ech i, e quando morì, il 16 agosto 12 1257 57,, restituì restit uì alla vita un cadavere. Venne Venn e canon izzato da Clemente V il i n el 150 1504. I Bollan disti hanno pubblicato diverse collezio ni di miracoli operati da questo taumaturgo, e vi si descrivono, tra g li altri, al al meno una ventina di morti richiamati a vita per sua intercessione. La messa è del Comune, come per san Raimondo da Penafort il 23 genna gen naio io ; ma la prima colletta è la seguent segu entee : Pre P regh ghie iera ra..
— « Tu , o Signo S ignore, re, che ti degni degn i di rallegrar ralleg rarci ci colla solennità solen nità del beato Giacinto, tuo confessore ; deh ! ci concedi be nigno, d’imitare anche le opere di colui del quale oggi celebriamo il natale. Per il Signore »,
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Le feste dei Santi accendono l'anim l'animoo a magnanim e imprese, imprese, e la loro valida valid a interces sione presso presso il Signore infonde soave gio ia n el cuore, il quale si sente sen te meno men o solo in questa terra terra d ’esilio es ilio,, dal momento che un fratello maggiore, potente ed amorevole, veglia sui suoi passi in cielo. A p a g . 1 9 1 , d o p o S . M a g n o , ins inserire: er ir e:
19 Agosto. SAN GIOVANNI EUDES, CONFESS. * Questo zelante missionario esercitò in Francia un’attività mul tiforme e feconda, per rafforzare nel giovane clero e nel popolo fe dele il senso di Cristo contro la glaciale eresia dei Giansenisti, Fu l'Eudes che fondò una congregazione di sacerdoti per l’edu cazione dei chierici nei Seminari ; che istituì una società di religiose per acco a cco gliere glie re le donne pen tite dei loro loro traviamen traviamenti-, ti-, fu lu i che colla predicazione e cogli scritti propagò propagò la devozione devozione ed ed il culto litu r gico verso i Sacri Cuori Cuori di Gesù Gesù e di Maria; Maria; cosi che n ella storia di questa magnifica devozione, egli occupa un posto principale. Morì il 19 agosto 1680, e venne canonizzato da Pio XI. La m essa è del Comune dei Confessori Confessori non pontefici, po ntefici, come per san Giacinto il 17 del corrente m ese; ma la prima prima colletta colle tta è propria. propria. — « Tu, Tu , o Signor Sig nore, e, ehe meravigliosa mente me nte a ccen cce n desti l ’animo del d el tuo tuo servo Giovanni Giova nni a promuovere il culto verso v erso i Cuori Santissimi di Gesù e di Maria, e per suo mezzo volesti istituire nella tua Chiesa delle nuove famiglie religiose; deh! ci concedi che, venerandone n oi i meriti meriti glorios glo riosi, i, profi profitti ttiamo amo altresì dei suoi esempi *. Preg Pr eghi hier era. a.
La devoz d evozione ione verso i Santissim Sa ntissim i Cuori Cuori di Gesù Gesù e di d i Maria, pro muove mu ove efficacemente la vita vit a interiore ; giacch gia cch é Io spirito di di tale culto essenzialmente consiste nell’entrare a parte e nell’assimilarci quelle disposizioni santissim e che il Salvatore e la sua sua beatissima beatissima Madr Madree nutrirono verso Dio nei giorni della loro vita mortale, e che hanno altresì ora nella gloria del cielo. E’ appunto quanto ci consiglia l’Apostolo: Hoc e n im se n tite ti te in vobi vo biss qu od et in Ch Christ risto o le su .
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VOLUM E NONO A p a g i n a 5 , d o p o s a n t a C a ndi nd i d a,
(3 ottobre), inserire:
3 Ottobre. S. TERESA DEL BAMBIN GESÙ, VERG. Come Paolo appellavasi al suo particolar Messaggio pei gentili, come ciascun Santo ha una speciale fisonomia e riflette nella sua m ission e una particolar pag ina del Vangelo Van gelo da confermare ed esaltare c olla propri propriaa virtù, così del del par parii la la parola parola evan gelica ehe riassume la speciale spec iale santità di Teresa del Bambin Gesù, è quella quella dove il Sign ore invita i credenti a convertirsi ed a farsi farsi simili ai ai pargoli (Ma (Matt tt.. x v m , 3), 3), Teresa, avendo in teso che ne lle Sacre Carte Carte il Signo re fa appello ai picco pic coli li e dice : « Chi è pargoletto, parg oletto, veng ve ng a a me ® (Prov. ix, 4) 4) ritenne queste parole com e dirette a sè, e pose po se ogni sua cura nell ’estinguere estingu ere in sè l ’amor proprio, per amare n ella semplicità del suo cuore lo Sposo Divino che si pasce tra i gigli. Da principio, questo flore del paradiso, al pari di santa Teresa d’Avila, venne coltivato per breve tempo a Lisieux nel giardino di san Benedetto Ben edetto ; ma in seg uito, uito , risanata da mortale mo rtale inferm infermità ità in grazia della Santissima Vergine, dopo un pellegrinaggio a Roma ai Santuari degli Apostoli, a soli quindici anni entrò nel convento patrio delle Carmelitane riformate. E’ incredibile il fuoco del divin Amore che consumò innanzi tempo il cuore di quest’ qu est’An gelo -, facendo facendo si piccola picc ola a g li occhi prop propri ri e nascondendosi al mondo, era divorata dallo zelo di salvare anime e di ricon durle a Dio-, Dio-, onde on de un giorno, giorno , mentre per ubb idienza pas seggiava nell'orto del monastero tuttoché divorata dalla febbre del l’etisia, a ehi la interrogava perchè si strapazzasse a quel modo, tutta sorridente rispose: cammino per un missionario! Prim a di morire (30 (30 sett. 18 1897) 97),, promise prom ise che avrebbe trascorsa l’eternità facendo discendere dal cielo una pioggia di rose; e man
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tenne fedelmente la parola con un numero così grande di miracoli, che, trascorsi trascorsi appena 28 28 anni dal suo passagg io, nel n el giubileo de l 192 9266 Pio SI la redimì del diadema dei Santi. A cagione cagion e della vocazione vocaz ione sp eciale di santa Teresa d el Bamb Bambin in.. Gesù d’offrirsi vittima al Signore pel bene delle Missioni tra gli infede li, questa verg ine claustrale è stata proclamata proclamata da Pio XI celeste Patrona dei Missionari.
La messa m essa è propria. L ’introito (Can (Cant. t. iv, 8-9) 8-9) è come com e l ’eco d el l ’invito del Divino Sposo, il quale si confessa confessa rapito rapito dalla grazia gra zia della purissima sposa. Vieni Vieni d al Libano, o m ia sposa, sposa, v ieni da l Libano, vieni. Tu ini hai ferito il Cuore, mia dolce sposa e sorella. Mi hai ferito il Cuore ». Segue il primo verso del Salmo 112: Lod L od ate, at e, o f a n c iu ll i, i l S i gnor gn ore, e, loda lo da te i l N om e d e l S igno ig nore re.. 2
— « Tu, Tu , o Signore Sign ore,, che hai h ai detto : Se non diverrete diverre te come fanciulli non entrerete entrerete punto punto nel regno dei cie li; ci concedi, te ne supplichiamo, di imitare l’umiltà e la semplicità di cuore della beata vergine Teresa, in modo da conseguirne l'eterno premio». Pre P regh gh iera ie ra..
Il Regno dei cieli raffigura raffigura particolarmente la vita cristiana e la Chiesa Cattolica; si entra in questo questo regno in grazia della rina scita spirituale spiritu ale nel n el santo Battesimo, e vi si dimora dimora per mezzo della Fede che, a guisa di pargoletti, ci fa credere a Dio, fidandoci ed abbandonandoci a lui, come un bambino sul collo del padre. La prima lezione deriva da Isaia ( l x v i , 12-14), là dove il Si gnore promette di far Egli medesimo da nutrice, e di vezzeggiare Gerusalemme, rinverdita al pari d’erba, e tornata alla grazia d’una nuova infanzia spirituale. Ecco la prima prima consegue nza del Sa cra mento di rigenerazione. Responsorio grad uale ua le — a parte tutte le regole reg ole classich e — è diventato il brano del santo Vangelo (Matt. xi, 25), che si leggerà domani per la messa di san Francesco. Vi si aggiunge però il verso 5 del salmo 70: Sign Si gnor ore, e, t u sei se i la m ia spem sp emee sin si n d a lla ll a m ia giov gi ov inez in ezza za . Il verso alleluiatico deriva poi dall’Ecclesiastico (xxxix, 17-19j, ed b stato richiamato qui dalla pioggia di rose che l’angelica Ver gin e ha promesso di far cadere dal cielo. In parte, questo canto
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alleluiatico coincide col Communio della solennità del SS. Rosario. La vita cristiana, cristiana, e specialmen te la religiosa relig iosa,, può paragonarsi ad un va vago go roseto roseto rinfrescato dalle limpide onde della divina grazia. Esso s’ingemma dapprima e poi si adorna di fiori, i quali coll'olezzo e colla vag he zza zz a loro parla parlano no della d ella gloria di Dio. E un po’ il con con cetto dell’Apostolo, quando voleva che i cristiani diffondessero dapertutto la soave fragranza di Gesù Cristo. Assai bene l ’Ozanam Ozanam spiegav a come quest’obb quest’obbligo ligo un iversale deH'edificazione del prossimo, possa conciliarsi con l’altro non meno evangelico di fuggire l'ostentazione della virtù ed il fariseismo. Diceva dunque il grande scrittore: Non è già che noi facciamo il bene per esser e veduti ; ma, ma, in om aggio al santo Vangelo, Vang elo, talora lasciamo semplicemente che ci si veda e se ne glorifichi Dio. La lezione del Vangelo (Matt. x v i i i , 1-4) ripete i n parte quella di ieri. L'infanzia spirituale che riassume il secreto della santità di Teresa, esige tuttavia la virtù più eroica, giacché suppone la perfetta rinunzia dell’anima al proprio io. Questa dolorosa e con tinua rinunzia a ciò che ci è di più intimo e più caro, caro, è appunto quella che oggi i l santo Vangelo designa col nome di conversione. Il verso offertoriale (Lue. i, 46-48, 49) ripete alcuni emistichi del cantico evangelico. L ’a n im a m ìa m a gn ific if ich h i i l S ig n o re , ed in lui esulti ; della su a ancella, ed ha ; chk Egli ha rigu ard ato la piccolezza della fa tto tt o p e r lei le i cose g r a n d i.
Iddio ha fatto per Teresa cose tanto più grandi, quanto più la Vergine del Carmelo si faceva piccola. L’umiltà allarga nel nostro cuore la capac ca pacità ità a ricevere ; ed il S ignore si com piace di glorifiglorifificare ficare appunto la sua munificenza, munificenza, quanto m agg iore è l ’indig enza enz a nostra. Ecco perchè l’Apostolo si compiaceva nelle sue insufficienze, là dove invece si affermava gloriosamente la potenza della grazia. La colletta ha sapore antico, antico, ma ha subito qualche ritocco : L a pre p re g h ie ra s a n ta d e lla ll a beata bea ta Vergine Vergin e Tere Te resa sa,, o Sign Si gnor ore, e, re n d a a te gra g ra d it o il p re se n te S a crif cr ific icio io;; perc pe rchè hè t i sia si a acce ac cetto tto a p p u n to p e i m e r iti it i di colei, in onore della quale oggi ti viene solennemente offerto.
L’antifona per la Comunione è tolta di nuovo da uno dei so lenni cantici mattutini: quello cioè del Deuteronomio (xxxir, 10-12). Iddio Iddio descrive descrive le eure eure più che materne materne che egli aveva già adope rato per Israele, quando uscì dall'Egitto. Iahvè gli fu guida e con dottiero. Egli lo istruì e lo custodì, meglio che pupilla degli occhi suoi. Come aquila, allargò le ali e lo prese sopra di sè. Questa te
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nera condotta è appunto appunto quella che Dio ancor ancor og gi adopera, adopera, spe cialmente verso coloro coloro che egli trae dal mondo, mondo, per collocarli al sicuro nel porto tranquillo della vita religiosa, La colletta dopo la Comunione s’ispira ad un concetto che ri cr am en to celeste, cele ste, o S i torna varie volte nel Messale .Romano : I l Sa cram gn or e, c' in i n fia fi a m m i d i q u e ll ’am ore or e p e l qu ale al e l a Ve Vergi rgine ne Tere Te resa sa t i s i offrì vittima di carità pei peccatori.
Ecco pertanto quanto è facile la santità cristiana, e come il culto dei Santi glorifica Dio, che è come il loro celeste artefice. Teresa fu indubbiamente un olocausto d’amore; ma il fuoco chela strusse innanzi tempo, fu acceso in lei lei d alla grazia di quel mede simo Paraclito, il quale altra volta aveva sospinto i Martiri ai roghi, ai patiboli ed agli anfiteatri. Teresa sentiva in cuore questo mede simo fuoeo; Roma cristiana la ricorda particolarmente quando, nel recarsi col padre a venerare le tombe degli Apostoli, visitò altresì le basiliche ed i cemeteri degli antichi Martiri, discese nell’arena dell’anfiteatro Flavio, penetrò nel cemetero di Callisto, e si adagiò nel loeulo che aveva contenuto la salma insanguinata della vergine Ceeilia. Dalle mistiche tenebre delle catacombe, Teresa ascese poi il colle trionfale del Vaticano per prestare il suo ossequio al successore sore del Maggior Piero ; fu in quest’occasione che, inginocchiata in nanzi a Leone XIII, gli domandò la grazia d'entrare nel Carmelo di Lisieus a soli quindici anni. Chi Chi allora avrebbe mai pensato, che a distanza di appena sei lustri, in quelle medesime aule pontificie si sarebbe poi discussa dal Papa e dai Cardinali la causa di beatificazione e di canonizzazione di questa nuova Serafìna del Carmelo?
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A p a g . 3 4 , d o p o S. E d v i g e
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(17 ottobre), i n s e r i r e :
Nello stesso giorno. S. MARGARITA M. ALACOQUE VERG. * La celebrità di quest’umile figlia di san Francesco di Sales, de riva soprattutto dalla circostanza, che il Signore per suo mezzo si degnò di integrare e dare come una forma definitiva e liturgica alla devozione devo zione verso il suo sacratissimo Cuore. Cuore. L ’eresia terrificante terrificante dei giansen isti già agghiacciava le anime anime e le allontanava allontanava da un Dio, la di cui infinita santità quasi quasi inceneriva ehi gli gl i si avvicina va di troppo. troppo. Allora il Signore, Signo re, per contrappo contrapporre rre un rimedio a l funesto errore, apparve al mondo con un cuore carneo tutto irradiato di fiamme, e ricordò agli uomini che, se egli era sempre il Dio d’ogni santità, nondimeno era pur un uomo come loro, anzi, il loro fratello primogenito. Trattasi quindi d’un particolare aspetto d ella pietà cattolica cattolic a verso l ’umanità santissim sa ntissim a di Gesù Crist Cristoo ; in quanto questa umanità, sacrificata per noi e traforata dalla lancia e dai chiodi sul Calvario, per mezzo delle ferite visibili dimostra oggi agli uomini la ferita invisibile del suo immenso amore. L ’antifon a d'introito d'intr oito è tolta dai Cantici {n, 3). 3). « A ll’ ll ’ombra di Lui bramosa mi assido, ed il suo frutto è dolce al mio palato •. L'anima contempla tiva s ’asside a ll’ombr ll’ombraa del D iletto, iletto , quando, na scosta al mondo ed a se medesima, vive nel Cuore di Gesù, o meglio, rivive Lui e la3cia che Egli in lei viva ed operi, Il frutto di questa vita d'un ione è d olcissimo, olcissimo, giacch é è soprattut soprattutto to nell'Euc aristia ehe noi gustiamo e sperimentiamo quanto sia soave il Signore, Segue Seg ue il Salmo 83, 83, 2-3: «Quanto sono am abili le tue dimore, o Signore degli eserciti ! anela e spasima l’anima mia verso gli atrii del Signore ». L’amabile dimora verso cui anelava e sospirava l’anima di santa Margarita fu il Cuore stesso di Gesù, nel quale essa si nascose e visse. Gesù le aprì il suo Cuore, Cuore, come un tesoro tesoro messo a sua dispo dispo sizione. E chi non si desidererebbe una simile dimora?
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Preg Pr egh h iera ie ra.. —
Signore Gesù, che alla beata vergine Margarita ti degnasti di rivelare maravigliosamente i tesori inesauribili di grazia contenuti nel tuo Cuore; ci concedi pei meriti suoi che, imitandone le virtù ed amando te in tutto e aopra aopra tutte le cose, cose , anche anc he noi possiamo costantemente stabilire la nostra dimora nel tuo Cuore, Tu che vivi ecc. ... ». Il testo della de lla Colletta rappresenta rapprese nta quasi il sommario d ’un trat tato su santa Margarita Alacoque e sulla devozione al Sacro Cuore. La rivelazione del Cuore Divino allumile Visitandina ed il mes saggio trasmesso per suo mezzo all’intera Chiesa, oggi ricevono dalla liturgia un autentico riconoscimento. Il caratter caratteree spe ciale ed il frutto frutto di di questa questa devozion e al Sacro Sacro Cuore, secondo lo spirito della Santa, devono essere un ardentissimo amore di Dio ed un sommo distacco da tutto quello che non è Dio. Dunque, Dun que, perfetta mond ezza di cuore, cuore, che però è ilil risultato d'una energica mortificazione. Conseguenza e premio di questo spogliamelo ed uscita dello spirito da se medesimo e dal proprio egoismo, è l’unione dell’anima con Dio e la sua mistica dimora nel Divin Cuore di Gesù. La prima prima lettura è tratta dalla Lettera Lettera ag agli li Efesini Efe sini (n i, 8-9, 8-9, 14-1 14 -19) 9),, ed in massima parte g ià ricorre nella ne lla domenica XVI dopo dopo Pentecoste. L’Apostolo dichiara che a Lui, sebbene l’ultimo tra gli In I n v ia t i , è stata attribuita la grazia e la missione di rivelare al mondo gen tile il mistero mistero di di misericordia misericordia che si contiene contien e nel Crist Cristoo e nella n ella nostra intima comunione alla di lui vita, in grazia del vincolo che a lui ci unisce. Quest’unione a Cristo, per noi è sorgente di forza, luee di sapienza, tesoro di merito, principio d’una vita tutta sopran naturale e santa. Il responsorio responsorio gradu ale s ’intreccia con un verso della Cantic Canticaa (v m , 7) ed un altro altro del Salterio (72, (72, 26); redazione reda zione quindi che prescinde affatto dall’indole musicale di questa parte della liturgia. e Abbondanti acque non valgono a spegnere l’amore, nè le fiu mane a travolgerlo travo lgerlo >; « V ien meno la mia carne ed il mìo cuore; cuore ; rocca del mio cuore e mia porzione è Dio per sempre ■». Le acque significano la tentazione a cui va soggetto ogni mor tale in questo mondo; tanto ohe, venendo m e n o la tentazione, viene meno anch a nchee lo scopo della vita . Quando Quando per perù ù l'amore l'amor e stabilisc sta biliscee Dio
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punto a smuoverla da questa rocca del cuore, o meglio, da questo vero centro del cuore, che è Dio. Il verso alleluiatico deriva nuovamente dalla Cantica (v i i , 10). «Io sono del mio Diletto, e verso di me è la sua attrattiva ». Che attrattiva può mai trovare Dio nell’anima d’una sua crea tura, tura, tanto che lo si potrebbe potrebb e quasi quasi chiamare un m endican end icante te di amore? Qui Qui tocchiamo tocch iamo uno dei più profondi misteri. Dio è attratto verso l ’anima, a cagion cag ionee principalmente di Gesù Gesù Cris Cristo to che se la è unita, come un membro di redenzio rede nzione ne e del suo mistico corpo. Inoltre, bene, Dio ama l’anima cristiana, o come dicesi popolarmente, le vu ol bene, dandole precisamente il bene ehe è Lui stesso, la grazia sua. Ecco il dono divino, quello appunto che attrae Dio ad amarci. Durante la Settuagesima, invece del verso alleluiatico, ei canta il salmo tratto (Salm. 83, 3-4). Il redattore dell’odierna Messa evi dentem ente ha spigola to n ella Bibbia i vari passi pas si dove si accenna o a ll’Eu ll’Eu caristia, caristia , o al cuore d ell’ el l’anima anima fede le, e li ha applicati a pplicati senz’altro alla festa dell'Amica del Cuore di Gesù. In realtà, queste varie antifone hanno un carattere così gene rale, che potrebbero riferirsi egualmente bene anche a molti altri santi. Però la parola divina è sempre potente e feconda di elevati pensieri. « f . I l mio cuore ed ed i m iei sensi gridano bramosi verso il Dio vivente, j . Persino l’uccellino trova una casa, e la rondinella il nido, dove porre i suoi pulcini presso i tuoi altari; f . 0 Signore degli eserciti, mio re e mio Dio! ». Se Dio circonda colla sua amorevole Provvidenza persino gli ani mali irragionevoli, e lascia che nell’atrio dell’antico tempio e presso l'altare nidifichino passeri e rondini, quanto maggiore non sarà la sua condiscenden za verso l ’anima che lo adora adora siccome proprio proprio re e Dio Dio ! Appunto presso il Tabernacolo Eucaristico ed il Sacro Altare, la mistica Colomba della Visitazione ebbe la sua celebre visione del Cuore Sacratissimo di Gesù. Durante il tempo Pasquale, invece della salmodia precedente, si recita : « A lleluia, llelu ia, A llelu ia » (Prov, ix, 5). 5). « Venite, Ven ite, cib atevi atev i delle mie vivande e bevete il vino che ho mesciuto per voi ». Il verso assume facilmente un significato Eucaristico. Invece p a n e , come porta la Volgata, l’originale ha semplicemente: v idel pa
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perché perc hé il Pan e Eucaristico Euca ristico , in verità è il i l Co Corp rpoo di Cristo, il quale, assai meglio che la manna, contiene ogni sapore soave, e si converte in farmaco contro ogni debolezza e morbo spirituale. Al cibo poi va congiunto nel Sacrificio anche il vino mescolato ad acqua; ad indicare l’effusione del Sangue di Cristo siccome prezzo di redenzione, ed a simboleggiare altresì la refezione piena e lieta deH’ deH’anima, alla qu ale il Verbo Verbo Umanato Uman ato ed immolato imm olato diviene divie ne eibo e bevanda nel tempo, prima di divenire poi corona e premio nell’e ternità. « A llei. lle i. » (Salm. (Salm . 30, 20). « Quanto Quanto gran gra n bene be ne,, o Signo Si gnore, re, tien i riservato per chi ti teme ! ». Queste dolcezze divine vengono nascoste sotto il velo del timore amoroso di Dio, perchè il secreto divino non venga propalato agli indegni ed ai profani, ed insieme sia di allettamento e di attrattiva per i cuori che veramente s’affaticano nel divino servizio. vande;
La lezione evangelica è come per san Mattia il 24 febbraio. Oggi però l'invito del Signore a farci discepoli del suo Cuore, e ad apprendere da lui a divenire dive nire umili um ili e miti, assume un significato sign ificato particolare nella festa dell ’Amica e discepolo, del Cuore di Gesù. Docilità Do cilità quindi, cioè fede, ed umiltà um iltà intima: ecco i requisiti req uisiti per appartenere alla scuola del Salvatore. L’antifona per l’offertorio ha carattere Eucaristico: (Zacc. 9,17) « Che cosa ha h a eg e g li di ottimo, ottim o, e qual qua l è il suo più bel be l dono, se s e non il frumento più scelto ed il vino che corrobora le vergini?». L’Eucaristia è veramente il memoriale di tutti gli altri doni di Dio, e la più grande di tutte le sue magnificenze. Il Corpo di Cristo è adombrato dal frumento più scelto, perchè egli assunse un corpo nel seno verg ve rgin inale ale di Maria Maria per opera dello Spirito Spirito Santo. Il vino poi del Sacrific Sacrificio io corrobo corrobora ra le vergini, ver gini, perchè Gesù Gesù ne lla Comunione invita ed un isce l ’anima fedele fede le alla propri propriaa immolazione. Ogni anima anima casta e mortificata, osserva sant'Agostino, partecipa in un certo senso del titolo e della gloria delle vergini, in quanto si astiene dai piaceri illeciti del senso e serba fede eterna a Cristo, comune sposo della Cattolica Chiesa. La preghiera d’introduzione all’anafora consacratoria, s’ispira un po’ po ’ a quella qu ella del venerdì venerd ì della d ella Pentecoste Pen tecoste.. « Ti riescano grate, gra te, o Signore, Signore , le oblazioni del tuo popolo, ed infiammi infiammi ancor ancor noi quel fuoco divino, che dal Cuore del tuo Piglio andò ad incendiare quello
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Sintanto che i Santi sono in via, la fiamma del divino Amore non solo fa luce lu ce ehe dirada il sentiero, ma stru gg ggee altresì altr esì tutt tuttoo quello che è meno degno di Dio. Ecco il motivo mo tivo per cui, mentre essi gioiscono nell'intima unione eon Dio, pure questa stessa unione col Fuoco consumatore li fa languire d’amore. L'antifona L'an tifona per la Comunione (Cant (Cant.. vi, vi , 2) 2) è quasi iden tica al verso verso allelu iatico. iatico . N ella Sacra Comunione, è l ’amore che attrae Gesù verso l ’anima anim a fedele. Questa, d'altra d'altra parte, parte, si appressa al Signore con umile confidenza, giacché l’amore non ha eccessivi riguardi per il grado o le.dignità: Am A m o r d ìg n ita it a tis ti s ne nesc sciu ius. s. Se l’anima non è degna di Gesù, Questi però è ben degno dell’anima. L’umiltà quindi ceda alla giustizia, anzi all’amore. Nella preghiera di ringraziamento s’impetrano quelle grazie che caratterizzano precisamente lo spirito della devozione al Cuore di Gesù, quale venne propagata dall’Alacoque. — « Partecip Pa rtecipand andoo noi no i ai Mister M isterii del tuo Corpo e del tuo Sa ng ue, ue , o Sign ore Gesù, Gesù, pei m eriti eriti della vergin e Margari Margarita ta Maria ci concedi di distaccarci dalle orgogliose vanità del secolo, per rivivere della mansuetudine e dell’umiltà del tuo Cuore *. Pre P regh gh iera ie ra..
La colletta non ha pretese letterarie, ma nella sua semplicità dice molto. Uno dei caratteri, o meglio, delle grazie annesse alla devozione verso il sacratissimo Cuore di Gesù, si è l’abbassamento di noi medesimi davanti dava nti al nostro giud izio, l ’amore per la vita in terior terioree nascosta, ed una fort fortee nausea nau sea per l ’orgoglio orgo glio de lle cose del secolo.
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A p a g . S i i , t r a le M e s se n e l l e v a r i e c i r c o s t a n z e p u b b l i c h e e private della vita cristiana, inserire:
VI.
Per la Propagazione della Fede. La propagazione del Vangelo, meglio che un bisogno, costituisce una tremenda responsabilità ed un sacro dovere per la Chiesa. Ancor ci risuona all’orecchio l'eco delle parole dell’Apostolo: Vctemihì si non evangelìzavero! E la ragione si è, che la famiglia cattolica, per mezzo soprattutto della sua sacra gerarchia, deve continuare in terra la missione redentrice di Gesù Cristo. Ecco il motivo per cui, soprattutto in questi ultimi anni, Pio XI ha impresso impresso un impulso impulso più genera gen erale le e vigoroso a ll’opera ll’opera m issio issio naria; e dopo dopo d'aver ordinato ne l suo palazzo Lateranense Later anense un museo etnografico con particolar riferimento all'evangelizzazione degli in fedeli, ha disposto che a mezzo di giornate per la Propagazione della Fede, Fed e, di sacre funzioni, funzio ni, di collette col lette e di conferenze, conferenz e, tutta in tera la famiglia Cristiana venga interessata al mantenimento ed allo sviluppo delle varie opere missionarie. Tra le numerose iniziative, tiene il primo luogo la Festa della Propagazione della Fede colla spedale messa che si recita in quella circostanza. L'antifona d’introito deriva dal salmo 66 (2-3) che è Messianico, e prelude all'universalità della Chiesa, la quale comunica a tutti i popoli le grazie della Redenzione. « Dio abbia pietà di noi e ci benedica bened ica ; vo volga lga a noi sereno il suo volto e s ’impietosisca imp ietosisca di noi. A l conoscersi in in terra terra le tue vie, in tutte le genti la tua Salute, Te loderanno, Dio, i popoli, Te lode ranno i popoli tutti ». Quand Quandoo dopo dopo il peccato il mondo mondo voltò le spalle spa lle a D io, il Si gnore si riservò la stirpe d’Àbramo perchè fosse la custode della promessa Messianica. Quando però nella pienezza dei tempi il sim bolo profetico consegui in Gesù Cristo la più splendida realtà, colla funzione di battistrada al Messia venturo, cessò anche il motivo del privilegio privileg io concesso ad Israele, e tutta tutta intera intera la figliolanza figliolanza di Dio, senza distinzione di nazioni o di civiltà, fu ammessa a partecipare all’eredità divina. Ecco il magnifico concetto informatore dell’odierna
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Pre P reg g h iera ie ra .
— s Tu, o Signore, Signore , che vuoi che tutti si salvino e giungan o alla luce della verità; invia, ti preghiamo, operai alla tua messe, e fa sì che intrepidi annunzino il tuo Verbo; onde la tua parola si diffonda diffonda veloce vel oce e aia aia venerata ven erata;; affinchè affinchè tutte t utte le nazioni nazio ni riconoscano te solo D io vero, e colui che tu hai inviato al mondo, Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore, il quale ecc. ». La colletta col letta , come vedesi, ved esi, è presa da vari brani scritturali e non accusa perciò alcun pensiero originale. Resta quindi gagliardo il concetto dei Libri Sacri, che la vocazione missionaria è un'opera tutta divina. E divina nella sua origine, giacché giacc hé Dio D io è quegli che che destina g li operai alla messe ; è divina divina ne lla sua causa lità finale, giacché giacc hé si propone propone come scopo, scopo, di glorifica glorificare re ilil Signore nella sal vezza delle anim e; è divina nella sua esecuzione, giacc hé i sacer doti rigenerano le anime al Signore mediante la prfedicazione della Divina Divin a parola, parola, che è come seme e germe di generazione genera zione sopran naturale. La prima lezione (Eccli. x x x y i , 1-10, 17-19) coincide in gran parte colla quarta del sabato dei Quattro Tempi di Quaresima, e contiene una splendida preghiera per la salute d’Israele. Veramente, il concetto dell'odierna dell'odierna solennità è un altro. altro. Qui Qui invece inve ce si vuole che il Sign ore alzi la mano contro contro i popoli pop oli persecutori, affinc affinchè hè anch’essi, sotto il braccio di Dio ultore riconoscano la potenza del Signo Sig nore re d'Àbramo : Affretta il termine term ine — si dice dic e a IaIa-hv hvèè — e fa spuntare l ’ora ora ; rendi testimonianza testim onianza alla prima delle de lle tue opere, ed adempì la profezia pronunziata in tuo nome. Nella grazia del Testamento nuovo, meglio che sotto il martello della della divina giu stizia , noi preghiamo preghiamo che tutti i popoli incontrino incontrino e riconoscano il vero Dio sul sentiero dell’Amore. Il responsorio graduale contiene i due versetti 6-8 del medesimo salmo d'introito. ot f . Te loderanno, Dio, i popoli; te loderanno le genti tutte, La terra ha dato i suoi prodotti, f . Il Signore nostro Dio ci bene dice, ci benedica Dio, e lui temano tutti, sino ai confini del globo », Dio dona la sua benedizione, e mentre la terra feconda le piante e gli alberi, il giardino della Chiesa Chiesa si abbellisce ognora ognora di nuovi fiori fiori del celes ce leste te paradiso. para diso. No Noii sacerdoti sacerdot i e m ission ari siamo : « Dei D ei appunto direbbe direbbe l'Apostolo d elle gen ti ; però l'a gr i adiutores », come appunto coltore coltor e del terreno terr eno è unico un ico ; quello di cui è scritto : « et Pater iw us agricola est ». 0
Il verso alleluiatico deriva dal salmo 99-1, che in sull’albeggiare del giorno, mentre tutta la natura e l'universo intero lodano il Creatore, Creatore, eccita ecci ta il fede le Israelita Israe lita a recarsi al tempio per adorare Iahvè. « A llei, llei , f . Acclamate giulivamente a Dio da tutta la terra, servite con gaudio al Signore, f, ». f , Entrate alla sua presenza con lieti canti ». Durante il periodo della Settuagesima, in luogo del verso alle luiatico, ecco il salmo Tratto che annunzia l ’universalit universalitàà della reden zione messianica. Noi adesso, dopo circa venti secoli di redenzione, ci siamo familiarizzati con questo concetto universalistico del regno di Dio ; ma im maginia ma giniam m o un p o’ quale non doveva essere lo stupore e la letizia che provavano le antichissime generazioni cristiane, quando, quando, di fronte agli Ebrei che escludevano dai pr ivilegi della posterità di Abramo quanti non avevano punto con segu ita la cir cir concisione, ne l Van gelo e nella L egg e i primi primi F edeli sentivano sentivano chiaramente annunziata la vocazione dei Gentili alla Fede. i y. Narrate fra le Genti la gloria di Dio, fra tutti i popoli le sue m eraviglie, y. Perchè Perch è grand e è Iahvè Iahv è e degno d ’immensa lode, lode , ter ter ribile sopra tutti gli altri dei. f . Infatti, le divinità d e i Gentili Gentili sono idoli morti; il Signore invece ha creato il cielo ». Durante Du rante il ciclo pasqu p asquale, ale, dopo dopo il primo primo verso alleluiatico : Al leluia. Acclamate giulivamente ecc., come sopra, si aggiunge: Allei. « Sapp iate che il Signor e, egli è il nostro nostro Dio ; eg li è il nostro Fattore, e noi siamo suoi». Se noi siamo siamo l ’opera d elle sue mani, la Provvidenza Divina veglia amorosamente sulla nostra sorte ; giacché Dio non abbandona, No n en im d ilig il ig is et dese de seri ris, s, se non chi per il primo si ritira da Lui. Non come ben dice sant’Agostino. La lezione evangelica è derivata da san Matteo (ix, 35-38). Il Divin Maestro percorre instancabile le campagne ed i villaggi della Galilea, confermando la sua dottrina con numerosi prodigi ì d favore favor e d egli inferm i. Il suo D ivin Cuore Cuore però è oppresso d'am bascia, giacché vede perire tante anime per mancanza di chi vada loro incontro ed indichi i pascoli salutari. Si rivolge perciò agli Apo stoli, ed osservando che i mietitori sono troppo scarsi per la messe molta, ordina loro di pregare il Padrone a mandare al campo nuovi e nuovi operai. Trattasi Tra ttasi d’un d’un preciso com ando del D ivin Maestro ; ed ed og gi so so prattutto, offerendogli l’Eucaristico Sacrificio per la propaganda
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missiona ria, noi possiamo ben dire : l ’raec raece.p e.pti tiss saluta rib us mo niti et divina institutione formati , audemus dicere: mitte operarios in messemi tuam.
Quegli che ci ha comandato di pregare per le vocazioni Eccle siastiche, si dispone per questo questo stesso ad acc ogliere i nostri voti. L'antifona L'an tifona per l ’offerta offerta delle Oblate, Oblate, è derivata dal da l aalmo 95 (7(7-9) 9) il quale, come tutto questo gruppo di canti del IV libro del Salterio, prelude gioiosamente al regno universale messianico nel- quale do vranno entrare tutte le nazioni. « Da Date te al a l Sign ore, o stirpi di Gentili, date al S ignó re gloria glor ia ed onore ; date glo ria al suo Nome. E ecate eca te le oblaz o blazioni ioni ed entrate nei suoi atrii ; adorate D io nel suo atr io sacro ». N ell’antico ell’antico tempio tempio gerosolimitano, dietro dietro l ’atrio atrio de i G entili trotrovavasi il cortile del popolo Israelita, in fondo al quale era il Santo, dove solo i sacerdoti potevano accedere per offrire l’incenso vesper tino e gli altri sacrifici. Per il popolo popolo quindi, l ’atrio atrio teneva luog o di tempio, come in genere accadeva anche fra i Greci ed i Komani. Nella cella stava il solo s olo Num N umee ; l ’ara pei p ei sacrifici sa crifici trovavasi trovava si di fuori. La preghiera che oggi prelude all’anafora, letterariamente rap presenta un centone scritturale che non tiene conto, nè del Cursus, Se creta eta , che vu ole appunto nè del significato particolare della Secr appunto essere una semplice raccomandazione delle Oblate da consacrarsi. Non ostante questi difetti letterari, alla preghiera liturgica rimane tut tavia sempre la sua bellezza ed efficacia, soprattutto quando s’ispira alle divine Scritture. — «Mira, o Dio, Dio , nostro protettore, pro tettore, e riguarda riguard a il tuo Unto, il quale diede se medesimo per riscatto universa un iversa le; da un estremo a ll’altro ll’altro della terra terra glorifica glor ifica tra tra i popoli il tuo Nome N ome ; perchè dapertutto venga a Te sacrificata ed offerta un’oblazione monda. Per Gesù Cristo ». Anche quando noi saliamo l’altare per offrire i Divini Misteri, Dio li gradisce perchè in noi vede il suo diletto Figliuolo, il Pon tefice della nostra fede, nel quale Egli ritrova tutte le sue compia cenze. Non c’è che Gesù che possa piacere interamente a Dio; e perciò, chi vuol impetrar impetraree grazie gra zie e riuscir grato al Signore, è n e cessario che rimiri il bel volto de l Crist Cristoo ; deve cioè nascondere in Gesù le sue preghiere ed i suoi sacrifizi, e far perorare a Lui, nostro avvocato, la causa che ci preme. Pre P regh gh iera ie ra..
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Oggi, in luogo dell’antifona per la Comunione del popolo, si' recita l’intero salmo 116, che è il più breve del Salterio. « y. y . Lodate, voi tutte, o nazioni, il Signore, lodatelo voi tutti, o popoli, f . Perchè eg e g li ha moltiplicata sopra sopra di di noi la sua bontà, bontà , e la fedeltà del Signore dura per sempre *. Ottimamente! Quando l’amicizia degli uomini viene meno, Dio rimane sempre fedele fed ele a ll’ ll ’anima, ehe spesso troppo troppo tardi impara a diffidare un po’ più delle povere creature, per confidare maggior mente nel Creatore, forte e saldo nell'amicizia e nell’amore. La colletta di ringraziamento è derivata dal Sabato in Albis, e vi si domanda che per l’efficacia del Sacramento di Redenzione, che è pure il mistero mistero di Fede per p er eccellenza, eccellenza , questa sublime virtù virtù allarghi ognor più i suoi raggi e li estenda a tutta quanta la terra. Corre un intimo nesso tra l’Eucaristia e la Santa Fede. Quando un’anima accoglie in cuore Dio che a lei si dona, essa a sua volta si affida a lui. Ora, quest’intero commettersi a Dio e credere cosi alla sua sapienza come al suo infinito amore, è appunto un vivere di Fede, giusta quelle parole del profeta Abacuc alle quali san Paolo annett an netteva eva tanta importanza impo rtanza : « Il mio giusto giu sto vive viv e di Fede ; ma se egli e gli si sottr sottrarr arràà a questa disciplina , eg li già non potrà potrà più piacermi piacermi ».
I N D I C E
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Pa P a g .
Pel volume V :
Il I Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Domini — L a F es ta del Sa S a cr a tis ti s sim si m o C tw re d i Gesù . . . . . .
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Pel Volume VII: 27 Aprile — S. P ie tro tr o C an isio isi o Confe Co nfess. ss. e D otto ot tore re
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Pel Volum Volumee V ili il i : 9 A g o s t o ..... ........ .......... .......... ...... .......... .......... .......... .......... .......... ...... ...... ...... ...... .......... ...... ...... ...... .......... ...... ...... ...... ...... .......... ....... S a n G iova io vann nn i B a t tis ti s ta V ian ia n n ey , Confe Co nfess. ss. * Nello stesso giorno — Sa 17 A g o s t o Nello stesso giorno — Sa n G iaci . . . ia cint nto, o, Confe Co nfess. ss. * 19 Agosto — San . . . Sa n G iova io va n ni E u d es, es , Confe Co nfess. ss. * . ■
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Pel Volume IX: S a n ta Tere Te resa sa d el B am hin hi n Gesù, Verg. . 3 Ottobre — Sa . . 17 O t t o b r e Nello stesso giorno — Sa S a n ta M a r g a r ita it a M. Alac Al acoq oqtle tle,, Ver-
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VI — Pe P e r la P rop ro p a ga zio zi o n e della de lla F e d e
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