comprensione e scienza non ti porti a passi falsi e ti offra serenità in ogni circostanza, cosa c’è di più gradevole della saggezza stessa?
[V,10,1] La realtà è, in un certo modo, avvolta in tali velami che a non pochi filosofi, e non dei primi che capitano, essa è sembrata totalmente inintelligibile; e peraltro agli stessi Stoici essa appare di difficile intelligibilità. [V,10,2] E ogni nostro assenso è volubile: dov’è, infatti, la persona dai giudizi immutabili? [V,10,3] Passa adesso a considerare gli oggetti esterni e vedi come essi sono di breve durata, da poco, passibili di essere in possesso di un cinedo, di una prostituta o di un rapinatore. [V,10,4] Dopo di ciò, passa in rassegna i caratteri dei tuoi conviventi, dei quali è appena appena sopportabile il più raffinato; per non dire che uno già a stento regge se stesso. [V,10,5] In siffatte tenebre e sudiciume, in così grande flusso di sostanza, di tempo, di movimento e di cose mosse, non penso che qualcosa possa ancora avere un valore supremo o insomma meritare la nostra industria. [V,10,6] Al contrario, bisogna consolarsi di attendere la nostra naturale risoluzione e non bisogna costernarsi nell’attesa, ma trovare conforto in questi giudizi: uno è che non mi avverrà nulla che non sia in armonia con la natura; l’altro è che ho la potestà di non fare nulla che sia in contrasto con il dio e il demone che mi porto dentro. [V,10,7] Nessuno, infatti, può costringermi a contravvenire ai suoi comandi.
[V,11,1] V ‘ erso quale meta, dunque, uso ora il mio animo?’ In ciascuna situazione bisogna interrogarsi ed indagare che cosa ci sia adesso in questa mia parte costitutiva che chiamano appunto ‘egemonico’, e di chi io abbia adesso l’animo. Ho forse l’animo di un bambino? o di un adolescente? o di una femminetta? o di un tiranno? o di un capo di bestiame? o di una belva?
[V,12,1] Di quale natura siano le cose che ai più sembrano beni, potresti prenderne coscienza anche da questo. [V,12,2] Se, infatti, uno pensasse che ci sono certe virtù, quali la saggezza, la temperanza, la giustizia e la virilità, che sono davvero beni, pensando in anticipo a queste non potrebbe più sentir dire che qualcosa è ‘bene’, giacché nulla si adatterebbe ad essere definito così. Quando uno invece pensa in anticipo a quelli che appaiono ‘beni’ ai più, allora sentirà dire e accoglierà con facilità come appropriatamente soggiunta l’espressione del poeta comico. [V,12,3] Così, anche i più si rappresentano la differenza. Giacché questa espressione offenderebbe e sarebbe stimata indegna, e quanto è detto sulla ricchezza di denaro e i colpi di fortuna che portano lusso o fama noi non li accoglieremmo come cose dette decentemente e spiritosamente. [V,12,4] Procedi e domandati se meritino onore e si debbano concepire ‘beni’ oggetti siffatti, pensando in anticipo ai quali si inferirebbe appropriatamente che ‘chi li ha acquisiti, in grazia della sua prosperità, non ha dove cacare’.
[V,13,1] Io consto di una componente causale e di una componente materiale. Nessuna delle due rovinerà nel nulla, così come neppure sussistette dal nulla. [V,13,2] Quindi ogni parte di me sarà ridisposta per trasformazione in qualche parte del cosmo, poi a sua volta quella si