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Shakespeare. I piaceri della lettura ipiaceridellalettura.wordpress.com Shakespeare e le donne salernonews24.it Shakespeare corriere.it Le donne di Shakespeare liberolibro.it Personaggi femminili nel teatro shakesperiano trucheck.it
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Shakespeare. I piaceri della lettura ipiaceridellalettura.wordpress.com
Jocelyn Harris (in Jane Austen’s Art of Memory del 1989) sostiene che “Shakespeare was part of Jane Austen’s mental furniture” ed effettivamente si può riscontrare che le analogie della struttura sono talmente tante tra Much Ado about nothing e Orgoglio e pregiudizio da rivelare un rapporto di filiazione tra le due opere. Shakespeare scrisse questa pièce teatrale (1598-1599) ispirandosi peraltro ad una novella italiana del Bandello trasposta in francese da François de Belleforest, le Histoire tragiques (1582), e intrecciando poi la vicenda con una reminiscenza dell’episodio ariostesco di Ginevra e Ariodante (l’equivoco generato da una cameriera che indossa gli abiti della padrona e per quella viene scambiata). In Jane Austen si possono ritrovare le strategie narrative usate dal famoso drammaturgo: ciascuna coppia ha la sua copia speculare: BenedettoBeatrice, Claudio-Ero; Elizabeth-Darcy, Jane–Bingley; il registro basso è rappresentato da personaggi minori, popolari, ciarlieri; la complicazione della trama è dovuta ad una duplice congiura: quella ad opera del personaggio malvagio (cfr. don Juan e Wickham) e quella a fin di bene ordita dai personaggi positivi (don Pedro e Claudio che vogliono far dichiarare Benedetto e Beatrice parlando all’uno dell’innamoramento dell’altra; Darcy distoglie Bingley da Jane perché pensa che lei non sia abbastanza coinvolta). Quanto alla struttura della trama (come osservato da Marilena Saracino, in “Dalla parte di Jane Austen” saggio curato da Francesco Marroni) le tappe sono pressoché identiche: entrambe le opere
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si aprono con l’arrivo di qualcuno che sembra destinato ad essere l’eroe (Don Pedro e Bingley), mentre in ritardo entrano i veri protagonisti sia maschili che femminili. Quando l’attenzione si focalizza sui due protagonisti, essi ingaggiano un duello verbale che li presenta in magnetica contrapposizione: c’è una specie di allegra guerra tra Beatrice e Benedetto, lui la apostrofa “Oh la mia cara signora Sdegnosità” e lei risponde piccata: “E’ possibile che muoia la sdegnosità quando a nutrirla trova un cibo come il signor Benedetto?” (Atto I, Scena I). Tra Elizabeth e Darcy la scintilla si accende altrettanto fulmineamente: lui la snobba al primo incontro e quando poi ripensandoci vorrebbe invitarla a ballare, è lei a ritrarsi: “E prendendole la mano, l’avrebbe offerta a Mr. Darcy, che, sebbene estremamente sorpreso, non era restio ad accettarla, quando lei indietreggiò improvvisamente e, con una certa agitazione, disse a Sir William, “A dire il vero, signore, non ho la minima intenzione di ballare. Vi prego di non pensare che sia venuta in questa direzione allo scopo di mendicare un cavaliere.” (cap. 6, trad. G. Ierolli, jausten.it). Ad un ballo –occasione pubblica di incontro- si compiono i primi fraintendimenti: don Pedro velato da una maschera si dichiara ad Ero in nome di Claudio, che don Juan prova a far ingelosire mentre Benedetto celata la sua identità, riporta a Beatrice i poco lusinghieri giudizi che sul suo nome va spargendo il signor Benedetto. George Wickham arriva di stanza a Meryton e si insinua in pregiudizi già formati con la propria versione diffamatoria su Mr Darcy e al ballo Lizzie arriva quasi alla contestazione diretta mentre balla con lui del tutto fuorviata dal primo che trama nell’ombra come don Juan. L’espediente usato per allontanare la coppia coprotagonista, Ero-Claudio e Jane-Bingley è lo stesso: l’equivoco, anche se nel primo caso si arriva a far credere morta Ero per poterne preservare e ripristinare l’onorabilità; nel secondo caso il malinteso tra Bingley e Jane consiste nel non aver compreso i reciproci sentimenti, con conseguenze non meno dolorose per
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entrambi comunque. Anche in Orgoglio e pregiudizio si parla di onorabilità che Lydia con la sua fuga passionale e sconsiderata con Wickham rischia di far perdere a se stessa e a tutta la sua famiglia. E come qui è Darcy, per amore di Elizabeth, a rintracciare la coppia e convincere Wickham a sposare la ragazza disonorata, là è Benedetto che vedendo la disperazione di Beatrice per non poter fare giustizia alla cugina, giura di sfidare il suo stesso amico Claudio che l’ha calunniata e offesa. L’offerta d’aiuto è accorata in Benedetto: “Basta così. Mi impegno a sfidarlo. Vi bacio la mano e vi lascio. E sulla vostra mano giuro che Claudio me la pagherà cara” (Atto IV, sc. II); silenziosa quella di Darcy che vuole agire nell’anonimato; ma lo scopo è lo stesso alleviare l’amata dalla sofferenza. L’orgoglio e l’erroneo convincimento insaporiscono i dialoghi e le scene in entrambe le opere: Benedetto disdegna Beatrice invitandola a conservare il suo parere di non sposarsi “così qualche gentiluomo scamperà al destino di aver la faccia graffiata” (Atto I, scena I), Darcy definisce Lizzie tra le signorine di Meryton appena “passabile”: “Di chi stai parlando?” e girandosi, guardò per un istante Elizabeth, finché, avendone incrociato lo sguardo, distolse il suo e disse freddamente: “È passabile, ma non bella abbastanza da tentarmi; e al momento non sono dell’umore giusto per occuparmi di signorine trascurate dagli altri uomini. Faresti meglio a tornare dalla tua dama e a goderti i suoi sorrisi, perché con me stai perdendo tempo.” (cap. 3, trad. G. Ierolli, jausten.it). Le connotazioni caratteriali di alcuni personaggi sono simili: l’arrendevolezza di Bingley e Claudio, la forza persuasiva di Darcy e don Pedro, la rassegnazione di Ero e di Jane. Ma la somiglianza si fa più stringente tra le due eroine: Beatrice ed Elizabeth. Beatrice è la prima donna che con la sua intelligenza, il buonumore, l’ironia e le battute sagaci tiene testa agli uomini. Shakespeare ha caratterizzato questo personaggio femminile indomito, per nulla docile e remissivo, romantico o svenevole, ma ardito e sfrontato nell’affrontare l’uomo, nel sostenere con lui un confronto dialettico e polemico.
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Non teme Beatrice di sbeffeggiare Benedetto, di sminuirne anche militari e virili e accompagnandosi sempre con un’allegra risata lo con leggerezza e senza volgarità. Non è una popolana dalla lingua ma una nobile autosufficiente che ha la padronanza delle sue “madonna Lingua” e “parla pugnali” (dice Benedetto).
le doti liquida sciolta parole
Anche Lizzie adora ridere e si diverte lanciando pungenti frecciatine, senza farsi intimidire dalle diecimila sterline di rendita di Mr Darcy, non perde occasione di commentare sardonicamente le affermazioni del signore di Permberley: il fuoco di fila delle tirate di Beatrice verso Benedetto e di Elizabeth verso Darcy segue lo stesso climax serrato. Il tutto dura finché rimangono libere e autonome, scevre da mire matrimoniali, anzi entrambe sono completamente disinteressate ad una prospettiva nuziale, a contrarre un legame coniugale. Beatrice risponde senza mezzi termini allo zio che le augura di maritarsi un giorno: “No, finché Dio non farà gli uomini d’altra pasta che d’argilla. Non è penoso per una donna farsi sopraffare da un pezzo di polvere prepotente, dover rendere conto della sua vita a una zolla di creta testarda? No, zio, non ne voglio sapere: i figli di Adamo sono miei fratelli e sarebbe peccato grave sposarsi fra parenti” (Atto II, scena I). Elizabeth respinge prima la proposta di Mr Collins e poi quella di Mr Darcy, anche se bisogna riconoscere che nessuna delle due era formulata in maniera propriamente accattivante. A poco a poco però entrambe perdono smalto e brillantezza, ambedue si fanno cogliere nella rete dell’equivoco, del misunderstanding e cadono nelle braccia di Amore. Come Beatrice si lascia vincere da quello che crede essere l’innamoramento di Benedetto, così Elizabeth dopo la prima dichiarazione di Mr Darcy guarda dentro di sé e riconsidera i suoi sentimenti e le sue sensazioni. La resa è abbastanza veloce. Non giungono subito ad una piena consapevolezza, devono ancora ammettere a loro stesse di amare; nel frattempo si immalinconiscono, perdono il sorriso, e parallelamente l’intreccio si complica, intervengono circostanze esterne a ritardare il lieto fine. La conclusione a cui tutte e due
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giungono è la stessa: colui che credevano antipatico e odioso non è poi così indifferente. Intanto colui che è stato sdegnosamente ignorato (nel caso di Beatrice) e rifiutato (nel caso di Elizabeth) si prodiga per risolvere i guai in cui è incappata l’amata, per sollevarla dalla sofferenza che la tocca da vicino: l’accusa ignominiosa ad Ero e la fuga di Lidya turbano tantissimo rispettivamente la cugina e la sorella. Sia Benedetto che Darcy non sopportano di vedere Beatrice e Elizabeth in lacrime e passano prontamente all’azione guadagnandosi la loro sicura gratitudine. L’equivoco è risolto, e dopo una serie di chiarimenti e disvelamenti la verità viene a galla. Il congiungersi delle due coppie ed il loro matrimonio concludono entrambe le storie. Se Beatrice era un personaggio rivoluzionario per il Seicento, una femminista ante-litteram, l’eroina di Orgoglio e Pregiudizio, scritto due secoli più tardi, lo è ancora per i suoi tempi come possono essere due donne ribelli e indomite, irriducibili al silenzio e al capo chino ma erette e fiere della loro bellezza intelligente.
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Shakespeare e le donne salernonews24.it
Sempre attuali, le donne di Shakespeare ci parlano ancora. “Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una DONNA!” Così, nel 1600, parlava il Bardo… Niente di più attuale e niente di meno di ciò che spetta alle donne: uomini (se lo siete davvero), in piedi davanti ad una donna! Amo William Shakespeare. Ha saputo creare e parlare di donne vere dalle mille sfaccettature i cui caratteri sono sempre attualissimi. Donne che, come ancora oggi, si muovono in un mondo dominato dagli uomini, con intelligenza, dolcezza, a volte furbizia e, perfino, con crudeltà. In quante delle sue eroine noi donne del terzo millennio possiamo riconoscerci? In tutte! Giulietta, per esempio, l’eroina romantica della saga Montecchi e Capuleti, cosa ci può insegnare? Che l’ingenuità non paga, ora come allora. Questa è una storia emblematica: spesso la purezza non fa vedere alle donne la realtà : attente, Giuliette! Ofelia invece? Quante donne sono come lei? Enigmatiche, appassionate, che si fondono totalmente con i loro “lui”. Ofelia si consegna ad Amleto, impazzisce al posto suo, diventa la sua anima proprio come fanno oggi tante donne, in legami simbiotici in cui la loro innocenza diventa annullamento. Carissime Ofelie, per non andare incontro al suicidio, anche psicologico, differenziatevi, imparate a non vivere ascoltando le parole di un uomo. Desdemona poi? Il suo destino svela un archetipo fondamentale. Tante donne oggi pensano di amare talmente un uomo da poterlo salvare in virtù del loro sentimento. Invece, bisogna rendersi conto che in alcuni maschi c’è una parte insalvabile. Questo dovrebbe insegnare alle donne a salvare
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la propria identità: il fatto che viene prima il proprio cuore e dopo quello dell’altro. Invece, condivido completamente la personalità di Kate: la Bisbetica domata. Lei ha capito che l’unica soluzione per preservare la propria integrità è opporsi a ciò che gli altri dicono! Con il suo senso dell’umorismo, con la sua ironia riesce a non essere sopraffatta e a rimanere una bisbetica praticamente indomata. Ma il personaggio più cupo e profondo, la dark lady per eccellenza, quella che sconvolge i cuori ed il cervello è la nefasta Lady Macbeth. Quante ce ne sono oggi di donne così? Molte. La Lady Macbeth in noi è quella parte che trama e ha a che fare con l’intrigo. Donne, cerchiamo di allontanarla dal nostro animo, di non essere come lei e di eliminare questi istinti primordiali perché la crudeltà che abbiamo sempre disprezzato negli uomini è ancora più brutta e disprezzabile quando la si trova in una donna. Invece, sarebbe bellissimo essere quel tipo di donna che Shakespeare celebra: “Con la tua immagine e con il tuo amore, tu, benché assente mi sei ogni ora presente. Perché non puoi allontanarti oltre il confine dei miei pensieri; ed io sono ogni ora con essi, ed essi con te.” Comunque, essere donna non solo è la cosa più bella del mondo ma anche la più importante perché nel cielo, quando danza una stella,sotto quella stella nasce una donna!
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Shakespeare corriere.it
La bisbetica domata è diventata Julia Stiles nel teen movie del 1999 10 cose che odio di te. Lady Macbeth è entrata alla Casa Bianca col volto di Claire Underwood nella serie tv House of Cards. La Dark Lady dei sonetti del Bardo rivive con Angelina Jolie nel film Maleficent. L'origine è una sola: l'immaginazione di William Shakespeare. Il 23 aprile tutto il mondo celebra i 400 anni dalla morte del poeta di Stratford-Upon-Avon. Nonostante la mentalità dell'epoca elisabettiana, alcuni dei personaggi più significativi e complessi delle sue opere sono donne. La stessa regina Elisabetta I «aveva un potere assoluto, tanto da essere idolatrata, perfino divinizzata dalla cultura dell'epoca» - spiega Carlo Pagetti, docente di letteratura inglese all'Università Statale di Milano - «Un esempio di femminilità, ma anche di valore maschile, quando indossa la corazza per esortare i suoi soldati a opporsi alla minaccia di invasione dell'Invincibile Armata spagnola». Eppure sui palcoscenici dei teatri le donne non potevano salire. Così a interpretare Giulietta o Desdemona erano attori vestiti con abiti femminili. Il mondo delle donne di Shakespeare ha due emisferi ben definiti che sopravvivono saldamente ancora oggi: quello delle figure più emotive, innamorate e trascinate dai sentimenti, e quello delle eroine consapevoli del loro fascino, donne esperte che aspirano al potere. Le parole che il Bardo fa pronunciare alle sue protagoniste sono attuali in ogni secolo «perché nessuno le ha mai davvero capite fino in fondo. Non c'è mai una conclusione e per questo non ci stancano mai», dice Alessandra Petrina, presidente dell'Italian Association of Shakespeare and Early Modern Studies.
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Non sempre comprese, ma spesso imitate. Joss Whedon, sceneggiatore della storica serie tv Buffy-l'ammazzavampiri, non nega di essersi ispirato alla Cordelia di Re Lear per il personaggio interpretato da Charisma Carpenter. Ma Shakespeare è riuscito a entrare anche nel magico mondo Disney: secondo molti critici Nala, la leoncina de Il re leone, è una chiara rivisitazione della Ophelia di Amleto. Anche la tecnologia insegue il Bardo e le sue eroine. La Royal Shakespeare Company, per celebrare i 400 anni, ha ideato l'app RE:Shakespeare che permette a chiunque abbia uno smartphone o un tablet di remixare alcuni dei versi più celebri delle opere del poeta inglese. Tra questi anche le parole di Lady Macbeth, Ophelia e Beatrice, protagonista di Molto rumore per nulla. Attento osservatore dei comportamenti femminili, Shakespeare ha forse trovato ispirazione nelle donne che hanno fatto parte della sua vita. Dalla moglie Anne Hathaway, puritana di ottima famiglia che non vedeva di buon occhio il lavoro del marito, a un'amante misteriosa che rivive nei sonetti dedicati alla Dark Lady. Tra realtà e immaginazione, da un palcoscenico di legno allo schermo di una tv, le mille sfaccettature dell'universo femminile del Bardo continuano ad affascinare con le loro certezze e le loro contraddizioni.
Giulietta È il personaggio femminile più famoso di Shakespeare. È l'eroina che non può rinunciare all'amore. È la donna che non può accettare di allontanarsi dal suo uomo. Giulietta rifiuta i convenevoli, le tradizioni. Si schiera contro le regole del mondo cortese con una testardaggine e una caparbietà che le donne del suo tempo non avevano mai osato mostrare. Il suo personaggio è quello che fa procedere l'azione sul palcoscenico, per questo molti critici concordano nel dire che è lei il fulcro di tutta la storia.
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Giulietta - Claire Danes nel film "Romeo & Juliet"
La giovane procede per tappe. Prima prende consapevolezza del suo amore, poi si rende conto che nessun sentimento può scavalcare i conflitti politici e le avversità fra la sua famiglia, i Capuleti, e quella dell'amato Romeo, i Montecchi. Lo dice lei stessa, nella tragedia: «O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre; e rifiuta il tuo nome: o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti». C'è solo una soluzione: morire insieme alla sua anima gemella per allontanare l'amore dalle guerre degli uomini. Pura e risoluta, Giulietta è diventata un simbolo in tutta la produzione letteraria dopo Shakespeare. Dalle pagine di carta al grande schermo, negli ultimi anni la storia dell'eroina del Bardo ha trovato spazio anche al cinema con più di dieci adattamenti. L'esempio perfetto: Romeo + Giulietta di William Shakespeare. La pellicola del 1996, candidata agli Oscar come miglior regia, ha visto un giovanissimo Leonardo DiCaprio interpretare un Romeo degli anni Novanta, indaffarato a conquistare Claire Danes (nei panni di Giulietta). La Verona delle origini diventa Verona Beach, ma il concetto non cambia e Giulietta sopravvive nel tempo con il suo carisma e la sua intraprendenza, a più di 400 anni dalla sua nascita.
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Lady Macbeth «Dietro ogni grande uomo c'è sempre una grande donna», diceva la scrittrice inglese Virginia Woolf, a più di trecento anni dalla morte di Shakespeare. Il Bardo però, l'aveva preceduta. Creando il personaggio di Lady Macbeth, tanto crudele e spietato quanto fragile e sensibile, Shakespeare aveva voluto dimostrare proprio questo: per sostenere un uomo, serve una donna. Il caso di Lady Macbeth, in questo senso, è un'esasperazione. Il suo personaggio rinuncia alle doti femminili per eccellenza pur di aiutare il marito nella scalata al potere. Lui ha un cuore troppo tenero per convincersi a uccidere il re di Scozia così, a far procedere l'azione, ci pensa lei. La lady di corte prende il comando e rinuncia alla sua docilità e alla sua dolcezza fino ad arrivare all'estremo, rinnegare di essere una donna. Lo fa quando implora: «Venite spiriti che presiedete a pensieri di morte, toglietemi il sesso e riempitemi tutta, dalla testa ai piedi, della più feroce crudeltà!». Le interpretazioni che descrivono una donna sanguinaria, folle e senza scrupoli sbagliano. Dietro alla maschera di arrivismo si nasconde una fragilità femminile che si rivela nella seconda parte della tragedia, quando Lady Macbeth impazzisce e muore fuori dalla scena, sola e molto probabilmente suicida.
Lady Macbeth - Claire Underwood della serie tv "House of Cards"
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Dalla corte di Scozia alla Casa Bianca. Lady Macbeth è il personaggio che ha ispirato il regista Beau Willimon nella creazione della figura di Claire Underwood (Robin Wright) nella serie tv americana House of Cards. Claire è tanto risoluta quanto tormentata. È sempre al fianco di Francis Underwod (Kevin Spacey), suo marito e presidente degli Stati Uniti d'America. I due formano una coppia di cinici senza precedenti sul piccolo schermo. Parlano come i Macbeth, non hanno scrupoli, ma solo un obiettivo: mantenere il potere. Non importa se bisogna uccidere e macchiarsi le mani di sangue. Ma Claire, nel suo profondo, ne soffre. Si abbandona fra le braccia di altri uomini, cerca di fare carriera da sola eppure alla fine torna sempre dal marito, perché solo uniti vinceranno. Con l'app per Android RE:Shakespeare si possono remixare i versi del Bardo. Bastano un po' di fantasia e di ritmo. Fra le frasi a disposizione anche una da Macbeth pronunciata dalle tre streghe che si aggirano intorno alla protagonista: «Fair is foul and foul is fair» (Il bello è brutto e il brutto è bello).
Ophelia L'eterno dilemma fra amore e famiglia si ripropone nel personaggio di Ophelia, incerta, titubante e indecisa. La sua figura è l'emblema della donna del sedicesimo secolo che apparteneva prima di tutto al padre, almeno fino a quando non veniva data in moglie. Ophelia ama Amleto, ma il suo è un amore che incontra mille ostacoli. Suo padre la obbliga a spiarlo e l'amato, quando se ne accorge, la ripudia. è questo il momento in cui crollano tutte le certezze sul mondo femminile di Amleto, del "primo uomo moderno" - come lo hanno definito i critici - sul palcoscenico. Prima la madre, Gertrude, che si risposa con lo zio accusato di aver ucciso il padre. Poi la donna amata, Ophelia, che contro la sua volontà lo spia. Anche se la
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giovane non è il personaggio principale e sembra subire gli eventi senza agire per cambiarli, il suo ruolo è un esempio.
Ophelia - Nala de "Il re leone"
Per Shakespeare è la donna debole per la quale come primo valore da rispettare c'è l'obbedienza al padre. Personaggio schiacciato fra la grandezza delle figure maschili che la circondano, Ophelia è per i critici un simbolo che il Bardo ha scelto di usare per denunciare la condizione femminile nell'epoca elisabettiana. Quando Amleto la rifiuta la giovane impazzisce, inizia a girovagare e cantare finché non cade in un corso d'acqua dove affoga. La fine tragica di Ophelia ha avuto grande fortuna nel mondo artistico dove si trovano molti ritratti della fanciulla. La sua vicinanza all'acqua però, ha trovato anche un'immagine più felice in cui rispecchiarsi, molti anni dopo la sua invenzione. Accade nel cartone Disney Il re leone dove molti critici sostengono che la leoncina Nala, l'amica del cuore di Simba, sia un chiaro rimando al personaggio del Bardo. Questo succede sia quando Nala fa il bagno con Simba sia per il ruolo che i due personaggi femminili hanno: entrambe vicine alle dinastie reali e costrette ad assistere alle faide al loro interno. A 400 anni dalla sua scomparsa, Shakespeare lo si può anche remixare. Con l'app per Android RE:Shakespeare, si possono combinare musica e versi del Bardo. Nel caso di Amleto, gettato nello sconforto da Ophelia, ecco come suona il suo celebre «To be or not to be, this is the question» (Essere o non essere, questo è il problema).
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Cordelia La sincerità e non l'arrivismo, i sentimenti e non i beni materiali. Cordelia, figlia prediletta di Re Lear, è così che vede il mondo. È l'eroina che con il suo buon cuore spera di superare qualsiasi ostacolo, anche quando questo sembra impossibile. «Io son priva di quell'arte viscida e untuosa di parlare senza credere a quel che si dice, da che quando mi propongo di fare qualcosa sul serio, la faccio, prima di dirla», spiega Cordelia. La giovane rifiuta di elogiare il padre solo per farsi dare una parte delle sue terre, come invece fanno le due sorelle. Re Lear, offeso, la allontana dal regno mentre il re di Francia, colpito dalla sua sincerità, decide di prenderla in moglie. Cordelia e il padre si incontreranno di nuovo, quando il regno di re Lear sarà dilaniato dalle lotte interne e i due verranno catturati dai nemici. La giovane viene impiccata e il padre la porta in scena, fra le braccia, morendo poco dopo di crepacuore.
Cordelia - Cordelia Chase della serie tv "Buffy, l'ammazza-vampiri"
Dalla corte di Re Lear a un telefilm cult degli anni Novanta, Buffy l'ammazzavampiri. Anche nella serie tv di Joss Whedon c'è una Cordelia. Si tratta della reginetta della scuola, ricca, strafottente ma sempre con la
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battuta pronta. La sua sicurezza rimanda al personaggio creato da Shakespeare, anche se le differenze tra le due ragazze, a distanza di centinaia di anni, sono molte. La Cordelia della nuova generazione si muove fra tinte noir e demoni, non certo fra merletti e corti. Eppure, come la sua omonima, non è fra i protagonisti, piuttosto fa da sfondo alla vicenda. Lo stesso succede all'eroina del Bardo che, davanti alle faide tra i vari regnanti, passa in secondo piano, nonostante il suo messaggio sia forte e soprattutto inedito per il suo tempo. Beatrice Riesce a svettare in una commedia corale come Molto rumore per nulla. E lo fa perché la sua voce è unica, le sue frasi sono continue frecciate a Benedetto, l'uomo per cui prova un sentimento che è un misto fra amore e odio. Alla fine prevarrà il primo, ma dopo una serie di battibecchi quasi infinita. Beatrice è l'eroina di Shakespeare per eccellenza, anche se il suo personaggio non ha avuto la fortuna di Giulietta o Lady Macbeth. Riesce a imporsi sugli altri, a denunciare i soprusi e vorrebbe addirittura poter essere un uomo, per vendicarsi in autonomia. Alle ingiustizie del mondo non reagisce con malinconia o tristezza, ma con il sarcasmo. È in grado di capire i suoi sentimenti, di percepire quanto l'amore per Benedetto l'abbia resa vulnerabile. E allora ecco che si ripara dietro a frasi sprezzanti, quasi come se non si volesse lasciare andare del tutto. E questo perché - come si scopre in alcuni passaggi dell'atto II - è già stata ferita in precedenza. Delusa una volta in amore, Beatrice è la donna che non vuole scottarsi ancora e che metterà il suo amato di fronte a mille prove prima di dirgli «Sì».
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Beatrice - Amy Acker del film "Molto rumore per nulla"
Anche se il personaggio combatte quei piccoli grandi drammi che ogni donna si trova davanti, sul piccolo e grande schermo Beatrice non ha avuto grande fortuna. Una sua versione cinematografica moderna, del 2012, l'ha interpretata l'attrice Amy Acker in un Much Ado About notingh tutto in bianco e nero, diretto da Joss Whedon. Lo spirito del personaggio non cambia, Beatrice rimane la paladina dell'onestà, pronta a tutto pur di difendere la cugina dalla falsa accusa di adulterio. E solo alla fine cede alle avances di Benedetto. Negli anni Duemila però, la giovane donna si muove tra feste in piscina, molti - forse troppi - cocktail e auto sportive. La frase più famosa che Beatrice ha detto a Benedetto può essere remixata grazie all'app RE:Shakespeare. Così, la celebre «I was about to protest that I loved you» (In punto ch'ero anch'io per dirvi: io v'amo) si veste di un nuovo ritmo Dark Lady «Gli occhi della mia donna non sono come il sole; il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra; se la neve è bianca allora i suoi seni sono grigi; se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo».
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Dark Lady - Malefica nel film Disney "Maleficient" È questa la Dark Lady di Shakespeare, una donna non bella, non aggraziata ma comunque seducente. Senza che se ne conosca con certezza il nome, questa dama oscura fu con tutta probabilità l'amante del Bardo. Lo tradì, lo trattò male, come si legge nei sonetti che il poeta le ha dedicato (tra il 1591 e il 1604), ma Shakespeare ne rimase comunque stregato e la definì «la mia donna malvagia». La Dark Lady rappresenta l'immagine di una donna vera, non stereotipata. Ha dei difetti ma è reale, esiste davvero. Il Bardo segna una novità anche in questo: abbandona il modello della donna-angelo tanto cara al poeta Francesco Petrarca e descrive una figura piena di imperfezioni e molto più moderna. Critici e studiosi si sono interrogati per secoli sull'identità della Dark Lady, così misteriosa e affasciante. Tra il 2012 e il 2013 sono arrivate le ipotesi più interessanti. Il professor Duncan Salked, della University of Chichester, sostiene che si tratti di una prostituta che gestiva un bordello di Clerkenwell, a Londra, e che si facesse chiamare Lucy Negro o Black Luce. Per il professor Aubrey Burl, della Society of Antiquaries, si tratterebbe invece di Aline Florio, la moglie di un traduttore italiano che all'epoca lavorava a Londra. Se sulla Dark Lady delle origini ci sono ancora dei dubbi, non si può dire lo stesso per quella moderna. Molte attrici sono
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state definite delle "dame oscure", prima su tutte Helena Bonham Carter nei suoi ruoli di strega e personaggio noir. Una sola però è la Dark Lady per eccellenza: Malefica della Bella Addormentata. Il cartone della Disney ha portato sul piccolo schermo un personaggio cattivo ma a cui non ci si può non affezionare, proprio come succede al Bardo con la sua amante. Vestita di nero, pronta a scagliare malefici e a usare la furbizia per vincere le sue guerre, Malefica ha trovato, nel 2014, un'interprete eccezionale sul grande schermo: Angelina Jolie nel film Maleficent. Bisbetica domata «Ma io, che non ho mai saputo implorare, né ho mai avuto bisogno d'implorare, sono morta di fame, barcollo dal sonno, tenuta sveglia a improperi e nutrita di strilli. E quel che mi rode più di queste privazioni, è che lo fa spacciandolo per perfetto amore».
Julia Stiles nel film "10 things I hate about you"
Elizabeth Taylor nel film “La bisbetica domata”
Figura che più di ogni altra dimostra quanto siano ingannevoli le apparenze, la Caterina di Padova della commedia La bisbetica domata è uno dei personaggi femminili più affascinanti della produzione di Shakespeare. Nota per essere scontrosa e irascibile, al contrario della docile e obbediente sorella Bianca, Caterina non riesce a trovare marito. Il padre delle due sorelle decide quindi di allontanare Bianca dalla città di
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modo che qualche uomo si decida a sposare "la bisbetica". Col procedere della storia, però, cadono tutte le maschere. Caterina sposa Petruccio che, da un uomo allegro e disponibile, dopo il matrimonio diventa scontroso e irritabile, mentre lei è sempre più accondiscendente, piegata dalle umiliazioni che le infligge il marito fino ad arrivare ad accettare una professione di obbedienza. Anche Bianca alla fine si rivela per quella che è davvero: educata, certo, ma prepotente nei confronti del suo sposo, Lucenzio. Il messaggio del Bardo al suo pubblico è chiaro: non sempre tutto è come sembra. Nel 1999 Caterina diventa la liceale americana Kat, interpretata da Julia Stiles, nel film diretto da Gil Junger 10 cose che odio di te. Come nella commedia originale, "la bisbetica" ha una sorella adorata da tutti, Bianca, la quale ha il divieto di uscire la sera finché non lo farà anche Kat. Per superare l'ostacolo, Patrick (il Petruccio col volto di Heath Ledger) viene pagato per corteggiare la sorella irascibile, ma alla fine se ne innamora. Anche nella versione moderna, la ragazza dura e arrabbiata alla fine mostra il suo vero carattere, decidendo di perdonare Patrick per l'inganno in nome dell'amore: «Più di tutto odio il fatto che non ti odio, nemmeno un pochino». Desdemona Non sposa un uomo scelto da suo padre e si innamora di un "moro", Otello. Desdemona è la donna che va contro a tutte le convenzioni del suo tempo. Non ubbidisce al padre e sceglie di concedersi a un uomo di colore facendo infuriare la sua famiglia. Sicura di sé e della sua passione pensa solo a salvare il suo amore anche se questo la condurrà alla morte. Otello, folle di gelosia nel suo delirio, crede che Desdemona lo tradisca con Cassio e alla fine della tragedia la uccide. Ma Otello senza la sua amata non è nulla, e dopo l'omicidio decide di uccidersi e di lasciarsi morire sul cadavere della donna.
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Desdemona - Fuocofreddo della serie "Gargoyles, il risveglio degli eroi" Shakespeare lascia, in questo caso, che la figura femminile, per quanto forte ed emancipata, venga messa in ombra dalla grande presenza sul palcoscenico del protagonista maschile. Desdemona diventa così funzionale al racconto, ma non è il punto intorno a cui tutto ruota. È come se il suo personaggio si riducesse alla coraggiosa scelta iniziale: spezzare le catene della società veneziana in cui vive. Poi la scena è di Otello. Lui la uccide, lui decide per entrambi. Per lui Desdemona è troppo forte, indipendente e per questo dubita di lei, della sua fedeltà e pensa sbagliando - che lo tradisca. Ma nulla gli fa cambiare idea, neanche una delle frasi più celebri che il Bardo fa pronunciare alla sua eroina: «è una morte innaturale quella data per amore. Ah, perché vi mordete così il labbro? Una collera sanguinaria vi scuote tutto; sono neri presagi. Eppure spero, spero che non siano per me». Per la Desdemona moderna, non un film ma una serie animata pensata dalla Dinsey: Gargoyles, il risveglio degli eroi. Tra maledizioni e toni cupi, la bella veneziana diventa Fuocofreddo, uno dei pochi personaggi femminili presenti nella storia. È la compagna di Pietrafredda (Otello) ma questa volta, al posto che la battaglia per l'emancipazione, combatte contro
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demoni e supereroi in una trama fittissima che ricorda proprio quella dell'Otello Shakespeariano.
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Le donne di Shakespeare liberolibro.it
Ai tempi di Shakespeare, la professione teatrale era considerata di stretta pertinenza maschile e anche i ruoli femminili erano di regola riservati ai ragazzi. Le donne di Shakespeare non furono molte: la madre; una moglie più vecchia di lui (sposata e abbandonata); due figlie (con cui non andava d’accordo); la «dama bruna» dei Sonetti (sempre che sia esistita davvero e non sia mera finzione letteraria). Ma Shakespeare si riscatta dalle manchevolezze private dando amorosa vita alle eroine del suo teatro. Nelle opere di Shakespeare le figure femminili sono molto significative e ognuna gioca un ruolo ben preciso nell’evolversi della storia. I caratteri dei personaggi sono indagati e rappresentati con accuratezza e la natura delle donne è espressa in tutta la sua profondità esaltando vizi e virtù e dimostrando così una vasta e sottile conoscenza dell’animo femminile. Rosalinda è forse l’eroina più accattivante tra i personaggi shakespeariani, forse perché riesce a prendersi gioco dell’amore. Il tempo le permette di valutare il suo amante. Attraverso gli escamotage della commedia, il sentimento non sempre si mostra in tempo per non perdere l’amato, ma nonostante la follia e l’esuberanza, l’amore riesce comunque a rivelarsi. As you like it è definita la commedia più esplicitamente pastorale, perché quasi tutte le scene si svolgono nella foresta di Arden. È una commedia che allude al pastorale italiano, soprattutto Ariosto, - anche se Arden è in Francia. Qui c’è un omaggio ad Ariosto nel nome del protagonista, Orlando. Infatti è un protagonista furioso e appassionato d’amore. Ci sono chiare allusioni ed echi del dramma pastorale di Tasso, dell’Aminta, del tempo che si ferma. In As you like it ci sono continui riferimenti al tempo e l’unico orologio è il ritmo delle effusioni amorose dei protagonisti. La foresta di Arden. È l’unica opera di Shakespeare a essere ambientata quasi interamente in una foresta. Anche questo è un luogo ambiguo,
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perché siamo in Francia in teoria; ma Arden potrebbe riferirsi alle Ardenne dal Belgio che arrivano alla Francia. In verità vicino a Shakespeare era la foresta di Arden, la foresta della zona natale di Shakespeare quindi una foresta che lui frequentava da bambino, che nell’epoca dell’opera era oggetto di una certa contesa tra chi voleva mantenerla area verde e invece chi voleva privatizzare il terreno. C’è un altro riferimento in questo Arden, cioè la famiglia di Shakespeare perché la madre si chiamava Mary Arden. Questa era una delle famiglie più antiche e rispettabili della contea. Una famiglia che si rintraccia fino al 1000. La famiglia Arden era più importante di quella Shakespeare, ed era di benestanti proprietari terrieri. C’era in particolare un famoso Robert Arden che aveva combattuto la guerra delle due rose, figura molto importante per la casa degli York. Mary era tra l’altro ereditiera, perché ereditò, alla morte del padre, la casa. Famiglia di tradizione cattolica. Il tributo di Shakespeare alla madre in As you like it è in parte anche un tributo al principio femminile: in As you like it forse più che in altre opere la protagonista femminile è quella che riesce a salvare tutto, è una redentrice, portatrice di pace, riconciliazione e armonia. Questa è una delle poche opere di Shakespeare in cui Shakespeare fa comparire elementi fantastici: la fine dell’opera avviene con Rosalinda che chiama il Dio Imene, il quale scende dal cielo. Questo è come dire che Rosalinda ha come poteri magici. Rosalinda compare alla fine dell’opera in una specie di masques , in cui alla fine c’è di solito qualche elemento soprannaturale. È l’opera più fantastica di Shakespeare quindi i poteri magici della donna si rifanno al principio materno nella famiglia di Shakespeare, cioè la donna forte della famiglia.
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Personaggi femminili nel teatro shakesperiano trucheck.it
Introduzione all’Autore:
Drammaturgo e poeta inglese, William Shakespeare è uno degli esponenti principali del rinascimento inglese e uno dei più grandi autori della storia del teatro occidentale. Nato a Stratford-on-Avon, nel 1592 si trasferì a Londra dove si impegnò come autore e, marginalmente, come attore con la compagnia "Chamberlain's Men" (divenuta in seguito "King's Men" a causa della salita al trono di Giacomo I). Da questo momento la sua carriera fu fulminea e gli procurò considerevoli guadagni che gli consentirono di essere comproprietario dei due teatri più importanti di Londra: il "Globe Theatre" e il "Blackfriars". Difficile inquadrare la sua notevole produzione artistica, che annovera drammi storici, commedie e tragedie, anche a causa della rilettura successiva dei suoi lavori ad opera dei letterati romantici che videro profonde assonanze tra la loro ricerca estetica e i lavori di Shakespeare. Per lungo tempo, infatti, questa rilettura ha influenzato sia la critica che gli allestimenti delle sue opere, esasperando le affinità poetiche con il romanticismo. Indubbiamente sono presenti, soprattutto nelle grandi tragedie, temi e personaggi che preludono all'esperienza romantica, ma l'originalità del grande artista inglese va cercata maggiormente nella grande capacità di sintesi delle diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio dove il tragico, il comico, l'amaro, il gusto per il dialogo serrato e per l'arguzia, sono spesso presenti in un'unica miscela di grande efficacia. Le donne nella vita di Shakespeare: Molti studiosi sono propensi a credere che la moglie di Shakespeare, Anne Hathaway, appartenesse alla setta dei Puritani. Così venivano chiamati in
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Inghilterra i seguaci delle severe teorie riformistiche di Calvino: il nome deriva dal loro sbandierato proposito di “purificare” la chiesa da ogni residuo di pratiche cattoliche. Se l’ ipotesi è fondata, allora la decisione di Shakespeare, di dedicarsi al teatro, dovette scavare tra i due coniugi un abisso d’incomprensione, perché i Puritani guardavano al teatro con orrore, e non esitavano ad interpretare qualsiasi calamità pubblica come un flagello mandato dal Cielo per punire gli attori, colpevoli di stornare la gioventù dai suoi doveri e di presentate al pubblico sulle scene esempi di dissolutezza e d’empietà. La divergenza di idee religiose spiegherebbe il distacco fra i due coniugi, e spiegherebbe anche perché Anne non accompagnò il marito a Londra, quando era abitudine generale per gli attori tenere sempre con sé la propria famiglia (salvo che fossero in tournèe). Tuttavia la rottura fra i due non fu mai completa. Forse il dolore per la morte del piccolo Hamnet contribuì a ravvicinarli, e, più tardi, l’addio di William alle scene. Nel testamento di lui c’ è un lascito curioso per la moglie: uno dei letti di casa, e precisamente il secondo per qualità. Anne sopravvisse a William sette anni, pur avendone otto più di lui: si spense il 6 agosto 1623. L’aneddotica a proposito di William Shakespeare è singolarmente povera per quanto riguarda le testimonianze dei contemporanei. L’unico aneddoto riferito da un contemporaneo: John Manningham, studente in legge al Middle Temple, riguarda la vita amorosa di Shakespeare. Si diceva che Shakespeare fosse una persona brillante, spiritosa, fortunato con le donne e così sicuro di sé da beffare, persino, l’amico Richard Burbage, figlio del gran mattatore del teatro elisabettiano James Burbage, il capo della compagnia presso cui William lavorava. L’impresa di questo Shakespeare inedito e dongiovanni, in lizza con Burbage, è la conquista di una donna della borghesia. E’ l’epoca in cui Burbage miete allori nella parte di Riccardo III, ed è applaudito da stuoli di ammiratrici. La signora in questione, che non manca mai alle rappresentazioni, una sera prende accordi con lui per un convegno segreto. Per pura combinazione, Shakespeare sorprende il colloquio e viene a conoscere anche i particolari relativi all’ora e al luogo dell’incontro. Una tentazione troppo grande per
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William, che fidando sul suo fascino decide di precedere l’amico e sostituirsi a lui nelle simpatie della donna; il che avviene senza difficoltà. Intanto, all’ora stabilita, ecco arrivare Richard Burbage, allegro e baldanzoso. Bussa alla porta; gli domandano chi è. Alludendo alla sua interpretazione di quella sera, risponde con la sua intonazione più maestosa: “Riccardo III !” Di rimando, risuona dall’interno la voce inequivocabile di William: “Bene! Annunciate allora a Riccardo III che è stato preceduto da Guglielmo il Conquistatore! Le “Ladies” sono, dunque, donne forti e malvagie, fragili e buone, romantiche ed innamorate, pazze d’odio e matte per amore: ogni personaggio gioca un ruolo ben preciso in ogni opera ed è fondamentale per l’evolversi della storia: i caratteri, i vizi e le virtù dei personaggi sono indagati con una misteriosa intuitiva capacità di penetrare e capire l’animo umano e rappresentati con accuratezza in ogni strato dell’animo e in ogni contraddizione di comportamento; il carattere di ogni donna è rapportato al contesto e alle situazioni in cui si viene a trovare, e in base a questi ulteriori elementi assume ogni volta una luce nuova: non ci sono stereotipi, maschere caratteristiche: la natura della donna è espressa in tutta la sua profondità, nelle sue mille sfaccettature, nelle sue certezze, nelle sue contraddizioni... Gli stessi protagonisti maschili daranno le proprie impressioni e definizioni... Otello dirà “fragilità, il tuo nome è donna!” , nel re lear “uno spirito deforme è meno orribile nel diavolo che in una donna”. Ma non è certo grazie al suggerimento soggettivo di uno degli stessi protagonisti delle opere che il cuore e i sentimenti delle lady si svelano: è nella stessa tragedia che dalle loro azioni, dai loro pensieri e parole, dai loro atteggiamenti le persone si scoprono come incredibilmente rivelate tra le cose dette e non dette, tra le bugie e le verità, tra ragione e passione. Tra i testi analizzati alcune figure femminili di spicco si impadroniscono della scena ognuna in modo, in conformità col proprio carattere, colpendo per l’amore appassionato così come per l’odio sfrenato. E parlando d’odio è doveroso soffermarsi su di un primo personaggio: LADY MACBETH - Sin dalla prima comparsa si presenta come una donna animata da una inflessibile e malvagia determinazione; è lei che convince il
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marito ad uccidere Ducan vincendone le incertezze. Terribili sono le sue parole da "cancellate il mio sesso... sbarrate ogni accesso al rimorso... succhiate il mio latte in cambio di fiele" a "conosco la dolcezza del bimbo che ti succhia il seno: ma se avessi giurato quel che tu hai giurato, anche nell’attimo in cui mi sorridesse staccherei la mammella dalle sue gengive e gli fracasserei la testa". Ed è sempre lei che dopo l’assassinio tranquillizza Macbeth e gestisce la scena della scoperta dell’omicidio. Nel terzo atto, sebbene fosse all’oscuro del piano di uccidere Banquo e Fleance, non mostra né incertezza né pietà ("ciò che è fatto è fatto") e, nella scena del banchetto, con grande durezza richiama Macbeth alla ragione e ne giustifica ai cortigiani il comportamento. Se il protagonista domina la scena, la moglie domina lui: anche quando non la si vede se ne avverte la presenza. Occorre tenere presente come il 500 fu un’epoca di regimi terribili. I genitori di Shakespeare e tutti gli inglesi della generazione precedente alla sua rammentavano il regno di Maria la sanguinaria; Shakespeare stesso aveva otto anni quando Caterina de’ Medici scatenò a Parigi la strage di San Bartolomeo. Persino la regina Elisabetta, per quanto saggia ed universalmente amata, aveva ereditato dal padre una personalità per molti versi formidabile, che non era lecito ignorare; ed è probabile che qualche reminiscenza di queste poderose figure femminili, avvolte nel duplice riverbero della regalità e del terrore, sia entrata, più o meno consapevolmente, nella creazione del personaggio di Lady Macbeth, regina di Scozia a prezzo d’una catena di delitti. Impeccabile, lucida, dalle idee chiare e dalla condotta unilateralmente malvagia, sarebbe potuta essere un’incarnazione della malvagità sul modello di Iago o Riccardo III; invece l’assassina è pur sempre una donna, ce lo svela in quell’episodio del sonnambulismo dove le macchie di sangue immaginate sulle sue mani e le parole sconnesse pronunciate in questi momenti rivelano qualcosa che la veglia proteggeva custodito nel profondo inconscio: un punto interrogativo che lascia aperta ogni ipotesi, alcune delle quali sostegno di un pentimento, ad esempio; in realtà la morte mette un punto ad una storia che dal punto di vista interpretativo resta irrisolta ed enigmatica; prima determinata ma alla fine disorientata, rabbiosa poi
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impaurita, assassina e vittima stessa... emblema del male ma ricca di contraddizioni che è impossibile ignorare e che forse stanno proprio ad indicare il confine oltre cui, nella vita come nella tragedia, non possiamo dare risposte. LE "FAVELLATRICI OSCURE" DEL NOBILE MACBETH Innumerevoli sono, nell’opera di Shakespeare, i personaggi soprannaturali o aventi rapporto con le potenze soprannaturali; ma tra tutti questi esseri misteriosi, nessuno ha presa sulla fantasia dei lettori e degli spettatori quanto le tre "favellatrici oscure", le streghe che incontrano Macbeth in una remota landa della Scozia, battuta dai venti tempestosi, e gli predicono la sua futura grandezza e più tardi la rovina. E’ stato detto con insistenza che la tragedia di Macbeth fu scritta da Shakespeare in onore di Giacomo I Stuart e che i personaggi delle streghe furono introdotti in omaggio all’interesse di studioso che il sovrano manifestava nei confronti della magia nera; in realtà, non soltanto Giacomo I , ma tutto il pubblico, con rarissime eccezioni, credeva nella realtà delle streghe. Il risultato di questa creazione shakespeariana è di tre figure dalla singolare suggestione alle quali è assegnata una parte di capitale importanza: senza la loro profezia non si scatenerebbe infatti la selvaggia ambizione di Macbeth, sono loro che rompono l’equilibrio e causano la tragedia. OFELIA. Ofelia è la figlia di Polonio e la sorella di Laerte. Come figlia del lord Ciambellano, Ofelia ha dovuto convivere da sempre con la sua mentalità retriva e con la sua visione negativa del genere umano tuttavia è ancora capace, forse grazie alla sua innocenza, di destare l’amore di Amleto. Ofelia è di carattere debole e facilmente manipolata dai familiari. Così nonostante le lettere di amore di Amleto L’abbiano realmente commossa, crede al fratello, che descrive l’amore di Amleto ingannevole e bugiardo.Ormai confusa, si presta ad agire da esca per coloro che intendono spiare Amleto. Suggestionato dalle parole del fantasma e disgustato dal comportamento della madre, Amleto è deluso dal genere femminile e la rifiuta. E’ allora che Ofelia capisce la forza del suo amore per Amleto, ma è troppo tardi. Prima
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il rifiuto dell’amante, poi la morte del padre, spezzano le sue esili forze e la ragazza impazzisce. Si aggira pronunciando frasi incoerenti e cantando stralci di vecchie canzoni. Quasi per caso, appendendo una ghirlanda al ramo di un albero sospeso sul fiume, Ofelia cade e annega in acqua. Quando la sera colora di stanco dorato tramonto le torri di guardia, la piccola Ofelia vestita di bianco va incontro alla notte dolcissima e scalza, nelle sue mani ghirlande di fiori e nei suoi capelli riflessi di sogni, nei suoi pensieri mille colori di vita e di morte, Ofelia che vedi dentro al verde dell’Acqua del fossato, nei guizzi che la trota fa cambiando il colore? Perché hai indossato la veste più pura, perché hai disciolto i tuoi biondi capelli? Corri allo sposo, hai forse paura che li trovasse non lunghi non belli? Quali parole son sulle tue labbra, chi fu il poeta o quale poesia? Lo sa il falcone nei suoi grandi cerchi o lo sa sol la sua dolce pazzia? Ofelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere, ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto…. Ofelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo, ma forse sai e lo dirai con magiche parole… Ofelia le tue parole al vento si perdono nel tempo, ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi…. Ophelia, lalalalalalalala…. GERTRUDE. Madre di Amleto, solo un mese dopo la morte del padre ne ha sposato lo zio. Gertrude è la donna che causa il tormento morale e il disprezzo per la carne nell’ animo di Amleto a che allo stesso tempo trattiene Claudio dall’eliminare brutalmente il nipote. Eppure non è in carattere eccezionale. Gertrude non interpreta lunghi monologhi, ma da ciò che dice si deduce che si tratta di una madre attenta e amorevole, che non è stata complice dell’omocidio del marito e che insiste nel voler vedere solo il lato positivo della vita, evitandone per quanto può gli aspetti oscuri. Rifiuta di incontrare Ofelia quando essa è sconvolta dalla morte del padre perché pensa di non poter resistere a tanto dolore e quando la ragazza muore ne descrive la fine in modo tenero e poetico. Spirito positivo, non crede all’esistenza del fantasma del marito, che Amleto le descrive. Il rifiuto
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di Amleto di dimenticare il padre morto e di accettare il suo affrettato matrimonio con lo zio le causa una vera infelicità, e accondiscende a tutti i piani di Claudio e Polonio per scoprire le ragioni della pazzia del figlio, nella ingenua speranza di recuperare la serenità. Quando deve superare il biasimo e la condanna del figlio in un incontro faccia a faccia, la sua prima reazione è quella di troncare il dialogo piuttosto che ascoltare l’elenco delle colpe che le vengono attribuite. DESDEMONA. Desdemona è la tenera figlia del senatore Brabanzio che per sposare il prode generale Otello sfida l’ira del severissimo padre. Un abisso divide Otello da Desdemona: è l’abisso fra due razze, l’una vecchia e raffinata da una lunga civiltà, l’altra ancora vicina alla giungla e ai deserti di sabbia rovente. A far innamorare Desdemona di Otello è proprio il modo accattivante con il quale egli racconta le proprie avventure esotiche, avventure avvenute in un mondo tanto distante ma ugualmente affascinante agli occhi di Desdemona. “Tanto caro è al mio cuore che anche il suo carattere selvatico, i suoi sguardi severi, hanno per me una grazia e un fascino” Otello è spontaneamente convinto che, prima o poi, Desdemona debba innamorarsi di un giovane aristocratico simile a lei; come tutti gli innamorati, il Moro non si rende conto che la moglie gli assomiglia più di quanto le apparenze non dicano. Ciò che lei cerca in lui, la sua estrema alterità, differisce meno di quel che sembra a prima vista da ciò che lui cerca in lei. Nessuno dei due percepisce la dinamica centrifuga del desiderio che entrambi illustrano alla perfezione persino nella loro rispettiva incapacità di ritrovare il proprio temperamento nel comportamento dell’altro. La gelosia di Otello non è motivata né dalle azioni di Desdemona, né dalle parole di Iago, ma dalla propria debolezza interna che lo spinge a ricorrere a un mediatore. La dolce Desdemona, in realtà, rappresenta il simbolo della purezza e della sincerità ed è la più devota delle mogli; è proprio la candida onestà a renderla maggiormente indifesa di fronte alla perfidia. Così, perorando ella, in perfetta buona fede, la causa di Cassio, ingiustamente degradato, le sue parole suonano come ipocrite e spudorate agli orecchi del Moro, ottenebrato dalla passione. Anche se Otello si
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sbaglia a pensare che Desdemona possa innamorarsi di Cassio o di qualcuno come lui, la sua inquietudine è tutt’altro che infondata. Nella routine della vita coniugale, il fascino esotico di un marito non può scomparire, e se non fosse morta, Desdemona avrebbe probabilmente scoperto degli altri Otelli, meno logori dell’originale. Desdemona dietro alla sua purezza nasconde la sete di spettacoli violenti ed è a tal punto affascinata dall’imminente battaglia di Cipro che vuole assolutamente assistervi, sebbene debba recarsi su una propria nave, separatamente dal marito. E’ lei stessa a definire con forza la natura del proprio desiderio: “Che io abbia amato il Moro per vivere con lui, la mia aperta ribellione e la mia sfida alla fortuna, possono proclamarlo al mondo con le trombe; il mio cuore è sottomesso alla piena felicità del mio signore…” I, III, 245-248 Desdemona è talmente affascinata dal mondo cupo e violento di Otello che, scoprendo le sue intenzioni assassine, non cerca in alcun modo di salvare la propria vita. Al contrario si prepara alla morte come si preparerebbe a una notte d’amore. La sua docilità non è quella della donna debole dell’Ottocento, la sdolcinata eroina romantica dell’opera di Verdi; Desdemona è la “bella guerriera” di Otello (II, I, 176), e la sua fine tragica risponde alle sue attese più segrete. “E io, lietissimo e pronto, volentieri per darvi pace morirei mille morti” V, I, 130-131 Alcuni sostengono che l’uccisione di Desdemona per mano di Otello, pazzo di gelosia, fu suggerita da un altro episodio: l’assasinio della gentildonna Lucrezia Cappello, per opera del marito di lei, Giovanni Snudo. Costui, sospettandola d’infedeltà, senza il minimo fondamento, a quanto si seppe più tardi, la mandò a confessarsi alla parrocchia, e la notte seguente l’uccise con una stilettata alla gola. Indubbiamente vi è una certa analogia fra la confessione imposta alla vittima quasi per raccomandarne l’anima, e le pressanti domande di Otello nella tragedia: “Avete pregato stasera, Desdemona? Se vi sovviene d’alcuna colpa non ancora riconciliata al Cielo e alla grazia chiedetene perdono immediatamente”.
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Il Moro stesso precisa poi che non vuole uccidere lo spirito di lei impreparato. Se si ammette la familiarità di Shakespeare con la legazione veneta, possiamo pensare che le circostanze della morte di Lucrezia Cappello abbiano colpito la sua fantasia, e che egli abbia poeticamente trasformato la figura di lei (sposata già da 18 anni e madre di ben cinque figli9 nella tenera Desdemona, una delle più affascinanti tra le creature femminili del suo genio. CORDELIA. Ella rappresenta una figura femminile di straordinaria purezza; Cordelia è la più gentile tra le eroine di Shakespeare. Nel teatro classico, la sua sorella maggiore è Antigone, pia consolatrice del padre Edipo. Ma Antigone è meno grande di Cordelia: l’amore del padre per lei non ha mai vacillato, è giusto che nell’ora della sventura egli abbia il suo conforto: vi ha diritto come un uomo immeritatamente colpito da una sorte atroce. Cordelia, invece, è stata trattata dal padre con cieca e testarda ingiustizia. Re Lear non è un personaggio simpatico: ha tutti i vizi del tiranno da tragedia, l’arroganza, l’ostinazione, la capricciosa crudeltà, a tal punto che la durezza delle figlie maggiori diventa comprensibile. Ma Cordelia non conosce altra misura che quella dell’amore. La sua giustizia ha nome pietà, ed è l’unica vera giustizia. Quando tutti abbandonano Lear, e la natura stessa sembra scatenarsi contro di lui, la figlia maltrattata e scacciata torna. “mi riconosce, signore?” “Siete uno spirito, lo so” risponde il vecchio, nel suo pietoso smarrimento; e senza saperlo esprime una verità profonda. Cordelia è uno spirito celeste. Al padre, che la debolezza e la follia sospingono verso una seconda infanzia, ella offre un sostegno, più ancora che filiale, materno GIULIETTA. E’ forse il personaggio femminile più famoso della produzione Shakespeariana, ed è sempre ed inscindibilmente unito al nome del suo amato Romeo. I due amanti appartengono a famiglie rivali e nel corso della loro tragedia faranno di tutto pur di arrivare alla loro unione definitiva e non ostacolata. Troveranno la soluzione ai loro problemi d’amore con la morte, che li vedrà uniti per sempre. Infatti i loro nomi non sono separabili, come le loro ombre giovanili, sono avvinti per l’eternità. Si può vedere bene, soprattutto in questa tragedia, come le donne abbiano il carattere della
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"Dea Bianca" e di come siano depositarie di quella connotazione matriarcale che le portava alla scelta dell’amante, in prima persona, anche se questo voleva dire scatenarsi contro la società. Giulietta in questa tragedia svolge un ruolo assolutamente attivo che rifiuterà le convenzioni cortesi che assegnavano alla donna solo il ruolo di immagine ideale di bellezza. Ma il coraggio di Giulietta è da individuare anche nella voglia di portare avanti una storia impossibile, soprattutto in un tempo in cui l’amore era ridotto ad un puro e semplice contratto commerciale
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