Capitolo 9 Quanti coniugi? La poliginia, che cos’è ? Da quanti coniugi una famiglia può essere composta? Il capitolo si apre con questa domanda. Abbiamo visto nel corso di altri capitoli che vi possono essere famiglie anche dove non sono presenti “coniugi”. Ad esempio dove non c’è il matrimonio o laddove il matrimonio non a retto. Può ad esempio rimanere una famiglia i due fratelli senza genitori. Occorre però rendersi conto che il rapporto coniugale, se da un lato può ridursi a zero, dall’altro p uò aumentare di molto, sia sul versante maschile che su quello femminile. Le famiglie con tanti coniugi si chiamano poligamiche , intendendo che un ego maschile può avere contemporaneamente più mogli (poliginia) e un ego femminile può avere allo stesso modo più mariti( poliandria). La maggioranza delle società al mondo ammette la poliginia. Questa frase rappresenta l’opinione più consolidata tra gli antropologi. Infatti, “nelle culture umane , è la monogamia che è rara, mentre è comune la poliginia. White propone due modelli per addentrarsi nel mondo della poliginia. Il primo tipico del vecchio mondo, l’aumento del numero delle mogli è nello stesso tempo segno di ricchezza, mentre nel secondo, tipico del nuovo mondo vede prevalere la poliginia sororale. PRIMO MODELLO: caratterizzato da molta autonomia delle mogli, dotata di un proprio nucleo abitativo insieme ai figli, mentre il secondo modello conosce una maggiore collaborazione all’interno del gruppo delle sorelle raccolte in un'unica abitazione. Nel primo modello emerge una grande competizione tra le mogli, mentre il secondo sarebbe segnato da una grande solidarietà interna. Il primo modello è tipico dell’africa, e nonostante la competizione c’è comunque un grande grado di aiuto reciproco tra le moglie, soprattutto so prattutto per quanto riguarda l’educazione dei figli, le faccende domestiche.. A questi fattori si deve poi aggiungere la possibilità delle mogli di richiedere delle collaboratrici piu’ giovani sulla quale esercitare la propria autorità. Proprio per questo aspetto quando sono state condotte alcune interviste su una popolazione africana molte donne avevano espresso pareri favorevoli alla poliginia. Certo la competizione e la gelosia tra le mogli rimane comunque molto alta tanto che spesso le mogli si chiamano reciprocamente con dei nomi che manifestano questo stato. Es. tra i luo del Kenya una co-moglie è designata con il termine nyieka(mia partner in gelosia) . Aspetti negativi della poliginia: emergere di certe differenze sia di ordine sociale che economico, sia di ordine demografico. Leader sciamani, uomini ricchi dispongono in genere di maggiori risorse per ottenere le mogli; nello stesso tempo una maggiore mortalità maschile possono generare squilibri a livello demografico tali da scegliere la poliginia come soluzione. Ma la poliginia non è solo segno di differenze. Con la poliginia si hanno molti più figli che con la monogamia. I motivi di crescita economica (più manodopera) si fondano con quelli di crescita demografica. Eppure spesso quando si pensa alla poliginia la si associa a delle motivazioni prettamente sessuali.
“la varietà sessuale è la minore fra le ragioni per cui si ricorre ai matrimoni poliginici nelle società che li permettono” (mair).
LA MINACCIA POLIGINICA. La poligamia è vista di solito come una minaccia rispetto al carattere unico, sacro o naturale della monogamia. Anche nelle società in cui è presente la poliginia, il maggior numero di famiglie sono sempre monogamiche. Ci fa orrore l’idea che nella nostra stessa società possano convivere famiglie monogamiche e famiglie poligamiche, anche se le prime dovessero essere una maggioranza e le seconde una minoranza. A tal punto rifiutiamo la possibilità logica della poligamia che nel nostro codice penale non viene preso in considerazione un reato che porti questo nome: ci limitiamo infatti ad ipotizzare e sanzionare un reato di bigamia. Spesso si associa la poligamia alla supremazia e all’imposizione del potere maschile, come se con la monogamia uomini e donne raggiungessero la parità. Nell’antica sparta era diffusa la monogamia ma era presente una forte impostazione imposizione maschile, invece in molte società africane poliginiche la donna assume una grande importanza. Papa Giovanni paolo ha fatto affermazioni molto forti riguardo alla poligamia “l’intervento della cultura è inevitabile, e tuttavia non sempre la cultura interviene nel verso giusto: poligamia e divorzio sono casi in cui la cultura ha segnato negativamente l’istituzione matrimoniale , imprimendov i deviazioni contrarie al PROGETTO DIVINO”. EBREI POLIGINICI. LA poligamia è una faccenda biblica, e come tale fa parte in maniera un po’ imbarazzante della storia del Cristianesimo. Parecchi dei più famosi personaggi della bibbia erano poligami. Abramo, Giacobbe, Davide, salomone.. Nella bibbia non vi è una regola che proibisca il matrimonio con più di una moglie, e anzi questa possibilità viene esplicitamente ammessa. Vedere pag 117/118 ISLAM: IMPOSIZIONI E TOLLERANZA Come l’ebraismo, per molta parte della sua storia anche l’islam è poligenico. Una società è poliginia, non in quanto tutti ola maggior parte praticano la poliginia, ma in quanto la poliginia è ammessa come possibilità. Murdock distingue infatti tra società a poliginia limitata e società a poligi nia generalizzata. Proprio per sottolineare questo aspetto di possibilità che a certe condizioni viene concessa. L’islam viene spesso rappresentato come una religione a poliginia limitata. Insomma sia per quanto riguarda il cristianesimo che per quanto riguarda l’islam è presente un dio che osserva e controlla quanto fanno gli uomini in termini di matrimonio. La differenza tra i due dei non consiste solo nel fatto che uno è per la monogamia e l’altro per la poligamia , quanto piuttosto nel fatto che per il dio del cristianesimo gli uomini non possono sgarrare in fatto di monogamia, mentre per il secondo c’è più tolleranza in materia. La monogamia è un’imposizione. Una società rigorosamente monogamica non tollera che si moltiplichino i rapporti coniugali. La poligamia invece non è e non può essere imposta, essa convive se del caso , con un’infinità di unione monogamiche.
Anzi le unioni poligamiche spesso passano inevitabilmente attraverso situazioni di fatto monogamiche. Es. come avviene all’inizio di un’unione poligamica..l’uomo inizia pur sempre a sposare una moglie..quindi si direbbe che parte da una situazione monogamica. Al contrario tutto ciò non è possibile con la monogamia perché non consente nessuna forma di poligamia. Una società poligamica non teme quindi soluzioni monogamiche. Non si sente assediata dalla monogamia, perché è come se già la contenesse. Al contrario una società rigorosamente monogamica teme invece che si possa cadere in situazioni di poligamia, che cerca di combattere in tutti i modi, anche attraverso il principio dell’indissolubilità del matrimonio. INSORGENZE POLIGAMICHE Nella storia del cristianesimo si possono incontrare delle insorgenze poligamiche. A tal punto che si può parlare di una poligamia cristiana. Un esempio può essere dato dai mormoni all’interno del cristianesimo. Il tema della procreazione(la poliginia intesa come il metodo per favorire al massimo la capacità procreativa degli esseri umani: “crescete e moltiplicatevi” secondo lo stesso insegnamento di dio, Genesi 1, 28) è ciò che consente ai mormoni di unificare gli insegnamenti della scrittura e le leggi della natura. Anche qui vengono tirati in ballo dio e la natura per stabilire come donne e uomini devono comportarsi. Anche i mormoni con il loro braccio di ferro con le autorità degli stati uniti di America hanno dovuto chinare il capo e accettare di abbandonare almeno ufficialmente , la poliginia. Un ulteriore caso dell’avanzata monogamia nel mondo. Questo discorso sui mormoni è molto importante, perché mette in evidenza il carattere del tutto strumentale del ricorso a dio e alla natura per giustificare i propri modelli di matrimonio e di famiglia. In questo i mormoni sono molto simili ai cattolici : in entrambi i casi è dio che dice come si debbano costruire matrimoni e famiglie( poliginia in un caso e monogamia nell’altro) e in entrambi i casi si sostiene che quanto viene comandato da dio corrisponde alle leggi della natura. PASSAGGI, TRASFORMAZIONI, SCIVOLAMENTI. E se invece il matrimonio fosse una faccenda puramente umana? Se come appare chiaro in quasi tutte le società in cui si pratica la poliginia, la teologia non c’entrasse proprio nulla, essendo una questione che si decide tenendo conto di una molteplicità di fattori: - Dall’esaltazione della pro creatività e della discendenza - All’incremento del benessere materiale - Della ricchezza e del prestigio - Dalla solidarietà e dalla collaborazione tra donne alla costruzione di un gruppo domestico e parentale in cui gli individui possono vedere attutiti i traumi della morte e ovviati gli esiti della solitudine?
Se tra poliginia e monogamia evitassimo di mettere in mezzo dio, con le sue imperscrutabili preferenze, troveremmo modo di capire di più come ci siano forme intermedie tra una e l’altra. Prendiamo una società poliginica, ad esempio i Peul Bandè del Senegal orientale. In apparenza sembrerebbe manifestarsi in questi gruppi solo una forma poliginica.
Ma se si approfondisce bene si scoprirà che le donne non rimangono però sposate a un solo uomo per tutta la loro vita: dato che si sposano molto giovani con un uomo decisamente più avanti negli anni, vedovanza e divorzio fanno si che esse si ritrovino disponibili sul mercato matrimoniale e secondo quanto imposto dall’islam come dalle consuetudini locali, molto presto esse si risposano con altri uomini. Tutto questo significa che occorre vedere poligamia e monogamia non come due modelli atemporali, ma come due situazioni che nel tempo si possono mutare e intrecciarsi tra loro. Proprio come la poliginia contiene dentro di se la monogamia, cosi la monogamia può nel tempo prendere la forma di matrimoni plurimi. Luciano ballabio scorge nella prostituzione una poligamia sotterranea, complementare alla monogamia: una sorta di ombra che accompagna inevitabilmente la scelta monogamica. Come sia possibile che la poligamia affiori nei matrimoni monogamici? Con lo scioglimento dei vincoli matrimoniali e con i ri-matrimoni. Sono due gli eventi che possono sciogliere i vincoli matrimoniali: la morte e i divorzi. A quanto pare, sulla morte ci sarebbe poco da fare, almeno nel senso che non si può impedire che prima o poi essa si verifichi, mentre il divorzio è una decisione prettamente umana e sociale, un evento del tutto culturale. La chiesa ha a lungo scoraggiato il ri-matrimonio dei vedovi. e se ne ha testimonianza in diverse aree rurali italiane, dove il secondo matrimonio, in specie delle vedove, è pubblicamente disapprovato. Sul divorzio invece dato che dipende unicamente da noi non si transige. Perché questi divieti e scoraggiamento? Perché si vede sul fondo emergere la poligamia. il divorzio infatti no sarebbe il primo passo verso una poligamia seriale? Il principio di indissolubilità del vincolo coniugale viene fortemente compromesso (vedovanza e rimatrimonio) Sappiamo che la chiesa non è mai giunta al punto di proibire tassativamente il ri-matrimonio dei vedovi: l’ha soltanto scoraggiato. Ha invece proibito e continua a proibire il ri-matrimonio dei divorziati, proibendo il divorzio in quanto tale. Se la poligamia rappresenta l’avere più mogli.. L’aderenza alla rigorosità cattolica sarebbe niente divorzi e possibilmente seppur concesso niente ri – matrimoni (questa la definiamo monogamia) Ma allora la situazione in cui ci sono più matrimoni dopo la vedovanza? Lucy mair ha proposto di chiamarla monogamia in serie. a malincuore la chiesa cattolica consente ai vedovi di passare dalla monogamia assoluta a quella relativa. Con questo messaggio e senza ammetterlo troppo esplicitamente, nella chiesa cattolica il principio di indissolubilità del vincolo matrimoniale subisce un’incrinatura, quasi una smentita: a quanto pare anche i cattolici sono costretti a scendere a patti con le situazioni di pluralità, che contraddistinguono tanti aspetti della vita degli esseri umani. L’INDISSOLUBILITà DEGLI ALTRI. IL cristianesimo non ha di certo l’esclusività sul principio dell’indissolubilità del matrimonio . Ci sono società che hanno applicato questo principio in maniera assolutamente più rigorosa.
Ci sono società che al contrario del cristianesimo non hanno concesso che questo principio venisse intaccato dalla morte per esempio. Nell’india Indu e nella Cina pre- rivoluzionaria ad esempio, dove la proibizione del ri.matrimonio soprattutto da parte delle vedove, riguardava gli strati più elevati della popolazione. Nella concezione Indù una donna una volta sposata è sposata per sempre; e non esiste la possibilità di un divorzio, come avviene invece nelle società in cui vige la ricchezza della sposa (in Africa, per esempio, dove la possibilità del divorzio da parte della donna è garantita dalla restituzione dei beni ricevuti dalla sua famiglia.) Con il matrimonio indù l’indissolubilità del matrimonio fa si che la donna deve fondere la propria identità con quella del marito a tal punto che nemmeno la morte potrà distruggere questo vincolo. Il costume dei SATI secondo cui una donna vedova si immola sulla pira del marito, attestato molto anticamente in india, proibito da una legge inglese del 1829 e di cui tuttavia sono reperibili casi molto recenti, è l’espressione estrema e disperata di un principio che intende affermare la continuità dell’unione anche al di la della morte. Esso non è un suicidio, quanto piuttosto la riaffermazione dell’unione matrimoniale originaria, tant’è vero che la sati ( la vedova che si sarebbe immolata) era vestita con l’abito e con l’acconciatura del suo matrimonio, e l’idea di fondo è che con questo gesto ella avrebbe rassicurato la riunione con lo sposo nell’aldilà. Sembrerebbe quindi che il principio di indissolubilità del matrimonio andrebbe di pari passo con la monogamia. Noi però vogliamo far vedere che l’indissolubilità è un principio che si può combinare anche con i matrimoni plurimi sia al femminile che al maschile. Sono gli INUIT dell’Alaska settentrionale che si incaricano di dimostrare come questo sia possibile. È una società caratterizzata da molti rituali e cerimonie, ma stranamente per il matrimonio non ce n’è una: è sufficiente che un uomo e una donna decidano di vivere insieme e di avere rapporti sessuali, sia pure per un breve periodo di tempo, per far si che il loro rapporto venga stabilito, ed essi siano l’uno per l’altro nei nostri termini marito e moglie. In modo analogo il divorzio consisterebbe in una semplice interruzione della coabitazione e dei rapporti sessuali. I motivi per cui per questa popolazione si divorzia sono molti: dall’infedeltà all’incapacità di provvedere agli obblighi economici, al disaccordo riguardante l’allevamento o l’educazione dei figli, all’incompatibilità psicologica. Con la differenza che per questa popolazione il divorzio non è un trauma e non lascia tante ferite come per noi. Al contrario era invece una pratica altamente diffusa. Qualcosa come il 100 per cento dei matrimoni veniva interrotto. Questo vuol dire che ogni individuo nella sua vita aveva vissuto almeno una volta il divorzio.
Dove sta allora il principio dell’indissolubilità? Esso consiste nel fatto che il rapporto tra due individui una volta stabilizzato anche se per poco tempo viene fatto poi durare per tutta la vita. Due coniugi che si sono lasciati continuano a parlare l’uno con l’’altro e possono riprendere il rapporto come vogliono. Se uno dei due si è ri sposato, non importa perché il matrimonio con l’altra persona non annulla quello precedente. Può capitare che le rispettive coppie arrivino a non parlarsi, ma può anche capitare che tra le due coppie formatesi ci sia un rapporto di reciproca solidarietà e collaborazione. È presente anche come forma il co- matrimonio. Immaginiamo due coppie le quali decidono pur tenendo separate le abitazioni di scambiare per brevi periodi di tempo i partner sessuali. Gli uomini entrano in relazioni di co-mariti e le donne in relazione di co-mogli formando quindi forti legami di amicizia, di aiuto e di collaborazione. Ma sfortunatamente insegnati e missionari americani che si inoltrarono nella regione , ossessionati dall’idea di promiscuità e dello scambio sessuale, non capirono l’importanza e il significato di questa istituzione e in modo estremamente rapido l’atteggiamento di estrema disapprovazione con cui fu considerato, condusse alla sparizione del co-matrimonio. Cosi come è sorprendente questa insistenza di stabilizzazione che con il principio dell’indissolubilità e della permanenza dei legami coniugali e interfamigliari, viene a equilibrare la fluidità della vita sociale e nello stesso tempo a offrire una pluralità di rapporti su cui nella vita poter far ricorso. Stabilizzazione dunque. Nel senso di tentativi umani, e ovviamente rivedibili, di stabilizzazione per orientarsi nel mondo fluido e imprevedibile elle società e della natura, non stabilità imposta e assicurata da qualche dio. A cui sacrificare la propria libertà o la ricerca di una qualche forma di benessere (per non dire della felicità). Capitolo 10 MA LA FAMIGLIA DOV’è ? Tanti mariti. Ci sono alcuni popoli che ci portano testimonianza di come noi rischiamo di fare confusione tra monogamia e il concetto dell’indissolubilità. Per noi sono la stessa cosa, nel senso che i due concetti si implicano vicendevolmente: non si può dare indissolubilità senza monogamia e viceversa. Come si ricorderà per la chiesa l’uomo DEVE essere unito in modo definitivo ad una sola donna e viceversa. Il cristianesimo fa ricorso talvolta all’annullamento per annientare questo vincolo. Per gli Inuit dell’Alaska e per parecchie società della Nigeria e in Cameroun non c’è bisogno di annullare. Ciò a cui si ricorre è il cosiddetto matrimonio secondario, mediante cui per esempio la donna si unisce a uno o piu’ mariti in successione , pur rimanendo sposata a tutti i mariti precedenti. All’interno del libro si parla molto di poliginia in un ottica di poligamia, ma non di poliandria. Questo perché nella civiltà occidentale il tema della poligamia approvata o non approvata che sia prende la forma del tutto esclusiva della poliginia. :sono gli uomini che possono o non possono avere più donne , e il fenomeno del concubinato, come forma sostitutiva della poliginia ne è una conferma. La possibilità che sia la donna invece ad avere più mariti è invece per noi più remota. Per rimanere in africa i Lele del Kasai (repubblica democratica del Congo), conoscevano un’istituzione di tipo poliandrico , chiamata hohombe la moglie del villaggio.
Ovviamente, autorità coloniali e missionari si precipitarono subito a proibire questo costume, avendo
pensato che la moglie del villaggio fosse una prostituta. Ma altrettanto ovviamente on era questo il senso di questa istituzione. Il villaggio era infatti diviso in classi si età e le giovani andavano in sposa agli uomini più avanti negli anni. Era dunque normale che la classe dei giovani scapoli chiedesse che fosse loro assegnata una moglie comune , per la quale tutti insieme provvedevano al cosiddetto compenso matrimoniale. La moglie del villaggio godeva di un grande prestigio sociale. Assimilata ad un capo, la moglie del villaggio poteva essere inviata come ambasciatrice di pace nei villaggi nemici, dove veniva accolta con favore e omaggiata e dove si adoperava per creare le premesse di un accordo. Era sempre la moglie del villaggio che sceglieva 5 o 6 uomini che avrebbero sempre vissuto nella sua casa, e per i quali sarebbe andata a prendere l’acqua , zappando cucinando ecc.. Certo con il passare del tempo succedeva che alcuni suoi mariti si sposavano e andavano a vivere con le altre mogli. Ma ciò che è importante sottolineare è il legame con il villaggio. I figli che la moglie del villaggio metteva al mondo erano i “figli del villaggio”. L’intero villaggi aveva la funzione di padre nei loro confronti. Oltre a questo esempio bisogna andare in Asia per vedere veramente il luogo della poliandria. I alcuni paesi in particolare come l’india , Tibet ecc.. Sono state individuate due forme di poliandria. Una poliandria fraterna, dove un gruppo di fratelli sposa insieme un’unica donna, e una poliandria associata , dove invece come per esempio succede nello shri lanka a un matrimonio inizialmente monogamico si aggiunge un secondo marito che viene incorporato nell’unione precedente. Ma ci concentreremo soprattutto sulla popolazione della nibia in Tibet. Una popolazione di origine tibetana ma stanziata in Nepal. I nyibia che praticano la poliandria fraterna sottolineano da sempre l’armonia famigliare che questa soluzione ha sempre portato. Molti pensano che questa forma di poliandria venga messa in atto per ragioni economiche ed ecologiche. L’idea di fondo infatti è che la poliandria , facendo convergere la potenzialità procreativa di piu maschi su una sola donna , sortisce un effetto di riduzione delle nascite ed è quindi un meccanismo inibitore dell’aumento di popolazione. E tutto cio’ in un ambiente in cui il terreno è arido e la terra arabile molto scarsa, si configura come una risposta razionale in termini adattivi. Seppure queste motivazioni risultino reali, la poliandria di questa società non può essere motivata solo da ragioni ecologiche ed economiche. I vicini di questa popolazione pur condividendo lo stesso ambiente non praticano la poliandria. La poliandria di questa popolazione risulterebbe allora un fatto di scelta. Che si concretizza in un vantaggio culturale, questo vantaggio può essere rintracciato nella solidarietà tra fratelli, considerato come uno degli ideali basi della propria parentela, paragonabile all’obbligo di sostenere i propri genitori anziani. La fratellanza è un valore importante per questa popolazione. I fratelli sono tali perché devono condividere un po’ tutto nella loro vita. Da giovani prima del matrimonio possono condividere amanti e da sposati una moglie. È lecito quindi attendersi che i gruppo dei fratelli non sia lacerato da gelosie. L’assenza di gelosia fa parte del valore della solidarietà.
In questa popolazione le femmine sopravvivono meno dei maschi alla nascita questo porta cos alla determinazione di un certo squilibrio demografico. In questa popolazione esiste la monogamia, ma è una soluzione per difetto, si presenta quando vi è ad esempio soltanto un figlio maschio, senza fratelli con cui condividere la moglie. A rappresentare la monogamia e la poliandria per i niybia sono la grandezza delle case. Case piccole segno di famiglia nucleare destinata a sparire e case grandi sono le famiglie poliandri che , le prime rappresentano gli schiavi..le seconde i padroni. CON I CONIUGI O CON I FRATELLI? Per noi abituati alla famiglia nucleare il rapporto di base e fondante è quello matrimoniale. Certo, anche tra i nimbi cisi sposa, è il primogenito a prendere l’iniziativa e poi di conseguenza trascina tutti gli altri fratelli. E dunque esiste un rapporto coniugale. Ma con la loro solidarietà fraterna i niybia ci fanno vedere che ciò che più conta per loro è l’unità del gruppo fratelli , tutti eredi della stessa sostanza . Se una moglie è sterile o non è sufficiente per il gruppo dei fratelli , si provvede ad acquisire una seconda moglie. Una teorica levine sostiene che una solidarietà fraterna cosi forte non è presente nelle altre società. E se c’è un gruppo che comprende tanto i fratelli quanto le sorelle? In antropologia vi sono almeno 2 casi: i nayar dell’india meridionale e i na dello sunna della Cina. Si tratta di società in cui convivono gruppi coesi di fratelli e sorelle che cooperano tra di loro. In entrambi i casi la norma della proibizione. Viene distinta la convivenza e la collaborazione fraterna da un lato e l’attività sessuale dall’altro. Si consuma il cibo con i fratelli, mentre il sesso si fa con gli estranei. I nostri maschi vanno ad ingravidare le femmine altrui e le nostre femmine vengono messe incinta dai maschi che vengono da fuori. Tra i na prevale la cosiddetta visita furtiva. Sono gli uomini che fanno visita di notte alle donne nella loro camera, facendo in modo che i loro fratelli non si accorgano di nulla. Ma l’iniziativa può essere sia degli uomini che delle donne. La scelta del partner è legata alle qualità della persona che possono essere il coraggi, la bellezza la generosità ecc. Non è presente l’idea del possesso :ogni partner ha infatti diritto di spezzare quando vuole il rapporto “io non ti appartengo, tu non mi appartieni. La relazione è del tutto libera e duro lo spazio di una notte: essa esiste solo nel presente dell’atto sessuale. La relazione non prevede alcuna stabilizzazione anche se gli amanti possono decidere di vedersi più volte. L’individuo durante questa vita notturna sceglie l’amante che vuole per il suo piacere che non è solo sessuale ma fatto anche di sentimenti. Per i nayar ogni tentativo di costruire con una donna un rapporto più solido e continuativo era legalmente sanzionato dal gruppo “i nayar potranno iniziare un procedimento legale contro il fratello che avess e passato troppo tempo” presso una donna di un altro gruppo. E anche quando un amante dichiara o rivendica la propria paternità nei confronti di un figlio, il tutto si risolve nelle spese del parto: nessun obbligo e nessun diritto egli poteva rivendicare nei confronti del figlio , cosi come quest’ultimo non era tenuto a nessun dovere filiale. Anche tra i na vale la stessa cosa. PROVVISORI ETà ,PERMANENZA, TEMPORANEITA’
La parentela na è fatta soltanto da consanguinei : tra i na non esistono parenti affini. E tra i na il legame di parentela è eterno. Rimangono insieme per sempre. Anche tra i na vi è un senso fortissimo di solidarietà, solidarietà che poggia sulla relazione tra fratello e sorella , non sulla relazione tra fratelli. Nella famiglia dei na manca dunque il rapporto coniugale, ma di compenso c’è una grande solidarietà e dei buoni rapporti tra generazioni che convivono tutte sotto lo stesso tetto. Queste famiglie risulterebbero a noi fuori dalla normalità, perché famiglie che vanno oltre al rapporto coniugale, dove non c’è ne padre ne marito. Cai hua sostiene dunque che il concetto di famiglia e il concetto di matrimonio andrebbero tenuti separati. Ma Ralph linon già nel 1936 aveva distinti tra famiglie coniugali che si fondano sul matrimonio e famiglie consanguinee che invece si fondano sul legame tra fratelli e sorelle. Nelle loro forme estreme le famiglie consanguinee fanno a meno dei rapporti sessuali. Sempre nei nayiar conseguentemente a quanto detto si può dire che è quindi presente il termine nato locale. Questo termine indica semplicemente la norma residenziale mediante cui si costituisce una famiglia consanguinea; gli individui continuano a risiedere nella casa in cui sono nati. Tra i nyinba , la residenza nato locale riguarda soltanto i maschi: i fratelli rimangono nella casa a vita mentre le sorelle vanno a spose altrove, tra i nayar e i na , invece la residenza riguarda tutti fratelli e sorelle e dunque questa famiglia entra in forte contrasto con il matrimonio fino ad arrivare al punto di abolirlo. I nayar e i na risultano essere famiglie permanenti, in quanto contribuiscono a formare famiglie stabili. Il sociologo talcot parson sostiene che la famiglia nucleare e una famiglia che si auto – liquida, se dovesse morire il coniuge fa fatica ad organizzarsi, inoltre spesso accade che non riesce a prendersi cura dei propri anziani. La famiglia nucleare risulterebbe cosi la più fragile all’interno delle società appena esaminate. Sorprende che la chiesa cosi protesa alla stabilità faccia leva su questa famiglia tanto fragile , instabile, inaffidabile. GRUPPO DOMESTICO PIUTTOSTO CHE LA FAMIGLIA. LA proposta che intendiamo fare è la seguente: quell’area vasta e variegata, interamente eterogenea e dai confini sfumati, che abbiamo concepito come una famiglia di famiglie può forse essere opportunamente etichettata con l’espressione di gruppi domestici , che gli antropologi hanno da sempre usato insieme al termine “famiglia”. Sono gruppi domestici tutti i gruppi che abbiamo fino a qui elencato ma sono gruppi domestici anche le unioni di nonni e nipoti dei wahehe, per cui ad un certo punto i figli vengono seguiti dai nonni. Questa proposta di utilizzare il termine “gruppo domestico” non comporta affatto l’abbandono della nozione di famiglia. La proposta insomma non consiste nel dire: non usiamo più il concetto di famiglia e al suo posto impieghiamo l’espressione di gruppo domestico. Per noi matrimonio e famiglia praticamente coincidono: non si da famiglia se alla base non vi è matrimonio. Come abbiamo visto, le forme estreme di famiglie consanguinee fanno a meno del matrimonio. Tra noi a un estremo e i na e i nayiar all’altrp potremmo pensare a una via di mezzo. I senufo della costa di avorio praticano la poliginia :un uomo sposa dunque più mogli. Ma secondo la regola nato locale che abbiamo già visto a proposito dei nayar, tutti i coniugi, sia il marito sia le due mogli continuano a rimanere nella propria famiglia d’origine, salvo il fatto che alla sera il marito fa visita a turno alle sue mogli, una per ogni giorno.
È la soluzione del cosiddetto marito visitatore, ovvero di un matrimonio socialmente riconosciuto, che però non si traduce in una convivenza domestica . qui la famiglia matricentrica consente il matrimonio al suo esterno, e tuttavia essa è e rim ane “la vera unità domestica”. CHI CONTRO NATURA? UNA SAGGEZZA PERDUTA 1 SCEMPI DI FAMIGLIA. Fin dal 1956 e poi via via con le riforme del 1958, del 1966, del 1971 del 1974, la repubblica popolare della cina cerca di sradicare- attraverso la politica del governo locale , in mano agli han- il sistema na . giudicato arretrato e primitivo, sostituendovi la famiglia nucleare. Lo scopo delle riforme era quello di stabilizzare le relazioni amorose trasformandole in matrimonio monogamico. Famiglia nucleare e monogamia erano infatti concepite come lo stadio più avanzato della storia della famiglia umana. A giudizio di cai hua , la riforma matrimoniale fu per i na un vero e proprio sisma sociale “ nessun altra etnia in cina ha subito una lacerazione cosi profonda durante la rivoluzione culturale. Per capire lo sconvolgimento vissuto da queste popolazioni bisognerebbe provare a sconvolgere la nostra società e se di botto da monogamia si passasse a poligamia o a famiglie di consanguinei e basta? Tanto la famiglia nucleare e la monogamia , quanto il sistema delle famiglie consanguinee na sono costruzioni sociali, a cui gruppi umani diversi hanno posto mano a partire da scelte culturali proprie. Di solito le società sono attaccate alle proprie scelte , specialmente se queste sono state collaudate nel tempo e nella propria storia, e i modelli familiari che ne scaturiscono si trovano incastonati in insiemi culturali che hanno le loro ragioni che altri di solito non conoscono. Se invece si ritiene che la famiglia nucleare e monogamia siano conquiste storiche dello stadio piu avanzato della storia dell’umanità allora si produrranno si operazioni chirurgiche senza dubbio dolorosa. L’APPREZZAMENTO DELLA DIVERSITA’ In questo capitolo intendiamo parlare del berdache , una brutta parola che ha ormai perso piede essa indica in una coppia omosessuale il giovane sottoposto ai desideri e alle pratiche erotiche dell’adulto. Con questo termine spregiativo , esploratori e conquistatori europei hanno voluto designare una figura che nelle culture degli indiani del nord America era estremamente diffusa : la documentazione etnologica attesta infatti la presenza di berdache maschili in quasi 150 società nord americane. Ma questa figura godeva invece di un grande prestigio. Nella lingua degli Ojibwa, le parole niizh manidoowag erano infatti usate per indicare una persona nel cui corpo coabitano due spiriti, uno maschile e uno femminile. I due spiriti venivano rispettati e valorizzati come persone in grado di mediare tra il denere maschile e quello femminile. Secondo Walter Williams, essi accorpavano “le caratteristiche tanto degli uomini quanto delle donne e proprio per questo potevano vantare una visione doppia , un modo di vedere le cose che superava la prospettiva limitata di un unico genere. Tra gli Hidatsa nelle pianure del nord, questi individui costituivano una speciale classe di capi religiosi e nelle tribù di lingua algonchina , nulla poteva essere deciso senza il loro parere. Tra i NAVAJO questo tipo di personaggio godeva di un prestigio davvero straordinario. Quando un bambino manifestava tendenze i terzo genere, era reso oggetto di cure speciali e di incoraggiamenti.
Da adulto, gli veniva infatti affidato il controllo delle proprietà di famiglia, fino ad assumere egli stesso il ruolo di capofamiglia, fino ad assumere egli stesso il ruolo di capofamiglia con la funzione di supervisore dei lavori agricoli e domestici. Per i Navajo i loro (nadle) erano valorizzati a tal punto da essere considerati indispensabili alla sopravvivenza economica e culturale della società. Il significato della parola è “uno che cambia di continuo”. La grande importanza attribuita a questi personaggi non li poneva però a parte rispetto alla vita della gente normale. Tra i mohave della california , un alyha(doppio spirito) si univa a un marito, rispetto a cui assumeva il ruolo di moglie e il suo comportamento si spingeva molto verso una evidente femminilizzazione , a tal punto da simulare dolorose gravidanze e mestruazioni. Tutti sono consapevoli di questa simulazione, di questa sorta di messa in scena che rappresenta la possibilità di transitare da un genere all’altro. Di fronte alla complessità e alla profondità di questi personaggi gli europei hanno applicato la loro rozzezza degradandoli : ai loro occhi questi personaggi erano essere immondi e spregevoli dediti unicamente alla sodomia “l’abominevole peccato contro natura”. Gli europei, ossessionati dal sesso, non hanno saputo vedere altro nel comportamento dei personaggi non sapendo scorgere il carattere prettamente spirituale. C’è qualcosa di piu’ che spiega l’importanza conferita ai due spiriti : ed è il fatto che con la sua diversità , con la sua capacità di fluttuare da un genere all’altro svela l’illusione della rigidità dei generi: fa capire quanto essi siano costruiti, culturalmente finiti.(evidenzia la naturalizzazione delle categorie all’interno delle nostre società) Pure alle donne era consentito diventare 2 spiriti, anche se meno di frequente. In particolare tra i mohave agli alyha maschi che si femminizzavano, corrispondevano le hwame, femmine che si mascolinizzavano e che cercavano un legame di coppia con una donna normale , rispetto alla quale si comportavano come mariti. Questo porta alla dimostrazione ulteriore dell’instabilità e della fluidità che si trovano alla radice di ogni categorizzazione di ordine sessuale. CONTRO NATURA O SECONDO NATURA? L’autore a questo punto precisa una cosa molto importante. Sostiene che nonostante la comprensione delle altre culture non può non ritenere che l’omosessualità sia comunque una deviazione, e per giunta una deviazione che si verifica quando le società perdono il senso reale della vita e il corrispondente nerbo morale, quando l loro culture stanche ed estenuate si avvitano su se stesse in un processo involutivo, smarrendo l’obbiettivo alla fine più importante; quello della procreazione. Agli occhi di molti l’omosessualità si configura come una deviazione rispetto al corso naturale delle cose. Per noi europei moderni, occidentali , nutriti di ragione, di cristianesimo e di scienza (l’unica vera scien za) l’omosessualità difficilmente può essere intesa altro che come una devianza, verso la quale , oltre tutto, dimostriamo di essere in grado di esercitare un atteggiamento illuministico di tolleranza. Come fa l’antropologia ad affrontare il tema dell’omosessualità? Da una parte c’è la civiltà greca e quella romana , le quali a lungo hanno inteso l’omosessualità come un comportamento secondo natura, e dall’altra ebraismo e cristianesimo, che invece hanno concepito il comportamento omosessuale come “abominio” e come peccato contro natura. Paolo di tarso la dove nella lettera ai romani. Descrive l’omosessualità, sia al femminile che al maschile , come un comportamento “contro natura” che prende il posto del rapporto sessuale naturale.
D’ora in poi l’espressione contro natura diviene la pesante accusa rivolta all’omosessualità. L’omosessualità è definita come un comportamento contro natura, in quanto non è riscontrabile nel mondo animale , o per lo meno la riprova che sia innaturale è data dal fatto che non viene praticata dagli altri animali. Si ritiene che nel regno animale il sesso sia diretto soltanto a fini procreativi. In un libro scritto da giorgio celli, sono delineati i comportamenti di alcuni animali che portano a sottolineare l’ambivalenza sessuale degli animali, con capovolgimenti di ruolo, talvolta notevolmente protratti nel tempo. Il comportamento somigliante a quello omosessuale, potrebbe essere interpretato come un meccanismo tampone atto a frenare l’aumento di densità delle popolazioni animali. Dopo avere ricordato la legenda greca, secondo cui Minosse avrebbe favorito l’omosessualità a creta per limitarne l’incremento demografico ci si chiedeva se questo effetto tampone non fosse applicabile anche al genere umano. Il biologo bruce bagemihl ha pubblicato un libro in cui sono presenti almeno 450 specie animali per cui si puo’ parlare sicuramente di comportamento omosessuale, in una molteplicità impressionante di forme. Quindi ha ancora senso parlare di contro natura a proposito dell’omosessualità?
Il confronto con gli animali giocherebbe sempre a favore degli omosessuali. Infatti non potendo piu’ sostenere l’innaturalità del comportamento omosessuale , si finisca col dichiarare la sua bestialità : se anche gli animali adottano comportamenti omosessuali allora gli omosessuali si comportano come delle bestie. Al contrario se non fosse presente il comportamento omosessuale all’interno del mondo animale si direbbe “gli omosessuali cosi come quel comportamento è contro natura, neanche gli animali