Chuan C. Chang
i fondamenti dello studio del pianoforte
È UN LIBRO DI
juppiter
consulting PUBLISHING COMPANY
I Fondamenti dello Studio del Pianoforte di Chuan C. Chang Titolo originale dell’opera: Fundamentals of Piano Practice Copyright © 1991…2004, Colts Neck, N.J., U.S.A. Traduzione dall’americano a cura di Roberto Gatti Copyright © 2004, Milano. Proprietà letteraria riservata. ISBN: 88-900756-5-1. Editore: Juppiter Consulting Publishing Company tel. 02 5275500, http://www.juppiterconsulting.it http://www.studiarepianoforte.it
Prima edizione, marzo 2004. Stampa: Selecta SpA, via Quintiliano, Milano.
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Capitolo Tre
IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO
1 - Introduzione La prima parte di questo capitolo descrive la mia idea di cosa sia il metodo scientifico e di come lo abbia usato per scrivere questo libro. Questo approccio scientifico è la ragione principale per cui è diverso da tutti gli altri sull’argomento di imparare a suonare il pianoforte. Le altre sezioni trattano argomenti sull’apprendimento in generale e viene derivata l’equazione per il calcolo del tasso di apprendimento. Questa è l’equazione che è stata usata per calcolare il tasso di apprendimento del pianoforte nel Capitolo Uno, Sezione IV.5. Tratterò anche argomenti riguardanti il cervello perché è, ovviamente, parte integrante del meccanismo che suona il pianoforte. Tranne la parte iniziale su come si sviluppa il cervello con l’età e come questo sviluppo influisca sull’apprendimento del pianoforte, gli altri argomenti hanno comunque poca rilevanza diretta con lo strumento. Abbiamo chiaramente bisogno di molta più ricerca sul ruolo giocato dal cervello quando impariamo a suonare il pianoforte. Ho inserito anche un’analisi, riguardo l’interpretazione dei sogni, che getta più luce su come funziona il cervello. Infine descriverò le mie esperienze con il cervello subconscio che mi è stato utile in numerose occasioni.
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2 - L’Approccio Scientifico Questo libro è stato scritto con il miglior approccio scientifico che sono riuscito a mettere insieme usando ciò che ho imparato durante i miei trentuno anni di carriera da scienziato. Sono stato coinvolto non sono nella ricerca di base (ho ottenuto sei brevetti), ma anche nelle scienze materiali (matematica, fisica, chimica, biologia, ingegneria meccanica, elettronica, ottica, acustica, metalli, semiconduttori, isolatori), nella soluzione di problemi industriali (meccanismi di fallimento, affidabilità, produzione) e nelle pubblicazioni scientifiche (ho pubblicato oltre cento articoli nella maggior parte delle maggiori riviste scientifiche). Anche dopo aver ottenuto il mio Dottorato in Fisica dalla Cornell University, i miei datori di lavoro hanno dovuto spendere oltre un milione di dollari per far avanzare la mia cultura durante la mia carriera. Riguardando indietro tutta questa formazione scientifica è stata indispensabile per scrivere questo libro. Questo bisogno di capire il metodo scientifico suggerisce che la maggior parte dei pianisti avrebbe avuto delle difficoltà se avesse provato a replicare i miei sforzi. Spiegherò ulteriormente più avanti che i risultati degli sforzi scientifici sono utili a tutti, non solo agli scienziati. Quindi il fatto che questo libro sia stato scritto da uno scienziato significa che tutti dovrebbero essere in grado di capirlo più facilmente rispetto ad un libro simile scritto da un non-scienziato.
Un obiettivo di questa sezione è spiegare questo messaggio Imparare il pianoforte, l’algebra, la scultura, il golf, la fisica, la biologia, la meccanica quantistica, la muratura, la cosmologia, la medicina, la politica, l’economia, ecc. – che cosa hanno in comune tutte queste cose? Sono tutte discipline scientifiche e perciò condividono un gran numero di principi fondamentali. Nella sezione seguente spiegherò molti degli importanti principi del metodo scientifico e mostrerò come siano necessari per poter produrre qualcosa di utile , come un manuale
per imparare il pianoforte. Questi requisiti per un tale manuale non sono diversi da quelli necessari per scrivere un libro di testo avanzato sulla meccanica quantistica: sono simili, sebbene i contenuti siano due mondi a parte. Inizierò con la definizione di metodo scientifico perché è così spesso mal compresa dalla gente. Descriverò poi i suoi contributi nello scrivere questo libro. In questo processo indicherò dove storicamente l’insegnamento del pianoforte è stato scientifico o meno. Nelle ultime centinaia di anni abbiamo avuto enorme successo nell’applicare il metodo scientifico a praticamente tutte le discipline, non è il momento di fare lo stesso con l’apprendimento/insegnamento del pianoforte?
2 - L’APPROCCIO S CIENTIFICO
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Questa sezione è stata scritta principalmente per delineare il metodo scientifico nella speranza di aiutare altri ad applicarlo all’insegnamento del pianoforte. Un altro obiettivo è spiegare perché c’è voluto uno scienziato come me per scrivere un libro del genere. Perché i musicisti senza formazione scientifica non avrebbero potuto scriverne uno migliore sull’imparare il pianoforte? Dopotutto sono loro gli esperti più all’avanguardia nel campo! Darò sotto alcune delle risposte. Ho il sospetto che nel leggere il seguito si troveranno concetti diversi dalla propria idea di scienza. Fondamentalmente la scienza non è ma- tematica, fisica ed equazioni, ma riguarda l’interazione tra uomini che conferiscono potere ad altri uomini. Ho visto tanti “scienziati” non ca-
pire cosa fosse la scienza e fallire nella loro vocazione (essere licenziati). Il semplice studiare otto ore al giorno non rende necessariamente pianisti esperti, passare tutti gli esami di fisica e di chimica non rende scienziati: si deve ottenere qualcosa da quella conoscenza. Sono stato particolarmente impressionato da tanti tecnici di pianoforte che hanno una compressione pratica della fisica pur non avendo diplomi scientifici. Questi tecnici devono essere scientifici perché il pianoforte ha profonde radici nella fisica. Così la matematica, la fisica, ecc. non definiscono la scienza (una incomprensione comune): questi campi si sono rivelati utili agli scienziati perché conferiscono loro potere in modo assolutamente prevedibile. Quello che spero di mostrare più avanti è una vista dall’interno di come viene condotta la scienza.
Può qualcuno del tutto a digiuno di scienza leggere quanto segue ed iniziare ad usare istantaneamente l’approccio scientifico? Molto proba bilmente no, non c’è una ricetta facile tranne studiare la scienza. Si vedrà che i requisiti e la complessità del metodo scientifico presentano ostacoli insuperabili per la maggior parte delle persone. Questa è chiaramente una spiegazione del perché questo libro è così unico. Si avrà però almeno qualche idea su quali siano alcuni dei suggerimenti utili se si vuole seguire l’approccio scientifico. Prima di imbarcarci nella definizione, esaminiamo un comune esempio di come la gente fraintende la scienza perché questo ci aiuterà a stabilire il motivo del bisogno di una definizione. Si può sentire un insegnante di pianoforte o di danza dire di aver descritto un’emozione, una sensazione, il volo di un uccello o il movimento di un gatto e lo studente ha subito afferrato l’idea su come suonare o danzare in un modo che l’insegnante non avrebbe potuto indicare descrivendo il movimento della ossa, dei muscoli, delle braccia, eccetera. L’insegnante afferma poi che l’approccio artistico è migliore di quello scientifico.
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Quello di cui non si rende conto è che ha probabilmente usato un metodo scientifico molto buono. Facendo un’analogia o descrivendo il prodotto finale della musica si possono spesso trasmettere molte più informazioni che descrivendo in dettaglio ciascuna componente del movimento: è come passare da banda stretta a banda larga nelle trasmissioni ed è un approccio scientifico valido, ha poco a che fare con la distinzione tra scienza ed arte. Questo tipo di incomprensione sorge spesso perché la gente pensa che la scienza sia bianco o nero – che qualcosa è scientifico o non lo è. La maggior parte delle cose della vita sono più o meno scientifiche, una questione di grado. Ciò che rende questi metodi di insegnamento più o meno scientifici è quanto essi siano buoni nel trasmettere le necessarie informazioni. A questo riguardo molti artisti famosi, che sono anche buoni insegnanti, sono maestri in questo tipo di scienza. Un’altra incomprensione frequente è che la scienza sia troppo difficile per gli artisti. Questo fa veramente allibire. I processi mentali attraverso i quali passano gli artisti nel produrre i più alti livelli di musica, o di altre arti, sono tanto complessi almeno quanto quelli degli scienziati che contemplano l’origine dell’universo. Ci può essere qualche validità nella questione se le persone nascano con talento diverso nell’arte e nella scienza, tuttavia io non sottoscrivo questa visione – per la vasta maggioranza della gente si può essere artisti o scienziati in base alla esposizione a ciascun campo, specialmente nella prima infanzia. La maggior parte delle persone che ora sono buoni musicisti ha la capacità di essere scienziati. Infine, dopo aver studiato arte tutta la vita non si avrà molto tempo di studiare la scienza, come si possono quindi combinare le due? La mia interpretazione è che arte e scienza siano complementari: l’arte aiuta la scienza e viceversa. Gli artisti che evitano la scienza si stanno solo facendo del male e gli scienziati che evitano l’arte tendono ad avere meno successo. La cosa che mi ha più colpito nei giorni del college è stato il gran numero di miei compagni studenti di scienza che erano anche musicisti.
3 - Cos’è Il Metodo Scientifico? Una frequente idea sbagliata è che siccome suonare il pianoforte è un’arte, l’approccio scientifico non sia possibile e non sia applicabile. Questa idea sorge dall’incomprensione di cosa sia la scienza. Potrebbe sorprendere molti che la scienza è, di fatto, un’arte; la scienza e l’arte non si possono separare, proprio come la tecnica pianistica e la musicalità nel suonare. Se non lo si crede si provi ad andare in qualsiasi grande università: ci sarà sempre un Dipartimento di Arti e Scienze.
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Entrambi richiedono immaginazione, originalità e la capacità di eseguire. Dire che una persona non conosce la scienza e quindi non può usare l’approccio scientifico è come dire che sapendo meno si dovrebbe imparare meno. Non ha senso perché praticamente la persona che sa meno è quella che ha bisogno di imparare di più. Ovviamente abbiamo bisogno di definire chiaramente cosa sia la scienza. Definizione: la definizione più semplice di metodo scientifico è che si tratta di qualsiasi metodo che funziona. Il metodo scientifico è quello
in più stretta armonia con la realtà o la verità. La scienza è conferimento di potere. Dire: “La scienza e solo per gli scienziati.” è quindi come dire che i jumbo-jet sono solo per gli ingegneri aeronautici: è vero che gli aeroplani possono essere costruiti solo da loro, ma questo non impedisce a nessuno di noi di usare l’aereo per i nostri viaggi – di fatto gli aeroplani sono stati costruiti per noi. In maniera simile, lo scopo della scienza è di rendere la vita più facile a tutti, non solo agli scienziati. Sebbene siano necessari scienziati intelligenti per far avanzare la scienza, chiunque può trarne vantaggio. Perciò un altro modo di defi- nire la scienza è dire che rende possibili i compiti che prima non lo e- rano e rende più semplici quelli difficili. Da questo punto di vista la
scienza è a vantaggio di quelli meno colti rispetto ai meglio informati che possono risolvere le cose per contro proprio. Se ad esempio venisse chiesto ad una persona ignorante di sommare un numero di sei cifre, da solo non avrebbe modo di farlo. Un qualunque scolaro di terza elementare, che abbia imparato l’aritmetica, potrebbe tuttavia eseguire il compito data carta e penna. Oggi si può insegnare a quella persona ignorante a sommare in due minuti quei due numeri con una calcolatrice. Si è dimostrato che la scienza ha reso facile a tutti un compito prima impossibile per alcuni. La definizione di metodo scientifico data sopra non fornisce nessuna informazione diretta su come eseguire un progetto scientifico. Una de- finizione pratica di approccio scientifico è dire che si tratta di un in- sieme di oggetti definiti univocamente e delle relazioni tra essi. Una
delle relazioni più utili è lo schema di classificazione che mette gli oggetti in classi e sottoclassi. Si noti che la parola “definire” assume un significato molto speciale. Gli oggetti devono essere definiti in modo tale che siano utili e che le relazioni tra essi possano essere descritte con precisione. Tutte queste definizioni e relazioni devono essere corrette scientificamente (è qui che i non-scienziati hanno dei problemi).
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Vediamo alcuni esempi. I musicisti hanno definito tali oggetti di base con scale, accordi, armonie, abbellimenti, eccetera. In questo libro sono stati definiti con precisione concetti importanti come lo studio a mani separate, gli attacchi ad accordo, gli insiemi paralleli, lo studio segmentato, il miglioramento post studio, eccetera. Affinché il metodo scientifico, nello scrivere questo libro, funzioni (cioè ci faccia ottenere un manuale d’apprendimento utile) è necessario associare tutte le relazioni utili tra questi oggetti. In particolare è importante essere in grado di anticipare quello di cui il lettore ha bisogno . L’attacco ad accordo è stato definito come risposta al bisogno di risolvere un problema di velocità. Si può vedere qui il perché la fisica non è così importante quanto il conferimento di poteri umani: ho letto diversi libri che parlano dello staccato senza neanche definirlo. La scienza interviene ai livelli più bassi di definizione, spiegazione ed applicazione. Lo scrittore deve avere un’intima dimestichezza con la materia in oggetto analizzata in modo da non fare affermazioni errate. Questo è il cuore della scienza, non la matematica o la fisica. Uno dei problemi del libro della Whiteside è la carenza di definizioni precise. Lei usa molte parole e concetti senza definirli, come ritmo e delineamento. Questo rende difficile al lettore capire cosa dice e come usare le sue istruzioni. Definire concetti complessi come quelli incontrati spesso nella musica potrebbe certamente sembrare impossibile all’inizio, specialmente se si vogliono tutta la complessità e le sfumature che accompagnano un concetto difficile. Usare i qualificatori per limitare le definizioni quando si usano esempi specifici ed altri qualificatori per espandere le definizioni ad altre possibilità è tuttavia una procedura scientifica convenzionale: è solo questione di comprendere la materia così come i bisogni del lettore. I libri di Fink e Sandor forniscono eccellenti esempi di definizioni, ciò in cui sono carenti sono le relazioni: manca un approccio sistematico ed organizzato su come usare queste definizioni per acquisire la tecnica passo dopo passo. Si sono anche lasciati sfuggire alcune importanti definizioni date in questo libro. L’ingrediente principale del metodo scientifico è la conoscenza, ma il solo sapere non basta. Questa conoscenza deve essere assemblata in una struttura tale da poter vedere, capire e sfruttare le relazioni tra gli oggetti. Senza queste relazioni non si può sapere se si possiedono tutte le parti necessarie e nemmeno come usarle. Gli insiemi paralleli, ad esempio, sono piuttosto inutili se non si conosce lo studio a mani separate. Il modo più comune di costruire questa super-struttura è lo schema di classificazione. In questo libro i vari procedimenti sono stati classificati in metodi iniziali, stadio intermedio dell’apprendimento, metodi di
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memoria, metodi per aumentare la velocità, brutte abitudini, eccetera. Una volta note le definizioni e lo schema di classificazione, si devono riempire i dettagli di come sta tutto insieme e se ci sono elementi mancanti. Parleremo ora di alcune componenti specifiche del metodo scientifico.
A) La Ricerca Un manuale sul suonare il pianoforte è essenzialmente un elenco di scoperte fatte da qualcuno per risolvere alcuni problemi tecnici: è un prodotto della ricerca. Nella ricerca scientifica si eseguono esperimenti, si raccolgono dati e si scrivono i risultati in modo tale che altri possano capire cosa è stato fatto e riprodurlo. Insegnare pianoforte non è diverso: si devono prima ricercare i vari metodi di studio, raccoglierne i risultati e scriverli in modo che altri possano trarne vantaggio. Sembra banalmente semplice, ma se ci si guarda intorno questo non è ciò che è accaduto nell’insegnamento del pianoforte. Liszt non ha mai scritto i suoi metodi di studio. Il “metodo intuitivo” (come descritto in questo libro) non richiede ricerca, è il metodo di studio meno informato. Questo è il motivo per cui il libro della Whiteside ebbe così successo – condusse della ricerca e ne registrò i risultati. Sfortunatamente non aveva formazione scientifica e fece un pasticcio con aspetti importanti come una scrittura chiara coincisa (specialmente le definizioni) e l’organizzazione (classificazioni e relazioni). Chiaramente se potessimo correggere questa mancanza avremmo allora qualche speranza di applicare metodi scientifici all’insegnamento del pianoforte. Ovviamente è stata condotta una tremenda quantità di ricerca da parte di tutti i grandi pianisti, sfortunatamente ne è stata documentata molto poca, cadendo vittime dell’approccio non scientifico alla pedagogia del pianoforte. B) La Documentazione e La Comunicazione L’obiettivo di primo piano della documentazione è la registrazione di tutta la conoscenza nel campo – è una perdita incalcolabile che Bach, Chopin, Liszt, ecc. non abbiano scritto i loro metodi di studio. Un’altra funzione della documentazione scientifica è l’eliminazione degli errori. Chiaramente un’idea corretta, anche enunciata da un grande maestro, che venga tramandata oralmente dall’insegnante agli studenti è suscettibile agli errori e del tutto non scientifica. Una volta scritta, ne possiamo controllare l’accuratezza, togliere gli errori e aggiungere nuove scoperte. Ovvero la documentazione crea una via a senso unico nella quale l’idea può solo migliorare in precisione col passare del tempo.
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Una scoperta che ha sorpreso anche gli scienziati è che circa la metà delle nuove scoperte non viene fatta durante la ricerca, ma quando se ne scrivono i risultati. Per questa ragione la scrittura scientifica si è evoluta in un campo con requisiti specifici progettati non solo per minimizzare gli errori, ma anche per massimizzare il processo di scoperta. È stato durante la scrittura di questo libro che ho scoperto la spiegazione dei muri di velocità: dovevo affrontare il fatto di scrivere qualcosa su di essi ed ho iniziato in modo naturale a chiedermi cosa fossero e cosa li provocasse. È ben noto che una volta poste le domande giuste si è sulla strada di trovare le risposte. In modo simile il concetto di insieme parallelo è stato sviluppato per lo più durante la scrittura che durante la ricerca (lettura di libri, conversazioni con insegnanti, uso di internet) e la sperimentazione personale al pianoforte. Questo concetto era necessario ogni volta che qualche procedura di studio dava problemi, divenne perciò indispensabile verificarlo con precisione per poterlo usare ripetutamente in così tanti punti. È importante comunicare con tutti gli altri scienziati che stanno affrontando un lavoro simile, per discutere apertamente qualsiasi nuovo risultato. Il mondo del pianoforte è stato, a questo riguardo, completamente non scientifico. La maggior parte dei libri sul suonare il pianoforte non ha neanche i riferimenti (compresa la prima edizione del mio libro, perché scritto in un lasso di tempo limitato – questa lacuna è stata colmata in questa seconda edizione) e raramente si basa sul lavoro precedente di altri. Gli insegnanti delle maggiori istituzioni musicali fanno un lavoro migliore nel comunicare, rispetto agli insegnanti privati, perché sono confinati in una situazione per cui non possono evitare di incontrarsi. La pedagogia del pianoforte in queste istituzioni è di conseguenza superiore a quella della maggior parte degli insegnanti privati. Troppi insegnanti di pianoforte sono inflessibili riguardo all’adottare o ricercare metodi di insegnamento migliori e sono spesso critici di qualunque cosa si allontani dai loro metodi. Questa è una situazione molto non scientifica. Esempi di comunicazione aperta nel mio libro sono l’intrecciarsi di concetti da: metodi del peso del braccio e del rilassamento (approccio tipo Taubman), idee dai libri della Whiteside (critica degli esercizi tipo Hanon e del metodo del pollice sotto), inclusione di vari movimenti della mano descritti da Sandor, eccetera. Siccome internet è la forma ultima di comunicazione aperta, il suo avvento può essere l’elemento singolo più importante che permetterà alla pedagogia del pianoforte di essere condotta scientificamente e di questo non c’è miglior esempio che questo libro.
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La mancanza di comunicazione è ovviamente la ragione principale del perché così tanti insegnanti di pianoforte usano ancora i metodi intuitivi, nonostante la maggior parte dei metodi descritti in questo libro sia stata insegnata dall’uno o dall’altro insegnante negli ultimi duecento anni. Se l’approccio scientifico della comunicazione totalmente aperta e della documentazione appropriata fosse stato adottato prima, dalla comunità dell’insegnamento del pianoforte, la situazione attuale sarebbe molto diversa ed un gran numero di studenti starebbe imparando a velocità considerata incredibile rispetto agli standard di oggi. Nello scrivere la prima edizione del libro l’importanza della corretta documentazione ed organizzazione è stata dimostrata dal fatto che, seb bene conoscessi la maggior parte delle idee da circa dieci anni, non ne avevo tratto pienamente beneficio finché non lo terminai. In altre parole quello che mi successe fu, dopo aver finito il libro, di rileggerlo e provarlo sistematicamente. Fu allora che feci la scoperta di quanto fosse efficace il metodo! Apparentemente, sebbene conoscessi la maggior parte degli ingredienti, c’erano alcune lacune che non furono riempite se non quando dovetti mettere insieme tutte le idee in una struttura utile ed organizzata; come se avessi avuto tutti pezzi di un’automobile: inutili a trasportare alcunché finché un meccanico non li avesse assem blati e regolati. Non avevo ad esempio del tutto capito perché il nuovo metodo fosse così veloce (mille volte più veloce del metodo intuitivo) finché non feci i calcoli del tasso di apprendimento (si veda il Capitolo Uno, Sezione IV.5). Inizialmente li avevo fatti per curiosità: speravo di scrivere un capitolo sulla teoria dell’apprendimento. Di fatto mi ci è voluto quasi un anno per convincermi che i calcoli avevano una qualche validità – un tasso di apprendimento di mille volte più veloce sembrava all’inizio un risultato ridicolamente improbabile finché non mi resi conto che gli studenti che usano il metodo intuitivo spesso non vanno oltre il livello intermedio durante tutta la loro vita, mentre altri possono diventare pianisti concertisti in meno di dieci anni. La maggior parte della gente tende a spiegare un’alta differenza nel tasso di apprendimento attri buendola al talento, ma questo non si accorda con le mie osservazioni. Un sottoprodotto di questi calcoli è stata una migliore comprensione del motivo per cui è più veloce, non si può scrivere una equazione senza conoscere i processi fisici coinvolti. Una volta che le formule matematiche mi hanno detto quali parti acceleravano maggiormente l’apprendimento sono riuscito a progettare metodi di studio più efficaci.
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Un esempio principe di una scoperta fatta scrivendo questo libro è il concetto di insieme parallelo. Senza di esso ho trovato impossibile mettere insieme in modo coerente tutte queste idee. Una volta introdotto, ha portato in modo naturale agli esercizi. Non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò se non avessi scritto il libro, sebbene li usassi sempre senza rendermene conto. Questo perché l’attacco d’accordo è una forma primitiva di esercizio per insieme parallelo; anche la Whiteside descrive metodi per studiare i trilli che sono fondamentalmente esercizi per gli insiemi paralleli.
C) Le Verifiche di Auto-Coerenza Molte scoperte scientifiche vengono fatte come risultato della verifica di auto-coerenza. Questi controlli funzionano come segue. Si supponga di conoscere dieci fatti riguardo al proprio esperimento e di scoprire un undicesimo fatto. Si ha ora la possibilità di verificare questo nuovo risultato con i vecchi e spesso questo controllo porterà ad una nuova scoperta. In effetti una singola scoperta può potenzialmente portare a dieci altri risultati senza ulteriore sperimentazione. I nuovi metodi di questo libro, ad esempio, hanno portato ad un apprendimento molto più veloce e questo ha suggerito che il metodo intuitivo debba contenere procedimenti di studio che in realtà lo frenano. Sapendo questo è stato semplicemente una questione di trovare gli aspetti che rallentano i progressi. Questa rivelazione delle debolezze del metodo intuitivo sarebbe stata quasi impossibile se fosse stato l’unico noto. Si tratta di una verifica di auto-coerenza perché se entrambi i metodi fossero stati corretti sarebbero dovuti essere ugualmente efficaci. Un tale processo mentale di verifica automatica dell’auto-coerenza di tutto ciò che si incontra può non essere naturale a tutti; come scienziato, tuttavia, l’ho fatto consapevolmente per pura necessità durante tutta la mia carriera. Le verifiche di auto-coerenza sono il modo più economico e rapido di trovare gli errori e di fare nuove scoperte perché si ottengono risultati senza fare altri esperimenti. Costa poco di più, tranne il tempo. Si può ora vedere perché il processo di documentazione può essere così produttivo: tutte le volte che viene introdotto un nuovo concetto può essere verificato rispetto a tutti gli altri conosciuti per ottenere potenzialmente nuovi risultati. Il metodo è potente grazie al gran numero di fatti già noti. Assumiamo di poter contare queste verità note e che siano, diciamo, mille. Una nuova scoperta significa allora che si possono verificare in modo incrociato mille nuove possibilità per altre scoperte! Le verifiche di auto-coerenza sono importanti per eliminare gli errori e sono state usate in questo libro per minimizzarli. Studiare lentamente
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è, ad esempio, sia benefico che dannoso. Questa inconsistenza deve essere eliminata in qualche modo e questo viene fatto definendo con attenzione le condizioni che richiedono lo studio lento (memoria, studio a mani separate) e quelle in cui è dannoso (metodo intuitivo senza studio a mani separate). Chiaramente qualsiasi affermazione generica che dice “studiare lentamente fa bene perché studiare veloce tutto il tempo porta problemi” non è auto-coerente con tutti i fatti noti. Ogni volta che uno scrittore fa un’affermazione sbagliata, una verifica di auto-coerenza è spesso il modo migliore per trovare l’errore.
D) La Teoria di Base I risultati scientifici devono sempre basarsi su qualche teoria o principio verificabile da altri. Molti pochi concetti stanno da soli indipendentemente da qualsiasi altra cosa. In altre parole qualsiasi cosa qualcuno rivendichi funzionare è meglio abbia una buona spiegazione del perché, altrimenti è sospetta. Spiegazioni come “con me ha funzionato” oppure “la ho insegnata per trent’anni” o anche “questo è come faceva Liszt”, semplicemente non sono abbastanza buone. Se un insegnante ha insegnato un procedimento per trent’anni dovrebbe aver avuto un sacco di tempo per scoprire il perché funziona. Le spiegazioni sono spesso più importanti dei procedimenti che spiegano. Ad esempio lo studio a mani separate funziona perché semplifica un compito difficile. Una volta stabilito questo principio di semplificazione si possono iniziare a cercare più cose simili come accorciare i passaggi difficili o delineare. Un esempio di spiegazione elementare è la correlazione tra la forza di gravità, il metodo del peso del braccio e la sua relazione col peso del tasto. Entrambi la pesante mano del lottatore di sumo e quella leggera del ragazzetto (si veda Capitolo Uno, Sezione II.10) devono ad esempio produrre un suono di uguale intensità quando le mani vengono lasciate cadere dalla stessa altezza in una caduta corretta. Questo è ovviamente più difficile per il lottatore di sumo a causa della sua tendenza ad inclinarsi sul pianoforte per poter fermare la pesante mano. La caduta corretta è quindi per lui più difficile da eseguire. Capire questi sottili dettagli basati sulla teoria è ciò che porta alla corretta esecuzione di una vera caduta. In altre parole, in una caduta corretta non ci si può inclinare sul pianoforte per fermare la mano se non dopo aver completato la discesa del tasto; per realizzare questo gesto è necessario un polso molto flessibile. Ci sono sempre sicuramente alcuni concetti che resistono ad una spiegazione ed è estremamente importante classificarli chiaramente come “principi validi senza spiegazione”. In questi casi chi siamo noi per
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dire che sono validi? Possono essere considerati validi dopo aver stabilito una registrazione inconfutabile di verifica sperimentale. Etichettarli chiaramente è importante perché le procedure senza spiegazione sono più difficili da applicare e sono soggette a modifiche se apprendiamo di più e le capiamo meglio. La cosa più bella dei metodi che hanno buone spiegazioni è che non è necessario farsi dire ogni dettaglio di come eseguire la procedura – possiamo spesso ricavarla da soli dalla comprensione del metodo. Sfortunatamente la storia della pedagogia del pianoforte è piena di procedure per acquisire la tecnica che non hanno supporto teorico di base e che, nonostante ciò, hanno ottenuto ampia accettazione. Gli esercizi Hanon ne sono un esempio illustre. Gran parte delle istruzioni senza spiegazione del perché funzionano hanno poco valore in un approccio scientifico. Questo non solo per l’alta probabilità che queste procedure possano essere sbagliate, ma anche perché è la spiegazione che aiuta ad usare correttamente la procedura. Siccome non ci sono basi teoriche dietro gli esercizi Hanon, quando ci esorta ad “alzare in alto le dita” ed a “studiare un’ora al giorno” non abbiamo nessun modo di sapere se questi procedimenti possono davvero aiutarci. In qualsiasi procedura della vita reale è quasi impossibile a chiunque scrivere tutti i passi necessari in tutte le circostanze, è la comprensione del perché funziona a permettere a ciascuno di modificarla per soddisfare i bisogni specifici di situazioni individuali e mutevoli. Gli insegnanti che usano il metodo intuitivo raccomanderanno ad esempio di iniziare con precisione lentamente e di aumentare gradualmente la velocità, altri scoraggeranno il più possibile lo studio lento perché è un tale spreco di tempo. Nessuno degli estremi è ottimizzato: suonare lentamente nell’approccio intuitivo non è desiderabile perché si potrebbero congelare movimenti che interferiscono con il suonare più veloce; d’altro canto suonare lentamente, una volta in grado di farlo velocemente, è molto utile per memorizzare e per praticare il rilassamento e la precisione. L’unico modo di scegliere la velocità di studio giusta è quindi capire in dettaglio il perché si sta scegliendo quella velocità. In questa era di tecnologie dell’informazione e di internet non dovrebbe praticamente esserci più spazio per la fede cieca. Questo non significa che non esistano regole senza spiegazione, dopotutto ci sono ancora molte cose a questo mondo che non comprendiamo. Nel pianoforte la regola di suonare lentamente prima di smettere ne è un esempio: ci deve essere una buona spiegazione, ma non ne ho ancora sentita alcuna che considero soddisfacente. Il principio di esclu-
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sione di Pauli (due fermioni non possono occupare lo stesso stato quantico) e il principio di indeterminazione di Heisemberg sono, nella scienza, esempi di regole che non si possono derivare da principi più profondi. Così è ugualmente importante capire qualcosa proprio come sapere cosa non capiamo. I professori di fisica più colti sono quelli che sanno citare tutte le cose che ancora non comprendiamo.
E) I Dogmi e L’Insegnamento Tutti noi sappiamo che non si possono violare le regole che ci pare e suonare ancora con musicalità, a meno di non avere le iniziali LVB. I metodi di insegnamento dogmatici, così prevalenti nella pedagogia del pianoforte, si sono evoluti in questo ambiente ristretto dalle difficoltà di guidare gli studenti a produrre musica. L’approccio dogmatico è, per metterla cinicamente, un modo conveniente di nascondere l’ignoranza dell’insegnante spazzando tutto sotto il tappeto del dogma. Tutte le grandi lezioni che ho sentito da artisti famosi sono piene di spiegazioni scientifiche sul perché si dovrebbe o meno eseguire in un certo modo. Non tutti i grandi esecutori sono tuttavia dei buoni insegnanti e non tutti sono in grado di spiegare ciò che fanno. La lezione per lo studente è che in generale non dovrebbe accettare nulla che non capisce e questo tenderà ad alzare il livello di istruzione che riceve. Sono convinto che anche l’interpretazione della musica, con il tempo, diverrà più scientifica proprio come l’alchimia alla fine si è evoluta nella chimica. Sfortunatamente un approccio dogmatico all’insegnamento non è sempre segno di un insegnante peggiore. Di fatto la tendenza sembra esser opposta, probabilmente per ragioni storiche. Fortunatamente molti bravi giovani insegnanti, specialmente quelli nelle grandi istituzioni, sono meno dogmatici – sanno spiegare. Col divenire più colti gli insegnanti dovrebbero essere in grado di sostituire più dogmi con una comprensione più profonda dei principi sottostanti. Questo dovrebbe migliorare significativamente l’efficienza e la facilità di apprendimento degli studenti. La maggior parte delle persone si rende conto che gli scienziati devono studiare tutta la vita e non solo quando sono al college per prendere la laurea. I più, tuttavia, non si rendono conto fino a che punto essi dedicano il loro tempo all’istruzione, non solo imparando, ma anche insegnando a tutti gli altri, specialmente ai loro compagni scienziati. Di fatto, per poter massimizzare le scoperte, l’istruzione deve diventare una passione quotidiana, travolgente. Uno scienziato diventa quindi spesso più, diciamo, di un insegnante di pianoforte o di scuola a causa del più ampio spettro di “studenti” che incontra, così come del più am-
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pio respiro delle materie che deve coprire. Quanto si debba sapere per fare anche solo una piccola nuova scoperta è veramente sbalorditivo. Una parte necessaria della documentazione scientifica deve perciò includere le più alte capacità di insegnamento. Un rapporto di ricerca scientifica non è tanto la documentazione di ciò che è stato fatto, quanto un manuale di insegnamento su come riprodurre l’esperimento e su come capire i principi sottostanti. Il metodo scientifico è quindi idealmente progettato per insegnare ed è un metodo di insegnamento diametralmente opposto a quello dogmatico.
F) Conclusioni L’approccio scientifico è più di un modo preciso di documentare i risultati di un esperimento: è un processo progettato per eliminare gli errori e generare scoperte ed è, soprattutto, fondamentalmente un mezzo per conferite potere all’uomo. Se fosse stato adottato prima, la pedagogia del pianoforte sarebbe oggi certamente diversa. Internet accelererà sicuramente l’adozione di approcci più scientifici all’apprendimento del pianoforte.
4 - La Teoria Dell’Apprendimento Non è strano che quando andiamo al college scopriamo che “Fondamenti dell’Apprendimento” non sia un corso obbligatorio (se esiste)? I college e le università si suppone siano i centri dell’apprendimento. I dipartimenti di psicologia hanno spesso corsi ad-hoc sulle abitudini di studio, ecc., ma si penserebbe che la scienza dell’apprendimento sia una delle cose primarie in ogni centro di apprendimento. Ho scoperto, nello scrivere questo libro, la necessità di pensare ad un processo di apprendimento per derivare un’equazione, per quanto approssimata, del tasso di apprendimento. […sezione incompleta…]
5 - La Causa Dei Sogni ed I Metodi Per Controllarli Questa sezione non ha niente a che fare con il pianoforte, viene inclusa qui per gettare un po’ di luce su come funziona il cervello. Non conosco nessuna ricerca riguardo alla causa dei sogni ed i metodi per controllarli come descritto più avanti. Se qualcuno avesse un tale riferimento mi spedisca una e-mail. Si è mai fatto un sogno ricorrente e ci si è mai chiesti quale ne fosse la causa? Oppure sogni tipo incubi di cui ci si vuole disfare? Sembra che
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abbia trovato le risposte ad entrambe le domande e nel farlo ho scoperto alcune intuizioni su come funziona il cervello mentre dormiamo. La maggior parte di chi oggi interpreta i sogni è come chi legge la mano: si sforza di predire il futuro e assegna poteri magici o messaggi ai sogni, sarebbe bello se fosse vero, ma sfortunatamente sono realistici come le sedute spritiche o la lettura delle foglie di te. Ho scoperto che un’interpretazione dei sogni basata sull’evidenza fisica ci può dire molto su come funziona il cervello. Analizzo qui quattro tipi di sogni che ho fatto e di cui ho scoperto le spiegazioni fisiche. Parlandone con amici ho scoperto che molti altri hanno sogni simili e, quasi certamente, simili cause. Nella sezione finale analizzo cosa ci dicono questi sogni sul funzionamento del cervello. Sono giunto alla conclusione che questo approccio ai sogni è molto più gratificante di quello degli indovini e di simili interpretatori di sogni. I quattro sogni sono: (1) cadere, (2) incapacità a correre, (3) essere in ritardo agli appuntamenti o agli esami e (4) un mio sogno specifico lungo e complesso. Credo che i primi tre siano piuttosto generali e che li abbiano molte persone.
A) Il Sogno di Cadere In questo sogno sto cadendo, non da un posto specifico verso un punto particolare, ma decisamente cadendo in modo spaventoso. Sono del tutto impotente nel fermare la caduta. Invariabilmente quando atterro non mi faccio male. Non c’è dolore. Infatti, sebbene abbia colpito il fondo, sembra come un atterraggio morbido. Il sogno termina non appena atterro. L’atterraggio morbido è particolarmente curioso perché in qualsiasi caduta su quasi tutte le superfici in genere si finisce con qualche tipo di disastro. Cosa potrebbe spiegare tutti i dettagli di questo sogno? Ne ho scoperto la causa fisica quando un giorno mi sono svegliato immediatamente dopo e mi sono reso conto che le ginocchia erano cadute. Stavo dormendo sulla schiena con le ginocchia sollevate e nel raddrizzare le gambe il peso delle coperte e delle gambe stesse ha provocato lo slittamento dei piedi e la caduta delle ginocchia. La caduta delle ginocchia ha fatto creare al cervello il sogno di cadere! All’inizio questa era solo una spiegazione ipotetica ed anche una palesemente stupida: perché il cervello non sarebbe riuscito a capire che le ginocchia stavano cadendo? Una volta formulata l’ipotesi sono però riuscito a verificarla tutte le volte che avevo il sogno (nell’arco di diversi anni) e l’ho fatto con successo diverse volte. Al risveglio potevo distintamente ricordare che le ginocchia erano appena cadute. Il fatto che cadano su un soffice letto spiega l’atterraggio morbido e, siccome dopo non accadde nulla, il sogno termina. Perché sono impotente nel
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fermare la caduta delle ginocchia? Come mostrato ripetutamente più avanti, quando si dorme si ha, a volte, molto poco controllo dei muscoli. Non solo questo, ma il cervello dormiente non sa capire neanche il semplice fatto che le ginocchia stanno cadendo, inoltre escogita quello che normalmente sarebbe uno scenario incredibile per la caduta ed alla fine ci credo. L’ultima è la parte più assurda, perché mi sto di fatto prendendo gioco di me stesso!
B) Impossibilità a Correre Questo è un sogno molto frustrante. Voglio correre, ma non ci riesco. Non ha importanza se qualcuno mi stia inseguendo o se voglio semplicemente andare da qualche parte velocemente, non riesco a correre. Quando si corre è necessario inclinarsi in avanti e quindi nel sogno cerco di farlo, ma senza riuscirci. Qualcosa quasi mi spinge all’indietro. In sogno ho anche fatto il ragionamento che se non riesco a correre inclinandomi in avanti allora perché non inclinarmi e correre all’indietro? In questo modo almeno potrei muovermi. Ciò che accade è che non riesco neanche ad inclinarmi all’indietro, i piedi sono immobilizzati e non faccio molti progressi né in avanti né all’indietro. Quando si corre è necessario anche portare le ginocchia in avanti e in alto, in modo da spingere indietro, ma non riesco a fare neanche questo. Cosa potrebbe provocare una tale situazione mentre dormo? Ho scoperto la causa di questo sogno dopo aver risolto quello della caduta perciò la spiegazione è stata più facile da scoprire. La spiegazione è arrivata di nuovo appena mi sono svegliato immediatamente dopo il sogno e mi sono ritrovato a pancia in giù, sullo stomaco. Eureka! Quando si sta a pancia in giù non si può cambiare l’angolo del corpo rispetto al letto, non ci si può inclinare in avanti. Non si possono neanche sollevare le ginocchia perché c’è il letto di mezzo. Non ci si può inclinare all’indietro perché la forza di gravità spinge in giù. Questo dimostra di nuovo che quando si dorme non si ha molto controllo dei muscoli perché se si fosse svegli sollevare le ginocchia non sarebbe così difficile, anche a pancia in giù. Dopo aver trovato la spiegazione fui di nuovo in grado di verificarla diverse volte: quando mi svegliavo ero a pancia in giù. A questo punto ho iniziato a rendermi conto che forse la maggior parte dei miei sogni aveva una spiegazione fisica. Tutta la cosa non ha tuttavia molto senso – perché il cervello non avrebbe saputo che le ginocchia stavano cadendo o che dormivo a pancia in giù? Come poteva fare un sogno così complesso e ciononostante non essere in grado di capire cose così semplici? Ed ancora, il cervello aveva escogitato una situazione falsa ed era riuscito a farmela credere mentre dormivo.
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C) Arrivare in Ritardo agli Esami o Perdersi Questo è un altro sogno frustrante. Si riesce a veder emergere uno schema? Ipotizzerò più avanti sul perché i sogni tendono ad essere negativi o incubi. Questo non è un sogno specifico, ma una classe di sogni nei quali sto provando ad andare ad un esame o da qualche parte, ma sono in ritardo e non riesco ad arrivarci o a trovarlo. Devo scegliere tra una salita ripida o un giro intorno all’edificio. Oppure, se sono in un palazzo, attraverso un labirinto di rampe, scale, porte, ascensori, ecc., ma non riesco neanche a tornare dove sono partito. Diventa infatti sempre peggio e sempre più complicato e dopo un po’ mi ritrovo ad essere piuttosto stanco. Questo sogno può capitare quando dormo in una posizione stramba o scomoda dalla quale non riesco ad uscire facilmente, come dormire sulla mano o rimanere ingarbugliato in lenzuola e coperte: qualsiasi tipo di posizione scomoda dalla quale vorrei uscire, ma che non riesco a cambiare facilmente mentre dormo. Se sono ingarbugliato nelle lenzuola non riesco a districarmi facilmente nel sonno e più mi ingarbuglio e più diventa faticoso. Non sono riuscito, come negli altri tre sogni, a collegare univocamente e direttamente questa famiglia di sogni, o qualcuno dei suoi membri, ad una causa specifica. Tuttavia soffro un leggero caso di apnea nel sonno ed i primi inizi di questo tipo di sogni coincide con ciò che stimo essere l’esordio della mia apnea. Il sogno potrebbe perciò essere legato all’incapacità di respirare. Qualunque sia la causa precisa, una posizione scomoda o l’apnea, è chiaro che se fossi stato sveglio avrei trovato facilmente una soluzione. Lo schema che sta emergendo è quindi che la mia capacità di ragionare e di risolvere i problemi viene enormemente impedita: quando dormo problemi molto semplici mi possono frustrare. D) Soluzione del Mio Sogno Lungo e Complesso Dopo aver risolto i tre sogni precedenti ero convinto che un altro sogno ricorrente avesse una causa fisica. Questo sogno è lungo e complesso, ma sempre lo stesso. Inizia piacevolmente: sto andando a fare una passeggiata e di fronte a me c’è una dolce collina o un prato ondulato che porta ad una montagna in lontananza. La prima indicazione che qualcosa non va bene arriva da lì: sale con ripidi pendii verticali e la cima è così alta che riesco a scorgerla a malapena. Nonostante ciò mi imbarco nella mia camminata, ma sorge immediatamente una situazione spaventosa: sono sul bordo di un burrone e non riesco neanche a vederne il fondo! Spaventato, mi giro immediatamente per tornare indietro, ma il ciglio su cui sto passando diventa più stretto, come se
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camminassi su una trave da ginnastica. Alla fine sento di essere vicino alla fine, ma devo superare un ultimo ostacolo: un fiume! Prima di salire sulle rocce per attraversarlo lo tocco con la mano per controllare e l’acqua è fredda e profonda. Più o meno questo punto il sogno termina. Come avrei potuto spiegare un sogno così complesso? L’ho risolto di nuovo al risveglio subito dopo di esso. Stavo dormendo sul bordo del letto, con una mano penzolante fuori dalle coperte. Ora potevo spiegare ogni dettaglio del sogno! Il mio sogno comincia apparentemente con me che dormo a pancia in giù, il mento sul letto guardando il cuscino di fronte a me (il prato ondulato), oltre il cuscino c’è la spalliera verticale fatta di blocchi di legno di noce canadese che sembra un ripido pendio: è la montagna. Con il mento sul letto riesco a malapena a vedere la cima della spalliera. Sin qui è interessante come apparentemente stiamo guardando le cose nel sonno. Siccome sto dormendo sul bordo del letto, una mano cade da esso e quello è il bordo del burrone su cui mi trovo. A circa sette pollici dal letto c’è il comodino con il bordo stretto e a gradini, simile alla parte superiore di una trave da equilibrio (difficile da descrivere). Perciò la mano sembrerebbe tastare tutto intorno. Siccome ora è fuori dalle coperte, sente freddo (il fiume freddo). Ecco fatto! Queste spiegazioni descrivono ogni dettaglio del mio sogno! Mi hanno convinto che i sogni si possono interpretare e che gran parte di essi possono avere cause fisiche. Se tutto questo fosse vero allora dovremmo essere in grado di usare le cause e le spiegazioni per dedurre cosa fa il cervello durante il sonno. Una prospettiva eccitante che neanche gli indovini e gli interpretatori di sogni potrebbero mai sognare di ottenere.
E) Controllare I Sogni La cosa sbalorditiva dello spiegare questi sogni è stato lo sviluppo di un qualche controllo su di essi. Dopo essermi pienamente convinto che ogni spiegazione era corretta questi sogni sono scomparsi! Non potevo più prendermi gioco di me stesso. Pensare che le ginocchia che cadono equivalga a cadere da un tetto o da un burrone è chiaramente un prendersi in giro. Una volta capito il meccanismo, il cervello non si lascia ingannare, sebbene sia abbastanza spento da farlo durante il sonno, ha ancora abbastanza capacità di riconoscere la verità una volta risolto il meccanismo. Ingannare me stesso mi sembrava ancora in qualche modo inverosimile. Dovevo trovare un esempio nella vita reale per potermi convincere che questo tipo di inganno fosse possibile. Fortunatamente ne ho trovato uno: è quello che fanno i maghi quando si guarda un trucco
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magico. Si sa che non è magia, ma ci si casca sempre, nel senso che è del tutto mistificatorio e molto eccitante. Ora, le cose cambierebbero completamente se qualcuno spiegasse il trucco. Allora, d’improvviso, il mistero e l’eccitamento scomparirebbero e si finirebbe per concentrarsi su come il mago lo esegue, non si può continuare ad essere ingannati a pensare che si tratti di magia. In un sogno il cervello può perciò essere ingannato finché non sa di esserlo. Siccome la maggior parte delle persone non conosce la spiegazione del sogno, non si rende ovviamente conto di venire ingannata ed il sogno continua. Una volta a conoscenza della causa, si sa che il cervello veniva ingannato e perciò è ora molto più facile per esso capire la verità ed il sogno scompare. Prima di capire la verità il cervello non sapeva neanche di essere ingannato, non aveva perciò neanche motivo di provare a cercare la verità. Ora sem bra tutto avere senso.
F) Cosa I Sogni ci Insegnano sul Cervello Questi quattro esempi ci suggeriscono che la maggior parte dei sogni ha una qualche origine fisica concreta. Non ho mai visto una spiegazione del genere prima e nonostante questo sembra ragionevole. Il sogno di cadere è, per quanto ne sappia, abbastanza universale – lo hanno in molti. Per me era il ginocchio che cadeva, per qualcun altro potrebbe essere un braccio o una gamba che scivola dal bordo del letto. I risultati precedenti forniscono una pletora di possibilità per fare ipotesi su come funziona il cervello. Ecco alcune idee. Durante il sonno gran parte del cervello è spento, non c’è quindi da sorprendersi che venga ingannato facilmente. Sembra che le funzioni più elevate vengano spente più appieno in modo che la capacità di ragionare sia la più impedita. Potrebbe essere che la paura sia l’emozione spenta per ultima quando ci si addormenta e accesa per prima quando ci si sveglia, forse per motivi di sopravvivenza. Se un nemico attaccasse durante il sonno la paura sarebbe la prima emozione da risvegliare e questo suggerisce che la maggior parte dei sogni tenda ad essere da incubo. Di certo, però, potrebbe essere diverso da persona a persona ed alcuni potrebbero avere sogni principalmente piacevoli, in base alla loro disposizione personale. Nel mio caso l’evidenza suggerisce che i sogni che ho già risolto avvengono appena prima di svegliarmi, ciò suggerisce che la maggior parte di essi accade nel breve periodo tra il sonno profondo ed il risveglio. Nonostante ci siano sonnambuli che riescono a controllare i muscoli forti durante il sonno, quanto detto indica che lo sforzo di muovere i muscoli durante un sogno non sì trasforma bene nei movimenti concreti. L’esempio 4 di prima indica che c’è abbondanza di
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movimento durante il sonno oltre a quello normale necessario a cam biare posizione periodicamente per prevenire la perdita di sangue a causa dei punti di pressione. Il movimento del corpo durante il sonno è perciò un processo perfettamente normale in risposta al dolore che si sviluppa dopo essere stati in una posizione per troppo tempo. Una minoranza di persone sembra essere in grado di dormire tutta la notte in essenzialmente la stessa posizione: queste persone devono avere qualche metodo per fornire ossigeno, ecc. ai punti di pressione in modo da non far venire lividi (forse si spostano impercettibilmente da un lato all’altro per alleviare temporaneamente la pressione). Credo di aver qui dato alcuni convincenti esempi di come si possano concretamente interpretare i sogni basandosi sulla realtà piuttosto che sui poteri sovrannaturali storicamente associati all’interpretazione dei sogni. Questo approccio sembra fornire una comprensione profonda su come funziona il cervello durante il sonno. Un possibile uso dei sogni, collegabile alla realtà, è che potrebbero diventare strumenti di diagnosi utili per malattie come l’apnea durante il sonno. Ci possono dire molto riguardo ai movimenti durante di esso e come cambiare le cose in modo da averne uno migliore.
6 - Usare Il Cervello Subconscio Il cervello ha una parte conscia e una subconscia. La maggior parte delle persone non è capace di usare il subconscio, ma il suo uso è importante perché: (1) controlla le emozioni, (2) funziona ventiquattro ore al giorno sia da svegli sia che si dorma e (3) può fare delle cose che la parte conscia non può fare semplicemente perché è un tipo diverso di cervello. Sebbene sia difficile confrontare il cervello conscio con il su bconscio, perché eseguono funzioni diverse, possiamo indovinare statisticamente che, per metà della popolazione umana, il subconscio sia più intelligente del conscio. Così oltre al fatto di avere a disposizione delle ulteriori capacità cerebrali, non ha senso non utilizzare questa parte del cervello che potrebbe essere più intelligente. In questa sezione presento le mie idee riguardo a come potrebbe funzionare il subconscio e dimostro come, usandolo, potremmo realizzare alcune meravigliose imprese.
A) Le Emozioni Il subconscio controlla le emozioni in almeno due modi. Il primo è una reazione rapida “combatti o fuggi” – una generazione istantanea di rab bia o paura. Quando sorge una situazione del genere si deve reagire più velocemente di quanto si possa pensare, così la mente conscia deve
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essere scavalcata, per ottenere una reazione immediata, da qualcosa di automatico e pre-programmato. La seconda è una realizzazione molto lenta e graduale di una situazione profonda o fondamentale. Se il primo o il secondo tipo di cervello subconscio siano parte dello stesso subconscio è una questione accademica, perché quasi sicuramente abbiamo molti tipi di comportamenti subconsci. I sentimenti di depressione durante una crisi di mezza età potrebbero essere il risultato del lavoro del secondo tipo di subconscio: ha avuto il tempo di capire tutte le situazioni negative che si sviluppano invecchiando ed il futuro comincia a sembrare meno speranzoso. Un processo del genere richiede la valutazione di una miriade di buone o cattive possibilità di ciò che il futuro potrebbe portare. Se provasse a valutare una tale situazione futura il cervello conscio dovrebbe elencare tutte le possibilità, valutarne ciascuna e provare a ricordarle. Il subconscio funziona diversamente: valuta varie situazioni in un modo non sistematico, come ne scelga una in particolare non è sotto il proprio controllo ed è controllato più dagli eventi quotidiani. Il subconscio immagazzina le sue conclusioni in quelli che possiamo chiamare “secchielli emotivi”. Per ogni emozione c’è un secchiello ed ogni volta che il subconscio arriva ad una conclusione, diciamo una felice, la deposita in un “secchiello felice”. Il riempimento di ciascun secchiello determina lo stato emotivo. Questo spiega perché le persone hanno la sensazione che qualcosa sia giusto/sbagliato o se una situazione sia buona/cattiva senza saperne esattamente la ragione. Il subconscio quindi influenza la nostra vita molto più di quanto la maggior parte di noi se ne renda conto.
B) Usare Il Cervello Subconscio Il subconscio di solito va per la sua strada: normalmente non controlliamo quali idee conserverà perché gran parte di noi non ha imparato a comunicare con esso. Gli eventi che si incontrano nella vita di tutti i giorni, tuttavia, rendono di solito abbastanza chiaro quali fattori sono importanti e quali no ed il subconscio gravita naturalmente verso le idee più importanti. Si interessa di più quando queste portano a conclusioni importanti. Si metterà in contatto con noi non appena ne verranno accumulate un numero sufficiente. Questo spiega il motivo per cui un’intuizione inaspettata qualche volta lampeggia all’improvviso nel cervello conscio. La domanda importante qui è quindi: come si può comunicare al meglio con il subconscio? Qualsiasi idea con la quale si riesca a convincere se stessi è importante e qualsiasi rompicapo o problema che si è cercato di risolvere con grande impegno sarà ovviamente un candidato alla considerazione da
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parte del subconscio. Questo è di conseguenza un modo nel quale presentare un problema al subconscio. Inoltre, per poter riuscire a risolvere un problema, il subconscio deve avere tutte le informazioni necessarie. Fare tutte le ricerche e raccogliere più informazioni possibile riguardo al problema è perciò importante. È così che al college ho risolto molti problemi ed esercizi che i miei compagni più intelligenti non riuscivano a risolvere. Loro provavano semplicemente a sedersi, a fare i loro compiti ed a sperare di risolverli. I problemi in un ambiente scolastico sono tali da poter essere sempre risolti con le informazioni date a lezione o nel libro di testo. Si devono solo assemblare le varie parti per ottenere una risposta. Quello che facevo, quindi, era di assicurarmi di aver studiato tutto il materiale del corso. Se non riuscivo a risolvere il problema immediatamente, sapevo che il subconscio ci avrebbe lavorato sopra e perciò potevo semplicemente dimenticarmene e tornarci su dopo. L’unico requisito era perciò di non aspettare l’ultimo momento per provare a risolvere problemi del genere, perché qualche tempo dopo la risposta mi sarebbe spuntata in testa, spesso in momenti strani ed inaspettati. Venivano più spesso a galla al mattino presto quando la mente è fresca e riposata. Con l’esperienza si può quindi imparare a presentare materiale al subconscio così come riceverne delle conclusioni. In generale la risposta non arrivava chiedendola direttamente, ma arrivava mentre facevo qualcosa che non aveva niente a che fare con il problema. Si può usare il subconscio anche per richiamare qualcosa che si è dimenticato. Si provi prima a richiamarlo meglio possibile e si lasci poi completamente perdere lo sforzo per un attimo, dopo un po’ di tempo spesso il cervello lo ricorderà. Certamente ancora non sappiamo di nessun modo diretto di parlare al subconscio. Questi canali di comunicazione sono molto diversi da persona a persona, per cui ciascuno deve sperimentare per vedere cosa funziona meglio. Si può chiaramente migliorare la comunicazione così come bloccarla. Molti dei miei amici più intelligenti al college erano frustrati quando scoprivano che avevo trovato la risposta senza sforzo, mentre loro non ci erano riusciti e sapevano di essere più brillanti. Questo tipo di frustrazione può portare allo stallo in qualsiasi comunicazione tra le varie parti del cervello, è quindi meglio mantenere un atteggiamento positivo e rilassato e lasciare fare al cervello le sue cose. Questo è probabilmente il motivo per cui le cose come la meditazione ed il Chi-Gong funzionano così bene. Sono metodi efficaci, verificati nel tempo, per comunicare con le varie parti del cervello e del corpo. Si noti che parti diverse del cervello controllano direttamente molte funzioni corporee come il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la
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sudorazione, la digestione, la salivazione, il funzionamento degli organi interni, la risposta sensoriale, eccetera. Queste sono potenti funzioni che possono generare o sprecare enormi quantità di energia perciò quando funzionano fluidamente assieme o una contro l’altra hanno un notevole effetto sulla salute generale e sulle funzioni mentali. Un altro metodo importante per fare massimo uso del subconscio è, una volta presentatogli il problema, lasciarlo stare senza interferenze da parte del cervello conscio. In altre parole ci si dovrebbe dimenticare del problema e dedicarsi ad uno sport, andare a vedere un film o fare altre delle cose preferite ed il subconscio farà un lavoro migliore perché è una parte del cervello completamente diversa. Se si pensa sempre consciamente al problema si polarizza il subconscio e non gli si permette di fare liberamente le sue esplorazioni. Il cervello ha tante parti ed è a nostro vantaggio conoscerle ed imparare ad usarle. La mente subconscia è probabilmente una delle parti più sotto-utilizzate perché troppi di noi non sono consapevoli della sua esistenza. Ci devono sicuramente essere molti altri argomenti utili sul cervello. Ci sono, ad esempio, numerosi processi automatici che condizionano la nostra vita quotidiana. Quando vediamo un’immagine con gli occhi accadono immediatamente e automaticamente molte cose. Quando si riceve un’immagine, il cervello diventa temporaneamente sovraccarico, a causa dell’elaborazione delle informazioni, a tal punto da non poter svolgere bene altri compiti. Questo è il motivo per cui si sente meno dolore ad occhi aperti che ad occhi chiusi. Un effetto simile avviene con il suono: urlare riduce realmente il dolore. Il suono piacevole della musica è un’altra reazione automatica come lo sono quelle visuali tipo un bel fiore, delle calmanti viste panoramiche di monti e di fiumi o l’effetto degli odori piacevoli o spiacevoli. Quando ascoltiamo la musica invochiamo una di queste reazioni automatiche; inoltre, proprio come non sappiamo ben spiegare perché un bel fiore appare bello, non sappiamo ancora spiegare perché la musica suona così bene. Forse è una di quelle reazioni subconscie pre-programmate. L’identificazione delle diverse parti del cervello sarà sicuramente una delle future rivoluzioni in arrivo. La scienza medica sta avanzando più rapidamente che mai e capire il cervello sarà uno dei più grandi passi in avanti, a partire da come si sviluppa nell’infanzia e come possiamo facilitarne lo sviluppo. È del tutto possibile quindi che Mozart non fosse un genio musicale, ma un genio creato dalla musica.