VILLA DOMUS SULLA SCOGLIERA DI SESTRI LEVANTE Luigi Carlo Daneri
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Pubblicazione non in vendita, ma di esclusivo uso della proprietà di Villa Domus.
Finito di stampare nel dicembre 1997 da Galli e Thierry, Milano
© 1997, Editrice Abitare Segesta Spa, Milano
A Sestri Levante, sulla penisola, un meraviglioso tratto di costa, mi offerse un luogo ideale per edificarvi una villa ...
~ da: Riccardo Gualino, Frammenti di vita, Arnoldo Mondadori Editore, 1931, p. 184
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LUIGI CARLO DANERI di Enrico D.Bona Noto ma non indagato, Luigi Carlo Daneri è stato oggetto solo di recente di un primo approccio critico e sistematico, dal quale sono emersi alcuni caratteri del personaggio, intuibili e forse già intuiti, ma dei quali solo ora ci si rende conto in termini più circostanziati. Operante quasi esclusivamente a Genova, più raramente in Liguria, quasi mai fuori di questi confini, Daneri si configura come operatore locale, ma con la straordinaria capacità di non essere mai provinciale: soprattutto per la convinzione che anche dal più piccolo particolare si può sempre raggiungere l'universale. Con questo Daneri si schiera in quell'esiguo drappello di "puristi" che ostentarono quasi rigorosità e intransigenza, qualità oggi ahimé sorpassate se non spesso mortificate. Per questo la meticolosa continuità del suo operare, la resistenza caparbia alle "oscillazioni del gusto", di fatto un suo calvinismo latente, lo rendono testimone e interprete di quel miglior razionalismo europeo sul quale non credo sia obiettivo sparare con l'acidità zitellesca e la superficialità di chi vede nell'architettura solo gioco e palestra di vanità, controproponendo architetti, colonnine e carte colorate. Vi è una possibile identificazione di un Daneri "costruttore" più che architetto o ingegnere, di un Daneri operante cioè al di fuori delle categorie canoniche professionali, con lo scopo prefissato e insistentemente perseguito di edificare la città. Per questo maggiormente significative sembrano le tte opere che più integralmente realizzano tale intenzione: piazza Rossetti e i due quartieri Bernabò Brea e Forte Quezzi. La prima (1934), realizzata a soli quattro anni di distanza dalla vicinissima Piazza della Vittoria, e cioè dopo il trionfalismo piacentiniano e la precedente esuberanza dell'eclettismo (che chiuse un periodo, Coppedé in testa, senza aprire nulla), è stata la migliore occasione per rilanciare l'immagine della città. Questa piazza, tema storico sul quale il razionalismo sembra non potesse riservarsi alcun ruolo, è la carta d'identità del Daneri tra le due guerre. Essa viene rilanciata, nel secondo dopoguerra e sempre per costruire la città, con il quartiere Bernabò Brea, oggi devastato dai conflitti sociali che con diverse forme di violenza si sono in esso manifestati, ma che ha rappresentato agli albori degli à1mi '50 una esperienza trainante per la politica edilizia della ricostruzione. Sul finire degli stessi anni '50 Daneri fa un passo avanti per una nuova esperienza con il "biscione" - così chiamano a Genova il complesso di Quezzi - che pur tradendo una pretesa origine corbusiana giunge con estrema chiarezza a una sua completa autonomia (purtroppo alcuni dei soliti ignoti contraddistinti dal marchio dell'ignoranza hanno lasciato degradare anche questo intervento, contaminato per contatto diretto dalla sottostante edilizia speculativo-palazzinara). In questa prospettiva si possono leggere anche quasi tutte le opere di Daneri in cui comunque prevale il senso del costruito pur quando il rapporto con la natura diventa dominante rispetto ad altre componenti; e fra queste citiamo la colonia Piaggio a S. Stefano d'Aveto (1938/39) e la casa a Sestri Levante (1938/40). da: Abitare n. 212, marzo 1983 4
In occasione della morte di Luigi Carlo Daneri
REGNANDO PIACENTINI
ADORO LE CORBUSIER
di Bruno Zevi In fondo, è stato uno dei più qualificati e certo il più coerente dei raziona listi italiani perchè ha saputo scegliere un maestro. Era convinto che il linguaggio di Le Corbusier offrisse una sorgente da esplorare e canalizzare almeno per mezzo secolo; dallo stupendo piano di Algeri del '31 poteva derivare, a distanza di trent'anni, il vermicone di Forte Quezzi, senza sprecare nulla dell'originaria fragranza. Pertanto rifiutò ogni alternativa, compresa quella wrightiana, rimase impervio ad ogni suggestione scandinava, brasiliana o giapponese, ad ogni moda neorealista "spontanea", informale. Principalmente, non cadde mai negli equivoci della "mediterraneità", dello "spirito latino", dell'architettura "ambientata", cioè in tutti i luoghi comuni che servono per rituffarsi nella palude del provincialismo. Bilancio: fra le centinaia di quartieri realizzati dall'Ina-casa e dalla Gescal, i due più validi sono, senza alcun dubbio, quelli genovesi di Daneri. Egli non credeva in uno sclerotizzante rispetto per le preesistenze naturali e artistiche, ma in interventi che, tutelando il passato, configurassero nuovi scenari. Non s'interessava di storia, ma il suo restauro del castello di Gaglianico presso Biella è eccellente, anche per la ricostruzione del giardino. "Roba degli anni trenta", obietterà qualcuno. D'accordo, ma guardiamoci attorno, specie nel settore del "design'', in cui l'Italia conta: si torna al razionalismo, si producono finalmente in serie i prototipi di Le Corbusier, Mies, Rietveld, Breuer. È un segno salutare di riscossa, dopo la lunga parentesi di abbandoni, revival, utopie, masochismi. Prima o poi, persino gli architetti capiranno che il funzionalismo costituisce in Europa la matrice inevitabile di ogni avanzamento in senso organico, brutalista, urbatettonico; fuori di esso, come ripeteva Daneri, c'è la "marcia dei gamberi".
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da L'Espresso, 8 ottobre 1972, p. 18.
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A Sestri Levante
VILLA DOMUS di Guido Campodonico Questa casa appartata, costruita dall'architetto genovese Carlo Daneri negli anni fra il 1938 e il 1940, è un'opera di grande maestria e di notevole fascino, oltre ad essere uno dei pochi esempi di villa razionalista non alterati irrimediabilmente. Fu infatti abitata per pochi anni, poi a lungo abbandonata. La villa Domus, ex villa Mantelli, di Luigi Carlo Daneri a Sestri Levante, restituita di recente al suo originale valore architettonico dall'ottimo restauro eseguito con amorevole cura dall'architetto Luciano Panero, si presta oggi a una rinnovata lettura che tenga conto, rispetto all'angolazione critica della pubblicistica dei primi anni '40, di nuove acquisizioni della cultura specialistica contemporanea. Opera singolare e diversa dalle altre nella produzione daneriana, essa ci consente di conoscere aspetti meno noti o meno esplicitati della personalità del suo autore, scontroso e aristocratico, riconosciuto esponente genovese del razionalismo italiano. Inoltre, le tematiche che la villa propone e il modo con cui le sviluppa la rendono partecipe del dibattito in corso. Vi si coglie innanzitutto un' attenzione al sito, certo favorita dall'eccezionale carattere di questo, già di per se stesso luogo, "locus'' marino, ben al di là del distaccato rapporto che l'architettura razionalista intrattiene con la natura. Pur nel rigore razionale, manifesto soprattutto nella decisa collocazione e nella salda impostazione dell'impianto edilizio sul terreno irregolare, la villa dialoga con il contesto ambientale nella sua totalità e interpreta, senza alterarne i significati, sia il dato morfologico, sia le due diverse anime dell' "isola": quella estroversa drammatica e quella introversa intima. Si direbbe quasi che un istintivo e misterioso senso del "genius loci" abbia suggerito a Daneri di collocare nel patio a monte della villa - il suo cuore esterno - una statua del Galletti raffigurante, si presume, la dea Diana. Questa attenzione al sito si rivela nel dettaglio attraverso le differenti e calcolate mediazioni che l'architetto stabilisce di volta in volta tra gli spazi interni e quelli esterni. Logge, patio, terrazzi, o semplici finestre magistralmente tagliate rispondono biunivocamente, da un lato, al carattere dell'ambiente naturale che varia sensibilmente secondo l'esposizione, dall'altro, allo spazio abitativo vero e proprio e ai suoi significati, oltre che funzionali, soprattutto simbolici. Infatti la villa che può essere additata come esempio di rigore funzionale, di chiarezza distributiva, di accuratezza tecnologica - richiami fondamentali alla responsabilità etica e alla padronanza di mestiere dell'autore - interessa oggi assai più per i significati simbolici dell'abitare, per l'evocazione di una memoria locale condotta senza indulgenze stilistiche e per l'assunzione di riferimenti culturali di una sottile quanto attuale ambiguità. Per quanto riguarda i significati Simbolici, v'è chi ha riconosciuto in quest'opera daneriana un particolare rispetto per la vita individuale. Se tale osservazione è provata dalla rigorosa difesa della privacy dei singoli in relazione ai momenti di vita comune attraverso una perfetta organizzazione distributiva delle parti dell'edificio, ciò che più conta sottolineare è il modo con cui tanto il momento privato quanto quello colletti8
vo vengono in questa dimora qualitativamente sostanziati proprio per mezzo dell'architettura e della natura come elemento integrante l'architettura stessa. Il rapporto con il mare e con la balza rocciosa emergente, anima estroversa dell' "isola", viene ottenuto mediante effetti a sorpresa. Soltanto dopo aver percorso il viale che con organica naturalezza avvolge dall'alto l'ampia conca del parco, dopo aver varcato la soglia della piccola ma solenne porta rivestita in rame, aver attraversato l'atrio tutto soffuso di luce velata intorno alla fontanella, ipostasi decorativa che concentra una verde musicale attenzione, e aver salito non senza esitazione l'ambigua trimorfa scala in ardesia, ci si trova dentro la grande sala di ricevimento. Qui, in uno spazio interno assoluto nel suo rigore geometrico, viene imposto con generosa immediatezza l'assoluto spaziale esterno dell'infinito cielo-mare, attraverso la nitida specchiatura vitrea di una grande finestra orizzontale a tutta parete. Il confronto personale con l'infinito cielo-mare viene ricercato, in tutta la sua radicale qualità metafisica, dentro la stanza di studio individuale del proprietario. Per contrasto, adiacente al salone di rappresentanza, l'ambiente più contenuto in altezza che ospita il soggiorno con caminetto e il pranzo riservati alla vita quotidiana esprime un' atmosfera più intima e familiare, non soltanto nei rapporti dimensionali e nell'accordo delle tonalità materiche e cromatiche, ma soprattutto nell'aprirsi verso una loggia in mura tura - a cielo aperto - dai netti confini spaziali, elemento di necessaria mediazione dell'amplissimo orizzonte marino e della troppo intensa luminosità solare. L'uso del loosiano "Raumplan" consente anche di vivere, all'interno della villa, prospettive insolite dai diversi livelli di percorrenza e di sosta (scale, ballatoi). Il patio del primo piano rivolto a settentrione, chiuso su tre lati e aperto sul quarto al bosco del parco, anima interna dell' "isola", oltre a rievocare nelle forme - convergenza delle falde dei tetti, impluvio, statua - la domus romana, potrebbe interpretare antiche atmosfere domestiche del clima mediterraneo. Quanto all'evocazione di una memoria locale, sembra di poter ravvisare un collegamento, non arbitrario se pur soltanto ideale, tra la villa di Daneri e la tradizione della villa genovese o grande dimora patrizia di campagna. Anche qui troviamo l'ampio atrio, che assume connotazioni solenni oltre che archeologiche; la scalea; il salone di rappresentanza a doppia altezza, passante, quasi si trattasse del piano nobile; la sala di abitazione di famiglia, riservata e sobria ma impreziosita nei materiali e nei dettagli; i mezzanini per la privacy individuale dei padroni, degli ospiti, della servitù; le logge esterne che guardano il parco e il mare; il parco costruito con un chiaro intendimento scenografico: si noti la scalinata a gradoni che collega, diritta e indefettibile, i viali curvi e concentrici. Ma, oltre che nella struttura compositiva, è in una serie di particolari architettonici, già alterati in parte da inopportune trasformazioni e oggi restituiti dall'autore del restauro con fedeltà e acutezza di conoscenze alla gioia dell'occhio, del tatto e dell'udito, che riconosciamo in questa villa un Daneri forse più vicino alla sensibilità del nostro momento storico di quanto non appaia nelle sue opere successive, un Daneri oscillante tra un razionalismo ortodosso, del quale non sempre supera lo schematismo e un classicismo novecentista raffinato. da Abitare n. 212, marzo 1983. 9
VILLA SULLA SCOGLIERA DI SESTRI LEVANTE di Pietro D. Patrone La villa venne costruita sulla scogliera nel tratto meridionale della penisola di Sestri Levante, denominata "Isola" per il fatto di essere stata anticamente separata dal litorale. L'ambiente è quanto mai pregevole per i valori panoramici e per la varietà della vegetazione sviluppata su una dorsale rivolta verso il mare e lungo una valletta retrostante. Nell'ampio parco di pertinenza della villa si trovano piante d'alto fusto alternate a prati ed a scarpate regolari, di cui Daneri curò la sistemazione insieme con il viale d'accesso e con la rete delle passeggiate pedonali; i pendii del terreno soprastante e le alberature nascondono la visuale del fabbricato dal borgo marinaro. Disposta approssimativamente secondo l'asse nord-sud, la villa è sviluppata volumetricamente in funzione dell'andamento del terreno e dell'esposizione sul mare; da settentrione appaiono due piani, da levante quattro, dagli altri lati uno solo. Dal viale si accede ad una loggia e quindi al patio a nord: questo risulta definito dai tre blocchi di volume componenti la villa. A levante si trovano l'appartamento del proprietario, quello degli ospiti, camere e locali di servizio; a meridione la sala di soggiorno ed a ponente la sala da pranzo e la cucina con "officio". L'ingresso principale si apre in una parete di vetro-cemento attraverso un portale rinascimentale in pietra; al centro del patio si trova un fonte battesimale bizantino. Dall'atrio si accede ai tre nuclei della villa: a sinistra le camere di servizio collegate con gli appartamenti ai piani superiori e con il seminterrato; in fondo una scala in ardesia conduce all'appartamento del proprietario ed alla sala di soggiorno; a destra i locali di servizio, dotati di apposito ingresso a ponente. È notevole la sala di soggiorno (alta m. 5,50) dotata di una finestra panoramica a sud, di una grande vetrata sul patio a ponente e di una parete in vetrocemento sul patio a nord; una rampa a vista la collega al piano della foresteria; a destra si passa nell'antisala formante quasi un ambiente unico con la sala da pranzo, che è chiusa da due pareti interamente vetrate ed apribili. L'appartamento del proprietario venne studiato da Daneri in modo da garantire l'isolamento dal resto dell'edificio; esso inoltre, trovandosi sull'angolo di levante, possiede l'esposizione migliore. Il patio sul versante a mare è protetto da una pensilina interna ed è delimitato da elementi architettonici con funzione sia estetica che protettiva. Le pavimentazioni sono in legno nelle camere, nella sala e nell'antisala, in ceramica nei servizi, in ardesia e marmo bianco nella sala di soggiorno, marmo verde a mosaico nel patio a monte; i vialetti e le zone di accesso esterne sono lastricate in pietra irregolare. Le pareti interne sono del tipo Terranova a grana grossa, le facciate in arenino naturale a tinta chiara, le coperture in ardesia e le falde inclinate in modo da formare una camera d'aria per l'isolamento termico dei locali otto tanti. Alcune porte sono in legno, altre in cristallo "securit". Vanno segnalate alcune particolari caratteristiche tecnologiche qui adottate e riportate su pubblicazioni specializzate per la loro novità: le grandi pareti vetrate con telaio metallico che, come gli avvolgibilO
li, scompaiono in alto mediante comando elettrico; il lavabo e gli armadi a muro nei locali degli ospiti; la scala formata da lastre di marmo incastrate lateralmente in due parapetti-trave. Anche l'arredamento, ricco ma non sovrabbondante, venne studiato dall'Architetto che, come per la sistemazione degli elementi decorativi, ha lasciato significativi schizzi prospettici. Originale l'arredo della sala da pranzo, per una parte in marmo giallo di Siena, il tavolo in cristallo "securit'' con massello centrale in marmo verde, le seggiole in noce. L'effetto di movimento degli esterni, causato dalla accentuata articolazione dissimmetrica dei locali, riesce a collegare funzionalmente e visivamente i principali ambienti interni con la natura circostante, contrapponendosi però al suo aspetto accidentato con la purezza delle forme tipicamente razionaliste anche se inconfondibilmente legate alla sensibilità di Daneri. Questo fu sostanzialmente il concetto sostenuto dal Podestà in due distinte presentazioni dell'opera; il critico tenne a precisare che la villa, pur chiaramente di lusso per la ricchezza dei mezzi e dei materiali usati, era coerente stilisticamente ed esente da soluzioni banali. Poco tempo dopo il noto articolo di Ponti metteva in luce il "mestiere" di Daneri, risultante da certe soluzioni architettoniche (i balconi) e dal senso di continuità degli interni; oltre alle capacità costruttive moderne ed all'inserimento nel paesaggio, individuava nell'architetto una attitudine all'innovazione ed alla sperimentazione architettonica, come nel caso dell'accostamento antico-moderno. La Selem infine ha giustamente sottolineato, nella composizione di questa villa (accostandola in ciò a quella di Borgofornari), la continua attenzione di Daneri per l'esistenza individuale. Il progetto della villa venne esposto alla V Triennale di Milano, nel 1933, nella Sezione 'Mostra fotografica di Architettura moderna". da: Pietro D. Patrone, Daneri, Sagep Editrice, 1982
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LO STILE DI DANERI
DATI BIOGRAFICI
di Gio Ponti
Nasce a Borgofornari (Genova) il 20 maggio 1900. Studia presso la Scuola di Applicazione per Ingegneri Civili di Roma, Sezione Architettura, dove si laurea nel 1923, dopo aver concluso il biennio di Ingegneria nell'Università di Genova nell'anno precedente. Accademico di merito nella Classe di Architettura dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, dal 1930. Appartenne al Gruppo Italiano dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna C.l.A.M. ed al Movimento Studi Architettura M.S.A., rispettivamente dal 1947 e 1948. Membro effettivo e Vice Presidente della Sezione Ligure dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, Membro del Museum ofModern Art di New York, per invito, dal 1939. Conseguì per concorso la libera docenza in architettura e composizione architettonica nell'anno 1954. Docente incaricato del corso ufficiale di "Architettura e Composizione" presso l'Università di Genova, Facoltà di Ingegneria, dall'anno accademico 1954/55. Classificato idoneo nel concorso a cattedra - Composizione Architettonica - Facoltà di Architettura, Università di Venezia, nel 1958. Accademico corrispondente dell'Accademia Nazionale di San Luca, dal 1960. Accademico di merito della Classe degli Architetti della Pontificia Insigne Accademia Artistica dei Virtuosi al Pantheon, dal 1961. Ternato nel concorso a cattedre "Elementi di Composizione" Politecnico di Milano Facoltà di Architettura - nel 1963. Professore straordinario di "Architettura e Composizione" alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova, nel 1964. Professore ordinario dall'1.11.1967 nella medesima disciplina. Muore a Genova il 7 settembre 1972.
"... un architetto così unitario come Daneri si è fatto compositivo nella Villa a Sestri Levante. Ciò è esatto. L'adunazione di partiti ripetuti (appartamento ecc.) porta ad una unità complessiva: l'abitazione singola per l'Uomo, in mezzo alla natura è un'altra cosa. L'Uomo è qui il supremo personaggio e la sua vita individuale vuole differenti e concomitanti atteggiamenti dell'architettura. Questa composizione pur legata, un po' a paese, è fra le più umane per la dimora non intesa come alloggiamento ma come teatro per le azioni umane di vita e di pensiero, di opera e di contemplazione, per quella dignità umana che è tanto cara a Michelucci e che egli vorrebbe misurasse non solo la casa ma la città. La sicura competenza, l'eccellente "mestiere" di Daneri son palesi in questa villa sia nei particolari esterni (per noi architetti notevolissimo il balcone dello studio) sia negli interni con la continuità degli ambienti comunicanti fra loro e con l'esterno attraverso vetrate totali. L'architettura complessiva di questa bella villa, sotto alcuni aspetti, non è così raggiunta come lo sono certi particolari: essa rimane tuttavia come una delle più nobili testimonianze non solo dell'opera di Daneri, ma della recente architettura italiana in questo campo. Gli interni di Daneri sono sempre viventi, mossi, esenti da "raffinatisrni" e da "decadentismi", sono "vera" casa, non divertimento lezioso e facile o scenario astratto. Altri suoi particolari come la porta con lo stipite antico fra il vetrocemento e la bellissima scala mostrano un Daneri sempre attento e pronto a sperimentare e sempre fecondo di vere invenzioni architettoniche ..." da Stile, febbraio 1943
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Villa Mantelli o Villa Domus Sestri Levante (GE) - anno: 1938/40 Progetto Arch. Luigi Carlo Daneri Restauro Ach. Luciano Panero
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Appena costruita, la villa fu pubblicata su "Costruzioni Casabella" (ottobre 1940) e su "Domus" (gennaio 1941) con testi di Attilio Podestà e con le foto qui riprodotte in bianco e nero (Archivio Crimella). In queste immagini del 1940, l'altra faccia della villa, immersa nel suo habitat vegetale.Alle rigorose linee orizzontali che caratterizzano la facciata verso il mare fa riscontro da questo lato il movimento a impluvium dei tetti di ardesia. Materiali e forme insoliti in un'architettura razionalista, e tuttavia molto appropriati in questo contesto: scelte che denotano la capacità di fondere senza pregiudizi ed esitazioni i canoni di un verbo architettonico, seguito con convinzione, ad elementi di una tradizione costruttiva locale (i tetti di ardesia genovesi) pro- • fondamente sentita e amata. Nel disegno a carboncino il progetto originale per la sistemazione del parco: zone a prato, a orto, a frutteto, lecci, pini, roseti, agavi, un belvedere sul mare, una serra e tre passeggiate in piano a livelli diversi raccordate da una scalinata fiorita. Nulla è cambiato da allora, la casa e il suo intorno sono ancora esattamente così.
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La casa vista da levante. Le balconate proteggono la zona di riposo. 20
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Come descritto da Attilio Podesta' su "Casabella" n" 154, ottobre 1940, " ... il terreno esterno, che comprende la valletta dominata dalla romanica cuspide di S. Nicolò e tutta la parte al mare, che si può raggiungere con scalinata nella roccia, venne sottoposto a una vasta opera di sistemazione per regolarizzare le scarpate, accrescere la vegetazione d'alto fusto, formare nel fondo della valletta il breve ripiano circondato dalle anse riposanti dei grandi prati verdi. La stessa rattenuta e misurata immaginazione che ha ordinato la casa e il suo interno ha creato l'ambiente del parco, nell'equilibrio delle proporzioni di chiaro e di scuro, di zone libere e di accenti, nella precisa nettezza degli orizzonti che apre e che chiude. L'entrata è stata scavata nella roccia e l'accesso esternO è chiuso tra due pareti folte di verde. Oltrepassato il portale si domina il giardino, la casa di fronte, oltre la valletta, i grandi secolari pini ad ombrello, che creano inconsce rispondenze con la forma del tetto, col rude basamento e vivaci contrasti con tutto il bianco della casa
Il portale d'ingresso alla villa corrisponde alle antiche mura di Sestri Levante. La strada di accesso è stata scavata nel terrapieno. Sotto: il viale d'ingresso; a destra salgono le pendici della penisola; a sinistra una depressione forma una valletta sistemata a prato, circondata da boschi di lecci pini, cipressi e collegata da terrazze e scale fiori te.
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alzato sul cielo. A sinistra la modesta portineria dai chiari e netti volumi, addossata al vecchio muto di cinta e quasi coperta dagli eucalipti. Sotto è ricavata, pressochè invisibile, l'autorimessa. Un viale pavimentato in lastre di pietra a mosaico descrive pianeggiante un grande arco e, dopo aver lasciato a sinistra una larga scala rustica fiorita che scende al prato del fondo valle, accompagnata da cipressi, lecci ed eriche, raggiunge la casa tra i tronchi dei pini e gruppi di alte camelie. La pendenza della valletta ripara perfettamente la zona del parco dal vento del mare e permette un inconsueto rigoglio di verde e riposanti ombre. Due viali pavimentati a mosaico, pedonali, vennero eseguiti a quote diverse, seguendo le curve di livello, consentendo così passeggiate orizzontali di qualche centinaio di metri. Scorci panoramici di una intensa, suggestiva plasticità si hanno dalla valletta, dalle groppe della penisola, al mare, da cui la casa appare posata tra le rocce con la fluida aderenza di una cosa viva.I ... )
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La scala fiorita.
La portineria e il viale.
Particolare del parco.
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Soggiorno all'aperto della sala
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Dalla netta e unitaria linea orizzontale di gronda, che dà ordine e compattezza al disegno, la costruzione scende ad assestarsi sul terreno assorbendone i dìslivelli. L'altezza del costruito varia quindi da un lato all'altro pur nell' unità del profilo superiore. Variano quindi le prospettive quando si gira attorno alla casa, incontrando l'alto zoccolo di pietra dall'andamento irregolare o lungo le lisce superfici dei muri intonacati di colore giallo chiaro o nella distribuzione delle ombre prodotte dai tagli delle finestre e dei loggiati. 27
L'ingresso principale è verso monte, sul fronte nord, ed è segnato da una cornice rinascimentale di pietra scolpita, inserita entro una parete di vetrocernento un po' arretrata rispetto alla linea del perimetro, a formare un breve portico che ripara l'ingresso. Al piano superiore, in corrispondenza di questa cavità, vi è il bellissimo taglio orizzontale che crea un patio pensile, estrapolando il verde del parco in una inquadratura quanto mai suggestiva. 28
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Al patio si accede attraverso una scala esterna a una rampa, al tempo stesso solida e leggera, con parapetti rivestiti di ardesia e gradini senza alzata di marmo bianco.
Fra i fondi di magazzino di mezza Italia si sono dovute andare a cercare le piastrelle di vetrocemento dalla particolare sfumatura verde in uso negli anni 30, necessarie alla ricostruzione di questa parete che dà luce al grande atrio. Anche l'originaria soluzione per la chiusura del portale due ante di rame che si ripiegano a libro nello spessore del controstipite- è stata fedelmente ricostruita. l'atrio è pavimentato di marmo verde Alpi e impreziosito da alcune sculture antiche che appartenevano alla collezione del primo proprietario della casa; fra queste, un fonte battesimale bizantino posto al centro della sala entro un anello luminoso ricavato nel pavimento, e usato come fontana fiorita. In basso: particolare della scalea ad angolo in ardesia e della soprastante apertura vetrata che scherma il pianerottolo e la rampa verso il soggiomo.Si noti la sapienza delle due linee convergenti (il profilo della scalea e il corri mano della rampa successiva) che hanno la stessa inclinazione. A sinistra del fonte battesimale si intravede la scultura di Alik Cavaliere "l'albero del Gìamaica".
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Il soggiorno è arredato con poltrone di oggi (Tecno, design Leonardo Fiori) che riprendono nei coloritarancio e avorio) quelli del rivestimento di seta delle poltrone originali andate perdute. Addentrandosi nel grande soggiorno a tutta altezza(m.5.50) rivolto verso il rnarel ma saggiamente schermato da leggere tende interne di Rhodia e da tende esterne di tela a grosse righe bianche e blu), si conferma la " rattenuta e mi urata immaginazione" di cui parlava Attilio Podestà su "Casabella". l disegni, i materiali, le finiture sono raffinatissimi e di grande pregio, ma assolutamente mai ostentati, bensì inseriti con tranquilla naturalezza quali fossero ovvi: e questo é un tratto molto genovese. La scala che dal soggiorno porta alle stanze del piano superiore è come una scultura che nasce dal prezioso pavimento a grandi lastre quadrate di marmo nero di Svezia incorniciate da giunti di marmo bianco, e si staglia contro il reticolo più fitto del grande pannello di vetrocemento che dà sul patio pensile. La scultura di Alberto Giacornetti ai piedi della scala è intitolata "Ragazza acefala".
Dal soggiorno si passa alla saletta del camino (sotto, in primo piano, la scultura "Crisalide" di Mario Negri) e da questa alla sala da pranzo (nelle pagine successive). Le grandi vetrate di queste due stanze, comandate elettricamente, scompaiono in alto con le loro intelaiature, e con esse scompare il già sottile limite fra l'interno e l'esterno, fra le stanze e il patio verso il rnaretche opportunamente fa da filtro al sole e ai venti). Da notare il pavimento di legno e due pezzi dell'arredamento nati con la casa: il grande tavolo da pranzo con piano in cristallo e base in marmo e il lineare lampadario di Murano che lo illumina.
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atrio toeletta degli ospiti ingresso di servizio cantina e di pensa guardaroba e stireria camere personale di servizio lavanderia bagno di servizio ricovero antiaereo
Piano dell'ingresso a livello del giardino a monte (orig. scala l: 100)
1. patio a monte 2. soggiorno 3. sala da pranzo 4. saletta del camino - gioco - bar 5. soggiorno all'aperto 6. biblioteca 7. camera da letto dei parenti 8. camera da letto del proprietario 9. spogliatoio lO. bagno Il. ufficio 12. cucina
Piano principale a livello del giardino sul mare (orig. scala 1:100)
1. camere degli ospiti (ora quella verso il mare è lo studio); 2. salotto degli ospiti (ora camera dei figli); 3. spogliatoio; 4. bagno
Piano superiore
l due patii; in alto quello verso il parco, in basso quello verso il mare. 44
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La cucina.! mobili sono laccati in grigio-verde chiarissimo. Le pareti e i I pavimento sono in tessere di ceramica color avorio con liste azzurre e filettatura di ardesia.
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Una delle porte rivestite di pergamena dai toni di colore morbidissimi e profilate d'alluminio, e il rivestimento in lastre di raro marmo giallo di Siena del muro di quinta fra la saletta del camino e il pranzo con la porta che dà verso l'office e la cucina e il taglio per il vano del termosifone. A destra: una delle porte in cristallo greggio temperato e un particolare del piccolo guardaroba d'ingresso con pavimento e pareti in te sere di ceramica. 48
Nelle foto in bianco e nero alcuni esempi degli ambienti e dell'arredamento originari:lo studio, una camera degli ospiti, un'altra camera degli ospiti con il particolare di un' armadiatura molto tipica di quegli annil e tuttora esistente), comprendente una parte appendiabiti e una parte tutta rivestita di tesserine blu in cui è rinchiuso un lavabo con il suo specchio.
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... Pur essendo stata "cucita" addosso al primo proprietario e committente, la casa ha retto e regge in modo perfetto l'ingresso di abitanti molto diversi proprio per la finissima analisi fatta a suo tempo delle necessità che lo svolgersi della vita domestica impone, sotto i tre aspetti della funzionalità, della privacy e della socialità. Questa analisi è sfociata in una composizione, come disse Già Ponti, "fra le più umane per la dimora non intesa come alloggiamento ma come teatro per le azioni umane di vita e di pensiero, di opera e di contemplazione". Originariamente al piano principale c'era l'appartamento del proprietario, con la biblioteca studio verso il mare e la camera da letto in posizione più centrale e rìparatatoggi sono tutte camere da letto e lo studio è stato spostato al piano superiore, sempre di fronte al mare): al piano superiore c'erano e ci sono le camere ospiti, mentre il piano terreno era ed é occupato dai locali guardaroba e dalle stanze per il personale. Ogni ala è servita da un proprio sistema di scale, per cui le comunicazioni in verticale possono svolgersi autonomamente senza interferenze. Equilibrata separazione degli ambiti, quindi, e fluidità di funzionamento: sono queste le doti che rendono la casa "abitabile" pur cambiando gli abitanti.
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IL PADIGLIONE DEGLI OSPITI progetw di Luciano e Francesco Panero Nel parco un piccolo edificio rurale addossato a un antico muro di pietra è stato oggetto di una ristrutturazione "leggera", che ne ha rispettato l'articolazione volumetrica operando "con piccoli ritocchi nei rapporti tra pieni e vuoti per renderli più armonici, con un uso di materiali "poveri" e poco costosi, con colori di deciso contrasto." Si è voluta mantenere la grande vetrata che corre lungo la facciata - e che rivela un passato uso a serra dell'edificio - e si è voluto mantenere il vecchio eucalipto che cresce all'interno della casa e che ora, protetto da un involucro vetrato, ne costituisce il centro ideale. Questa piccola "casa-serra" rimane nascosta, quasi invisibile nel parco circostante, e la si scopre solo per gradi, man mano che si percorre il sentiero d'accesso - del resto la volontà di non alterare in alcun modo l'ambiente naturale ben si accorda con lo spirito sapiente mente discreto dell'intervento. da Abitare n. 308, giugno 1992
Il grande eucalipto protetto da una struttura vetrata che rappresenta il centro ideale della casa. 56
Due vedute esterne dell'edificio.
Pianta del primo piano: 1. soggiorno 2. cucina 3.4.7. camere da letto 5. bagno 6. magazzino
Pianta del pianterreno.
La vetrata del soggiorno, con una struttura di profilati di ferro verniciato azzurro e pannelli apribili a sportello verso l'esterno. In alto: dettaglio di uno dei pilastri che all'esterno sostengono il tetto.
Nella pagina successiva: uno scorcio della struttura vetrata che contiene il vecchio eucalipto, I mobili, di legno chiaro, sono stati realizzati su disegno.
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BIBLIOGRAFIA: A. Podestà, Una villa sulla costa ligure, da "Cosrruzioni-Casabella", ottobre 1940. A. Podestà, Una villa sulla scogliera della penisola di Sestri Levante, da "Domus", gennaio 1941. G. Ponti, Lo stile di Daneri, da "Stile", febbraio 1943. P. D. Parrone, Daneri, Sagep Editrice, Genova, 1982. E.D. Bona, Daneri, da "Abitare", marzo 1983. G. Campodonico, Villa Domus, da "Abitare", marzo 1983. Il padiglione degli ospiti, da "Abitare", giugno 1992. G. Albera, N. Monti, Mediterranean House in ltaly, Editorial Gustavo Gilì, Barcellona, 1992.
La villa è stata pubblicata da: A. Podestà, Una villa sulla costa ligure, da "Costruaìoni-Casabella", ottobre 1940. A. Podestà, Una villa sulla scogliera della penisola di Sestri Levante, da "Domus", gennaio 1941. Mobili in vetro, spogliatoio, da "Stile" (numero speciale dedicato al vetro), maggio/giugno 1941. G. Ponti, Lo stile di Daneri, da "Stile", febbraio 1943. p. Artaria, Ferien und Land Hauser, Erlenbach, Zurigo, 1947. C. Braga, Casati, C. Lucchi, Documenti-Serramenti, Vallardi, Milano, 1948. L. Figini, L'elemento verde e l'abitazione, ed. Domus, Milano, 1950. G. Harbers, Die Schone Wohnung, Verlag Bruckmann, Monaco, 1951. ltalie-Una villa a Sestri Levante, da "L'Architecture d'Aujourd'hui", giugno 1952. G. Harbers, Der Wohngarten, ed. Callwey, Monaco, 1952. C. Braga, G. Orlandi, Documenti-Scale, Vallardi, Milano, 1952. Shihji Koike, World 's Contemporary Architecture, ed. Shokokusha, Tokyo, 1953. H. Selem, Opere dell'architetto L.C. Daneri: 1931-1960, "L'Architettura, cronache e storia", giugno 1960. P. D. Parrone, Daneri, Sagep Editrice, Genova, 1982. E.D. Bona, Daneri, da "Abitare", marzo 1983. G. Campodonico, Villa Domus, da "Abitare", marzo 1983. Il padiglione degli ospiti, da "Abitare", giugno 1992. G. Albera, . Monti, Mediterranean House in ltaly, Editorial Gustavo Gili, Barcellona, 1992. La villa è stata tema di esposizione e dibattito durante il convegno che si è tenuto a Genova il 27 ottobre 1997 dal titolo: "L'architettura razionalista a Genova: la figura di Luigi Carlo Daneri, nella ricorrenza del venticinquesimo anno dalla sua scomparsa". Le fotografie in bianco e nero pubblicate in questo libro sono del fotografo Crimella e sono tratte dai servizi pubblicati da "Casabella" nel 1940 e da "Domus" nel 1941. Le fotografie a colori sono tratte dal servizio pubblicato su "Abitare" marzo 1983 e "Abitare" giugno 1992.
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