Il Rinascimento
LA LUCE NEI PENNELLI
Quanta luce, quanta luce nelle
tavolozze e dentro ai pennelli dei pi3ori del Qua3rocento e del Cinquecento in tu3a Europa. Ma l’arte non è solo pi3ura, gli edifici si costruiscono con le pietre bianche e si accendono di bianche decorazioni, sculture luminose e colori capaci di ca3urare il sole. La stessa luce però si anima di sfu-‐
Mantova, veduta dal lago
mature, di malinconia soDle e di razionalità spostandosi nelle diverse regioni dell’Italia, guidata dalla genialità di alcuni maestri, i veri immortali che sanno proie3arsi nei secoli grazie alla pro-‐ rompente forza espressiva dei loro capolavori.
Per comprendere al meglio gli sviluppi dell’arte europea nei due secoli
più importanI della rinascita delle arI figuraIve, occorre precisare alcuni Giotto, Giudizio finale (part.) Padova, Cappella Scrovegni
de3agli tecnici fondamentali. PITTURA TIMBRICA
La !nta è la cara3erisIca propriamente cromaIca del colore, quella
che ci fa disInguere, per esempio, un rosso da un verde o da un giallo. Le Inte fondamentali sono sei: giallo, arancio, rosso, viola, blu e verde. Tre di quesI colori -‐ il giallo, il rosso e il blu – si dicono primari perché non pos-‐ sono essere derivaI da altri. Quando in un dipinto si uIlizzano colori dalla Inta pura e ben disInguibile si parla di pi3ura !mbrica. In termini pro-‐ priamente tecnici, diremo che “Il %mbro croma%co indica il grado di satu-‐ razione di quel determinato colore”. A Firenze e nell’Italia centrale, già con Gio3o e i cosiddeD “primiIvi” del-‐ l’arte italiana (Cimabue, Duccio, Pietro Cavallini, Simone MarIni), si era radicata una tradizione pi3orica che si basava proprio sul contrasto evidente tra colori caldi (come il rosso, l’arancio, il giallo) e colori freddi (il blu, il verde, il viola): tale contrasto, come squilli improvvisi di toni musicali in una melodia dai suoni bassi, esaltava proprio la percezione visiva. Questo straordinario modo di dipingere può essere definito proprio della PITTU-‐ RA TIMBRICA, appunto basata sui Imbri di colore contrastanI. Tale metodo consente anche di giocare magi-‐
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camente con la prospeDva e di far risaltare così le masse dei volumi delle figure e degli oggeD, anche senza una costruzione geometrica precisa degli sfondi.
La pi3ura !mbrica diventa così cara3eri-‐ sIca dell’arte fioren!-‐ na e di tu3a l’Italia centra-‐
Piero della Francesca, Dittico dei Duchi d’Urbino
le, estendendosi alle Marche e all’Um-‐ bria, grazie a Piero della Francesca, a Sandro BoDcelli e a Luca Signorelli, cosItuendo delle vere e proprie scuole con sedi nel Lazio, nella Campania, in Sicilia e con importanI esponenI nelle Sandro Botticelli Adorazione dei Magi
Fiandre e nei paesi fiamminghi. Al-‐ brecht Durer, il geniale arIsta tedesco, sarà profondamen-‐ te influenzato dalle scoperte e dalle tonalità squil-‐ lanI della pi3ura fiorenIna.
Albrecht Dürer Ritra?o di Oswolt
Inoltre, grazie all’opera di alcuni religiosi,
come il Beato fra Angelico, pieni di talento e passione, la nuova arte fiorenIna si diffonde anche nelle chiese italiane ed europee.
Beato Angelico, Annunciazione
IL TONALISMO O PITTURA TONALE Se il Imbro cromaIco, come de3o prima, indica il grado di saturazione di quel determinato colore, il tono indica il grado di luminosità dello stesso.
Per pi9ura tonale si intende così generalmente un %po di piCura dove gli accordi croma%ci sono le-‐
ga% fra loro da una progressione graduale di toni, questo per disInguerla da un Ipo di pi3ura più “Imbrica” che è basata invece sulla messa in relazione dire3a di colori maggiormente puri. Questa pi3ura -‐che comunque esalta le scoperte prospeDche e scienIfiche del Rinascimento fiorenIno-‐ si sviluppa nei paesi Europei come le Fiandre, la Germania, i Paesi Bassi e affascina con le sue Inte gli arIsI
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meno provinciali dell’Italia del Nord, specialmente del Veneto e della Lombardia. Va de3o che lo sviluppo del cosidde3o “tonalismo” viene assecondato e accompa-‐ gnato dall’introduzione della pi9ura ad olio1. E’ certamente un Ipo di arte che fotografa al meglio il gusto e il cara3ere delle popo-‐ lazioni del nord, più ripiegate verso una malinconica e misteriosa visio-‐ ne della realtà. Un altro elemento fondamentale fu lo sviluppo del sen-‐ so "atmosferico", legato cioè a una pi3ura in cui è percepibile l'aria e la luce che circola liberamente tra le figure, come un conneDvo dorato e avvolgente che le lega allo sfondo. Maestri in questo campo furono lo stesso Giovanni Bellini (de3o il “Giambellino”), incontrastato signore, insieme al padre Jacopo e al fra-‐ tello GenIle,
Giovanni Bellini, Pala di San Giobbe
della pi3ura veneziana del secondo Qua3rocento; Vi,ore
Carpaccio, protagonista della produzione di teleri 2 a Venezia a cavallo tra il XV e il XVI secolo, divenen-‐ do forse il miglior tesImone della vita, dei costumi e dell'aspe3o straordinario della Serenissima in Vittore Carpaccio, Partenza dei pellegrini
Le origini della pittura a olio affondano le radici nell'antichità; ne davano notizia gli storici già nella prima metà del XII secolo e, alla fine del Trecento, la cita Cennino Cennini nel Libro dell'Arte. I pittori fiamminghi del XV secolo perfezionarono questa «nuova e prodigiosa maniera di colorire», ovviando ad alcuni inconvenienti. L'olio è un ottimo legante, fluido e resistente; la possibilità di creare finissime velature, trasparenti e lente ad asciugare, permetteva di creare effetti di luce e di consistenza impossibili con le altre tecniche pittoriche. Consentiva inoltre di ampliare la gamma cromatica, ammorbidire le sfumature e potenziare il modellato. I colori impastati con l'olio, una volta asciutti, garantivano una lunga durata, soprattutto rispetto alla tempera, e mantenevano pressoché inalterati i valori cromatici. Grazie a queste caratteristiche, la pittura ad olio si diffuse velocemente, favorita anche dai commerci dei mercanti che ne apprezzarono i vantaggi pratici e la diffusero in tutta Europa; infatti, le tele arrotolate erano molto più facili da trasportare delle rigide tavole di legno. 1
Il telero è una tela di vaste proporzioni applicata direttamente ad una parete e dipinta con colori ad olio. Questo supporto pittorico è tipico dell'arte veneziana, il termine deriva dalla parola veneta teler. Questa tecnica permetteva un degrado minore rispetto all'affresco, nelle particolari condizioni di alta umidità, tipiche della città lagunare. Si diffuse a Venezia a partire dal XIV secolo, in chiese e locali delle confraternite. 2
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quegli anni. Dal 1490 al 1495 fu impegnato in una prima grande commissione, la realizzazione dei nove teleri con le Storie di sant'Orsola, per la Scuola della santa omonima (ora conservaI alle Gallerie dell'Accademia di Venezia), tra3e dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine.
E ancora Antonello da Messina, soprannome di Antonio di Giovanni
de Antonio, massimo esponente della pi3ura siciliana del XV secolo, che raggiun-‐ se il difficile equilibrio di fondere la luce, l'atmosfera e l'a3enzione al de3aglio della pi3ura fiamminga con la monumentalità e la spazialità razionale della scuo-‐ la italiana. I suoi ritraD sono celebri per vitalità e profondi-‐ tà psicologica.Durante la sua carriera dimostrò una costan-‐ te capacità dinamica di recepire tuD gli sImoli arIsIci delle ci3à che visitava, offrendo ogni volta importanI contribuI autonomi, che spesso andavano ad arricchi-‐
Antonello, Ritratto d’uomo
re le scuole locali. Sopra3u3o a Venezia rivoluzionò infaD la pi3ura locale, facendo ammirare i suoi tra-‐ guardi che vennero ripresi da tuD grandi maestri la-‐ gunari, come apripista per quella "pi3ura tona-‐ Antonello, Ritratto d’ignoto marinaio
le" estremamente dolce e umana che cara3e-‐ rizzò il Rinascimento veneto.
Ma il più importante contributo alla definizione praIca del tonalismo
è legato essenzialmente alla figura di Giorgione, che nel primo decennio del Cinquecento impresse alla pi3ura una svolta decisiva verso l'uso di un impa-‐ sto cromaIco più ricco e sfumato, che
Antonello, L’Annunziata
determina il volume delle figure tramite la stesura in straI sovrapposI, senza il confine ne3o dato dal con-‐ torno, tendendo così a fondere leggermente sog-‐ geD e paesaggio. Tale rivo-‐ luzione fu ripresa ed dai
Giorgione, Adorazione dei pastori
suoi seguaci, in parIcolare Tizia-‐ no, Lorenzo Lo3o e SebasIano del Piombo.
Giorgione, La tempesta