Giuseppe Terragni è 1 degli architetti piu rappresentativi del movimento razionalista italiano .Terragni è nato a Meda , provincia di Milano nel 1904. Sin da piccolo trasferisce presso dei parenti materni a Como,sia per frequentare le scuole elementari che il liceo ,nella sezione matematica e fisica. Nell’ ultimo anno di frequentazione del liceo conosce Luigi Zuccoli ,il quale poi sarà 1 suo fedele collaboratore di studio e colui che interverrà successivamente sulle sue opere attraverso i restauri. Dopo il diploma si inscrive al politecnico di Milano nella sezione architettura. Il politecnico di Milano a quel epoca era improntato secondo la regola dell’ alternanza , nel senso che : 1 anno si studiava lo stile rinascimentale , l’ anno successivo lo stile barocco e cosi via… Lo stile medioevale era previsto per l’ ultimo anno di corso, perché secondo la tradizione culturale lombarda l’ architettura medioevale era quella più forte e più complessa quella più moderna quella più attinente alla loro cultura.
Pero in questo clima vi era 1 gruppo di architetti che si interessava della pittura manierista quindi alla pittura di Michelangelo studiava molto la struttura ,gli ordini classici . In tutto questo arriva anche da Parigi 1 libro di Le Corbusier , questo libro illumina questi studenti. Il libro in questione è “ Verso una architettura” che apre a questi studenti orizzonti nuovi , tanto è che dopo essersi laureati Terragni insieme ad altri sette , cioè insieme a Pollini , Rava ,Larco ,Frette ,Figini, Castagnola inizialmente e poi Libera ; firma il manifesto , il primo documento dell’ architettura razionalista italiana e nasce cosi , ufficialmente il gruppo sette. Poi la sostituzione di Castagnola con Libera, il quale era collocato a Roma darà la possibilità al Gruppo 7 di uscire dai confini di Milano e quindi poi di organizzare anche una mostra sul movimento razionalista a Roma. Durante gli anni dell’ università Terragni conosce Piero Lingeri con il quale stringerà 1 forte amicizia e con il quale ci sarà 1 collaborazione professionale che durerà tutta la vita . Terragni scrive molti testi pubblicati sulla Rassegna italiana , la rivista dell’ epoca , in cui fa suoi alcuni concetti di Le Corbusier a cui alterna , in quanto affianca la professione di architetto a quella di pittore , anche alcune mostre .Nel 1939 viene chiamato alle armi in quel periodo egli sta seguendo il cantiere della casa Giuliani Frigerio e quindi dalla caserma di Verona attraverso 1 epistolare con Luigi Zuccoli riesce a dirigere i lavori di questa casa , che sara tra l’ altro il suo ultimo lavoro , in quanto come è entrato in guerra nel ’40 l’ Italia viene spedito nei Balcani e poi sul fronte russo . Dal fronte russo verra rimpatriato dopo qualche anno e alcuni mesi dopo il suo rimpatrio muore per 1 trombosi celebrare sul pianerottolo di casa della sua fidanzata. È morto nel 1943 quindi Terragni aveva solo 39 anni. In 1 cosi breve vita ha prodotto 1 quantità straordinaria di opere realizzate e non e quindi anche soltanto progettate.
Hotel Metropole Suisse
Novocomum
Il suo primo lavoro come architetto ,nello studio di Como che ha aperto insieme Alberto Pico a che era l’ ingegnere fu la facciata dell’ hotel Metropole Suisse. Questo lavoro visto oggi è abbastanza sempliciotto, alquanto eclettico . Pone delle lesene ai fianchi della porta d’ ingresso , fa 1 rivestimento in marmo del piano terra e del primo piano e riproduce , le vedete sulla destra , anche delle finte finestre ritagliate nel marmo . Nonostante la semplicità Terragni comincia ad avere 1 scontro con la Commissione d’Ornato della città. In quanto aveva posto alla base di questo rivestimento 1 mezzo toro in appoggio verso il terreno. La Commissione d’Ornato lo aveva richiamato in quanto , secondo la lettura filologica dell’ ordine classico ,1 mezzo toro non poteva essere da basamento per 1 lesena. Proprio in questa occasione che Terragni capisce chi ha di fronte , cioè 1 commissione che non riesce a leggere al di là di questi parametri classici e che quindi non riesce a leggere la modernità dell’ operazione che fa Terzagni .
Secondo Terzagni questo mezzo toro doveva servire essenzialmente ad impedire che le lesene si avvicinassero troppo alla parete, quindi danneggiassero il rivestimento .Quindi sara forse per questo motivo che Terragni nel momento in cui riceve l’ incarico dalla società immobiliare, società Novocomum , per la riduzione di edificio per appartamenti da dare in locazione ,1 casa da investimento.Il Novocomum occupa la metà di 1 lotto trapezoidale ,1 prima metà era gia occupata ,da 1 edificio costruito dall’architetto Caranchini . Terragni si rifà in tutto e per tutto alla preesistenza , quindi riprende sia gli stessi allineamenti stradali dell’ edificio esistente , riprende anche le altezze , 5 piani fuori terra . Al contrario degli edifici caranchini però per 1 questione di sfruttamento della volumetria , vi sono all’ interno della coorte 2 appendici , 2 torri da
Appendici , tali dare all’ edificio la stessa conformazione ?interna. In questa immagine si riesce a vedere 1 altra opera di Terragni , proprio sul lago è il Monumento ai caduti di Como.Sarà per questo contrasto che terragni ha avuto con la Commissione d’Ornato , che presenta alla commissione 1 progetto per il Novocomum di chira impronta fascista : regolato da simmetrie , c’ è il piano attico arretrato . È 1 edificio senza grandi slanci di inventiva pero a differenza di questo progetto presentato perché tolte poi le impalcature dell’ edificio viene fuori il primo edificio di forma trapezoidale meglio conosciuto come il transatlantico che suscito tante polemiche ed elogi in tutta Italia. Circolarono foto in bianco e nero di questo edificio che esaltavano ancora di più questo effetto di svuotamento , di movimenti di masse di questo edificio . Fu nominata inoltre 1 commissione di inchiesta la quale doveva stabilire le responsabilità dell’ architetto, di quanto aveva realizzato .Nel realizzare l ’edificio ( sulla destra) Novocomum probabilmente si rifaceva al costruttivismo russo . Egli era influenzato molto dall’ architettura di Le Corbusier , di Gropius dalla bauhaus e guardava gli olandesi . In questo caso si rifa molto al costruttivismo russo in particolare al gruppo operaio Zuyev
di Golosov. E’ un edificio come investimento immobiliare cioè erano case da dare in locazione. Otto alloggi per piano gruppi di scale collocate negli angoli interni della coorte e una centrale di distribuzione. Gli appartamenti chiaramente sono sia di dimensioni diverse come vani ma anche come affacci. Gli appartamenti di ……. setti all’interno prendono luce essenzialmente dalla coorte interna. In pratica l’edificio viene svuotato sulle parti laterali che vengono arrotondate, alleggerite. La parte arrotondata al secondo piano abbraccia questi due cilindri di vetro che sono probabilmente arretrati rispetto alla facciata. a di grande cornice sull’edificio. Una assonometria della parte interna con la coorte interna con questi alti volumi aggettanti.
C’è poi il plastico originale dell’epoca nel quale si ha la percezione di quelli che erano i colori di questo edificio che dalle foto in bianco e nero si supponeva fosse stato realizzato in intonaco bianco, invece lo studio di Terragni aveva concepito tutte le facciate verticali in un color nocciola con le parti rientranti ed anche i suggelli delle sporgenze in arancione vivo, il tutto sottolineato da delle ringhiere e parti metalliche orizzontali che erano in azzurro. Successivamente l’edificio fu molto rimaneggiato ed addirittura ci fu un periodo in cui fu rivestito con delle piastrine di marmo perdendo così completamente la sua immagine originale. Fu proprio Zuccoli, che aveva condotto il recupero ed il restauro del NOVOCOMUM, a riportare l’edificio a quello che era lo stato originario anche se non nella più completa fedeltà perché le facciate adesso sono completamente bianche e non c’è più il color nocciola.
Questa è una foto del lato sinistro del NOVOCOMUM in cui si può notare l’attacco con l’edificio preesistente. Dall’immagine possiamo leggere l’intervento di svuotamento di rapporti tra pieni e vuoti e qui per vuoti dobbiamo intendere le parti vetrate, trasparenti dell’edificio operate dal Terragni. E’ un edificio per l’epoca straordinario.L’edifici o è simmetrico nell’impostazione della facciata. Terragni, inizialmente si è adattato in toto agli edifici preesistenti anche per l’altezza, perché il terrazzo nel NOVOCOMUM era a filo del colmo del tetto dell’edifio esistente. Successivamente però l’altro edificio è stato poi sopraelevato di ulteriori due piani, per cui questo rapporto è venuto a perdersi. Terragni risolve brillantemente anche l’attacco tra i due edifici attraverso una sorta di stretto, una rientranza del corpo di fabbrica quindi a creare un distacco in cui sono collocati dei balconi.
Questa è l’immagine di dettaglio dalla parte della sporgenza in cui il colore all’interno è un bel arancione vivo, che era il colore originale pensato da Terragni.
Questa invece è una immagine prima del restauro, cioè come si presentava l’edificio prima dell’intervento di restauro : era completamente grigio quindi aveva perso la sua colorazione originaria e l’aveva mantenuta nella parte basamentale dove comparivano questi azzurri, questi bleu che prima non c’erano.
Quest’altra è una foto originaria, perché il rivestimento esterno qui aveva mantenuto i colori originali, i succielli del balcone al primo piano sono in arancio.
Anche qui vengono fuori i due corpi all’interno della coorte ed anche qui la colorazione è quella originaria, nuacette(nocciola) e arancio vivo.
Questa è una foto dell’ingresso principale, cioè quello che da accesso alla scala centrale di distribuzione dell’intero complesso. La tromba di scale, quella centrale, è una scala quadrangolare mentre le scale poste ad angolo, quindi verso la coorte, sono scale triangolari.
Monumento ai caduti di Erba (Co)
Nella sua continua ricerca di rottura con la tradizione anche la realizzazione di un monumento ai caduti diventa per Terragni l’occasione per realizzare un qualcosa di diverso. Infatti il monumento ai caduti realizzato ad Erba, in provincia di Como, è il primo monumento ai caduti che si stacca da quella che era la regola del tempo. I monumenti ai caduti che sono disseminati nei nostri paesi si basano essenzialmente su un basamento, un gruppo marmoreo nella parte superiore, che richiamavano il soldato, la battaglia. Terragni, invece, realizza una sorta di intermezzo paesaggistico, cioè il suo monumento ai caduti si integra completamente nel paesaggio. E’ impostato su una grande scalinata che deve colmare il dislivello tra la strada e la collina di 25 mt. E’ una scalinata fatta di quattro rampe lineari in alto, più questa grande rampa ellittica in basso. Nella tradizione del luogo, quindi, nella tradizione rurale tipica di questo luogo, tutto l’impianto è costruito in pietra, invece gli scalini sono in pietra con la pedata in ciotoli di fiume.Questa scalinata Fiancheggiata da filari di cipressi porta al sacrario vero e proprio. Il sacrario è una sorta di camera semicircolare. Qui c’è tutto un gioco di forme curve, ora convesse, ora concave, perché nella parte superiore viè una grande esedra in pietra che chiude la terrazza superiore del sacrario. Il sacrario è circondato ai lati da due scale curve che conducono alla terrazza superiore.
Questa è l’esedra della parte superiore dove all’iinterno del prato vi è una pavimentazione in pietra che forma una grande croce. Mentre all’interno del sacrario al posto della croce vi era inizialmente un altorilievo in bronzo di Lucio Fontana, che riproduceva la vittoria. Quest’opera era invisa al posestà dell’epoca, il quale un giorno la fece sparire, fu conservata per un certo periodo nella soffitta del Municipio e poi fu liquefatta per ricavarne bronzo. Quindi di quest’opera si è persa ogni traccia.
Monumento ai caduti di Como
L’altro monumento ai caduti realizzato a Como, sul lago, ha una storia un po’ lunga e particolare. Nel ’26 ci fu un concorso per questo monumento, concorso a cui Terragni, ancora studente, non ancora laureato, partecipò assieme a Pietro Lingeri ed un altro amico. Superarono la selezione di primo grado. Addirittura il loro progetto alla selezione di secondo grado fu dichiarata……… però fu osteggiato per cui non se ne fece più nulla. Alcuni anni dopo, Filipnnpo Tommaso Martinetti, un fondatore del futurismo italiano, riprende il discorso sui monumenti ai caduti, con cui sono celebrati i caduti comaschi caduti nel corso della prima guerra mondiale, pari a 650, tra questi ve ne era uno molto noto, Antonio S’antelia, uno dei rappresentanti del futurismo italiano. Quindi decide di realizzare questo monumento riprendendo un po’ ad esempio un schizzo eseguito da Franceschini Questa è un immagine dell’epoca. Questo monumento è alto 33 mt ed è interamente rivestito in pietra ed ha al suo interno il sacrario, una parte basamentale su cui vi è un grosso monolite in pietra su cui sono scolpiti i nomi dei 650 caduti comaschi. Sul lato rivolto al lago vi è una frase in onore di Sant’Elia, frase da lui stesso gridata durante la battaglia in cui perse la vita nel 1916. Durante la battaglia disse “Stasera si dorme a Trieste o in cielo con gli eroi”.Questa è la foto dello stato attuale del monumento,
questa invece è la proposta alternativa elaborata dal Terragni per questo monumento. In pratica ci sono questi due grandi archi o meglio due elementi architravati che inquadrano la figura di un militare.
Mentre questo è il disegno per una centrale elettrica di Sant’Elia a cui ci si è rifatto per la realizzazione di questo monumento.
Inizialmente l’incarico fu dato da Martinetti a Giacomo Trampolini che era uno degli attivisti del movimento futurista, ma era un pittore per cui poteva in grandi linee realizzare un disegno, più o meno regolare però poi era incapace nel proseguire la parte tecnica, nella direzione dei lavori e nella scelta dei materiali, per cui l’incarico fu affidato ad ATTILIO TERRAGNI(fratello di Giuseppe) invece Giuseppe Terragni ebbe l’incarico di realizzare la parte relativa al sacrario e quindi la parte interna dello stesso.
Questo invece è l’immagine presa dal basso in cui si evidenziano queste due grandi bucature dell’edificio.
Casa del fascio
Veniamo ora al capolavoro assoluto di Terragni, l’edificio che gli ha dato notorietà internazionale ovvero la Casa del fascio a Como. La Casa del fascio secondo Terragni doveva seguire l’idea del fascismo. Secondo Mussolini il fascismo doveva essere trasparente , ovvero una sorta di casa di vetro ove ognuno poteva guardare ciò che c’era dentro, quindi non doveva esserci alcun distacco tra potere e cittadino. Questa trasparenza della casa era la trasparenza tipica del movimento. Terragni quindi nella sua opera cerca di riproporre questo concetto. L’edificio è impostato un un lotto quadrangolare ed ha un lato di 33,20 mt ed una altezza di 16,60 mt.quindi esattamente la metà del lato. Con questo edificio si incomincia a far capolinea l’idea del telaio come elemento ordinatore dell’architettura.
Questo telaio è evidente in tutta l’opera. Ognuna della quattro facciate sono indipendenti una dall’altre. Le quattro facciate hanno delle battiture e aperture diverse che comunque lasciano vedere il telaio ordinatore dell’ intero edificio. L’edificio anke al suo interno è svuotato, perché a piano terra vi era un salone(sulla sinistra), in cui si svolgevano le adunate il quale poteva anche ampliarsi perché vi erano delle grandi vetrate che dividevano l’interno dalla piazza interna e quindi vi poteva essere collocata altra gente, in continuità spaziale . Questo è un salone a doppia altezza, quindi occupa sia il piano terra sia in primo piano dove si blocca. Il secondo piano affaccia sulla copertura del primo piano. Sia il secondo che il terzo piano affacciano sul una corte interna svuotata. In questa assonometria la facciata principale è quella in basso a sinistra . Il telaio diventa leggibilissimo sia quando diventa elemento strutturale esterno , quindi filtro, una facciata virtuale rispetto a quello che poi avviene all’interno, sia quando viene legato alla muratura nella facciata laterale destra. La lettura del telaio è comunque evidente anche nella loggia all’ultimo piano sulla parte retrostante.
Questa è una immagine d’epoca :la casa del fascio veniva utilizzata anche per funzioni celebrative del Duce. Manca in questo edificio quello che doveva essere uno degli elementi caratteristici del fascio in Italia: La torre littoria. Terragni in questa torre la ricava in questa facciata piena posta proprio sulla piazza. Questa facciata inserita all’interno di questo ideale cubo sostituisce idealmente la Torre littoria.
Terragni comunque così come in altre opere non si limita soltanto al progetto della parte architettonica ma si occupa anche dell’arredo. Questa è una immagine d’epoca degli arredi originali della Casa del Fascio. Quelle sedie realizzate in tubolare sono ancora oggi in produzione, riproduce l’aziendaa italiana Zanossa di complementi di arredo e produce altri oggetti disegnati da Terragni. In occasione della mostra coloniale celebrativa della Conia Imperiale del 1937 viene organizzata a Como nella Casa del Fascio una grande esposizione . Doveva venire Mussolini ad inagurare questa mostra.
Questo è il grande salone a doppia altezza della Casa che viene allestita dallo stesso Terragni, viene realizzato lo scaffale del Duce , ci sono iscrizioni richiami e foto che celebrano la vittoria dell’impero. Questa invece è la foto dello sstato attuale della Casa del Fascio che attualmente è sede della Guardi di Finanza(ex Casa del Fascio). L’edificio si arretrava rispetto alla piazza stante, Piazza Dell’Impero, oggi Piazza del Popolo e la Via principale si chiama Via dei Partigiani. In questa foto è evidente il telaio sia sulla facciata che nella parte in alto quando chiude le logge superiori ……… svuotamenti e quindi poi rientra nella parte basamentaria all’interno della corte superiore. Ogni facciata è trattata in maniera diversa anche come apertura dal resto. Il retro si svuota nella parte superiore con una loggia.
In questa altra foto si vede il retro, visto dall’altro lato(il controcampo) , la loggia e questa chiusura in vetro, che è la chiusura della scala secondaria situata all’interno dell’edificio. Ci sono due scale , una all’ingresso a destra, che è la scala monumentale e che porta al sistema di ballatoi ………..mentre sul fondo a destra vi è la scala di servizio che non conduce soltanto al piano intermedio del primo piano, ma anche ai due piani che poi si affacciano sulla corte, cioè al secondo ed al terzo piano. La scala di servizio è chiusa da questa vetrata.
Questo è invece il lato destro dell’edificio dove le aperture sono trattate in maniera diversa: questa chiusura in vetro mattone è relativa a quella scala monumentale. L’edificio è completamente rivestito di marmo bianco, per cui le aperture sono intere ma sono diaframmate verso l’esterno con una sorta di bisolè in pietra, questi elementi creano un gioco di aperture : Gli infissi inizialmente furono pensati in ferro, poi furono realizzati in legno, questo per esempio è una apertura integra , però dalla lettura che si ha dall’esterno attraverso questo elemento in pietra posizionato sul davanti abbiamo questo gioco di apertura .
Questa è una foto del porticato a piano terra , quello che si affaccia sulla piazza. L’immaagine che si ha dal salone interno dell’edificio, verso la piazza astante ed antistante il Duomo è una sorta di trasparenza . Quello che cercava Terragni era una relazione diretta tra gli interni e gli esterni. Terragni era talmente ossessionato dalla pulizia del suo edificio che è davvero difficile trovare orpelli e decorazioni su questo edificio. Le facciate sono completamente pulite, asettiche. Infatti Terragni voleva che anche gli interni fossero mantenuti puliti e per questo andava spesso a visitare la Casa del Fascio perché aveva il terrore che qualcuno appendesse dei quadri, delle fotografie all’interno dell’edificio. Tant’è che si racconta un anedotto: un giorno condusse un amico a visitare la casa, quando entrarono nello studio del segretario Terragni rimase sbalordito perché quest’ultimo aveva messo delle tende alle finestre per non farsi guardare dall’esterno, travolgendo l’idea iniziale di TERRAGNI, che era la trasparenza.
Questa è l’ immagine invece del grande salone a piano terra, quello verso il retro. Qui gli uffici.
Questa è la scala secondaria che conduce ai piani superiori e quindi porta non soltanto al primo ma anche al secondo e terzo piano. Vi è un proliferare all’interno dell’edificio di partizioni in vetro mattone sia per quanto riguarda le separazioni dei vari ambienti che la copertura stessa che è in vetro mattone. L’idea del telaio è leggibilissimo anche all’interno.
Questo è un dettaglio della scala.
Questa è una immagine del salone a piano terra presa da uno dei ballatoi laterali.
Questa è la sala riunioni
Qui si ha l’idea della copertura. La copertura di questo salone è costituita da una parte più bassa che poggia su queste due grandi travi, in cui vi è questo taglio di luce, da degli elementi che si innalzano di un paio di metri e poi si rigirano e sono completamente in vetro mattone creando al terzo piano una sorta di svuotamento qui all’interno.
Un dettaglio ancora dei ballatoi
.Immagini interne relative allo stesso salone e agli stessi ballatoi.
Qui ancora un dettaglio della parte strutturale del telaio, in questo caso la trave aumenta di tanto perché deve supportare una luce più grande che è quella dell’ampio salone.
Si può vedere il taglio centrale, quindi la parte rialzata della copertura e l’intera copertura realizzata interamente in vetro cemento.
Questa è l’immagine del secondo piano. Questo è quell’incavo, è il taglio che si vedeva dal basso, la lama di luce e queste due coperture più alte.
Questa invece è la parte relativa al terzo piano sul fronte strada quella che affaccia sul Duomo completamente chiusa. Da questo lato vi è un passaggio quindi un percorso di collegamento che però subisce un arretramento. E qui c’è una loggia aperta.
Mentre questo è il terzo piano dalla parte posteriore. Questa è la parte centrale quella relativa alla corte interna, completamente aperta in questo loggiato.
Questo è un dettaglio del terzo piano sull’altra strada. All’ultimo piano c’è questa grande cornice di chiusura nell’impaginato della facciata, il resto è libero.
Un altro dettaglio della chiusura in vetri dalla parte della scala quella che da sul retro.
Casa sul lago Nel 1933 la biennale viene spostata da Monza a Milano nel Parco Sembione vengono realizzate 21 abitazioni di Terragni. Terragni insieme a Lingeri ed altri amici il così detto “Gruppo di Como” partecipa con l’opera la Casa sul lago per Artista che dopo la mostra fu demolita. Quindi questa casa inizialmente era pensata con una struttura metallica per l’occasione fu completamente realizzata in pilastri di cemento armato e mattoni…...
. La casa sul lago per l’artista era impostata nella pianta su un rettangolo di 16 metri per 8 metri. A sinistra vi era l’ alloggio vero e proprio, suddiviso in due piani quindi la zona giorno a piano terra e la zona giorno a primo piano. A destra invece c’era l’atelier vero e proprio che aveva un’altezza di 5 metri e mezzo ed era collegata al volume dell’abitazione attraverso una passerella. Sul fronte non è molto leggibile il gioco e l’inserimento del telaio di questa architettura. Sul retro l’immagine del telaio è leggibilissima. La parte, che sul fronte è soltanto una passerella qui viene completamente chiusa nella parte superiore, quindi si crea una grande loggia e vi è questo architrave di collegamento che richiude tutto il telaio. All’interno della abitazione c’è un patio su cui si affaccia il soggiorno. La zona dell’atelier vera e propria è molto interessante .
In questa riproduzione fatta in 3D ,vista frontalmente, si può leggere la passerella tra idue volumi e il grande telaio sul retro che richiude la composizione. La facciata era completamente in vetro chiusa verso sud quindi verso la zona di forte luce e completamente aperta a nord con una grande vetrata che non occupava soltanto tutta l’altezza della facciata ma addirittura risvoltava all’interno dell’edificio per circa 5 metri facendo una L di vetro e quindi annullando l’idea della scatola del volume.
Sempre nella modulazione 3D riusciamo a leggere meglio rispetto alle foto l’impostazione generale dell’intero progetto: il telaio dietro che richiude completamente la facciata e quindi collega i due volumi e il patio interno all’interno dell’abitazione stessa.
In questa foto d’ epoca dell’atelier si può vedere la grande vetrata che risvolta fino allo spazio della scaletta.
Questo è un altro modello 3D in cui il risvolto della vetrata è inferiore rispetto a quello di due metri però serve a dargli l’idea dell’annullamento della copertura e quindi la vista che si aveva dell’Atelier verso il cielo.
Casa Ghiringhelli
Terragni aveva conosciuto durante il periodo del Politecnico, Pietro Lingeri, che si era laureato in Iingegneria ed abitava a Milano. Insieme a Lingeri aveva partecipato al concorso per il Monumento ai Caduti iniziando così una collaborazione professionale. A Terragni sta un po’ stretta l’aria provinciale di Como per cui sente l’esigenza di uscire di andare a Milano, di avere più opportunità , di esprimere la sua essenza, la sua cultura. Egli apre con Lingeri uno studio a Milano , in Corso V,Emanuele, Terragni in realtà andava a Milano solo due giorni alla settimana e quindi in questi due giorni lavorava con Lingeri a progetti comuni, poi ognuno di loro aveva altri progetti che elaborava in proprio. Dalla collaborazione dei due , oltre ai diversi concorsi fatti, e non andati in porto, a Roma nacque un gruppo di interventi conosciuti come le CINQUE CASE MILANESI, che sono degli interventi di case da appartamenti, cioè sono investimenti ovvero case da pigione sulla falsa riga di case da pigione dell’800. Erano quindi fatte da persone facoltose, realizzate con una fonte di reddito contestualmente alla propria abitazione.Queste erano case multipiano , con appartamenti da dare in locazione talvolta anche con locali a piano terra.Poi avevano la parrte attico, quindi la parte superiore dove aveva sede la residenza principale del proprietario, che faceva queso investimento per avere un ritorno economico attraverso l’affitto degli appartamenti. La prima casa è la Casa Ghiringhelli commissionata Lingeri e Terragni da Gino Ghiringhelli, che era un artista ed un pittore……..:
L’impostazione del progetto doveva tener conto di alcune caratteristiche indicate dalle normative edilizie di Milano. In pratica vi erano due altezze diverse di edifici esistenti: verso la piazza vi era un’altezza massima costruita di 30 metri mentre i fronti sulla strada laterale potevano avere un’altezza di soltanto 18 metri, quindi c’era un fronte contrasto, era un problema sfruttare la volumetria massima visto che bisognava rispettare due altezze contrastanti. Per cui Terragni e Laingeri adottarono una via di mezzo che fu approvata dalla commissione edilizia e diventò anche il riferimento per tutti gli altri progetti realizzati in seguito in quella zona. In pratica rinunciarono alla possibilità di una maggiore altezza sulla piazza a favore………. Formando l’intero blocco . La facciata che un blocco trapezoidale è impostata secondo elementi separati tra di loro. In pratica vi era un blocco sulla facciata che un blocco riquadrato attraverso questa grande copertura , quest a cornice del fronte che chiude anche gli appartamenti dell’ultimo piano dove c’era l’attico di Ghiringhelli. Il fronte principale è caratterizzato da questa sporgenza, da questo risalto centrale, il corpo di fabbrica quindi aggetta. Gli aggetti sono segnati ed evidenziati rispetto al resto della facciata da ritagli verticali da finestre laterali. Tutto il risalto centrale della facciata è caratterizzato da queste logge rientranti. Anche la parte basamentale della facciata per cui si è rifatto al NOVOCOMUM, ha il piano terra a spigoli arrotondati, mentre il primo piano e quelli superiori hanno lo stesso spigolo squadrato , quindi un aggetto rispetto………..C’è un cambio di direzione tra il fronte sulla piazza e fronti sulla strada. Vi è una sorta di taglio nella facciata dove sono collocati quei balconi a gettanti che quindi vanno a colmare il cambio di direzione . In questa foto si legge di più il cambio di direzione con quel taglio tra due corpi di fabbrica.
Questa è una foto degli interni dell’edificio.Anche in questo caso i vani scala sono collocati negli angoli della parte interna della coorte.
Questa invece è la foto dell’ingresso con l’accesso sul giardino, sul cortine interno. Anche qui si può notare l’utilizzo del vetro mattone come in altre opere di Terragni.
Casa Toninello
Contemporaneamente quasi a casa Ghiringhelli TERRAGNI ebbe l’incarico per la realizzazione di Casa Toninello. In questo caso il lotto era un po’ particolare perché in pratica il lotto aveva un fronte di 12 metri e profondità di 28 metri .Per cui diventava anche problematico realizzare degli appartamenti abbastanza comodi e luminosi all’interno di questo lotto………… La soluzione adottata in questo caso è di un Corpo a C . Vi è una facciata principale, quindi fronte strada,, una facciata con 4 piani oltre il piano terra. Questa facciata è collegata con un blocco laterale sul lato sinistro dove sono alloggiate le scale e i collegamenti sia del primo edificio che del secondo, che è collocato sul fondo del lotto. C’è un edificio più basso di un piano che prende luce soltanto dalla corte interna . E’ una soluzione soprattutto per quanto riguarda questo stile di architettura che è un architettura speculativa, molto apprezzata perché risolveva il problema di realizzare case popolari in affitto senza realizzare le famose case a ringhiera, con il ballatoio e con una distribuzione esterna devi vari alloggi. La facciata rispetto agli altri progetti non è molto felice perché è una facciata impostata molto sulla geometria. E’ una facciata tripartita in senso verticale.Inoltre questi elementi dei balconi , le logge gettanti , leggibili la vanno a suddividere orizzontalmente. Quindi c’è una sorta di telaio leggibile sulla facciata dove il bovindo centrale…………da queste grandi finestre evidenzia ancora di più la simmetria di questa facciata. Questa è una foto d’epoca dove il piano attico è un piano vetrato, vi era una sorta di cornice che chiudeva idealmente ill fronte principale. Successivamente questo edificio è stato rimaneggiato: la parte superiore è stata chiusa con un intervento abusivo e poi condonato per cui ha perso un po’ quell’immagine che aveva inizialmente. Anche se non è una delle facciate più belle progettate da Terragni quella chiusura in alto ha ulteriormente rovinato l’immagine stessa dell’edificio.
Questo è un dettaglio della facciata con la parte superiore chiusa da questa veranda.
Questa invece è l’immagine dell’accesso al piano terra che è collocata a sinistra della facciata, che è un accesso principale di collegamento sia con il vano scala della prima palazzina , la luce che proviene dal lato, è la luce che proviene dalla coorte interna, e poi c’è il collegamento sul retro che porta all’altra scala dell’altro appartamento.
Quindi l’unione tra i due corpi di fabbrica è un’unione in cui sono contenuti i collegamenti sia orizzontali che verticali dei due blocchi. Questo è il taglio della finestra della scala , la chiusura della scala.
Questo è in prossimità dell’altra palazzina, l’accesso della palazzina sul retro con la scalinata di collegamento
e questo è il fronte interno della palazzina dietro, che è una palazzina su 3 piani, invece che 4.
Casa Rustici
Delle 4 case milanesi quella più interessante e che ha suscitato scalpore fu bloccata per nove volte dalla commissione edilizia e che ha degli elementi di novità straordinari è la casa RUSTICI. La casa Rustici doveva rientrate in un lotto lungo Corso Sempione quindi una zona di Milano in cui si prevedeva un grande sviluppo …………….quindi con un aumento della proprietà molto alto. Il lotto era trapezoidale ma con una forte inclinazione su un lato, che rendeva anche difficile la collocazione di un’’opera , di una architettura abbastanza regolare con sfruttamento della volumetria complessiva. La soluzione adottata da Terragni e Lingeri fu quella di realizzare due corpi di fabbrica paralleli. Questi due corpi avevano un corpo centrale di pari dimensioni, quindi i due corpi di fabbrica dividevano in tre parti uguali, sui due estremi sorgevano le costruzioni necessarie , nella parte centrale sorgeva una sorte di coorte aperta per recuperare il volume complessivo e riempire anche la parte triangolare residua del lotto realizzano una torre nella parte sinistra che conteneva altri alloggi. La parte interessante è il fronte, la facciata su Corso Sempione. Su Corso Sempione si affacciava l’ingresso principale e le testate dell’’edificio con finestre, ma erano le due facciate più strette dell’edificio , per cui per uniformare il tutto e dare l’idea di un'unica grande facciata i due progettisti uniscono i due blocchi dell’edificio con dei balconi, quindi con delle passerelle più che dei balconi, orizzontali di collegamento che creano una facciata virtuale di grande effetto, di grande trasparenza verso la coorte. Poi vi era un altro elemento interessante all’ultimo piano a 25 metri di altezza la villa del proprietario. Qui all’inizio voleva realizzare una villa , poi data l’importanza del luogo e le possibilità future che questo luogo rappresentava,si decise di costruire non soltanto una villa ma di fare una palazzina con appartamenti da dare in locazione e di costruire la villa all’ultimo piano. Qui vi è una villa vera e propria , immersa nel verde, posta a 25 metri di altezza. La villa è suddivisa in una zona giorno a sinistra ed una zona notte sull’altra palazzina collegata da un percorso coperto, una passerella coperta. Questi grandi quadrati che leggiamo in questa foto sono delle fioriere basse in cui è piantato del verde, del prato, ci sono arbusti ed alberelli, proprio l’effetto di un tetto giardino .Questa è un’immagine d’epoca dell’edificio, questo è il fronte su Corso Sempione. Si può notare la torre , elemento che si stacca rispetto al blocco vero e proprio. C’è proprio l’effetto di separazione di questo volume prismatico proprio attraverso l’inserimento di logge proprio nel punto di attacco. Questa è sempre una foto d’epoca, del fronte su Corso Sempione ed è straordinario l’effetto che si ricava da queste passerelle di collegamento e dove lo spessore della soletta di collegamento è riproposto anche sulle parti piene dell’edificio per cui si legge una sorta di intelaiatura orizzontale Davvero interessante.
Questo è il dettaglio della torre laterale la cui massa volumetrica è resa ancora più evidente, più forte proprio dall’inserimento di semplici balconcini, proprio piccoli, proprio stretti sul fronte,
Un altro particolare di questi collegamenti, di queste passerelle, la vista delle stesse dalla parte interna dell’edificio.
La grande scalinata di accesso monumentale rispetto a questa grande struttura superiore, che da accesso alla grande portineria, a spazi condominiali molto grandi. Questa è la zona di ingresso, la portineria . Anche in questo caso la copertura della stessa è tutta realizzata in vetro mattone quindi si crea un effetto di grande trasparenza. Questa grande trasparenza da anche la sistemazione di queste passerelle sulla facciata.
Casa Lavezzari
Casa Lavezzari è un intervento particolare perché è un edificio triangolare. In pratica era un lotto residuo che si trovava ai margini della confluenza di due strade radiali su una piazza, per cui questo lottto ha una conformazione a V abbastanza particolare con alcune problematiche come il fatto che vi erano altezze diverse da mantenere una sulla piazza e l’altra…… Anche in questo caso la soluzione è quella di ipotizzare due blocchi distinti di edificio, quindi uno parallelo alla strada di destra e l’altro parallelo alla strada di sinistra che vanno a confluire nella parte più stretta, ovvero la fine. Verso la piazza la facciata è residua, praticamente abbiamo due elementi laterali, due blocchi pieni e questo taglio centrale, che colma cioè fa da cerniera nel cambio di direzione dei due corpi di fabbrica in cui sono inserite le logge. Lateralmente l’edificio aveva una altezza sulla prima parte più alta poi scendeva di quasi due piani nella parte retrostante, Questa è una foto d’epoca. L’edificio poi fu acquistato da un altro proprietario che realizzò un altro piano sulla facciata. Nella superiore vi è l’ampliamento, aggiunse anche delle pensiline laterali nella parte destra. Questo piano aggiunto fu coperto da un tetto a falda, quindi ha completamente stravolto l’immagine stessa della palazzina. Questo è un dettaglio della partte laterale della palazzina , la parte alta e la parte bassa. Qui si leggono ancora le aggiunte le pensiline e la la sopraelevazione operata nel 1947. Questa è la sopraelevazione che ha completamente danneggiato l’immagine dell’edificio stesso.L’edificio per compensare la differenza di rapporti di altezza con la strada si abbassa nella parte retrostante.
C’ è un altro elemento molto interessante di questa palazzina: tutti i soggiorni dove vi erano i balconi erano caratterizzati da grandi aperture vetrate ed inoltre i progettisti inseriscono al di sotto dei balconi, per ogni apertura, una fascia vetrata quasi a dare l’idea di balconi che si librano nel vuoto , sospesi, a cui manca il punto di attacco. Ovviamente per la conformazione a V del lotto………….., la scala era collocata centralmente alla V ed aveva una conformazione triangolare .
Questa è la foto del vano scala.
Casa Rustici - Comolli
L’ultima casa delle cinque realizzata a Milano è la Casa Rustici Comolli.Anche in questo caso le problematiche erano legate alle altezze diverse sulle varie strade. Qui non fanno la compensazione , qui partono dalla divisione netta di due edifici: uno stretto ed alto, una sorta di torre che affaccia sulla ferrovia, e l’altro una sorta di grande parallelepipedo caratterizzato soltanto da questo taglio centrale in cui vi è una rientranza della muratura che crea una loggia. Questa loggia ha poi anche questi balconi aggettanti ,che vanno quindi ad aumentare la capacità di vivibilità del balcone all’esterno. La parte laterale è molto più bassa con l’inserimento ,anche in questo caso di alcuni elementi che abbiamo già visto in Casa Rustici. Quindi vengono riproposte le passerelle che diventano a volte balconi a volte passerelle. Questa è l’immagine del corpo di fabbrica principale e la parte laterale. Sono due edifici completamente staccati. Il collegamento tra i due salti di quota è fatta attraverso questi due elementi che sono per una parte balconi, però c’è poi lo svuotamento verso l’interno dell’edificio, nel cortile interno, perché si accede in maniera diversa ai due corpi di fabbrica. Quello principale ha la scala principale proprio nell’asola sul fronte. Agli altri edifici invece si penetra lateralmente attraverso un passaggio nella muratura. In questa immagine vi vede lo svuotamento, l’arretrammento dell’edificio, però il tutto è collegato a della passerelle che diventano balconi, che diventano tetto giardino , ed è un chiaro riferimento ad alcune soluzioni adottate da Le Corbusier. Un'altra immagine delle passerelle che danno questa idea di continuità della facciata, quindi senza soluzione di sorta.
Questo è l’ ingresso del corpo di fabbrica principale
Casa Pedraglio
Questa è Casa Pedraglio realizzata a Como. E’ una casa inizialmente impostata su una lettura abbastanza simmetrica dell’edificio: ddue campate laterali, con balconi e quattro campate centrali con aperture. Tutto perfettamente simmetrico. Quindi poi il lotto si restrinse , fu ridimensionato il progetto ha perso la campata sinistra e quindi è diventato in questa sua assimetria anche più interessante. Questa è una foto d’epoca di Casa Pedraglio. Qui vengono richiamate delle soluzioni che abbiamo già visto in casa Lavezzari, cioè praticamente la grande apertura del soggiorno che continua anche sotto il balcone, c’è quindi questo grande taglio sul balcone, e anche questo caso il balcone sembra librarsi nel vuoto. L’inserimento ancora più interessante rispetto a casa Lavezzari è che la chiusura in vetro mattone di questa fascia sotto il balcone rigira sulla pavimentazione stessa dei balconi, cioè i balconi sono tutti fatti in vetro mattone che rigira anche in questa fascia proprio per dare un idea di Assoluta trasparenza e distacco di questi elementi. Questa è una foto dello stato attuale di Casa Pedraglio che tutto sommato rispetto alle altre è abbastanza conservata.
Monumento a Sarfatti
Nel 1935 un anno dopo il ritrovamento sui monti di Asiago del corpo di Roberto Sarfatti, Terragni realizza un monumento in suo onore. Sarfatti morì a diciassette anni sui Monti di Asiago in battaglia ed era figlio di Margherita Sarfatti , famosa pittrice dell’epoca nonché amante di Mussolini. Roberto Sarfatti morì durante la prima guerra mondiale ma il suo corpo fu ritrovato solo nel 1934 sul Colle D’echele e la stessa Margherita partecipò al riconoscimento dei poveri resti del figlio e commissionò a Terragni un monumeto per il figlio nel luogo in cui era stato ritrovato. Terragni elaborò diversi schizzi sacri, si pensò ad una croce in pietra monumentale sul luogo dove era stato ritrovato il ragazzo. Nnell’ultima soluzione, pensa ad una sorta di monumento che visto dall’alto dà quasi l’idea di un soldato a braccia aperte seduto sul campo. E’ un edificio molto pulito nelle forme, forme essenziali. Sono tutti dei parallelepipedi in pietra del luogo in cui è scavata una scalinata di 15 scalini che conduce al monolite, il cubo su cui vi è l’incisione ed il nome di Sarfatti. Questa è una immagine del monumento come si presenta oggi completamente libero in questo luogo isolato.
Villa per un floricolture, Rebbio
Casa realizzata per Amedeo Bianchi meglio nota come casa per un floricultore, lavoro che Amedeo Bianchi faceva. Terragni elaborò parecchie soluzioni ma sempre in contrasto di risoluzione con la Committenza . Nel primo progetto Terragni guardava…………..e guardava in particolar modo al neoclassicismo, all’architettura quasi adimensionale. Per cui il primo progetto era una rottura della scatola muraria.. Da un lato la villa riprendeva gli insegnamenti di Corbusier quindi era sospesa. ………poi non aveva alcun muro che si chiudeva con un altro ad angolo retto. Quindi era tutto un elemento di quinte che separavano gli ambienti collegati da vetrate e da cornici esterne. Un progetto davvero molto interessante. Fu un progetto talmente innovativo e costoso che non fu capito dal proprietario il quale gli chiese di ridimensionare il progetto stesso ed anche di dargli una abitazione che si svolgesse su più piani, mentre il primo progetto si sviluppava solo su un piano. Nel risultato finale La scatola ritorna compatta, ci sono degli elementi di dissonanza nell’edificio: questa grande cornice che inquadra il balcone e le finestre su questa facciata laterale che addirittura sborda rispetto al corpo di fabbrica stesso e quindi crea questa risonanza, quessto effetto di trasparenza così come la scalinata di accesso che sembra sospesa, così come la grande cornice in cui si raccoglie l’arrivvo della stessa con il balcone superiore. Quindi la soluzione adottata è molto ridimensionata in quella che erano gli aspetti originali. Però purtroppo dopo la realizzazione di questo edificio il proprietario per esigenze proprie, legate alla sua attività lavorativa chiuse anche il piano………… per cui la villa ha perso completamente questa immagine iniziale voluta da Terragni.
Questa è la villa come di presenta oggi, è completamente murata, chiusa però ha mantenuto quei caratteri principali detti in precedenza, la grande scalinata d’accesso con questi che sporgevano dall’ingresso e questa grande cornice che riquadrava il balcone laterale. Anche in quest’altra immagine la lettura del telaio è leggibile allo sato iniziale perché sporgeva il telaio strutturale denunciato anche in facciata all’interno di quelle grandi aperture. Questa grande cornice che si stacca anche qui dalla muratura laterale quindi sembra completamente sospesa nel vuoto.
Qui si vede in dettaglio di come sporge rispetto al corpo di fabbrica, con questa rampa di accesso che è una soletta abbastanza esile che poggia soltanto cioè su questo setto centrale quindi ha una leggerezza straordinaria.
Asilo Infantile
Questa è un opera poetica di Terragni , cioè un epoca in cui Terragni guarda …………………………..perch é il progetto è l’asilo infantile Sant’Elia ed è un progetto sempre impostato sulle logiche della trasparenza dei rapporti con l’esterno. L’edificio è pensato tutto su un piano quindi tutto sul piano terra con una grande coorte aperta. In questa immagine non si percepisce l’altra ala dell’edificio, distinto per funzioni. Questo è l’ingresso principale dove vi era la hole di accesso ai servizi e gli spogliatoi. Da questa’altra parte c’è il refettorio con la cucina. Questa è la grande palestra che affacciava con grandi vetrate sulla coorte interna. Su questo lato vi erano le che affacciavano sia sulla coorte interna ma anche sul giardino esterno. Questo è il fronte principale. Questo è l’ingresso vero e proprio. L’ingresso ha una grande vetrata che è arretrata. .
Vedete la scritta dell’ asilo è quella originaria, era quella ipotizzata dallo stesso architetto.
Un’ altra immagine dell’ ingresso con il pronao. Queste sono le mensole ke sorreggono la pensilina a sbalzo , è proprio staccata , completamente dal blocco dell’ edificio , staccata anke da questa grande vetrata che abbiamo posteriormente pero ovviamente è sorretta anke da questi piastrini laterali. Quindi il fronte della facciata , il pronao, la parte laterale
L’ adattamento a questa rientranza con il refettorio . Questa invece è la parte relativa alla palestra, la parte esterna .
La parte laterale destra è quella delle aule . Le aule sono rientrate rispetto al filo della facciata . Il filo della facciata ha 1 collegamento ideale , cioè viene racchiuso idealmente in 1 grande quadrato attraverso l’ inserimento di questo portale con pilastri effetto terminale ke creano 1 sorta di quinta architettonica. La funzione di questi elementi non era soltanto riquadrare idealmente l’ edificio ma avevano anke 1 funzione tecnica, ovvero definivano 1 sorta di spazio , di ampliamento dell’ aula verso l’ esterno. Infatti le aule con queste grandi vetrate sembravano come se fossero all’esterno , erano apribili quindi consentivano l’uscita e durante le belle giornate era consentito la sistemazione di grandi tende qui , per poter usufruire anke di questo spazio coperto all’ esterno
In quest’altra immagine si vede il sistema di apertura delle tende. Qui il sistema è aperto, mentre nella foto precedente era chiuso . Questo è il meccanismo in cui venivano collocate le tende. Qui è aperto per creare continuità tra interno ed esterno . Questo grande setto finale ke serve quasi a dare l’ idea di 1 chiusura volumetrica . Questo setto crea 1 asimmetria in questo telaio , in questa logica , ma serve ad alloggiare 1 altro elemento di chiusura di questo ideale quadrato. L’ edificio è impostato a forma di C pero è chiuso verso il giardino attraverso 1 grande pensilina di raccordo ke poggia su questo setto terminale ke abbiamo visto sulle facciate delle aule , e poggia con 1 grande sbalzo su 1 pilastro centrale ke è decentrato , quindi con dei forti sbilanciamenti di carico . La percezione ke si ha da questo lato del giardino è di grande trasparenza di tutto l’ edificio . La chiusura qui è semplicemente 1 pensilina completamente aperta. Anke la chiusura verso la strada è vetro . L’atrio infatti è vetrato verso il giardino e verso la strada . Dietro leggiamo questo pronao di accesso pero su strada . quindi vi è questo effetto di trasparenza e compenetrazione di spazi tra interno e esterno davvero straordinari .
Questa è una foto dell’ atrio verso il giardino in cui si può notare questa pensilina. Sempre nello stesso atrio attrezzato di giochi per i bambini si leggono gli elementi a C dell’ edificio , la zona aule , l’ atrio , la zona palestra e questa pensilina di chiusura .
Villa Bianca Seveso
Questa invece è 1 opera del ‘36 fatta da Terragni per suo cugino , Angelo Terrragni ,ke era anke egli ingegnere ed era anke 1 imprenditore edile , percui poteva capire il linguaggio moderno del cugino. Terragni pensa ad 1 villa riprendendo 1 po quello ke era il linguaggio adottato precedentemente nella Villa a Rebbio, pero in questo caso vi è 1 ritorno al passato nel senso ke elimina i PILOTì, la casa poggia , forse meglio sul terreno anzi ha 1 parte scavata, ha 1 seminterrato e 1piano rialzato al primo piano . Quindi si ricombatta la scatola , ke nn viene più rotta e gli elementi più interessanti del tutto , al di la di alcune sporgenze , di vetrate incorniciate, sono queste coperture poste in alto ke sembrano librarsi nel vuoto in maniera assolutamente casuale , le quali creano questo effetto di risonanza e 1 voglia di rompere l’ intero volume , l’ intera scatola volumetrica .Nell’ impaginato della facciata si vede come le grandi finestre a nastro sono incorniciate e quindi leggermente sporgenti rispetto al filo dell’ edificio , sono coadiuvati da quei tagli nel parapetto del terrazzo. Questi tagli nella parte destra corrispondono ad 1 alloggio a pian rialzato con 1 grande finestra interrata , che è incorniciata da 1 telaio, quindi 1 cornice in cemento . Le parti in cemento in questo caso sn abbastanza limitate perche per la struttura qui nn vi è l’utilizzo del telaio , la casa è completamente costruita in muratura portante in cui sono ritagliate queste finestre a nastro e queste asole . Le uniche presenze di cemento armato sono queste grandi cornici , questi aggetti nella parte superiore e i piastrini di attacco delle stesse e le murature sottostanti.
Questa è 1 foto d’ epoca di Villa Bianca realizzata a Seveso , 1 paese ke si trovava sul collegamento tra Como e Milano . Dato proprio la posizione sulla strada provinciale , dopo l’ abbandono della casa da parte del cugino , fu riutilizzata come ristorante . vi è ancora la scritta Villa Bianca . Aveva perso le sue connotazioni , fortunatamente adesso è stata recuperata , restaurata e quindi è tornata allo splendore originario. Adesso è di proprietà privata ke ha fatto 1 intervento di recupero e di restauro molto fedele all’ originale . La villa produce 1 effetto straordinario. La grande cornice sospesa ke riquadra la grande apertura della zona giorno verso il giardino , la finestre a nastro chiara realizzazione del linguaggio Le Corbusiano, il taglio e le pensiline.
Questa è l’ immagine di come si presentava prima del restauro la villa . Questa zona era chiusa, qui c’ è l’ accesso della rampa ke collega ai piani superiori .
Un’ immagine di questa grande cornice al piano rialzato , ke riquadra questo corpo di fabbrica sporgente
Questa è la rampa d’ accesso ke dava alla scala e poi in basso vi è l’ accesso principale all’ edificio con 1 rampa laterale, ke colma le 2 differenze di quota . Anke qui 1 derivazione di Le Corbusier , la promonad …….cioè LA PASSEGGIATA ARCHITETTONICA, ke nn è 1 scala e quindi sostituisce la scala
Qui si leggono ancora meglio queste grandi ali sospese nel vuoto . I pilastrini ke sono fortemente decentrati , dal punto di vista strutturale , sono corroborati dalla struttura da queste mensole ke si leggono al di sotto
Palazzo dei congressi
Insieme a Lingeri partecipa al concorso per il palazzo dei congressi , concorso ke superarono in primo grado e in secondo grado.Il concorso pero fu vinto da 1 progetto 1 po più monumentale e quindi rispondente al gusto dell’ epoca , vinto da Adalberti. Il progetto presentato sia nel concorso di 1 grado ke di secondo grado da Terragni era di 1 modalità straordinaria , nel senso ke andava contro il monumentalismo classicista tipico dell’ epoca , presentando 1 impianto con 1 grande salone centrale , la sala dei congressi di forma rettangolare , e la facciata era caratterizzata da 1 serie di piastrini in acciaio , ke riquadravano le grandi aperture vetrate quindi 1 elemento di forte modernità come possiamo vedere in questo schizzo prospetto . Vedete la parte relativa all’ ingresso del salone , svuotato in 1 gioco di trasparenze nn soltanto ottenuto attraverso i pieni e i vuoti ma anke attraverso parti piene e parti vetrate in questo grande gioco .
Nel progetto del concorso di secondo grado rimane il grande salone principale , la sala dei congressi da rettangolare assume 1 conformazione ovoidale ed inoltre i piastrini sul fronte nn sono più ammorsati all’ interno delle finestre ma sono poste in avanti , quindi creano 1 sorta di griglia nelle facciata anteriore e posteriore .In questa assonometria si leggono i vari volumi relativi al salone al piano terra ke crea 1 coorte nel 1 piano , la parte relativa alla grande sala dei congressi e i grandi spazi interni sempre in questo gioco di trasparenze e simmetrie . Lo stesso fronte x es. ke è caratterizzato da 1 ritmo di pilastri minati? sarebbe precipitato in 1 sorta di classicità statica se fossero stati uguali ?. Invece sul fronte il passo diventa simmetrico , i due elementi terminali sono asimmetrici e questo crea 1 slancio , 1 dinamismo fortemente moderno in questa composizione
Nel plastico leggiamo ancora meglio questo effetto di trasparenza tra il telaio e la parte retrostante dell’ edificio. Le aperture creano questi giochi di pieni e di vuoti straordinari. E’ 1 prospettiva di quella ke è la sala ovoidale dei congressi.
Danteum
realizzata perché l’ Italia entra in guerra e quindi vengono a mancare i fondi. Il progetto iniziale era costruire su quella ke oggi è la via dei poggi imperiali , la via dell’ impero ke travaguardava il colosseo. Quindi in questa via doveva essere inserito il progetto di Terragni : il Danteum , ke doveva essere 1 sorta di centro studi dell’ opera di Dante.Terragni aveva pensato a questo edificio nn tanto come museo o biblioteca ( luogo e sede) ma l’ ha concepito come 1 vero e proprio tempio al genio italico . Infatti nel Danteum si leggono gli elementi della divina commedia e quindi la partizione: inferno , purgatorio e paradiso .Questa tripartizione nn soltanto nelle sale ma anke nelle parti ascensionali xkè tutto si sviluppa con 1 percorso a spirale ma anke ascendente . Qui vi era 1 muretto basso ke separava l’ accesso all’ edificio verso questa coorte interna . L’ingresso vero e proprio avveniva attraverso 1 sala gremita di colonne ke stava a rappresentare la selva oscura , quindi 1 selva di pilastri , di colonne e di qui attraverso 1 percorso ascensionale , attraverso degli scalini si entrava nella sala dell’ inferno . Anke questa sala era suddivisa ,suddivisa al livello di pavimentazione , nn al livello di diaframmi, secondo 1 percorso a spirale , in questo caso discendente ,cioè cambiavano di quota gli scalini e cambiava di quota anke il soffitto . Da questo percorso poi , sempre attraverso il corridoio e 1 altra rampa si arrivava alla sala del purgatorio , anke in questo caso il percorso era a spirale attraverso 7 quadrati sempre più piccoli, pero in questo caso ascendente cioè crescevano di quota i quadrati. Da questo sempre attraverso 1 percorso sempre più piccolo e ascendente si sbucava all’ interno della sala del paradiso . Sala caratterizzata da 1 riquadratura nel pavimento ke doveva avere delle colonne in vetro ke sorreggevano 1 tetto completamente in vetro. Di lato poi vi era questa galleria riamata la sala dell’ impero e poi si usciva lateralmente attraverso questa scalinata molto stretta laterale e quindi si ritornava sulla via principale. Il tutto era accompagnato da dei disegni prospettici molto esplicativi di quella ke era l’ idea del progetto. Questa era la coorte di accesso , questa era la selva oscura di pilastri. Questa era la sala dell’ inferno , vedete i quadrati con questo gioco a spirale i quali venivano caratterizzati ognuno al centro di 1 colonna, quelli discendenti scendevano di quota pian piano
Questa è la sala del purgatorio svuotata verso l’ alto anke qui c’è il gioco a spirale dei quadrati ,pero ascendente quindi cresce di quadrati sempre più piccoli.
Questo invece è l’ effetto di quella ke doveva essere la sala del paradiso con queste colonne di vetro e la trama del pavimento è la stessa griglia ke doveva sorreggere il tetto in vetro .
La grande sala chiamata la sala dell’ impero con sullo sfondo l’ aquila dell’impero fascista
Questo è 1 particolare del fronte dell’ edificio sulla parte posteriore.
Casa del fascio di Lissone
Terragni nn realizzo soltanto la Casa del Fascio di Como ma anke quella di Lissone pero rifacendosi 1 po a quelle ke erano le caratteristiche delle case del fascio di questo periodo .Infatti riprende la pulizia ke abbiamo nella casa del fascio di Como ,questo cubo pulito trasparente in questo gioco di rapporti tra pieni e vuoti ,qui quindi mantiene sempre l’ idea della trasparenza attraverso l’ inserimento di grandi vetrate , di grandi aperture pero qui colloca la torre littoria . La torre nella casa di Como era rappresentata in quella facciata piena sul fronte , qui invece ha sua presenza.Torre molto forte , monolitica in pietra , addirittura con la presenza dell’ arengario cioè la zona dove fare la arringhe al popolo e la facciata è 1 facciata longitudinale ed è ripartita in 2 campiture , 1 al a piano terra e 1 al primo piano. Qui vi è la loggia ke serviva da affaccio verso la piazza. All’ interno qui alla base vi è il sacrario .
Un’ altra immagine della pensilina sospesa
.
L’accesso posteriore , perke era distinto in 2 blocchi . I l blocco sul fronte principale era x gli uffici , invece il blocco retrostante era x la sala delle riunioni .
Questa è 1 foto d’ epoca della sala della riunioni ke poteva contenere 800 posti
Queste invece sono foto recenti , di restauro della stessa sala
Casa Giuliani Fregerio
L’ ultima opera è la Casa Giuliani Fregerio a Como che abbandona durante la fase della costruzione xke viene chiamato in guerra. Quando quindi si trova a Verona spedisce disegni a 1 epistolario con Zuccoli per portare avanti quest’ opera . E’ 1 opera straordinaria di 1 nuova stagione aiettonica di Terragni , perche ha degli appartamenti 3 per piano ma con livelli diversi ke sono anke denunciati in facciata , ma anke le facciate sono staccate le une dalla altre .
Qui nella parte posteriore vi questa facciata con 1 taglio , 1 rientranza e 1 loggia superiore di chiusura ke incornicia la parte laterale . Questo è 1 dettaglio dello stesso . Vedete anke qui l’ attacco tra la facciata laterale e il retro , la chiusura è negata da queste aperture .
Vedete anke qui i balconi proseguono con delle parti metalliche sulla facciata ke servivano ad alloggiare delle tende per frangi sole, così come nella rientranza del fronte principale la parte relativa alla scala è mimetizzata pero è più mimetizzata verso l’ esterno dai parapetti svuotati dei balconi