IN QUESTO NUMERO: I Racconti Erotici di
G i a V a n o l e n o o i n R ol l n of f C on l l e n nost r re gr a f i ic he e escl usi v Le M Ma gi che , e ecci t ve : L ta nt i ,i mat i it d i i M Maur o A. e e d d i i A Del F te d Ar i ia nna D F i il lo . Introducing:
- L o r e d a r da an n M a u r o A . ( N a u g h t y e c i l N u h y P en n i ) u A cura di Giovanna S.
La caratteristica di questo nostro Calendario è il tema: l’Eros, in quanto componente fondamentale dell’Amore, raccontato nella sua connotazione al femminile. Celebr eCelebr eremo soprattutto la Donna ma non con i classici slogan o i consunti luoghi comuni: bensì quella vera, piena di passioni e incertezze, attenta e frivola; oggi di fuoco, domani glaciale. Quella Donna che a volte viene fraintesa, in questa società “mordi e fuggi”, dove tanti sono disposti a credere che tutto si può comprare e in certi casi, purtroppo, ottenere… anche ricorrendo alla violenza. Le donne, gli Amori e... i Cavalieri che troverete nel Calendario sono un ritratto, un piccolo contributo, alla comprensione del complicato e affascinante universo femminile, raccontato da chi ha fatto della comunicazione artistica più che un hobby, una Passione...
Quar ta E Edizione -- O Ottobr e 2 2016 a cura di Giovanna Esse e Pakal
Gia Van Rol Rol l enoof noof
SECONDA PARTE Illustrazioni Illustrazioni di Arianna Dal Filo Filo (Nota: la prima parte del racconto Eros-Lesbo di Gia lo trovi sul numero SPECIALE CALENDARIO di settembre 2016)
Rientrate in stanza da letto, come lei desiderava, ho incominciato a insegnarle i primi rudimenti rudimenti degli esercizi per rinforzare il pavimento pelvico; l’ho fatto soprattutto per metterla in condizioni di trattenere in sicurezza il plug che lei si sarebbe infilata nella vagina per scoparmi: ormai, la magia del collant era già stata consumata, e, usarli per trattenere lo strapless, oltre che un impiccio, sarebbe stata una noiosa replica. Era sveglia, la bella moretta: imparò subito. E non soltanto sveglia, lei era; ma anche piena di fantasia: erotica, intendo dire. Infatti, con ancora indosso gli accappatoi, sedute sulla sponda del letto a berci un altro fresco bianchetto, b ianchetto, mi chiese: c hiese: “Senti, Gia; G ia; per te va bene be ne se, da domani e sino al termine del workshop, io mi trasferisco definitivamente da te?”. Sfiorando con le mie labbra le sue, risposi: “E hai bisogno bis ogno di chiedermelo, tesoro?”. “Ok, Gia; se è così, adesso non ne ho voglia, ma domani mi porterò qui la valigia con le mie cose; non ti dispiace se userò il tuo spazzolino da denti?”. “E non essere scema; certo, che non mi dispiace!”. dis piace!”. “Ascolta, prima di ritornare a scopare, che ne diresti se ci mettessimo indosso qualcosa per alzare ancor di più la temperatura, per apparire più sexy? Io però, a parte ciò che indossavo prima, qui non ho altro. Avresti, che so, una giarrettiera con delle calze? E delle scarpe con il tacco alto anche per me, le hai? Io porto il trentotto”. Non mi ero portata dietro un grande guardaroba; tuttavia, qualcosa avevo: “Siamo fortunate, amore, è il mio stesso numero. Vieni qui, scegli tu”. t u”. Per Giorgia, quella era l'occasione di essere dominante, ed io la lasciai fare; entrambe bardate in maniera molto sexy, lei mi spinse contro il grande specchio che stava di fronte all’alto lettone; mi disse: “Guardati, e accarezzati, Gia”. Intanto che io la assecondavo, accarezzandomi con sensualità il corpo e così via, per dare quel tocco in più, intanto, andavo baciando la mia stessa bocca riflessa nello specchio. Seduta sulla sedia, lei mi osservava; quando si sentì riscaldata a sufficienza dallo spettacolino, si levò da lì, si avvicinò a me, e, mentre si masturbava, prese a baciarmi sul collo e all’orecchio, facendomi sentire sulla schiena la durezza dei suoi capezzoli; non vi nascondo che ritornai ben presto a essere eccitata da morire: incominciai a colare come una fontanella. E lei non fu da meno, perché, portandomi le dita alla bocca, potei godermi ancora il salato sapore del suo piacere. Dopo un bel po’, le dita colme del suo cum 1, lei le portò alla mia vagina, a raccoglierne del mio, e quindi, ritornò a infilarmele in bocca; mi sussurrò: 1
Cum, Cum, in gergo inglese, sperma. Tuttavia, anche se impropriamente, tale termine è usato anche per indicare le secrezioni sessuali femminili, l’orgasmo femminile, femminile, e il cosiddetto squirting, chiamato erroneamente “eiaculazione femminile”. In quest’ultimo caso, quest’ultimo caso, si tratta di un fluido leggermente vischioso e lattiginoso, simile allo sperma ma più liquido. Solo una donna su dieci ha la possibilità di eiaculare, sia poiché ciò è ritenuto vergognoso dalla donna stessa, che così è portata a trattenersi, sia perché può richiedere una stimola zione specifica specifica (solitamente (solitamente manuale manuale e vigoros vigorosa). a). Fonte: Fonte: Wikipedia. Wikipedia.
“Do bbiamo festeggiare il nostro incontro scopativo con un gustoso cocktail marinaro; non credi, Gia?”. Neanche risposi, ma la succhiai con avidità. Per caso abbassai gli occhi al pavimento: l'antico tavolato di rovere, non verniciato e assorbente, era abbondantemente macchiato dei nostri copiosi fluidi, che, dalle cosce, erano andati a gocciolare fin lì». «Gia! Fermati! Sto per venire di nuovo, e non mi voglio perdere una virgola! Nourhan, corri subito da me, stringimi stringi mi le tette e baciami dentro de ntro l’orecchio!». Dopodiché, urlando, Nahed annunciò al mondo intero l’ennesimo orgasmo di cui era preda. «Non è deliziosa, Gia? Mia moglie sembra per davvero una bambina che non vuol smettere di giocare. Ti confido un segreto di famiglia: se a letto vorrai farla impazzire, l’orecchio è una delle carte vincenti che potrai giocare; le piace da matti, e, sensibile com’è, potrebbe venire soltanto leccandoglielo!» commentò, ridendo, Rashida. Trascorsi alcuni minuti, durante i quali Gia si schiarì la gola bevendo della trigonellina, Nahed: «Adesso puoi riprendere, Gia; così mi riscalderò di nuovo». Divertita per gli atteggiamenti disinibiti di quella splendida, giovane, micro femmina, in cui trovava vi fosse qualcosa di sorprendentemente animalesco, Gia riprese con il racconto: «Sa pete: tremavo tre mavo per l’emozione e l’eccitamento; era la prima volta che prendevo una parte totalmente passiva, e lo ero soprattutto perché sapevo che non soltanto sarei stata posseduta da una splendida femmina, ma anche penetrata. Anche Giorgia doveva essere molto carica: io penso soprattutto perché, a differenza di com’era abituata con il boy friend, era lei a dominare… eccetto quando lo sodomizzava, s’intende. Insomma, dopo di quella performance allo specchio, lei ritornò a sedere, e, guardandomi fissa negli occhi, senza com plimenti, mi disse: “Gia; “ Gia; adesso prendi lo strapless, strap less, infilatelo nella fica, e poi, po i, ben bagnato di te, caccialo nella mia, che ho voglia di sbatterti sino a farti morire. Per una prima volta, ti scoperò da dietro, di fronte allo specchio, così potrai leggere sul volto il piacere che ti elargirò”. Sistemato a dovere lo strapless, mi appoggiai con le mani alla parete dov’era appeso lo specchio, e, rimanendo in fremente attesa, allargai le gambe. Giorgia non fu delicata, ma non mi dispiacque; avvicinatasi, me lo cacciò dentro la fica di un botto. Ma non fu cattiveria: ben lo sapeva, com’ero lubrificata. Prese a stantuffarmi con un ritmo vieppiù rapido ed energico, non risparmiandomi neppure uno, di quei venti centimetri che mi squartavano il ventre: era bello vedere le mie stesse tette ballonzolare sotto i colpi quando lei non me le strizzava con forza; l’unica cosa che temevo, era di rompere lo spe cchio verso il quale andavo a sbattere a ogni vigorosa spinta. Presa da quella frenesia, non potendo baciare lei, quasi volevo baciare ancora la mia stessa bocca riflessa.
Le mani a stringermi il collo e la gola, come a simulare di soffocarmi, lei non si fermava un attimo; quando Giorgia capì che ero prossima all’orgasmo, mi afferrò per i fianchi, e, ogni volta facendo aderire il mio culetto alle sue pelvi, rallentò il ritmo, facendomi gustare ogni attimo di una lenta e ripetuta goduriosa penetrazione. Il mio tunnel era ormai confortevolmente viscido, e anelavo gustarmi ogni attimo di quella superba voluttà; non volevo venire: non ancora. Una mano su di una mia chiappa, lei portò l’altra alla mia fica, pre ndendo ad aggravare la mia situazione strapazzandomi il grilletto: mi guardavo nello specchio, e, godendo come una pazza, tra le urla di piacere, mi dicevo di non venire. Quella prima scopata durò quasi tre quarti d’ora, dopodiché, sbrodolando da matti, prossima all’imminente orgasmo, gridai come una pazza: “Sfondami! Rompimi la fica! Ti voglio sino in gola!”, E poi venni. Dolce, lei si sfilò, e, facendomi sentire sul culo la durezza di quel grosso coso strusciandomelo nel solco delle chiappe, prese a baciarmi sul collo, sul viso, e ad accarezzarmi i capelli; mi voltai, le bocche si trovarono, e la baciai. Ma non era certo finita, perché, a gambe larghe, lei si sedette sul pavimento di legno appoggiando la schiena alla parete, proprio vicino a dove questi era ancora bagnato dai nostri comuni umori vaginali; reggendo lo strapless, con un cenno, mi fece intendere di accucciarmi con il culo rivolto al suo viso, così da potermi impalare: la sua immagine, tanto sconcia, mi attizzò di nuovo. Le gambe esterne al suo busto, io obbedii, e mi abbassai intanto che lei teneva ben ritta quell’asta; mi piacque, essere io, questa volta, a condurre il gioco. Abbassandomi, lei diresse la punta del membro all’imbocco della mia vagina; a poco a poco, lo fagocitai nel mio ventre sin quando esso sparì del tutto. Sostenendomi con le mani sulla seta delle calze scure che le vestivano le cosce, intrapresi un movimento alternato, andando su e giù. In quella stanza non c’era soltanto lo specchio di fronte al quale lei mi aveva scopata per la prima volta: ce n’era pure un secondo, e, per un gioco di rifle ssione, io potevo vedere il mio fondo schiena, e pure la mia passerina mentre si trastullava in quella sconcia maniera. Ciò aumentò ancor di più la mia smaniosa brama: era bello, vedere il tessuto della mia patatina slabbrarsi sistematicamente mentre, nei movimenti di “su e giù”, mi andavo reiteratamenreiteratame nte impalando su di lei. Ed era bello vedere anche la sua, riempita dal plug, da cui colava il mio miele unito al suo: ne avevo fatta l’esperienza, e sapevo che anche lei, come me, per i contraccolpi, stava godendo di fica. Dopo qualche tempo, la indussi a disporsi completamente distesa con la schiena sul pavimento di legno: me lo sentivo dentro molto bene, e volevo stare con il busto un po’ reclinato all’indietro, cosi che, nei saliscendi sul quel coso, lo potessi avvertire bene anche in prossimità del punto G. Lo feci sostenendomi con le mani sulle sue cosce, e ripresi a scoparmi nuovamente: oddio! Che bello era vedere l’immagine di noi due riflessa nello specchio!
Dovete credermi: quella scena mi è veramente rimasta impressa nella mente!». «Gia, lo fai apposta per vendicarti dell’astinenza che dell’astinenza che ti abbiamo imposto, non è vero?» la riprese con dolce severità la moglie. «Che cosa, Nourhan?» finse di non capire lei. «Eccitarci, che altro!». Rashida: «E dai Nourhan, non mica l’ha voluto lei! Siamo state noi a insist ere». «Questo lo capisco; ma il modo in cui lei lo fa, è lo stesso che usa nel scrivere i suoi romanzi! Sapeste quante volte, a Venezia, leggendoli, non ho resistito a masturbarmi». «E non ne sei contenta?». «Io sì, ma se lei andrà avanti di questo passo, che ne sarà della nostra povera piccolina? É già venuta non si sa neanche quante volte!». Fu Nahed a risponderle: «Di che ti preoccupi?». «Sì, che mi mi preoccupo! Dopo tanto che non non ci vediamo, per festeggiare il suo ritorno all’Oasi, stanotte noi tre scoperemo fino a scoppiare, e ti vor rei vor rei ben viva, tesoro!». «É mai capitato che mi tirassi indietro, o che fossi svogliata?». «A onor del vero, no; tuttavia, mi preoccupo per la tua salute, bambina mia. Venire, va bene; ma non quando si esagera come fai spesso tu». «Ecco! Ha parlato la dottoressa!» si lasciò sfuggire Nahed, subito pentita, mentre Nourhan sbiancò in volto. Sorpresa, Gia chiese: «Dottoressa? E di che?». Fu Rashida a rimediare, che, svelta di riflessi, mentì: «Era una presa in giro, Gia; come a dire, “Ha parlato la persona dotta, l’oracolo”. E adesso non lasciarci con il fiato sospeso, non curarti di quella puritana di tua moglie, e continua» terminò, lanciando uno sguardo amorevole a Nourhan affinché non fraintendesse l’intenzione. Lei fu sollevata: per un pelo, non sarebbe saltato fuori ciò che, da lungo tem po, Gia ignorava, ignora va, e che lei le aveva a veva nascosto. nascos to. Fu con uno sguardo s guardo di d i riconor iconoscenza, che lei rispose, muta, a Rashida. Convinta, caduta nell’inganno come una pera gnocca, Gia riprese con il ra cconto: «Ricordate? Quando le avevo chiesto il culetto, Giorgia mi fece notare che ogni cosa che avrei fatto a lei, anch’io l’avrei ricevuta; e fu esattamente così, che andarono le cose. D’altra parte, infoiata com’ero, desideravo provaprov are anche quella sensazione, e, vi assicuro, lei non mi fece mancare proprio nulla. Venuta, quella seconda volta insieme con lei, rimosso dalla sua fica lo stra pless bagnato, ci prendemmo una pausa; riempimmo nuovamente i bicchieri con il buon Chardonnay fresco che tenevo nel mini frigo, e, mentre lo stavamo assaporando, guardandomi, attizzata e intrigante, lei disse: “Ora lo sai che cosa ti tocca darmi, è vero Gia?”.
Fremendo dalla voglia, ricambiai quello sguardo di lussuria, e, stringata, risposi: “É il mio povero culetto, c uletto, che vuoi; è così?”. Terminato di bere, nuovamente con la voglia a mille, fintamente nel ruolo di Mistress2, lei: “Per incominciare, ti sodomizzerò alla pecorina, come faccio di solito con il mio boy friend quando ci diamo al pegging; hai qualcosa in contrario?”. Stetti al gioco: “Il mio culetto è tutto tuo, Padrona; non vedo l’ora di obbedirobbedi rti. Tuttavia, dimmi, quale ti piace di più, il sedere del tuo boy friend, oppure il mio?”. “Il tuo culo è una favola, mia bella troia”. “E allora, così come fai con lui, perché prima non sculacci pure me, me , mia crudele Padrona?”. Sistemata a modo su di lei con la mia coniglietta che, pimpante, le inzuppava una morbida coscia, mi godetti l’energica sculacciata che lei mi assestò con grande gusto. Quando le mie chiappe furono ben ardenti, Giorgia commentò: “Molto “Molto bene, mia bella bagascia; noto con piacere che sai incassare da brava schiavetta. Però, mi hai inondato la coscia; ora levati da qui, inginocchiati, e lecca: ripuliscimi della tua vergognosa sozzura!”. Apprezzai molto quella sua capacità di entrare nel ne l ruolo. Quand’ebbi termiterminato na to di gustarmi il mio stesso cum, Giorgia mi chiese: “Hai per caso delle mutandine nere?”. “Figurati, se non ne ho, Padrona! Perché le vuoi?”. Parafrasando un passaggio della favola dei fratelli Grimm, “Cappuccetto Rosso”, lei mi mi rispose: «É per fotterti meglio! Eccellente; intanto che mi rimetto la giarrettiera con le calze velate, tu, prendile e dammele, che voglio guarnirle”. Mentre la osservavo concupita, agganciando le calze al reggicalze nero, Giorgia mi volse uno sguardo intrigato; i ntrigato; con tono direttivo, mi esortò: “Bal“Ba ldracca, che aspetti? Ti piace tanto guardarmi la fica? Muoviti, troietta, che ora ti faccio un culo tanto!”. tanto !”. Quanto mi arrapava quel gioco! Andai a prendere dal cassetto il succinto slippino, uno di quelli sexy, quasi inesistente, che, sul davanti aveva un ridotto triangolino e, sul di dietro, composto da una sottile striscia di tessuto, lasciava nude le chiappe; glielo porsi. Lei se le infilò, e poi calzò le scarpe dal tacco dodici. Mentre se le infilava, era troppo sexy; ed io stetti in estatica contemplazione. “Siedi sulla sponda del letto, e guardami mentre mi riscaldo la coniglietta” mi disse; poi, a gambe leggermente divaricate si pose dinanzi a me, infilò la mano nella nera mutandina semitrasparente, e, senza togliere gli 2 Mistress, Mistress,
nelle pratiche pratiche indicate dall’acronimo BDSM, la donna che interpreta un ruolo dominante e di comando è detta “padrona”; è usato anche il termine, “dominatrice”, o quello inglese “mistress”. Nella dom inazione, il ruolo della padrona è conseguente al significato del termine: essa è in posizione di superiorità, quindi di autorità, nei confronti del partner che si sottomette a lei, e che assume volontariamente il ruolo di schiavo (slave) con quel che ciò comporta. Fonte: Wikipedia.
occhi dai miei, con lentezza, prese a lavorarsi la passerina. Ogni tanto sfilava fuori la mano per infilare le dita madide nella mia bocca; neanche è il caso di specificare che gliele succhiavo con gran gusto. Dopo qualche tempo, si sfilò le mutande e me ne mostrò l’interno; erano difdi ffusamente intrise del suo colloso muco, ma non soltanto impregnate: si vedeva il suo cum, che abbondante, formava un denso laghetto opalescente. Rovesciata la parte interna, me la portò alla bocca e mi strofinò le labbra e il muso: il suo odore intimo si sparse nell’aria. Mi ordinò: “Vedi come sono zuppe? Usa la tua linguetta, bella troia, e ripuliscile con cura”. Voi capite, mie care sorelle di Comunità: per me, fu un invito a nozze! Ero calda oltre ogni limite, e, nell’attesa, mi sentivo pulsare da matti non soltanto la fica, ma, per la ce rtezza che aleggiava nell’aria, anche l’altro buchino». A interrompere il racconto, questa volta furono i gemiti di Nourhan: eccitata, come Nahed, scosciata sulla sedia, anche lei aveva preso a masturbarsi. Dopo l’orgasmo, con un sorriso beato sul volto, commentò: «Beh, qualche volta anche le mammine hanno qualcosa da imparare dalle loro figliole; non è vero Nahed, bambina mia? Ve l’avevo detto, che ascoltare as coltare mia moglie produce di questi effetti». «Non eri tu, quella che, rimproverando mia moglie per lo stesso tuo peccato, diceva che dobbiamo conservarci per stasera?» commentò ridendo Rashida. «A parte Gia che non può, manchi soltanto tu, mia affezionata “ex”: perché non ti dai un po’ di piacere?». «Lo sai, che cosa succede quando incomincio; non è vero, Nourhan, mia indimenticabile ex moglie?». «Altroché, se lo so! Me le ricordo ancora, le notti bianche! Coraggio, Gia, continua pure, che, scaricata, per qualche tempo me ne potrò stare calma ». Un po’ per quanto le accadeva intorno, in parte per lo spettacolo di quelle bellezze nude, per altro verso a causa di ciò che lei stessa stava narrando, i genitali all’erta continua, Gia si sentiva prossima a sbottare in un orgasmo spontaneo; spontaneo; mentre scostava un po’ le gambe, abbassò lo sguardo al piano de lla sedia: in corrispondenza della vagina, si era formata una piccola pozza di muco. Ciò non la mise in imbarazzo per la cosa in sé; temeva, tuttavia, che le sorelle se ne accorgessero e pensassero che lei avesse avuto un orgasmo silenzioso. Spinse il sedere più in avanti, e, con disinvoltura, cercò di asciugare la pozza con le natiche nude. La manovra le riuscì soltanto in parte, perché, dal suo sguardo complice, capì che Nahed l’aveva colta in colta in fallo; tuttavia, si sentì rassicurata dal suo sorriso, che fu connivente.
Riprese con il racconto di quella vicenda: «Per proseguire, dopo che ebbi leccato e ingoiato sino all’ultima goccia di quel profumato, carnale, denso de nso rosolio, al cui confronto il miele d'acero non è nulla, Giorgia mi ordinò: “Adesso, alzati dalla sedia, e, con le mani, sostieniti al rialzo della pediera del letto, e aspetta!”. Detto questo, prese un tubo di lubrificante e unse lo strapless da ambo le parti; dopodiché, seduta sulla sponda del letto allargò le cosce e mi ordinò: “Ora vieni qua, inginocchiati e baciami la fica, così che ritorni a bab agnarsi per bene; poi infilami il plug, muovi lo strapless per qualche minuto badando bene a strofinarmi s trofinarmi la l a parte rugosa contro la clit, e quindi ritorna r itorna nelne lla posizione di prima”. Slinguazzandola con bramosia e gustandomi quella morbida forra intensamente odorosa di sesso, a un certo punto, io obiettai: “Perché l’hai unto? Non basta farlo con ciò che abbiamo d i nostro? Te ne sta venendo tanto, che stai persino colando! Sarebbe bastato che io non fossi stata ingorda ingoiandomi tutto il tuo miele; in ogni caso, posso leccarti ancora, così da fartene secernere dell’altro”. “No, non serve; aspetta, e vedrai” mi rispose, rispose, laconica, ansando per il piacere mentre io avevo preso a muoverle in fica il grosso plug.
Come avevo fatto io con lei, mi aspettavo che anche Giorgia mi preparasse leccandomi il buchino contratto, che, smanioso di essere violato, già mi pulsava: essere leccata lì, in profondità, è qualcosa che io amo moltissimo; ma non lo fece!». Nahed: «Altro che Giorgia! Vedrai con me, Gia; quando avrò finito con la bocca, ti si s i tonificherà al punto che, entrando con la mia manina, neanche te ne accorgerai! Essere piccoli di statura, talvolta, ha i suoi vantaggi. Sono molto molto brava anche in questo, sai? E mi piace pure molto. Non vedo l’ora di conoscere il tuo afrore, che m'immagino marcato, delizioso». Risponderle, avrebbe forse significato iniziare un’altra di quelle quelle audaci schermaglie amorose che avrebbe potuto ferire le loro rispettive mogli; lanciandole un sorriso affinché Nahed non si offendesse per l’omessa risposta, eccitata per quelle sue parole, Gia, seguitò a raccontare: «E come, se poi ho visto! Anzi, sentito! sentito! Imboccata l’estremità di quel lungo e grosso attrezzo sul mio fremente anellino corrugato, lei, di un botto, m’impalò, sodomizzandomi di brutto! Mi cacciò dentro quei venti centimetri senza alcuna grazia, e mancò poco, che entrasse e ntrasse persino con co n i testicoli! test icoli! E non lo dico per esagerare: esa gerare: infatti, come vi dicevo, assomigliando di più a una cicciosa vulva, quelli erano sì, piccoli e ben raccordati con l'asta, ma comunque c omunque molto più spessi di quella, che, in ogni caso, aveva un diametro di cinque centimetri circa. Sapete, al tempo, io non ero ancora dedita al fisting anale; tuttavia, dalla mia amante di turno, ero in grado di accettare, senza respingerle, fino a tre dita unite. Quello shock, comunque, non mi dispiacque; per il piccolo trauma che provai al momento in cui subii quella brutale bruta le penetrazione, finsi di d i non gradigrad ire; fingendo di provare un bruciore più acuto di quello che lei mi aveva procurato, le gridai: “Ma sei scema? Mi hai fatto male! Perché?”. “Sai, Gia, io credo che il dolore non sia incompatibile incompatibil e con il piacere, giacché l’uno incrementa l’altro. L’ho fatto da stronza per sapere come vi reagisci: ti dispiace? Se preferisci, te lo coccolo per un po' con la lingua, e quindi la finiamo qua, e andiamo a letto: a dormire, intendo”. Amate sorelle mie: di meglio, non avrei potuto desiderare! Avevo trovato una femmina compatibile con me anche su altri, diversi, piani; infatti, la nostra frequentazione non finì con il workshop, ma, dopo di quello, con il mio piccolo camper, noi ce ne andammo in un campeggio a Riccione per passare qualche giorno al mare. Meglio sarebbe stato alloggiare non non dico in un Hotel cinque stelle, ma almeno in un una pensioncina; però, a quel tempo, io non navigavo nell'oro, e lo stesso era per lei. In ogni caso, era bello anche scopare in quella minuscola cuccetta, che, troppo stretta per due, a noi, invece, andava benissimo. Con altri camper e tende locate a poco più di un metro da noi, l'unico problema era di farlo il più silenziosamente possibile; e questo non era per nulla facile, tanto che, lasciammo da parte gli strapless poiché, scopare con quelli, ci mandava davvero fuori di testa.
Finita quella rilassante vacanza, ben abbronzate, ce ne ripartimmo per la mia casa di campagna, che già allora era ben attrezzata per i miei amati supplizi erotici. Dopotutto, quella si trovava quasi sulla via del ritorno a Milano, e, prima di d i ritornarsene r itornarsene nella sua s ua città, c ittà, Giorgia fu molto contenta di prolungare p rolungare di un'altra settimana quella che, da un lavoro, era diventata una vacanza molto sfiziosa. Con lo strapless, lei mi aveva fatto conoscere qualcosa di nuovo, e, voi capite, da parte mia sarebbe stato poco carino non ricambiarla: quando l’ebbi ben iniziata ai miei sfiziosi giochi, avreste dovuto vedere, come impazzava su di me con una frusta o una canna! Dio, che mega scopate memorabili! Insomma, mie dilette, prossime compagne di vita e di piaceri, credetemi: sentirmi penetrare senza pietà nel culo da lei quando ancora provavo, vivo, il dolore per le frustate che mi aveva affibbiato, non so perché, ma ciò mi faceva avere degli orgasmi straordinari, che duravano tantissimo, molto, molto a lungo». «A lungo quanto, Gia?» chiese Rashida, incuriosita. «Beh, al più, una ventina di minuti, credo». «E se tu potessi farli durare persino per molte ore, Gia? Io parlo di una condizione propriamente orgasmica, e non preorgasmica». «Com’è possibile? Se mai ciò dovesse capitarmi, credo che non avrei altro da chiedere alla vita. Soltanto una volta, con Veronica e Francesca 3, mi è capitato di averne uno che è durato durat o per più di un’ora; ma, in seguito, una simile forfo rtuna non si è mai ripetuta». «Per noi, ciò è del tutto normale, Gia; e anche tu vi riuscirai». Nella mente di una Gia scettica… ‘Qua, si parla a profusione dei piaceri più inusitati; ma, poi, sul piano dei
fatti, almeno per quanto mi concerne, non si batte un chiodo! Fanculo, a questa questione della mia astinenza forzata riguardo agli orgasmi! Speriamo almeno che ne valga la pena; se così non fosse, mi vendicherò con Nourhan: scoperò la mia cara mogliettina da mane a sera, e da sera a mane, sino a tirarle fuori l’anima dalla fica!’.
Dopodiché, proponendosi di riprendere la calma, lei ritornò al racconto… «Per ritornare e terminare intorno a quella prima volta che Giorgia mi sodomizzò, dopo avere protestato per la spietatezza che lei aveva messo nel penetrarmi tanto bruscamente, io comunque rimanevo a trattenermi bene le cosce all’indietro, come a farle capire che poteva continuare. Dopo che lei si era giustificata dicendo che l'aveva fatto per capire se mi piacesse il dolore, il mio svettante culetto, sconciamente provocante, mandava chiaro il suo messaggio. Lei, però, incerta, ancora affondata in me, non si muoveva a prendere a scoparmi; smaniosa, replicai: “E adesso, che fai? Giunta al traguardo, te ne stai ferma? Non vedi che il mio culetto è ansioso di te? E prendi a scoparmi 3
Veronica e Francesca, Francesca, si riferisce a quanto narrato nel secondo atto della Saga Erotica Lesbo «Dal Cappello di Gia».
come dio comanda, no? E non ti preoccupare: ti ho soltanto presa per il culo; infatti, mi è piaciuto. Sollevata, con una risata, lei: “Per amor di verità, Gia, se qui c'è qualcuna che prende per il culo c ulo l'altra, ho il vago sospetto sospett o che quella q uella sia s ia io, e non tu. t u. Non No n mi ero sbagliata su di te: sei molto meglio tu, del mio fidanzato; ma ciò è anche logico: sei una donna. Quello lì, prima smania perché vuole godere di culo; e poi frigna cose del tipo: fai piano, metti molto lubrificante, oddio che grosso, mi brucia il culo, adesso fermati, e così via”. Mentre aveva finalmente preso a stantuffarmi con vigore, in un momento di lucidità, le chiesi: “Se è tanto piagnone, perché continui a stare con lui invece di mandarlo dove si merita? Cioè, a fanculo?” “Per il suo cazzo, Gia. Ce l’ha molto grosso e lungo. Più che con lui, la verità è, che io sono fidanzata con il suo canarino; ciò vale fintanto che non mi ca piterà di trovarne uno più grosso, sia sia chiaro”. Infoiata com’ero, io la seguivo distratta; comunque, ricordo che, uscita da me, puntandomelo subito dopo nuovamente sullo stretto anellino infiammato mentre questo stava per contrarsi, Giorgia aggiunse: “In ogni caso, il fidanzafidanz ato migliore è quello con cui ti sto fottendo, Gia; per prestanti che siano, una volta che gli si affloscia, con gli uomini la festa è finita. Dopodiché, mentre ritornava a uscire e a rientrare ciclicamente nella mia più stretta guaina, lei aggiunse: “Te lo dico dal profondo profondo del cuore, Gia; te lo sei veramente meritata, che io ti scopi alla grande”. Pur poco lucida per le ragioni che è facile comprendere, riuscii a replicare con una battuta: “Quel che dici ti viene dal cuore, oppure dal profondo della fica?”. Ero molto soddisfatta sodd isfatta di sentirmela dentro: quanto avrei voluto che l’avesse di carne!». Ad alta voce, quasi strillando, scandalizzata, Nahed: «Che dici, Gia! Avresti preferito che fosse una trans; ovverossia, un maschio, in fondo?». «Tu scherzi, bambina! Neanche per sogno! Avrei voluto che fosse la donna vera che è; ma, in quella situazione, oltre che con la fica, anche con il cazzo! Da femmina, e dalla nascita, s’intende! Ma siccome ciò non è umanamente possibile, anche lo strapless va bene. Non ti nascondo, comunque, che mi sono sentita s entita una porca, mia cara Nahed: e certo non a causa della mia esuberante lubricità. Devi sapere che fino allora, e anche dopo, trovando troppo maschile quel modo di godere, ho sempre condotto una battaglia serrata contro quegli aggeggi di gomma o plastica. Pensa, per questa sua abitudine, anni fa, io ho persino rimproverato aspramente una mia cara fidanzata, la venezuelana Veronica, e, francamente, da quella volta che sperimentai lo strapless, mi trovo quasi a vivere un conflitto di coscienza: coscienza: da una parte, c’è la fica che mi chiede di riprovare quelle emoem ozioni; e, dall’altra, c’è la mia morale, che me lo vieta». Molto interessata per quello che, in fondo, era un quesito di natura psicologica, Rashida intervenne: «Sai, Gia; io credo di capire cos'è che hai provato in quella situazione, così densa d'emozioni tanto prorompenti; così come com-
prendo le motivazioni profonde del conflitto interiore di cui ci vai parlando. Secondo me, tuttavia, tu dovresti vivere la faccenda in un altro, diverso modo; ossia, considerare quell’appendice soltanto per il piacere che può darti, scordando che si tratta di un simbolo maschile. E, dopotutto, Gia, devi considerare che non è lo strumento, a cambiare il sentimento: se una donna è e si sente, femminile, lo rimane a prescindere da qualunque oggetto lei usi per dare e darsi del piacere; per questo, di sicuro, lei non diverrà o apparirà per quel che non sarà mai, cioè una virago. Alla fine, se ci pensi bene, di là del piacere sessuale, a noi donne piacerebbe essere complete di quel che ci manca per avere dei figli senza, per questo, doverci appoggiare a dei maschi, o peggio, assoggettarci a loro; ciò, però, rimanendo le belle femmine che siamo, beninteso, e non dei mostri ermafroditi. E, lasciando da parte la possibilità di essere inseminate da una donna, quesito che meriterebbe un appropriato approfondimento, riguardo al sesso, quale soluzione potrebbe essere migliore, se non lo strapless di cui ci vai parlando? Finita la festa, te lo togli, e ritorni a essere esattamente quel che eri, priva di ogni oscena propaggine; sapendo, però, che puoi contare su s u di una rir isorsa in più. Ritorno a dire: con ciò che ci racconti intorno a questa tua vicenda, credo proprio che li acquisteremo, acq uisteremo, quegli strapless strap less di cui si sta s ta parlando. Te ne vuoi vuo i incaricare tu, Gia? Credo che tu sia la più adatta a sceglierne le caratteristiche di forma, dimensione e materiale; per il tipo e il colore, invece, li sceglieremo tutte insieme, di comune accordo. Ora, prendi ancora un po’ di tè freddo alla trigonellina; ti stimolerà: mia mom oglie ed io abbiamo già gradito, ma, credo che, più tardi, anche tua moglie Nourhan avrà desiderio di dissetarsi d issetarsi alla a lla tua fonte della vita e del piacere. Se la tua gola non è stanca, adesso continua con il racconto, per favore». Dentro di sé, Gia… ‘Caspita! Rashida è un faro di saggezza e buon senso! E pensa, senza nepp ure confessarle che anch'io mi ero sollazzata con quei cosi, ho anche sgridato Veronica! Mi sa, in questi ultimi dieci anni, che mi sia persa qualcosa; e non solo io, ma anche le mie donne. Ah, Gia; tu, e le tue questioni di principio! principio ! Quand’è, che imparerai a seguire di più il bu on senso che ti proviene dall’incrocio delle cosce? La vita è breve, sai? E quando ti perdi qualcosa,
quella, è persa per sempre. Che stile elegante ha sempre Rashida! Quando, con grande garbo, mi ha e sortata a bere il tè per dissetare anche mia moglie, ben intendendo quello, non ha mai nominato la pipì. E guarda come ha definito la fica: la fonte della vita e del piacere. Grande!’.
Dopodiché, contenta per il proponimento di Rashida a munirsi di quegli aggeggi, riprese a raccontare. Come se si trovasse a scrivere un capitolo dei suoi romanzi, Gia enfatizzò le tinte di quelle vicende erotiche vissute: «Eccome, se Giorgia mi scopò alla grande! E divenne anche diretta e persino volgare,
quel tanto che basta ad infiammare ancor di più. Mi lavorò il culo a più riprese, ogni volta in una posizione diversa: presa da una libidine incontrollabile, lei era veramente una furia scatenata! s catenata! Dopo la prima volta che mi fotté alla pecorina, in malo modo mi sbatté distesa di schiena su quel letto molto alto, con il culo a filo del bordo; mi intimò: “Piega le gambe all’indietro, troia, e trattienile con le braccia, che ora te lo sfondo per davvero! In questa posizione, potrò cacciarti nel buco del culo anche i coglioni! Voglio ficcartelo fino in gola, sì da provocarti un riflusso gastrico di buon cazzo”. Dio, com’ero eccitata! Ma anche contenta: finalmente avevo incontrato una femmina che, dotata di quanto necessario, era capace di lavorarmi il culo sino a farmi morire! Le mani ad afferrarmi per le cosce, con le dita che pressavano forte le anse del mio inguine, me lo puntò sul buchetto; stavolta, però, lei non fu brusca. Oltre che gran figa e sensuale, Giorgia era molto in gamba anche con le parole: proprio una di quelle donne che piacciono a me. Infilandomi delicatamente dentr o soltanto la grossa cappella, lei mi sussurrò: “Lo avverti? Ne ho a pa p poggiata l’estremità l’estre mità all’ingresso corrugato corr ugato del tuo tremulo, tre mulo, pulsante pertugio: pertugio : è come se lui ti stesse chiedendo il permesso permess o di entrare. Può farlo, Gia?”. “Oh sì, se lo sento! Certo, che ne ha facoltà, Senatore”, scherzai. Seguitai: “Gioia, adesso esci, e poi ritorna ad allargarmi; e fallo più volte. Quanto mi fa morire, sentirmi intrudere così!”. “Ti brucia, tesoro? Non mi sorprenderebbe, grosso com’è quest’invadente cialtrone di un Parlamentare”, Parlamentare”, continuò lei, in quell’assurda ma sensuale panpa ntomima che, mosse da una lussuria inarrestabile, andavamo improvvisando con lubrica spontaneità. Non era vero; era soltanto s oltanto piacere, ciò che provavo; ma mentii per innalzare la temperatura: “Oh, sì, che mi brucia! E tanto! Ma mi piace! Dai, adesso affonda un po’ di più; e, dopo, non spingere: voglio essere io, a risucchiarlo nelle mie viscere bramose. E quando lo avvertirai fermarsi, allora spingi forte sino a che non sia entrato in me fino ai coglioni. Poi, esci, e ripetilo: tante volte, sai?”. E questa non era un'esagerazione dettata dalla foia: data la sua forma, che, molto grossa all’estremità, poi lo diveniva meno, grazie al cosiddetto effetto supposta per supposta per opera dello sfintere, mi piaceva moltissimo trarlo dentro di me contraendo il muscolo; oltre che sensorialmente molto gradevole, la cosa mi faceva sentire parte attiva in quello che, nel gioco, era un ruolo di sottomessa. Giorgia si mostrò anche una ragazza di spirito, quando mi minacciò: “Te l’ho l’h o detto, che ti voglio brutalizzare: ora ti penetrerò sin oltre al sigma 4, così da raddrizzarti la curva che c’è dopo il retto… con la scorciatoia che ti vado pr aa-
4 Sigma,
o colon sigmoideo, è la parte terminale dell'intestino crasso (colon) a forma di “S” (forma sigmo idale) compreso tra il colon discendente e il retto. Fonte: Wikipedia.
ticando, domattina vedrai, come andrai bene di corpo!” mi disse intanto che, per la seconda volta, me lo cacciava dentro per intero. Prima non aveva scherzato quando, bonariamente, mi aveva minacciata di infilarmelo con tutti i coglioni: giacché quelli erano riprodotti in maniera minimale, mi ficcò dentro anche quelli, così da avvertire il caldo contatto delle sue morbide e cicciute labbra esterne sul mio culetto”. Ve l’ho detto: allora, non ero dedita alla pratica del fisting anale; ancora a ba b bastanza “vergine“ intorno a quelle cose, io ero fuori di me dalla foia. Lo s a pete bene, quali sensazioni possa dare una consistente penetrazione anale: ebbene, quella, era la prima volta che accoglievo in me un calibro così corposo. Mentre, instancabile, lei continuava ad ararmi il buco del culo, a me sem brava d’impazzire dal piacere. L’ultima volta che quella notte quella notte mi sodomizzò, lasciò a me il bastone del comando: si sdraiò sul lettone, e, in posizione opposta a me, che, allungata sul letto la guardavo, languidamente Giorgia prese a imprimere allo strapless un lento movimento circolare, così da muoverlo dentro la propria passerina; ogni tanto se lo sfilava, e, sorridendomi maliziosa, madido, lo leccava per nutrirsi del suo stesso miele. A un certo punto chiese: “Ne vuoi anche tu, Gia?”. Io non risposi, mi allungai verso di lei, e, i seni a comprimersi, la baciai: quel mix di vaginale nettare mescolato alla sua saliva, era veramente una favola! Dal suo sguardo, era chiaro che lei lasciava a me ogni iniziativa: afferrai quel coso e, lentamente, glielo reintrodussi nella pulsante patatina, prendendo a muoverlo e pressandoglielo in maniera che le increspature le sollecitassero il grilletto. Dopo un bel po’, lo sfilai: s filai: non volevo sprecare quella leccornia; lo leccai, ripulendolo r ipulendolo completamente. Quindi, invertendolo, le introdussi nella fica la parte che io mi sarei presa nel culo, quella grossa e lunga: mentre le succhiavo una tetta e stringevo l’altra, con la mano libera presi a scoparla in quel modo. Quando Giorgia fu venuta, dopo qualche tempo introdussi il coso nella mia passerina madida, e poi, ben lubrificato, lo risistemai nuovamente là, dove era bene che stesse, ovvero, nella sua. Le sussurrai: sussurra i: “Adesso ti darò ancora il mio culetto, amore; ma mi scoperò da sola”. Mentre, inclinata un po’ all’indietro, lei se lo teneva ben ritto, mantenendomi in posizione con le mani sulle sue tette, la mia schiena verso il viso, io presi a impalarmi. Le mani sulle mie chiare chiappe divaricate, lei mi coadiuvava nel movimento di saliscendi, di cui, tuttavia, ero io a decidere il ritmo. Dopo un bel po’, le sue mani migrarono alla mia m ia patatina, a stimolarmi la clit, ogni tanto raccogliendo il secreto che si accumulava alla base del silicone, miele che, ogni volta, lei si portava alle labbra e alla lingua. Insomma, sorelle mie, anche quella, è stata una memorabile scopata di culo. Intanto che, preparandoci per quel che rimaneva della notte, io facevo scendere i lembi della zanzariera ad avvolgere il letto, osservando le appariscenti macchie sul pavimento, divertita, Giorgia commentò: “Guarda Gia, che casicas i-
no abbiamo combinato! Se funzionasse da anti tarlo, potremmo mettere su un'impresa che si occupi del restauro di antichi pavimenti: scopandoci sopra sino a scoppiare, faremmo un sacco di soldi!”. so ldi!”. Ridendo, io replicai: “Non credo proprio che funzioni come dici tu! Più che morti, quelli staranno ballando in festa! Quando mai, capita loro di gustarsi una simile leccornia?”. “Sei proprio una scema, Gia! Ti manca il senso degli affari; ma ti voglio bene lo stesso. Attenta! Non ho detto che ti t i amo, sai?”. “Lo so… lo so; siamo soltanto delle allegre compagne di letto, Giorgia”. Ma non era finita, perché, prima di addormentarci abbracciate, fiato nel fiato, lei mi fece conoscere la dolcezza dei suoi piedini calzati dal nailon: dopo avermi fatto un lungo massaggio sulle tette, ne portò uno alla mia fica, e mi fece venire vellicandomi con quello, persino introducendomene l'estremità. Alla fine di tutto, le cosce a incrociarsi, spossate, ma molto soddisfatte, ormai entrate in confidenza, chiesi: “Allora, che impressione ne hai ricavato? Ti è piaciuto piaciuto scopare con una lesbica, Giorgia?” “Te l’ho già detto, Gia, e ti ho anche ringraziata; specie per avermi insegnato, per così dire, a sborrare. La prossima volta che sarò a scopare con quello stronzo, spruzzando a sorpresa in quei suoi vogliosi occhi del cazzo, lo voglio accecare”. Una volta che lui, arrapato, mi schizzò sul viso la sua sborra, non feci in tempo a chiudere gli occhi: sai che bruciore! La notte successiva ci astenemmo dai giochetti anali, per limitarci a quelli di fica: a causa degli esagerati sollazzi della notte precedente, a entrambe bruciava ancora il buchino, che tanto smodatamente era stato provato. Nelle notti successive ci facemmo più furbe: in aggiunta ai nostri naturali fluidi, avremmo potuto usare del normale lubrificante; ma, per rendere le cose più sfiziose, preferimmo usare del de l burro che c he avevamo aveva mo montato con dello de llo zucchero a velo. Con quel caldo che faceva, quella crema aveva assunto una consistenza veramente ottimale. E voi capite, no? Non ne andò sprecata neppure un po’, rendendo dolci quelle nostre serali scopate anche per il palato. Fondamentalmente, Giorgia aveva un carattere dolce, e quella prima notte fu l’unica volta che, per giocare, lei ebbe quelle maniere da mistress; felice a nche per la faccenda di non dover più temere le zanzare, nelle nottate successive lei fu molto tenera, e non frappose difficoltà a mostrarsi “più lesbica”». Uno sguardo complice era corso tra Rashida e la moglie, e Gia se n’era avv eduta. Non voleva sembrare indiscreta, ma la curiosità fu più forte del proponimento. Chiese: «Perché prima vi siete guardate con quello sguardo?». Sorridendo, conscia delle ragioni che avevano mosso l’attenzione della mom oglie, Rashida rispose: «È stato per la faccenda del piede, Gia. Dimmi, ti era piaciuto?». Aspettando che lei rispondesse, si capiva, quanto Nahed scalpitasse per sa perlo. Gia rispose: rispose : «È stato semplicemente s emplicemente divino, Rashida. Tuttavia, non era
una cosa nuova per me; anch’io, talvolta, amo far venire così le mie amanti, entrando un po’, per poi muovere le dit d ita». a». Impaziente, Nahed sbottò: «Solo un po’, Gia?». «Certo! Mica le posso squartare!» rispose lei, amabile, esagerando nei toni. Un altro sguardo intrigato scorse tra le due coniugi, che, però, non commentarono, lasciando Gia senza una risposta; infatti, Rashida tagliò corto: «Prima, dicevi che in quel workshop hai fatto anche tu da modella, Gia; vuoi raccontarci? Siamo interessate a sapere il più possibile di te, per conoscerti meglio». «Ok, se non siete stanche di ascoltare, io riprenderei». Colto l’assens o dallo sguardo delle compagne, Gia, incominciò… «Dunque, è chiaro: in breve tempo, tutti vennero a sapere che lei ed io ce la intendevamo. D’altra parte, delle chiacchiere, sia a Giorgia, che a me, non ce ne poteva fregare di meno. Ora vi racconterò del resto di quella simpatica settimana; pensate, come accennavo, andò persino a finire che anch’io feci da modella. E ciò, sulla labile linea che distingue l’Eros dal porno che, per me, è costituita principalmente dall’eleganza; ma, procediamo per gradi. Il giorno successivo, quel gran fetente di pseudo fotografo, organizzatore del workshop, sul set si permise di palpare di nuovo una tetta a Giorgia; ormai noi eravamo amiche, e, non certo per gelosia, ma incazzata per la mancanza di rispetto, mi avvicinai, e, davanti a tutti, lo afferrai per la pacchiana catena d'oro che gli pendeva dal collo. Avvolgendola intorno alla mia mano per stringergliela alla gola, gli spiegai: “Senti, stronzo: entro un’ora, a partire da adesso, tu consegni alle ragazze il corrispettivo per il lavoro che stanno svolgendo. Se preferisci, però, puoi non farlo; in tal caso, noi tre ce ne andremo subito via da qui, così che, per le foto di nudo, a questi allupati che ci stanno guardando, non rimanga che fotografare le tue luride chiappe e le tue grasse, flosce tette da femminella. Se preferisci la seconda scelta, via da qui, noi ci fionderemo dalla guardia di Finanza per denunciare quel che sta avvenendo in questa cazzo di villa. E così, verranno a fare un bel controllo per verificare che tutto sia in regola: permessi, iscrizione alla Camera di Commercio, Co mmercio, norme di sicurezza, contratti, fatture, e così via; e credo che non si limiteranno a questo workshop, ma andranno a scavare in tutte le tue attività di merda». Detto questo, lasciai la presa alla gola, con uno sguardo di disprezzo mi allontanai da lui, e mi avvicinai alle ragazze: fregandosene che gli altri stavano guardando e sentendo, Giorgia mi strinse al suo corpo nudo, e, sotto gli occhi ammirati della bionda, mi baciò in bocca. Poi, sottovoce, sot tovoce, mi sussurrò: “Gr aazie Gia; stanotte faremo faville”. Aveva intuito che la fica non mi basta mai, e fu molto carina, quando aggiunse: ”Senti, che ne diresti se venisse da noi anche la mia collega? Anche lei soffre per le zanzare, e tu ed io non siamo
delle egoiste; non ti pare? Quell’antico lettone è abbastanza grande per accoacc oglierci in tre, ti pare?”. Capirete, se rimasi intrigata! Alta, un paio di tette in cui perdersi, Alessia era davvero uno schianto! A parte il colore della pelle, nella maestosità del fisico, ti assomigliava molto, Rashida». Nahed non poté tacersi, perché, discola quanto invereconda, chiese: «Anche per la fica, Gia? Non credo che siano tante, le donne che c he hanno una clit c lit i m ponente come la sua». «Infatti, tesoro: tua moglie è di una bellezza rara!». «E finitela di fare le ruffiane, voi due! Che, tanto, la fica ve la do lo stesso; continua, Gia» scherzò Rashida, con un sorriso. Ma Nahed non la lasciò continuare: «Davvero, Gia, hai preso per la gola quel coglione? E se lui si fosse difeso, tu, che cosa avresti fatto?». «É stato molto appropriato che tu abbia nominato i coglioni, amore; infatti, sarebbero stati proprio quelli, che gli avrei frantumato con una ginocchiata». «Forte! Dai, adesso vai avanti, Gia». «Bene, a proposito di Alessia, lei era davvero un mare di calda e soda carne in cui avrei desiderato immergermi! Incerta se Giorgia parlasse sul serio, io risposi: “Tesoro, ma, che io sappia, lei non è lesbica”. “Ed io lo sono, forse? É soltanto sesso, Gia; è da parecchio tempo che lei ed io siamo in confidenza, e so che Alessia è sempre aperta alle nuove esperienze; tra l’altro, se ho capito bene quel che non mi ha confidato esplicitamente, non sarebbe la la prima volta che lei lei scopa con una una femmina. Sai, dopo quel che hai fatto per noi, zanzariera compresa, io sono certa che anche lei ti sia grata e che voglia dimostrartelo. Quando avremo finito qui, le parlo”». «E con la faccenda che hai posato nuda, Gia?» chiese Nourhan, cui mai, la moglie aveva raccontato di quella vicenda. «Beh, come sapete, scopare fa molto bene anche per la salute; rimesso in squadra quello stronzo dell’organizzatore, dopo le numerose copule di quella prima notte in tre, noi ci c i sentivamo molto riposate e frizzanti. Ma non soltansolta nto spumeggianti: eravamo anche molto decise a dare un taglio più interessante alle riprese che erano proposte a quegli allupati dei partecipanti. Quello stronzo di conduttore aveva una fantasia prossima allo zero, e, in fondo, a noi dispiaceva che loro, persone cordiali e simpatiche, rimanessero delusi. In fondo, avevano speso dei soldi, ed era giusto che rimanessero soddisfatti. Tra l'altro, avevamo apprezzato che si fossero comportati in maniera molto rispettosa; cosa non da poco per dei maschietti che si trovano davanti agli occhi dei pezzi di fighe come Giorgia e Alessia, Aless ia, specie se completamente nude e oste ntando, come da copione, degli atteggiamenti sensuali. se nsuali. Le mie amiche di letto ed io, l’avevamo colta, quella brama che nessuno aveav eva il coraggio di confessare, ma che si vedeva chiara nei loro occhi, in particolare da quando avevano capito che Giorgia ed io scopavamo. Così, senza nulla annunciare, in un set allestito in una grande sala in cui c’era pure un le t-
to, in una pausa delle riprese, preso in disparte uno di loro, gli consegnai la mia fotocamera e gli chiesi: “Ascolta, tra qualche minuto ci sarà una bella sorpresina; siccome ne farò parte, ti dispiacerebbe fare degli scatti anche con la mia macchina fotografica? Mi spiacerebbe perdermeli”. Confabulai con le ragazze, e, davanti a quel gruppo attonito, a sorpresa mi spogliai nuda; quindi, incominciammo a baciarci in tre, accarezzandoci senza molto osare. Lo feci non soltanto per spirito di carità verso i maschietti, ma anche per un mio interesse specifico: mi sarebbe piaciuto molto, infatti, avere degli scatti intriganti sull’amore tra donne. Non vi dico che avvenne dopo do po qualche q ualche secondo sec ondo che c he avevamo a vevamo iniziato: i niziato: svelti di riflessi, quelli lì ci bersagliarono con un frastuono a raffica di “click”: roba da assordare! Molto divertite, prendemmo a osare ancor di più, senza mai, però, sfociare nel porno, come, che so, del sesso orale, ditalini, o altro. Comunque, devo osservare che gli stronzi sono dappertutto, e ve ne era uno pure lì, il quale, con fare viscidamente gentile, con un marcato accento bergamasco ci chiese: "Dai fatevi godere l’una con l’altra". Gli lanciai uno sguardo di fuoco; gli dissi: “Grazie a te, adesso la festa è fin ita; coglione! Ora devi spiegare agli altri perché lo spettacolino è stato così breve, ossia, la ragione per la quale rimangono a bocca asciutta”. E così andò. Mi rivestii, presi per le braccia le mie due amiche, e ce ne andammo fuori, a sedere all’ombra, lontano da loro, a berci qualcosa di fresco. Andandocene, neanche stetti a contare la quantità dei “vaffanculo” che quello si prese dagli altri. Più tardi, mogio, il beota si avvicinò a noi, e si scusò; così riprendemmo con le riprese, ma senza di me, e senza quel sale che c’era stato per beneficiare quegli sfigati, che invece di conquistarsi e scopare una femmina, si facevano le seghe prendendo a pretesto la storiella delle foto di nudo artistico. L’unico rammarico che mi rimase di quel periodo, fu Alessia: peccato, che lei non abbia potuto unirsi a noi nella breve vacanza al mare di Riccione e poi in campagna, a casa mia; lei aveva un contratto da rispettare, e, finito il workshop, dovette partire per Tropea, in Calabria, a posare per un altro. A prescindere dalle sorprendenti scopate in bella compagnia, io rimasi molto contenta per quell’esperienza; di là delle tante ottime foto di nudo artistico che scattai, me ne piacque una in particolare: ripresi in “macro” uno dei chiachi arissimi occhi di Alessia, dove, nella pupilla, si rispecchiava la scena di quell’allupato gruppo di maschietti che sbavavano a fotografarla nuda... nuda... con il probabile intento di farsi una sega riguardando, nel chiuso delle loro stanze, le sue giunoniche bellezze». «E riguardo a quanto c’è stato con Alessia, non ci racconti nulla Gia?» chiese Nahed, la quale aveva bisogno di ascoltare qualche particolare parti colare eccitante per farsi venire un’ultima volta. «Bambina: non ho le parole adatte a descriverlo! Salvo che con le mani, mai, prima d’allora, d’ allora, io ero stata penetrata da due donne insieme insie me fornite di una vi-
gorosa prominenza. Di quei cosi, Giorgia ne aveva con sé non uno, ma due, di cui l’altro un po' più piccolo, slim, più adatto per il sesso anale; ebbene, glissando sui lunghi ed estasianti preliminari erotici che prelusero a quelle indimenticabili scopate, ora te ne racconto una… Più pesante di noialtre, Alessia si dispose supina sul lettone; dopo che Giorgia le ebbe infilato nella fica il plug di quello più grosso, che era già ben lu brificato dalle nostre secrezioni d’amore, io potei impalarmi con la mia fica stando su di lei. Considerata la considerevole lunghezza di quello strapless, lei poté starsene tranquillamente a gambe unite; penetrata da lei e scosciata da far paura, io offrivo il mio smanioso culetto a Giorgia. Con lo strapless slim, lei mi penetrò con dolcezza; quindi, guidata dalle spinte che m’imprimeva m’imprimeva al culetto, strizzandole le tettone, io presi a scoparmi su di Alessia, sincronizzandomi con i colpi che ricevevo da dietro. La cosa durò a lungo, e neanche ti dico in quale maniera venni: sappi soltanto, che, durante il duplice orgasmo, quello di fica e quello di culo, le mie grida, credo, abbiano svegliato tutti coloro che dormivano nei dintorni. E così abbiamo fatto pure un'opera pia: sorreggere le loro seghe anche in audio, oltre che in immagine. Dio, che scopata memorabile è stata!». «E tu, Alessia, te la sei scopata? Da sola, senza Giorgia, voglio dire». Comprendendo che Nahed era nuovamente molto eccitata, un po’ guascona, Gia: «Se me la sono scopata, mi chiedi? E che cosa credi, che, tra pie donne, ci trovassimo a Burano 5 a trascorrere un tranquillo pomeriggio ricamando dei merletti al tamburello? Certo, che sì!». «E il suo sapore, Gia?». «Amore; è da poco, che ci conosciamo; ma abbiamo parlato tanto, e tu avrai capito quanto io ami la fica. E quindi, sempreché la donna sia bella, e, soprattutto, pulita, io amo ogni genere di odore e sapore». «Questo l’ho capito, Gia; volevo soltanto sapere se ti fosse piaciuto di più il sapore di Giorgia, oppure quello di Alessia». «Beh, senza dubbio, il sapore di Giorgia era impagabile, come, del resto, anche l’odore; tuttavia, pur preferendo lei, ho molto gradito anche quelli di Alessia». «E il suo culetto?». «Se l’ho presa anche lì, vorresti vorrest i dire?». «Sì». «É stata lei a chiederlo: come avrei potuto aver cuore di negarglielo?». «E non essere ermetica: raccontami qualche particolare, dai, che sto per venire!» la incitò lei, impazzando sulla propria clitoride. 5 Merletto
di Burano, Burano, è uno dei più rinomati merletti al mondo, di tradizione plurisecolare e specifico dell’isola di Burano, nella laguna di Venezia, ove ha sede un celebre museo del merletto. Sbarcando dal v a poretto, la prima cosa che si vede, sono le donne che, sedute all’aperto, all’aperto, sono a ricamare. Tratto e adattato da Wikipedia.
Pazientemente, Gia, incominciò: «É stata una scopata, come dire… seriale, impulsiva, bambina mia. E dunque, andiamo a incominciare. Neanche ricordo r icordo quante q uante volte noi eravamo era vamo già venute. Abbandonate, Abba ndonate, i nostri corpi confusi in un groviglio sul grande letto, esausta, io avevo il naso immerso in quel mare senza fine che è la fica di Alessia mentre, di nuovo in tiro, Giorgia si stava nutrendo della mia. A un certo punto, la voce, un soffio, la bella bionda: “Gia, voi due l’avete già preso, ma io, ancora no… lì, dico”. Avrei potuto far finta di niente? Dopo tanto esercizio fisico, io ero davvero spossata; stancamente, chiesi: “Amore, quale vuoi?”. “Se tu, che sei la sei la metà di me, hai accettato nel culetto quello grosso e lungo: che cosa pensi? Voglio che tu mi sodomizzi sodo mizzi proprio con quello”. Per quell’idea, ma soprattutto per opera di Giorgia, che, perversa, continuava a farmi sbrodolare, la brama mi stava rimontando forte: scoparmi di culo una manza del genere, mi stava facendo scordare la stanchezza. Afferrai il coso, che ormai aveva ben visitato gli orifizi di tutte e tre, e lo porsi a Giorgia, la quale me lo fece scivolare nella passerina in fiamme; dopo un po’…». Un urlo di Nahed quasi la spaventò! Dopo qualche tempo, beata, portandosi alla bocca la mano fradicia, lei: «Se vuoi, adesso puoi anche smettere; sai Gia? Ho capito da me, com’è andata a finire, e, da come mi hai sentita grid are, l’ha capito anche la mia patatina. mia patatina. Credo che, dove sono seduta, con tutto il fertilizzante che ho versato intanto che tu parlavi, nel terreno qui sotto ben presto crescerà una pianta di lavanda». Gia si chiese… ‘Perché proprio di lavanda?’.
Ancor di più lei rimase sorpresa quando, alcuni giorni più tardi, un tenero virgulto di quella profumata pianta aromatica incominciava a crescere proprio là. ______________________ Nel semi-torpore semi-torpore in cui stava entrando, dondolandosi sull’amaca, a Gia venne in mente anche ciò che successe quella stessa sera. ______________________ Dopo la cena, prima che Nourhan lasciasse da sola la moglie per raggiungere Rashida e Nahed nel loro appartamento, l’alcova dove avrebbero festeggiato il ritorno all’Oasi nei modi da loro ritenuti più consoni, le quattr o quattr o donne erano a consultare il web per ordinare quelle intriganti novità di cui aveva parlato la nuova arrivata in Comunità. Gia a digitare sul notebook, eccitate, le tre donne arabe le stavano attorno per osservare le schermate e commentare… «Io dico che è troppo piccolo! Che vuoi che siano sei pollici; è ridicolo: non serve neanche per farci il solletico! Prendiamo quello da otto, dai Gia!» se ne uscì Nahed. «Sei pollici sarebbero più di quindici centimetri, Nahed! Quanto profonda credi che sia la tua fica? Se, in media, la vagina ha una profondità compresa
tra i sette e i dieci centimetri, nel corso della penetrazione, essa può aumentare del cinquanta per cento circa; e quindi, quello da sei pollici basta e avanza». «Non è vero! Sul manuale è scritto così, ma, ti assicuro che può adattarsi a sopportare delle lunghezze ben superiori: quando sarai a scopare con me, te ne accorgerai, Gia». Con uno sguardo complice alla moglie, Rashida: «La sua non è una minaccia, ma una promessa di esaltanti piaceri, Gia. La mia diletta moglie può entrare in te con tutto l'avambraccio, facendoti impazzire dal piacere; credimi». 'Cacchio! Queste due qui, fanno di tutto per rendermi ancor più difficile l'a stinenza!' Rimuginò Gia. Intanto, ostinata, Nahed riprese: «Non pensavo tanto alla mia o alla tua, quanto alla fica di mia moglie, Gia; tu non hai ancora idea di quanto sia profonda! E poi, mica è obbligatorio cacciarlo dentro per intero, quel coso! Inoltre, in alcune sfiziose posizioni, è impossibile infilarlo dentro com pletamente, e quindi, quello piccolo sarebbe insufficiente. Se prendiamo quello più grande, andrà bene per me, che sono la più minuta, come per mia moglie. Oltre a quanto ho detto, quello da otto pollici non soltanto è più lungo, ma anche più grosso; e credo che questo sarebbe molto gradito da tutte noi». Amante del bricolage, Gia era abituata a essere molto precisa: usando la calcolatrice per convertire le misure inglesi in quelle metriche, verificò: «Vediamo; quello da otto pollici ha il bulbo lungo quasi otto centimetri e un diametro di quattro e mezzo, mentre la parte attiva ha una lunghezza inseribile di diciotto centimetri circa e un diametro eguale a quello del bulbo. Sì, riflettendoci, credo che tu abbia ragione, Nahed. Ok; allora, lo includo nel carrello, Rashida?». «Certamente, Gia; in ogni caso, mettici anche quello da sei pollici: sarà più adatto per i rapporti anali; vi pare, ragazze? Da come si può capire dall’illustrazione, nei due tipi, il bulbo che va infilato nella fica appare all’incirca della stessa stessa dimensione». «É vero, il più piccolo ha il bulbo indossabile che misura trentotto millimetri di diametro, e la stessa lunghezza inseribile dell’altro; quindi, siamo all’incirca lì: ciò che cambia, è soltanto la grossezza e la lunghezza del me m bro» osservò Nourhan. Attenta a non cadere in una gaffe, cautamente Rashida chiese a quest'ultima: «Riguardo al materiale di cui c ui sono costituiti, tu che ne pensi?». pens i?». «Ottimo, secondo me: privo di ftalati, il silicone a uso medico è ipoallergenico, facilmente lavabile con dell'anti batterico, e non assorbe nulla» specificò, frenandosi dal sfoggiare una maggiore competenza a causa del segreto che celava a Gia. Facendo scorrere la schermata, quest'ultima chiese: «E che facciamo, oltre a quelli realistici di color carne, ne mettiamo anche di questi, che carini e colo-
rati, hanno delle forme distanti da quel che rievocano? Ho visto che ce ne sono parecchi costituiti dallo stesso materiale di quelli che ho già messo nel carrello, il silicone a uso medico, che tu, Nourhan, dici, essere ok». «No, Gia: ricordi la riflessione di nostra Madre? Non importa come lo fai, ma ciò ti senti di essere: se quelli che abbiamo già scelto ricordano il pene, sem pre donne, noi ci sentiamo, se ntiamo, e da tali ci c i comporteremo anche in quei q uei frangenti. Io sarei d’accordo con Rashida anche per la faccenda di farlo sembrare ancor di più un prolungamento del nostro corpo, e quindi maggiormente naturale» rispose la moglie. Fu Rashida a decidere con lungimiranza: «Supponete, com’è probabile, che durante uno dei nostri fantasiosi sollazzi accada che due di noi scopino mentre a loro volta sono penetrate dalle altre; in tal caso, la necessaria quantità sarebbe di tre. Senza star lì a decidere adesso quali potrebbero essere le misure preferite da ciascuna c iascuna di noi, per non lasciare lasciar e delusa nessuna, prendiamone un totale di sei: tre da otto pollici, e gli altri da sei. Anzi, no! Sapete che cosa fare perché nulla abbia a mancarci? Gia, prendine altri quattro da sette pollici e mezzo, così arriviamo a un bel numero tondo: oltre a poterci servire anche di una misura intermedia, è vero o no, che tutte noi aneliamo a che Brunhilde ci raggiunga? E poi, non si può mai sapere quali dolci sorprese ci riservi il futuro. Mi piacerebbe molto, che la nostra Santa Comunità si ampliasse, sì da divenire un novello Paradiso di Saffo». Contenta ma ancora curiosa, Nahed s’impossessò del touchpad, e, scorrendo, esclamò: «Guardate che figo è questo! Ha persino due bulbi: il primo, più grosso e liscio, è per la fica, e l’altro, magrolino, per il culo! Non è di quelli realistici, però; ma chi se ne importa?». Volendo almeno in parte accontentare Gia, la quale era propensa a non sceglierne di quelli troppo simili a dei membri maschili, Rashida le chiese: «Tu che ne pensi, Gia?». «Non è per una presa di posizione, ma devo costatare che questo, che ha trovato Nahed, è semplicemente la sintesi della perfezione! É ben studiato anche il profilo, pensato specificamente per un uso anale; vedete? Anche se il plug anale è un corpo unico, sembra che l’estremità l’estremi tà sia costituita da alcune sfere di diametro crescente, molto sfiziose per le sensazioni che possono donare. Un’altra caratteristica intelligente che lo distingue, è questa zona vicina all’attacco con il dildo, che, molto rastremata, è appositamente prevista previ sta affinché, contraendosi, lo sfintere possa ben trattenerlo all’interno». Entusiasta, intervenne Nourhan: «Si vede, che chi l’ha concepito se ne inte nde di anatomia; infatti, la zona rastremata di cui parlava Gia, è lunga, approssimativamente, sette centimetri, centimetri, all’incirca quanto lo sfintere anale esterno». «Non ti facevo così ferrata in anatomia, moglie mia» commentò Gia, sorpresa. Dentro di sé, Nourhan… ‘La finirai di sfoggiare a piè sospinto le tue competenze, scema che non sei altro? Vuoi proprio che Gia scopra tutto? Potevi startene zitta, no?’.
Gia riprese: «Ve lo dico da esperta, e, in questo caso, non di fica, né di culo: anche da un punto di vista della meccanica statica, questo è perfetto, poiché il lungo dildo può contare su ben due appoggi, così da rimanere assolutamente stabile durante la penetrazione più scatenata. E neanche parlo dello sfizio, per chi lo indossa, di sentirsi felice contemporaneamente in entrambe le guaine». «Dai, Rashida, prendiamo anche questo!» insistette Nahed, con il tono di una bambina capricciosa che è intenta a stressare la madre in un negozio di giocattoli. «Ok, amore, mia dolce sposa; Gia, prendine quattro, però; e ciascuno di un colore diverso, così che se ne possa fare un uso personale nel caso avessimo a scopare con qualche bella femmina estranea alla nostra Comunità. Anzi, no; fai cinque, così arriviamo di d i nuovo a un numero tondo». «Dobbiamo ordinare anche dei preservativi? Per le penetrazioni anali potreb bero essere utili: pur pulite, non si sa mai, quali sorprese si potrebbero trovare da quelle parti, specie se il pancino non è a posto; con quel che costano, sarebbe un peccato se ne assorbissero il colore, e specie l’odore» chiese Gia, riappropriandosi del touchpad e ritornando a smanettare. «Beh, Gia, con le pratiche p ratiche preparatorie cui siamo avvezze, compreso l’uso di quegli irrigatori con cui tu hai dotato i bagni, è molto improbabile che tale inconveniente accada. In ogni caso, giacché è saggio considerare anche l'im prevedibile, tu metti pure nel carrello carre llo quella quell a confezione da duecento profilattici che vedo nell’elenco; non si sa mai che non possano servire. Ma prendine di quelli semplici e trasparenti, privi delle nervature per sollecitare di più la fica. E non quelli al sapore di banana, cioccolato o altro; e che siano senza il serbatoio, che, per ovvi motivi, a noi non serve» rispose Rashida. Giunte alla fine dell’elenco, prima di accedere al carrello e completare l'ord ine, Gia: «Devo ordinare anche del lubrificante a base acquosa, vero, Rashida?». «No Gia; se avesse a verificarsi che i nostri secreti vaginali non fossero bastanti, ciò vorrebbe dire che non saremmo abbastanza eccitate, e, quindi, che sarebbe il caso di darsi a delle faccende diverse dal sesso; ma non credo che ciò avverrà mai». Completato l'ordine, lei non poté impedirsi dal commentare: «Caspita! Siamo ben oltre i mille euro! Questo sito è inglese, ma i prezzi li mettono nella moneta europea, i furbacchioni. Adesso che, con la Brexit 6 si sono staccati dall'Unione Europea, con la loro sterlina che va svalutandosi, gli trema il culo; e così, nel sedere, lo mettono agli altri! Da che mondo è mondo, sempre uguali, questi inglesi! Rashida, senza contare quel che ancora dovrai spendere per l’acquisto delle fruste australiane, considerata la somma già così considerevole, per favore, lasciami partecipare alla spesa». 6 Brexit ,
si tratta del referendum del 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell ’ nell ’ Unione Unione Europea, noto anche come referendum sulla “ Brexit ” ” , parola macedonia formata da British ed Exit. Fonte: Wikipedia.
«Grazie per l'intenzione, Gia; ma non se ne parla nemmeno. Qui, all'Oasi, tu sei nostra ospite. E poi, che me ne dovrei fare del denaro che mi viene dal mio lavoro? Vivere qui, non ci costa nulla poiché è il padre di Nahed a farsi carico di quasi tutto, e la maggior parte del cibo cresce da sola nell'orto. Giacché comunemente siamo nude, non c'interessa neppure spendere dei soldi in vestiti o in altre cose simili; dei gioielli, neanche se ne parla poiché siamo già belle così; e quindi, perché non togliermi gli sfizi che mi piacciono condividendoli con voi che amo? Adesso che noialtre ci ritireremo con Nourhan, non scordarti, Gia, di scrivere a Brunhilde e di ordinare le fruste australiane: sono rimasta veramente intrigata da quel che ci hai raccontato, e, tra un po', a letto, tua moglie se ne accorgerà, di quali siano gli effetti». 'Ci prova ancora! Da donna sensibile e intelligente qual è, avrebbe dovuto già capire che io non provo gelosia, gel osia, no? n o? L'unica cosa che mi lascia malinconica, è che non possa scopare anch'io; cazzo, che mal di testa mi è venuto! É sempre così quando non scopo'. s copo'.
Loredana
ano I ricordi dell’estate appena appena finita turbano turbano ed eccit ano la scrittrice, che vola col pensiero ai momenti più belli.
E’ la prima Domenica di Settembre e per noi che amiamo il mare inizia il pep eriodo più bello dopo giugno. Ci sono pochissime barche a Cefalù e rimangono praticamente solo quelli che il mare lo amano e lo vivono veramente. Paolo cala l’ancora vicino a una splendida caletta irraggiungibile da terra, completamente circondata da alte pareti di roccia e con una spiaggetta bianchissima che sbocca direttamente sul mare. Io e Paolo, in passato, andavamo spesso ad appartarci in quel posto. Ormeggiata la barca Paolo e Salvo si tuffarono in mare e fanno il bagno. L’acqua è splendida le nostre risate e grida spaccano il silenzio di quel posto. Prendo il telo e mi metto a prua della barca a prendere il sole. so le. Fra noi tre c’è sempre stato un bellissimo rapporto e una grande intesa. Siamo amici da lungo tempo ed io ho avuto una relazione amorosa con Paolo e malgrado un lungo periodo di lontananza siamo sempre riusciti a mantenere un bellissimo rapporto di amicizia. Ad un certo punto non so bene cosa sia s ia successo, se l’aria di mare, la nostra estrema confidenza, il posto dove ho perso la mia verginità con un magnifico rapporto completo con Paolo... Dopo pochi minuti che erano risaliti sulla barca e che si sono sdraiati vicino a me, mi alzo in piedi davanti a loro e dico "posso farvi una proposta?" Si guardano un pò perplessi e acconsentono ac consentono "Che ne dite se prendessimo il sole nudi?" Per un attimo silenzio… così cerco di rompere di rompere il ghiaccio slacciando, con un movimento veloce, il reggiseno e il mio tanga da ambedue i lati e, allargando le gambe, lo lascio cadere sul pavè di d i assi. Sono completamente nuda ed esposta in tutta la mia bellezza allo sguardo dei miei sorpresi spettatori. Noto con un certo compiacimento, che i loro occhi puntano subito sulle mie splendide tette e sulla mia fighetta. Confesso che questo mi ha eccitata al punto di farmi bagnare, non senza provare un pò di imbarazzo. Mi sforzo di sorridere e girandomi per mostrare anche le mie natiche esclamo: "Dai...! siamo adulti no? Sapete come è fatta... soprattutto tu Paolo dovresti ricordartela bene anche se è passato un pò di tempo dall'ultima volta" e con tono da furbetta aggiunsi: "Adesso " Adesso tocca a voi…!" Loro, non capendo ancora bene dove colessi arrivare, arr ivare, prima cercano delle scuse, ma poi ubbidiscono. Vedo i loro boxer scendere lungo le cosce cos ce fino a scoprire quello che volevo vedere. Era uno spettacolo meraviglioso... entrambi con uno splendido fisico e assai ben dotati.
Mi incuriosiva e stimolava molto l'idea di metterli a confronto. Applaudii quella esibizione e prendendo in mano la crema solare li invitai a cospargerla; poi mi stendo a pancia sotto fra loro… sento scorrere le loro mani sulla mia schiena poi sulle natiche e sulle cosce. Più mi massaggiano più mi eccito. Allargo leggermente le cosce per permettere a Paolo di spalmare bene la crema anche nel mio interno cosce. *** I miei amici non riescono a trattenere una evidente erezione. Mentre Salvo mi passava la crema anche dove non serve mi metto a pecorina pecor ina e comincio a spompinare Paolo. Lo sento nella bocca, intanto sento che Salvo non si limita più ad accarezzarmi, ma adesso mi lecca con fervore nell'intimità. Sono eccitatissima, un lago... Lecco e succhio l'uccello di Paolo. Me lo infilo in gola tutto fino a farlo sparire completamente. Scorro giù lungo il suo cazzo con la lingua e quando ritorno in su salgo lentamente succhiandolo. E' eccitatissimo e sconvolto. Quasi senza riprendere fiato me lo rinfilo tutto in bocca finché non torna ad infilzarsi tra le mie tonsille che simulando le caratteristiche di una fighetta stretta e bagnatissima, sento da i gemiti di Paolo che è prossimo ad un orgasmo. Me lo sfilo di bocca e lo faccio sdraiare. Mi giro verso Salvo e comincio co mincio a spompinare anche lui come Paolo. Dopo poco sento che anche Salvo sta per raggiungere l’orgasmo... all'ora mi fermo e con voce roca dico: "voglio essere e ssere sfondata da tutti e due i vostri cazzi... contemporaneamente!" Mi guardarono sorpresi. Poi Salvo si sdraia e mi tira verso di lui. Io prendo il suo cazzo fra le mie mani e me lo infilo nella mia fica. Ci scivolo sopra lentamente mentre lo sento entrare completamente dentro di me… Appena il cazzo di Salvo scompare tutto dentro la mia fica e comincio a muovermi come una pazza su e giù, lentamente mi sento spingere in avanti e afferrare per i fianchi. E' Paolo. E mentre continuo a far entrare ed uscire il cazzo di Salvo dalla mia fica, mi chiede: "li vuoi davvero due cazzi Giovanna?" Non rispondo... sono completamente presa dal piacere... annuisco solo con la testa dicendogli di siiiii…
Salvo mi ferma per un attimo mi divarica le natiche permettendo a Paolo di entrare nel mio culo… sento distintamente le due cappelle… quello di Salvo che mi stava facendo morire in un su e giù da sballo dentro la mia fica ormai larghissima, bagnatissima e gonfia di piacere... quello di Paolo che punta dritto sul mio buchino che poi con un'unica spinta mi entra tutto dentro. Sono stupendamente infilzata dal da l cazzo di Salvo e da quello di Paolo che, c he, in un’unica spinta, mi ha penetrato l’intestino fino a farmi urlare di piacere... Ricomincio a muovermi sul cazzo di Salvo. All’inizio i nostri movimenti sono impacciati, poco sincronizzati, sincronizzati, ma poi, pian piano, i movimenti diventano sempre più coordinati. Non resisto, sento che fra un pò comincio ad urlare per l'orgasmo che sta per arrivare... sono completamente presa dal piacere di sentire due maschioni che contemporaneamente si muovono dentro di me. E mentre penso questo ecco che arriva subito s ubito il primo orgasmo… E' sconvolgente... Continuo a sentire i due cazzi ca zzi duri che si muovono dentro di me... Mi abbandono completamente... E' Salvo che, da buon musicista, con i suoi movimenti da il ritmo. Lui e sotto di me e lo inondo con i miei umori. Ho quattro mani che mi strizzano le tette e le chiappe. Sento Paolo che mi succhia e morde il collo. Mi fa male ma vengo comunque sopraffatta dal piacere. Paolo e Salvo continuano a ficcarmi come due forsennati ed io sento sempre più il cazzo di Paolo che lo affonda nel culo e quello di Salvo che sembra voler entrare pure i coglioni. Ho un altro orgasmo che mi sconguassa tutta mentre quasi non sorreggono sorreggo no più le gambe. Mugolo e urlo come una vera troia di piacere e questo eccita ancor di più Paolo che aumenta il ritmo. Salvo lo segue… sento chiaramente chiara mente i due cazzi pulsare e venire dentro di d i me simultaneamente mi stanno riempiendo del loro piacere caldo e viscoso sento inondare il mio utero e il mio mio intestino dalla loro calda sborra… *** Mi gusto a lungo questi spasmi che ritmicamente allargano le pareti dei miei due buchi mentre ho un altro orgasmo. huuummmmmmmmmmmmm..... Ho la loro sborra in tutti i buchi… Ci fermiamo tutti e tre per alcuni minuti... Rimaniamo in quella posizione ansimando uno sopra l’altro. Paolo si sfila per primo il suo cazzo dal mio caldo e grondate culo pieno di
sperma, poi io mi sfilo il cazzo di Salvo dalla mia fica. Facciamo una doccia veloce... Loro hanno i cazzi quasi mosci… li prendo tra le mie mani e comincio a memenarli e leccarli a turno… Da come li massaggio capiscono che questo quest o a me piace molto… Mi metto a carponi fra loro due… mentre succhio e lecco i loro cazzi cazz i a turno. Avevo raggiunto uno dei miei desideri più nascosti, una voglia che non avevo mai avuto il coraggio di rivelare r ivelare a nessuno, ma non mi sento se nto ancora sazia. Continuo prima a menarli entrambi poi comincio a spompinare il cazzo di Salvo e con una mano a menare quello q uello di Paolo. Poi lo stesso si sposta, si mette sotto di me e comincia a leccarmi e cucciarmi le grandi labbra della mia fica… sento la lingua di Paolo entrarmi nella fica e frugarmela… mi fa gemere di piacere… non resisto… mi giro e comincio a spompinarlo. Mentre sono a pecorina, mi sento afferrare per i fianchi e allargare le chiap pe... E' Salvo che, mentre Paolo quasi mi scopa con la sua calda e lunghissima lingua sulla mia fica, mi sta aprendo il culo per affondare il suo grosso cazzo tutto dentro. Quando da la prima spinta sento un un po’ di dolore… Mi afferra per i capelli mi tira verso di se ed io sono costretta ad inarcare un po’ la schiena mentre lui da una seconda spinta e riesce a penetrarmi fino in fondo. Ho il cazzo di Salvo completamente infilato nel culo lo sento scorre su e giù facendo sbattere i suoi coglioni sulle mie chiappe mentre Paolo, sotto di me, continua a slinguarmi la fica. E' fantastico! Mi lascia i capelli mentre io continuo ad urlare come una troia forsennata e pienamente appagata dal piacere che entrambi mi danno… e una sensazione bellissima… il cazzo di Salvo che si muove nel mio culo e la lingua e la bocbo cca di Paolo che mi lecca e succhia s ucchia la fica… sono di nuovo in estasi… estas i… Ritorno a succhiare e leccare il cazzo di d i Paolo… mi abbandono… succhio e lecco… faccio faccio scomparire il cazzo di Paolo completamente dentro la mia bocca rimanendo quasi soffocata… quando me lo sfilo dalla bocca lunghi f iilamenti di saliva mescolati alla pre-sborra pre-sborra mi colano sulle labbra… sono in estasi… Salvo si muove sempre più veloce dentro di me… Paolo è quasi al culmine… sento il suo cazzo pulsarmi p ulsarmi in bocca e poi con due violenti violent i spruzzi riempirmela… Cerco di ingoiare tutto ma i fiotti sono troppo violenti, non riesco ad ingoiare tutto perché ha un orgasmo copiosissimo… ho la sborra di Paolo Paolo sul viso che mi cola co la dalla bocca sul seno… lui urla e mugola di piacepiacere… viene anche Salvo… sento la sua s ua calda sborra spruzzarmi la schiena mi
giro verso di lui e finisco di ripulirlo… poi ci sdraiamo di nuovo uno accanto a l’altro… è stato bellissimo… Da quella volta in tre non lo abbiamo abb iamo più fatto… ma come co me si dice: dice : la prima volta non si scorda mai...
M auro A.
ucia, Una sorprendente performance del nostro “illustratore” di fid ucia, il disegnatore di Pin-Up: Naughty Pencil. In questo numero di ottobre esordisce con un suo racconto, molto piccante, tratto antologia, pubblicata su Amazon: Naughty Gir l. dall’ antologia,
Erano le 8:00 circa. Sapeva che la moglie prima delle de lle 15:00 non sarebbe mai tornata. Passarono Pass arono le ore ed ecco, rumori, risate per le scale. Marco altro non fece che spostarsi nella stanza vicina alla camera da letto, lì vi era una stanza adibita agli ospiti, con un armadio bello capiente, e Marco ne approfittò per nascondersi bene. Cavolo, quella situazione ricordava molto Kyle MacLachlan nel film Velluto Blu di David Lynch, quando Kyle si nasconde dentro l'armadio e attraverso le fessure è testimone di una perversione di un tizio alquanto bizzarro. Che storia! Un Rumore... La porta si aprì e si chiuse in breve tempo.. Marika e Silvia non persero tempo per unire le loro lingue, Silvia sbatteva le tette in faccia a Marika, poi correvano sotto la doccia... Marco è già a cazzo dritto e così le aspetterà entrambe sdraiato sul s ul letto. Sotto la doccia le donne do nne ci danno dentro con preliminari ed urli: “Ahhhhh...siiii!!!!!!! Daiiiii.....” Daiiiii... ..” “Anche il culo, anche il culoooooooo!!! dai la lingua su per il culo daiiiiii!!!! Marco aveva il cazzo durissimo, la cappella viola ed era pronto a dare il benservito alla parrucchiera... già fantasticava come scoparla avidamente e senza sosta, poi avrebbe dato due colpi pure alla moglie ma aveva in mente prima pr ima di sistemare a dovere Marika. Le due donne uscirono dalla doccia e appena videro Marco iniziarono ad urlare spaventate: “Marco che cazzo ci fai quìììììììì????????? Come hai fatto ad entrare?????” disse Silvia. “Ho le chiavi di casa! Piuttosto, siete voi che dovete fornirmi una spiegazione plausibile plausibile che giustifichi questi vostri comportamenti.” Anche Marika rimane piuttosto sorpresa: “Ma..Ma...Ma...Marco...Ma...Ma..non “Ma..Ma...Ma...Marco...Ma...Ma. .non dovevi essere al lavoro????” Marco fulminò Marika: “Zitta Troia, ora faccio i conti anche con te” Poi si rivolse a Silvia in maniera decisamente più dolce: “Amore stai tranquilla, fai una bella cosa, rilassati, prendi un vibratore e metme ttitelo bene su nella fica...mentre io mi sbatto per bene Marika, me la inculo alla grande, come faceva lei con te indossando quello strap-on.” strap-on.” Silvia era era sbigottita: “Che “ Che hai detto?? e..ee....ee..e tu, scusa, come fai a sapere queste cose???” Marco sorrise: “Ma non lo sapete che qualche giorno fa aveav ete appena fatto un provino per un bel porno??? Siete molto brave sia a recitare che a scopare, vi faccio un u n bell'applauso! Brave, brave davvero!” Marco batté le mani, per applaudire le performance delle due donne. Silvia conticont inuava a non capire: “Non capisco, credimi...” “Amore, ho piazzato una telecamera ed ho ripreso r ipreso tutto e mi sono reso conto di quanto siete troie tro ie e d ho avuto conferma di quanto sei stronza stro nza con la tua fottuttissima gelosia” Poi Marco fissò Marika:
“Dove eravamo rimasti io e te? Ti sei fottuta mia moglie, io ora fotto te!!” Per un osservatore neutrale e che ha poca confidenza con le donne, Marika appariva spaventata, quasi al limite del terrore, invece dentro era incuriosita e non vedeva l'ora di venir montata per ore da quel cazzo turgido di Marco. Marco prese Marika di forza la sollevò è la posizionò a pecora, poi con un paio di leccate bagnò bene l'ano Marika era colta alla sprovvista.... Marco si rivolse a Silvia: “Amore passami il lubrificante” Prese il lubrificante e iniziò ad inculare selvaggiamente Marika che stringeva forte le lenzuola... “Dai Marcoooooo!!!! Aaaaahhhhhh!!! Si, affonda, affonda, affonda, affonda, affondaaaaaaa!!! Tutto su nel culooooooo!!! Mentre urlava di piacere, con una mano teneva stretto il lenzuolo e con l'altra si strofinava il clitoride. Silvia si posizionò davanti a Marika, si mise un vibratore nel culo e afferrò i capelli di Mar ika: ika: “Dai brutta troia leccami lecca mi la fica, fammi godere, dai” La moglie di Marco era estasiata e Marika dopo qualche minuto già stava avendo un orgasmo.... “Vengoooooo!!!!Ahhhhhhhh!!!!Ahhhhhh!!!!” Marco sense ntiva il culo di Marika che avvolgeva in una morsa la sua cappella, sfilava dolcemente il suo membro e poi delicatamente introduceva nell'ano solo la cap pella...fu per Marco una sensazione di piacere indescrivibile, il culo di MariMar ika era tonico e il suo sfintere s fintere elastico e nel contempo soffice, so ffice, regalava così sensazioni al limite per Marco. Silvia iniziò ad inarcare la schiena, a tendere le gambe ed i piedi e venne anche a nche lei, e con un getto come la volta precedente precede nte inondò il volto di Marika, Marco ne approfittò per sporgervi verso la moglie, Silvia se ne accorse e si mise in piedi sul letto avvicinando avvicina ndo la sua fica bagnata alla bocca del marito. Marco assaporava ass aporava quel liquido dal sapore ambiguo, a mbiguo, leccava le gocce che scendevano sino alle al le ginocchia di Silvia. Afferrò Marika Mar ika per i capelli, in maniera ferma e decisa senza tuttavia farle del de l male, cercò di sollevarle il capo e si avvicino al suo orecchio sussurrandole: “Se proprio una troia! Ti piace il cazzo non è vero? Chissà quante clienti clie nti ti sei scopata! Sei proprio una troia!” Dimmi un po', ti piace pure mia moglie? moglie ? Marika rispose in maniera affermativa mentre godeva in maniera scandalosa: “Dai!!! Che fai? Spingi!!!! Montami come una troia” Marco assestò la sua posizione e staccò le ginocchia dal letto, si posizionò solo in appoggio sui piedi per pompare più a fondo, fondo, quella parrucchiera era insaziabile. “Marika hai un culo da urlo. Ora fai una bella cosa, mettiti lo strap-on e fai quello che ti dico” Marco sfilò dolcemente dolce mente il suo cazzo ancora più duro dall'ano di MaM arika, lei non perse tempo e, scesa dal letto prese lo strap-on strap-on e lo indossò. “Ora Marika sdraiati di schiena e tu Silvia mettiti sopra” Silvia era eccitatissima da questa proposta del marito, ubbidì immediatamente e come si mise sopra, Marika inserì tutto il dildo nella sua vagina. Silvia iniziò a lasciarsi andare: “Siiii,Ahhhhhhhh!!! Dai Marika, tutto dende ntro...Aaaaahhhhh!!!! Poi le due donne presero a baciarsi, Marco prese una
bella dose di lubrificante e bagnò in maniera minuziosa l'ano della moglie, ma Silvia si girò di scatto e disse: “Cosa, fai? Ti vuoi muovere!! Forzaaaaaa!!! Voglio il tuo cazzo, sbrigati!!!” s brigati!!!” Marco iniziò a penetrarla analmente, mentre Marika poggiò le sue mani sulle natiche di Silvia e cercava di allargarla a llargarla per bene. L'ano di Silvia non offriva alcuna resistenza,era morbido, forse come quello di Marika, ma ogni tanto Silvia dava delle belle strette decise e Marco realizzò che il culo della moglie era di gran lunga migliore di quello della parrucchiera. Sentiva il dildo che indossava Marika penetrare sua moglie, era eccitatissimo. Silvia godeva: “Marco, non ti fermare, Marika, spingi tutto t utto su! Tutto suuuuuuuuu!!!!!!” Marika da sotto le massaggiava il seno ed alternava piccoli e delicati morsi con succhiotti sui capezzoli. Marco stava vivendo l'estasi vera e propria, ed in un attimo condensato di lucidità realizzò che troppe volte aveva preso in giro sua moglie per un po' di cellulite, o per qualche smagliatura sulle natiche, ora era sconvolto dalle sensazioni al limite che offriva il culo della moglie....aveva uno sfintere molto forte, che a tratti avvolgeva la sua cappella in maniera inaudita. Quante belle sensazioni si era perso in questi anni! Marco stava trattenendosi oltre il dovuto, aveva la cappella congestionata e i testicoli doloranti, estrasse il suo cazzo duro dal culo di sua moglie e si fece avanti in direzione direzione di Marika, le mise mise il cazzo in faccia a di scatto si avvicinò anche Silvia che già dimenava la lingua pronta ad assaporare il dolce nettare... “Ora prendete tutta la mia sborra!!” Ahhhhhhh..!!!! Ooooohhhhhh Ahhhhhhh..!!!!!!!!!!!” Ahhhhhhh..!!!!!!!!!!!” Getti di sborra finivano qua e la sul loro viso, Silvia beveva e leccava avidamente, Marika prese in mano il cazzo di Marco e passo più volte la lingua dalle palle alla cappella che ancora era gonfia ed esplodeva in getti bianchi, densi, cremosi. Silvia continuava ad assaporare quel nettare, iniziò a leccare Marika sul viso dove ancora aveva la sborra che colava verso il mento. Marco rimase sconvolto da come le due donne assaporavano il suo nettare, la moglie non gli aveva mai premesso nemmeno di venire sulle tette, ora si faceva delle bevute assurde, come se al posto del liquido seminale ci fosse Nutella. Marco era ancora eccitato, andò in bagno a rinfrescarsi e quando tornò trovò la moglie vestita da gran zoccola con quel completo in pelle e con i tacchi altissimi, Silvia si era pecorinizzata, Marika, si era poggiata sopra di lei. Lo Lo spettacolo che apparve a Marco fu da infarto..due culi uno sopra un altro, non perse tempo ed iniziò al leccare il culo della moglie, infilava la lingua dentro e lei era colta da tremori t remori e gemiti, poi leccò Marika, aveva la fica umida di un buonsapore, leccò anche i suoi piedi che lasciavano un aroma di borotalco, aveva uno smalto rosso scuro, disteso sull'unghia a perfezione, si vedeva che
oltre ad essere una gran troia comunque sapeva fare il suo lavoro di parrucchiera ed estetista. Marco dedicò molto tempo a leccare avidamente i piedi di Marika, poi passò a leccare quelli della moglie, e tornando di nuovo su quelli di Marika, Mar ika, questo altro non era se non uno stratagemma per raffreddare un po' la prostata e per recuperare in vista del gran finale. Silvia sopra Marika implorava: “Dammi il cazzo!!! Dammi il cazooooo!!!! Marco accarezzò leggermente la fica della moglie, ma Silvia sembrò se mbrò non gradire: “Che cosa fai? Ti ho detto d etto che lo voglio nella fica? Nel culo lo voglio, lo voglio nel culoooo!!!!” Silvia sembrava la regina delle troie, Il I l cazzo di Marco superò ogni dimensione fino ad ora raggiunta e quando la la dura cappella violò nuovamente il culo della moglie, moglie, Silvia inizio a squirtare sopra il culo di Marika. Poi dopo aver dato il benservito a Silvia, Marco si fece un 69 con Marika che si posizionò sopra di lui, nel frattempo sua moglie moglie mise il culo in faccia a Marco implorando: “Dai Amoreeee!!!su,su, suuuuuuuuu!!!!Voglio la tua lingua su per il mio culoooo!!!!” Marco ubbidiva ormai sottomesso, schiavo delle fantasie perverse di quelle due troie fino a quando q uando Silvia non squirtò sul suo viso... Marco M arco era in estasi, ad occhi chiusi sotto quella doccia orgasmica di Silvia non sapeva resistere. Si alzò Marika e prese un dildo molto lungo, ne mise un po' po ' nella sua fica ed un po' in quella di Marika Mar ika mentre Marco a cazzo dritto osservava compiaciuto le due donne. “Quanto siete troie!” troie !” Una volta terminato, Marika e Silvia fecero spazio a Marco e lo misero tra di loro, Marika leccava il sa pientemente il cazzo mentre Silvia succhiava voracemente la cappella fino a che Marco ormai provato e sudato all'inverosimile esclamo: “Ec“E cco!!!Eccoooooo!!!!Eccooooooooo!!!!!!!!!!!!!” “Sborooooooooooooooooooo“Sborooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Gli schizzi centrarono i volti delle due ragazze, che assaporavano con ingordigia. Uno, due, tre, dieci schizzi copiosi copios i di sborra sui loro volti. Le due donne continuavano a leccarsi avidamente come per non far sprecare nessuna goccia di quel fluido vitale, intervallavano leccate a baci in bocca mente Marco era affannato e sudato. Alla fine le due d ue donne crollarono insieme a Marco... Tutti e tre distrutti da quella incontenibile furia erotica. Si addormentarono, Marco rimase in mezzo alle a lle due donne. Non si sfiorarono durante il sonno so nno ed ognuno rispettò la prossemica dell'altro. Marco si svegliò per primo la mattina e preparò un caffè alle due donne do nne che apprezzarono e contraccambiarono con un bacio sulla guancia Marika e con un bacio in bocca Silvia che sussur sussur-rò all'orecchio di Marco: “Sei stato bravissimo ieri, altro che Siffredi! Non avrai il suo cazzo ma sborri a litri” “Piano Silvia altrimenti vi pecorinizzo tuttu tte e due di nuovo” Tempo di finire la frase che Marco fu avvolto dalle due donne che iniziarono a spompinarlo ed a contendersi il suo cazzo, Marika si sdraiò e alla missionaria si fece scopare nella fica, mentre Silvia vedendo
due iniziò a masturbarsi. Marika uscì dalla posizione ed iniziò in sincronia con Silvia a Masturbare Marco con i piedi, per Marco era un'esperienza su blime, a turno leccava e succhiava i piedi di Marika e di Silvia, mentre le due donne faccia a faccia pomiciavano di brutto. brutto . Si era fatto tardi e Luigi telefonò a Marco. “Si, si Luigi si Luigi scusami, lo so che è tardi, ma sto venendo, non ti preoccupare, oc cupare, sto venendo...” Marco mise a pecora la moglie e sotto di lei si mise Marika a 69, un colpo di cappella nel culo della moglie ed un colpo di cap pella nella bocca di Marika che tratteneva il cazzo caz zo succhiandolo a forza, Marco a quel punto era davvero confuso perchè godeva in entrambe le modalità, il culo di Silvia offriva una stretta decisa e poi vuoi mettere il culo della moglie! Marika riprendeva fiato e succhiava le palle di Marco che ad un certo punto implorò per smettere: “Ragazze tutte in posizione che arriva una fontafont ana di sborra!!!” Le due ragazze si sdraiarono sdra iarono faccia a faccia facendo lingua lingua e leccandosi le labbra... “Sborrrrooooooooooooooooo!!!!” Stavolta fu come versare un bicchiere di latte denso e cremoso sui visi delle ragazze, fu un'eiaculazione assurda, tre quattro, dodici getti, ancora più cremosi ancora più voluminosi, ancora più forti e gustosi. Erano bagnate fino ai capelli. Marco guardò sconsolato il letto: letto : “Eh no! E che cazzo!!! Ora tocca rimettere tutto in lavatrice e con questo tempo di merda merda quando asciugano?????” Iniziava a piovere...i tre si erano dati alla pazza gioia con le serrande completamente ala lzate e con le tende scostate. Marco pensò pensò tra se e se: “Meno “Meno male che il vicino impiccione i mpiccione qui de fronte sta in ferie”. Marco aveva liquidato tutto così senza essere a conoscenza che un'altra persona aveva visto visto tutte le loro performance per formance di quella quella giornata. Una persona che viveva nel medesimo palazzo del vicino spione, una persona molto discreta e tranquilla, fin troppo, così credeva Marco. Ma si sbagliava. Già,........si sbagliava. Luigi continuava a chiamare e Marco rispose: “Si so venuven uto...ehhhhh,,mmmmmm....volevo dire, mo vengo!!!” “Me so dovuto fermare per una un a pompa, ehhhmmmmm....ciò me so dovuto do vuto fermare alla pompa de benzina”. Luigi chiuse la conversazione e guardò PaoPa olo che era alla cassa: “Aho, mesà che pure Marco è andato de cervello... Parla tutto strano.. Boh!!!” Paolo Sorrise: “A Luigi!!!! Magari ha fatto fat to tardi perchè se sta a fa una sveltina co la mo je!!!” “A Paolo!!! ma che cazzo stai a dì?????????? La Moje de Marco manco gliela fa annusà!!!!” Marco si fece una doccia e poi po i salutò le ragazze che erano pronte per fare una doccia anche loro: “Ragazze me raccomando, racco mando, non fate le zoccole” Loro sorr iisero e Marco chiuse la porta per recarsi al lavoro.
Artista
Nella semplicità quasi infantile infant ile dei tratti, trasmette tutto il Pathos, l'emoziol'emozi one, i palpiti erotici del complicato rapporto di sottomissione sensuale. Un’accettazione spavalda, dovuta, voluta, quasi imposta, al "carnefice" di
turno. Chi colpisce sa già di essere anche schiavo; schiavo della bellezza estatica dei volti giovanili, delle forme morbide, del fascino del peccato segreto. In pochi tratti, Arianna del Filo manifesta tutta la Sfida. Le sue modelle parpa rlano e sfidano; accettano ma non si fanno domare; la loro stessa bellezza e la loro compostezza nel godere del castigo e, per il dominatore, motivo di sofferenza e di rabbia. Colpisce e gestisce quelle natiche diafane e fanciullesche ma non ha alcun potere, sulla sua s ua “vittima”. E s a già che presto potrà essere tradito, sostituito. Un altro potrebbe prendere il suo posto: perchè la vera Padrona del gioco: del cuore e della passione, è lei, l’impalpabile cerbiatta, che può strazi are un cuore con il semplice abbandono. Fragile come un giunco, lei l ei si piega ma non si s i spezza.
Appuntamento a a n novembr e
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