Man:. v unhrano (Vélez MàIaga 1904-Madrid 1991) è mia delle figure più orii!lnldl ,h'l panorama filosofico del Novecento. Impegnata nel rinnovamento della vita politita l' cu1lunlle del suo pal'S(', partecipò alla guerra civile e, aJl'instaurarsi della dittatura frrul chista, prese la via di un lungo esilio. fu le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo' Chiari del bosco (Milano 1991), I Beati (Milano 1992), La tomba di Antigan. (Mila"o 1995), Verso sapere deU'anima (Milano 1996), La cmifessione come gelierf leu,.", rio (Milano 1997), DelI'Au1Y)ro (Genova 2000), L'ua'lno e Udivino (Roma 2(0 1).
.11
Città Aperta Edizioni ha pubblicato Le parole del riUmw (2003) e Spagna. Pen.,;r"" poesia • una cil/d. (2004).
Maria Zambrano
DANTE !PECCI-IIO UMANO 1111'11 (' CO li
un 'll!!~ io illtrodutti\'o di F:lcna LuuJ'('lIzi f, ',· dll ... pa!.!"lIoll1 a 1'1'01111-
Euro 12,00 (1.1.)
Maria Z ambrall u
DANTE SPECCl-IIO UMANO ti
(' lira C' con un saggio inll'odlllli vo
d i Elell a La urcll zi l esl o spagn olo a FOIIIP
Città Aperta Edizioni
Sommario
La sete naturale di E/ella LlIllrenzi
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Tracce di un progetto naufragato p.8 - Un Dante eterodosso p. 21 - La
gravità e la luce p, 29 • • Amor che nella mente mi ragiona. p, 39 Ringraziamenti
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Nota all 'edizione e alla traduzione
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Dante specchio umano
57
I() Fundaci6n Marra Zambrnno
Vé lcz Mnluga @ copyright 2007 iltà Aperta Edizioni s.r.l. 94018 Troina (En) - via Con te Ruggero. 73
L'esperienza ce ntrale p. 67 - Il dubbio dci cuore p.83 - Burl e e ri velazioni p. 87 - L'itinerario. La Di vi na Commed ia p.95
Tel. 0935 653530 - Fax 0935 650234
L' Inferno Traduzione di Elena Laurenzi
Nell' In ferno di Dante. La soglia santa Lucia. Il cen tro e l'uscita p. 113 Copertina di Rin aldo CUlioi
In copertina: He nry Holliday. /ncolllro di Dante con BelItr;ceslIl LUlIgamo, 1883 (part.) Finito di stampare nel mar.lO 2007 dal Villaggio Cri lO Rcdcntorc s.r.l.
940 18 Troina (En) Tel. 0935 6578 13 - Fax 0935 653438
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La sete naturale di Elella Lallrenzi
La sete IIllf1lflll ch e mai fl OI1 sazia
se 11011 CDII l'acqua onde lo f emminella samar;uma domandò la grtl l ia mi fra vagliava ...
Purga to ri o XX I, 1-4 lo dubitava e {ficea «Dille, dille!» f ra me, diccal «a la mia do,ma
che mi disera con le dolci srillelf. Ma quella reveren za che s';ndowllI
di rullo m e. pur p er Be e per Ice mi rich inllva cOllie /'UOIII ch 'assolUllI.
Paradiso VlI , 10-15
ii
Tracce di un progetto naufragato La mia «Opera» /ww in/era si illlilOla: «Resli di /In IlCl/lfrtlgio». Maria Zambrano, Lettera ad A gustrn Andreu
I saggi pubblica ti in questo volume - Dante espejo luum:no e El lnfie rn o (Dante) - SI trovano tra I manoscnttl dell archivi o della Fondazione Maria Zambrano a Vélez Malaga , schedati rispettivamente con le sigle M-~93 e M-134. Si tratta di due testi rimasti quasi certamente lI1ed lU finché la fiI?sora era in vita: nell a lista de lle pubbltcazlol1l registrate 111 Fondazione non ne figura alcun a espre same nte dedicata a Dante ' e solo recentemente queste pagine dantesche sono state :accolte da Joaq uin Ve rdu de Gregorio nel suo libro La palabra al atardecer' Mancava altresì , finoa q~esto momento, uno studio cbe affrontasse 111 modo cn llCO I,nteresse peculiare di Maria Za mbrano per il poeta italiano, benché le ci tazioni che frequentemente appaIOno nell e sue opere test im onin o la persistenza di un dialogo profondo e lunga durata. In questo saggio introd utti vo ho cercato d, npercor-
rere i passaggi e i momenti salienti di tale dialogo e di ricostruire per quanto è possibile, indagando a nche nella corrispo nde nza e nei manoscritl i inediti conservat i in Fondazione, la storia di questi saggi danteschi. Del datliloscritto «Dan te espejo humano» conosciamo la data di stesura - febbraio 1966 - che si trova apposta in calce, assieme alla firma, alla pagi na 14. Questo particolare, unita mente alle correzioni apposte su un a parte del testo, suggeri ce che si tratti di un saggio predisposto per la pubb licazione e che sia stato co nsegnato a un editore. Ne trovi amo conferma in un a lettera che Maria Zal1lbrano scri ve a E le na Croce da La Pièce, il 4 giugn o 1966: «Non so se ti ho detto che qua lche mese fa ho riletto la Vita Nl.tova e la Divina [Comm edia] con il pretesto di scrivere un artico lo su Dante per Porto Rico, co a che ho fatto».' Nel 1963 Maria Zambrano aveva sottoscritto un contratto con il Departamento de lnstrucci6n Publica di Porto Rico che la impegnava a in viare regola rm e nte brevi articoli per le pubblicazioni del Dipartim ento stesso: Escuela , Semalia e Educaci6n' A quest'ultima ri vista , che u civa perio-
?'
l N ell a relazione delle pubblicazioni di Marfa Zamb r~no. l.a p:lI.denza ~ d'o bb ligo: molti articoli e saggi - sopra ttutto quel,li pu.b~lI cat1 '", nVlste lat,lnoamerica ne di non larga diffusione - risultano di dlr~l c ll e r e pe rl~l,e nto,e In part e ancora sconosciuti. Pubblicazio.ni cui n O ~l . SI aveva nOllzla stann o attua lm ent e emergendo da studi speCIfiCI condotl1 m loco, 2 Joaquin Verdu de Gregorio, La palabra a/ alllrdecer, En.dy.mion, M~ drid 2000, pp. 233-267. Ne lla riproduzione di Verdù de Gre~ono '. due dall1: loscritti appaiono però riunificati in un unt co, l es t ~,e, l e sczl o n~ di C ~I ess I SI compongono figurano con titoli lievemente diversi e IO un ordme ,dI succes: sione discorde da quello disposto n e U 'archi viazi o~ ~ della Fonda7..Jo~e, a cu~ invece la prese nte edizione si auiene. S o n~ staI! In oltre so ppressI a Jc,u~1 passi dell 'originale che pre~e ~ ta no lacun~ ~ mcoc r~ nzc. e che S~)IlO stati fI pristinati nell a presente ediZione, È POssibIle che .l ~ uto re a~bl8 avuto accesso ai dattil oscritti prim a del riordino dell ',archlvl o o ch ~ IO vece, co ~s a pevolment e, abbia sce llo un assetto a!t ::rnall vo a qu ello ~IS pOSI O dali. archivi sta, La compos izione del testo ~mglOa l~. c~)olUnque s ~ a , è da conSIderarsi ipotetica, dal momento che le l~te rr~zlon~ tra le, pa glO e n?" pe rme ~ tono di stabilire un ordin e di succesSIOne meqUl voca blle, Thttavia la suddl-
?i
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visione in du e da ll iloscritt i di stinti , verosimi lment e composti in momenti diversi, appare ultumente attendibil e. suUa base delle con sidera zioni che verrann o svolte nelle pagin e a segu ire. J Marra Zambrsn o. Lell era a E lena Croce del 4 giugno 1966 (inedita). Archivio dell a Fondazione Maria Zambrano, N ell a corr ispondenza intercorsa con ahri ami ci e coll aboratori itali ani (Cristin a Ca mpo, Ores te Macri , Leonardo C1 mmarano, Francesco Tentori) non ho invece trovat o alcun rirerimento a qu esto testo su Dante, E stranament e non se ne parla nemmeno nell e lett ere a e da E lémire Z oll a, che pure ave va indiri zza to Maria Za mbrano all a lettura di René Guénon, aut ore di riferiment o per alcune dell e idee sviluppate nel testo. Qu asi tutte le opere di Guénon presenti nella bi bli otcca di M aria Z ambrano si ritrova no citate in un a sorl a di contra ppunt o nello sca mbi o epistolare con Zo lla. sa lvo il testo L'ÉsOlérisme de Dame, Per la corrispond enza tra M aria Za mbrano. C ristin a Ca mpo ed E lémire Zo ll a cfr, M ari a Perti le, ..: "Cara, il viaggio è incomin ciato" . Le ttere di C ristina Ca mpo a M arra Zambrano», in I1l1munillls n, 3. maggio-giu-
gno 2003, pp. 434-474.
9
dica mente con numeri rn onografi ci e tematici , e ra destinato il saggio su Dante, come si evince da un 'altra lettera da tata 21 marzo 1966 e diretta alla poetessa venezuelana Reyna Rivas: «Sono stata letteralmente imm ersa nell a preparazione e nell a scrittura di un lungo a rticolo su Dante per Edllcaci6n di Porto Rico [...] E in questo modo, se ne è and ato un mese inte ro». Da ll a le tte ra sa ppi amo a nche che so lo un a parte del testo - verosimilmente le prime quallordici pagine - venn e inviata: <
brano: Il. Cr;s;s culWrtit y compromiso dvii eli Maria Zambrclllo, Madrid 2004, Fondazione Maria Zambrano, Vélez M ~ laga 2005. pp. 210-219. 5 Marfa Zambrano, Reyna Rivas. Epistolario. Monte Avila Editores Lali noa me ricana . Ca racas 2004. pp. 143- 144. li Si tralta del quaderno manoscritto siglato M -361 nell'Archivio dell a Fondazione Marra Zambrano. 1 Cfr. Enzo Esposito, «La critica dantesca in Spagna dal 1950 al 1970)10 , in Le flure C/assensi n. 20-2 J, Longo Editore, Ravenna 1992 , pp. 13-20. li Maria Zambrano, Lettera a Elena Croce del 4 giugno 1966, op. cito La stessa affermazione la troviamo nella lettera a Reyna Rivas: «Mi sono mes-
LO
vo» della Vita Nuova fa pensare a una lell ura origin ariamente suggerita da l padre don Blas Zambrano - il suo «prim o maestro» - e possibilmente riproposta , negli an ni della sua formazione universitaria , da Ortega y Gasset che citava spesso i versi di Dante, e commentava la Commedia con queste parole: «Non si è ma i scritto un libro che contenga ta le potere magico di inca nto spirituale, così in tenso e vivo... Q uando chiudiamo gli occhi dopo averlo letto [... ] sen tiamo nel cavo delta mano il dolce peso di un a manciata di pietre preziose». E possibi le che le celeb razioni de l sett im o centenario de lla nasci ta de l poeta ne l 1965 abb iano rornito a Maria Zambrano l'occasione e l'incen ti vo per tornare su quelle letture giovanili . La sua scrittura tutl avia riflette l' intensit à di una approssimazione persona le e intima che esul a da ogn i criterio celebra tivo o accademico. Rileggere Dante, scrive a Reyna Ri vas, «è stato un vero e proprio avvenimento, molto profondo: finché ero in Italia non riuscivo a leggerlo».l0 Scritto a la Pièce, il saggio «Dan te specchio umano» seguc di poco tempo il penoso allon tanamenlo di Marra e Araceli Zambrano da Roma, nel settembre del 1964. " È una nuo-
sa dunque a rileggere Dante, che è stata la mia lellura cos lant e dell'adoles~c nza e della gioventù». Maria Zambrano, Reyna Rivas. Epistolario. op. Clt ., p. 144. D elle opere di D ante troviamo. nella biblioteca di Marfa Zambrano conserv;Ha in Fondazione, una edizione minuscola dell(l Commedia della I-I oe pli, possibile ercdità della biblioleca pat erna ( D ante A lighieri, La Divi"a Com edia, Postille e Cenni in lroduttivi di Raffaello Fornac iari rivedUli dal Pi ero SCa7.20so. Vlrico I-Ioepli, Mi lano 1911 ). e due ese mplari della Vira Nuova: Dant e Alighieri, La Vita Nuova (introduzione c note di Luigi Russo) , G: D 'Anna Edi tore (serie «Classici lLaliani comentali per le scuole»), Messl~a-Firenze 1956: D ante Alighieri. Vira Nuova (con una guida nlla lettura di Edoardo Sanguineti), Gar.lanti, Mi lano 1977. Ent rambe le opere presen tano sott olincaturc di MarCa Zambrano: nclla Divina Commedia il passo segna lat~ è Inferno XXXI V, l LO-lll : 4
renze 1963. Maria Zambrano. Reyna Rivas. Epistolario. op. cit., p. 144. Come racconta Jesus M oreno Sallz, le sorelle Zambrano furono denunciate nel se tl cmbre 1963 da un senatore fascista. che utilizzò un 'aceuIO
Il
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va sepa razio ne, un nuovo sradica me nto, un nuo vo esilio che si «spa la nca» ne ll 'es ilio. E pro pri o la condi visio ne de ll 'espe rie nza de ll 'esili o d à o rigine a un a comunicazio ne e mpatica tra la scrittura de lla fil osofa e que ll a de l poe ta, che a tratti e ntra no distinta me nte in risona nza. TI vaga re di D a nte pe r la sua <
cano, se un giorno vi tornerò la amerò meglio e sa prò manifestarlo pi ù adeguatamente. Perché l'amore, essendo fu oco, deve sempre lavarsi, convertirsi in luce. anche se pa llida."
sa anonima del vici nato relativa alla grande quanti tà di gall i accolti nclloro ;:appartament o. Solo l'intervento di Gioliui . soll eci tato da Elena Croce. ri uscl a ca nce llare il manda to di espulsione. Poi un a nuov,a denuncia con re· lati va ispezione convinse le sorelle ad abbandonare Roma per trasferirsi «A I bosco. A I Confino~. Jesus M areno Sanz, «Luz para la sangre. Genealogru dt!1 pensamiento en la vid a de Maria Zambrano», in AA. Vv .. Maria Zambrtmo . La visi6" mas tfOllsparell le (a cura di José Maria Beneyto e
Juan Antonio Gonz:Hcz Fuen tes), Siruela. Madrid 2004. p. 36. 12 Espressione che rich iama il titolo dell a rivista Es{Ja;1lI Peregri"a fondata il Parigi nel marzo del 1939 da un gru ppo di esuli spagnoli (Berga mfn, arret , Larrea) e pubb licata in Messico in un unico volu me la cui edizione facsi milare è presente ne lrarchivio de lla Fondazione Maria Za mbrano: Espm;a Peregril/a n, 1-9, Messico,febbraio 1940. 1977, 13 Marra Za mbrano, «Lellera s ull 'esi li o ~ (traduzione di Elena Lauren-
zi), in Alli A lli n. 279. maggio-giugno t997. pp. Il , t2, t3. 14
Maria Za mbrano. Lettera a Elena Croce de l 4 gi ugno 1966, op. cit o
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Da nte, l'esiliato «inflessibile» 15 che paga con il confino a vita la pro pri a <
gli rispondeva di no. Che sa rebbe tornato solo se si fosse trova ta una formul a per poter entrare a Fi renze senza disonore né vergogna. E che se questa formul a non esisteva, allora no. Dante non sarebbe torn alO a Firenze. «E aUora? Forse che per questo cessera nn o di splendere il sole e la luna, e Dante smetterà per queslO di contemplare le verità eterne? Il pane, certamente. non gli mancherà».16
Un a ltro esule e a m;co di Marfa Za mbra no, il poeta José Be rga mfn, ne l suo libro Frontiere infe rnali della poesia me tteva a fu oco l'esil io qua le as pe tto essenzia le de lla pe rsonalità di Da nte : ne ll a «triplice fisionomi a» de l poeta - «il solitario, il sogna to re e l'ete rno esili ato» 17 - <
t, in Id. Dame e 8 ealrice (a cura di Bianca Garavell i, traduz ione di A nna Muria Brogi e Bianca Garavelli ), Medusa , Mi lano 2004, p, 30. 1& Enriq ue de Ri vas. Le tt era a Maria Za mbrano datata agoslo 1967 (inedita) , Archivio della Fondazione MarCa Zambrano. Per l'Epistola X II (fIl'Amico fioremil1o cfr. Opere di Dante. Società Itali ana Dantesca, fire nze t 960, p. 402. 17 José Bergamfn, Frontiere infemali del/a poesi" , op, cit., pp. 45-46. IS/vi p, 49.
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mensità de ll 'esili o» che trascende la vicenda storica e politica o pi uttosto la implica e la comprende, poiché l'esilio appartiene all 'esse nza stessa dell a condizio ne uma na , che in esso SI manI festa e si mette aIla prova: «Sono poche le situazio ni , come quella dell 'esilio, in cui si prese ntano, come in un rito iniziatico, le prove della condizione umana». \9 All a luce di tale condizione «vissuta da l cen tro, nel centro stesso dell'espe rie nza umana», cedono le barri ere spazio-te mpo ra li e le di stanze si a nnull ano. La scrittura si proietta ve rso un o rizzonte tempora le di latato, un «presente ampio»: 20 una parad ossa le cont e mpo ra ne ità che lascia trasparire l'e perienza di una convivenza di o rdine superiore (una convivenza «pe r affin ità di sensibilità metafi sica», ha scrino Agustfn Andre u rife re ndosi a i «gi ri pre-esiste nziali sti » ri correnti in Maria Z ambran0 2l ). Un 'esperi e nza analoga rifl etto no a nche le pagine dedicate ad An tigone: a ltra figura dell 'es ili o, a ltra figura «sore ll a».22 Nel saggio La tomba di A l1Iigolle - scritto anch'esso ne l 1966 - un a Antigone inedita, che non può morire perché rappresenta la parola interrata per la germin azio ne, viene espressa me nte assimila ta a Da nte in riferimento al viaggio ritua le agli Inferi , prima stazione necessa ria de ll 'amore nel suo percorso trasce\ldente, preludio a ll 'emergere dell a coscienza . Ad An tigone, si diede una tomba; bisognava darle anche il tempo. E, più che morte, transito. Tempo per sciogliere il nodo delle viscere fami li ari , per consumare il processo tragico nell e sue diverse di mensioni. E un morire, un ge nere di morte, adallo a farle lasciare qualcosa, ,'aurora che ella portava , e a farla procedere,
purificata, da quello cbe era stato nello stesso tempo il suo in-
ferno e il suo purgatorio verso il suo destin o ultraterrello, allo
stesso modo di colui cbe secoli dopo avrebbe detto di se stesso: . Puro e disposto a salire alle stelle» [in italiano nel testo]''' Dante, come Antigone, rappresenta un a figura esemplare e quasi una guida in quel «sentiero o rfico-pitagorico» 24_ ca mmino di mo rte e di res urrezio ne, di di scesa agli inferi dell a storia e di rinascita a una nuova esistenza - che ha o ri gine nell 'esperi enza radica le de ll 'esili o. Così nel saggio L'e silia/o una citazione dalla ViU/ Nuova si presta ad esprimere la «rivelazione» de ll 'esili o quale espe rie nza quasi mistica di annullamento dell 'io che redis o ne alla rinascita al n est arS I ne a solitudine e ne lla libe rtà di un «esse re a ppena segnalato, senza fi gura»: «E quello che nasceva a attca o CIÒ che no n po té af acclare ne mme no minima me nte il suo vo ito, ciò che no n gi unse al vuo to, c i ~ che no n ge ttò o mbra a lcun a ne ll a storia [.. .) ri appa re. E il respiro che enuncia un Incipit vita l'lova » .25
La rilevanza che l'opera di Dante acquisisce pe r Maria Zambra no a partire dagli anni Settanta si manifesta nell a ricorrenza di questo lncipit viU/ n/lova che, come un Lei/motiv, contrassegna alcuni passaggi fo ndamentali in cui la filosofa precisa il proprio me todo: esercizio di un pensiero no n as tratto da i mot i de ll'anim a-c he co niu a a mo re e Inte lli'c nza, sen Ire e pensare. In Dell'Au.rora , I' /n.Clpll I ante viene evocato a coro nare il rife rimento a un gene re di colIoscenza nata da ll 'esercizio di un 'attenzio ne «audace, ostinata , senza paura», che eccede l'intell etto per risolve rsi in ulla conversione total e dell a vita: Un modo di attendere che rapi sce e possiede il soggetto in cui annida, come fa l'amore, e che come l'amore medesimo è un a scala pericolosa , percbé quasi sempre invisibile; una sca-
la che dev'essere percorsa fino alla fi ne per arrivare all a ragio19 Maria Zambrano. 4< LcllCra sull'esilio», op. cit. , p. 5. 20 Maria Z:lmbra no. «II metodo in filosofia o le tre forme della visionclt (traduzion e di Elena Laurenzi), in Am Alli n. 279, maggio-giugno 1997, p. 77. 21
A gusti" Andreu, «Anotaciones epiloga les a un métooo o camino», in
Marfa Zambrano. C,,,,as de la Pièce. Correspolldencia con Agus t/II AI/drett , Pre-Te xlOS, Universidad Polit écnica de Valencia 2002. pp. 351 e 346. 22 Marfa Zmnbrano, «Pr61ogo». in Se"deros. Los i"telecflllIles eli el dwma de Espa;;a. La Twnba de AIII/golla. Anthropos. Barcelona 1986. p. 8.
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:, Marra Zambrano, Lll lombll (Ii Antigone (introduzione di Rose lla PlelZo. traduzione di Carlo Ferrucci), La Tartaruga, Mi lano 1995, p. 48. :~ fr. Maria Zambrano. Dell'Allrora (a cura di Elena Laurenzi). MaIlcll i. Genova 2000, p. 145. U Marra Zambrano. I bellli (traduzione di Carlo Ferrucci), Fcltrinelli. M II fl ll0 1992, p.43.
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ne [... ] Una forma di ragione nella quale la passivilà, la totale passività, viene ri sca ttata rispe tt o alla conoscenza e a quel
qualcosa che muove e genera la conoscenza: l'amore. Una ragione senza paradossi e senza agoni e, che non somigli a a se
slessa, priva quasi di giudizio ma non di ordine; e che per il fatto di essere una ragione nuova dovrebbe anche essere una «vita nuova» lin italiano nel testo]." In Chiari del bosco, è ancora l'a llegria di un «In cipit vita I1Il.Qva» che a nnuncia il sorge re di un me todo no n purame nte logico: «che risvegli tutte le zone dell a vita e se ne faccia carico. E a ncor più di quell e rinca ntucciate perché sotto messe da sempre o pe rché nascenti »." Citazioni e rimandi alla Vita Nuova e alla Commedia to rna no a nche nei ma noscritti e negli appunti di quegli a nni , ad indicare un interesse persistente e una le ttura assidua fa tta a volte sull 'o nd a di vicend e personali e dolorose, come ad esempio questa pagina del quade rno «Nuovo Diario» scri tto dopo la morte della sore lla Araceli : Attraverso i versi di Dante, scaturiti da lla rerita del cuore, mi è divenuto palese ciò che mi accade: «Oltre la spera che più larga gi ra I passa 'I sospiro ch'esce del mio cuore: I intelligenza 110-
va, che )' Amore I piangendo mette in lui , pur sù lo tira», N essuna morte ha opera to in me tale processo, ha aUirato il mio cuore ve rso l'alto. Mi duole non poter subire ques ta ascensione.
Danle ebbe non il genio ma la forza per sopportarlo. Ma forse il genio dipende proprio da quella forza di sostenere il processo senza cadere, senza annullarsi o deviare. 28
Correlato a questa assiduità di le ttura persiste anche il proposito di scrivere un nuovo saggio su Dante, come docume nt a, a ncora una vol ta , la corrispondenza inte rcorsa con E le na Croce. In una lettera data ta 4 ge nnaio 1969 EleMarra Zambra no, Dell'Aurora, op. cit., p.32. Marra Zambrano, Chiari del bosco ( traduzione di Ca rlo Ferrucci) , Bruno M ondildori. Mi lano 2004, p. 16. 211 Maria Zambrano, ..:Nuevo Diario». dauiloscritto datato 151ugli o L973 (inedito), Archivio della Fondazione Maria Zambrano. 26
27
16
na invita Maria Zambrano a scrivere un art icolo per la Rivista di Swdi Crociani «su qualche alleggiame nto significativo de lla cultura spagnola di oggi»,29 facendo in particolare riferimento all o studio controverso de ll 'a rabista spagnolo Miguel Asin Palacios circa le fonti dell 'esca to logia musulm ana nclla Divina C0I1I1?7edia. 30 Questo st udio, che Marfa Zambrano citava en passal"ll nel primo d attiloscri tto, fin d al momc nto de lla sua pubbl icazio ne ne l '1921 aveva suscitato un acceso dibattito in tutta Europa e in particolare in Italia, scontrandosi con le resistenze dei critici ad a mm e tte re che un classico della le tteratura occide nta le potesse essere ispira to da fo nti islamiche.'\ Elena Croce si offre dunque di inviare a Maria una «memoria» d i E nrico Cerulli - «vice preside nte dell ' Accademia dei Lincei e persona mo lto affidabile» - il quale nel 1949 aveva pubblicato un o studi o che in 19 E lena Croce, LCllera a M aria Zambrano del 4 gennaio 1969 (i nedi ta). A rchivio della Fo ndazione M arra Zamb rano. lO Miguel A sin Palacios, DllII/e e l'Islam. L'esca/ologia islamica "ella Dilli/ili Com/llet/ia ( introduzio ne dj Car lo Ossola, lraduzione di Roberto Ros'ii Testa e Younis Tawfik). Il Saggiatore. Milano 2005. Asin Palacios ipotizlava la sussistenza di un rappOrlo direno - un «nesso di fi li azione» o di «genesi per imitazione» (ivi p. 64) - tra la Divina Comm edia e le narrazio ni del viaggio notturno di M ao metto nel regno degli Inferi (isrd) c dell a sua (I~ce llsiolle ai cieli (mi'raj): narrazion e prese nte nell a tradizione profe tica dell'Islam (I-Iaditlls) , e diffusa in tu lto il mondo musulmano attraverso un a copiosa se rie di racco nti escatologici a carattere sia popolare che Icll erari o c leo logico. Nell 'ipotesi di A Sln Palacios la conosce nza di tal e tradizione sarebbe potuta arrivare a D an le attraverso la Spagna ,che Ira i secoli X e X I U rungeva da ponle di comunicazione tra Oriente islamico e Occident e cristiano, grazie anche all 'opera di traduzione e diffusione dei testi arabi intrapresa presso la Corte di To ledo già 5011 0 Alronso V I. e proseg uita sot to i \uoi successori Alfonso V II e Alfonso il Saggio, il «re dell e tre cultureJt (iv; pp. 36 1-376). Grazie all'allrazione irresistibile eserci tata da ll a scienza araba . nota l'autore. i s
l7
qualche misura avvalorava l'ipotesi di Asfn Palacios." «Cerulli - scrive - è un o ri e ntalista e i dantisti italiani hann o fatto fint a di no n sentire. Se ti inte ressa ti mande re i una sua memo ri a, pe rché sare bbe molto interessante se uno scrittore spagn olo intervenisse su questo argome nto». Ne ll a le tte ra di risposta, Maria Z a mbra no a ffe rma di co ndividere le posizio ni di Cerulli che, pur fo rnendo l'((an ello ma ncante» alla cate na minu ziosa me nte ri costruita da Asfn Palacios, ne sfum ava tuttavia le conclusio ni , contestan do che si po tesse parlare di de rivazione dire tta o di un influsso preval ente del precedente arabo sulla Divina Commedia ri spetto a ll e fo nti de ll a fo rm azio ne cl ass ico- bibli co-cristi ana: «Nea nche io cred o al de bito [di Dante] all ' lslam, perché più che di un de bito si tratta , co me dice Cerulli , di circolazione o dif:fusio ne dell ' lslam in quell 'epoca, della qual e c'è anco ra mo lto da scoprire»." Ma nel proseg uimento della lettera troviamo anche un a frase che chia ma l'a ttenzione, perché manifesta un dissenso di o rdine filosofico più che fil o logico rispetto alle tesi d i Asfn Palacios, e anticipa due te mi l'uscita dall ' Infe rno e la fi gura di santa Lucia - che, come ved remo, trovano svolgimento nel secondo dattil oscritto: L' Inferno di Dant e non corrisponde a quello dell ' lslam, anche se ha la stessa forma [...] Questo sì che devo scriverlo subitol'ho visto mille secoli fa -: che l'essenziale dell ' Inferno di Dangia cfr. Miguel Asfn Palacios, «Storia e critica di una polemica», in Id.
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te e ('fslam, op. cit... pp. 525·659. Le tesi di Asfn Pa lacios sono state in qualche misura avvalora te da M aria Co rti che parla dì un in flusso «strullu ra le» della tradizione del ",i'rnj sulla Divina Commei/ill: M ari,1 Corti , «Percorsi men tali di Dan te nella "Commedia" ». in AA.VV.. Guida allll fr Commedù,».
Bompia ni, Mi la no 1993, pp. t83-200. l2 E nrico Ce rulli. Il « Libro della Scala. e lo questione delle fom; lIrobospagllole della Divina Commedia, Biblioteca Apostolica Valicana, Ci ttà dci Vat icano 1949. Ce rull i rivelava l'esistenza di due codici conte nenti una ver· sione rrancese e una Ialina del m;'raj, rispcu ivamcntc in ti tolati Livre de l'E· scll iele Mah om el e Liber SCillae Ma cI/omer; e conservali nell a Biblioteca Bodlciana di Oxrord e nell a Bibliothèque Nationale di Parigi . Q uesti testi , il cui origi nale arabo è anda to perduto. rurono tradotti per volere di Alfon· so il Saggio dal nota io se nese Bonave ntura, e quindi si ipolizza che potes· sero essere accessibil i a Da nte (ivi pp. 11·12). 33 Marra Za mbrano. Lettera a E lena Croce del 20 dicembre 1969 (inedi· la), Archivio dell a Fonda7jone M arra Zambra no.
le è che da esso c'è IIscira, che differisce dai Luoghi dei viaggi isla mici che Asin Palacios ritiene identici. senza rendersi conto
del fa tto che in quei luoghi visitati da Maometto o da chicchessia, non si fa nu lla, mentre Dante e Virgi lio fanllo qualcosa e a partire da questa azione escono. ASln non coglie neanche il si-
gn ifica to della presenza di San ta Lucia, luce che discende fin nelle lenebre, viatico della luce del cuore." Nell a stessa lettera Marfa Za mbra no racco nt a di aver cerca to il vo lume di Cerulb , che ri sultava esa uri to, e di voler usa re qu anto meno la «memo ri a» ricev uta da Ele na per scri vere nu ove pagine su D ante da inserire nel Sogno Creatore, sul quale stava lavo rando. Le tracce d i q uesto progetto, tuttavia, si perdo no negli ann i successivi, Nel Sogno creatore trovia mo un unico riferi me nto a Dante, là d ove il suo Inferno ( (' I punto I al q ua l si traggon d'ogni parte i pesi») viene contrapposto al vuoto che si prod uce nei sogni , in cui (, e redatte con d iverse macchine per scrivere, Quest'ultim o pa rti co lare 'uggerisce l'i po tes i che esse risa lga no a ll 'a utunno de l 1974, po iché sapp iamo che propri o in q ue l pe riodo Marfa «ina ugurava» un a nuova macchina senza abbando nare del turto quell a vecchia. 37 li to no e il ca rattere d i q uesto secondo da llil oscrino - l'assenza di correzio ni, la soppressio ne de lla traduzione in spa34
Ibidem .
l.~ Maria Zambrano. / I sogno crell/ore. Bruno Mondadori, Milano 2002. p. 17.
:I6 / vi p. 64. «I nauguro la macchina nuova». scrive l'Il ottobre del 1974 ad Agostln Andreu. E il 14 ott obre: «H o estratto dall a macchina - sempre quella vec, 11
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gnolo ch e invece nel primo segue le citazio ni da Dante, il teno re dell 'esposizione da cui svanisce ogni intento did allico ed espli ca ti vo - fanno pensare che esso sia sta to scritto di getto, senza un a concreta previsio ne di pubblicazio ne: sono pag ine qu asi rapsodi che, a ppa re nte me nte de tta te da un a repentin a ispirazio ne, e fo rse costituiscono la punta de ll 'iceberg di un a riDessio ne che Ma ria Z ambrano ve niva maturando in quegli anni . Ma il testo è in co mpiuto e si int erro mpe brusca me nte proprio con l'accenn o al disse nso da Asin Palacios con cui era stato annunciato. E forse a questa interruzio ne fa riferime nto Maria Z ambran o in una lette ra ad Agustin Andre u del 29 o tto bre 1974 che sembra mette re un punto fin ale ai proge tti di scrittura su Dante: «L' Inferno di Dante pa ria dell'umano iniziatico discendere, cosa che nessuno ha collo, e questa che lo ha visto no n ha mai termin ato di scriverlo» .38
che pre min enti nella fil oso fi a di Maria Za mbrano. Si tra tta di un perco rso di lettura che no n esa urisce la ri cchezza e la complessità di questi saggi, ma si concent ra su alcuni nodi che rispecchiano, necessa riamente, anche le pro pensioni e le incli nazio ni inte ll ettuali di chi scrive. Ne ll e no te ho cerca to di raccog li ere le info rmazio ni relative all a lette ratura critica a ll a qu ale l'a utri ce, espli citame nte o implicitame nte, fa riferime nto, a quelle che furo no le sue letture su Da nte, ai temi che circola va no all 'interno dell 'a mbi ente inte ll e ttu ale cui era vicin a, e infin e ad alcune letture rece nti dell 'o pera di Dante che affro ntano tematiche affini o correlate a quelle trattate in questi suoi saggi. A ll a le ttri ce e a l letto re la scelta di seguire qu esto pe rcorso, o di addentrarsi senza medi azio ni e enza filtri nelle suggestioni de lla scrittura di Maria Za mbrano.
Le tracce che abbiamo seguito fin qui ci conducono, attraverso un a passio ne intellettuale amo rosamente coltivata pe r anni , ai re perti preziosi di un progello na ufragato, che co n questa edi zio ne vengono po rta ti all a luce. Un fascio di pagine, uno scrigno di pensie ri : alcuni scompagin ati e quasi solo brevemente anno tati , altri compiuti e cristallizza ti come gemme pe rfette; taluni evoca tivi ed empatici, altri e rm etici e quas i sibillini. Pe nsieri spesso inte rro tti , viene da pensa re sfogliando questi scritti discontinui , in cui il fil o del discorso si interrompe a tratti per poi ri allacciarsi su un 'a ltra sca la, con diver e to na lità. Percorrerli , tuttavia, ci consente di penetrare più a fo ndo nei temi e ne lle intuizioni allo rn o a cui si raccoglie e si co ndensa il dial ogo umano, fil osofi co e poetico che Ma ria Z ambrano intessette con l'opera di Dante. Le pagin e che seguono no n costituiscono un comm ento puntuale ai testi, quanto piuttosto il te ntati vo di espl ora rne alcuni mo tivi, mettend one a fuoco i ri fe rimenti a lle temati -
U n Da nte e terodos o
chia. vecchia di due anni comprata a Roma - una cartell a d~tl titolo "For· ma"». Di nuovo, il 6 luglio 1975, in riJerimenlo agli errori di bat titu ra: «seri · VQ
con la macchina nuova, e si vede» (Maria Zambrano. Carras de la Pièce,
op. cit., pp. 91. t02 e 227). " Ivi, p. tt 6.
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In questi saggi si pro fil a un Dante «eterodosso», diffo rme dal poeta versifica to re dell 'ortodossia scolastica fi ssa LO nell e le tture ca no ni che. Gi à ne l ra pid o di segno traccia to nell e prim e pagine, Dante vie ne inquad ra to nel pano rama di un Medioevo complesso e va ri ega to, attraversa to da saperi, aneliti , tradizio ni che travalicano i confini dell 'a ristotelismo cui si è soliti rife rire la sua o pera. Ma Maria Z ambrano no n si limita a segna lare la prese nza ne ll 'ope ra di Dante di ele menti deriva ti dal pitagorismo, dall a tradizio ne e rmetica e soprattutto dal neoplato nismo, fi ltrato attrave rso Cicero ne, Boezio, Bo naventura e i fil osofi arabi 3 9 Quel che è ce ntrale, in tutta la sua lettura, è il ri fe rimento implicito alJ9 Il riferimento alla metafisica della luce e alla medietas dell 'uomo tra l'universo delle cose terrene e quello delle cose ce lesti ric hi ama le tesi di Henry Corb in cbe, sulle orme di Miguel Asio Pa lacios, rint racciava nella concezione cosmologica e antropologica di Dante l'influsso dell a teosofia
della luce propria del neoplalonismo zoroasLriano d'Oricnte, trasrusa dalle dou rine gnost iche ed ermetiche dell'e tà ellen istica aU'lslam. e diffusa nella cu ltura medieva le att raverso la fi losofia di Avicen na ( H enry Corbin , L'immagi"azione creatrice. Le radici del sllfismo, lraduzione di Leonardo Capezzane, Latcr.la, Bari 2005, p. 20). A l,aie tcosofia sembra riferirsi M arra Zam-
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l'i mmagine da ntesca della filosofia co me «a mo roso u.,o di Sapi enza»: 4(J una concezione de l sa pere filos o~ co come ammino sapienziale e come via di salvezza che contrasta con il sa pere raziocin ante dell a sentenza aristotelica , trasce nde la philosophia scolasticame nte distinta dalla dOllrina rive lata deUa tile%gia , e richiama piuttosto la Sapienza v i vi~ca nt c dei libri salo mo nici e del Vange lo di Giova nni . È «vit a l nodrimento», «pan degli angel;,>, e dunq ue, propriam ent e, gnosi, conoscenza che sa lva" La /ecwrlI Dantis di Maria Zambrano si nutre dell e tematich e gnosti che, mistiche ed eso teriche che fanno la rrim u apparizione nelle ue opere già negli anni Cinquanta , c he si sviluppano in quelle degli anni Sessanta e Settanta" L' ipobrano evid enziando ne ll 'opera di Dante una concezio ne della di vinità intesa come «mistero d i lu ce e amore» che si prop
mente. una concezione dell'uo mo quale «divin o animale », la cu i natura an . li (C gclica - in contrasto con la dottrina lomisla dell'inte llettO- a l'essenza dlvlIla: «E quella anima che lutte queste pot enze comp ren
l!,
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perl elllssim a dI tutte l'alLre. è l'anima um ana. la quale con la nobili tmJc dc la potenza ulLim a, cioè ragione. parti cipa de la di vi na natura a guisa di sc rn pilerna int ellige nzia; però che l' anim a è tant o in quell a sovra na potenza nobiJitala e dinudata da mat eria , che la di vina luce. come in ange lo, raggia in quell a: e però è l'uo mo divino ani male da li fi losofi chia mato l...J Onde si puote o rna i vedere che è ment e: che è quella fi ne e preziosissima parte dc l'an im a che è deitade. E questo è il luogo dove dico che Amore mi ragiona de la mia donna ~. Convivio . III . Il . 14, 19. <1(1 Convivio . 3. XII. 12. "I Cfr.l-lans Jonas. Lo gnosticismo, a cura di Raffaele Farina. trad uzio ne di Margherita Hi cca Li di Ceva, SEI,l b rino 2002. p. 52. Sull ' influsso in Dant e delle dottri ne di stampo gnostico cfr. Adriano La nza, Dame e Gnosi. Eso· terù'm o del «Con vivio», Edi zioni Medi te rranee, Ro ma 1990; e. se mpre di Lanza , Dante eterodosso. Una diversa leul/ra della Commedia. Morelli '·10negger. Berga mo 2004. 42 Tema tiche che Marfa Za mbra no approfondiva in quegli anni anc he attra verso una «costell azione» di letture relati ve al cristi anesimo e alla gnosi (H. Lcisega ng, H. Jo nas, H.Ch. Puech, H. Von Ca mpen hausen.A. Lois. P. Na utin. H.U. von Lmasa r, P. Orbe). alla mistica e la spiritualità de l cristi anesi mo de lle origin i ( F. Cayre). a ll a teologia mistica (Y. Lossky). al cata ri smo ( R. Ne ll y, Olldenburg) , .lI' lst. m ( L. M.ssigno n. H. Co rbin, Eva ViLToy Meyerovich). Crr. Jcsus Moreno Sanz. «Guias y constelaciones». in AA.VV.. Moda ZambrmlO 1904-1991 , De la rtlz611 cfvica (Ila m z611 poélica , Publicaciones de la Reside ncia de Estud ian les, Mad rid 2004, pp. 226 ss. Sul rappor-
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tesi che Dante abbia voluto lrasmettere un 'esperienza di lipo mistico-iniziatico 43 dissimulando la n~ lIe forn~e de llin guaggio amoroso sulJ'esemplo della mIstica del son, nclll~ ma lo studio già citato di Asin Palacios," ma anche li claSSIco L'amour et l'Oecidertt di Denis de Rougemont 45 e l'opera di Luigi Valli Il linguaggio segreto dei fede/i d'amore, che Mato di Marfa Zambrano con l'lslal11 cfr. anch e Jesus Moreno Suoz. «ln1<\n irradiante. Espaiia como puen te enlIe el O ri ente islami co y E u.ropa ~ . in Aurora. Papeles del «Seminario Ma ria Zambrm'lO», n. 3. (ebbra.lo 2001; Sulla presenza dell a Gnosi nella filosofia di Marra Za n~bra no VC~I Agustm An dreu. «AnOiaciones ep iloga les a un métod o o ca ll1mo~ , op. CI I., pp. 346-362. 43 In questa chi ave andrebbe d~nquc int erprcta! o il s!gnifìca to «a n a~o gico» (l ett eralment e «che conduce m alto»: ana-agem) CUI Dallie fa allUSIOne nel Convivio e nell a Epistola a Callgrmllie. 4J Tra le possibili Co nli islami che dell a Divina Commedia, l'arabisHI spagno lo indicava in particolare l'opera de~ ~listico mu.rcia,no Ibn 'Arabi -:- cui: min e del sufi smo spagnolo, morto ve ntl cmqu e anl1l p~lm a della. n as~lI a di Dante _ che nelle sue Rivelazioni della Meccci c nel Libro del vwgg/O 110 / lUmo verso la maestà del pilì gel/eroso aveva proposto una rilellura in chiave mistico-allegorica dell a tradizio ne del mi'raj, coniug~ ndo il C~ra n,? con la specul azione neop latoni ca e reintepretando la na rra~I?J1e .d ~ 1 V.l8gg.10 ultraterreno quale insegnament o esoterico delle g~ad u ah IIltUIZI.O~l e .TI.ve lazioni dell 'anima del misti co nell 'asce nsion e estatica. Le analogie mdlvlduate da Asin Palacios - tali da farlo pensa re a un «rappo rt o diren o di imitazione» - riguardan o sia i metodi espressivi (~ ' uso deJla c~ bali.s ti c~ alCabet ica e numerologica. il ricorso all a personificazlonc allegonca di e n~lt.à ~stra.t te), sia l'a rchitettura sferica e la stnlllUra morale. del ~egno dell ~ I.dll à . sIa la raffigurazione dell a divinità come pura luce Irradiante. a! CUI IIlflusso Dant e e lbn 'Arabi danno plastica evidenza attraverso l'esempi o dello specchi o. Sulla base di queste corrispondenze. ASln Palacios si spinge ad a[(ermare che i pi ù aut entici precursori islamici di Dan te non vadano tant o cerca ti nei filosofi, quanto «nei sOfi o mis tici illuminativi». Dante appare un pensa tore «nel solco dell a scuo la o tendenza illu minat.iva, inau!?ural? nella Spagna musulm ana dal cordova no Ibn Massara c trasmessa_poI ~ a ll ebr~,? di Malaga Avicebro n e dal murciano musulm ano 1~)Il 'Ar~bl a~h scolastiCI dell'osserva nza che si è chiamala agostiniana qu ah G undlsalvl, san Bo nave ntura. Guglielmo di Alvernia, Al essa ndro di Hales. Duns SCOlO. Ruggero Bacone o Raimondo Lullo)t (Miguel Asin Palac ios, Dante e /'Islam . op. ci t. , pp. 389-390). Sulle corrispo ndenze lra I? ant.e e lbn 'Arab~, Marr~ Zambra no conosceva ce rtament e anche lo sludlo di Henry Corblll dedicato al mi sti co murciano, pubblica to nel 1958: Henry Co rbin , L'immagina zione crelllrice. Le roclid del sufismo, op. ciI. ts Denis de Rougemont , richi amando gli stud i «~er~ssimi ~ ~ i A~in Pa.lacios, sost.iene che Dant e rinnova co nsa pevolm ente Illmguagglo slmbo hco della poesia trobadorica. la qu ale - secondo l' auto re - celava sotto l'appare nza de ll 'a more per la donna -da ma i mo ti re li gios i ed eretici dci ca tari -
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ria Zambrano conosceva a lm eno in via indiretta'. La sua fonte dichiarata e diretta è però L'esolerisme de Dame 47 un piccolo volume di R ené Guénon pubblicato ne l 1925, i'n cui l'autore discuteva e rilanciava l' ipo tesi dell'a ffiliazione di Dante a una sella iniziatica, i «Fedeli d'amore» o «Fede Santa», erede di una tradizione occu lta in segui to riaffiorata nel Rosacrocianesimo e affiliata ai Templari , che Guénon suppone mantenessero rapporti con gli o rdini iniziatici dell'lslam.4S La congettura di un a corrente spiritu ale profond a che avrebbe attra~e rsa to il sottosuo lo religioso del Medioevo, unendo mIstICI musulmani e cristiani al di là delle guerre tra le ortodossie, doveva interessare vivamente Maria Zambra~o, che,co?d.iv.id eva l'osservazion e di Simone e l per la quale «I mIstIcI dI quasI tutte le tradizioni religiose converSOlO. ca nt ando
la Sa pie nza mistica, l' ascesa a Di o e l'estasi con te rmini conamo ros i. D~nis d~ Ro uge mo m. L'am ore e l'Occidente (introdu zione di Armanda G Ulduccl. traduzio ne di Lui gi Santucci) , BUR, Milan o 1993. pp. 394-395. Nell 'ipotes i di de Ro uge mont la tradizio ne sCII,aria dc)l'uso del do ppio linguaggio. o rigina ta nell'ambito del mislicis mo s01'ì Ira i seco ~i IX. e ?, V, si ~a reb.be ~ ropaga l a dalla Pe rsia a ll 'Europa att raverso i Manl c~el e I C~ l a n Alb'8.cs1. passa ndo poi dai Proven7.a li ai poe li Sicili ani (Fe~c ~ co .1I, Pl~r delle y lgne, Jacopo da Lentini ) e da qu es ti ai Bo lognesi (G UlllIzclll ) e al Tosca ni (Cava lcanti , Dante, Cino da Pis toia). :- Valli propon.e (' ident ificazione di un gergo iniziuli co ne lle liriche dei poell del Do lce Stll Novo che ne manifesterebbe il «verace inte ndime nl o)~ : «Qu este poesie, una volta tradott e nel loro significato reale con la chiave de l gergo, al posto di queU'amo re vago, sti lizzato. 1110 110tono, freddo, arlefatto, che mostran o qu asi sempre secondo la Iclt era, ci rivelano un a vita in tensa e profo nda d'a more per una mistica idea, rit enut a la vera esse nza della rivelazione catto lica, di lotta per essa, contro la Chi esa ca rnale e corrotta f···] occultatrice di quella Sapienza santa che i " Fedeli d 'a more" perseguono sott o la figura della do nna » (Lui gi Vall i, /Ilillglwggio segreto di Dame e ~ei I!'elleli d 'Amo!e: ~un~ Ed~trice, Mil ano 2004, p. 25). AI ge rgo iniziatico lpollzzato da Valh SI nfen sce Za mbran o in un appunto de llJlIfJ(/erno di Sall ili /... ~/cia, ~a n,oscri lto ~i c~i avremo modo di parl are, dove riprende l'idea che I Fedeli d Amo re SI chmmassero tra di lo ro «donne • . Crr. oltre, p. 48. 41 René G ué no n, L'esoterism o di Dam e ( trad uzione d i Pi a C illaro) Ade lph i, Mil ano 2001. ' 48 Es isH;)11 0 nun~~ro~i s tu~ ~ c~~ rnell ono in relazione i Te mpl ari con in se~na ~ e nll esoten CI di tutlJ I tipi - caba li stica, sufismo, ca taris mo, a lchi mi a. L' ml eresse di Maria Za mbra no per i Tem pl ari, testimon iato in d iverse ope re ~cfr. Maria ~a m bra n o, «Q uasi un 'a utob iografi a», in A lli Aut n. 27~, ~p. Clt. , p. 1 ~7) , SI ~~ tri va dei saggi d i A lbe rt O lli vier (Les Templiers, Édll lOns du Se uI! , Pa n gl 1958) e di Pi erre Po nsoye (L '/stanI et le Groal. v~ nzio n.al i
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gono. Essi costi tuiscono la veri tà di ciascuna».'· La sua lettu- -ra-nun-verte pertanto sugli aspetti ereticali e politici de ll 'opera di Dante, che invece sono centra li in gran parte delle interpretazioni in chiave esoterica tra '800 e '900 (da Foscolo a Rossetti a Valli).50 L'approccio non è qui di carattere dottrinale, e non si risolve in una nuova interpretazione definit iva de l testo dantesco, né pretende di illuminarne il senso occu lto per ricondurlo a un ca techismo. Maria Zambrano si mantie ne piuttosto fedele al ca rattere ineffabi le, indi ElUde SI" l'esorerisme du Parzival de Wolfrall/ VOI/ Eschenbat:!I , Arc hé, Milan o 1976). Cfr. Jesus More no Sanz. f< G u(as y const.elaciones», op. cii .. p. 227. L'ipotesi del templarismo di Dante ve nne avanza ta in piena temperie risorgim ent ale dal poeta carbonaro e rosa crociano G abri ele Rossetti (II mislero dell'Am or plMonico nel Medioevo. Taylor, Londra 1840; La Beatrice di Datlte. Ragionamenti critici, ri edizio ne a cura di Maria Lui sa Ce rt osio de Courten, Atanò r, Roma 1988), il qua le sviluppava un a intuizione o riginale de l Fosco lo circa il p ro fetismo qua le te ma uni fica nte de ll a Divina Commellia (Ugo Foscolo, «-Discorso sul tes to dci poe ma di Dante». in Id. 5lUdi su Dante, Le Mo nnie r, Fire nze 1979). Seco nd o Fosco lo l'o pera di Dante sa rebbe ispirata int eramente dal proposito di «riformare la disciplina, e part e anche de' riti e de ' dogmi della Chiesa papa le» (iv; p. J20). A partire da tal e intuizio ne, Rossetti conge tlurava che Dante fosse appartenuto a una co ngregazio ne segreta, i Fedeli d 'Amo re, collegata in via diretta con i Templari e gli Albigesi, e vo tata al cult o per un a Sa pi enza iniziatica di natura mistica-misteriosofica, venata di elementi pitagorici.gnostici e platoni. ci. L'ipo tesi del tcmplarismo ve nne ripres;l in chi ave «inquisito ria» dal gesuita Eugè ne Aro ux (Dal/te hérétiq/le, révolllliollllaire el ~'ocialis te: Révé/atiolls d 'lIlI cmh olique SlIr le Moyen age. Rcnouard et Cic .. Parigi l 54) e ri pro posta anche da Luigi VaUi , che però contesta ai suoi predecessori il caralte re eretico dell'opera di Dante (Lui gi Valli.lllil1g/illggio segrero di Dan re e dei Fedeli d 'Amore o p. cit., p. 26). 4!J Cfr. Sim one Weil, Lettera li /III religioso (a cura di Gi anca rl o Gaeta), Adelphi. Milan o 1999 (3), p. 49. .50 Secondo questi autori , la do ttrina che cos tituisce il moto re dell 'opera dantesca (<
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cibi le dell 'esperienza mistico-iniziatica: " nel suo scritto il «mistero» del messaggio di Dante non viene sciolto, e il ri ferim ento alle «rive lazioni » che sembrano affiorare ne ll a Vita Nuova si conclude, sibillinamente, co n la considerazione che esse avvengono «in risposta ad alcune burle» (ma su questo torneremo più avanti). Questi saggi ci propongono una lettura in chiave simbolica dell'allegorismo di Dante che ne illumina la polisemia, esplorandone libe ramente suggestion i, rimandi , risonanze, e maniJestandone l'intraducibilità in concetti e rappresentazioni puramente intellettuali: una lettura «per figure» che elude la tendenza prevalente nelIa esegesi moderna , ilIuministicamente scettica 52 e attestata sull ' interpretazion e dell 'opera
a ll a prude nza, sOllolineando J' irriduci bilità di Dante a ogni fo rm a di magistc ri o e di conrormismo: «Dante no n è riducibi le a nessun " iSOlO", ne mmeno, sia be n chi aro, a l ca tarismo. Egli uti lizza in modo libe ro e c reativo tutto il mate rial e preesiste nt e [... ] ma il suo pe nsiero è ori ginale. Co me giu stame nte scrive J-Ia rold Bloom, vi è " un unico teologo che davve ro impo rt asse a D ant e: Da nte stesso"» (iv; p. 175). Adri ano Coma llo. che ha dedical O un o studio al disse nso re li gioso di Dante i.ndaga ndone le prossimità con gli Spiritua li e con ilmovimc nto a pocalittico gioachimita, pu r no n avventura ndosi ne ll'ipotesi di un a co nnessione con i movime nti e re tica li , evide nzia tullavia in Da nte un ~(di sse n so,ose re i dire. insanabil e [con le dotlrine de lla Chi esa ufficia le] che giustifica molto più le condanne de i secoli passati contro il poeta piull osto che le tardi ve riabili tazion i de i nostri giorni » (Adri ano Corno llo. ll dissellso religioso iII Dante. Firenze, Olschki , 1990. p. LO). j l D 'accordo con G ué non: «Appa rti e ne a ll 'essenza stessa de l simbolismo inizia tico l' imposs ibilità di ridurlo a formu le più o me no rigorosa me nte siste ma tiche r... si d du m re lasciar sazio aJJ ' in es rimibi le che ne ll 'ordin e de ll a me ta fisica pura è a nzi ciò che conIa l piÙ» Re n G ué non. L'esoterismo di Dante. op. cil.. p. 104) . S2 11 significato simbolico de U'ope ra di Da nt e - nota Adri ana Mazzare lla - «andò via via sfu ggendo all a coscienza colle tti va fin dagli a nni de l Ri nasci me nto, e poca di gra nde te nsione razio naJista» , pe r riaffia ra re solo ne l Ro ma ntici smo (Adri ana Mazzare ll a, Alla ricerca di Beatrice. /I viaggio di Dame e l'lI omo moderno, Vi varium , Milan o 2002, p. 29). A propos ito de l simbo lismo dantesco, Pe te r D ronk e affe rma che fa pa rt e de ll 'esse nza de l symbolum usato da Dante «il fallo di si nificar ., . uò esse r detto di m re ciò I e re de llo» (Pc tc r Dronke, Dame e le trlulil.iol/ i larill e medievali, traduzione di arco G raziosi, 11 Mulino. Bologna 1990, p. 45). An che Albe rto Asor R osa a mme tte: (~ i tes ti da nteschi l... J co ntengo no ;n sé una poss ibilità, pi ù e levata che qualsiasi a ltro testo le ttera rio conosci uto. di un a pluralità pressoché ste rmina ta di sensi. f... ] Di quesli sensi [... ] alcuni noi ne possia mo coglie re, e altri no: esistono strali affon-
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dantesca come narrazione edifica nte o fil osofica." Per Zambrano le fi gure ch e popola no le ope re di D ante rifl etto no modalità dell 'esperienza umana del di vin o cb e si manifestano in un a dime nsione trans-storica ~ a-temporale: 54 affondano le radici nei Misteri de ll 'anti chità," e trova no analogie e corri spond enze in momenti stori ci e trad izioni di verda ti in zo ne oscure de ll a cultu ra da nt esca o della sua espe rienza persona le, che co nse ntono orma i solo letture alt ament e congettu ra li » (Alberto Asor Rosa. «Postfazione ». in Maria Pia Pozzato, a cura di , L'Idea de orme. Imerpretazioni eSOlerielte di Dante, Bompia ni , Mila no 19 , p. S3 Ri sco ntri a mo in vece un a sin tonia significa ti va tra l'approccio di Maria Za mbrano e qu ello di un poeta, Thomas Elio t, il quale riferi va l'all egorismo dantesco a lla capacità visio na n a a ncora a tti va ne l Medioevo, d i c ui il pens ie:ron1odf! rn la pe rso la cognIzione: «Dobbiamo conSide ra re que l tipO di !f1lell elto Ché, a ttraverso [3 natura e l'espe ri e nza, cercò d i esprimersi in termini a ll ego rici: e, per un poeta capace, a ll ego ria signi fica chia re imm agini visive. 1... 1Q ue lla di Da nte è un a immagi nazio ne visiva [... ] in q ua nto egli visse in un 'epoca in cui la gente aveva a ncora delle visioni. Si tra tt a di un a tteggiame nt o psico logico di cui abbiamo dim enticato il mecca nismo, che rima ne co mun q ue va Hd o come qua lsiasi a lt ro. O ra non co noscia mo nu ll 'altro che l'esperienza dc i sogno, e abbiamo di me ntica to che ave re delle visioni - un fenomeno ormai relegato a forme d i a berrazione e d i ignoranza - era un tcmpo un modo più es pressivo, più in teressa nt e e più ord inato di sogna re») (l1lOmas S. Eli ot.Seriui ~m Dome, a cura d i RoberLo Sa nesi. trad uzione d i Vittorio Di Gi uro, G iovanni Vida li e G lori a Rivolt él, Bompiani, Mila no 2001, p. 24). Di ta le im magin azione visiva si nutre anche l'opera di Maria Zambra no, che a[fermava: «Ma si dà il caso che, in vece che oggetti ideali, chi scrive abbia conosci uto, si sia im battuta o sia stata visitata da im magi ni ogge ttive) (Ma ria Za mbrano, Le parole del ritorno. a cura di Ele na Laurenzi, Cin à A pert a Ed izioni, Troi na-E nn a 2003, p. 101). ~ Marie Made le ine Davy, metten do in lu ce il carattere spiritua le del simbolismo medie va le, ne ha afferma to la di me nsione tra ns-s torica, poiché csso ha la fun zione di me tt ere in comunicazione l'uomo medievale con la co noscenza universale: «G li uommi spiritua li si ritrova no tra loro, come uccelli selvatiCI a ppartene nti a ll a stessa razza. Il loro ca nto è ide ntico c si mili sono i simboli che essi presenta no, e ciò ma lgrado la loro o rigine» (Ma rie Madeleine Davy, " sim bolism o medievale, a cura di G ian fr anco de Thrris, traduzione d i Barba ra Pavarotti , Ed izioni Medit e rranee, Ro ma 1988, p. 13). ss La prese nza ne ll a Divina Commedia di temi e simboli de riva ti dai Misteri a ntichi è stata messa in evidenza anche da A driano Lanza, che indi vidua in Da nt e un «s incre tismo ad a lt issimo live llo», nel qua le i da ti de ll a fede cristia na si fo nd ono co n il pa trimo nio sa pi e nzia le de l mo nd o paga no (Ad ri a no La nza. Dam e eterodosso, op_ cit. , pp. 44-47). L'es iste nza di e lementi comuni tra an tiche religio ni misle ric he e soda lizi inizia tici a ll'inte rn o delle re ligio ni rive late vie ne nota ta a nche da He nry Co rbin (cfr. L'immagi"azione crearr;ce. Le radici del sujismo, o p. cil.. p. 15).
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se, d 'acco rdo con la co ncezio ne j un ghian a degli arche tipi de ll ' inconscio colletti vo e con gli studi sull a «tradi zio ne occulta», che Maria Za mbrano co nosceva att raverso l'o pera di Re né Gué no n e di Elémire Zo ll a. Ma il mo ti vo principale dell 'inte resse della fil osofa per il volume di Gué non risiede - a m;o avviso - ne ll a lettura del viaggio iniziatico di D ante co me svolgime nto in chi ave simbo lica de i passaggi de ll 'O pus a lch emi co.'6 e ne i rim andi al simbolismo della tradizio ne e rmetico-a lchemi ca. L'interesse di Maria Zambrano pe r tale tradizio ne è manifesto in Dell'Aurora , un testo che coniuga linguaggio mi stico e tematiche a lchemiche, nel quale Michela Pe reira ha messo in risa lto i rimandi all 'A ufora ConslIrgens, «fo rse [lo scritt o] più singo la re e più a lto della tradizio ne a lche mica medieva le»." In «Quasi un 'a uto bi ografi a», un 'inte rvista del 1987 che . rappresenta un a so rta di testamento spiritu ale, la fil osofa riconosce altresì esplicita me nte la va lenza alchemica del proprio percorso fil osofi co:
ho sempre cred uto nell a luce del pensiero più che in qualsiasi alt ra luce. [... ] È la salvezza; come di uno che è stato nel fondo di una miniera e sale alla luce; è una sa lvezza che può anche esse re alel1 i_mia, ma l'alchimia del pensiero chiaro, della luce.58
L'interesse per il mo tivo alche mico della trasformazio ne nut re in mod o sostanz iale anche q uesti saggi danteschi . No n solo l'a ut rice ri chi ama esplicita me nt e l' imm agin e del crogio lo e de lla trasmutazio ne dei metalli quale meta fora dell a trasfig urazio ne de ll 'uo mo interio re per illumin are il signifi ca to pro fo ndo de ll 'esperienza vissuta e narrata da Dante," ma il Illo tivo de l riscatto della luce dall e te ne bre attraverso un 'azio ne de l pensiero ca pace di adde ntra rsi nelle profo ndità de l sentire, nelle «entrw1as», genera un a ri visitazione o rigina le del te ma della discesa agli Infe ri che di verge ne ttame nte dalle letture in ch; ave neoplato nica del viaggio celeste di Dante, inteso qua le a llegori a dell 'ascesi mi stica , in cui la parte d ivina de ll 'anima si sottrae alle influe nze de l mo ndo infe rio re per ricongi ungersi con il Principio supre mo. 60
E infine sorse questa defi nizione, che mi sia perdonata, della fi loso fia come trasformaz ione del sacro nel di vino, e ci oè come tra formazione di qua nto è viscerale, oscuro, pa ssionale e perennemente oscuro. ma aspira a essere salva to nella luce; e io
.S6
Per René G uénon il mo ti vo della discesa agli inferi c dell a resurre-
zione-ascensione al cielo richiama le due fasi complementari e conlra pposte ,de,I p~occsso a l ~h e~li co, coaugulazione e soluzione, c riproduce per analogia Il Ciclo cosmico. " quale obbedisce a forze opposte c complementari: f?rze di coni razione e con~e nsazio ne contro fon:e di es pa nsione e di lataZione, forza del ca ldo. che distend e e di lata i corpi , e forza del freddo. che lj cont ra e,e, anco ra , forle della leggerezza e del peso ( Réne G uénon, L'esOterism o di Dante, op. cit. , pp. 99- J01 ).
. "« ~ ol.ti . d e i mo tivi si~bo li ci che affiorano in D ell 'A liro rtl ( le acque pnmordlall , al fuoco, la qumtessenza ) sono riconoscibili nell e pagine dell'opera medievale, che intreccia il linguaggio esplicitamente alchemico e quello mistico in un percorso aHi ne a quello dell a filosofa , cui infi ne l 'A urora si ma ni! esta nell a "m isteriosa congiunzione degli elementi " che produce la nascll a dell a parola: nascita che richi ama il tema centrale della tra di~i on e mi stica speculativa, la nascita del Verbo nell 'anima» ( M ichela Perelra, ArcllIllI sapienza. L'alchimia dalle origini (l l ung. Carocci. R oma 200 1. pp. 285-286. C fr anche: M ichela Pe reira , «Auro ra alqufmica» . in Allro ra. PlI peles del «Sem inario Marfa ZOInbrmw'*, n. 6. ottobre 2004, pp. 128- 133).
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La gravità e la luce L'infern o dantesco, secondo un a visio ne diffusa nel Medioevo, è il centro delle fo rze attrattive e compressive che nel mondo te rrestre sono ra ppresentate dall a gravi tà, e che spin~
Maria Zambrano, «Q uasi un 'autobiografia», op. cil. , p. 13 1. A cce nnando al debit o dell a scienza medi eva le con la scienza greca e con la sua «madre o almeno nu trice» egizia, M aria Z ambran o sembra riferirsi all a tradizio ne ermetico-alchemica consolidata nella fil osofi a alessandrin a, dove elemenLi deUa religiosilà dell'antico Egitt o si sin crctiz-.la no co n la trad izione lìJosofica e scientifica greca e in particolare con la fi losofia di Platone. Iella come propedeutica al ritorn o dell 'a nima all ·Uno. Il pensiero alchemico, come mostra l'att enta ricos truzione di Michela Pereira, si trama nda fi no al M edioevo cristiano e filt ra nel mondo latino proprio attraverso l'l slam. in cui il collegamento tra alchimia e ricerca mistica , già adombra lO negli autori bizant ini , diventa esplicito c il sa pere alchemico, innestato con le tcmali che religiose, assum e esplici tamente il va lore simbolico di lavo ro sull 'anima ( M ichela Pcreira , ArclIIJ(I sapienz.a, op. cit, pp. 129- 145). !iO Cfr. la cri tica di de Rougemont al platonismo dell a lirica provenza le: 4(" delirio divin o", tra sport o dell 'a nima 1che sa le per gradi d'estas i ve rYI
r...
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go no gli esseri crea ti nella direzione di una sempre maggiore individuazione e limitazion e: «La forza di Sa ta na o p<:ra com e la gravità terrestre e a ltira giù ne ll 'infe rn o uo mini c donne con la forza di attrazione de l suo in ca ntes im o. Tal e gravità è esattamente l'opposto dell a forza eserci tata da I io. che altira a sé le cose fino a renderle luce, spirito. bont à ..."' Gravità e luce - Pesal1leur e Crace , nell a formula zio ne weiliana chc era cara a Maria Zambran0 62 - sono dunque le due forze che si contendono l'universo e l'esistenza umana. Marfa Zambrano ri evoca a qu e to proposito la legge nd a gnostica dell a caduta di Sophia - principio femminil e e luminoso dell a Sapienza divina - rapita al cielo per o pera di Lucife ro ne ll a sua ribelli one contro il C reato rc. Ma la sua esplicazio ne del mito no n segue fin o in fondo la co ntrapposizio ne di luce e te nebre propria de ll o spirito pessimista, dualistico e «anli cosmico» che contraddistingue la maggior parte dei siste mi gno tici · 3 La luce divina, scrive. è stata «soltratla all 'ordine della creazione», dove dunqu e si deve supporre che l'azio ne de l C reatore l'a vesse infusa. È rilevan te che la rolt ura decisiva dell ' integrità primordi ale venga messa in re lazione con la filosofia aristotelica, la quale segna il tramo nto della concezio ne plato nica de IrAnima 11/111/ di, della mate ria come dotata di an im a e come ede del divino, per ricondurn e le manifestazioni al principio determini sti co della cau sa lità. Ne ll a co mpa ltezza pesa nt e di questo mo ndo conce pito come un composto di entità fissa te in sostanze e vincolate a leggi immutabili , la luce divina giace sepolta , prigio niera e impo tente. Ma ne ll a cosmo logia di Dante il mondo appare a ncora come rifl esso, sia pur imperfetto, de ll a luce divin a. E , n.çj versi rievoca ti da Marfa Z ambrano, persino l' Infe rn o asscri-
so l'origine unica di tulto ciò che esiste. lontano dai corpi e dalla materia. loolan o da cjò che divide e dis tingu e o llre !'infeljc it à d'esser se s1essi e d'ess ue nell'amore stesso» (D enis de Rougemon t, L'amo re e t'Occ;· dente, op. cit., p. 61 J.B.Russc ll, 1I dillVolo ilei M edioevo, Lat erza, Bari 1987, p.170. 62 «Dm' rape regnano sull'universo: luce e pesa ntezza» (Si monc Wcil , L 'Ombm e III grazill, lfaduzione di Franco Fortini, Rusconi, Milano 199 1. p. 15). /il Cfr. I-Ians Jonas, Lo gnosticismo, op. cit. , p. 53.
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sce di essere stato creato dall 'Amore: «Fece mi la divina potestate /, la som ma sapIe nza e ' I pnmo a more». L'a utrice sembra vol er marcare la propria distanza - c quella di Dante - non solo dall'idea aristotelica del «Motore Immobi le», ma anche da quelle forme di «platonismo pessimista» 64 che tendo no ad isol are la Causa Prima dalla mater ia e dal corpo, inteso come carcere dell 'a nim a. L'a llusione all'insuccesso di Lucifero - che «fallisce nel suo sogno di creare» - se mbra quasi lIna replica al dualismo della concezione mani chea della creazione, riproposto anche dai Ca tari nella distinzione tra mondo delle rea ltà celesti , direttamente creato da Dio, e quello della materia, «fatto » e no n crea to da Lucifero, il demiurgo, il «grande arrogante».6S Il mondo terreno, dunque, non è «faltura » di Lucifero. Ma la caduta di quello genera un «precipizio» che attrae, dal momento che, nella visione di Dante, quella stessa caduta ha provocato il rovesciam ento dell 'asse terrestre «
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be rala dat peso detl a corporeilà (ivi p. 62). " /lIfemo XXX tV, t2t-t24 .
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stra il fatto che per uscire dall 'Inferno Dante a bbia dovuto o perar e un capovolgime nto. A questo mo tivo Maria Z ambrano attribuisce una ril evanza particolare citandolo anche ne ll a le lle ra a Ele na C roce, lo abbiam o visto, co me l'e leme nto chi ave del proprio dissenso da ASln Palacios: il segno di una possibilit à di ri scatto, di una vi a di uscita dagli Inferi che l'esca tol ogia musulmana no n contempla . In «Quasi un 'a uto biogra fi a», in relazio ne al discorso già ricordato sull 'alchimia, Maria Z ambran o fa di nuovo riferime nto al ribaltame nto attivo di Dante e Virgilio, riassumendolo nell 'imm agine leggera e giocosa della caprio la infantil e che ne utralizza la gravità infe rn ale: [...] non è affallo strano che nel cenlro dell ' Inferno, secondo la Divina Commedia, ci fosse il mostro. l'animale mostru oso cbe vi era precipitato e a cui la gravità impedi va di muoversi, e che
Dante lo dovesse aggi rare, seguendo l' indicazione di Virgilio di fare come lui, capovolgendosi, mellendo i piedi al posto della testa, facend o cioè la ca priola, qu es to gioco in fa ntile che un tempo era rigorosa mente prati ca to dai bambini ; così, capovol-
gendosi, cambiarono il centro di gravità, e di Il a pOCorisali rono aggrappandosi ai peli dell'immondo animale, perché avevano orm ai cessa to di appartenere alla gravilà dci polo oscuro, della oscurità dclla lerra, della oscuri tà massima, e andavano verso la luce con una semplice ca pri o la.61
"
Il rappo rto vertica le tra cielo e terra propri o della fil osofi" lIeoplato nlca VIe ne qui co rretto nel senso de ll a circolari tà e dell a com eme n an a ra spirito e mate ria . dell 'in!M!!::. Zlo ne recIproca tra alto e asso. a fu o nuscita dall 'In fe rno no n COInCIde pertanto con la mo rte mistica , la mo rte all e co61 M aria Zambrano. «Quasi un'au tobiografia», op. Cii ., p. 131. Sul 1cma dci capovolgimento si sofferma anche Maria Soresina che sottolinea altresì come la fuoriuscita dall'Inferno venga espressa allraverso le metafore della nascita, cui allude in primo luogo l'idea stessa del capovolgimento, analogo a qucllo del feto. nonché l'uso della terminologia propria del part o: l'uscita allrave rso la «n:.Hural burella» fino a un «pertugio tondo». il scnti rsi di D ante «lravaglia lo» (M aria Soresina. Le segrete cose. Dante 1m il/dl/ i.m lO ed eresie medie vali. op. cil., pp. 67-7 1). Si tralla dunque di una ri nasci ta. e sappiamo che anche in Marra Zambrano qu esto ICma non allude alla ascctica negazionc della nascita naturale e dell'essere venuti al mondo, ma a un pro-
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ma te ria oscura défla co ndizio ne crea tura e. a Im ensio ne dell 'itine rario dantesco su cui insiste Maria Z ambrano è il passaggio pe r il Purgatorio, co nce pito non come luogo dell'es iazio ne o me luogo alchemico e lla tras o rmazione jnteriore.69 E il tra ns' « U questa terra», « In ques a vi -a» IO cui l'essere um ano verifica , «appura» il proprio «essere autentico», la pro pri a vocazio ne alla trascende nza. 7o L'idea de lla compenetrazio ne di luce e te ne bre, ce ntrale in tutta la fil osofi a d i Maria Z ambrano, viene ripro posta in q uesti saggi a nche nella interpre tazio ne dell a fi gura di sa nta Lucia, patro na dei ciechi , la cui evocazio ne da parte di Virgili o risulta determin ante pe r convincere Dante ad a ddentrarsi negli Inferi. Per comprendere la posIZIo ne crucIale che Dante assegna a tale presenza , collocando la a ll 'o rigine del proprio «avvi o al cammino» quasi a segna lare che esso si svolge rà all ' insegna de l suo esempi o, Maria Z ambrano fI -
cesso costante di verifica di sé e di trasformazione. Per il lema della nascita e della rinascita in Maria Zamb rano cfr. Elena Laurenzi, .cNacer por sf misma: naixement i renaixemenl enla filosofia de M arfa Za mbrano», in DI/O da, Revistll de Eswdios Feminisllls, n. l I. 1996. pp. 97-113. 68 «La verità è dunqu e una azione: verifica re. ve rifica rsi l... J E verificare, cltiarifiwre fu male» (M aria Za mbrano, Carllls de La Pièce, op. cit. , p. 279). 69 Ta le è l'int erpretazione del Purga torio suggerita da Ad riana M azzarella (Alla ricerca di Beatrice, op. cit., pp. 239 Ss.). 7Il Come ha evidenzia to Jacques Le Goff, la rapp rese ntazion e del Purgatorio, di cui D ante è «il miglior teologo~ . costitui sce un evc nl ~ r~m~a mentale nelle rappresentazioni del sistema dell'a ldilà pre so la Cfl Sll31l1tà del secolo X II . nel senso del superamenlo del modello dualistico eredi tato dall 'anti chita greco-romana e vi gente nell 'escatologia musulman a (Jacques Le Goff, La nascita del Purgatorio. Ein audi, Tori no 1996, p. 208). Le Gorf sottolinea anche che di questo «terzo luogo» - situato allivello del mondo intermedio e temporaneo, quello della terra - D ant e ha un·idea tu tla dinamica e spiri tu ale, co ndensata nel motivo dell'ascesa, che spiega la sce lta della montagna tra le varie figurazioni geografiche che l'immaginario dell 'aldilà gli offriva : «tutta la logica di questo Purga torio montano risiede nel progresso che si compi e salendo l... J È un'ascensione sia in senso fisico sia in senso spirituale. TI segno di tale progresso è l'alleggerirsi d.ella pena. co me se per l'anima la scalata fosse più agevole e la montagna SI face'ise meno scoscesa» (ivi p. 387).
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manda dire tta me nte alla agiografia dell a Sa nta e ne me tte al centro la vicenda biografica , in contra to con molti interpreti allegoristi e simbolisti i quali , insiste ndo su l significato allegorico di santa Lucia (simbolo de lla giustizia divina e de ll'Impe ro, secondo la lettura d e l simbo lismo de lla croce e dell 'aquila ipotizzata dal Pascoli e ripresa dal Valli) , sembrano poi trovare paradossalmente ingombrante la fi gura storica della «piccola martire» siracusana. Valli , pe r esempio, insinua: «non è affa tto sicuro che la Lucia della Commedia , la quale appare in forma d ' Aquila [... ] sia proprio quella povera piccola martire diciottenne c he figura ne l martirolog.io con il no me di sa nta Lucia ».'1 Da qu e ll a «povera piccol a martire» di cui Dante si dichi a rava devoto Maria Zambrano è invece co lpita profo ndame nte: nel 1966 le dedica un qua de rno di note," e anche in «Quasi un 'autobiografia» rievoca la storia «breve ma imme nsa» de l suo martirio:
[...1siccome era una fanciulla casta e inoltre aveva distribuito i suoi beni ai poveri, destò i sospetti del questore, vale a dire dell'inquirent e che andava a caccia di cristi ani per condurli al martirio dando prova di fedeltà e soprallullo di buon costume. E lei confessò, disse che sì, era cristiana; e invocò [... 110 Spirito Santo, c fu la prima a farlo tra tutti i martiri. E allora il questore disse: «Ah, sì? Allora vedremo cosa ti succede!», e mandò a chiamare '1uallro malviventi perché la portassero in un bordello, ma non ci fu verso di muoverl a, divenne pesantissima, e qui ap pare chiaramente la relazione tra la gravità e la luce. Non riuscivano a muoverla, ed era chiaro che se quatlro bu lli non potevano, neanche quaranta avrebbero potuto; il questore le domandò: «così che li credi tempio dello Spirito Santo?», e lei ri spose «S1» , come qualunque cri sti ano puro e buono. E l'espres-
sione liturgica è questa: che la luce la fi ssò. e lei fu condannata a perdere gli occh i e a terribili martiri proprio perché la IlIce la fi ssò, la luce la rese pesante. Questodice il Breviario; e io nel-
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Luigi Valli , Il linguaggio segreto di Dame e de; Fedeli d'Amore, op.
ci l., p.319. 72 Maria Zambrano, «Santa Luda», quaderno manoscritto datalo 6 novembre 1966 ( inedito), Archivio Fondazione M arIa Zambrano, M . 416 (devo la segnalazione di questo prezioso documento a Rosa Rius) .
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l a Divilla Commedia ne ho co lto il contrappasso, dal m omento che è pro prio lei a discendere pe r convincere Dante a e ntra-
r
re nelle tenebre, lei che in effetti, come sa bene il popolo, è la protetlrice dei ciechi. Dunque, che relazione c'è tra la luce e la gravità? Se fu la luce a hssarla, vuoi dire che la luce ha ~e sulle tenebre e sulla gravità ."
Ri sa lta, in questo racconto, la gra ndezza di una giovane donna che - per prima - si ri conosce tempio d e ll o Spirito Santo, in un gesto di assimilazione a l di vino che se a pare a rroga nz a a ogica del mondo ne lla tradi . listi- c rappresenta PIUttosto 'esito di un a lleggia me nto di umiltà che induce a ll 'a nnientamento dell'io e redis one alla ricezio ne e divlllo. so rta di In LUCia Maria Zambrano co lie dun ue u con rappasso, a «perfella controfi sso no me»: 74 una figura mariana , che acconu sente, e che <
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cevere passivamente e interamente il ra io della luce, vita e essere c e viene a llo pIrl to Santo», ren en OSI così 111vulnerabile al male. La gravità, il peso, diventano allora «custodia della luce», la difendono." A Lucifero Lucia si contrap one e rciò non come la lu. on rappone a OSCUri a, ma come co e l c le ne scon" h ge li otere assoluto, ma nifestando <>: l'er questo è lei, Lucia. cbe può impartir" la grazia di entrare e uscire indenne dal luogo di Lucifero [... 1E patrona - padrona delle te nebre, dell 'oscurità, poiché non si può essere pienamente crea tura della luce senza essere patrona dell'oscurità, -senza avere conoscenza e D'ere sulle tenebre, graz&rurAmAre .... COSI attraverso Lucl8 SI compIe un modo della.circoazione della luce c e, a uanto sembra, deve assare peç la quan o lscen e a questo nostro universo. 76
Questa le ttura della figura di santa Lucia aiula a definire la qualità de ll 'es peri e nza mistica che Maria Zambrano coglie in Dante: non tanto l'estasi delle visioni beatifiche, il momento ecceziona le della fusione con Dio, quanto piuttosto l' e ' nena della rese nza del divino nell ' uom segnalata dal termine «Emanue e»77 Una presenza che ~ rivela. in prima istanza , in quello «smarrimento» dell 'a ni 15
Marfa Zambrano, «Santa Lucfalf, op. cito
7fi
Ibidem.
A questa idea, riflessa in diverse tradizioni (dall'Adamo Codmoll della Iradizione caba listica - l'uomo primordiale, l'uomo-cos mo, il prototipo microcosmico della creazione - al nwcrollllfhropos che nella Gnosi si apparenta all'androgi no che riunisce in sé lo Spirito del Padre e hl Materia primordiale), Maria Zambrano fa frequentemente riferimento nelle sue opere: vedi per esempio Dell'Aurora, op. CiL, p. 115. In quesli saggi essa viene richiamata ncl comm ento alla terzina del Paradi so in cui rimmagine divina appare «pinta» nell'e ffigie umana. 77
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ma che accomuna Dante a Ju an de la C ruz, e che il poeta «appura» nel suo viaggio, in un 'ope ra di trasformazione e purificazione che ricorda appunto il procedimento alchemico: 78 «egli nutre la sua alchimia immaginifica de l suo stesso sa ngue»," scriveva José Bergam'n. Più che il Dante profeta e castigatore delle letture esoterico-poli tiche emerge in questi saggi il Dante uomo e poeta . La scrittura si sofferma suUa vicenda biografica: la condizione di orfano; il fronteggiare le vicende penose e amare de lla vita «senza tirarsi indietro»; il percorrere in lungo e in largo la terra ; l'appassionato impegno con il proprio te mpo; l' um anissimo amore per Beatrice. Questa attenzione di Maria Zambrano per l'esperienza umana di Dante è solo in parte de ttata dalla co nsapevolezza di rivolgersi, almeno con il primo scritto, a un pubblico di non conoscitori. Alla base c'è la convinzione che l'esperienza umana sia, prima ancora che le visioni paradisi ache e intimamente connessa con que lle, la materia prima, «a lchemica» de lla sua fi losofia e d e ll a sua poesia . Poiché nell 'intuizio ne fondam e ntale deUa filosofia zambraniana, la poesia,la material ità de ll a parola poetica è l'<> in grado di tramutare la materia dell 'esperienza ne l corpo sotti le «perfet-
711 È interessante confrontare qu esla lettura co n l'interpretazio ne analitica di Adriana M azzarella che legge il viaggio ultraterreno di Dante come ese mplare del «processo di iDdividuazione» descritto da lung, il quale procede per tappe fino alla unione finale coscie nle lra l' Io e il Sé. Il cammino di ricerca interiore, nota M azzare lla. si muove come attirato da un cen tro al di là dell' Io empirico: «Tale ce nt ro compa re in forma simbolica in tutt e le tradi zioni esoteriche: è l'Anrlzropos della tradizio ne alessandrinoellenisti ca. il Secondo Adamo di San Paolo, l'Adani QUlldmon della tradizione della qabbalab ebraica. il Lapis degli alchimisti. la Pietra Angolare della massoneri a. il Santo Grtwl della tradizione ce ltica. il CheuII-Jen della tradizione taoista , )'AtI1ll1n illdividlllde dell 'induismo, il Sé i"dividulIle della tradizione orientale in genere. il Nome o la FlIccia del Di o personale sccondo il sufismo di Mohiddin Ibn 'ArabI. I... ] a tal e immagine cen trale. vero organizzatore fisico-psichico-spirituale della personalità. lung ha dato il nome di "Sé". prendendolo dall'orient e» (Adriana M azzareUa, AI/li ricerca di Befllrice, op. cit., pp. 21-22). 1'1 l osé Bergamin, Fromiere infernali deI/li poesia , op. CiL, p. 53 . ..: 11 poeta - nota va ancora Bergamin - . per entusiasmarsi o di viniz7.arsi. non si disumani zza come l'eroe milico, si umanizza invece maggiormente [... ] Nessun I.\Itro poe ta, in qualsiasi aJlro idioma, conserva quel misterioso pul sa·
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to, irradiante» della parola viva che la riscatta : «parola che rin asce dalla propria morte e produce la propria Aurora , dopo aver tramutato, mediante una alchimia na tu rale, le proprie limitazioni in poesia».80 E du nque l'esperienza umana cos· . . reto dell a oesla dI Dan te, In cui <
d ivid ualismo moderno, in cui - come scriveva E lio t - ognuno «m et son coeur à nu».82 In que l libello giova nile Ma ria Zam bra no no n legge infa tti una sorta di confess io ne intimistica, bensì un testo compiut a me nte fil osofico: la prima e laborazione di una fi losofia da lla quale - d 'accordo con l'indicazione de llo stesso D a nte nel Con vivio - l'opera successiva non «inte nde deroga re».83 È un a fi losofia che me tte al centro l'a mo re nel suo ra pporto con l'inte ll e tto ma che, indaga ndo sul te ma pl a to nico de l nesso tra eros e conoscenza, lo fa in modo e mine nte me nte pe rsonale, po iché in Da nte la fil osofi a no n è solame nte «qualcosa di a ppreso, be nsì qualcosa di vissuto, sentito, spe rime ntato». Q uesta profo nda intuizio ne dà o rigin e a un a ril eltura della fi gura di Beatri ce che appare in q uesti saggi in forme del tutto o rigin ali rispetto a ll e ascetiche le tture degli inte rpre ti esote risti .
prio così : l'intero universo diventa ques tion e personale. sl
«A mo r che ne ll a me nte mi ragio na» Tale connubio di individuale e unive rsale raggiunge i risultati più alti nelle pagine della Vita Nuova, dove il poeta si espone in prima persona mostrando «ogni angolo» della propria anima, in un atteggiamento, però, molto diverso dalla solipsistica attitudine alla con [es ione propria dell 'i nre del s~m g u c. quel vivissimo palpito umano, nel verso, nell'immagine. nel concett o, che sta di etro l'apparente immob ilità sidera le della sua crcazio·
ne» (ivi. p. 47 e p.46). 80 Maria Zambrano. Dell'Aurom , op. ci!. , p. 102. È ulla concezione alchemica detla parola poetica che trova corrispondenze profonde oell'«a1-
ti ssimo concetto della poesia» che ispira l'opera dantesca messo in luce da
Maria Soresina, che analizza i tennini usa ti da Dante per descrivere la poe· sia scrilLa SOlLO il delLato d'Amore: la paro la come «divina fiamma» (Pur· ga(orio. XXI. 95) e il poeta come «fabbro del parlar materno~ (Purgatorio. XXVI , 11 7). «I I termine fabbro ba implicazio ni molto sign ificative;dato che il rapporlo Ira Dio e l'uomo era visto dai padri della C hiesa co me quello tra il fuoco e il meta llo che a contatt o con quel fuoco fonde. dire che il poeta è fabbro equ ivale a dire che è intermediario lra Dio e l ' uo mo. come il fabbro lo è tra il fuoco e il metaUo» (Maria Soresina. Le segrete cose. Dante tra iII· duismo ed eresie medievali, op. cil., pp. 113· 114). fii José Bergamfn , Fromiere i"fenUlli della poesia, op. cil., pp. 44-45. La considerazio ne che l'opera di Dante non può esse re compresa senza richiami al suo destino perso nale evoca anche quanto scriveva Etienne Gilson: «Dan · Le ebbe rame e sete di giustizia, ma in questa vita non è stato saziato. f...] Ep·
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«Ieri come oggi, par chia ro [... ] che inte ndere bene Beatrice significa scopri re nell a sosta nza il fo ndo e la to talità dell 'opera di Da nte»,'" scrive A ld o Va ll o ne ne ll 'Encicl oped ia da ntesca . S ull a prese nza e nigma ti ca d i Bea trice si co nce nt ra no in fa tti le pagine ce ntra li d i ques ti scr itt i d i Maria Za mbra no, che scava no nel mistero de ll 'o pera d a npure egli ha inserito le proprie disgrazie nell 'opcra . l ... ] Non si può com· prendere questa se nza quelle, né quelle senza l'opcre\ >> (Étienne Gi lson, «Da ll a Vita Nuova alla Divina Com media», op. cit. , p. 29). 82 «Per chiunque legga la Vita Nuova se nza pregiudizi , risulte rà abba· stanza ragionevole vederla come una mesco lanza di biografia e allegoria; una mesco lanza , lUlLavia, onenula median te una rice Lla perduta per la " mentalit à moderna" [ ... ] AI giorno d'oggi. possiamo leggere a iosa sulla stampa "conressioni" di un valore insignificante. Ogn uno me' son coeur à Ilil o finge di farlo, e l'interesse per la cosiddetta "personalità " è un fenomeno di una ricorrent e variabilità [ ... J È difficile concepire un tempo l... } in cui agli uomini interessava in qualche misura la sa lvezza dell '''anima'', ma non si occupavano certo delle reciproche " personalità "» (Thomas S. E liot, SeriI· ti j'U Dame, op. cil., p. 57). IO Convivio I . 1, 16·17. IW Aldo Va ll one, voce «Beatrice », in Enciclopedia Dantesca, voI. I , Trec·
cani, Roma 1984, p. SS l.
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tesca. In accordo con l'ipotesi de l settarismo di D ante, l'autrice suggerisce che Beatrice fosse una sorta di senhal riferito al culto per una forma di Sa pie nza cbe univa segretamente i «Fedeli d 'a mo re» . L'inte rpretazione di Bea trice quale simbo lo sapie nziale è dichia ra ta ne l quaderno «Santa Lucia», dove ella viene assimil ata a ll a Vergine Maria, (da prima media tri ce de lla circolazio ne dell a Luce», e dunque anche allo Spirito Sa nto, ipos tasi fe mminile di Di o in cui Marfa Za mbrano ide ntificava la Vergine, richiamando la versione della Trinità di Clemente Alessandrino."' Tale interpretazione veniva corroborata dall 'amico Julio Sanz Pinilla - fi lo logo spagno lo esili ato a Ginevra - che le scri veva in una le lle ra : «li mistero di Bea trice è illuminato dall 'e timo logia del suo no me: Beatrice si . .. d o na tric , portatrice rocuratrice d· ' dIne. E l'essenza de la beaI udine Dante ce la spiega in una terzina sublime: "Luce intellellu al, piena d'a mo re; I amo r di vero ben , pien di letizia; I letizia che trascende ogni do lza re" ... E la luce - la mente divina - da cui vie ne Beatrice, la luce che Beatrice reca al poeta».!I6 1ùttavia la peculi arità in questi scrilli di Marfa Zambrano è che Beatrice no n si ri solve in una figura puramente allegorica , come invece succede, con variazio ni min ime, nelle interpre tazioni dei so [e nito ri de ll 'esote rismo di Dante. Pe r Lui i all i, Bea trice richia ma la Sapienza de i Libri alonlonj cj e del Can tico d e; Cmujei. 87 O anche. d'accordo
con Pascoli , la Rachele contempl ativa dell a Bibbia.88 L'amoan e Ichmra per lei è un «amore intelle ltuale che . e--ch non ha niente di sensuale». E se è possibile che per esprimere tale amore Dante si sia ispirato all'a ttrazione per una donna in carne e ossa, la relazione che passa tra questa do nna e la Bea trice poelica è tull'al più quella che intercorre tra la modella e la raffigurazione pi ttorica allegorica: «Se ne l dipingere la divina Sapie nza [Dam e] e bbe una modella, quando prese in mano il pe nnello già la modella era di venuta madonna».89 A sfn P alacios 90 è quasi brutale: <
ciI.. p. 328. "Q uan to alla re laz.ione tra Spirito, Logos e Sapienza , a me si è im posta da sempre 1... 1 qu ella di Clement e di Alessa ndria. La [genealogia} per me pitl chiara è quella dci Nous-Spirilo che corrispond e alla Vergine. [... llIn que la genealogia] appare la circolazione dell a Luce e de llo Sp irit o» (Marfa Zambrano, Cartas de La Pièce, op. cit. , p. 82). Come simbolo sapienziale, Bea trice è stata assi milala all 'A mata dc i Cll1uico dei Camici, e ne so no state evocate le risonanze con le diverse raffigurazio ni del femminile di Dio che ricorrono nelle rappresen tazioni esoteriche delle tre religioni monolciste: la Shekhimìh della Cabala ebraica, la Fatima della gnosi islamica.la Sapienz.a id enti fica ta con la Vergine M aria e con lo Spirito Santo nella tradizio ne cristiana (dr. G uido Ceroneui, «Le rose del Cantico», in Il Com ico dei Cantici (a cura di Guido Ceroneui), Adelphi, Milano 2003, pp. 98-99. 116 Julio Sanz Pinilla , Lellera a Maria Za mbrano de l 20 ott obre 1966 (inedita), Archi vio della Fond azione Maria Za mbrano. 81 Luigi Valli Il linguaggio segreto di Dame e dei Fetleli d 'Amore , op. 8$
ciI. , pp. 94- l t7.
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!li Per A sfn Palacios la glorificazione di Beatrice «ha certamente radici prossime nello spirilo cava lleresco dei trovatori provenzali e dei poe ti italiani del dolce SIi/uovO», ma le sue origini remote vanno cercate nel tema della "sposa ce leste" diffu so tra gli scrittori ascetico-mist ici musulmani » (Miguel ASLn Palaeios. Dallte e n slam , op. ci I., pp. 199-20 1). 91 Miguel A sro Palacios, Dallle e flsillm , op. cit., p. 402. 92 H enry Corbin , L'immaginazione creatrice. Le flldici del slIfismo, op. cit ., p. '127. Corbin ri chiama la distinzione stabilita dal mi stico persiano R Ozbch5n Baq li di Shiraz tra «i pii asceti o sUfi che non hanno mai incontrato, sulla loro via , l'esperienza dell'amore umano, e i Fedeli d 'amore per i quali l'esperienza di un culto d'amore votato a un essere di bell ezza è l'iniziazione necessaria all'amore divi no e ne resta inscindibile» (iv; p. 90). Dunqu e Bea trice, analogamente alla Nezam di cui parla Ibn 'Arabi nel prologo alla sua raccolta di poesie Diwlìll , è, senza contraddizione, persona e arch etipo: fanciulla reale e,«in persona,., appariz.ione teofanica della Sapienza o Sophia eterna, in cu i si co nt empla l'immagine del Femminile creatore come suprema manifestazione divina (ivi pp. 120- 147).
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gno re». L'amata è infa tti lo specchio che rifle tte il volto segreto dell 'amante mistico e, analogamente, questi , purificato dalla o pacità del suo ego, diventa specchio degli attributi e degli atti de ll 'Amato·3 Ln questo gioco di specchi , la do nn a in carne e ossa perde di nuovo co nsistenza per ridursi a mero riflesso: «Così come Ad amo è lo specchio in cui Dio co ntempla la propria imm agin e [... ] all o stesso modo anche la Donna è lo specchio [... ] nel quale l'uomo contempla la sua pro pria Immagine, quell a che era il suo essere nascosto, quel Sé di cui doveva raggiungere la co nosce nza necessaria per co noscere il proprio Signore».94 Pe r co mprendere fin o in fondo la distanza di Marta Zambrano da queste interpretazio ni vanno tenuti presenti al cuni passaggi di un saggio del 1941 , Eloisa o l'esisten za della donna , in cui la fil osofa si soffermava critica mente sull '« id ea li smo amoroso» medi evale,·' riprendendo le analisi di Denis de Ro ugemo nt circa il «narcisismo» della passio ne amorosa celebrata ne lla poesia provenzale. 96 D 'accordo con de Rougemo nt , Marfa Z ambran o leggeva in que l mo mento Bea trice come fi gura paradigrna tica dell a «dama»," esa ltazio ne di un ' immagine fe mminile che si manifesta in palese co ntraddizio ne con l'esistenza dell a do nna reale: la maggiora nza degli uomini amavano la donna . ideale» e convivevano con una donn a che era più o meno l' immagine della
etern a Eva [...] L'uomo co ntemporaneo di E loisa compi va continu i sacrifici di fro nte all 'immagine sacra de ll a do nna amaIIl / V ; p. 64. " Iv; p. 142. 9S MarIa Zambrano, «Eloisa o l'esistenza de lla don na» , in Id., AlI'ombrll del Dio sconosciuto, a cura di E. La urenzi , uova Pratiche Ed iLrice, Mil ano 1997. pp. 93-120. Per la critica alridealismo amoroso medievale dr. anche lo scritto «La donna e la cu ltura» raccollO nel volume (iv; pp. 61-76) e il mio
saggio in trodu ll ivo 4C: M aria Zambra no: una "mujer fì 16sofo")t (ivi pp. 7·59). 96 D enis de Rougemont, L'amore e l'Occidellle. op. cit .. p. 22. w Questa id ea ritorna anche negli appu nti di quegli ann i riferi ti a un 'o· pera mai concl usa, «Pa ra cl amor y la piedad,., dove si legge: «Trad izione pia· tonica deJra more razionalizzato ncUa teologia dell a Divina Commedia. La don na è un a idea platonica. I dealismo amoroso,.. Cfr. Rosa Mascarcll. «U na obra in acabada », in AA. V v., MarEa Zambrtlllo 1904· 1991, De la m z611 cfvic(I (I la ra zoll poélica, op. ci t , p. 676.
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ta . Forse con la donna reale che gli cadeva tra le braccia. si prendeva poi la rivincita accettando il suo sacrificio enza 0(·
fri rgliene alcuno. come con tropartita di tutte le offerte dirette alla donna idea. alla Beatrice." La ri fl ess io ne sulla celebrazio ne de lla do nn a a ngelica ta evi denzia con straordinaria chi arezza come essa radichi ne l bisogno maschil e di do min are la prese nza femminil e ne utra lizza ndola nell 'idea: «L'imm agi ne preserva l'uo mo da lla realtà che po trebbe distruggerl o, che in manca nza dell ' immagi ne, lo assa lire bbe seguendo le pro pri e leggi e appetiti [... ] per po te r mettere la do nn a al se rvizio dell a propri a volo ntà, l' uo mo deve crea re anche lei. Bea trice, la medi atri ce, l'imm agine pi ù chiara dell a "dama" , è lIn a id ea cui la Beatrice rea le servl da " mate ri a ". Sotto l'a mo re pl ato ni co cava lleresco de ll a poesia medioevale i avve rte che la donna non è a lt ro che un sim bo lo per l'a mo re maschile; l' uni tà idea le di cui l'a nimo maschile ha bisogno per poter dispiega re il prop ri o im pe to [... L' amore dell a dama sostie ne i ' . 99 qui ndi la volo ntà met Q uesta di suguaglianza metafi sica per cui la do nna viene pensa ta su un pi ano sem re altro ris etto a uello dell ' uoo «mal ugua e a . ' uomo; schi ava e liberatrice, mistero nawra le e ange lo soprannaturale ; scoglio irremovibile e guida nel viaggio più audace verso gli abiss i dell ' infern o e le altez< ze celesti» 100) marca, secondo Marta Zambr ca e i e uno e t strati ' isivi» della cultura occidentale,101 oiché mette in q uestio ne l'<
M arra Zambrano, «E loisa o l'esistenza della donna». op. ci t.. pp. 109. 114.
" Ivi pp. 103·) 04. 100 I vi p. 108. C fr. Maria Zambrano. «La donn a e la cultura,., op. cit., p. 63. Mari~l Zambran o. ,,< Las misterios» (da tt iloscri tt o inedi to), Archi vio della Fondazione Marfa Zambrano. M ·13. 101
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Le pagine suU 'amo re incluse nell ' Uomo e il Divino scio lgono questo nodo: la o te nza trasce nde nte dell 'amore i dispiega infatti pro rio a arlire dal riconOSCImento e a traa tro come essere irriducibl e a S. amo re « a ransl are, andare e ve nire tra le zone o osté della realtà»,103 e, in questo mo o, produce uno spostame nto del ce ntro Il 'io che si libera della gravità, del peso e della costrizione di esse re se stesso: L'azione dell 'amore, il suo caraLlere di age nl e del di vin o nell'uomo, si riconosce sopraLlullo da quell'a[finamenlo dell'essere che lo palisce e lo sopporta. E anche da lino sposlamento del
tinuità e intima connessio ne tra la passione amo rosa per un essere concreto e reale e la sca la che l'a more induce a percorrere in chi ne segue l'ispirazio ne: Nell'epoca moderna l'amore apparirà allo sguardo del mondo co me amore-passione. Ma quell a passione, quell e passioni quando si presentano realmente sa ranno, sono sempre tate. gl.i epi sodi della sua grande sto ri a semi nascos ta. St adi necessari
affi nché l'amore possa dare il suo frullO uhimo, perché possa agire co me strum ento di consunzione, co me fuoco che pu rifica c come conoscenza. 107
centro di gravità dell'uomo. Perché essere uomini significa es-
sere slabili , significa pesa re, pesa re su qualcosa. L'amore
~ca non la diminuzione bensì la scomparsa
di
1'1'0 -
quell a gravit à
[...J. Il centro di gravilà della persona si è trasferilo all a prim a persona amata e, nel momento in cui la passione svanisce, re-
slerà quel movimento, il più difficile, dello Slare «fuori di sé». [ ...1 V ivere fuori di sé per essere oltre se stc si. Vi vere diS~li
al volo ronti a qualunque parlenza. È il futuro Il1Immagina ìe, l'irraggiungJ I e li uro I que a promessa di vita vera che l 'amo re insi nua in chi lo sente.104
L'a mo re, scri ve Maria Z a mbr'ano, «trasce nde sempre», <
110
11 nesso tra amo re-pa ssio ne e con osce nza è cenlrale in questi scritti danteschi , nei qu ali , to rn ando a rifle tte re suUa fi gura d i Bea trice a di stanza di venti anni da l aggio su Elo isa, Ma ria Z ambrano ne corregge l' interpre tazio ne. La [igura rea le di Bea trice si impo ne qui allrave rso le pagine de lla Vira N uova dove si narra un a pass io ne a mo rosa ne i suo i mo ti intimi , tur ba me nti , es itazio ni , esa ltazio ni , timo ri . Quello che Dante descri ve. e che Marfa Za mbra no mette in evide nza , no n è un amo re ete reo e di sinca rn ato. È l'a mo re pe r un a do nna in ca rn e e ossa, la cui fi sica prossimità a ltera e sconvolge la me nte. U na d o nn a che l'autri ce vede crescere e ca mbi are - bambin a, ragazza , do nna matura e sposata e, dopo la mo rle, convertirsi in un 'assenza più incisiva e cocente della stessa presenza fi sica. Se Maria Z ambrano suggerisce che esistano «due Beatri ce, so tto lo stesso no me». la Bea I d ce rea le no n si disso lve nella «dama celeste». Resta un a presenza concreta. tangibil e, che «manifesta e vegli a» l'esperi enza mistica del poeta. Poiché è l'incontro decisivo, ersonalissimo e in traducibil e con q ue a onna c le per Dante d iventa [ont e dj illum1l1 azione e mottvo d I conversio ne.
Marra Za mbrano. L'uomo e il Divino ( lraduz.io ne di Gi ovanni Ferra-
ro), Edizioni Lavoro, Roma 200 1, p. 250.
Ivi. p. 252. "' l vi p.249. Il'''
106 Maria Zambrano, «Filoso fia y Poesfa». in Id., Obras reullit!as. A gui(ar. M adrid 197 1. p. 206. Per il passo qui cit alO. in pa rtico lare. preferisco questa version e a quella. lievemente djversa, pubbli cata in M ess ico da l Fon-
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do dc
Culluru Econ6mica. e racco lta nell'edizione itali ana: M aria Zambra-
no. Filosofia e Poesia. a cur a di
Pin a de Luca, tradu7ione di Lucio Sessa. Pendragron, Bologna 1998. SuU 'innamoramento come tema e atteggiamento dell a fil osofia di M aria Z ambrano ha scritto Ann arosa BUll arelli: Marfa Zam brtU/o. Una filosofa innamorata , Bruno M ondadori. Mil ano 2005. 1117 M aria Za mbran o, L 'uom o e il Divino. op. Cii ., p. 25 1.
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Maria Zambrano coglie in modo inequivocabile la novità e la ril evanza fi losofica di questo gesto del poeta , che pa rl ando della potenza trascende nte dell 'a mo re mette in scena un eros emine ntemente pe rsonale. La con trapposizione a Cervan tes, che invece demanda all a fo llia di Don Chisciotte la responsabilità dell 'esistenza reale di Dulcinea, sembra essere richiamata proprio per mettere in risalto la singolarità del poe ta italiano rispetto a tutta una tradizione ispirata dall ' immagine fe mminil e come proiezione della mente maschile:-ecen emen e, anc e ue stua iose diìJante harllT!J1fìesso in luce la portata rivoluzio naria di qu esto in usua lc gcsto filosofico. Ana lizzando B eatrice a ll a lu ce delle raffigurazioni femm inili dell 'Anima lIIundi diffuse nella scuola di Chartes,108 Giuliana Ca ruga ti sottolinea che, rispe tto a tale tradizione, Dante opera una «gra ndiosa invenzione metafisica ».'09 In Da nte, in fatti, la donna ama ta no n è pura figura, ma «è ostinatamente ricondotta alla storia, e all a speci[ica e particol areggiata sto ri a persona le [.. .J del poe ta che a tutti gli ef(etti si firma Dante Alighieri [... ] nessuno aveva tirato in ballo, in un discorso di me tafisica , una donna storica , un innam ora mento reale, ness uno aveva così esplicita me nte lega to un 'e mozion e amorosa soggettiva a un pensiero universa le»."o Su questa peculi a rità insiste anche la d a ntista americana 10an Ferrante, osservando che, se il lato femminile di Dio non è certo un ' invenz io ne di Dante, ciò che è in usua le è c he in Dant e tal e aspetto no n si manifesti in un a imm agi ne p u ra me nte a ll egorica, ma in una donna storica, dotata per di più dell'autorità d i co le i che istruisce il suo fed e le: 1111 U na delle figure femminili in cui il M edioevo significava la realtà lra· sccndcnre, che "poleva presenLarsi nelle all egorie della Natura vivente 1... 1, nell e passenti immagini della Vergine theotòkos, e soprattutto nell e person ificazio ni del femminile divino (Sapienlia, Chari las, Dame Amour) , fi-
no all a lettura al femminile. come Anima MI/lidi, dello Spiri to nel suo rap-
porto con la creazione » (Michela Pereica, «Cibo per il pensiero», relazione presentata al XII simposio deirlAPI-I , Roma , 3L agosto-3 se tt embre
2006. inedita). 10'1 Giuliana Carugati.ll ragionare della carne, Dall'anima mllndi a Beatrice, Manni, Lecce 2004, p, 194. 110 Ivi, pp. 136 e 137.
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Una curiosa anomalia Ira i critici di Dante è che [... ] nessuno ha messo in questione ''uso che Dante fa di una donna reale, piuttosto che di una astrazione, per insegnargli la teologia, a dispetto dell'ingiunzione di Paolo, frequ entemente riecheggiata nel tredicesimo secolo, contro l'insegnamento impartito dal le don ne. 111
Beatrice - sottolinea Ferrante - è una do nn a a uto revole che parla , insegna, detta legge. Nel Paradiso, Dan te le conferisce un ruo lo di sacerdo te, confesso re e maestro, in palese ed ecla ta nte contraddizion e co n i precetti de ll a Pa tri stica, pe rchj, lei gli insegna a yedeLe-«.iUa . 'le in Dio ne lla razza umana, in se stesso»."2 Anche Ma ria Zambrano me tte in rili evo tale «a pprendistato» di D a nte, che però a ttribuisce, prima a ncora che agli insegnamenti della Bea trice paradisiaca , a llo smarrim e nto che l'i ncontro co n lei produce nel poe ta, e che segna un a stasi e quasi un venir me no di quell'«a ttivismo volo ntarista» e «gue rri ero» 11 3 che contradd istingue la virilità in Occidente. D a nte sperime nta l'a more che confo nde,che abbatte le sicurezze; l'incontro con Beatrice è origine del suo peregrinare pe rché, inn amorandosi, ha perduto <<1a via, la ragione, il metodo», il fi lo di un percorso che «a ndava tracciando con il proprio pensiero». In questo smarrimento d 'amore, '14 la sua anima si fa simile a quella di un a donna, di una giovane donna: la sua figura richiama quella di E urid ice e le innumerevoli rappresentazio ni di giovani vergi ni rapite, visitate, a nnunciate che popolano le na rrazioni mi tologiche e religiose. Figure femminili in cui si manifesta il va lore dell a passività nella conoscenza, 115 e alle quali potre mmo associare a nche quelIII Joan M. Ferrante, Dallle's Beatrice. PriesI o[ ali adrogyllou!i God , Occasionai Paper n, 2, Medieval & Renaissance Studies, Binghamton, New York 1992, p. 4 (devo la lettura del saggio alle indicazioni di Federico Sanguineti). m / vi p. 3. 113 M aria Za mbrano, «La donna e la cultura», op. cit.. p. 68. 114 Così simile, come ho già segnalato, a quello della poesia mi stica di Juan de la Cruz, che non disdegnava da parte sua di pensarsi nel rapporto con il divi.no come una entità femminile. m Sul tema della passività in Maria Zambrano dr. Annarosa Buttarelli. a cura di, La passiviuì. Un tema filosofico-politico in Marfa Zambraflo , Bruno Mondadori, Milano 2CX>6.
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la «femminetta sa ma rit ana», evoca ta ne l titolo di questa presentazione, alla qua le il poeta si assimila esplici tament e. _ . Nella le \tma anI i-ero ica di Zambran.o. Dante pe rso na, creatura, si mostra in tutta la sua [ra ilità, in un atte iamento I assIvIta e I nceltlvlta tnusuale per un uo mo- maschio varon) OCCI e ntale. QuasI c e a sua tnlZlaZlOne consIstesse propri6' nell arsl tn ualche modo, do nna, come suggerisce anc e Joan Ferrante sotto Inea n o che I viaggio di Dante è isti ato e incora iato da una trinità emmtnl e: afta uCla e alrice. 11 6 Ta e tntulzlo ne rive rte nella inte rpretazio ne di Marfa Zambrano del gergo iniziatico dei Fedeli d'Amo re: La Santa Vergine immacolat;Lè il veicolo della luce-verbo e o n; donna mediatrice è veicolo della luce. Beatrice, Lucia. Ma Q
01 uomo mediatore
e in ucs to senso emmmile:«
Ciò fa sì che possa essere vero che nei Fedeli d'amore i fedeli venissero chiamat i «donne». Cosa che avveniva non in lUlli i momenti della vita iniz.iati ca, ma unicamente nell 'assim ilazione alla Bea trice veicolo dell a Luce. Poiché deve dire «ecce an cilla», senza detrimento della sua condizione maschile. 1J7
cionero Apocrifo, Maria Zambrano rilanciava : «nel caso dell'amore tra uo mo e donna , si direbbe che [...]la donna chieda enigm atica mente all 'uo mo di seguirl a oltre a ciò che lui intende nel modo spontaneo proprio deU'uo mo; che si neghi trascendendosi, e ancbe inabis andosÌ».'2o Se dunque Beatri ce è per Dante strument o di sa lvezza, no n lo è come passivo oggett o di devozione, ma come un essere umano femminile che lo interpell a e lo induce a mettersi in cammino. E fo rse è proprio questo il significato di quelle «burl e» che Maria Zambrano cogli e co me intim ame nte co nn esse all e ri velazioni dell a Vita Nuova: è l' incontro di Dante con un parlare femm inile, tra do nne; un parl are «altro», ma con logica stringente, che lo mette in contraddizione, e a partire dal quale egli decide di rivolgersi alle donne che no n sono «pure femmine», ma hanno «l'intelletto d 'amore». Beatrice è colei che per prima suggerisce a D ante la via stretta di questo intelletto d'amore: una conoscenza che «esige e suscita a un te mpo il rinnovamento di tutto l'essere».
[n questa trasmutazio ne, in questa accettazione del femminile in sé, Dante sembra essere approdato a que ll a «profonda verità dell 'amo re» che un a ltro poe ta amato,Antonio Machado, ce rcava ne i suo i versi, spesso evocati da Maria Za mbrano: «Si un grano del pensar arder pudiera , / no en el amante, en el amor, seria / la mas hond a verdad la que se viera».I18 Tale verità abissa le, chiosava Machado, po trebbe manifestarsi so lo con la fran tumazio ne dell 'inca ntesim o dello specchio d'a more, allorquando l'a mante rinunciasse a quanto nell 'a more è specchio, «perché comincerebbe ad amare nell 'a mata quello che, per essenza, no n potrà mai riflettere la sua inunagine».' 19 E commentando questo passo del Can11610an M . Ferrante, Dall,e's Beatrice, op. cit. , p. 27. 117
Maria Zambrano, «Santa Lucia», op. cit.
1111 «Arder
potessi un seme del pensare I non nell'amante, nell'amor mo-
strare I vorrei la ve rità int ima e vera»: Ant onio Machado, «Da un Canzoniere Apocrifo ( 1924- 1936)>>. in Poesie di An fOI/io Mad wdo, a cura di OreSLe Macrl. seconda edizione completa. Lerici Editori , Milano 196 1, p. 79 1. 119 I vi p. 793.
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120 Traggo questa citazione da alcuni appunti sul Candollero Ap6crifo che figurano ne lla corrispondenza Ira Maria Zambrano e Agustin Andreu (Maria Zambrano. Carlas de lo Pièce. op. cit. , p. 270). fr. anche Maria Zambrano. «Un pensador. (Apuntes)>>, in ClIlulemos para el dialogo. n. 49, 1975, pp. 62-68.
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Rin grazia me nti
A Pia Ranzato, che lo ha «visto». A Rosa Rius, per le preziose indicazioni e pe r la premurosa revisione de lla traduzione e dell 'editing. A Michela Pe reira, per la generosa disponibil ità a condivide re conoscenze e informazioni e pe r i sa pi enti tagli . A Mila Busoni , per l'impaga bil e sostegno. A Mario Bertin , per la fidu cia e la sconfin ata pazienza .
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'C IÈ una roto] un poco infantile. mn tenera. Non fu idea mia. ma un capriccio di una amica cubana. Sono affacciata sull'Amo nel luogo dove Dant e vide Beatrice per la prima volta."" Marfa Zambra no. Leuera ad Aguslin Andreu. 28 ottobre 1974
Nota all'edizione e alla traduzione
Maria Za mbrano - nota Agust(n A ndreu - scriveva «a roda maquina. , con il risultato che, sia nella corrisponde nza sia nei testi ined iti , gli erro ri di meccanografia sono innumerevoli . Nell a riproduzio ne dei dattil oscritti ho cerca to di rispettare il più fede lme nte possibil e gli o rigin ali , inte rvene ndo solo per correggere le sviste evide nti o le sgrammatica ture d o vute a ll ' impe tuosità de ll a scrittura: acce nti de libe ratamente igno rati , paro le mo nche, lette re mancanti , virgolette a perte e no n chiuse eccetera. Solo in pochi casi ho supplito a ca renze pa lesi nel testo integra ndo lettere o paro le des umibili chia ramente dal senso complessivo del period o, e indi ca ndo le co n pa rentes i qu adre. Ho mant e nuto anche la punteggiatura irregola re di Maria Za mbrano, perché conside ro che essa ri spo nd a più a l ritm o de ll a scrittura e de l pe nsiero che a criteri fo rm ali . Per quanto riguarda i rimandi ai testi di D ante, nel testo spagno lo ho mantenuto le citazio ni così come vengono riportate da MarIa Z amb ra no, conserva ndo anche le relative traduzioni, e contrassegnando con [sic] i punti in cui esse d ivergono in mod o sostanzia le dal testo dantesco. Nel testo italiano ho in vece fa tto riJerimento alle seguenti edizioni delle o pere d i Dante: - La Divina Commedia, Edizione Nazionale a cura di G. Petrocchi , Milano 1966-1 967; 55
- Vita Nllova e Rime, Ediz ione Criti ca a cura di D. D e Robertis e G. Contin i, Class ici Ricciardi Mond ado ri, Mil ano 1995; - Convivio, a cura di F. BrambiUa Ageno, Socie tà D antesca Italiana Edizione Nazionale, Editori Laterza , Bari 1995; - Monarchia, in «Ope re di Dante», Società Dantesca Itali ana, Firenze 1960. Sigle Ne l testo spagnolo sono state utilizza te le sigle qui di seguito riportate.
l l parole o frasi inserite dall a curatrice. < > lellere o parole presenti nell'origin ale, eccedenti nel contesto del periodo. [...1int erruzione de ltesto. I-I ca mbio di pagina. Ne l caso in cui la pagina sia contrassegnata con numero o cifra, questo viene riportato tra le pare ntesi.
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Dante specchio umano Dante espejo h.umano
Toda /wmana obra l'esulta seI' siempre, com o es obvio, UfI espejo donde /os hombres puedenlllirarse. La imagen q/le incansab/em ellle el hombre busca de SI mislllo no se limita a su sola figura, por Ulla ra zon también obvia, y es que el hombre 110 a/canzo. a. lener lIna figura, aunque sea en esbozo, sino en. relacion con toda lo que le rodea. Y ha sido sie/'llpre propio del hombre el sentirse en relacion, es decir: verdaderam ente rodeado del u.niverso eli. su to{(tlidl/d, com o un m ediador el1tre IOdas las cosas existellles. Dante j/lstamellte, dee/ara eS{(t idea acerca del hombre a lo largo de lOda su obra en di versas ma/'/eras. Y fi O es u/'/a de las me/'/ os be//as la que en «de Monarchia» refiere como propia de ciertos filosofos: que el hombre es como un hori zonte, - «asimilado al horizonte» - porque media entre los dos hemisferios. Mediador elitre los dos hemisferios de los seres nalurales irraciollales y la razon, entre la bestia y el angel, capaz com o simbolicamente mueSlra en su poema sin par, de atravesar todos 105 eS{(tdos del seI' desde el centro del infierno hasta el ,Wim.o cielo, al pie mismo del centro suprem o, del trono de la Santa Trinidad. Lo que nos ofre-
Ogni opera umana si rive la sempre, com'è ovvio, uno specchio in cui gli uomini possono guardarsi. L'immagine di sé che l' uomo cerca instancabi lmente no n si riduce alla sua soIa figu ra, per la ragione, anch'essa ovvia, che l'uomo no n arriva a darsi un a figura , nem meno sbozzata, se non in relazione a tutto ciò che lo circonda. Ed è sempre stata una peculi ari tà dell 'uomo senti rsi in relazione: vale a dire e ffettivamente circondato da ll'uni verso nell a sua tota lità , quale un mediatore tra tutte le cose esiste nti. È esa tt amente questa l' idea dell ' uomo che Dan te rofessa in tutta la sua opera, in ma l1l ere diverse. Una tra le più belle è quella che riporta nella MOllarchia , attri buendola ad alcu ni filo ofi: l'idea che l'uomo sia come un orizzonte - assimil ato all 'orizzonte 1 perch é medi a tra i due emisfen e la tore tra l'emi sfero degli esse ri na tura li irraziona liè la ragIo ne, tra' la bestia e l'a nge lo, capace di attrave rsa re, come illustra simboli ca me nte il suo poema straord in ario, tutti gli stati dell 'essere, dal centro dell'inferno fi no all 'u ltimo cielo, proprio ai piedi del centro supremo, del trono della Santa Trinità. Quel che ci ofl «Ad huius au lcm intelligentia m sc iendum
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Monarchia, III. XV1.3.
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ce en SII obra en efecto, es lo cOlldici61l "Wl1alla ell toda SII pienillld, en lo aclLtalizaci6n plella de sus posibilidades: "asta aqlll Pllede bajar el hombre, hasta alla puede ascender; "asta estos LlItimos confines de lo desdicha y de lo beatili/d, y en la tierra simplememe adonde el hombre puede extender su potellcia y SII ime/ecto. A esta idea verificada por lo experiencia resp onde lo obra de Dante. Es Iln espejo mLiltiple. Ya ql.le ninglin hombre jamas ha podido alcanzar /os extremos confines de /0 /l/Imano sin apllrar sorbo a sorbo /os conflictos de su tiempo, de su pars, sin atravesar las barreras de las circllnstancias espacio-temporales. {o} Ya Dante le toc6 vivir lino de los periodos mas com plejos y conjlictivos de lo historia occidelltal; vivirlo desde eulentro y no solamellfe soportarlo. No fue 1111 espectador. No podra serio ell virtud de esa 1.lI1idad de SII m ente, de su alma, de su moral, tIpicamente m edie val en ella. Pues que el hombre medieval es el menos diverso y escindido qlle se conozca. La especializaci6n dei ser que se dio f11l1cho ali/es que la del conocer, tan caracterlstica de Las tiempos m odernos, era illcOfl cebible para IIn var6I'L medie val. Pues que la cOflcepci6n mas que del mundo - como hoy se dice - del universo, era concé/llrica, es decir unitaria en forma pluricircular. El centro de /a total esfera en que el un.iverso esta encerrado, es la divinidad - Dios Uno y Trino -. Mas el hombre, qlle se sabra decardo, cardo ell /0 Tierra - el valle de ltigrim.as - lIevaba en sf, en. SII centro rnislno aunque oscurecida la presencia viviell/e de la divinidad. Emanuel, quiere decir eso, como se sabe: Dios en el hombre. Y esta presencia se mallifestaba I/O soIa en un sentimiemo de lo que después se ha entelldido por coraz61l, l'iliO por lo ra zon. La ra zon era di vina. Una ra z6n tral/scelldem e que partiendo de lo di villidad, atra vesaba toda la creaci6n y hacfa sede preferida en /0 hll/nana m ellte. Lo que qlliere decir que lo ra z6n era LIlla escala mediadora, qlle por ella y a través e/e ella se podra viajar, transitar eli/re los e/iversos mLlne/os qlle integrall el ulliverso visible e invisiJ
fre nella sua opera è, in effetti , la condizione umana in tutta la sua pienezza, nella pie na atluazi one dell e sue possibi lità: fin qui può abbassarsi l'uomo, fin lì può ascendere; fino a tali confini estremi de ll 'affiizione e della beatitudine e, semplicemente, ulla terra , dove l'uomo può espandere la sua potenza e il suo intelletlo. A questa idea verificata dall 'esperienza risponde l'opera di Dante. È uno speccb.io poliedrico. Giacch é nessun uomo ha potuto mai raggiungere i confini estremi dell ' umano senza appurare, so rso dopo sorso, i conflitti de l proprio tempo, del proprio paese, senza attraversare le barriere delle circostanze spazio-te mporali . A Dante spettò in sorte di vive re uno dei pe riodi più complessi e connillu ali della storia occidenta le; viverlo dal di dentro e non ubirlo semplicemente. Non fu uno spellatore. Non poteva esserlo in virtù de ll ' unità dell a sua mente, de ll a sua anima, della sua morale, in ques to tipica me nt e medi eva le. L'uomo del Medio Evo è infatti il meno differenziato e scisso tra quelli conosciuti . La specializzazione de ll 'essere, che si produsse molto prima di que lla del conosce re caralleristica dei tempi mode rni , era inconce pibil e per un uom0 2 medievale. Poiché la concezione dell 'universo - più che del mondo, come si di ce oggi - era concentrica, cioè unitari a in forma pluricircolare. 1\ centro de ll a sfe ra total e in cui è racchiuso l'unive rso è la divinit à - Dio Uno e Trino -. Ma l' uomo che si sapeva decaduto, caduto sull a terra - la va ll e di lacrime -, portava in sé, proprio al centro di é, sia pur offuscata, la prese nza viva de ll a divinità . Emanue le, co me si sa, vuoi dire questo: Dio ne ll ' uomo. E tale presenza non si manifestava solo in un sentimento di que ll o che in seguito si è concepito come cuore, ma attraverso la ragione. La ragione era divina. Una ragione trascende nte che muove ndo dalla divinità attraversava l' intera creazione e stabiliva una dimora predil ella nella mente umana . Questo significa cbe la ragione e ra una scala mediatrice, che pe r mezzo di lei e attraverso di lei -i poteva viaggiare, transi tare per i mondi diversi che compongono l'universo visibile e in-
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Il termine usato è vllf6" , quindi propria mente «il maschio».
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ble. La ra z6n i1uminada por la fe y el amO/: «Itin erario m.entis ad Deo» {sic}, ci/ulaba San Buenaventura discfpulo de San Francisco, tan caro a Dante, su obra de fi losoFa y teologia al par, gufa de conocimiemo y de amO/: Y aquellos qlle nU1s se adentraban en los miscerios de la esencia di vina la describfan o manifestaban como el foco mismo de la luz. La imimidad de lo religi6/J era vivida como misterio de lu z y de amor; de luz -raz6n-palabra que descendi6 y se hizo carne en hllmano cuerpo. La ciencia, pues que lo habfa, cieneia heredera de la tradici6n {3} griega y de SII madre o por lo m enos nodriza, la egipcia y alln quizas de Olms, no s610 estaba Llnida a lo di vino, sino que se em endfa com o Llna f orma develada del mis/erio. Las m.ismas A /'Ies Liberales - Tri viwn y Quadrivium - lenian u/'Ia significaci6n /eologal, es decir: eran IIna escala como los siele Planetas - inc/uido el Sol - para ascender haeia el centro suprem o. Y aSI no es de extra;wr que el mismo Dal/.te dec/are que por cielos entiende las Artes. Y as f el/lamado sistema geocélltrico que haeia de la Tierl'a el centro del girar del Sol, en realielad estaria m.ejor /lamado teocémrico. Plles que no in venta nada Da/7/e wando en el verso fina l de su Divina Com edia, dec/ara que « El amor mueve el Sol y las otras estrellas», es decir: todos los Cl/erpos que en los cielos girano Esta unidad esell cial de ciencla, teologia, religi6 n en el hombre IInificaba su m e/7/e con su cora z6n o al menos se lo proponla y se lo had a posible al mism o tiempo. Y por ese m otivo solo o quizas por algunos otros con vergentes, la virtLld e/7/re todas del h.ombre m edieval era la lealtad. SeI' tadlOdo de desleal, de traidor que es SII extremo, era la peor sombra que sobre un hom.bre podia recaer. La lealwd es ulllanto diferente de la sinceridad que es a lo que fluis se parece. Mas seI' sincero no quiere decir seI' leal en m odo alguno. La sinceridad es la virtud del hombre aislado, confinado en su individualidad, sl/mido en la incen eza y enla duda, del hombre que se ha quedado a solas con su concie/'/.cio y que no tiene mas modo de rectim.d que il' dec/arando o por lo m enos dec/arandose sin engaiiarse lo qLle siente y piensa e/'l cada instance, ceniendo a veces que expiarse para elio, que atisbar en SI mismo como en IIn extrano sus secrelaS in-
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visibile. La ragio ne illumin ata dalla fede e dall'amore. It;nerarium mentis in DeL/m , così San Bo naventura, discepolo di San Francesco tanto caro a D ante, intito lava la sua opera insieme fil osofica e teologica ; guida di conoscenza e d'amore. E quelli che più si addentravano ne i misteri dell 'essenza divina la descri veva no o la manifestavano come il fu oco della luce. L'intimità della religione veniva vissuta come mistero di luce e di amo re; di una luce-ragio ne-paro la che discese e si fece carne in un corpo uman o. La scienza - po iché esisteva una scienza, erede della tradizio ne greca e di que Ua egizia, sua madre o almeno nutrice, e forse anche di altre tradizioni - non e ra solo congiunta al divin o, ma veniva altresì intesa come una forma svelata del mistero. Le stesse Arti Liberali - Trivium e Quadrivium - rivestivano un significato teologa le: e rano cioè, al pari dei sette Pianeti - incluso il So le - una scala per ascendere fin o al ce ntro supremo. No n c'è dunqu e da stupirsi se D ante di chiara a sua volta che per cie li inte nde le Arti. Perciò il cosiddetto sistema geocentrico, che concepiva la Terra come il centro del ruota re del Sole, andrebbe definito, più esa ttame nte, teocentrico. D ante infatti no n inventa nulla quando, nel verso finale della sua Divina Commedia, dichi ara che «L'Amore muove il Sole e le altre stelle»: cioè tutti i corpi che ruo ta no nei cie li . Questa unità essenziale di scienza , teologia, religione unificava nell ' uomo la me nte con il cuore, o almeno se lo propo neva e nel conte mpo lo rendeva possibile. P er questa escl usiva ragion e, o magari per qu a lche a ltra ragio ne convergente, la virtù per eccellenza dell 'uo mo medievale era la lealtà. Essere tacciato come sleale, o all 'estremo come tradito re, era l'o mbra peggiore che potesse cadere su un uo mo. La lealtà è alquanto diversa dalla si nceri tà, che è ciò che più le asso miglia. Essere si ncero tuttavia no n significa affatto essere lea le. La sincerità è la virtù dell 'uo mo isolato, confi nato nella propria individualità , sprofondato nell 'incertezza e nel dubbi o, dell'uomo rim asto so lo co n la pro pria coscienza e che no n ha altra forma di rettitudine e no n l'andar dichiarando o almeno dichiarandosi senza mentirsi ciò che sente e pensa in ogni mo me nto, costretto a volte a spia rsi per questo, a fr ugare dentro di sé come in un estraneo le proprie
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lencionel; SLIS inconfesables anilelos, desli Z{lIldose por ellaberimo de {4J la psiqlle en so/edad. Leallad, IInidad de m ente, alma y accion que corresponden, eli lIIodo mos explfcilo, a la alllemicidad mucllo mos q/le a la sinceridad. Pero no quedo mos rem edio que reconocer qlle la «alllel1licidad» no ha sido hosla allora lan omp/iom.enle form/lloda como seria necesario para qlle Ilegora a eSle nivei m oral de lo leolrad m edievo/. Y jllsU/meme, esto leoltod es lo qlle parad6jicamente lIe\laba y siglle lIevando - ya qlle no se ha extingllido emeramente - a colocar al esclavo de ella en silLlaciones espinosm; erizadas de peligrol; incluido el de aparecer como desleal. Lo cual pl/ede s/./ceder a cualquier hombre en cllalesq/liera cirwlIstancias. A Dame le sucedio ellener que pagar SLt entera lealtad COli exilio, pobreza, sornelimiel/IO a OSCllros menesleres, conde/w a II/uerle cf/wl e infamante a Wl tiempo: soledad. La trama de su vido apenas mLteSlra Ofra cosa, la trama de su vida, la lIIa/eria de S11S suenos. Y jWlIas Sll experiellcia. Muchos hombres delliempo de Dal1le pasaron por tales avalares y muchos fueron lileraimellle cOlIswnidos por ellos, mientras que él alcallZo el convertir el fuego a que su cil/dad le condeno a /11orir ardiendo eli fuego que le hizo vivir ardiel/do hasla su /11/./erre. Su obra esiti /110S aliti del deslino. Pero hl/bo de sopOl'lar este destino para /levarla a cabo. Si no es suficiellle exp erimenlar un deslin o asi para crear la Divina Cornedia y la obra loda que por seI' delmismo autor queda 1//1 lalllo empalidecida bajo s/./ fu.lgor, lampoco hubiera sido posible sacar a la lu z lan hondas tillieblas y hacer descender lama celeslial c/aridad, sin haber pasado en vida, por obra de las circunslancias hisloricas y del amo/; por la/1/0S infiem os, purgalOrios y cielos. Dos cel1lros aparecen en la experimenlada vida de Dante, dos que eli segllida se revelan. ser freso La experiencia hislorica, {yJ el amor {5J [queJ ulla mllchaclla f1orelllil/a le inspirara cuando él y ella cOllloban. soiamellle /lLtelie alias. Com o se sobe lIinglina relocioll hubo enll'e ellos sino la del salII do que lall breve liempo duro. Ella 110 duro larnpoco l'Ilucho 1'Il0S, plles que nocio en 1266 - Dante eSCllsamem e 111'1 Glio ames - y mllrio en 1290. Dificilmenle nH/jer algul/a puede Uwninar 11l0S profullda y IOlalmenle el corazon y la mem e de IIn 11011'1 64
segre te intenzioni , i desid e ri inconfessabi li , trascinandosi pe r il labirinto deUa psiche solitaria. Lea ltà [è] unità di mente, anima e azione che, in forma più espl icita, corrisponde all'autenticità molto più che alla sincerità . Ma non possiamo non riconosce re che l'<> non è stata finora formulata con l'ampiezza che sarebbe necessaria per eguagliare il livello morale della lealtà medievale. Ed è proprio questa lea ltà che paradossalmente induceva e ancora induce chi ne è schiavo - poich é non i è estin ta del tutto - a caccia rsi in situazion i spinose, irte di pericoli , compreso quello di apparire slea le. Cosa che può succede re a chiunque e in qualunqu e ci rcostanza. A Dante successe di dover paga re la propria lea ltà intatta con esilio, povertà , soggezione a occupazio ni eq uivoche, condanna a morte crudele e infa mante a un tempo: solitudine. La trama della sua vita non mostra quasi altra cosa, la trama de lla sua vita, la materia dei suoi sogni . E insie me la sua espe rie nza. Molti uomini del tempo di Dante passa rono pe r situazioni a naloghe e molti ne venn ero lette ralm e nte cons um ati , me ntre lui riuscì a trasformare quel fuoco su cui la sua città lo aveva condan nato a morire arso, in un fuoco che lo fece vivere a rde ndo fino alla morte. La sua opera travalica il destino. Ma fu necessa rio sopportare quel destino pe r portarla a compim e nto. Se sperimentare un destino siffa tto no n è suffici e nte pe r crea re la Divina Commedia o l'inte ra opera che, essendo dello stesso autore, impallidisce un poco sotto lo splendore di qu ell a, tuttavia non sa re bbe stato possibile portare alla luce te nebre tanto profond e e far discend e re tanto celestia le chiarore, senza essere passato in vita, per o pe ra delle circostanze storiche e dell 'a more, attraverso tanti infe rni , purgatori e cieli . Due centri si manifestano nella vita spe rimentata da Dante, due centri che immediatame nte ne rivelano un te rzo. L'espe rie nza storica e l'amore che gli ispirò un a giov,!ne fiorentina quando e ntrambi avevano appena nove anni. E noto che tra loro no n ci fu alcuna relazione, al di là del sa luto che durò un te mpo assai bre ve. Né lei durò molto più a lungo, poiché nacque nel 1266 - un anno scarso dopo Dante - e morì nel 1290. Difficilmente una donna può illuminare in modo più profondo e totale il cuore e la mente di un uomo. Ma [non] fu
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bre. Mas [no} fue esto solo, un hwnan o, aunque illm ortal amor lo qlte Beatrice le inspirara. Como veremos, ya en la «Vita Nuova» aparecen palabras indicati vas de que el amor le condltjo hasta los ,i/tùnos confines de la vida, de que se trata de un amor que transforma, que hace del hombre sin mas que era Dante, un hombre nuevo: de ql/e le ha hecho m orir y renacer tal1fo como es posible sin dejar de ser habitame de la tierra. Mas si se va a la Divina Comedia, obra capitai de Dante y quizas de la poesfa occidel1fal, elllonces resulta casi imposible aceptar que no haya dos Beatrice bajo el mismo nombre. Y asf él mismo lo viene a dee/arar cl/ando hace de ella el gufa que lo conduce de cielo en cielo cediendo solo el puesto a San Bernardo ya cerca de la suprema presencia divina. Alga mas que humano amor debio de experimentar Dante. Y Beatrice dee/ara y vela al mismo tiempo "'ili experiencia de conocimiel1fo amoroso que siglos después fll/biera sido lIamado mfstico. Pues fi O es que la Mfstica sea cosa moderna, qlle como biefl se sabe, ellratado de Mistica Teologra {sic] es obra de Dionisio et Areopagita -siglo {V». Mas sucede que enla época de Dallle, cuando lanto fervor cOllfemplativo y activo se encendia en los animos mas esciarecidos, no se usaba esa calijicacion de «m istico» que a partir del Renacimielllo y de la Reforma y de la Contrarreforma tan legllimamel1fe y fan ilegltimamel1fe cambién, lanto se ha dado. Mas nosotros no prelendem os dar este calificativo a Dante. Querrtamos Ltnicam enre senalar un poco, un poco nada m as, el itinerario de su experiencia y el carnino de su alormellfada y esplendorosa vida. [6J
solo questo, un amore umano ancorché immortale, que llo che Bea trice gli ispirò. Come vedremo, già nella Vita Nuova appaiono parole rivelatrici del falla che l'amore lo condusse fino ai confin i estre mi della vita, che si tratta di un amore che trasforma ,che d i un semplice uomo qua l era D an te fa un uomo nuovo; un amore che lo portò a morire e rin ascere, per quanto è possibi le restando un abitante della terra. Se poi consideria mo la Divina Commedia, opera capi tale di Dante e forse della poesia occidentale, risulta quasi impossibile non pensare che ci siano due Beatrice sotto lo stesso nome. Dante stesso lo ri vela, dal momen to che di lei fa la guida che lo conduce di cielo in cie lo cedendo il posto solo a San Bernardo, ormai nei pressi della suprema presenza divina. Quell o che Dante ha speri me ntato dev 'essere qualcosa di più che l'a more um ano. E Beatrice manifesta e vegli a a un tempo un 'esperienza di conoscenza amorosa che seco li dopo si sarebbe detta mistica. Non che la mistica sia un fenome no moderno, visto che, come ben si a, illraltato Teologia Mistica è opera di Dionigi Areopagita - de l seco lo IV 3 -. Tuttavia all 'epoca di Dante, quando negli animi più illumi nati si accendeva un così grande fervore di contemplazione e di azione, non si adoperava quel qualificativo, «mistico», che invece è sta to tanto usato e anche abusato a partire dal Rin ascim ento, dalla Ri for ma e dalla Con troriforma. Noi com unque non pretendiamo di attribuire a Dante tale qualifica. Vorremmo unjca mente mostra re un poco, 0 10 un poco, l'itine ra rio della sua esperienza e il ca mmino della sua vita tormentata e sple ndida.
Il TI
La exp eriencia cellfral L'esperie nza centra le Se diria que lodo lo que a Dante sucedio fue Ile vado a ese crisol donde los hechos se trasmUlan en Intimos sucesos y las pasiolles de las que tan poblado estaba S II corazon en pasian
Si direbbe che tutto quanto successe a Dante sia stato convogliato in un crogiuolo dove i fatti si tramutano in intimi avvenjmen ti e le passioni che gremivano il suo cuore in passi 0J Ne ll a maggio ranza degli studi su llo Pseudo Dion igi la datazione si riferisce all a fine del V secolo o al V-Vl secolo.
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de justicia. Y pellsamos que tal cosa 110 hubiera sido posible si el amor 110 se hubiera con.vertido el/ cOlloeimien to. Por eso el itinerario de su pasion amorosa es el ililo de oro, y et oro es lu z, que le conduce a tra vés dellaberilllo de la historia que le toco vivir y que vivio sin arredrarse. Pues qlle lIada le delllvo, Illln ea se delllvo. La impa videz le fue extrana; él mism o nos dee/ara su pavor en oeasiones, su. pasmo, su temblor ante la presellcia de la al'llada, las vacilaciones de S II hllmallo coraz6n, Sl./S Iagrimas. Y l11u.y perdido se debi6 de sentir por m om ell/OS cuando inicia su libro entre todo;; con las palabras que se saben: «Nel /'I/ ellO del earnmin di nostra vita - mi ritrovai per IIna selva oscura, - che la diritta via era smarrita». Habiendo perdido la reela via - la «verace via» dice unos versos después - se debi6 sentir acometido de tem or CItando as{ comien za. Lo que no puede por menos de recordar al crecido el/ la tradici6n espllllola aquello que en el «Camico Espiriwal» hace decir a SII anima San Juan de la Cruz: «Que, andaI/do enamorada me hice perdidiza, - y f ili gal/ada». Duro y largo file, tanto como su vida, el cerco que las circunstancias historicas pusieron a Dante. Y mas O/In si cOlISideram os ine/llidas en ellas las de su vida personal. Perdio a su madre a los cinco 1II10s y a poco de pasar los diez a SII padre. Y no recogi6 de su padre herenda algllna de han or y ni tan siquiera las riquezas que a la perversa condicion delllsurero sllelen. acompaiilll: El recibi6 s610 IlIdibrio. Tuvo que volver los ojos atras a SII abuelo, Cacciaguida que eli. el Paralso le profetizara - «a posteriori», es cierlo - el destierro. {7i Y los versos en que esta profeda se dee/ara denotan que de las triblliaciones de su vida, el exilio fue la que en.volvio a todas. La batalla en que tom 6 parte com o fiorentino contra Pisa, com o partidario del Papa, siéndolo o encaminandose a serio del Emperador, SII visita al Papa en Roma C0l110 escéptico embajador, sus breves periodos de participa-
ne di giustizia. E pensiamo che una cosa s.imile non sarebbe potuta accadere se l'amore non si fosse tradotto in conoscenza. Per questo l'itinerario della sua passione amorosa è il filo d 'oro, e l'oro è luce che lo conduce attraverso il labirinto della storia che gli spettò di vivere e che visse senza tirarsi indieIro. Poiché null a lo fermò, non si fermò mai . La temerarietà gli era estranea ; lui stesso in varie occasioni ci dichiara il suo spavenlo, il suo sbigottimento, il suo tremore all a presenza dell'amata, le vacillazioni del suo cuore umano, le sue lacrime. E a momenti dovette sen tirsi assai pe rduto, se inizia il suo libro per eccellenza con le parole note: «Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, / ché la diritta via era smarrita»' Avendo smarrito la rella via - la «verace via» dice qualche verso dopo - si sentì certamente assalito dal timore giacché comincia così. E ciò non manca di evocare in chi è cresciuto nella tradizione spagnola quel che San Juan de la Cruz fa dire alla propria anima ne l Cantico Espirilllal: «que, al/dal/do enllmorada,l me hice perdidiza y fL/I gllnllda».' Spietato e durevole, quanto la sua Slessa vita, fu l'assedio che le circostanze storiche posero a Dante. E ancor più se tra quelle includiamo anche le circostanze della sua viI a personale. Perde lte la madre a cinque anni e, appena compiuti i di eci, il padre. E da suo padre non ricevelle un 'eredità di onore, e neppure le ricch ezze che di solito accompagna no la perversa condizione di usuraio. Lui ricevette solo ludibrio. Dovette volgere gli occhi indie tro, al nonno Cacciaguida, che nel Paradiso gli profetizzerà - «a poste riori », è vero - l'esilio. E i versi in cui si en uncia tal e profezia indicano che, fra le tribol azioni della sua vita, l'es ilio (u que ll a che le comprese tutte. La baltaglia contro Pisa , cui prese parte come fiorentino fautore del Papa me ntre era o si avviava a essere sostenitore de ll ' Imperatore, la sua visita a l Papa a Roma in qualità di scellico ambasciatore, i brevi pe riodi della sua partecipazione al governo della sua citlà, la sua povertà, tut4 / llfemo,
I , I -3. «che, essendo innamorata. I a bella posta mi son persa c fui guadagnata». Juan de la Cruz, Climico Espiriwal,20 vv 4-5; lrad uzione italiana a cura de) Carmelo di Legnano, revisione di LeUa Magnabosco, Edizioni Paoline, j
Roma 1991,p.125.
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cion. en el gobierno de su dudad, SII pobreza, lodo parece en/rar en esa inmensidad del exilio. «Tu lascerai ogni cosa di/elIO - più caramerlle» ... «TII proverai sì come sa di sale - lo pane almd, e come è dllro calle - lo scendere e 'I salir per l'alirui scale». (Palabras qlle para los o fdos hechos al espaiiol, no necesi/(ln /raductio/l algll/la; son erllendidas inmedialamel7le). Mas el exilio se abre dentro del exilio - com o si SII exilio prosiglliera engendrando exilios - . Plles qlle bien prol7lo se IU VO qlle separar de los parlidarios del Emperador, de los blancos, por no p oder el7lenderse con ellos y ni /an siqlliera soporlar su compalifa. «E quel che più li gra verà le spallesarà la compagnia malvagia e scempia» - «lo que mas pesaro sobre flUi espaldas sera la compalifa malvada y necia» - . Y com o COli los comrarios no podfa ni so fiar eli irse, y com o lampoco aceplo la amnislfa qlle le permilfa volver a Florencia, corno arrepel7lido, vino a quedarse solo en el exilio hasllI el fi nal de sus dfas. Ra vena debfa de eslar rnuy lejos el1lonces, al Olro lado de los Apeninos jUlllo al Adrialico: en la planllra sin color. AIlf rodeado de poelas m ediocres lermino de escribir lo qlle le qll edaba de SII Para fso y bajo a una sencilla IUmba donde yace. Pero anles hubo de recorrer casi m endicando a ralOS gran parte de S II «I/(Ilia p eregrina». Danle se encarga, con la suprema lealwd qlle es el agradecimienlO de qlle SII abllelo le prof elice la acogida cor/és y abier/a del «gran Lombardo», a quien se idelllifica sea con A lbuino O con Bar/olorneo (8J della Scala qlle le rnOslrara lam a consideracion qlle «del hacer y del pedil; elUre los dm; sera el primero el que enlre las gerlles, mas Iarda », m odo elegallie de decir qlle " ara por él allles de que él lo pida. El peregrinar del exilio se avino perfeciamellle con el peregrinar de la m el7le y del corazon de Dame. Ese peregrinar que com.en zo ya et dfa que leniendo poco I170S de nueve aiios vio a Bealriz que lenfa nueve. El de SII misma palria, la IlOlia pere-
to sembra ri entrare in que ll a imm ensità dell 'esilio. «1Ìl lascerai ogne cosa diletta I pi u cara mente»· ... «Tu proverai sì come sa di sa le I lo pane altru i, e sì come è duro ca lle I lo sce nd ere e ' I sa lir pe r l'a ltru i sca le ».' ( Pa ro le che non ri chiedono traduzione per l'orecchio avvezzo allo spagnolo; si comprendono immediatamente). Ma dentTo l'esili o si spalanca l'esilio - quasi cbe il suo esilio co ntinuasse a gene rarne di nuovi . Ben presto infatti dovett e di ssociarsi anche dai pa rtigiani dell ' Impe ratore, dai B ianchi , pe r l' impossibilità di intende rsi co n loro e anche solo di soppo rtarne la compagni a. «E quel che più ti graverà le spalle, I sarà la compagnia malvagia e scempi a».B E siccome non poteva nemmeno immaginare di passa re agli avversa ri , né accettò l'amnistia che gli avrebbe consentito di tornare a Firenze da pentito, giunse all a fin e dei suoi giorni in esilio e nell a solitudine. Ravenna doveva essere all 'epoca molto lontana, sull 'alt ro versa nte degli A ppennini , pross ima all ' Adri atico; nell a pia nura incolore. Là , circond ato da poeti mediocri , terminò di scrivere que l che restava del suo Paradiso e discese in un 'umile tomba dove giace. Ma prim a dovette pe rcorrere, a tratti quasi mendica ndo, gran parte dell a sua «Italia pe llegrina». Dante se ne fa carico con la supre ma lea ltà che si manifesta nella sua gratitudine quando il nonno gli profetizza l'accoglienza cortese e aperta de l «G ran Lombardo», identificato con Albuino o con Barto lomeo Della Scal a, il qua le gli avrebbe dimos trato tanta considerazione «che de l (are e del chieder, tra vo i du e, l fia prima quel che tra li altri è pi ù tardo»,. modo e lega nte pe r dire che si sa rebbe ado pe rato in suo favore senza allendere la richiesta . II peregrinare dell 'esilio si accordò pe rfellamente con il peregrinare della mente e del cuore di Dante. Quel pe regrinare che ebbe inizio fin da l giorno in cui, avendo poco più di nove anni , vide Beat rice che ne aveva nove. E quello della sua stessa patria, l'Itali a pellegrina che non trova sede né asParadiso, XVII , 55-56. ' /bidem ,58·60. ' /bidem , 61-63. 9 Pllradiso , XVll , 74-75.
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grino que no hallo Sll sede y ocomodo, exWoda de si misma. Es/e /riple peregrinar, el de su exilio, el de su cora zon en busca de adecuado y nlllriel1le, vivifico alimell/o que no hall6 m as que en sw; visiones de amor-conocimiento, el peregrillar de l/olia el'/. su hislOria, le dieron libertad y alien/o, soledad y desasimielllO /ambién para volcarse en su. obra. Nos dio lo experiencia Integra de es/a su triple peregrinacion; no quedo resquicio de su cora zoll que nO m,os/rara. Y Ide} lo que su mem e Plldo ver dejo entero testimonio en los l11LlI/iples pianos de sus libros /odos, mas muy especialmel1/e de los dos eli. que de /l'lOdo inmedialO se dec/aro esta su triple peregrinacion y exilio, en lo «Vita Nu ova» y en la «Divina Co media». Se dirfa que una inmellsa generosidad lo hizo suyo, que f ue rap/ado y aUIl poseido por ella. Lo qLle no debe de ser ajeno a la condicion de lo que se ha 110m ado «genio». Pues que quizas el genio sea una inmensa generosidad. De SLI peregrinar vamos a intemar recoger tan solo algunos pasos. Seguirem os ante lOdo los primeros, los de SLI adolescente cora zon. PLles cosa mara villosa: no ha vivido apenas cuando ya comiell za su lIl/eVa, renovada vida. Co mienza aSI la «Vita Nuova»: « En aqLlella por/e del libro de m i mem oria en lo cual poco se podrfa leel; se encLlentra LIIUl n /b rica ql/e dice:" In eip it vita nova "l". Es L1n adolescente que tielle poco de qué reco rdarse y se disp one a rellacer, contrariam ente Il la qLle ha solido ser la pasian de deleitarse en su propia conf l/sion y laberinto qu e el adolescente tiene. Dific ilmente, aunque solo fu ese p or ella se padrIa ellcomrar un libro Ill/ls hondamente educadOl:
setto, esiliata da se stessa. Questo tr iplice peregrina re, quello del suo esilio, quello del suo cuo re in cerca di un alime nto adegua to e nutrie nte, vi vificante,che trovò solo nelle sue visioni di a mo re-conoscenza, il pe regrina re dell ' Italia nella sua sto ria , gli delle libe rtà e animo, ma anche la solitudine e il distacco necessa ri pe r vota rsi aUa sua o pera. Di questa sua triplice peregrinazione ci o ffrì l'espe rie nza integrale; no n restò angolo de l suo cuo re che non avesse mostrato. E di ci ò ch e la sua me nte po te tte vede re lasciò una testimo nianza comple ta nei molteplici piani di tutti i suo i libri, ma specialmente nei due in cui questa sua triplice pe regrinazione ed esilio si dichiara in modo immediato, nella Vita Nuova e nella Divina Commedia . Si ha l'impressio ne che una gene rosità imme nsa si sia impadronita di lui. che ne sia stato ra pito e anche posseduto. Cosa che non sembra ali ena alla condizio ne del cosidd et~$e nio» . . l ' fo rse il genio è una imme nsa gene rosità. De l suo pe regnnare cerc e re mo I npe rco rre re solo alc uni pass i. Seguire mo inn a nzitutto i primi , que lli de l suo cuo re ad o lescente. Pe rché, cosa prodigiosa, ha a ppe na inizia to a vive re qua ndo già prin cipia la sua vita nuova , rinn ova ta. Inizia cosI la Vita Nu o va: ,dn que lla pa rte de l libro de la mi a me mo ri a din an zi a la qual e poco si po tre bbe leggere, si trova una rubrica la qu ale dice Ill cipit Villl N uovo». 1O ,.-È-ttBs 6 tllessent e elle ha poco da ricord are e si dispo ne a rinascere, contra ria me nte alla passione più usu'ale nell 'a do lescente di cull a rsi nella propria confusio ne e nel proprio labi- r i nto. Anche sol o pe r questo, difficilme nte potre mmo trovare un libro più profo nda mente educa ti vo.
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Toda experiencia es inagowble y por ella mism o no comUllicable IOwlmem e por alta, lograda que sea SLI manifeslOdon. Pero /oda via m as, pues que se presenta a la mente la Cl/es/ion mism a de que eier/as experiencias hayan sido manifes/adas. Es lo accion propiamente poé/ica, sea cual sea la fo r-
O gni espe rie nza è inesa uribil e e pro prio pe r questo non è inte ra me nte comunica bile pe r qua nto la sua manifestazione sia eccelsa , compiuta. Ma a ndi a mo o ltre, po iché quel che d esta il nostro inte resse è ,proprio il fa tto ch e ce rte esperie nze sia no sta te rivelate. E l'azione propri ame nte poetica, quale che sia la forma in cui l'espe rie nza si e te m a:che si tratIO
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Vita Nu ova l , 1.
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ma en que lo experiencia se dé a vere se Irale de poesia propiamente dicha, de pen{samienlo} fi los6fi co et mas riguroso, de una obra de arIe. Pues es/a manifestaci6n de la experieneia es lo que de creador "ay en el hombre. Creaci6n siempre relativa pues que parle justamenle de una materia eli. un doble sentido. Del instrumento en que la creaci6n se hace y de la experiencia que la origina. Y entOrlces rlOS preguntamos, c6mo ha de seI' esta experiencia que implacablem ente exige el seI' sacada a lu z al modo de un organism o vivo, que puede permanecer un eierlo tiempo en la oscuridad, mas solamente un cierto liempo. Quien /leva. denlro de se una experiencia de eSle género, la historia lo prueba reiteradamente, por muy {{[Iversas condiciones en que esté viviendo, un dia u otro, como quiera que sea, en pobreza, exilio o carcel, bajo pena de muerte ha de sacarla a lo lu z. La que Danle padeci6 -, pues que es un padecer ante lodo - fu e de eSle género en grado eminente. Y com o hem os procurado ver la exp eriencia que Dante apur6 fue individuai y universal a un liempo. Lo que le sucedi6 fu e a él sin duda, y pero si s610 a élle hubiera afectado et manifestarla en una f orma que por muclla inspiraci6n que acudiera a. su mente, tanta fatiga Ilabrla de costarle no se habria logrado. L o que le sucedi6 fu e cierlamente a él y él fit é quien puso los pies «en aque/la parte de la vida de donde no es posible il' mas alla con el pensamien LO de volver». Pero si no se piensa que «aque/la parte de la vida» es unlugar donde {Il} la individualidad se une mas Intimam ente que en ninguna otra con la universalidad de la condici6n humana en su esencia. Si et que a ella Ilega no lo hace justameme en virtud de haber ido perdiendo esas diferencias que la individualidad debe a lo meramente accidental y de haber ido adentrandose en la esencia misma del seI' Ilumano. Y quien esLO Ilace se llega a identificar con el Hombre sin mas, dicllo as[ por tanlo, con mayuscula. Quien sufre estas experiencias que Iinicamente se dali. en ese simb6lico lugar, no liene lo posibilidad de tenerlas para s{, de un modo o de otro ha de Irasmilirla, pues que al estarla viviendo la vive por SI mism o y por los demas, eli. principio por
ti di poesia in senso stretto, del più rigoroso pe nsiero fil osofi co, d i un 'ope ra d 'arte. Pe rché in questa ma nifestazio ne de ll'esperienza consiste qua nto d i creatore c'è nell 'uo mo. Una creazione semp re relati va e in un doppio senso, poiché scaturisce da una ma teria: la materia dello strumen to nel quale la creazione si rea lizza, e quell a dell 'esperie nza che la origina. E a llo ra ci inte rroghi a mo su quale de bba essere tale esperi e nza che esige implacabilme nte di essere d ata alla luce allo stesso modo di un o rga nismo vivo, che può dimo rare nell'oscurità pe r un certo tempo, ma solo per un cert o te mpo. Clli reca de ntro di sé un 'esperie nza di questo gene re, la storia lo dimostra ri petutamente, per avverse che siano le condizio ni della sua vita, in povertà, esilio, ca rcere, sotto pe na di morte, un giorn o O l'altro, sia come sia, deve po rta rla all a luce. Q ue lla cbe D ante patì - poiché di un patire si tratta, pri ma di tutto- fu un 'espe rie nza di questo tipo in sommo grado. E , co me abbia mo ce rcato di mostra re, l'esperie nza che D a nte co nsum ò (u a un te mpo indi vidu a le e uni ve rsa le. Ciò che accadde si ri feriva a lui , indubbia me nte, ma, se no n avesse rigua rda to che lui , non sa rebbe riuscito a ma nifesta rlo in qu e lla fo rm a che dovette costa rgli ta nta fa tica, pe r qua nto gra nde fosse l'ispirazio ne che assiste va la sua me nte. Ciò che accadde riguardava certa me nte lu i, e fu lui che «pose i pied i in quell a pa rte della vita o ltre la quale non è possibil e andare con il pensiero di to rna re»." Ma solo se non si conside ra che «quell a pa rte dell a vita» è un luogo in cui l'i ndividu alità si unisce più intimame nteéhe altrove co n l' universa Ita dell a condizione um a na nell a sua essenza . Se chi vi p-prod a no n lo fa pro prio in virtù d ell 'essersi via vi a spoglia to de ll e diffe re nze che l'indiyidualit à de ve a l me ra melj. e ntale e dell 'essersi adde ntrato nell 'essenza dell 'essere uma no. E chi a questo arriva a ide ntificarsi senz'altro co n l'Uomo, inteso con la maiuscola . Chi soffre esperi e nze siffatte che si producon o unicame nte in quel luogo simbo lico no n può tenerle pe r sé, in un modo o nell 'altro de ve trasme tterle, po iché vivendo le le vive per sé e per gli altri , pe r tutti gli uomini in principio, e più immedia11
«lo tenn i li piedi in quella parte de la vi ta di là da la quale non si puo·
te ire più per intendimento di ritorn a.re». Vita Nu ova XIV, 8-9.
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lodos los hom bres y mas inm edialamellle por aquellos que forman parte de su mundo, es decir: por los qlle lendrfan que vivirla igllaimellle que él, mas qlle 110 lo hacell mas que por falta de lo q/te se lIama lalen/O, por 110 saber deselllbara zarse de esa carga de conlingencial; por 110 saber librarse de la parliCl/laridad que es siempre parcialidad. Ese apego a Wl pllntO de vista parcial,fragmentario que rapa el horizonte y que hace lan ditrcil la comllnicaci6n COli los olros, COl/. esos Olros ql.le a su vez, se encuenlran encerrados en su estrecho recin.to de donde s610 las cosas se· hacen visibles dentro de un allgulo. El hombre que podemos /lamar ulliversal liene en cambio ante s[ la lotalidad del horizonte, eSla como eli el celllro del drculo que abarca lodo lo que al hombre le concierne. Su experiencia es pues vivida desde el celllro, e ll el cenlro mism o de la cOlldici61l humana. N o puede ser s/tslrafda sill que el eql/ilibrio de la hisloria se allere y sI/f ra. Cosa que los contemporalleos de eSlos hombres, espejos de hl/manidad, son reacios a reconocer. El tiempo ell cambio, eli vez de ocultar su obra o de desvallecerla, la revela. {III} A quella parte de la lierra pue.\", no es Wl contrn porque se ellcuelllre eli la periferia. sino porque es el centro o se acerca a él cuanto es posible eli humana vida. Y asEla fig ura de la Obra entre lodas de Dante, esfiel espejo de esa su /Oral experiencia. La experiencia habida desde el centro, desde el cual el cfrCL/lo mas amplio encierra y delermin(/ olros; lodas las experiencias loman esla figura perfecla que es el cfrCL/lo, lo figura el/. que las cosas se ordenan en S II maxima visibilidad. Mas sucede lI/W extralÌa cosa no confo rm e quizas con. la imagell geom élrica que esp ontaneam ente se f orma eli flL/ eSlra m ente. Y es que el d rculo mas amplio es el mas interior, el mas cercano al centro, y et celllro es la illfi lliwd misma. Elmas amplio pues, mas 110 eli senlido espacial eSlriclamente, ya que el espacio y el tiempo han sido trallscendidos, se esta mas alla. Lindanle con eSle «lmls allli» debe de eSlar situado eSle II/gar donde Dante pl/SO los pies sin p oder avan zar en su real experiencia. Desde sem ejante lugar la COII lemplaci6n fig I/rada, figuNlliva es posible, la enlrevisi6n de cien os eSlados que sobrepasan esla «primera vida» - enla que él dice eSlar en su paso por el Purgalorio - . Por exlraiio que a primera vista parezca debi6 de coslarle m enos fatiga trallscri-
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tamente per quelli che fann o parte del suo mondo: cioè per coloro che dovrebbero vive rle al pari di lui e se non lo fanno non è tanto per mancanza del cosiddetto talento. qu anto per non essersi saputi sbarazza re di quel fardell o di contingenze, per non essersi saputi liberare de lla particol arità che è sempre parzialità. L'attaccament o a un punto di vista parzial e, frammentario, che sbarra l'o rizzo nte e rende così dif:fìcile la comunicazione con gli altri , quegli a ltri che, a loro volta , si trovano prigionieri nel loro angusto recinto in cui le cose si mostran o solo sotto un 'an golatura·. L' uomo che possiamo definire IIniye rsale ha invece clinapÌj a sé la tota lità clell 'oriz-: zo nte. come fosse al centro del ce rchio che comprende tutto quanto concerne l'uomo. La sua è dunque un 'esperienza vissut a dal centro, ne l ce ntro stesso della co ndi zione uma na. Non può essere soppressa senza che l'equilibrio della storia ne ve nga alterato e soffra. Cosa che i contempo ranei di questi uomini ,specchi di umanità,sono restii a riconoscere. Ma il tempo, anziché occultare o dissolvere la loro opera , la rivela. Que lla parte della terra , dunque, non è un confin e perché si trova a lla periferia , ma pe rché è il centro, o gli si approssima per quanto è possibile ne ll a vita umana. E così la fi gura de ll ' Opera somm a di Dante è specchio fede le di questa sua esperienza totale. L'es peri enza rea lizzata dal ce ntro, dove il cerchi o più ampi o racchiude e determina gli a ltri ; tutte le esperi e nze ass um o no ques ta fi gura perfe tta che è il ce rchio, in cui le cose si ordin ano nella loro massim a visibilità. Ma succede qu alcosa di strano e forse no n confo rm e con l'imm agine geo metri ca che spontaneamente si form a ne lla nostra me nte. Pe rché il ce rchio piÙ ampio è il più interno, il più vicino al ce ntro e jl c e ntro è )' jnfi_ nito stess\>oE il più ampio dunque, ma non in senso strettame nte spaziale, po iché spazio e tempo sono sta ti trascesi, siamo oltre. Ai confini di questo «oltre» dev'essere situato il luogo su cui D ante pose i piedi senza poter avanza re nell a sua espe rienza rea le. Da un luogo siffalto è possibile la contemplazione fi gurata, figurativa, il presagio di certi stati che oltrepassa no questa «prim a vita» - ne lla qua le lui sosti ene di trovarsi nel suo passaggio pe r il Purgatorio. Pe r strano ch e possa sembrare a prima vista , trascrive re il suo presagio de l Paradiso dove lte costargli meno fati ca, ma una determina77
bir S II entrevision del Paraiso, mas I1lllchll mayor decision de reali zarlo. Mientras ql/e su vision del IlIfiemo y al/n del Purgatorio le seria ql/izas mas fac ilmente trallscribible, pero si {se} piensa un poco en ello, requiere mllcha mayor decision, valor, verdadero arrojo para arrancarla del alma y de la mel1le. ?ues qlle se trataba de entrar en el Llitimo y tenebroso lugar donde la jllsticia sin apelacion se cl/m p le -segLin Sl/ creellcia -. Y allnql/e élno pretendiera, qlLe no lo podfa, ser infalib le, poco importa, poco quita a la imagen terrifical1le {sicl de este «Sp ecull/m Jl/stitiae», no comparable a lIingLln otro salido de piuma algl/na. Un gran furor, IIna inmensa colera ante el mal y la injl/sticia tan solo explica que estas visiones hayan sido dadas en palabras y alln antes, ql/e haya sido encolltrada la palabra eli todo SII f. .. /, {al Se ha pensado que Dante fuese UII iniciado, ql/e «I Fedeli d'Amore» a los qlle pertenecfa fllese una fOrlna de esoterismo cristiano sin dllda, mas en fntima comunicacion con el esoteris/1/ o is/amico. Y se ha visto en estos «Fedeli» IIn estrecho parell/esco con la Ordell del Tempie ql/e a SIL vez, malllenfan, y esto siempre se ha dic/to, l/n eierto secreto impenetrable. Algllnos de los aLl/ores ql/e han estudiado la cl/estion hoy dia los han identifìcado a los legendarios caballeros del Santo Graal y han ill/erpretado Sl/ hermelismo con'lO l/na iniciacion cristiana, /1las en fntimo comaclo COn los iniciados del lslam lIamados «Sl/fles ». Lo ql/e confìrma rebasandola, la meneionada tesis de Asfn Palaeios sobre las fuell/es musulmanas de la escatologia de la Divina Comedia. SegLin estos aUlores Dante no habrfa tenido acceso directo a estas fl/ell/es sino en modo muy relativo y Sl/ secreto saber se deber{a li su inicillcionll
zione molto più forte a rea lizzarlo. Mentre forse gli sarà stato più facile trascrivere la sua visione dell'Inferno e anche del Purgatorio, ma se ci si pensa un po', ci vuole una determinazione molto più gra nde, coraggio, vera e propria audacia per strapparla dall 'anima e dalla mente." Poiché si trattava di entrare nel luogo infimo e tenebroso dove - secondo il suo credo - si compie la gi ustizia senza appello. E anche se non pretendeva di essere infallibile, né avrebbe potuto, poco importa , poco toglie all'immagine terrificante di questo «Speculum Justitiae», che non ha confronto con nessun altro tracciato da una penna . Solo un gra nde furore, una coll era immensa di (ronte al male e all 'ingiustizia può spiegare che tali visioni siano state tradotte in parole, e, ancor prima , che la parola sia stata trovata in tutto il suo [... ]." Si è ipotizzato che D ante fosse un iniziato, che la sua appartenenza ai «Fedeli d' A more» fosse una forma di esoterismo indubbiamente cristiano, ma in intima comunicazione con l'esoterismo islamico. E in quei «Fedeli» si è co lta una stre tta parente la con l'Ordine del Tempio che a sua volta custodiva , come è stato riconosciuto da sempre, uo qualche impenetrabi le segre to. Alcuni degli a utori odierni che hanno studi ato la question e li hanno identificati con i legge ndari cavalieri del Santo Graa l e hann o inte rpre tato il loro ermetismo come una iniziazione cristiana, ma in intimo contatto co n gli ini ziati dell 'Islam, i «So.n». Ipotesi che conferma , superandola , la citata tesi di Asfn Palacios circa le fonti musulmane de ll 'esca tologia de lla Divina Commedia " Secondo questi autori Dante non avre bbe avuto accesso diretto a que lle fonti se non in modo molto limitato e il suo sapere segreto sare bbe derivato dall a sua iniziazione attraver12 La traduzione rifl ett e una incongruenza dell'originale, che non è facilmente risolvi bile. Il Il periodo si interrompe qui. Una o più pagine del dattiloscritt o devo-
no esse re andate perdute. 14
Miguel Asi" I>alacios, La escatologia mU1>." tlmoflQ eu/a Divinll Come-
dia, seguida de Ili flisroria y crifica de 1111(1 polémica , Mad rid-Granada , '1943;
traduzione italiana di Roberto Rossi Testa e YounisTawfik , Dante e /'lslOlII , Pratiche Editrice. Parma 1994. Nelle pagine de l da ttil oscritt o pe rvenut eci non c'è precedente menzione a quest'opera.
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tra vés de los «Fieles del Amor», ulla especie de Orden Terciaria de los Templarios. Qllien de !IIt modo lIIas explfcito y Ileno de seguridad lo expolle es René Guénon en su libro sobre el esoterismo de Dante - «L' Ésotérisme de Dante» -, pllblicado en Par[s !tace algunos anos. René Guénoll es el autor de maxima aworidad efl estas marerias. No tenem os nosotros ninguna para opinar sobre ellas. Pero esta ùtterpreraci6f1 de la obra y de la vida personal de Dante m erece seI' recogida, pues que senala al menos, la existencia de IIna Mtima y definitiva experiencia, de un saber no CO flUln. que ilumifla su obra. Dante pues, seglll1 eslOS aulores seria ni nlas ni m,en.os que
Virgilio, qu.e EUrlpides y que, probablem ente, S6focles - de Hom ero poco se sabe - IIfI inieiado enlos misterioso En unos misterios que abren la mente al conocimiento de los estados IllIman os superiores, que hacen. posible una eierta experieflcia extraterrestre. Los «Misterios de Elellsis» efl el caso de los poetas antigllo~; los (b}del Tempie en et caso de Dante. Como se sabe, la destrtlcci6n de esta Orden fue consLlmada jLlstamente eli los a[jos en que se escrib[a la Divina Comedia, y a ella Dante se refiere en et canto XX del Purgatorio condeflandola com o obra del «nuevo y tan crllel Pila/os», alusi6n al Rey de Francia Felipe el Bello. El secreto absollllo es lo propio de la inieiaci611. El que la recibe no puede revelar efl modo alguno nada de ella. Plles que de una parte, es un. conocimiem o dado eli sfmbolos y eli. doctrina, en riros seguramem e también, qlle no pueden ser extendidos, y de otra, lo sentido y experimelltado por el inieiado es por principio, allnque se quisiera comunicar, incomunicable, lo que es decil; inefable. Y sin embargo, de P[ndaro y de Eurfpides, con probabilidad de S6focles se sabe que fueron inieiados en los Misterios, y de Virgilio. Y no callaron del rodo, sino antes bien que dejaron transparenrar no tan veladametl/e la lu z de los misterioso Dicho sea de pliSO y sin mayor alcance, las divinidades rectoras de los Misterios de Eleu-
so i «Fed eli d' Am ore», un a so rt a di Ordine Terziario dei Templari. Chi espone questa tesi nel modo più esplicito e risoluto è René Guénon nel suo libro su ll 'esoterismo di Dante - L'Ésotérisme de Dante - pubblicato a Parigi qualche anno fa. " Re né Guénon è l'autore più qualificato su ques te materi e. Noi non abbiamo alcuna autorità per opinare su di esse. Ma questa interpretazione dell 'opera e della vita personal e di Dante merita di essere racco lta , perché segnala quanto meno l'esiste nza di un 'esperienza ultim a e definitiva , di un sapere non comune che illumina la sua opera. Secondo questi autori dunque Dante sa rebbe, né più né me no che Virgilio, Euripide e probabilm ente Sofocle - di Omero poco si sa - , un inizi ato ai mi ste ri . A mi ste ri che aprono la mente aUa conosce nza degli stati um ani supe riori , che rendo no possibil e una qu alche esperienza ultraterrena. I «Misteri di E leusi» nel caso dei poeti antichi , quelli del Tempio ne l caso di Dante. Come si sa, la distruzione di questo Ordine si consumò proprio negli anni in cui veniva scritta la Divina Commedia, e Dante vi fa riferimento nel Canto XX del Purgatorio, condannandola come opera del «novo Pilato sl crudele» ,'· allusione al Re di Francia Fi lippo il Bello. 11 segreto assoluto è la peculiarità de ll 'iniziazione. Chi la riceve non può rive larne assolutamente nulla . Da un lato perché è una conoscenza trasmessa attraverso simboli e dottrine, e certamente anche riti , che non possono esse re divul ga ti ; e dall 'a ltro perché, anche a valeria comu nicare, ciò che l' ini ziato sente e sperim enta è per defini zion e incomunicabi le, vale a dire in effa bile. Tuttavia sa ppiamo che Pindaro, Euripide, con ogni probabilità anche Sofoc1e, furono inizi ati ai Miste ri , cos1 come lo fu Virgilio. E non tacqu ero del tutto, al contrario lasciarono filtrare, non proprio velatamente, la luce dei misteri. Ricordi amo per inci o e senza trop po rilievo che le divinità che presiedevano ai Misteri di Eleusi era-
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René Guénon, L'Ésotérisme de Dame, Ch. Basse. Paris 1925. Maria
Zambrano si riferisce qui probabilment e alla ri edizione del libro presso
Ga llimard. del 1957. Traduzione ita liana di Pia Cill ario: L'Esoterismo di Dume, Adclphi, Mil ano 2001 . le «Veggio il novo Pilato sf crudele. I che ciò noi sazia, ma sanza decreto I portar nel Tempio le cupide vele». Pl/rgatorio XX , 91 ·93.
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sis eran fem enillas, las dos diosas Dem éfer y Perséfone, la nll/chacha qLla baja fodos los anos a los infiernos de la Tierra para refornar con la primavera. Era Ll/1Il iniciaci6n a /ra vés o por la femineidad deiforme, o divinizada. El poeta pue~; es quien unicamente ha revelado o semi-revelado el mis/erio illicitifico. Como si él solo PLidiera ellfrar y salir del herméfico recillfo sin traidonar, l1Ias rambién sin desvirtuar eli m odo caricmuresco O anodillo el saber reservado a los pocos, y la experiellcia inefable. Lo qlle mtis cllema de es/a acci6n es la capacidad reservada a la p oesIa de encomrar las palabras para lo illdecible, y de hacer llegar a fodos graciosamente lo alcan zodo por Ulla minorfa a cosra de tanlO elfuerzo y de tanta prueba. Ya que a lo que parece segllllio que el mismo Guénon dice, lo iniciaci6n requiere ante todo {c} recaer sobre un sujeto eseneialmente cualificado que va pasando progresi vamente por pruebas purificadoras, tal como a los metales y a otros cuerpos les sucede para ser Ilevados a su pura nawraleza. La poesIa de eSfOS poeras ofrece a todos los hombres segun la capacidad y lo silllaci6n que les sea propia, la posibilidad de seguir eS fe viaje, este itinerario de pruebas que fillalizon, a lo m enos en lo Divina Com edia, mtis allti de la inoceneia originaria, en el EmpIreo pasando a través de fodas las posibilidades del alma hLlmana. Es la hazana de la poesIa que la Filosofia por su parte ha cLimplido de otra manera. Mas se dida que alla eli el fondo se trme del mism o camillo, de lo eSlrecha Vla del «intellello d'Amore», de lo «intelligen za nova». De Iln cOllocimienfO qlle exige y al par procura la reno vaci6n de lOdo el ser. Febrero /966
no fe mminili, e rano le due dee De me tra e Perse fone, la fa nci ulla che rulli gli a nni d iscende agli inferi della Terra per to rnare con la primavera. Era una iniziazio ne [che si rea lizzava] attraverso e in virtù de lla fe mminilità deiforme o divinizzata. LI poeta dunque è il solo ad aver rive lato o semi-ri vela to il mi stero inizia tico. Quasi che a lui esclusiva me nt e fosse consentito di entra re e uscire d a l recinto e rme tico senza tradi re e a nche senza stravolgere in modo ca rica turale o a nodin ~ il sape re rise rvato a i pochi e I" es perie nza in e ffa bil e. Que l che più conta in questa azio ne è la ca pacità riservata a lla poesia di trova re le pa ro le pe r l'indi cibil e, e di far a rnva re a tutti come una grazia ciò che una mino ra nza ha raggiun to a l prezzo di tanta fa tica e di ta nte prove. Sembra infa tti che l'inizi azio ne, come osserva anche G uéno n, de bba essere dire tta a un soggetto essenzia lme nte qualifica to il quale passa pe r progressive prove purifica trici, come succed e a i me talli e ad a ltri corpi qua ndo vengono npo rta ti all a loro pura natura. La poesia d i questi poeti o (fl·e a tutti gli uominL secondo la capacità e la peculia re situazione di ciascuno, la possib ilità di seguire ta le viaggio, ta le itine rario d i prove che, alme no ne lla Divina Commedia, ha nno un te rmine al di là de ll 'innocenza ori gina ria, ne ll ' E mpireo, p'assando a ttrave rso tutte le poss ibilità de ll" a nima um ana. E l' im presa de lla poesia che la Filosofi a da pa rte s ua ha compiuto in modo diverso. Ma in fo ndo se mbra tra lla r i de ll o stesso ca mmin o, de lla vi a stre lla de ll ' «inte ll e tto d 'a mo re », de ll '« inte lligenza nova ».17 Di una conoscenza che esige e suscita a un te mpo il rinnova me nto di tutto l'essere. Fe bbra io 1966
Mar{a Zambran o [in calce]
Ma ria Za mbra no fin calce]
{B}
La duda del coraz6n
11 dubbio d e l cuo re
Algo fan m oderno o que al m enos el hom bre moderno cree tal, com o las dudas y Las vaciladones del cora z6n, aparecen con swileza exrrema en la «Vita Nuova». Tras del exordio COli
Ne lla Vita N uova e me rge con estre ma sottigliezza qualcosa di assai mode rno, o a lme no qua lcosa che l' uo mo mode rno crede ta le: i dubbi e le vacill azio ni de l cuo re. Do po l'esordio 17
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In ilali ano nel testo.
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su frase sacramentai, «In cipit vita /lova, Beatrice» {sic{, se espera que un coraz6n sapiente e impewoso a la vez 1I1tIeva sin desfallecimientos ni vacilaciones el animo del que asf dice. Mas el coraz6/l de este que comien za IIna /lueva vida muestra SII firmeza, sf, mas a tra vés de las alternativas del tem or y del deseo de ver, tan. s610 ver primeramenre a lo persona amada. Por el anhelo Gl/n mas extremado de gozar de lo «bearilud» que el sallldo que graciosam enle le concede Beatrice, le produce y el lemor de no poder soportar esta excelsa felicidado Y mas tarde, cuando el dolor le ba/la sin tregua apenas los ojos de lIamo por la muerte de ella, por IIn eierto amor qlle en SII cora z6n despierta o esta a punlo de desperrarla be/la «don/la» que lo ha mirado con ojos de piedad desde lI/W ventana cuando él se abandonaba a su pena a plinIo de nau fragar eu ella como si sin fuerzas ya se enCOlllrara en allamar. Plles que se sienle subir la marea del dolor por lo lI1uerle de Bealriz atrafda desde lo allO. desde esa Luna qlle luego visitara como el primer cielo ya en su compalifa transterrena. Yantes de lIegar a este laberinto de lo piedad y del dolor, del amor-m llerte y del amor que p/lgll
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con la sua [Tase sacramentale, <
Burlas y revelaciones Este crisllIlino libro esta IIeno de enigmas, hasta el pUIIIO de hacer que aflore a la mente la sentencia paulina acerca de la vision «In speculwll'" [sicj, por enigmas. Pues que lo que nos parecen ser las dos revelaciones que Dallle hace, las manijiesta en respuesta a ciertas burlas. La primera de estas que I/amam os revelaciones no puede ser mas celllrai y al par enigmatica. Sucede en la célebre escena de las bodas, la Llnica vel que Dante eSIU vo bajo el mism o lee/IO que Beatril . Era costLl/llbre en Plorencia que las amigas de la nueva desposada [u eran a acompa[liajrla a la m esa en su primera cO/nido de cm'ada y qu.e los caballeros [lI esen a servirlas. Un amigo de Dallle le fcJondLljo a la casa da la recién casada y, cosa también un poco eXlraiia - él illlerprelo las palabras de su amigo:« Venimos a servir a las seiioras» com o qlle habEa de servirles la comida, y ya en ella, via de repem e a Beatril, CL/ya vista y /ILI/'/ca la habfa fenicio tan de cerca, lalllO le fLlrbaba. Y sILcedio algo mL/y banal qL/e a tra vés de los siglos se repi/e. Algunas damas al observar SL/ fLlrbacion com enzaron a cuchichear, faj burlarse da SL/ es/ado haciendo complice de ella a Beatriz. ÉI salio de la estaneia demL/dado, y com o SL/ amigo, com o es de rigar ya que nodo hay de ex/raordinario en la escena, le pregLllllase la causa, é/, nos CLIellla él misl1lo, le dijo estas palabras sin preambL/lo algl/no: {Dj «fo tenni li piedi in quella parte della terra {sicjal di là della qLlale non si pLiote ire pilì per inlendimento de rito mare». O sea: «Yo luve los pies el! aquella parte de la tierra mas allii de la cI/alno se puede ir pensando en volver». Y com o qILien dijo eSlas palabras escribio miis Iarde la Divina Comedia no se PILede dejar de p ensar que «esa parte de lo lierra» es ILI! IL/gar de su alma, o qILizas que esa tierra es elIILgar de la vida, de éSla, donde SLi alma avan zo haslll el exlrem a Umite, al/{ donde la vida se hace visible y donde lo invisi-
Burl e e rivelazio ni Questo libro cristallino è pieno d i enigmi , tanto da far affi o rare nell a mente la sentenza paulina circa la visione «per speculum"," per enigmi . Poiché quando ci sembra che Dante stia face ndo due ri velazio ni , le man ifesta entram be i.n ri sposta a talune burle. La prima di quelle che ci appaiono come rivelazio ni no n po tre bbe es ere più centrale e insieme enigmatica. Succede nella celebre scena delle nozze, l'unica vo lta che Dant e si trovò sotto lo stesso tetto con Beatrice. A Firenze era costume che le ami che de ll a sposa l'acco mpagnasse ro a tavola nel suo primo pranzo da maritata e che i gentiluo mini re ndessero lo ro o maggio. Un ami co co ndusse D ante in casa de lla sposa ed egli , cosa strana anche questa, interpretò le pa ro le dell 'amico, «Veniamo a servi re le signo re"", come se dovessero servire loro il pranzo, e in quel mentre scorse all'improvviso Beatri ce, la cui vista , e non l'aveva mai a,vuta
cosl vicina, lo turbava tanto. Successe allora un fa tto di per sé banale, che si rep lica nei secoli. Alcune dame no tando Il suo turbamento co minciaro no a parlottare, a burlarsi de l suo stato, co invo lgendo Bea trice co me co mplice. Lui uscl dalla stanza stravolto, e siccome il suo amico, come di rigore po iché la scena non ha nulla di straordinario, gliene chi ese il motivo, gli rivolse queste parole senza alcun preambolo, come lui stesso ci racconta: (do te nni li piedi in quella parte della terra [sic) di là dalla quale no n si puote ire più per in tend ime nt o di ritornare,,'>o E poiché colu i che pronunciò queste parole in seguito avrebbe scritto la Divina Com m edia , no n si può fare a meno di pensare che «quell a parte della te rra» fosse un luogo della sua anima , o che forse quella terra fosse il luogo della vita, di questa vi ta, dove la sua anima avanzò fin o al limite estremo, là dove la vita si rende vi«Videmus nune per speculum et in ae nigmate». I COT 13, 12. «Per fare sl ch'cile siano degnamente servite». Vita Nuova X I V, 2-3. 20 Vita Nuov(J X IV, 8-9. La c it azio ne di Maria Zambra no, che proba18
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bilmente è stata fall a a memoria, sos tituisce «vita. con «terra», Lo stesso equivoco appare all a pagina 9 del datti losc ritt o dove però è stato correlto in calce .
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ble se "ace a lo m enos imaginable y en cierto modo experim elltable. Diflcilll1ente L/.na escena tan bCl/lal encuentra su desenlace en palabras tan abismaricas. Y lo que /'I 0S parece sea la segunda revelacion definitiva porque ellcierra la voluntad que informara toda S II vida su vocacion o el corazon de su vocacioll, nos la comunica Danle también reacdonando a 11110 mal' que burla malevolenda de unas damas, que viélldole pasar por la calle le lIamarof/ y una de el/as le inrerpelo con estas palabras «l A quéfin amas a ésta senora si il O puedes sostener S II presencia?» Y él respondio que lOda s/./ beatitL/.d se cifraba en recibir el sah({lo de esa senora a la que se referfon, mos como ya el/a se lo haMa retirado, él prosigue diciendo que al1.Ora s u felicidad consiste en aqL/.el/o que 11 0 le p odra nunca fa ltar. Ellas le preguntan e li qllé consiste este biell. Y él contesta: «In quelle parole che lodano la donna mia». A lo que malignamem e contestan que de haber sido asi, él se hubiese comportado de dif~rente manera. Quedando Dante con esta angustiosa. incerIldllmbre dentro de sf, poco despll és penso que alabarra a Beatriz no dirigiéndose a /odas Las mujeres sillo solall1ellle a aquelfas «che SOIlO gentili e nOlI SOnO pure femmi/l': ». Y asf slIbitamenle su '~nglla hablo con:.o m ovida por si misma y d'f O: «Donne eh avete I/ltelleuo d amore» y tom o esas palabras asi nacidas com o comiell ZO de una Cancion - de una inmortai CC/llciol1. {El Hasta entonces solo de «cor gentil» se haMa hablado, ahora es el amor {quellielle su imelecto. No 1l0S dice Dante las caracterfsticas de este «ll1Ielleuo d'amore» y el que «amore» aquf es/é escrito con mini/scL/.la lo sin/a lejos de la alegorfa. No habrra plles que buscar el sel1lido alegorico de esta expresion sillo el filosofico. Lo ql/e no quiere decir por fu erza que Dame creyera ql/e le correspof/-
sibile e dove l' invisibile si fa almeno immaginabile e in qualche modo sperimentabile. Diffici lme nte una scena così banale trova il proprio scioglim ento in parole tanto abissali . La seconda rivelazione che ci appa re decisiva, perché racchiude la volontà che informerà tutta la sua vita,la sua vocazione o il cuore de lla sua vocazione, Dante ce la com uni ca ancora una volta reagendo alla malevo lenza più che alla burla di alcune dame che lo chiamarono vedendo lo passa re per la strada,e un a di loro lo interpellò con queste parole: «A che fine ami tu questa tua donna, poi che tu non puoi sostenere la sua presenza?».21 Lui rispose che tutta la sua bea ti tudine si riassumeva nel ricevere il sa luto della signora a cui si riferivano, ma, da l momento che lei gli elo aveva negato, prosegue afferm ando che la sua fe licità consiste ormai in qualcosa che non potrà mai venirgli meno. Quelle gli domandano in cosa consista questo bene. E lui di rimando: <
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Vita Nuovo XV III. 3. Viw Nuova XV III , 6-7. Vita Nuova XIX , l.
24 Vita NUOVll XIX , 4. B ln italiano nel les to. 210
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ln ita liano nel tes to.
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diese un cOllcep lO. Es cosa sU/ii lo qll e sea. La filosoJfa eli Dante {rem ol/ta] a la de Arist6teles - a quien ffama simplemente «el fiI6sofo», mas también a Cicer6n y m as aLi ll a Boecio. Mas su aristotelism o ha pasado po r los arabes - po r Averroes especialmellte - y por Santo Tornas y San Bue/w ventura de quien hay grande tra za en ese «ese asentimiento del intelecLO a las cosas no aparentes confo rtadas por la Je, de donde viene la esperan za y por ésta la operaci6n de la caridad». Como hay huelfas de lIlI Plotino que élno pudo conocer sino a través de otras fu entes eli «esta alma contemplativa que no soiamellle contempla la verdad sino su misma contemplad6n». La filosoJfa, dice en el Con vivio es «en su esencia 11/1 amor casi di vino al imelecto». Mas hay algo propio de Dante eli relaci611 con la FilosoJfa y con el imelecto, algo que le ha sucedido. La fi losoJfa es lIna experiencia muy cercarla al centro Il/timo de SlI experiencia. Y eSlO: que la Filosoffa sea para Dante no algo solamel'lle aprendido, sino algo vivido, selllido, experimentado hace de él Ull fil6sof o y un poeta al par. No podem os abordar aquf, lo prom etem os para otro mom ento, lo poco tratada cuesri6n de la experiellcia f ilos6fi ca, s[obr]e la experiencia poética se ha dicho y se siglle didendo mllcho y en ocasiones hondo y sutil; de lo religiosa Iradicionalmente se ha declarado cuanto es po-
to. Q ualsiasi cosa fosse, si tra tta di qualcosa d i sottile. La filosofia in Dante [si rifà] ad Aristotele - che cbja ma sempli cemente «il fi losofo» - , ma anche a Cicerone e ancor pi ù a Boezio. E il suo aristotelismo è fi ltra to dagli arabi - specialmente da Averroè - e da Sa n Tommaso e San Bonaventura, di cui ri mane una traccia profonda in quell '«asse ntim ento de ll 'intelle tto alle cose non appa renti co nfo rtato dalla fede, da cui viene la speranza e allravcrso di questa l'operazione de ll a ca rità»." Così co me c'è l' imp ronta d i P lotino, che Da nte pote lle conoscere so lo all rave rso fo nti in direlle, in «quest'anima contempl ativa che non contempl a so ltanto la verità ma la sua stessa contempl azione».'" La Fil osofia , dice nel Convivio, è «nell a sua esse nza un amore quasi di vino all'inte lle tto»." Ma in relazio ne all a Filosofia e a ll ' intelle llo c'è in Dante qualcosa di peculiare. qualcosa che è accaduto a lu i. La fil osofia è un 'esperienza mollo prossim a al centro ultimo dell a sua esperienza. E questo: che per Dante la Fi losofia non fosse solamente qualcosa di appreso, bensì qualcosa di vissuto, sentito, sperime ntato, ne fa un fi losofo e parimenti un poeta. Non possiamo affrontare qui la questione poco trallata de ll 'esperienza fi losofica, prome ttiamo di fa rl o in un'altra occasione; dell'esperi enza poetica si è dellO e si conti nua a dire molto, a voln «E però è manifesto che la di vina virtù. a guisa Iche in] angelo, in que· sto amore ne li uomi ni discende. E per dare esperienza di ciò. grid a susscquenlemente lo testo: E qUlIl donn a gemil questo non crede. / Vada CO li lei. Per donna gentile s'int ende la nobi le anima d'ingegno, e libera nella sua propia potestate, che è la ragione 1... 1Onde, sì come per lei molto di quello si vede per ragione, e per consequente si vede poter essere, che snnza lei pa· re maraviglia,così per lei si crede ogni miracolo in più alto int elletto pote[r} avere ragione, e per co nsequent e pot elr] essere. O nde la nOSlra buona fede ha sua origine; dalla quale viene la speranz"" che è 'I proveduto desiderare: e per quella nasce l'operazione della caritadelt. Convivio 111 , X IV, 9 e 14. 2l:I «E dice: Per ch'ella di sé Sfessa s'imUlmo rtl, però che essa fil osofia . che è, sì come dello è nel precedente lratLatO, amoroso uso di sapienza , sé medesima riguarda, quando apparisce la belle7.za de li occhi suoi a lei; che al· tra non è a dire, se non ch e l'anima I110sofant e non solamente contempla es· sa verit ade. ma ancora cont empla lo suo co nt emplare medesimo e la bel· le7.za di quello, ri volgendosi sovra sé stessa e di sé stessa innamorando per la bellezza del suo primo guardare». Con vivio IV, II , I S. N «Così la fiJosofi a, fuori d'anima, in sé considerata , ha per subieuo lo 'ntendere.e per forma uno quasi divino amore a lo 'nteUettolt. Convivio III, X I, I l
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sible. Mas la Filosofia pasa por ser un estudio sin mas de la mente, por no engendrar mas experiell cia que a la qlle el esili dio se refiere, sill que IOq lle esos centros vi/ales profun dos:cora zoll, alma y alla donde se hacen uno solo, donde los distintos, que no tienen por qué ser cOlllrarios se identifican; amor y entendimiento.1 Y aSI el amor {FJ pierde la carga de irracionalidad qlle suele /levar y el entendilllielllo su apego a lo abstracto, y el amor pasa de ser fllego a ser lu z mientras que el elllendimiento pasa de la sola c/aridad a la luminosidad que irradia y vivifica. Esta identificacion del amor con et entendimiento parece ql/e sea la experiencia ql/e en Dante se verificara tras de la mI/erte de Beatriz. VenIa ya preparado para elio grandemente. Y la muerte de ella fue para él providencial en este sentido de /levar eI amor que le inspirara y que no tenfa terrestre clImplimiento al reino de lo IlI z il7leligible. La «Vida Nueva » C1/ellla pue~; III/a doble experiencia renovadoro: la que le prodlljo la vision y el conocimiento de la sill par crialLtra cuando ella solo tenEo nlleve alios qll e se acredema walldo mas tarde redbe la gracio de SlI saludo, y la renovadon que recibe tras del dolor y m/n en el dolor, mas todavfa en la al/sencia que su muerte le ha dejado. La Cancion que comienzo - Vita Nuova X X X 111 - . «Quantl/nque volte» ... - Cual7las veces qlle me recuerdo a la dama a lo que yo me dirijo tan doliente » ... - declara al finalla transfiguracion de Beatriz " Partiéndose de nuestra vista, se convierte en espiritual y grande belleza que por el cielo expal/de lu z de amor». Y esta transfigurocion de Beatriz no ha podido ser seguida _ creada - mas que por <
te cose profonde c sottili ; di quella religiosa tradiziona lmente si è dichiarato il possibile. Ma la filosofia passa per essere uno studio esclusivo deJJ a me nte, come se non generasse altra esperienza che quella riferita all o studio, senza toccare tutti i centri vitali profondi: cuo re e anima , e il punto dove essi diventano una sola cosa, dove i diversi, che non debbono necessariamente essere contrari , si identificano: amore e intend im ento. L'a more perde così il carico di irrazionalità che porta usualm e nte e l'i nte ndimento la sua affezione all'astratto, e da fu oco qual era l'amore passa ad esse re luce, mentre l'intendimento passa dalla mera chiarezza alla luminosità che irradia e vivifica. Tale identificazione dell 'amore con l'intendimento sembra sia l'esperienza che si è verificata in Dante dopo la morte di Beatrice. A q uesto era già preparato, superlativame nte. E la morte di lei gli fu provvidenzia le per eleva re l'a more che lo ispirava, e che non aveva una realizzazione terrena. al regno dell a luce intellegibile. La Vita Nuova racconta dunque una duplice esperienza di rinnovamento: quello originato in lui dalla vi io ne e dalla conoscenza della creatura straordinaria quando Ici aveva solo nove anni [e] che si approfondisce quando più tard i riceve la grazia del suo saluto, e il rinnovamento che ricava per il dolore e anche nel dolore, e ancor più nell 'assenza che gli ha lasciato la morte di lei. La canzone che comincia «Quantunque volte» (Vita Nuova XXXlll) - «Quantunque volte, lasso!, mi rimembra I ch 'io non debbo giamai I veder la donna o nd 'io vo sì dolente» 30 - dichiara nel finale la trasfigurazione di Beatrice: «Parte ndo sé da la nostra veduta , I divenne spiritual bellezza gra nde, I che per lo cielo spande I luce d'amor ... »." E tale trasfigurazione di Beatrice non poteva che essere seguita - creata - da))'" intelletto d'amore»." Dall"in te lletto rinato. Questo libro inesa uribile si conclude con il voto di lodare Bea trice più intensa me nte di quanto finora non gli fosse riuscito - di quanto nessun 'a ltra donna lo fosse mai stata - «io spero di dicer di lei quello che mai non fue
.,' La fr~sc vien<: ripresa all'i nizio della pagina successiva. quasi che ~n mterruZlOne abbia fatto perdere il filo del ragionamen to, e viene svolta
modo leggerm ente djverso: «[que no tiene n porqué ser] contrarios mas que casi siempre lo san: amor y entendimiento, se uneo,. (NDC). In
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Vitti Nuova XXX IIL 5. Viw Nuova XXXIII ,8. In italiano nel testo.
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cir de ella lo ql/e jamas fue dicho de algLlna» - . Porql/e, segLln dec/ara en las /{n eas que preceden a este VOlO tuvo nada mas escrito el Ll/timo soneto una admirable visi6n «efl lo cLial vi cosas que me hicierort proponerme no decir ya mas nada de esra "benedetta " hasta que yo pudiese dignam ellle tratar de elIo. Y para lIegar a elio yo estudio C/lanto puedo». (G) Llneas qLle ammcian ya algo extraordinario nacido de Lino visi6n i, Por que no lo Divina Comedia? Ahora ya SLi cora z6n no le pesa, va hacia arriba, como si él mismo Juera lo inteligencia nueva; «Oltre lo spera che pùì larga gira - passa 'I sospiro ch 'esce del mio cl/ore:- intelligen za nova che l'Amore - piangendo m ette in ILli, pur SLi lo tira.» - «A través de la esfera q/Le largamente {sic} gira posa el SI/spiro qLla /lace de mi cora z6n: illleligencia nueva que el Arnor, plaiiendo pone en él pues ql/e lo atrae /wcia lo 0110». Y termina el sOlleto dec/arando la diferencia entre «Quella gentile» que es la " donna gentile» y Beatrice, «So io che parla di qLlella gentile, - però che spesso ricorda Beatrice,- sì che io lo 'Illendo ben, donne mie care». Es decir: « Yo sé qlle habla - mi cora z6n - de aquello gemil, pero que a m enLldo recllerda a Beatriz, asf ql/e yo bien lo ellliendo, ql/eridas seiioras». (Dicho sea elllre paréntesis, lo expresi6n «donn e mie care» equivale mas bien a la de «selÌoras mlas», en el sentido qLle hoy tiene corrielllemente). Apenas hemos aJ/orado COli este somero.anOlisis la significaci6n de Beatriz y lo hondLlra da la experiencia de este dedarado amor de Dame por ella. Mas parece que o bien Beatriz COn su incomparable presencia, con lo gracia de S II sah/do y con S II temprano l1/uerce, se transfig Llr6 en lIIU/ dama celeste, o bien que le condlljo hacia su conocimiento a tra vés del enlendinlien/o de al'nO/~ cranscendente en SII recorrido, canTino, PLiente entre la tierra y los cielos. El itinerario. La Divina Comedia A la IlI z de lo dicho lo Divina Comedia aparece como el itinerario del ser humano qLle Ile vado por su ime/eclO transcende/J.Ie recorre, glliado eso sf, IOdos los estados posibles qlle le corresponden. Desciende hasra el cemro mismo de la oscuridad y tras atravesando {sic} (H) los diversos c[rculos
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detto d 'alcuna» 33 -. Perché, come dichiara nelle linee che precedono quel voto, appena scritto l'ultimo sonetto ebbe una «mirabile visione», «ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa be n ed~tta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare dI leI. E dI ventre acciò io studio quanto posso».'" Linee che già annu nciano qualcosa di straordinario, nato da una visione. Perché non la Divina Commedia? Ora il cuore non gl; pesa più , si leva verso l'alto, come se fosse lui stesso l' intelli genza nuova: «Oltre la spera che più larga g; ra ! passa 'I sospiro ch'esce del mio cuore: ! intelligenza nova, che l'Amore! piangendo mette in lui , pu r u lo tira»." E il sonetto termina dichiarando la differenza tra «Quella gentile» che è la «donna gentile» 36 e Beatrice, «So io che parla di quella gentile,! però che spesso ric~rda Beatrice,! sì ch'io lo ' ntendo ben, donne mie care»." (SIa detto tra parentesI, l'espressione «donne mie care» equivale piuttosto a quella di «mie signore» nel significato attuale). . . Abbiamo appena lasciato trape lare con questa anaLIS I ommaria il significato di Beatrice e la profonda esperienza dell 'amore che Dante dichiara pe r lei. Ma sembra che Beatrice,con la sua ineguagliabile presenza, con la grazia del suo sa luto e con la sua morte precoce, si sia trasfi gurata in una dama celeste, o che lo abbia condotto verso la ua conoscenza attraverso l'intendim ento d'amore, trasce ndente nel suo percorso, cammino, ponte tra la terra e i cieli. L' itinerario. La Divina Commed ia Alla luce di quanto detto la Divina Commedia appare come l'itinerario dell'essere umano che, condotto dal propno intell etto trascendente, percorre, con una guida è vero, tutti i possibili stati che gli corrispondono. Discende fino a l cenn Vita Nuova XLII , 2. 311 Vita Nuova XLlI , I-2. J5 Vita Nuova XLI , IO. J6 17
In ital iano nel testo. Vita Nu ova XL I, 13.
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infe males, reco l're los c[rculos {dell reino del bien donde toda v{a el mal existe consumiéndose en dolor, [para] subir a tra vés de los cielos planetarios hasta el E mpfreo, centro y manOll tiol de la divina 1H Z. El itinerario pu es ha partido de lo espoll/anea condici6n terrestre, a no seI' que tomem os como pllnto de portida lo experiencia que hem os procura do diseiiar, contellida en lo «Vita Nuova». Y de ese pUlito de partida que hay que considerar como /I II estadio del ser seo en un caso o eri otro, se ha bajado hasta ellugar oscuro y compacto, el centro mism o de la pesodez y del m al, «Il punlO - al qual si traggon d 'ogni parte i pesi» o sea: «el punto a donde de IOdas las partes se traen los pesos». Con lo ClIal dic/1O sea de posada, se nos avisa ql/e todo lo que pesa y lo que en el ser hwnano pese va hacia aliti, si una fuerza contraria 110 lo im pide; lo ql/e qlleda comprobado en aquel pasaje del Para{so en que Dante se maravilla de estar allf, [y] Beatriz le dice sllavem ente ql/e una vez ql/e se le ha quitado le que lo imped{a era na/tirai que allf eSllI viera. Y lIS { vel110s ql/e hay dos centros de gra vitaci611 o de atracci6n, el centro oscuro donde cae lo que p esa y el centro celeste donde lo librado del peso asciende. Las IlI leVe c{rculos del Infierno son com o la proyecci6n lIe{ga]tiva, tenebrosa, sin posible salida, de los nueve d rcllios del celeste Para[so. Solamente siete tiene, en cambio el Purgatorio. No posee quien eslO escribe, ciencia alguna acerca del simbolismo de los num eroso Dante, si, lo conoda y lo usa a fo ndo, en eslO pienamente dentro de la tradici6n pitag6rica recmdecida en la Edad Media. Mal' es fa cil de comprender et simbolismo del nueve, ya que et mism o Dante lo explica a lo menos eli el pasaje de la «Vida Nu eva» en que dice que rweve era el m /mero de Beatriz, cuya ra fz es tre~; engendrado por tres veces tres, m1mero trinitario, creador entre IOdos. En cam bio, el siete podem os relacionarlo con los plan etas; con lo escala {il de los sOllidos, de 105 coIO/'es, de los d[as de la semano. S[mb olos IO dos que se p l/edell condensar en el de la escala ql/e tanto usaron los pitag6ricos y los 6rficos. Y m as to-
tro de ll 'o curità e, dopo aver attrave rsato i diversi cerchi infe rnali , percorre i cerchi del regno del bene dove ancora il male esiste consumandosi nel dolore, pe r salire attraverso i cieli pl aneta ri fin o all 'E mpireo, centro e sorgente della luce di vina. L'itinera rio ha avuto dunque inizio da ll a spontanea condizione te rrena, a meno di non conside rare qu ale punto di partenza l'espe rienza racchiusa nell a Vita N uova che abbi amo cercato di tratteggiare. E da questo punto di partenza che, in un caso come ne ll 'altro, bisogna consid erare co me uno stadi o de ll 'essere, si è scesi fin o al luogo oscuro e compatto, proprio al centro della pesa ntezza e del male, il punto «al qual si traggon d'ogne parte i pesi».38 In questo modo, sia detto pe r inciso, ci si avverte ch e tutto ciò che pesa e qu el che pesa nell 'essere umano va a finire lì, se una forza contrari a non lo impedisce; fatto comp rovato da quel passaggio del Paradiso in cui Dante si stupisce di essere lassù e Beatrice gli spiega con dolcezza che, una volta liberato di quanto lo impediva , e ra naturale che così fosse.'· Notiamo dunque che esistono due centri di gravit azio ne o di attrazione, il centro oscuro dove precipita ciò che pesa e il cent ro celeste a cui asce nde ciò che si è l.iberato del peso. I nove ce rchi dell 'Inferno sono quasi la pro iezione negativa , tenebrosa, senza uscita, dei nove ce rchi del Paradiso celeste. Il Purga torio in vece ne ha solo sette. Chi scrive non possiede la scienza del simbolismo dei numeri. Dante in ve ce lo conosceva e lo usò a fondo, in piena co nformità con la trad izione pitagorica rinvigorita nel Medi o Evo. li simbolismo del nove tuttavia è facile da compre nd e re, visto che Dante stes o lo spiega almeno nel passaggio della Vita Nuova nel quale dice che il nove era il numero di Beatrice, la cui rad ice è il tre, generato da tre volte tre, nume ro trinitario, tra tutti creatore. Il sette invece possiamo metterlo in relazione con i piane ti , con la scala dei suoni , dei colori , dei giorni della sett.i mana. Tutti simboli che si possono condensare in quello de ll a scala tanto usato dai Pitagorici e dagli Orfici. E, an-
" /lIfem o, XXX IV, Il t. J9
«M araviglia sarebbe in le se, privo I d"impedimento.giù l i fossi assiso,
I com' a terra quiet.e in foco vivo». Paradiso, 1, 139- 14 1.
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davia conlas artes liberales formadas como se sabe por el «Trivium» y el «Quadrivium». Pero como Dante dice que por «Cielos» emiende las Ciencias - Convivio Il. XIII - y aun los dones del Espiritll Santo - Convivio TV.XXI - tendriam os qlle emender quizas que los siete d rculos del Purgatorio corresponden a los siete primeros d rculos del Paraiso, los cielos planetarios, y que son no com o SII contraposicion, sino como su palido reflejo o incompleta prefiguracion. Cada uno de estos lugares eXlremos tiene "/'la divisioll interna. Plles que en el Infierno esttl el «Nobile Castello » del Limbo donde yacen las almas nobles y esclarecidas que no conocieron la Revelaciol1. En lo alto de la momaiia del Purgatorio eSla el Paraiso Terrestre, Li/timo collfin del mundo terrenal. Y en el Para fso o Reino de los Cielos, eSlan los cielos correspondieflles a los Planetas - comprendido el 501- y mas alhl, el Empfreo con SL/.S dos d rCL/los de pura IL/ z divina. Cada uno de los Ires Cantos finaliza COn una referencia a las estrellas que bien vale la pena de recordar. Dellnfierno se sale a «riveder le slelle». Del Parafso con declaracion del motor supremo, el «motor inmovil arislOtélico» sobrepasado ciertamente, porque es «El amor que mueve el Sol y las otras estrellas». Y et final del Purgatorio m erece mayor delenimiento pues que nos parece sea el paso mas decisivo de lodo este ilinerario. Dice asf: «io ritornai da la santissima onda - rifallO, sì com e pial'lle novelle - rinovel/ate di novella fronda, - puro e disposlo a salire alle slelle». La santlsima onda es la del rio Eunoè del Para[so Terrestre donde segLln las palabras de Beatriz fue swnergido para que su amortiguada virtud - fuer-
cora, co n le arti liberali formate come è noto dal Trivium e dal Quadriviulll. Ma siccome Dante dice che per «Cie li» intende le Scienze (Con vivio II -X III ) 40 e anche i doni dello Spirito San to (Convivio IV-XXI)," dovremmo fo rse inte ndere che i se lle cerchi del Purgato rio corrispondono ai pri mi sell e cerchi del Parad iso, ai cieli planetari, di cui no n sono un a contrapposizione, ma un pallido riOesso o un 'in completa prefigurazione. Ognuno di questi luogh i e tremi presenta un a divisione inte rn a . Nell ' In ferno c'è infa lli il «Nobile Cas te llo» 42 de l Limbo dove giaccio no le anime nobili e illustri che non conobbe ro la rive lazion e. Alla sommità de ll a mo ntagna del Purgato ri o c'è il Paradiso Terrestre, ultimo confine del mo ndo te rre no. E ne l Paradiso o regno dei Cieli ci sono i cieli corrispondenti ai Pianeti - compreso il sole - e, o ltre, l' Empireo con i suoi due cerchi di pura luce divin a. Ogn un a delle tre Cantiche si conclude con un riferimento alle stelle che va le la pena di rammentare. Dall ' In ferno si esce «3 riveder le stelle».4' E da l Paradi so con la di chi arazion e del motore supre mo, che indubbiamente oltrepassa il «motore immobile» aristoteli co, poiché è «l'amor che move il sole e l'a ltre stelle».44 TI finale del Purgatorio merita che ci soffermiamo un po', perché ci sembra il passo più decisivo di tutto qu esto itinerari o. Dice cosl:
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Paradiso. XXXIII . 145. Purgatorio, XXXJIL, 142-]45.
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r za - se reavivase. Es plles la pllrificacion definitiva que le hace brotar com o 1IIU1 pIanta nueva a una nlleva vida que le da no solo posibilidad, sino disposicion para subir K} a los mismos astros y 110 solamente cOl1lemplarlos. Es un viaje cosmico, human o y supra/wmall o tambiéll. Cada tll10 de eslOs lugares corresponde también a 11/10 de los tres Reinos del Universo. El Infiemo es ellugar de los minerales, el PurgalOrio del reino vegetai, con sus misteriosos arbaIe>; y en el Paraiso Terrestre aparecen. ya los animales, simbolicos ciertamente y m as alta las jerarqufas angé/icas que tienen algunas tanto de figllra de precioso animaI. Tres animales don inicio a la grande avent/l.ra, cuando perdido en lo «selva selvaggia» se ve acom elido por 1IIU1 palllera, un leon y lo extrana loba, «animaI sin l'al». En aquella siwacion se le descubre lo sombra real de Virgilio, qu e sera SII gufa. Mas no fue bastante para dar {mimo a su desfallecie/He cora zon. Solo Beatri z le dora volar para seglllr a VirgilIO. Mas Beatriz Il a lo socorrerti sino por lo mefliacion de Santa Lucfa, a lo qlle Dante era particularmel1le devolO, y que no nos parece que esté aqlll, en esta verdadera «solida al cam ino» de Dante sin una especial signijicacion que élno declara, pues que todo el prodigioso libro estti /leno da enigmas algu/los ya descifrados y otros qll.e resisten a lo sUlil perspicacia. Y nada, lo que se dice /loda esta sin IIna precisa ra zon. File Santa Lucfa una virgen siracl/sana que sufTio el nutrlirio de que le fll.eran armncados los ojos. Antes d/l.ranle el interrogatorio ItIVO ocasion de con lOda hlllnildad aceptarse como Tempio del Espirilll San IO, como todo cristiano dijo que sea fiel y casIO. Es lI/UI de las primeras martires y santas en haber in vocado al Espfritll Santo de quien viene lo ItI Z y lo inspiracion, lo sabidurla infalible. Su fiesta se celebra el dfa trece de dicielllbre, 11110 de los mas breves y oscuros del lilla, cercaI/o al solsticio de invierno, segtln lo paradoja de este hemisferio. L} Santa Lucfa pllede simbolizarl1luy bienla lu z interior, lo Ili z del cora zon a la qlle se remite enteramente quiel/ ha de-
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ché la sua tramonita virtù - la sua fo rza - si ravvivasse. È la purificazione de finitiva , dunque, che lo fa s bocciare come una pianta nuova a un a nuova vita, che gli dà non so ltanto la possibilità , ma la disposizion e d 'a nim o pe r sa lire fino agli astri e non soltanto pe r contemplarli . È un viaggio cosm ico, umano e anche sovrumano. Ognuno di questi luoghi corrisponde a nche a un o de i tre R egni dell' Universo. L' In fe rno è il luogo de i mineral i, il Purgatorio con i suoi a lberi miste riosi è quello del regno vegetale, e nel Paradiso Terrestre appaiono finalmente gli animali, evidente me nte simbo lici, e, a ncora oltre, le gerarchie angeliche, a lcune delle quali evocano tanto la fi gura di un incantevole anima le. Tre an imali danno inizio a lla grande avventura , quando D a nte, pe rduto nella «selva selvaggia»,46 si vede assalito da una pantera , da un leo ne e da un a strana lupa, «bestia sanza pace »" In que l frange nte gli si manifesta l'ombra rea le di Virgili o che sarà la sua guida. Ma questo non bastava ad a nimare il suo cuore sgome nto. So lame nte Bea trice gli darà il coraggio di seguire Virgilio. Beatrice tuttavia verrà in suo soccorso solo grazie alla mediazione di santa Lucia , a cui Dante e ra parLicolarnlente devoto, e che a nostro avviso non è collocata qui , in questo vero e proprio «avvio a l cammino » di Dante, senza un significato speciale che lui non rive la, poiché tutto qu esto libro prodigioso è pieno di e nigmi , alcuni già decifrati e a ltri che resistono a ll a perspicacia più sottil e. E nul la, proprio null a vi appare senza una precisa ragione. Santa Lucia [u lIna ve rgine siracusana che s ubl il ma rtiri o che le venissero strappati gli occhi . Precedente me nte, durante l' inte rrogatorio, e bbe modo di accettarsi con tutta umiltà come te mpi o de llo ,Spirito Santo, a l pari di ogn i cristia no fede le e casto, disse. E una delle prime martiri e sante ad aver invocato lo Spirito Santo da cui disce nde la luce e l' ispira zione, la sapienza infallibile. La s ua festa si cele bra il giorno tredici di dice mbre, uno d e i più corti e bui de ll 'anno, vicino a l solstizio d 'inverno, pe r il paradosso di que to e misfero. Santa Lucia può perfettamente si mbo leggia re la luce in te riore, la luce de l cuore a cui si rime tte comple tamente chi .ui
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In italiano nel lesto. Infem o, I. 58.
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sCl/bierlO esa olra I/lz, l uente de la inte/igencia y del amor, «Del/m de Deo, Ll/men de Ll/mine» - y que all/mbra en m edio de la oscuridad mas complela, esa Il/ Z a la qlle las mas hondas linieblas no vencen. Sin e/la la presencia y por lalllo la gracia de la misl1la Bealriz no se hace sensible. Ll/ z que hay Cfl/e encender en la oscuridad, luz del corazon que /lega a Il/ndirse hl ego con la lu z mas alca. Y aSI el ilinerario que nos senala la Divina Comedia unificaria S IIS mtilliples selllidos, algunos de los ClIales 110 nos ha sido posible indicar fan siql/iera, en esle camino desde la oscurhlad m as /-t onda IUIS/a la bealillld sl/prema, viaje de la Il/ Z palpilante que se alumbra en lo liniebla y que /lega per fin a lo luenle de loda Itt z.
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ha scope rto qu ell 'a ltra luce, fonte de ll 'intelligenza e dell 'amo re - «Deum de Deo, Lumen de Lumine» -, che illumina nell'oscurità più completa, quella luce che nea nche le tenebre più profonde possono vincere. Senza di lei la presenza e pertanto la grazia di Beatrice no n si fa sensibil e. Luce che si deve accendere nell 'oscurità, luce de l cuo re che arri va a fondersi con la luce più alta. E così l' itine rario indi catoci dall a Divina Commedia riunificherebbe i suoi molteplici significati , alcuni dei quali no n ci è stato nea nche possibile segna lare, in questo cammino dall'oscurità più profonda all a bea tit udine suprema, viaggio de ll a luce palpitante che si accende nella te nebra , e che giunge infine a ll a [onte di ogni luce.
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L'Inferno El l nfierno (Dante)
Ellugar donde lo luz file em errada con virtiéndose eli l/n Il/ gar, es aq/lel mism o «dove d 'ogni parte si traggoll i pesi», el celllro de la tierra seglin Dante en su «Inferno »; ellugar donde cay6 Lucifer desde eLcielo portador de la Ili Z robada, raptada. Precipit{mdose con ella creo - iua S/I SIIelÌo crea r? - un precipifcijo, aquf en la tierra q/le el peso de la cafda 110 pudo hacer fuera illimitado tan siq/liera, ellimitado abismo qu.e es su prisi6n. Una prisi6n es /In abismo del qu.e la inrnensidad ha sido extraida, pu.es que es 5610 et sentir de la inmensidad del universo el que impide qu.e un espacio grande o redllcido, rico o misero, sea 111/0 prisi6n. Y lo miseria y estrechez de un recinto no se cOl'/stit/lye en carcel, ni Sl/ oscl/ridad al/n subterranea en precipicio si en aquel qL/e en éLse guarda palpita el sentir de lo inmensidad del /lni verso, se el'lliende de lo in m ensidad palpitante, viviente de /Odo e/uni verso. El qlle asi siente, se siente abismado, quivls, mal' en /In IL/gar que no ha dejado de fo rmar parte del universo dado 110 s610 por el sentir de la inmensidad sil'/o de la vida. Y la vida se constill/ye en un centro. Esta conciencia primaria de la vida revela mas o menos intensam ente el centro de la vida de ese ser, mas engarzada, receplOra y aL/n enllsora COli respecto a otros centros.
Il luogo in cui la luce venne inte rra ta co nverte ndosi a sua volla in un luogo è que ll o «al qual si traggon d'ogne parte i pesi», ' il centro della te rra, seco ndo Da nte ne l suo Lnfe rn o, dove Lucifero rovinò d al cie lo reca ndo con sé la luce trafuga ta , rapita. Precipita ndo insie me con essa creò (creare e ra forse il suo sogn o?) una voragine, qui sulla te rra , che nea nche il peso de ll a caduta pote tte re nde re illimita ta: l'abisso circoscrillo che è la sua prigio ne. Una prigio ne è un a bisso da cui è sta ta estratta l'imme nsità, poiché solo il sentire l' im me nsità dell'unive rso impedisce che uno spazio, ampio o ristretto, ricco o miserabile che sia , dive nti una prigione. E la mise ri a o l'angustia di un recinto no n costituisce un carcere, né la sua oscurità ancorché sotte rranea un a voragine, se in chi vi è rinchiuso palpita il sen tire dell 'imme nsità d ell'uni verso, be nint eso de ll ' imm e nsità palpita nte, vive nte, di tutto l'unive rso. Chi sen te questo può maga ri sentirsi sprofondato, ma in un luogo che non ha cessato di formare parte de ll ' unive rso, che si dà sente nd o la vita, non so lo l'i", me nsi tà. E la vita si costituisce in un ce ntro. Tal e CO'C i\' 1l /11 primaria de lla vita rive la con maggiore o minore 1111 1' 11,, 111 ti cenlro d ell a vita di que ll 'essere, ma inlr 'c ' ial.l. Il,, ' 111\ 11' a nche pro pulsiva ri spetto ad alLri cc nlli , I,,[emo, XXX IV, III.
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I ti ,
Y todos los centros vivientes vienen a serio por lino, por e/ centro OCLlIIO que eli cada uno de el/os y eli lo comunicaei6n enll'e el/os, se manifies{(( fundando aSI lOda realielad como vida, algo que sobrepasa, que ;,ulIlda y que también se apaga y aun amenaza extingllirse, lo vida es lo contrario de la inereia, del simple {2J permanacer igual. El sentir de la vida la anuneia com o amenazada de extillci6n, al modo de lo lu z que se eneiemle, y como prometida a mayor gloria de lo ILl z misma, lo condeneia o revelaci6n de la vida es com o el estrecho camin o en la m ontana escarpada, al filo del precipficjio, rara vez en lo ampliwd de una breve mese!a amansada, y la montalÌa se eleva sobre él inmedia{(( y lejana com o una pro/ecfa. Y por m omentos el cErclllo se hace m.i/.estra, lo conciencia colnlada cesa 110 en SII se, sino en Sli nlovilniento ya 110 se recorre ninglin camino, y el abajo y el arriba se han hecho equivalem es, com o si la profecra estando a punto de Cl/mplirse, cesara de hacerse sensible, sentida, y coetalleam ellle, el abism o. La carda de Luci/er causa, pues qlle 110 PLlede reali zar S/t m eno de crear, UfI limitado abismo, en cuyo fondo se sinio el lugar a donde todo peso va a parar, a donde es atrardo puel; en {((mo que pesa todo lo sometido a esta condici611. l La presencia de Lucifer determina esta cO fldici6n del peso? I, Es la atracci6n depositada en ese lugar la ql/.e hace qlle todo pese, lOdo lo qlle esto sobre lo tierra y en su efl volwra ? Nodo hay mas determinante que la fuerza de la gra vedad - cuya ley se supon.e Dante fi O conad a -. Y asr se nos aparece, seglin esta hislOria aSI relacada, que la causalidad pudo mu,y bien seI' inaugurada en este universo a callsa de la solida del orde/!. de la creaci6n de 1I/1O de sus mels respiandeciellles fig llras de lo lu z; la caEda de lo lu z raptada a los cielos causa el abismo, y desde el/ondo de sulimitaci6n establece lo determinaci6n del peso, lo I/amada a entrar, a caer en ese lugar {3Jdel pesar y origen de la cadena de la causalidlld. La cadena de la callsalidad, la cadena de las causas suje{(( lOdo humano acol1lecimiento, en verdad porq/t e se enrosca a la m ellle Iwmana qlle sentira en esta sujeci6n su seguridad, lo J
E tutti i centri viventi sono tali in virtù di un solo centro, il centro occulto che si manifesta in ciascuno di essi e ne lla lo ro comunicazione, e fo nda così l'inte ra realtà come vita, qualcosa che sovrasta. che inond a e a ltresì si spegne fino a minacciare di estinguersi, la vita è il contrario dell 'inerzia , del semplice restare uguale. Sentire la vita è presagi rla in pericolo di estinzione, alla mani era della luce che si accende, e insieme promessa a maggior gloria della luce stessa , la coscienza o rivelazione de lla vita è come l'angusto sentiero sulla montagna dirupata , all'orlo de l precipizio, raram ente nell'ampiezza di un breve pianoro do lce, al di sopra del quale la montagna si erge immediata e lontana come una profezia. E a momenti il cerchio si fa pa lese, la coscienza ricolma cessa no n nel suo essere ma ne l suo movim ento, oramai non si percorre a lcun sentiero, e l'a lto e il basso si equivalgono, quasi che la profezia al punto di compiersi cessasse di essere sensibile, sentita, simultaneamente a ll'abisso. Dal mo mento che non può rea lizza re il sogno di creare, la caduta di LuciJero causa un abisso limitato, al fondo del quale si trova il luogo a cui oglli peso va a parare, e dove dunque viene a ttratt<1, in qu anto pesa, tutto ciò che è soggetto a tale condizione. E la presenza di Lucife ro a determinare tale condizio ne del peso? È l'a ttrazion e sedimentata in quelluogo a far sì che tutto pesi, tutto quanto si trova sulla terra e nel suo involucro? Non c'è nulla di più determinante della forza di gravità - la cui legge si suppone fosse sconosciuta a Dante - . E se ci atteniamo alla sto ria così come l'a bbiamo narrata, ci appare perfettamente credibile che la cau alità sia stata inaugurata in questo unive rso a seguito de lla fuoriusci ta dall 'ordine della creazione di una dell e pill sple nd enli li gure della luce; la caduta della luce rapita a i cic li ca ll'iI l'II bisso, e dal fo ndo della sua limitazion e stabili sce III Il ' 1,' 11111 nazione del peso, il richiamo ad entrare, ti cmk,,· 1I11)IId llltl go della pesantezza,2 origine della cat cna dl'iill l'II1,"hlll La catena della causalità, la ca lCl1li di'iI, "III I II~ III I ogni eve nto umano, ma Pll Ò f,lIlo p ' ll lll' I ,1\ \ Ilul'l" .11 mente umana,che in tale so~~c/ill il i' 1,1\\1 ", 1'1" "1111 1 2 «Pesar» in spagnolo ~ VC I hl l 111.1 11 111 III , sa r» per indicare pe na , l1l l'ocn qllllllllll 111'1"
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garantia de no ir mas alla, de no Iranscender la relacion callsa-efeclO ni por lalllO SII segllra relalividad. SlIrge facil, obvia la respuesla a esta (({ribllcion [de la causalidadJ a lo caida de la lu z robada haSla el plllllO delenninal1le de lOdo peso de cuerpo y de loda pesadlll1lbre de alma, ya qLle la razon mas lradicional desde Aristoleles establece lo cadena de las callsas a parlir de lo causa primera lranscelldel/le a ella, lo que lIecesariamellle le im prime /In movimienIO de in ·esislible alraccion hacia lo caLlsa fina I que «tlweve - si se Irata de un IU/ man.o ser - lo volunlad y el deseo sin ser movido por el/os». Lo que Dante a la lelra emeiia «Ma già moveva il mio disio e il velle - sì come ruolO igualmenle m ossa l'amor che muove il sole e l'allre slelle». PLll/tO fina l de SII Paradiso, qLlietl/d en el movimiellio perfeclo en qLle el origen se ha L1nido al fin con el principio. Y de eSle modo elnwvimiellto es el clllnplimiel1lo de lo transcendencia; q/lielLtd. El Amor seglln Dante - seglln sin duda los afiliados a la congregacion de los «Fedeli d'Amore», seglln lan probado eSla hoy - acilia al modo del «Molar inmovi/» arislOlélico, mas 110 es a su modo, pues que file movido por la voluntad del Padre a rescalar la miseria hLlmana. La Trinidad lOda se movio, aunqlle sin allerarse ni sLlfrir mwacion algLlna. Lo Cl/al ofrece a lo accion delmolor ya no inmovil, 11/'111 infinilLld, /In. abismo de infiniltld; es el mismo amor creador el qlle resC(lIa por el miSlerio de! sLlfrimienlo divino, infinilo sllfrir, infinilO amor, insol/dable. Ni la vision de los Ires c{rc/llos ILlminosos de la Trinidad limita eSle abismo de lo infinitud divina, ni tan siquiera de lo infìnillld "umana (4Jen el segl/lldo d rC/do «dipillla»: «Denlro di se, del SI/O colore slesso, mi parve pillia de la noslra effigie - PLlrche in Lei - il mio viso 1lI110 era m esso» [sicj. «/I mio viso ILI 110 era messo», loda la amp lillld de lo condicion hlllnana, el hombre cumplido y realizado eli Sl/ principio y origen moslrando eli aclO - en aclO originario divino -lOdas SIIS posibilidades. El Adan Cadmon de los caba-
c urezza, la garanz ia d i non andare oltre, di non trascende re la re lazio ne di ca usa-effetto né, pertanto, la sua sicura re la ti vità. So rge faci le, ovvia, la replica cont ro tale attribuz io ne della causa lità a lla cad uta dell a luce rap ita fino a l punto determina nte ogni peso del corpo e ogni oppress io ne dell 'a nima, giacché la ragione più t radiziona le, fi n da Aristotele, stab ilisce la cate na delle cause a partire dalla ca usa prima a essa trascend e nte, che necessariamente le imprim e un movi me nto di irresistibile attrazio ne verso la ca usa finale che «mu ove la volo ntà e il desiderio - se si tratta di un essere um a no - senza es e re da essi m ossa». Cosa che D a nte insegna a lla le lle ra : «m a già volgeva il mi o disio e ' I velle, I sì come ro ta ch'igua lmente è mossa, I l'amor che move il sole e l'a ltre ste lle».3 Punto finale del suo Paradiso, quiete ne l movim e nto perfello in cui l'origine si è infin e co ngiunta a l pri ncip io. E in questo modo il movime nto è il compime nto della trascendenza; quiete. Secondo Dante - e senza dubbio secondo gli affi li ati a lla congregazione dei «Fede li d'Amore», cosa orma i provata - , l'amore agisce al modo de l «Motore I mmobile» a ristote lico, ma no n esa ttamente a llo stesso modo perché (u mosso dalla volo ntà de l Padre a riscattare la mise ria um ana. La Trinità tutta si mosse pur senza a lte rarsi né so ffrire a lcuna mutazion e. E ques to conferisce a ll 'azione del motore, non già im mobi le, una infinità, un abisso di infinità ; è lo stesso amo re creatore che riscatta attraverso il miste ro della sofferenza divina, infinito soffrire, infinito amore, insondabile. Neanche la visione dei tre cerchi lumin osi dell a Trinità limita questo abisso dell 'infinità divin a, né de ll ' infinità um a na , «dipinta»' ne l secondo circolo: «dentro da sé, del suo colore stes o, I mi parve pinta de la nostra effigie: I per che 'I mio viso in lei tutto era mes o».'
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Paradiso, XXXlll , 143- 145.
4
In itali ano nel testo.
, Paradiso, XXX Il l , 130-132.
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Iista~; el Hombre Un iversal y el Hom bre Verdadero celados por la escondida tradici6n a la qlle Dante, com o se sabe, tuvo acceso a tra vés de los Fedeli d'Amore en Sll versi6n islomica. La causalidad arislotélica depositada en el racionalismo occidental, revistiendo la acci6n divina como caltsa m ovens aparta por completo la sospecha - de otra cosa no se trata de que la carda de la lu z eri su sepllicro de mllerte, callse la causalidad y prodllzca la m oxima e insoslayable determinaci6n de todo cllerpo perteneciente a la tierra, el peso y tam.bién lo pesadllmbre de las almas afligidas por el mal o por él atraidas, el pllnto absoluw en Sll ma que produ ce el movimiento de la fata lidad, los circulos mismos de los condenados sin esperan za es decir, sustrafdos a lOda tran scendencia. El otro polo del mas allO cielo. El absolllto que atrae y que ya no mueve porque movi6, y el m ovimienw de los condenados, descriw por el Poeta l ell} eltriste episodio de Paolo y Francesca, que «QlIali colombe dal disio chiamate, - COli l'ali alzate e fe rme al dolce nido - vegnon per l'aere, dal voler portate». Vinieron asi cLiando fll eron l/amadas saliendo por su qllerer por lIn instante del ir llevadas por el viento, Iigeras, sin oponerle plles ningllna resistencia.
caba listi, l'Uomo Uni versale e l' Uomo Vero celati dalla tradizione occulta a cu i Dan te, come si sa, e bbe accesso nella versione islamica attraverso i Fedeli d'A more. La ca usalità aristotelica sedimentata nel razionalismo occidentale, attribuendo all 'azione divina la caL/sa 1110ve1lS, elude del tutto il sospetto - di alt ro non si tratta - che sia la caduta della luce nel suo sepolcro di morte a ca usare la ca usalità e a produrre la somm a e ineluttabile determin azione di ogni corpo che appartie ne a ll a terra , il peso e a nche l'oppressione de ll e anime afflitt e da l male o da esso attratte, il punto assoluto, insomma, che produce il movimento della fata lità, e gli stess i gironi dei co nd ann ati se nza spe ranza , sottratti cioè a ogn i trascendenza. L'a ltro polo del cielo più alto. L'assoluto che a ttrae e che o rm ai non muove perché già mosse, e il movi mento dei condannati descritto dal poeta nel triste episodi o di Paolo e France ca che «Quali colombe dal disio chia mate I con l'a li alzate e ferme al dolce nido / vegnon per l'ae re, dal voler portate».6 Vennero così, al se ntirsi chi amate, sottraend os i per lo ro volontà per un ista nte al ven to che le porta, leggere, senza che esse opponga no alcuna resistenza.
{-l En el lnfierno de Dante. E l dinlel Santa Lucra E l centro y la salida
Nell'Infe rno di Dante. La soglia sa nta Lucia 11 centro e l' uscita
«Bajaré con mi lu z a alumbrar tus cCl/'ce/es tristes y oscuras», dice Celestina al Pr[ncipe de las tinieblas revelando con esas palabra~; seg!/n hem os senalado, Sll condici6n de autor qu e a su vez illllllina su extrana condici6n de personaje ya novelesco. PlIes qlle la ambigiiedad del géllero novelesco se crell por salirse SII protagonista, él al m enos, de su ser de criaILtra para inventarse a si mismo ell ansia da ser auror. Dante, autor, poeta en grado maximo, aparece transitando ya desde la «Vita Nuova » en forma el1leramente pasiva;
«Percuoterò di luce le tue ca rceri tri sti ed oscure»,7 di ce Celestina al Principe delle tenebre ri velando con queste parole, come abbi amo già segnalato, la sua condizione di autore, che a sua vo lta mette in luce la sua peculia re condizione di perso naggio già roma nzesco. L'ambiguità del genere romanzesco si produce infatti quando il suo protagonista affra nca almeno se stesso dall'essere crea tura pe r in ventarsi, impaziente di essere autore. Dante, autore, poeta sommo, appare fin da ll a Vita Nuova come fosse di passaggio, in una forma interament e pass i, tllfemo, V.82-84. 7
F. de Rojas, Lil Celestina. Sansoni. Firenze 1966. p. 91 '"
fa cfr. Marra Zambrano. «I sogni nella creazione
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solo en lo Divina Commedia se sale de esa su pasividad, que no es la da un perso/1.aje eiertam enle, para ju zgar. Mas en eslO lambién sin. personifiearse o quizas si, si por p ersona se ellliende ellugar donde lo palabra resuena y que asume lo responsabilidad, el porlavoz de juicios objeli vos. ÉI, Danle, es alguien a quien lodo eso ha sl/eedido y se dirfa qu.e 11 0 quisiera dar nin.guna palabra com o suy a propia, aunque por ajustarlas tan firm em enle haya lellido que penar y esili dilli: Y /1.i siquiera pareee o se mUeS frl/ cump/iendo el VOlO fo rmulado al final de la Vita Nuova de alabar a Beatrice com o ninguna otra m/.ljer haya sido alabada para. lo ql/e se prepara y «sludia ». Y no es qu e se relire (({n misleriosam ente com o Cervanles hasta el p/.lnlo de resll.llar inasib/e, cirelliando enIre sus criall/ras iguaimellle sill destaear nillg/.lna, sin descacarse en nillglllla. Es olro el suceso. Dame hab/a de sf, senala sus afeee iones, expresa lo que siellle, /wb/a en primera perSOlla, mas 11 0 como poeta sino eo/1/ 0 erialllm, com o poéliea crialura a quiell lodo le /lega, receplawlo f ragil de una grandiosa revelaeioll, Ifmido viajero /levado y aUIl sorprelldido por el su cesa, po r el irresislible l'Iwlldaro de proseguir IIn 101 camino; lo opueslO de IIn caballero de la «Quele» del Samo C rial de los que tali sabedor era. Élllo ha buseado - tal com o se nos presellla - ha sido ellcolIIl'ado en medio de lo oscura selva amella zadora, perdido pues eli. nw dio del camino. Y asE se 11 0S presenta en una eierta ana-
log[a - en eSlo - con aquel que dijo «Que, andando enamorada me hice perdidiza, y fui gallada». Se hizo perdidiza el alma esposa de San lllan de la Cna en medio del camino eSlrecho de lo subida al MOllle poso a poso en una b/lsqueda m elodica - /.In mélodo el suyo de rigar imeleclI/al, mas implacable qlle ningllIlO de los propiamenle fi losoficos.
va; solo nell a Divina Commedia emerge dalla sua passività, che non è certo quell a di un personaggio, per giudica re. Ma anche all ora senza personifi ca rsi, a meno che pe r perso na non si intenda il luogo in cui la paro la risuona e che ne assume la responsa bilità, il portavoce di giudizi o bi ettivi. Lui, Dante, è qualcuno a cui è successo tutto ques to, e se mbra quasi che non intenda trasmettere alcun a parola co me propria , benché per aggi ustarle con ta le precision e a bbia dovuto penare e studiare. E non appare, o non si mostra nemm eno ne ll 'atto di co mpi e re il voto pro nunciato alla fin e della Vila Nll ova, di lodare Beatrice come ness un 'altra donna lo fosse ma i stata, ragione pe r cui si prepara e «studia» . Non che si so ttragga misteri osa mente, come in vece fa Ce rvantes fin o a risultare inaffe rrabile, transitando uni f.o rmemente tra le pro prie crea ture senza distinguerne alcuna, senza distingue r i in a lcuna. Qui succede alt ro. Dante parl a di sé, manifesta i pro pri affetti , esprime ciò che sente, parla in pri ma pe rsona , non co me poeta bensì come crea tura, co me una poetica crea tura che vibra pe r ogn i cosa, ricettaco lo [ragil e di una grandiosa ri velazione. viaggiatore timido sospinto e anche sorpreso da ll 'e ve nto, dall'ordine in elutta bile di procede re pe r tale ca mmino; l'opposto di un cavalie re della «Quete» de l Sa nto Graa l, di cui tanto sa peva. Stando a quant o dice, lui non ha cercato, è stato trova to nel folto dell'o cura selva minacci o a, smarrito nel mezzo del cammino. E - in questo - presenta una certa analogia co n colui che disse «q/te, andando enamorada, / m e hice perdidiza y f lli ganada».8 Si e ra smarrita l'a nim a sposa di San Juan de la Cruz nel mezzo del cammino angusto de ll a sa lita al Monte, passo dopo passo in una rice rca metodica un me todo, il suo, di un rigore intelle lluale più impl 'lca hil . di qual iasi metodo propri amente fil osofi co.
na "lO , in I d .. Spagna. Pensiero,
poesia e III ll1 ciutJ , ('III I (' , hl I II ldlllll 11 111 na (E nna) 2004, pp. 19-29. 8 «che, essendo inna mo ra W. , I a bellI! p o' t ,I 1111 .1111 ' " I .1 I 1I I I Il III. Il I
ta». Ju an de la Cruz., Comico Espirifl wl, Il, v\ I ~ l' .H IIIIIIIII' 11 111111 I I Il ~ I WI •. llhl ' I I I ,Ii ',1111 1 l,II
ra del Carmelo di Legnano. revisionI: di I l'lllI ne. Roma 199 1, p.1 25.
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Dante (leI habia seguido para /legar a escribir las lal/des de Bealrice - mas lquién era Bealrice, qllién es? Cervantes guardando mas el secreto 110 1l0S dice que fuese Dulcinea el mOlar de S II eserilllra y le deja de e/la la elllera {2i res{pol1sabilidadl a DOI1 Qllijole, de la excelsilud de SII ser y de SII propia exislellcia. No hay sorpresa, Alollso Quijano sale al camino eli bllsca, en «Qu{!le» mas lodaI via} que de ver a Dllicinea, de m erecerla, de ser el Caba/lero Don Quijole de la Manclw. Es el Cl/lllplido personaje. El ser que busca, el suyo, le sirve de gufa i,en verdad la L/l1ica? Un dia le abandona porque habia de abandonarle al fin !/l' dfa II. olro para depositarlo en la vida y ql/.e desde ella entrase en la muerre con toda su suslancia de hOlllbre bueno, sin imagen, pues que la nwerle se /leva la sLlswncia viviente y deja la imagen aqui, en esle reino donde comenzara ya desprendidala vida propia de la imagen o si se prefiere, del «objelo ideai» pOr/adora de IIn eXlran o poder. Don Qllijole guiado por SII propia imagell deposilaria del ser que bllscaba 11 0 se enCOlllro n.unca perdido en una sÌ/uaci6n que élno illlerpretase c/aramente como dentro de Ull suelio IL/cido, el sueno de SII propio ser diafal/o. Y no nos dice Cervallles si de esle sl/eiio de ser le qlled6 sListancia alguna, si de él eXlrajo alga qlle allll1entara su ser de eriall/ra o qlle la diafallizara. Nos asegllra lan s610 la invulnerabilidad de AlollSo Quijallo /lamado el Blieno. LSU. SlIelÌo no le hizo mel/a? No sabel7'los /11(15. l Fue en/onces un sueno hisl6rico, ir a bllscar SII ser el1 la hisloria sin que et alma se compromew, se vaya lejos o se caiga? La illocencia pudo mas y se encolllr6 al morir siendo felizmell le lo que era después de haberse lanto buscado. Buscaba por lo vislo lo que ya le habfa silio dado. O qllizas... qllizas gan6 alga, comprob6 alga, revalh/6 esa su il1ocencia. Mas eSlO Il a se nos dice por su aLItar. La «quele» !wbfa sido I/lUI especie de IlIlima purificaci6n comprobatoria, 1IIU/ prueba que lo bondad ha de sllfrir posando por los suelÌos de la historia, para sLlstalllivarse, alga asf como una !IIlima operaci6n de la alqllimia del ser para lograr cOllsolidarse como piedra viva y al par respiandeciellle. O IIn cfrCL/lo del Purgatorio que Danle no seiiala pu.es dicho sea sin de-
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Dante lo seguì per arrivare a scrivere le lodi di Beatrice ma chi e ra Beatrice, chi è? -. Cervantes, serba ndo il segreto in misura maggiore, non ci dice che Dulcinea sia stata il motore della propria scrittura, e la responsabilità di lei, dell 'eccelle nza del suo essere e della sua stessa esistenza, la lascia intera a Don Quijote. Non c'è sorpresa , Alonso Quijano si mette in cammino in cerca - in «Quele» - più che di vedere Dulcinea, di meritarla, di essere il Cava liere Don Quijote de la Mancha. È il personaggio compiuto. L'essere che cerca, il suo, gli fa da guida, in verità l'unica ? Un giorno lo abbandona, poiché doveva abba ndonarlo al fine, un giorno o l'a ltro, per deporlo nella vita e cbe da Il si addentrasse nella morte con la sua ostanza integra di uomo buono, privo di immagine, perch é la morte si porta via la sosta nza vivente e lascia qui l'immagine, in questo regno dove intrapre nderà , ormai priva di lega mi , la vita propria dell 'imm agine o, se si preferisce, dell '«ogge tto id ea le», dotato di un peculiare potere. Don Quijote, guidato dalla propria immagine depositaria de ll 'essere che cercava, non si trovò mai perduto in una situazione che non interpretasse chiaramente come de ntro un sogno lucido, il sogno del suo proprio essere diafano. E Cervantes non ci dice se di questo sogno dell'essere gli sia rimasta una qualche sostanza, se ne abbia estratto qualcosa che elevasse il suo essere di creatura o lo rendesse diafano. Ci assicura solamente dell'invulnerabilità di Alonso Quijano detto il Buono. Il suo sogno non lasciò alcuna traccia su di lui ? Non sappia mo a ltro. Fu dunque un sogno storico il suo, l'a ndare in cerca del proprio essere nella storia senza che l'a nima ne venisse compromessa, o che si a llontanasse o occombesse? L'innocenza fu più {orte e morendo si ritrovò felicemente a essere quello che era , dopo essersi tanto cercato. Cercava eviden temente ciò che gli era già tato dato. O forse ... forse qualcosa guadagnò, comprovò qualcosa, avva lorò la sua innocenza. Ma questo l'autore non ce lo dice. La «quete» era stata una sorta di ultima purificazione probatoria, una prova che la bontà deve supe rare passando per i sogni della storia, per sostantivarsi, quasi un 'operazione definitiva de ll 'alchi mi a dell'essere per arrivare a consolidarsi come pietra viva e insieme radiosa. Oppure un cerchio del Purgatorio che Dante non indica perché, sia detto
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sdoro alguno para su sobrehumallo illgellio, algullos se le debeli de Iwb er escapado, aLlnq Lle 110 sea mas que por los cambios que eli esla vida introducen, aqu[ en eSle reino, llls modulaciolles de lo hisloria, sus eSlaciolles. Dame 110 lIeg6 a profelizar lo soledad del hombre moderno que lIllda e li busca de su propio ser. Él lo buscaba rambiéll mas nUllca esluvo solo, Ilun ca, salvo en ese momelllO cualldo se encolllr6 en medio del camillo, asalrado por las simb6/icas fieras en peligl'o. Mas poco le du,,6 esili soledad. {3J Mas que solo Dame aparece inerme comrariamel1le a conlO eSla lodo et que va en busca de algo. La realidad viene hacia él en 101110 que realidad, primeramenle, denlro de ella aparece la siluaci6n eli lo que se encuemra sin antecedellle 01guno. Nodo dice de lo que la habfa precedido. Iba a cortar Wl ramo cuando se ellco/Ur6 asf en la selva selvaggia. Es IIIU/ silllaci6n de fabu la, de mito, arquelfpica pues. Iba a cortar UII ramo y lodo se le IOrn6 descollocido y envolviente. Cercado y al1lenazado, asalrado por una fiera realidad de caracler absolulO. El héroe es como lino dOlicela, a quien en m edio de LIlla oCllpaci6n illocellle y al/n [esliva, de repellle se sLlslrafda {sicl a lo realidad habill/al, a su mUlldo y se le abre 1111 abisl1lo infe rnal, los mism os fnferos, asf Perséfone. Eurfdice quizas a quiell Dallle poela se asem eja mas q/te a su palr6n Orfeo en eSle instanle inicial. Es a las muchachas {y] a las j6venes esposas a quienes han sucedido eSlas cosas, y a ellas lambién es a quienes han sorprendido las mas peregrinas visilas anl.ln ciadoras. La muchacha o la joven esposa, es decir: la pasividad en su esllldo mas puro humanamenle. La doncela, el alma elegida. El alma elegida que se hace perdidiza, eli el prado florido o camillo de lo [ueme conocida, el1lre los laureles que no componen un bosque, en el huerro de lo casa del padre o delllro de la casa misma, en su rinc6n mientras recila las oraciones o cose. Y no puede seI' mas que de alllor o por amor eSili Il/rbaci6n fOra i del alma perdidiza que en sueiios se encuenlra asf repelllinamente. Y si el! lo verdad de lo vida, en el despertar a lo vida verdadera, igualmenle. El all'Ila perdidi-
senza alcun demerito per ii suo ingegno sovrumano, qualcuno deve essergliene sfuggito, non fosse altro che per i cambi amenti che le modulazioni dell a storia, le sue stagioni , in troducono in questa vita , qui , in questo regno. D ante non arrivò a profetizzare la solitudine dell'uomo moderno che va in cerca del proprio essere. Anche lui lo cerca, ma non è mai sta to so lo, mai , tranne che ne l momento in cui si trovò ne l mezzo del ca mmino, assa li to dall e fiere simboli che, in pericolo. Ma questa solitudine durò poco. Più che solo D ante appare ine rm e, condizione contraria a quella di chi va in cerca di qualcosa. La rea ltà gli viene incontro innanzi tutto in qualità di rea ltà, e al uo interno si manifesta la situazione senza precedenti nell a quale è venuto a trova rsi. Nulla ci dice di ciò che era successo prima. Stava per staccare un ramo quando si ritrovò così , ne lla «selva selvaggia».- È un a situazione da favola, da mito, archetipica. Stava pe r staccare un ramo quando tutto gli divenne sconosciuto e avvolgente. Acce rchi ato, minacciato, assa lito da una fiera realtà di carattere assoluto, l'e roe è come una fanci ulla, che nel mezzo di un a occupazione inn ocente e anche di festa d'un tratto viene sottratt a a lla rea ltà abituale, al suo mondo, e di fronte a lei si spa lanca un abisso infernale, gli In fer i stess i, come a Pe rsefone. E forse è a E uridi ce che Dante poeta si assimil a in questo is tante iniziale, più che al suo patrono Orfeo. Cose simili sono accad ute alle fanciull e e a ll e giova ni spose, qu ell e stesse che sono state so rprese da ll e più peregrine visite annun ciatrici. La fa nciulla o la giovane sposa, cioè la passività a ll o sta to um anamente più puro. La fanciulla , l'a nim a e le tta . L'a nim a e le tta che si smarrisce, ne l prato fiorito o in ca mmin o verso la fonte conosciuta , tra gli a llori che non compongono un bosco, nell'orto della casa de l padre o de ntro la casa, nel suo ca ntuccio, me ntre recita le preghiere o cuce. E non può e sere che d'amore, o pe r amore, questo turbamento totale dell'anima smarri ta che, in sogno, viene a trovarsi repentin amcnt . in
tale sta to. E analogamente succede nella verità de lla v,t " ne l ri svergli arsi all a vita vera. L'anima sma rrit n, .1I.dll' '1111'1
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In italiano nel testo.
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za aUIl de varon ies alma enam orada? Y si el varon viene de camino vigilallle, despierlo, pensanle, plles que el camino lo va lra zando con su pensamienlo, i le sucede eSlo, que el7 un inslante se qlleda sill via, siI! mélodo, sin pellsam ielllo y su alma despierta en lo pasividad pura y complela, despierta del ellsuelÌo m elodico, del esrudio, del disc"rrir aClivo? Se ha qlledado suelta y sola, perdida. Y ell cualquier m om elllO ell qll.e lal de p ertar del alma ell S II pasiv{idadj, oClI.rra sera en efeclO «In m ezzo del cammin», en medio, en et cenlro, no a la mUad del camino, sino a solas en medio del cam.ino o eli m edio del prado o de la habi/acion o de la calle, en m edio tam.bién y ante lodo de su vida y de la Vida. {4} Ha desperrado. Todo respira la primavera en este comienzo, el sobresalto de la llegada de la Prima vera, el despertar sobresaltado que es en si mism a la Prima vera y el pavor que la acompO/ìa: el retom o de la pérdida, su. encuelllro y su aparicion. Y 11 0 decim os COl/. esto que el illicio de lo Divina Comedia sea Wl traslllllO del mito de Perséfone jlllllo COli el de El/rEdice, claro, que solamente sea eltrost/Ilto del retom o del despertar de la perdidiza prima vera, estacion del amor. No exc/usiVllmellle, no nada mas que esto, com o talllas veces hacen los explicadores de los mitos y de las religiones, reduciendo su amplitud y profulldidad a un solo simbolo. Por el cOlllrario la superposicion de s fmb olos forma ese eje que sostiene todos los mitos esenciales qu.e rigen la lzislOria. Y as( se nos aparece el viajero ocupado con la cer/eza al descuido de una criatura primaveral en esa especie de salida gra ve y fes tiva, en ese tiempo que surge com o tifi chorro de agua impelido desde un lugar bajo tierra. Vn tiempo que /ut biera estado escondido, encerrado y qlle se escapa saltando hacia arriba tras del «tempo» lem o, el adagio in vernal. i Es Wl comienzo o es IIn cell/ro lo que con él se aparece? iO ulla acom etida que salvada queda atras como IIn II mbral sinmar-
la de ll 'uo mo,'o è fo rse un 'anim a inn amora ta? E se l'uomo procede ne l cammin o vigile, desto, pe nsa nte. poiché il cammino lo va tracciando co n il suo pensie ro, fo rse è questo che gli succede, che in un istante si rit rova senza via, senza metodo, senza pensie ro e la sua anima si desta ne ll a passività pura e co mple ta, si risvegli a dal suo sogno metodi co, dallo studi o, dal discorre re attivo? Si è ritro vata so la e senza vincoli , perduta. E qualora sopraggiun ga tale risvegli o dell 'anima nell a sua passività, sarà in e ffetti «in mezzo del cammino», nel mezzo, ne l centro, non alla metà del cammino, bensì in so litudin e e nel mezzo de l cammino o nel mezzo del prato, o della stanza o della strada, nel mezzo, anche e in nanzitutto, de lla sua vita e de lla Vita . Si è svegliata. Tutto respira la primavera in questo inizio, il sussulto dell'arrivo della Primavera, il risveglio di soprassa lto che è in sé la Prima vera e il pavo re che l'acco mpagna : il rito rno dell a perdita , il suo rit rovamento e la sua apparizi o ne. Con ciò, sia chia ro, no n inte ndiamo dire che l'iniz io della Divina Commedia ia una riproduzio ne del mito di Persefo ne unit o a que ll o di E uridice, che sia so lo un a re pli ca del rito rno de lla primavera sma rrita che si risvegli a, stagione dell 'a mo re. Non esclusiva mente, no n ni e nt 'a ltro che questo, come spesso afferm ano gli interpreti dei miti e delle religio ni , riduce ndo ne la vastità e la profo ndità a un unico simbo lo. AI contrari o, la sovrapposizio ne dei simboli fo rma un asse che sostie ne l'insieme dei miti essenziali che gove rnano la sto ri a. E così il vi aggiato re dedito alla certezza ci appare incurante co me una creatura primaverile, in questa sorta di uscita grave e festiva , in questo tempo che sgorga come uno zampillo d 'acqua sospinto da qualch e luogo sotte rraneo. U n te mpo che sarebbe rim asto nascosto, prigioniero, e che si libera con un b~ l zo verso l'alto, do po il «tempo lento», l'adagio in verna le. E un inizio o è un centro quello che co n es, o , i 111 11 nifesta? O un 'aggressio ne che un a volt a in sal vo ~ i 111,(1 11111
lO Il term ine maschi o ~).
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usa loda Maria Za mbrallo
II(IIO",tltlll Ul1 Il'IIJltI '"' III
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Il
car, como un simple suceso que se desvanece? A esto tl/timo quedarfa reducido el suceso si solo se diera la presencia de las tres fieras. Mas aparece et Guio y el mandato. Es pues un situacion centrai la que sobreviene y la orden po r banal que fuera encerrarfa lo simiente del destillo verdadero, ese que es cumplimiento total, el destino buscado y al fin recibido que no deja margen alguno a la eleccioll. Es lo que es. No seguirlo Ile va consigo m etafisica, vital, vaciarse totalmente, des-sustanciarse o des-sel'se. Mas vale {no] decir ni tan siquiera si, ya que elno es imposible. (51 «lo tenni li piedi in quella parte della vita di là dalla quale non si puote ire più per intendimento di ritornare» le dijo Dante a su amigo que lo introdujo - un guia en eierlO modo - en la casa donde se celebrobclIIllIU/S bodas, donde se encontro con Beatrice cara a cara y bajo el mism o techo inesperadamente y por primera vez - que serfa tambiéll la ,lItima. Respuesta m as inesp erada todavfa que SII enCLIentro con Beatrice, a la simple demallda del amigo ante su turbacion, causada como se sabe, por las burlas de las amigas de Beatrice a las que ella parece prestar o fd o, citando adviercen la turbaciOIl del ellamorado. Respuesta, ésta del poeta, que rompe la cadena de la ClIusalidad, de lOda concatellacion. Respuesta que sallll m as alla de la pregl/llta y la avasalla, la borra, como es tipico de toda revelacion Y alto l'a, ahora en el umbral decisivo, tem e. i Se trota entonces de poner los pies mas aliti de donde se puede il' pellsando en volver? iSe trata de [un] viaje sin retom o? Sin retom o, aunque no se tema el quedarse alli, en aquellugar. Porque puede oCllrrir lo que efectivamellle ocurrio - en modo un tal'110 extraiio - que de ese lugar tem eroso se salga l'IIas sin que la salida sea volver aqul, allugar donde se esta. Que se vaya a otro. Mas lo decisivo de este il' que se le impone, es que de vuelta aqui, ya él, el viajero, no serfa el mismo. Y no siendo el viajero el mism o, el lugar donde esta, aunque el mism o f uera para los que solo miran sin saber, serfa para él otro mu.y diferente. Pues que no deja de advertirse que (elI Poeta no vuelva tras de su viaje, descenso a los infiernos, ascension por el purgato-
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le spa lle come una soglia non marcata , come un semplice accadi mento che sva nisce? A questo si ridurrebbe l'accaduto se si desse unicamente la presenza de lle tre fiere. Ma appare la G uida , e il co mando. E dunque un a situ azione ce ntrale che sopraggi unge e, per bana le che sia , l'ord in e custodisce comun que la se mente del desti no a ut e nti co che è totale compimento, il destino cerca to e infine ricevuto che no n lascia margi ne all a scelta. È quello che è. Non seguirl o co mporta un o svuo tame nto to ta le, metafi sica. vitale, un de-sostanziarsi o des-essersi. Non c'è nea nche bisogno di dire sì, giacché il no è impossibile. <<1 0 tenni li piedi in quella parte de ll a vita di là dalla quale no n si puote ire più per intendimento di ,i to rnare», disse Da nte a ll 'a rni ca - un a g uida in certo modo - che lo introdusse nell a casa dove si celebrava un matrimo ni o e dove si trovò faccia a faccia con Beatrice, SO ltO lo stesso tetto, inaspe ttatame nte e pe r la prima volta - che sarebbe stata anche l'ultim a. U na risposta a ncor più inattesa del suo inco ntro con Bea trice, all a semplice domanda dell'arnica di [l'onte al suo smarrimento ca usa to, com 'è noto, da lle burle delle compagne quando avverto no il turbamento dell 'inn amora to e a cui Bea tri ce sembra prestare asco lto. Risposta, qu e ll a del poeta, che rompe la catena della ca usa lità, di ogni conca tenazione. Risposta che sa lta o ltre la domanda e la soggioga , la ca ncella , com'è tipico in ogni rive lazio ne. E o ra, ora sulla sogli a decisiva , temc. Si tratta dunque di po rre i piedi al di là di dove si può andare pensa ndo di ritornare? Si tratta di un viaggio senza rito rn o? Se nza rito rno, anche quando no n si tema di dover rimanere lì, in quelluogo. Perché può succede re qu alcosa che effe ttiva me nte successe - in modo alquanto peculia re: che da quel luogo temi bi le si esca, ma che l' uscita no n sia un tornare qui , dove si sta. C he si arrivi altrove. La cosa decisiva in questo andare che gli i impo ne è che al ritorno qui lui , il viaggia to re, non sarà più lo stesso. E non essendo il viaggiatore lo stesso, il luogo in cui si trova, anch e fosse il medesimo pe r quelli che sta nn o semplicemente a guardare senza sa pere, sa re bbc pe r lui un altro luogo, mo lto dive rso. Pe rché no n si può non notare che do po il suo vml'I' "'. d, scesa agli inferi , ascesa attraverso il Pu)' 'ali" "' Il,," III' " III l 'I
rio haeia los Iiltim os cielos, aqlll, al valle; qlle todo acabe para nosotros en vede aliti en lo alto, engarzado por el amor que mueve el sol y las estrellas, en una 6rbita, Iinica de donde no cabe desprenderse. Y queda et vado de qlle no descendiera de nuevo aqlll, a este su IlIgar, aqlll «/n haec lacrimarLIl7l valle». f6J Se trataba plles de un. ir mas al1t1 de este conFn desde donde todavla es posible el relOrno. Asf se nos aparece seglin el libro - del qlle no es posible, com o es obvio apartarse -. Mas de inrnediato se trataba de entrar en. un lugar de donde fn o} es posible lo solida ni en. un semido ni eli otro. El protagon.ista iba a caer - ;)0 presentla y de ah( la «viltà» de su cora z6n? - en una silllaci6/I. sin salida. Iba a caer freme a /In absolllto infi·anqlleable como en 11/"/ arqlletfpico suefio de obstacl/.lo, com o en la vigilia aparece igllalmef/te. El absollllo aparece con 1111 caracter de realiclad inll/ediata. La realidad tomo todos los caracteres del «ser» o bien, com o en este infierno al que Dante tenIa que descender, era UII seT, una en tidad indestructible; LI/cifer que /wce absolulO ellugar donde reina. Y en la vida de todos, de cada lin o, estara por esa eternidad del mal, de lo «oposiei6n » tocada la realidad - fillidez, tiempo, libertad; jllsta proporei6n entre conciencia y olvido de quien la vive -. Y al ser tocada con vertida en «ser», en II/l absohl/o qlle aprisiona la transcendencia da lo vida hllmana. Mas com o el hombre, siglliendo el texto, aparece lIam.ado a ascellder por la esca la de la purificaci6/J hasta la eternidad de arriba, hasta entrar ef/ ese m ovimielllo circular - conIO el de los elernos aSll·OS; fIlovido por el eterno amor, en S II sue/io de absoluto obstaclllo, se vera eli una si//Iaci611 en principio ambigua, ambivalente y tendra qlle demandarse de d6nde viene tal toqlle de absollllo, si del Amor «che muove il sole e l'altre stelle» o si del ser qu e yace irrellIovible en ese lugar que proclama haber sido hecho igualm ente por el Amor: «Fecemi la divina podestate, la somma Sapienza e il Primo Amore»; igualmente. Todo lo cual hace que ellugar infernal donde Dame va a poner los pies no sea en modo alguno elmism o ni tan si-
timi cieli, il Poe ta non torna qui ne lla valle. C he pe r no i tutto si riso lve ne l vederlo lassù in alto, incasto nato ne ll"amore che muove il sole e le stelle, in un 'orbita , l'unica dalla quale no n ci si può scioglie re. E resta il vuoto de l fa tto che no n sia nuovame nte disceso qui , in questo luogo suo, qui «in
haec lacrimarul11 valle». Si trattava dunque di varcare il confine da cui è a ncora possibile il ritorno. Così se mbra , stando a l libro - dal qual e com'è ovvio, non po siamo discosta rci - . Ma nell 'imm ediato si trattava di e ntrare in un luogo da cui l' uscita [non] è poss ibile, né in un senso né nell 'a ltro. Il protagonista sarebbe caduto - forse lo presentiva, di lì la «viltà» de l suo cuore? - in una situazio ne se nza uscita. Sarebbe caduto di front e a un assoluto insormontabile come in un archetipico sogno d'ostacolo, a na logo a que llo che si presenta a nch e ne lla veglia. L'assoluto si ma nifesta con il carattere della rea ltà immedia ta. La rea lt à assu me rutti i caratteri d e ll '« essere » o, megli o, come in quell ' Inferno in cui D a nte doveva scende re, e ra un essere, una e ntità indistrutti bile; LuciFero che assolutizza il luogo s u cui regna. E ne lla vita di tutti , di ciascuno,la realtà-fluidità , tempo, libe rt à: gi usta pro po rzio ne tra la coscienza e l'oblio di chi la vive, sa rà toccata da questa ete rnità de l ma le, dell'«opposizionc». E una volta tocca ta , convertita in «essere», in un asso luto che im prigiona la trasce ndenza d e lla vita umana. Ma poich é, seco ndo il testo, l' uomo sembra destinato a ri sa lire la sca la d e lla purificazione fino a lle e te rne a ltezze, fino a in tegrars i in qu el movime nto circolare - a nal ogo a que llo degli astri eterni - quando, ne l suo sogno di o tacolo assoluto, sarà mos,o dall'eterno amore si trove rà in un a situazione iniziahnc nt l· a mbigua, ambivalente, e sarà costretto a chiedersi tla dm l· provenga tale tocco di assoluto, se dall ' Amore «chc 11111(>" Il sole e l'a ltre steUe >" o da ll'essere che giace inam')\' II>II, 11\ I luogo che asse risce di esse re stato creato, allo , Il·"" 1111111" dall'Amore: «fecemi la divina podestate, / la M)""" II " 1''' Il za e ' I primo a more»; " allo stesso modo. Thtto quant o de tto implica che il IUOAO 1111 1" ",1110 Il III D a nte pose i pie di non possa in modo ;o,,,)I,,t,,, ," 1 1111 I 11
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IlIf emo, IH , 5-6.
l'
qui era equivalente a los rnferos o a los cielos donde el gran viajero dellslam entro. Y ql.le el viaje sea radicalmente diferente, cO/lrrariam ente a la analogra eSlableclda por el Lluslre Asrn Pa!lacios] f. .. ]
derato uguale né eq uivalente agli inferi o ai cieli dove penetrò il grande pellegrin o dell ' lslam. E che il viaggio sia radica lmen te differente, in contrasto con l'a nalogia stabilita dall'illustre Asin Pa[Iacios] [.. .].
{-l Y como Virgilio no Plldo vencer la " Vi/là » de su corazon, /lego sin ser por el poeta invocada Santa Lucra. El dinle! infranqueable que ningllra razo /l puede Ill/cer que sea Iraspasado en el sueno, inicial enlre lodos, de obsllkllio.
E dal momento che Virgiljo non era riuscito a vincere la «viltà» del suo cuore, sopraggiunse, enza l'i nvocazione del poeta , sa nta Lucia. La soglia invalicabi le che nessun a ragione può far sì che ve nga oltrepassa ta nel sogno, inizia le per eccellenza, di ostacolo.
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