sei interviste a JOHN KENNETH KENNETH GALBRAITH
John Kenneth Galbraith è uno degli economisti più famosi del XX secolo. Nasce nel 1908 in Canada, ma trascorre tutta la sua vita accademica nella prestigiosa università di Harvard negli Stati Uniti. Negli anni ’50 e ’60 è attivo in politica come consigliere di diversi
esponenti del partito democratico. 1961: il presidente Kennedy lo nomina ambasciatore in India 1972: diviene presidente dell’ American American Economic Association, Association, ottiene il massimo riconoscimento da parte della comunità degli economisti. 1958: scrive LA SOCIETÀ OPULENTA, OPULENTA, nella quale sostiene che nella società del benessere i consumatori non sono realmente liberi di scegliere. 1967: scrive IL NUOVO STATO INDUSTRIALE , all’interno del quale si denunci a il potere di condizionamento del mercato da parte delle grandi imprese.
Galbraith studiò sul testo I principi di economia di Alfred Marshall, inglese, professore all’università di Cambridge. Galbraith, in California, studiava sul testo di un professore inglese:
questo è indice, egli sostiene, di quanto Inghilterra e Scozia siano state importanti per la storia della scienza economica. Secondo la definizione di Marshall, la scienza economica è lo studio dell’umanità nelle sue
attività quotidiane. “L’economia è uno studio degli uomini, come essi vivono e si muovono e pensano negli affari ordinari della vita.” vita. ” Alfred Marshall, Principi di economia, economia, 1890
La scienza economica è lo studio di come le persone lavorano insieme e di come sono guidate nella produzione di beni e servizi che la gente desidera acquistare; è uno studio delle istituzioni, delle grandi imprese, del governo, dei sindacati che formano la struttura economica e delle banche, imprese manifatturiere. La scienza economica viene tradizionalmente divisa in due rami: a) quello di chi studia il processo attraverso cui sono fissati i salari, come si determinano i prezzi, l’occupazione;
b) e quello di chi studia le istituzioni: i cosiddetti istituzionalisti . Secondo Galbraith, invece, la scienza economica abbraccia l’intero processo della vita
economica. l’economia nell’antichità classica Al tempo della Grecia classica e nella Roma antica, l’economia non era una disciplina interessante. Non lo era essenzialmente perché ciò che veniva acquistato e consumato era molto poco: principali oggetti di consumo erano cibi, vestiti e i cavalli per i trasporti. Inoltre, i beni non venivano prodotti in cambio di salari, ma prodotti da schiavi. Al posto di un complesso processo economico c’era il semplice panorama dei proprietari terrieri da una parte e di una popolazione di schiavi dall’altra. Era un processo mo lto semplice sul quale non valeva
Interviste a Galbraith – il pensiero economico
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la pena discutere. Fondamentale è la riflessione sul ruolo degli schiavi: erano una forza lavoro costretta anziché pagata. La scienza economica in epoca classica era molto semplice ed era resa relativamente poco importante dal fatto che gran parte dell’attività economica era legata all’agricoltura, al rapporto proprietari-schiavi e dunque ad un processo che non si prestava ad ampie discussioni economiche. Gli antichi romani hanno dato un grande impulso al diritto, in che modo questo può aver influenzato l’economia? L’idea di possesso della terra si sviluppò nell’antica Roma . Come sarebbe il mondo se non si avesse diritto di possedere qualcosa? L’idea di proprietà è un elemento fondamentale dello sviluppo. Quali circostanze furono essenziali affinché una scienza economica iniziasse a formarsi? L’elemento più importante è il tenore di vita. Più sono i beni prodotti e più sono i servizi
prestati e più complesso ed elaborato è il sistema economico. La scienza economica è divenuta importante quando ha avuto luogo un aumento della produzione. Altro elemento importante che ha determinato la forma della scienza economica sono state le condizioni nelle quali si trovavano i soggetti coinvolti. Se un soggetto è ricco industriale, quello che egli dirà avrà un particolare peso e dunque i suoi interessi saranno meglio tutelati. le origini della moneta Quando iniziò ad essere usata la moneta? Abbiamo delle informazioni su quando iniziò a circolare la moneta cartacea, ma la moneta coniata ha un’origine ancora sconosciuta. La ricchezza si accumulava sottoforma di oro, argento e rame. Secondo Erodoto nell’VIII sec. a.C. si trovò desiderabile prendere l’oro e lavorarlo in un’unità di peso uniforme, cosicché non lo si sarebbe dovuto pesare ogni volt a. Arrivò l’idea del conio di monete di peso uniforme. Venne anche l’idea di porre la testa di u n
monarca sulle monete come gesto di buona volontà e sostegno (e di conseguenza accadde che certe monete vennero distrutte per distruggere il volto di un governatore impopolare). Secondo Galbraith la stima di Erodoto non è accettabile. Entrò in uso la pratica della tosatura, dalla quale deriva la legge economica secondo cui la moneta cattiva scaccia sempre quella buona (legge di Grisham). È una delle proposizioni della scienza economica che non è mai stata messa in discussione. l’epoca del mercantilismo La scienza economica iniziò ad attirare l’attenzione quando si creò il nell’età del
mercantilismo,
sistema mercantilista
età dei grandi mercati. La più grande città mercantile fu Venezia,
ma seppero distinguersi anche altre città dell’Italia settentrionale, della Spagna, della Gran Bretagna, dei Paesi Bassi e della Francia. Dal XV e XVI secolo il sistema mercantilista si diffuse attraverso tut ta l’Europa, sistema che per la prima volta presta molta attenzione all’acquisto e alla vendita dei beni. Il cibo continuò ad essere fornito da chi si occupava dei raccolti, anch’esso divenne oggetto di
acquisto e per il sistema fu particolarmente importante il vestiario: diversi tessuti venivano prodotti in diverse parti del mondo e l’acquisto dei tessuti era importante per il caldo e per lo stile degli individui. Il capitalismo mercantile (da Cristoforo Colombo al XVIII secolo) coincide con il commercio di tessuti . Per i pagamenti si sviluppò un flusso di moneta e le banche si svilupparono per custodire e prestare moneta. Grande fu il contributo della scienza economica al sistema mercantilista. Interviste a Galbraith – il pensiero economico
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I mercanti presero in mano il governo e in molti paesi europei il governo divenne strumento dei mercanti => sviluppo del mercantilismo, in Gran Bretagna, Spagna, Provenza, Italia e Paesi Bassi. Il mercantilismo e l’economia mercantile ebbero un altro effetto interessante: dal XV secolo, si sviluppò un grande interesse per l’Ameri ca del nord e del sud (Messico, Perù, Brasile e Argentina). L’interesse era rivolto ai metalli (argento e oro) che in quei paesi potevano essere estratti. La conquista dell’America aprì tutte le meravigliose miniere di oro e soprattutto argento che poi, raggiungendo l’Europa,furono coniate e divennero il nuovo sistema monetario. Nel XVI, XVII e XVIII secolo il flusso di oro e argento verso l’Europa, che passò in particolare
attraverso la Spagna, fu così grande che l’offerta di moneta in cui si tradusse aumentò gradualmente ma moltissimo. In un paio di secoli quell’argento fece si che l’offerta di moneta aumentasse rispetto al volume
dei commerci e che quindi avesse un effetto sui prezzi: oro e argento erano più a buon mercato, mentre ciò che veniva acquistato divenne più caro. Come risultato dell’epoca mercantilista si ebbero duecento anni di inflazione e ciò diede origine alla cosiddetta teoria quantitativa della moneta: se la moneta aumenta rispetto al volume degli scambi, di conseguenza aumentano i prezzi. È una dottrina che sopravvive ancora oggi. Come effetto del mercantilismo viene accettata la finanza moderna. Prima del periodo mercantile il prestito, la richiesta di un interesse era considerata malvagia e veniva duramente criticata dalla Chiesa. La Chiesa condanna il commercio per interesse sulla base di qualcosa che dovrebbe riguardare l’aspetto compassionevole. Ma ora, con lo sviluppo del sistema
mercantilista, la richiesta di un interesse era posta in relazione ai guadagni monetari con la conseguenza che ciò che prima era stato condannato, ora veniva gradualmente accettato. I cambiamenti della scienza economica si spingono ad un punto tale da mutare la posizione religiosa. Il periodo mercantile propose una serie di tematiche economiche di enorme attualità: si assiste ad una prima vera globalizzazione dell’economia, il colonialismo, le politiche commerciali, gli effetti dell’afflusso di oro sui prezzi; si può parlare di una dottrina economica mercantilista? Idee fondamentali erano che l’attività mercantile era la forza dominante e che implicasse, per
sua stessa natura, un’associazione tra lo Stato , il governo e l’attività economica e che tutta l’attività del governo dovesse essere subordinata a quella dei mercanti. Quando c’erano
trattative col Sudamerica, i mercanti dovevano avere non solo la protezione dello stato, ma anche la sua effettiva partecipazione alle loro imprese. Questa dottrina che identificava attività economica e governo fu chiamata mercantilismo. Il commercio mercantile non contemplava una separazione tra stato e attività economica, scissione che invece fu introdotta nel XIX secolo da Adam Smith.
Nel corso del 1700 la scuola francese dei fisiocratici prese una direzione diversa da quella mercantilista: l’agricoltura , e non più il commercio, fu considerata dai fisiocratici la fonte principale del reddito. Come mai in Francia la dottrina mercantilista incontrò resistenza?
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C’erano paesi in cui la dottrina mercantile non era dominante, in particolare in Francia, paese
agricolo molto fertile, che possedeva un forte gruppo sociale: i proprietari terrieri. E così mentre la dottrina mercantilista diveniva molto importante a Londra e fondamentale in Spagna, in Francia essa veniva ignorata. In Francia nel 1700 vigeva il sistema agricolo, sistema di idee sviluppato da un gruppo di economisti a Parigi guidati da François Quesnay (16941774). La loro idea fondamentale era che l’economia consisteva su contadini e agricoltori che producono la ricchezza che permette la sussistenza di tutti gli altri individui, i quali pagavano gli agricoltori per ottenere questi beni. Le somme ottenute dai pagamenti venivano ripartite e utilizzate dagli agricoltori per il loro consumo corrente, per il pagamento dei salariati e delle rendite. Per i fisiocratici la ricchezza netta del paese è data dalla rendita. Quesnay propose queste idee nel Tableau Economique, diagramma complesso che mostrava come tutta la ricchezza avesse origine dalla terra e come rifluisse verso i proprietari della terra stessa. Per i fisiocratici l’origine della ricchezza era nell’agricoltura. Seminando un quintale di grano se ne ottengono dieci. Adam Smith estenderà tale idea all’industria: investendo un capitale che vale uno, ottengo un capitale che vale dieci. Con i fisiocratici e Adam Smith nasce la figura del moderno scienziato economista. All’interno di quali cambiamenti va collocato questo passaggio della disciplina economica? La scienza economica ha preso forma a partire dalle condizioni economiche prevalenti. Quando in epoca classica prevaleva il sistema schiavistico, non si dovevano pagare salari. Il processo economico era molto semplice e di conseguenza anche la scienza economica, che quasi non esisteva. Il grande sviluppo del sistema mercantile era basato sulla grande produzione di cibo, ma soprattutto di abiti e tessuti. Con lo sviluppo del conio delle monete, si doveva pagare in danaro per queste cose. Alla fine il sistema mercantilista sancì il dominio dei mercanti, che divennero le figure dominanti della vita pubblica. Vi erano imprese, come la Compagnia delle Indie Orientali in Gran Bretagna o la Compagnia della Baia di Hudson in Canada o come la Compagnia olandese delle Indie Orientali, che intraprendevano i loro viaggi con il pieno sostegno del governo: si trattava di una forma precoce di socialismo in quanto si dava per scontato che la Compagnia britannica delle Indie Orientali, per esempio, avrebbe avuto il pieno sostegno militare del governo e avrebbe governato l’India, il che accadde fino
alla metà del secolo scorso. Nel corso del ‘700, del XVIII secolo, si verificò un altro grande cambiamento: l’avvento della
produzione industriale fu resa possibile dalla comparsa di energia che permetteva di muovere le macchine. L’invenzione della macchina a vapore fu estremamente importante: fino a quel momento l’energia si otteneva dall’acqua, ma l’energia idraulica si poteva aver e soltanto dove c’era un fiume. C’era la forza dei cavalli, ma improvvisamente si ebbe a disposizione una forza molto più grande. I tessuti, nella seconda metà del XVIII secolo, ebbero un’importanza
centrale: si ebbero grandi invenzioni che portarono alla meccanizzazione della produzione tessile, ovvero il telaio meccanico e l’arcolaio meccanico. In questo modo la produzione di tessuti divenne un processo di produzione industriale. Le invenzioni, come la macchina a vapore, segnano il passaggio dall’epoca dei grandi scambi a quella della produzione di massa. Nella seconda metà del XVIII sec. vi fu il grande cambiamento che portò dal sistema mercantile alla produzione industriale, al sistema industriale: accadde in Inghilterra e in Scozia e questo diede loro una leadership sul resto del mondo.
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La fonte fondamentale delle idee che si svilupparono sul sistema fu ADAM SMITH (1723-1790). Con il suo libro, WEALTH OF NATIONS, pubblicato nel 1776, è stato la figura principale nello sviluppo della scienza economica. Il libro venne pubblicato proprio quando venne promulgata la Dichiarazione di Indipendenza americana. Naque nel 1723 in una città a nord di Edimburgo, una piccola città manifatturiera che oggi è la grande capitale dell’industria del nord. Suo padre era un ispettore delle dogane, proprio la professione contro cui Smith si batté con più forza, in quanto sostenitore del libero commercio. Frequentò ottime scuole locali scozzesi, andò all’Università di Glasgow e poi a
quella di Oxford (che non gli piacque: troppi professori di quell’università, avendo un impiego garantito a tempo indeterminato, se la prendevano troppo comoda nello svolgere il loro lavoro, erano eccessivamente pigri). In seguito lasciò Oxford e ritornò in Scozia dove divenne probabilmente professore di filosofia morale all’Università di Glasgow. Dopo parecchi anni di insegnamento si dimise, e divenne tutore di uno dei figli dei grandi proprietari terrieri scozzesi, e lo accompagnò in un lungo viaggio in Europa, pratica questa che al tempo era parte essenziale dell’educazione. A Ginevra incontrò Voltaire con cui ebbe un fitto dialogo, proseguì
poi per Parigi dove conobbe Quesnay e i filosofi fisiocratici. Smith ritornò ad Edimburgo dove lavoro per molti anni al suo grande libro: Indagine sulla natura e le cause della RICCHEZZA DELLE NAZIONI. Dopo la pubblicazione del libro andò a Londra e dopo pochi anni morì. Nell’opera di Smith troviamo un abbozzo di teoria dello sviluppo economico secondo cui l’ampiezza dei mercati stimola l’adozione d ei nuovi metodi produttivi. Come viene esposto il concetto di DIVISIONE DEL LAVORO nella RICCHEZZA DELLE NAZIONI? Descrivendo la produzione di spilli, Smith dice che in precedenza era stata svolta da una persona soltanto. Ora invece, dividendo il lavoro, 10 uomini avrebbero prodotto 48.000 spilli al giorno, mentre un uomo, che svolgeva tutte le operazioni, ne avrebbe prodotti soltanto 20. Ecco l’applicazione dell’idea di divisione del lavoro: la fabbrica di spilli catturò particolarmente l’attenzione di Smi th, che ne rimase impressionato. Adam Smith deve molto della sua fama al
fatto che egli descriveva il mondo nuovo che aveva davanti a sé. Quali motivazioni Smith pose alla base del comportamento economico e quali precetti di politica economica ne sono stati tratti? È vera l’immagine di Smith come “ campione del liberismo” ? La Ricchezza delle nazioni è un libro che copre una gran varietà di temi relativi sia al comportamento umano, sia al governo. Il suo aspetto più importante è l’attenzione alla
motivazione che spinge all’azione degli individui, al fatto che gli individui, economicamente, sono mossi dal loro interesse. “Non è grazie alla gentilezza, alla filantropia, alla bontà del panettiere che otteniamo il pane quotidiano.” Adam Smith
Lo otteniamo grazie al fatto che egli è impegnato a perseguire il proprio interesse e a guadagnare denaro mettendosi al nostro servizio. Questa è l’idea fondamentale di Smith. L’idea della ricerca del benessere e della sua capacità di costruire il tessuto sociale, nel nuovo
mondo industriale, è il nucleo della scienza economica smithiana. Se questa è la forza che regola l’economia, un intervento dei governi volto a regolare i commerci non sarebbe
coerente, dato che il sistema si autoregola e produce i migliori risultati per l ’intera società. Il controllo sull’economia, che era stato precedentemente esercitato dai mercantilisti che cercavano l’appoggio e il sostegno dei governi, non occupa più una posizione centrale nel
sistema di Smith, piuttosto viene avversato. Interviste a Galbraith – il pensiero economico
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L’idea della r icerca del benessere e della sua capacità di costruire tessuto sociale, è il nucleo della scienza economica di Smith. Un intervento governativo volto a regolare i commerci non sarebbe coerente con questo sistema. Quindi il controllo sull’economia che era stato esercitato in epoca mercantile, non occupa più una posizione centrale nel sistema di Smith. Anzi, viene avversato. Vi sono in realtà molti casi in cui Smith richiede l’intervento del governo: opere pubbliche, educazione, ambiti in cui l’azione del governo svolge un ruolo centrale. Smith non è guidato da una regola valida per tutti i casi, ma si rivolge a quelle situazioni che nessun individuo e volto a risolvere in quanto non riguardano il suo interesse individuale. Questi particolari casi devono dunque essere risolti da un ente al di sopra delle parti quale è il governo. Secondo Smith le interferenze governative sul mercato sono giustificate perché i prezzi delle merci sono già uno strumento efficiente di regolazione dell’atti vità economica. Se i produttori vendono una merce a prezzi elevati significa che il prodotto scarseggia sul mercato ed essi dunque sono portati a produrne di più. Che cosa significa questo? Questo è un altro dei grandi contributi di Smith: fu il primo a comprendere come si formano i prezzi e la distribuzione del reddito. Smith vide che l’economia doveva svolgere due compiti: il primo, prod urre beni e servizi, il secondo, attirare i lavoratori verso la produzione di quei beni, attraverso incentivi monetari. Nel vecchio sistema mercantilista vi era una presunzione della bontà dei monopoli, i quali erano frutto dei governi. Anche se non lo esplicita mai, Smith è chiaramente contrario a questo: la concorrenza era ciò che fissava i prezzi e la concorrenza per assumere i lavoratori era il modo in cui venivano fissati i salari. La concorrenza guida il mercato a fissare il prezzo delle merci. La concorrenza fra capitalisti nel domandare lavoro e fra i lavoratori che lo offrono determina il salario. La mano invisibile L’economia si muove come se fosse guidata da una mano invisibile. L’attività economica è motivata dall’interesse individuale, da ciò che una persona fa per sé stessa e tutto ciò, indirettamente, muove il mondo economico fornendo l’energia economica, come se ci fosse, appunto, una mano invisibile. La mano invisibile è l’espressione combinata dell’interesse individuale nella produzione e vendita di beni e servizi . “Ogni individuo si sforza continuamente di trovare l’impiego più vantaggioso possibil e per qualunque capitale di cui possa disporre. In effetti, è al suo proprio vantaggio che egli mira e non a quello della società: ma la considerazione del suo proprio vantaggio, lo porta naturalmente, necessariamente a preferire l’impiego più vantaggios o per la società. Egli mira esclusivamente al suo proprio guadagno ed è condotto da una mano invisibile a perseguire un fine che non rientra nelle sue intenzioni”. Adam Smith, La ricchezza delle nazioni , 1776
Un moderno economista, Albert Hirschman, ha messo in luce come il mercato fosse percepito da numerosi filosofi del secolo XVI e XVII come un’istituzione efficace nel veicolare le pulsioni umane negative nella realizzazione del benessere collettivo. L’idea della mano invisibile di Smith può rappresentare il culmine della visione tutta pessimista della natura umana? Smith era realista: non negava che alcune persone fossero spinte da buona volontà, da impulsi caritatevoli, da ciò che oggi chiameremo “scopi filantropici”; ma era realista nel senso che vedeva nella ricerca del benessere personale la grande forza che muoveva l’economia, l’economia moderna. Egli vedeva come la forza esercitata dall’interesse individuale sulle
persone era molto maggiore di quella della costruzione dello schiavismo, nella quale una Interviste a Galbraith – il pensiero economico
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persona offriva servizi contro la propria volontà, perché costretta, e naturalmente avrebbe evitato di sforzarsi; servendo sé stessi e i propri interessi, invece, mettevano in moto un processo assolutamente affidabile e tale da massimizzarsi da sé.
L’economia politica classica prese forma nel pieno della rivoluzione industriale. Quali effetti ebbe quest’ultima sulle condizioni di vita della popolazione lavoratrice? È possibile che per molte persone la vita in città fosse più piacevole di quella che si poteva condurre negli isolamenti rurali. La gente era raccolta in grandi masse, le condizioni di vita erano primitive e lavoravano in fabbrica con orari molto lunghi e con paghe molto basse. Si fecero alcuni sforzi per migliorare la situazione. Nelle terre scozzesi c’erano grandi impianti tessili. Si fece un esperimento: un imprenditore andò nella città di Glasgow, nei bassifondi, negli orfanotrofi, e portò i bambini che vi aveva trovato a New Lanark per farli lavorare in impianti modello e mandarli a scuola. I bambini lavoravano 10-11 ore al giorno e dopo avrebbero dovuto andare anche a scuola. Non sembrò un esperimento riuscito. La fabbrica stava di fianco al campo da golf e in una bella giornata i bambini potevano guardare fuori e vedere gli uomini giocare. Ad Adam Smith fece seguito la grande tradizione classica che si estese in altri paesi come Stati Uniti, Germania e Italia, e sviluppò le idee proposte appunto da Smith nella Ricchezza delle nazioni. Naturalmente, poiché questo era il centro dello sviluppo industriale, la maggior parte delle idee venne dalla Gran Bretagna e i due maggiori esponenti furono DAVID RICARDO E THOMAS ROBERT MALTHUS. In Francia ci fu JEAN BAPTIST SAY , mentre in Germania e negli Stati Uniti non vi furono pensatori di spicco. David Ricardo David Ricardo (1772-1823) era una agente borsistico, era molto ricco ed era uno scrittore straordinario. Sappiamo molto di Ricardo grazie a Piero Sraffa, il quale per un periodo di 10-15 anni preparò le edizioni delle opere di Ricardo. Chiunque si avvicini a Ricardo lo fa attraverso Sraffa. Ricardo era famoso principalmente per la sua teoria della rendita e per la teoria dei salari . Come Malthus, vide che la popolazione sarebbe continuamente aumentata mentre la disponibilità di terra era fissa: il risultato era che la produzione veniva spinta sulle terre peggiori, il che significava che su quelle terre la rendita sarebbe stata più bassa, il che, a sua volta, era effetto della minor produzione che da esse derivava. Vi sarebbe sempre stata una tendenza all’aumento della rendita sui terreni più fertili, sui quali la produzione era maggiore. In un paese fondamentalmente agricolo tutto ciò era molto importante e aveva il merito di giustificare le alte rendite pagate ai proprietari terrieri fra cui, non a caso, si deve inserire lo stesso Ricardo. Egli era anche famoso per la teoria del valore-lavoro. In aggiunta alla rendita, si dovevano remunerare i lavoratori al dato salario e in questo modo si fissava il prezzo del prodotto; ma il lavoro, il costo del lavoro, era il fattore fondamentale nel determinare il prezzo del prodotto e ciò giustificava un livello dei salari relativamente basso, affinché vi fosse spazio per la remunerazione di chi anticipava il capitale e organizzava la produzione.
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Così con Ricardo si aveva una spiegazione estremamente influente del benessere delle classi produttive e anche di quello dei proprietari terrieri. Tutto ciò lo rendeva molto popolare tra le classi benestanti. “Il prodotto della terra, tutto ciò che si ricava dalla sua superficie mediante l’applicazione congiunta di lavoro, di macchine e di capitale, viene diviso fra le classi della comunità, vale a dire il proprietario della terra, il possessore dei capitali necessari per la sua coltivazione e i lavoratori che la coltivano… la determinazione delle leggi che regolano questa distribuzione è il problema fondamentale di economia politica.” David Ricardo, Sui principi dell’economia politica e della tassazione, 1871
I cosiddetti socialisti ricardiani prima e Marx poi, reputarono che la teoria della distribuzione di Ricardo avesse elementi favorevoli alla causa della classe lavoratrice in quanto l’origine dei profitti e delle rendite veniva individuata nella parte del prodotto del lavoro non distribuito ai lavoratori. In che senso invece, secondo Malthus , è la pressione della popolazione sulle risorse alimentari a fissare irrimediabilmente i salari a livello di sussistenza? Thomas Robert Malthus Malthus (1766-1834) era un grande esponente della dottrina secondo cui la gente si riproduceva fino ai limiti della sussistenza. Se la quantità di cibo disponibile fosse aumentata, sarebbe stata consumata da un aumento della popolazione che era sempre in agguato. Nel sistema di Malthus la popolazione aumenta secondo una proporzione geometrica, ma nel caso del cibo il massimo che si può ottenere è un aumento aritmetico. La popolazione esercita sempre una pressione sulla disponibilità di cibo e determinerebbe i redditi delle grandi masse. “Si può dunque asserire con tutta franchezza che la popolazione quando non è arrestata da alcun ostacolo, si raddoppia ad ogni periodo di 25 anni, crescendo così in progressione geometrica… i mezzi di sussistenza, nelle circostanze più propizie all’umana i ndustria, non potrebbero che crescere in proporzione aritmetica.” Thomas R. Malthus, Saggio sul Principio della Popolazione, 1798
Jean Baptist Say Jean B. Say (1767-1832) era uno studioso francese attivo dopo Smith. Una delle sue opere che non riceve grande riconoscimento è stato l’aver organizzato la Ricchezza delle nazioni e di averla riprodotta nel modo ordinato richiesto dal costume francese; fu così che Smith raggiunse la Francia in modo più ordinato di quanto fosse avvenuto per il suo arrivo in Inghilterra. La Ricchezza delle nazioni è un libro disordinato e Say aveva capacità di mettere ordine in un testo scritto. Enunciò la LEGGE DI SAY, secondo la quale la produzione di beni e servizi porterà sempre a pagare come rendite, salari e profitti l’ammo ntare di denaro ricavato dalla vendita dei prodotti; quel denaro verrebbe poi ancora speso e in questo modo nell’economia moderna non ci si troverebbe mai a soffrire di carenza di potere d’acquisto. Il potere d’acquisto
generato dal denaro guadagnato, speso o investito, sarà sempre di quantità sufficiente ad acquistare l’intero prodotto. Questa idea ha esercitato un’attrazione molto forte sugli economisti, i quali parlavano di
natura impeccabile della Legge di Say: non poter trovare rimedio e causa di fronte ad una depressione provocata da una carenza di potere d’acquisto e non si poteva contrastare l’arrivo di una depressione attraverso l’aumento del potere d’acquisto.
Questa fu una delle idee che venne messa sotto accusa al tempo della grande depressione. La mano invisibile di Smith e la Legge di Say considerano gli intralci al libero mercato come ostacolo alla crescita. Nel secolo XIX questa conclusione è stata accettata oppure è legata ai vantaggi che le potenze allora dominanti potevano trarne? Interviste a Galbraith – il pensiero economico
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In quel periodo Germania e Stati Uniti non erano ricettivi della tradizione classica quanto lo erano Gran Bretagna, Francia e più tardi anche l’Italia; la ragione è che le loro economie erano
più primitive e meno sviluppate e le loro manifatture avevano bisogno di essere protette dalla concorrenza britannica. La necessità di protezione dall’industria tessile britannica creò le
condizioni per un forte teorico protezionista; fu sviluppata la teoria delle industrie nascenti che negli USA ebbe grande influenza. Secondo questa teoria il libero commercio doveva essere considerato un fatto positivo, ma solo dopo aver raggiunto un certo livello di sviluppo. La stessa argomentazione in forma diversa acquistò molta forza anche in Germania: vi furono voci di questo tipo in molti paesi, ma in generale sia Germania che Stati Uniti furono tra i primi esponenti della scuola classica. La tradizione classica ha dato al pensiero economico un carattere sistematico e una struttura che prima non aveva; ha abbracciato l’intero sis tema economico e ha offerto una spiegazione del funzionamento dell’intero sistema. Nel campo dell’educazione, nelle discussioni, ha avuto il monopolio delle idee (unico concorrente fu Marx, anch’egli però ne
rimase influenzato). Il sistema classico godeva di un ampio favore fra chi era ricco, poiché il denaro, dal punto di vista politico, dà voce, dà potere e influenza. Il sistema classico era visto con favore da chi doveva difendere redditi più alti e maggiori ricchezze, offriva una giustificazione per lo status quo. John Stuart Mill La figura di Mill può avere introdotto elementi di maggiore democrazia nella scienza economica? Mill fece due cose: 1) Introdusse il concetto di libertà, libertà di espressione; non era un rivoluzionario, ma nell’ambito della tradizione utilitarista sostenne che il sollevarsi del popolo al di sopra della povertà era parte del generale progresso della vita sociale ed economica; esprimeva la forte convinzione che quello dovesse essere il destino degli esseri umani. 2) Scrisse il primo libro di testo di economia: fino a quel momento libri di argomento economico non venivano utilizzati per l’insegnamento. Dopo Mill sorse una nuova tradizione di libri che servirono per l’insegnamento nelle scuole e nelle università.
Che influenza ha avuto il pensiero classico sulle forze più conservatrici? In parte la tradizione classica era insufficiente rispetto alla spiegazione delle cose così come sono. La teoria del valore di Ricardo era incompleta ed ereditava i limiti della teoria del valorelavoro. Questa teoria costituiva un passo parziale nella direzione della comprensione del processo attraverso cui i prezzi vengono fissati e oggi noi sappiamo che i processi di mercato sono molto più complicati di ciò che veniva considerato da quella teoria. L’altro grande
problema del sistema classico era costituito dal fatto che era particolarmente conveniente per le persone ricche e benestanti. Era un sistema economico molto attraente per chi voleva mantenere una situazione di diseguaglianza e grandi differenze di ricchezza e per chi voleva conservare la condizione di povertà in cui i lavoratori vivevano nel XIX secolo. Era un meraviglioso sostegno per lo status quo e un antidoto contro le politiche rivoluzionarie. In una certa misura la teoria classica svolge questo ruolo anche oggi. I politici conservatori si affidano istintivamente ad idee sul mercato di tipo smithiano e classico. Tutto ciò lo danno per scontato e chi avanza delle critiche è accusato di danneggiare il sistema. 9
Interviste a Galbraith – il pensiero economico
Karl Marx è una figura importante della storia del pensiero economico. In che modo egli arrivò a maturare le sue posizioni di critica radicale del capitalismo? Karl Marx (1818-1883) naque a Treviri in Germania, una cittadina molto graziosa che si trova nell’alta valle della Mosella; questa città una volta era un avamporto romano che doveva proteggere l’impero dai Germani. Durante gli anni in cui nell’Europ a orientale vi erano regimi
comunisti, Treviri veniva visitata da moltissimi fedeli che volevano vedere il luogo di nascita del padre del comunismo; ma dovevano restare piuttosto sorpresi nello scoprire che Karl Marx era nato in una casa molto bella e ampia, non proprio il tipo di casa in cui ci si aspettava avesse vissuto la vera guida del proletariato. Suo padre era un avvocato con un reddito cospicuo e la famiglia Marx faceva parte dell’ elitè sociale della comunità alla quale apparteneva. Marx studiò all’università della sua città e poi all’Università di Berlino, dove si unì a un gruppo di
giovani intellettuali radicali influenzati da Hegel: si trattava di una filosofia che lasciava grandi spazi al pensiero, che sfidava l’ortodossia, che non condivideva ciò che er a di moda in quel periodo, ma che apriva la mente ad una molteplicità di possibilità. A questa influenza Marx fu esposto negli anni in cui una persona è più aperta, recettiva e sensibile. Successivamente egli ritornò in Renania, a Colonia, ove ancora molto giovane diventò il direttore della Nuova gazzetta renale. Egli usò questo giornale per dar voce alle sue idee e molte di quelle idee non godevano di molto favore presso la borghesia reniana. Ciò di cui si parla sempre è la faccenda della legna dei boschi: sin dai tempi più antichi i poveri di quella comunità andavano nei boschi e raccoglievano dal terreno legna per cucinare e riscaldarsi; quando la legna divenne scarsa e acquistò un valore, i proprietari dei boschi cercarono di interrompere questa tradizione. Marx con il suo giornale si schierò con forza in difesa di questo diritto di libero accesso alla legna. L’argomento divenne controverso, Marx fu cacciato dal giornale e il giornale stesso fu chiuso.
A Parigi Marx pubblicò un nuovo giornale, che però ebbe vita breve e fu soppresso. Marx allora si trasferì in Belgio. In Inghilterra Marx si trovò ad essere protetto dal governo britannico, che era più liberale e tollerante, dalla costituzione britannica e dalla stampa britannica. Egli passò il resto della sua vita in Inghilterra, guadagnò del denaro scrivendo per la stampa americana, per la New York Tribune, che successivamente divenne un portavoce estremista del partito repubblicano. Nel 1848 tornò nuovamente a Parigi, stimolato dalla rivoluzione che ebbe lu ogo in quell’anno e dalle magre speranze di un successo comunista. Invece vi fu un fallimento ed egli ritornò a Londra, ove rimase fino alla morte, divenendo una figura del mondo intellettuale britannico. In particolare in quegli anni egli scrisse il suo libro, le sue grandi opere sul capitalismo, la base delle idee rivoluzionarie che sono giunte sino a oggi. Quale ruolo ha avuto Engels nella vicenda intellettuale personale di Marx? Engels era un industriale tessile britannico; la famiglia Engels aveva il proprio quartiere generale in Germania e Friedrich Engels era a capo della branca britannica dell’impresa di
famiglia. Engels era piuttosto ricco e quando Marx si trovava ad avere bisogno di denaro (il che accadeva spesso) ad aiutarlo era Engels, che in questo modo stabilì il principio secondo cui un ricco industriale tessile sarebbe stato il sostegno del più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Engels influenzò Marx in due modi importanti: a. Era una delle fonti di denaro, appunto, di cui Marx aveva bisogno (il grande architetto della rivoluzione sociale contro il capitalismo, fu molto aiutato da un capitalista).
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b. Engels aveva una buona cultura letteraria e correggeva costantemente le maggiori oscurità del linguaggio di Marx; dopotutto l’inglese era la seco nda lingua di Marx, come lo era per Engels, che però ripuliva il suo linguaggio, il suo inglese e il suo tedesco, e lo aiutava ad aggiungere un’espressione più elegante.
Nel corso del suo viaggio a Parigi del 1848, Engels era con Marx: si erano conosciuti sempre a Parigi alcuni anni prima, e fu con Engels che Marx scrisse il Manifesto del partito comunista, il più grande documento rivoluzionario di tutti i tempi. “La moderna società borghese è l’ultima e più compiuta espressione di quella produzione e appropriazione dei prodotti che si fonda su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri. In questo senso i comunisti possono ridurre le loro teorie a quest’ultima proposizione: abolizione della proprietà privata.”. Friedrich Engels e Karl Marx, Manifesto del partito comunista, 1848
Non era un libro, era un documento, e la sua forza derivava da due fonti: a. Il potere meraviglioso della sua formulazione espressiva (che doveva molto, c.d., a Engels); b. Essendo stato scritto alla metà del secolo scorso, vedeva la luce nel momento in cui le chiare crudeltà, iniquità del capitalismo europeo erano più evidenti. Questo documento ha avuto molta più influenza in Europa che negli Stati Uniti: in questo paese venne letto dagli intellettuali, ma non ebbe molto effetto sulle masse. La differenza tra le due situazioni era determinata dal fatto che un lavoratore maltrattato e sfruttato in una fabbrica del New England aveva sempre aperta l’alternativa di andare da qualche altra parte (Mississippi, West) e diventare un agricoltore; negli Usa esisteva una via di fuga dal sistema industriale che non esisteva in Europa, perché questa era già ampiamente popolata. Alla metà del secolo scorso la forza lavoro in Europa era più permeabile alle influenze politiche, più capace di assorbire di quanto non accadesse negli Usa. È possibile che la forza lavoro europea, o i suoi dirigenti, fosse più pronta alla lettura di quel testo di quella americana. Alla fine del XIX secolo, negli Stati Uniti vi fu un movimento rivoluzionario, ma persino quello non fu molto influenzato da Marx. Quali elementi di novità Marx ed Engels riconoscevano al capitalismo? Uno dei pochi aspetti positivi che Marx ed Engels riconoscevano al capitalismo riguarda il modo in cui questo combatteva la vita rurale: “il capitalismo ha salvato i lavoratori dal cretinismo della vita rurale”, dicevano. Marx ha rivendicato che la propria analisi riprendeva la teoria della distribuzione del reddito di Ricardo e che dunque non lo si poteva accusare di averne inventata una a soli fini ideologici. In che senso questo è vero? Da tutte le persone da cui fu influenzato (e Marx era un lettore prodigioso), quella che esercitò l’influenza più forte fu David Ricardo, il quale è stato la fonte d ella grande idea secondo cui la ricchezza spetta ai ricchi. I lavoratori lavoravano fino al punto in cui potevano essere mantenuti secondo il livello di sussistenza più basso possibile, oltre quel punto, era spinto a moltiplicarsi secondo la visione maltusiana, erano destinati a morire. Il sovrappiù andava ai capitali terrieri e ai capitalisti: questa era l’idea e il sistema sociale che Marx attaccava.
Egli derivò ampiamente da David Ricardo il sistema che decise di attaccare. Marx convertì poi quello che era stato il guadagno dei proprietari terrieri, considerando che la coltivazione si spingesse su terreni sempre più poveri e capaci di offrire un reddito via via sempre inferiore agli affittuari; convertì il guadagno in sovrappiù, nell’intero sovrappiù
industriale, il sovrappiù industriale spettante per intero ai capitalisti e limitando così il reddito Interviste a Galbraith – il pensiero economico
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dei lavoratori. Si può ben vedere che un sistema come questo era particolarmente suscettibile di essere attaccato. “Ricardo parte dal dato di fatto attuale della produzione capitalistica. Il valore del lavoro è minore del valore del prodotto che essa crea. Il valore del prodotto è quindi maggiore del valore del lavoro che lo produce, o del valore del salario. L’eccedenza del valore del prodotto sul valore del salario è uguale al plusvalore.” Karl Marx, Storia delle dottrine economiche, 1861-1863
Un altro contributo di Marx è l’idea che le relazioni economiche sono alla base delle istituzioni sociali. Cosa c’è di vero nel famoso passo di Marx “negli stati moderni il governo non è altro che il comitato d’affari della borghesia.”?
Questa è una grande frase di Marx ed Engels. Il suo significato è che il governo era il servitore delle classi privilegiate, dei proprietari terrieri e dei capitalisti; esso non le governava, era la forza, o lo strumento, con cui esse governavano, “il commando d’affari delle classi capitaliste”.
Era un modo di denigrare il modo del governo quale si poteva osservare a quel tempo, e lo rappresentava come lo strumento delle classi privilegiate piuttosto di come qualcosa al quale si poteva politicamente mirare per esercitare un controllo sulle classi capitaliste e sui proprietari terrieri. In quali altri aspetti dell’analisi economica Marx anticipa temi sviluppati successivamente? Uno degli aspetti del capitalismo che era già evidente ai tempi di Marx, era la sua tendenza a passare da periodi di grande espansione a periodi di depressione, cioè l’instabilità del sistema.
Dal secolo scorso ciò era evidente in Francia e in Inghilterra, in particolare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Marx vide che era una delle debolezze, uno degli aspetti dannosi del capitalismo, ma io non consiglierei a nessuno di negare il ruolo del ciclo economico, il ruolo dell’alternarsi di espansioni e contrazioni come un aspetto di continuità del sistema. Poi c’era il problema del monopolio; nessuno all’interno della tradizione classica difendeva il monopolio, il controllo di un’impresa sui propri prezzi e salari al riparo dalla concorrenza, dalla possibilità
che qualcuno arrivasse e riducesse quei prezzi e li riportasse verso un equilibrio di mercato. Quale contributo al pensiero di Marx è venuto dai suoi seguaci rivoluzionari, da Lenin o da Stalin per esempio? Lenin era uno studioso, uno scrittore. In Svizzera trascorse molto tempo a scrivere e ciò che fece fu introdurre gran parte dell’opera di Marx in argomentazioni vincenti e anche in
propaganda molto persuasiva. Ma egli era più che un marxista, era un intellettuale di primordine e produsse un ampliamento de ll’opera di Marx. Dal punto di vista intellettuale Lenin, dopo Marx, fu certamente la figura più influente del socialismo moderno. Rispetto a Marx si differenzia per aver preso parte ad una rivoluzione socialista e ad un governo socialista. Stalin intellettualmente fu un personaggio di minor rilievo, il suo contributo al pensiero socialista fu inferiore a quello di Marx e Lenin, ma si occupò molto di più dell’effettivo
funzionamento del sistema. Si preoccupò molto più di questo che di concedere libertà di parola, libertà civili. Il suo approccio fu molto più dittatoriale, più autoritario di quanto Marx poteva aver immaginato, e non ci si deve dimenticare dell’enorme servizio offerto dall’Unione
Sovietica al tempo della sconfitta di Hitler. Anche quel risultato fu ottenuto al prezzo di una colossale perdita di libertà da parte dei cittadini, e fu questa che alla fine fu la causa della rivolta contro il comunismo.
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La critica marxista e l’esperimento socialista hanno per decenni costituito una sfida al capitalismo classico. Il moderno stato sociale ha costituito una risposta diversa al socialismo realizzato? Il suo primo sviluppo lo ebbe quando il sistema classico era al minimo della sua forza. Il welfare state naque in Germania negli anni ’80 del secolo scorso, quando il governo era retto da Bismarck e in Germania il sistema classico era più debole che in altri paesi. Questa nascita fu determinata dal fatto che la classe operaia tedesca era più sensibile alle idee socialiste, ma soprattutto dal fatto che in Germania lo stato ricopriva ancora un ruolo molto forte. In questo contesto Bismarck introdusse le pensioni di anzianità: si trattava in effetti di assicurazioni di anzianità, sulla salute in caso di incidenti, protezioni di cui gli individui potevano godere nel caso si verificassero le disgrazie peggiori e più difficilmente evitabili. In una certa misura la stessa strada fu seguita in Austria, poi negli anni del 1910 divenne uno dei caratteri fondamentali nella vita della Gran Bretagna. Vi fu un lungo e acceso dibattito che portò a quello che fu il primo passo verso l’istituzione del welfare state, compresa l’istituzione di un sussidio di disoccupazione. Quale bilancio trarre nei riguardi della critica di Marx al capitalismo? Si devono tenere separate la critica marxiana del capitalismo e il suo progetto di una struttura alternativa, che incontra una significativa difficoltà. La forza che spinge l’individuo di Adam Smith è il proprio interesse, che è la forza che sta alla base del funzionamento dell’econ omia;
ma è una forza della quale Marx non tenne conto a sufficienza nella sua discussione delle alternative al capitalismo. Non vide che in assenza di quella forza nel socialismo, sarebbe venuto a mancare l’energia necessaria a un sistema economico. C’è mo lta differenza tra ciò che si può imparare da Marx e ciò che poteva risultare dal marxismo.
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