Ouroboros
La sostanza primordiale, la cui essenza è il silenzio, quella io sono. Perché prendersi il disturbo di pensare «quello sono io»? La meditazione meditazione è quiete; è l'estinzione dell'io; quando l'io è andato, dov'è il posto per il pensiero?
Ramana Maharshi
Circolo vizioso o virtuoso? La metafora del cane, del gatto, del drago o del serpente che rincorrono, mordono o divorano la propria coda allude a un ragionamento o una situazione ripetitivi, se non del tutto sconclusionati. Oppure indica una coazione coazione a ripetere, una compulsione per cui ci si trova a rivivere vicende emotive ricorrenti, ricreando in modo inconscio situazioni molto simili a quelle da cui si voleva sfuggire. Urovoro (gr. ouroboros) significa, appunto, «che si mangia (-voro, come in divorare) la coda (ouros)». Filosoficamente parlando, l'urovoro rappresenta una tautologia, ossia un sistema le cui conclusioni sono già implicite nelle premesse. Ne sono esempi classici la geometria di Euclide e l'Etica di Spinoza, che proprio a Euclide si ispirò, affascinato dal suo ordine geometrico. Sono tautologie le religioni dogmatiche, in quanto sistemi chiusi a prova di falsificazione, in cui l'urovoro trionfa nella fallacia argomentativa nota col nome di petitio principii: «I Veda sono divini perché sta scritto nei Veda». È un urovoro il mito dell’eterno ritorno di Nietzsche, secondo il quale tutte le cose ritornano eternamente.
È un urovoro, infine, anche la domanda «Chi sono io?», che Bhagavan Ramana Maharshi insegnava come pratica spirituale, in quanto il soggetto e l'oggetto dell'indagine coincidono. Il Maharshi caldeggiava quest'indagine perché la tautologia autoreferenziale autoreferenziale ha un potere paradossale detonante che, se innescato, può deflagrare ed estinguere in un sol botto tutto il pensiero ripetivo, automatico e coatto, lasciando dietro di sé solo pura consapevolezza senza sforzo e un organismo biologico perfettamente funzionante, libero dalle distorsioni e interferenze della struttura separativa della mente.
«Con le uova si fanno le frittate, ma con le frittate non si fanno le uova» Entropia è una parola che viene dal greco e significa rivolgimento ( τροπή), ossia cambiamento, interno (εν), ed indica un mutamento di stato dell'energia, che passa dall'essere disponibile al non esserlo più. Il valore dell'entropia positiva determina il grado di disordine di un sistema, sia che si tratti di un sistema aperto, cioè che scambia energia con l'ambiente, come un'automobile o un essere vivente, oppure un sistema chiuso, cioè che non scambia energia con l'ambiente come un pianeta oppure l'universo. La legge dell'entropia dice, in sostanza, che se io brucio un pezzo di carbone per scaldarmi non potrò più bruciare quel pezzo di carbone di nuovo. E che, se con le uova si fanno le frittate, con le frittate non si possono rifare le uova. Qualcuno vorrebbe che la vita contraddicesse la legge dell'entropia, ma purtroppo ciò non è vero, allo stato attuale delle conoscenze. conoscenze. La tendenza della vita a generare strutture sempre più complesse e "ordinate" e a mantenere l'omeostasi interna può essere paragonata a quelle piccole anse dei fiumi
in cui, formandosi un lento vortice, la corrente scorre al contrario per qualche metro. Limitandosi a guardare solo in quel punto si può avere la sensazione che la legge secondo cui l'acqua scorre verso il mare non valga, ma allargando il proprio campo di osservazione ci si accorgerà che quell'acqua, compiuto il suo largo giro, riprende la direzione corretta. Come l'ansa di un fiume, così gli esseri viventi sono sistemi aperti, cioè scambiano materia ed energia con l'ambiente. Se ci si limita ad osservare i soli esseri viventi si può incorrere in un errore di valutazione. In realtà, sommando l'entropia dei sistemi biologici a quella del loro ambiente ci si accorgerà che l'entropia aumenta invariabilmente. E' interessante osservare che "l'arte di vivere" prescritta dal Buddha ai suoi discepoli appare dettata da un'acuta consapevolezza della legge dell'entropia. L'ideale etico rappresentato dal Vinaya é anche il modo più leggero di passare per il mondo, lasciando il minor numero di tracce possibile: un tenore di vita a bassa entropia, infatti, costituisce ancor oggi il modello ideale per garantire alle specie viventi e al pianeta la massima durata. Questo non è un caso. La legge dell'entropia, affermando che il disordine totale dell'universo è in costante aumento, conferma in pieno la dottrina buddista dell'impermanenza dell'impermanenza (anicca) che riguarda tutte le cose condizionate e composte, l'insieme delle quali altro non è che l'universo nella sua interezza. La stessa parola uni-verso significa, tra l'altro, "volto in una sola direzione" e questa direzione è la freccia del tempo, che va dal cosmos al chaos, ovvero dall'ordine al disordine. Infatti senza entropia non ci sarebbe il tempo, e senza il tempo non ci sarebbero entropia né vita, perché la vita produce entropia.
Il Mistero del Medaglione
Una persona molto avanti negl'anni e nella pratica dell'ermetismo, dell'ermetismo, ha voluto che divulgassi le foto di un singolare medaglione che potrebbe essere essere - il condizionale condizionale è d'obbligo d'obbligo - un'ulteriore un'ulteriore testimonianza sull'esistenza dell'Ordine Osirideo Egizio. Esso si presenta di forma circolare, è inscritto in un serpente che si magia la coda: l'Ouroboros; su di una faccia si distinguono le colonne Jachim e Boaz, tra le due è posto il quadrato del Sole caratterizzato dal fatto che ogni riga e colonna produce sempre sempre il numero 111, si legge la scritta "COMPUTET NUMERUM NON TEMERE".
Sull'altro lato del medaglione si nota il simbolo dell'uovo alato, sormontato da un triangolo fiammeggiante con al centro un occhio, ai lati due serie di 9 stelle, s telle, sullo sfondo il mare, al centro dell'uovo la scritta "QUOD VIXT ADAM".
Sulla prima faccia si incastra la stella a sei punte di Salomone sulla quale si nota la svastica quale emblema del Sole, sull'altro lato la scritta VITRIOL.
La stella ruota, e presenta due fori che se fatti coincidere con i numeri 1 e 11, punta alcuni dei numeri incisi sul serpente: 40 - 52 - 01 - 14 - 16- 39, forse un codice cabalistico?
Il Fratello Maggiore che ha voluto divulgare l'oggetto in questione, narra che la parte principale di esso era conservata nella villa del noto occultista Giustiniano Lebano, mentre la stella a sei punte sulla tomba tomba del meno conosciuto conosciuto Pasquale Pasquale De Servis. Sta di fatto che fu fotografata una stella simile sulla tomba del De Servis: