= se le parentesi sono uncinate, si considera un'unità grafica (lettera Pi) , divenuta in un secondo tempo, entrerei nell'ambito dell'arbitrarietà dei modelli interpretativi. Teoria delle glottidali
Apparato fonatorio (vedi scheda) L'aria espiratoria viene espulsa dai polmoni, attraversa la trachea e arriva nella laringe; qui ci sono le corde vocali: se rimangono aperte non si hanno vibrazioni, e dunque i suoni emessi saranno sordi (es. [P] di pane); se invece si avvicinano e vibrano, si otterranno dei suoni sonori (es. [B] di bene).
Consonanti / Vocali Le vocali sono sempre sonore; le consonanti invece si distinguono in sorde e sonore. Alcune consonanti (come la ) possono essere dell'uno o dell'altro tipo, altre invece (
diverse ortografie pongono: è un sistema convenzionale che permette di trascrivere tutte le caratteristiche dei foni (NB. questo non è l'unico alfabeto fonetico: ad esempio, negli studi di dialettologia esiste un'altra proposta di sistema codificato).
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Anche l'alfabeto fonetico, come la lingua, deve seguire un principio di economia: per questo abbiamo dei simboli base, a cui si aggiungono dei segni diacritici che apportano alcune modifiche. Consonanti (vedi scheda) Tre variabili articolatorie: Modo di articolazione (colonna verticale) Luogo o punto di articolazione (colonna orizzontale) Vibrazione delle corde vocali (consonanti sonore/sorde) In base al movimento dei muscoli dell'apparato fonatorio, possiamo suddividere le consonanti secondo il luogo di articolazione: Glottide = glottidali (o laringali) Faringe = faringali Ugola = uvulari Velo pendulo (o palatino) = velari Palato = palatali Alveoli = alveolari Denti = dentali / interdentali Labbra = labiodentali / bilabiali
Un dittongo è un digramma formato da due vocali appartenenti ad un'unica sillaba (es. BAITA dittongo discendente, perché l'intensità del suono è sulla vocale / UOMO - dittongo ascendente, secondo la vecchia classificazione; in realtà, la è considerata una consonante approssimante).
09.10.2012 Vocoidi / Contoidi La lingua è caratterizzata dalla variazione, per questo prende il nome di diasistema. Ognuno di noi parla una lingua diversa, anche a seconda delle circostanze, delle competenze e dei campi in cui il 7
linguaggio naturale si trova a svolgere la sua funzione. Con riferimento al metalinguaggio, è necessario avere una competenza multipla: dunque, risulta importante accostare questi due termini specifici ai più comuni vocali e consonanti (il primo a introdurli fu uno studioso americano, Pike, in un saggio del 1943). L'uso dei sostantivi vocoide e contoide si applica a uno studio di fonetica articolatoria, ma se queste strutture sono inserite in una categoria linguistica chiusa (vedi i saggi di Whorf) è bene dire vocali e consonanti . (Riprende) Consonanti occlusive = l'aria espiratoria viene bloccata (occlusione) per un momento. Es. [P] =
occlusiva secondo il modo di articolazione; gli organi fonatori in gioco entrano in contatto. C'è un'occlusione, e l'aria espiratoria viene bloccata per un attimo. Poiché in questo caso gli organi che entrano in contatto sono le due labbra, secondo il luogo di articolazione, definiamo il fono [P] una consonante bilabiale, sorda perché non sussiste vibrazione delle corde vocali. [T] di tetto = occlusiva dentale sorda (in italiano) / occlusiva alveolare sorda (in inglese) Consonanti fricative = gli organi in gioco nella fonazione si accostano senza bloccare del tutto il
passaggio dell'aria > frizione. Es. [F] = fricativa per modo di articolazione: c'è una frizione tra arcata dentale superiore e labbro inferiore; labiodentale per luogo di articolazione; sorda. [S] di sera = la punta della lingua (apice) si avvicina agli alveoli dei denti > fricativa alveolare sorda. Consonanti approssimanti = si differenziano dalle fricative per la distanza degli organi fonatori:
nelle approssimanti, questi sono più distanti. Più la lingua è in alto verso il palato, più il suono è chiuso. Es. se dico [I] pronuncio una vocale chiusa; se dico ieri , la distanza tra la lingua e il palato è più piccola rispetto a quella che ho pronunciando la vocale; se dico fille , pronuncio una consonante [L] fricativa palatale. [I], ieri e fille hanno tutte lo stesso luogo di articolazione (il palato) ma hanno diverso modo di articolazione: la consonante approssimante di ieri è una via di mezzo tra una vocale e una consonante (si definisce ance semiconsonante). Iato = es. sciare / lo ottengo quando due vocali sono accostate ma appartengono a due sillabe
diverse. Nella parola iato, divisa in due sillabe ( ia-to) la sillaba ia ha una coda vocalica, e un attacco consonantico. Dittongo = se due vocali sono accostate in un'unica sillaba. Il picco di sonorità della sillaba (unità
di seconda articolazione) è quasi sempre una vocale. Es. mai - la [I] funge da coda della sillaba (NB una sillaba che ha una coda consonantica si definisce chiusa, se la coda è vocalica invece si dice aperta). In trascrizione fonetica, il dittongo ai si indica con un segno diacritico > un archetto verso il basso sottoposto alla vocale [I]. Consonanti nasali = l'aria espiratoria fuoriesce dalle fosse nasali. Il modo di articolazione nasale
si realizza anche in diversi punti di articolazione (non solo bilabiale, alveolare e palatoalveolare): 8
quando la nasale precede una consonante, per effetto di coarticolazione, ha lo stesso luogo di articolazione di quest'ultima. Es. dente (nasale dentale), inferno (nasale labiodentale), ancora (nasale velare). Consonanti laterali = dentali, alveolari, palatali (trigramma gli > un unico suono > un unico
simbolo), velari (non in italiano/ es. francese -ail al plurale -aux ; come è possibile? Vuol dire che c'era una pronuncia velare > la grafia è spia del mutamento fonetico). Consonanti vibranti = la loro articolazione consiste nel susseguirsi di più chiusure e aperture del
canale vocale, che producono una vibrazione; tipiche vibranti sono le varie qualità di [R]: apicalialveolari (in cui vibra l’apice della lingua appoggiato agli alveoli degli incisivi superiori, come in rosa); uvulari (come [R] francese). Consonanti affricate = quando un parlante ad esempio di Firenze dice zio, si possono identificare
due componenti distinte per una sola unità monofonologica: un momento di occlusione e uno di frizione, in cui la consonante pronunciata è la fricativa corrispondente per quel luogo di articolazione (NO nesso consonantico). Le consonanti affricate sono omorganiche (= stesso punto di articolazione) Es. se un latino diceva quis , inizialmente pronunciava [K] + una consonante labiovelare [V] = KW. L'esito del mutamento della labiovelare può essere [C], [P], come nel greco omerico boukolos (bovaro) e aipolos (pastore), oppure una consonante approssimante. Usando l'alfabeto fonetico, è necessario usare un segno diacritico per indicare le affricate: ts con un archetto sovrapposto o sottoposto. Anche i foni [C] e [G] deboli sono delle consonanti affricate (non più dentali ma alveopalatali / paleoalveolari). Per antichisti = in certi casi notiamo che il digramma ei indica un suono [E], esito di allungamento di compenso. Se dico peisomai , e lo confronto con peitho, ho immediata comprensione della differenza tra la radice con la dentale peith- e il tema peis- usato per il futuro. Il verbo essere ( emi , dove la e/ ei è una [E] lunga) in sanscrito è asmi , e in latino sum - esito di apofonia es - s. Eimi dunque non ha dittongo, solo digramma, la [E] lunga è chiusa (diverso dal suono indicato dalla eta). Perché allungamento di compenso? Partendo dalla forma esmi , il greco tende a semplificare
il nesso consonantico: quando ho una [S] seguita da una nasale, la fricativa cade e per conservare la quantità della sillaba, la [E] diventa ei . In eolico si trova emmi . Pasa, con [A] lunga = da pantja, che diventa panta, cade la nasale e per mantenere la quantità
della sillaba, la [A] si allunga. In eolico c'è paisa. Tous = da tons, cade la nasale/ in eolico tois.
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Consonanti sonoranti / Consonanti ostruenti Il punto di articolazione della [C] di che è di poco più avanzato della [C] di cane. In italiano, la velare è propria dei fonemi: davanti a [E] e [I] ho le varianti combinatorie deducibili dal contesto, sempre un po' più deboli dei fonemi veri e propri. Es. centum: dal latino all'italiano la velare si anteriorizza, è cambia modo e punto di articolazione. Anche quis - tis - sis (sis arcadico-cipriota) o que - te- cia (cia sanscrito). Variante combinatoria = luogo di articolazione che deriva dalla consonante che segue.
Allofono = termine tecnico che indica la variante combinatoria di un fono. Una nasale labiodentale è un allofono. Variante libera = pronuncia diversa della [R] di vero, che non dipende dal contesto (quindi non
dalla consonante che segue) ma dalle caratteristiche della lingua del parlante (variante idiolettica). Prefissoide/ Suffissoide = morfemi lessicali che non si trovano in una parola libera, ma che costituiscono il primo o il secondo termine di un composto. Ciò che nasce come un prefissoide o un suffissoide può - grazie al fenomeno della lessicalizzazione - diventare parola singola (es. fono, euro). / Il fenomeno inverso è la grammaticalizzazione.
In latino esisteva la laterale e anche l'allofono laterale-velare: [L] pinguis e [L] exilis . Es. il verbo volo (vult , velim): mutamento fonetico e > o se questa vocale era seguita da una laterale-velare. Velle : esito dell'assimilazione tra laterale e fricativa alveolare (desinenza dell'infinito latino: -se)
Es. oliva è un prestito dal greco elaiwa > approssimante che indica la conservazione del digamma + mutamento fonetico tipico del latino (il digramma ai si monottonga) = il mutamento e > o è avvenuto prima di quello ai > i .
15.10.2012 Dopo vocale anteriore: consonante fricativa palatale Dopo vocale posteriore: consonante fricativa alveolare (es. Buch - libro) Come mai ad una consonante che ora riconosciamo come occlusiva alveolare sonora corrisponde in tedesco una fricativa alveo-palatale? [G] diventa ch (ἐγώ > Ich) Fricativa glottidale: comunemente detta aspirazione (se sorda); nella storia della lingua latina c'è stato un momento in cui, su modello greco, si aspiravano più vocali possibile, anche se non ce n’era bisogno ( ipercorrettismo). 10
La nascita di alcune consonanti affricate nelle lingue germaniche spesso deriva da una modifica di precedenti occlusive: anche nel lessico italiano a volte è così (es. zolla - variante dialettale tolla > vuol dire che questo termine è un retaggio di una mescolanza con una lingua germanica. / es. tappo - in lessico medico zaffo, che è anche il tappo delle botti) Queste sono parole di prestito, e la
fonetica aiuta a risalire alla loro origine. I Goti parlavano il gotico, i Longobardi un dialetto altotedesco, in cui delle precedenti occlusive sono diventate delle affricate (es. apple che in tedesco è Apfel ) > forma con affricata: longobarda / forma con occlusiva: gotica.
Consonante occlusiva aspirata = da non confondere con una fricativa (chiamata in passato spirante); è un'occlusiva seguita da un'aspirazione (in italiano si trova come allofono). Si dovrebbe
scrivere il simbolo dell'occlusiva corrispondente con un segno diacritico a forma di h (es. φέρω - in caratteri latini phero)/ in sanscrito si ha l'occlusiva sonora (quindi bhar ), in latino c'è la fricativa.
Vocali Trapezio vocalico = idealmente lo si potrebbe inserire nella cavità orale, perché indica dei punti equidistanti in cui si pronunciano le vocali principali. Sui lati del trapezio ci sono altri simboli (per gli allofoni di una particolare lingua). Sui lati orizzontali sono indicati i luoghi di articolazione in riferimento alla posizione della lingua rispetto al palato (vocali centrali, posteriori/velari e anteriori/palatali). I lati verticali indicano i diversi punti di apertura della cavità orale > inversamente proporzionale all'altezza della lingua. Es. [A] vocale aperta bassa / [U] vocale chiusa alta. Perché trapezio? Perché le vocali posteriori hanno sempre lo stesso luogo di articolazione, mentre quelle anteriori sono un po' più anteriori man mano che diventano chiuse. Esistono due vocali definite anteriori alte/chiuse. Qual è l'altra variabile articolatoria che serve? L'arrotondamento delle labbra (es. vocale ü / NB se in francese dico nui non ho una vocale ma una consonante approssimante): c'è una componente labiale. Quindi le vocali si distinguono in labializzate e non labializzate. Questa definizione è preferibile rispetto a vocali arrotondate : si
possono infatti avere labializzazione e protrusione, o solo una delle due. Vocale procheila/aprocheila = indica la maggiore o minore protrusione delle labbra.
In greco, il suono <ü> si trova solo in attico, negli altri dialetti non c'è la vocale labializzata. In latino, a un certo punto viene introdotta la lettera y per indicare i grecismi. Quando un suono come <ü> è in una parola di prestito, il parlante può pronunciarlo esattamente solo se conosce bene la 11
lingua d'origine (nessuno dice menü, più usata la pronuncia menu). Il dubbio è che forse il latino possa aver avuto in una sua fase il sonus medius ü, ad esempio in quei casi di doppia grafia: maximus / maxumus, libet / lubet... Una vocale può essere definita orale oppure nasalizzata: queste ultime si trascrivono col segno delle vocali orali con il segno diacritico della nasalità (tilde). In italiano, la vocale nasalizzata è un allofono: si trova quando una vocale è seguita da una consonante nasale tautosillabica (es. bimbo, punto, tanto). Vocali brevi/lunghe = se si prende a esempio la lingua latina, si trovano delle parole che hanno
uguale grafia, ma in cui la durata delle vocali è diversa (es. venit presente/ venit perfetto). In italiano invece, la lunghezza dei suoni vocalici dipende dal contesto (allofoni) > quando ho una sillaba aperta accentata, come in pala, la vocale è lunga / se la stessa vocale è accentata in sillaba chiusa, es. palla, è breve. NB in posizione finale, ad esempio amò, la vocale è breve; le sillabe atone sono sempre brevi.
16.10.2012 Con le vocali centrali, la posizione della lingua è intermedia rispetto a quella che essa assume pronunciando le vocali anteriori e posteriori. La
si trova anche ptar ) fu un ostacolo per gli indoeuropeisti, che ipotizzarono una possibile origine da un iniziale schwa, vocale che Saussure catalogò meglio nei suoi studi linguistici. δατός / datus στατός / status Nel sistema fonologico italiano, la differenza tra vocale semi-chiusa e semi-aperta può essere un problema solo se questa si riscontra in sillaba accentata (es. bene - c'è chi è portato a segnare il simbolo di vocale anteriore chiusa e chi invece aperta, ma solo nella prima sillaba - la [E] della seconda sillaba è sicuramente chiusa).
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Di solito, si tende a considerare come elementi di seconda articolazione solo le vocali e le consonanti (perché vengono visualizzate immediatamente nella catena fonica). Ma c'è un altro aspetto a cui fare attenzione, e che si manifesta diversamente dalle vocali e dalle consonanti: Es. Penso che i milanesi abitino a Milano / Ieri ho visto in vetrina un bell'abitino > la sequenza fonica è la stessa, ma la parola abitino assume due funzioni morfo-sintattiche diverse. Le unità foniche come l'accento, la quantità o l'intonazione - quelle che non si identificano nella catena fonica lineare - si definiscono soprasegmentali (perché indicate con un segno posto sopra alla sequenza fonica), o prosodiche. Accento = ad+cantus, calco del greco προσωδία. Saussure aveva ragione quando definì il segno linguistico come lineare: abbiamo però una limitazione, posta da queste unità foniche soprasegmentali; la catena fonica lineare è come interrotta. La possibilità di utilizzare l'accento con funzione distintiva è data dalla sua posizione libera / alcune lingue invece hanno un'accentazione fissa (es. francese, quasi sempre accentato sull'ultima sillaba). In latino > ago, in composti adigo, adactus - facio, conficio ma confectus > Lachmann (filologo) ragionò sulle radici fac- e ag- / la [A] di ag- è lunga perché seguita da una sonora (sonora + sorda = sorda + sorda + allungamento della vocale precedente > ag-tus diventa ac-tus).
In trascrizione fonetica, l'accento si indica con un trattino verticale posto prima dell'attacco della sillaba accentata - pane > 'pane
Fonologia Per un certo periodo, i termini fonetica e fonologia venivano considerati sinonimici, ma in realtà non lo sono. In ambito francese, alcuni giovani studiosi di inizio '900, ad esempio Grammont e Mellier, parlarono già del sistema dei suoni come un tutto che si tiene (strutturalismo). Da che cosa dipendono le differenze tra le lingue? Non certo dalla modalità di produzioni dei suoni, piuttosto dall'abitudine articolatoria (propria di ogni singolo sistema fonologico): in questi termini si espressero i linguisti che per primi coniarono il termine fonologia. Se si parte dall'idea che la lingua esiste per svolgere una determinata funzione, si è portati ad analizzare anche la funzione dei singoli elementi che la compongono - sia per quanto riguarda le unità di prima articolazione, sia per quelle di seconda articolazione. Ambito della scuola di Praga: i più noti linguisti di questo circolo sono Jakobson e Trubeckoj, che scrissero in tedesco i Fondamenti di fonologia (cfr. testo in fotocopia).
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Rappresentazione linguistica / Lingua = l'accento può aiutare a riconoscere le parole ( funzione culminativa) > infatti, se dico mi piace, in realtà pronuncio una parola sola, perché mi è un fonema
clitico > quindi mipiàce . Funzione delimitativa = è quella del colpo di glottide che indica l'inizio di una parola (in tedesco),
o dell'accento in quelle lingue che hanno accentazione fissa sull'ultima sillaba. Funzione distintiva = è quella che distingue le diverse unità fornite di significato. Es. ho mal di testa > la consonante occlusiva dentale sorda distingue l'unità di prima articolazione testa. La
funzione distintiva è quella fondamentale nel sistema fonologico di una lingua.
17.10.2012 Opposizione distintiva = viene definita in ambito fonologico, e si riscontra ad esempio tra /P/ ~ /T/. L'unità fonica con valore distintivo si chiama fonema, sempre considerando un singolo sistema fonologico (es. quello dell'italiano) / Se si individuano delle coppie minime, come patto-tatto, che differiscono per un solo elemento fonico, si può attribuire quest'ultimo all'inventario dei fonemi dell'italiano. I fonemi si indicano con le parentesi oblique: /P/ ~ /T/. Un'opposizione tra occlusiva sorda e occlusiva sonora, in italiano, è ad alto rendimento funzionale; una a basso rendimento funzionale è invece quella tra fricativa alveolare sorda e
corrispondente sonora ([S] di sera e [S] di rosa). Esiste la possibilità di operare uno studio fonologico con lo scopo di analizzare l'evoluzione della lingua > se posso pensare a un mutamento fonologico, presumo che la perdita di un fonema avvenga per quanto riguarda le opposizioni a basso rendimento funzionale; analizzando il mutamento linguistico, lo si può interpretare a posteriori come dovuto a determinate condizioni strutturali di partenza (non si arriva però ad una previsione esatta del mutamento fonologico). Ad esempio, il principio di economia in campo lessicale può determinare dei mutamenti - come nel caso di omofonia; ma questo non è un assunto generale che mi porti a una regola fissa. Grammaticalizzazione = certi elementi di prima articolazione, che hanno valore lessicale, perdono questa valenza e assumono valore grammaticale (es. verbi ausiliari nelle forme perifrastiche > Luigi è andato > il verbo essere non ha più il suo valore lessicale / Non l'ho mica detto > mica è un
termine grammaticalizzato). Quando il verbo essere funge da copula, non ha valore predicativo (proprio invece del nome del predicato): infatti, in altre lingue, la funzione copulativa è espressa in modo diverso > russo - frase nominale ( Luigi bello ), lingue semitiche - forma avverbiale ( Luigi lui bello ). A volte, anche alcuni verbi di movimento hanno valore grammaticale ma non lessicale di per
sé (es. omerico βή δ'ίμεν - si mosse per andare ). 14
Classificazione delle opposizioni (vedi scheda) Opposizioni bilaterali, quando la base di comparazione (insieme delle proprietà che i due termini dell'opposizione hanno in comune) è propria soltanto dei due termini dell'opposizione Opposizioni plurilaterali, quando la base di comparazione è propria anche di altri elementi del sistema Opposizioni proporzionali Opposizioni isolate Opposizioni privative, come quella fra /T/ e /D/: infatti, al primo fonema manca una caratteristica, un tratto, che invece il secondo fonema possiede. Quando si parla di tratto, si usa un termine che, soprattutto quando serve a indicare una netta distinzione, è sinonimo di marca; /D/ è un fonema marcato, perché ha la caratteristica di sonorità, /T/ invece è non marcato. Se in un sistema fonologico ho la serie delle occlusive sonore, come tendenza generale ho anche le sorde > la marca di sonorità implica la presenza dei corrispondenti fonemi sordi (criterio di marcatezza) / Implicazione che si riscontra anche a livello morfologico = i sistemi morfologici delle lingue sono diversi; come i fonemi hanno funzione distintiva in fonologia, e creano coppie di opposizione, così i morfemi sono l'unità minima distintiva in ambito di morfologia. Categorie grammaticali > in
particolare il numero esemplifica bene i rapporti di marcatezza e implicazione - se penso al rapporto tra singolare e plurale, mi rendo conto che l'elemento non marcato è il plurale (e per esempio in inglese si aggiunge una ) / NB il singolare del collettivo si chiama singolativo: nel rapporto tra collettivo e singolativo, quest'ultimo è l'elemento marcato ( chicco è marcato / grano è non marcato). In più, ci si accorge che anche il campo d'uso dell'elemento non marcato è maggiore rispetto a quello dell'elemento marcato (in greco si può avere il soggetto al duale e il verbo al plurale, ma non posso trovare un duale in luogo di plurale - allo stesso modo, anche la relazione tra congiuntivo e ottativo è legata da un rapporto di marcatezza, tanto è vero che nell'evoluzione del latino l'ottativo è decaduto). Opposizioni graduali, quando i termini sono contrassegnati da un diverso grado della stessa proprietà Opposizioni equipollenti Opposizioni costanti, se noto che non c'è alcuna restrizione che regola l'opposizione fonologica tra due fonemi distinti, all'interno del sistema (ad eccezione di quella tra vocoide chiuso e vocoide semiaperto > in sillaba atona, l'opposizione tra vocale semichiusa e vocale semiaperta si neutralizza > in posizione di neutralizzazione importa poco come venga pronunciata la vocale). Quando si descrive un'opposizione fonologica, quello che interessa è la funzione svolta dai fonemi; 15
da un punto di vista funzionale, ciò che rimane valido in una eventuale opposizione distintiva è la base di comparazione, comune alla
Digramma
perdita o acquisizione di coppie di opposizione > dal latino all'italiano, nel sistema fonologico, si sono persi alcuni fonemi - anziché avere due fonemi ho due allofoni). / es. da tectum si ha tetto: assimilazione (fonetica sintattica = se dico in pace, pronuncio impace > questi fenomeni si chiamano sandhi - parola sanscrita che significa 'fuso insieme'). 23.10.2012 La variazione è la caratteristica di ogni lingua storica; i tipi di variazione riscontrabili sono (riflessione di Coseriu sul mutamento linguistico): Diacronico - variazione nel tempo Diatopico - nello spazio Diastratico - differenze sul piano socio-linguistico (es. latino scritto e sermo vulgaris) Diafasico - variazione stilistica Diamesico - la variazione dipende dal mezzo che veicola l'espressione linguistica Spesso vi è una coesistenza di variazioni (arcaismi, rusticismi ecc.) / in latino il dittongo
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Dilazione = assimilazione di elementi a distanza (definizione marcata, nel rapporto assimilazione/dilazione). È interessante quando riguarda le vocali, e si distinguono due fenomeni: Metafonia - definizione data dai primi comparativisti e germanisti - calco del tedesco Umlaut . La metafonia più diffusa è quella palatale (es. se dico Buch - libro, pronuncio una fricativa velare; se dico Bücher - libri, pronuncio una fricativa palatale - il suono si anteriorizza / ci sono casi di Umlaut anche nell'inglese > foot-feet , perché in origine si aveva una forma foti ) / NB il simbolo per indicare che la vocale è labializzata è la dieresi, che in tedesco si dice proprio Umlaut . Apofonia = esempio di metafonesi, di base è un fenomeno morfologico e non fonetico. Calco del termine tedesco Ablaut (il corrispondente semantico di um è ab) / Spesso, fermandosi a un livello sincronico, si può riscontrare l'apofonia anche dove, con un'analisi diacronica, non la si troverebbe (es. vol/vel di velle - volo ma velim , risultato della caduta dell'approssimante, che si comporta in modo diverso davanti alla laterale) Armonia vocalica = questo fenomeno caratterizza le lingue agglutinanti (es. turco), che hanno parole piuttosto lunghe perché le categorie grammaticali vengono indicate come aggiunte a un nucleo centrale, portatore di significato / Es. gül (rosa), al plurale güller; at (cavallo), al plurale atlar > si riscontrano due allomorfi, selezionati in base a regole fonetiche: se il nucleo semantico presenta una vocale anteriore, anche il suffisso avrà una vocale anteriore; se invece la vocale del nucleo è centrale/posteriore, si utilizzerà il morfema di conseguenza. / Es. anche l'ungherese è una lingua agglutinante, e se si pensa al tedesco Herzog (duca) e al serbo-croato Herzeg , è evidente che questa parola è passata da una lingua all'altra mediata dall'ungherese. Dissimilazione = es. in francese, marmo si dice marbre, in inglese marble > marmore - marmre (sincope) - marmbre (epentesi) - marbre (semplificazione) > perdita di un tratto distintivo di un fonema, in questo caso passaggio da una vibrante a una laterale. Dissimilazione preventiva > si inserisce nell'ambito di un mutamento fonetico (che ha un inizio e una fine nel tempo) - in latino si verificò il fenomeno del rotacismo, che però non interessò parole come causa (che aveva la fricativa alveolare sorda, divenuta sonora) o miser (che ha un originale tema in -o > miseros) / NB se prima della vibrante c'è una vocale non succede niente, se c'è una consonante viene inserita una vocale che non è etimologica (miser > miseros / ager > agros) / es. quaerere, che ha come corrispondente fonetico in italiano chiedere : nel pronunciare rapidamente la parola, la ripetizione di suoni uguali non è comoda, e dunque uno dei due foni muta, mantenendo il luogo di articolazione (palatoalveolare).
24.10.2012
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Interversione (o inversione) = mutamento nell'ordine delle lettere che compongono le parole > formaggio (latino formaticu), in francese fromage / fabula , che ha come esito sia favola che fiaba:
attestata una forma secondaria fabla (variazione diastratica) che in seguito a interversione diventa flaba (così anche per la parola orecchio, esito del mutamento auricola-oricla - monottongazione di
Nessi consonantici Un nesso consonantico può rimanere tale, o portare a una semplificazione per ragioni di economia: es. fulmine, dal latino fulmen > ma se operiamo un'analisi etimologica sincronica (detta anche statica o grammaticale o sincronologica ), e cioè risalendo al sostantivo primitivo individuando le motivazioni grammaticali (es. suffisso diminutivo), notiamo un suffisso -men (che in greco è -μα) unito a una radice ful- che indica il fulgore > quindi si ipotizza un'iniziale forma *fulgmen, con successiva perdita di un elemento fonico e semplificazione del nesso consonantico.
Anaptissi = inserimento di una vocale non etimologica in posizione interconsonantica / es. Ηρακλής in latino diventa Hercules. Epentesi = inserimento di una consonante in un nesso consonantico / Es. francese marbre : dal latino marmore, sincopato marmre - nesso
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Dittongo breve > tende a monottongarsi, con la caduta della semivocale / es. rosae, da rosai [a:i], la vocale è destinata a perdersi / EU > OU > [O] lunga chiusa > [U] lunga chiusa - abdeucit > abdoucit > abdocit > abducit / OI > EI > [E] lunga chiusa > [I] lunga chiusa - doivos > deivos > devos > divos
NB: l'esito del dittongo OI in latino può anche essere OI > OE > [O] lunga chiusa > [U] lunga chiusa - in corrispondenza di unum, in un'epigrafe (iscrizione IX, volume I del CIL, seconda edizione) abbiamo una forma oino / coeravere in luogo di curavere. Mutamento fonologico Alla base ha sempre un mutamento fonetico. Possiamo individuare tre processi di mutamento fonologico: Se si acquisisce in diacronia un'opposizione fonologica che prima non c'era > fonologizzazione Se si perde un'opposizione > defonologizzazione Se rimane l'opposizione fonologica tra due fonemi, ma cambia il tratto distintivo > rifonologizzazione (es. in francese opposizione [A] posteriore / [A] anteriore diventa opposizione [A] breve / [A] lunga)
30.10.2012 Morfologia Quando si parla di morfemi si ha la percezione che alcuni di essi siano liberi (come bar) e alcuni legati. Ci sono poi morfemi che vanno a costituire parole complesse che possono essere composte o derivate. In morfologia si individuano dei morfemi grammaticali detti affissi: sono i prefissi, gli infissi e i suffissi; vi è poi un’unità morfologica detta circonfisso, in cui il prefisso e il suffisso costituiscono unità funzionale. / Prefissoidi e suffissoidi sono morfemi slegati, che hanno un significato se presi singolarmente > soggetti a un processo di lessicalizzazione. Il termine fonema è da intendersi anche come elemento comprendente una classe di foni (es. fonema nasale) Non c’è corrispondenza biunivoca tra morfo (che designa la variante di morfema attraverso cui si realizza la funzione del morfema stesso) e morfema: morfo assume una funzione segmentale e corrisponde al sistema funzionale. Isomorfismo = caratteristica delle lingue agglutinanti - per indicare un valore grammaticale si usa
un segmento (corrispondenza biunivoca forma-funzione). Es. lupos > il morfema flessivo –s indica 20
contemporaneamente le categorie grammaticali genere, numero e caso / nelle lingue agglutinanti invece (come nel turco), si ha un segmento per indicare il genere, uno per il numero e un altro ancora per la funzione logica. Allomorfismo = un unico valore funzionale può sovrapporsi a diversi segmenti. Es. articolo
maschile singolare, che può essere il, lo o l’ a seconda dei differenti contesti fonici. In greco questo fenomeno è detto suppletivismo. Morfema zero = si ha in situazioni in cui esiste la funzione grammaticale, ma non è espressa dal
segmento fonico. Morfo > forma Morfema > funzione
Architettura della lingua Rapporti associativi (o paradigmatici): costituiscono dei paradigmi, classi associative nella mente del parlante / es. insegnare-imparare (insegn- e impar- sono i lessemi tra cui il locutore può scegliere) Rapporti sintagmatici Saussure divide l’atto linguistico in due componenti: langue (ossia la possibilità di astrazione, al cui livello si collocano i rapporti associativi / aspetto sociale, momento di potenziale, sistema di riferimento a disposizione del parlante – rapporti in absentia) e parole (realizzazione concreta dell’atto linguistico del parlante, in cui si riscontrano dei rapporti sintagmatici tra i vari elementi dell’enunciato – rapporti in praesentia) Sintagma = deriva da sunta@ssw −mettere insieme I rapporti sintagmatici quindi sono di tipo esclusivo, quelli paradigmatici invece sono di tipo associativo. Saussure utilizza delle metafore o delle similitudini per esprimere concetti di metalinguaggio; per spiegare i rapporti sintagmatici e paradigmatici utilizza l’immagine del tempio greco: Il rapporto tra la colonna e l’architrave è sintagmatico Il rapporto tra una colonna dorica e una ionica è paradigmatico
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Le parole derivate possono essere denominali (se derivano da un nome), deverbali (se derivano da un verbo) o parasintetiche (come imbiancare ed ingiallire , che non derivano propriamente né da un verbo né da un sostantivo). Parole composte Più una lingua è grammaticale (es. tedesco, greco, sanscrito) e più tende a utilizzare parole composte (Wortbildung – formazione di parole) Composti copulativi = per comprendere la natura del composto, bisogna scomporlo nei vari segmenti che o costituiscono (es. cassapanca > cassa+panca) / Il termine acropoli deriva dal greco, e significa città alta: il rapporto tra aggettivo (che funge da genitivo) e nome è funzionale Composti determinativi = parole in cui i segmenti sono legati da rapporti di determinazione (es. pettirosso, pentagramma, Riccardo e tutti i nomi in –ardo > da una forma germanica per cuore)
Composti possessivi = sono quelli la cui parafrasi è una frase possessiva (es. euègenh@v - c’è il tema di ge@nov a diverso grado apofonico con allungamento tipico del nominativo; tutti gli aggettivi in –hv sono composti possessivi; magnanimo = colui che ha un grande animo)
Trascategorizzazione = la classe a cui appartiene il composto è diversa dalle classi degli elementi che lo compongono
non c’è quindi l’elemento in grado di determinare la classe del composto.
Es. il capostazione è un capo, ma magnanimo non è un animo! I composti che hanno un centro sono chiamati endocentrici (acropoli, capostazione). I composti che non possiedono questo centro sono invece chiamati esocentrici (pettirosso, magnanimo). Questi termini furono coniati da Bloomfield, che però li usava per indicare i sintagmi. I copulativi sono doppiamente endocentrici; i possessivi sono esocentrici, mentre i determinativi possono essere sia endocentrici che esocentrici (portapenne = esocentrico; capostazione = endocentrico).
Classificazione delle lingue Isolanti (inglese)
La parola non subisce modificazioni per esprimere i diversi contenuti, quindi è spesso molto corta (monosillabica). I contenuti possono essere espressi con l’ordine delle parole o con degli avverbi.
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Dire che una parola di una lingua isolante sia composta da un solo fonema però non è corretto perché le lingue isolanti spesso sono tonali, quindi il t ono, avendo funzione distintiva, è un tonema. Agglutinanti (turco) La parola è piuttosto lunga a causa dell’isomorfismo. In turco infatti la parola ellerimde si traduce con “nelle mie mani” (el = mano; ler = plurale; im = possessivo; de = stato in luogo) Flessive (greco, latino, italiano)
La parola viene modificata attraverso affissi o prefissi; inoltre è caratterizzata dalla possibilità di variazione attraverso l’apofonia. Non c’è isomorfismo. Incorporanti o polisintetiche (groenlandese, lingue amerindiane)
La parola è costruita come nelle lingue agglutinanti, quindi è molto lunga. La differenza è che in queste lingue la parola può incorporare anche verbi e più di un morfema lessicale, quindi molto spesso si traduce con un’intera frase. 05.11.2012 Il contenuto di un morfema è una categoria grammaticale. Le categorie (che non vanno confuse con le categorie logiche, di pensiero) sono il modo con cui le lingue si organizzano. Persona = è la risorsa mediante la quale le lingue identificano chi è l'emittente e chi è il ricevente.
La persona è una categoria deittica, e pertanto rimanda alla situazione in cui avviene l'atto linguistico. Il contesto può essere la frase ( linguistica interna > bisogna basarsi solo sulla realtà grammaticale), oppure anche la realtà extra-linguistica ( pragmatica > ambito di studio che osserva le scelte linguistiche tenendo conto delle scelte operate dall'emittente) / In quest'ottica, la metafora è davvero una malattia del linguaggio? Es. questa tavola rotonda è quadrata , questa frase va contestualizzata. Due termini diversi per indicare il contesto linguistico ( cotesto) e quello situazionale (contesto). Se io dico questo libro è bello , questo è un pronome deittico, ed è un elemento del contesto, non del cotesto. Terza persona = spesso nelle lingue si nota la tendenza a segnalare la terza persona distinguendola dalla prima e dalla seconda (es. inglese) > è un po' meno persona delle altre due. Immaginiamo un enunciato in cui è presente il pronome di terza persona: ieri ho visto la mia amica Lucia; lei sì che ha un bel cappotto - lei è un elemento del cotesto, si riferisce direttamente a la mia amica. Funzione anaforica = viene ripreso un elemento antecedente (es. frase su Lucia) 23
Funzione cataforica = anticipa un elemento successivo nella frase (es. vi dico questo, che dovete studiare) / in latino e in greco, le particelle dichiarative non sono altro che pronomi deittici neutri
(quod, ὅτι), che hanno subito un processo di grammaticalizzazione cataforica / ὅτι è un pronome doppio, formato dal neutro del relativo e dal neutro dell'interrogativo (mentre in latino quis deriva direttamente da τίς > esito della labiovelare) Quindi la terza persona può avere sia funzione deittica che funzione forica (cfr. Benveniste) In sanscrito, per dire darò ( datasmi ), abbiamo un'originaria forma che si traduce con sono un datore (perifrasi) / datasi , tu darai / egli darà è semplicemente data (cfr. frase nominale, senza il
verbo asmi ) La terza persona è anche quella della narrazione. Numero = è fondamentalmente un quantificatore / Duale: se leggiamo Omero, spesso troviamo il
duale Αἰάντε, antroponimo che identifica Aiace (anche se gli Aiaci sono due, a volte ci si riferisce ad uno solo > duale ellittico o estensivo) - forma di parale > si designano con il duale due elementi che sono "due per natura" - numero presente nel tocario. Es. i genitori sono per forza due, e in sanscrito ho pitarau ( pitar - padre + morfema au del duale). Una lingua che non ha il parale usa il duale, e se non ha il duale usa il plurale (es. Castores - Castore e Polluce / ma in italiano un paio è un classificatore, ed è un esempio di parale nella frase ho comprato un paio di scarpe ) Genere = non c'è corrispondenza tra categorie logiche e categorie grammaticali. Apparentemente
abbiamo una rispondenza tra genere come categoria e realtà, ma non è sempre così. Ad esempio, è interessante vedere come viene assegnato il genere alle parole di prestito (come quelle che in italiano derivano dall'inglese, in cui il genere è una categoria velata - che si scopre con il contrasto animato/inanimato, o in altre lingue con l'articolo - cfr. "La foresta di piume" o "I sei lati del mondo" - ma anche gli studi di Whorf sulle etnoscienze) / spesso si riconosce il genere accordando nome e aggettivo. Es. il sole e la luna / è il mito che ne determina il genere o viceversa? Qualcuno ha notato la tendenza ad usare il genere come denotativo di una polarità (non sempre e non in tutte le lingue però) Caso = nelle lingue flessive, indica il rapporto con la funzione sintattica svolta nella frase.
Nominativo / accusativo = siamo soliti pensare al primo come caso del soggetto e al secondo come caso del complemento oggetto. Nelle lingue che conosciamo non c'è differenza tra soggetto di verbo transitivo e soggetto di verbo intransitivo, ma in altre lingue (dette ergative) questa differenza c'è (es. basco) - il caso assolutivo in queste lingue corrisponde al complemento oggetto e al soggetto di verbo intransitivo, mentre il soggetto di un verbo transitivo (più "attivo") è in caso ergativo. 24
Tempo, modo, diatesi, aspetto, azionalità = categorie proprie del verbo / l'aspetto mi dice ad
esempio se un'azione è puntuale o durativa - l'azionalità (dal tedesco Aktionsart ) è denotata da categorie lessicali, es. guardare-vedere. Metafora aspettuale = es. distinzione amò/amava; si pensi a tutti i cotesti linguistici che per loro natura preferiscono l'imperfetto al passato remoto (verbali di polizia, giochi di ruolo dei bambini...) Metafora temporale = es. presente storico 06.11.2012 Mutamenti morfologici La nozione di grammaticalizzazione affonda le sue radici nella storia della linguistica (cfr. Michel Bréal, Essai de semantique, 1897); la grammaticalizzazione è anche un mutamento semantico e subisce un particolare condizionamento sintattico (si inserisce in un contesto di rapporti sintagmatici). In un'epoca in cui prevale un certo paradigma evoluzionistico, prevale anche un certo tipo linguistico. Ma come può avvenire il passaggio da una lingua isolante a una agglutinante? Proprio mediante la grammaticalizzazione: una parola subisce un processo di desemantizzazione e diventa un affisso. Già Franz Bopp aveva teorizzato questo processo ("teoria dell'agglutinazione"), ponendo molta attenzione non solo al dato fonetico, ma anche alla morfologia (la sua opera venne definita un'etimologia della grammatica). Alla base della flessione delle più antiche lingue conosciute ci sarebbe perciò un processo di agglutinazione. Nella seconda metà dell'800, le ipotesi di Bopp vennero difese con argomentazioni di linguistica generale (anche in ambito statunitense): ad esempio, se osserviamo in sincronia le lingue, senza operare ricostruzioni, risulta evidente che il fenomeno di agglutinazione è realmente avvenuto (avverbi che terminano in -mente: grammaticalizzazione dell'ablativo di mens, mentis, che diventa un morfema derivazionale). La grammaticalizzazione ravvisabile nelle lingue vive fu oggetto di studio anche dei neogrammatici, che assunsero come base un'interpretazione uniformista (opposta a quella catastrofista). Meillet sostiene che un esempio di mutamento morfologico è anche l' analogia, che invece chiama in causa i rapporti associativi; l'analogia è uno di quei processi alla base del funzionamento della lingua (es. *dicete in luogo di dite) / la forma più antica è sempre quella irregolare, che si uniforma per analogia a quella regolare (es. *siem che diventa sim per analogia con simus).
Sintassi La linearità del segno linguistico cela in realtà dei rapporti gerarchici; schemi a scatola / ad albero > servono a identificare l'ordine sintattico all'interno dell'enunciato. 25
Sintagma = unità sintattica minima (esistono sintagmi nominali - SN, sintagmi verbali - SV,
sintagmi preposizionali, che per natura sono esocentrici > non si trovano isolati, ma sempre inseriti in un cotesto) La differenza tra sintagma e frase è la stessa che Bloomfield evidenziava tra composti endocentrici ed esocentrici. Una frase è tale se c'è la predicazione (ossia un predicato, non sempre è non per forza un verbo!) 07.11.2012 Negli anni '60, Greenberg svolse un'analisi tipologica su un campione rappresentativo di lingue, osservando quello che è l' orde des mots (SVO,SOV); il suo obiettivo era l'individuazione di universali linguistici, suddivisi in universali assoluti (determinate caratteristiche possedute da tutte le lingue) e universali implicazionali (caratteristiche riscontrabili in una lingua secondo il rapporto di implicazione con altre). Sei combinazioni di questi sintagmi: SVO - SOV - VSO / la posizione dell'oggetto è posposta rispetto a quella del soggetto (sembra la più naturale, ossia originaria, perché è la tipologia più diffusa). Se una lingua è SOV, ha una tendenza all'uso di posposizioni (es. casi) e di modificatori antecedenti all'elemento modificato; se è SVO presenta preposizioni e modificatori a destra. OVS - OSV - VOS
Tipologia sincronica/diacronica (Sapir, Greenberg) Eugenio Coseriu = riflessione linguistica a partire dalle categorie saussuriane / a proposito del contenuto (cfr. "I falsi problemi della traduzione"), egli usava distinguere tra significato e designazione > le possibili vie sono l'osservazione dell'extralinguistico o dell'intralinguistico. Verbi delocutivi (cfr. Benveniste) = sono quelli che derivano da una locuzione (es. salutare = dire salute) / un atto linguistico può essere locutivo, illocutivo o perlocutivo. Se io dico Gianni scappa , compio un atto locutivo; se ad esempio la stessa frase è pronunciata da un poliziotto e io
analizzo la sua intenzionalità (ambito extralinguistico), Gianni scappa è un atto illocutivo; se osservo una determinata azione prodotta dal medesimo enunciato - come l'inizio dell'inseguimento - evidenzio un atto perlocutivo. Lessico = onomasiologia / semasiologia > nel primo termine domina il nome, nel secondo il
significato; quando opero uno studio onomasiologico, prendo in considerazione un referente, e analizzo quindi come un nome o un campo semantico vengano espressi nelle varie lingue (metodo
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usato in dialettologia); con uno studio semasiologico, invece, parto dal lessema e lo analizzo dal punto di vista del significato (sia in sincronia che in diacronia). Prestiti / Calchi = sono fenomeni che costituiscono la conseguenza dell'interferenza linguistica
(oggetto di studio dell'interlinguistica); macrostoria delle lingue. Creolizzazione = creazione di una nuova lingua / terreno di indagine interessante come quello delle lingue "morte". 12.11.2012 Interlinguistica Con questo termine si indica l'insieme di condizioni che favoriscono il contatto tra lingue diverse, e gli effetti che da esso derivano. L'interlinguistica è alla base del rinnovamento delle lingue > prestiti, calchi. Fenomeni di interferenza = lingua modello e lingua replica, che si arricchisce con il prestito (forma di imitazione) / vi è un'interferenza anche diastraticamente (linguaggi settoriali influenzati dalla lingua comune). Linguaggi settoriali del latino, es. sermo castrensis - molte volte i termini latini sono il risultato di un'interferenza, e derivano dal linguaggio dell'agricoltura (come delirare , lett. uscire dal solco). Se analizziamo il lessico militare latino e quello italiano troviamo molte analogie,
come l'uso di derivati e composti, di metafore ecc. Prestito = prendere a prestito (metafora dell'ambito economico) / Quelli che in sincronia sono
considerati errori, quando passano dal livello di parole a quello di langue costituiscono un mutamento linguistico (es. analogia) / computer è una parola di prestito dall'inglese; ci sono anche dei prestiti casuali, che vengono comunemente utilizzati. Bilinguismo = non è sinonimo di diglossia (uso di due varietà di lingue in diversi contesti - es.
greco moderno - cfr. Ferguson). Lega linguistica = fenomeno di convergenza tra due o più lingue, dovuto non a cause
genealogiche ma geografiche (contatto interlinguistico). Ne è un esempio la lega linguistica balcanica, che ha dato avvio a un ambito di studio detto balcanologia = lingue slave meridionali (Jugoslavia - Slavia del sud) + ungherese + rumeno + neogreco + albanese. Il primo a parlare di lega linguistica fu Trubeckoj nel 1928 a l'Aja (usò il termine Sprachbund ), il quale pensava che l'indoeuropeo originario non fosse una lingua, ma una lega linguistica. Germanicità = caratteristica propria delle lingue germaniche; ma serve una protolingua di base o tedesco e inglese si assomigliano perché l'antico germanico è il risultato di un contatto geolinguistico?
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Calco = viene riprodotta la struttura morfologica della parola nella lingua modello (es. Sprachwissenshaft - glottologia ) / Se penso a una parola come sport , mi rendo conto che questo
anglismo è talmente entrato a far parte del lessico italiano da costituire la base per dei composti (es. sportivo) si dice perciò che sport è un prestito acclimatato (fenomeno di acclimatamento) / Se invece si tende ad adattare la pronuncia del prestito a quella della lingua replica, si ha un fenomeno di integrazione. A volte un'integrazione fonologica è anche morfologica (es. brioches che alcune vecchie pronunciano brioscia ) / Neutralizzazione lessicale: la parola di prestito arriva a sostituire completamente la parola straniera (es. inglese: nesso consonantico
Integrazione grafica = fa sì che una parola come nylon venga scritta *nailon . Es. parola inglese debt , prestito dal francese dette; perché compare la [B]? Perché graficamente ci si accosta
all'etimologia del latino debitum .
13.11.2012 Prestito diretto = esito di un fenomeno di interferenza, ad esempio in aree di bilinguismo, o quando c'è il passaggio dal linguaggio comune a quello settoriale (es. il termine file, che prima indicava soltanto una casella). Prestito a distanza = chi parlava di Sputnik negli anni '70 non conosceva il russo, ma aveva appreso quella parola dai giornali. Prestiti mediati = es. tedesco Herzog che in serbo-croato diventa Herzeg , passando per bocca ungherese. Prestiti di ritorno = es. balcone rimanda alla parola tedesca Balken (trave); ma quando in tedesco trovo Balkon , capisco che è avvenuto un doppio passaggio. Il calco invece è un fenomeno di imitazione; ne esistono di due tipi Calco strutturale = fuorilegge, ferrovia / il calco strutturale può essere composizionale o
derivazionale (come in latino quei termini filosofici che vengono recuperati dal greco > qualitas ,
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calco di ποιότης) / il sintagma nominale guerra fredda è calco dell'inglese cold war (si definisce sintema) Calco semantico = non è la semplice imitazione del significato di una parola straniera (quella
sarebbe soltanto una traduzione); ma se ad esempio prendiamo la parola stella, che dall'inglese star ha preso non solo il significato primario, ma anche quello metaforico ( stella del cinema ),
individuiamo un calco semantico / La parola ceca che significa prezzo ha acquisito dal tedesco anche il significato di premio / Il verbo latino tingo è un calco del greco βαπτίζω, che però ha dato origine anche al prestito baptizo / Background è un prestito, retroterra è un calco.
Sprachmischung , mescolanza tra le lingue; il contatto interlinguistico contribuisce alla realizzazione
di altri fenomeni Prestito sintattico > come è nata la forma -ing in inglese? C'entrano le lingue celtiche, che hanno una predisposizione all'uso delle frasi nominali. Prestito morfologico > è possibile, ma alla base c'è sempre un prestito lessicale; con rapporti associativi basati sull'analogia, i prestiti si "grammaticalizzano" / es. suffisso latino di origine greca -issa (diaconus -diaconissa , morfo diventato produttivo) / quindi il prestito morfologico è indiretto, o indotto (fenomeno di induzione). 14.11.2012 Indoeuropeistica / Metodo storico-comparativo Siamo nell'800, la glottologia inizia ad essere concepita come una scienza autonoma, con delle cattedre universitarie (soprattutto a Berlino - von Humboldt). Anche un'opera comparativistica come quella di Bopp si inserisce in una ricerca idealistica dello "spirito linguistico": c'è la tendenza all'indagine su una possibile lingua originaria. La linguistica francese si inseriva in un solco di studi più tradizionale, anche per quanto riguarda le etimologie (sincronica/diacronica); la voce etymologie nell'Enciclopedia illuminista (cfr. Diderot e D'Alembert) risale al 1756, e fu scritta da Turgot, che tra l'altro era un economista. Scoperta del sanscrito: alcuni dei primi comparativisti erano anche i primi idealisti / la conoscenza delle lingue indiane da parte di europei è attestata già a partire da epoche precedenti > 1500, Filippo Sassetti, un viaggiatore, iniziò a notare delle somiglianze tra il sanscrito e lingue a lui note (le sue lettere però vennero pubblicate nell'800) / Un missionario tedesco, Roth, scrisse una grammatica sanscrita nel 1664, pubblicata soltanto nel 1988 / Gesuita francese, Coeurdoux /
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Carmelitano austriaco, Paolino da San Bartolomeo, fu autore di opere sul sanscrito (in latino) alla fine del '700. Zendo = antico iranico (lingua dell'Avestico)
Nel 1786 un giudice inglese, William Jones, il quale lavorava in una società di studi induisti, emise una dichiarazione in cui ipotizzava la parentela linguistica tra greco, latino e sanscrito (lingua più perfetta di tutte). Se si volesse fare un calco latino del termine sanscrito, si avrebbe confectus > cum corrisponde a sam, la radice di facio in area indo-iranica è kr , il suffisso -tus è -ta > sams-kr-ta
Alcuni tra i primi comparativisti furono tentati dal considerare il sanscrito come la lingua madre, quando invece è più che altro una sorella maggiore; lo stesso Schlegel lo dice e lo nega all'interno della sua opera. Questo sanscritocentrismo è stato accantonato con la scoperta delle lingue celtiche e anatoliche. Friedrich von Schlegel = nel 1808 scrive la sua opera che ben si inserisce in un contesto humboldtiano, poiché analizza la lingua e la sapienza degli Indiani. Influsso dell'anatomia comparata (cfr. Cuvier), e il paragone tra le due scienze è reso esplicito dallo stesso autore. Zergliederung = parte costitutiva di un organismo (studio delle radici) / Es. il sscr. danam
assomiglia al lat. donum > posso dimostrare che queste due forme storicamente attestate hanno alle spalle un denominatore comune, ricostruibile tramite un'analisi dei mutamenti fonetici / Es. verbo essere > sscr. asti - gr. esti - lat. est - ted. ist - ingl. is > inizialmente i grammatici ricostruivano *asti , ma è sbagliato: le ricostruzioni corrette sono * esti o *Hesti. Ricostruzione esterna/interna = esterna se assumo come metro di paragone elementi di lingue diverse, interne se rimango nell'ambito di una stessa lingua > es. rapporto tra relinquo e relictus; nel participio è avvenuta una dissimilazione, la labiovelare ha perso la labialità perché seguita da un'occlusiva dentale > ricostruisco * reliq Es. sscr. sacate, lat. sequitur , gr. hepetai (la fricativa alveolare sorda, in greco corrisponde a una fricativa laringale / la labiovelare in gr. dà come esito la labiale, in sscr. la velare / la desinenza - te corrisponde perfettamente a -tai )
19.11.2012 Indoeuropeo = in ambito tedesco si usa il termine Indogermanisch > questa definizione entra in uso già a partire dall'inizio degli studi di linguistica storico-comparativa (ma a Bopp piaceva di più dire indoeuropeo) Ariano = ovviamente all'inizio dell'800 non aveva una connotazione razzista 30
Franz Bopp = si interessò soprattutto alla morfologia, e ipotizzò dei fenomeni di grammaticalizzazione che avrebbero dimostrato un indoeuropeo di tipo agglutinante (opera del 1816, versione inglese del 1820) - ricerca sui morfemi flessivi. Bopp scrive anche una grammatica comparativa (1833) di diverse lingue, e con studi successivi dimostra anche l'indoeuropeità del ceppo celtico. Alcuni comparativisti avevano interessi più legati alla fonetica: sono i primi germanisti che, operando un confronto tra le lingue germaniche e le altre, individuarono dei mutamenti fonetici che si ripetevano sempre uguali. Rasmus Kristian Rask = confrontando le lingue germaniche con le altre indoeuropee (ma NON con il sanscrito), notò alcune corrispondenze regolari > es. nella parola per padre, dove in greco e in latino c'è una occlusiva bilabiale sorda, nelle lingue germaniche c'è una fricativa labiodentale sorda. Queste considerazioni non sono sistematiche, perché il primo che operò un'analisi fonetica dettagliata fu... (vedi scheda) Jacob Grimm = ipotizzò dei mutamenti fonetici da una fase indoeuropea al germanico comune. La ricostruzione parte dall'osservazione - *p > f (legge generale ricostruita empiricamente) / Lautverschiebung = mutazione di suoni, individuata dagli studi di Grimm. Alcuni studiosi traducono questo termine con rotazione consonantica , ma è una traduzione errata. * p > f *b>p * c > ch Thorn = simbolo con cui si traslittera, da caratteri gotici, la fricativa interdentale sorda.
Es. lat. decem, gr. δέκα, sscr. dasa, got. taihun (termina in -un perché la desinenza latina -em non è originaria! Passaggio *m sonante > a > em > un)
20.11.2012 Lingue italiche, a cui il latino si è sovrapposto, creando degli idiotismi. Le conosciamo solo tramite testimonianze epigrafiche (lingue di frammentaria attestazione - Restsprachen , opposte a quelle largamente attestate - Grosscorpusprachen) / Es. esito dell'occlusiva sonora aspirata, in latino dà
Es. nelle lingue italiche, l'esito della labiovelare è un'occlusiva bilabiale sorda ( coquina in lat. è affiancato dal sinonimo popina). Problema: le sorde aspirate / nel sistema fonologico dell'indoeuropeo, riusciamo a ricostruire le occlusive sonore, sorde e le occlusive sonore aspirate, ma NON le sorde aspirate. In sanscrito però esiste anche la serie delle sorde aspirate! in latino è un fonema secondario ( bellum in origine era dwellum - dw > b) Una seconda Lautverschiebung venne già ipotizzata da Grimm (anche perché spesso il tedesco va per conto suo per quanto riguarda i mutamenti fonetici) = interessò i dialetti alto-tedeschi, in seguito alla prima Lautverschiebung > es. decem - taihun - zehn Posizione intersonantica = contesto sonoro (tra due vocali o tra vocale e consonante sonora) Verso la fine degli anni '70 dell'800, il danese Verner scrisse un articolo su una rivista di linguistica comparativa tedesca (la famosa KZ) e teorizzò la legge che regola la sonorizzazione delle sorde in posizione intersonantica. 21.11.2012 Dialetti greci psilotici = in seguito al passaggio *s > h, perdono l'aspirazione (e dunque il simbolo H che indicava l'aspirazione non serve più, e diventa una vera e propria lettera) Assibilazione *ti > si = propria di alcuni dialetti greci Risch, Chantraine = saggi sulla lingua omerica. Sscr. veda > Gr. oida (la sordo, n. ingl. fàther con sonoro e ritrazione dell'accento)
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Es. ingl. was/were > dietro was c'era una fricativa alveolare sorda, dietro were una sonora che ha subito rotacismo. Secondo la legge di Verner, l'accento era posizionato sulla di was e sulla seconda
Sulla natura dell'apofonia ci fu da subito una querelle tra Grimm e Bopp. Nei lavori di alcuni neogrammatici (es. Osthoff, Brugmann) viene dimostrata la vocalizzazione delle consonanti sonoranti (laterali, vibranti, nasali) > es. radice sanscrita mrta, a cui in latino corrisponde mort; e nelle lingue germaniche murd ; in greco ho βροτ (esito di epentesi) / in un discorso ricostruttivo si deve necessariamente risalire alla sonante; come esito si ha una sonorizzazione di una vocale che prima è indistinta, e poi nelle diverse lingue assume l'uno o l'altro timbro.
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Es. sscr. vrka, lat. vulpes, a.ingl. wulf, n.ingl. wolf, ted. Wolf (legge che interessa il sanscrito: le antiche laterali diventano vibranti sonanti in area indo-iranica) Saussure riconduceva l'apofonia quantitativa a una più antica apofonia qualitativa > si pensi a πατήρ, in lat. pater ma in sscr. pitar - la vocale deriva da un grado zero sonorizzato.
27.11.2012 Bopp, Grimm = prima fase dell'indoeuropeistica Pott = professore di Halle, si occupò anche di linguistica generale (e fu uno studioso di etimologia: scrisse un articolo sulla diversa denominazione dell'arcobaleno) Schleicher = cfr. paradigma schleicheriano , inserisce il suo modo di intendere la lingua in un clima darwiniano. Saussure dice che Schleicher fece un tentativo ridicolo ( essai risible) nel definire la lingua: questo perché Schleicher era un naturalista (contrapposto a Saussure, che invece muoveva da un'interpretazione storicista), e sosteneva che la linguistica doveva occuparsi solo di fonetica e morfologia, non di sintassi (ma questa è una finzione metodologica: se io dico che la lingua è un organismo naturale, e quindi - in termini biologici - soggetta a evoluzione, il mutamento fonetico diventa uno strumento di differenziazione verticale > da ciò nasce la figura che secondo Schleicher può determinare il modello con cui le lingue si sono sviluppate a partire dall'indoeuropeo: l'albero genealogico - influsso della filologia in ambito linguistico) Schmidt = allievo di Schleicher / geografia linguistica > popoli vicini sono influenzati nel processo di mutamento fono-morfologico. Se si assume una prospettiva del genere, l'indoeuropeo non è più la protolingua, ma un risultato di una lega linguistica (cfr. Trubeckoj, Pisani) Osthoff, Brugmann = terza fase > neogrammaticale Saussure, Bréal, Whitney = rappresentano la reazione storicista al naturalismo di Schleicher
Quando si tratta di ricostruzione linguistica, occorre ricordare che esiste un momento interpretativo, che è la ricostruzione rispetto alla comparazione: questo modello cambia nel modo in cui si configura l'interpretazione della lingua dello studioso / Due poli: realismo ricostruttivo (es. *Hesti - minimo denominatore comune a cui posso arrivare se confronto le forme storicamente attestate della terza persona singolare del verbo essere; il realismo ricostruttivo mi porta a pensare che questa sia la forma che più si avvicina a quella della lingua originaria); Hjelsmlev, danese della scuola post-saussuriana > astrattismo/formalismo ricostruttivo, che porta a considerare la
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lingua come una serie di funzioni matematiche (davanti a *Hesti si pensa che il rapporto instauratosi tra le varie lingue indoeuropee sia di tipo storico, ma ci si ferma lì). Con i neogrammatici (seconda metà dell'800) il centro di riferimento per gli studi di glottologia diventa Lipsia / Paul: pubblica nel 1880 i Principi di linguistica - si ritorna alla sintassi, attenzione agli aspetti psicologici della lingua = i neogrammatici sostenevano l'ineccepibilità del mutamento fonetico, fatti salvi i fenomeni di prestito e l'analogia (nel momento in cui questo procedimento viene chiamato in causa nelle lingue moderne, si è autorizzati a pensare che sia avvenuto anche nelle lingue antiche, in base al criterio metodologico dell'uniformismo) Consonanti gutturali (velari, labiovelari, occlusive post-palatali) > vedi scheda
28.11.2012 Secondo la classificazione promossa da Ascoli, le consonanti gutturali sono: Pre-velari pure Labiovelari Velari palatalizzate Oggi nell’IPA si utilizzano i seguenti termini: Consonanti occlusive velari /k/ - /g/ Consonanti occlusive labiovelari (o velo labiali) /k ʷ/ - /g ʷ/ Consonanti occlusive palatali /c/ - / ɟ/. La consonante /c/ viene anche scritta ḱ dagli indoeuropeisti. In italiano la velare palatalizzata sorda [c] si realizza come allofono in che e chi [ce] e [ci]; tra i dialetti italiani, il friulano possiede sia /c/ che / ɟ/; esempio: “cane” [can] e “gatto” [ ɟan]. Aver introdotto la nozione di “gutturali” ci permette di presentare il fenomeno della palatalizzazione, per cui in alcune lingue (chiamate lingue satem) le consonanti velari cambiano punto d’articolazione: esso viene spostato più avanti, sul palato, rispetto al luogo d’origine (velo). Facciamo alcuni esempi: gr.
κλεF ος
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sscr.
śravas-
lat.
kentum
gr.
(ε)κατον
sscr.
śatam
avest .
satɘm
Mentre il latino e il greco hanno l’occlusiva velare sorda /k/, il sanscrito e l’avestico hanno rispettivamente la fricativa post alveolare sorda / ʃ / e la fricativa alveolare sorda /s/. Per spiegare questi diversi risultati, si è ipotizzata la presenza in indoeuropeo di una consonante velare palatalizzata /ḱ/, la quale si è poi evoluta in /k/ in alcune lingue e in /s/ in altre. Il caso del sanscrito, che presenta invece / ʃ /, si deve alla maggiore capacità di palatalizzazione propria di questa lingua. Le lingue in cui /ḱ/ diventa /k/ sono state chiamate da uno studioso tedesco, Von Bradke (op. Altertumwissenschaft = Scienza dell’antichità) lingue kentum, dall’esito latino; le lingue che invece
presentano una palatalizzazione di / ḱ/ in /s/ o /ʃ / sono state chiamate lingue satem, dall’avestico. In realtà, la distinzione operata da Von Bradke viene oggi rifiutata. Egli, infatti, faceva coincidere la nozione di “lingua satem” con quella di “lingua orientale” e “lingua kentum” con quella di “lingua occidentale”; le successive scoperte di lingue kentum in area orientale (hittita in Asia minore e tocario nel Turkestan cinese) hanno smentito la sua ipotesi. Lo schema del fenomeno della palatalizzazione delle occlusive velari sorde dall’indoeuropeo alle lingue kentum – satem è il seguente:
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KENTUM
SATEM
*/k/ >/k/, /h/ in germ.
*/k/ > /t ʃ /
davanti a e, i
*/kʷ/ > varia a seconda del contesto
*/kʷ/ > /k/
davanti a a, u
*/ḱ/ >/k/
*/ḱ/ > /s/ (/ʃ / in alcuni contesti in sanscrito)
̥ ). (È interessante riportare le forme indoeuropee ipotizzate per “gloria” e “cento”: *ḱ lew- e *ḱmtóm Del resto, la palatalizzazione permette di risolvere un altro problema della prima indoeuropeistica: precedentemente, si è detto che, in seguito alla “scoperta” del sanscrito, alcuni studiosi cominciarono a ricostruire forme indoeuropee tenendo conto soltanto del vocalismo sanscrito, considerando tale lingua, per pregiudizio linguistico, come la più conservativa tra quelle indoeuropee. Si pensò persino di considerare la a del sanscrito come conservazione della a indoeuropea, e la e ed o del greco e del latino come derivazioni secondarie della stessa a. */a/ > a
sanscrito
e latino e greco o Tale ipotesi ricostruttiva si rivelò falsa, e ce lo dimostrano la Legge di Collitz e Saussure. Lo studioso tedesco, insieme al francese Saussure e al connazionale Schmidt, dimostrò l’esistenza nell’indiano antico (e quindi nell’indoeuropeo) del timbro vocalico e, che ha provocato la palatalizzazione della precedente consonante gutturale prima che e diventasse a nell’indiano antico. Esempio: lat. –que
gr. τε
sscr. ca
(pronuncia: [t ʃ a])
dalla forma latina e da quella greca si ricostruisce un tema indoeuropeo *k ʷe. Per lo schema precedente (esito velari palatalizzate in lingue satem), si dimostra l’esistenza di una forma antico indiano *ce, la quale si è poi evoluta in sscr. ca. La a del sanscrito, quindi, non deriva direttamente dalla forma indoeuropea, ma è soltanto un esito secondario di e (che palatalizza kʷ). Ipotesi di Saussure circa l’apofonia quantitativa, in cui lo studioso francese sosteneva la derivazione di questo tipo di apofonia da quella qualitativa. In particolare, Saussure pensava che una vocale lunga /e:/ derivasse da una /e/ originaria + un coefficiente sonantico /X/, per cui
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/e:/ < /eX/ L’elemento X si comporterebbe come una semiconsonante (w; j) o come una sonante (r,l,m,n) trovandosi tra due consonanti, a cosiddetto “grado zero”. In sintesi: se /e:/ < /eX/ allora a “grado zero” C
risulta da una vocalizzazione della semiconsonante /j/ tra λ e π. Saussure ipotizza inoltre che una vocale breve a inizio parola possa derivare da una serie /Xe/ > /-voc. breve/ = /a/. Le ipotesi di Saussure sul coefficiente sonantico vennero poi riprese da uno studioso danese, Mǿller, esperto di lingue semitiche. Egli ipotizzò che X fosse un tipo particolare di consonante: una laringale. Dal 1927 il polacco Kurułowicz si occupò della vicenda, dando inizio alla ipotesi delle
laringali. Oggi la questione delle laringali è piuttosto complessa; comunemente si riconoscono tre laringali, indicate con h1, h2 e h3, che corrispondono ai timbri o, a ed e. Per indicare una laringale in generale, si usa la lettera H. La Bologna, invece, preferisce utilizzare H1, H2 e H3, perché la questione è molto controversa e lei preferisce mantenersi in termini generali. Per ipotizzare che le laringali siano consonanti, si fa riferimento al fatto che le consonanti abbiano una certa probabilità di cadere in determinate condizioni, ovvero per sillabazione e accento. A sostegno di questa ipotesi, si citano le forme di “padre” in alcune lingue indoeuropee: lat. pater
gr. πατηρ
sscr. pitàr -
avest. ptàr
→
indoeur. *pH2ter
In avestico la “vocale” cade: forse, quindi, si può pensare a una laringale consonantica. 03.12.2012 1927 = scoperta dell' ittita, lingua anatolica; il sanscrito inizia a perdere la sua importanza / Kurylowicz notò che la terza persona singolare dell'indicativo del verbo essere in questa lingua era eszi - fenomeno di assibilazione: divide in due parti il territorio in cui si parla greco. Nella forma eszi non si notano grosse particolarità, invece in una voce come hanta (collegata
etimologicamente al greco αντί e al latino ante) ci si riallaccia alla teoria delle laringali > una vocale lunga è esito di vocale + laringale > sono le laringali a dare diverso timbro alla vocale (H1 - e, H2 a, H3 - o). Saussure vedeva la genesi delle vocali brevi radicali a inizio di parola nella caduta di un'originaria laringale / H(1,2,3)e > e-a-o 38
Antica forma di ottativo latino siem, simus - che per analogia diventa sim, simus = se si applica la legge delle laringali, si nota un'apofonia ieH - iH (la laringale cade e allunga la vocale al grado zero) Se inizialmente si ricostruiva * asti , con gli studi sulle laringali si iniziò a ipotizzare un *H1esti. Le consonanti laringali hanno sostituito la teoria sullo schwa / Benveniste ricostruì l'alternanza di due tipi tematici nella lingua originaria (e legava questa sua ipotesi al concetto di apofonia) = se c'era una radice al grado medio CVC, il primo tipo di tema veniva formato con il grado zero (radice es- ma tema s-); se invece si partiva da un grado zero CC, il suffisso tematico era al grado pieno (radice bl- ma tema bal-) / Es. tema genes- di γένος e tema gnes- di γνήσιος > nel primo caso avrei un suffisso di tipo gen-Hes, nel secondo un gn-eHs. *p > f = posso scriverlo perché è un dato di fatto, abbiamo esperienza e prove di questo mutamento proprio delle lingue germaniche / se però io partissi da una consonante diversa da
Gamkrelidze e Ivanov (di cui il primo era georgiano > aveva familiarità con le consonanti glottidali doppia occlusione, una glottale e una più avanzata), e autonomamente anche Hopper → teorizzano delle modifiche nel sistema consonantico indoeuropeo: laddove prima si ricostruivano delle semplici occlusive sorde, ora si aggiungono gli allofoni aspirati (vedi scheda) / Questo è un modello interpretativo, lo si può accettare oppure no.
04.12.2012 Indo-Iranico
I testi vedici sono databili al II millennio a.C. / distinguiamo delle lingue antiche, medie e moderne sia per quanto riguarda l'indiano sia per quanto riguarda l'iranico. Antico indiano Pànini = grammatico indiano (la sua opera di intitola Aṣṭ ādhyāyī - ossia Gli otto capitoli )
Inni vedici = presentano numerose metafore, tratte dal mondo della natura e non solo
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Il termine sanscrito può essere usato in senso lato per indicare l'antico indiano; ma ad essere più precisi, vi è una distinzione tra vedico e sanscrito. Medio indiano Dialetti pracriti = lingua d'uso, non più lingua confecta, parlata soltanto dalla classe sacerdotale Dialetto pali = propria del buddismo indiano Neo-indiano Hindi Urdu (in Pakistan) Antico iranico Iran è il genitivo plurale del sostantivo arya (lat. alia, dunque indicava una lingua "altra", barbara) Avestico Antico Persiano = lingua dei re Acmenidi (Scita) = identificabile in un'area iranica settentrionale, ma attestata soltanto da antroponimi o toponimi in citazioni di storici greci Medio iranico Pahlavico = lingua ufficiale di un'area occidentale Sogdiano = a oriente Neo-iranico Persiano Kurdo Tratti tipicamente indoiranici: •
Vocalizzazione in lunga (μετήρ > matàr)
•
Quando cade la laringale > vocalizzazione in (es. pitàr)
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•
Bartholomae, studioso tedesco - iranista > teorizza un mutamento fonetico tipico delle lingue indoiraniche (legge di Buddha): es. ted. biudan - la radice biud- presuppone un *bheudh > gr. *pheuth - peuth per legge di Grassmann > sscr. *bhodh - bodh, al grado ridotto budh / poiché buddha è un aggettivo verbale, deriva da budh-ta = la legge di Bartholomae mi dice che occlusiva sonora aspirata + occlusiva sorda danno come esito una occlusiva sonora aspirata geminata. Es. aog(e)da corrisponde a εύχετο - la radice presuppone un *aogh- > in greco *euch-
•
Passaggio dalle laterali alle vibranti
Tocario
È una lingua centum / Due varietà di questa lingua (toc. A / toc. B) - i documenti pervenutici provengono dal Turkestan cinese, e sono testi buddisti. •
Presenza del suffisso vibrante che caratterizza le desinenze nella formazione del passivo - Norme areali teorizzate da Bartoli: nell'ambito delle lingue romanze, si accorse che in certi casi venivano recuperati vocaboli da un latino arcaico, in altri si riscontravano forme proprie di un latino tardo-volgare / Aree laterali (di cui fa parte il tocario), aree seriori, aree isolate.
Armeno
Area caucasica - il termine armeno è di origine iranica (antico persiano) / l'armeno presenta molti prestiti dall'iranico, per ragioni storiche > supremazia e dominio dei Parti. •
Traduzione di testi filosofici greci
•
Lingua satem
•
Troviamo l'aumento come in greco
•
Presenza di una peculiare rotazione consonantica
Lingue anatoliche
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Ittito = tavolette di argilla a caratteri cuneiformi (esiste però anche un ittita geroglifico) l'ittito cuneiforme è una lingua centum, quello geroglifico è satem. L'indoeuropeità dell'ittito fu dimostrata da Hrozny Luviano Palaico
Lingue slave
Divisione in centrale (ceco, slovacco, polacco) - meridionale (bulgaro, sloveno, serbo-croato, macedone, antico slavo) - orientale (russo, bielorusso, ucraino) •
Lingue satem
•
Molto marcato l'aspetto verbale
•
Tendenza a quello che viene definito il principio della sillaba aperta (es. nei toponimi come Leningrado, grad- è un prestito dal tedesco gard- > metatesi per mantenere la sillaba aperta)
Lingue baltiche
Lituano Lettone Antico persiano (estinto nel XVIII secolo)
Albanese
Ghiego = varietà del nord Tosco = varietà del sud
Greco
05.12.2012
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Lingue romanze
Latino / Lingue italiche (soprattutto osco e umbro) •
La labiovelare, nelle lingue italiche, perde la velarità e ha esito labiale (es. popina per coquina )
•
Un nesso labiale + dentale, per un processo di assimilazione = NT > ND / ND > NN (es. osco upsannam per operandam )
•
Un nesso bh-, che in latino dà
•
Il latino utilizza la desinenza pronominale anche per i sostantivi con tema in -o, le lingue italiche invece hanno desinenza -os per il nominativo plurale
Lingue celtiche
Celtico continentale = gallico, celtiberico, lepontico Celtico insulare = suddiviso in due gruppi dialettali > gaelico e britannico Gaelico: antico irlandese e scozzese; il più antico documento è rappresentato dalle scritture ogamiche Britannico: lingua della Gran Bretagna prima della conquista romana; a un certo punto si verificò una sovrapposizione tra antico inglese e celtico, per cui a livello di sostrato linguistico, il britannico è ancora presente nell'inglese moderno. Tre varietà di britannico > gallese (o cimbrico), attestato a partire dall'VIII secolo - cornico (in Cornovaglia) - bretone •
Una
•
L'occlusiva bilabiale sorda, quando si trova all'inizio di parola oppure in posizione intervocalica, cade (es. porcus in irlandese è orc -)
•
La labiovelare sonora ha esito bilabiale (come nel greco βίος, esito di gw-)
•
La labiovelare sorda ha esito diverso a seconda dei due gruppi dialettali > in ambito gaelico si riscontra K, in britannico P (es. quinque , in gaelico 43
cùig e in gallese pump) - NB: la sequenza kw...kw del latino è esito di
assimilazione a distanza, originariamente p...kw > gr. πέντε, sscr. panca
Lingue germaniche
Orientali = gotico; traduzione della Bibbia ad opera del vescovo Wulfila (IV secolo d.C.), originario della Bulgaria Settentrionali = lingue scandinave; iscrizioni runiche / norvegese, svedese, danese, islandese (NB: il finlandese non è una lingua indoeuropea!) Occidentali = due varietà > tedesco (a sua volta diviso in alto e basso tedesco), anglofrisone •
Mutazione consonantica (prima Lautverschiebung - e seconda solo per i dialetti alto-tedeschi)
•
Accento dinamico sulla sillaba radicale
•
Flessione dell'aggettivo suddivisa in debole/forte
•
Verbi forti (con coniugazione apofonica) / Verbi deboli (con suffisso -t per il preterito)
Padre Nostro - gotico
Quando Wulfila tradusse la Bibbia, non usò l'alfabeto runico, che era pagano, ma ne utilizzò uno nuovo, quello gotico appunto. Padre Nostro, che sei nei cieli
o
o
Atta unsar thu in himinam
Frase nominale: Padre Nostro tu nei cieli Atta = Padre; esempio di ciò che un tedesco chiamerebbe Lallwort (parola del linguaggio
infantile) o
Unsar = aggettivo possessivo > un- esito germanico di una sonante
o
Thu = esito della prima Lautverschiebung
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Sign In