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bisogna rinsanguare in maniera opportuna. La mia speranza infatti è di riuscire a inserire del sangue selvatico.
8) Cure preventive, oppure solo al presentarsi di un problema?
Solo al presentarsi di un problema. Per il resto l’unica forma di prevenzione è la pulizia delle vasche e dei valori quanto più stabili.
12) Qual è il tuo approccio alla genetica del discus?
Io mi limito a incrociare pesci che mi piacciono fenotipicamente, nella speranza di ottenere qualcosa di simile o migliore.
9) Segui il criterio dell’allevamento selettivo, oppure lasci che le coppie si formino da sole?
Al momento, siccome possiedo solo rosso turchesi, una coppia vale l’altra, purché non litighi e faccia delle buone cure parentali; in quanto allevare i discus in artificiale, oltre a non darmi grosse soddisfazioni, richiede troppo tempo.
13) Pastone, o granulato?
Entrambi! 14) Che tipo di pastone?
10) Cosa vuol dire inbreeding?
Semplice pastone a base di cuore di bue.
Incrociare individui consanguinei o strettamente imparentati.
15) La luce è importante nella gestione dei discus?
Non è fondamentale, anche se ho un timer con effetto alba tramonto, ma a volte mi capita di tenere la luce accesa anche per giorni, specialmente se ho larve che devono prendere il “volo”!
11) Credi sia una buona pratica?
Attualmente sono all’f2 dei miei rosso turchesi. Utilizzare l’ inbriding aiuta a capire meglio la genetica dei pesci che uno possiede. Ovviamente poi 42
16) Come pensi debba evolversi questa passio-
ventuale associazione italiana di discusofili?
ne in Italia, per portarci al livello dei paesi più
Nessuna risposta
organizzati?
Difficile dare una risposta.
21)Se ti dico Gobel, a cosa pensi? Se ti dico Piwowarsky?
I miei rosso turchesi sono una sua linea!
17) Il 29 e 30 settembre 2012, si terrà a Dortmund il primo “Europen Championship” di discus. Credi tu possa prendervi parte con qual-
22) Wattley?
che tuo esemplare?
Un mito!
Attualmente non credo di avere esemplari degni di un concorso, o comunque troppo piccoli per essere pronti per quella data.
23) Se, invece, dico Whaine?
18) Su cosa stai lavorando attualmente?
24) Chi è, secondo te, attualmente il miglior alle-
Su rosso-turchesi.
vatore al mondo?
19) Dove vorresti arrivare?
Non saprei ci sono molti allevatori e migliori non sempre su tutte le linee. Comunque sicuramente non in Europa.
Nessuna risposta
Ad avere dei buoni pesci! Anche se comune come varietà, non è facile avere dei buoni rossoturchesi come piacciono a me.
25) E il migliore in Italia?
20) Come pensi debba essere organizzata un’e-
Come allevatore amatoriale, Francesco Penazzi sia per numero sia per qualità di pesci riprodotti.
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conto di intervistare quanto prima, mi rendo conto che una strada possibile c’è. …Ed è reale. Questa periferia troppo avvezza a pesci di incerta provenienza, può certamente uscire dall’anonimato. Ovviamente, accanto a questi amatoriali, si va evolvendo pure una schiera di allevatori professionisti seri e con un chiaro progetto, e questo, per il nostro mercato è ben più importante che avere solo amatoriali pionieri del bello. Inizierà lunedì prossimo un concorso virtuale di respiro europeo. La giuria che ho scelto, è, ovviamente di livello mondiale. Potrebbe essere un ulteriore momento per mettere in mostra i seri progetti futuri. Per ciò che riguarda la progettualità, il chiarimento è semplice: serre e serrettine piene di pesci improbabili e semiseri sono inutili. Così come quelle mirate alla produzione di cloni di pesci fatti da chi... li fa meglio. Occorre innovare, investire su un prodotto di qualità e diversificare questo sistema. Diecimila pesci tutti uguali: chi li comprerà?
26) Un tuo desiderio per il 2012?
Incrociare i miei wild con i turchesi. Dopo le prime interviste è possibile fare un bilancio della realtà italiana del discus. È, ovviamente, una visione parziale di chi scrive. Ebbene il bilancio italiano incomincia a essere positivo. A parer mio, però, tanto è ancora da fare, sia a livello organizzativo sia a livello prettamente progettuale. Mi spiego meglio: per ciò che riguarda l’organizzazione di questo settore dell’acquariologia, sarebbe importante iniziare a “strutturare” un mondo che senza struttura è simile a una nave in balia del vento. Un singolo granello di polvere non crea problemi. Magari dà solo un lieve fastidio. Ma una moltitudine di granelli di sabbia, col vento giusto, può tramutarsi in qualcosa di devastante e grandioso. Ovvio che molto dipende dal sistema “globale”, ma organizzarsi vuol dire poter avere un ruolo non marginale ma attivo. Quando vedo il lavoro portato avanti dal mio amico Sergio, da Antonio Pulimeri, da Francesco Penazzi, che 44
In questa sezione diamo voce a tutte le associazioni acquariofile che vorranno partecipare alla vita della rivista. Non ci sono regole (a parte la legislazione vigente!) perché si tratta di spazi autogestiti. Ogni associazione dunque è libera di inviare ogni mese “la propria rivista”, fatta proprio come vorrebbe. Potrà servire alla campagna associativa, a pubblicizzare la prossima mostra di acquari, a tenere piccoli corsi di acquariofilia o semplicemente a mostrare la foto del socio del mese. Per noi l’importante è dare voce alle associazioni acquariofile, per creare una rete fitta di contatti tra gli acquariofili italiani. E saremo dunque fieri di partecipare a questa missione, anche semplicemente facendo da tramite tra associazioni e lettori. Per ora il numero di associazioni acquariofile che partecipano all’iniziativa potrà essere ancora piccolo. Ma contiamo sul vostro spirito “imprenditoriale” per invadere la rivista con una valanga di notizie dalle associazioni. Forza: è giunto il momento di partecipare, di espandersi, di cooperare!
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AIAM - ASSOCIAZIONE ITALIANA ACQUARIOFILI MEDITERRANEI Nel mese di maggio 2012 si sono svolti ben due raduni nazionali dell’Associazione Italiana Acquario Mediterraneo.
Il primo raduno si è tenuto per la verità fuori dal territorio nazionale, ad Antibes, nel week-end del 12 e 13 maggio; la località è stata scelta per la presenza del socio Maurizio, che vive e lavora nella splendida località francese, ed è conosciuto e apprezzato dai numerosi pescatori locali che quando puliscono le reti hanno sempre un occhio di riguardo. La partecipazione è stata fitta, registrando la presenza della socia più giovane e del socio meno giovane (solo all’anagrafe però!), con arrivi da tutta Italia, iniziando da Sicilia e Calabria arrivando fino alla Venezia Giulia. L’incontro, che ha rinsaldato vecchie amicizie e ne ha create di nuove, è stato un successo non solo per gli appassionati, grazie alla condivisione di quanto recuperato tra gli scarti dei pescatori di tutta Italia (e Francia!), ma anche per le famiglie e bimbi piccoli grazie al clima mite e alle belle giornate. Tra una pizza e una raccolta in porto nel frattempo è maturata l’idea di un secondo incontro, che si è poi tenuto tra il 24 e il 25 maggio a Reggio Calabria, con l’ottima scusa di una pescata infausta per i pescatori professionisti: pesci trombetta. Con l’occasione e grazie alla disponibilità del socio Carmelo che ha ospitato la pescata nelle sue meravigliose vasche, il raduno, con convegno di il banner creato per ricordare l’evento camper annesso, si è trasformato in una staffetta per la redistribuzione di questi meravigliosi ospiti. Invece di finire gettati su una spiaggia tra i moccoli per il danno alle reti sono andati ad animare vasche per tutt’Italia, dall’Abruzzo al Veneto al Piemonte per finire alla Liguria. Dunque i rapporti di amicizia con i pescatori, si sono rivelati una volta di più un ottimo foto di gruppo ad Antibes mezzo per allevare animali particolari. Ma più di tutto ha funzionato la passione dei soci che, grazie al doppio appuntamento, hanno saputo fare rete e gestire al meglio gruppi che potremmo definire territorialmente omogenei, componendo staffette tra un gruppo e l’altro, per condividere dei ritrovamenti fortuiti normalmente disponibili solo a chi vive vicino a un porto della piccola pesca. foto di gruppo a Reggio Calabria
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DISCUSCLUB 2.0 Eccoci con un piccolo resoconto che è nostra consuetudine offrire, e che ti ruba poco tempo.
Adesso, l’augurio è che tu abbia intanto trascorso un periodo di serenità accanto alle persone che ami, e che abbia contagiato con questo fantastico hobby almeno i vicini di ombrellone, forti del fatto che è l’uomo che rende bello l’argomento, e se va bene anche viceversa. Cosa abbiamo da offrirti con questa newsletter? Ecco articoli ed eventi degni di menzione: Il discus Heckel: delicato..o no?,- testi di Matthias Bayer, basati sulla sua personale esperienza di importatore tedesco e prossimo proprietario di una facility in Amazzonia - foto di Matthias Bayer e DiscusClub 2.0 Media. Un vero piacere per gli amanti degli heckel. [Cordis] Specie esotiche di vita disturbano la vita dei pesci del “mare nostrum” La denuncia della commissione scientifica europea che illustra a grandi linee, la dinamica di specie non endemiche che si appropriano di spazi sottratti a specie dei nostri mari. Storia di una scoperta: il Channa bleheri Un altro bellissimo racconto, una delle innumerevoli chicche che il nostro amatissimo Heiko Bleher ci ha raccontato e che parla di una scoperta descritta con il suo nome. Foto strepitose, racconto tecnico, retrospettivo, pieno, come sempre vissuto. Ringraziamo il nostro più prezioso contributore, Heiko Bleher. Livia Giovannoli inaugura oggi il suo blog. In un momento storico in cui siamo assediati dai detrattori, questa fantastica donna ci regala una perla che diventerà un punto di riferimento per gli acquariofili amanti di layout particolari. Un racconto di vita, una pagina web che non potete assolutamente perdervi. Noi siamo promotori di iniziative come queste, che arricchiscono, e non detraggono. Auguri, Livia! Questo è ‘abbastanza’ per poter avere la tua attenzione...altrimenti perdonaci, se è stato per te un motivo di scocciatura. Ci auguriamo che il tuo estivo agostano 2012 sia stato il più bello che tu possa raccontare, prospero e radioso. Buona lettura..e se non ti va di leggere, c’è anche molto da vedere!! Non dimenticare che abbiamo un grande dovere morale: (ri)lanciare l’hobby più bello del mondo. Noi siamo un club, diffida da chi usa “Discus Club” se non risponde all’unico Discusclub 2.0 per definizione, che ti aspetta nella community. Diventa fan DiscusClub 2.0 e seguici su Facebook! Ti auguriamo un sereno settembre 2012. Sincerely
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G.A.T. GRUPPO ACQUARIOFILO TARANTINO Il GAT nasce da un gruppo di appassionati dell’arco jonico, che hanno voluto socializzare questa loro passione. L’esigenza era, infatti, quella di trovare un momento di incontro per scambiare opinioni, trovare soluzioni logistiche sul territorio e diffondere la conoscenza dell’acquariofilia consapevole. L’iniziale gruppo di soci fondatori, che aveva strutturato il gruppo con un suo statuto e proprie cariche sociali, è andato man mano allargandosi, fino a spingere l’associazione a costituirsi legalmente, acquistando un’ufficialità giuridica. Ma, al di là delle formalizzazioni associative, il GAT è nato e rimane un semplice luogo di incontro e aiuto fra appassionati. Il Gruppo non ha scopo di lucro, perché certo l’obiettivo non è trarre profitto da questo hobby, ma aiutarsi a migliorare, a godere del piacere di “tenere le mani a mollo”, a trovare quello che serve in un territorio ben preciso e a incontrare persone con cui condividere una sana chiacchierata, e, qualche volta, una buona birra Mensilmente il GAT organizza incontri tematici con relazioni dei soci, propone corsi di acquariofilia e annualmente organizza la mostra Acquariofila 2 Mari.
Il G.A.T. - Gruppo Acquariofilo Tarantino, associazione culturale, legalmente costituita, e senza scopo di lucro, organizza, presso la “Galleria Comunale” dell’antico Castello Aragonese di Taranto dal 19 al 22 ottobre 2012, la seconda edizione di
“ ” mostra di acquariofila e di ecologia acquatica.
Acquariofila 2 Mari si pone tanti obiettivi. Vuole essere un evento in grado di aiutare chi si vuole avvicinare al mondo dell’acquariofilia, a farlo in maniera consapevole, partendo col piede giusto, per rendere più facile, avvincente ed economica questa passione. Vuole fornire un aiuto a chi possiede già una vasca e desidera aiuto e consigli per migliorare le proprie conoscenze e superare i problemi che può avere, con l’aiuto di appassionati di esperienza, disposti a condividere le proprie conoscenze e guidare i neofiti. Vuole offrire un punto di incontro per gli acquariofili più esperti, creando momenti di confronto ed approfondimento sulle tecniche, i layout e gli ospiti degli acquari avanzati. Ma vuole anche mostrare, semplicemente, la bellezza degli ambienti fluviali e marini costieri, spiegarne le raffinate leggi che li governano, illustrare i comportamenti e le soluzioni evolutive dei loro abitanti, usando gli acquari come finestre spalancate su tanti sconosciuti, ma meravigliosi, ambienti subacquei. 48
In questa occasione il G.A.T. ha voluto unire il proprio percorso al movimento “ ”, onlus che da 34 anni opera nei paesi più poveri del pianeta. Promuoveremo quindi il progetto di Shalom “ ”, con l’obiettivo di costruire pozzi per la popolazione del Burkina Faso, mostrando la differenza fra la nostra percezione dell’acqua come risorsa voluttuaria e il suo valore effettivo in altre aree del mondo. “ ” sarà un tuffo in fiumi lontani, laghi esotici e reef tropicali...a due passi dal Ponte Girevole. Appuntamento, allora, dal . L’ingresso sarà
e non saranno svolte attività commerciali.
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di Carassio Aurato Forse alcuni di voi non mi conoscono... Ebbene sì! Sono proprio un pesce, e allora?
Siamo in estate e frequentemente ci capita di rimanere nella calca, in fila per l’ombrellone o per entrare in piscina. Quest’estate mi sono recato in visita dal caro Guppy. Ve lo ricordate? Il nostro amico Poecilia reticulata, vecchio collaboratore di riviste d’altri tempi... “E come sta?” mi chiederete. Molto bene, vi assicuro, con un nugolo di mogli nipoti, pronipoti e tris-tris pronipoti. Lui vive ora su un’isoletta del Pacifico ed é piacevole quindi andare a casa sua, almeno una volta l’anno, per bere insieme una birra ghiacciata in ricordo dei vecchi tempi. La parte simpatica di questa storia però non é Guppy, ma il viaggio per giungere a casa sua. Mi trovavo per l’appunto su un barcone scalcagnato guidato da un signore di colore e, nella calca, mi si è data l’occasione di ascoltare i discorsi della gente intorno a me. Un putiferio esagerato! C’erano due dietro di me che urlavano a squarciagola, l’uno contro l’altra, perché lui apparentemente aveva dimenticato di chiamare la cugina e la moglie gliene diceva di tutti i colori (“Ma sarai stupido? Mi stai stressando! Odio fare queste cose. Sempre la stessa storia.”), con la figlia che insisteva, inascoltata “basta! Fate la pace voi due!”. La cosa più carina che la madre è riuscita a dire è stata: “Basta, ora ti prendo a schiaffi!”. Poi il mio orecchio, anzi, la mia linea laterale, è stato attratto da due persone che si trovavano ai due lati del mio sedile. Quella a sinistra era entusiasta. Parlava al telefono con qualcuno e diceva: “Sai, ho fatto un po’ tardi perché oggi ho avuto una giornata deliziosa. Stamani ero al mare già alle nove. Ero sola, a riva, io e gli ombrelloni. L’acqua era magnifica e una brezza molto dolce mi ha permesso di abbronzarmi senza sentir caldo. Ho mangiato una bruschetta leggera e sono 50
stata tutto il giorno a mollo. Una goduria! Farò in modo da arrivare comunque in tempo all’appuntamento. Era così bello che sono uscita dall’acqua e ancora bagnata sono arrivata in biglietteria!”. Una situazione eccellente, evidentemente. Doveva trattarsi proprio di una giornata eccezionale ed effettivamente il sole era limpido nel cielo e il mare era calmo. Subito dopo però sono stato attratto da altra persona al telefono. Anche questa era di sesso femminile (per fortuna!) ma il tono era totalmente diverso. Parlava col padre (credo!) e diceva: “Oggi ho avuto una giornata terribile. Sono arrivata tardi in spiaggia perché mi sono levata con difficoltà e al mio arrivo ho trovato tutti gli ombrelloni occupati. La spiaggia era piena di gente, faceva caldissimo e non sono riuscita neppure a entrare in acqua perché tutti quei bambini sollevavano la sabbia e intorbidivano l’acqua. Peraltro faceva un caldo infernale e non sono riuscita neppure a fare una doccia. Ora me ne vado a casa. Scusami, ma ci dovremo vedere domani!”. Effettivamente l’isola in agosto era abbastanza affollata e il sole caldo dell’estate tropicale riscaldava l’aria. Dunque anche questa persona aveva detto… il vero! Mi veniva in mente che quelle due persone erano contemporaneamente nella stessa isola, forse sulla stessa spiaggia, ma le loro esperienze avevano un sapore diametralmente opposto. Fortuna? Colpa della crisi economica? Errata valutazione degli avvenimenti? Inesperienza o poca determinazione? Niente di tutto questo. La vita è una questione di occasioni e la stessa situazione può divenire un momento eccellente se si coglie al volo l’occasione, o un terribile disastro se si opera nel modo sbagliato rispetto alle disponibilità effettive. Sfruttare le occasioni! Questo è il segreto. Cosa c’entra questo con gli acquari? Beh, innanzitutto sappiamo bene che uno stesso acquario, una stessa specie di pesci o di piante, può essere considerata un paradiso per alcuni e un inferno per altri. Parli con un acquariofilo e ti dice che la sua più grande soddisfazione è il prato di Echinodorus che necessita di potature settimanali, mentre un altro ti confessa che oramai... ha smesso di colti vare piante acquatiche perché tanto non crescono
mai. È tutto un imbroglio! Per fortuna ci siamo noi. Cercando di dare parola a tutti, cercando di essere veramente sopra le parti, proviamo a offrire pareri che non siano inquinati dall’umore del momento o da errori da principianti, per permettere a tutti di portare avanti esperienze positive. Ma penso anche ai discorsi che spesso sento pronunciare al capo. Tanti operatori si lamentano per la situazione economica e aspettano che il mercato degli acquari “riprenda quota”. Sinceramente, lo dico col cuore in mano, sono abbastanza certo che per loro questo mercato non riprenderà mai! Attendere non serve a nulla. Fanno come la signora che si è levata troppo tardi e poi... le è andato tutto per il verso sbagliato. A contrario ci sono alcuni produttori che lavorano bene, vanno avanti con fiducia, investono seriamente nel loro lavoro e non si lamentano affatto! Per loro, il mare è caldo e la brezza soffia sempre nel verso giusto. Come fare per stimolare il mercato e promuovere la diffusione degli acquari? Dobbiamo semplicemente attendere? Evidentemente no! È fondamentale sostenere tutte quelle iniziative che vanno in questa direzione. E voi conoscete un’iniziativa migliore di questa rivista? Se la conoscete, allora vi prego di scrivermi una letterina e farmelo sapere. In caso contrario, scrivete a quei produttori (chi sono? Sono ovviamente quelli che non vedete nelle pagine pubblicitarie, è lapalissiano! Quelli che approfittano dell’effetto positivo dei nostri redazionali, ma poi non sganciano un nichelino per sostenerci con una mezza pagina di sana pubblicità dei loro prodotti. Insomma, quelli che stanno provando a ucciderci e a soffocare se stessi insieme al mercato degli acquari!) e ditegli di sostenerci, perché questo è il modo più diretto e concreto per trasformare una qualsiasi giornata in una buona occasione. Ma fatelo davvero, perché sento aria di disfattismo in giro! Chiamate i loro call centers e chiedete: “come mai non sostenete la mia rivista di acquari?”. Ne vedrete delle belle! Basta farlo tutti insieme, oggi, perché insieme siamo una forza! Vostro, attentissimo Carassio 51
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I à t i N v o O I n e S N E C E R
CATEGORIA attivatori batterici B D 0 3 5 1 B 8 3 2 C 9 1 9 B B 5 7 9 E 9 B 2 E 0 6 D 1 0 5 A 8 = p ? m f c . x e d n i / l n . a u q a s h . w w w / / : p t t h
HS AQua Bacto Turbo: metti un turbo nel filtro biologico! 54
Esistono infiniti attivatori batterici, ognuno dei quali dichiara di essere il migliore, basato su nuovissime tecniche di microbiologia e contenente migliaia di ceppi attivi, pronti a entrare in azione dopo pochi secondi dalla somministrazione. Come fare per orientarci in questo melmoso argomento? In realtà non esiste un sistema univoco né metodi alla portata dell’acquariofilo per testare le potenzialità di singoli prodotti. Peraltro, anche se riuscissimo a stabilire mediante colture in piastra che un determinato attivatore batterico contiene effettivamente mille ceppi batterici, sarebbe pressoché impossibile stabilire se quegli stessi ceppi sono adeguati al nostro acquario, se s’insedieranno rapidamente nel filtro e se troveranno, nella nostra acqua e con la nostra popolazione ittica, le condizioni ideali per proliferare. Dunque qual è la soluzione? Provarne un certo numero e fermarsi solo quando i risultati saranno convincenti. Riconosceremo l’attivatore giusto per il nostro acquario e per il nostro filtro perché l’acqua sarà cristallina già dopo pochi giorni, ammoniaca e nitriti saranno assenti e i nitrati aumenteranno solo se il filtro non contiene compartimenti denitrificanti. Tra i tanti prodotti che ci offrono le aziende più affidabili abbiamo rapidamente testato la sospensione Bacto Turbo. L’azienda promette che questo prodotto è in grado di accelerare i tempi di maturazione del filtro. Noi lo abbiamo testato in due condizioni diverse: in un acquario d’acqua dolce già allestito, che però mostrava qualche problema di attivazione del filtro, dal momento che l’acqua continuava ad apparire lattiginosa, benché non fossero presenti tracce di ammoniaca o nitriti, e un acquario marino mediterraneo appena ri-allestito, già contenente una piccola cernia e per il quale, quindi, era indispensabile ottenere una rapida maturazione del filtro. In entrambi i casi i risultati sono stati interessanti ed è per questo che siamo qui a scrivere! Nel primo caso, infatti, l’acqua lattiginosa è scomparsa così come una parte delle patine oleose che comparivano frequentemente in superficie. Nel secondo caso, pur essendo presente in
rapido, efficace, adatto a qualsiasi acquario. Tre diversi formati adatti anche per nano-acquari
i flaconi per grossi acquari sono voluminosi e possono decadere nelle performances dopo l’apertura se non conservati in frigorifero
vasca un solo pesce, abbiamo assistito a una rapida maturazione del filtro e abbiamo potuto continuare a gestire l’acquario nonostante il cambiamento totale di acqua e materiali filtranti. Ovviamente due soli risultati non sono sufficienti per definire la bontà di un prodotto e ci piacerebbe, dunque, ricevere i vostri feedback. Se qualcuno dei nostri lettori avrà la possibilità di provare questo prodotto nel proprio acquario, saremo felici di pubblicare le sue impressioni, positive o negative che siano. Attendiamo dunque fiduciosi i vostri commenti. Nel frattempo non possiamo che comunicarvi le nostre, che sono totalmente positive in termini di rapidità del processo di maturazione e di efficienza della nitrificazione. 55
I à t i N v o O I n e S N E C E R
CATEGORIA biocondizionatori r e t a w m u i r a u q a y d u o l c / m o c . s c i t a u q a s m i t r d . w w w / / : p t t h : o f n I
Dr. Tim’s Clear-Up: niente nuvole all’orizzonte 56
Vi sarà capitato certo di notare che l’acqua del vostro acquario non è del tutto cristallina o che, peggio, appare lattiginosa come una tazza di acqua e cappuccino. Alcuni batteri riescono però a flocculare quel materiale sottile che intorbidisce l’acqua e in questo modo facilitano l’eliminazione di tali materiali attraverso il filtro. Questo prodotto, totalmente naturale, contiene batteri che aiutano a flocculare i microorganismi e i materiali in sospensione. Esistono tantissimi flocculanti utilizzati in acquariofilia e alcuni sono abbastanza attivi, ma possono contenere composti chimici dannosi per animali e vegetali, come allume, poliacrilammide o altri composti di varia natura. Come per tutti gli altri prodotti della stessa azienda, è importante identificare quello adatto al proprio acquario, d’acqua dolce o marino. Noi abbiamo acquistato un flacone di Clear-Up per acqua marina e lo abbiamo utilizzato per ripristinare le condizioni di un acquario marino mediterraneo nel quale era stata prodotta un’intensa mortalità di molluschi, che aveva provocato intorbidimento dell’acqua. Il prodotto appare incolore e inodore, ma agisce abbastanza rapidamente. Già dopo poche ore si nota che l’acqua è diventata più trasparente e nel giro di una giornata ha assunto un aspetto cristallino. Il processo, di tipo biologico, non ha influenzato in alcun modo la vita degli organismi animali e vegetali presenti. Abbiamo notato, anzi, un miglioramento generale dello stato degli invertebrati, che poche ore dopo apparivano più vispi e in buona salute. In verità il processo non è rapidissimo, poiché i risultati ottenibili con tossici composti chimici appaiono in genere più repentini. D’altra parte stiamo parlando di un prodotto naturale ed è ovvio che si debba attendere la moltiplicazione dei microorganismi per raggiungere risultati evidenti. Si deve infine avvertire che il prodotto, in base alle informazioni in nostro possesso, non elimina i composti tossici ma si limita a floccularli. Altri prodotti, della stessa linea, sono deputati all’eliminazione biologica dei rifiuti organici (ne abbiamo parlato anche in numeri precedenti), costi-
rapido ed efficace. Rende l’acqua più cristallina in modo naturale, per flocculazione
non elimina totalmente le sostanze in eccesso, ma rende il particellato più facilmente estraibile dal filtro
tuendo un tutt’uno che lavora sinergicamente per produrre un acquario sano e di buon aspetto. Di fatto conviene a nostro avviso avere a disposizione un flacone di questo biocondizionatore, da utilizzare ogni volta che osserveremo anche una leggera lattiginosità, prima che il fenomeno divenga troppo evidente e che possa produrre danni a pesci e invertebrati. Naturalmente queste sono le nostre prime impressioni e saremo felici di pubblicare il parere dei lettori che l’abbiano provato, per raggiungere una visione completa, a 360 gradi, delle potenzialità di questo innovativo preparato. 57
I à t i N v o O I n e S N E C E R
CATEGORIA accessori
e p a c s r a u u o l q a o / c m e o a c g . l n a o i t e n u i l l l o a s r o m c u i r y a x u o q p a e e n h t o . i t w c w u r w t / s / : n p o t t c h : o f n I
D&D Aquascape: una colla epossidica tuttofare 58
Una buona colla subacquea permette all’acquariofilo marino una vita più semplice. Queste tipologie di colle si rendono fondamentali non soltanto al fine di rendere più solida la struttura in roccia degli acquari marini gestiti con il metodo “berlinese” ma anche al fine di incollare alle rocce stesse animali e/o eventuali talee. Si prestano bene anche per controllare la proliferazione di animali infestanti come anemoni del genere Majano o idrozoi del genere Myrionema e possono essere infine utilizzate al fine di creare “ plug” per i nostri taleari. Esistono numerose colle subacquee di tipo epossidico: alcune induriscono velocemente, altre con tempi maggiori, altre ancora possono essere modellate più a lungo. Abbiamo testato numerose colle epossidiche. Vorremmo oggi parlarvi della D&D Aquascape, una colla epossidica molto diffusa sul mercato e da noi molto apprezzata. È una colla a indurimento lento, cosa che permette di fissare il corallo sulla propria base o sulla propria roccia con tranquillità. La colla impiega svariati minuti per indurirsi e questo necessita molta attenzione nelle fasi immediatamente successive all’incollaggio: il metodo da noi escogitato prevede lo spegnimento delle pompe di movimento e l’accensione di un aeratore in acquario, al fine di mantenere elevata la percentuale di ossigeno disciolto. La colla si è prestata bene anche ad altre applicazioni: piccole quantità di questo mastice, molto elastico, sono state utilizzate al fine di coprire alcune anemoni infestanti, occludendole nei loro fori nella roccia e controllandone quindi la proliferazione. Dopo alcuni giorni è bastata una semplice pressione nel punto di incollaggio per distaccare nuovamente la colla dalla roccia. La D&D si presta meno di altre colle all’utilizzo strutturale sulla “rocciata”: dopo un iniziale incollaggio, le microvibrazioni e l’inevitabile movimento delle rocce creano microfratture e fessure nel punto di contatto, che ne limitano il potere incollante. Di contro, la bassissima tossicità la rende ottimale nell’utilizzo su talee e taleari, a patto di non modellarla troppo a lungo, pena lo sfarina-
incollaggio lento e assolutamente atossico. Lo sfarinamento non provoca tossicità o ipossia. Utilissima per l’incollaggio di talee
il lento indurimento limita l’utilizzo in acquario alle aree a più semplice incollaggio
mento della colla stessa e il conseguente inutilizzo. In questo test, altre colle hanno provocato la morte delle talee più piccole, le quali hanno evidenziato maggior stress all’incollaggio. Con D&D abbiamo invece ottenuto risultati molto convincenti. C’è da segnalare che durante lo sfarinamento, alcune colle hanno provocato ipossia in acquario: la D&D è assolutamente sicura e non crea problemi di questo tipo. C’è da sottolineare infine che il lento indurimento limita l’utilizzo alle aree meno difficoltose; dimenticatevi quindi gli animali posizionati lungo pareti verticali o addirittura sottosopra lungo archi, questa non è la colla adatta a questo scopo! 59
I à t i N v o O I n e S N E C E R
CATEGORIA biocondizionatori
/ m u i r / a r u e q n a - a e l e c m e o t h / a r s t t s c b u d u s o r d p n / a m l o e c . v t a f i l r g e / s b t o r c c u i d m . o r p w l w a i w r / / e : t p c t t a b h :
MicrobeLift Gravel & Substrate Cleaner: brutto ma veramente buono! 60
Vi piacerebbe poter pulire il fondo intasato del vostro acquario senza dover neppure immergere le mani nell’acqua? Sarebbe bello poter ripristinare il vecchio acquario marino o d’acqua dolce il cui fondo è coperto di alghe putrefatte! A questo proposito dobbiamo ammetterlo: MicrobeLift ha fatto un altro miracolo. Quest’azienda americana è veramente incredibile per le sue creazioni. Abbiamo avuto modo di parlarne in passato in merito ad alcuni altri biocondizionatori del tutto innovativi. Questo prodotto è sulla stessa linea. Riesce a rimuovere rapidamente fanghi e materiali in decomposizione che si accumulano in vecchi acquari e a ridurre la quantità di nutrienti disciolti, compresi i fosfati. Si tratta di un prodotto naturale, che non comporta rischi per l’acquario d’acqua dolce o marino. In base a quanto dichiarato dal produttore, esso contiene solo batteri e composti di origine naturale che aiutano a eliminare il detrito e a mantenere l’acqua limpida. Ma veniamo alla nostra piccola prova. Avevamo da anni un acquario marino nel quale si era accumulato materiale in decomposizione sul fondo (di origine algale) e che si ricopriva continuamente di patine di alghe azzurre. Appena eliminate le patine ricomparivano sui vetri nel giro di poche ore. L’acqua era leggermente lattiginosa. In superficie si notavano delle patine oleose. Abbiamo, con un certo timore, aggiunto un tappetto del prodotto. Prima reazione negativa: ha un pessimo odore! Ma siamo abituati ai pessimi odori dei prodotti di MicrobeLift. Seconda reazione negativa: il liquido ha l’aspetto e la consistenza del… nero di seppia! Quindi una volta aggiunto all’acqua si raccoglie in una nube densa e colora l’acqua di marrone. Un disastro! Ma abbiamo avuto la pazienza di attendere alcune ore tenendo sotto controllo le reazioni dei pesci. I pagliaccio presenti in vasca hanno assistito incuriositi alla diffusione della nube scura, ma non si sono spaventati minimamente. Dopo poche ore l’acqua era tornata limpida. Anzi, molto limpida e apparentemente cristallina. Un’osservazione interessante: le patine oleose in superficie si sono rapidamente dissolte, lasciandoci finalmente osservare una superficie limpida e pulita. Dopo circa una settimana abbiamo notato un’interessante diminuzione delle alghe azzurre (di colore violaceo), che sono state sostituite da una patina bluastra. Abbiamo ripetuto il trattamento. Le patine hanno cominciato a formarsi molto più lentamente (settimane, invece che ore). Le alghe in eccesso si sono raccolte sul fondo e sono state rapidamente sifonate. Dopo la terza aggiunta l’acqua era cristallina, i pesci si mostravano più attivi, le patine non si sono riformate. La sabbia in alcuni punti si è
rapido, efficace, elimina le patine in superficie, contribuisce a degradare il detrito organico sul fondo, rende l’acqua cristallina
pessimo odore. Aspetto “preoccupante” dopo averlo versato in acqua a causa del colore molto scuro e del contenuto denso
conglobata in piccoli ammassi molto duri, indicando l’attività batterica nel fondo. È stato sufficiente sifonare bene il fondo per eliminare tutto il materiale che, apparentemente, il prodotto ha contribuito a raccogliere in uno strato compatto. Ora è come se l’acqua fosse stata appena cambiata: tutti i valori sono eccellenti, il colore dell’acquario è divenuto più brillante, i pesci sono più vispi, le patine sono sparite. Vi abbiamo raccontato solo quanto osservato nel nostro caso. Per saperne di più potrete consultare i siti web citati in fondo oppure provare ad acquistare un flacone di questo miracoloso prodotto. Da parte nostra, faremo in modo da averne sempre uno di scorta nel cassetto. Raramente riusciamo a essere così soddisfatti di un biocondizionatore e abbiamo voluto raccontarvi la storia per intero. Non avete che da provare e scriverci per confermare o meno le nostre impressioni. Attendiamo i vostri feedback!
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I à t i N v o O I n e S N E C E R
CATEGORIA integratori
l m t h . a u q c a / t i / t i . e f i l n a e c o . w w w / / : p t t h : o f n I
Oceanlife Biogenesi & Ultralife: proliferazione batterica sì, ma delicata! 62
I sistemi a proliferazione batterica sono oggigiorno quelli più utilizzati al fine di rendere oligotrofica l’acqua dei nostri acquari e ricreare un ambiente favorevole alla crescita e alla colorazione dei nostri coralli. Il sistema è in realtà molto semplice: dosando una fonte alimentare ai batteri eterotrofi questi proliferano sottraendo dall’acsistema poco pericoloso e di facile gestione. Non richiede necessariamente Zeolite
qua sostanze inorganiche a loro utili per la crescita (sostanze a base azotata e fosfati); i batteri in proliferazione saranno poi eliminati dal nostro schiumatoio. Il risultato è un acquario con valori pressoché nulli di nutrienti e uno schiumato liquido e ambrato. Oceanlife propone il suo sistema a proliferazione
per osservare i primi effetti sui coralli è necessario attendere qualche mese
in un mercato ove sono già presenti dei veri e propri mostri “sacri” come il famosissimo metodo Zeovit , il metodo X-aqua, il metodo Elos Purist, ecc. Come può quindi Oceanlife imporsi sul mercato? La scelta della società è certo intelligente: invece di puntare su prodotti iperconcentrati, che permettano una proliferazione su larga scala, ha ideato e prodotto un sistema a proliferazione meno aggressivo, i cui effetti possano essere notati nel medio e lungo periodo. Il sistema consta di una fonte di batteri (Biogenesi) e di una fonte di carbonio liquido (Ultralife). A differenza di altri sistemi a prolifera-
re grosse fioriture di cianobatteri, nel protocollo
zione , Oceanlife assicura che l’utilizzo della pro-
Ultralife/Biogenesi anche un sovradosaggio
pria fonte di carbonio possa essere associato
(doppia dose) non ha provocato, nei nostri
anche ad acquari privi di reattore di zeolite. In
acquari test, la comparsa dei classici cuscinetti
ogni caso, per chi lo volesse, la società commer-
di cianobatteri.
cializza un’ottima zeolite nonché tutta una serie
Il sistema è, di contro, molto più “lento” rispetto
di prodotti utili alla gestione dell’acquario.
ai concorrenti: questo non è da considerarsi “un
Il sistema Oceanlife, come già accennato, è
male”, poiché gli animali da noi ospitati avranno
veramente meno invasivo: se in altri protocolli la
così il tempo di adeguarsi alle nuove condizioni
fonte di carbonio, quando in eccesso, può crea-
ambientali. 63
I à t i N v o O I n e S N E C E R
CATEGORIA alimenti
/ 2 3 / 4 1 / w e i v / t n e t n o c / m o c . s t s e r e t n i f e e r . w w w / / : p t t h : o f n I
Reef interests Reef Pearls: plankton artificiale per delicate bocche di corallo 64
L’alimentazione dei coralli “SPS” (genere Acropora, Seriatopora, Pocillopora, Montipora
ecc.) è argomento delicato e tuttora largamente discusso. Se inizialmente alcuni hanno creduto che l’unica fonte di energia per questi polipi derivasse dalle alghe del genere Zooxanthella simbionti, oggigiorno si è ben chiaro per tutti che questi animali richiedono una percentuale variabile di alimentazione eterotrofa per crescere al meglio. Il vero problema è che in un ambiente chiuso, equipaggiato ad esempio con uno schiumatoio, l’acqua è spesso fin troppo povera di sostanza organica particellata (in generale parliamo di POM) utilizzabile dai coralli. Una ridotta alimentazione eterotrofa può quindi provocare un rallentamento della crescita e può divenire un’ulteriore fonte di stress in animali già sottoposti a pressioni ambientali. È un po’ quel che accade durante le nostri estati calde ove, nonostante i nostri sforzi con ventole e refrigeratori, i coralli risentono dell’innalzamento della temperatura. Il vero problema è che animali diversi richiedono alimenti di dimensioni diversi: restando in tema di SPS, una Stilopora pistillata sicuramente necessiterà di alimento a grana maggiore rispetto a un polipo, ad esempio, di Montipora digitata o di Pocillopora damicornis. Il discorso si complica ovviamente parlando di altri filtratori quali spugne, bivalvi, ecc. Si trova in commercio a questo proposito un alimento chiamato Reef Pearls, prodotto dalla Reefinterests, che propone un cibo dalla finissima ma variabile granulometria: i granuli sono compresi tra un minimo di 5 μm a un massimo di 800 μm che vuol dire, in termini di millimetri, un range compreso tra 0,8mm e 0,005mm. La possibilità di decidere il range granulometrico è un’aggiunta da noi particolarmente apprezzata: le granulometrie più piccole (5-100 μm) mimano il fitoplancton e i protozoi di dimensioni ridotte e possono essere utilizzati per animali come le spugne, che richiedono particellato più fine; le altre granulometrie (100-300 μm e 300-
elevato carico nutrizionale. Ampio range di granulometrie
se sovradosato è altamente inquinante
800 μm) mimano rispettivamente rotiferi, naupli e zoee di crostacei vari e sono maggiormente indicati per coralli a polipo piccolo e grande. L’alimento è decisamente nutriente e l’elevata percentuale di pasta di pesce e crostacei lo rende notevolmente appetibile per i coralli. La granulometria ne permette inoltre l’utilizzo come fonte di alimento per coralli privi di alghe simbionti, nonché per altri filtratori come bivalvi e alcune spugne. Nonostante la bassa percentuale di fosfato libero presente nell’alimento è questo ovviamente un cibo abbastanza inquinante e andrebbe dosato con cura, evitando il sovradosaggio. 65
Conchiglie da collezione di Lorenzo Luchetta, quarta parte Pettinidi e Spondilidi, primo viaggio nel gruppo dei bivalvi Viaggio nel mondo di questi fantastici “gusci” che da tempo immemore sono oggetto di interesse per l’uomo, il quale ha imparato a classificarli, custodirli e collezionarli
Con quest’articolo, dopo aver fatto la conoscenza con alcune specie di Gasteropodi, passiamo a dei rappresentanti dei Bivalvi, in altre parole quelle conchiglie composte da due “pezzi” principali, solitamente speculari. I bivalvi possono abitare sia le acque salate, sia le acque dolci. Indubbiamente
quelli marini sono meno numerosi rispetto ai cugini gasteropodi e il valore economico della conchiglia è generalmente inferiore, senza considerare che spesso si ritrova solo una delle due valve, quindi “l’immagine” della conchiglia è chiara, ma in realtà se ne possiede soltanto mezza.
Chlamys nobilis
PARLANDO DI PETTINIDI I Pettinidi rappresentano un gruppo largamente diffuso che conta molte centinaia di specie, diverse delle quali (solitamente tipicamente nordiche) sono pescate e talvolta allevate per l’importanza gastronomica del loro unico grande muscolo. Per quanto molto simili, le due valve presentano delle piccole differenze che il conoscitore esperto saprà distinguere; per esempio la valva sinistra è generalmente più concava ed è quella concepita per appoggiare sul fondale. Solitamente questi molluschi si spostano con rapidi movimenti a zig zag sul fondale, per reperire il cibo o sfuggire ai predatori. In America Orientale sono presenti principalmente Aequipecten gibbus , noti per il loro utilizzo nei gioielli naturali; la loro maggiore concentra-
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Pecten jacobaeus
Chlamys v aria
zione si registra al largo delle coste in Florida. Ancora in quelle zone è facile reperire Aequipecten irradians , tipico delle acque poco profonde delle baie, e Lyropecten nodosus , con la sua caratteristica conchiglia robusta e pesante, molto apprezzata dai collezionisti.
Spondylus americanus con guscio molto
consumato Nelle acque del Giappone sono tipiche due specie: Chlamys swifti e Chlamys nobilis , che amano le acque profonde e le loro conchiglie sono caratterizzate da tinte pastello molto vistose. Nell’Indopacifico troviamo specie con colori meno sgargianti rispetto alle precedenti, come l’ Amusium pleuronectes, che è caratterizzata da una conchiglia con una valva colorata e una bianca. Tra i “giganti” della famiglia ricordiamo Hinnites multirugosus , che può raggiungere i 9 Kg di peso! Proteopecten glaber var. purpurea , prove-
niente dal Golfo di Napoli 67
Spondylus regius
PARLANDO DI SPONDILITI Sono ritenuti dei parenti stretti delle ostriche, anche se in realtà non sono geneticamente affini. Sono dotati di un tipico legamento interno situato in una fossetta, e la valva è ricoperta da caratteristiche e lunghe spine. Il loro habitat naturale è rappresentato dalle acque profonde tropicali e i colori delle loro conchiglie sono generalmente sgargianti, anche se l’usura del guscio tende a consumare le spine, accorciandole e rendendo i colori con il tempo più opachi.
Pettinidi dei nostri mari e le sue valve diseguali sono solcate da coste radiali in rilievo. Ama vivere in colonie nei fondali sabbiosi e fangosi delle acque profonde. Spondylus gaederopus, ascritto ad un genere che è rappresentato nel Mediterraneo solo da due specie (S. gaederopus e S. gussoni ), è la specie più comune e più grande. La seconda specie è assai più rara e di più piccole dimensioni. Spondylus gaederopus vive saldamente ancorato alle rocce di una certa profondità e il suo abitante molle è molto apprezzato in gastronomia per via del gusto forte e caratteristico.
ALCUNI RAPPRESENTANTI MEDITERRANEI Protopecten glaber è caratterizzato da una valva destra ornata da una decina di costole a raggiera, mentre la valva sinistra ha coste più strette e più elevate. La colorazione può essere molto varia, con toni del bianco, dell’arancio, del giallo e del rosa; la parte interna è di un rosato tenue. Pecten jacobaeus è il più grande rappresentante dei
Ci fermiamo qui, con questa descrizione che, speriamo, possa ingenerare in qualcuno di voi la passione per la raccolta delle conchiglie, e vi rimandiamo al prossimo numero, quando continueremo la descrizione di altre importanti famiglie adatte per l’aquariofilo collezionista.
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Storia del pesce ros
Normale o di selezione? Questo è il dilemma! 70
o di Maurizio Quarta, seconda parte
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Nel numero precedente abbiamo iniziato la descrizione delle tante varietà di pesce rosso, che rendono questa specie “diversa” e sempre interessante per ogni categoria di appassionati. Continuiamo in questo numero con la descrizione delle varietà più “strane”. Le varietà del pesce rosso sono quelle più esasperatamente selezionate. Il loro corpo è notevolmente modificato (testa, occhi, pinne, tronco) rispetto al tipo normale. La maggioranza di esse viene importata dall’Oriente. Sono più esigenti riguardo a temperatura, qualità dell’acqua e alimentazione. Pertanto sono più adatte all’acquario che al laghetto, anche se esemplari ben acclimatati, con le opportune cautele, possono essere trasferiti in laghetto nei mesi più caldi. È preferibile non farle convivere con le razze omeomorfe, poiché meno abili nel nuoto e quindi svantaggiate nella competizione per il cibo. Ecco, di seguito, le più diffuse sul mercato! Il nome indica i carassi dal corpo globoso e coda doppia o tripla. Le pinne non sono particolarmente allungate e la coda è biforcuta. In Italia sono comunemente chiamati La versione americana, chiamata e selezionata a Philadelphia alla fine dell’Ottocento, ha
le pinne particolarmente allungate che spesso sembrano essere trascinate. Il , ha la pinna caudale particolarmente concava e più allungata dei precedenti. è considerata la più bella, elegante e pregiata varietà di pesce rosso. Selezionata nell’era Edo (1603-1867), la sua pinna caudale non è divisa e forma tre lobi particolarmente ampi. I lobi inferiori della caudale sono piegati all’indietro. A causa della sua lussureggiante coda, il Tosakin non è un buon nuotatore. Per evitare affaticamenti e danni ai preziosi esemplari durante l’accoppiamento, l’inseminazione viene effettuata esclusivamente attraverso l’opera dell’allevatore. , considerato il carassio giapponese per eccellenza, ha il corpo estremamente alto e tozzo, quasi inscrivibile in un triangolo; muso appuntito e testa nettamente separata dal dorso da una gobba immediatamente dietro di essa. La pinna caudale è quadrilobata e da corta a molto lunga o concava. Ryukin significa «pesce rosso di Okinawa», che arrivò in Giappone nel 1682 dalla Cina per diventare il più diffuso pesce rosso del Paese. Non gradisce temperature troppo basse.
Una varietà rossa a occhi telescopici 72
I pesci rossi si adattano bene in qualsiasi acquario ma soffrono in boccia
o , Relativamente recente, con corpo globoso e occhi molto sporgenti che si sviluppano completamente intorno ai 2-3 anni di vita. Presenta tutte le colorazioni, ma la più famosa è la , completamente nera e dall’aspetto vellutato, menzionata per la prima volta in letteratura in Cina nel 1893. Le altre colorazioni da noi non sono apprezzate e dunque poco comuni in commercio. Particolarmente pregiata è la varietà bianco-nera conosciuta come . Nelle regioni dove il clima è più mite, esemplari robusti si possono tenere in laghetto tutto l’anno. , Massiccio fantail che a partire dal secondo anno di vita sviluppa un’impressionante escrescenza bitorzoluta e molle, simile a una criniera. Da noi spesso è confusa con la varietà Testa di Leone, dalla quale la distingue la presenza della pinna dorsale, assente invece in quest’ultima. Menzionata per la prima volta nel 1800 in Giappone, gli esemplari più pregiati hanno il corpo particolarmente tozzo e globoso e le pinne, specie la caudale, molto lunghe. Presenta tutte le
colorazioni ma la più ricercata è sicuramente la Tancho, cioè bianca a testa rossa. o corpo ovoidale, rigorosamente senza pinna dorsale, con caudale doppia ed escrescenze carnose attorno alla testa che si sviluppano a partire dal 4° mese di vita. Di origine cinese, menzionata a partire dal XIX secolo, è oggi molto apprezzata anche in Giappone e compare con una certa frequenza anche nei nostri negozi. Negli anni ‘50 un paio di esemplari lunghi 15 cm di , varietà estremamente rara e pregiata, furono pagati 180.000 dollari americani dell’epoca, diventando i più costosi pesci rossi mai acquistati. Molto simile al Ranchû, ma non presenta la criniera. Come quest’ultimo, la pinna caudale è divisa in 4 corti lobi; la pinna dorsale è assente. o è una varietà cinese, derivata dal fantail , dal corpo esasperatamente tondo e ricoperto da scaglie convesse che ricordano singolarmente dei chicchi di riso. 73
Un acquario per pesci rossi: cominciamo subito a pensarci in attesa del prossimo numero! 74
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Una varietà melanica a occhi telescopici 77
Pesci rossi con occhi e pinne variamente selezionati
Selezionata intorno al 1900, è una varietà davvero affascinante ma al contempo molto delicata e soggetta alle parassitosi, adatta ad allevatori già esperti. Consigliabile solo per l’acquario. È abbastanza comune nei nostri negozi e ne sono state selezionate anche varietà Oranda. varietà caratterizzata da buffe narici sormontate da escrescenze carnose molli e tondeggianti che «ballano» quando il pesce si muove. La versione più diffusa è quella giapponese, appartenente al gruppo degli Oranda. Presenta tutte le colorazioni ed è molto popolare in America e in Asia, mentre da noi è poco apprezzata e diffusa. selezionata in Cina nel 1908, questa razza è priva di pinna dorsale, ha il corpo ovoidale e snello, la pinna caudale lunga e doppia. La sua caratteristica principale consiste in peculiari palloncini sub-oculari ripieni di liquido organico. È una varietà estremamente delicata ed esigente, allevata soprattutto in Asia. Richiede acquari riscaldati e “dedicati”, arredati in maniera tale da non procurare ferite a delicati palloni oculari. Non va pescata con il retino. Poco comune ma particolarmente pregiata è la varietà calico.
: presenta lo stesso corpo ovoidale, snello e privo di pinna dorsale della varietà precedente, ma senza sacchi sub-oculari. Ha occhi globosi e sporgenti, rivolti all’insù. Deve il nome proprio alla contemplazione obbligata della volta celeste. Selezionata recentemente, alla fine del XIX secolo prima in Cina, poi in Giappone, dove è molto apprezzata. A tutte le varietà principali appena elencate va aggiunta una moltitudine di incroci che presentano le caratteristiche di più varietà e una infinità di varianti cromatiche, che rendono il mondo del pesce rosso incredibilmente vario e in continua evoluzione. Tutto ciò può talvolta generare confusione nella classificazione dei vari esemplari ma è indubbio che ciò renda l’allevamento del pesce rosso incredibilmente variegato, ricco e affascinante. Come può dunque un animale simile essere costretto in una boccia o una vaschetta di plastica? Chi, meglio di lui, merita un acquario espressamente progettato per ospitarlo con tutti i comfort? Di questo ci occuperemo nel prossimo numero e analizzeremo quali caratteristiche deve possedere “l’acquario ideale” per ospitare al meglio i nostri amici “pellerossa”. 78
Quando si dice “pesce rosso” si pensa in genere a quei graziosi animali in vendita in gran numero presso i centri commerciali, alle fiere, o quelli disposti nella vasca più bassa (e sporca) del negoziante specializzato. In realtà, come dimostriamo in questo articolo, esistono infinite varietà di pesci rossi, alcune delle quali sono più rare e preziose dei discus o di altri pesci tropicali di gran classe. Allevarli, selezionarli, portarli in gara o semplicemente ammirarli in tutta la loro “innaturale” bellezza, costituisce senza dubbio un modo eccellente di fare acquariofilia. Smettiamola dunque di considerare il pesce rosso come un animale da bambini e cominciamo ad allevare varietà esotiche. Si può prevedere che con i soli pesci rossi, distinti in centinaia di varietà di selezione, si potrebbe sostenere l’intero mercato degli acquari divertendosi sino a produrre risultati eccellenti, anche se da domani dovessero sparire tutte le specie commerciali di pesci d’acquario. Chi ha provato, chi ha assaggiato il fascino sottile ed antico di questi magnifici animali da compagnia, non tornerebbe indietro! Proviamo allora, magari partendo da qualche varietà di carassio dalle caratteristiche peculiari e dal costo non eccessivo, per passare poi a varietà più impegnative e costose.
Testa di leone in tutta la sua straordinaria bellezza 79
AQUARI VIDEO MODULO DI ISCRIZIONE VIDEO CONTEST
Ecco la terza opera vincitrice del nostro contest, regolarmente inviata al sito @quariofili. Anche questo filmato ci è parso eccezionale, per la qualità dell’ambiente e per la perfetta centratura delle scene in un momento topico della vita di questi pesci: la riproduzione. Naturalmente ricordiamo a tutti i lettori che il concorso è appena cominciato e c’è spazio per tutti, dunque, per inviare le loro opere. Basta riprendere il proprio acquario, con una telecamera digitale, con una fotocamera che possa registrare brevi filmati o persino con telefonino o ipad. Ovviamente sceglieremo i momenti più belli per poter condividere con tutti i lettori la magia del nostro acquario domestico. Invitiamo a casa nostra gli altri lettori della rivista. Mostriamo loro la bellezza del nostro acquario. Bastano pochi minuti per inviare il filmato via internet, come spiegato nel regolamento e vincere, vedendo pubblicata la nostra opera.
Nick: archimede70 Nome e cognome: Marco Ferrara Rappresentazione: cura delle uova ancistrus Durata video: 1,30min Caratteristiche vasca: 25Lt Illuminazione vasca: 32 watt T5 6500°K Filtrazione vasca: biologico interno Fondo: ghiaietto inerte Queste informazioni non verranno utilizzate per scopi pubblicitari ma solo per indicare la paternità del video alla rivista acquariophylia e al sito @cquariofili.
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PHYLIA ONTEST VIDEO-CONTEST PROMOSSO DA ACQUARIOFILI E AQUARIOPHYLIA
Lo staff di acquariofili (http://www.acquariofili.com/) è lieto di annunciare una nuova iniziativa nata in collaborazione con la rivista Aquariophylia: si tratta di un Video-Contest della durata da stabilirsi. Si accettano video realizzati per riprendere un acquario o sue parti, momenti di particolare interesse (es. una riproduzione, una danza di corteggiamento), della durata non superiore a 60 secondi. I video inviati al sito web (http://www.acquariofili.com/), corredati di alcune informazioni di base (nome dell’autore, caratteristiche dell’acquario ripreso) saranno inseriti in un’apposita pagina e pubblicati sul forum. La pubblicazione dei video sul sito costituirà già una soddisfazione per i partecipanti.Ogni mese però il video più bello, scelto a insindacabile giudizio di un comitato di esperti, assurgerà agli onori della cronaca e sarà pubblicato su Aquariophylia, nel suo canale youtube. L’invio di un video implica l’accettazione implicita del presente regolamento e conferisce al sito acquariofili e alla rivista Aquariophylia il diritto di pubblicazione, come sopra riportato. Il copyright del video resterà comunque di proprietà del suo produttore. I video, della durata non superiore a 60 secondi e aventi come tema l’acquario, dovranno essere accompagnati dalla scheda di partecipazione indicante il nome dell’autore e le caratteristiche dell’acquario. Potranno essere ottenuti utilizzando qualsiasi mezzo, comprese fotocamere digitali, cineprese ad alta definizione ecc., ma dovranno essere inviati in formato MPEG o equivalente, opportunamente compattati in modo da non superare i 40 mb di spazio occupato su disco. Regolamento del “video contest”
1 Ogni partecipante dovrà prima di tutto iscriversi al video contest rispondendo a un post aperto appositamente nel forum (http://www.acquariofili.com/) e che porterà il titolo di 1° video contest 2012. Sul sito verrà creata una lista dei partecipanti. 2 I video dovranno essere postati sul sito http://www.acquariofili.com/. 3 Tutti i video inviati dovranno avere una durata massima di 1 minuto e dovranno riprodurre una vasca, pianta, pesce, evento particolare. 4 Ogni utente può inviare un numero massimo di 2 (due) video. È necessario inserire il nome dell’autore nel montaggio. 5 I video saranno raccolti a partire da questo mese; ogni mese, il video vincitore (quello più bello in base al giudizio insindacabile della nostra commissione) sarà pubblicato sulla rivista Acquariophylia. 6 I video verranno prima visionati e non si accetteranno quelli che riterremo offensivi e/o violenti per la visione, ogni decisione presa è insindacabile. 7 Con l’iscrizione al video contest e la pubblicazione del video si offre implicitamente al sito acquariofili l’autorizzazione alla pubblicazione, restando il fatto che i dati del proprietario non verranno in alcun modo trasferiti a terzi. 8 I video non devono essere copiati dalla rete e devono essere di proprietà di chi s’iscrive al contest.
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Inserto da stamp Questo volumetto destinato al neofita che voglia allevar discus, prodotto dall’azienda Diskuszukt, tradotto dalla nostra redazione e regalato in esclusiva ai lettori di aquariophylia, è il risultato della cooperazione della rivista con alcuni tra i maggiori riproduttori di questo eccellente ospite dell’acquario d’acqua dolce. Nel corso dei prossimi numeri vi offriremo, in puntate mensili, i diversi capitoli di quello che potrà divenire un bel libro da consultare o leggere tutto d’un fiato. Non dovete fare altro che stampare le pagine dell’inserto e conservarle, numero dopo numero. Al termine potrete rilegarle mediante un dorsetto per pagine forate, oppure consegnarle a un centro stampa per farle assemblare. Di fatto, si tratta di un altro regalo che aquariophylia fa a tutti gli appassionati dell’acquario d’acqua dolce. Come noterete, tutti gli argomenti sono riportati in forma molto sintetica, minima, per assicurare un’informazione essenziale, senza fronzoli al principiante. Si tratta di un sistema moderno e agile per mettere tutti in condizione di allestire il primo acquario per i discus. L’edizione originale in tedesco e la versione inglese possono essere scaricate dal sito Diskuszucht: http://www.diskuszucht-stendker.de/100,0,downloads,index,0.php (in tedesco) http://www.diskuszucht-stendker.de/gb/322,0,downloads,index,0.html (in inglese).
L’ALLEVAMENTO DEI DISCUS: notizie di base per cominciare VI parte
Traduzione di Rita Colognola dall’edizione originale tedesca pubblicata da Diskuszucht Stendker FILTRAGGIO E VALORI DELL’ACQUA Nozioni di chimica dell’acqua
L’eliminazione dei cataboliti e delle sostanze di rifiuto azotate avviene nei pesci sotto forma di ammoniaca, la quale viene successivamente trasformata in nitriti e infine in nitrati (NO3). I nitrati sono sali e vengono ben tollerati dai discus anche ad alte concentrazioni (fino a 300 mg per litro). Ogni qualvolta nutrite i vostri pesci, voi aumentate la concentrazione di fosfati in acqua. Questi ultimi sono utilizzati dalle piante e dalle alghe per la loro crescita. Inoltre, a valori di pH 82
re e conservare
inferiori a 7.0 aumenta la concentrazione di ammonio, mentre a pH maggiore di 7 aumenta quella dell’ammoniaca; entrambi sono trasformati dai batteri presenti nel filtro, prima in nitriti e in seguito in nitrati. Ammoniaca e nitriti sono sostanze tossiche che si accumulano nel sangue dei pesci e che ad alte concentrazioni possono provocarne la morte. I nitrati, fino a concentrazioni di 300 mg/l, sono innocui per i nostri discus. Un filtro maturo e ben funzionante garantisce l’assenza di azoto, ammoniaca e nitriti. La concentrazione di fosfati e nitrati aumenta lentamente e l’azione dei batteri abbassa il pH. Per questi motivi è necessario procedere regolarmente a cambi d’acqua. Per non disturbare l’attività dei batteri e del filtro, il filtro meccanico va pulito solamente quando il flusso d’acqua si è ridotto della metà. Quando questo è il caso, procedere come segue. Pulizia del filtro
Come suddetto, occorre pulire il filtro solamente quando il flusso si è dimezzato. Quanto più a lungo il filtro funziona senza essere pulito, tanto maggiore sarà l’equilibrio in acquario e quindi tanto migliore la salute dei pesci. I filtri per acquari, interi ed esterni, presentano uno scomparto che contiene i materiali filtranti. Tali materiali sono generalmente disposti a strati, il superiore dei quali è generalmente lana di perlon. Bisogna rimuovere esclusivamente lo strato superficiale e metterlo in un secchio in due 83
Inserto da stamp
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re e conservare o tre litri d’acqua provenienti dall’acquario. Comprimete ripetutamente il materiale filtrante in quest’acqua. Meglio non usare acqua corrente fresca per il lavaggio, per non danneggiare completamente la coltura batterica presente: si può usare parte dell’acqua prelevata dalla vasca e poi sostituirla. Rimettete il materiale filtrante al suo posto e nei due o tre giorni successivi riducete al 50% la quantità di cibo somministrato. In questo modo il filtro ha il tempo di ripristinare i precedenti livelli di efficienza, ridotti dall’operazione di pulizia. Per filtri a piastrelle di spugna, immergete le stesse completamente in acqua proveniente dall’acquario e comprimetele più volte. Mancato funzionamento della pompa
Il filtro che abbia smesso di funzionare a causa di un arresto della pompa non deve essere rimesso in funzione nelle condizioni nelle quali si trova. I batteri infatti, muoiono dopo 20 minuti di arresto e i prodotti della loro decomposizione sono dannosi per i discus. In caso di arresto della pompa, con conseguente morte dei batteri, il filtro deve essere accuratamente lavato in acqua corrente, in modo da eliminare i batteri morti. Dopo il lavaggio rimettere il filtro in funzione; entro due settimane circa il filtro avrà recuperato la sua efficienza e ricostituito la coltura batterica. Per essere preparati a questo tipo di emergenza, consigliamo l’uso costante di due filtri interni, in modo da garantire un buon filtraggio anche durante il periodo di recupero del filtro che abbia eventualmente subito l’arresto.
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Inserto da stamp
Valori e chimica dell’acqua
I pesci catturati in natura trovano le condizioni migliori in acqua il più possibile simile a quella del loro luogo di origine, in Amazzonia. La variabilità tollerata dei valori dell’acqua è molto limitata (GH 0-3, KH 0-3, pH 4-6), come pure quella relativa alla conduttività (100-400 ?S). I nostri discus sono abituati da molte generazioni a un’acqua più dura (acqua di rubinetto). I parametri negli acquari della nostra azienda sono i seguenti: GH 15, KH 8, pH 7, conduttività 800 ?S, a temperatura di 29-30 °C. I parametri più importanti presentano nei nostri discus i seguenti limiti di tolleranza: GH 0-30; KH 0-25; pH 4,0-8,3; conduttività 150-1200 ?S; temperatura tra i 25 e i 35 °C. Perciò i nostri discus si adattano al 95% delle acque di rubinetto utilizzate in Europa. Chimica dell’acqua
I valori dell’acqua si possono modificare leggermente in vari modi, ad esempio con un impianto a osmosi inversa o un impianto di demineralizzazione, si può produrre acqua quasi distillata a partire da acqua di rubinetto. Questo significa che circa il 99% della durezza dell’acqua viene rimossa e anche la conduttività viene drasticamente ridotta a circa 50 ?S. L’acqua così ottenuta può essere mescolata all’acqua di rubinetto, fino a ottenere i valori desiderati. In questo modo si può preparare l’acqua adatta a discus catturati in natura o a coppie di discus da riprodurre. 86
re e conservare Come vengono modificati i valori dell’acqua dagli alimenti per i pesci d’acquario? Innanzitutto è di estrema importanza ricordare che in piccoli acquari (vasche al di sotto dei 150
l) i valori dell’acqua sono soggetti a variazioni importanti e rapide. In acquari più grandi (180-1000 l) le variazioni sono, a causa del volume maggiore, ovviamente più lente e ciò rende questi acquari adatti anche ai principianti. Quando si nutrono i pesci il contenuto di fosfati presenti in acqua aumenta e questi possono essere utilizzati dalle piante per il loro accrescimento. Inoltre, a valori di pH inferiori a 7 sarà presente ammonio e a valori maggiori di 7 sarà presente ammoniaca; entrambi vengono trasformati dai batteri presenti nel filtro, prima in nitriti e successivamente in nitrati. Ammoniaca e nitriti sono tossici e se raggiungono alte concentrazioni nel sangue dei pesci possono provocarne la morte. Un buon filtro maturo, che contenga una coltura batterica ben funzionante, garantisce che ammonio, ammoniaca e nitriti siano praticamente assenti.Tuttavia il contenuto in fosfati e nitrati aumenta lentamente e il pH diminuisce a causa dell’attività batterica. Perciò è necessario procedere regolarmente a cambi d’acqua, volume e frequenza dei quali dipendono direttamente dal tipo di cibo e dagli escrementi dei pesci. Per esempio: pochi pesci = poco cibo = cambi d’acqua ridotti. Per un acquario da 180 litri contenente 12 discus (10 cm), 50 neon, 6 loricaridi e 4 ciclidi nani,
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Inserto da stamp consigliamo un cambio settimanale pari a 1/3 del volume totale. Per la misurazione dei valori dell’acqua, nei negozi specializzati sono disponibili vari prodotti, sia liquidi, sia sotto forma di cartine. MISURAZIONE DEI VALORI DELL’ACQUA Ammonio. Si produce quando il filtro non funziona ancora a pieno regime, a valori di pH infe-
riori a 7. Per evitarne l’innalzamento somministrare quantità minime di cibo. Ammoniaca. Si forma, quando il filtro non funziona ancora a pieno regime, a valori di pH supe-
riori a 7 ed è tossica. L’innalzamento di questo valore si evita somministrando quantità minime di cibo. Nitriti. In un acquario nuovo vanno misurati giornalmente, fino a quando, a regime alimentare
completo, non sono più presenti. In seguito non è più necessario misurare i nitriti. Se l’efficienza del filtraggio viene ridotta in seguito a pulizia o mancato funzionamento del filtro, bisogna nuovamente misurare la concentrazione di nitriti, per circa una settimana, per essere sicuri che il filtro abbia nuovamente raggiunto la piena funzionalità. Se la concentrazione di nitriti aumenta, i pesci mostrano un’alterazione del comportamento: rifiutano il cibo e mostrano una respirazione pesante e veloce. In questo caso misurare i nitriti, sospendere l’alimentazione e procedere a un cambio d’acqua del 90%. Nitrati. Misurare almeno tre o quattro volte l’anno, prima di un cambio d’acqua. Se la concen-
trazione supera i 100 mg/l è meglio cambiare un maggiore volume d’acqua, per permettere una crescita migliore dei pesci. pH. Misurare settimanalmente. Se il pH scende, ad esempio, da 7,5 a 6,0, è necessario procede-
re a un cambio d’acqua; in caso contrario il pH può scendere rapidamente e a un pH di 3,6 l’acidità è tale da provocare la morte dei pesci. Fosfati. Misurare specialmente se si nota un aumento della crescita algale. La concentrazione di
fosfati si può abbassare procedendo a cambi d’acqua più frequenti o di maggior volume. Durezza totale. Se si mescola acqua di rubinetto con acqua di osmosi inversa, per pesci cat-
turati in natura o per coppie da riproduzione, bisogna misurare almeno una volta la durezza totale, che deve raggiungere i valori ideali, compresi tra 1 e 4 GH. Durezza carbonatica . Se si mescola acqua di rubinetto con acqua di osmosi inversa, per
pesci catturati in natura o per coppie da riproduzione, bisogna misurare almeno una volta la durezza totale, che deve raggiungere i valori ideali, compresi tra 1 e 2 KH. 88
re e conservare
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Apistogramma cacatuoides, timido ma simpatico di Stefano Bertoni sione. Infatti molti Apistogramma necessitano di acque più “estreme” dal punto di vista dei valori di pH e durezza, tanto da renderne difficile l’allevamento. Invece il cacatuoides si accontenta spesso della comune acqua del rubinetto, trattata con un buon biocondizionatore ed in un acquario con un filtro maturo, magari integrato da apposite spugne speciali che servano ad abbattere la quantità di sostanze inquinanti. Queste parole però non devono farvi pensare che sia un pesce adatto a principianti. Solo è da considerare molto più facile se rapportato a un ramirezi . Dovete comunque fare attenzione, perché parliamo pur sempre di un Apistogramma! Possiamo allora definirlo come il pesce ideale per accostarsi ad altri ciclidi nani. La nutrizione è assai semplice. Mangiano tutti i cibi per i ciclidi in commercio, siano essi in fiocchi o in granuli, e amano alternarli con cibo vivo o surgelato, di quello facilmente reperibile presso il pet-shop di fiducia. Il dimorfismo sessuale è molto marcato: il
Più di un secolo fa Edme-Pierre Beauchêne scrisse: “la timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci”. Questo aforisma si accosta stupendamente al nostro Apistogramma cacatuoides (Hoedeman, 1951), pesce assai timido ma di una bellezza e di una simpatia travolgente. Molto presente nei nostri acquari, a causa del suo costo contenuto, spesso non è apprezzato per il suo reale potenziale e viene relegato in una posizione di secondo piano. Invece merita un approfondimento, affinché possa essere allevato nel migliore dei modi e per poter gioire della sua riproduzione. Il cacatuoides è originario del Perù e della Colombia, dove vive in aree in cui la vegetazione acquatica è molto fitta, tanto da permettergli ampie opportunità di occultamento. L’acqua è caratterizzata da un pH oscillante tra 7 e 8 e la durezza è media; la temperatura è attorno ai 25 gradi centigradi: come potete notare, si tratta di valori facilmente raggiungibili nei nostri acquari. Questo è già un interessante spunto di discus90
Un maschio di Apistrogamma cacatuoides nascosto dietro un ramo, dimostra tutta la sua timidezza La riproduzione è frequente anche in cattività. Il cacatuoides scava una buca in anfratti e nascondigli; due giorni dopo la schiusa le larve vengono spostate in un’altra buca, fino ai cinque giorni successivi, quando gli avannotti, in gruppo cospicuo, cominciano a nuotare. Da quel momento dobbiamo somministrare dei naupli di Artemia mescolati ad acqua dell’acquario, mediante una siringa, direttamente nel centro della nuvola di avannotti, per essere sicuri che tutti ricevano la giusta dose di cibo. Inoltre è consigliabile effettuare giornalmente un piccolo cambio di acqua (3 o 4 litri per volta, se la vasca da riproduzione è piccola) per fare in modo che i valori fisico-chimici restino costanti. Possiamo notare che, a differenza di quanto osservato per altri Apistogramma, è solamente la femmina a occuparsi dei piccoli, lasciando al
maschio è molto più grande della femmina, raggiungendo quasi i 9 centimetri in età adulta (contro i 5/6 centimetri delle femmine) ed anche la colorazione si discosta nettamente, con il maschio di norma colorato con varietà grigie e brune, mentre la femmina è tipicamente di un colore giallo scuro. La pinna caudale maschile ricorda la testa di un pappagallo della specie cacatua (da qui il nome cacatuoides), mentre nella femmina la stessa è tronca. Il cacatuoides non è monogamo, anzi forma un harem. Si può quindi tranquillamente introdurre nell’acquario un maschio assieme a quattro femmine. L’importante è che la vasca sia abbastanza grande da poter contenere diversi territori riproduttivi e che non ci siano compagni di avventura troppo grandi o voraci, tali da rendere difficile il controllo del territorio da parte del maschio. 91
Coppia di cacatuoides: da notare la grande differenza fra il maschio e la femmina maschio “solo” un compito di protezione. …E se si allevano più esemplari di sesso femminile, può capitare di osservare riproduzioni multiple e contemporanee. Da tutto questo si evince la particolarità e, nel contempo, la semplicità riproduttiva del nostro amico. Un ultimo consiglio prima di concludere: il cacatuoides è talvolta confuso con il borellii, tanto che fino agli inizi degli anni 80 venivano venduti come la stessa specie. Fate attenzione, dunque, alle descrizioni morfologiche sui testi specifici (o in rete), prima dell’acquisto. Esemplare di maschio adulto 92
Uganda Wildlife Education Centre di Silvio Arnone In lingua Luganda (lingua del popolo Baganda, la principale etnia ugandese), “Entebbe” significa “sede” e tal nome deriva dal fatto che anticamente il luogo era sede di un importante tribunale. Nel 1893 per merito di Sir Gerald Portal (commissario coloniale britannico) il villaggio assurse al ruolo di centro amministrativo e conseguentemente commerciale dell’Impero, divenendo di fatto la capitale dell’Uganda fino al 1962 anno dell’indipendenza. Non sono noti episodi rilevanti nella storia della città, fatta eccezione per quanto accaduto all’aeroporto nella notte del 4 luglio 1976, teatro dell’operazione Thunderbolt. Occorre ricordare che gli anni ‘70 del secolo scorso furono tristemente famosi per i dirottamenti aerei, messi in opera principalmente dai terroristi palestinesi e l’operazione Thunderbolt rimane nella storia perché per la prima volta uno Stato (Israele) riuscì a pianificare e condurre a
Arrivare in Uganda in aeroplano significa atterrare a Entebbe, sede dell’unico aeroporto internazionale del Paese. È un piccolo centro, distante circa 40 chilometri da Kampala ma sarebbe un errore considerarlo importante solo per la presenza dell’aeroporto.
Un po’ di storia 94
http://www.naro.go.ug/Institute/botanical-gardens/PGRP%20Entebbe%20Botanical%20Gar den.htm Un’area di circa quaranta ettari ove albergano più di trecento diverse specie, in larga parte esemplari della flora locale. È piacevole ricordare che l’area dedicata all’ecosistema della foresta pluviale venne usata negli anni ‘40 per l’ambientazione di alcuni film di Tarzan, interpretati dall’attore Johnny Weissmuller. Parimenti, diverte riportare la notizia riferita dalle guide ai giorni nostri, in altre parole che quasi tutte le liane presenti sono state distrutte dai turisti cinesi, i quali hanno esagerato con le loro evoluzioni tarzanesche.
Sir Gerald Portal (1858 – 1894) termine con (quasi) completo successo un’operazione militare atta a liberare i passeggeri presi in ostaggio. Ai giorni nostri Entebbe rimane una meta di rilievo essenzialmente per la presenza di alcune commendevoli istituzioni, ovvero: Jane Goodall (a destra) in visita a Entebbe
Benvenuti!
http://www.mrcuganda.org/Collaboration2.html Importante centro di ricerca avente come principale missione lo studio delle malattie trasmissibili di origine virale.
http://www.nkumbauniversity.ac.ug/ Jane Goodall Institute http://www.janegoodall.org/ Contact: Pantaleon Mukasa Banda Kasoma, Executive Director Phone: +256 414 322 777 95
The Bandas
Andiamo! Email Address:
[email protected] Fax: +256 414 322 777 Address: Plot 26, Lugard Avenue PO Box 462, Entebbe, Uganda.
Ovvero la realtà che particolarmente desidero sottoporre alla vostra attenzione. Il Centro, ubicato sulla riva del lago Vittoria si estende per 72 ettari e nasce nel 1952 per opera del governo coloniale britannico, con l’obiettivo di riabilitare gli animali selvatici rinvenuti feriti o malati e i cuccioli orfani. Ben presto la struttura attira l’attenzione del pubblico e agli ospiti indigeni se ne aggiungono altri provenienti d’oltre-
Merita evidenza la forte sinergia dell’Istituto con la struttura UWEC. http://www.uwec.ug/ 96
Charlie
Balaeniceps rex
mare, diversificando la struttura che nel 1962 diviene lo zoo nazionale. Successivamente, i tristi eventi maturati a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso ridussero lo zoo a essere l’ombra di se stesso e solo nel 1994 principalmente grazie all’interessamento della New York Zoological Society (oggi nota come World Conservation Society) si assiste alla rinascita dell’istituzione, la quale diviene in breve
tempo uno dei più importanti centri per la riabilitazione degli animali selvatici e per l’educazione alla conservazione della locale biodiversità. Va da sé che il termine “zoo” è rimasto in uso è fuorviante e non rende giustizia al lavoro svolto ogni giorno dal personale dell’UWEC. Ai nostri giorni il Centro ospita solo specie indigene, ovvero soggetti raccolti feriti, richiedenti attenzione o sottratti a chi li deteneva illegalmente, con l’o97
Ceratotherium simum cottoni
Giraffa Camelopardalis rothschildi
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Crocodylus niloticus
Cucciolo di elefante (Loxdonta africana) reso orfano dai bracconieri che gli hanno ucciso la madre nel Queen Elizabeth National Park. I rangers l’hanno trovato nei pressi della madre morta, ovviamente affamato e terrorizzato e solo il pronto intervento della squadra di soccorso UWEC ha consentito la sua sopravvivenza. Attualmente è il più giovane ospite del Centro e forse quello che riceve più attenzioni di tutti; i primi giorni sono stati difficili, ma oggi si avvicina fiducioso a chiunque vada a trovarlo ed anche allattarlo è diventato facile. L’unica vera incognita rimane il suo reinserimento in natura. Un altro simpaticone ha le penne ed è stata una sorpresa trovarlo qui: Balaeniceps rex , meglio noto come “Shoebill”. Ho una particolare predilezione per questo trampoliere che abita le zone palustri dell’Africa centro-orientale. Per osservarlo in natura mi sono recato più volte alla Mabamba Bay, nel folto della selva ma non molto distante da Kampala (questa è un’altra storia, ne riparleremo). La prima volta che ho avuto notizia di Balaeniceps rex è stato circa vent’anni addietro, quando con roboanti e trionfalistici toni venne presentato su molte riviste il servizio di una foto-
biettivo finale del reinserimento nell’ambiente quando possibile. Desiderando davvero conoscere la sua realtà, una giornata intera può non bastare per una visita al Centro e non sarebbe una cattiva idea programmare un soggiorno in loco. La struttura offre “fully furnished apartments for rent” a un prezzo davvero ragionevole e il bello è che una notte spesa al Centro crea l’illusione di trovarsi nella savana, grazie ai leoni, le iene e tutti gli altri ospiti, che non mancheranno di far udire la loro voce al chiaro di luna. Sia che si opti per un pernottamento o no, chiedere alla reception di poter fare un giro in compagnia di una guida è la scelta migliore. Dopo aver preso tutto l’equipaggiamento e lasciato il veicolo al parcheggio il nostro giro ha inizio: foresta, savana, area umida, la riva del lago. Insomma, un susseguirsi di natura africana tutt’intorno a noi. Ognuno resterà particolarmente colpito almeno da uno degli incontri fatti o delle bellezze viste, il vostro cronista ha esagerato ed è rimasto entusiasta di tutto, per esser breve si limita a presentarvi Charlie e pochi altri ospiti. 99
Lake Victoria
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Phyton sebae sebae
Lavori in corso
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Bello, vero? anch’essi sfuggiti a un triste destino. È previsto il reinserimento in natura. A questo punto ci fermiamo un attimo ad ammirare il lago Vittoria, dopodiché andiamo a trovare uno dei suoi abitanti, il coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus) e per finire porgiamo omaggio al pitone reale (Python sebae sebae). Koii è stato portato al Centro quando decise di metter su casa troppo vicino a un villaggio. Il giro è ben lungi dall’esser terminato, ma quanto descritto credo sia sufficiente per dare un’idea del luogo. Un’ultima immagine testimonia la volontà di strutturare sempre meglio il Centro. Se a questo punto anche voi deciderete di far sosta al ristorante e vi verrà in mente di chiedere alla guida cos’erano quelle costruzioni lasciate a metà, vi risponderà che sono nuovi padiglioni in costruzione, perché quelli attuali sono insufficienti e in alcuni casi non adatti per i soggetti Per la gioia degli antiquari! ospitati (per es. la gabbia dei babbuini). Solo che grafa americana che aveva “scoperto” l’originalisi lavori sono fermi per mancanza di fondi. simo pennuto in una remota palude del Congo. Si Mi vien voglia di saperne di più e chiedo chi vede che a quel tempo le bufale avevano vita finanzia il Centro. Kennedy pare apprezzare il estremamente facile! Il pennuto era noto alla mio interessamento e racconta che la fonte prinscienza europea fin dal XIX secolo, sebbene non cipale sono i biglietti d’ingresso, cui si aggiungodiffuso in cattività. Non è a rischio di estinzione, no le donazioni dei privati e alcuni contributi istima resta comunque sotto stretta osservazione tuzionali. perché non è molto prolifico; pare si accoppi solIn altre parole, il denaro non basta mai. Non è tanto ogni cinque anni e anche se depone più solo il mantenimento degli animali a essere uova, di norma un solo piccolo sopravvive. ovviamente oneroso: il Centro non si limita ad Altro ospite di riguardo è il rinoceronte bianco alloggiarli e nutrirli! Vanno anche curati e fra i vari (Ceratotherium simum cottoni ). I tre esemplari compiti è previsto il supporto ai parchi nazionali. attualmente ospitati sono stati prelevati da una La conversazione porta a un cambiamento di zona considerata non sicura e si attende il programma. Finito di pranzare, anziché contimomento idoneo per reinserirli in natura. Il rinonuare il giro, Kennedy mi porta a vedere la “cliniceronte bianco si distingue dal nero non tanto ca”: vi è una sala operatoria, il laboratorio per le per il colore, bensì per la forma della bocca, che analisi e la farmacia. è “a becco” nel nero e “a fessura” nel bianco. Si Il personale lamenta la carenza di attrezzature potrebbe anche dire che il rinoceronte nero (vengo a sapere che praticamente tutto quello (Diceros bicornis) è quello che “non sorride” oltre che vedo è frutto di donazioni. “Bello!”, verrebbe ad essere particolarmente ombroso. I tre esemda dire, “peccato che si tratti di strumenti antidiplari stanno crescendo beatamente dopo esser luviani o poco più che giocattoli”. 103
Lake Victoria – riva sabbiosa
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Un eccellente laboratorio in funzione suolo e con vetrate sotterranee, di certo un tempo Donare qualcosa è senz’altro un nobile gesto. splendente, è oggi una pozza d’acqua stagnante Sarebbe però il caso di non regalare la roba che snobbata perfino dalle rane. altrimenti andrebbe buttata. Notizie più incoragFa parte della dotazione iniziale del Centro, il che gianti vengono dal versante delle iniziative rivolte significa che è stata costruita mezzo secolo agli studenti e più in generale a chi è interessato: addietro; uno dei vetri spaccati si potrebbe chi ha i giusti requisiti può presentare domanda anche sostituire, ma le crepe nelle pareti di per essere ammesso a uno stage di cemento (sottili, secondo gli standard attuali e breve/medio/lungo periodo, ovviamente autotirate su con una miscela “generosamente” arricfinanziato. Maggiori informazioni sono reperibili chita con sabbia) suggeriscono che sarebbe scaricando il “Volunteer handbook” a quest’indimeglio lasciar perdere il tutto. rizzo: Esiste anche una “sorella più piccola”, divisa fra http://uweczoo.org/long-stay-volunteer/ un potenziale paludario e una vasca in tutto vetro della capacità di ottanta litri. Sarebbero entramLa giornata volge al termine. Un ultimo sguardo al be recuperabili, se vi fosse il denaro necessario lago Vittoria… ci sono i ciclidi lì dentro! Forse qualper acquistare le pompe e rimettere in ordine cuno si chiede se è presente un acquario all’interl’impianto d’illuminazione. no del Centro (altrimenti perché mai staremmo Vi lasciamo qui, con le vostre considerazioni e i pubblicando quest’articolo? N.d.R.). La risposta è vostri progetti. Se pensate di poter essere utili, sì, ma è come se non ci fosse. Ho volutamente magari a rimettere in sesto gli acquari, con sforevitato di documentare fotograficamente quel che zi solidali e contributi personali, non esitate a sarebbe la “zona acquario” per abbandonare nelcliccare sui link dei siti web presenti in queste l’oblio qualcosa che è motivo di dolore per un vasche. Sarete immediatamente trasportati in acquariofilo. Una grande vasca della capacità di una realtà che pullula di vita e allo stesso tempo circa ventimila litri realizzata in cemento a livello del è bisognosa delle vostre attenzioni. 106
IL NONO un killi italiano di Alberto Solenne lungo la fascia adriatica –ionica, tirrenica e sulle isole maggiori, comprese l’isola d’Elba e le isole Eolie. Lo possiamo trovare in Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Lazio, Campania. Questa al momento è l’area di distribuzione conosciuta, ma chiunque avesse informazioni su altri biotopi può inviare informazioni o all’Associazione Italiana Killifish (
[email protected] oppure a
[email protected]). Poiché l’area di distribuzione è vasta (http://www.aquamaps.org/receive.php), i pesci
Quando ci si riferisce ai killifish non tutti sanno che ne esiste anche uno italiano: l’Aphanius fasciatus (Valenciannes, 1821) conosciuto più volgarmente come “nono”, che non ha nulla da invidiare per interesse ai coloratissimi Nothobranchius, Aphyosemion & C. Si tratta dell’unico membro della famiglia dei Ciprinodontidi presente in Italia. L’areale di distribuzione non è omogeneo lungo il territorio nazionale. Infatti è presente in maniera discontinua
Gruppo di Aphanius appena pescato. Si possono distinguere maschi e femmine e notare come le femmine siano più grandi dei maschi (Foto Solenne-Casamenti)
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Seconda linea A) Sud est Sicilia B) Centro nord Sicilia C) Sardegna D) Adriatica
Come tutti gli appartenenti alla famiglia, ha bocca rivolta verso l’alto in cui sono presenti 1216 denti mascellari. La bocca è più piccola rispetto alla media dei ciprinodontiformi a indicare che il pesce ha una masticazione lenta rispetto agli altri rappresentanti della famiglia. Il corpo si presenta allungato con pinne arrotondate. Nel terzo posteriore dorsale è presente la pinna dorsale che conta 10-13 raggi, mentre la pinna ventrale ne presenta 9-13. Da adulti raggiungono le dimensioni di 6-7 centimetri e solitamente le femmine sono più grandi dei maschi, i quali presentano lungo il corpo delle bande verticali dorate con riflessi blu mentre altre sono argentate. La pinna caudale invece è giallastra e nei momenti di massima colorazione dei pesci si presenta giallo limone. Le femmine mantengono le carat-
Maschio adulto. Risalta il giallo citrino della coda (Foto Solenne-Casamenti) hanno con il tempo acquisito caratteristiche morfo-genealogiche differenti e gli studiosi li hanno suddivisi in due diverse linee principali: Prima linea: A) Centro-nord tirrenica e Sardegna del nord B) Sardegna del sud e sud tirrenica C) Costa adriatica
Veduta del biotopo salmastro citato nell’articolo (Foto Solenne-Casamenti) 109
Dettaglio del biotopo salmastro. È possibile notare come in questo punto l’acqua sia completamente stagnante (Foto SolenneCasamenti) soprattutto nel biotopo salmastro, ho evidenziato un’imponente invasione di gambusie che sicuramente sono entrate in competizione per il possesso del territorio. In questo periodo è facile trovare degli esemplari giovani o appena sessuati, più facili da acclimatare all’allevamento in cattività. Nel biotopo ho raccolto anche gamberetti di mare e granchi, esemplari che possono essere allevati insieme al nono, per ricostruire un ambiente più naturale in acquario.
teristiche dei killi, in quanto sono meno appariscenti, con una colorazione grigiastra e 10-14 bande verticali con piccole macchie scure. Vivono prevalentemente in acqua salmastre o saline, ma in Sicilia sono conosciuti anche biotopi in corsi d’acqua dolce.
L’allevamento di questo pesce è certamente affascinante! Occorre dedicargli un acquario con salinità 1035 e una temperatura compresa tra i 16 e i 27 °C (meglio seguire il ciclo stagionale delle nostre latitudini). Alcuni allevatori, con il tempo, hanno provato ad abbassare la salinità dell’acqua di allevamento, ma i migliori risultati si sono ottenuti mantenendola costante, constatando una maggior longevità dei pesci. Molti appassionati di killi li allevano in vasche da 20 litri circa, con filtrini ad aria e l’aggiunta di “mop” per la raccolta delle uova.
Personalmente ho raccolto diverse volte degli Aphanius nei pressi di Marina di Cervia, sempre nello stesso periodo, tra metà settembre e inizio ottobre, periodo non sempre propizio. La località in cui ho raccolto i pesci aveva due biotopi molto vicini di cui uno di acqua salmastra mentre il secondo di acqua marina. Negli ultimi anni,
In questa foto è possibile osservare i due biotopi citati nell’articolo. In primo piano quello salmastro, mentre superata la strada si può osservare quello in marino (Foto SolenneCasamenti)
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Gabriele Casamenti durante la raccolta in occasione di una convention AIK alla quale altre all’autore dell’articolo, ha partecipato Wolfang Eberl, esperto di killi di fama mondiale Come alimentazione, dopo un periodo che può durare anche qualche mese a base di naupli di Artemia, Artemia viva o congelata, i pesci (anche quelli di cattura) si adattano a mangiare Chironomus, drosofile, e cibi commerciali, sia in scaglie sia in granuli. Aphanius non pone quindi nessun tipo di problema per quel che riguarda l’alimentazione. Il nono è un pesce con un ciclo vitale breve: due anni circa, anche se alcuni allevatori hanno riportato esempi di pesci più longevi, ovvero fino a 4 anni, ma si trattava comunque di varietà di Aphanius non italiane. È oviparo e in natura il periodo riproduttivo va da aprile a luglio. È una specie che pratica il cannibalismo e dopo la riproduzione si ciba delle proprie uova. L’accoppiamento avviene, come per tutti i killi, con parate da parte del maschio verso la femmina disponibile. Una volta affiancata la abbraccia con la pinna dorsale e con la pinna ventrale fino ad assumere la tipica posizione ad “S” dei killi quando depongono. Sono pesci molto avidi, che vanno a caccia delle loro uova una volta deposte, per cui in cattività bisogna contare sulle poche uova deposte sul
“mop”, ma come sempre, più si riesce a ricreare un biotopo simile a quello naturale, maggiori sono le probabilità di successo con l’allevamento e la riproduzione.
Le uova deposte sono piccole e trasparenti. Dopo 3 giorni compare la notocorda, tipica linea nera indice dello sviluppo embrionale e, nell’arco di 7-10 giorni, lo sviluppo è completo e gli avannotti sono pronti. Alla nascita misurano circa 4 mm e cominciano ad alimentarsi dopo 36 ore, con naupli di Artemia che spesso costituiscono l’alimentazione per 3-4 mesi. La crescita è molto lenta. Infatti dopo tre settimane misurano 11-12 mm; dopo 4 mesi 22-23 mm e al sesto mese circa 35 mm. È in questo periodo che si possono riconoscere i maschi dalle femmine. In natura il rapporto sessi m/f è 1:2, ma non dispongo di dati al riguardo in cattività. Dopo la nascita occorre aspettare qualche mese prima che i giovani esemplari siano adatti a riprodursi. Come per molte altre specie, un fattore importante che influenza la capacità riproduttiva in cattività è la disponibilità di cibo, che per i killi deve 111
In queste foto è possibile osservare altri biotopi non molto distanti da quelli delle foto precedenti, in cui sono presenti gli Aphanius le esperienza. Come riportato in alcune pubblicazioni, c’è la necessità di eseguire ulteriori ricerche e studi che riguardino non solo la reale e ulteriore diffusione biologica della specie, ma anche sugli aspetti riproduttivi e di allevamento in acquario, per arrivare a standardizzare dei protocolli che ne permettano eventualmente l’utilizzo e lo studio delle capacità culicide ex situ, per poter eventualmente coinvolgere enti pubblici e privati nei progetti di conservazione della specie. essere varia e soprattutto basata su cibo vivo. L’Aphanius fasciatus è un pesce che ha enormi potenzialità per gli studiosi e per l’ambiente poiché è un bioindicatore della qualità delle acque, inoltre ha dimostrato sperimentalmente un’enorme potenzialità nella lotta alle zanzare maggiore rispetto ad altre specie alloctone introdotte in natura, come per esempio le gambusie, che, come riconosciuto, hanno purtroppo la capacità di alterare gli equilibri biologici in natura come anch’io ho potuto constatare nella mia persona-
Qualora fossi riuscito a interessare qualche lettore a sperimentare l’allevamento di questo pesce, non resta che fornire qualche indicazione su come reperirli. Certo non essendo pesci tropicali avremmo la possibilità di tentare la cattura in natura, magari durante le ferie. Con questo non voglio promuovere il depauperamento dei siti biologici italiani, ma semplicemente la voglia di sperimentare e ricercare che può essere insita in ognuno di noi. 112
Se questa ricerca avvenisse in località dove gli Aphanius non sono ancora stati riconosciuti come presenti dai ricercatori, ma avessimo la possibilità di segnalarlo, eventualmente usando le indicazioni di qualche pescatore locale per conoscere eventuali punti di raccolta, sarebbe un modo per partecipare allo studio della specie, in maniera costruttiva e attiva. Va ricordato però che il nono è inserito in allega-
to III della convenzione di Berna (fauna protetta), inclusa nella Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature and Natural Resources) tra le specie a basso rischio (LC). Un altro modo molto più semplice per potersi procurare pesci di cattività, è quello di contattare le associazioni come A.I.K. e partecipare alle loro convention annuali, dove è possibile ammirare molti altri killi.
Bibliografia Arbuatti A. (2011). Riproduzione e conservazione di Aphanius fasciatus: stato delle popolazioni italiane e possibili strategie di salvaguardia. Poster presentato al XIX Congresso nazionale AIK Modena, 20-21 maggio 2011 Leboulanger C. (1999). Les Cyprinodontides du bassin méditerranen. Bulletin du KCF 93026 WEB: http://www.ittiofauna.org/webmuseum/pesciossei/cyprinodontes/cyprinodontidae/aphanius/aphaniusfasciatus/aphaniusfasciatus0.htm WEB: http://www.sssn.it/PDF/PDF%20NS%2033/115-126.pdf
Il carbone conosciam di Alessandro Crudo, prima parte Iniziamo in questo numero un articolo in due parti, dedicato a uno dei materiali filtranti più diffusi e meno conosciuti. Nonostante il carbone attivo (CA) abbia parzialmente perso la sua funzione principale, cioè quella di rimuovere i residui dei farmaci o biocondizionatori come li chiamavano le aziende produttrici, prima che compromettano l’equilibrio biologico in acquario uccidendo i batteri, è oggigiorno ancora un valido alleato per la salute del nostro acquario. Reputo spesso che se ne fraintenda l’importanza e la necessità d’uso ed è per questo che ho deciso di stendere due righe su questo tanto conosciuto ma sempre meno apprezzato materiale.
Il CA è utile per eliminare dall’acqua residui di trattamenti terapeutici Dal carbonio al carbone Il Carbonio, è questo l’importante elemento che costituisce il CA, ed è su questo elemento che si basa la nostra esistenza. Nelle sue forme più comuni lo conosciamo tutti: il diamante (quale donna non lo conosce in tutte le sue forme?), la grafite e il carbone attivo, o nella sua forma più conosciuta dagli amanti del barbecue, il carbo-
Nell’acquario marino come nel dolce, la presenza di inquinanti organici viene abbattuta dal carbone attivo 114
ttivo: olo meglio ne, che diventa attivo dopo aver subito un “sem plice” trattamento termico supplementare. Perché si dice attivo? Il Carbonio è presente in svariate forme cristalline che hanno caratteristiche chimico-fisiche completamente diverse e tutto dipende da come è legato. Il diamante, per via della sua struttura reticolare compatta, ha un’elevata durezza e una bassissima, se non nulla, reattività; la grafite, pur non avendo un’elevata durezza, ha una struttura che stabilizza i legami chimici tra gli atomi, riducendo la possibilità di formare legami chimici con altri atomi. Il carbone attivo è costituito da atomi di carbonio la cui struttura chimica ha subito uno shock, non permettendo agli atomi di legarsi in forma ordinata, rimanendo dunque con elettroni non legati, quindi attivi. Dal carbone al carbone attivo Storicamente non si riesce nemmeno a risalire al periodo del suo primo utilizzo, ma certamente si ritiene risalga a prima dell’età del fuoco. Già nella preistoria ci sono prove del suo utilizzo come pigmento naturale e come farmaco contro le intossicazioni; tuttora le piccole tribù di tutto il pianeta ne fanno un uso costante. Nell’età egizia e in quella mesopotamica, sono state rinvenute iscrizioni riportanti le prove del suo utilizzo per chiarificare ed eliminare i cattivi odori dall’acqua, senza poi dimenticare quanto sia stato importante nella storia cinese per l’utilizzo nella fabbricazione di armi, quando
Pesci delicati richiedono un’acqua molto pura e il carbone attivo, eliminando molti composti organici, riduce anche la carica batterica in sospensione 115
Quando l’acqua comincia a colorarsi di bruno e le alghe epifite proliferano, è giunto il momento di aggiungere un sacchetto di carbone attivo nel filtro La produzione Il 70% del CA é prodotto dal legno, dal carbon fossile (l’antracite) e dal guscio delle noci di cocco (quest’ultimo è utilizzato per la produzione di carbone attivo di altissima qualità); il 26% della produzione proviene dal recupero del CA stesso, mediante il processo inverso, detto desorbimento termico, che consiste nel riscaldare il CA esaurito a 900 °C, in corrente di azoto, o nell’estrarre con solventi le sostanze adsorbite per poi riattivarlo nuo-
intuirono la sua capacità di legarsi al ferro conferendone bassa reattività (sfavorendo la formazione della ruggine), maggiore durezza e nuove proprietà chimico-fisiche. A oggi l’uso del carbone è divenuto essenziale, dapprima con le macchine a vapore e successivamente come riparatore di danni provocati dall’uomo contro inquinamento dell’acqua e dell’aria. Da qui in poi… la ricerca scientif ica ha chiarito l’importanza di questo materiale e la “necessità” di utilizzo, facendo nascere dei veri e propri impianti che oggigiorno producono e recuperano tonnellate di questo importante materiale, quale il Carbone in forma attiva.
Il CA può modificare alcune caratteristiche dell’acqua se non è di buona qualità. Meglio accertarsi che sia inerte 116
Esistono tantissimi tipi di carbone attivo in granuli ne evita la combustione e limita la formazione di anidride carbonica, che comporterebbe la perdita di carbonio e alla riduzione dei siti specifici di reattività.
vamente. Il restante 4% circa del carbone attivo mondiale proviene dal recupero degli pneumatici, mediante processo di pirolisi o processi termici simili. In linea generale, la produzione del carbone attivo consiste nel “non far bruciare” le materie prime a 400 - 600 °C, alla presenza di una piccola quantità di aria. Questa fase distrugge e libera gli atomi di carbonio dalle sostanze organiche ed evita la formazione di idrocarburi (molecole composte di carbonio e idrogeno: la loro formazione comporta perdita di carbonio). Successivamente, una corrente di CO 2 e vapor d’acqua a 800 – 900 °C riduce, scompone ed elimina gli elementi legati al carbonio, spezzando (shock reticolare) i legami con il carbonio che rimarranno liberi per l’utilizzo finale. L’assenza di ossigeno nel processo di produzio-
Classificazione, caratteristiche, impiego Il Carbone attivo, in linea di massima, è classificato in: PAC: Carbone Attivo in Polvere, con diametro delle particelle inferiore a 0,1 mm e in genere utilizzato nell’abbattimento degli inquinanti nei fumi di combustione delle industrie. GAC: Carbone Attivo Granulare, con diametro delle particelle superiore a 0,1 mm, in genere utilizzato nel trattamento delle acque. CA estruso: si tratta di PAC compresso in cilindretti da 0,5 cm di diametro o più, ed è spesso utilizzato in campo acquaristico e domestico, come filtro nelle cappe delle nostre cucine. In pratica ha le stesse caratteristiche del PAC che ovviamente, data la finezza delle particelle, non
Un misuratore in continuo di pH, ci mette al riparo da effetti dannosi e imprevisti al momento del cambio di carbone attivo nel filtro
Un buon carbone attivo vegetale non fa aumentare il tasso di fosfati disciolti
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Anche nel laghetto, il carbone attivo è utile per chiarificare l’acqua e renderla cristallina 118
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Un filtro meccanico-adsorbente si basa sull’azione fondamentale del carbone attivo per assicurare condizioni ambientali ideali a tutti gli ospiti dell’acquario ma segue delle linee di produzione completamente diverse. La classificazione (o meglio la determinazione del costo!) in genere si effettua considerando le sue proprietà fisiche e chimiche secondo parametri standard che ne determinano la capacità di adsorbimento con determinate sostanze e le sue proprietà. Eccone alcune: Adsorbimento di iodio In genere si esprime in ml di una soluzione a concentrazione nota di Iodio adsorbiti da 1 grammo di CA. Questo test consente di stabilire il numero di micropori presenti e la sua capacità di adsorbire molecole a basso peso. Blu di metilene Sono i ml di soluzione a titolo noto (1g/L) di blu di metilene (si! Proprio quello utilizzato come curativo in campo acquaristico) adsorbiti da 1 g di carbone attivo. Questo test è anch’esso indice delle dimensioni dei pori e della capacità di adsorbire molecole di medie dimensioni.
sarebbe utilizzabile nelle acque ed ha a suo favore una maggiore quantità di siti attivi, occu pando meno volume (sempre in relazione alla qualità del prodotto!).
Numero di melassa Indica la capacità del carbone attivo di adsorbire molecole ad alto peso molecolare. In genere questo parametro è richiesto qualora l’uso del CA debba essere destinato al trattamento di fumi e
Tralasciando il CA per uso analitico, le due forme fisiche sono molto diverse per proprietà chimico-fisiche, e costi di produzione; in pratica il PAC non deriva dalla macerazione del GAC
Parametro Superficie specifica Ceneri dopo trattamento a 600 °C Adsorbimento di iodio Adsorbimento di blu di metilene
Unità di misura
GAC
PAC
(Carbone attivo granulare) (Carbone attivo in polvere)
m2/g % ml/g di CA ml/g di CA
600 - 800 5 2 10
Proprietà chimico-fisiche delle diverse forme di CA.
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900 - 1000 8 6 21
CA per uso analitico
Min 1200 <1 12 20
acque che contengono inquinanti ad alto peso molecolare (Diossine, Furani, pesticidi, ecc.). Ceneri e pH rilascio di sostanze solubili Il contenuto di ceneri è dovuto in genere alla presenza di ossidi metallici rimasti intrappolati nel CA. In genere il CA non dovrebbe essere considerato tale se il contenuto di ceneri supera il 10%, ma di solito non eccede il 5%. Questo paramento è molto importante qualora il CA sia utilizzato nel trattamento delle acque poiché il rilascio di tali sostanze provoca una sensibile variazione di pH. Sulle schede tecniche di prodotto questo parametro è sempre indicato assieme alla reazione di pH. Volume specifico e superficie specifica di adsorbimento Sono importanti prove utilizzate per classificare la qualità e il costo del CA. Permettono di calcolare il volume specifico dei pori e della superficie specifica di adsorbimento. Il volume specifico è il rapporto tra volume dei pori in ml e il peso del CA in grammi, un basso volume di pori indica una maggiore densità, minore presenza di siti attivi e limitata le possibilità dell’aria o dell’acqua di attraversare le cavità del CA. La superficie specifica di adsorbimento, indice di adsorbimento di azoto, permette di conoscere l’attività dei siti attivi. Questa prova si esegue calcolando la quantità di azoto adsorbita a diverse temperature (finanche 800 °C) e permette di
calcolarne la superficie di adsorbimento, generalmente espressa in m2/g in rapporto anche alla temperatura di esercizio del CA, poiché l’utilizzo di quest’ultimo può essere sia a basse temperature, come nel caso delle acque (GAC), che ad alte temperature, come nel caso dei gas di com bustione (PAC). La superficie di adsorbimento, l’efficienza di adsorbimento e la dimensione e la distribuzione dei pori, sono atte a determinare la capacità reattiva del CA. L’attuale impiego principale del CA è ricercabile, come già detto, nel trattamento delle acque e dei gas di combustione nelle industrie. Ovviamente, in entrambi i casi, le caratteristiche richieste sono assai diverse. Infatti, un CA a bassa capacità di adsorbimento, ad alte temperature sarebbe pressoché inutile in un impianto industriale, in cui i fumi da trattare hanno tem peratura elevata. Nelle acque, se la capacità adsorbente del CA è distribuita solo alle molecole a basso peso molecolare, difficilmente riuscirà a “catturare” le molecole più complesse, che in genere tendono a non essere facilmente metabolizzate dai batteri. Ci fermiamo qui con questo numero, per permettere a tutti, esperti e meno esperti, di “digerire” le tante informazioni fornite. Continueremo il prossimo numero, con un esame approfondito del significato e delle potenzialità in acquario del processo di adsorbimento.
Aquariophylia in…
poesia
Avannotti Lucia Gaddo Zanovello Non la piccola stella di un bacio ma l’onda alta del mare si poserà sulla tua attesa naufragata nei silenzi che pesano con l’abisso della solitudine Sarà una risacca quieta la risposta come sole che dice scintille sulle crespe gocciole rideranno la tristezza sulle squame iridate Saprai allora guizzando sciolto da ogni paura che da sempre anche branchia salda fosti per provate alture aperte per i riversati flutti fra le sponde.
(da “Un parlare d’acqua”)
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Questo mese l’acquario ospita ancora una poesia di argomento naturalistico, anzi, la sua autrice, Lucia Gaddo Zanovello, ci consegna il momento più bello per qualsiasi appassionato: quello della nascita di una nuova vita. Gocce, scintille, guizzi… tante infinite magie che sapranno farci godere, proprio come alla vista di quelle meravigliose gocce di vita pura nel momento in cui sgusciano dall’uovo. Come sempre la rubrica curata da Mariella Bettarini riesce a stupire e commuovere. Tuffatevi pure, senza timore.
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IL COPPACQUARIO: rotonde evasioni, evidenti emozioni di Tony Di Meglio & Valerio Zupo Disposta su una parete di vetro si nota l’effetto dell’illuminazione di piccole Caridina Red Cherry Sakura, poi trasferite prontamente in una vasca adeguata, a sostenere il loro corretto sviluppo. La sfera ha un volume totale di un litro, avendo una circonferenza di 43 centimetri per 11 cm di altezza. Prima di cominciare l’allestimento vero e proprio abbiamo prodotto un’elevata quantità di Spiky moss legato a una roccia per un periodo di circa due mesi. Allo scopo è stato utilizzato un recipiente largo sistemato in piena luce con un’aggiunta di luce artificiale e contenente acqua fertilizzata. Al termine del processo la composizione è stata molto semplice. Sul fondo del recipiente è stato disposto uno strato di sabbia Dennerle per gamberi, di colore bruno chiaro. Su questo strato è stata poggiata la roccia contenente il muschio, facendola leggermente penetrare nel fondo per renderla più stabile. La vaschetta è stata quindi riempita con acqua da osmosi, avente una conduttività attorno ai 250 μS e un pH prossimo alla neutralità. L’illuminazione è affidata ad una lampada al neon da 9 watt sistemata su una piccola plafoniera
La storia nasce da una piccola coppa. Non quella più famosa dell’Olimpo, ma una semplice, innocente ampolla, reperita per caso in un negozio di acquari e destinata, probabilmente a rendere difficile la vita per organismi di medie dimensioni da allevare in un ambiente ristretto. Le nostre idee erano diverse, naturalmente. Abbiamo voluto allestirlo come acquario completo, ma aggiungendo una quantità adeguata di piccoli organismi, in modo da rispettare le esigenze minime vitali e di spazio per ogni animale e ogni vegetale. Abbiamo anche voluto effettuare una sorta di prova generale, aggiungendo, subito dopo l’allestimento, un gran numero (38) 124
La vasca poche ore dopo l’allestimento
Un acquario di questo tipo rende vivo qualsiasi ambiente domestico 125
I piccoli Red Cherry si sono subito ambientati dopo l’introduzione
orientabile. La vaschetta è comunque prossima ad una finestra dalla quale riceve, per alcune ore del giorno, luce solare diretta. Questo produce una leggera proliferazione di alghe sulle pareti esposte ed è necessario quindi un apposito attrezzo, un raschietto curvo, per ripulire i vetri
conservando sempre la massima trasparenza. La vasca è poggiata su una lastra di vetro. I trentotto Red Cherry da 4 mm di lunghezza sono stati quindi inseriti immediatamente e si sono ambientati, disponendosi sulla roccia centrale e cominciando le loro normali attività. Come suddetto, l’esperimento è durato poco perché non si voleva produrre stress nei piccoli gamberetti, ma riteniamo che una coppia di Caridina, eventualmente in compagnia di piccoli molluschi, possa vivere abbastanza bene in un acquario come questo. Piccoli cambi parziali, di circa mezzo litro ogni mese, potranno contribuire a mantenere l’acqua pulita e l’ambiente in condizioni ideali. Come si nota l’effetto è molto attraente e il piccolo ambiente, pur nella sua semplicità, si presta a divenire un punto di attrazione per qualsiasi ambiente domestico, senza richiedere eccessive cure né opera di filtraggio, grazie alla notevole biomassa vegetale presente, che cresce rapidamente e bilancia la presenza di minuscoli invertebrati.
L’acquario è dotato di notevole visibilità nonostante le pareti curve
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vai col...
w w w
link! a cura di Mario Loffredo
In questa rubrica prendiamo in considerazione ogni mese un argomento di base, per guidarvi nella perfetta comprensione dei principi e delle tecniche che ogni buon acquariofilo dovrebbe conoscere. Oramai la
rete offre una vasta gamma di notizie in proposito e non è necessario, dunque, che Aquariophylia predisponga articoli specifici in merito. La rete, però, contiene anche tante notizie errate, non essendo verificate in alcun modo. Per questo motivo un esperto della rivista si prenderà cura di leggere ed esplorare suggerendo solo pagine corrette o, perlomeno… non totalmente scorrette! In tal modo potrete godere di una navigazione “sicura”, sfruttando le recensioni proposte ogni mese. Vi proporremo pagine in varie lingue, per assecondare le vostre preferenze, indicate dalle bandierine al fianco di ogni link , per assecondare le vostre preferenze. Accetteremo ovviamente con grande piacere anche i vostri suggerimenti: se avete trovato una pagina particolarmente interessante, inviateci un riferimento e saremo felici di valutarla ed eventualmente recensirla. 128
Oggi parliamo di…
BIOCONDIZIONATORI Il termine è molto generico, spesso abusato, talvolta incomprensibile nelle applicazioni. In generale con questo termine intendiamo una serie di prodotti che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) produrre delle azioni positive per l’acquario, come ad esempio rendere l’acqua di rubinetto adatta alla vita di pesci e piante, flocculare il particellato organico, migliorare la fun-
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zionalità del filtro, accelerare la degradazione della materia organica, difendere il muco dei pesci, ecc. In pratica, molti di questi prodotti servono solo a venire incontro a un’inconscia necessità dell’acquariofilo di “fare qualcosa di buono” per i propri pesci e contengono solo acqua, poche vitamine e un colorante, che dia l’impressione di un contenuto “efficace”. In questo caso bisogna solo sperare che non contengano nulla di dannoso per l’acquario. Eppure esistono tantissimi biocondizionatori assolutamente indispensabili per qualsiasi acquario, come quelli che servono a produrre una concreta e rapida maturazione del filtro, o quelli che eliminano selettivamente alcune sostanze inquinanti. Tutti questi prodotti divengono critici in alcuni momenti, quando è importante, ad esempio, produrre una rapida detossificazione, o si deve eliminare del detrito organico che produce acqua lattiginosa e patine in superficie. Come muoversi in questa giungla? È possibile fare luce sulla questione e saper distinguere tra i biocondizionatori “fasulli”, assolutamente inutili e inutilmente costosi, e quelli utili, che divengono spesso indispensabili? Vi aiutano i
link che seguono, attraverso i quali
sarete rediretti a siti italiani e inglesi che discutono di questi argomenti.
http://www.acquadivetro.com/Allestimento/I%20Biocondizionatori.html http://www.acquariofiliaitalia.it/seraitalia/tutto_acquario_esperto_risponde/acqua_acquario_a_cosa_serve_il_biocondizionatore.html http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080608111743AAitx3b http://www.ilgrandeblu.it/le%20falsita.htm http://forum.pianetadonna.it/hobby-fai-da-te/11625-domanda-su-acquario-e-biocondizionatore.html http://www.aquariophylia.it/home/index.php?option=com_kunena&func=view&catid=8&id=400&Itemid=72 http://www.inseparabileforum.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=38235 http://www.acquariforum.com/forum/archive/index.php/t-928.html http://www.discusfriends.org/index.php?option=com_content&view=article&id=28:i-biocondizionatori-in-acquadolce&catid=4:chimica&Itemid=14
http://www.squidoo.com/my-first-aquarium http://www.youtube.com/all_comments?v=yIgx4S7vPHM&page=1 http://www.bluecrab.info/forum/index.php?topic=91.5;wap2 http://www.thetropicaltank.co.uk/rev-cond.htm http://www.petshrimp.com/discussions/viewtopic.php?f=2&t=3786
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LA SCHEDA DEL MESE
Ghiozzo paganello ( Linneo, 1758 ) Fabio Russo e Francesco De Rosa Phylum: Cordati Superclasse: Osteitti Ordine: Perciformi Famiglia: Gobidi Descrizione: i gobidi sono discretamente difficili da riconoscere; tutti presentano due pinne dorsali. I caratteri distintivi di questa specie sono i numerosi raggi liberi delle pinne pettorali simili a un ciuffo e la prima pinna dorsale bordata da una banda arancio o giallastra. Il colore è estremamente variabile e non è identificativo della specie. Cambia in base all’ambiente e addirittura all’umore. Habitat: vive su fondali ricchi di rocce, eventualmente misti a sabbia o fangosi e lo si ritrova anche su fondali ricchi di sassi, dalla superficie a 10 m di profondità. Biologia: si tratta di una specie predatrice che si nutre di crostacei, molluschi e anellidi. Può adattarsi a vivere anche in acqua salmastra ed è comune nelle lagune e nelle zone portuali. È una specie molto socievole, facilmente avvicinabile. Se spaventato si nasconde rapidamente sotto una roccia! Ambiente in vasca roccioso Illuminazione tollera illuminazione anche intensa Temperatura mal sopporta temperature superiori ai 23-24 °C Osservazioni Uno dei gobidi più belli da tenere in vasca. Si abitua subito alla vita in cattività ed è capace di risalire fino in superficie per mangiare. È un predatore abbastanza vorace. Infatti Palaemon e piccoli paguri ne rimangono facilmente vittime. Si fa rispettare dagli altri ospiti senza però essere prepotente. Ama ambienti con anfratti. In mancanza scava buche, quindi è da sconsigliare in caso di conduzione con sistema DSB. parametri chimici buoni Alimentazione accetta qualsiasi tipo di alimento fresco, liofilizzato o a scaglie . Incompatibilità Palaemon, piccoli paguri e piccoli Chordata foto di Fabio Russo 132
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Il contributo dei nostri lettori Ve lo abbiamo scritto in varie occasioni: i vostri contributi sono preziosi, ben accetti, desiderati, utilissimi. Insomma, se voi scrivete noi pubblichiamo. Potreste dare un vostro parere personale su qualcuno dei prodotti da noi precedentemente recensito, ma anche semplicemente raccontarci una storia accaduta nel vostro acquario. Noi saremo più che felici di divulgare le cose più interessanti. Della vasca di questo lettore vi avevamo già dato un filmato, come da lui stesso realizzato e postato su YouTube. In base ai vostri feedback però ci pare giusto andare oltre. Visto che lo stesso lettore ha prodotto una serie di belle foto, vogliamo oggi proporvele, perché meritevoli di attenzione.
I protagonisti LA VASCA DI DANIELE RUSSO Ciao a tutti, vi presento la mia vasca: Tank Size: 65 x 38 x 45 cm Sump Size: 50 x 30 x 40 cm Lighting : HQI E40 250w (no t5) Movement : Vortech mp10 -1° generation Skimmer : Bubble Magus Nac 3.5 Cone Skimmer Calcium Reactor : Bubble Magus C-100 1AT
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Come di Antonio Piccolo
In questa sezione verranno proposti ogni mese FILMATI tesi a dimostrare attività di particolare rilevanza, oppure a illustrare argomenti e concetti che non potrebbero essere facilmente fruibili attraverso le classiche presentazioni con testo e foto. Preghiamo i lettori stessi di volerci proporre argomenti di loro interesse, in modo da permetterci di soddisfare le loro reali aspettative.
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si fa... Intervista Questo mese la rubrica del Come Si fa continua con la serie delle interviste a esperti di varie ditte del settore. In questo numero si parla di batteri vivi, molto particolari, da trattare con cura ma in grado di produrre una rapida “partenza” del filtro, per rendere l’acquario vivo e funzionale. Tuttavia si parla anche di alimenti Tetra Natura, contenenti ingredienti naturali, facili da gestire e tali da costituire un cibo completo, facile da utilizzare, comodo da somministrare. Il contatto diretto con esperti delle maggiori aziende internazionali che Aquariophylia sta promuovendo a partire dal numero precedente, potrà
favorire non solo una migliore conoscenza delle loro produzioni, ma anche un’ottimale integrazione top-down, che accresca la consapevolezza di quanto utilizziamo ogni giorno. Per saperne di più basta cliccare sul filmato!
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NEL PROSSIMO NUMERO... in breve Abbiamo dato anche questo mese il massimo, coi mezzi a disposizione, per produrre una pubblicazione ricca, esperta, divertente. Siamo naturalmente già al lavoro per presentarvi il prossimo. Vi diamo subito alcune anticipazioni, anche se la redazione del numero autunnale non è ancora completa, a causa del perdurare delle vacanze estive di tanti nostri collaboratori. . Abbiamo iniziato in questo numero un’analisi accurata del carbone attivo, per definirne caratteristiche chimiche e fisiche, tipologie, possibili usi. Continuiamo il mese prossimo la nostra discussione, che concluderemo a tutto vantaggio di esperti e meno esperti, per consentire un uso consapevole di quelle “scatole” di materiale nero presenti negli scaffali di qualsiasi negozio di acquari.
Turf Scrubber, o ATS). Il principio molto basilare era che nitrati e fosfati sono ottimi fertilizzanti, e favoriscono la crescita delle alghe: a questo punto trovare un sistema di far crescere le alghe in un punto voluto. Nel prossimo numero vi sveleremo i segreti di questo particolare, utilissimo, spesso dimenticato tipo di filtri. E nel successivo passeremo alla pratica, indicandovi passo per passo come realizzarlo a casa vostra. Non mancate all’appuntamento! . Solo uno sfondo marino per una poesia che è una fiaba, ma si svolge all’alba. Insomma… una fialba! Di cosa si tratta? Difficile da spiegare: la poesia va assaporata, non certo descritta. Non resta che attendere ottobre per saperne di più. . Lo abbiamo annunciato più volte e per vari motivi editoriali abbiamo dovuto rimandarlo. Che sia questa la volta buona? Per il prossimo numero, abbiamo in programma la pubblicazione dell’articolo sui piccoli ciclidi che appaiono quasi spariti dai negozi del settore. Il boom si è registrato tra l’inizio degli anni 90 fino a circa la metà del decennio scorso, per poi andare pian piano a scemare, in un modo tale che definire “preoccupante”, per un appassionato.
. Il nostro dispettoso pesciolino è stato abbastanza criptico nel comunicare alla redazione l’argomento del prossimo numero. Ha farfugliato qualcosa a proposito di sponsor, problemi economici, crisi, fiducia, acquariofilia consapevole. Ma lo conosciamo bene e sappiamo che sarà pronto a cambiare tutto all’ultimo momento, secondo l’umore del giorno. Quindi non attendiamoci troppo da lui… si sa, bisogna rispettare le ubbie dovute all’età avanzata!
i . Vi è piaciuto il reportage dall’Africa di questo mese? Il nostro esperto collaboratore è già pronto a presentarvi una nuova esperienza entusiasmante. Dove ci accompagnerà il prossimo mese? Un parassitologo tedesco aveva già
. Il curatore della vasca di ambiente tropicale al prestigioso Smithsonian Institute a Washington, nei primi anni ’70 studiò i fondamenti dei cicli dell’azoto e del fosforo e mise a punto il famoso filtro ad alghe (Algal 140
tentato l’impresa ed ha narrato la sua “avventura” fra i Boscimani del Kalahari nel libro “Namkwa”, distribuito in Italia da Rusconi; leggere la sua storia trasporta in un mondo che non è più e descrive i primi passi del cambiamento dello stile di vita di un popolo. Ma cosa ci riserverà il viaggio dell’esperto? Per godere anche di questa esperienza entusiasmante dovrete attendere un mese ancora.
glia è caratterizzata da soggetti di una grandissima varietà di forme, colori e disegni; le specie sono più di 300 e trovano il loro habitat ideale su fondi sabbiosi, dove cacciano altri piccoli molluschi che costituiscono la parte predominante della loro dieta. Naturalmente questa è solo una parte del “menu” che stiamo cucinando per voi. Se volete saperne di più, dovrete scaricare il prossimo numero ma, ancor meglio, se desiderate “piatti” particolari, non avete che da scrivere alla redazione e riusciremo a trovare i maggiori esperti nazionali e internazionali in grado di rispondere ai vostri quesiti e risolvere i vostri dubbi. Scrivete con fiducia, dunque, perché assecondare tutti i vostri desideri e rendere il vostro hobby ogni giorno più divertente e appassionante, è la nostra ragione di vita.
. La rubrica NonSoloAcquari continua con la collezione delle conchiglie. Questa volta parleremo di Olividi. Non si tratta di frutti da olio, ma di magnifici gasteropodi che potremo imparare a distinguere, raccogliere, conservare. Sono conchiglie assai particolari per il loro aspetto lucido e variegato e una forma elegante che fa di loro “prede ambite” per collezionisti. La fami-
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