BUFO ALVARIUS
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Bufo alvarius: Il rospo psichedelico del deserto di Sonora
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Sostanze bioattive: dalla pelle di un anfibio al cervello di un uomo
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Il rospo in natura e nell'iconografia degli Olmec
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L'esperienza psichedelica come incontro spirituale
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Trip Reports con Bufo Alvarius
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Referenze bibliografiche
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Bufo alvarius: Il rospo psichedelico del deserto di Sonora di Albert Most Gila, Arizona, Estate 1983 Speciali ghiandole multi-cellulari concentrate sul collo e gli arti di B.alvarius producono un viscoso veleno bianco-lattaginoso che contiene grandi quantità del potente allucinogeno 5-MeO-DMT. Quando vaporizzato dal calore e portato nei polmoni in forma di fumo, questo alcaloide produce una incredibilmente breve ed intensa esperienza psichedelica. Non ci sono spiacevoli o nocivi effetti. Al contrario, un piacevole afterglow psichedelico appare abbastanza regolarmente dopo aver fumato il veleno del B.alvarius, il rospo del deserto di Sonora. Parte prima Il deserto di Sonora è una vasta area dai confini irregolari che si estende per circa 310.000 Km dal sud-est della California attraverso la parte meridionale dell'Arizona, spingendosi a sud fino a Sonora, Messico. Il deserto si eleva dal livello del mare fino a raggiungere oltre 1500 metri, dove gli aridi bassopiani di mesquite e cresoto sono tagliati da canyon montagnosi di quercia e sicomoro. E' una zona aspra in cui la temperatura può raggiungere i 60°C all'ombra e la piovosità tocca appena i 127 mm annui. Uno degli abitanti più eccezionali del deserto di Sonora è il rospo indigeno, Bufo alvarius. Sebbene il
genere Bufo comprenda più di duecento specie di rospi, il B.alvarius è l'unica specie che vive esclusivamente nel deserto di Sonora. A differenza della maggior parte dei rospi, il B.alvarius è semi-acquatico e deve restare nelle vicinanze di una fonte sicura d'acqua per poter sopravvivere. Di conseguenza, l'habitat prediletto da questa specie è costituito dai canali di scolo dei fiumi e ruscelli permanenti del deserto di Sonora. Questo delicato ambiente desertico, come la maggior parte dei luoghi sulla terra, non è stato trascurato dall'uomo nella sua costante opera di manipolazione della natura, ma abbastanza sorprendentemente, lo stile di vita semi-acquatico del B.alvarius ha coinciso piuttosto bene con i progressi dell'uomo civilizzato. Più di un migliaio di anni fa, gli indiani Hokokam cominciarono a deviare il corso del fiume Gila per irrigare il suolo arido. Lavorando con bastoni e pietre, questa popolazione primitiva aprì la strada ad un sistema di coltura estensiva nel deserto. La loro originale rete di canali è stata estesa nei secoli ed ora irriga più di 1,5 milioni di acri del deserto di Sonora. Questo equivale ad irrigare regolarmente un'area desertica pari a circa la metà dell'estensione del Connecticut. L'umidità dei terreni desertici soddisfa le sempre maggiori esigenze dell'uomo e contemporaneamente fornisce una nicchia stabile nell'ecosistema per il B.alvarius. Il B.alvarius è un animale notturno e resta tutto il giorno sottoterra, sfuggendo alle temperature estreme della superficie con una strategia di vita sotterranea. All'imbrunire, questi rospi del deserto lasciano i loro anfratti nascosti e si riuniscono nelle zone umide vicino ai ruscelli e alle sorgenti, nei campi irrigati per l'agricoltura o in stagni temporanei creatisi dopo forti piogge. La stagione dell'accoppiamento, da Maggio a Luglio, è il periodo di maggiore attività per il B.alvarius. E' possibile catturare facilmente rospi grossi e robusti al calar della notte munendosi di torcia e un sacco di stoffa. E' la specie più grande di rospi nativi del Nord America; per quanto riguarda la lunghezza da grifo a podice, il B.alvarius deve raggiungere un minimo di 76 mm per la maturità sessuale, sebbene gli adulti in grado di riprodursi continuino a crescere fino a circa 18 cm di lunghezza. Questo abitante del deserto ha una costituzione robusta, con un corpo tarchiato ed una testa larga e piatta. La pelle è liscia e coriacea, coperta qua e là da protuberanze di un pallido color arancio, ed il suo colore può cambiare notevolmente dal marrone scuro all'oliva o grigioverde. Il ventre è beige, di solito privo di segni. Ci sono da una a quattro escrescenze bianche sporgenti agli angoli della bocca ma ciò che identifica inequivocabilmente il B. alvarius è la presenza di grandi ghiandole granulose sul collo e sugli arti. Le ghiandole granulose sono concentrazioni differenti di tessuti multicellulari. Quelle più sporgenti sono le due grosse ghiandole parotidi a forma di rene che si trovano, una per lato, sul collo sopra e dietro il timpano. Le ghiandole larghe e oblunghe sulla parte esterna di entrambe le zampe posteriori, tra il ginocchio e la coscia, sono dette femorali. In modo analogo, le tibiali sono lunghe
ghiandole, o una fila di più corte, che si sviluppano in lunghezza dal ginocchio alla caviglia. Una concentrazione supplementare di queste ghiandole si trova su ognuno degli avambracci. Ognuna di queste ghiandole è formata da molti lobuli di forma ovale, che misurano circa 2 mm di diametro. Ogni lobulo è un'unità ben distinta, con un canale che emerge dalla pelle come un singolo poro ben definito. Un doppio strato di cellule circonda ogni lobulo e funge da sintesi liberando un siero viscoso biancolattiginoso. Il veleno prodotto dal B.alvarius contiene uno spettro molto particolare e costante di amine biologicamente attive. La biosintesi delle amine è compiuta attraverso un sistema enzimatico regolato geneticamente. La via metabolica del B.alvarius è unica nel regno animale, in quanto produce grandi quantità di derivati 5 metossi - indolici. Fra questi, l'alcaloide predominante, rappresentante il 15% del peso a secco del veleno, è la 5-metossi-N.N.-dimetiltriptamina (5-MeO-DMT). La 5-MeO-DMT è un potente allucinogeno psicoattivo per l'uomo in dosi comprese tra i 3 e i 5 milligrammi. Fu sintetizzato per la prima volta nel 1936, ma i suoi effetti di espansione della mente non furono scoperti per oltre 20 anni. Poi, nel 1959, la 5-MeO-DMT fu identificata come l'alcaloide predominante nelle "sniffate" allucinogene di parecchie tribù del Nord America. Queste popolazioni primitive da lungo tempo preparano miscele da inalare con fiori, semi, cortecce e gambi di piante locali per raggiungere stai mentali alterati. Nel 1968, la 5MeO-DMT fu scoperta anche nel regno animale. Il B.alvarius divenne famoso col nome di "rospo psichedelico" quando venne dimostrato che il suo veleno conteneva enormi quantità di questo alcaloide a base indolica. Estratta dai rospi del Nord America o dalle piante del Sud America o sintetizzata in laboratorio, la 5-MeO-DMT è un allucinogeno estremamente potente. La 5-MeO-DMT ha 10 volte la potenza relativa della dimetil-triptamina (DMT), la popolare droga sintetica degli anni '60. Si deve comunque segnalare che la 5-MeO-DMT differisce dalla DMT sotto due aspetti importanti. Primo, mentre la 5-MeO-DMT ha un gruppo metossilico nella posizione 5 dell'anello indolico, la DMT non ce l'ha. La presenza di questo gruppo metossilico accresce grandemente la solubilità della molecola nei grassi. Questo permette alla 5-MeO-DMT di penetrare la barriera ematoencefalica e raggiungere i siti attivi più rapidamente della DMT. Secondo, mentre la DMT è inserita nella Tabella 1 come sostanza sottoposta a controllo legale, la la 5-MEO-DMT è relativamente sconosciuta. Parte seconda Da un esemplare adulto di grosse dimensioni può essere
ricavato da mezzo grammo a un grammo o più di veleno fresco. Metà di questo peso è costituito da acqua che evapora con l'essiccazione, ma il 15% del peso a secco corrisponde all'alcaloide dominante, la 5-MeO-DMT. In altre parole, un rospo di grosse dimensioni che secerne un grammo di veleno fresco può produrre l'equivalente di 75 milligrammi di potente allucinogeno, psicoattivo nell'uomo in dosi comprese tra i 3 e i 5 milligrammi. Il veleno fresco può essere facilmente ricavato senza alcun danno per il rospo. Usate un piatto di vetro piano o qualsiasi altra superficie liscia non porosa di almeno 80 cm quadrati. Tenete il rospo di fronte al piatto fissato in posizione verticale. In questa maniera si può raccogliere il siero sulla superficie di vetro pulita mediante la manipolazione del rospo. Quando siete pronti ad iniziare, tenete saldamente il rospo con una mano e, con il pollice e l'indice dell'altra, premete vicino alla base della ghiandola fino a quando il veleno schizza fuori dai pori sul piatto di vetro. Usate questo metodo per raccogliere sistematicamente il siero da ognuna delle ghiandole granulari del rospo: quelle sugli avambracci, quelle sulla tibia e sul femore delle zampe posteriori e naturalmente le parotidi sul collo. Se concedete al rospo un'ora di riposo, ogni ghiandola può essere premuta una seconda volta per ottenere una resa supplementare. Al termine dell'operazione le ghiandole sono vuote e richiedono dalle 4 alle 6 settimane per rigenerarsi. Quando il veleno viene estratto dalle ghiandole, inizialmente è viscoso e di colore bianco lattiginoso. Nel giro di qualche minuto comincia quindi a seccarsi ed assume il colore e la consistenza del mastice. Raschiate il veleno dal piatto di vetro, essiccatelo completamente e mettetelo in un contenitore ermetico fino al momento in cui sarete pronti a fumarlo. Il veleno del B.alvarius è estremamente allucinogeno quando viene vaporizzato dal calore e assorbito dai polmoni in forma di fumo. Una dose adeguata per un adulto normale di peso medio è un pezzo di siero essiccato grosso più o meno come la testa di un cerino. Tagliatelo in pezzi sottili con una lametta e metteteli in una pipa ad una presa dotata di un retino di ottone. Destinate l'uso di questa pipa esclusivamente al fumo del veleno del rospo poichè l'accumulo di residui nel fornello e la condensa di vapore nel cannello possono produrre un'alterazione non desiderata con il fumo di altre sostanze. Applicate una fiamma adatta e fumate il contenuto della pipa in un'unica aspirazione. Cercate di trattenere il fumo nei polmoni il più a lungo possibile poichè l'efficacia dipenderà in larga misura dal pieno assorbimento della dose in un'unica aspirazione. Entro una trentina di secondi si produrrà un'ondata quasi irresistibile di effetti psichedelici. Sarete completamente assorbiti da un complesso evento chimico caratterizzato da un sovraccarico di pensieri e percezioni, un breve crollo dell'io ed una perdita del continuum spazio-temporale. Rilassatevi, respirate regolarmente e lasciatevi andare all'esperienza. Dopo due o tre minuti, l'intensità iniziale cede gradualmente il posto a piacevoli sensazioni
simili a quelle suscitate dall'LSD, in cui sono comuni illusioni ottiche, allucinazioni, percezioni alterate. Potrete avvertire una distorsione nell'immagine che percepite del vostro corpo od osservare il mondo restringersi o ampliarsi. Potrete notare che i colori appaiono più vivaci e più belli del solito e, molto probabilmente, proverete un'esperienza euforizzante inframezzata da scoppi immotivati di risa. Questo indescrivibile episodio ha una durata estremamente breve. Gli effetti allucinogeni spariscono rapidamente e l'intero ciclo psichedelico si conclude in una quindicina di minuti. Non ci sono conseguenze spiacevoli o effetti nocivi. Al contrario, una piacevole euforia psichedelica successiva all'esperienza appare abbastanza regolarmente e può durare parecchie ore o parecchi giorni dopo aver fumato il veleno del B.alvarius, il rospo del deserto di Sonora. Importanti considerazioni Ogni esperienza psichedelica avviene principalmente in funzione della condizione individuale, dei preliminari e dell'ambiente. Meglio vi preparate, migliore sarà la vostra esperienza. Tenete presente le seguenti istruzioni:
* Fumate il veleno abbastanza presto nella giornata a stomaco vuoto ma non dopo un lungo digiuno * Non bevete alcolici né assumete droghe o medicine prima di fumare il veleno * Organizzatevi in un luogo confortevole, possibilmente libero da distrazioni e intrusioni impreviste. Assicuratevi di non essere disturbati per almeno trenta minuti * Mettetevi comodi a sedere o coricati prima di aspirare i vapori * Buon viaggio!
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Sostanze bioattive: dalla pelle di un anfibio al cervello di un uomo La pelle del Bufo Alvarius contiene una serie di indolealchilamine e loro metaboliti appartenenti alla comune serie delle 5-idrossi-indolealchilamine e alla insolita serie delle 5-metossi-indolealchilamine. Il rappresentante più abbondante delle 5-idrossi-indolealchilamine è, come in numerosi altri rospi, la bufotenina (fino a 3 mg per g di pelle secca), mentre il rappresentante più abbondante delle 5-metossi-indolealchilamine è l'O-metilbufotenina. Nelle ghiandole parotidi e coxali il 5-15% del peso secco è costituito da questo composto. La pelle del B.alvarius presenta anche tre indolealchilamine contenenti zolfo: uno è la bufoviridina, ovvero O-solfato di bufotenina, gli altri sono composti completamente nuovi con l'acido solforico, probabilmente attaccato al gruppo -NH del nucleo indolico. Tutti i metaboliti finora descritti derivano dalla deamminazione ossidativa di 5-idrossi e 5-metossi-indolealchilamine, e possono essere trovati nella pelle di B.alvarius: 5-idrossitriptofolo, acido 5-idrossiindolacetico, 5-metossitriptofolo e acido 5 metossi-indolacetico. La presenza dei precedenti composti nella pelle del B.alvarius richiede un certo numero di enzimi: triptofano 5-idrossilasi, catalizzatore della formazione di 5idrossitriptofano, l'L-aminoacido aromatico decarbossilasi, che produce la decarbossilazione di 5-idrossitriptofano a 5 -idrossitriptamina, N-metile e Ometil-indolealchilamina, e infine sulfo conjugase che catalizza il legame dell'acido solforico al gruppo 5idrossi e il gruppo -NH del nucleo indolico. I seguenti composti sono stati identificati nel veleno di Bufo alvarius mediante cromatografia su carta: • • • • • • • • • • • • •
N,N-dimetil-5-idrossitriptamina, bufotenina N,N-dimetil-5-metossitriptamina, O-metilbufotenina, (5-metossi-N, Ndimetiltripamina, 5-MeO-DMT) 5-metossitriptofolo Acido 5-metossi-indolacetico 5-idrossitriptofolo Acido 5-idrossi-indolacetico N-metil-5-metossitriptamina N-metil-5-idrossitriptamina bufoviridina, N,N-dimetil-5-idrossitriptamina-O-solfato 5-idrossitriptamina, 5-HT, serotonina, enteramina, trombocitina, trombotonina N-metil-serotonina triptofano bufotalindina, ellebrigenina
Tra le sostanze psicoattive rinvenute nelle secrezioni ghiandolari dei rospi del genere Bufo, quella che maggiormente spiega le proprietà psicoattive è come già detto la N,N-dimetil-5-metossitriptamina (5-MeO-DMT). Bufotenina, bufoviridina, N-metil-5-metossitriptamina e N-metil-5-idrossitriptamina si possono considerare ancora allucinogene.
5-MeO-DMT
La 5-metossi-N,N-DMT venne isolata dalla pelle del Bufo alvarius nel 1965 dall'italiano Vittorio Erspamer. Come la DMT e altre sostanze chimicamente simili, i suoi effetti nell'uomo si manifestano quando viene fumata o "sniffata". Se consumata per via orale, le indolalchilammine vengono infatti disattivate nel tratto digerente da un particolare enzima (MAO) e non raggiungono il cervello; a meno di non accoppiarli, al momento dell'ingestione, con delle ß-carboline, o degli estratti vegetali che le contengano, le quali inibiscono l'attività dell'enzima permettendo quindi alle indolalchilammine di raggiungere impunemente il cervello e di manifestare i desiderati effetti. Tale complesso meccanismo è alla base dell'effetto visionario dell'ayahuasca tradizionale, così come dei diversi preparati di farmahauasca escogitati recentemente dagli psiconauti occidentali. Combinata nell'assunzione con le ßcarboline, che inattivano gli enzimi MAO, la 5-MeO-DMT risulta essere attiva in quantità di 10 mg. Alexander Shulgin, il noto chimico psichedelico, riporta di un'esperienza in cui vennero fumati, come sostanza pura, 6-10 mg di 5-MeODMT. I primi effetti giunsero dopo 60 secondi, raggiungendo l'apice tra i 2-3 minuti e scomparvero dopo venti minuti. Dallo stesso Shulgin si hanno notizie della attività per iniezione parenterale. La 5-MeO-DMT è più attiva della DMT. Questa proprietà è dovuta alla presenza del gruppo metossilico che, impartendo caratteristiche lipofile alla molecola, facilita la transizione della barriera ematoencefalica. Ovvero del confine tra flusso sanguigno e sistema nervoso centrale. Degli effetti di questa sostanza, da un punto di vista enteogeno, non se parla comunque troppo bene: Ott e Bigwood le attribuiscono un "basso valore ricreazionale", mentre Smith paragona gli effetti a quelli che possono derivare da un elefante seduto sulla testa. Forse in contraddizione con quanto appena detto, negli USA in questi anni un gruppo di persone si è consociato nella "Chiesa del Rospo della Luce", dedicandosi alla raccolta ed alle fumate delle secrezioni dell'anfibio. Oltre che nel regno animale, la 5-Meo-DMT è presente in natura anche in alcune
piante superiori. Un esempio significativo ci è dato dal genere Anadenanthera, nella quale fu isolata nel 1954 anche la bufotenina. In questo genere furono rinvenute anche altre sostanze: DMT e N-Ossi-DMT; mentre nella corteccia di Anadenenthera peregrina furono trovati 5-MeO-DMT e 5-MeO-MMT, ed inoltre tracce di 6-MeO-THC e 6-MeO-DMTHC, delle ß-carboline inibitrici degli enzimi MAO. Anche nel regno dei Funghi furono trovati derivati indolici. Più precisamente, in campioni europei di Amanita citrina vennero trovati DMT, 5-MeO-DMT, bufotenina e bufotenina-N-ossido. La bufotenina fu trovata successivamente anche in campioni americani di Amanita porphyria, Amanita tomentella ed Amanita citrina. Queste specie sono ritenute non tossiche, in accordo con quanto detto sull'inattività per via orale di questi indolderivati.
Bufotenina
La bufotenina deve il suo nome proprio al genere Bufo nel quale venne isolata per la prima volta. La psicoattività della bufotenina non è stata bene accertata e resta ancora oggetto di discussione. Si esclude una sua azione per via orale anche a dosi superiori a 100 mg e anche Albert Hofmann conferma questo dato. Utilizzata come fiuto, ricercatori occidentali non riuscirono a riprodurre gli effetti utilizzando 560 mg di Piptadenia, corrispondenti a circa 6 mg di bufotenina. Tale insuccesso venne attribuito alle scarse capacità di ingerire la polvere dei soggetti analizzati rispetto agli indios. Utilizzando bufotenina pura o la stessa come solfato di creatinina in dosi anche superiori a 19 mg, gli stessi ricercatori non riuscirono ad indurre che febbre, arrossamento del viso, lacrimazione, tachicardia e tachipnea. In un'altra esperienza si riferisce di nessun effetto, soggettivo od oggettivo, dopo l'assunzione di 40 mg di bufotenina creatinina solfato. Tuttavia i semi di Anadenanthera peregrina contengono fino al 7,4% di bufotenina. Una dose di 40 mg di bufotenina insufflata richiede poco più di 0,5 grammi di semi. L'LD 50 della bufotenina è di 200-300 mg/kg nei roditori, con la morte che si verifica per arresto respiratorio. Gli effetti di DMT e 5-MeO-DMT insufflati sono relativamente di breve durata, al massimo di un'ora, mentre gli effetti di Anadenanthera peregrina insufflata durano tipicamente 2-3 ore. Dei tre principali composti presenti, solo la bufotenina insufflata ha un'azione che dura 2-3 ore. Alcuni studi confermano che la bufotenina è il principale responsabile degli effetti dei semi di questa pianta. I semi contengono fino allo 0,04% di 5-MeO-
DMT e 0,16% di DMT. Le foglie e la corteccia contengono minori quantità di DMT, 5-MeO-DMT e composti correlati. La dose efficace di 5-MeO-DMT insufflata è di 5 mg, e richiederebbe oltre 12 grammi di semi (circa 72 semi). Il corpo comincerebbe a sviluppare tolleranza al 5-MeO-DMT prima di aver assunto un tale quantitativo di sostanza. E' stato inoltre documentato che la dose soglia in alcuni individui è di 10 mg di 5-MeO-DMT insufflato (più di 24 grammi di semi). Una dose efficace di DMT insufflata è di circa 40 mg, il che richiederebbe 25 o più grammi di semi. Un estratto di 25 grammi di semi può contenere fino a 1.850 mg di bufotenina, una dose potenzialmente pericolosa. La dose massima sicura è attorno ai 100 mg. A differenza della bufotenina, sia il DMT che il 5-MeO-DMT sono relativamente instabili e cominciano a degradare piuttosto rapidamente. Schultes e colleghi (1977) hanno esaminato una collezione di semi di 120 anni prima trovando solo lo 0,6% di bufotenina e assenza di DMT e 5-MeO-DMT. Essi hanno inoltre esaminato un lotto di semi che contenevano tutti e tre i composti quando freschi, ma solo bufotenina dopo due anni di stoccaggio. Jonathan Ott riporta di effetti psicoattivi per la bufotenina a dosi di 40-100 mg per via intranasale, 50 mg per via sublinguale, 100 mg per via orale, 2-8 mg per inalazione dei vapori e 50 mg per via intrarettale. Inettata per via endovenosa in dosi di 8-16 mg, Shulgin riferisce di brevi effetti psichedelici combinati a poco piacevoli effetti fisici (nausea, rossore in faccia, bruciore in bocca). Le secrezioni dei rospi contengono anche sostanze tossiche che rendono pericolosa l'assunzione per via orale. Si riportano infatti dei casi di intossicazione negli USA da parte di individui dopo averne leccato le secrezioni. La bufotalina e la bufotassina sono cardiotossici, ipertensivi e stimolanti della muscolatura liscia dell'utero e dell'intestino. Anche l'epinefrina è ipertensiva ed inoltre spasmodica, emetica e convulsiva se in dosi elevate; provoca emorragia cerebrale ed aritmie cardiache. Queste sostanze molto probabilmente vengono distrutte dal calore quando vengono fumate.
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Sarà il caso di puntualizzare che i rospi europei non appaiono secernere triptamine allucinogene e che il contatto intimo con la pelle di un rospo può provocare forti irritazioni alla pelle e anche un'intossicazione.
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Il rospo in natura e nell'iconografia degli Olmec I dati etnografici e gli scavi archeologici confermano la conoscenza e l'uso come enteogeno del Bufo alvarius da parte di alcune delle antiche popolazioni dell'America centrale e settentrionale. Nel centro cerimoniale di San Lorenzo (Messico) è stata rinvenuta una grande quantità di resti ossei di Bufo marinus (un altro rospo le cui ghiandole paratiroidi secernono bufotenina), conservate in cavità isolate e chiara testimonianza di pranzi rituali a base di rospo. Resti di Bufo marinus sono stati anche ritrovati in quantità come corredo funebre in siti maya. Ma è soprattutto presso gli olmechi che è possibile riscontrare una corposa presenza dell'immagine del rospo nei reperti archeologici. Un elemento fisiologico importante del rospo è rappresentato dalle sue ghiandole parotoidi e tibiali, molto evidenti e sede della secrezione psicoattiva. Nelle raffigurazioni olmeche di rospi queste ghiandole sono accuratamente rappresentate, e il ricorrente motivo di quattro punti con una linea è stato interpretato come la stilizzazione delle quattro ghiandole (due paratoidi e due tibiali) e la spina dorsale del Bufo marinus. Anche i cordoni gelatinosi di uova prodotte dal Bufo marinus sono raffigurati nell'arte olmeca e maya. Il rapporto degli Olmechi con il rospo appare in realtà ancor più complesso. La piattaforma cerimoniale del sito di San Lorenzo è infatti circondata da venti lagune artificiali, dotate di un eccezionale sistema di canalizzazioni, per il loro riempimento o svuotamento. Queste "vasche" sono troppo poco profonde per poter servire ad un uso balneare. L'antropologa Alison Kennedy, in un articolo divenuto famoso, pubblicato anche in italiano e meritatamente premiato dal Congresso Internazionale degli Americanisti, ha avanzato una «ipotesi irresistibile: le lagune e l'elaborato sistema idrico costituivano un vero e proprio "allevamento di rospi", per offrire spazio adeguato per la riproduzione dei rospi e per allevare anatre che si alimentano di rospi. E le anatre, ci si chiederà, cosa c'entrano? E' proprio in questo punto che la teoria della Kennedy si fa decisamente "irresistibile". Presso una delle estremità della conduttura principale del complesso sistema idrico, si trova un enorme recipiente in pietra per l'acqua, in forma di anatra, e , accanto al giaguaro e al rospo, l'anatra e il "becco d'anatra" sono tipici motivi dell'arte religiosa olmeca. Inoltre, l'anatra è uno dei pochi animali che può cibarsi impunemente di questi rospi, altamente velenosi per gli altri animali (se un cane mettesse solo in bocca un Bufo marinus, ne rimarrebbe ucciso): ma non solamente può cibarsene impunemente: ne va ghiotta! Cibandosi di questi rospi, secondo la Kennedy, «si potrebbe ipotizzare che in tal modo le anatre acquisissero tessuti ad alta concentrazione di composti allucinogeni o prodotti di conversione metabolica psicoattivi. In altri termini, esse avrebbero potuto servire come agenti bio-elaboratori o biomediatori del veleno dei rospi, convertendolo nel loro fegato in determinati
metabolici, e rendendolo quindi più potente, e allo stesso tempo meno tossico. La carne sarebbe stata usata allora come un manicaretto psicotropo per festini o baccanali religiosi». Alla luce dei dati etnofarmacologici ed etnozoologici, tutto d'un tratto appare un'avvincente soluzione per questa "anatromania" precolombiana, così come per altri rapporti che l'uomo ha instaurato con particolari specie di animali. Potrebbe non essere casuale il fatto che gli uccelli che sono scelti per rappresentare solitamente il volo sciamanici (falco, aquila, oca e altri palmipedi, gru, ibis, gufo, corvo), sono proprio quelli che si cibano di rospi. Il motivo dei «quattro punti con la linea»
Altare 2 del sito olmeca di Izapa (Messico), a forma di rospo
Stele D di Quirigua (Guatemala), che mostra il simbolo couac sopra una tipica ghiandola parotoide
Rospo Cauac che ingoia: veduta di lato dell'«Altare Oblungo», Struttura 11 di Copan (Honduras)
Vaso monumentale con effigie di rospo, Costa del Golfo
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L'Esperienza Psichedelica come Incontro Spirituale di Ethan B.C. Canada
Ora è il tempo dopo le credenze il fanciullo ha lasciato le redini ora c'è la prova del boomerang scagliato nella notte del riscatto - Robert Hunter Ciò in cui ci si imbatte nelle esperienze con alti dosi del sacramento è la sfida centrale e il mistero dell'esperienza psichedelica religiosa. La famosa esperienza di morterinascita, la grande trasformazione, l'esperienza mistica. Le vie sacramentali non sono più facili dei tradizionali metodi della meditazione e della preghiera, solo più veloci e dinamiche, richiedono perciò più fiducia e coraggio, o almeno tanto quanto le pratiche tradizionali. Quando ingerisci dosaggi religiosi, stai invitando uno dei più grandi misteri della vita a manifestarsi nel tempio di te stesso; l'unione con la naturale essenza dell'universo necessariamente implica una rinuncia dell'essere individuale, che è un tipo di morte, ma non fisiologica, è una morte metaforica e psicologica, per la quale devi essere pronto a compiere un sacrificio spirituale del tuo Sè conosciuto, nell'interesse di una più grande vita che si rivela. Ci sono molte cose da dire a questo proposito, ma come compagno di viaggio ti assicuro che il tuo corpo si prenderà cura di se stesso e verrà anche rinnovato in molti modi dall'intero processo. Devo anche ammettere che nessuno conosce l'intera storia dietro le infinite circostanze di questo mistero, che è anche un motivo del suo incredibile fascino. Tuttavia, da uno studio delle tradizioni mistiche che va al nocciolo delle religioni e letteratura del mondo, possiamo trarre utili metodi d'approccio che possono quasi completamente ridurre le fonti di paura e confusione e aprire la strada all'illuminazione massima nella pratica psichedelica. Riflettendo sulla propria esperienza, possiamo confermare la validità di queste osservazioni e attraverso tentativi ed errori, sviluppare il nostro unico approccio di
recettività e comunione. Nell'assunzione del sacramento, come scrive Huxley, "tutte le nostre azioni devono essere atte a renderci passivi in relazione all'attività e all'essere della realtà divina". Si tratta di invitare la grande trasformazione a liberare la coscienza nell'espansione di una potenzialità senza limite. Come ci avviciniamo al 'picco' e tutti gli elementi di fiorente consapevolezza si riuniscono per approdare alla luce, la coscienza si manifesta oltre alle previe limitazioni di concezione, nozioni statiche della realtà e di autoidentificazione; non essendo informati della propensione dell'esperienza psichedelica ad indurre la sacra morte-rinascita, al cuore centrale della pratica mistica, come una farfalla emergente che si sforza di non uscire, resistendo al corso naturale del suopotenziale, hai la bellezza delle tue nuove ali incastonate di gioielli incastrata nella crisalide del tuo precedente Sè: ciò dà vita agli elementi visionari più oscuri e confusi, che sono gli elementi della grazia divina colorati dalle tue paure e resistenze. Con la coscienza estatica, in accelerazione massima, che si scontra con la tensione del tuo 'rimanere appeso', il conflitto tra potenza e resistenza entra in una specie di tormentosa esperienza di ripetizione continua. Se ti ricordi, in qualsiasi momento, di "rilassarti e lasciarti andare", la complessità dell'esperienza diminuirà immediatamente per evolversi in seguito in stati di rivelazione e gioiosa libertà. La chiave qua è il rilassamento. Anche senza l'intervento del sacramento, uno stato di coscienza completamente rilassata farà sorgere un'espansione della coscienza. Questo è ciò di cui si occupa la meditazione e gli esercizi di respirazione; avvicinandosi a quel delicato stato di passiva recettività che svuota i contenuti mentali così che l'attenzione possa risplendere limpida. Rilassa il corpo e la mente si rilassa, rilassa la mente e il corpo si rilassa. Il perfetto rilassamento è la perfetta liberazione; semplici parole attraverso cui soffia l'universo. "Non aver paura!" è l'esclamazione che un gesto della mano del Buddha esprime. Riempi il cuore di osservazione amorevole, la tua mente con una apertura che abbraccia ogni cosa e quando arriva il momento, cerca ancora il regno interiore. Arrenditi alla saggezza del processo sacramentale con chiara speranza e semplice umile fede, perchè il processo stesso ha la sua propria logica divina che è allo stesso tempo originaria nel tuo essere. Questa è la grande avventura della consapevolezza, una delicata alchimia di ascolto. Immaginati come trasparenza aperta a tutte le cose; ferma i giudizi, piaceri e dispiaceri, accetta ogni manifestazione che compare, non aver paura, è tutto una rivelazione della mente; abbi fiducia in te stesso, nella vita, nel dono del sacramento, abbi fiducia nel disvelamento, e il tesoro senza misura tornerà. Noi che cerchiamo udienza con il
magnifico dobbiamo praticare l'umilità di un Ghandi. Sii più umile delle sabbie del Gange. Come loro, accetta ogni cosa; queste non provano disgusto per lo sgocciolare del cammello che vaga per le rive, nè sono deliziate dal ricevere un rubino perso da una principessa che fa il bagno. Le sabbie non impongono la loro volontà ma seguono le stagioni, bruciano al sole e scorrono con le pioggie. Non imporre nessuna assunzione, riduciti a pura innocenza.
E' da notare che la resistenza a questo abbandono è diminuita nel raggio dei dosaggi alti. Questo perchè la metamorfosi avviene così rapidamente che non si ha tempo di pensare a contrastare il processo. Con fede stabile e calma fiduciosa, puoi cooperare con la trasformazione e riappropriarti della tua naturale inclinazione a partecipare con sicurezza e gioia a "una creazione di inesaustibile varietà, bellezza e incanto". La corona della realizzazione svela il mistero estatico dell'essenza della coscienza slegata, libera in tutti i mondi, oltre i mondi, sveglia e sognante il grande mistero della vita. Tieniti a galla con il perfetto rilassamento e l'osservazione attraverso l'amore; se immagini di morte si manifestano, dà loro il benvenuto come semplici forme e luci, segnali del movimento di trascendenza. La difficoltà di questa morte è esattamente proporzionale alla tua resistenza al processo, senza opporsi può essere facile come un fiocco di neve che si scioglie nell'aria. Questa morte è necessaria per dare vita ad un rinnovato stato di coscienza. "Ora se la mente è attenta e non si sposta mai dalla sofferenza, allora tu vedrai che dalla totale attenzione non viene solo energia, ovvero passione, ma anche che la sofferenza ha una fine. Allo stesso modo, tutte le immagini possono immediatamente cessare quando non c'è una preferenza per nessuna immagine. Questo è molto importante. Quando non hai preferenze, non hai pregiudizi. Quindi sei attento, allora puoi vedere. In questo modo di osservare non c'è solo la comprensione della costruzione delle immagini ma anche la fine di tutte le immagini." Krishnamurti Dovunque nella letteratura religiosa e meditativa si scoprono indizi simili. In
"Varietà dell'Esperienza Religiosa", William James scrive: "C'è uno stato mentale, conosciuto agli uomini religiosi, ma non agli altri, nel quale la volontà di auto-affermazione è stata sostituita dalla disposizione a chiudere la bocca, ed essere nulla nelle correnti e sorgenti di Dio. In questo stato, ciò che prima più sfuggivamo è diventata una dimora sicura, e l'ora della nostra morte è diventata la nostra nascita spirituale. Il tempo della tensione nel nostro spirito è al termine, e quello di una felice rilassatezza, calma, respiro profondo, di un eterno presente, senza un futuro discorde di cui preoccuparsi, è giunto." O dal testo cinese, "Il Risveglio della Fede", l'individuo che si propone di raggiungere la liberazione deve "ritirarsi in un posto tranquillo e sdraiarsi o sedersi con schiena dritta, mirando ardentemente a tranquillizzare e concentrare la mente"; ma questo può essere fatto dando corda alla mente senza il minimo sforzo di placarla. Questo non porta ad una immobilità morta, ma ad un flusso di consapevolezza che si apre sempre di più. "Da questo stato di perfetto equilibrio fisico e psichico e la risultante armonia interiore, nasce la serenità e felicità che riempie il corpo intero con una sensazione di suprema beatitudine."
O ancora, dal maestro Zen Shunryu Suzuki, "Bene o male non è il punto. Se stai in pace con te stesso è il punto, e se persisti a esserlo". O dal commento in "Il Segreto Fiore Dorato": Fuor da ciò che consideravo maligno mi è giunto molto di buono. Mantenendomi calmo, senza reprimere niente, restando attento, e accettando, prendendo le cose come sono e non come vorrei che fossero, facendo tutto questo, una conoscenza speciale mi è giunta, una che non avrei mai creduto possibile. Avevo sempre pensato che quando accettiamo le cose, queste ci dominassero in un modo o nell'altro. Ma è risultato falso, ed è solo accettandole che uno può davvero stabilire un libero legame con esse. Quindi ora intendo giocare al gioco della vita, recettivo a qualsiasi cosa venga verso di me, buona o cattiva, e accettando anche la mia stessa natura con i suoi lati negativi e positivi. Quindi ogni cosa diventa più viva per me. Che stupido che ero! Come provavo a forzare ogni cosa perchè andasse nel modo in cui pensavo che dovesse andare!
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Trip Reports con Bufo Alvarius Gli antropologi hanno a lungo speculato sul fatto che i popoli antichi della Mesoamerica abbiano utilizzato un rospo, Bufo marinus, come inebriante rituale. Questa ipotesi si basa su molte rappresentazioni iconografiche e mitologiche di rospi e su una serie di resoconti etnografici speculativi. Tuttavia alcuni studiosi rifiutano B. marinus come un candidato per tale uso a causa della tossicità del suo veleno. Un candidato più probabile è il rospo del deserto di Sonora, Bufo Alvarius, che secerne grandi quantità del potente allucinogeno 5-metossi-N,Ndimetiltriptamina (5-MeO-DMT).
Si riportano una serie di testimonianze di autosperimentazioni con il veleno del B.alvarius, il rospo del deserto di Sonora.
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Entrambi avevamo già fumato 5-MeO-DMT sintetico e avevano familiarità con i suoi effetti. Quando abbiamo bruciato il veleno, abbiamo trovato l'odore e il sapore del fumo molto somiglianti a quelli del composto puro. Abbiamo preparato un piccolo quantitativo di veleno secco, delle dimensioni di una testa di fiammifero. Entro 15 secondi da una profonda inalazione singola del materiale vaporizzato, entrambi abbiamo sperimentato pronunciati effetti psicoattivi. Abbiamo registrato le nostre impressioni come segue: Rispetto al composto puro il veleno del rospo provoca un effetto più duraturo e, poichè non si perde completamente il contatto con la realtà, molto più piacevole e anche sensuale. Poco dopo l'inalazione ho vissuto sensazioni di calde vampate di calore, un senso di meraviglia e di benessere, allucinazioni uditive forti, che comprendevano il suono di una cicala che attraversava la mia mente e sembrava collegare il mio corpo alla terra. Quando ero in casa, sentivo un senso di legame con la terra, il suolo arido del deserto passava per le mie dita, vedevo le stelle a mezzogiorno, sentivo il profumo di cactus e salvia, e la sensazione di foglie secche attraverso le mani. Forti allucinazioni visive e brilanti ondulavano sul mio campo visivo. L'esperienza è stata in ogni senso piacevole, senza sintomi fisici inquietanti, senza nausea, forse con un leggero aumento della frequenza cardiaca. Onde calde sono corse su e giù per il mio corpo. L'effetto è durato solo pochi minuti, ma una discesa piacevole è continuata per quasi un'ora. (Wade Davis, osservazione personale, 12 gennaio 1991)
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Ho raggiunto una profonda alterazione della coscienza in pochi secondi. Mi rilasso in una profonda consapevolezza interiore di pace. Non c'è nulla di spaventoso negli effetti e nessun senso di tossicità. Cerco di descrivere il mio sentimento, ma non riesco a parlare per i primi cinque minuti e poi solo dopo difficilmente. Per tutta l'ora successiva mi sento lento e vellutato, con una leggera pressione nella mia testa. Nessun effetto di lunga durata da segnalare. (Andrew T. Weil, osservazione personale, 12 gennaio 1991)
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Ottobre 2007 Un paio di amici vicino a Kansas City. Per i suoi 21 anni, David in un modo o nell'altro è riuscito a procurarsi un rospo psichedelico. Lo tiene in una teca e gli ha dato pure un nome: Rufus. David sa come estrarre dal rospo vivo il veleno, sa come seccarlo e come fumarlo. Ma Jeff no. Venerdì sera, casa di David, due chiacchiere, qualche birra. La serata prosegue, le birre iniziano e finiscono. David presenta Rufus a Jeff. Gli racconta del sovraccarico di pensieri e percezioni, della perdita del continuum spazio-temporale, dell'ampliarsi e restringersi del mondo. I colori che si vivacizzano in euforia e scoppi di riso. I 15 minuti migliori del mondo. Deve solo leccare la schiena a Rufus. Jeff è ubriaco. Guarda il rospo. Lo faccio – dice. Prende il rospo in mano. E' molle e pesante e viscido. E la sua schiena è ributtante. Ci avvicina il viso, tanto da non distinguere più l'insieme, solo i dettagli. Le pieghe delle zampe, le escrescenze sul dorso. Avvicina piano la lingua e la fa aderire alla schiena del rospo. La stretta è troppo forte, il rospo cerca di liberarsi. Con un solo movimento rapido la lingua percorre la schiena ruvida arrivando alla testa. Lo lecca ancora. Ma sente solo un sapore disgustoso. David scoppia a ridere. Il rospo non ha più un grammo di veleno, glielo ha già estratto lui una settimana fa. Jeff è inebetito. Ha un rospo sulle lingua e sta realizzando di essere stato preso per il culo. Vorrebbe spaccare la faccia a David ma un conato lo precede. Jeff vomita tra il tavolo e il lavello, la bocca piena di insulti e birra rancida. David ha riso così tanto che ha le lacrime agli occhi. Ora, un po' più calmo, apre una piccola scatola, prende un pezzo di veleno essiccato grande quanto la capocchia di un fiammifero, lo spezzetta con una lametta e prepara la pipa. La offre a Jeff, che ancora bofonchia qualcosa bevendo acqua dal rubinetto. Dai un unico tiro e trattieni il fumo nei polmoni più a lungo possibile – gli dice, il sorriso ancora sulle labbra. Poi comincia a prepararsi
un'altra pipa. David Theiss, 21 anni, è stato arrestato il 13 novembre 2007 per possesso illegale di un rospo del fiume Colorado ad uso allucinogeno. ***
8-27-02 Jesse
Ecco allora sto incominciando ad amare l'odore del veleno bruciato. All'inizio mi faceva schifo ma ora mi piace. Non ho ancora preso una buona pipa, ho fatto la cosa con la carta stagnola, che è davvero una merda. L'ho fumato ieri al lago. Ho scoperto che l'accendino a volte brucia la carta, allora ci ho messo quattro strati. Lascio che il mio amico vada per primo e fumi piano, ma mi sembra okay. Quindi poi scaldo il mio. Non fuma bene ma ho fatto un tiro niente male. Dopo circa 5 minuti fumo di nuovo, questa volta togliendo tutti gli strati tranne uno. Ne metto un'altra dose senza vedere che quella di prima non era completamente andata. Così faccio un tiro gigantesco, e ho giusto il tempo di posare il foglio. La corteccia sugli alberi inizia a trasformarsi in caleidoscopio, poi gli alberi stessi e poi tutto l'intero paesaggio perde qualsiasi nesso e si trasmuta in un casino di energia girevole multi dimensionale. Questo è successo in 2 secondi. Mi sono spaventata molto e ho cercato di combatterlo per un minuto circa. Ma non si fermavano affatto questi universi paralleli che si mischiavano e ridividevano l'un l'altro. Molto presto inizio ad essere sparata verso questo buco nel mezzo di questi universi in collisione. Intanto sono completamente terrorizzata. Cerco di combattere con tutta me stessa. Ad un certo punto smetto di prendere nota. Devo ancora trovare le parole per spiegare ciò che mi è successo. Penso che c'è stato un momento in cui il mio corpo era ridotto al suo stato atomico, permettendo viaggi nel tempo veloci ed efficenti. Come beccarsi il "continuum spazio-tempo" dritto in faccia. Le visioni iniziano di nuovo ad avvinghiarsi e diventano gli aghi dei pini che stavo guardando. Le giravolte iniziano a placarsi, poi uno degli alberi mi riporta sulla terra. La mia testa era proprio lì a fianco. Quindi dalle immagini frattali spunta un albero e lo seguo fino al suolo. A quel punto inizio a ridere istericamente. Mi sembrava di essere appena nata. Non potevo fare a meno di pisciarmi addosso, per la sensazione di libertà che questo stato bambinesco mi concedeva. Ma voglio esplorare di più con dosi alte. Devo trovare un modo di prepararmi, o forse la paura è parte indissolubile dell'esperienza. Credo che il corpo debba essere inondato di sentimenti umani finchè non riesci a difenderti da tutti questi. Da qua viene la beatitudine.
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Wade Davis, A. Weil, "Bufo alvarius: A Potent Hallucinogen of Animal Origin", Journal of Ethnopharmacology 1994 41 (1-2): 1-8.
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Regno: Animalia Classe: Amphibia Sottoclasse: Lissamphibia Ordine: Anura Famiglia: Bufonidae Genere: Bufo Specie: Bufo alvarius Girard in Baird, 1859
Bufo Alvarius (Sonoran Desert Toad / Colorado Desert Toad) 1 settimana dopo la metamorfosi
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«Prima Strega: Girate intorno al calderone, gettate dentro le viscere avvelenate: Rospo, tu che sotto la fredda pietra hai, per trentun giorni e notti, sudato veleno, preso nel sonno, bolli per primo nella pentola magica.» (W. Shakespeare, Macbeth, IV, I)
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