IL REGNO DI REGINA VITTORIA La regina Vittoria salì al trono della Gran Bretagna nel 1837 quando aveva solo 18 anni. Sebbene la giovane età e l’inesperienza della regina facilitarono lo stabilimento di una monarchia costituzionale, lei prese parte attiva in politica e presto divenne simbolo dell’unificazione della Gran Bretagna e dell’Impero. I primi dieci anni del regno di Vittoria furono caratterizzati dal tumulto sociale derivato dalla diffusione dell’industrializzazione e del progresso tecnologico. Un’altra fonte di problemi era l’Irlanda, dove le rivendicazioni degli Irlandesi Cattolici Romani per ottenere gli stessi diritti politici e civili degli Irlandesi Protestanti divennero sempre più urgenti. All’estero, la pace fu rotta nel 1854 dalla guerra della Crimea, in cui la Gran Bretagna entrò per controllare la minaccia contro l’indipendenza turca da parte degli intenti espansionistici della Russia imperialista. Dall’inizio dell’1850, comunque, il paese aveva raggiunto una relativa stabilità. Parecchie riforme furono introdotte dal Governo Liberale Liberale senza tante resistenze da parte dell’opposizione Conservatrice. Il problema dell’indipendenza dell’Irlanda, tuttavia, non venne risolto a causa delle forti opposizioni alla Irish Home Rule da parte dei Conservatori che vinsero 2 volte sull’Home Rule Bill. Gli ultimi 2 decenni del regno della regina Vittoria furono caratterizzati sia dal progresso amministrativo e sociale, sia da un ulteriore trasformazione del paese in una nazione democratica, sebbene l’economia della Gran Bretagna entrò in un periodo di depressione, dovuto all’incremento della competizione da parte di altri paesi industriali, specialmente gli Stati Uniti e la Germania. Quando Vittoria morì nel 1901, la Gran Bretagna era coinvolta nella guerra contro i boeri. I boeri erano i discendenti di agricoltori olandesi che si erano stabiliti in Sud-Africa nel 17° secolo. Quando i loro interessi si scontrarono con quelli degli inglesi scoppiò scoppiò una guerra nel 1899. anche se si concluse con la vittoria degli inglesi, questa guerra segnò l’inizio di un lungo processo che avrebbe convertito lentamente le colonie in stati autonomi. L’IMPERO BRITANNICO L’era vittoriana conobbe l’apice dell’impero quando la regina Vittoria fu proclamata imperatrice d’India nel 1876. verso la fine del secolo, l’impero britannico ricopriva un quarto delle terre della superficie terrestre e un terzo della sua popolazione. Esso includeva il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, l’India, Ceylon, strategici avamposti in Asia e nel Mediterraneo, i Caraibi e buona parte dell’Africa. L’India era la colonia che offriva la più grande possibilità di investimento e l’unica in cui le medie e le medio-superiori classi spesero gran parte delle loro vite da lavoratori. INDUSTRIALIZZAZIONE, URBANIZZAZIONE E AGITAZIONE SOCIALE. L’età vittoriana viene anche chiamata “età delle macchine” a causa dell’uso di macchine a vapore nell’industria, navi a vapore, e treni a vapore per i trasporti. La rivoluzione industriale, che era iniziata nel secolo precedente, era in pieno sviluppo. Aumentò la migrazione delle persone rurali nelle zone industriali in cerca di lavoro. Molti dei paesi del nord e della zona centrale, le aree più industrializzate, furono creati in questo periodo. Questo veloce sviluppo industriale ebbe alti costi sociali a causa dell’intollerabile sovraffollamento dei nuovi centri urbani, delle cattive condizioni sanitarie, delle lunghe ore di lavoro per gli uomini, le donne e i bambini impiegati nelle industrie, dell’alto prezzo del cibo e della depressione economica. economica. La differenza tra ricco e povero povero era così evidente che il primo ministro dei conservatori, Benjamin Disraeli, nel 1845 parlò di 2 nazioni. Il malcontento degli operai fu espresso nel 1838 dai Cartisti che presentarono in parlamento un documento chiamato “La Carta del Popolo” sostenendo una riforma radicale in termini di salari più alti e migliori condizioni di lavoro. La Carta fu rifiutata e il movimento, dopo la metà del secolo, scomparve.
TEORIE E RIFORME ECONOMICHE L’età vittoriana non fu un periodo di rivoluzioni politiche malgrado il sorgere del socialismo in Europa e malgrado il fatto che Friedrick Engels fu proprietario dell’industria di Manchester e Karl Marx si stabilì in Inghilterra nel 1849 e basò molte delle sue teorie sull’economia inglese. Il socialismo in Inghilterra era evoluzionistico piuttosto che rivoluzionario e promuoveva riforme graduali. Era rappresentato dalla società Fabiana, Fabiana, fondata nel 1844, che preferiva discussioni, discussioni, conferenze e la distribuzione di opuscoli all’azione politica. La teoria economica del “commercio libero” dominò la prima parte parte del secolo. Questa politica economica economica del Liberismo credeva nell’illimitata competizione subordinando gli interessi umani dei lavoratori a quelli dell’industria e del commercio. Fu il filosofo politico John Stuart Mill che sostenne il bisogno di un equilibrio tra libertà individuale e intervento di stato. Sotto le pressioni dei filantropi, uomini di lettere e pubbliche opinioni, il governo presentò parecchie proposte di legge che migliorarono la condizione delle classi più basse e diedero al paese servizi e istituzioni moderne. L’abrogazione della legge sul grano nel 1846 portò alla riduzione del prezzo del pane e all’adozione di nuove tecniche nell’agricoltura. Nel 1847 e nel 1867 i decreti sulla fabbrica regolarono il lavoro minorile nelle fabbrica, nel 1842 il decreto sulle miniere proibì l’impiego dei bambini sotto i 10 (anni) e delle donne sottoterra; nel 1870 il decreto sull’educazione fornì allo stato un sistema di scuole primarie e università che venne aperto ai maschi di tutte t utte le dottrine; i sindacati furono legalizzati nel 1871. la terza legge di riforma estese il diritto al voto agli agricoltori e ai minatori. CAMBIAMENTI SOCIALI Quando la regina Vittoria salì al trono, la nazione poteva essere divisa in 3 classi principali: l’aristocrazia (principalmente grandi proprietari terrieri che detenevano il potere in parlamento), la classe media (industriali, banchieri, finanzieri e mercanti), e il proletariato (operai e braccianti). L’industrializzazione e il progresso tecnologico avvantaggiarono la posizione della classe media, così essi, alla fine del secolo, secolo, avevano il potere precedentemente precedentemente detenuto dall’aristocrazia. dall’aristocrazia. Le distinzioni di classi divennero + commerciali che ereditarie. La posizione delle donne fu sottoposta a un grande cambiamento. Mentre all’inizio del secolo, donne della media classe significava solo guadagnarsi una vita indipendente attraverso l’insegnamento o l’essere governante in una ricca famiglia, alla fine del secolo c’erano scuole e università per donne ed esse acquisirono i diritti di intraprendere varie professioni. I VALORI DELLA CLASSE MEDIA La ricca classe media impose i propri valori nell’Inghilterra Vittoriana: rispettabilità, buone maniere, parsimonia, dovere, duro lavoro e onestà, supportati dalla fede in Dio e nel progresso materiale. C’era una forte credenza nella famiglia, che era solitamente numerosa e in cui l’autorità l ’autorità paterna era indiscussa. Le donne erano strettamente sorvegliate dai propri genitori fino al matrimonio e c’era un atteggiamento pudico verso il sesso. Le ragazze della classe media trascorrevano il loro tempo cucendo, leggendo romanzi, prendendo lezioni di canto o imparando a suonare il pianoforte. Realizzarsi nel matrimonio era il loro sogno. Questa era era la parte rispettabile della figura, l’altra parte consisteva nella prostituzione, illegittimità e un alto numero di crimini nelle città, Londra in particolare. La classe media vittoriana era molto molto orgogliosa del trionfo nazionale nella tecnologia tecnologia e nell’ingegneria, come della propria stabilità politica, la libertà della propria stampa, del suo sistema legale e della sua posizione come la l a più vigorosa e ricca del mondo. La maggioranza degli inglesi sentiva che la ricchezza e lo stato dell’Inghilterra era dovuto al successo dell’impero e credeva fermamente nella propria missione civilizzatrice. L’ottimismo era il loro umore dominante. Essi credevano che il loro stile di vita potesse essere esportato in tutte le parti dell’impero nascente.
IL CONTESTO CULTURALE Fede nel progresso, ottimismo, umanitarismo, moralismo, filantropismo e conformismo erano tutti aspetti della prima parte dell’età vittoriana e si riflettevano nello sviluppo dei suoi artisti. Non c’erano movimenti rivoluzionari in nessuno dei campi artistici ma solo una continuazione di quelli dell’età precedente. il principale genere letterario del periodo era il romanzo che divenne la principale forma di intrattenimento delle classi medie e allo stesso tempo il mezzo attraverso il quale si crearono la loro attività culturale. Un grande numero di libri vennero pubblicati e comprati da molte ricche famiglie che possedevano la propria libreria. I libri, inoltre, venivano facilmente presi in prestito grazie alla diffusione di librerie e divennero accessibili anche alle classi + basse. La Fiction, nella forma di storie brevi o romanzi a puntate, veniva anche pubblicata nelle riviste che iniziarono a uscire in quel tempo. il periodo inoltre vide un enorme progresso in tutte le branche della scienza. Fu l’avanzo della scienza che fece barcollare le radici delle credenze religiose vittoriane: nel 1859 “l’origine della specie” di Darwin sosteneva l’origine naturale naturale dell’uomo. Questa teoria negava il disegno di Dio nella creazione degli esseri viventi e discreditava la causa della creazione nella Bibbia. Il protestantesimo vittoriano, che si basava sulla Bibbia, venne profondamente colpito. Un ulteriore colpo ai valori convenzionali giunse nel 1880 da parte del movimento ateo il cui slogan era “Arte per amor dell’arte” riassunto nella sua massima secondo cui l’arte non dovrebbe avere nessuno scopo morale, sociale o politico, in forte opposizione allo scopo moralistico e didattico dell’arte convenzionale vittoriana. STATO DEI GENERI L’età vittoriana è anche chiamata “l’età della fiction” a causa dell’immensa popolarità che il genere conseguì in questo periodo. Molti scrittori emergenti divennero scrittori di romanzi e il numero di romanzi pubblicati annualmente crebbe enormemente. I romanzi inoltre erano serializzati nelle riviste. La poesia perse la posizione di importanza di cui aveva goduto durante durante il romanticismo. Era essenzialmente una continuazione della tradizione romantica sebbene essa assunse differenti forme in base alle reazioni dei vari poeti verso il mondo industriale e le nuove condizioni di vita che esso generò. 2 forme tradizionali furono fatte rivivere: il sonetto e la ballata. Una forma totalmente nuova si sviluppò in questo periodo: il monologo drammatico. Il genere drammatico continuò a decadere durante la maggior parte del 19° secolo perché scrivere romanzi, per gli scrittori, divenne più remunerativo che scrivere opere teatrali (plays). (plays). Un altro fattore in declino declino era la dominanza degli (actor-managers), che gestivano le proprie compagnie teatrali e mantenevano un numero di opere teatrali limitato nel loro repertorio, concentrandosi quasi esclusivamente esclusivamente sulle opere di Shakespeare e melodrammi popolari.