5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
1/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
Titolo originale: The secret life of Salvador Dati
© 1942 SALVADOR DALI © 2006 ABSCONDITA SRL VIA MANIN 13 - 20121 MILANO IS BN 8 8 -8 4 1 6 -1 1 8 -5
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
2/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
INDICE
PROLOGO
II
PARTE PRIMA
19
Capitolo prim o
21
Capitolo secondo Capi tolo terzo Capi tolo qua rto
37 39 55
PARTE SECONDA
Capitolo primo Capitolo secondo Capitolo terzo Capitolo quarto PARTE TERZA
Capitolo primo Capitolo secondo Capitolo terzo Capitolo quarto Capitolo quinto EPILOGO
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
93
95 113 129 157 I97
199 221 261 265 277 299
3/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
i W à l z l t ì v i Sd ft 0r lal!' venne Pubblicato per la prima volta nel nest l a " a d t t n e r c u r a N tdenn re I Bnnr kn R Nc ehle Tu *l v l ^e n^e ? " r e d Ì t ° r e L o ^ modifiche. > q ripresentata con lievi
b H S r S 5 ? Y ^ ^ ^ j ^ ^ - * ì l « - t e edito dalla Dover Pui utOK un'edizione che ripristina gi tagli - T™** n e l *9*9, in P e r a t lollZtit l n u e lf l ,? Dall'. 9 a precedente, autorizzata da
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
4/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
LA MIA VITA SEGRETA
A Gala-Gradiva, colei che avanza
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
5/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PROLOGO
m^ ^ ^ r ^
A sei anni, volevo diventare cuoco. A dieci, Napoleone. Da allora in poi le mie ambizioni sono sempre andate cre scendo. Stendhal parte, la storia della princi pessa italianaracconta, che, in da unaqualche calda sera d'estate, assaporava vo luttuosamente un sorbetto mormorando: «Quanto mi rin cresce che questo non sia un vero peccato». Per me, a sei an ni, qualsiasi cibo gustato in cucina costituiva un peccato. I miei genitori mi permettevano tutto, tranne l'ingresso in quella stanza. E io me ne stavo ore intere sulla soglia del l'uscio vietato, con l'acquolina in bocca, sin quando mi si presentava l'occasione di scivolar dentro, nel mio luogo di delizie. E mentre le serve mi osservavano, ruggendo di gioia io acchiappavo un pezzetto di carne cruda o un fungo, e l'in ghiottivo quasi strozzandomi, ma sentendomi inebriato dal sapore inaudito, dall'aroma affascinante della colpa e della paura. A parte questa interdizione assoluta, ero libero di fare tutto quel che volessi. Bagnai il letto ogni notte, fino agli ot to anni, per puro divertimento. In casa ero il dittatore. Niente era abbastanza buono per me. I miei genitori mi ado ravano. Una volta, all'Epifania, ricevetti tra innumerevoli al tri anche un abbagliante abito dacompresa re, compresa la co ronaregali dorata, lucente di grossi topazi, la cappa di ermellino. Durante i mesi successivi non lasciai più il mio travestimento, e quando le serve mi cacciavano dalla cucina restavo immobile, nel corridoio, sopra una certa mattonella del pavimento, interamente abbigliato da re, con lo scettro in una mano e un battipanni di cuoio nell'altra, tremante di rabbia, sconvolto dal desiderio di picchiare furiosamente quelle donne. Era l'ora angosciosa precede l'accaldato, allucinante mezzogiorno estivo. Oltreche l'uscio socchiuso mi giungevano le grida delle bestiali creature dalle mani arrossate; vedevo di sfuggita le loro corse insensate, le loro grandi criniere; e dal centro ribollente di un agglomerato dove si mescolavano le
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
6/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
12
LA MIA VITA SEGRETA
donne sudate, gli acini d'uva sparpagliati, l'olio bollente, la leggera peluria sfuggita dalle ascelle dei conigli, le spatole in trise di maionese, i fegatini, la cinguettante gabbia dei cana rini; dal centro di quell'agglomerato si levava, per giungere sino a me, l'imponderabile, inaugurale fragranza del prossi mo pasto e, insieme, un acre odore di scuderia. Imprigionato, oltre un vortice di fumo e di mosche, in un bacile colmo di bianchi di uovo montati a neve, un raggio di sole splendeva esattamente come la spuma che orla le froge dei cavalli frustati a sangue, prostrati nella segatura, ansi manti. già era detto, io fui bambinoaviziato. Mio L'ho fratello morto di un meningite, sette anni, tre anni prima della mia nascita. La sua morte aveva sprofondato i miei genitori negli abissi della disperazione; trovarono solo in me, più tardi, conforto. Mio fratello e io ci rassomigliava mo come due gocce d'acqua, ma i nostri riflessi erano del tutto diversi. Mio fratello aveva, come ho io, l'inequivocabile morfologia facciale del genio.1 Dimostrava una precocità in quietante, ma il suo sguardo era sempre velato dalla malinco nia che rivela un'intelligenza insuperabile. Io, per contro, ero assai meno intelligente, ma avevo la capacità di accoglie re qualsiasi cosa in me. Sarei divenuto il prototipo, par excellence, di un « perverso polimorfo » eccezionalmente ritarda to e quindi capace di rammentare chiaramente l'erogeno pa radiso dei lattanti. In qualsiasi momento ero pronto a stroz zarmi da solo, in collere illimitate ed egoistiche, e la minima provocazione mi rendeva pericoloso. Una sera graffiai bru talmente, con uno spillo, ladove guancia dellafarmi mia balia, pur certe ado randola, perché il negozio volevo comprare cipolline candite era già chiuso. In altre parole, ero vitale. Mio fratello, questa prima versione di me, era stato concepi to troppo nell'assoluto. Sappiamo ormai che la forma rappresenta soltanto il pro dotto di un processo inquisitorio della materia: la specifica reazione della materia sottoposta alla tremenda coercizione dello spazio, alla torturante da ogni lato, si compone, esplodendo, negli pressione esatti contorni della suafinché propria originalità reattiva. E quante volte la materia, arricchita di Fin dal 1929 ebbi una chiarissima coscienza del mio genio, e confesso che questa convinzione, sempre più profondamente radicata nel mio cervel lo, non mi ha mai dato emozioni, diremo così, sublimi; devo tuttavia am mettere che, in certe particolari circostanze, ne ho tratto una sensazione estremamente piacevole.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
7/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PROLOGO
13
impulsi troppo assoluti, ne viene annullata; quante volte un'altra materia, docile a contrarsi nell'implacabile durezza dei suoi limiti, finisce per inventare la sua propria, originale forma di vita! Esiste forse al mondo qualcosa di più leggero, di più libe ro, di più stravagante, in apparenza, delle agate, con la loro floreale ricchezza? E tuttavia sono il risultatocostruzioni, della più atro ce schiavitù colloidale, delle più implacabili sog gette a tutte le torture dell'asfissia morale e materiale: e quel le loro aeree, delicatissime, apparentemente ornamentali ra mificazioni, sono soltanto le tracce di un'ansietà disperata, i rantoli estremi di una materia compressa, e pur decisa a rag giungere, infine, la vegetazione suprema del suo sogno mine rale. E quel che noi vediamo nel miracolo delle agate non rappresenta certo la trasformazione di una pianta in un mihttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
8/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
14
LA MIA VITA SEGRETA
nerale, e neppure la conquista di una pianta da parte di un minerale. Vediamo, al contrario, la spettrale apparizione del la pianta, la sua arborescenza allucinante e mortale; la fine, la forma dell'inquisitoria e spietata tirannia di un mondo mine rale. E la rosa. Ogni fiore in una sua prigione. Dal punto di vi sta estetico, la libertà è priva di forma. Si è ora scoperto, gra zie ai recenti studi sulla morfologia (gloria a Goethe per ave re inventato questa parola di incalcolabile pregnanza, parola degna di Leonardo!), che spesso sono precisamente le ten denze più eterogenee, più anarchiche, a offrire nel la massima complessità di antagonismi, per poi concludersi trionfan te regno di rigorose gerarchie formali. Anche se uomini di istinti unilaterali ed egocentrici venne ro bruciati dai fuochi della santa Inquisizione, questi istinti multiformi e anarchici trovarono, nella luce del rogo, la fiori tura essenziale della loro morfologia, appunto perché tali. Mio fratello, lo ripeto, aveva un'intelligenza insuperabile, ma con direzione unica eo riflessi immutabili inevitabilmente vengono consumati, privati di forma. Ioche invece ero un tar do, un anarchico polimorfo perverso. Riflettevo, con mobi lità straordinaria, gli oggetti di cui ero cosciente in forma di dolci; e d'altra parte tutti i dolci divenivano in me oggetti di coscienza materializzati. Tutto poteva modificarmi. Nulla poteva trasformarmi. Ero morbido, vile, cedevole. Il contor no colloidale del mio cervello avrebbe soltanto fissato, nel ri gore unico e inquisitorio del pensiero spagnolo, le agate san guigne, gesuitiche e arborescenti del mio strano genio. I miei genitori mi avevano dato lo stesso nome di mio fra tello: Salvador, e, come il nome indica chiaramente, ero de stinato a salvare il mondo dalla vacuità dell'arte moderna, e a farlo precisamente nell'abominevole epoca di catastrofi me diocri e meccaniche, a cui abbiamo il desolante onore di ap partenere. Se mi volgo a contemplare il passato, gli esseri si mili a Raffaello mi sembrano autentiche divinità; oggi io so no probabilmente il solosiainpur grado di spiegare agli perché ci sia impossibile accostarci, lontanamente, splendori delle realizzazioni raffaellesche. E la mia stessa opera mi sembra un vero disastro, perché avrei preferito mille volte vi vere senza essere costretto a salvar qualcosa. Comunque, at tualmente, e sebbene non disconosca certe intelligenze spe cializzate mille volte superiori alla mia, sono pronto a ripete re cento volte che non vorrei cambiare la mia posizione con quella di un mio qualsiasi contemporaneo. Probabilmente http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
9/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PROLOGO
15
l'accorto lettore avrà già capito che la modestia non è preci samente una mia dote. Un unico essere ha raggiunto un piano di vita paragonabi le alle serene perfezioni del Rinascimento, e quest'essere è precisamente Gala, la moglie che per un autentico miracolo ho potuto scegliere. Gala è composta dalle divine attitudini, dalle espressioni tipo-nona-sinfonia che, traducendo i con torni architettonici di un animo perfetto, si cristallizzano nel le linee della carne, nella superficie della pelle, nelle spume marine di gerarchie privatissime e rigorose, schiarite da un delicatissimo alitare di sentimenti, e siCosì induriscono, si orga nizzano, si fanno architetture umane. io posso dire che Gala, seduta, somiglia perfettamente al tempietto di Braman te presso la chiesa di San Pietro in Montorio, a Roma, perché ha la stessa grazia. E non diversamente da Stendhal in Vati cano anch'io posso misurare rigorosamente le fragili colonne del suo orgoglio, le tenere e saldissime balconate della sua in fanzia, la divina scala del suo sorriso. E spiandola con la co da dell'occhio durante le lunghe ore che trascorro inchioda to davanti al cavalletto, ripeto a me stesso che Gala è tanto ben dipinta quanto un Raffaello o un Vermeer. Gli altri esse ri che mi circondano hanno invece l'aria di abbozzi abban donati, e malissimo dipinti. Detto ancor meglio, somigliano alle luride caricature che nei caffè vengono tracciate in fretta, per pochi soldi, da individui il cui stomaco rugge di fame. Ho detto che, a dieci anni, volevo diventare Napoleone, e devo ora spiegarne il motivo. Al terzo piano della nostra casa abitava una famiglia argentina, i Matas, una delle cui figlie, Ursula, era famosa per la sua bellezza. Si mormorava, nella mitologia orale catalana, intorno al 1900, che Ursulita fosse stata scelta da Eugenio d'Ors come archetipo di femminilità catalana per il suo libro La ben plantada. Poco dopo aver compiuto i sette anni, incominciai a venir soggiogato dall'onnipotente attrazione libido-sociale del ter zo piano. Nei lunghi crepuscoli d'inizio estate interrompevo talvolta supremo di bere al rubinettosedel (deliziosail sete, cuorepiacere palpitante di spavento), unoterrazzo scric chiolio impercettibile, sulla balconata del terzo piano, mi la sciava sperare in un'apparizione di Ursulita. I Matas, del re sto, mi viziavano quanto i miei genitori. Nel loro salotto, ogni pomeriggio alle sei, un gruppo di affascinanti creature, con i capelli e la pronuncia argentina dei veri angeli, si riuniva al l'ombra di cicogne impagliate, intorno a un immenso tavolo. Bevevano mate, da un'unica tazza d'argento, che si passavahttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
10/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
i6
LA MIA VITA SEGRETA
no di bocca in bocca. Era una promiscuità orale che aveva il potereindicuiturbarmi, e provocava in me fuochi, turbini ididiamanti disagio mo rale, già splendevano, di azzurri del la gelosia. Anch'io, giunto il mio turno, bevevo quel liquore tiepido, per me più dolce del miele, e già sapevo che il miele è più do ke del sangue; lo sapevo perché mia madre, mio san gue, era presente. Così la fissazione sociale veniva in me con sacrata trionfalmente, ineluttabilmente, nella zona erogena della mia bocca: volevo bere il liquido di Napoleone! Perché c'era anche Napoleone, nel salotto. Un suo ritratto figurava,diin un un grosso cerchiobricco, di policromie altrettanto sul l'angolo verniciato in modogloriose, da sembrar legno, e destinato a contenere il mate. Questo oggetto era collocato con infinita cura sopra un centrino di merletto, e il merletto posava esattamente al centro del tavolo. L'immagine di Napoleone su quel bricco era tutto, per me. Durante mol ti anni il suo atteggiamento di orgoglio olimpico, la candida, commestibile sporgenza del suo ventre vellutato, il tono feb brilmente roseo delle sue guance imperiali, l'indecente, me lodico e categorico delche suoiocappello, corrisposero tualmente al modellonero ideale avevo scelto per me, ilpun re. In quel periodo la gente cantava un breve, brillante motivo: Napoleón en el final De un ramillete colosal. E quel piccolo ritratto di Napoleone si era naturalmente posto al centro del mio spirito, i cui contorni non esistevano ancora; il rosso dell'uovo che, anche la, è purcome sempre al suo centro. fritto Nel corso di un senza anno padel avevo stabilito, quasi freneticamente, le mie gerarchie. Ero stato un re qualunque, che sognava di esser cuoco; mi svegliavo tra sformato in Napoleone. Le mie furtive delizie digestive assu mevano la forma architettonica di un santuario: il bricco del mate. Le confuse emozioni erotiche provocate dalle creature che, per metà donne, per metà cavalle, popolavano la cucina svanivano davanti alle altre emozioni del salotto al terzo pia no: il sereno splendore di una vera dama, Ursulita Matas, l'archetipo della bellezza 1900. In seguito illustrerò minuziosamente diverse macchine di mia invenzione. Una, tra le altre, si basa sull'immagine com mestibile di Napoleone, che mi ha permesso di realizzare i maggiori fantasmi della mia infanzia: il delirio nutritivo orale e il fanatico imperialismo spirituale. La macchina in questio-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
11/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PROLOGO
17
ne, composta di cinquanta bicchierini colmi di latte tiepido e appesi braccioli un di una poltrona,delle sta agrasse rappresentare, estremaaichiarezza, equivalente cosce di con Na poleone. Poiché chiunque può essere in grado di vedere la stessa verità, e chiunque può trarre vantaggio dal contemplar le cose sotto questo particolare punto di vista, spiegherò un tale enigma, e moltissimi altri, nel corso di questo mio libro sensazionale. Una cosa, intanto, è ben certa: mi assumo inte ramente ed esclusivamente la responsabilità di tutto, assolu tamente tutto quanto dirò.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
12/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
13/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO PRIMO
fra i denti pezzettini anche minuscoli, ma pur sempre orribi li e degradanti, di spinaci. La mia superiorità non dipende da un maggior talento nello spazzolarmi la dentatura, bensì dal fatto, assai più categorico, ch'io non mangio spinaci. Quindi attribuisco agli spinaci, e più generalmente a quanto, da lon tano o da vicino, riguarda il cibo, essenziali valori di ordine è sempreeddiestetico. morale servizio,Evigile, naturalmente severamente la sentinella sollecita,del cerimonio disgusto samente attenta all'esatta scelta delle vivande. Mi piace mangiare unicamente cose ben formate, ben defi nite, e tali che l'intelligenza possa comprenderle. Detesto gli spinaci per il loro carattere orribilmente amorfo e sono fer mamente convinto, e pronto a sostenerlo in eterno, che la so la cosa commestibile di questo sordido legume è il nobile e buon terriccio custodito tra i fili delle sue radici. I crostacei contrastano meravigliosamente con gli spinaci: è per questo che mi piacciono follemente, soprattutto nelle varietà minori, come i molluschi. Il loro massimo pregio con siste sempre nel guscio, scheletro esterno, che realizza mate rialmente un'idea originaria e brillante: portare le proprie os sa all'infuori, e non, secondo l'uso corrente, all'interno. Grazie alle armi della propria anatomia il crostaceo è dun que in grado di proteggere il morbido e nutriente delirio del la propria intimità, difeso contro ogni possibile profanazio ne, incastonato una corazza e tenace, che lo lascia vulnerabile soloin alla conquistasolenne veramente imperiale, nella nobile guerra della scorticazione: alludo alla conquista del palato. Quant'è meraviglioso sentirsi scricchiolare sotto i denti il fragile cranio di un uccellino ! ' Non concepisco che si L uccello risveglia sempre nell'uomo l'angelo cannibale della sua crudeltà.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
14/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
22
LA MIA VITA SEGRETA
possano mangiare altrimenti dei cervelli! Gli uccellini, d'al tra parte, somigliano molto ai molluschi, e anch'essi portano la corazza, per così dire, inserita nella pelle. Paolo Uccello dipinse piccoli crostacei simili a piccoli ortolani, e lo fece con una grazia misteriosa degna in tutto dell'uccello che egli era realmente, e che gli valse il suo soprannome. Ho spesso scritto che gli organi più filosofici dell'uomo so no le mascelle. Quando mai ci sentiamo più filosofi, se non nel momento in cui succhiamo lentamente il midollo di un os so potentemente stritolato nella morsa finale e distruttiva dei nostri molari, il che ci autorizza a sentirci realmente arbitri della situazione? In quel momento, l'essenza del midollo, gustiamo il sapore della raggiungendo verità, che tenera e nu da emerge dal pozzo dell'osso maciullato nella nostra bocca. So sempre con sicurezza che cosa ho voglia di mangiare! E la mia meraviglia si rinnova osservando come il mondo sia pieno di gente che inghiotte qualunque cosa nella sacrilega convinzione che l'atto del mangiare si compia per pura ne cessità. Tuttavia, pur desidero conoscendo minuziosamente e anticipata mente quel che ottenere dai miei sensi, non posso dire altrettanto dei miei sentimenti, fragili e leggeri come bolle di sapone. Parlando in linea generale, non sono mai stato in grado di prevedere gli sviluppi isterici e violenti del la mia condotta, e ancor meno il risultato finale delle mie azioni; al contrario, spesso mi ritrovo attonito spettatore del gioco e vedo spaventato le mie bolle di sapone assumere il peso categorico e catastrofico di palle da fucile. Ogni volta che le sfere iridate del mio sentimento, staccandosi dalla loro vita effimera, toccano terra, ossia la realtà, si trasformano im mediatamente in azioni essenziali e divengono, da trasparen ti ed eteree, opache, metalliche e minacciose. Niente può spiegar meglio simili metamorfosi delle storie che sto per narrarvi, e che ho raggruppato in questo capitolo senza or dine cronologico, semplicemente pescandole dal torrente aneddotico della mia vita. Poiché sono rigorosamente auten tiche e narrate con franchezza, le mie storie offrono colori contorni di inequivocabile somiglianza e rappresentano dune que un onesto tentativo di autoritratto. Molti, lo so bene, le avrebbero mantenute segrete. Ma la mia idea fissa è quella di Della Porta, nella sua Magia naturale, dà la ricetta per cucinare un tacchino senza ucciderlo, raggiungendo così questa suprema raffinatezza: mangiarlo ben cotto e ben vivo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
15/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
2
3
uccidere nel mio libro la maggior quantità possibile di miste ri, e di ucciderli con le mie stesse mani.
Avevo cinque anni, ed era primavera nel villaggio di Cambrils, presso Barcellona. Passeggiavo in campagna con un bimbo più piccolo di me, biondissimo e ricciuto. Lo cono scevo da poco. Io andavo a piedi, lui in triciclo. Lo aiutavo, ogni tanto, spingendolo con una mano. Raggiungemmo un ponte in costruzione, ancora senza pa rapetti. Improvvisamente, e come spesso mi accade, ebbi un'idea; mi guardai attorno per esser certo che nessuno po tesse vedermi, poi spinsi il piccolo giù dal ponte. Cadde sui ciottoli del torrente da oltre quattro metri di altezza. Io mi precipitai a casa per annunciare l'accaduto. Durante l'intero pomeriggio, bacinelle colme di acqua san guinolenta furono portate fuori dalla stanza dove il bimbo, gravemente ferito alla testa, sarebbe poi rimasto per una setti mana. L'andirivieni continuo e la confusione generale in cui la casa era piombata mi ispirarono sensazioni deliziosamente al lucinate. Mi ero rifugiato in un salottino, e mangiavo ciliegie rannicchiato in una poltrona con la spalliera, i braccioli e i cuscini rivestiti di pizzo a uncinetto. Il pizzo ero ornato di grosse ciliegie in peluche. Il salottino si affacciava sull'ingres so, e di lì potevo osservare ciò che accadeva, pur stando al buio, poiché le opprimente. persiane venivano fin sul dallegno, mattino respingere l'afa Il sole,chiuse battendo vi per ac cendeva piccoli labirinti scarlatti, simili a orecchie illuminate dall'interno. Non provavo assolutamente rimorso. E ricordo benissimo che la sera, attraversando come sempre tutto solo i prati, assaporavo la bellezza di ogni singolo filo d'erba.
2
All'inarca nello stesso periodo, il dottore venne da noi un pomeriggio per forare i lobi delle orecchie alla mia sorellina, che io adoravo con delirante tenerezza. Giudicavo oltraggio samente crudele l'operazione ed ero ben deciso a impedirla, nel modo più assoluto. Attesi dunque che il dottore si fosse seduto e si sentisse pronto, dopo essersi aggiustato gli oc-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
16/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
24
LA MIA VITA SEGRETA
chiari sul naso, a iniziare il suo lavoro. Irruppi allora nella stanza, agitando il mio battipanni di cuoio, e frustai il dotto re in piena faccia, spaccandogli le lenti. Era un uomo anziano e mandò un urlo di dolore, cadendo poi tra le braccia di mio padre, accorso in suo aiuto. « Non avrei mai pensato che potesse fare una cosa simile proprio a me, che gli volevo tanto bene» si lamentò con la voce splendidamente modulata di un usignolo e spezzata dai singulti. Da quel giorno mi piacque ammalarmi, non foss'altro che per il piacere di vedere la faccina di quel vecchio che avevo fatto piangere.
3
Avevo sedici anni e mi trovavo nel collegio dei Padri Maristi a Figueras. Si passava dalle aule scolastiche nel giardino della ricreazione grazie a una scala di pietra quasi verticale. Una sera, senza alcuna ragione, mi venne in mente di buttar mi giù dall'alto farlo, dimaassil alla fine la paura midella frenò.scala. Non Ero per prontissimo questo l'ideaa smise larmi, e in segreto perfezionavo il piano che avrei realizzato il giorno dopo. L'indomani, infatti, non esitai. Nel preciso istante in cui con i miei compagni mi preparavo a scender le scale, feci un fantastico salto nel vuoto, ricaddi sui primi gra dini e di là, rimbalzando, precipitai fino in fondo. Mi ritrovai coperto di contusioni e di graffi, ma una gioia intensa e ine splicabile rendeva il dolore del tutto secondario. L'effetto prodotto sugli altri ragazzi, suivennero superiori accorsi sulla a rialzarmi, fu enorme. Fazzoletti umidi emi applicati fronte. Ero così timido, allora, che la minima attenzione mi faceva arrossire fino alle orecchie; generalmente restavo appartato e solitario. L'improvviso interesse generale mi emozionò stra namente e, quattro giorni dopo, ripetei lo stesso balzo, sce gliendo però l'ora della seconda ricreazione, quando tutto il collegio e perfino il padre superiore si trovavano nel cortile. Produssi una sensazione persino maggiore della volta prece dente, anche perché prima di spiccare il volo lanciai un grido acutissimo che attrasse su di me gli sguardi di tutti. La mia soddisfazione fu indescrivibile, la pena fisica insignificante, per cui, incoraggiato da questo, continuai a ripetere di tanto in tanto la mia impresa. Ogni volta che mi preparavo a scen dere in giardino, mi sentivo circondato dall'attesa più com-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
17/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
25
mossa. Si butterà, non si butterà? E come avrei potuto scen dere tranquillamente e normalmente le scale, mentre mi sen tivo divorato da cento sguardi? Ricorderò sempre una piovosa sera di ottobre. Ero fermo sul pianerottolo. Dalla corte saliva verso di me il forte aroma della terra umida e delle ultime rose; il sole calante accendeva nel cielo nuvole sublimi, simili a leopardi rampanti, a Napo leoni, a caravelle, sconvolte e stravolte; il mio volto era illu minato dalle mille luci dell'apoteosi. Cominciai a scendere gradino per gradino, in una lenta, deliberata, cieca estasi, co sì visibile e così commovente che d'improvviso i ragazzi smi sero i loro giochi e tacquero di colpo. Se mi avessero offerto di cambiare il mio posto con quello di un dio, avrei rifiutato. 4
Avevo ventidue anni. Studiavo all'accademia di belle arti, a Madrid. Il desiderio di fare sistematicamente, costante mente, immancabilmente, il contrario di quel che facevano gli altri miUnspinse benilpresto a stravaganze famose nei circoli artistici. giorno, professore di disegno ci assegnò il compito di dipingere una statua gotica della Vergine diretta mente dal modello. Prima di lasciarci, il professore ripetè pa recchie volte che avremmo dovuto dipingere esattamente quel che «vedevamo». Immediatamente, preso da un furore di mistificazione, mi misi al lavoro, dipingendo furtivamente nei più minuti parti colari un paio di bilance che copiavo da un catalogo: tutti pensarono che fossivenne davvero impazzito. fine dellai nostri setti mana il professore a correggere e aAlla commentare lavori. Si fermò in un raggelato silenzio davanti al mio quadro, mentre tutti gli altri studenti vi si raggruppavano intorno. « Forse lei vede qui una Vergine, come tutti gli altri, » arri schiai io timidamente, e però con una certa fermezza « ma io vedo invece un paio di bilance». 1 Soltanto oggi, scrivendo questo aneddoto, sono colpito dall'ovvio rap porto, sia pur suggerito da un'associazione di idee, tra la Vergine e le bilan ce nei segni dello zodiaco. Ora, così come appare nel mio ricordo, la Vergi ne posava sopra una « sfera celeste ». La mia presunta mistificazione sarebbe dunque in realtà un anticipo sulla futura filosofia daliniana della pittura, va le a dire l'improvvisa materializzazione dell'immagine suggerita, l'onnipo tente corporalità feticistica di quei fenomeni fin qui arricchiti degli attributi realistici, privilegio degli oggetti tangibili.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
18/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
26
LA MIA VITA SEGRETA
5 L'anno dopo mi presentai all'esame di storia dell'arte. Ero ansioso di mostrarmi brillantissimo e avevo studiato in defessamente. Salii sulla piattaforma dove sedeva la commis sione e iluna soggetto della mia esposizione orale fuilestratto a sor te. Ebbi fortuna inaudita: era esattamente soggetto che avrei preferito trattare. Ma improvvisamente un'invincibile indolenza mi sopraffece, e quasi senza esitare, tra lo stupore dei professori e di tutti gli astanti, mi alzai e dissi testualmen te: «Chiedo scusa, ma io sono infinitamente più intelligente di questi tre esaminatori e rifiuto dunque di venir giudicato da loro. Conosco l'argomento troppo bene». Di conseguenza venni citato davanti al consiglio di discipli na ed espulso dalla scuola. Così finì la mia carriera scolastica. 6 Avevo ventinove anni e trascorrevo l'estate a Cadaqués. Stavo facendo la corte a Gala, e mangiavamo con alcuni ami-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
19/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
V
ci sulla spiaggia, in una piccola osteria, con la pergola rivesti ta di tralci e circondata dall'assordante ronzio delle api. Mi sentivo meravigliosamente felice, benché portassi in me il peso sempre più maturo del mio nuovo amore e me ne sen tissi strangolato come da un polipo di solido oro, lucente per le mille gemme dell'angoscia. Avevo appena mangiato quat tro aragoste e bevuto un po' di vino, uno di quei vini locali che, pur non essendo pretenziosi, custodiscono tuttavia i più delicati segreti del Mediterraneo perché possiedono la mera vigliosa fragranza in cui, fra immense irrealtà, si ritrova il gu sto sentimentale e torturante delle lacrime. Finimmo tardi il nostro pasto, il sole già calava all'orizzonte. Io ero scalzo, e una delle ragazze del nostro gruppo che mi ammirava da tempo seguitava a esaltare stridula la bellezza dei miei piedi. I miei piedi sono realmente così belli che mi pareva stupido che lei insistesse nella lode. Sedeva in terra e appoggiava leg germente il capo sulle mie ginocchia. Improvvisamente tese una mano in avanti e, quasi impercettibilmente, mi carezzò l'alluce, con dita tremanti. Balzai in piedi, il cervello offusca to da una tremenda gelosia di me stesso, come se, di colpo, fossi diventato Gala. Respinsi la mia ammiratrice, mi buttai su di lei e presi a colpirla con tutte le mie forze, finché me la strapparono, sanguinante, dagli artigli.
7
Nel 1928 tenni una conferenza sull'arte moderna a Figueras, mia città natale. Il sindaco presiedeva la riunione, e tutti i notabili si erano riuniti in insolita folla per ascoltarmi, con educato stupore. Quand'ebbi finito, mi parve di non esser stato capito neppure nella conclusione. Nessuno si era ac corto che l'ultimo passo era definitivo. Preso da un improv viso furore isterico, gridai con tutto il fiato: «Signore e si gnori, la conferenza è finiteli ». In quel preciso istante il sindaco, uomo popolarissimo e amato dall'intera città, cadde morto ai miei piedi. L'emozio ne fu indescrivibile e l'avvenimento ebbe ripercussioni con siderevoli. I giornali umoristici dichiararono che le enormità enunciate nel corso della conferenza lo avevano ucciso. Fu invece un caso molto comune di morte improvvisa, credo per angina pectoris, che per pura combinazione coincise con la fine del mio discorso.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
20/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
28
LA MIA VITA SEGRETA 8
andai da in Italia per laparata prima aviatoria. volta, il cielo Tori no Quando era oscurato un'enorme Nelledi strade sfilavano cortei, punteggiati di fiaccole: era appena scoppiata la guerra contro l'Abissinia. 9 Nel 1936,poco a Parigi, abitavamo un appartamento al 7 diGala rue Becquerel, lontano dal Sacré-Coeur. L'indomani avrebbe subito un'operazione e doveva quindi trascorrere la notte in ospedale per le cure necessarie. L'operazione era ri tenuta molto seria. Tuttavia Gala, con il suo straordinario, esuberante coraggio, non sembrava affatto preoccupata e de dicammo l'intero pomeriggio alla costruzione di due oggetti surrealisti. Gala era felice come una bimba: con meravigliosi gesti arcuati, uno degni di un personaggio di diCarpaccio, raccogliendo strabiliante assortimento oggetti dastava sot toporre ai piccoli cataclismi di certe azioni meccaniche. Più tardi compresi che l'oggetto che andava creando era pieno di inconsce allusioni all'imminente intervento chirurgico, es sendo evidente il suo carattere biologico. C'erano le mem brane destinate alla ritmica tortura delle antenne metalliche, c'erano strumenti delicati quanto il bisturi e la terrina colma di farinaQuesti per attutire i colpi una destinati a undipaio di di seni fem minili... seni avevano raggiera piume gallo al posto dei capezzoli; così le penne, agitando lievemente la fa rina, ammorbidivano il peso dei seni che venivano a sfiorarne soltanto la superficie e lasciavano nell'immacolato biancore farinoso una traccia infinitamente impercettibile del loro contorno. Nel frattempo io stavo mettendo insieme una « cosa » che definii «orologio ipnagogico»: si componeva un'enorme pagnotta, posata sopra un lussuoso piedistallo. di Fissai sul re tro del pane dodici bottigliette di inchiostro Pelikan, tutte in fila e piene: ogni bottiglietta conteneva una penna di diverso colore. Ero assolutamente entusiasta dell'effetto ottenuto. Al tramonto, Gala aveva finito il suo oggetto e decidemmo di portarlo ad André Breton per mostrarglielo, prima di rag giungere l'ospedale. (La costruzione di simili oggetti era la mania del momento e non ci si occupava d'altro nei circoli http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
21/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
X<)
surrealisti.) Sistemammo quindi l'oggetto di Gala in un taxi, ma non appena ci mettemmo in moto una brusca frenata spostò ogni cosa e i vettura. diversi elementi sulbacinella sedile e sul pavimento della Quel chesiè sparsero peggio, la contenente due libbre di farina si capovolse, imbiancandoci completamente. Tentammo di raccoglierla, ma era già spor ca. Di tanto in tanto l'autista si voltava a osservare la nostra agitazione con un'aria per metà compassionevole e per metà scandalizzata. Ci fermammo in una drogheria per comprare altre due libbre di farina. Tutti questi incidenti ci fecero quasi dimenticare l'ospeda le, dove arrivammo tardissimo. La nostra apparizione nel cortile immerso nel crepuscolo lilla di quel maggio parigino dovette esser singolare e inquietante, a giudicare dai volti delle infermiere che ci vennero incontro. Non smettevamo di spolverarci, scatenando di continuo nuvole di farina: soprat tutto io ne ero coperto fino ai capelli. Che pensare di un ma rito che osava uscire da un qualsiasi taxi, con la moglie gra vemente malata e con gli abiti saturi di farina, quasi fosse un gigantesco scherzo? Probabilmente le infermiere clini ca in rue Michel-Ange se lo chiedono ancora, e della si spieghe ranno il mistero soltanto se per caso leggeranno queste righe. Lasciai Gala all'ospedale e rincasai. Di tanto in tanto, a in tervalli sempre più lunghi, continuavo a spolverarmi. Pranzai con eccellente appetito: ostriche, piccione arrostito, tre taz ze di caffè. Poi ripresi il lavoro iniziato nel pomeriggio. In realtà non avevo desiderato altro e l'interruzione per con durre Gala all'ospedale aveva soltanto esasperato la mia at tesa e accresciuto il mio piacere. Mi sentivo lievemente stu pito nel constatare la mia indifferenza nei riguardi dell'ope razione che avrebbe avuto luogo l'indomani mattina alle die ci. Ma mi riusciva impossibile, anche sforzandomi, provare la minima ansietà. Tale assoluta freddezza verso l'essere che credevo di adorare presentava alla mia intelligenza un ap passionante problema filosofico e morale, ma mi sentivo in capace di risolverlo. Mi sentivo invece ispirato quanto un musicista:Dipinsi nuove idee scintillavano nelle profondità della fantasia. ad acquerello sessanta bottigliette da mia in chiostro con le relative sessanta penne, su sessanta quadrati ni di carta che appesi con sessanta pezzetti di spago alla pa gnotta. Una calda brezza entrò dalla finestra ad agitare i fo glietti dipinti e contemplai con vera estasi l'assurda e terri bilmente reale perfezione del mio oggetto. Ancora immerso nell'importanza dello sforzo compiuto, mi coricai verso le
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
22/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
LA MIA VITA SEGRETA
due del mattino, e con l'innocenza di un angelo mi addor mentai immediatamente. Mi svegliai alle cinque come un de monio, inchiodato al mio letto dalla peggiore angoscia che avessi mai conosciuta. Con lentissimi, dolorosi movimenti che mi parvero durare duemila anni, respinsi le soffocanti coltri. Ero coperto dal sudore freddo del rimorso, la rugiada che si forma sui pae saggi dell'animo umano sin da quando è sorta la prima auro ra della moralità. Il giorno già forava il cielo, gli striduli e frenetici canti de gli uccelli improvvisamente ferivano le pupille dei miei occhi aperti sulla sventura, desti mi assordavano, chiudevano il mio cuore nella rigida, enorme ragnatela di tutti i germogli, di tutte le esplosioni primaverili. Gala, Galuchka, Galuchkineta! Lacrime roventi mi sgorga vano dagli occhi, lentamente, prima, come negli spasimi e nel le doglie del parto. Poi presero a fluire con la sicurezza, l'im petuosità di una cavalcata, con il rammarico per la diletta che vedevo solo di profilo seduta madreperlaceo carro della disperazione. E ogni volta che ilnelflusso delle lacrime accenna va a diminuire, ecco un'altra visione di Gala sorgermi dinan zi: Gala appoggiata a un albero d'olivo, a Cadaqués, che mi fa un cenno; Gala nella tarda estate, arrampicata sulle rocce di capo Creus per scoprirvi uno scintillante frammento di mica; Gala che nuota lontano, e posso distinguerne solo il sorriso. Le fuggevoli immagini provocavano un nuovo fiume di pian to, come se l'aspro meccanismo dei sentimenti comprimesse il diaframma muscolare delle mie orbite, strizzando dalle lumi nose visioni del mio amore la livida acidità delle memorie. Corsi all'ospedale come un pazzo e mi aggrappai al camice del chirurgo con una violenza così animale da indurlo a trat tarmi con singolare cortesia, riconoscendo anche in me un malato. Per una settimana piansi quasi di continuo, singhioz zai in ogni circostanza, fra lo stupore dei miei più intimi ami ci surrealisti. Finalmente, una domenica, Gala fu dichiarata definitivamente fuori pericolo, e Pora-della-morte-in-abitoda-festa se ne andò in punta di piedi. Galuchka sorrideva e io potevo finalmente premermi la sua mano contro la guan cia. «Dopo tutto questo,» pensavo con selvaggia tenerezza «potrei benissimo ucciderti! ».
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
23/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
3I
IO
Torniamo a Cambrils, ai mieia cinque anni.conTreloro. bellissime ragazze mi avevano condotto passeggio Erano tutte e tre grandi e stupende, ma soprattutto una mi sembra va meravigliosa. Mi teneva per mano, e il suo immenso cap pello, adorno di un gran velo bianco ricadente, me la rende va particolarmente patetica. Raggiungemmo un luogo solitario, e qui le ragazze presero a bisbigliare, a ridere sommessamente tra loro, con una certa ambiguità. Ne fui turbato e ingelosito, soprattutto quando cercarono di fare allontanarmi, suggerendomi giocoinche avrei dovuto da solo. Finsi di lasciarle, qualche e mi nascosi un luogo da cui mi fosse facile osservarne le mosse: che furono, in realtà, sconcertanti. La più incantevole delle tre era al centro del gruppo; le al tre due, scostandosi di alcuni passi, la osservavano con cu riosità, in silenzio. E lei, con un imprevedibile atteggiamento di orgoglio, se ne stava immobile, il capo leggermente chino, le gambe rigide e allargate, mentre le mani, appoggiate ai fianchi, sollevavano impercettibilmente la gonna e la sua so lennità suggeriva un'attesa spasmodica. Tutto fu fermo e quieto, per circa mezzo minuto, poi un violento zampillo percosse sonoramente il terreno asciutto, e subito una pozza fumante si formò tra i suoi piedini. La terra assorbì solo in parte il liquido, che si divise in ruscelletti così impetuosi da raggiungere immediatamente le scarpe bianche della giovane donna, nonostante il suo sforzo quasi acrobatico per evitarli. Una zonaledifunzioni umidità della macchiò camoscio, dove il bian chettogrigia assunse cartail assorbente. Tutta intenta in quell'atto, la «creatura col velo» non po teva avvertire la mia paralizzata attenzione. Ma rialzando il capo, mi vide proprio di fronte a lei, appena celato dai cespu gli, e mi dedicò un sorriso ironico, con uno sguardo infinita mente dolce e, schermato dalla purezza del velo, castamente conturbante. Quasi contemporaneamente gettò un'occhiata alle amiche, che sottintendeva: « Non riesco a trattenermi, è troppo tardi»;benissimo, e loro risero, e diminuòvo Stavolta avevo capito il cuore battevatacquero. violentemente ed ecco che ancora due zampilli scrosciarono sul terreno, e io, senza volgere il capo, fissai gli occhi sbarrati nei suoi, velati. Una mortale vergogna mi saliva al volto, con il flusso e il ri flusso del sangue, mentre nel cielo le ultime nuvole scarlatte si scioglievano in nebbie crepuscolari, e sulla terra calcinata i
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
24/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
3
2
LA MIA VITA SEGRETA
tre preziosi, implacabili, vanamente trattenuti torrenti risuo navano quasi come tre tamburi, prolungandosi in selvagge cascate di bollenti La notte calava, topazi. e ci avviammo verso casa. Avevo rifiutato di dar la mano a tutte e tre le donne, e le seguivo a breve di stanza, incerto tra l'esultanza e il rancore. Tenevo nel pugnetto chiuso una lucciola, raccolta per via e di tanto in tan to aprivo le dita per contemplarne lo splendore. Poi tornavo a serrare il mio tesoro con tanta violenza che il sudore mi scorreva nel palmo e dovevo ogni tanto passare la lucciola dalla destra alla sinistra, per impedire che affogasse. Più vol te mi polvere sfuggì, candida, durante inazzurrata queste operazioni, e dovetti cercarla, nella dalla luna ancora esile. Ma quando una goccia del mio sudore, cadendo in quella stessa polvere, vi scavò un piccolo cratere, rabbrividii, mi sentii raggelare, e sempre stringendo la lucciola raggiunsi di corsa le tre ragazze che mi aspettavano. Di nuovo quella col velo mi tese la mano, di nuovo la respinsi, camminai vicino a lei, senza però toccarla. Avevamo quasi la di casa quando omio cugino ci venne incontro. Eraraggiunto un giovane vent'anni, quasi, e por tava un fucile in spalla, agitando di lontano un oggetto che voleva mostrarci. Si trattava di un piccolo pipistrello, ferito all'ala, e mio cugino lo reggeva per le orecchie. Dopo esser rientrati, lo sistemò in una specie di secchiello e me lo regalò, perché aveva capito che morivo dalla voglia di averlo. Corsi subito verso la lavanderia, il mio rifugio prediletto: era lì che custodivo, sopra un lettuccio di foglie di menta, e coperte da un bicchiere capovolto, alcune coccinelle, splendenti di ri flessi metallici. Misi la lucciola accanto alle coccinelle, il pipi strello accanto al bicchiere, e posi su di loro il secchiello. Il pipistrello era quasi immobile; restai lì per più di un'ora, pri ma del pranzo, e spesso scoprivo il volatile, che adoravo paz zamente, per baciare la pelosa sommità della sua testa. La mattina dopo un funesto spettacolo mi attendeva nella lavanderia. Il bicchiere rovesciato, le coccinelle scomparse e il pipistrello, sebbene ilancora vivo, di formiche impazzite; nell'agonia, musetto dellabrulicante bestia somigliava alla maschera di una vecchia, con tutti i fragili denti scoperti. Proprio allora vidi la «creatura col velo». Era a dieci passi da me, ferma accanto alla siepe, in procinto di aprire un cancelletto. Assalito da un furore omicida, raccolsi istintivamen te un ciottolo e glielo lanciai contro con tutte le mie forze, quasi riconoscendo in lei la responsabile del disastro. La pie-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
25/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
33
tra non la sfiorò neppure, ma rimbalzando provocò un ru more che la fece volgere verso di me, lanciandomi un'occhia ta di curiosità materna: io ero lì, tremante, sopraffatto da un turbine di emozioni, in cui la vergogna lentamente predomi nava. E improvvisamente seguii un altro incomprensibile impul so, che strappò alla giovane donna un urlo di orrore. Raccol si il pipistrello, sempre formicolante, me lo portai alla bocca, mosso da un istinto di tenerezza, poi, invece di baciarlo, co me credevo di desiderare, lo morsi con tanta furia che mi parve vasca di spaccarmi le mascelle. Tremando di orrore lo lanciai nella del bucato all'aperto, e fuggii. Quell'acqua era tutta chiazzata di grossi fichi neri che, troppo maturi, si era no staccati dal sovrastante albero. Tornai lì, più tardi, e non potei più distinguere il corpicino nero del pipistrello, perso tra le altre macchie nere dei fichi galleggianti. Mai più, da al lora, ebbi voglia di giocare nella lavanderia; e ancora oggi, se una composizione di oggetti neri mi rammenta il particolare ordine (sempre chiarissimo nella mia mente) dei fichi in quel lavatoio dov'era finito il mio pipistrello, sento un brivido corrermi lungo le reni. n
Di nuovo alla scuola di belle arti. Dovevamo dipingere un quadro a olio, durante una specie di gara tra compagni di corso. Scommisi che avrei vinto il premio senza neppure toccar la tela con il pennello. Ci riu scii, infatti, lanciando grumi di colore dalla distanza di un metro, e creando così una composizione pointilliste talmente accurata nel disegno e nei colori che vinsi davvero il primo premio.
12
I miei tre viaggi a Vienna furono esattamente tre gocce d acqua che, per mancanza di immagini da riflettere, restano opache. Ogni volta feci esattamente le stesse cose: la mattina andavo a vedere i Vermeer della collezione Czernin e nel po meriggio « non » visitavo Freud perché regolarmente mi av vertivano che era assente per ragioni di salute. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
26/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
34
LA MIA VITA SEGRETA
Ricordo con piacevole malinconia i pomeriggi trascorsi vagando per le strade dell'antichissima capitale austriaca. La torta di cioccolata, che interessavano mangiavo in fretta un negozio di antiquario e l'altro (mi tutti),tra aveva un sapore leggermente amaro, suggerito proprio dalle anticaglie appe na viste e accentuato dall'ironica delusione per quella visita sempre impossibile. La sera, prolungavo all'infinito lunghe e logoranti conversazioni immaginarie con Freud; spesso rin casava con me, e una notte rimase persino aggrappato tena cemente alle tende della mia stanza all'hotel Sacher. Molti anni dopo i miei vani tentativi di incontrare Freud, intrapresi gastronomica regioneche di Sens, in Francia.un'escursione Rammento in particolare nella un pranzo, inco minciò con le lumache, uno dei miei piatti prediletti. Parla vamo di Edgard AUan Poe, un tema magnifico, specialmente se accompagnato dalle lumache e animato dalla lettura di un saggio appena uscito, uno studio psicoanalitico sullo scritto re, della principessa di Grecia, Marie Bonaparte. Improvvi samente scorsi una fotografia del professor Freud sulla prima pagina del giornale che qualcuno stava leggendo al tavolo vi cino. Ordinai che me ne portassero una copia e lessi così che Freud, esiliato, era giunto a Parigi. C'eravamo appena ripre si dallo stupore della notizia, quando emisi un violento grido. Avevo appena scoperto il segreto morfologico di Freud! Il cranio di Freud era una lumaca! Il suo cervello aveva la for ma di una spirale, lo si sarebbe potuto estrarre con un ago! La mia scoperta influenzò profondamente il disegno di Freud che feci in seguito, dal vero, un anno prima che morisse. Il cranio di Raffaello è esattamente di quello di Freud: è ottagonale, come una gemmal'opposto sfaccettata, e il suo cervello appare come le venature del marmo; il cranio di Leonardo somiglia invece a una noce da spaccare: intendo dire che somiglia più degli altri a un vero cervello. Potei finalmente conoscere Freud a Londra. Ero in com pagnia dello scrittore Stefan Zweig e del poeta Edward Ja mes. Mentre attraversavo con loro il giardinetto del vecchio professore, vidi una bicicletta appoggiata contro il muro e sul sellino, legata con uno spago, c'era una borsa per l'acqua calda di gomma scarlatta, ben gonfia e incoronata da una lu maca viva: la presenza di quegli strani oggetti appariva ine splicabile nel giardinetto di Freud. Contrariamente alle mie speranze, parlammo poco, ma ci divorammo a vicenda con gli occhi. Freud conosceva di me soltanto la mia pittura e l'ammirava; ma io improvvisamente
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
27/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
35
fui colto dall'ambizione di apparirgli un dandy dell'« intellet tualità universale». Seppi in seguito di aver prodotto l'effet to opposto. Prima di lasciarlo, volli dargli una rivista che aveva pub blicato un mio articolo sulla paranoia e l'aprii alla pagina in cui iniziava il mio testo, pregandolo di leggerlo se gli restava un attimo di tempo. Freud continuava a fissarmi senza curar si della mia rivista, e allora io, sempre sperando di suscitare il suo interesse, spiegai che non si trattava di una divagazione surrealista, ma di un articolo veramente scientifico e ne lessi il titolo, sottolineandolo col dito. La sua indifferenza rimase imperturbata, per cui la mia voce divenne involontariamente stridula e sempre più insistente. Allora, continuando a fissar mi un'intensità sembrava riassumere tutta la«Non sua for za, con Freud esclamò, che rivolgendosi a Stefan Zweig: ho mai visto un esemplare altrettanto tipico di spagnolo. Che fa natico! ».
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
28/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
29/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO SECONDO
\
\
*
N
/
'.'
//j?y
NASCITA DI SALVADOR DALI
Nella città di Figueras alle un dici del mattino, il 13 maggio 1904, don Salvador Dali y Cusi nato a Cadaqués, provincia di Gerona, quarantuno, co niugato, didi anni professione notaio, abitante in questa città al numero venti di calle Monturiol si pre sentò al signor Miguel Cornas Quintana, il giudice municipale della città, e al suo segretario, don Francisco Sala y Sabria, per comunicare la nascita di un figlio da iscrivere nel registro civi le e, fattosi riconoscere dal summenzionato giudice, dichiarò: Che il detto figlio è nato nel mio domicilio alle ore otto e qua rantacinque del mattino di questo stesso giorno, il 13 maggio, e che gli sarebbe stato dato il nome di Salvador Felipe y Jacinto; che il bambino è figlio legittimo mio e di mia moglie dona Felipa Domenech di anni trenta, nata a Barcellona, residente al suddetto domici lio. I suoi nonni paterni sono don Gaio Dali Vinas, nato a Cada qués, defunto, e dona Teresa Cusi Marco nata a Rosas; e i suoi non ni materni sono dona Maria Ferres Sadurne e don Anselmo Domenech Serra, nati entrambi a Barcellona. I testimoni furono don José Mercader, nato a La Bisbal, provincia di Gerona, conciatore, abitante in questa città al numero venti di calzada de Los Monjes; e don Emilio Baig, nato in questa città, musicista, domiciliato al numero cinque di calle de Perelada, entrambi maggiorenni. Fate suonare tutte le vostre campane! Esultate, Salvador Dali è nato! Non spira un soffio di vento, il cielo di maggio risplende immacolato, il mar Mediterraneo si stende immo bile, e sul suo dorso, morbido come quello di un pesce, bril la un riflesso di sole ben distinto in almeno sette, o forse ot to, raggi: si potrebbero contare. Tutto va per il meglio! Sal vador Dali non avrebbe potuto desiderar di più.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
30/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
38
LA MIA VITA SEGRETA
Fu in un mattino uguale a questo che i fenici e poi i greci sbarcarono nelle baie di Rosas e di Ampurias, per preparare il letto della civiltà, le candide, lucenti e teatrali lenzuola de stinate alla mia nascita, per essa soltanto scelsero il centro preciso della pianura di Ampurdàn, il paesaggio perfetto, concreto, obiettivo, che non ha equivalenti nel mondo intero. Ecco che il pescatore di capo Creus ritira i remi nella bar ca e ve li lascia immobili a gocciolare; intanto sputa nel mare l'amara cicca di un sigaro mille volte rimasticato e si asciuga con la manica la lacrima di miele lentamente formatasi all'an golo dei suoi occhi, e poi guarda verso di me! E ancheetu, Narciso Monturiol, figlio volgi di Figueras, inventore costruttore del primo illustre sottomarino, i grigi occhi velati di nebbie verso di me. Guardami! Non vedi nul la? E tutti voi non vedete nulla? Soltanto... In una casa di calle Monturiol un neonato dorme, tra l'ado razione dei genitori, tra un disordine domestico assolutamen te insolito. Miserabili, tutti quanti siete! Ma ricordate il mio avverti mento: le cose non andranno così il giorno della mia morte!
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
31/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO TERZO
FALSI RICORDI D'INFANZIA
Quand'ebbi sette anni mio padre decise di mandarmi a scuola, e il primo giorno mi ac compagnò. Dovette ricorrere alla forza ma no, mentree trascinarmi io urlavo, per provo cando una confusione tale da far accorrere sui loro usci i bottegai di tutte le strade che percorrevamo. 1 miei genitori mi avevano già insegnato due cose: le lettere dell'alfabeto e il modo di scrivere il mio nome. Alla fine del primo anno di scuola scoprirono con vero stu pore che avevo dimenticato tutto quel che sapevo. colpa mia. Il mio era datoche una si gran pe na Non per era ottenere questo bel maestro risultato,si sempre possa chiamar pena il suo sonno quasi continuo. Questo professo re si chiamava senor Traite, che in catalano significa « fritta ta», ed era sotto ogni aspetto un personaggio straordinario. Aveva un'immensa barba bianca divisa in tante treccioline simmetriche così lunghe che, quando si sedeva, gli pendeva no oltre le ginocchia. Era una barba color dell'avorio, chiaz zata di giallo, come i polpastrelli e le unghie dei grandi fuma tori i tasti di certi quei pianoforti, è ov vio, enon abbiano maipianoforti, fumato insebbene vita loro. Il sefior Traite aveva un bellissimo viso di tipo tolstoiano 1 con innesti leonardeschi; i suoi occhi turchini lucentissimi si illuminavano di sogni e di poesia; vestiva con sciatteria, puz zava e, di tanto in tanto, si metteva in testa un cilindro, orna mento insolito nella regione. Ma il suo aspetto imponente gli permetteva qualunque eccentricità, ed era reso invulnerabile dalla fama di un'estrema intelligenza. Talvolta, la domenica, partiva per brevi escursioni artistiche, e ne ritornava con la il incirca nello stesso periodo, in Russia, nella villa di Tolstoj, un'altra m a mo 'j ' 8^ e > sedeva nel grembo di un'altra patata, di un altro rdo terroso, raggrinzito e sognante: il conte Lev Nikolaevic Tolstoj.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
32/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
40
LA MIA VITA SEGRETA
carrozza piena di frammenti marmorei, finestre gotiche e altri elementi architettonici che comprava per pochi soldi o addi un campanile rittura rubava un nelle capitello chiese romanico dei dintorni. particolarmente Un giorno scoprì affasci in nante e tornò sul luogo di notte, più volte, per estirpare dal muro a cui era fissato il suo adorato capitello. Scalfì, scavò, demolì con tanto furore che alla fine una parte del campanile crollò, e con un fracasso facilmente immaginabile due enormi campane caddero sopra una casa vicina, demolendo il tetto e penetrando, attraverso un largo cratere, nelle stanze. Prima che l'intero villaggio si svegliasse e si rendesse conto dell'ac caduto, il seiior Traite fuggiva al galoppo nella sua carrozza, indenne, inseguito da alcuni sassi dei contadini infuriati. Ben ché l'incidente avesse provocato una certa collera nel popoli no di Figueras, il seiior Traite ne trasse l'aureola del martirio artistico. In verità si stava costruendo, pezzo dopo pezzo, una villa in campagna, ricavata dai suoi saccheggi domenicali. Perché mai i miei genitori avevano scelto per me quella scuola diretta da un insegnante così eccentrico? Perché mio padre, libero pensatore, non voleva affidarmi ai Padri Maristi, che istruivano gli altri bambini della mia classe sociale; tra scorsi quindi il mio primo anno scolastico tra i più poveri ra gazzini della città, il che fu decisivo per lo sviluppo delle mie tendenze naturali alla megalomania. Giorno dopo giorno mi abituai a giudicare me stesso, lo scolaro ricco, come un qual cosa di preziosissimo, di delicato, di diverso dai miei misera bili compagni. Ero il solo a portare a scuola un magnifico thermos pieno di cioccolata in una salvietta ri camata con le mie iniziali. Iocalda, solo, avvolto se mi graffiavo anche leg germente, venivo accuratamente medicato e fasciato; io solo indossavo un abitino alla marinara, con grosse mostrine dora te e stelle sul berretto; io solo emanavo un profumo meravi glioso per i miei compagni, i quali, a turno, fiutavano da vici no l'aroma dei miei capelli accuratamente pettinati, della mia testa privilegiata; io solo calzavo scarpette ben lucidate e con una fila risse di bottoncini e se ne perdevo si scate navano furibonded'argento, tra i bambini scalzi ancheuno in pieno in verno o, al massimo, calzati di orribili e spaiate espadrilles. Io, soprattutto, ero colui che non giocava, colui che non parlava mai, e i miei condiscepoli mi ritenevano un essere co sì strano che mi si avvicinavano, diffidenti, solo per ammira re da vicino il fazzolettino di pizzo fiorito nella mia tasca, o il mio bastoncino esile e flessibile, ornato da una testa di cane in argento. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
/
33/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
41
Che cosa feci dunque, durante un anno intero, in quell'or renda scuoletta comunale? Intorno al mio silenzio solitario gli altri bambini si abbandonavano alla frenesia di una tur bolenza continua e per me incomprensibile. Gridavano, gio cavano, combattevano, piangevano, ridevano, animati dal l'oscura avidità di lacerare carne vivente con i denti e con le unghie, ostentando l'ancestrale demenza tipica di ogni essere biologicamente sano, degna dei «principi d'azione» svilup pati praticamente e animalescamente. Quant'ero lontano da loro, esattamente al polo opposto! Ogni giorno disimparavo il modo di compiere gli atti più semplici. Ammiravo l'inge nuità dei piccoli esseri assistiti dai demoni delle attività quo tidiane e quindi capacissimi di riparare con due chiodini i portapenne rotti. Sapevano anche ricavare figure complicate da eunabilmente foglio di carta piegato; sapevano sciogliere te gli aggrovigliati nodi delle loro rapidamen espadrilles, mentre a me capitava di restar chiuso per un intero pomerig gio in una stanza, non sapendo girare la maniglia per uscirne; se capitavo in una casa di amici, mi ci perdevo e non riuscivo nemmeno a togliermi, sfilandolo dal capo, il mio camiciotto da marinaio, perché temevo di morire soffocato. Ogni « atti vità pratica» mi era impossibile e gli oggetti del mondo esterno sempre più mi atterrivano. Che cosa feci dunque, lo ripeto, per un anno intero in quel1 orrenda scuola? Una cosa soltanto, ma questa con disperata intensità: fabbricai «falsi ricordi d'infanzia». La differenza tra ì ricordi veri e quelli falsi è esattamente la stessa che si può riscontrare tra i gioielli: sono sempre i falsi ad avere un'aria autentica e preziosa. Ricordo ad esempio una scena che, per ia sua improbabilità, deve ritenersi il mio primo ricordo falso.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
34/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
42
LA MIA VITA SEGRETA
Stavo neonato nel ricordo suo bagno. Nonche saprei se fosseguardando un bimbouno una bimba, soltanto vididire so pra una delle sue minuscole cosce un buco abbastanza profondo da contenere un'arancia brulicante di formiche. Nel bel mezzo delle abluzioni la creaturina fu posta a pancia in su e io pensai che le formiche si sarebbero compresse nel la piaga, provocando un dolore acuto. Poi il piccolo essere fu risollevato e la mia ansia di rivedere le formiche divenne enor me, ma con mio profondo stupore mi accorsi che erano scomparse, senza di ferite. Questo ricordo è chiarissimo, anche lasciar se non traccia so situarlo nel tempo. Del resto il mio passato forma per me una massa talmente omogenea e compatta che soltanto l'esame criticamente obiettivo di certi avvenimenti troppo assurdi e chiaramente impossibili mi costringe a considerarli «falsi ricordi». Ad esempio, quando mi riferisco a fatti accadutimi in Russia, de-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
35/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
43
vo catalogarli tra i falsi, perché non sono mai stato in quel paese in vita mia. Avevo però veduto una gran quantità di cartoline, di disegni, di fotografie della Russia, restando affa scinato dalnei miraggio abbaglianti, per dei paesaggi ermellino quali idelle miei cupole occhi «udivano», così dire,dii fiocchi di neve scricchiolare di magici fuochi orientali. Le vi sioni di questo paese candido e lontanissimo corrispondeva no esattamente alla mia aspirazione patologica verso l'« asso lutamente straordinario ». E assumevano realtà e peso a tutto detrimento delle vie di Figueras, che stavano perdendo il lo ro carattere corporale. conInoltre, appassionata come mi veemenza, accade spesso la mia quando oscura ma desidero violenta qualcosa attesa trovò una sua materializzazione: una notte cadde la neve. Era la prima volta che contemplavo quel fenomeno, e al risveglio vidi Figueras e tutta la campagna circostante coperta da quell'ideale nuvola che seppelliva la realtà, quasi per la ma gia unica e onnipotente della mia volontà. Non ne fui stupi to, a tal punto avevo atteso e immaginato la trasformazione; una calma estasi si impadronì di me e affrontai gli straordi nari eventi che ora racconterò con una calma sognante e as soluta. Verso metà mattina la neve smise di cadere, e lasciai la fi nestra, a cui ero rimasto incollato fino ad allora, per andare a passeggio con mia madre e con mia sorella. Ogni incerto pas so nella neve mi sembrava stupendo, ero soltanto lievemente irritato perché il traffico stradale già guastava l'immacolato splendore delle vie: avrei voluto che nessuno potesse percor rerle, tranne ovviamente io. Avvicinandoci ai sobborghi della città, incominciammo a ritrovare la vera neve e, attraversata una piccola foresta, rag giungemmo una radura splendidamente intatta. Mi arrestai affascinato, anche perché, proprio al centro di quella distesa purissima, vidi un piccolo oggetto nero: il frutto, simile a una castagna selvatica, caduto da un platano. L'involucro esterno si era spaccato e si distingueva perfettamente la bacca gialla all'interno. All'improvviso il sole saettò attraverso le nuvole illuminando cosa, e donando al La miolieve riccio selvatico una nitida ombra ogni turchiniccia sulla neve. lanugine chiara parve prender fuoco e farsi «viva». Mi sentii gli occhi colmi di lacrime e andai a raccogliere con sollecitudine infinita mente tenera la pallottolina lacerata. La baciai sugli orli del ia spaccatura con la tenerezza dovuta a qualcosa di vivo, di sofferente, di prediletto. Poi l'avvolsi nel mio fazzoletto e
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
36/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
44
LA MIA VITA SEGRETA
dissi a mia sorella: «Ho trovato una scimmietta nana, l'ho qui, ma non te la mostrerò! ». E la sentivo muoversi, nel mio fazzoletto! Un sentimento più forte di qualsiasi premeditazione mi guidava verso un punto ben determinato: «la fontana scoperta». E insistetti con tutta la mia ostinazione tirannica per ottenere da mia madre che ci dirigessimo lì. L'avevamo quasi raggiunta (la fontana scoperta si trovava di fianco a noi; bastava scendere numerosi gradini e poi voltare a destra) quando mia madre, incontrando alcune amiche, mi disse: «Corri avanti e va' a giocare. Puoi recarti alla fontana, ma sta' attento a non farti male. Ti aspetto qui».
P
s^jfTT Le amiche invitarono mia madre a sedere con loro sopra una panchina di pietra, appena liberata dalla neve e ancora umida. Guardai con feroce disprezzo quelle signore che osa vano proporre «una cosa simile» a mia madre, mentre io le destinavo nella mia fantasia soltanto comodità raffinatissime; provai una grande soddisfazione vedendo che lei non volle sedersi, ma restò in piedi col pretesto che così poteva sorve gliarmi meglio. Scesi dunque gli scalini e voltai a destra. Eccola, era lì, la bimba russa che d'ora innanzi chiamerò Galuchka, usando un nomignolo di mia moglie, perché sono convinto che un'unica immagine femminile riappaia di continuo nella mia vita amo rosa, un'immagine che alimenta al tempo stesso i miei veri e i miei falsi ricordi. Galuchka sedeva dinanzi a me, sopra una panchina pietra,mie batteva sembrava Scorgendola mi ritrassi, e di il cuore cosìaspettarmi. forte da farmi temere che all'improvviso mi balzasse fuori dal petto. E anche la mia ca stagna selvatica pulsava, nel mio pugno chiuso, conferman domi di essere ben viva. Mia madre, al mio riapparire, si avvide subito del mio tur bamento: « C'è qualcosa che non va, alla fontana? » mi chie-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
37/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
45
se e spiegò alle amiche: «Q uant'è capriccioso! Mi ha tor mentata perché lo conducessi alla fontana, e ora che ci siamo venuti non ha neppure voglia di rimanervi un poco». Le dissi di aver dimenticato il fazzoletto e, poiché mia ma dre fissava quello che tenevo tra le dita, spiegai: « Questo mi serve per avvoltolarci la scimmietta, ne ho bisogno di un al tro per soffiarmi il naso ». Dopo che mia madre ebbe usato il suo per soffiarmi il na so mi allontanai nuovamente. Questa volta volevo aggirare la fontana, per cogliere Galuchka alle spalle, per vederla sen za esseruna visto; era però per riuscirci, lungo scarpata di necessario, pietre taglienti. E mia arrampicarsi madre com mentò, di nuovo: «Deve sempre far diversamente dagli altri. Scendere i gradini gli sembrava troppo semplice! ». Mi inerpicai per l'erta ripida, e vidi Galuchka di schiena. Ne fui rassicurato, temevo che non fosse reale, temevo se ne fosse già andata; l'immobilità dorsale del suo atteggiamento mi paralizzava ancora, ma non tanto da terrorizzarmi. Mi in ginocchiai sulla neve, meglio nascondermi, dietro tron co di un vecchio olivo.per Il mio movimento coincise conilquello di un uomo che si chinava per riempir d'acqua la sua brocca, alla fonte e, mentre l'acqua gorgogliando scendeva nel reci piente, ebbi una strana impressione: ' mi parve di vivere « al l'infinito», sentendomi deserto di ogni pensiero, di ogni emozione. Ero simile alla biblica «statua di sale» ma, pur avendo il cervello svuotato, vedevo e sentivo con un'intensità quale insiseguito nonsullo mi fu più dato provare. La figuraprecisi di Gae luchka stagliava sfondo nevoso con contorni aguzzi, simili a quelli del buco di una serratura, e contempo raneamente ascoltavo, senza perderne una sillaba, la conver sazione tra mia madre e le sue amiche, nonostante la distan za che ci separava. Nel preciso istante in cui l'acqua traboccò dall'anfora, lo strano incantesimo si spezzò in me. Il tempo, rimasto mira suoi limiti normali, colosamente immobile, e io riprese mi rialzai le sue guarito consuete da ogni prerogative, timidezza.i Avevo le ginocchia intirizzite per il lungo contatto con il suo lo diaccio, e tuttavia pensavo soltanto a raggiungere Galu chka per baciarla sulla nuca con tutte le mie forze. Ma subito dopo, invece di realizzare il mio desiderio, trassi di tasca un \nche Picasso mi disse di aver vissuto un'esperienza simile, nel suo ca1
Presso«molti Parigi:anni» in unanel notte di luna riempì alla d'acqua una brocca e gli parvivere tempo necessario semplice operazione. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
38/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
46
LA MIA VITA SEGRETA
coltelluccio per seguire un altro impulso; ci pensavo da tem po, a dire il vero, e ora l'avrei fatto: avrei sgusciato la mia ca stagna selvatica, per offrirne il cuore, dolcemente peloso, a Galuchka. Ma ancor prima che cominciassi il mio lavoro, l'adorata bambina si era alzata, correndo verso la fontana per riempir vi, a sua volta, un piccolo bricco; decisi allora di avvicinarmi furtivamente alla sua panchina per posare la castagna selvati ca, così com'era, sopra un foglio di giornale lì abbandonato. Ma fui nuovamente vinto dalla vergogna: misi, sì, la castagna sulla con tanta panchina, forza dal ma timore sotto ilche giornale, la piccola, e subito sedendosi, dopo si fuiferisse colto con l'invisibile riccio, che venni assalito da un tremito vio lento. Mia madre mi raggiunse: da tempo stava chiamandomi e, non udendo risposta, si era spaventata. Temendo che aves si preso freddo, mi avvolse in una grossa sciarpa; era palese mente atterrita. Mi prese per mano e io, tremando al punto di non poter parlare, mi lasciai condurre via, abbagliato, istupidito, le viscere divorate dalla disperazione di dover la sciare quel luogo, e in quel modo. La storia del mio diletto riccio selvatico è appena all'ini zio. Ascoltate il seguito. La neve scomparve, e con lei si perse la meravigliosa tra sfigurazione della città e del paesaggio durante i miei tre gior ni di eccezione: tre giorni senza scuola, tre giorni di sogni a occhi aperti, di avventure fin qui minuziosamente descritte. Il ritorno alla soporifera monotonia della scuola mi fu quasi piacevole, per il suo valorereale di riposo, e contemporaneamente mi ferì, iniziando la lunga, sofferenza che, lo presentivo, sarebbe guarita assai lentamente. E poi la perdita dellascimmietta nana, della pallina amatissima, mi pesava troppo. Il soffitto a volta che conchiudeva le quattro sordide pare ti della scuola era chiazzato da grandi macchie di umidità, i cui contorni irregolari costituirono, per parecchio tempo, il mio solo, il mio unico conforto. Durante interminabili e lo rèveries, goranti occhi seguivano le forme apparizioni confuse di quel caos da cuii miei lentamente vedevo emergere concrete, precise, dettagliate, realistiche. Da un giorno all'altro potevo, con un certo sforzo, ritrova re le figure in precedenza scoperte, e continuavo così a per fezionare il mio lavoro allucinato. Se una lunga consuetudine mi rendeva troppo familiare una figura, le sue potenzialità emotive languivano, si spegnevano, e allora trasformavo im mediatamente l'immagine logorata in «qualcosa d'altro», e http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
39/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
47
un identico pretesto formale poteva, attraverso infinite meta morfosi, procurarmi sempre rinnovati piaceri. particolarità piùdicuriosa del mia fenomeno (che sarebbe poiLadivenuta la chiave volta della futura estetica) con sisteva nella possibilità di ritrovare sempre, a mio piacimen to uno qualsiasi dei mille stadi dell'evoluzione di una figura, e di ritrovarlo non semplicemente com'era all'inizio, ma co me lo avevo progressivamente perfezionato e arricchito.
Una sera, mentre ero più che mai immerso nella contem plazione delle chiazze di muffa, sentii due mani posarmisi dolcemente sulle spalle. Trasalii, balzai in piedi, inghiottii di traverso, presi a tossire convulsamente, e ne fui ben lieto per ché così potei nascondere il mio smarrimento. Ero infatti ar rossito sino alle orecchie, riconoscendo, nel compagno che mi toccava, Buchaques. Era assai più alto di me, e indossava un abito stravagante, con un'enorme quantità di tasche, che si chiamano, in catala no, buchaques, e gli avevano valso il suo soprannome. Da gran tempo avevo deciso che Buchaques era il più bello del la classe e non osavo guardarlo se non furtivamente, e ogni volta che casualmente i nostri sguardi si incrociavano, il san gue mi si gelava nelle vene. Senza alcun dubbio ero innamo rato di lui, perché nulla giustificherebbe altrimenti i disturbi emotivi provocati in me dalla sua presenza, nonché la sua crescente importanza nelle mie rèveries, dove lo trovavo tal volta unito a Galuchka, talvolta contrapposto a lei.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
40/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
48
LA MIA VITA SEGRETA
Non capii assolutamente quel che Buchaques mi stava di cendo, perché le orecchie mi ronzavano, in quel delizioso stordimento ci avvolge percuore. permetterci di ascoltar glio i battiti che furiosi del nostro Buchaques divennemeil mio unico amico e quella sera, lasciandoci, ci baciammo lun gamente sulla bocca. A lui solo volli raccontare la storia della mia scimmietta nana. Mi credette, o finse di credermi, mostrando un vivo in teresse; e parecchie volte, al buio, andammo nei pressi della fontana scoperta «cacciando» la mia scimmia nana, la mia meravigliosa pallina cui attribuivo, ormai, tutte le particola rità di un essere vivente. Buchaques era biondo (avevo portato a casa mia uno dei suoi lunghi capelli, che custodivo tra le pagine di un libro, considerandolo oro puro), con occhi azzurri splendenti, e la sua carnagione rosata contrastava con il mio olivastro e pen soso pallore, su cui aleggiava l'ombra della meningite, il nero uccello che aveva ucciso il mio fratellino. Buchaques era bello, per me, come una bellissima bambi na, e solo le sue ginocchia ossute e le sue cosce, troppo evi denti nei pantaloncini eccessivamente stretti, mi davano un certo fastidio. Ma nonostante il mio imbarazzo, continuavo a guardare con estremo interesse quei calzoncini attillatissimi, ogni volta che un movimento brusco minacciava di spaccarli. Rivelai a Buchaques i miei sentimenti nei riguardi di Galuchka. Le sue reazioni furono totalmente scevre da ogni gelo sia, e il suo atteggiamento verso Galuchka fu simile a quello verso scimmietta: mi convinsi cheparlavamo avrebbe adorato trambe,la non meno di me. Insieme ne sempre, en te nendoci strettamente allacciati, con braccia carezzevoli; ma ci baciavamo soltanto al momento di lasciarci. Ed era un momento che aspettavamo con emozione cre scente, cercando di esasperarlo al massimo col prolungare la conversazione. Lui era ormai tutto, per me, e cominciai a re galargli i miei migliori giocattoli, che uscivano furtivamente più da casa avidomia di per doni.ammucchiarsi Esauriti i miei in casa giochi, di Buchaques, presi quantosempre trovai in casa, cominciando timidamente con le pipe di mio padre e con certe medaglie d'argento (il nastro era di seta marezzata) conferitegli durante un congresso di esperantisti. Poi scelsi un canarino di porcellana che troneggiava in una delle vetri ne, in salotto. Ma Buchaques, abituatosi rapidamente alla mia prodigalità, divenne esigentissimo. Finii per portargli una grossa ciotola di coccio che mi sembrava poeticissima e http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
41/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
49
commovente, essendo ornata di due rondinelle grigiazzurre, in pieno volo. po La voluminosa madre di per Buchaques ignorarla, dovette come giudicare aveva fatto la ciotola con gli trop altri doni, e la restituì a mia madre, che potè così spiegarsi la scomparsa, ancora misteriosa, di tanti oggetti. Fui disperata mente infelice, piansi amare lacrime, gridando: « Io amo Bu chaques! Io amo Buchaques! ». Mia madre, sempre angelica, mi consolò come meglio potè e poi mi comprò un magnifico album su cui incollammo centinaia di decalcomanie per offrirlo, una volta completato, al mio per amico, amato, a Buchaques. Inoltre disegnò colorò me, alsumio lunghe strisce di carta, straordinari ritrattie di animali favolosi, e incollò con tanta precisione le strisce da formarne una specie di libretto pieghevole: fu un altro mio omaggio a Buchaques. Ma il crescente intervallo tra i regali e il loro scarso valore materiale raffreddarono i sentimenti che Buchaques mi aveva sin lì testimoniato, e ben presto lo vidi mescolarsi ai giochi tur bolenti degli scolari: mia ogni dedicava ancora siqualche intervallo, maaltri generalmente ricreazione lasciavabreve do minare dalla frenesia delle competizioni più chiassose e vio lente. Capivo di aver perduto definitivamente la dolcezza del mio idillico confidente, e la forza germinativa della sua esube rante salute scoppiava, incontenibile, oltre i limiti di quella sua carne morbida al tatto, ma troppo presto congestionata e ve nata di sangue. E ora mi si accostava solo per afferrarmi bru talmente per un braccio e costringermi a correre con lui! Una sera finsi di aver ritrovato la mia scimmietta nana. Speravo, con quello stratagemma, di riconquistarlo, e infatti Buchaques insistette appassionatamente per vedere il tesoro, accompagnandomi a casa, dove ci nascondemmo dietro la grossa porta di un buio sottoscala. Lì, con infinita cura, con mani tremanti, svolsi il fazzoletto che conteneva una casta gna selvatica raccolta a caso. Brutalmente, Buchaques mi strappò di mano fazzoletto e castagna. Era talmente forte di che non infinita, tentai neppu re di resistere e lo vidi più sorridere conmemalvagità usci re in strada, reggendo per la sua « codina » la castagna, e lan ciarla in alto. Non cercai di riprenderla, sapevo benissimo che non era quella «vera». -Uà allora Buchaques fu mio nemico. Si allontanò dalla mia casa sputando in aria, verso di me, a parecchie riprese. Corsi ln cam era mia e piansi a dirotto. Ma gliel'avrei fatta pagare!
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
42/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
5
LA MIA VITA SEGRETA
Ero convinto di essere in Russia, sebbene non ci fosse ne ve attorno, il che era naturale, poiché si era appena sul finire dell'estate. Quelmi giorno ai due lati della si assiepava la folla, in attesa, sembra, di una sfilatastrada militare. Il pubblico era prevalentemente femminile. Da una folta e scura massa d'alberi spuntavano cupole e torri policrome, simili a quelle che avevo ammirato sulle incisioni del seiìor Traite, e i raggi obliqui del sole, che volgeva al tramonto, traevano dalle mer lature fuochi multicolori. Su una rotonda di pietra la banda accordava gli strumenti: gli ottoni come mandavano quando in quando bagliori violenti, accecanti quelli di dell'ostensorio nelle messe di paese. Già si udiva quello stridio, ora acuto ora sommesso, di no te discordi, che ha la perfida virtù di esasperare l'attesa: l'ac cordo iniziale sta per scoppiare da un istante all'altro, e quando l'attesa si prolunga è una terribile, delicata tortura. Alla mia età, tante impressioni e tante emozioni accumula te non potevano che sfociare in un prepotente bisogno di far lacerando pipì; e cosìil accadde crepuscolo quando in lembi il pasoscarlatti. doble inaugurale Le lacrimeesplose, erano calde, negli angoli dei miei occhi, irresistibili, come se in quello stesso istante mi inondassero anche i calzoncini. E le mie sensazioni raddoppiarono di intensità, quando vidi Galuchka. Stava in piedi, sopra una seggiola, per osservare la sfila ta. Solo un viale alberato mi divideva da lei: certo mi avrebbe scoperto, tra poco; vergognandomi orribilmente, mi nascosi dietro la schiena enorme di una bambinaia seduta per terra. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
43/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
51
Era una schiena infinitamente tenera, inconsciamente pro tettiva, mossa da un respiro ritmico e quasi marino, che mi ricordava le deserte spiagge di Cadaqués... Forse, nell'immi nente oscurità, non mi sarei più vergognato, avrei osato in contrare lo sguardo di Galuchka. Chiusi gli occhi. Quando li riaprii Galuchka stava venendo verso di me. Avrei voluto fuggire, ma era ormai troppo vicina. Poco dopo eravamo seduti l'uno di fronte all'altra e le nostre gi nocchia si toccavano: il respiro affannoso non ci permetteva di proferir parola. Dal luogo dove eravamo seduti partiva una rampa che conducevaadaarrampicarsi una strada più Un gruppo di ragazzacci si divertiva finoalta. in cima per precipitarsi poi giù a rompicollo con dei monopattini, lanciando urla scomposte e minacciose. Quale non fu il mio smarrimento quando fra loro scoprii Buchaques: era orribile. Ricambiò il mio sguardo carico d'odio, poi si precipitò contro di noi col suo mono pattino, sghignazzando. Galuchka e io cercammo di barri carci fra il muro e il tronco di un grosso platano. Buchaques rinnovava gli assalti, ma ogni volta che si allontanava per ri salire la rampa, il nostro idillio ricominciava.
ome assorta, Galuchka cominciò a trastullarsi con la caina che portava al collo, ma i suoi gesti avevano una ap passionata e maliziosa civetteria, che mi lasciava intendere >e qualcosa di molto prezioso fosse legato a quell'oggetto.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
44/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
52
LA MIA VITA SEGRETA
«Chiudi gli occhi» mi disse, e io ebbi il presentimento di quello che poi vidi riaprendoli: la mia cara pallina, la mia ado rata scimmietta! Ma Galuchka la rimise subito dentro la blusa. «Richiudi gli occhi» ripetè, poi mi prese la mano, e ben ché opponessi resistenza, stupito, lei la condusse giù, dentro il suo seno: sulla carne tenera e calda sentii, fra un ciuffo di medagline scottanti, l'inconfondibile presenza della pallina che avevo tanto desiderato. Ma non ebbi tempo di assaporare il miracolo: Buchaques, arrivando come un fulmine, mi buttò a terra. Anche Galu chka era stata colpita e aveva una ferita proprio in mezzo al la Un fronte. atroce desiderio di vendetta m'invase. La mia mano scivolò sull'elsa della spada, la sollevò impercettibilmente; scorreva bene nel fodero e vidi brillare la sua lama tagliente. Buchaques sarebbe stato punito! La mia vendetta era decisa. Galuchka si era allontanata; la notte stava scendendo, nes suno avrebbe visto e Buchaques non si sarebbe certo accorto in tempo del pericolo. Ma questa volta Buchaques non scese col monopattino; dirigendosi verso il platano senza osare guardarmi domandò: « E lei dov'è? ». Non risposi. Lui girò dietro il platano e rimase lì a lungo, a fissare stupidamente Galuchka. Finalmente le disse: « Se mi mostri la scimmietta di Dali non lo farò più». Lei rabbrividì e ancor più fortemente si premette sul cuo re il ciuffo di medagline con la mia cara pallina. Allora, gelo so e mortificato, Buchaques mi chiese: «Giochiamo?». «A che cosa?» domandai. «A guardie e ladri. Chi sta sotto?». « Il più alto » proposi. Arrendevole, ormai in mio potere, accettò. Era il più alto e risalì la rampa per dare a Galuchka e a me il tempo di na sconderci. Salì tranquillo: la mia ipocrita, la mia perversa ri conciliazione aveva placato il suo fugace rimorso. Continuavo di lontano, con gli occhi, il muto idillio con Galuchka per non insospettirla, ma intanto estraevo con len ta determinazione la spada dal fodero; passandola dietro la schienavoluta. la infilai fra due seggiole con la lamateneramente nuda nella dire zione Calcolavo, sempre guardando Ga luchka, la statura di Buchaques: volevo che la lama affondas se proprio nel mezzo della sua gola. Mi assicurai della resistenza delle seggiole che dovevano servire da pilastri al mio ponte tagliente, e altre ne aggiunsi di rinforzo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
45/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
53
«Galuchka,» gridai finalmente «sta arrivando Bucha ques ! ». Ed eccola contro di me, mentre ancora stavo spiando la ri pida discesa che avrebbe facilitato la corsa di Buchaques. Me la stringevo sul obbedienza petto, ordinandole non guardare, tando della sua per far di scivolare meglio approfit la spada tra le due seggiole. L'avevo nascosta perfettamente, brillava appena, nel buio, con la fredda e disumana nobiltà della giu stizia. Già si udiva il rumore del monopattino di Buchaques lan ciato a corsa pazza lungo il pendio. Era ora di fuggir via. Tra sanai Galuchka tra la densa folla, per mano; come due far falle cieche la fiumana che ci veniva in contro. Poi, sbattemmo obbedendo contro al malinconico rimpianto che segna il finire delle feste, anche il ritmo della folla si fece più lento. Un ultimo paso doble, suonato senza convinzione, si spen se. Sostammo sul luogo dove, poche ore innanzi, un cavallo era stato ucciso, e sull'asfalto il sangue formava un'enorme macchia, simile a un uccello nero dalle ali spiegate. Improv visamente fece freddo; il sudore ci si gelò addosso. Ci senti vamo laceri e sporchi; il cuore mi batteva nelle ferite che mi http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
46/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
54
LA MIA VITA SEGRETA
laceravano le guance. Mi toccai la testa: mille contusioni mi procuravano un dolore dolce e quasi piacevole; Galuchka era macchia di sangue sulla suaDov'era fronte era circon datalivida. da unaLachiazza viola. E Buchaques? il suo san gue? Chiusi gli occhi.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
47/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO QUARTO
AUTENTICI RICORDI D'INFANZIA
Una sera, a pranzo, mio pa dre provocò la costernazione generale leggendo a voce alta un dettagliato rapporto dei miei in segnanti. Vantavano la mia buo na condotta, la mia gentilezza; ponevano in risalto il fatto che trascorrevo le mie ricreazioni lontano dai giochi rumorosi dei compagni, contemplando un'immaginetta (sapevo benissimo quale)1 trovata nell'argen teo involucro della cioccolata. Ma concludevano dicendomi «dominato da una pigrizia mentale così profonda che ogni possibilità di progresso negli studi va esclusa». Ricordochechein mia madre quella Era ma vero, co munque, un anno di pianse, scuola (il mio sera. secondo, avevo ripetuto la stessa classe) non mi era stato possibile imparare la quinta parte di quanto i miei compagni divoravano e as sorbivano, letteralmente. Sarei dunque rimasto sempre allo stesso punto, mentre gli altri, animati dal furore della com petizione, si sarebbero arrampicati fulmineamente lungo gli scoscesi gradini delle scale gerarchiche. Il mio isolamento si era fatto tale che io, assillato da quell'idea fissa, mi convince vo di non poter imparare neppure quanto, a poco a poco e quasi mio malgrado, mi si insinuava nel cervello; ad esempio, scrivevo ancora malissimo, con una gran quantità di mac chie, e formando faticosamente caratteri illeggibili, benché in realtà fossi perfettamente capace di scriver bene. Lo si vide quando, ricevuto in dono un taccuino di carta satinata, scoprii le gioie della calligrafia. Con cuore palpitan te inumidii di saliva il pennino nuovo, per parecchi minuti, e ganza subito che cominciai mi valse a eseguire il primo un premio, miracolo e la di pagina regolarità fu incornicia e di ele ta, posta sotto vetro e appesa al muro. Lo stupore prodotto dal mio improvviso e miracoloso mu tamento mi spinse sulla via di quelle mistificazioni, di quelle 1
li una immaginetta religiosa raffigurante il martirio dei Maccabei.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
48/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
56
LA MIA VITA SEGRETA
simulazioni che furono i miei primi « contatti sociali ». Se, ad esempio, sapevo di dover essere interrogato sopra un argo mento che non conoscevo, balzavo in piedi scagliando lonta no il libro su cui da almeno mezz'ora stavo chino fingendo interesse vivissimo, ma in realtà senza leggerne una riga. Dopo il gesto violento, apparentemente suggerito da una ferma determinazione, salivo sul banco, poi ne scendevo, in preda a un panico ben simulato, tenendo le braccia tese in avanti come a proteggermi da qualche immaginario pericolo e mi lasciavo infine ricadere al mio posto, celando il volto tra le mani, come squassato da un terrore invincibile. Ottenevo così il permesso di andarmene a passeggiare in giardino. Rientrando in classe, trovavo una tazza di tè aromatico, che odorava di pino. I miei genitori, evidentemente informati delle mie allucinazioni, dovevano aver raccomandato ai miei insegnanti una speciale indulgenza, e tutto questo contribui va a creare un'atmosfera particolare intorno alla mia vita sco lastica: presto i maestri smisero ogni tentativo di insegnarmi qualcosa. Spesso, inoltre, mi conducevano dal medico, quello stesso a cui avevo spaccato gli occhiali, mentre si accingeva a forar le orecchie a mia sorella. Infatti soffrivo di capogiri se scen devo o salivo troppo in fretta le scale, perdevo spesso sangue dal naso ed ero periodicamente malato di angina. I miei at tacchi erano sempre uguali: un giorno di febbre e una setti mana di convalescenza, con temperatura leggermente anor-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
49/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
57
male, e durante questo periodo assolvevo in camera le mie funzioni corporali. Mia madre faceva bruciare certi foglietti rossi di carta armena, odorosi di incenso, per eliminare il cattivo odore,persino oppure,più se delizioso. i foglietti erano una zolletta di zucchero, Quantofiniti, mi piaceva am malarmi di angina! Aspettavo con impazienza di rialzarmi: le convalescenze, soprattutto, erano il mio paradiso. Llucia, la mia vecchia bambinaia, veniva ogni pomeriggio a farmi com pagnia, mia nonna si sedeva, sferruzzando, accanto alla fine stra e la mamma portava persino le sue amiche a vedermi. Ascoltavo con un orecchio solo le fiabe di Llucia, perché con l'altro seguivo il mormorio dei «grandi», continuo e fitto co me il rumore del fuoco. Se la febbre aumentava leggermente, allora tutto si fondeva in una realtà nebbiosa che, cullando il mio cuore, assordando il mio cervello, preparava l'arrivo dell'alato angelo vestito d'argento, l'angelo delle canzoni di Llucia, l'angelo brillante di un estenuato splendore. Llucia e mia nonna erano due incantevoli vecchie, con i capelli più candidi, la pelle più morbida e più avvizzita che abbia mai veduto. Llucia era gigantesca e somigliava a un pa pa. Mia nonna era minuscola, e somigliava a un gomitolo di refe bianco. Io adoravo la vecchiaia. Che differenza fra que ste due creature favolose, con la loro carne pergamena, dove il manoscritto cancellato e completo della vita era scritto squisitamente, e la carne nuova, cruda, stupidamente incon scia dei miei coetanei, incapaci di rammentare d'esser stati vecchi, poco tempo innanzi, nel loro stato embrionale. I vec chi, invece, ricordavano benissimo di esser stati bambini e avevano imparato a invecchiare nuovamente. Ero, sono e sarò fino alla morte la vivente incarnazione dell'anti-Faust. Bambino, adoravo il nobile prestigio degli anziani, e avrei dato volentieri il mio corpo per poterli rag giungere rapidamente, per invecchiar con loro. Ero l'antiraust. Miserabile colui che, acquisita la scienza suprema del la vecchiaia, vende poi l'anima per spianarsi la fronte, per riacquistare l'ignara carne della gioventù! Lasciate che il fer ro rovente mia che stessa vitacapelli mi tracci sul volto un to di rughe,della lasciate i miei imbianchino, chelabirin il mio passo vacilli, purché l'intelligenza della mia anima sia salva, purché la mia informe anima infantile acquisti, invecchian. °, la forma razionale ed estetica di un'architettura, purché Possa imparare quanto nessuno saprebbe insegnarmi, quanto la vita soltanto saprà tatuare profondamente sulla °"a epidermide! http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
50/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
58
LA MIA VITA SEGRETA
Il levigato animale della mia giovinezza mi era odioso e avrei voluto calpestarlo, lacerarlo, con tacchi aguzzi di me tallo turchino. Nella mia mente il desiderio e la scienza costi tuivano unicodella e iomia sapevo soltantooffrirmi la prospe rità e poiunlainsieme decadenza carnechepotevano il luminanti risurrezioni. In ogni ruga di Llucia o di mia nonna leggevo la forza della conoscenza intuitiva portata alla super ficie dal penoso assommarsi dei piaceri goduti, e già pregna dei germi che animano l'embrione. Forza fatale, sotterranea e bacchica forza di Minerva, forza che attorciglia i freschi vi ticci alle vecchie viti, forza che presto cancellerà le risa stri denti sul volto, senza età, del bambino di genio.
Naturalmente non sapevo salire lungo l'erta, atroce china delle matematiche, non riuscivo affatto nei calcoli morbosi e logoranti delle moltiplicazioni; ma io, Salvador Dali, di anni nove, avevo non soltanto scoperto il fenomeno del mimeti smo, avevo anche stabilito una teoria, generale e completa, per spiegarlo! A Cadaqués, durante l'estate, avevo osservato una specie di pianta marina frequentissima sulla spiaggia. Queste pian te, viste da vicino, erano composte di foglioline irregolari, sorrette da steli cosi flessibili che il minimo alito di vento le http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
51/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRI MA
59
manteneva in un costante tremolio. Un giorno, però, osservai come alcune di quelle foglie si muovessero in modo indipen dente dalle altre, e quale fu il mio stupore quando le vidi camminare! Subito isolai i minuscoli insetti-foglia per osser varli minuziosamente: a guardarli dall'alto non si poteva di stinguerli dalle foglie vere, ma rovesciandoli diventavano si mili a scarafaggi, con la sola eccezione delle zampine, esilissime e in posizione normale, addirittura invisibili. La scoper ta mi colpì enormemente perché mi convinsi di aver compre so uno fra i più importanti segreti della natura.1 E non v'è dubbio: tale comprensione influenzò, fin da allora, il cristal lizzarsi in me delle immagini invisibili e paranoiche che at tualmente popolano i miei quadri delle loro fantomatiche presenze. Fiero, orgoglioso, estatico, utilizzai subito la mia nuova scienza per gli abituali scopi di mistificazione e dichiarai che, grazie alla mia magia personale, avevo acquisito la capacità di animare oggetti inanimati. Raccoglievo un folto viluppo di piantine, sostituivo abilmente a una foglia uno dei miei inset ti, e battendo fitti colpi con un sasso annunciavo di volere darAll'inizio vita ai vegetali. tutti gli spettatori dei miei esperimenti credeva no che la foglia si muovesse solo per le vibrazioni dei miei colpi. Cominciai così a diminuirne la forza, riducendoli infi ne a un picchiettio talmente lieve da non poter assolutamen te influire sulla foglia-insetto, secondo ogni evidenza indi pendente e libera. A quel punto smettevo anche il picchiettio, e i miei spetta tori mandavano un urlo di ammirazione vedendo la foglia andarsene a passeggio. Ripetei mille volte il mio esperimen to, soprattutto in presenza di pescatori: ognuno di loro co nosceva benissimo le piantine, ma nessuno si era mai accorto del fenomeno, benché ogni cespuglio fosse carico di insetti. Quando, molto più tardi, allo scoppio della guerra, nel 1914, la prima nave mimetizzata attraversò l'orizzonte di Cadaques, scrissi nel mio libriccino di esperienze personali: «Og gi ho trovato la spiegazione dei miei morros de con (era così che chiamavo i miei insetti): ho visto infatti un malinconico convoglio mimetizzato. Contro quale pericolo volevano di fendersi i miei insetti, mimetizzandosi, mascherandosi? ». L invisibile immagine di Voltaire può venire paragonata sotto ogni petto etto al^mimetismo al mimetismo degli degli insetti-foglia, insetti-foglia, resi resi iinvisibili dalla rassomiglianza e Uà confusione stabilite tra sfondo e figura.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
52/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
60
LA MIA VITA SEGRETA
Anch'io, da bambino, adoravo mascherarmi. Esattamente nello stesso modo con cui avevo ottenuto la neve desideran do chevivamente il paesaggio di Figuerasottenni diventasse russo,deicosì, rando invecchiare, che uno mieideside zii di Barcellona mi inviasse in dono un mantello regale di ermelli no, uno scettro d'oro e una corona fissata sopra un'enorme e ricciuta parrucca bianca. La sera in cui il costume giunse mi guardai allo specchio, la corona sul capo, il manto drappeg giato sulle spalle, il resto del corpo completamente nudo. Poi resi invisibili i miei attributi maschili chiudendoli stretta mente tra le cosce serrate, sperando di sembrare davvero una ragazzina. Fin da allora adoravo tre cose: la debolezza, la vecchiaia, la lussuria. Ma, superiore anche a queste, un « sen timento imperiale di solitudine suprema» mi dominava, sempre più possente, incorniciato dagli altri sentimenti con sueti, detti di « altezza » e di « sommità ». Da qualche tempo mia madre continuava a chiedermi: « Te soro, che cosa desideri? Tesoro, che cosa potrebbe farti pia cere? ». Non appena lo capii, glielo dissi: volevo una delle due stanze destinate al bucato e poste sul tetto di casa nostra, con una bella terrazza davanti. Poiché il nuovo lavatoio era stato installato in giardino, le soffitte servivano unicamente da ripostiglio. Mi fu dunque facile ottenerne una, che le do mestiche sgomberarono, ponendo la roba vecchia in una specie di pollaio attiguo, e cosi il giorno seguente potei pren der possesso dello stanzino. Era talmente minuscolo che la piccola vasca, con il suo ripiano inclinato, l'occupava quasi per intero, lasciando solo lo spazio indispensabile a una don na per lavare i panni rimanendo ben diritta e quasi immobi le. Ma le ridottissime dimensioni del mio primo studio corri spondevano, perfettamente, ai miei ricordi dei piaceri in trauterini. Ecco, dunque, come mi installai: collocai una seggiola nel l'interno della vasca, e disposi orizzontalmente sul piano in clinato la grossa tavola di legno che le lavandaie usano per non bagnarsi il ventre. Era la mia tavola da lavoro. Talvolta, nei giorni particolarmente caldi, mi spogliavo completamente e aprivo il rubinetto della vasca, colmandola a metà e restando nell'acqua fino alla vita. Era tiepida, pro venendo da un serbatoio esposto tutto il giorno ai raggi del sole: qualcosa come il bagno di Marat. Il resto dello sgabuz zino era destinato ad accogliere un curioso assortimento di oggetti, e le pareti erano ricoperte di quadretti che dipingevo sui coperchi di certe flessibilissime cappelliere in legno leghttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
53/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
6l
gero, rubate nel negozio di modista di mia zia Carolina. Se dendo nella mia tinozza portai a termine due grossi lavori: il l'Incontro di primo, di ilfantasia, secondorappresentava era, in un certo senso, un Giuseppeinteramente con i fratelli; plagio, avendolo tratto da un libriccino colorato, un riassun to dell'Iliade: raffigurava Elena1 di Troia, di profilo, intenta a contemplare l'orizzonte. Il titolo era: E il palpitante cuore di Elena si colmava di memorie... In quel quadro (che mi offrì il soggetto di lunghissimi sogni) avevo particolarmente curato lo sfondo, ornandolo di una torre gigantesca, sormontata da una figura minuscola: quella figura ero io! Oltre ai quadri, c'erano poi nel mio studio moltissimi ag geggi, simili agli oggetti surrealisti inventati poi a Parigi nel 1929. Nello stesso periodo modellai anche una Venere di Mi lo in creta, traendo, dal mio primo tentativo di scultore un piacere squisito e senza alcun dubbio erotico.
<*k*>
*c %
T
^
^
Eien a sarebbe poi stato il nome di mia moglie. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
54/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
6z
LA MIA VITA SEGRETA
Avevo portato lassù l'intera collezione di Art Govens: era no piccole monografie, dono di mio padre, ed ebbero nella mia vita un'influenza decisiva. Ben presto imparai a memoria tutte le riproduzioni di capolavori, poiché passavo giornate intere a contemplarle. I nudi mi attiravano particolarmente e l'Età d'oro di Ingres mi pareva il più bel quadro del mondo: ero perdutamente innamorato della fanciulla ignuda che simboleggia la fonte. Sarebbe troppo lungo ripetere qui quel che vissi nella mia soffitta-lavatoio. Indubbiamente fu lì che trovai il sale e il pe pe del mio umorismo. Cominciai anche a sorvegliarmi, a stu diarmi, miegiàmaliziose strizzatine d'occhio con un accompagnando sorriso divertito:leero cosciente, sia pur in modo confuso, di recitare la parte del genio. Oh, Salvador Dali! Ora lo sai! Se ti fingi genio, lo diverrai! I miei genitori dovevano ripetere, a ognuno dei visitatori che chiedeva di me: «Salvador è sul tetto! Salvador dice di avere uno studio lassù! Salvador se ne sta ore e ore, tutto so lo, in soffitta! Lassù!». «Lassù?». «Sì, lassù!». Che frase stupenda! La mia intera esistenza poi esser dominata da queste idee contrastanti, il fondodoveva e la cima. Fin dall'infan zia ho disperatamente lottato per raggiungere la vetta, e ora che ci sono riuscito non mi muoverò di qui fino alla morte! Ero ostinato, e lo sono rimasto. La mia mania di solitudine crebbe, assunse a volte aspetti patologici: sono stato pazzo, secoli fa, e perché dovrei imparare saggezze che ho dimenti cato duemila anni or sono? ' Ma avevo un tale bisogno di iso larmi che, ancor prima di finire il pasto comune, ero incapa ce di restar fermo sulla mia seggiola e mi allontanavo a più riprese, fingendo ad esempio di dover andare al gabinetto per un violento mal di pancia. Il mio unico scopo era quello di trascorrere alcuni minuti da solo, per alleggerire la tortura del lungo pasto e per convincermi che presto avrei potuto tornarmene lassù, nella mia soffitta. A scuola divenni aggressivo contro chiunque minacciasse, di proposito o meno, la mia solitudine. I bimbi che trovavaII manoscritto di Salvador Dali, per quanto riguarda la calligrafia, l'or tografia, la sintassi, è probabilmente uno dei documenti più fantasticamente indecifrabili sgorgati dalla penna di una persona sensibile al peso e al valore dei vocaboli, alle immagini verbali, allo stile. È scritto su carta formato pro tocollo, gialla; la calligrafia è praticamente illeggibile; non c'è punteggiatura, non c'è divisione in capitoli: è un labirinto stravagante clie farebbe sudar freddo qualsiasi grafologo. Gala è la sola che non si perda in questo fittissi mo caos.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
55/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
63
no il coraggio di avvicinarsi a me, in numero naturalmente sempre minore, venivano accolti da un'occhiata talmente ca rica d'odio da metterli in fuga, e così le mie ricreazioni mi permettevano di immergermi nel mio intatto e immacolato mondo personale. Ma la immacolata purezza di questo mio mondo fu ben presto distrutta: a farla svanire bastò l'imma gine femminile, sempre pronta a sconvolgere quelle costru zioni cerebrali con cui, al calar della notte, tentiamo con ogni pena di allontanare la morbida, sorridente farfalla della car ne che, mentre ci incute il timore della morte, ci infonde la fe de nel mito, per eccellenza cattolico, della nostra trionfante risurrezione corporale. Un giorno mi trovai dinanzi una bambina, tornando da scuola. Camminava davanti a me, e aveva un vitino così sotti le che a ogni passo ondeggiava inverosimilmente, per cui te mevo di vederla spezzarsi in due, con quella sua cinturina d'argento così stretta. Due amiche l'accompagnavano, una a ogni lato, tenendole le braccia intorno alla cintura, e omag giandola dei più seducenti sorrisi. Le due amiche si voltava no spesso indietro, e io afferravo al volo i resti dei loro sorri si, lenti aaffatto svanire sui volti, macon l'altra, nel che centro, si voltava e camminava talequella fierezza mi non avvidi subito del suo distacco dalle compagne. Era una regina, lei. Ed ecco rinnovarsi in me lo stesso sentimento d'amore ispirato da Galuchka, dedicato ora a Dullita; tale era il nome che le amiche ripetevano di continuo, su tutti i toni della te nerezza e della passione. Io rincasai senza averla vista in viso, e senza neppure aver tentato di farlo. Era comunque « lei », Dullita! Dullita! Galuchka «rediviva»! Salii direttamente nella mia soffitta; le orecchie mi brucia vano, imprigionate nel berrettino alla marinara, quasi doves sero prender fuoco. Mi scoprii il capo, la fresca aria del cre puscolo mi accarezzò deliziosamente le orecchie, e io com presi che il mio nuovo amore cominciava a prender possesso di me partendo dai lobi infiammati. Da quel giorno ebbi un solo desiderio: ricevere nel mio studio la visita di Dullita, accogliere Dullita sulla mia terraz realizzato: za. Sapevo ma checome? questoma desiderio quando?siNulla sarebbe poteva inevitabilmente attenuare il io tormento. Una cosa atroce era inghiottire le patate lesse. Ebbi una nuova emorragia violentissima, dovettero chiamare il dottore, erdevo sangue dal naso così copiosamente che dovetti restaore e ore sdraiato con la testa pendente, la fronte coperta m
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
56/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
64
LA MIA VITA SEGRETA
di pannolini intrisi di aceto, a guardare il soffitto. Le persiane erano socchiuse. La grossa chiave, postami da una serva sulla nuca, all'inizio del mio malessere, mi si era incrostata nelle carni, e mi doleva molto. Ma ero troppo debole per spostarla. Minuscole immagini di passanti e di veicoli si riflettevano sul soffitto, e io sapevo bene che corrispondevano a veri pas santi, a veri veicoli, giù nella strada illuminata dal sole. Ep pure la loro apparizione era così rapida da farmi pensare piuttosto a uno sfilare di angeli. Se Dullita, con le sue ami che, avesse scelto la mia strada per la sua passeggiata, ecco che l'avrei sempre vista sulunamio probabile percorreva viasoffitto. parallelaNon alla era nostra, ma duepoiché pen sieri mi preoccupavano profondamente: 1. Se avesse attraversato il mio soffitto, io mi sarei trovato sotto di lei. 2. Se la sua testa fosse stata all'ingiù, sarebbe dovuta ca dere nel vuoto. E continuavo a vederla, naturalmente di spalle, con il suo irrimediabilmente virino fragilissimo,incadere due, come nel nerissimo una tazzina vuoto,di spezzandosi porcellana. Era il castigo che meritava per non esser ancora venuta nel mio studio, ma volevo salvarla e mi torcevo disperatamente sul letto, sentendo la chiave entrarmi nelle ossa e localizzan do il mio amore per Dullita, per Galuchka rediviva, li, dove soffrivo tanto. L'indomani i miei genitori decisero di mandarmi in cam pagna. Sarei stato ospite della famiglia Pichot, che possedeva una tenuta in pianura, a due ore da Figueras.1 La proprietà si chiamava El muli de la torre [Il mulino della torre]. Non ci ero mai stato, ma il nome mi affascinava e quindi accettai di andarci, mostrando una stoica rassegnazione, in cui la pre senza della torre, uno dei miei miti prediletti, giocava un se ducente ruolo. Questa famiglia ebbe su di me e sui miei genitori una grande influenza. Tutti i Pichot erano artisti, di molti meriti, di infallibile gusto. Ramon Pichot era pittore, Ricardo violoncellista, Luis violinista, Maria contralto, e cantava all'Opera. Pepito, poi, era il più artista di tutti benché non si dedicasse par ticolarmente alle belle arti. Fu però lui che costruì la casa di Cadaqués, lui a possedere un talento squisito per il giardinaggio e per la vita in generale. Anche Mercedes era una Pichot al cento per cento, con una sensibilità mi stica e poetica per quanto riguardava la casa. Sposò il grande poeta spagno lo Eduardo Marquina, che introdusse nel pittoresco realismo di questa fa miglia catalana la nota castigliana di delicatezza e di austerità indispensabile a rendere perfette la maturità e la compiutezza generali. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
57/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
65
laÙ.Jkh/fireInoltre quel mio soggiorno sarebbe stato una vendetta contro Dullita, che non veniva a trovarmi, benché l'aspettas si ogni giorno; senza contare che, una volta svanito il mio rancore insieme al ricordo, avrei ritrovato la mia felice solitu dine, da lei sconvolta. Partii in un carrozzino, con il senor e la senora Pichot e la s%° S p d l c , e n n e f i§lia adottiva, Julia, dai lunghi capelli neri. Il enor i ichot guidava il cavallo. Era uno dei più begli uomini nlìU° j , a m a l v i s t 0 ' c o n b a r b a e b a f f i di ebano e folti ca pelli ondulati. Per incitare il cavallo gli bastava far schiocca r ngeva a l l o r a / curiosamente i denti, pur socc i \ f a \ e,sf 0 b r a COn una smorfia che scSiTS ' %lì contraeva i mup e r Cui il s o l e b r i l I a v a s ui s u o i canHid S l mi ^J" ' Perfetti, C m e Su arde u l ' ° saliva 11 g nie pietrificate e umide di te m,™ J™10' docilmente, accelerava la corsa, traendo no"uove dal tintinnio dei suoi campanelli. 0 6
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
58/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
66
LA MIA VITA SEGRETA
Arrivammo poco dopo il tramonto e il Muli de la torre 1 mi impressionò come un luogo magico, architettato unicamente per la continuazione reale dei miei sogni e delle mie fantasie.2 parve di la aver miracolosamente riacquistato salute, e la Mi stanchezza, malinconia dei giorni precedentilasparirono all'istante. La patata lessa, cosparsa di olio e di sale, mi fece venire l'acquolina in bocca. I sistematici princìpi che dovevano poi costituire la gloria di Salvador Dalf cominciarono a manifestarsi in questo pe riodo, attraverso un meditato programma che soppesava i miei diversi impulsi, un programma gesuitico e meticoloso secondo cui nonma soltanto le azioni da compiere du rante il giorno, anche decidevo le emozioni che dalle azioni stesse avrei potuto e dovuto trarre: il mio sistematico principio consisteva sia nella perversa premeditazione sia nel discipli nato rigore nell'attuazione dei gesti e dei pensieri prefissati. Fin da allora avevo scoperto un'essenziale verità: avrei do vuto conferire una «forma» alla bacchica molteplicità, alla promiscuità dei miei desideri. Inventai per me stesso un'in quisitoria disciplina del mio spirito che cercherò qui di ac cennare. II mio risveglio doveva accompagnarsi a una cerimonia di esibizionismo, ispirata dalla mia nudità: era quindi necessa rio che io mi svegliassi da solo, prima che venisse Julia, inca ricata di spalancare le mie finestre. Mi era difficilissimo, per ché le mie giornate, dense di avvenimenti, mi procuravano un sonno pesantissimo; ma riuscivo a destarmi sempre un quarto d'ora prima della venuta di Julia, e dedicavo quest'in tervallo ad assaporare in anticipo l'imminente emozione ero tica, a inventare una messa in scena sempre leggermente di versa e tuttavia sempre destinata a «mostrarmi nudo», nel l'atteggiamento per me più conturbante, e quindi destinato a turbare anche Julia. Modificavo la mia posa fino a quando non sentivo risuonare il suo passo, e soltanto allora prendevo una decisione definitiva; l'ultimo attimo di smarrimento e di incertezza era anche il più voluttuoso nel mio incipiente esi-
La proprietà era, effettivamente, una delle più belle nella regione e con teneva una quantità di quadri dipinti dal senor Ramon Pichot. Fu sempre sullo sfondo del Muli de la torre che si inquadrarono poi le fan tasticherie di tutta la mia vita, specialmente quelle di carattere erotico, che ho poi scritto nel 1932. Uno di questi miei saggi, che ha per protagoniste Gala e Dullita, fu pubblicato in «Le Surréalisme au service de la revolution», ma la sua intonazione particolarissima mi vieta di includerlo nel presente volume.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
59/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
67
bizionismo. Con l'aprirsi dell'uscio mi immobilizzavo rigida mente, fingendo un sonno di piombo, ma chiunque mi aves se guardato da vicino si sarebbe accorto della mia emozione perché tremavo così forte da dover stringere convulsamente i denti, per impedire che battessero rumorosamente. Julia in tanto apriva bruscamente le imposte, si accostava al mio let to, mi copriva con le lenzuola che io avevo lasciato cadere in terra o ammucchiato ai piedi, sempre fingendo scomposti e però innocenti gesti di dormiente. Poi Julia mi baciava in fronte per farmi alzare. Io mi ritenevo allora idealmente bel lo, e trovavo così piacevole guardarmi nudo che non mi ras segnavo vestirmi prima di essermi ammirare ancora un poco. aDovevo così trovare un altro fatto pretesto, e passavo ra pidamente in rassegna le diverse astuzie studiate la sera in nanzi, prima di addormentarmi, e tutte basate sul mio esibi zionismo mattutino: «Julia, ho perso tutti i bottoni! Julia, mettimi la tintura di iodio sulla coscia! Julia! ». Seguiva la prima colazione servita, per me solo, sul grande tavolo della sala da pranzo: due grosse fette di pane tostato, stillanti miele, e un bicchiere di caldissimo caffellatte. Le pa reti erano pressoché interamente coperte di quadri e di dise gni colorati, opera, quasi tutti, di Ramon Pichot, il fratello di Pepito Pichot, allora a Parigi. Fu così che scoprii l'impressionismo francese, la scuola che doveva aver su di me una profondissima influenza, per ché rappresentò il mio primo contatto con una teoria estetica antiaccademica e rivoluzionaria. Non mi bastavano gli occhi per afferrare quanto desideravo cogliere in quei densi, infor mi strati un di colore gettati, con eapparente casualità, tela secondo gusto capriccioso negligente. Ma nonsulla appena mi allontanavo di qualche passo, subito si realizzava l'incom prensibile miracolo per cui la confusione musicalmente colo rata si organizzava, si trasformava in purissima realtà. L'aria, le distanze, l'attimo luminosamente improvviso, l'intera gamma dei fenomeni si sprigionavano, per me, dal caos. La prima maniera di Ramon Pichot rammentava la formula, ti picamente iconografica, di Toulouse-Lautrec e io spremetti dai suoi quadri tutti i residui letterari del 1900, il cui eroti smo mi bruciò poi la gola come una goccia di Armagnac in ghiottita di traverso. Rammento soprattutto una danzatrice del «Bai Tabarin», nell'atto di vestirsi: il suo volto era per versamente ingenuo, le sue ascelle brillanti di peli rossi. Ma le opere che addirittura mi sconvolsero furono le più recenti: Ramon Pichot era passato, da un deliquescente im-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
60/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
6S
LA MIA VITA SEGRETA
pressionismo, a un pointillisme quasi uniforme. La continua sovrapposizione dell'arancio e del violetto produceva in me le stesse illusioni, le stesse felicità ispirate dall'osservare gli oggetti attraversoC'era, un prisma, i colori dell'arcobaleno. nella che sala conferiva da pranzoloro deitutti Pichot, un tappo di bottiglia, in cristallo sfaccettato, che rifletteva il mondo «impressionisticamente»: spesso me lo portavo in tasca per rinnovare, durante il giorno, i miei piaceri «im pressionistici ». Improvvisamente mi accorgevo di esser rimasto seduto al tavolo per un tempo assai più lungo del necessario, e la mia contemplazione si concludeva quasi sempre con uno « choc di violento rimorso » per cui inghiottivo malamente gli ultimi sorsi del caffellatte versandomene gran parte sul petto. Co minciai a provare una strana soddisfazione sentendo la be vanda calda diventare fredda sulla mia pelle, e lasciarvi una umidità leggermente appiccicosa e piacevolissima. Ben pre sto cominciai a provocare artificiosamente quest'emozione, inizialmente involontaria: stavo bene attento a non esser sor preso da Julia, e in un suo momento di distrazione mi versa vo direttamente nell'apertura della camicia abbastanza caf fellatte da bagnarmi fino al ventre. Un giorno fui colto in fallo, e per molti anni l'episodio fu raccontato dal senor e dalla senora Pichot, fra i tanti aned doti relativi alla mia stravaganza, tutti, per loro, divertentis simi. Cominciavano, regolarmente, col dire: «La sapete que sta, di Salvador?». E gli ascoltatori, regolarmente, ridevano fino alle lacrime. Solo mio padre non poteva nascondere, con il suo triste sorriso, il timore che gli ispirava il mio avve nire. Dopo essermi inondato di caffellatte, correvo in uno stan zone imbiancato a calce, e destinato ad accogliere i sacchi di grano e le pannocchie. Era il mio studio, scelto per me dal senor Pichot «perché c'è sole tutta la mattina». Avevo di sposto la mia scatola di colori sopra un tavolo, dove rapida mente si ammucchiavano pile di disegni. Altri disegni, attac cati con quattro puntine, coprivano i muri. Alla fine, essendo rimasto senza carta e senza tela, decisi di usare una grande porta fuori uso, sistemata in un angolo so pra due seggiole. Era in legno antico, magnifico: avrei dipin to solo il pannello, utilizzando l'inquadratura come cornice per la grande natura morta di ciliegie che mi ossessionava da parecchi giorni. Sparsi dunque sul tavolo il contenuto di un cesto di ciliegie, e il sole, irrompendo, le accese di tantalici
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
61/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
6.9
fiochi accrescendo così la mia esaltazione: avrei usato tre colori soltanto, per rendere quell'affascinante monotonia, e li avrei usati spremendoli direttamente dal tubetto. Strinsi fra le dita della mano destra il vermiglio, riservato alle sfu mature chiare, fra le dita della sinistra il carminio, per le sfu mature dense, e nel cavo della mano destra il bianco, per dar luce ai frutti. Così armato, iniziai l'attacco al mio quadro, l'assalto alle mie ciliegie. Toc, toc, toc, ogni ciliegia tre tocchi! Toc, toc, toc chiaro, scuro, luce, chiaro, scuro, luce... E ben presto ac cordai il mio ritmo al ritmo del mulino, vicinissimo: toc, toc, te gioco toc... toc,ditoc, destrezza, toc... Il dovevo mio quadro superare era ormai me stesso un appassionan a ogni nuo vo toc, toc, toc, a ogni nuova ciliegia. I miei progressi erano sensazionali e, a ogni toc, mi sentivo maestro e mago, padro ne di imitazioni quasi perfette; poi, ormai sazio della mia abi lità, cercai di complicare le regole del nuovo gioco, ripeten domi la frase dei domatori da circo: « Sempre più difficile, si gnori, sempre più difficile! ». E anziché dipingere le mie ci liegie ammucchiate, come avevo fatto fino ad allora, le dispo si isolatamente, lontane per l'una dall'altra, nei ritmo, diversispostan angoli, correndo, rapidamente, serbare l'antico domi con gesti così bruschi da far supporre a chiunque fosse entrato che io non dipingessi affatto, ma, semplicemente, ese guissi un incantesimo danzante. Balzavo in alto, perle ciliegie superiori, mi inchinavo per le ciliegie inferiori, toc qui, toc lì, toc su, toc giù, e illuminavo il vecchio uscio facendo sorgere una nuova ciliegia a ogni monotono pulsare del mulino. Quanti videro il mio lavoro ne furono stupefatti, e il sefìor Pichot rimpianse amaramente che io avessi usato un fondo così pesante, intrasportabile, e, in parecchi punti, così tarla to. I contadini, poi, rimasero a bocca aperta: le ciliegie spic cavano con tanto rilievo che si sarebbe creduto di poterle co gliere, e mi mossero l'unico rimprovero di aver trascurato i gambi dei frutti. Avevano perfettamente ragione, e trovai su bito il modo di accontentarli: presi una manciata di ciliegie, cominciai a mangiarle, e, via via che ne inghiottivo una, ap plicavo il suo gambo sopra una ciliegia dipinta, affondando lo nel colore ancora fresco. L'effetto fu di un realismo addi rittura delirante, e perfino i buchi esistenti nel legno assunse ro, improvvisamente, l'aspetto di elementi da me voluti. Ben presto scoprii che anche le vere ciliegie erano piene di grossi vermi, e così, seguendo un impulso che ancora oggi mi sem bra incredibilmente raffinato, cominciai con infinita pazien-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
62/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
LA MIA VITA SEGRETA
yo
za a togliere i tarli dal legno per introdurli nelle ciliegie car nose, a togliere i vermi dalla frutta per infilarli nel pannello tarlato. Un curioso silenzio accolse, una sera, il mio ingresso in sa la da pranzo, e capii che si stava parlando di me. Il sefior Pi chot, difatti, mi rivolse la parola in tono insolitamente grave: «Ho deciso di consigliare a tuo padre che ti scelga un buon maestro di disegno ». Ma io, quasi oltraggiato da quell'idea, gridai: « Non voglio nessun maestro, perché sono un pittore "impressionista" ! ». E sebbene non capissi chiaramente il significato delle mie paro le, mi parvero comunque meravigliosamente logiche. La senora Pichot scoppiò a ridere: « Guarda lì quel bimbo che si dichiara tranquillamente "impressionista"!». E se guitò a ridere, caldamente, generosamente, riccamente. Io ri caddi nella mia consueta timidezza, e presi a succhiare un pezzo di pollo, osservando che il midollo dell'osso aveva esattamente un colore rosso veneziano. Il sefior Pichot sviò il discorso e prese a spiegare la necessità di raccogliere i fiori dei tigli prima che la settimana finisse. Quella raccolta avreb be avuto, per me, conseguenze incalcolabili. STORIA DELLA RACCOLTA DEI FIORI DI TIGLIO E DELLA GRUCCIA
Ecco una storia piena di sole ardente e di tempesta, una storia intessuta di amore e di paura, una storia di tigli in fio re e di grucce, una storia tutta penetrata della presenza della morte. Poco dopo essermi destato, ancor più presto del solito, sa lii con Julia e due contadini nelle soffitte della torre per prendere le scale necessarie alla raccolta dei fiori. Quelle sof fitte erano immense e buie, gremite di anticaglie eterogenee, e, poiché abitualmente venivano chiuse a chiave, non avevo ancora avutospiccavano, l'opportunità di loro entrarvi. Scoprii subito sul due oggetti che per la assoluta personalità, l'ammasso, anonimo e indifferente, degli altri relitti domesti ci. Uno era la pesante corona1 di lauri dorati, alta quasi quan to me e adorna di lunghi nastri di seta sbiadita, con compliSeppi, assai più tardi, che la corona non aveva alcun carattere funebre. Era stato un dono offerto dal Teatro dell'Opera di Madrid a Maria Gay, do po il grande successo riportato nella Carmen di Bizet. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
63/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
71
cate e indecifrabili scritte in una lingua misteriosa. Il secon do oggetto, per me terribilmente vivo, e tale da offuscare ogni cosa ocircostante, una gruccia. Per launa. prima in vita mia, così almenoeracredevo, ne vedevo La volta giudicai straordinaria e me ne impadronii subito, comprendendo che non me ne sarei mai più separato in vita mia, tanto violento fu il feticismo, ancora inspiegabile, che si impadronì di me. Ah incantevole gruccia! Ah, concentrato massimo di ogni austerità, di ogni solennità ! La gruccia soltanto poteva sosti tuire il mio antico scettro, quel battipanni di cuoio perduto un giorno nel tentativo di lanciarlo lontano. Nella parte su periore, quella biforcuta, per accogliere l'ascella, mi sarebbe stato dolcissimo posare la guancia carezzevole, chinare la fronte pensosa. E brandendo la gruccia, forte di una solenne arroganza fino ad allora sconosciuta, scesi in giardino. I contadini avevano proprio allora appoggiato le doppie scale agli alberi di tiglio che crescevano in mezzo al giardino, disponendo, tutto intorno, vaste lenzuola bianche: la nevica ta di fiori cominciava. Le scale erano tre, e sulla cima di ognuna stava una donna. di eloro erano bellissime, e si somigliavano molto, con Due grossi splendidi seni, perfetta mente modellati nei corsetti di lana bianca. La terza era inve ce brutta, con enormi denti color maionese e tumefatte gen give che le davano l'aria di ridere sempre. Infine, una quarta si equilibrava, arcuandosi e volgendomi il dorso, tra il suolo e il vuoto: era una ragazzina di una dozzina d'anni, intenta a guardare la madre che lavorava. La madre era quella che ave va i seni più perfetti. la bimba venuta lìall'istante, per lavorare, e non appena la vidiAnche di spalle me neera innamorai perché il suo atteg giamento mi ricordò DuUita e non poteva non impressionar mi. Inoltre, non avendo mai visto il volto della vera DuUita, mi era facilissimo fondere tra loro le due bimbe, così come in DuUita avevo già fuso la Galuchka dei miei «falsi ricordi»: DuUita rediviva! Con la mia gruccia sfiorai leggermente la spalla della ragazzina, che si volse, e le dissi con una sicurez za, con una forza già simili alla collera: «Tu sarai DuUita! ». Le condensate immagini di Galuchka e di DuUita s'erano incorporate, grazie aUa violenza del mio desiderio, in quella creatura dal volto abbronzato e angelicamente bello. Il suo volto, finalmente mio, fu il volto di DuUita, e le tre creazioni del mio delirio composero un unico, armonico oggetto d'amo re: la mia ansiosa libidine, accumulatasi in tanti anni di soli taria e fremente attesa, si cristallizzava ora in una trasparente
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
64/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
72
LA MIA VITA SEGRETA
gemma taglientissima, sfaccettata in un tetraedro, e in ogni sfaccettatura potevo scorgere il virginale splendore delle mie tre passioni scintillanti sotto il sole del più perfetto giorno.
MaCercavo potevo di esser sicuronel chedorato non sivolto trattasse di Dul-il lita? scoprire, dellaproprio campagnola, pallore nordico di Galuchka, e di minuto in minuto i loro vol ti mi sembravano sempre più simili. Pestai forte, con la gruc cia, in terra e ripetei, con voce roca, tremante d'emozione: «Tu sarai Dullita! ». Lei si trasse indietro, spaventata, e non ri spose. Mi resi conto che la manifestazione dei miei sentimenti era stata troppo violenta, per cui mi sarebbe stato difficile
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
65/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
'• EREDITARIETÀ
tente^nZln1;^ 11 Ì: S Ìft a0 c^ol let af amsec in,tnaol ,i ddeel ll a »»a architettura esercitò una pòiccol Il Dicchi Sdl ur P ° Dal"'foto r Fehn Do n < nech g afato dal senor Pichot. Salvai ™ T . madre di Salvador Dali. d i S a l v a d o r D aI Ì Sa vado"Dali n 3 pyy Domenech S U S £ ' p a d r eneonato. ^lvador http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
66/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
II. TREN T ANNI PRIMA - TRENT ANN I D O P O
Quand'ero bambino, scuola,giocavo rubai una vecchia usarla a mo' di berretto aquando tutto solo. pantofola al maestro per Nel 1936 realizzai un oggetto surrealista servendomi di una vecchia scar pa di Gala e di un bicchiere di latte caldo. Molti anni dopo la mia burla scolastica, una fotografia di Gala incoronata dalle cupole di San Basilio riportò d'attualità la mia antica fantasia di un cappello-scarpa. Finalmente Madame Schiaparelli lanciò la moda del famoso cappelloscarpa. Fu Gala a sfoggiarlo per prima; Mrs Fellowes si presentò a Venezia indossandolo nel periodo estivo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
67/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
75
riconquistare la fiducia della ragazzina; tuttavia avanzai an cora di un passo, ma lei, presa da un terrore quasi animale, salì rapidamente lungo la scala su cui era la madre, a cercar ne la protezione, e lo fece con tanta leggerezza e abilità da impedirmi di sfiorarle il capo, come volevo fare per rassicu rarla, con l'estremità della mia gruccia. Eppure la mia Dullita aveva ragione: doveva temermi, la sua paura sarebbe anzi divenuta sempre più forte, perché tut to era appena cominciato! Già allora ero cosciente dei peri coli rappresentati dal mio carattere troppo impulsivo. Quan te volte, nel corso di una tranquilla passeggiata, ero stato as salito dal bisogno di saltare un muro troppo di tuffarmi da una irresistibile roccia pericolosa e, ben sapendo che alto, nul la avrebbe potuto arrestarmi, chiudevo semplicemente gli oc chi e balzavo nel vuoto.1 Spesso mi ritrovavo, sia pur incolume, stordito; ma ormai calmo, potevo dirmi: «Il pericolo è superato, per oggi». Ri trovavo allora una tenerezza nuova per le cose modeste che mi stavano attorno. Convinto di non poter riconquistare, almeno per il mo mento, la mia nuova Dullita, decisi di allontanarmi, ma non prima di averle lanciato un ultimo affettuosissimo sguardo che, secondo le mie intenzioni, avrebbe dovuto rassicurarla: «Non crucciarti, tornerò! ». Me ne andai, dunque, in giro per il giardino, benché a quell'ora solitamente mi chiudessi nel mio studio a dipingere: il mattino era iniziato sotto così sin golari auspici - la gruccia e Dullita - che, inebriato dal magi co odore dei tigli fioriti, mi dissi: «Posso fare un'eccezione alle mieche regole». Eppure la disciplina era allora per me la disobbedienza alle mie stesse leggicosì mi potente rodeva letteralmente l'anima di rimorsi, e così tornai indietro, inter rompendo la passeggiata, per chiudermi nel mio studio. Avrei voluto poter pensare a Dullita serenamente, in qual che angolo del giardino, e invece la mia volontaria disciplina me lo vietava. Le ore trascorrevano, senza recarmi una sola di quelle idee brillanti che avrebbero dovuto confortare il mio ego, per cui una sensazione di colpevolezza mi inchiodaUn contadino, testimone di una fra le mie tante cadute volontarie, ne parlo al senor Pichot, il quale non voleva credere che io potessi gettarmi da nuli altezze senza restarne ucciso sul colpo. Diventai abilissimo nel salto in °-1 tu tardi, durante le lezioni di ginnastica, a Figueras, questa mia abilità valse la partecipazione alle gare e divenni, senza sforzo, campione di sai0 In a "° e m lungo. Sono tuttora un notevole saltatore.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
68/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
j6
LA MIA VITA SEGRETA
va con crescente durezza nelle spire metalliche delle peggio ri torture morali. della Eromia continuamente Dullita e, contemporaneamente, aggredito dalle immaginarie un invisibile seduzioni ran core contro di lei velava di presentimenti temporaleschi l'im macolato cielo turchino. Di nuovo, e per la seconda volta, Dullita rovinava e annullava, semplicemente apparendo, il tempio della mia divina solitudine che io avevo ricostruito con tanto rigore, con tanta severità cerebrale, fin dal mio ar rivo al Muli de la torre. Intuivo che soltanto uno stratagem ma, basato su una bugia in grado di ingannare anche me stes so, potevadunque, liberarmi carcere studio.i di Mi convinsi, chedaleramio urgente pervolontario: me iniziarelosubito segni dal vero di animali. Ci pensavo da tempo, e custodivo nel pollaio un topolino grigio che sarebbe stato un modello ideale. Avrei ripetuto, con il topolino, la mia impresa delle ci liegie, ma questa volta, anziché replicare all'infinito immobi li frutti, avrei ritratto il topo in ogni suo possibile atteggia mento, e poiché i topi hanno code, accarezzavo un'idea ori ginale di collage. Usando mille argomenti per vincere la mia resistenza, cor si dunque dal topo. Lo trovai in curiose condizioni, tutto gonfio, e il suo corpicino abitualmente agilissimo si era com pletamente arrotolato, simile a una ciliegia divenuta grigia e pelosa. La sua immobilità mi atterrì; viveva, lo vedevo respi rare con un ritmo insolitamente accelerato, ma non si muo veva affatto e teneva le zampine così ripiegate da divenire in visibili. Sollevandolo per la coda, la sua somiglianza con una ciliegiadella era ancora curiosa. Lo riposi sul fondo scatolinapiùche costituiva la suacon casaogni nel cura pollaio, ma quello, con una scossa improvvisa, rimbalzò in alto, e colpì la mia faccia maternamente china a contemplarlo. Il colpo imprevisto mi spaventò al punto che rimasi a lungo senza fiato. Un intollerabile fastidio spirituale mi spinse a chiudere la scatola con il suo coperchio, lasciando solo un'apertura suf ficiente so dalla per prima il passaggio penosa impressione, dell'aria. E non dovetti appena subirne mi fuiun'altra, rimes che resta tra le più atroci nella mia memoria. Non possedevo soltanto un topo, ma anche un grosso ric cio, che era scomparso da una settimana; credevo fosse fug gito, e invece lo vidi all'improvviso in un angolo del pollaio, dietro un mucchietto di mattoni e di sabbia. Era morto. Rag gelato per la ripugnanza, mi accostai: il suo dorso irto di
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
69/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
77
punte spinose brulicava di vermi impazziti, e vicino alla testa quell'orrenda massa divoratrice era così ribollente da far pensare all'esplosione di un putrefatto cratere interno, pron to a esplodere oltre le spine, imminente eruzione dell'igno minia finale. Un leggero tremito, accompagnato da un'estre ma debolezza, mi assalì alle gambe, e delicati brividi, salen domi verticalmente lungo la schiena, si irradiarono a venta glio sino alla mia nuca, ne ricaddero, accesero tutto il mio corpo come la trionfante esplosione degli ultimi fuochi d'ar tificio, apoteosi del mio terrore. E intanto mi avvicinavo sem pre più alla putrida palla che mi attraeva con il fascino del l'orrore. Dovevo guardarla, dovevo guardarla.
t#ynotnis}viu^' %'
Fu l'odore a farmi fuggire. Corsi via con tutta la rapidità concessami dalle mie gambe tremanti e raggiunto lo spiazzo dove sorgevano i tigli ne respirai la fragranza sperando di purificarmi i polmoni. Subito dopo tornai indietro, ancora ansioso di studiare il mio riccio putrefatto. Ma tenni il naso chiuso finché potei resistere e poi nuovamente fuggii verso i !gh: una gran quantità di fiori si era accumulata sulle lenzuoi e ^ e a pi volavano fitte intorno ai petali. Mentre respiravo, ondavo le nere acque del mio sguardo nel pozzo azzurro e gh occhi di Dullita. Ancora il putrido riccio. Ancora l'aria Prorumata intorno alla mia Dullita.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
70/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
78
LA MIA VITA SEGRETA
Il mio andirivieni si fece talmente esaltato e isterico che ben presto persi il controllo dei miei movimenti, e a ogni mio ritorno presso il riccio mi sentivo sempre più ansioso di com mettere un atto irreparabile, di buttarmici sopra, di toccarlo, di toccarlo. Allo stesso modo ogni mio ritorno presso Dullita acuiva in me, insieme allo spasimo del respiro troppo lunga mente trattenuto, l'ansietà di abbracciarla con tutte le mie forze, di succhiare dalla sua bocca, socchiusa come una feri ta, il salivoso sapore della sua anima, del suo volto di timido, rustico angelo. Infine, ritornando dal riccio, decisi, incapace di resistere alla cieca inerzia, di saltare oltre la piccola infetta carogna. Saltai troppo da vicino e con una tale goffaggine, spiegabile solo con le mie inconsce intenzioni, che evitai solo di qualche millimetro la mia caduta nella nera, pestilenziale poltiglia. Dopo, sentendo più acuto il febbrile desiderio, più inten so il ribrezzo, ebbi un'idea che momentaneamente mi pro curò profonde soddisfazioni; avrei toccato il repellente gro viglio con la punta della gruccia, avrei spostato a volontà l'immondo nodo, di senza doverlo maneggiare direttamente. Già avevo tentato lanciare qualche sasso in quella mollic cia decomposizione, ma erano esperimenti che, pur provo cando in me una certa momentanea emozione, non assume vano poi un carattere abbastanza atroce da soddisfarmi. Ora, tenendo in mano la gruccia, la capovolsi, in modo da preme re la sua estremità « biforcuta » contro la rotondità pungente del cuore nero, maturo di morte. La biforcazione aderì cosi bene alla lurida palla da far supporre che l'una fosse creata per l'altra, e non si capiva più se fosse la gruccia a reggere il riccio, o il riccio a reggere la gruccia. Premetti l'incubo verminoso con un'intensità così terribi le, con una voluttà così morbida che temetti di svenire, so prattutto quando, frugandolo con la stampella, il riccio rove sciato mostrò tra le quattro zampine irrigidite un grumo, grosso quanto il mio pugno chiuso, di vermi che traboccava no orrendamente dalla delicatissima membrana violetta del ventre dove, sino ad allora, erano rimasti racchiusi in un compatto, divorante, divorato labirinto. Fuggii, abbando nando la gruccia: era troppo anche per me. Seduto in terra, guardavo ora volare e cadere i fiori dei tigliMi resi conto di aver perduto, nella mia debolezza, la gruccia, e con lei la sicurezza che me ne derivava. Chissà, forse aveva ormai perduto, insozzata dalla putredine, ogni qualità protet tiva per assumerne invece altre, tutte minacciose e mortali. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
71/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
79
Non potevo rassegnarmi e trovai una soluzione che mi permetteva di riconquistare la gruccia, dopo aver compiuto qualche cerimonia preliminare: sarei per tornato indietro, senza guardare il riccio l'avrei raccolta portarla verso ile torrente che serviva il mulino. Là, dove il corso dell'acqua si faceva impetuoso e formava cerchi di candide spume, avrei immerso il mio feticcio, per poi lasciarlo asciugare sul la candida distesa dei fiori di tiglio. Infine, verso il crepu scolo, l'avrei portato sulla torre, e la notte lunare, la rugia da, l'aurora l'avrebbero, non meno del mio pentimento, pu rificato. Così feci, e ben presto la gruccia riposò tra i fiori, mentre ancora la nera palla della morte mi tremava in cuore. Giunse, dopo una colazione priva di ogni rilievo, il pome riggio. E poiché sapevo che la mia Dullita era ormai salda mente legata al lucente guinzaglio giallo della mia seduzione, assaporai con delizia, con voluttà, il supremo lusso dell'amo re, quello di guardare altrove, di guardare, soprattutto, le ascelle nude della donna dai magnifici seni. Erano cavità sof fici, pallidissime, perlacee, gloriose, intorno al fiorire, ina spettatamente nero, della peluria. Il mio sguardo correva, al ternativamente, dallo strano nido di peli neri sulla pelle per iata ai due pletorici seni, il cui volume soppesavo tra le pal pebre socchiuse nel piacere confuso della digestione e della visione. E nella mia torpida pigrizia riconoscevo in me la nuova voglia, la nuova irresistibile paura: ecco quel che Sal vador ora voleva ! Voleva « disseppellire » la gruccia ricoper ta dai fiori, per toccare, delicatamente, con infinita precau zione, i globi carnali di quei seni dorati dal sole, con la stessa biforcazione, ora profumatissima, che poco prima aveva schiacciato il riccio. Tutta la mia vita è fatta di simili capricci, e io sarò sempre pronto a sacrificare il più lussuoso viaggio verso le Indie in onore di una piccola pantomima, infantile e innocente quan to quella che ho raccontato ora. Ma le cose sono forse così semplici come possono sembrare? La mia esperienza mi av vertiva che non è così, poiché nel mio cervello si affollavano piani strategici così forti,preliminare così sottili,contro così ipocriti farmi vincere la mia battaglia la realtà,daeroica mente realizzando la mia fantasia: toccare quei seni con la biforcazione della mia gruccia e, subito dopo, ritrovare nella gruccia il mio scettro di re! -Il sole cominciava a calare, la piramide di fiori cresceva, sorgeva la luna e Dullita giaceva sulle corolle. La necessità di
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
72/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
80
LA MIA VITA SEGRETA
toccare quei seni con la gruccia si esasperava in me, tanto ir revocabilmente, ormai, che avrei preferito la morte alla ri nuncia. Ma innanzi tutto dovevo indossare le mie vesti regali che, come sempre, mi avrebbero dato un'ispirata sicurezza. Poi, sdraiandomi a fianco di Dullita sui fiori, avrei potuto contemplare a mio agio quei seni, e Dullita si sarebbe pazza mente innamorata di me. Mi precipitai in camera, trassi dall'armadio il manto d'er mellino, me lo posi sulle spalle, mi incoronai, lasciando che la mia parrucca d'anti-Faust mi scendesse delicatamente sul collo in lunghe, fluenti volute. Mai mi ero sentito bello come allora: un pallore cereo traspariva dalla mia abbronzatura, e le ombre che mi cerchiavano gli occhi avevano esattamente lo stesso colore bruno che si annidava nelle ascelle di colei che raccoglieva i fiori, quando, abbassando leggermente le braccia, mostrava i tre morbidi solchi scuri della sua pelle. Mi mossi per tornare in giardino, animato dalla calma serena di chi si sente irresistibilmente perfetto. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
73/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
81
Prima di raggiungere lo scalone dovevo però attraversare una specie di piccolo vestibolo chiuso affacciato sul giardi no, con una finestrella splendidamente illuminata dal sole e ornata di tre meloni, che erano stati appesi a maturare al sof fitto per mezzo di lunghi spaghi. Sostai per osservarli, e una folgorante illuminazione risolse e rese possibile la mia nuova fantasia, imperniata sui seni della raccoglitrice. Nonostante la vivida luce che irrompeva dalla finestrella, il vestibolo era immerso nella semioscurità, e se la raccogli trice avesse, dall'esterno, raggiunto con la sua scala la fine stra, fermandosi a una certa altezza, io avrei contem plarle i seni nell'angusta cornice, quasi isolatipotuto dal resto del corpo, contemplarli con tutta la mia voracità senza provare la vergogna di esser veduto, senza dover rivelare ad alcuno il mio desiderio. E mentre contemplavo i seni, avrei potuto premere dolcemente l'impugnatura della mia gruccia contro i meloni, sollevandoli leggermente per avere un'idea precisa del loro peso. La nuova versione del mio desiderio era mille volte prefe ribile alla prima, semplicemente sui seni della donna: ora invece il pesobasata dei meloni posti a maturare assorbiva la matura gravità della mia violenza, e la speranza che la loro polpa fosse meravigliosamente dolce e fragrante urgeva nella mia immaginazione insieme con il turgore reale della carne, fino ad accecarmi divinamente. Già mi sembrava che il sot terfugio della sostituzione operasse e che mi fosse possibile non soltanto premere i meloni con la biforcazione della gruccia, ma persino «mangiarli», e mangiare i seni, spremer ne il liquido zuccherino e odoroso che, come i meloni, an ch' essi certo racchiudevano. Salii al terzo piano per mettere in scena la commedia che avrebbe persuaso la raccoglitrice ad assecondare il mio pia no: con molte difficoltà riuscii a far cadere il mio «diabolo» in modo che la sua cordicella si impigliasse in un viluppo dei rampicanti, fittissimi sulla facciata. Adoperando una lunga bacchetta, torsi i lunghi rami spinosi delle rose selvatiche e le morbide fronde della vite vergine, per complicare il lavoro della donna. Ci riuscii benissimo, manovrando la bacchetta adagio, con precauzione: chiunque mi avesse osservato dal giardino mi avrebbe creduto intento nell'occupazione oppo sta, ossia nel tentativo di recuperare il mio giocattolo. Sistemata finalmente la trappola, corsi in giardino, mi ac costai alla scala della donna-dai-bellissimi-seni, e con voce querula la pregai di riprendermi il diabolo: le accennai il
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
74/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
82
LA MIA VITA SEGRETA
punto in cui si trovava, usando di proposito la gruccia, dis seppellita dal cumulo profumato dove stava ancora purifi candosi. La raccoglitrice interruppe il lavoro, con l'evidente sollievo di chi potrà presto godere un desiderato riposo, e spostò tutto il peso del corpo sopra uno dei suoi robusti go miti e sopra una gamba, arcuando violentemente i fianchi in una posa stupenda, resa ancor più sublime dal gesto della mano libera che tentava di riordinare la chioma scomposta. Fu allora che una stilla di sudore le si staccò dall'ascella e mi cadde proprio nel mezzo della fronte, simile a una delle lar ghe gocce di pioggia che precedono, in piena estate, tremen di temporali. Edelin temporale verità quella era mi l'oracolo, presentimento che goccia il destino riservavaeraperil l'indomani, alla stessa ora. Non dovetti insistere per essere accontentato: tutti mi ob bedivano, al Muli de la torre, per espresso ordine del sefior Pichot. Dopo una brevissima sosta, e ne approfittò per ab bandonare tutto il suo corpo alla piena luce come una sta tua, la contadina scese dalla scala, e con l'aiuto di Dullita la trascinò il muro casa. Ci volle un certopoi tempo per farlo,presso la distanza nondella era indifferente e bisognava fis sare in qualche modo la scala alla parete, prima di iniziare l'ascesa. Ne approfittai per volare nella mia stanza e spogliarmi completamente. Allora, allora, raggiunsi il culmine della mia bellezza, e avrei voluto che il mondo intero mi ammirasse, o almeno la magnifica raccoglitrice e la mia nuova Dullita. Ma non ancora mostrarmi copriipenetrando con l'ermelli no; ilosavo verdastro riflesso degli cosi, alberiedimitiglio, nel la mia camera, mi conferiva un pallore spettrale. Ridiscesi nel vestibolo dei meloni. Esattamente mentre stavo entrando, il corpo della donna si inquadrò nel vano della finestra: i miei calcoli si dimostravano esatti, e la racco glitrice mostrava di sé la parte compresa tra le cosce e il col lo. Dal movimento delle sue braccia, dal sussultare delle sue ilspalle, laccio, capivo cosi quanto accuratamente vani fossero aggrovigliato i suoi sforzi tra per le spine, districare del mio diabolo. La finestra era interamente colmata dalla carne della don na, il buio era quasi assoluto, il caldo intenso. Sudavo, lasciai scivolare l'ermellino che mi cadde ai piedi, e un tepore soffi ce, appena percorso di frescura, accarezzò la mia nudità. «Lei non può vedermi,» pensavo «appena capirò che ha fi nito correrò a vestirmi o mi nasconderò contro il muro ». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
75/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
83
E intanto mi abbandonavo totalmente al piacere del mio gioco: avevo collocato delicatamente la biforcazione della gruccia contro la parte inferiore del melone, che premevo con tutta la tenerezza sentimentale di cui ero capace. Un acu to lirismo mi colmava gli occhi di lacrime, perché la consi stenza dolcissima del melone superava ogni mia speranza: era talmente maturo che la gruccia, nonostante la leggerezza del contatto, affondava nella polpa, con un suono vellutato e profondo. E intanto tenevo gli occhi fissi sul petto della don na, sempre intenta a lottare contro i nodi gordiani del mio diabolo. Non potevo vedere chiaramente i suoi seni, ma quella massa confusa, in controluce, esasperava ancor più la m ia insoddisfatta libidine, e per appagar meglio la mia voglia Cipressi un ritmo particolare alla gruccia. Quasi subito il
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
76/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
84
LA MIA VITA SEGRETA
succo del melone prese a gocciolare su di me, pianissimo pri ma, poi in abbondanti rivoli appiccicosi; mi posizionai così da avere il volto proprio al di sotto del frutto, e sporsi la lin gua, aridamadiravvivato sete e di da desiderio, a raccogliere il liquido dol cissimo, un afrore di ammoniaca. La mia sete divenne furiosa, e mentre il mio sguardo pas sava, instancabile, dal melone alla finestra, dalla finestra al melone, e ancora e ancora, in un delirio che mi toglieva inte ramente il controllo dei gesti e dei movimenti, affondavo du ramente la gruccia nella carne stillante per strappare succo e vita dalla profondità dei suoi intestini. Melone, finestra, fine stra, melone! Ormai i miei movimenti erano così isterici e furenti che il melone si staccò dal suo sostegno, e mi cadde sulla testa pro prio quando la bellissima raccoglitrice, essendo riuscita a di stricare il mio diabolo, cominciava a scendere la scala. Ebbi appena il tempo di gettarmi in terra che già il suo volto ap pariva, e rimasi lì, sul mantello di ermellino, inondato dal l'essenza del melone. Ansante, sfinito, serrando le labbra per trattenere il respiro, aspettavo che la contadina, accortasi di me, risalisse gradinosenza per neppure vedermi sollevare meglio: mi sarei accorto della qualche sua attenzione il capo, semplicemente rivedendo l'ombra che poco prima il suo cor po aveva proiettato nella stanza. Ma l'attimo temuto e follemente sperato non giunse. Inve ce della diletta eclissi nera, la aranciata luce del sole calante coprì del suo riflesso tutta la parete densamente imbiancata a calce, su cui si stagliavano le ombre dei due meloni ancora in tatti, allee loro giocato con lo ro. Laancora magiapenduli era finita non corde. sarebbeNon statoavrei possibile rinnovar la. Una stanchezza estrema mi intorpidiva i muscoli, rendeva penosi i miei movimenti, le ombre dei meloni mi apparivano sinistre e non evocavano più i bellissimi seni, dorati dal me riggio: erano cose morte, invece, erano ricci putrefatti. Rabbrividii, tornai nella mia stanza per rivestirmi, inter rompendomi a tratti per lo sfinimento che mi faceva crollare, prono, sul letto. L'oscurità mi colse, e dovevo affrettarmi, ora, se volevo sfruttare il beneficio della torre. Corsi, reggen do la mia gruccia, e il cielo era stellato, e la stanchezza mi im pediva le grandiose fantasticherie abitualmente ispirate da quell'ora e da quel luogo. Proprio al centro della terrazza c'era un cubo di cemento, destinato, almeno credo, a sorreggere l'asta della bandiera in un suo piccolo buco circolare: vi infilai la gruccia, ma l'aper-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
77/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
85
tura era un poco troppo larga perché la gruccia potesse re starvi ben diritta. Però mi piacque vederla così, leggermente storta, pendente a destra, e me ne andai soddisfatto. Sve gliandomi, di notte, avrei potuto pensare alla mia gruccia, immobile sulla torre e trarne un senso illusorio di protezio ne. Ma mi sarei svegliato? Le orecchie già mi ronzavano di sonno, e dopo una giornata così colma di emozioni desidera vo solo crollare addormentato. Scesi le scale come un son nambulo, urtando le pareti, inciampando, ma ripetendo con voce bassa e vibrante di volontà: «Sarai Dullita! Sarai Dullita! Domani! ». Sapevol'indomani che la raccolta dei fiori sarebbe durata duesaliva giorni. E difatti vidi nuovamente Dullita, il sole in cielo, le raccoglitrici raccoglievano, i seni pesavano, i meloni pendevano, ma ormai erano per me totalmente svuotati di fa scino. Anzi, se ricostruivo mentalmente la scena del giorno innanzi, non solo ero incapace di ritrovare la traccia del mio desiderio, ma mi sentivo addirittura soffocare dal disgusto. L'ermellino insozzato, il sapore dolciastro e pungente del melone, perfino i seni non mi sembravano più così belli, nel rievocarli, e comunque lontanissimi dalla spirituale dolcezza che il giorno innanzi mi aveva costretto alle lacrime, guar dandoli. Quel giorno solo la fragilità di Dullita mi attraeva. La sua vita esilissima sembrava assottigliarsi ancora, con l'avvicinar si del sole allo zenit, e le ombre sempre più verticali accen tuavano la sua fragilità di clessidra: sottilissimo, fierissimo corpo. Dullita, Galuchka rediviva. Non le parlai, incontrandola. Ma,Ho dentro, ripetevo: «Nessun'altra, oggi! Lei, o nessuna! tutto ilmitempo che voglio! ». E cominciai a giocare con il mio diabolo. Ero abilissimo, e mentre i miei movimenti si susseguivano agili e sicuri pensa vo all'ammirazione che dovevano suscitare in Dullita. Fu dunque con irritato stupore che mi avvidi, per i suoi sguardi prima e per le sue supplichevoli parole poi, che Dullita non desiderava affatto contemplarmi, ma, al contrario, giocare lei con il mio diabolo. E infatti, non appena un mio gesto insoli tamente maldestro lanciò il diabolo lontano, Dullita si preci pitò a raccoglierlo. Io la inseguii, e più volte compimmo, di corsa, il giro del giardino finché Dullita si lasciò cadere sopra un mucchio di fiori scartati dalle raccoglitrici perché appas siti, giallicci, consumati dalle api. Raddolcito, mi accostai al ia bimba, portando due bracciate di fiori freschissimi, che le
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
78/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
86
LA MIA VITA SEGRETA
lasciai cadere addosso: giaceva sul ventre, per meglio na scondere il diabolo con tutto il corpo, mostrandomi così la meravigliosa, sua intenzioneledisue tenerlo delicate a tutti rotondità i costiemergevano per sé. Era dai davvero fiori, in cui sprofondava poi l'abisso della sua inverosimile vita, che, inginocchiandomi, circondai con le braccia. Vitino da regina! E, a bassa voce, carezzevolmente, stringendola: « Dammi il mio diabolo! » le intimai. «No! » rispose lei supplichevole. « Dammi il diabolo! ». «No!». « Dammi il diabolo! » e la strinsi più forte. « Dammi il dia bolo! ». «No!». Allora premetti con tutta la mia forza su di lei: « Dammi il diabolo! ». Un singhiozzo scosse le sue spalle delicate e, traendosi dal petto il diabolo, me lo lasciò cader davanti; lo presi, e mi al lontanai di qualche passo, mentre Dullita correva a cercare rifugio pressoscala la madre, Le due parti della doppia erano che unitelavorava tra lorosulla con scala. una corda e Dulli ta, angelicamente graziosa, si appoggiò proprio lì, premendo contro la fune tagliente la parte più vulnerabile del suo cor po, quel vitino che poco prima avevo squassato. Sentivo bru ciare nella mia carne la sofferenza che la corda doveva inci dere in quella indolenzita di Dullita, e la guardavo piangere con assoluta nobiltà, senza alcuna smorfia. Capivo che avreb be voluto poter reprimere anche le lacrime, perché nessuno scoprisse la sua pena. Mi vergognavo, lo confesso, incapace di sostenere lo sguardo lucente di Dullita, e stringendo il mio diabolo corsi in cima alla torre: Julia mi chiamava a gran vo ce, perché la colazione era pronta, ma finsi di non sentirla. Volevo giocare lassù sui tetti, e non appena ebbi lanciato in alto il mio diabolo lo vidi cadere oltre l'angolo esterno della torre, restando sull'orlo estremo del cornicione. Mi chinai, sporgendo tutto il corpo all'infuori, e per un vero mi racolo a riacchiappare il diabolo, restando però così storditoriuscii da provare un vero senso di nausea che mi impedì poi di mangiare: lasciai il diabolo sulla torre per riprendere il gioco in seguito. Del resto anche il senor Pichot non mangiò, lagnandosi di una tremenda emicrania. La sua fronte era coperta da una fascia, e additandomi al cune nuvole bianche, lontanissime nel cielo splendidamente azzurro, mi annunciò l'imminenza di un temporale.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
79/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
87
Restai sul balcone della sala da pranzo, appoggiato alla ringhiera di ferro, osservando le nuvole salire, gonfiarsi, farsi simili sfilate alle umide chiazze sul della soffitto senor Traite, dove erano le prime fantasie miadelinfanzia, dimenticate poi, ritrovate ora nella gloria carnosa, nella immacolata spu ma di quelle candide torri ormai altissime all'orizzonte. Ecco i cavalli alati, e dai loro pettorali zampillavano seni, e meloni dai seni, e diaboli modellati come clessidre, come il vitino di Dullita. Giganteschi elefanti dai volti umani, muscolosi lotta tori in contrasto e il busto di Beethoven, mestamente chino, che progressivamente ingigantiva scurendosi, assumendo il grigiastro tono del temporale, della polvere accumulata sulle sculture decadute. Ben presto la fronte di Beethoven gli di vorò tutto il volto, divenne un immenso teschio d'apoteosi. Il primo fulmine lo tagliò in due, e parve che l'argento vivo del cervello celeste traboccasse attraverso la sutura frontale di quel cranio.
Quasi contemporaneamente il tuono squassò, per mezzo minuto, fin dalle fondamenta il Muli de la torre. Le foglie e i fiori dei tigli furono strappati via in un turbine. Le rondini fuggirono con grida di terrore, le prime gocce, larghe come grosse monete, caddero e subito uno scroscio enorme, comhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
80/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
88
LA MIA VITA SEGRETA
patto, spietato, flagellò il giardino assetato e atterrito, traen done un odore di muschio e di mattoni bagnati, e quasi pla cando la del miacielo lunga, elettrica, contemplazione platonica e della terra.insoddisfatta La propizia oscurità di quel pomeriggio di pioggia ininterrotta fu un elemento importan te nel dramma che Dullita e io avremmo vissuto sul finire di quel giorno segnato dalla sfrenatissima irruenza degli ele menti e dei sentimenti. Seguendo un improvviso e tacito accordo, Dullita e io ci eravamo rifugiati nelle soffitte per giocare protetti da un buio pressoché assoluto. Il soffitto basso, la solitudine, l'as senza di ogni luce, dovevano favorire gli sviluppi, lungamen te attesi, della nostra temibile intimità. Il timore che la stan za mi aveva ispirato la prima volta era totalmente scompar so, e la presenza di Dullita e il fragore della tempesta rende vano il luogo meraviglioso; perfino la corona di alloro, a cui attribuivo ancora un significato funebre, brillava per me con una sua attraente civetteria a ogni nuovo lampo, filtrato at traverso le imposte serrate. La mia nuova Dullita, la mia Galuchka rediviva, scivolònella dentro il cerchio dallaa coro na, e giacque li dentro postura di unformato cadavere, occhi chiusi. Gli scoppi del tuono si succedevano, squassando la torre, e atroci presentimenti mi gonfiavano il petto. Non sa pevo cosa, ma certamente un evento terribile stava per acca dere. Mi inginocchiai dinanzi a lei, guardandola fissamente. Ora, abituato alla penombra, potevo intravedere il suo viso, in corniciato buio assoluto. Posaialatoccarci mia testa sua,disse, e lei sollevò le dal palpebre: «Giochiamo la sulla lingua» e sporse, oltre le labbra deliziosamente umide, la punta del la sua linguetta. Il panico mi paralizzò, e nonostante il mio desiderio di baciarla la respinsi con tanta durezza che la sua testa urtò rumorosamente conto i lauri dorati. Balzai in pie di, così bruscamente da apparirle minaccioso: lessi nel suo sguardo che avrebbe accettato qualsiasi mia brutalità senza proteste. Tanto stoicismo accrebbe in me l'impulso di farle male. Con un balzo girai dietro le sue spalle e Dullita si raddrizzò, forse per fuggire. Poi, cambiando idea, restò ferma, eretta, al centro della corona. Un nuovo lampo, rischiarando con inso lito splendore la soffitta, mi mostrò la regale cintura di Dulli ta che si stagliava contro le pareti nere. Mi lanciai nuova mente su di lei e, come la mattina, squassai violentemente il suo vitino. Non mi resistette, e quasi subito la mia furia si http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
81/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
89
placò, secondo un calcolo preciso che sfuggì a Dullita, con vinta di un mio moto di tenerezza e già pronta a cingermi conGiacemmo le braccia.così in terra, in un abbraccio sempre più lan guido. Capivo che avrei potuto soffocare ogni suo grido, stringendo contro il petto quel piccolo volto, ma il suo atteg giamento non corrispondeva alla mia fantasia. Volevo colpir le la schiena, stritolarla contro la corona, immergere nella sua pelle levigata quelle foglie pungenti come spade. L'avrei tenuta inchiodata al suolo, gettandole addosso oggetti sem pre più pesanti e, liberandola finalmente dalla tortura, avrei baciato sua bocca, alla la sua schienabattaglia, martoriata, piangendo con lei. la Preparandomi prossima continuavo ad accarezzarla con dolcezza crescente, mentre scrutavo le pe santi suppellettili che mi sarebbero servite per seppellirla. Scelsi finalmente un enorme stipo a cassetti, un poco trabal lante. Avrei avuto la forza di spostarlo? Un dolore lancinante mi attraversò il collo, le scapole, e all'improvviso l'uscio si spalancò, rivelando un altro uscio ugualmente spalancato dallo stesso vento impetuoso. La pioggia era cessata, un cielo tutto nuovo si spalancava su di noi, livido e giallo come un li mone d'incubo. Non pensai più a «Dullita stritolata», in quel cielo acceso dalle luci di un incredibile tramonto: « Saliamo in cima alla torre! » le dissi. E già mi inerpicavo lungo la scala. Dullita, probabilmente delusa dall'interruzione delle carezze, non mi seguì subito, per cui, interpretando la sua riluttanza come una disobbedienza, mi precipitai di nuovo giù, per afferrarla. Sembrava ansiosa di fuggir via selvaggia e io, con la testamia in collera. fiamme,Af la sciai scatenarsi in me la bestia della ferrai, con entrambe le mani, i capelli di Dullita e la trassi verso di me. Cadde sul primo gradino con un gemito di do lore, e io la costrinsi, tirandola per i capelli, a rimettersi in piedi, a salire tre o quattro scalini, ben deciso, se fosse stato necessario, a continuare la tortura. Ma lei fece un balzo, e correndo mi precedette sulla terrazza della torre. ridiscesa me una calma soprannaturale, cui po tei Era seguirla conin lentezza estrema: non poteva per comunque sfuggirmi. Si stava realizzando il mio lungo, perduto deside rio: la Dullita che non era mai venuta sulla mia terrazza di Figueras, la Galuchka rediviva, stava varcando la soglia della torre. Avrei voluto che la mia ascesa durasse in eterno, per gustare meglio una felicità che sarebbe stata perfetta se avesS1 potuto indossare i miei abiti regali. Pensai, per un momen-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
82/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
9o
LA MIA VITA SEGRETA
to, di scendere nella mia stanza a prenderli, ma poi desistet ti. Nulla, neppure la morte, poteva arrestare la mia ascesa verso la cima.
Ecco, proprio nel centro, leggermente pendente a destra, lucente di pioggia, prolungata da un'ombra infinita e sini stra, ecco la mia gruccia. Lì accanto il diabolo, e lei, con il suo vitino stretto in un anello d'argento, e nel cielo un'im mensa nuvola lilla, bordata d'oro lucente, un Napoleone del la tempesta. Poco più in là, altissimo, un arcobaleno interrot to da un largo spazio turchino che inquadrava Dullita, sedu ta sul parapetto. Non piangeva più e mi aspettava. « Se scendi di lì » le dissi, assecondando l'irresistibile ipo crisia che non mi abbandona mai nei momenti decisivi della vita «e mi prometti di non rischiare una così pericolosa ca duta, ti regalo il mio diabolo». Mi obbedì subito e raccolse il diabolo: «Quant'è belli no! » disse, parapetto nuovamente ciandomi un tornò sorrisoal ironico. Diecerto pensava sichesporse, le suelan re centi lacrime mi avessero domato. Io simulai un gesto di an goscia e mi nascosi la faccia, come se non tollerassi di veder la in un simile pericolo. La sua civetteria ne fu, come preve devo, eccitata, e, non contenta di star seduta sul parapetto, lasciò penzolare fuori le gambe. «Aspetta,» la pregai «aspetta e ti farò un altro regalo! »•
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
83/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE PRIMA
9'
Presi la gruccia e finsi di andarmene. Ma tornai indietro, in punta di piedi, al colmo dell'eccitazione, ripetendomi: «Ora tocca a me! ». Strisciai carponileverso che mi le spalle, le gambe penzolanti, maniDuUita appoggiate allavolgeva pietra, gli occhi fissi sulle nuvole squarciate dalla tempesta, ridotte a brandelli: il verticale Napoleone si era trasformato in un oriz zontale coccodrillo sanguinario. Presto sarebbe stata notte. Con infinite precauzioni ap poggiai l'impugnatura della gruccia contro l'incredibile vitino di DuUita. Mi muovevo con cautela, ero così attento a non far rumore che i denti mi affondavano nelle labbra e il sangue cominciò a cadérmi, goccia a goccia, sul mento. Dullita, volgendosi, non parve affatto spaventata, e si appoggiò alla biforcazione. Nessun angelo del paradiso ha mai avuto un volto più bello del suo in quel momento, e vidi l'arcobale no del suo sorriso gettare un magico ponte sullo spazio che ci separava, lo spazio della gruccia. Abbassai gli occhi, finsi di voler infilare la stampella in una fessura; poi, rialzandomi, le strappai di mano il diabolo e gridai con voce rauca di pian to:E«Né per te, per me! scagliai il né diabolo nel ».vuoto. Il sacrificio era finalmente consumato. 1 E da quel giorno, fino al giorno della mia morte, quell'anonima gruccia fu, è e sarà, per me, il « simbolo della morte» e il «simbolo della risurrezione»!
Il diabolo assume, in quest'episodio, una tipica importanza di sostitu ì ° n e : è l'ariete di Abramo. Simboleggia cioè la morte di DuUita, di Galuchka rediviva, e la possibilità della loro risurrezione. z
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
84/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
85/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
86/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
87/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO PRIMO ADOLESCENZA CAVALLETTE
ESPULSIONE DALLA SCUOLA FINE DELLA GUERRA EUROPEA
L'adolescenza inizia con la nascita dei peli superflui. Nel mio caso questo fenomeno si produsse fulmineamente, du estiva, enella baia di Rosas. Avevo nuotato, rante nudo una con mattina altri bambini, ora mi asciugavo al sole. Improvvisamente, scrutando il mio cor po con la compiacenza narcisista che mi era solita, vidi alcu ni peli velarmi la pelle bianca e delicata del pube. Sebbene ancora sottili e radi, erano già lunghissimi: come potevo non aver notato un così profondo mutamento sul mio adorato corpo, sul mio corpo così spesso contemplato e scrutato da farmi ritenere che non potesse celarmi alcun segreto? La delle mia adolescenza caratterizzata dal moltiplicarsi dei miti, manie, delle fu deficienze, dei doni, delle manifesta zioni di genio e di violenza della mia prima infanzia. Non de sideravo assolutamente correggermi, né trasformarmi; al con trario, ero di giorno in giorno maggiormente posseduto dalla volontà di imporre e di esaltare in ogni modo la mia conce zione di vita. Anziché limitarmi a godere l'acqua stagnante del mio nar cisismo precoce, la canalizzavo: e la crescente, violentissima affermazione mia personalità si sublimò ben presto in nuovi sviluppidella di azioni che, considerando le tendenze etero genee e ben caratterizzate del mio cervello, potevano soltan to essere antisociali e anarchiche. Il bimbo-re divenne un anarchico. Sistematicamente, osti natamente, mi opponevo a tutto. Da piccolo facevo sempre « diversamente dagli altri », ma senza esserne cosciente. Ora, dopo aver finalmente compre so il lato eccezionale e fenomenale del mio modo di agire, «lo facevo apposta».«bianco». Bastava che qualcuno dicesse «nero» perché io ribattessi Bastava che qualcuno si in chinasse rispettosamente per farmi sputare. Il mio incessan te, feroce impegno a sentirmi « diverso » mi strappava lacri me di rabbia se, per una qualsiasi coincidenza, mi vedevo
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
88/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
98
LA MIA VITA SEGRETA
Inoltre era brutto, e la sua cioccolata, di pessima qualità, mi ispirava un profondo disprezzo per colui che stava consu mando un cibo così volgare. Mi avvicinai a lui, furtivamente 1
tenendo in con mano principe Kropotkin chema porta vo sempre me.unLalibro mia del vittima mi vide benissimo, non sospettò il pericolo e continuò, ovviamente, a mangiare pane con cioccolata, guardando dall'altra parte. Io mi concessi il lusso di una lunga premeditazione; squadrando bene il ra gazzino per decidere minuziosamente quel che avrei fatto, dopo aver studiato attentamente il suo orrendo modo di mangiare, e ancor peggio di inghiottire, lo schiaffeggiai con tanta forza da far volare via pane e cioccolata. Poi scappai di grane quando corsa, mentre sciocco, attonito, stentavarinunciò a riavera si, si rese quello finalmente conto dell'accaduto ogni proposito di vendetta, pensandomi lontano. Dal mio nascondiglio lo vidi raccogliere la cioccolata e il pane. Il pieno successo della mia impresa mi incoraggiò a tentar ne altre; e caddi così in una sorta di nuovo, invincibile vizio. Finii per aggredire un tale che conoscevo appena, e vaga mente ammiravo per la sua vocazione artistica (studiava il violino), altissimo, e in realtà assai più forte di me, ma così magrolino, pallido e malaticcio giudicavodaincapa ce di reagirecosì violentemente. Lo stavoche giàloseguendo parec chi minuti, senza tuttavia poter cogliere un'occasione favore vole, perché incontrava continuamente gruppi di studenti che si trattenevano a chiacchierar con lui. A un certo mo mento, rimasto solo, posò in terra il violino e si chinò a rial lacciarsi una stringa della scarpa, in posizione per me favore volissima. Senza esitare, mi avvicinai, vibrandogli un calcio terribile, e subito dopo saltai sul violino, lo ridussi in mille pezzi e volai vianon consitutta la per velocità in questo caso l'aggredito diede vinto,possibile. si ripreseMa subito dallo stupore e mi rincorse, con gambe così lunghe, con slancio così possente che ben presto compresi di non aver scampo e, giudicando inutile ogni resistenza, atterrito e in preda a un'invincibile vigliaccheria, mi fermai, mi buttai ad abbrac ciargli le ginocchia, supplicandolo di perdonarmi. Gli offrii perfino del denaro: venticinque pesetas, se non mi toccava, se non mi faceva male. Ma il giovane violinista era troppo as setato di vendetta: viste inutili le mie preghiere, inutili le mie Non lo lessi mai, ma il nome di Kropotkin e il titolo Conquista del pane, mi apparivano meravigliosamente sovversivi e tali da conferirmi prestigio agli occhi dei passanti che incontravo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
89/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
99
proposte, non mi restò che proteggermi il volto con le brac cia per ripararmi alla meglio. Vibrandomi un selvaggio colpo nel petto mi buttò disteso in terra, mi picchiò più volte, mi afferrò per i capelli, me li strappò a ciuffi: e io continuavo a urlare così istericamente, le mie sofferenze erano così teatra li il mio tremito così intenso che lui, credendomi in preda a un attacco di epilessia, mi lasciò libero, e a sua volta si allon tanò di corsa. Una folla di studenti si era raccolta intorno a noi, e il pro fessore di letteratura, che passava di lì, si valse della sua au torità per intervenire: facendosi strada attraverso la ressa mi chiese espiegazioni. Un'incredibile bugia mi saltò subito in mente, la dissi: « Ho distrutto il suo violino per dimostrar gli, definitivamente, che la pittura è superiore alla musica ». La mia dichiarazione fu accolta con risa e mormorii; il professore, benché indignato, mi chiese ancora: «E come l'hai dimostrato?». Un attimo di pausa, e poi: « Con le scarpe » risposi. Stavolta tutti risero, creando una gran confusione. Il pro fessore impose silenzio, mipaterno si avvicinò, mi premette«Non le mani sulle spalle, e inil tono quasi di rimprovero: hai dimostrato nulla. Non c'è senso comune in quel che dici! ». Io lo guardai diritto negli occhi, con una sicurezza non priva di solennità, e articolando le sillabe con la maggior di gnità possibile: « So benissimo che i miei compagni non tro vano un senso comune in quel che ho detto, e forse neppure i professori; d'altra parte io le garantisco che le mie scarpe» 1 e le indicai con un dito «la pensano in tutt'altro modo! ». Un silenzio di gelo accolse le mie ultime parole. I miei compagni si aspettavano che il professore mi fulminasse per la mia stupefacente insolenza. Lui invece, fattosi pensoso,
Le scarpe hanno sempre influito sulla mia esistenza e le utilizzai in di versi oggetti surrealisti, in diversi quadri, fino a trasformarle in una specie di divinità. Le ho perfino collocate in testa alle donne. Elsa Schiaparelli, infat ti, creò uncon cappello ispirato fissaeffettivamente, e Daisy Fellowes Venezia, una scarpa suldalla capo.mia La idea scarpa, è perapparve, me l'oga getto più ricco di virtù realistiche, e opposto agli oggetti musicali che io ho sempre ritratto nei loro aspetti di disfacimento, come i violoncelli di carne putrida. Uno dei miei ultimi quadri rappresenta un paio di scarpe, e mi ci sono voluti due mesi per copiarle dal modello, con lo stesso amore, con la stessa obiettività di Raffaello nel ritrarre una Madonna. E dunque istruttivo osservare come una bugia improvvisata in circostan ze ultraneddotiche abbia anticipato per me una durevole piattaforma filoso fica, resa anche più solida dal passare degli anni.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
90/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
100
LA MI A VITA SEGR ETA
ebbe un gesto categorico e impaziente, a significare che l'epi sodio, almeno per il momento, doveva considerarsi chiuso. Da quel giorno crebbe, intorno alla mia persona, l'aureola dell'audacia. Crebbero anche le discussioni: «È pazzo? Non è pazzo? Dimostra una personalità straordinaria, ma è forse anormale? ». Quest'ultima opinione era sostenuta dai profes sori di disegno, di calligrafìa, di psicologia. Quello di mate matica, invece, assicurava che la mia intelligenza era netta mente inferiore alla media. Comunque, tutto quel che acca deva di insolito, di fenomenale, mi venne da allora regolar mente attribuito. E via via che divenivo più «solo», più «scosto, unico più », divenivo anche più « visibile »; e più mi tenevo na venivo notato. Divenni un esibizionista della soli tudine; ne ero fiero, come di un'amante, ostentata cinica mente, ingemmata dai miei omaggi. Un giorno lo scheletro di cui ci servivamo per le lezioni di storia naturale perse il cranio: naturalmente lo cercarono su bito nel mio cassetto. E dire che allora gli scheletri mi ispi ravano tanta ripugnanza da impedirmi perfino di toccarli! Mi conoscevano male, per sospettarmi. L'indomani l'enigma fu risolto:davvero era stato il professore a smontare lo sche letro per portarsi a casa il cranio e studiarne comodamente alcune particolarità. Poco tempo dopo, colpito dalla mia solita angina, rimasi a casa alcuni giorni. Tornando a scuola, vidi davanti all'ingres so un gruppo di condiscepoli che, soffiando a pieni polmoni, bruciavano una bandiera spagnola. Mi avvicinai per chieder spiegazioni e tutti scapparono, quasi atterriti dalla mia pre senza. Prima che potessi capire perché fuggissero ero perfet tamente solo, con i resti della bandiera, e a pochi passi vidi un gruppo di soldati furenti. C'era, in corso, un movimento se paratista, di cui io ignoravo tutto, e i soldati, testimoni del ro go, non vollero assolutamente credere alla mia innocenza: dovetti comparire in tribunale, e solo la mia giovane età mi valse l'assoluzione. Del resto l'immagine che ciascuno si era fatto di me induceva a credere alla mia piena responsabilità: di una dimostrazione a cui non avevo partecipato, ero l'eroe un esempio di stoicismo rivoluzionario e di fermezza d'animo. Mi ero lasciato crescere i capelli, ormai lunghi come quel li di una fanciulla, e guardandomi allo specchio amavo assu mere l'espressione di malinconia, l'affascinante atteggiamen to di Raffaello nell'autoritratto. Mi sarebbe piaciuto tanto assomigliargli! Mi sarebbe anche piaciuto che la mia peluria
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
91/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
101
crescesse e mi permettesse di radermi, lasciandomi però fol te basette. Avevo fretta di creare un capolavoro con la mia faccia, di assumere un aspetto « diverso dagli altri », e spesso correvo in camera di mia madre, per incipriarmi furiosamen te la faccia e tingermi di nero le orbite. In strada mi mordevo ferocemente le labbra per renderle scarlatte. E la mia vanità si venne accentuando quando compresi che i passanti mi fis savano bisbigliando: «È il figlio del notaio Dali! È quello che ha bruciato la bandiera! ». Superai i miei primi esami senza infamia e senza lode, e fui promosso perché non volevo Le perdere la miaerano estatesacre, studiando per gli esami di riparazione. mie estati e mi imponevo una severa disciplina per impedire che un qualsia si fastidio ne diminuisse lo splendore. Ho già detto altre vol te, e lo ripeto ora, che la cosa chiamata dagli altri, e da me, un « paesaggio » esiste soltanto sulle rive del Mediterraneo, e in nessun altro luogo. Ma la cosa più straordinaria è questa: che il punto dove il «paesaggio» diventa più bello, più intel ligente, più completo, sta nei pressi di Cadaqués, proprio dove mia immensa fortuna (e meprima ne rendo perfettamente conto)per Salvador Dali potè, fin dalla infanzia, trascorre re « esteticamente » le sue estati. E che cosa costituisce la primordiale bellezza, la primor diale eccellenza del paesaggio, insuperabile, di Cadaqués? La sua «struttura», nuh"altro. Ogni collina, ogni contorno roc cioso avrebbero potuto esser disegnati da Leonardo. Se si ec cettua la struttura, non è altro. Nessuna vegetazione, tranne gli che conle ilvecchie loro colore giallo paiono chiometracciati. venera bili olivi, e coronano colline, rugose di antichi Era un paese di vini, prima che l'America fosse scoperta. Poi la fillossera, quest'insetto americano, devastò le vigne, e la struttura generale prese risalto e le «fasce», destinate un tempo a ospitare nei loro ripiani le viti, diedero ombre e luci al paesaggio. Ormai l'unico scopo di quei digradanti terrazzi è di conferire risalto, valore architettonico a una spiaggia di gradante in molteplici, irregolari scalinate; di stabilire pas saggi, serpentini o diritti, chechiusa costituiscono i duri, immobili riflessi della splendida anima nella terra. Testimonian ze di civiltà incrostate nel dorso della collina, ora ridenti, ora taciturne, ora ispirate dal dionisiaco sentimento della nostal gia; fermi segni raffaelleschi che, calando dai caldi e argentei Olimpi di ardesia, raggiungono la frangia delle spume mari ne esplodendo nelle più rapide, nelle più classiche canzoni di pietra, di tutte le pietre, dal granito ai macigni rozzamente
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
92/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
10 2
LA MIA VITA SEGRETA
accostati per trattenere la solitaria, infecondata terra, e la cui asciutta, elegiaca asprezza serve ancora da piedistallo ai piedi nudi del gigantesco silenzioso, pungente, il fantasmafantasma, di tutti i perduti vini, sereno, di tutto verticale, il perdu to sangue dell'antichità. Quando meno te l'aspetti, ecco che la cavalletta salta. Or rore di tutti gli orrori! Ed è sempre così. Sempre, nel mo mento in cui raggiungo la massima esaltazione, la più estati ca contemplazione, una cavalletta salta! Pesante, inconscio, tremendo, il suo balzo paralizzante si riflette in un terrore che mi scuote fin nel profondo. Cavalletta, spaventevole in setto! Orrore, incubo, carnefice della vita di Salvador Dali. Ho ormai trentasette anni, e le cavallette mi fanno esatta mente la stessa paura di quand'ero adolescente. No, non esat tamente: di più. Se mi trovassi sull'orlo del precipizio, con una grossa cavalletta alle spalle, salterei nel vuoto per sfuggirle. L'origine di questo terrore costituisce ancora un enigma. Piccolissimo, adoravo le cavallette e ne andavo volentieri a caccia, in compagnia della zia e di mia sorella. Aprivo con de lizia loro ali, i cui colori mi ricordavano rosa,giorni i lilla,caldi, gli aza zurri ledei crepuscoli che coronano la fine i dei Cadaqués. Ma un giorno pescai un piccolissimo pesce, detto comu nemente da noi «bavoso», e lo strinsi forte nel pugno per impedirgli di scivolar via. Solo la piccola testa emergeva dal la mia mano, e la guardai da vicino. All'improvviso, lancian do un urlo così acuto da far voltare mio padre, lo scagliai
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
93/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
103
lontano e scoppiai in pianto. « L'ho visto bene, » gridai « ha il muso di una cavalletta». E fu questa associazione d'idee a rendermi le cavallette temibili: « Strano, » dicevano i miei ge nitori «gli piacevano tanto, prima!». E dovettero proibire agli altri bambini di lanciarmele addosso, per divertirsi alle mie grida, temendo che mi venisse un attacco di nervi. Un giorno mia cugina mi schiacciò, premeditatamente, una grossa cavalletta sulla nuca. Ne ebbi la stessa sensazione di sgradevole, guizzante vischiosità già provata a causa del pesce, ma aggravata dal fatto che la cavalletta, per quanto sventrata, gocciolante del suo liquido schifoso, trovava la forza di resiste re, schiacciata tra la mia la mia le sue zam pette mi si piantavano nelcarne colloecon una camicia, forza chee mi appariva invincibile. Restai, per un attimo, in uno stato di semicoscien za, finché i miei genitori riuscirono a strappar via quel « tre mendo incubo semivivo». Trascorsi il pomeriggio strofinan domi furiosamente il collo e inondandomi di acqua marina. Anche ora, scrivendo queste righe, brividi di orrore mi scivo lano lungo la schiena, e sento che la mia bocca, sebbene cerchi di controllarmi, si contrae in una smorfia di ripugnanza sugge rita da un profondo malessere morale. Un immaginario osser vatore scoprirebbe ora sul mio viso un ghigno assolutamente ripugnante, come se irresistibili riflessi facciali, una sorta di in volontario mimetismo, mi rendano somigliante alla cavalletta. Ma il mio vero martirio sarebbe cominciato soltanto a Figueras, dopo le vacanze. I miei genitori non potevano starmi continuamente vicino e fui il bersaglio di raffinate crudeltà da parte dei miei compagni. Poiché bastava mostrarmi una ca valletta per vedermi fuggir via comecavallette; un pazzo,e l'unico pensie ro dell'intera classe fu di catturare quasi sempre, nonostante le mie fughe, venivo colpito dal lancio di cadave rici, agonizzanti, mostruosi insetti. Oppure, aprendo il mio li bro, li trovavo lì, immersi nel loro succo giallastro, con le pe santi teste cavalline quasi separate dal corpo, le zampe ancora tremanti, hi, hi, hi, hi! E, sia pur moribondi, erano ancora in grado di minacciarmi! Una mattina mi accorsi del pericolo mentre il professore ci stava spiegando un problema di geo metria, e scaraventai via il volume-tomba, spaccando una gran vetrata. Fui sospeso da scuola per due giorni, che trascorsi te mendo qualche comunicazione del direttore a mio padre. Le cavallette di Figueras sono poi molto più grosse di quel le di Cadaqués, e mi atterrivano quindi in proporzione. Or rende cavallette di Figueras, con uno spago legato alle zampi ne, sottoposte a lenti, atroci martiri dai bambini, vi rivedo an-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
94/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
104
LA MIA VITA SEGRETA
cora! Eccole, eccole, le cavallette, immobili o convulse per la paura e per il dolore, infarinate di polvere, quasi abiette croquette di puro spavento! Eccole,inespressive, agli orli dei marciapiedi, te ste basse, le grevi teste equine, impassibili, le ottu se, atroci, con i ciechi, concentrati sguardi, gonfi di sofferenza, eccole, immobili, immobili... E improvvisamente: hi, hi, hi, hi!, ecco che saltano, con tutta l'incoscienza esplosiva, accumulata nella lunga attesa come se improvvisamente la loro capacità di soffrire sia esaurita, e debbano gettarsi su qualcosa, su qualcu no, su di me! Così, a scuola, non seppi pensare ad altro. Vedevo caval lette ovunque: un foglio di carta grigia, apparendomi d'im provviso, ed evocandomi una cavalletta, mi strappava un ulu lato delizioso per i miei condiscepoli; un pezzetto di pane, una gomma, lanciatimi alle spalle, mi facevano sussultare, bal zare in piedi, torturato dall'idea di scorgere una cavalletta pronta ad aggredirmi. Quando mi accorsi di non poter resi stere oltre, ricorsi a uno stratagemma per liberarmi non dalla mia angoscia, che sapevo invincibile, ma dai miei persecutori:
c«ouei.
inventai cotte, unlagalletto contro-cavalletta. ritagliato nella Si trattava carta bianca; di unaesemplice cominciaicoa fingere spasimi anche peggiori, in presenza della cocotte, di quelli provocati dalle cavallette. Cercai di reprimere le mie ve re reazioni davanti alle cavallette, e non appena i miei compa gni, ripetutamente supplicati di risparmiarmi la vista delle co cotte, cominciarono a mostrarmene di continuo strillavo co me se mi volessero sgozzare. Il cambiamento piacque a tutti, un poco perché rappresentava una novità, ma soprattutto perché è preferibile carta che catturare cavallette. Fui quindi liberatotagliuzzare dalle cavallette, e assalito dalle cocotte. La necessità di celare la paura vera e di ostentare quella falsa mi divertiva e al tempo stesso mi infastidiva, essendo sempre costretto a recitare perfettamente le mie due diverse parti, al trimenti sarei ricaduto sotto la tirannia delle cavallette. Ci fu un solo inconveniente: le mie isteriche contorsioni alla pre senza delle cocotte divennero così straordinarie che i miei professori se ne preoccuparono e proibirono severamente le cocotte, spiegando ai miei Soltanto compagniil quanto il mio statonon ner voso fosse preoccupante. padre superiore si interessò troppo al mio caso, quand'ecco che un giorno, in sua presenza, trovai una cocotte nel fondo del mio berretto: sapevo benissimo che la classe intera aspettava le mie urla, e infatti le lanciai, stridule. Il padre superiore, scandalizzato, mi ordinò di portargli subito la cocotte, e io risposi fermamente:
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
95/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
ni . L'ENIGMA DELL' ORIFI ZIO
Fine di un mobilio alimentare: la mia nutrice, dalla cui schiena è stato estratto un comodino. Ritratto di mia sorella. Mentre ero intento a dipingere questo quadro, im provvisamente ebbi la visione di un terrificante buco rettangolare nella sua schiena. Fotografia di Dalf quando andò a visitare il parco Guell di Barcellona. Viale del parco Guell. Gli spazi vuoti tra gli alberi artificiali provocarono m me una sensazione d'angoscia indimenticabile. Ursulita Matas, che mi accompagnò nella visita al parco Guell. Sonno, un quadro del 1939 in cui ho espresso col massimo dell'intensità 1 angoscia che mi provoca lo spazio vuoto,
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
96/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
IV. CADAQUES: UN VILLAG GIO INCANTATO
L'adattamento dei desideri, dipinto nel 1929, la registrazione di visioni ispirate dalla contemplazione di ciottoli sulla spiaggia di Cadaques. Sodomia commessa da un teschio su di un pianoforte a coda, ispirato da un sogno fatto a Cadaques nell'estate del 1937. Durante la posa per questa fotografia ricordo di aver trattenuto il respiro mentre guardavo fuori dalla finestra uno scorcio del panorama di Cadaques. Vista panoramica di Cadaques, che considero di gran lunga la più bella città del mondo. Idillio: con Gala a Cadaques. Il volto di Gala in questa fotografia, scattata quando era ragazza, mi sem bra avere la stessa aura d'eternità di cui risplende Cadaques.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
97/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
IO 7
«Per nulla al mondo! ». Perse la pazienza, e mi intimò di ob bedire: allora mi diressi a una scansia dove custodivamo l'e norme bottiglia di inchiostro che serviva a rifornire tutti i ca lamai, la presi a due mani e la lasciai cadere sulla cocotte, na turalmente già scivolata sul pavimento. La boccia si spaccò in mille frantumi, e un torrente di inchiostro colorò la cocotte di un intenso turchino: la raccolsi, gocciolante, tra il pollice e l'indice, e la posi con delicatezza sulla cattedra: «Ora posso obbedirle. Non essendo più bianca, non mi fa più paura!». Il risultato della mia impresa daliniana fu uno solo: l'indo mani mi espulsero dalla scuola. I miei ricordi di guerra sono tutti gradevoli, perché la neu tralità spagnola donò alla Catalogna un periodo di euforia e di rapida prosperità economica. Il mio paese produsse infat ti una truculenta e succulenta fauna di nouveaux-riches che, sviluppandosi a Figueras, «regione agricola dell'Ampurdàn, dove la follia si coniuga con estrema grazia alla realtà », pro dusse una gran quantità di tipi curiosi, e tali da fornire ai miei concittadini un alimento spirituale di saporite chiac chiere,materiali. da accompagnare giustamentecheai dal saporitissimi alia menti Non ho dimenticato 1914 in poi, Figueras, ci si preoccupò soprattutto di cucina: una famiglia francese, in particolare, molto legata alla mia, era reputata la scuola dei gourmet. Il gallo selvatico, irrorato di cognac, non ha segreti per me, e conosco il cerimoniale necessario a bere un buon Pernod in pieno sole, con la sua zolletta di zucche ro, ascoltando il fiorire dei mille aneddoti relativi, precisa mente, ai nouveaux-riches. Presto questi aneddoti divennero tanto famosi Marsiglia, ma si tratta di un ar ticolo che si quanto esporta quelli male, di bisogna consumarlo sul posto. Si cantava, allora, la canzone Ay, ay, ay! e i tanghi argentini ci venivano portati dai commessi viaggiatori, che ci narravano anche le meraviglie di Barcellona, vere storie da Mille e una notte, roulette e baccarà appena legalizzati, e il resto. Un pit tore tedesco, Siegfried Burman, che per dipingere usava sola mente spatole ed enormi tubetti di colore, trascorse l'intero periodo della guerra a Cadaqués, insegnando i passi difficili dei argentini e adattando melodie tede sche.tanghi Un ricco signore ebbe l'ideaalla di chitarra partecipare alla parata dei fiori con un cocchio trainato da due cavalli interamente ri vestiti di coriandoli. Cominciò col far versare enormi secchi di colla liquida sulle due bestie (ci vollero parecchi uomini per riuscirci), poi costrinse i due animali a rotolarsi sopra un fitto a Ppeto di coriandoli: un'ora dopo erano entrambi morti.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
98/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
I08
LA MIA VITA SEGRETA
La pace scoppiò come una bomba, e fu salutata, in Catalo gna, dalla gioia universale, perché tutti erano francofili: si de 1
sardanas, cretarono festeggiamenti genere, si con gressi, bandiere, manifesti.d'ogni Gli studenti riunironoballi, in un'or ganizzazione di tipo «progressista» e si decise di chiamarla Grupo Estudiantil: il suo scopo immediato era quello di par tecipare alle «parate della vittoria» e il presidente venne a chiedermi di preparare un discorso per il giorno successivo. « Tu sei il solo studente che sia in grado di farlo, » mi disse stringendomi la mano «ma fa' qualcosa che sia degno di te, qualcosa di forte, di sensazionale! ». Acconsentii e cominciai a scrivere un'orazione: «Il subli me sacrificio di sangue su tutti i campi di battaglia ha final mente risvegliato la coscienza dei popoli... ». Ma l'indomani, dopo una notte trascorsa nel panico più assoluto, dopo mille vani tentativi di riprendermi, mi presentai a una folla enor me, ironica ed eccitata, per gridare, semplicemente, con voce tonante: «Viva la Germania! Viva la Russia! », e gettai la seg giola e la tavola del conferenziere contro il pubblico, fuggen
edosicome agitavano, una lepre nellanella sala;confusione e io, ritrovando infernale. in casa Tuttimio urlavano padre che mi chiedeva notizie del mio discorso, risposi: «Tutto be nissimo!». Difatti era andato benissimo. Senza che potessi supporlo, la mia azione era stata politicamente efficace e ori ginale. Martin ViUanova,2 uno dei nostri agitatori, spiegò le ragioni della mia condotta: «Non ci sono più vincitori né vinti. La Germania, in piena rivoluzione, va considerata pari agli altri popoli. In Russia, poi, la rivoluzione sociale ci offre l'unica speranza del dopoguerra». La tavola e la seggiola capovolte erano state utilissime a suscitare l'attenzione generale e l'indomani sfilai con i miei compagni portando una bandiera tedesca, applauditissima, e Martin ViUanova portava quella russa: erano le prime del ge nere, in una strada spagnola. Qualche tempo dopo, Martin ViUanova e il suo gruppo decisero di dedicare una via al presidente Wilson. ViUanova venne con una atelagrandi immensa, un'autentica vela, e«La mi chiese da di me dipingervi, e «artistici» caratteri: città di Figueras onora in Woodrow Wilson il Difensore del la Libertà delle Nazioni Minori». Salimmo insieme sul tetto Sardana: ballo popolare catalano. Uno dei pochi rivoluzionari in buona fede che abbia conosciuto, inge nuo e generoso.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
99/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
109
e appendemmo la tela, per i suoi quattro angoli, alle corde che di solito sostenevano il bucato di casa. Promisi che sarei uscito subitoconsegnare a comprare diversi ultimato barattoliediasciutto colore,l'indoma in modo da potergli il lavoro ni' l'avremmo appeso sopra la lapide che dava a quella strada di Figueras il suo nuovo, illustre nome. Ma l'indomani mattina mi svegliai, roso dai rimorsi perché non avevo fatto nulla, e ormai, anche mettendomi subito al lavoro, non avrei saputo come far asciugare i caratteri verni ciati. Ebbi però un'idea. Potevo ritagliare nella stoffa la scrit ta, e il cielo turchino sarebbe stato uno sfondo meraviglioso. Con la mia solita mancanza di senso pratico, non vidi affatto le inevitabili difficoltà, e scesi in salotto a prendere un comu ne paio di forbici, che non riuscirono neppure a scalfire il ro busto tessuto. Provai con un coltellaccio da cucina, ottenen do solo un vasto, informe buco, che mi scoraggiò profonda mente. Finalmente optai per una nuova tecnica: avrei brucia to la stoffa in più punti, seguendo grossolanamente il piano stabilito, e poi avrei rifinito il tutto con le forbici. Non di menticai di disporre intorno a me parecchie brocche d'acqua per l'eventualità di un incendio, e feci bene, perché la tela prese fuoco, e dopo aver domato le fiamme mi ritrovai, tri stissimo, con la tela sforacchiata due volte, dal coltello prima e dal fuoco poi. Era troppo tardi per altri tentativi. Stanco morto, deluso, mi sdraiai nudo sulla tela, che formava una specie di amaca, e, dondolandomi, fui ben presto sul punto di addormentar mi. Solo allora ricordai che mio padre mi aveva spesso parla to del epericolo delleimmaginai insolazioniunae, brillante sentendomi stordito fatica dal caldo, fantasia che,dalla nel modo più ingenuo e gentile, avrebbe dovuto condurmi a si cura morte. Misi così un mastello pieno d'acqua sotto di me, in diretta corrispondenza del buco maggiore, e standomene con la pancia all'ingiù infilai la testa, attraverso la irregolare apertura, nel secchio.1 Passai il piede nel secondo buco, e co si, in un abile gioco di muscoli, mi bagnai più e più volte il capo, traendone un'autentica soddisfazione. In quei ricordi che chiamerò intrauterini figura il gioco di attirarmi il sangue agli occhi facendo pendere il capo, e poi agitandolo per procurarmi certe « illusioni » della retina. Questa mia nuova fantasia, che coincide con la ne della guerra, ha una stessa origine intrauterina. Bisogna osservare che Jjui non solo lasciavo pendere la testa, ma la lasciavo pendere attraverso un uc o , ciò che è assolutamente tipico: le «frustrazioni», i «buchi inutili», ma suzzati con sforzi materiali e morali notevolissimi, rivelano chiaramente la
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
100/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
no
LA MIA VITA SEGRETA
Ma poi, volendo liberare la testa dalla sua liquida prigio ne, ripetei vanamente il complesso, consueto gioco: il mio piede, agitandosi, lacerò ampiamente la tela per cui, privo di quel sostegno, non potei assolutamente sollevarmi. Ero or mai nel secchio, immobilizzato dal che mio peggiorare stesso pe so, eincastrato il mio frenetico movimento non faceva la situazione. Non vedendo possibilità di salvezza, cominciai ad attendere la morte. Fu Martin Villanova a salvarmi. Non vedendomi giungere con lo striscione, si precipitò, senza fiato, in casa mia, per ve dere che cosa stesse succedendo. Succedeva, semplicemente, che Salvador Dali moriva di asfissia, moriva sulle cime, mori va sul tetto dove, da bimbo-re, aveva assaporato, per la pri ma volta, la sensazione della vertigine. contrarietà provocata da ostacoli reali e meccanici. Così la paura del mondo esterno, incarnato qui dalla folla riunitasi per ammirare il mio striscione, e necessariamente delusa, perché io sapevo che non lo avrei finito in tempo, la paura del mondo esterno mi costringeva a cercare rifugio nel mondo prena tale del sonno. Ma la paura della morte mi assalì, evocando inconsciamente il trauma della nascita con il piacevole simbolo del paracadute, simulacro di un mio contro-sottomarino.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
101/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I1I
Mi ci volle un certo tempo per riprendermi, sotto gli occhi esterrefatti di Martin: « Cosa diavolo stavi facendo, nudo co me un verme, la testa nellamastello? Potevi affogarti! E il sindaco è già con arrivato, tutta città è arrivata, ti aspettiamo da mezz'ora. Dimmi cosa ti è successo! ». Io trovo sempre una risposta a tutto. «Stavo inventando un contro-sottomarino» gli risposi fermamente.1 Martin Villanova non dimenticò mai l'episodio e la sera stessa lo raccontò sulla rambla.2 «Quel Dali, quant'è grande! Mentre noi lo aspettavamo con le autorità, con la banda e tutto il resto, lui se ne stava nudo sul suo tetto, inventando il contro-sottomarino, con la testa in un secchio. Se, per puro caso, non fossi giunto in tempo, a quest'ora sarebbe morto e sepolto. Quant'è gran de! Quant'è grande il nostro Dali! ». La sera dopo si suonavano sardanas, in via Presidente Wil son, e il mio striscione, finalmente pronto, sventolava, appe so a due balconi. C'erano due buchi, due sinistri buchi, e so lamente Martin Villanova e io ne conoscevamo il significato: uno Salvador corrispondeva allalì,testa, al piede di Salvador Ma Dali era vivo,l'altro ben vivo! E sapremo altreDali. im portantissime cose di lui. Ma, pazienza! Bisogna procedere con ordine. Riassumiamo, dunque, la situazione di Dali all'inizio di quel periodo decisivo, il dopoguerra. Dali, cacciato da scuo la, continua a studiare per la licenza liceale; è martirizzato da spaventevoli cavallette, intimidito dalle ragazze, imbevuto del chimerico amore per Gala, e ancora ignaro dell'amore reale; il suo pubeè sistato copreprocessato di peli; è anarchico, monarchico, è anticatalano; per azioni èsacrileghe in quanto antipatriottiche; durante una riunione in onore degli alleati ha gridato: «Viva la Germania! Viva la Russia», sca gliando una seggiola e un tavolo sugli ascoltatori; poteva mo rire inventando il contro-sottomarino, e si è salvato per mira colo. Quant'è grande! Quant'è grande Salvador Dali!
Narciso Monturiol è l'inventore del primo sottomarino che abbia mai navigato sott'acqua. Illustre figlio di Figueras, gli hanno dedicato un monu mento in città, e, per quanto ricordo, ho sempre provato una violenta gelo sia nei suoi riguardi. Tutta la mia ambizione consisteva nell'inventare anch io qualcosa di molto importante. La passeggiata.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
102/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
103/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO SECONDO LA «COSA» STUDI FILOSOFICI AMORE INSAZIATO ESPERIMENTI TECNICI IL MIO «PERIODO DELLA PIETRA» FINE DI UN ROMANZO D'AMORE MORTE DI MIA MADRE
Stavo crescendo. Nella te nuta che il senor Pichot posse deva a Cadaqués c'era un ci presso al cortile, piantato e anche in lui mezzo cresceva. Portavo allora le basette, lun ghe fino a metà guancia, e abi ti scuri, quasi sempre in mor bidissimo velluto nero; pas seggiando, tenevo in bocca una pipa di schiuma, sottratta a mio padre, decorata con la testa ghignante di un arabo, che scopriva tutti i denti nella smorfia. Avevamo in casa unadelmedaglia greca, inagliargento, con un profilo di donna, dono sovrintendente scavi greci di Ampurias. Mi faceva piacere immaginare fosse Elena di Troia, e l'avevo fatta montare in una spilla da cravatta, che non la sciavo mai. E non mi separavo mai neppure dal mio baston cino; ne avevo già avuti molti, e il più bello si fregiava di un'aquila d'oro a due teste, simbolo imperiale, la cui morfo logia si adattava perfettamente alla stretta possessiva della mia mano sempre avida e scontenta. Io crescevo, si è detto, la mia mano con me. C'eracom una « cosa » che conoscevo soloe attraverso i discorsi dei miei pagni, e non direttamente. Una sera, nel giardino dell'istitu to, la «cosa» capitò anche a me. Ne fui deluso, e pieno di ri morsi. Credevo che la «cosa» fosse totalmente diversa! Ma nonostante delusione e rimorsi, ricominciai, sempre ripeten domi che sarebbe stata l'ultima volta. Ci furono tre giorni di calma, e la tentazione mi riprese, e dopo aver resistito un giorno e una notte ricominciai a fare la « cosa » ancora, anco ra, ancora, sempre. La «cosa» non era tutto, però... Imparavo a disegnare, e in questa attività ponevo la vera intensità dei miei sforzi, del la mia attenzione, del mio fervore. Il senso di colpevolezza per aver commesso la « cosa » accresceva il rigore della mia
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
104/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
n
4
LA MIA VITA SEGRETA
volontà. Ogni sera frequentavo un regolare corso di lezioni, diretto dal senor Nùfiez, disegnatore eccellente e soprattutto rinomato incisore, antico Prix de Rome, divorato da un au tentico amore per le belle arti. Fin dall'inizio Nùfiez mi di stinse fra cento altri studenti e mi invitò a casa sua, per spie garmi i misteri del chiaroscuro e i «colpi selvaggi» (espres sione sua) in un'incisione originale di Rembrandt, sua pro prietà personale. Aveva un modo tutto suo di reggere tra le dita l'incisione, quasi senza toccarla, che mostrava la sua profonda venerazione. Uscivo di lì con le guance accese dalle mie ambizioni arti stiche, eccitatissimo, penetrato da un religioso, crescente ri spetto per l'arte: rincasavo, mi chiudevo nel gabinetto e mi abbandonavo alla «cosa». La «cosa» era sempre più piace vole, e io dovetti studiare un gioco dilatorio che mi permet tesse di allungare gli intervalli tra una «cosa» e l'altra. Or mai non mi dicevo più: «Sarà l'ultima volta», sapevo troppo bene, per esperienza, che non mi sarei mai più astenuto. Mi limitavo a ripromettermi: «Domenica farò la "cosa"», o ad dirittura:di«Può darsi che ioilfaccia la "cosa" domenica». E lae certezza tenere in serbo mio piacere calmava le ansietà gli spasimi erotici, senza contare il nuovo godimento volut tuoso concessomi dall'attesa. Superata la mia severità, rag giunta la coscienza di raggiungere una « cosa » tanto migliore in quanto più lungamente attesa, potevo prepararmi al gran de momento con vertigini e agonie sempre più piacevoli e prive di rimorsi. I miei studi liceali all'istituto continuavano con mediocrità immutata, e tutti, specialmente il senor Nùfiez, che aveva molta fede nel mio avvenire, consigliavano mio padre di per mettermi di divenir pittore. Mio padre esitava: il futuro di un artista gli appariva preoccupante, e avrebbe preferito qual siasi altra carriera. Comunque, faceva del suo meglio per completare la mia educazione artistica: mi comprava i libri, le riviste, i testi, gli strumenti di cui avevo bisogno, e anche quanto poteva apparirgli un semplice capriccio: «Quando poiQuanto avrà preso la sua licenza liceale, Mi vedremo ripeteva. a me, avevo già deciso. chiusi »nel silenzio, e cominciai a leggere con vera frenesia, senza alcun ordine: in due anni, esaurii interamente la ricca biblioteca di mio pa dre. Il Dizionario filosofico di Voltaire fu l'opera che mi im pressionò maggiormente, mentre Così parlò Zarathustra di Nietzsche mi diede l'impressione che, in quel campo, avrei potuto far di meglio. Il mio autore prediletto era Kant, ben-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
105/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
11 5
che non capissi una parola di quel che leggevo: era probabil mente per questo che ne traevo tanta soddisfazione. Adora vo labirinto di ragionamenti che squillavano, tra iperdermi cristalli innelformazione della mia intelligenza tutta nuova, come una musica celeste. Sentivo che un uomo come Kant, capace di scrivere libri così importanti e così inutili, doveva essere una specie di angelo, e la mia ansia di leggere la sua prosa incomprensibile, superiore alla mia buona volontà, ri spondeva certo al bisogno di quel nutrimento. Nello stesso modo, la mancanza di calcio spinge irresistibilmente certi bambini indeboliti a staccare la calce dai muri per mangiarla; e io, per due anni, masticai e rimasticai quell'imperativo ca tegorico che non potevo inghiottire.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
106/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
11 6
LA MIA VITA SEGRETA
Ci riuscii, improvvisamente, e con estrema rapidità inco minciai a comprendere i grandi problemi filosofici, passando da a Spinoza, in quel periodo parve meraviglio so. Kant Descartes venne che molto più tardi, e lomi utilizzai per costrui re le basi delle mie ricerche personali. Avevo cominciato a leggere i filosofi quasi per gioco, e finii per piangere sulle lo ro tesi. Io, che non avevo mai pianto per un racconto, per una tragedia, drammatici o commoventi che fossero, piansi leggendo la definizione di «identità» di uno di questi filoso fi (non ricordo più quale). E ancor oggi, pur interessandomi solo incidentalmente di filosofia, mi sento le lacrime agli oc chi davanti a ogni esempio di speculativa intelligenza umana. Uno dei giovani professori, all'istituto, aveva organizzato un corso supplementare di filosofia, la cui frequenza non era obbligatoria; ci si andava nel tardo pomeriggio, fra le sette e le otto. Io mi ero iscritto subito, perché sapevo che molte le zioni sarebbero state dedicate a Platone. Si era di primavera, ormai avanzata, l'aria della sera profumava, e noi sedevamo all'aperto, contro un muro tutto rivestito di edera, sotto la giovanee luna. C'erano molte che subito non cono scevo, mi sembravano tutte ragazze, stupende.traNenoi, scelsi una, lanciandole un'occhiata, e anche lei mi guardava. Tutto era tal mente chiaro, tra noi, che balzammo in piedi contemporanea mente, in un atteggiamento che significava: «Andiamocene! Andiamocene!». E ce ne andammo. Uscendo dall'istituto eravamo talmente agitati da non poter dire una sola parola, e correvamo in silenzio, tenendoci per mano: bastava oltrepas sare un breve tratto di periferia per raggiungere l'aperta cam pagna, dirigemmo verso zonacom più solitaria,e di unacomune stradinaaccordo fra duecicampi di grano giàlaalto, pletamente deserta a quell'ora, e benaugurante... La ragazza mi fissava negli occhi con selvaggia e provocan te dolcezza; rideva, ogni tanto, e ricominciava a correre. Ma io, che già all'inizio stentavo a parlare, mi sentivo ora com pletamente muto, e credevo di dover restare definitivamente tale. Tentai di riprendermi, e non ci riuscii. Attribuii il mio mutismo mia parossistica piuttosto che ale mio stato alla emotivo. Lei, intanto,stanchezza tremava violentemente, questo la rendeva anche più desiderabile, due volte, tre volte più desiderabile ai miei occhi. E additandole una specie di nicchia in quel campo di grano, articolai, con sforzo supre mo: «Laggiù!». Lei corse e, giunta nel punto indicato, si gettò in terra, sparì completamente nel grano. Quando la raggiunsi, la trovai lunga distesa, e sembrava grandissima:
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
107/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
IIJ
non l'avrei mai creduta tanto grande. La vidi bionda, con magnifici seni che guizzavano sotto la camicetta, quasi pesci nella rete: me li chiusi tra leperché mani, eiocipotessi baciammo sulla le bocca. Lei socchiudeva le labbra, premere mie contro i suoi denti, e li baciai finché mi ferirono. Era molto raffreddata, e teneva in mano un piccolo fazzo letto, già umido, cercando senza risultato di soffiarsi il naso. Non avevo un fazzoletto con me, e non sapevo come fare... Lei cercava di trattenere il moccio, ma era talmente copioso che colava di continuo, e infine, volgendo vergognosa il capo, l'a sciugò con un lembo della gonna. Mi affrettai a baciarla anco ra, per dimostrarle che non provavo alcuna ripugnanza; del resto era vero, il suo moccio somigliava solo alle lacrime, flui do, incolore, scorrevole. E la difficoltà di respirare le sollevava il seno impetuosamente, confermando l'apparenza del pianto. La guardai duramente negli occhi: «Non ti amo» le dissi. «Non amerò mai nessuna donna. Vivrò sempre solo». E intanto sentivo il moccio della bellissima ragazza asciu garsi sulla mia guancia. Una calma totale guidava i miei piani minuziosi, conraggelarsi. una così calcolata freddezza che sentivo la mia stessa anima Come avevo potuto, in così breve tempo, riprendermi del tutto? La ragazza, invece, era sempre più a disagio, e probabil mente anche a causa del suo raffreddore. Ora la tenevo stretta fra le braccia, tornate sicure, in una posizione semplicemente amichevole. Poi sentii il suo moccio, secco ormai sulla mia guancia, prudermi irresistibilmente, ma invece di grattarmi con letenerezza. unghie strofinai visonaso contro la suaall'altezza spalla, condella concen trata Così il ilmio si trovò sua ascella, nel denso aroma del suo sudore che respirai serena mente; sublime fragranza, agnello ed eliotropio, e forse anche qualche chicco di caffè tostato. Quando rialzai gli occhi per guardarla, le vidi un sorriso deluso e sprezzante, una disincan tata amarezza: « Dunque non vuoi tornare qui, domani sera? ». «Domani sera sì,» le assicurai, aiutandola cerimoniosa mente a rialzarsi « e per altri cinque anni, ma non un giorno di più». Avevo anch'io il mio piano quinquennale! E fu davvero la mia compagna per cinque anni, senza però includere le estati che trascorrevo a Cadaqués. Mi rimase fe dele con un fervore mistico, anche se non ci vedevamo che nelle ore del tramonto e spesso le comunicavo con un bigliet to il mio desiderio di rimanere solo. I nostri incontri ebbero sempre la cornice della campagna, e un'aria casuale, e spesso lei, per potermi raggiungere, doveva immaginare mille astuhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
108/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
11 8
LA MIA VITA SEGRETA
zie; arrivava anche accompagnata da altre ragazze, le quali, a loro volta, erano seguite da altri giovanotti. La promiscuità miFu annoiava riuscivamo essere quasi soli. in pra durantee questo lustroa di idillio che sempre potei mettere tica tutte le invenzioni della mia perversità sentimentale. Ero riuscito a creare in lei un così estremo bisogno di me, avevo saputo regolare con tanto cinismo il ritmo dei nostri incontri, il tono dei nostri discorsi, il rinnovarsi delle mie sensazionali invenzioni (generalmente non le premeditavo affatto, ma le concepivo all'ultimo momento), che potevo vedere, giorno dopo giorno, i sempre maggiori sviluppi della mia potenza. L'affascinavo metodicamente, pienamente, mortalmente. Seppi, a un certo punto, che la mia ragazza era ormai «matura», e cominciai a esigere sacrifici di ogni genere. Non mi aveva forse ripetuto mille volte di esser pronta a morire per me? E allora, benissimo! Stiamo a vedere! Quanto tem po abbiamo ancora, davanti a noi? Quattro anni? E, a pro posito, devo dire, perché non si attribuisca tanta devozione in un animo femminile alle mie particolari doti di dongiovan ni, che quanto dal punto eroticodelnon ci fuincontro. mai niente trasulla noi, se non ho di giàvista descritto primo Baci bocca, occhi negli occhi, le mie carezze sui suoi seni... Ecco tutto. Credo, effettivamente, che ci fosse in lei un complesso di inferiorità: quel raffreddore, quella mancanza di un fazzolet to asciutto le avevano procurato un tale scontento, un tale continuo e violento desiderio di riabilitarsi ai miei occhi, che durante tutta la nostra relazione, incapace sempre di ottene re da me dimostrazioni affettive particolari, e anzi ottenendo risultati opposti (poiché la simulata freddezza costituisce uno dei temi più allucinanti nella mitologia amorosa, e Tri stano fu senza dubbio maestro nell'esasperare la sempre cre scente tensione amorosa che invece di declinare, come le passioni soddisfatte, di giorno in giorno si arricchisce per nuovi, pericolosi, malsani desideri, sempre più sublime, sem pre più irreale, sempre più vulnerabile alle crisi, orrenda mente materiali, delitto, ho del imparato suicidio, adelriconoscere, collasso nervo so. E da questa del esperienza nel l'amore non consumato, una mia potentissima arma) lei si trovò a essere, come Isotta, l'eroina tipo in una tragedia di amore sterile, qualcosa che, nel campo dei sentimenti, equi vale al cannibalismo ferocissimo della mantide religiosa, che divora il maschio nel giorno delle nozze, e durante lo stesso atto d'amore.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
109/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
11 9
Ma la chiave di volta, nella cupola di torture da me eretta per proteggere lo sterile amore della mia innamorata, era senza dubbio la nostra comune consapevolezza del mio asso luto distacco. Sapevo di non amarla, e lei sapeva di non esse re amata. Peggio, sapevo che lei sapeva di non essere amata; e lei sapeva che io sapevo che lei sapeva di non essere amata. Non amandola, ero in grado di serbare intatta la mia solitu dine, padrone, sì, di esercitare i miei «princìpi di azione sen timentale » sopra una magnifica creatura, ma soltanto da un punto di vista estetico e sperimentale. Sapevo che amare veramente - e avrei potuto adorare la mia Galuchka, la mia Dullita rediviva - era qualcosa di ben diverso, era l'annullamento dell'ego nell'assoluta fusione di tutti i moti spirituali, era il crollo di ogni discriminazione co sciente, era la rinuncia a ogni metodica scelta, era una para dossale impossibilità di previsioni. Ella, al contrario, era un bersaglio per me, un oggetto di studio sapevo,non milan sa rebbe « servito » più tardi. Sapevo beneche, chelol'amore cia la freccia, ma la riceve. E colpivo, nella carne di lei, quel san Sebastiano martire che sapevo benissimo di portar na scosto sotto la mia pelle; pelle di cui avrei voluto spogliarmi, come fanno i serpenti. Non l'amavo; potevo quindi continuare ad adorare le mie Dullite, le mie Galuchke, le mie redivive, con un amore ideahttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
110/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
120
LA MIA VITA SEGRETA
lizzato, assoluto, preraffaellita, dal momento che ora dispo nevo di una vera donna, sangue e carne, seni e saliva, e la istu pidivo d'amore, e la serravo sulla mia carne, senza amarla... Sapevo di non amarla e quindi evitavo il rischio di salire con lei, insoddisfatto bisogno, sulla cima di una torre. Era terrena, era reale, era divorata dal desiderio, e tutto questo le dava un'aria di ammalata, e me la faceva apparire indegna di salire sulla torre. Gracchiante, gracidante! Talvolta, quando insieme giacevamo sull'erba, le ordinavo: «Fa' finta di essere morta! ». Allora congiungeva le mani sul petto, e cessava di respirare. Immobili le sue piccole narici, sospeso per un lunghissimo tempo il suo respiro, e talvolta perdevo la testa. Le schiaffeggiavo le guance per rianimarla. Ma certo il suo straordinario pallore le veniva da un piacere estremo, che io guidavo con le redini della delicata angoscia, quasi un esausto cavallo, argenteo come la luna sotto la sua scomposta criniera.
«E ora corriamo insieme, senza fermarci, fino al cipres so». Aveva una tale paura della mia collera che mi obbediva, lasciandosi poi cadere ai piedi del cipresso-traguardo, quasi svenuta dalla stanchezza. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
111/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
12 1
« Tu vuoi farmi morire » mi diceva spesso, sapendo di far mi piacere, di meritare, per ricompensa, un lungo bacio in bocca. Venne l'estate, e partii per Cadaqués. Il senor Pichot mi disse subito che il cipresso, nel cortile, era ancora cresciuto di mezzo metro. Lo disegnai molto accuratamente, dal vero. Lo avevo osservato con estrema attenzione, perché le sue bacche somigliavano a piccoli teschi, specialmente per le sca bre suture tra gli ossi parietali. E intanto continuavo a ricevere dalla mia innamorata let tere esaltatissime; le rispondevo di rado, senza trascurare mai una punta di veleno, che l'avvelenasse e l'illividisse. Alla fine dell'estate piovve, per un giorno intero. Eravamo gli ultimi villeggianti e, uscendo sotto l'acquazzone, mi trovai assolutamente solo. Avevo dimenticato fuori una mia giacca e, raccogliendola tutta fradicia, trassi fuori da una tasca il pacco di lettere della mia innamorata: le tenevo lì perché,
durante le passeggiate, mi piaceva averle con me. Erano zup pe, i caratteri turchini si confondevano. Sedetti davanti al mio cipresso, pensando a lei. Meccanicamente strizzai e pre metti tra le dita quei fogli, utilizzandone alcuni per formare http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
112/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
122
LA MI A VITA SEGRET A
una specie di palla: solo allora mi accorsi di aver voluto in consciamente imitare le bacche dei cipressi, sovrapponendo i diversi strati di carta in modo da ripetere le rozze suture tra gli ossi parietali. Raggiunsi il cipresso, sostituii una bacca ve ra con un compatto groviglio di pagine, costruii una seconda pallina, appesi anche quella, simmetricamente alla prima, e continuai la mia passeggiata, sempre meditando su diversi problemi. Poi, per un'ora intera, rimasi seduto sopra una roc cia, così vicino ai marosi irrompenti da ritrovarmi poi il vol to e le mani incrostati di sale; il gusto dell'acqua salata, sulle mie labbra, evocò il mito dell'immortalità, dell'incorruttibi lità, per me ossessionanti a quel tempo. Ora la notte calava, ora non vedevo più dove i miei passi mi portassero. E improvvisamente mi arrestai, rabbrividen do, come se qualcuno mi avesse morso: ecco, nel cipresso, brillare bianche le due palline di carta, così vicine da poterle toccare. Un atroce presentimento mi illuminò: è morta. E mi sentii inondato di un sudore che non smise di colare fino a quando, rientrato a casa, trovai una sua lettera, giunta allora, che questa Sto ingrassando, tuttiquel di conoterminava che sono con molto bella.notizia: Ma mi«interessa solo sapere che tu penserai di me quando ritornerai, perché non posso dimenticarti, eccetera, eccetera...». Che idiota! Stavo preparandomi. Mio padre cominciava a cedere e io sapevo che, finalmente, sarei stato autorizzato a divenire un pittore: ci volevano, certo, ancora tre anni, ma già si parlava in casa della scuola di belle arti, a Madrid, e, nel caso avessi vinto qualche un soggiorno Roma peri completa re i miei studi.premio, L'idea di seguire ancoraa una volta « corsi di studio ufficiali», anche se di pittura, mi infastidiva profon damente, perché avrei desiderato una libertà d'azione asso luta, senza interferenze estranee. Non volevo testimoni, per quel che desideravo realizzare. Del resto, il solo testimone del mio lavoro a quel tempo, il senor Nùnez, aveva una vita assolutamente difficile; mi ribellavo ai suoi insegnamenti ogni giorno, e ogni giorno egli doveva poi ammettere che avevo ragione. Stavo iniziando le mie scoperte tecniche, che mi conduce vano, tutte, agli stessi risultati: dovevo, per cominciare, fare esattamente il contrario di quanto il mio professore mi sugge riva. Un giorno, ad esempio, stavamo disegnando il ritratto di un vecchio, un mendicante, con una riccia morbida barba, quasi una lanugine; il senor Nùnez, dopo avere esaminato il mio lavoro, decretò che i segni della matita erano troppo viohttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
113/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
123
lenti e non rendevano assolutamente l'effetto di quei peli de licatissimi. Dovevo usare due astuzie nel ripetere il tentativo: innanzi tutto, scegliere un fogliomidiera carta bianchissima, e uti lizzarne il «candore»; inoltre necessaria una matita dolce, per tracciare segni che appena scalfissero il foglio. Non appena il mio insegnante si fu allontanato, scelsi na turalmente il metodo opposto, e continuai a sciabolare vio lentissimi colpi di matita nera e dura, con tale passione che gli altri allievi mi si raggrupparono intorno. Seppi, con l'abi lità dei contrasti, creare una suggestiva illusione, ma, ancora insoddisfatto, seguitai a scurire, ancora e ancora, il mio fo glio, fino a ridurlo una massa incoerente di segni oscuri e poi una compatta, uniforme distesa bruna. Il giorno seguente, il professore lanciò un grido di orrore: « Hai fatto giusto il contrario di quel che ci voleva! Ecco il ri sultato! ». Risposi che stavo per risolvere il problema, e, afferrando una bottiglia di inchiostro di china e un pennello, cominciai a tracciare, sul mio disegno bruniccio, in vivido nero, tutto quello checapito: nel modello professore». credet te d'aver «La tuarisultava idea è dibianco. farne ilIlnegativo! « La mia idea » replicai « è di tradurre quel che vedo! ». Il professore si allontanò da me, scuotendo il capo: «Se credi di poter rifinire il tutto col gessetto, sbagli, perché l'in chiostro di china non lo assorbirà! ». Rimasto solo, presi un temperino e cominciai a grattare la carta, con delicatezza estrema, ricavandone ben presto i più abbaglianti tonisommessi, di bianco. sputavo In altri sulla punti,carta laddove volevo ot tenere bianchi e poi, cancel lando, ricavavo toni grigiastri. La barba del mendicante emerse, dalle ombre del mio disegno, con stupefacente reali smo, e ben presto raggiunsi un tale virtuosismo nello spellare la carta fino alla polpa da ricavare realmente la lanugine,1 e lavorando con la punta dell'unghia estrassi le fibre della car ta, arricciandole leggermente. Era l'assoluta imitazione di una barba. Quand'ebbi finito, illuminai il tutto con una lam pada a luce radente, e il senor Nùnez rimase ammutolito, a Più tardi, studiando gli acquerelli di Mariano Fortuny, inventore del «colorismo spagnolo» e uno dei più intelligenti esseri che io conosca, rico nobbi in lui l'uso di graffiare e grattare per raggiungere i bianchi davvero lu centi. Approfitta, come me, del risalto, dell'irregolarità, notevoli sempre in questi bianchi, per chiuderne la luce nelle minuscole particelle in superficie e accrescere, così, una luminosità stupefacente. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
114/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
124
LA MIA VITA SEGRETA
tal punto lo stupore soverchiava la sua consueta ammirazio ne per me. Mi abbracciò in silenzio con tanta forza che te metti di restar soffocato tra le sue braccia atletiche, e quando finalmente riuscì a parlare ripetè all'inarca quel che Martin Villanova aveva detto un tempo (a proposito del mio contro sottomarino): «Guardate quant'è grande, il nostro Dal!!». Profondamente commosso, Nùnez continuava a battermi ami chevolmente sulla spalla, mentre meditavo sulle particolarità della luce, sul modo di imitarne gli effetti. Ricerche che pro lungai per un anno intero, finché giunsi alla conclusione de finitiva: soltanto il rilievo del colore, deliberatamente gettato sulla tela, può produrre effetti di luce in grado di soddisfar lo sguardo. Si aprì così quello che venne definito dai miei genitori, e anche da me, il « periodo della pietra ». E infatti, per ripro durre la luminosità di una nuvola o la lucentezza di un rifles so, cominciai a usare, affondandole realmente nel colore ste so sulla tela, piccole pietre che mi era poi facile rivestir di smalto. Uno dei miei trionfi, in questo genere, l'ottenni con Tramonto e nubicome scarlatte: un grande stato di sassi, alcuni grossi mele.il cielo era tutto incro Per un certo tempo i miei genitori lo tennero appeso in sa la da pranzo, e ricordo perfettamente, durante i tranquilli pasti familiari, il sonoro tintinnio di qualche pietra caduta sul pavimento a mosaico. Mia madre smetteva, per un istan te, di distribuir le porzioni, ma mio padre la rassicurava: «Niente, niente, un'altra pietruzza si è staccata». Fossero le pietre troppo pesanti o lo strato di vernice troppodisottile e facile a screpolarsi, certo è che ogni tanto un pezzo nuvola illuminata dal sole cadente piombava a terra. Mio padre finì per inquietarsi: « L'idea è stata eccellente, » mi disse «ma chi vorrà mai acquistare un quadro che cade a pezzi, mentre la casa si ingombra di pietrame? ». I miei tentativi costituivano un divertimento continuo per gli abitanti di Figueras. Si ripeteva, in giro, che «il figlio di Dali sta ficcando ghiaia nei quadri! ». Eppure venni invitato a esporre in una mostra collettiva che si sarebbe tenuta nel gran salone di una società filarmonica. Trenta artisti locali e regionali (ce n'erano anche di Gerona e di Barcellona) avevano inviato le loro opere e, fra le tan te, le mie furono le più apprezzate. I due massimi esponenti dell'intellettualità di Figueras, Carlos Costa e Puig Pujades, dichiararono che ero destinato, senza alcun dubbio, a una brillante carriera.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
115/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
125
Il primo riconoscimento ufficiale della mia gloria impres dominarla sionò vivamente con maggior la mia durezza. innamorata, Le proibii e io necategoricamente approfittai per qualsiasi amicizia, con ragazze o con ragazzi, con adolescenti o con adulti. Doveva restar sempre rigorosamente sola, come lo ero io, e le permettevo di vedermi solo quando mi aggra dava... Poteva così godere il privilegio di frequentare l'unica creatura intelligente esistente al mondo, in grado di capire as solutamente tutto, aureolata di gloria dai giornali. Non appe na scoprivo che stava per legarsi di amicizia a qualcuno, o sol tanto che ne parlava con simpatia, subito lo svilivo, lo demo livo, lo annientavo. Ci riuscivo sempre: trovavo, infallibil mente, l'osservazione giusta, il paragone prosaico, la defini zione realistica per cui la mia innamorata vedeva l'intruso, maschio o femmina che fosse, esattamente come volevo lo ve desse. Esercitavo un controllo implacabile sui suoi sentimenti, e ogni infrazione doveva esser scontata con amarissime lacri me. Non ci voleva molto, bastava introdurre in un discorso una nota, apparentemente casuale, di sprezzante fastidio nei suoi confronti per gettarla nelle torture dell'agonia. Or mai non sperava più di conquistare il mio amore, ma si ag grappava alla mia stima come un naufrago che stia per affo gare. La sua vita intera si concentrava nella mezz'ora della nostra passeggiata, che peraltro le concedevo raramente. Dovevo farla finita! Già il tempio madrileno dell'accademia di belle arti mi splendeva dinanzi, con le sue scalinate, le sue colonne, le sue promesse di gloria. Ripetevo spesso alla mia innamorata: «Hai ancora un anno davanti a te, approfitta ne! ». E lei consumava la sua vita a farsi bella nella speranza di quella mezz'ora. Era persino riuscita a conquistarsi una salu te esuberante, che soltanto le sue lacrime mi rendevano tolle rabile. Durante le nostre passeggiate portavo con me qualche numero della rivista «Esprit Nouveau», che ricevevo rego larmente, e lei chinava con umiltà la bella fronte sui quadri cubisti lì riprodotti. Nutrivo allora una passione per quanto definivo l'« imperativo categorico del misticismo », per Juan Gris, e offrivo alla mia innamorata enigmatiche definizioni, del tipo: «La gloria è un oggetto lucente, pungente, taglien te, un paio di forbici aperte... ». Beveva avidamente le mie parole, cercava di tenerle a men te... «E cosa dicevi, ieri, a proposito di forbici?» dopo mi chiedeva.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
116/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
126
LA MIA VITA SEGRETA
Passeggiando, scorgevamo lontanissima la massa del Muli de la torre, cupa contro il verde. Un giorno volli sedermi in un punto da cui potevo vederla meglio, e additandola le dis si: «Vedi quel punto bianco laggiù? Era proprio lì che sede va Dullita». Guardò, distinguer nulla. Io strinsi frainduriti, le dita uno dei suoi seni; dasenza quando ci conoscevamo si erano ed era no ormai di marmo. «Fammeli vedere! » le intimai. Obbedì, aprendo la camicetta. Erano meravigliosamente bianchi, bel lissimi, con i capezzoli simili a fragole e, non diversamente dai frutti, ombrati di una finissima, quasi invisibile peluria. E quando fece per richiudere la blusa, le ordinai, con voce turbata: «No, resta così! ». Lasciò ricadere le braccia, piegò la testa, abbassò gli occhi, attese, respirando forte, finché le dissi: «E ora andiamo! ». Si riabbottonò, si rialzò, sorriden do debolmente; io le presi una mano con dolcezza e ci av viammo verso casa. «Sai,» ripresi «quando sarò a Madrid non ti scriverò mai». Feci ancora dieci passi, calcolandoli esattamente per darle il tempo di scoppiare in pianto. Allora l'abbracciai ap passionatamente, sentendo sulle guance le sue lacrime roven ti, grosse come nocciole. Nel centro del mio cervello brillava un paio di forbici aperte. «Lavora, lavora, Salvador! » mi di cevo « Perché se è vero che fosti destinato alla crudeltà, è an che vero che sei votato al lavoro! ». La mia dedizione al lavoro ispirò sempre il rispetto gene rale, sia che inserissi pietre nelle mie tele, sia che mi dedicas si con cura meticolosa al disegno, sia che consumassi giorni interi nella soluzione di un enigma filosofico. Dal momento in cui mi svegliavo, alle sette del mattino, sino a quando
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
117/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
IZJ
piombavo nel sonno, non lasciavo mai riposare il cervello un solo istante, e anche le mie passeggiate idilliche furono un duro lavoro di seduzione. I miei genitori dicevano: «Non si ferma mai! Non si diver te mai! ». E mi esortavano: «Sei così giovane, approfitta del la tua buona stagione! ». E io invece pensavo: «Presto, pre sto, affrettati a invecchiare, sei così orribilmente "acerbo", così orribilmente "amaro"». E come potevo, prima di rag giunger la maturità, liberarmi della opaca e puerile infermità dell'adolescenza? Raggiunsi ben presto una certezza: avrei affrontato l'espe rienza del cubismo, dovevo liberarmene, approfittandone per imparar meglio a disegnare. Ma neppure il cubismo saziava la mia sete di fare. Dovevo ancora finir di concepire e di scri vere un poderoso lavoro filosofico, su cui da più di un anno mi tormentavo: La torre di Babele. Avevo già composto circa cinquecento pagine, ma ero ancora al prologo. Aggiungerò che le mie attività erotiche si erano interrotte, perché le mie teorie filosofiche mi assorbivano totalmente. Alla base della mia Torre di Babele stava la morte, perché dall'idea della morte ha per me inizio qualsiasi costruzione immaginativa. La teoria con cui spiegavo questo fenomeno era antropomorfica, perché mi ritenevo vivo solo in quanto stavo risuscitando dalla «inintelligenza amorfa» dell'infan zia, e giudicavo una precoce vecchiaia il prezzo da pagarsi per ottenere l'immortalità. Alla base della mia Torre di Babe le c'era dunque quel che gli altri comunemente chiamano «vita sommità, comprensibile», morte-e-caos. Alla invece, mentre ponevo per ciò me che era gli solo altri comunemente considerano morte-e-caos, e che invece per me era l'antiFaust, ossia logos e risurrezione. La mia vita costituiva un'af fermazione incessante e furiosa della mia personalità impe rialistica, in continuo sviluppo, e ogni ora apportava nuove vittorie dell'ego sulla morte. Intorno a me osservavo continui compromessi con la mor te. Mia Io non li avrei accettati, mai! madre venne a morire, e per me fu un trauma tremen do. Non avevo mai provato nulla di simile. Adoravo mia ma dre, come qualcosa di unico. Sapevo che i valori morali della sua anima santa erano superiori a qualsiasi possibilità uma na, e non mi rassegnavo a perdere il solo essere in grado di render invisibili le inconfessabili macchie dell'animo mio. Era talmente buona che io pensavo: «La sua bontà conterà anche perla mia! ». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
118/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
128
LA MIA VITA SEGRETA
La morte di mia madre mi colpì come un affronto perso nale del destino: non era possibile che una cosa simile toc casse adel lei,Libano, toccasseil acedro me! Sentivo nel mio allargare cuore il millenario cedro della vendetta, i suoi ra mi giganteschi. Serrando i denti, giurai a me stesso che avrei saputo strappare mia madre alla morte, al destino, con la spada di luce selvaggiamente splendente sulla mia inevitabile gloria!
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
119/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO TERZO APPRENDISTA DI GLORIA PADRE CONSENZIENTE ESAMI D'AMMISSIONE SOSPESO DALL'ACCADEMIA DI BELLE ARTI DANDISMO E CARCERE
Così numerosi erano ormai gli articoli dedicati alla mia ar te, che mio padre cominciò a ritagliarli incollandoli poi in un grosso album; sulla prima pagina scrisse una sorta di pre fazione, che cercherò di ripor tare con la massima fedeltà: Salvador Dall' y Domenech, apprendista pittore Dopo ventun anni di preoccupazioni e di grandi sforzi sono fi
nalmente in grado diUn dichiarare mio figlio potràè guadagnarsi da vivere dipingendo. padre hachedoveri gravosi, continuamente costretto a concessioni, e in certi momenti deve rinunciare del tutto ai suoi progetti. Continuo a credere che l'arte non dovrebbe esser considerata un modo per guadagnarsi il pane... Questo album con tiene i ritagli di stampa dedicati a mio figlio mentre era ancora ap prendista pittore, e vi ho unito altri documenti, relativi ai diversi in cidenti della sua vita scolastica, al suo imprigionamento, perché si possa in seguito giudicarlo non soltanto come pittore, ma anche co Chi,cittadino, me un giorno,come avrà uomo. la pazienza E continuerò di leggerea tutto raccogliere questo, ogni potràcosa. giu dicare mio figlio con imparzialità. Figueras, 31 dicembre 1925 Salvador Dali, notaio Partii per Madrid con mio padre e mia sorella. Per essere ammesso all'accademia dovevo sostenere un esame, che con sisteva nel copiare un disegno dall'antico: nel mio caso, un frammento del Bacco di Jacopo Sansovino. Disponevo di sei giorni per completarlo, e tutto procedeva benissimo quando, il terzo giorno, il bidello confidò a mio padre (che trascorre va ore intere ad aspettarmi, nell'atrio, e discorreva volentieri con lui) il suo timore di vedermi bocciato: «Non discuto af fatto il talento di suo figlio, » spiegò «ma non osserva il regoSi riferisce a un'epoca posteriore alla mia biografia. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
120/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
130
LA MIA VITA SEGRETA
lamento. È stabilito, infatti, che bisogna usare un foglio con le esatte misure di Ingres, mentre suo figlio è il solo ad aver collocato nel centro del foglio una figura talmente minuscola che lo spazio bianco non può assolutamente venir considera to un margine! ». Tanto bastò a turbare terribilmente mio padre. Non sape va che cosa consigliarmi: ricominciare tutto da capo, o finire il disegno così com'era, facendo del mio meglio? Il problema lo angosciò durante la passeggiata del pomeriggio, durante lo spettacolo teatrale della sera: « Ce la farai? Hai ancora tre giorni! ». Io mi divertivo a tormentarlo, però cominciavo a esser preso dal panico, così l'indomani cancellai completamente quanto avevo già fatto. Subito rimasi paralizzato dallo spa vento davanti al mio foglio accuratamente ripulito da ogni traccia di matita, mentre i miei compagni stavano già finendo le ombreggiature. L'indomani avrebbero terminato, dedican do gli ultimi due giorni alle eventuali correzioni. Io, invece, avevo sprecato una mezz'ora nelle cancellature, e quando mi rimisi all'opera, misurando accuratamente tutto secondo regolamento, fui così maldestro da dover cancellare ogni coil sa un'altra volta. All'uscita, ero così pallido che mio padre capì al volo: «Che hai fatto?». «Ho cancellato tutto». «E come ti viene il disegno nuovo? ». «Nemmeno cominciato. Ho preso le misure, poi ho can cellato. Non voglio rischiare un altro sbaglio». «È giusto, ma due ore per prender le misure! Ti restano due giorni. Ah, non ti avessi mai consigliato di cancellare il primo ». Quella sera mio padre non mangiò, pur esortandomi a far lo, affinché recuperassi le forze. Anche mia sorella era scon volta. E più tardi mio padre mi confessò di aver passato un'altra notte insonne, torturato dal dilemma: «Doveva can cellarlo? Non doveva cancellarlo? ». Bacco Giunseimpresso l'indomani. di Sansovino era così damente nel Ilmio cervello che mi buttai sulprofon lavoro come un lupo affamato. Ma questa volta lo feci troppo gran de. Non c'era rimedio, i piedi scappavano fuori, colpa ancor peggiore dei margini troppo larghi. Cancellai di nuovo tutto. Uscendo, vidi mio padre cadaverico: «E allora?» chiese con un sorriso incoraggiante e stravolto. «Troppo grande». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
121/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
13 I
« E che farai? ». « Già fatto. Cancellato ». «Via, tutto via, hai ancora». domani! Quante volte hai fatto un disegno di getto! Ma sapevo benissimo che mi sarebbe stato impossibile. Ci voleva almeno un giorno per il disegno, e un altro giorno per l'ombreggiatura. E anche mio padre lo sapeva. Lui continua va a ripetermi che, nell'eventualità di una bocciatura, la col pa sarebbe stata tutta sua e dello stupido bidello, e io a mia volta ripetevo che il mio primo disegno era, sì, piccolo, ma non poi tanto, e così continuavamo all'infinito, torturandoci vicendevolmente, nella stanza d'albergo, mentre mia sorella piangeva. Finalmente ce ne andammo tutti e tre al cinema, e nell'in tervallo gli spettatori si volsero a guardarmi. Effettivamente avevo un aspetto curioso ed esotico, con quella mia giacca di velluto, i capelli lunghi come una ragazza, il mio bastoncino smaltato, le basette lunghe a metà guancia; forse mi credeva no un attore. « Basta, » brontolava mio padre « non si può uscire con te. Con quei capelli, con quelle basette! E intanto ce ne dovre mo tornare a Figueras con la coda tra le gambe, come cani bastonati! ». Gli occhi turchini di mio padre erano colmi di tristezza, e la ciocca di capelli bianchi, che torceva tra le dita nei mo menti di sconforto, stava ora ritta e dura, corno bianco in cui si condensavano tutti i problemi del mio futuro. Il giorno definitivo sorse tetro, con elanon livida lucepiù delle ese cuzioni capitali. Ero pronto a tutto, avevo paura, tanto imminente era la catastrofe. Mi misi al lavoro, e in un'ora soltanto finii anche l'ombreggiatura. Impiegai la se conda ora ad ammirare il mio disegno: non avevo mai fatto nulla di così perfetto. Ma improvvisamente mi accorsi, con terrore, che anche questo era troppo piccolo, molto più pic colo dell'altro! mio padre intento nella letturaproprio del giornale e trop po Trovai commosso per parlarmi: «Ho fatto una bella co sa» annunciai calmo. «Piccola, però. Molto più piccola di prima! ». L'annuncio scoppiò come una bomba. E il risultato dell'esa me non fu meno fragoroso. Fui ammesso all'accademia, con la menzione seguente: « Sebbene il disegno non abbia le di mensioni prescritte dal regolamento, è così perfetto che la commissione lo accetta, approvandolo». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
122/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
132
LA MIA VITA SEGRETA
Mio padre e mia sorella tornarono a Figueras, e io rimasi solo, in una comodissima stanza presso la casa dello studen te, glia.dov'erano Mi buttaiammessi a studiare solamente con veroi giovani furore, andando di eccellente dall'acca fami demia alla casa dello studente e dalla casa dello studente al l'accademia, e nuU'altro: spendevo solo una peseta al giorno, per il tram. Trascorrevo le domeniche al museo del Prado, copiando la composizione dei diversi capolavori per chiu derla in schemi cubisti. I miei familiari, informati di tanto ascetismo dal direttore e dal poeta Marquina, si spaventarono, e mi pregarono di svagarmi, di viaggiare, di spender soldi, ma non avrei assolu tamente potuto farlo. Chiuso nella mia stanza stavo affron tando il mio periodo cubista, influenzato da Juan Gris; men tre i miei periodi precedenti erano stati coloristi e policromi; ora mi ritrovavo una tavolozza quasi monocroma: bianco, nero, terra di siena e verde oliva. II mio aspetto restava, secondo la definizione generale, «fantastico»: un gran cappello di feltro, una pipa che non fumavo e non accendevo, tenevoaisempre in bocca, una cappa impermeabile chemamiche giungeva piedi. Voltando mi, scorgevo sempre i passanti fermi a guardarmi. E io pro seguivo, a testa alta, gonfio di orgoglio.
Ma nonostante la violenza genuina del mio entusiasmo, fui presto deluso dallo stato maggiore delle belle arti. Capii ben presto che quei vecchi professori, carichi di onori e di onori ficenze, non potevano insegnarmi nulla. E non perché fossehttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
123/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
13 3
ro legati a tradizioni accademiche, non perché peccassero di aridità borghese, ma, al contrario, perché accettavano con eccessiva disinvoltura qualsiasi novità. Laddove avevo spera to di trovare rigore, scienza, decisivi confini, mi si offriva li bertà, pigrizia, approssimazione. I vecchi professori avevano imparato da poco ad apprezzare l'impressionismo francese attraverso esempi nazionali, e quindi sgargianti di «tipicismo» (colore locale): Sorolla era il loro Dio. Tutto era dun que perduto. Mi trovavo già in aperta reazione contro il cubismo. I pro fessori avrebbero dovuto vivere parecchie vite prima di giun gere al cubismo, che io avevo superato da gran tempo. Per con tro, quando chiedevo, ansiosamente, come amalgamare il mio olio e con quali elementi, come ottenere una materia omoge nea e compatta, quale metodo seguire per raggiungere un cer to effetto, i miei insegnanti mi guardavano stupefatti, e rispon devano con frasi elusive, prive di un qualsiasi significato. «Amico mio,» dicevano «ciascuno deve trovare il pro prio stile. Non ci devono essere leggi, in pittura; interpreta! Interpreta tutto, dipingi esattamente quel che vedi, e soprat tutto mettici la tua anima. È il temperamento che conta, il temperamento! ». « Temperamento » pensavo amaramente tra me « te ne po trei vendere a iosa, caro professore mio. Ma intanto in che proporzioni devo unire l'olio alla vernice? ». «Coraggio, coraggio,» insisteva il professore «niente par ticolari, va' all'osso, semplifica, semplifica! Niente regole, niente costrizioni! mia estro! classe ». ogni singolo allievo deve lavorare seguendo Nella il proprio Professore di pittura, bel professore! Bel matto! E quanto tempo ci vorrà, quante rivoluzioni, quante guerre, per ricon durci alla suprema verità reazionaria? Quando ricomincere mo a capire che il «rigore» costituisce il primo gradino di qualsiasi gerarchia, che la costrizione rappresenta il vero trionfo della forma? Professore di pittura, bel professore! Nella vita, è sempre dossale: io, la in mia quel posizione tempo il solo pittoreobiettivamente cubista di tuttapara Ma drid, reclamavo dai miei maestri rigore, coscienziosità, la più esatta scienza del disegno, del colore, della prospettiva. Gli altri studenti mi giudicavano un reazionario, un nemi co del progresso e della libertà. E si credevano rivoluzionari e innovatori perché improvvisamente venivano autorizzati a dipingere come volevano, perché eliminavano il nero dalle loro tavolozze definendolo « sporcizia » e lo sostituivano col http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
124/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
134
LA M I A VI TA
SEGRETA
rosso porporino. Ecco la loro suprema scoperta: la luce ren de ogni cosa iridata, e dunque non più nero, ma ombre pur puree! Ma io, a dodici anni, avevo già affrontato e risolto l'im pressionismo, senza commettere, neppure allora, l'elementa re errore di sopprimere il nero dalla mia tavolozza. Mi era bastato lanciare uno sguardo a un piccolo Renoir, a Barcello na, per capir tutto in un baleno. Loro, invece, segnavano il tempo, e l'avrebbero segnato per sempre, in quegli sporchi, mal digeriti arcobaleni. Santo cielo, come si può essere così stupidi! Tutti si burlavano di un vecchio insegnante, l'unico che possedesse una coscienza professionale, un'abilità piena e precisa. Io stesso dovetti poi rimpiangere di non aver seguito con maggior docilità i suoi consigli. Era famoso, in Spagna: si chiamava José Moreno Carbonero, e certi suoi lavori, le scene, ad esempio, tratte dal Don Chisciotte, più le guardo e più mi piacciono. Don José Moreno Carbonero si presentava sempre tra noi in perlapernera cravatta, guantiGli immacolati che nonredingote, toglieva mai nonalla sporcarsi le mani. bastava trac ciare due o tre segni, col carboncino, per rimettere miracolo samente a posto ogni disegno, per ristabilirne la composizio ne. I suoi occhi, piccoli, fotografici, incredibilmente pene tranti, erano gli occhi di Meissonier, rarissimi. Gli studenti aspettavano che se ne andasse per cancellare i suoi ritocchi e rifar tutto a modo loro. Seguivano, natural mente, il proprio «temperamento»: pigrizia, presunzione senza scopo e senza gloria, mediocrità incapace di adeguarsi al più comune buon senso come di sollevarsi alle vette di un meraviglioso delirio. Un giorno portai a scuola una piccola monografia di Braque. Nessuno aveva mai veduto un quadro cubista, nessuno credeva alla possibilità di prendere sul serio il cubismo. Il professore di anatomia, il più pronto ad accettare la discipli na dei metodi scientifici, ne sentì parlare e mi chiese il volu metto in prestito. Confessò di aver ignorato la novità fino a quel momento, ma ammise che bisogna sempre rispettare quanto non si capisce: se una teoria viene pubblicata, vuol dire che merita di esserlo. L'indomani lesse la prefazione, e la capì abbastanza bene; mi citò, traendoli dal passato, parecchi esempi di rappre sentazione non figurativa ed eminentemente geometrica. Gli risposi, tuttavia, che commetteva un errore, poiché nel http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
125/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
135
cubismo non mancano elementi figurativi di rappresentazio ne manifesta. Il professore riferì ogni cosa ai suoi colleghi, i quali co minciarono a giudicarmi un essere soprannaturale. Tanta at tenzione mi fece correre il rischio di ricadere nel mio vecchio esibizionismo infantile: giudicandoli incapaci di insegnarmi qualcosa, fui tentato di mostrar loro clamorosamente quel che poteva una vera « personalità ». Seppi resistere, seppi re stare impeccabile: sempre presente, sempre rispettoso, e la voravo dieci volte meglio, dieci volte più in fretta che non i primi della classe. Eppure i professori non riuscivano a giudicarmi un « arti sta nato». «È molto serio,» dicevano «molto intelligente, abile in tutto. Ma freddo come il ghiaccio, senza emotività né personalità... è un cerebrale! Diciamo pure un intellettuale, ma l'arte vera deve sgorgare dal cuore! ». « Aspettate, aspettate, » pensavo tra me « e vi farò vedere io quel che può produrre una vera "personalità" ! ». Una prima dimostrazione la poterono avere il giorno della visita reale. Re Alfonso XIII sarebbe infatti venuto a visitare
hn
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
126/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
i36
LA MIA VITA SEGRETA
ufficialmente l'accademia di belle arti. La sua popolarità era già in declino, e l'annuncio della sua prossima venuta bastò a divideredii non mieipresentarsi, compagni in duegiorno, campi ma opposti. Moltiper si pro posero quel la facoltà, evi tare ogni pericolo di sabotaggio, minacciò gravissime sanzio ni per gli eventuali assenti. Con una settimana di anticipo si cominciò a pulire radical mente l'accademia, e si riuscì a riportarla in condizioni pres soché normali, dallo spaventoso stato di disordine in cui ver sava. Si studiarono piani accuratissimi: ad esempio, gli allievi di una data classe dovevano precipitarsi, non appena il re si fosse allontanato, in una classe diversa attraverso le scale di servizio, e affollarne i tavoli, volgendo le spalle al re, per non esser riconosciuti. Difatti in quel periodo la scuola aveva po chissimi allievi, per cui le aule avevano un'aria desolata, men tre bisognava che il re ne avesse un'impressione totalmente diversa. Le nostre massime autorità cambiarono inoltre le modelle per la scuola di nudo: delle ragazzine brutte, e talmente mal pagate da morir di fame,nefurono da adorabili fan ciulle, che abitualmente, sono sostituite certo, esercitavano profes sioni assolutamente voluttuose. I quadri screpolati furono coperti di vernice, alle finestre misero tende e gruppi di pian te verdi negli angoli. Quando fu pronto lo scenario per la commedia, ecco giungere il corteo reale. Istintivamente, e forse soprattutto per oppormi all'opinione generale, giudicai il nostro re affa scinante. Si diceva che il suo volto fosse quello di un degradato; vi scoprii invece l'equilibrio assoluto dell'aristocrazia, una tru culenta, assoluta eleganza, che lo isolava in mezzo alla gente del suo seguito. Tutti i suoi movimenti erano così misurati e perfetti da farlo credere un personaggio di Velàzquez. Compresi subito che mi aveva notato, fra i miei compagni, e non c'era da stupirsene, con quei capelli lunghi, con quei basettoni che portavo allora; ma qualcosa di più decisivo si eradiacceso tra le nostre anime. merito, Ero stato con una deci na altri studenti di qualche perscelto, accompagnare il re da un'aula all'altra, e regolarmente, riconoscendo dall'uscio la schiena degli stessi ragazzi che avevamo lasciato altrove e si erano precipitati lì, bruciavo per la vergogna e per il timo re che il re intuisse l'infame commedia di cui era vittima. Ve devo ridere i miei compagni, che spingevano il gioco fino a cambiarsi la giacca, mentre il re veniva trattenuto dal nostro
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
127/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
137
corpo insegnanti davanti a qualche vecchia tela per permet tere il travestimento, e avrei voluto gridare, denunciare la menzogna, riuscii sempre cresceva, a dominarmi. Unaripetevo: classe, «un'al tra classe, ema la mia agitazione e io mi Sta' attento, Dali, sta' ben attento! Presto succederà qualcosa di inaudito! ». Finita l'ispezione, cominciarono i preparativi per la foto grafia che doveva immortalare gli allievi raggruppati intorno al loro re. C'era una poltrona, per lui: sedette invece in terra, con un atto di irresistibile naturalezza. Non solo, ma toglien dosi di bocca la sigaretta la bilanciò un istante tra indice e pollice, e con un colpetto dell'unghia, che le fece descrivere una curva perfetta, la lanciò esattamente nel centro della sputacchiera distante più di due metri. Uno scoppio di risa amichevoli accolse quella prodezza, caratteristica specialità dei chulos, i «bulli» di Madrid; era un modo squisito di lu singare gli studenti, e ancor più i bidelli che assistevano alla scena: vedevano infatti eseguire alla perfezione una bravata familiare a tutti loro, ma che non avrebbero mai osato azzar dare presenza professori degli eleganti In in quel precisodei istante ebbi lae prova che il reallievi. mi distingue va fra tutti: infatti, proprio mentre la sigaretta raggiungeva il bersaglio, lui mi lanciò una rapida occhiata, intesa di certo a verificare le mie reazioni. Ma c'era qualcosa di più nel suo sguardo indagatore: c'era il timore che qualcuno avesse po tuto comprendere la profondità dell'adulazione offerta ai suoi sudditi; quel qualcuno potevo essere soltanto io. Arros sii, e il re, guardandomi nuovamente, di certo se ne accorse. Dopo la fotografia, il re ci salutò uno per uno. Io fui l'ulti mo a stringergli la mano, e fui anche il solo a inchinarmi ri spettosamente, spingendo l'ossequio fino a piegare un ginoc chio. Rialzando il capo, osservai un fremito di emozione sul famoso labbro borbonico. Non c'era più alcun dubbio: ci eravamo vicendevolmente riconosciuti. Eppure, quando due anni dopo quello stesso re, Alfonso XIII, firmò il decreto che mi cacciava definitivamente dall'accademia di belle arti, non avrebbe maipotuto potutosupporlo! supporre che fossi io l'espulso. O forse sì, avrebbe Le conseguenze della visita reale furono per me durature e intense. La mia emozione, la mia tensione repressa dovevano trovare uno sfogo; e via via che le ore passavano cresceva in me il rimorso di non aver rivelato al sovrano l'ignobile farsa, e una voce interna continuava a ripetermi: «Dali, Dali! Devi far qualcosa di straordinario! ». Obbedii, e scelsi come tea-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
128/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
13 8
LA MIA VITA SEGRETA
tro della mia impresa la classe di scultura. Voglio raccontarvi tutto, perché sono certo di divertirvi. Avevo scelto l'aulaavevo dove infatti studiavamo scultura per dilamol sua abbondanza di gesso; bisogno di molto, tissimo gesso, e lì ce n'era a sacchi. Cominciai il mio lavoro poco dopo mezzogiorno, quando tutti se ne furono andati, e per non esser disturbato chiusi la porta a chiave. In un ango lo troneggiava l'enorme vasca dove si ammorbidivano, nel l'acqua, vecchi pezzi di creta secca: aprii completamente il rubinetto e versai nell'acqua il primo sacco di gesso, aspet tando che il liquido lattiginoso così ottenuto cominciasse a traboccarne. La mia idea era semplicissima: volevo inondare l'intera accademia di gesso liquido. E ci riuscii senza alcuna difficoltà, usando un sacco dopo l'altro. Rapidamente l'aula ne fu invasa e ben presto l'inondazione bianca incominciò a correre sotto gli usci, lungo i corridoi, e sentii con gioia un fragore di cascata. Sonorità apocalittiche salivano infatti dal la tromba delle scale e finalmente potei misurare la vastità della mia catastrofe personale. Preso dal panico, piantai tut to gesso. in asso e corsi verso l'uscita, imbrattandomi terribilmente di L'accademia era deserta, nessuno aveva ancora scoperto la catastrofe, e l'effetto dello scalone ruscellante di liquido can didissimo risultava ancor più fantastico. Nonostante i miei ti mori, dovetti fermarmi per ammirare il tragico spettacolo, paragonandolo all'incendio di Roma, ugualmente epico, sep pure in proporzioni diverse. Mentre stavo lasciando il cortile interno della scuola, mi scontrai con un modello, sopranno minato El Segoviano (veniva da Segovia). Costui si era pro prio allora accorto della valanga immacolata incombente, e alzando le braccia al cielo, gridava con la sua voce contadine sca: «Per amor di Dio, che succede? ». Una scintilla di umorismo mi brillò nel cervello e gli mor morai qualcosa all'orecchio. «Ma signorino,» protestò lui «non può essere latte! ». Arrivai alla casa dello studente più impolverato di un impolveratissimo muratore. Feci una doccia, mi cambiai da ca po a piedi e mi lasciai cadere sul letto torcendomi in una cri si di ilarità che gradatamente si trasformava in triste presen timento: El Segoviano mi aveva visto uscire per ultimo dal l'accademia e si sarebbe dunque saputo che ero io il colpe vole. Eppure, fin da quando avevo deciso di provocare quel cataclisma, mi ero sentito indifferente a qualsiasi castigo po tessero infliggermi; ero anzi ben deciso a spiegare la mia http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
129/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
J
39
azione come un modo per render palese il torto dei miei su periori nei riguardi del re. Volevo perfino consolidare la mia posizione l'inganno per iscritto... Solo alloraminacciando mi accorgevodididenunciare quanto i miei piani fossero rima sti imprecisi e insufficienti per la mia coscienza. Nonostante i miei tentativi di chiarire a me stesso i miei impulsi, l'inonda zione gessosa restava un mistero. Seguitavo a torturarmi: ero pazzo? Certamente no. E se non ero pazzo, perché avevo agi to così? All'improvviso risolsi l'enigma. La soluzione mi stava da vanti, posata sopra un cavalletto, chiusa nei limiti di una tela ancora immacolata. Subito mi alzai, mi calcai in testa il largo cappello di feltro nero e mi collocai di fronte allo specchio del l'armadio. Lì, con gesti cerimoniosi, improntati a un'estrema dignità, salutai me stesso, salutai la mia intelligenza, inchi nando il capo. Non bastava ancora: piegando un ginocchio a terra ripetei la genuflessione offerta al mio re. Ora capivo di esser stato vittima di un sogno: l'intero epi sodio del torrente bianco era un'illusione, il mio genio però 1 si rivelava non tanto in questa quanto nell'interpre tazione luminosamente esatta. scoperta, Ero ormai in grado di capir tutto. Ecco quant'era accaduto. Dopo che il re ebbe lasciato l'accademia di belle arti, pre si il tram e, rincasato, mi coricai subito, sfinito dalle emozio ni della mattina. Prima di addormentarmi, avevo osservato con piacere le due tele pronte sui loro cavalietti, ai piedi del letto. Sopraggiunse il sonno e il sogno (durato secondo i miei calcoli al massimo un'ora) mi fece vivere con straordinaria intensità di realismo le diverse vicissitudini dell'inondazione di gesso. Quattro mesi erano passati dal mio arrivo a Madrid e per severavo in un ritmo di vita immutabilmente metodico, so brio e studioso. Anzi, di giorno in giorno, la mia sobrietà, il mio amore per lo studio, la disciplina quotidiana andavano crescendo, sino al limite dell'ascetismo. Mi sarebbe piaciuto vivere in prigione. Ero certo che, rinchiuso, non avrei rim pianto la libertà, e i miei lavori avrebbero assunto una seve rità monacale.
Stavo cominciando a leggere l'Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. Questo libro rappresenta per me una fra le essenziali illuminazioni della mia vita. L'interpretazione di me stesso divenne quasi un vizio, e non cercavo di spiegarmi soltanto i sogni, ma tutto quello che mi accadeva, an che di apparentemente inutile.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
130/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
140
LA MIA VITA SEGRETA
SfMKvti. via H *
s
.
Purtroppocondipingevo tele preparate a base di vernice mescolata colla. Hosu detto «purtroppo», perché i due quadri cubisti del mio primo periodo madrileno erano capo lavori, impressionanti come autodafé: l'eccessiva imprimitura produsse screpolature così gravi che le due tele cominciarono a cadere in pezzi, e ormai si devono considerare totalmente di strutte. Tuttavia furono scoperte prima del loro sfacelo, e io con loro. La casa dello studente si divideva in molteplici grup petti, e tra questi si distingueva la pattuglia d'avanguardia, i non conformisti, stridenti e rivoluzionari, impregnati di tutti i miasmi caratteristici del dopoguerra. Avevano già una loro an gusta, paradossale, negativa tradizione, più o meno legata al dadaismo. Pepin Bello, Luis Bunuel, Garda Lorca, Pedro Garfias, Eugenio Montes, R. Barrades ne erano gli esponenti maggiori. Due soltanto erano destinati a raggiungere le altissi me gerarchie dello spirito: Garcia Lorca, nella sostanza splen dente di una retorica poetica post-Góngora, ed Eugenio Mon tes, scalinata spirituale, colonna di intelligenza. Il primo veni va da Granada, il secondo da Santiago de Compostela. Un giorno, in mia assenza, la cameriera lasciò aperta la por ta della mia stanza e Pepin Bello, passando, vide le mie due te le cubiste. Ne parlò subito ai suoi amici che mi conoscevano so lo di vista, e anzi ridevano di me, chiamandomi «il musicista» o « l'artista » o anche « il polacco ». Il mio modo antieuropeo di vestirmi e di pettinarmi mi faceva giudicare sfavorevolmente:
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
131/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I4I
un residuo convenzionale di romanticismi invecchiati. Inol tre, la mia operosità studiosa mi rendeva ai loro sarcastici oc chi un essere deplorevole; le mie giacche di velluto, le mie cra vatte svolazzanti contrastavano violentemente con i loro abiti di taglio inglese; i miei lunghi ricci ricadenti sulle spalle si contrapponevano alle loro chiome cortissime e ben curate dai barbieri del Ritz o del Palace. Quando li conobbi, erano tutti dominati da un complesso di dandismo e di cinismo così ostentati da spaventarmi. che capitavano nella mia stanza temevo di svenire;Ogni e civolta capitavano spesso, perché lo snobismo che già li dominava acuiva un'ammirazione, uno stupore illimitati per il mio lavoro. Mai avrebbero supposto che io fossi un pittore cubista! E con molta franchezza con fessarono quel che in precedenza avevano pensato di me, scu sandosene e offrendomi la loro amicizia. Assai meno genero so di loro, io mantenevo le distanze e mi chiedevo che cosa potessi mai guadagnare nel frequentarli. Letteralmente bevevano le mie idee, e bastò una settimana a stabilire l'egemonia del mio pensiero. La loro conversazio ne era costellata di «Dali dice... », «Dal! pensa... », «Dali ha risposto...», «È tipico di Dali...», «È daliniano...», «Biso gna chiederne a Dali... », « Dali dovrebbe vederlo... ». E Dali su e Dali giù, Dali dappertutto. Capivo chiaramente che i miei amici ricevevano tutto da me senza restituirmi nulla, e non possedevano nulla che io già non http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
132/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
142
LA MIA VITA SEGRETA
avessi, e in quantità mille volte superiore: solo la personalità di Federicopoetico Garcia nella Lorcasua mi integrità impressionava Il fe nomeno e nellaimmensamente. sua crudità mi stava dinanzi, in carne e ossa, confuso, sanguinante, vischioso e su blime, lucente di mille fuochi oscuri, di biologia sotterranea, velato dall'originalità della sua forma. Reagii immediatamente, e adottando una rigida severità contro il «cosmo poetico», mi proposi di escludere tutto quel che mi apparisse indefinibile, che mancasse di « contorni », che non ammettesse una « leg ge», che non si potesse «mangiare» (era, quest'ultima, la mia espressione prediletta). E più sentivo le fiamme divampanti e ammalianti della poesia salire nel selvaggio, disordinato fuoco del grande Federico, più mi sforzavo di dominarle con l'olivo della mia prematura vecchiaia. E intanto preparavo la griglia della mia prosaicità trascendentale: mi sarebbe servita per frig gere i funghi, le costolette, le sardine del mio pensiero (sapevo che un giorno avrei potuto servirli, ben fritti, ben caldi, ben sa porosi sulla immacolata tovaglia del libro che voi state leggen do), per ideologica placare neidelsecoli la tempo. fame spirituale, morale, nostro E invece immaginativa, soltanto braci luccicanti rimarranno del gran fuoco acceso da Lorca. Il nostro gruppo andava assumendo un atteggiamento sempre più antintellettuale; ci mettemmo quindi a frequenta re intellettuali di ogni genere, installandoci nei caffè di Ma drid dove il futuro artistico, letterario e politico della Spagna stava cuocendo con un forte odore di olio bruciato. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
133/289
W
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I43
I doppi vermut con olive contribuivano generosamente a cristallizzare la confusione del dopoguerra con una dose di sentimentalismo malamente dissimulato, che travestiva cat tive interpretazioni dell'eroismo, della malafede, dellalegros solana eleganza, delle digestioni ipercloridriche, il tutto con dito di antipatriottismo; si sarebbe approdati così alla cata strofe della guerra civile, allora lontanissima. Ho già detto che i miei nuovi amici non potevano inse gnarmi nulla che io ignorassi; non è del tutto vero, perché imparai da loro qualcosa di abbastanza importante da indur mi a continuare a frequentarli. Sotto la loro guida dedicai in fatti due giorni al barbiere, una mattinata al sarto, un pome riggio a cercar soldi, un quarto d'ora a ubriacarmi, una notte intera a rimettermi dalla sbornia. Mi presentai all'accademia trasformato, indossando il più costoso abito sportivo di Madrid e una camicia di seta azzur ro cielo con gemelli da polso in zaffiro. I miei capelli, intrisi di una densa brillantina e tenuti in piega con l'apposita reti cella, formavano un casco verniciato con vero smalto. 1 La mia chioma unae liscia, omogenea, pasta modellata sul mio era capo, a toccarla con un inflessibile pettine faceva «toc», quasi fosse stata di legno. La mia completa trasformazione emozionò gli studenti di belle arti e compresi subito che, dopo aver tentato di somiglia re a un uomo qualunque con abiti e accessori acquistati in ne gozi elegantissimi, avevo ottenuto un effetto contrario, perché la gente si voltava a guardarmi esattamente come prima.
Era poi difficilissimo togliere questa vernice. L'unico sistema per scio glierla consisteva nell'inondarla di trementina, pericolosa per gli occhi. Do po di allora non l'usai più, se non in una certa occasione che racconterò a tempo e luogo. Invece della vernice adoperai chiare d'uovo mescolate alla brillantina. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
134/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
E
44
LA MIA VITA SEGRETA
Però la mia fama di dandy era saldamente stabilita. Il mio primitivo aspetto anacronistico era sostituito da un miscu glio di elementi contraddittori costosi suscitare una curiosità ammirata e intimidita.e così Uscendo da da scuola, assapo ravo l'omaggio della strada, intelligente e spiritosa, già illu minata dalla primavera, e mi fermavo per acquistare una flessibilissima canna di bambù appesa a un luminoso laccio di cuoio. Poi sedevo al caffè bar Regina e bevevo tre Cinza no con olive, osservando i passanti, prevedendo il futuro ri servato a quegli ignoti, persi in attività senza emozione né gloria. All'una ritrovavo gli amici nelbevevo bar di altri un ristorante italiano, chiamato Los Italianos, dove due ver mut prima di prender posto al nostro tavolo riservato. I ca merieri sapevano che le mie mance erano enormi, e veden domi arrivare si mettevano sull'attenti. Ricordo ancora il pranzo che scelsi la prima volta: antipasti assortiti, brodo in gelatina, maccheroni gratinati e un piccione, il tutto innaf fiato con vero Chianti. Caffè, cognac, discussioni su Wagner, su Ludwig II di Ba viera, sul Parsifal. Poi alla casa dello studente, per prendere altri soldi, avendo già speso tutto, anche se non capivo come. Ma era facilissimo rifornirmi, bastava passare in segreteria e firmare una ricevuta; poi raggiungevo gli amici alla birreria te desca, la sola dove la birra scura fosse genuina. E mangiavamo gamberetti, ne succhiavamo le tenere giunture, ancora parlan do del Parsifal, e dopo qualche migliaio di gamberetti era già ora di andare al Palace, per l'aperitivo, ossia un paio di Marti ni, Ilche scoprii sarei rimasto fedele a loro per sempre. tema dellaallora: discussione cambiava: dove avremmo man giato? Non mi veniva neppure in mente di tornare al sobrio e lindo refettorio nella casa dello studente. Sono talmente consuetudinario da lasciare un'abitudine soltanto per adot tarne un'altra, e la nuova mi sembra sempre definitiva; per cui gridavo: «Torniamo da Los Italianos! ». E tutti approvavano: telefonavamo per farci riservare una saletta correvamo dalladifame. La sala eradecora picco la, con ecandele rosseli,e divorati una scansia bottiglie molto tiva; mangiando bevevamo molto vino bianco, molto vino rosso, poi io suonavo il Chiaro di luna con un dito solo, in ventando anche un accompagnamento per la mano sinistra, e mi dovevano strappare da lì, per condurmi al piccolo club del Palace. Bunuel, il nostro maestro di cerimonia, ordinava: «Prima un po' di whisky, poi qualche sciocchezza da man giare, infine champagne! ». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
135/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
V. MAGIA PERSONALE: I MIEI FETICCI FONDAMENTALI
Sfinge infissa nella sabbia, con una scarpa da donna e un bicchiere di latte caldo sotto la pelle della schiena, i due feticci più attivi della mia vita. Lydia la ben plantada di Cadaqués, madrina della mia follia. Il mio talismano più efficace, un frammento di legno trovato in circostan ze straordinarie a capo Creus nel 1933. (Per gentile concessione di Eric Schaal-Pix.) Una mia foto in compagnia del visconte di Noailles, il mio primo «mece nate». Metamorfosi narciso, mio fiore magico preferito. Lo spettro deldelSex Appeal,il i$}6, spauracchio erotico di prim'ordine. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
136/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
VI. LE TRAG ICHE IMPLI CAZ ION I DELLA SPAGNA
Un chìen andalou, il primo film surrealista di Dali e Buriuel: asini che im putridiscono su pianoforti. Statua di Cristo, scultura di El Greco; i lealisti la chiamavano «El Rey de los Maricones ». La mia vita segreta, inciso sulla mia fronte. (Per gentile concessione di Halsman.) Uno dei famosi «amanti di Teruel» dissotterrato allo scoppio della guer ra civile.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
137/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I47
Eravamo tutti d'accordo, e cominciavamo a parlare della rivoluzione, assolutamente necessaria. Tra un whisky e l'altro bevevamo menta ghiacciata, e dopo il quarto whisky diventa vamo impazienti: «Quando arriva lo champagne? ». Arrivavano le due di notte, avevamo di nuovo fame, io mangiavo spaghetti caldi, i miei amici pollo freddo, e appe na finiti gli spaghetti mi rammaricavo di non aver scelto il pollo freddo, ma poiché gli amici me l'avevano invano con sigliato mi sembrava deplorevole tornare sulle mie decisioni. Lo champagne ci suggeriva nuovi spunti di conversazione, e parlavamo di amicizia e di amore: l'amore, affermavo, somi glia a certe sensazioni gastriche, all'inizio del mal di mare, con brividi e sofferenze talmente delicati e squisiti da lasciar ci incerti: stiamo per innamorarci o per vomitare? «E del resto, se tornassimo al Parsifal, potrei dire qualco sa di decisivo» aggiungevo, ma nessuno voleva più sentirne parlare. «Pazienza, ne parleremo un'altra volta. Cameriere, mettimi via un'ala di pollo, la mangerò fra poco, prima di an dar via». Erano le cinque, quasi la fine, quasi il principio. Orribile andar via, proprio mentre tutto era sul punto di divenir mi gliore! Stappavamo malinconicamente un'altra bottiglia di champagne, con gli occhi pieni di lacrime. Un'eccellente or chestra negra ci frugava le viscere con il cucchiaio e la for chetta dei suoi temi sincopati, senza darci tregua. Scopriva mo il jazz, e ne eravamo così impressionati da mandare, a più riprese, buste piene di denaro ai suonatori, che si inchinava no mitragliandoci con i loro più abbaglianti sorrisi. Bunuel fece offrire una bottiglia di champagne a quei negri, e ne be vemmo un'altra anche noi, scambiandoci inchini di saluto, da lontano, perché gli uomini di colore non erano autorizza ti a sedere con i bianchi. Eravamo munifici, eravamo genero sissimi, con i soldi guadagnati dai nostri genitori. La nuova bottiglia ci suggerì un sacro patto di amicizia. Ci impegnammo reciprocamente con la più solenne «parola d'onore» a ritrovarci in quello stesso locale, quindici anni dopo, qualunque fosse la nostra opinione politica, qualun que difficoltà dovessimo superare, in qualsiasi luogo abitassi mo. Se poi l'albergo fosse stato distrutto, l'appuntamento re stava fissato nell'identico luogo, magari ricoperto di macerie. •E sprofondammo in un'accesa discussione sulla possibilità di rintracciare una certa area ben definita in una zona bombardatissima: la discussione divenne ben presto talmente noiosa che mi distrassi e presi a osservare le donne che, agli altri tahttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
138/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
I48
LA MIA VITA SEGRETA
voli, ci accerchiavano con eleganti carni ingioiellate. Mi sen tivo il cuore stretto: ma era amore o, come avevo appena det to per ostentare il mio cinismo, voglia di vomitare? Ancora incerto, mangiai il pollo che qualcuno mi aveva te nuto in serbo. Un'altra bottiglia di champagne era indispensabile per raggiungere gli ultimi accordi. Eravamo sei, e dividemmo in sei pezzi il cartoncino che aveva contraddistinto il nostro ta volo (numero otto, me lo ricordo per il suo significato sim bolico). Scrivemmo le due date sopra un lato, allineammo sull'altro le sei firme: vidi subito un altro simbolo, nella suc cessiva lacerazione del biglietto, ma gli altri non accettarono le mie obiezioni, e ritennero valido un patto stabilito sopra un foglio strappato. E poi ciascuno serbò il proprio frammento. 1 Ancora una bottiglia, per concludere la cerimonia. E all'incirca quindici anni dopo la guerra civile sarebbe infuriata in Spagna. Il Palace Hotel sarebbe stato trasformato in ospe dale e bombardato. Che magnifico soggetto per Hollywood, l'odissea di sei amici, per lunghi anni lontani o forse, più pre cisamente, uniti da odi terribili, da contrastanti fantasmi, chei per una sera reprimono tumultuose passioni, dimenticano contrasti e partecipano a un lugubre, drammatico, cerimo nioso, nobile pranzo, tributo a una parola d'onore! Comunque, non saprei proprio dirvi se il pranzo ci sia realmente stato. Posso solo sussurrarvi, in un orecchio: io non ci andai. Poiché tutto finisce, a questo mondo, finì anche la nostra serata al bar. Ma uscendo di lì trovammo un altro bistrot, che restava apertoe fino all'alba, frequentato guardie treni notturne, da facchini, da strana gente avvezza adaprendere im possibili. Lì bevemmo anis del mono, mentre già la luce del l'aurora e il canto del gallo entravano dalle finestre. Via, via, andiamo a dormire, basta per oggi, domani è un altro giorno. Domani comincerò il mio Parsifal. Ed ecco cosa accadde: sveglia all'una, fra l'una e le due cinque vermut con olive, alle due un Martini secco, con sot tilissime fettine di prosciutto serrano, e acciughe. Dovevo pure far qualcosa, aspettando gli amici. E poi la colazione; Nove anni dopo ritrovai a Parigi uno di questi amici, che ammise di aver sempre conservato, preziosamente, il suo angolo di cartone, per tener fede al patto. Una volta di più rimasi attonito davanti alla puerilità endemi ca che ci sta attorno. Mentre gli animali, le piante, le architetture, le rocce sanno benissimo invecchiare, l'uomo non ci riesce.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
139/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
149
ma ricordo soltanto di aver bevuto, alla fine, moltissimi bic chierini di chartreuse, per ricordare il nostro pasto di fami glia, d'estate, a Cadaqués. E questo mi fece piangere. Verso le cinque o le sei del pomeriggio eravamo di nuovo a tavola, questa volta in una fattoria, nei dintorni di Madrid. Il piccolo patio dominava un orizzonte magnifico, la Sierra de Guadarrama, chiazzata di nere querce. E naturalmente ci venne voglia di mangiar qualcosa, e io ordinai un enorme piat to di merluzzo con salsa di pomodoro: al tavolo accanto alcu ni carrettieri mangiavano quello stesso merluzzo, ma usando il tallo coltello, mi colpì e l'idea come di accostare straordinariamente il gusto deldelicata pesce a equello aristocratica. del me Chiesi una pernice. Non c'erano pernici. Eppure volevo assolutamente mangiare qualcosa di succulento. La proprie taria mi offrì di scegliere tra un piccione e uno stufato di co niglio, da riscaldarsi, e si offese leggermente sentendomi pre ferire il piccione; spiegò che spesso le vivande riscaldate so no le migliori. Intanto si faceva tardi, tra due ore sarebbe sta to il momento di pensare al pranzo; oppure si poteva man giar qualcosa di sostanzioso e, a mezzanotte, cenettasubito leggera: «E va bene, mi porti questo coniglio, seuna è tan to convinta della sua bontà ». Se aveva ragione! Con l'intelligenza sensuale che custodi sco nel tabernacolo segreto del mio palato, compresi imme diatamente i misteri e i segreti della cucina riscaldata. La sal sa aveva infatti raggiunto un'elasticità che la faceva aderire all'interno della bocca, e la lingua ne schioccava da sola. Cre detemi, questo suono apparentemente prosaico, simile all'al tro, di una bottiglia stappata, è il solo feno menoquesto che orrendo, possa realmente esprimere la «soddisfazione». Per farla breve, il coniglio mi «soddisfece» moltissimo. Partimmo, e solamente allora mi resi conto di essere venu to lì con un corteo di macchine sontuose. Eravamo appena entrati in Madrid che il nostro igienico progetto di una cena leggera svanì e, ancora una volta, lo spettro del cibo ci abba gliò con la sua terribile, ineluttabile realtà. « Cominciamo col bere qualcosa, » suggerii « non abbiamo nessuna fretta. Poi vedremo ». Era un discorso ragionevole, perché il vino, in campagna, si era rivelato mediocre e ci eravamo dovuti accontentare deU : acqua. Così bevemmo tre Martini e, al terzo, sentii avvi cinarsi il momento del mio Parsifal. Avevo un piano preciso. Mi alzai e, fingendo di andare al gabinetto, mi allontanai da un'uscita secondaria. Respirai
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
140/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
150
LA MIA VITA SEGRETA
avidamente l'aria notturna e la gioia di ritrovarmi solo, poi con un taxi tornai alla casa dello studente; ordinai all'autista di aspettarmi un'ora, esattamente il tempo chesui micapelli, occor reva per farmiper bellissimo. Doccia, barba, vernice sebbene ne conoscessi i pericoli, ma il mio Parsifal meritava questo e altro! Un poco di nero sotto gli occhi, per rendermi più affascinante secondo lo stile «tango argentino», secondo lo stile «Rodolfo Valentino», allora il prototipo della bellez za maschile. Calzoni crema, giacca grigia e infine la camicia, che doveva coronare tanta raffinatezza, di seta cruda, sottile quanto una pellicola di cipolla e talmente diafana che, osser vando bene, si poteva scorgere, mio petto, definitiva, l'assoluta aquila imperiale dellasul peluria. Tolsi ladunque dal cassetto la camicia stiratissima, la gualcii tra le mani, la pestai con i pugni, la schiacciai sotto il baule, ci camminai sopra. L'effetto fu squisito, accentuato dal colletto, appena inami dato e splendidamente bianco, che aggiunsi alla fine. Quando fui pronto tornai al taxi, sostai dal fioraio per far mi appuntare una gardenia all'occhiello, diedi all'autista l'in dirizzo del Florida, una salafrequentata da ballo elegantissima. c'e ro mai stato, ma la sapevo dalla gente piùNon impor tante di Madrid: volevo cenare lì, tutto solo, e scegliere, scru polosamente, tra le donne più belle e più adorabili quelle che mi erano necessarie a realizzare, costi quel che costi, l'impre sa, impregnata ormai di erotismo, che dal giorno innanzi avevo definito Parsifal. Non avevo idea di dove si trovasse il Florida e, non appe na il taxi rallentava, credevo di esser giunto e ne provavo un'angoscia così forte da dover chiudere gli occhi. Cantavo il Parsifal con tutta la forza dei miei polmoni: che notte sarebbe stata, santo cielo! Sarei invecchiato di dieci anni. Però l'effetto dei tre Martini stava svanendo, e i miei pen sieri divenivano gravi e severi, costringendomi a una nuova decisione: avrei celebrato il mio Parsifal con l'aiuto dell'al cool, o senza? Il cielo, non ancora interamente notturno di Madrid si affollava di nubi turchine come si vedono solo nei quadri di velenosamente Patinir, e l'antico ricordo delle ascelle depilate e turchine si mescolava al ricordo recente del coniglio riscaldato. Riflettevo, calcolavo: mi servivano cinque donne elegantissime, e una sesta per i lavori secondari. Nes suna avrebbe dovuto spogliarsi. Ancor meglio se tenevano anche il cappello. Era solo essenziale che tutte, tranne due, avessero le ascelle depilate.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
141/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I5I
Sebbene contassi molto sul mio potere di seduzione, ave vo portato con me una grossa somma di denaro, ed essendo giuntomigliore, al Florida troppo epresto scelsi il ta volo perdeplorevolmente dominare la situazione sentirmi le spalle coperte. Non avevo ancora risolto il dilemma: bere o non be re? Per le operazioni preliminari, per prender contatto con le donne, per metterle in rapporto tra loro, per trovare il posto dove realizzare il Parsifal, forse era meglio pagar subito due donne, e usarle come complici ben remunerate. Insomma, per i diversi preparativi l'alcool sarebbe stato utilissimo, avrei superato la timidezza iniziale. Ma dopo, dopo sarebbe stato esattamente il contrario. Dopo avrei avuto bisogno di lucidità, di prontezza, di uno sguardo inquisitore, di una se vera perfidia, che mi rendessero capace di condannare, di as solvere, tra l'inferno e la gloria delle diverse scene, delle di verse situazioni orrende e desiderabili, magnifiche e umilian ti per le sette protagoniste di quel Parsifal che io avrei diret to (e come!) fino a quando i galli dell'alba avessero svegliato con le loro rugginose, agonizzanti note del primo canto ri morsi, rossi e per festonati zioni, esauste troppocome acuticreste, piaceri.nelle nostre immagina « Cosa comanda il senor? » domandò il capo cameriere strappandomi ai miei pensieri. «Stufato di coniglio con cipolle,» risposi senza esitare « ma che sia riscaldato ». E invece dovetti accontentarmi di un insipido pollastro, con due bottiglie di champagne. Intanto il locale cominciava ad affollarsi, mimava l'orchestra una danzante. coppia di Mi ballerini professionisti unasuonava, specie die lotta bastò un'occhiata per capire che la ballerina non mi offriva alcuna possibilità e che dovevo senz'altro escluderla dal Parsifal: era troppo bella, terribilmente, spiacevolmente sana e priva in modo assoluto di eleganza. Non ho mai incontrato, in vita mia, una donna che fosse contemporaneamente bellissima ed elegantissima: sono con ogni evidenza due qualità che si elidono a vicenda. La donna elegante deve armonizzare una moderata bruttezza a una bellezza ancor più moderata, evidente, sì, ma tale da non ol trepassare mai precisi limiti. La donna elegante deve esser priva di ogni splendore duraturo e persistente come uno squillo di tromba, almeno per quanto riguarda il volto. Per ché la donna elegante deve portare sul viso le stimmate, esat tamente proporzionate, della bruttezza, della stanchezza, dello squilibrio (che, aureolato di elegantissima arroganza, http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
142/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
152
LA MIA VITA SEGRETA
assumerà il carattere, sconcertante e attraente, del cinismo carnale). Per contro, le mani, le braccia, i piedi, le ascelle sa ranno di non una bellezza eccessiva alcuna, e abbagliante. I seni hanno importanza nella donna elegante. Non contano. Se sono perfetti, tanto meglio. Se sono disa strosi, tanto peggio. Per quanto riguarda il resto del corpo, un solo particolare è importantissimo: la conformazione del le anche deve esser tale da far sporgere, irrevocabili e aggres sive, le ossa. Ossa puntute, sotto qualsiasi abito, sempre pre senti, indimenticabili. Pensate forse che la linea delle spalle sia importante? Niente affatto. Ammetto ogni possibile disarmonia, e mi ral legro di venirne sconcertato. L'espressione degli occhi, que sta sì, è essenziale. Intelligente, intelligentissima, o almeno che lo sembri. Non si può concepire una donna elegante con occhi bovini. Per contro, la bellissima abbia sguardo idiota. La Venere di Milo è una dimostrazione perfetta della mia teoria. La bocca ha da essere, di preferenza, sgradevole e antipati ca. Ma all'improvviso, quasi per un impulso miracolo,spirituale, quasi per un'estasi segreta, per un eprezioso e raro si socchiuda in un'espressione angelica, tale da rendervela irri conoscibile. II naso... le donne eleganti non devono aver naso! I capel li siano sanissimi: la sola concessione della donna elegante al la salute. Infine, la donna elegante sia totalmente tiranneggiata dalla sua eleganza - dai suoi abiti, dai suoi gioielli -, unica e sola raison d'ètre, giustificazione del suo sfinimento, del continuo sperpero che farà di se stessa. Per tutte queste ragioni la donna elegante è implacabile nelle sue passioni sentimentali, ma quasi indifferente in quelle amorose. Un selvaggio, avido, antisentimentale, raffinato ero tismo si addice invece lussuriosamente alla sua lussuria, esat tamente come i vestiti e i gioielli lussuriosi si addicono al suo corpo lussurioso e in grado di accettare, logorandoli, erotismo e ornamenti, con la suprema lussuria del disprezzo... Questo esattamente cercavo: un ricco, vizioso, annoiato disprezzo, perché il mio Parsifal rendeva indispensabile la presenza di sei donne impeccabili e sprezzanti, disposte a obbedirmi alla lettera, senza perdere il loro tono glaciale, senza permettere alle nebbie delle emozioni erotiche di vela re la lussuria dei loro volti, sei donne abili nel godere feroce mente la voluttà, e sempre spregiandola.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
143/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
!53
Con occhi sbarrati, con dilatate pupille, mi guardavo at torno, e non potevo decidermi fra tante donne bellissime, nessuna delle la quali era, neppur elegante. Sta vo perdendo pazienza, anchelontanamente, perché la boìte era ormai affollatissima, e non speravo più che giungesse ancora molta altra gente. Insomma, per la prima volta dovevo accontentar mi di un Parsifal imperfetto: cominciai a operare concessio ni, a stabilire paragoni, in modo da fare la mia scelta fra le modeste possibilità del momento. E, nel profondo, sapevo benissimo che nulla è peggio dell'« eleganza approssimati va». Esiste, poi? Non diversamente si incoraggia un bimbo a prendere un purgante, dicendogli che è « quasi » un dolce. Ed ecco che, d'improvviso, due donne realmente eleganti entrarono insieme e, per colmo di fortuna, occuparono un tavolo poco lontano dal mio, rimasto libero allora. Quel che mi ci voleva: ora me ne mancavano solamente quattro. E in tanto studiavo le mie due prescelte, chiedendomi come fos sero i loro piedi, l'unico particolare ancora invisibile. Divini, certo. Le mani erano esemplari e rivaleggiavano in compiu tezza, tutte e quattro strettamente avvinghiate tovaglia in un groviglio tanto impudico da farmi perfinosulla rabbrividire. Una seconda bottiglia di champagne mi aveva restituito una moderata ubriachezza, e i miei pensieri cominciavano a disperdersi, esasperando in me il profondo senso dell'ordine e della continuità. Dovetti ammonire me stesso: «Sfammi bene a sentire. O sei Dali, o non lo sei. Avanti! Serietà! Rischi di sciupare il tuo Parsifal. Sta' attento. È un polso squisito, quello?laggiù! Sì, maQuella si accorderebbe una diversa bocca. Eccola è la bocca meglio fatta pera quel polso! Polso, bocca, bocca, polso... se soltanto si potessero fondere insieme, in una stessa persona! Del resto "si può", perché non provi? Scegli bene, prima di cominciare. Racco gliti. Vediamo se ci riesci. Hai già trovato tre ascelle stupen de. Fissale bene, una dopo l'altra, e poi, senza distrarti, vola con lo sguardo a quella gelida espressione, a quella bocca in solente... Procediamo con ordine. Prendi un'ascella, un'altra ancora, ora svelto alla bocca. No, hai dimenticato l'ascella nu mero due. Ricomincia, attento! La vedi bene, no, quell'ascel la? Oh, sì, delicatissima ascella! Ora espressione, espressione, bocca... Da capo, pianissimo: bocca, espressione, ascella, ascella... Di nuovo, e concentrati sull'espressione! Ascella, espressione, espressione, espressione, espressione, espressio ne, di nuovo ascella, di nuovo espressione... Soffermati un istante sull'ascella, e ora ricomincia, in fretta! Ascella, espreshttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
144/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
15 4
LA MIA VITA SEGRETA
sione, espressione, ascella, ascella, ascella, ascella, espressio ne, bocca, espressione, bocca, espressione, bocca, espressio ne, bocca, espressione, bocca, espressione, bocca, bocca...». espressio La testa mi girava vertiginosamente, e un bisogno di vomi tare, ora ben distinto dall'incerta, iridata sensazione di «sta re per innamorarsi», mi suggerì di alzarmi, con movimenti ben coordinati. Domandai cortesemente a una ragazza vesti ta da paggetto Luigi XIV dove fosse la toilette e lei mi rispo se con un cenno che non compresi. Infatti giunsi rapidamen te in una stanza ingombra di scrivanie, di macchine per scri vere, di grandi tavoli coperti di lettere e di fogli. Mi appog giai al tavolo centrale e vomitai con tutte le mie forze. Poi re spirai profondamente, ben sapendo di avere appena iniziato il mio compito: dovevo in realtà «buttar fuori tutto». La ra gazza in costume da paggio, con un vassoio pieno di sigaret te mi aveva seguito, e ora se ne stava immobile, guardando mi, sull'uscio. La raggiunsi, posai cinquanta pesetas tra i pac chetti, e supplicai: «Mi permetta di finire! ».
Chiusi la porta a chiave, tornai al tavolo col passo solenne e risoluto di chi è ben deciso a fare harakiri e, ripetendo il gesto di prima, mi appoggiai alla superficie rivestita di docu menti per vomitare ancora, con intensità crescente. Ero istu pidito e tutti i diversi sapori dell'anima mia mi uscivano di bocca, insieme con i sapori contrastanti delle mie viscere. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
145/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I55
I due ultimi giorni, confusi, intricati in grovigli di orgia e di digestione, rivivevano in me alla rovescia, secondo la mas scaldato, sima «glileultimi delicatissime saranno ascelle, i primi».i polsi, C'era le tutto, nuvole il coniglio di Patinir, ri e ancora un frammento di ascella, e ancora una zampetta di pollo e la gelida espressione, e il coniglio riscaldato, espres sione, gelida espressione, coniglio riscaldato, ascella delicata, coniglio, funghi, olive, monarchia, anarchia, acciughe, spa ghetti, chartreuse, spaghetti, gamberi riscaldati, coniglio ri scaldato, chartreuse, gamberi, coniglio, gamberi, ascelle, ver mut, spaghetti, coniglio riscaldato, vermut, bile, vermut ri scaldato, bile, spaghetti, bile, bile, coniglio, coniglio, gamberi, spaghet ti, spaghetti, bile, bile,coniglio, bile, gamberi, gamberi, vermut, vermut, vermut, coniglio riscaldato, bile, bile, bile, gamberi, bile! Mi asciugai il sudore dalla fronte, le lacrime dagli occhi, mi ero liberato di tutto: della mia anarchia, del mio nostalgi co, sublime, rimpianto Parsifal.1 Trascorsi il giorno dopo a letto, bevendo succo di limone. Il giorno andai, comeagitatissimi: di consueto,seall'accademia di belle arti, seguente e trovai gli studenti mi fossi ricor dato in tempo della bandiera bruciata a Figueras avrei pro babilmente riconosciuto l'atmosfera, evitando il disastro. Ma non lo feci e divenni testimone, partigiano, animatore di una nuova ribellione. Ecco cosa accadde: la cattedra di disegno era rimasta va cante e parecchi pittori di buona fama brigavano per ottener la, inviando le loro opere a un'esposizione appositamente al lestita. Tali lavori erano tutti mediocri, tranne quello di Daniel Vàsquez Diaz, che corrispondeva esattamente al cosiddetto postimpressionismo. Gli studenti, tutti direttamente influen zati da me, parteggiavano per Vàsquez Diaz come per il solo che, pur non arrivando al cubismo, ne sentiva, in un certo mo do, l'influsso. Io stesso, che avrei preferito un vecchio, classi co, abilissimo professore - ma non ce n'era neppure uno, era no apparentemente tutti morti -, parteggiavo per Vàsquez Diaz, il migliore tra i pessimi che ci stavano attorno. Il mio Parsifal deve restare un segreto impenetrabile per i miei lettori, segreto utilissimo per le prossime, accresciute e corrette edizioni di questo libro. È cosi generoso, da parte mia, offrire il mio corpo e la mia anima alla curiosità dei miei contemporanei, come un importantissimo documento scientifico, che mi sento autorizzato ad anticipare gli sviluppi commerciali della mia impresa cominciando subito a farmi pubblicità.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
146/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
15 6
LA MIA VITA SEGRETA
Quello stesso pomeriggio i professori procedettero a una loro votazione segreta e comunicarono poi, nell'aula magna affollata tutti gliprendere studenti,soltanto una decisione così Io, ingiusta co me se ne dipossono in Spagna. in segno di protesta, mi alzai, e senza una sola parola lasciai l'accade mia e raggiunsi, al caffè bar Regina, un gruppo di repubbli cani che si raccoglievano intorno a Manuel Azaria, il futuro presidente della repubblica. Il mio gesto era stato correttissimo e silenzioso, ma aveva provocato nei miei condiscepoli una vera tempesta, al punto che i professori avevano dovuto barricarsi nell'aula di dise gno, e anche la porta sarebbe stata abbattuta senza l'inter vento della polizia. Io, ritenuto l'istigatore della manifestazione, venni sospe so per un anno dall'accademia, e nonostante le mie proteste fui rimandato a Figueras. Arrivai in un pessimo momento: un movimento insurre zionale catalano era stato appena represso duramente dal ge nerale Primo de Rivera, le elezioni accrescevano il fermento popolare, tutti i miei amici erano rivoluzionari e io, che ero noto per confusi sentimenti monarchico-anarchici, fui subito arrestato dalla guardia civile e rinchiuso nella prigione di Fi gueras. Di lì mi trasportarono in quella di Gerona, e vi rima si un mese, finché mio padre non districò la strana matassa delle accuse a mio carico, dimostrando la mia innocenza. Questo periodo fu per me piacevolissimo. Ero ovviamente in compagnia di altri detenuti politici, i cui amici, parenti, ammiratori, ci inondavano doni. La sera bevevamo pre champagne (un pessimodichampagne locale, a dire ilsem ve ro). Avevo ripreso la mia Torre di Babele, e ne traevo nuove conclusioni, aiutato dalle recenti esperienze di Madrid. Ero felice, ricominciavo a scoprire il paesaggio della pianura d'Ampurdàn, chiuso tra le sbarre del carcere, e mi accorgevo di essere un poco invecchiato. Era un sentimento delizioso, almeno quanto quello della «prigione vera». Mi permetteva, finalmente, di abbandonarmi ai giochi della mia immagina zione.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
147/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO QUARTO RITORNO A MADRID ESPULSIONE DEFINITIVA DALL'ACCADEMIA DI BELLE ARTI VIAGGIO A PARIGI INCONTRO CON GALA DIFFICILE INIZIO DEL MIO SOLO, UNICO AMORE RINNEGATO DALLA FAMIGLIA
finalmente carcere di Uscii Gerona, partii perdal Figueras, giunsi in tempo per il pranzo, mangiai melanzane, andai al cinema, fui accolto da una ve ra ovazione. Ricordo tutto con molta chiarezza. Il giorno seguente ci trasferim mo a Cadaqués, dove divenni come sempre «ascetico», la vorai moltissimo, e alla fine dell'estate mi trovai scheletrico, simile a una fantastica figura di Hieronymus Bosch, di quelle predilette da Filippo II, in realtà una specie di mostro, con un occhio, una mano, un cervello e null'altro. E così trascorsi il periodo stabilito dal consiglio di disciplina, e tornai a Ma drid, dove il mio gruppo mi aspettava con impazienza. « Senza di te » dicevano « tutto era diverso ». Letteralmente mimi adoravano, mi cravatte vezzeggiavano, miunico, com pravano le scarpe, ordinavano a disegno mi prenotavano le poltrone a teatro, mi preparavano le vali gie, sorvegliavano la mia salute, si preoccupavano per il mio umore e combattevano, con la violenza di uno squadrone di cavalleria, le difficoltà pratiche che mi impedivano di realiz zare una qualsiasi fantasia. Mio padre, dopo l'esperienza dell'anno precedente, mi versava soltanto una modestissimo mensile, candore continuava pagare tutti i miei conti.maAl con restomolto sup plivano gli amici, chi impegnando un magnifico anello di fa miglia, chi ipotecando una proprietà appena ereditata, chi vendendo un'automobile per garantire le stravaganti spese di due o tre giorni. Eravamo tutti circondati dall'alone di «figli di papà», e ottenevamo prestiti da chiunque, rimborsando noi stessi, ogni tanto, i nostri creditori, i quali, generalmente, venivano poi interamente risarciti dai nostri genitori. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
148/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
158
LA MIA VITA SEGRETA
Le vere vittime non erano certo gli uomini d'affari che ci aiutavano professionalmente, ma i nostri modesti, i nostri ge nerosi amiciper cheammirazione, ci prestavanoe inoi lorofacevamo risparmi pagare per simpatia, per affetto, a caro prezzo qualsiasi colloquio amichevole, producendoci in usci te istrioniche: «Siamo stati derubati!» gridavo cinicamente intascando «Solo la mia osservazione a proposito del reali smo e del cattolicesimo vale cinque volte questa misera som ma! ». Una sera, un infelice artista riversò nel mio seno la piena dei suoi dolori, una storia di povertà pecuniaria uguagliata soltanto dalla sua povertà spirituale. Sperava certo di stabili re così una comunione d'anime quando, alla fine, mi chiese, sospirando, come me la cavassi io. «Io?» replicai sdegnosa mente «Io ho stabilito per me un elevatissimo prezzo». Ricordo che stavamo passeggiando fra le torri del palazzo postale, e da un'altissima finestra spalancata precipitò, pro prio allora, un oggetto bianchiccio. Il mio compagno non parlava, ma col volto affondato in un fazzoletto sporco sinhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
149/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
l
59
ghiozzava. Gli posai la mano sulla spalla, coperta di forfora: «E perché non ti impicchi? perché non ti butti dall'alto del la torre? ». lì, ripensando all'oggetto biancastro che precipi Lo lasciai tava dall'alto del palazzo postale. Era forse il conte di Maldoror? L'ombra di Maldoror si proiettava allora sul mio spirito così come, in una diversa e breve eclissi, l'ombra di Federico Garcia Lorca aveva pesato sul mio spirito e sulla mia carne.
Conobbi, in quel periodo, diverse donne eleganti, neces sarie al mio odioso cinismo come alimento erotico e morale. E di conseguenza evitai Federico Garcia Lorca e il gruppo, che stava diventando il « suo » gruppo. Fu il momento culmi nante della sua influenza personale. Fu anche il solo momen to, nella mia vita, in cui soffrii la tortura della gelosia. Passeggiavamo insieme, le lungo il paseo de la Castellana, diretti talvolta al caffè tutti che ospitava nostre discussioni letterarie, e improvvisamente Lorca cominciava a risplendere come un selvaggio, come un pazzo diamante. Fuggivo, im provvisamente, e per tre giorni nessuno mi rivedeva... Nessu no ha saputo strapparmi, finora, il segreto delle mie fughe e non lo svelerò certo ora. O, almeno, non ancora... Aggiungerò soltanto che il mio passatempo prediletto era, allora, tuffar banconote nel whisky e scioglierle così, con un http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
150/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
160
LA MIA VITA SEGRETA
cerimoniale lungo e complicato che sbalordiva gli eventuali testimoni. Mi piaceva, soprattutto, distruggere denaro in que sto mododemi-mondaine, discutendo, conuna raffinata avarizia, il prezzo una modesta delle tante donne che vi dioffro no anima e corpo, mormorando: « Mi darai quel che vorrai ». Alla fine di un anno denso di libertinaggio, fui espulso de finitivamente dall'accademia, con un decreto ufficiale, ap parso sulla «Gaceta» il 20 ottobre 1926, firmato dal re. Ho già narrato molto fedelmente le ragioni della mia cacciata, nel mio autoritratto aneddotico. Non ne fui affatto stupito, sapevo che qualsiasi professore, in qualsiasi paese, avrebbe condiviso l'indignazione dei miei esaminatori. In realtà il mio subcosciente desiderava l'espulsione, desiderava il di stacco da Madrid, dall'accademia, dalla vita dissipata. Vole vo passare ancora un anno a Figueras, e lavorare da solo, per poi convincere mio padre a lasciarmi continuare gli studi in Francia. A Parigi, con la massa di lavoro che mi sarei potuto portar dietro, avrei conquistato la vera potenza. Ma prima di lasciare Madrid, volli godermi l'ultima sera, in perfetta solitudine. Vagai inattraverso cento strade ancora nuove per me, spremendo, un estremo pomeriggio, fin l'ultima goccia della sostanziosa città, dove popolo, aristo crazia e preistoria non conoscono transizioni. Osso nudo, vagamente colorato di rosa sangue, Madrid mi splendette di nanzi, nell'essenziale e limpida luce d'ottobre. Più tardi se detti nel mio angolo prediletto, al solito bar, e contrariamen te alle mie abitudini bevvi semplicemente due whisky. Uscii mendicante però tra gli coperta ultimi, edivenni stracci, assalito che mi da perseguitò una vecchia, contremula le sue suppliche insistenti. Non le diedi retta, e proseguii per la mia strada; all'altezza della Banca di Spagna, con quella disgra ziata sempre alle calcagna, mi imbattei in una bellissima gio vane che mi offrì le sue gardenie. Le acquistai tutte, pagan dole cento pesetas, poi mi volsi e le donai alla vecchia, che ri mase immobile, impietrita, una vera statua di sale. Mi allontanai, adagio. Quando mi voltai nuovamente vidi, nel chiarore della luna, una piccola macchia nera che strin geva sul ventre una piccola macchia bianca, il cesto colmo di fiori che avevo affidato alle sue mani contorte come viti sec che e coperte di piaghe. Il giorno dopo mi sentii troppo pigro per preparare le va ligie, e me le portai dietro interamente vuote. Il mio arrivo a Figueras costernò la mia famiglia: espulso e senza una sola camicia pulita! Santo cielo, dove sarei andato a finire? Per http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
151/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
lèi
consolarli, continuavo a ripetere: «Vi giuro che ero convinto di aver riposto per bene tutta la mia roba! Si vede che mi son confuso con la volta precedente! ». Mio padre era letteralmente fulminato dal dispiacere, e vedeva compromesse tutte le sue speranze di vedermi coro nato dal successo. Posò con mia sorella per un disegno: si scorge chiaramente, sul suo viso, la patetica amarezza provo cata dalla mia espulsione. Mentre ero intento a realizzare disegni rigidamente classi ci, eseguivo anche una serie di quadri mitologici, cercando di trarre frutti positivi dalle mie esperienze cubiste, piegando le recenti certezze geometriche agli eterni princìpi della tradi zione. Partecipai a diverse esposizioni collettive di Madrid e di Barcellona, ed ebbi anche una personale nella galleria di Dalmau, che era il patriarca dell'avanguardismo artistico di Barcellona, e che sembrava appena disceso da una tela di El Greco. Pur non muovendomi mai dal mio studio di Figueras, tut to questo movimento provocò una viva agitazione e le pole miche araggiunsero orecchie di Picasso, che aveva di fanciulla, visto, Barcellona,leil attente mio Dorso lodandolo. Di conseguenza Paul Rosenberg mi scrisse, chiedendomi l'invio di riproduzioni fotografiche; per pura trascuratezza dimenti cai di rispondergli, ma comunque sapevo che mi sarebbe ba stato giungere a Parigi per metter tutti quanti nel sacco. Un giorno ricevetti un telegramma da Joan Mirò, allora già fa moso a Parigi. Mi annunciava che sarebbe venuto da me, a Figueras, con il suo mercante, Pierre Loeb. Mio padre ne fu favorevolmente impressionato, e cominciò a prendere in considerazione la possibilità di mandarmi a Parigi per conti nuare i miei studi. Mirò apprezzò molto i miei lavori, e con vera generosità mi prese sotto la sua protezione. Pierre Loeb, al contrario, manifestò il più profondo scetticismo e allora Mirò, per con solarmi, approfittando del fatto che il mercante aveva preso agendomi conversare il braccio: con mia«Detto sorella,framinoi, mormorò questi all'orecchio, parigini sonostrin an cora più bestie di quel che tu possa immaginare! Te ne ac corgerai presto». E infatti una settimana dopo la loro partenza ricevetti una lettera di Pierre Loeb, che non mi offriva un sontuoso contratto, come avevo sperato, ma mi confortava più o me no in questi termini: «Mi dia notizie del suo lavoro. Sono costretto a dirle che per il momento la sua produzione è anhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
152/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
162
LA MIA VITA SEGRETA
cora confusa e priva di personalità. Sia paziente, e lavori, lavori! I suoi innegabili doni devono ancora maturare. Se accadrà, forse un giorno potrò trattare la vendita dei suoi quadri». Quasi contemporaneamente Joan Mirò scrisse a mio pa dre, esortandolo ad accordarmi il permesso di trasferirmi a Parigi, concludendo testualmente: « Sono assolutamente cer to che l'avvenire di suo figlio sarà radioso! ». Sempre in quel periodo Luis Bunuel mi espose una sua idea: voleva fare un film, finanziato da sua madre, di cui aveva già il soggetto. Lo lessi, e mi colpì per la sua ingenuità addirit tura grottesca: mediocrissima avanguardia, basata sull'idea di un giornale improvvisamente animato, con tanto di cronaca e di vignette comiche. Alla fine, un cameriere accartocciava il giornale e lo gettava sul marciapiede, spingendolo poi in un rigagnolo con gran colpi di scopa. Era una conclusione addi rittura rivoltante, del più piatto sentimentalismo, e così co municai a Bunuel che il suo soggetto era inutilizzabile e che io avevo già pronto un copione cortissimo, fulminante, tutto impregnato di genialità e tale da rivoluzionare la cinemato grafia contemporanea. Ricevetti subito un telegramma da Bunuel che mi annun ciava il suo imminente arrivo a Figueras: fu entusiasta del mio progetto e decidemmo di metterci al lavoro per svilup parlo. Da quella collaborazione nacquero diverse idee mi nori, ma soprattutto trovammo insieme il titolo del film, Un chien anàalou. Poi Bunuel partì, con tutto il materiale. Si sa rebbe incaricato della realizzazione della scelta de gli attori, degli accessori, e così via. pratica, Dopo non molto lo rag giunsi a Parigi, e potei così dirigere il film attraverso le quo tidiane conversazioni con lui, che immediatamente e senza la minima obiezione accoglieva tutti i miei suggerimenti. Sa peva benissimo che io non potevo sbagliare, in nessun caso, mai! Facendo un passo indietro, devo riferire che rimasi ancora due mesi a Figueras, preparando il mio viaggio, e che prima della venuta di Mirò e di Pierre Loeb mi ero recato a Parigi, con mia sorella e mia zia. Fu un soggiorno brevissimo, di una settimana, e ne approfittai per vedere tre cose decisive: Ver sailles, il museo Grevin e Picasso. Fu Manuel Angelo Ortiz, pittore cubista di Granada e grande amico di Federico Garda Lorca, a presentarmi con una lettera a Picasso, il cui lavoro seguiva da vicino. Profondamente commosso, e pieno di rispettoso zelo, http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
153/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I63
quasi dovessi recarmi dal papa, giunsi alla casa, in rue de La Boétie, dove Picasso abitava allora. « Sono venuto a trovar lei » dissi « ancor prima di visitare il Louvre». « E hai fatto benissimo » mi rispose lui. Avevo portato con me un quadretto, ben involtato, La ra gazza di Figueras. Picasso lo studiò per un quarto d'ora, sen za commenti. Poi mi condusse al piano superiore e per due ore mi mostrò una gran quantità di quadri, posandoli uno dopo l'altro sul suo cavalletto, dandosi enormemente da fa re, spostando gigantesche pile di quadri appoggiati ai muri. E ogni volta che mi presentava qualcosa di nuovo mi lancia va un'occhiata così intelligente e così viva da farmi tremare, ma anch'io non feci commenti. Sul pianerottolo, al momento del congedo, ci scambiam mo semplicemente un'occhiata, che significava: «Hai capito?». «Ho capito! ». Fu dopo questo fulmineo viaggio che ebbi la mia seconda e laartisti mia terza esposizione, Dalmau einalSpagna Salon de gli iberici di Madrid.alla Lagalleria mia popolarità ne fu definitivamente consacrata. Giunsi a Parigi dicendo a me stesso: «O Cesare, o nul la!». Presi un taxi, e chiesi all'autista: «Conosce un buon bordello?». « Si accomodi, signore, » replicò quello, con un tono di or goglio leggermente ferito, ma ancora paterno «e non si preoccupi. conosco tutti». In seguitoLinon li visitai di certo tutti, parecchi sì, però. Al cuni mi piacquero immensamente, ad esempio lo Chabanais, nella via omonima, che era di una classe superiore, con la poltrona costruita su espressa volontà dell'imperatore Fran cesco Giuseppe per soddisfare i suoi particolari bisogni ero tici, con le vasche da bagno ornate di cigni in bronzo, con le scale, ombrate di false grotte in pietra pomice, di specchi, di candelabri, di tutta una pompa rosso dorato, molto Napole one III. E qui chiuderò gli occhi, per scegliere in vostro onore le tre diverse perfezioni che mi hanno dato, finora, le più profonde, le più contrastanti, le più inattese certezze di mi stero. La scala dello Chabanais rappresenta per me un'acme di erotismo segreto e sordido; il teatro del Palladio, a Vicen za, un'acme di divino estetismo; l'ingresso alle tombe dei re, all'Escoriai, un'acme di funebre e meravigliosa potenza. Di http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
154/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
164
LA MIA VITA SEGRETA
conseguenza l'erotismo dev'essere, per me, sordido, l'esteti smo divino, la morte meravigliosa. immensamente, Mentre le decorazioni le ragazzeinterne che vi dei abitavano bordellimimisembravano piacevano del tutto inadeguate. La loro volgarità, il loro carattere pro saico si contrapponevano al prototipo di eleganza che costi tuisce la prima condizione delle mie fantasie libidinose. Con dannavo quelle ragazze, banali anche se talvolta bellissime, che comparivano a qualsiasi ora in salotto con l'aria di aver appena interrotto, rimpiangendolo, un buon sonno, e ancora ne masticavano gli ultimi pezzi fra i denti. Ci sarebbe stato un solo modo per utilizzarle, e nemmeno Solosempre quelle con che rappresentavano un convenzionale tipo tutte. di creola, un sorriso animalesco sulle labbra, solo quelle avrebbero po tuto servire da « aiutanti ». Le vere donne bisogna cercarle al trove. In ogni caso frequentai abbastanza bordelli da saziar mene per il resto della vita, e ne trassi una quantità di sfondi e di pretesti tale da arredarmi convenientemente, in meno di un minuto, qualsiasi fantasia erotica, anche la più estenuante. 1
Esauriteinsieme; le visitefuaimolto bordelli, andai da Joan Mirò. Facemmo colazione laconico, pressoché muto: « Stase ra » mi promise lasciandomi « ti presenterò a Marguerite ». Ero certo che si riferisse al pittore belga René Magritte, che stimavo come il più «misteriosamente equivoco» fra i pittori del tempo. L'idea che il pittore fosse una donna e non un uomo, come avevo sempre creduto, mi sconvolse e decisi che, anche se non fosse stata proprio bellissima, me ne sarei senz'altro innamorato. «È elegante?» chiesi. «No, semplice, semplicissima! ». La mia impazienza divenne enorme. Semplice o no, l'avrei condotta allo Chabanais con qualche aspri bianco e nero in testa. Sì, ne avrei cavato fuori qualcosa di buono, non lo du bitavo. La sera Marguerite venne a prenderci nello studio di Mirò, in rue Tourlaque. Era una ragazza esilissima, con un piccolo viso mobile, simile un teschiodinevrastenico. Rinun ciai immediatamente a ognia speranza esperimenti erotici, Joan Mirò mi ricorda sempre il gufo della famosa storia marsigliese. Un tale promette a un amico di portargli, tornando dall'America del Sud, un bel pappagallo; però se ne dimentica, e, giunto a Marsiglia, cattura un gufo, lo tinge di verde, lo regala. Qualche tempo dopo rivede l'amico e gli chiede: « E il mio pappagallo, parla? ». « Parlare, no. Ma pensa, pensa moltissimo ».
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
155/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
i65
ma ne fui completamente affascinato: che strana creatura! E, per completare il mio stupore, non parlava affatto. Uscimmofoie-gras. per cenare, in place Pigalle: vino passabile ed eccellente Fu, senza alcun dubbio, il pasto più si lenzioso e sconcertante della mia vita, poiché nessuno dei commensali pronunciò una sola parola. A dire il vero Mirò aprì bocca, una volta, per chiedermi, con tono preoccupatis simo: «Hai uno smoking? ». Io intanto cercavo, sulla scorta dei loro quadri che ram mentavo benissimo, e dei loro «tic» che scoprivo lentamen te, di immaginare i loro pensieri, apparentemente indecifra bili, e soprattutto tentavo di cogliere, attraverso il loro muti smo, il rapporto ideologico che indubbiamente li legava. Ma non potevo fare alcun progresso in tal senso e, lasciandomi, Mirò ripetè soltanto: «Devi farti lo smoking. Bisogna andare in società». Solo alcuni giorni dopo seppi che non v'era alcun rappor to tra Marguerite e il pittore Magritte. Nel frattempo avevo già ordinato uno smoking dal piccolo sarto all'angolo di rue Vivienne, dove, come poi seppi, aveva abitato Lautréamont. 1 Non appena lo smoking fu pronto Mirò mi condusse a pranzo dalla duchessa de Dato, vedova del ministro conser vatore ucciso in rue Madrid. C'erano moltissimi invitati, ma ricordo solamente la contessa Cuevas de Vera che, qualche anno dopo, sarebbe diventata una mia grande amica. Seguiva da vicino il movimento artistico di Madrid, e di scutemmo insieme su diversi argomenti che, con ogni eviden za, gli altri commensali. Mirò, imprigionato in una annoiavano camicia inamidatissima, implacabile come un'armatura, seguitava a tacere, osservando e riflettendo, come un gufo! Dopo il pranzo andammo al Bateau Ivre per bere una bot tiglia di champagne. Fu là che scoprii il fantasmagorico, fo sforescente, interamente notturno essere chiamato Jacoby: lo avrei ritrovato, lungo il corso della mia esistenza, nell'immu tabile, propizia penombra di mutevolissimi locali notturni. Il pissi il motivo, pallido volto di una Jacoby fra le sarebbe tante ossessioni divenuto, senza della mia che vita io nepari ca gina. Era una vera lucciola, quello straordinario Jacoby! Mirò pagò il conto del Bateau Ivre con una disinvoltura che mi colmò di ammirazione, e ce ne tornammo verso casa, lui e io: « Sarà difficile per te, » spiegò «ma non scoraggiarti. Isidore Ducasse, detto conte di Lautréamont (1846-1870). I suoi Chants de Maldoror ebbero un'enorme influenza sul surrealismo. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
156/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
l66
LA MIA VITA SEGRETA
Non parlare troppo» (compresi allora che probabilmente i suoi silenzi facevano parte di una tattica) « e non trascurare la allaginnastica. boxe». Io ho un allenatore, e ogni mattina mi esercito Tra una frase e l'altra contraeva le labbra, in una smorfia piena di energia. « Domani faremo visita a Tristan Tzara, il capo dei dadaisti. Ha una grande influenza. Forse ci inviterà a un concerto. Dob biamo rifiutare. Dobbiamo evitare la musica come la peste». Un lungo silenzio, e poi: «Una cosa sola è importante, nel la vita. Bisogna essere ostinati. Quando non riesco a espri mere quel che sento, in un quadro, batto la testa contro il muro finché non vedo il sangue sprizzar fuori e macchiarlo ». E poi ancora, al di sopra della spalla: «Salud! ». E se ne andò. Per un attimo ebbi la visione della parete insanguinata. Quel sangue era il mio e, sebbene già allora Mirò tendesse, in pittura, verso ideali che rappresentavano esattamente l'opposto dei miei, quel sangue coagulato era lì, vivido e pre sente. Il giorno seguente feci colazione a casa di Pierre Loeb con una mezza dozzina di colts:1 tutti avevano in mano il loro bravo contratto firmato che equivaleva a una piccola, mode sta gloria, di effimero splendore, mai realmente calda e di lì a poco del tutto raffreddata. Quasi tutti avevano la bocca segnata dal solco amaro im posto dalla prospettiva di dover mangiare per il resto della loro glicarnagioni avanzi, eternamente riscaldati, una delle fama loro de funta.vita E le erano verdastre, per di colpa orge di bile, delle loro viscere continuamente torturate dal l'invidia. La sola personalità che spicchi ancora nella mia memoria sopra quel mucchio di volti già svaniti è il pittore Pavel Tchelitchew: fu lui a insegnarmi l'uso della metropolitana. Per nulla al mondo avrei voluto servirmene e il mio terrore era così evidente che Pavel ne rise fino alle lacrime. Mi co strinse ad accompagnarlo nel treno sotterraneo e lì mi an nunciò che doveva scendere a una fermata prima della mia. Io mi afferrai terrificato al suo cappotto: «Tu scendi alla prossima stazione,» mi ripetè lui parecchie volte «vedrai Nel gergo degli artisti americani colt equivale al francese poulain, cioè l'artista stipendiato dal mercante di quadri che ne assorbe quasi interamen te la produzione. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
157/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
\6j
scritto "sortie", in grosse lettere. Scenderai dal vagone, sali rai alcuni gradini e sarai fuori. In fondo, basta che tu segua gli Ealtri viaggiatori cheuscito? escono con te». se nessuno fosse Ma arrivai, scesi, salii e fui fuori. Dopo la tremenda op pressione del metrò, tutte le difficoltà mi parvero insignifi canti. Tchelitchew mi aveva insegnato il cammino delle tene bre e la formula esatta del mio successo. Da allora in poi avrei sempre saputo utilizzare i neri e profondi meandri del lo spirito. Perfino i miei più intimi amici si sarebbero in futuro chie sti, durante i miei lunghi periodi di assenza: «Ma dov'è Dali? Ch e sta facendo? ». D ali stava sempl icem ente viaggiando sotto terra e di colpo, quando meno lo si aspettava, risaliva, usciva, arrivava! Poi di nuovo sparivo e di nuovo arrivavo, scendevo, salivo, ero fuori. E il rumore quasi asfissiante del metrò riprendeva il suo ritmo furente, ripetendo con voce mo no to na e cesarea: «V en i, vidi, vici; veni, vidi, vici; veni, vi di, vici». Ma nonostante tutto preferivo prendere un taxi, facendo lo attendere ore intere e dando agli autisti mance inaudite che mi mandavano in rovina. Arrivo! arrivo! sono arrivato in tempo! Un chien andalou entrava in lavorazione. Pierre Bacheff era esattamente il fanciullo che avevo immaginato, il mio protagonista perfetto. Già allora era completamente dro gato e odorava sempre di etere; appena finito il film si uccise. Ecco una sintesi di quello che Eugenio Montes scrisse nel 1929 a proposito di Un chien andalou: Bunuel e Dali si sono risolutamente posti al di là della barriera definita buon gusto, al di là di quanto è gradevole, epidermico, fri volo, francese. Un passaggio del film è sincronizzato con la sinfonia del Tristano: sarebbe stato meglio preferire la Jota della Pilórica, di colei che non volle esser francese, ma aragonese, spagnola di Arago na, dell'Ebro, questo iberico Nilo. (Aragona, tu sei un Egitto, tu erigi alla morte piramidi di Jotas.) Barbara, elementare bellezza, la luna e il deserto dove il sangue è più dolce del miele riappaiono al cospetto del mondo. No! No, non guardate le rose di Francia! La Spagna non è un giardino, lo spa gnolo non è un giardiniere! La Spagna è un pianeta e le rose del de serto sono asini imputriditi. Lo spagnolo è essenza, non raffinatez za. Lo spagnolo non può dipingere tortorelle, o mascherare asini putrefatti. Perfino i Cristi scolpiti sanguinano in Spagna, e quando li portano in processione due file di gendarmi li accompagnano.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
158/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
l68
LA MIA VITA SEGRETA
E concludeva: Un chien anàalou stabilisce una data nella storia del cinema, una data scritta col sangue secondo il gusto di Nietzsche, secondo il co stume spagnolo.
Il film produsse esattamente l'effetto che desideravo e affondò come una spada nel cuore di Parigi, uccidendo in una sera dieci anni di falsa avanguardia intellettuale del do poguerra. L'arte astratta ci crollò davanti, per non rialzarsi mai più, dopo aver visto « un occhio di fanciulla tagliato dal la di un Era così che il film E non ci lama sarebbe piùrasoio stato ». spazio in Europa per cominciava. le piccole, mania cali losanghe di Monsieur Mondrian. Gli organizzatori di un film hanno generalmente la pelle dura e non si stupiscono di nulla, ma io riuscii a sbalordire il nostro, benché il film fosse breve e abbastanza semplice. Ec co una piccola lista di accessori, assolutamente indispensabi li, che presentai: una donna nuda che tenga nell'incavo delle braccia senza bocca, due ricci e unadiseconda, mare vivi; in cui unala maschera bocca sia per sostituita Bacheff, da peli disposti all'incirca come quelli delle ascelle; quattro asi ni in avanzato stato di decomposizione, ognuno collocato so pra un grande pianoforte; una mano molto naturale tagliata, un occhio di mucca, tre nidi di formiche. Fu meraviglioso girare l'episodio degli asini decomposti sui pianoforti. Io «truccai» la putrefazione degli asini usan do grandi barattoli di colla, prodigalmente sparsa su di loro. Poi allargai le loro orbite tagliandole con le forbici; spaccai furiosamente anche le loro bocche affinché i denti spiccasse ro meglio, e alla fine aggiunsi a ogni asino un certo numero di mascelle supplementari perché sembrassero vomitar fuori la loro morte, accompagnandole a quelle altre dentature ab baglianti, i tasti bianchi dei pianoforti neri. L'effetto com plessivo era più lugubre di cinquanta bare ammucchiate le une sulle altre. Un chien andalou interruppe per qualche tempo la mia carriera mondana e rispondevo alle insistenze di Joan Mirò dicendogli: «Preferisco cominciare con asini putrefatti. È il lavoro più urgente; tutto il resto verrà da sé». Avevo perfettamente ragione. Nel frattempo una sera incontrai Robert Desnos alla Coupole; mi invitò a casa sua, e io ci andai portando come sem pre un quadro sotto il braccio, un campione della mia arte. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
159/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
169
Desnos avrebbe voluto comprare il primo che vide, intitola to Il primo giorno di primavera, poiché ne capì l'originalità, la sorprendente violenza dei simboli scelti a rappresentare il piacere libidinoso. «Non v'è nulla di simile a Parigi» ripete va: ma non avendo soldi, non potè acquistarlo. Cominciò in vece a parlare interminabilmente di Robespierre, con un ner vosismo automatico e tremendo, una poesia inesauribile e in tensa: mi venne una voglia irresistibile di dormire. Ho notato con stupore che appena qualcuno mi parla troppo lungamente della Rivoluzione francese, io mi amma lo. Anche quella volta mi si infiammarono le tonsille, ed ebbi una forte angina. Trascorsi il periodo della malattia tutto so lo nella mia camera d'albergo che cominciò a sembrarmi lu rida; seguivo sul soffitto le passeggiate di insetti che erano forse scarafaggi, forse cimici. Una mattina, svegliandomi, vi di il soffitto libero dalle loro ombre nere e immaginai fossero caduti sul mio letto. Corsi allo specchio, mi guardai lunga mente e scorsi in mezzo alla schiena una piccola macchia bruna. Era certo una cimice che mi si affondava nelle carni e comea impazzito una lametta daemorragia. barba e tagliai, tagliai, fino provocare presi una violentissima Il dottore ac corso nella mia stanza inondata di sangue capì subito che avevo estirpato così non una cimice, ma un minuscolo neo di cui avevo dimenticato l'esistenza. Dopo la convalescenza mi trovai debolissimo e depresso. Il bilancio della mia esistenza mi sembrava in passivo: Un chien andalou non otteneva, per mancanza di pubblicità, il successo che speravo, di non aggiunto finanziario al film un'altra dozzina edi rimpiangevo asini putrefatti. Cheaver al tro? Ero stato qualche volta in società, ma la mia timidezza mi aveva paralizzato, impedendomi di brillare. Il mercante di quadri Camille Goemans mi prometteva vagamente un contratto, ma ne rimandava di giorno in giorno la firma, fino a lasciarmi intendere che avrebbe forse acquistato la mia produzione dell'anno successivo. infine non trovavoperla dirla donnatutta, elegante a cui consacrare le mieE fantasie erotiche: non trovavo donne, ele ganti o meno. Eppure trascorrevo interi pomeriggi in questa inutile caccia, esplorando i caffè, percorrendo i viali, seguen do quelle che, sia pur vagamente, mi interessavano, salendo sui tram per sfiorare col ginocchio quello delle più attraenti (che, immediatamente, si alzavano e cambiavano posto). «Volevi metter Parigi nel sacco! » dicevo a me stesso con la gola disseccata da insoddisfatti desideri. «Ed ecco che ci http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
160/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
170
LA MIA VITA SEGRETA
sei finito tu, li dentro! Nessuna donna, neppure la più brut ta, ti degna di uno sguardo! ». E ritornando nel mio albergo, infinitamente prosaico, le gambe molli di stanchezza, sentivo l'amarezza della frustrazione colmarmi il cuore. Avvilito per non aver saputo raggiungere quegli esseri inaccessibili, mi mettevo davanti allo specchio dell'armadio e lì, con la mano, compivo il ritmico, solitario sacrificio che prolungavo fino a riassumervi tutte le donne intraviste nel pomeriggio. Spesso vagavo nei giardini del Luxembourg, sedevo sopra una pan china e piangevo. Una sera Goemans, il mio futuro mercante, mi condusse al Bai Tabarin e mi mostrò un uomo accompagnato da una si gnora lucente di paillette nere. «Vedi, quello è Paul Eluard, il poeta surrealista» mi disse. « È molto famoso, e per di più compra quadri; sua moglie è in Svizzera, e quella è una sua amica». Andammo a salutarlo e bevemmo insieme parecchie botti glie di champagne. Eluard mi parve un essere leggendario. Beveva tranquillamente e sembrava totalmente concentrato nella contemplazione stupende donne venuto che ci circonda vano. Lasciandomi, midelle promise che sarebbe nel corso dell'estate a Cadaqués. La sera dopo presi il treno per la Spagna. Prima di partire mangiai i vermicelli in brodo alla stazione, e per la prima vol ta dopo la mia malattia mi accorsi di avere ancora fame. Ogni vermicello, scivolandomi in bocca, sembrava bisbi gliarmi: «Non devi esser malato anche se non hai messo Pa rigi nel sacco». Da allora seppi che se qualcuno vuol mettere il suo prossimo nel sacco e non ci riesce, si ammala. Lasciai quindi la mia malattia alla stazione di Parigi, come si lascia un vecchio cappotto, mi arrampicai nella mia cuccetta per svegliarmi l'indomani nella pianura soleggiatissima di Ampurdàn. Esattamente come i temporali rendono limpidi i cieli, le mie infermità parigine mi donarono una salute « trasparentissima »: mi sentivo realmente trasparente e talvolta mi guar davo le unghie col timore di veder nascere sotto una bianca peluria, e mille vaghi presentimenti annunciavano che nel corso dell'estate mi sarei innamorato,miche Galuchka rediviva mi sarebbe apparsa con un nuovo corpo di donna. Fin dal momento del mio arrivo ero ritornato in piena in fanzia: i sei anni di studi normali, i tre anni di accademia a Madrid, il viaggio a Parigi, tutto scivolava vaporosamente sullo sfondo della mia vita, o persino svaniva. Di nuovo infi nite immagini intraviste da piccolo passavano dinanzi ai miei http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
161/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
IJ1
occhi estatici, di nuovo le teste dei conigli, con occhi di pap pagallo che subito si trasferivano in una testa di pesce, mi si allineavano dinanzi, condensate. Dopo aver tra scorso qualche tempocomplesse nel pigro egodimento delle reminiscen ze infantili, decisi di cominciare un quadro che restituisse con la massima fedeltà quelle apparizioni 1 senza alcun inter vento del mio gusto personale. Opera insolita ed estremamente sconcertante, opposta ai « collage da daisti » e anche alla pittura di de Chirico: qui infatti lo spettatore è sempre costretto a credere nella Infine, realtà terrena del soggetto, elementare limitatamente biologica. opera opposta anche di allenatura poetiche mollezzee delle pitture astratte che stupidamente continuano, farfalle cieche, a cozzare contro le lampade spente delle luci neoplatoniche. Io solo ero il vero pittore surrealista, almeno secondo la definizione che ne dava André Breton, capo ufficiale del surrealismo. Tuttavia, quando Breton vide poi questo mio qua dro, esitò davanti ai suoi elementi scatologici: il quadro rappresentava infat ti una figura vista da tergo, con le mutande chiazzate di escrementi. L'aspet to involontario di questo elemento, caratteristico nella iconografia psicopa tologica, avrebbe dovuto illuminare Breton. Io invece fui costretto a giusti ficarmi dicendo che si trattava di un simulacro.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
162/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
17 2
LA MIA VITA SEGRETA
1929. Eccomi nella Cadaqués della mia infanzia e della mia adolescenza. Ero un uomo, ormai, e stavo cercando con tutte le mie forze di o meglio, usavoelevato tutte lealmie energie nell'attesa di impazzire: una follia che mi avrebbe di sopra di me stesso. «Ahi! Ahi! » gridava l'anima mia. Fu allora che cominciai ad avere scoppi di risa isterici. Ridevo tanto, da solo, in camera mia, da dovermi buttare sul letto, esausto. Ridevo tanto da soffrirne con violenza estrema. E di che ridevo? Di tutto, o quasi. Ad esempio, im maginavo tre pretini in fila che correvano disperatamente lungo una passerella. L'ultimo era il più piccino, e proprio mentre stava per lasciare la passerella, gli vibravo un colpet to sul sedere. Lui si fermava come un topo in trappola, poi tornava indietro e, sempre correndo, percorreva la passerella a ritroso, allontanandosi così dagli altri due pretini. Il suo terrore mi procurava una ilarità irresistibile. Un altro esempio, tra mille: immaginavo uno qualsiasi fra i miei conoscenti con un piccolo gufo sulla testa. A sua volta il gufo aveva sulla testa un escremento, un mio escremento. L'ef ficacia del che piccolo gufo non peròdovevo costante e dipendeva dal la persona lo portava sulera capo: cercare lungamen te l'espressione di un volto che si addicesse al mio gufo. Quan do ci riuscivo, esplodevo in così spasmodiche risate che i miei familiari, anche in stanze lontane dalla mia, si spaventavano: «Che succede? ». «È il ragazzo che nuovamente ride! ».
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
163/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
173
Fu in queste condizioni che mi sorprese il telegramma del mio mercante Camille Goemans: annunciava una sua visita. Infatti, confine l'aiuto e il consiglio di mio padre, avevo condot to a buon le trattative per il contratto. Si era stabilito che Goemans mi avrebbe dato tremila franchi per il diritto di trattare la vendita della mia produzione estiva. I quadri sa rebbero stati esposti nella sua galleria al principio dell'inver no, ne avrebbe scelti tre per sé, riservandosi l'un per cento sugli altri. Mio padre ne era soddisfatto e io non me ne cura vo particolarmente perché mi mancava il senso preciso del denaro. Pensavo ancora che cinquecento franchi in biglietti di piccolo taglio potessero durare molto più a lungo di una sola banconota da mille. Questo apparirà improbabile ai miei lettori, ma i miei amici possono testimoniare che dico il vero. Quando Goemans venne a trovarmi fu entusiasta del mio quadro II gioco lugubre, peraltro ancora incompleto. Qualche giorno dopo giunse René Magritte con sua moglie, Luis Bufiuel lo seguì da presso ed Éluard scrisse annunciando la sua prossima venuta. Tutti questi surrealisti venivano a Cadaqués, cittadina priva di ogni comodità se non si avevainaudita. una ca sa propria, unicamente attratti dalla mia personalità Le mie risa li sorprendevano molto, e il loro stupore ag gravava ancora l'intensità dei miei accessi. Quando la sera re stavamo sdraiati sulla sabbia a goderci il fresco, io comincia vo un discorso profondamente filosofico che interrompevo subito per scoppiare a ridere. Ben presto abbandonai ogni tentativo di conversazione, limitandomi a ridere. I miei amici accettavano un genio parquesto mio. fatto con rassegnazione poiché veniva da « Non chiedete a Dali la sua opinione in proposito, » dice vano «naturalmente scoppierebbe a ridere e non potrebbe smettere per una decina di minuti». Talvolta cercavo di spiegarmi con loro, commosso dall'avi da curiosità di quei volti: « Fate conto di vedere una persona rispettabilissima. Ecco, ci siamo! E ora immaginate un pic colo gufo Mi sullasono sua spiegato? testa, un gufo realistico. ». stilizzato, ma con un muso Tutti, serissimi, cercavano di rappresentarsi l'immagine che avevo evocato e rispondevano in coro: «Sì, sì! ». «E ora immaginate sulla testa del gufo un mio escremen to! Mio, lo ripeto! ». Tutti restavano in attesa, e ancora non ridevano. «Ecco, è tutto! » gridavo. E finalmente ridevano, ma fiocamente, per farmi piacere. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
164/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
174
LA MIA VITA SEGRETA
«No, no! » protestavo. «Non avete capito, lo vedo bene! Se aveste capito vi rotolereste in terra come faccio io! ». Proprio mentresurrealista mi torcevoPaul dalleEluard risa, una la mac china del poeta e dimattina sua moglie si fermò davanti alla nostra casa. Erano stanchi del lungo viag gio poiché giungevano dalla Svizzera dove erano stati ospiti di René Crevel. Mi lasciarono quasi subito per andarsi a ri posare e stabilimmo che li avrei raggiunti verso le cinque nel loro albergo, il Miramar. La moglie di Eluard, Gala, mi colpì per il suo viso intelli gentissimo, però mi parve di pessimo umore e seccata di tro varsi a Cadaqués. Verso le cinque ci trovammo tutti intorno agli Eluard e bevemmo insieme all'ombra dei platani. Io pre si un Pernod ed ebbi una piccola crisi. Il mio caso fu spiega to a Eluard, che parve molto interessato. Ma gli altri, avvezzi a mie crisi molto più gravi, ebbero l'aria di dire: «Questo è niente; aspetta e vedrai ». La sera, durante la passeggiata, discussi con Gala questio ni intellettuali e la meravigliai per il rigore che sapevo impor re alle mie idee. confessòinsopportabile, più tardi che sulle primei mi ave va giudicato unaMicreatura perché capelli laccati e un'eleganza eccessiva mi davano un'« untuosità da professionista di tango argentino ». Effettivamente il periodo madrileno mi aveva lasciato un frenetico gusto dell'ornamento. In camera mia stavo sempre nudo, ma se soltanto dovevo andare in paese impiegavo un'ora a farmi bello, incollandomi i capelli, rasandomi con cura maniacale, indossando sempre pantaloni bianchi anche stiratissimi, sandali fantasia e camicie in pura seta. Portavo una collana di perle false e intorno al polso un braccialetto di metallo. Per la sera, poi, avevo disegnato e fatto confeziona re con molta cura alcune camicie di tessuto pesante, scollate e con amplissime maniche, che mi conferivano un'aria asso lutamente femminile. Facendo un passo indietro, dirò che riconobbi subito in Eluard un poeta della categoria di Lorca, a dire un ta autentico e grandissimo. Aspettavo con vale impazienza di poe sen tirgli lodare il paesaggio di Cadaqués, ma lui «non lo vedeva ancora». Allora provai a sistemargli un piccolo gufo sulla te sta: non risi. Lo collocai sulla testa di Lorca: non risi. La virtù particolare del mio gufo sembrava scomparsa e invano lo mi si su teste che abitualmente producevano le più efficaci com binazioni. Finalmente situai il gufo sul marciapiede con la te sta all'ingiù, saldata al cemento dalle mie stesse feci. L'effetto http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
165/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
17 5
fu talmente irresistibile che dovetti buttarmi in terra ranto lando, prima di riprendere la passeggiata con gli Eluard. ritrovarci Alla finetutti, li riconducemmo l'indomani mattina al loroverso albergo le undici, e stabilimmo davanti dia casa mia, per fare il bagno insieme sulla mia spiaggia. Agita to dall'idea che i surrealisti, e specialmente gli Eluard, sareb bero venuti, quella notte dormii appena, e mi rammaricai, irritatissimo, della mattinata perduta. Avrei dovuto, infatti, in terrompere il mio lavoro un'ora prima del solito, e quindi tanto valeva non cominciarlo neppure. Incorniciata dalla mia finestra, la mattina intonava per me il canto dell'impazienza, e lo scricchiolio della ghiaia, sotto i piedi dei primi passanti, mi faceva rabbrividire. Oh, poter fermare la corsa del sole, poterlo respingere nel mare, poter evitare l'incerta battaglia che i miei presentimenti mi annunciavano ! Ma quale battaglia? Già il mattino raggiava con la placidità consueta, più intensa, forse, del solito, poiché prean nunciava eventi portentosi. Intorno al mio cuore ansioso si raggrumavano, ridestandosi, i rumori quotidiani: la porta dellailcucina apertaChiusi dalla domestica, il passaggio del meglio, pastore con suo gregge. gli occhi per concentrarmi e fui investito dal conturbante, drogato, sinfonico afrore del gregge, dominato dal più forte odore degli escrementi, che penetrò le mie narici come una dominante nota genitale. Al lo stesso modo potei distinguere, dieci minuti dopo, nel pas saggio di molte altre barche, il caratteristico ritmo che Enrique, il pescatore, sapeva imporre al suo remo. Cronologica mente, tutto scivolava via come gli altri giorni. Eppure... Che sarebbe accaduto? Mi ero seduto davanti al cavalletto, ma mi alzavo continuamente. Provai e riprovai gli orecchini di mia sorella. Mi stavano benissimo, ma forse mi sarebbero stati di impaccio nel nuotare. Però non rinunciai alla mia collana di perle. Avevo deciso di abbagliare gli Eluard: sarebbe stato preferibile, dal momento che dovevo esser nudo, o quasi, presentarmi spettinatissimo, con i capelli gonfi e ricci. Del resto, il giorno innanzi mi avevano visto con i capelli lisci e laccati. Dunque, non appena li avessi sentiti, di lontano, giungere, sarei sceso, ricciutissimo, imperlato, la tavolozza e una rag giera di pennelli in mano. Nero di pelle com'ero, abbronzato fino a sembrare un arabo, avrei prodotto un effetto sensazio nale. E tuttavia non ero ancora interamente soddisfatto. Ri nunciai definitivamente all'idea di lavorare per dedicarmi so lo alle mie civetterie. Presi la mia migliore camicia e ne tagliai http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
166/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
176
LA MIA VITA SEGRETA
irregolarmente i bordi, fino a renderla talmente corta da la sciarmi l'ombelico scoperto. Poi l'indossai, e cominciai a la cerarla strappo lasciò nudaun'altra la mialacera spalla sinistra,accuratamente: un altro scoprìuno i peli neri del petto, zione, a destra, mise in mostra il mio capezzolo quasi nero. Restava un problema: il colletto. Aperto o chiuso? Né l'uno, né l'altro. Lo abbottonai accuratamente e poi lo tagliai, tutto attorno, con le forbici. I pantaloni rappresentavano un enig ma insolubile, ma solo apparentemente: erano, infatti, trop po sportivi per completare il miscuglio arabo-picaresco cui aspiravo. Li rivoltai: erano foderati di cotone bianco, mac chiati della ruggine dalla mia cintura, proprio quel che ci vo leva. Che altro potevo ricamare sul «tema obbligato» dei calzoncini da bagno? Un'ultima parte della mia apparizione mattinale andava curata. Mi rasai i peli delle ascelle, che però non divennero affatto azzurrine come quelle delle eleganti madrilene; allora presi un po' di turchinetto nella lavanderia, lo mescolai alla cipria e me ne cosparsi le ascelle. L'effetto fu, momentaneamente, incantevole, ma quasi subito il sudore cominciò a scorrermi lungo i fianchi in rivoletti celestini. Mi lavai, mi strofinai, e la pelle, già arrossata dal rasoio, divenne anche più rossa. Una nuova idea mi folgorò, finalmente de gna di me. Non l'artificioso azzurro, non il sano rosso della strofinatura! Sangue coagulato ci voleva, per una parte del corpo così preziosa! Già mi ero fatto un taglietto, rasando mi, e la macchiolina di sangue fu un campione convincente. Ripresi la Gilette, ricominciai l'operazione della rasatura in modo da graffiarmi profondamente. Ben presto le ascelle fu rono piene di sangue, e io,goccia primache di lasciarlo sui graffi, ne raccolsi qualche sparsi sulcoagulare petto e sulle ginocchia: qui, soprattutto, erano meravigliose a vedersi! Non resistetti alla tentazione di scalfirmi anche, leggermente, un ginocchio. Un capolavoro! E non avevo ancora finito: le mie trasformazioni mi sembravano sempre più adorabili, e stavo davvero innamorandomi di me stesso. Con straordina ria abilità mi fissai dietro l'orecchio un grande geranio rosso fuoco. E ora, un profumo! Possedevo solo acqua di colonia, che mi dava il voltastomaco. Dovevo inventare qualcos'altro. Oh, se soltanto avessi potuto profumarmi con gli escrementi caprigni poc'anzi respirati! Cercavo, cercavo, senza trovar la soluzione. Un momento! Salvador Dali balza in piedi in at teggiamento risoluto. Ha dunque trovato: altrimenti, quale sarebbe la causa di tanta agitazione?
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
167/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
177
Mi precipitai a cercare i fiammiferi. Accesi un fornelletto a spirito che utilizzavo per le mie incisioni, misi a bollire l'ac qua, vi disciolsi alcuni fogli di colla di pesce. Nel frattempo volai in una rimessa, dietro la casa, dove sapevo di trovare al cuni sacchi pieni di concime caprigno: spesso, negli umidi crepuscoli, quando l'odore si faceva più intenso, l'avevo re spirato con gioia pur riconoscendolo imperfetto. Rientrato in studio, gettai una manciata del concime nell'acqua gluti nosa e bollente, e mescolai, mescolai, fino a ottenere una pa sta omogenea. La colla di pesce spegneva il concime, ma io lo sapevo caprigno che, sarebbe una voltastato « depositati» onnipotente. entrambi La perfezione gli odori,fuquel rag giunta con una bottiglietta di aspic oil, utilizzato anch'esso per le mie incisioni: ne versai tutto il contenuto nel tegamino e, oh miracolo! ecco il desiato lezzo! Quasi per magia, mi sentivo circondato di capre, e non appena il composto si fu raffreddato me ne stropicciai l'intero corpo. Eccomi pronto. Pronto per chi? Il campanile di Cadaqués suonava le undici. Mi affacciai. Lei era già sulla spiaggia. Lei chi? Non mi interrompete. Ho detto che « lei » era lì, e do vrebbe bastarvi. Gala, la moglie di Eluard. Era lei. Galuchka rediviva! La riconobbi, vedendole la schiena nuda. Il suo corpo era rive stito di un'epidermide assolutamente infantile, ma le spalle, i muscoli surrenali mostravano la tensione, in qualche modo atletica, dell'adolescenza. Aveva peraltro un vitino sottilissi mo, che accentuava il contrasto tra la volitiva, orgogliosa, su perba snellezza del desiderabili torso e la delicatissima floridezza dei fian chi, resi ancor più da tante opposizioni. Come avevo potuto trascorrere con lei tante ore, il giorno precedente, senza capire, senza sospettare? Ma non avevo realmente avuto alcun sospetto? E allora, perché mi sarei da to tanta pena? Oscuramente preparavo, per Gala, la mia ele ganza nuziale, per lei laceravo la mia miglior camicia di seta, mi insanguinavo le ascelle, mi profumavo di concime! Mi guardai allo specchio, e trovai l'effetto generale miserabile: «detesto! Hai l'aspetto di un vero selvaggio, » dissi a me stesso « e ti ». Era vero. Abbandonai rapidamente i miei ornamenti, mi lavai come meglio potei per liberarmi di ogni odore, infatti emanavo un fetore soffocante. Tuttavia tenni le perle. E ten ni il geranio, che però ridussi a meno della metà. E corsi fuori per raggiunger Gala. Ma proprio mentre ero sul punto di salutarla fui assalito da una crisi di ilarità, crisi
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
168/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
I78
LA MIA VITA SEGRETA
che si ripetè più e più volte, unica risposta alle sue domande. Non potevo assolutamente parlare, e gli altri amici, avvezzi ormai alle mie stranezze, sembravano dire: « Ci risiamo, e ne avremo per l'intero giorno! ». E, indifferenti ormai, scaglia vano sassolini nel mare. Bufiuel era seccatissimo: era venuto a Cadaqués per gettare con me le basi di un nuovo film, men tre io ero completamente intento ad alimentare la mia follia personale: non pensavo che a essa e a Gala. Non essendo in grado di parlarle, cercai di circondarla con mille piccole attenzioni. Correvo a cercarle un cuscino, un bicchier d'acqua, le indicavo, in silenzio, il punto da cui avrebbe dominato meglio il paesaggio. Mi sarebbe piaciuto sfilarle e infilarle un'infinità di volte le scarpe. Se per caso la sua mano mi sfiorava, i miei nervi si irrigidivano e sentivo piovere su di me i frutti, non ancora maturi, della mia illusio ne, come se un gigante scuotesse su di me l'ancor fragile al bero del mio desiderio. Gala, che con intuizione unica al mondo coglieva appieno il mio stato d'animo, era tuttavia ben lontana dal sentirmi fu riosamente innamorato di lei. La sua curiosità avanzava, stra namente, in una direzione del tutto pratica. Mi considerava un genio - mezzo matto, ma capace di un grandissimo corag gio morale. E voleva qualcosa da me, qualcosa che comple tasse finalmente il proprio mito, qualcosa che io, io solo po tevo darle. Il mio quadro II gioco lugubre (il titolo fu trovato da Paul Eluard e io lo approvai interamente) costituiva per i miei amici una preoccupazione di giorno in giorno più viva. Quelle mutande insozzate di escrementi descritte con una compiacenza così realistica e minuta erano da torturare il pic colo gruppo surrealista: «Dali è forse coprofago?». La pos sibilità che io avessi già ceduto a un'aberrazione tanto repul siva creava tra me e gli amici un imbarazzo sempre maggiore. Fu Gala che decise di troncare ogni dubbio, e un bel giorno mi chiese di darle un appuntamento, nel luogo e nell'ora che io ritenessi migliori per la nostra solitudine e per la mia cal ma. Le risposi che, pur non potendo assolutamente control lare le mie crisi, garantivo di risponderle conle pari serietà.di ascoltarla molto seriamente e Ci lasciammo, sulla soglia dell'albergo Miramar, stabilen do che la sera dopo sarei andato a prenderla per condurla agli scogli, dove avremmo parlato liberamente. Mentre le spiegavo l'impossibilità di dominare il mio isterismo, Gala assunse un'espressione intenta, che provocò in me un irresi-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
169/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I J<)
stibile bisogno di ridere, ma, con uno sforzo sovrumano, mi dominai, le baciai le dita, e corsi via. Subito mi abbandonai a un riso convulso che durò finché giunsi a casa: dovetti più volte sedermi sopra una panchina o su dei gradini, per ri prender fiato, e Camille Goemans, che con sua moglie mi aveva osservato di lontano, mi corse incontro per dirmi: «Devi riguardarti! Sei troppo nervoso, negli ultimi tempi. Dev'essere il lavoro eccessivo ». Il giorno seguente condussi Gala in un luogo roccioso e tutto imbevuto di malinconia planetaria. Aspettai che lei parlasse, e poiché nonlalopena faceva condussi io stesso conver sazione, per evitarle di rammentarmi che illatema del nostro discorso doveva esser serio. Lei mi manifestò la sua gratitudine, pur dimostrandomi, con la fermezza del tono con cui l'espresse, di non aver alcun bisogno di aiuto. E ora cercherò di trascrivere la mia prima conversazione con Gala. «Vorrei chiederle del suo quadro, Il gioco lugubre» disse. E tacque. Io rispettai il suo silenzio, e ne approfittai per ri flettere: avrei potuto rispondere senz'altro alla sua domanda sottintesa, ma non lo feci per discrezione. «È un'opera estremamente importante. Proprio per que sto Paul, tutti gli amici e io vorremmo sapere quale significa to hanno per lei certi elementi del suo quadro. Se si riferisco no direttamente alla sua vita privata, allora non possiamo aver nulla in comune: infatti noi li consideriamo ripugnanti e inconciliabili con il nostro modo di vivere. Se poi lei intende
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
170/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
180
LA MIA VITA SEGRETA
sfruttare i suoi quadri come mezzi di proselitismo e di pro paganda, posti al servizio di quella che lei forse giudica una idea ispirata, allora lei corre il rischio di compromettere la forza del suo lavoro, per ridurlo a un mero documento psi copatico». Fui improvvisamente tentato di risponderle con una bu gia. Mi sospettavano di coprofagia: confermando i loro so spetti mi sarei reso anche più interessante e fenomenale ai lo ro occhi. Ma l'espressione di Gala era così limpida, il suo volto, esaltato dalla purezza di un'onestà intera e ansiosa, ri sultava così commovente che dovetti dirle la verità: « Le giu ro coprofago. tutta coscienza, stoche tiponon di sono aberrazione, tantoDetesto, quanto inpuò detestarlo lei.que Per me la scatologia è una forza macabra, una fonte di orrore, come il sangue, come le cavallette». Ero convinto che la mia risposta avrebbe rasserenato to talmente Gala. Invece l'accettò come qualcosa di rassicuran te, che si assimila subito, senza per questo sentirsi completa mente tranquilli. C'era un'altra domanda, ancora taciuta, ol tre quella già formulata. ragione delinquieto. nostro collo quioa tormentava ancora il La suovera piccolo volto Una sottile, comunicativa angoscia increspava la delicata superfi cie della sua pelle olivigna, e ne sentivo il mormorio, simile a una brezza crepuscolare. Avrei voluto, a mia volta, chiedere: «E tu? Che pensi tu? Parla! Liberiamoci per sempre! ». Invece tacqui, sopraffatto dalla realtà della sua carne. Che bisogno c'era, tra noi, di confessioni? Forse che la fragile bellezza di quel volto non garantiva l'eleganza del suo cor po? La guardai allontanarsi, con l'incedere solenne di una Vittoria, guardai la sua figura orgogliosa e mi dissi, con una punta del mio antico umorismo: «Dal punto di vista estetico le Vittorie hanno sempre il volto aggrondato. Dunque, non desiderare alcun mutamento! ». La raggiunsi, ero sul punto di toccarla, di circondarle con un braccio l'esile cintura, quando, con un piccolo gemito soffocato che le saliva direttamente dall'anima, Gala mi strin se mano nella sua.dal Erarimorso il momento di sapevo, ridere, e sarebbe io risi, con un una nervosismo acuito che, lo poi rimasto in me. Gala, invece di sentirsi ferita, ne fu alleviata: con uno sforzo certamente atroce strinse le mie dita invece di respingerle, come qualunque altra donna avrebbe fatto. Le strinse più forte! Con l'intuizione di medium comprese la ragione della mia ilarità, inesplicabile a tutti. Seppe, final mente, che il mio riso differiva da ogni riso «gaio»: non era
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
171/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I8I
scetticismo, ma fanatismo. Non era frivolezza, ma cataclisma, abisso, terrore. E quella mia crisi, quell'omaggio che le offri vo, la piedi. più catastrofica di tutte, era quella che mi squassa va aiera suoi «Piccolo bambino mio!» mormorò. «Non ci lasceremo mai». Era destinata a essere la mia Gradiva,1 « colei che avanza», la mia Vittoria, la mia donna! Ma prima doveva curarmi, e infatti mi curò. Fu una cura concepita, studiata, portata a termine dall'ete rogeneo, indomabile, fatale amore di una donna. E la chiaroveggenza biologica fu così raffinata e miracolosa da sua su perare, per profondità di invenzione e per rilevanza di risul tati, i più famosi metodi psicoanalitici. In effetti l'inizio della mia relazione sentimentale con Gala fu accompagnato dal ca rattere permanente delle mie anomalie, da sintomi psicopato logici sempre più pronunciati e chiari. I miei accessi di riso, che all'inizio erano stati piuttosto euforici, divenivano di giorno in giorno più spasmodici e penosi, e sebbene mi pro curassero ancora una certa soddisfazione erano per me fonte di una profonda preoccupazione. Il mio ritorno all'infanzia si accentuò, poiché io riconoscevo in Gala la protagonista delle mie false memorie infantili, la bimba che fin qui ho chiamato Galuchka, diminutivo appunto di Gala. Con crescente inten sità soffrivo di vertigini, e desideravo gettare me stesso, o il mio prossimo, dall'alto delle rocce. Durante le nostre escur sioni a capo Creus insistevo, spietatamente, perché Gala si inerpicasse sui massi più pericolosi, facevo certo con in tenti criminosi, soprattutto il giorno einlocui scalammo l'Aqui la, un gigantesco blocco di granito rosa, che si allarga in ali pietrose. Lassù inventai un gioco: si trattava di scagliare dal l'alto grandi frammenti di granito, in modo che, rimbalzando di dirupo in dirupo, finissero nel mare. Insistetti perché Gala giocasse con me, e solo il timore di buttar giù lei invece di un macigno mi costrinse a evitare quelle altezze che mi davano un'eccitazione e tremante, funesta per la mia energia. Cominciavo gaia a provare per Gala lo stesso rancore che da bambino mi aveva spinto contro Dullita. Era giunta per diGradiva è un romanzo di J.W Jensen interpretato da Freud {Der Wahn und die Tràume in W. Jensens « Gradiva »). Gradiva è la protagonista del rac conto e cura, psicologicamente, il protagonista uomo. Quando cominciai a leggere la storia, e ancora non conoscevo l'interpretazione datane da Freud,
esclamai: «Gala, mia moglie, è una Gradiva per eccellenza». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
172/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
182
LA MIA VITA SEGRETA
struggere e annullare la mia solitudine, e cominciai a formu lare rimproveri assolutamente ingiusti: mi impediva di lavo rare, si introduceva nelche miomicervello, « sper sonalizzava». Inoltrefurtivamente ero convinto avrebbemifatto del male; spesso, quasi morso alla nuca dall'aspide della paura, la supplicavo: «Soprattutto, non farmi male! Anch'io non voglio fare male a te. Non dovremo mai farci vicendevolmen te soffrire! ». E le proponevo di venire con me, verso il tramonto, su qualche geologica collina, che ci consentisse un panorama migliore. E su quella collina voglio invitare anche voi, miei lettori, perché possiate riposarvi con me, dopo le faticose ascese cui vi ho costretto. Già avete letto più della metà del mio libro, e tra poco dovrete riprendere a salire, sempre più in alto, verso più elegiaci luoghi, con il filosofico passo sug gerito dalle recenti esperienze fatte sulla via percorsa insie me. Lettori, che fin qui mi siete stati compagni, sediamoci, contempliamo la perfezione panoramica di Cadaqués che ci sta dinanzi, e mentre i vostri corpi riposano, lasciate che io ancora una dalla volta agiti i vostriLlucia. animi con la favola narratami, un tempo, mia balia, E mentre riconoscerete nella protagonista femminile la personalità di Gala, ricono scerete me nel protagonista maschile della fiaba che io ho suggestivamente intitolato:
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
173/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
183
IL MANICHINO COL NASO DI ZUCCHERO
C'era unaper volta re, che ogni giorno sceglieva unaverso bellisil sima sposa la un notte. La fanciulla eletta giungeva crepuscolo al palazzo, splendidamente ornata, e si sdraiava sul giaciglio del re. Lui le sedeva accanto, e fino all'alba la contemplava, senza mai toccarla. All'alba afferrara la sua spada, e le tagliava la testa. Giunse una sera al palazzo la nuova sposa. Era una fan ciulla straordinariamente bella e intelligente, e infatti era ar rivatainpiùuntardi delle altre e,bianco. diversamente da loro,il drappeg giata ampio mantello Stretto contro petto te neva un manichino di cera, che posò sul letto del re, ornan dolo di splendidi gioielli. Poi si nascose sotto il letto e attese l'arrivo del re, che come al solito giunse, si spogliò e fino al l'alba contemplò quella che credeva una fanciulla dormiente. All'alba impugnò la spada e tagliò la testa del manichino: ma il suo naso, che era di zucchero, si staccò per il gran fenden te e saltò in bocca al re che, succhiandolo, cantò: Dulcetta en vida. Dulcetta en mor Si t'agues coneguda, No t'auria mort! Subito la fanciulla uscì dal suo nascondiglio e svelò la ve rità al suo re che, abbracciandola, pianse perché era guarito dal suo male. La sposò, e furono per sempre felici. Interpretando questa storia con i metodi della psicoanali si, si può facilmente comprendere che la cera rappresenta qui la morte: ne ha il livido colore e l'attraente morbidezza. Io ho scritto nel 1929 un profondo Studio della candela, in cui si ve de come essa si presti a una serie di situazioni simboliche, in cui le rappresentazioni (inconsce e non terrificanti) di me tafore digestive e intestinali conducono all'apoteosi dello spreco umano: la defecazione. Si comprende inoltre che i sentimenti del re sono quelli di un necrofilo (l'atteggiamento delle fanciulle dormienti e ornate evoca in lui dei cadaveri) e di un cannibale (desidera mangiare le sue vittime, e il naso di zucchero lo guarisce dal suo vizio). Per me, che fin dall'infanzia sono stato un re (non soltan to ne avevo indossato le vesti, ma mi ero sviluppato nel sen so dell'assoluta autocrazia), il grande problema della pazzia http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
174/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
18 4
LA MIA VITA SEGRETA
e della lucidità si situava esattamente nel distacco tra la ve ra Galuchka e quella delle mie false memorie, mille volte uc cisa nelle mie inconsce aspirazioni alla solitudine. Tutto 1 questo è rappresentato, il simbolismo di un «oggetto surrealista»,con nella favola che materializzato ho appena narra to. Il manichino di cera finisce, il naso di zucchero comin cia, così come nel romanzo Gradiva finisce e Zoe Bertrand comincia.2 Gala intanto faceva ripetute allusioni a « qualcosa » che sa rebbe accaduto « inevitabilmente » tra noi, qualcosa di « mol to importante», di decisivo nei nostri «rapporti». Ma pote va fidarsi di me, che di giorno in giorno mi abbandonavo al le manifestazioni più evidenti di follia? Inoltre, il mio stato psichico sembrava contagioso, sino a compromettere l'antico equilibrio di Gala. Camminavamo lungamente tra gli alberi di olivo, attraver so le vigne, senza parlarci, in un penoso, intenso stato di re-
Effettivamente la protagonista, inventando il manichino di cera con il naso di zucchero, crea un sorprendente «oggetto surrealista in funzione simbolica» sul tipo di quelli che io avrei reinventato nel 1930, a Parigi. Que st'oggetto antropomorfo era destinato a venir «reso attivo» da un colpo di spada, dall'esplosione che avrebbe condotto il naso nella bocca del necrofi lo assassino, e avrebbe così liberato i fantasmi, e ammesso la vita fra i no stalgici sentimenti dell'inconscio copro-necrofilo. Zoe Bertrand è la protagonista vera, il doppio della mitologica Gradiva, nel romanzo di Jensen (vedi nota a p. 181).
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
175/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
18 5
ciproca costrizione, e pareva volessimo stroncare, con la vio lenza fisica delle passeggiate, il groviglio dei nostri sentimen ti repressi. Ma non si può dominare con la stanchezza anche lo spirito! Non sfinimento, non logorio, non esausta pace per lo spirito o per il corpo finché gli istinti rimangono crudel mente insoddisfatti! Sarebbe stato curioso vederci durante le nostre passeggiate, noi, i due pazzi! Talvolta mi buttavo in terra e baciavo disperatamente le scarpe di Gala. Quali furo ri segreti potevano conferire al mio rimorso la forma di una così scatenata umiliazione? Una sera Gala vomitò a due riprese, e fu colta da penose convulsioni. Erano fenomeni nevrogenici, e mi spiegò che si riallacciavano a una lunga malattia psichica sofferta durante l'adolescenza. Gala del resto vomitò soltanto poche stille di bile, chiare come il suo spirito, di un dolce color miele. Io cominciavo allora a dipingere ^adattamento dei deside ri. I desideri avevano terrificanti teste di leone. «Presto saprai cosa voglio da te» ripeteva Gala. E io immaginavo che le sue volontà non dovessero differi re dalle mie teste di leone, e mi preparavo, con atroci fanta sie, ad accettare qualsiasi rivelazione con fermezza. Ma non insistevo maisi perché mi rivelassesentenza. i suoi pensieri. Aspet tavo, come aspettaGala un'irrevocabile Mai, fino ad allora, avevo veramente «fatto all'amore»: mi sembrava un impegno tremendo, del tutto superiore alle mie forze fisiche, «non adatto a me». Approfittavo di tutte le possibili occa sioni per ripetere a Gala, con un tono ossessionante che do veva irritarla: «Soprattutto, ricordati, abbiamo giurato di non farci mai male vicendevolmente! ». Così si prolungava il nostro idillio. Si era già in settembre, gli amici erano tornati a Parigi, e con loro Eluard. Gala sol tanto rimaneva a Cadaqués e, a ogni nuovo incontro, sem brava ci promettessimo scambievolmente: «Dobbiamo farla finita! ». Già le colline si rimandavano l'eco dei fucili che i cacciatori scaricavano lontano. Ai morbidi, sereni, esasperati cieli dell'agosto succedevano i lunghi crepuscoli autunnali, densi di nuvole mature, e la nostra passione era simile alla stillante, succosa vendemmia. Seduta sopra una roccia, Gala mangiava uva nera, e ogni chicco sembrava renderla più bella. E, lungo il corso di po meriggi aureolati di silenzio, io sentivo Gala farsi più dolce, come più dolci si facevano le viti cariche di grappoli. Anche il corpo di Gala aveva assunto la carnosa consistenza del mo scato d'oro. «Domani? » pensavamo insieme. E io le portavo
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
176/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
i86
LA MIA VITA SEGRETA
sempre due grappoli diversi, per offrirle la possibilità della scelta: bianco o nero? Era vestita di bianco, nel giorno decisivo. Un vestito leg gerissimo, e così lieve, nel vento, da « farmi sentir freddo ». E via via che salivamo sui roccioni, il vento era più forte e ta gliente, e mi servi di pretesto per evitare le alture, per scen dere al mare, e rannicchiarci in un incavo della roccia dove ci sentivamo interamente protetti. Era, quello, uno dei luoghi più deserti, più selvaggi, più minerali di Cadaqués; il settem bre versava su di noi «l'argento moribondo» e la luna nuo va, simile a uno spicchio d'aglio, ravvivava il primitivo gusto delle lacrime, nella gola chiusa di Gala e nella mia. Ma non volevamo piangere, volevamo farla finita, e il volto di Gala era stranamente risoluto: « Che cosa devo farti? » le chiesi, stringendola fra le mie braccia. L'emozione le impedì di parlare. Dopo vani sforzi, scosse il capo, mentre le lacrime le inondavano le guance. E final mente, poiché insistevo, mormorò con una lamentosa voce di bimba: «Se non potrai ubbidirmi, mi prometti almeno di non parlarne a nessuno? ». La baciai sulla bocca, la baciai nella bocca. Era la prima volta che lo facevo, e fino ad allora non avevo neppure so spettato che si potesse baciare così. E d'improvviso tutti i miei Parsifal, tutte le mie ansie erotiche, dominate e tirannizhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
177/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
l8
7
zate, risorsero, destate dalla violenza della carne. E quel pri mo bacio, umido di saliva e di lacrime, punteggiato dallo scontro denti, delle lingue furiosamente attive, sfiorava sonoro appena dei la frangia di quella fame libidinosa che ci spingeva a mordere, a divorare. E già divoravo quella bocca, il cui sangue si mescolava al mio. Già mi spersonalizzavo, mi annullavo, in quel bacio senza limiti, che spalancava dinanzi al mio spirito il turbinoso abisso dove volevo urlare tutti i miei delitti, dove volevo affondare per sempre. Afferrai il capo di Gala, le tirai i capelli, le ordinai treman do di assoluto isterismo: « Ora dimmi che occhi, cosa debbo farti. Dimmelo lentamente, guardandomi negli scegliendo le parole più crude, più ferocemente erotiche, più degne di farci provare vergogne atroci! ». Senza respiro, pronto a bere la rivelazione in ogni minimo particolare, spalancai gli occhi per comprender meglio, per meglio sentirmi morire di desiderio. Allora, assumendo la più splendida espressione di cui un essere umano può esser capa ce, Gala si accinse a parlare, e io seppi che nulla mi sarebbe stato risparmiato. La mia passione stava per divenire follia, e sapendo che disponevo ormai di un tempo limitatissimo le ri petei, deliberatamente, tirannicamente: « Che devo farti? ». Gala, trasformando la sua ultima luce di piacere nella du ra lucentezza della tirannia, rispose: «Voglio che tu mi uc cida». Non c'era possibilità di fraintendere le sue parole. Signifi cavano esattamente quel che Gala voleva. «Lo farai?». Ero così profondamente deluso e furioso, nel sentirmi of frire « il mio stesso segreto », mentre ero pronto ad accoglie re ardentissime possibilità erotiche, che tardai a rispondere, perduto in un groviglio di perplessità. «Lo farai? » ripetè Gala, e già il tono della sua voce tradi va il disprezzo del dubbio. Mi ripresi, sferzato dall'orgoglio. Non volevo distruggere la fede che Gala aveva riposto nelle mie di coraggio e di follia. Di nuovo la strinsipotenzialità fra le braccia, e con morale la massima solennità possibile promisi: «Sì», e di nuovo la baciai, duramente, sulla bocca, giurando intanto a me stesso: «No! Non l'ucciderò!». E il mio secondo bacio, che era un bacio di Giuda per l'ipocrisia della mia tenerezza, servì, contemporaneamente, a salvare la vita di lei e a risuscitare l'anima mia. Gala cominciò a spiegarmi minuziosamente le ragioni del la sua richiesta; e improvvisamente compresi che anch'ella http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
178/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
i88
LA MIA VITA SEGRETA
aveva un suo mondo interiore, composto di desideri e di fru strazioni, e oscillante, secondo un suo proprio ritmo, fra la lucidità il suo «caso», e la follia. e cercavo Cominciavo di convincermi a prendere che, in eventualmente, considerazione avrei potuto anche ucciderla. Nessuna difficoltà di ordine materiale o morale mi avrebbe impedito di mettere in scena, con il suo consenso, una morte che avesse tutte le apparenze del suicidio. Sarebbe bastato che Gala mi scrivesse una lette ra tale da render credibile quell'ipotesi.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
179/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I 89
Lei mi stava descrivendo il suo invincibile ribrezzo per l'«ora della nostra morte». Ne era stata torturata fin dall'in fanzia, e voleva morire senza saperlo, senza il gelo degli ultimi istanti, e «pulitamente». Subitoaffrontare proposi di but tarla giù dal campanile della cattedrale di Toledo. Era un luo go dove io avevo ritrovato i miei antichi istinti, quando vi ero salito con una bellissima ragazza di Madrid. Ma l'idea non piacque a Gala, perché cadendo avrebbe avuto il tempo di as saporare ogni possibile terrore. Del resto anch'io abbandonai subito il progetto: come avrei potuto giustificare la mia pre senza sul proprio mentre Gala precipitava? Il si stema del campanile veleno, infinitamente più semplice, non m'interes sava, e tornavo di continuo ai miei «viziosi precipizi». Se guendo questo filo suggerii l'Africa, che all'inizio mi parve un teatro indicatissimo, e pieno di atmosfera. Ma poi lo rifiutai: in definitiva non amo l'Africa, il suo clima è torrido. Poiché i diversi progetti mi si sfacevano tra le mani, con centrai la mia attenzione su Gala, che parlava con una tale eloquenza di voce e di gesti che non Gala sapevo decidermi se preferibile guardarla o ascoltarla. voleva morireseinfos un istante sereno e felice, non per un capriccio infantile o ro mantico, come potrebbe supporre un ascoltatore meno pron to di quanto fossi io allora a riconoscere l'intonazione giusta della sua preghiera. Solo la sua vita segreta poteva rivelarmi le vere ragioni del suo proposito, e benché io ora le conosca, benché Gala mi abbia autorizzato a rivelarle, io non lo farò. Questo libro è dedicato alla vivisezione di un altro, ossia di Salvador Dali! E io l'ho intrapresa per narcisismo, semplice mente, non per sadismo. Avevo sentito Gala vivisezionarsi in mia presenza. Eppure era ancora lì, sempre più precisa nei suoi contorni, rifiorente di nuovi, molteplici muscoli, che sembravano incarnare la ariosa, fiera, anatomica importanza del suo spirito. «Certo,» mormoravo a me stesso «Gala ha ragione, e le obbedirò...». Il settembre maturava quelle che erano state le tenere lune, le tenere vigne di maggio. E con loro maturava il mio maggio, e l'età matura preparava le vendemmie della passione... Nel la giovane roccia del mio cuore l'amara adolescenza ombreg giata dalla torre di Cadaqués aveva inciso l'ordine: «Appro fitta di lei, e uccidila! ». Pensai: «Mi insegnerà l'amore, e poi io tornerò indietro solo, come ho sempre desiderato! E lei che lo vuole, è lei che lo vuole, è lei che me l'ha chiesto! ». Ma qualcosa vacillava nella mia determinazione, e la sen tenza di morte anziché risuonare contro la mia machiavellica http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
180/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
190
LA MIA VITA SEGRETA
corazza con il sonoro prestigio del bronzo, tintinnava appe na, fiocamente, con la sgradevole frivolezza dello stagno. Che ti succede, Nondesideri capiscipiù cheperché dopo aver tanto desi derato il delitto,Dali? non lo qualcuno te lo offre? Sì, Gala, la sposa sapiente, la Gradiva della mia vita, ha con un colpo di spada tagliato il naso al manichino di ce ra, quel manichino che fin dall'infanzia stendevo sul letto della mia solitudine, quel manichino cesellato a imitazione della chimerica Galuchka, falsamente ricordata! E il suo na so morto è esploso, saltandomi in bocca nel delirio zuccheri no del mio primo bacio. Questa fu la cura di Gala che mi guarì dalla follia e mi di stolse dal crimine. Ti ringrazio! Ti amerò per sempre! Ti vo glio sposare!1 Uno dopo l'altro, miracolosamente, i sintomi della mia follia scomparvero. Ridivenni padrone del mio riso, del mio sorriso, dei miei gesti, e una salute nuova, fresca come una rosa, germogliò nel centro del mio spirito. Eppure, quando rincasai dalla stazione di Figueras, dopo aver salutato Gala che tornava a Parigi, mi fregai le mani soddisfatto, dicendomi: «Finalmente solo! ». E difatti, men tre le vertiginose inclinazioni agli impulsi omicidi erano scomparse da tempo, mi restava, dall'infanzia, un bisogno di solitudine assai più lento a guarire. «Tu sei carne, Gala! » di cevo spesso, contrapponendo la tangibile esperienza della sua realtà alle idealizzate immagini dei miei chimerici pseudo amori. Io chiamo mia moglie: Gala, Galuchka, Gradiva (perché è stata la mia Gradiva); Oliva (per la forma del suo volto e il colore della sua pelle); Olivette, il diminutivo catalano di Oliva, e i suoi derivati deliranti, Olihuette, Orihuette, Buribette, Burihueteta, Sulihueta, Solibubulete, Oliburibuleta, Cihueta, Lihuetta. La chiamo anche Lionete (perché appena si arrabbia rug gisce come il leone della Metro Goldwyn Mayer); Scoiattolo, Tapiro, Picco lo negus (perché rassomiglia a un vivace animaletto delle foreste); Ape (per ché scopre tutte le essenze che, gettate nel crogiolo del mio cervello, diven teranno il magico miele dei miei pensieri). Fu lei a porgermi il prezioso libro magico che avrebbe alimentato la mia magia. Fu lei a donarmi il documento storico, che irrefutabilmente confermò la mia tesi, in pieno processo di ela borazione, la paranoica immagine desiderata dal mio subcosciente, la foto grafia degli ignoti quadri che avrebbero rivelato nuovi estetici enigmi, i con sigli che salvarono dal romanticismo una mia immagine troppo soggettiva. Inoltre, io chiamo Gala Noisette poilue (perché una finissima peluria le ren de il volto vellutato); e ancora Campanella di pelliccia (perché, mentre di pingo legge per me ad alta voce, e la sua voce ha il soffice mormorio di una campanella di pelliccia, che mi permette di apprendere quanto, senza di lei, sarei destinato a ignorare).
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
181/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
I91
Ma affondavo il volto in un suo costume da bagno, di lana lavorata ai ferri, per ritrovarvi il suo odore. Volevo sentirla viva vera,nuova ma volevo anche, tanto in tanto,dell'antica. esser solo.Per Lae mia solitudine eradipiù autentica un mese restai chiuso nel mio studio di Figueras, terminai il ritratto di Paul Eluard cominciato nel corso dell'estate, e due grandi quadri, uno dei quali sarebbe poi divenuto famoso. Rappresentava una grande testa, livida, cerea, ma con guance vividamente rosa, lunghissime ciglia e un naso impressionan te, premuto contro la terra. Questo volto aveva, al posto del la bocca, una cavalletta gigantesca. Il ventre della cavalletta era putrefatto e pieno di formiche. Altre formiche sottolinea vano i contorni di quella che avrebbe dovuto essere la bocca, e la testa si concludeva in un'architettura ornamentale stile 1900. Lo intitolai II grande masturbatore. Una volta finiti questi quadri, li feci incorniciare e imbal lare con « cura maniacale » da un falegname di Figueras che devo annoverare fra le mie cento vittime anonime. Spedii tutto a Parigi. L'esposizione si sarebbe aperta il venti novem bre per concludersi il cinque dicembre, nella galleria Goemans. Andai a Parigi. Per prima cosa entrai nel negozio di un fio raio, a comprare fiori per Gala. Chiesi naturalmente cosa avessero di meglio, e mi offrirono rose rosse, di cui io non capii bene il prezzo. Ne ordinai una tale quantità che avrei dovuto pagare, con mio enorme stupore, tremila franchi, mentre in tasca ne avevo solo duecentocinquanta. Mandai così a Gala duecentocinquanta franchi per di rose rosse.e all'una Trascorsi l'intera mattinata vagando le strade, mi limitai a bere due Pernod. Nel pomeriggio passai alla gal leria Goemans, e vi trovai Paul Eluard. Seppi da lui che Ga la era irritatissima con me perché non ero ancora andato a trovarla. Ne fui molto stupito: mi ero vagamente ripromesso di trascorrere ancora diversi giorni in un'attesa assolutamen te deliziosa. Verso ladifine del apomeriggio mi presentai da Gala, e accettai restare cena. La collera di Galadunque si manifestò fu gacemente, e servì unicamente a stimolare la fame generale. Sedemmo intorno a un tavolo carico di tutte le bottiglie pos sibili e immaginabili, di tutti i liquori russi. L'alcool bevuto un tempo a Madrid si ridestò nel mio palato, come il cadave re di Lazzaro. «Cammina! » gli ordinai. E l'alcool camminò, e la sua risurrezione mi rese eloquentissimo. Fu una sorpresa per tutti scoprire che non ero soltanto capace di dipingere, http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
182/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
192
LA MIA VITA SEGRETA
ma anche di parlare: tutti mi giudicavano un genio un po' scemo e solo Gala, con il suo devoto e violento fanatismo, aveva cercato di convincere i nostri« amici surrealisti che io sapevo dipingere, parlare e perfino scrivere », producendo documenti la cui importanza filosofica avrebbe sconcertato il nostro gruppo. Effettivamente Gala aveva riunito una gran quantità di scarabocchi disorganizzati e inintelligibili che avevo traccia to nel corso dell'estate. Con la sua inflessibile scrupolosità, aveva conferito ai miei geroglifici una forma, sino a renderli comprensibili. Era un capitale di annotazioni interessanti che, dietro suggerimento di Gala, ripresi e utilizzai per una opera teoretica e poetica poi pubblicata con il titolo di La donna visibile. Fu il mio primo libro. La «donna visibile» era Gala. Le idee che vi esposi erano quelle che poi avrei sempre difeso, in una lunga battaglia contro la costante, so spettosa ostilità dello stesso gruppo surrealista. Gala inoltre doveva innanzi tutto vincere la propria batta glia, perché le idee espresse nelle mie note potevano esser prese sul serio solo parzialmente, ancheterza dagliparte amicidiche più mi ammiravano. Come vedremo nella questo volume, era inevitabile (e tutti lo avevano vagamente presen tito) che avrei finito con l'annullare la loro opera rivoluzio naria, ricorrendo a mezzi infinitamente più formidabili e acuti di quelli usati in precedenza. Già nel 1929 io ero in piena reazione contro la dilettante sca ansietà del dopoguerra: il gruppo surrealista mi era sem brato il solo in grado di offrire uno sfogo alla mia attività, an che perché Bretonalinsostituibile nelladove sua parte di capogiudicavo ufficiale. André Io, destinato potere effettivo, vo conservare un'influenza occulta, opportunistica. Misura vo con precisione ogni cosa, le mie capacità, le mie manche volezze, le colpe dei miei amici, proprio perché erano miei amici. « Se decidi di lanciarti in guerra per stabilire la suprema zia del tuo spirito, » decretai « devi cominciare col distrugge re inesorabilmente quanti ti sono più prossimi, più affini. Ogni alleanza ti spersonalizzerà. Tutto quello che conduce al collettivismo ti condurrà alla morte. Servitene, come esperi mento, e poi scatta, e rimani solo! ». Ero di continuo vicino a Gala e l'amore mi rendeva gene roso e in un certo qual modo sprezzante. Improvvisamente, la battaglia ideologica che già si preparava nel mio cervello con un incessante movimento di truppe, con uno schiera-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
183/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
193
mento difensivo, mi parve prematura. Io, il più ambizioso fra tutti i pittori contemporanei, decisi di partire con Gala per un viaggio d'amore due lagiorni prima che ladel miamondo! esposizione si inaugurasse a Parigi, capitale artistica Così non vidi i miei quadri appesi al muro, non vidi la mia prima esposizione, e confesso che, durante il viaggio, Gala e io fummo talmente avidi dei nostri corpi da dimenticare intera mente l'esposizione (quell'esposizione ormai «nostra»).
Il nostro idillio ebbe come teatro Barcellona prima, Sitges poi, un piccolo villaggio poco distante dalla capitale catala na, che ci offrì la desolazione delle sue spiagge, appena atte nuata dal brillante, mediterraneo, sole invernale. Da un mese non scrivevo più ai miei familiari, e ogni mattina ne provavo un vago senso di colpa. E dissi a Gala: « Così non si può an dare avanti! Tu sai che io devo viver solo! ». Gala mi lasciò a Figueras e proseguì da sola per Parigi. Nella sala da pranzo di casa mia la tempesta scoppiò, non appena mio padre si permise un piccolo appunto critico. Era desolato che diio denari: trattassiiocon tanta sì,leggerezza la famiglia. parlò anche avevo, firmato un contratto Si di due anni con la galleria Goemans, ma non riuscivo a ricorda re su quali basi, e improvvisamente non ricordai neppure se la scadenza fosse a due anni, oppure a tre, oppure a uno so lo! Mio padre mi esortò a consultare il documento, e fui co stretto a rispondergli che non sapevo dove l'avessi messo, e che comunque l'avrei cercato quando mi fossi installato a Cadaqués. Spiegai poi di averI speso tutto il denaro versatomi come anticipo da Goemans. miei familiari ne furono scon volti. Cominciai allora a frugarmi in tutte le tasche, pescando ogni tanto una banconota, ma erano così gualcite che di cer to nessuno le avrebbe accettate. Dovevo avere anche moltis simi spiccioli, ma all'improvviso ricordai di averli buttati nel giardinetto prospiciente la stazione, poiché mi infastidivano con il loro peso. Quando le mie tasche furono interamente esplorate, risultò che possedevo ancora tremila franchi. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
184/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
194
LA M I A VI TA
SEGRETA
Il giorno seguente arrivò a Figueras Luis Bunuel. Il vi sconte di Noailles desiderava che facessimo un film a sue spese, ma interamente a nostro gusto e arbitrio. Seppi inoltre che il visconte aveva anche acquistato il mio Gioco lugubre, e che quasi tutti gli altri quadri della mia mostra erano stati venduti, a prezzi variabili dai seimila ai dodicimila franchi. Partii per Cadaqués esaltato dal mio successo, e iniziai a scrivere il soggetto dell'-Age d'or. Volevo dare consistenza ai più violenti amori, impregnandoli di miti cattolici. Ero già allora abbagliato e ossessionato dalla grandezza, dalla son tuosità del cattolicesimo. «Per questo film» spiegai a Bunuel «voglio una quantità di arcivescovi, di ossa e di ostensori. Soprattutto voglio gran di arcivescovi, con le loro tiare luccicanti, e faranno il bagno fra i cataclismi rocciosi di capo Creus ! ». Bunuel, con la sua ingenuità, la sua ostinazione di vero ara gonese, era sempre pronto a trasformare le mie ispirazioni in un piatto, volgare anticlericalismo. Dovevo sempre frenarlo, dicendo: «No, no! Niente commedia! Mi piacciono gli arci vescovi! Mettici alcune scene blasfeme,insegrado proprio ci tie ni, ma che siano pure impregnate del fanatismo di espri mere la grandiosità di un vero, di un autentico sacrilegio! ».
6*>.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
J^J&tl
185/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE SECONDA
195
Burìuel partì, carico delle note prese insieme. Avrebbe ini ziato lui la produzione, affinché io potessi ritardare il mio viaggio a Parigi. Rimasi solo, nella casa di Cadaqués. Facevo colazione, nel sole invernale, con tre dozzine di ostriche, buon vino, cinque o sei cotolette fritte su un fuoco di viti. La sera, una zuppa di pesce e poi merluzzo con pomodoro, o un gran pesce fritto con contorno di finocchi. Pochi giorni dopo ricevetti una lettera di mio padre, che mi scacciava dal seno della famiglia. Non voglio rivelare segreto provocò de cisione; è il segreto di qui mioilpadre, è ilche mio segreto,una e citale tenne divisi per sei dolorosi anni. La mia prima reazione alla lettera fu di tagliarmi i capelli. E non mi limitai a tagliarli, ma addirittura mi rasai la testa. Sep pellii, in un buco appositamente scavato, la massa nera dei miei capelli e i gusci vuoti delle ostriche mangiate a colazione. Poi mi arrampicai sopra una collinetta, da cui si domina l'in tero paesaggio di Cadaqués, e là, seduto sotto gli alberi di oli vo, trascorsi due lunghe ore, contemplando il panorama della mia infanzia, della mia adolescenza, del mio presente. La sera stessa prenotai un taxi che l'indomani mattina mi avrebbe portato alla frontiera. Là avrei preso il treno per Pa rigi. Prima di partire feci colazione: pane tostato, ostriche, un poco di vino rosso, molto amaro. Mentre aspettavo il taxi scorsi, di profilo, la mia ombra sulla parete imbiancata a cal ce. Mi misi in testa un guscio di ostrica, ed eccomi sull'atten ti davanti a me stesso: Guglielmo Teli! La via che da Cadaqués conduce al passo alpino di Peni è tortuosa, e a ogni tornante si vede, sempre più velato, il vil laggio di Cadaqués. Il viaggiatore che lascia la Spagna si vol ge, all'ultimo tornante, per salutare il paese, ormai minusco lo, e lanciargli, con un ultimo amichevole sguardo di conge do, la promessa di un prossimo ritorno. Io non avevo mai trascurato questo estremo saluto alla mia Cadaqués. Ma quella volta continuai a guardare diritto dinanzi a me.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
186/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
187/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO PRIMO ;Z n f>\
DEBUTTO IN SOCIETÀ
lo dovevo tornare immediatamente in campagna. E poi vole vo portarmi via definitivamente Gala. L'idea che una donna potesse vivere nella mia stanza di lavoro, una vera donna, ca pace muoversi, con sensi, corpo, capelli, gengive, mi parvediimprovvisamente irresistibile. D'altrapeli, parte Gala era decisissima a partire con me, e dovevamo solo decidere qua le sarebbe stato il luogo della nostra reclusione. Ma prima lanciai, timidamente e quasi casualmente, un certo numero di spavalde definizioni nel cuore dei surrealisti: volevo soltanto sperimentare il loro effetto demoralizzante durante la mia as senza. Lanciai, ad esempio: «Raymond Roussel contrapposto a Rimbaud; lo stile moderno contrapposto allo stile africano; l'imitazione la delusione della contrapposta natura morta all'interpretazione». contrapposta all'arte classica; Tutto questo, lo sapevo, sarebbe bastato ad agitarli per pa recchi anni, e io volutamente diedi pochissime spiegazioni. Non ero ancora divenuto un « conversatore » e articolavo so lo le parole strettamente necessarie a infastidire il mio prossi mo. Mi restava ancora, della mia patologica timidezza, qual che particolarità che innervosiva i miei ascoltatori, non appe na aprivo bocca. Allora riassumevo, con un'osservazione ter ribilmente e impregnata di fanatismo spagnolo, quele che la miavolgare eloquenza aveva accumulato durante i penosi lunghissimi silenzi, durante il martirio sofferto dalla mia im paziente polemica. Non tollero, infatti, la conversazione francese, così scintillante di esprit e di buon senso da ma scherare spesso una mancanza di ossatura e di concretezza.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
188/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
200
LA MIA VITA SEGRETA
In una certa occasione dovetti subire un critico d'arte che aveva la mania di vantare la « materia » di Courbet, e come Courbet si spargesse attorno la sua materia, e come Courbet dominasse perfettamente la sua materia. « E ha mai provato a mangiarla? » domandai finalmente, E poi, diventando diabolicamente francese, aggiunsi: «In fon do io digerisco meglio la materia di Chardin». Una sera fui invitato a pranzo da Noailles. Era una casa che mi intimidiva moltissimo e fui lusingato nel vedere il mio quadro II gioco lugubre appeso tra un Cranach e un Watteau. Gli altri commensali erano artisti o gente di mondo, e io compresi subito di attrarre l'attenzione generale: sono certo che i Noailles furono profondamente commossi dalla mia ti midezza. Ogni volta che il maggiordomo si chinava per mor morarmi all'orecchio il nome e l'annata del vino che stava per servire, con un'aria di tremenda segretezza, io credevo che fosse venuto a comunicarmi qualcosa di terribilmente se rio: forse Gala era stata travolta da un taxi, forse un surreali sta furioso stava arrivando per massacrarmi... Illividivo, mi alzavo a metà,quasi prontorassicurante, a lasciare lae tavola. Ma con più profonda, abbassando gli una occhivoce di gnitosamente sulla bottiglia ben adagiata nel cestello, il mag giordomo ripeteva: «Romanée 1923 ». Con un sol sorso but tavo giù il vino che mi aveva tanto spaventato e che mi resti tuiva ora la speranza di superare il mio panico e di essere in grado di conversare. Durante il mio primo pranzo in casa Noailles scoprii due cose. La prima fu che l'aristocrazia, genericamente definita buona società, era infinitamente più vulnerabile alle mie idee di quanto non lo fossero gli artisti, e specialmente i cosiddet ti intellettuali. Effettivamente la «buona società» è rimasta profondamente attaccata, per atavismo, a quegli ideali di ci viltà e di raffinatezza che le classi medie hanno invece gaia mente sacrificato in olocausto alle «giovani» ideologie con tendenze collettiviste. La seconda cosa che scoprii fu l'esi stenza degli arrivisti mondani, i piccoli pesci voraci, furiosa mente si riuniscono intorno tuttein le mense ansiosi coperte di di successo cristalli eche di argenti preziosi, con lea loro stancabili lusinghe, la loro ansietà pettegola e gelosa. Decisi che in avvenire avrei dovuto sfruttare le mie due scoperte: la buona società mi avrebbe accolto, gli arrivisti mondani avrebbero rinnovato di continuo il mio prestigio, con le sem pre nuove calunnie dettate dalla loro gelosia. Stando così le cose, decisi di unire le mie forze a quelle de-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
189/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
201
gli invalidi il cui snobismo spronava un'aristocrazia decaden te e però fedele alle proprie attitudini tradizionali. Ed ebbi l'idea di non presentarmi a mani vuote, giunge re congeniale le braccia cariche di grucce! Sapevo finma daldiprincipio che avrei dovuto preparare enormi quantità di grucce che conferissero una certa saldezza all'insieme. E inaugurai la «gruccia patetica», ricordo del primo delitto commesso nel la mia infanzia: doveva essere l'onnipotente, l'unico simbolo del dopoguerra! Grucce per sorreggere lo sviluppo mostruo so di certi crani, grucce per immobilizzare l'essenza di certi atteggiamenti elegantissimi, grucce per rendere architettoni che e durevoli le grazie fuggevoli di un balzo coreografico, grucce per irrigidire la farfalla effimera di una danzatrice, in eterno. Grucce grucce grucce grucce.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
190/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
202
LA MIA VITA SEGRETA
Inventai perfino una piccola gruccia facciale di oro e di ru bini, con biforcazione flessibile che sorreggesse, accoglien arrotondata dola, la punta in modo del naso. da affondare L'altra estremità nella fossetta era morbidamente che sovrasta il labbro superiore. Insomma, una gruccia per il naso, ogget to del tutto inutile e tale da sedurre lo snobismo di certe don ne criminalmente eleganti. Allo stesso modo taluni portano il monocolo senza averne bisogno, ma soltanto per sentire il sacro pegno del loro esibizionismo incrostarsi nella carne.
Il mio simbolo si addiceva con tanta precisione agli incon sci miti della nostra epoca che questo feticcio, invece di stan care, sempre più piaceva. Strano a dirsi, più grucce spargevo attorno a me e più ognuno, con rinnovata curiosità, mi chie deva: «E perché tante grucce? ». Quando feci il mio primo tentativo di puntellare l'aristo crazia con mille e mille grucce, la guardai bene in faccia e le dissi onestamente: «E ora, aristocrazia, le darò un terribile calcio». L'aristocrazia tirò un po' indietro la gamba ripiegata e rial zata simile a quella delle cicogne: «Fai pure» rispose, strin gendo i denti per sopportare la sofferenza stoicamente, senza gridare. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
191/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
203
Allora, con tutte le mie forze le vibrai un colpo tremendo. L'aristocrazia neppure vacillò: l'avevo puntellata troppo bene. ««Niente Grazie paura,» » mi disse. risposi baciandole la mano per prendere congedo «tornerò presto. L'orgoglio della sua unica gamba e le grucce della mia intelligenza la rendono più forte della ri voluzione preparata dai miei amici intellettuali, che io cono sco intimamente. Lei è vecchia, esausta, decaduta, ma il pun to preciso in cui il suo piede preme la terra simboleggia la tra dizione. Se lei dovesse morire, accorrerei subito per posare il mio piede nell'orma che è stata sua, ripiegando immediata mente l'altra mia gamba, nella postura della cicogna. Sono pronto a invecchiare in quest'atteggiamento senza stancar mene». Il regime aristocratico è stato sempre una delle mie passio ni, e già allora esaminavo la possibilità di restituire a queste classi superiori la coscienza storica del destino cui sarebbero state chiamate se l'Europa fosse uscita dalla Seconda guerra mondiale con una coscienza ultraindividualista. Se io avessi scritto le mie previsioni degli avvenimenti che stavano per sconvolgere il mondo, tutti si sarebbero convinti dei miei rari doni profetici. I miei amici in buona fede posso no testimoniare che fin dal 1929 io predissi esattamente quan to poi realmente accadde. Mentre attendevamo che tutto assumesse forma e consi stenza, Gala e io partimmo per la Costa Azzurra. Gala cono sceva un piccolo albergo dove nessuno sarebbe venuto a di sturbarci: l'Hotel du eChàteau a Carry-le-Rouet. Pren demmo dueeragrandi stanze ne trasformammo una in studio. Affinché nei nostri caminetti ardesse sempre il fuoco, fa cemmo accatastare legna nel corridoio, in questo modo nes suno ci avrebbe disturbato con il pretesto di portarne altra. Installai una lampada fortissima che illuminava unicamente il mio cavalletto e il mio quadro lasciando il resto della stanza nel buio. Avevo dato ordine di non aprir mai le im poste; venivano su vassoi; raramente devamoi pasti in salaci da pranzo, portati e per due mesi non uscimmoscen mai all'aperto! Questo periodo è rimasto impresso nella memoria di Ga la e nella mia come uno dei più attivi, dei più eccitanti e dei più frenetici della nostra vita. Anche ora, quando viaggia mo in treno e sembriamo entrambi immersi in remoti pen sieri, ci accade di esclamare all'unisono: «Ti ricordi Carryle-Rouet? ». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
192/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
204
LA M I A VI TA
SEGRETA
Dopo due mesi di volontario isolamento, durante i quali io conobbi e feci l'amore con lo stesso fanatismo che ponevo nel mio lavoro, l'Uomo invisibile era finito solo a metà. Ma nel suo sorriso Gala riconosceva quella strada, irta di diffi coltà e approdante al successo, che le carte le predicevano ogni volta. Io credevo ciecamente nelle carte interpretate da Gala. Ogni sera la pregavo di leggerle per me e subito svani vano anche le più lievi tracce di ansietà che talvolta minava no la mia gioia. Da parecchi giorni le carte annunciavano la lettera di un uomo bruno,La e del denaro. La lettera era del visconte di Noailles. galleria Goemans stavagiunse: per fallire e lui si of friva di aiutarmi finanziariamente in un momento certo diffi cile. Mi suggeriva di fargli visita; che stabilissi io stesso il giorno, e avrebbe mandato la sua macchina a prendermi. Proprio quel giorno si compivano due mesi dal nostro arrivo all'Hotel du Chàteau, e decidemmo di uscire per una breve passeggiata che ci avrebbe permesso di esaminar meglio la si tuazione. Ricordo che fummoI abbagliati dele l'assolato mattino invernale. nostri voltidallo eranosplendore cadaverici ci riabituavamo con fatica alla luce, dopo due mesi di pe nombra continua. Il calore del sole ci parve una delizia inau dita e decidemmo di far colazione all'aperto. Per la prima volta, inoltre, bevemmo un po' di vino mangiando. In quel caffè decidemmo ogni cosa. Gala sarebbe andata a Parigi per tentare di recuperare i denari che la galleria ci doveva, men tre io avrei raggiunto il visconte di Noailles nel suo Chàteau http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
193/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
205
de Saint-Bernard a Hyères, per offrirgli un quadro impor tantissimo e chiedergli un anticipo di ventinovemila franchi. Con e col una denaro raccolto da Gala, co struitiquesti, a Cadaqués piccolissima casa, doveci cisaremmo fosse posto soltanto per noi due. Lì avremmo lavorato, allontanandoci di tanto in tanto da Parigi: io amo solo il paesaggio di Cada qués, tutti gli altri non li guardo nemmeno. Gala si recò a Parigi, e io andai dai Noailles, che accolsero con gioia la mia proposta. Tornai a Carry-le-Rouet da Hyères contemporaneamente a Gala: lei portava il denaro, io avevo l'assegno. Trascorsi un pomeriggio intero a guardarlo, e per la prima volta capii che il denaro poteva essere molto impor tante. L'indomani partimmo per la Spagna. Cominciava la brutale battaglia contro la vita, quella bat taglia che avevo sempre creduto di poter evitare. Fino ad al lora avevo infatti conosciuto soltanto gli ostacoli creati dalla mia immaginazione. Anche l'amore mi era stato utile, gua rendomi dall'incombente follia, e io l'adoravo. Ma ora dove vo ritornare a Cadaqués, dove non sarei più stato il diletto fi glio del notaio Dali, ma il figliol prodigo, rinnegato dalla fa miglia, legato da concubinaggio a una russa! E come ci saremmo organizzati a Cadaqués? C'era una so la persona su cui contare: Lydia, la ben plantada, una donna del paese, vedova di Nando, «il buon marinaio dagli occhi azzurri e dallo sguardo sereno ». Lydia era sulla cinquantina, aveva due figli che abitavano una misera capanna a Port Lligat, un piccolissimo porto, a circa un quarto d'ora da Cada qués,minerali, oltre il cimitero. Port che Lligat è uno aldeimondo. luoghi Le piùmatti aridi, più più planetari esistono ne sono gaie e selvagge, ferocemente analitiche e costruite; le sere sono morbidamente malinconiche, e gli alberi di olivo
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
194/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
2o6
LA MIA VITA SEGRETA
fino ad allora allegri e animati divengono immobili e grigi. L'ebbrezza del mattino sveglia nel mare piccole onde brillan ti; la sera l'acqua diventa immobilecrepuscolo. come quella di un lago e rispecchia il dramma del precoce Arrivammo a Cadaqués in pieno inverno. L'albergo Miramar, che parteggiava per mio padre, rifiutò di ospitarci con il pretesto delle riparazioni invernali e dovemmo accontentarci di una modesta locanda, dove una nostra antica domestica fece del suo meglio per aiutarci. Del resto io desideravo sol tanto la stima dei pescatori di Port Lligat, i quali, più indi pendenti d'animo della gente di Cadaqués, pur accogliendo ci all'inizio con riserva, furono ben presto affascinati dai mo di irresistibili di Gala e dall'aureola del mio prestigio. Sape vano che i giornali si occupavano di me. «È giovane,» dice vano « i denari di suo padre non gli servono e spenda come vuole la sua gioventù». I figli di Lydia ci proposero di comprare la loro capanna, e io decisi di acquistarla e di renderla abitabile: mi sembrava il solo luogo al mondo dove desiderassi vivere, e Gala era d'ac cordoecon me, come sempre. Convocammo capomastro, Gala io studiammo tutti i particolari della un nostra futura cae sa, dal numero dei gradini alle misure della più piccola fine stra. Ludwig II di Baviera costruendo i suoi palazzi di certo provò solo la metà delle emozioni che ci procurò la progetta zione della nostra capanna. Avremmo avuto un'unica stanza, di quattro metri quadra ti, come camera da letto, entrata, studio e sala da pranzo. Poi, salendo pochi una gradini, eccocucina, un minuscolo corridoio, con tre usci, la doccia, piccola il gabinetto. Tutto pic colissimo, tutto intrauterino. Facemmo venire dal nostro ap partamento di Parigi i vetri e il nichel, e applicammo sulle pareti parecchi strati di smalto. Io non ero certo in grado di realizzare tutte le mie deliranti idee decorative, e dovevo quindi accontentarmi di una perfezione dimensionale. Vole vo esattamente lo spazio necessario a noi due, e nulla più. Il solo ornamento stravagante sarebbe stato un dente da latte, un piccolo,dalpiccolissimo latte perduto che non recentemente. era mai stato sostituito dente vero,dente e chedaavevo Era bianco, trasparente, simile a un chicco di riso, e ci avrei fatto un buchino per poi appenderlo al centro matematico del soffitto. La decisione di utilizzare così il mio dente da lat te mi aiutò a sopportare facilmente tutte le difficoltà pratiche che si leggevano già sul volto tormentato di Gala. «Non crucciarti... » le dicevo «acqua, luce, camera per la http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
195/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
20
7
domestica... Il giorno in cui vedrai il mio dente pendere dal l'alto, dominando ogni cosa, sarai tanto entusiasta quanto lo sono io! E non avremo né fiori né cani, solo aridità intorno alla nostra passione! E l'intelligenza ci invecchierà rapida mente, e insieme. Io scriverò un libro per te, su di te, e tu di venterai una di quelle mitologiche Beatrici che la storia deve portarsi in groppa. E la storia mi obbedirà, dominata dalla furia del mio frustino, pur sputando fuoco nella sua rabbia impotente ». decise le migliorie da apportare alla nostra casa Una volta di Port Lligat, andammo a Barcellona. I contadini della re gione hanno un loro proverbio: «Barcellona è buona con te, se il tuo borsellino tintinna! ». E noi avevamo già versato, in anticipo, agli operai di Cadaqués tutto il nostro denaro, tran ne 1 assegno del visconte di Noailles. Andammo in una banca per incassarlo, e fui sorpreso quando il cassiere mi chiamò,
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
196/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
208
LA MIA VITA SEGRETA
ossequiosamente, per nome. Non mi rendevo conto di essere ormai molto popolare a Barcellona, e la cortesia dell'impie gato, lusingarmi, mi insospettì: «Lui mi conosce, ma io nonanziché lo conosco! ». Una simile dimostrazione di infantilismo ostinato doveva necessariamente irritare Gala: mi dichiarò bruscamente che sarei sempre rimasto un contadino catalano. Io firmavo, in tanto, l'assegno; ma quando il cassiere volle ritirarlo, rifiutai: «Figuriamoci! » dissi a Gala «Gli darò l'assegno solo quan do lui con l'altra mano mi darà i soldi! ». «Ma cosa credi che ne faccia del tuo assegno? ». «Potrebbe anche mangiarselo! ». «E perché dovrebbe farlo? ». «Perché io, al suo posto, me lo mangerei senz'altro! ». « Ma anche qualora lo mangiasse tu non perderesti il tuo denaro! ». « Lo so, ma questa sera non potremmo andare a mangiare torts e rubellons a la llaunaì ».' Il cassiere ci guardava incerto, senza capire la nostra con versazione Gala finì perperché convincermi, ci eravamo e io allontanati tornai con passo di qualche risoluto passo. allo sportello e porsi sdegnosamente l'assegno: «Avanti, ne faccia un po' quello che vuole! ». Non mi sono mai abituato alla sconcertante, terrificante « normalità » degli esseri che mi circondano e che popolano il mondo. Mi ripeto spesso: «Nulla di quel che dovrebbe ac cadere, in realtà accade! ». E non so capire come gli umani siano così privi di individualità, così pronti a comportarsi con divertente tanta monotonia. Ad esempio, cosaCentinaia potrebbediesserci di più del far deragliare treni? migliaia di chilometri di rotaie, attorno alla Terra; l'Europa, l'Ameri ca, l'Asia, solcate da infinite rotaie! E non c'è il minimo rap porto tra i rarissimi individui che si tolgono una così prezio sa soddisfazione e gli infiniti che preferiscono viaggiare! Quando il deragliatore Marouchka fu catturato in Ungheria, se ne parlò come di un caso unico. Non capisco davvero tanta mancanza di fantasia. Perché i guidatori di filobus non irrompono, ogni tanto, nelle vetrine dei grandi magazzini, acchiappando al volo qualche sciocchezzuola da portare in dono alle loro mogli, qualche giocattolino da distribuire fra i bimbi che passano per strada? Due fra i miei prediletti piatti catalani: i torts sono piccoli uccelli, e i ru bellons molluschi fritti.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
197/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
209
Perché gli idraulici non installano, negli sciacquoni dei wc, piccole bombe che scoppino proprio mentre illustri uo mini politici tirano la catena? Perché le vasche da bagno hanno sempre, più o meno, la stessa forma? Perché non s'inventano dei taxi con un congegno, dispo sto intorno agli sportelli che simuli la pioggia, in modo che il passeggero debba, per entrarci, indossare l'impermeabile an che nelle giornate di bel tempo? (Non tutti i taxi dovrebbero esser provvisti di simile raffinatezza, ma solo i più lussuosi.) Perché, quando chiedo un'aragosta all'americana in un ri storante, non mi portano mai un telefono alla griglia? E per ché lo champagne viene sempre servito ghiacciato, mentre i telefoni, sempre tiepidi e sgradevolmente appiccicosi, non sono mai offerti in un bel secchiello, appannato e velato di ghiaccio?
Telefono frappé, telefono menta, telefono afrodisiaco, telefono all'aragosta, telefonoalla drappeggiato nel visone, per i boudoir delle sirene dalle unghie fasciate d'ermellino, telefo no alla Edgar Allan Poe, con un topo morto nascosto dentro, telefono alla Bòcklin, installato in un cipresso (con una pic cola allegoria della morte, in argento sbalzato, sulla parte po steriore), telefono al guinzaglio, ma capacissimo di passeg giare da solo, telefono applicato alle spalle di una tortorella in buona salute... telefoni... telefoni... telefoni... Mi pareva incredibile che un cassiere non avesse mai desi derato inghiottire un assegno; non meno incredibile che un pittore non avesse mai dipinto un «orologio molle». Naturalmente incassai con estrema facilità l'assegno del visconte di Noailles, e quella sera ci godemmo un pasto in terminabile, con champagne e conversazioni tutte imperniate sulla nostra casa di Port Lligat. Io mangiai due dozzine di uc celletti. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
198/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
210
LA MIA VITA SEGRETA
L'indomani Gala si ammalò di pleurite, e io per la prima volta sentii tremare il massiccio edificio del mio egoismo al sotterraneo que finito con terremoto l'amaredell'altruismo veramente Gala? sentimentale. Avrei dun Durante la malattia di Gala accettai l'invito di un amico dei tempi di Madrid, che mi chiedeva di raggiungerlo con lei a Malaga. Tutte le spese del nostro soggiorno sarebbero state a suo carico, e inoltre mi avrebbe comprato un quadro. De cidemmo quindi di recarci a Malaga, ma giurando di non spendere un soldo, depositando anzi nella cassaforte del l'Hotel de Barcellona la somma ricavata dall'assegno: doveva esserci sacra, in quanto destinata allaprogetti casa di Port Io trascorrevo ore intere facendo per laLligat. convale scenza di Gala, elencandomi i doni che le avrei offerto. La malattia l'aveva resa fragilissima, e nella sua camicia da notte rosa tea somigliava a una delle fate disegnate da Raphael Kirchner, una di quelle creature irreali che sembrano in pro cinto di morire, estenuate nello sforzo di respirare una gar denia gigantesca, infinitamente più ampia, più greve, delle loro teste. Un sentimento di tenerezza per Gala, mai provato prima, mi sopraffece; ogni suo movimentoMamiera dava rio, dolce quanto il miele, di piangere. unail deside soavità non esente da impulsi sadici. Di tanto in tanto balzavo in piedi, pieno di amorosa premura, e gridando: «Sei troppo, troppo bella!», cominciavo a baciarla furiosamente, strin gendola, squassandola sempre più forte, e via via che la sen tivo irrigidirsi per difendersi debolmente dalla mia violenza, cresceva in me il desiderio, per così dire, di stritolarla fra le braccia. Sentivo che era sempre più estenuata, e non sapevo resistere tentazione di prolungare, tutto il pomerig gio, i mieialla giochi di strangolamento e diper compressione finché Gala, esausta, scoppiava in pianto. Allora mi dedicavo al suo volto: cominciavo eoi baciarlo dolcemente, cento e cento volte, poi le carezzavo il nasino, poi le succhiavo le labbra, costringendole a una smorfia che giudicavo irresistibile. Poi le succhiavo il naso, poi la bocca, poi il naso e la bocca insie me, e contemporaneamente, con entrambe mani, le premevo le orecchie in avanti. Le mie carezze assumevano una frene sia crescente, e finivo per torturare quell'incantevole volto con una durezza che sentivo pericolosa, quasi volessi schiac ciare, agitare, rivoltare, frugare una pasta informe da cui trarre il pane. Non l'avevo affatto consolata delle sue lacri me, anzi, la facevo piangere di nuovo: «Usciamo! Uscia mo! » alla fine le dissi.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
199/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
La sistemai in una macchina, e la condussi all'Esposizione internazionale di Barcellona. La costrinsi a salire una lun ghissima scala, con occhi dallo sfinimento. vo stringendola allaglivita, machiusi era talmente debole cheL'aiuta dove vamo fermarci ogni tre o quattro gradini. Così la guidai, provvisoriamente cieca, fino a una terrazza da cui si domina va l'intera esposizione: sullo sfondo le fontane luminose, mo numentali, come non ne ho mai viste di simili in vita mia. Sa livano altissime, si allargavano in ventagli iridati, cambiavano forma e colori con sconcertanti effetti magici. Mille fuochi artificiali esplodevano in cielo, e il livido viso di Gala, con le palpebre serrate, mi si abbandonava sul pet to: «Ora guarda! » le dissi. Nessun bimbo fu mai così attonito. Le sardanas scandiva no intorno a noi il loro ritmo malinconico. Gala sussurrò: « Solo tu sai di cosa ho bisogno! E mi fai piangere sempre! ». La folla anonima strisciava, con piedi pesanti, lungo i sen tieri dell'inevitabile fiasco rappresentato da un'esposizione internazionale. Miseria di tutte le miserie! Nessuno, fra loro, piangeva! Due giorni dopo partimmo per Malaga. Quel lungo viag gio di tre giorni era prematuro per Gala, ancora sofferente. Rimase ore e ore, nel nostro scompartimento di seconda classe, con la testa posata sul mio petto, e io mi stupivo che una piccola testa, apparentemente composta unicamente di espressioni, potesse pesare quanto il piombo. Cominciai a meditare sul suo teschio: lo vidi, bianchissimo e pulito, con quei meravigliosi denti, perfetti, regolari, categorici, gloriosi, brillanti, come se specchiassero la verità della sua lingua ros sa, emersa dal pozzo salivare della sua laringe. Paragonavo il suo teschio, senza lingua, senza saliva, senza laringe, armato unicamente della verità dei suoi denti, alla menzogna del mio. Io avevo già la bocca di un vecchio. Nessun dentista ha mai saputo svelare il mistero della mia struttura dentale,1 che provocava in loro esplosioni di stupore. Non ho ancora capi to se ne fossero atterriti oppure ammirati, l'unica cosa certa è nessun dentista ha trascurato di rallegrarsi me per 1che incomparabile, inimitabile disastro della miacon dentatura. Non uno solo fra i miei denti è al suo posto giusto. Mi man cano due molari, che non sono mai spuntati, e due incisivi y e un indubbia rispondenza fra i denti e gli organi sessuali. Perdere i enti in sogno è una chiara allusione all'onanismo; in certe tribù africane si 'ostitmsce la circoncisione con l'estrazione di un dente.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
200/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
212
LA MIA VITA SEGR ETA
inferiori, che caddero quand'erano da latte e non furono mai sostituiti. E poi altri denti, nei luoghi più impensati... E immaginando il mio teschio accanto a quello di Gala, ne vidi tutto l'orrore: non soltanto i miei denti sono un caos, ma il mento, pochissimo pronunciato, si oppone al deciso svi luppo delle arcate sopracciliari che, prive allora di pupille, sarebbero state anche più ansiose di quanto ora non siano. E infine, non riuscivo a immaginare il mio teschio bianco; sarà sempre giallo, putrefatto, simile alla terra troppo concimata, mentre quello di Gala, l'ho già detto, bianchissimo e quasi azzurrino, avrà la lucentezza dei lisci, trasparenti, preziosi ciottoli che sua madre raccolse, per lei, sulle rive del Mar Ne ro, e che oggi riposano in una scatoletta imbottita di ovatta.
Pensavo al funerale di Gala e al mio, sepolti insieme, la mano nella mano, ed ecco che il capo di Gala, appesantito dal sonno, mi cadde in grembo. Lo rialzai, lo appoggiai alla mia spalla, già indolenzita dallo sforzo. Di fronte a noi, avvi tati sul corpo di viaggiatori anonimi, altri crani sobbalzavano secondo le scosse delArrivammo treno, e le mosche ci sgambettavano so pra tranquillamente. a Malaga in un treno affol lato da gente «morta di sonno». Una calura africana già dominava l'Andalusia, con spet trale, sovrana, suprema maestà. Inciso a lettere di fuoco sulla superficie liscia e compatta del cielo, lessi chiaramente l'aral dico motto: «Qui il caldo è re». Il nostro autista, per sve gliare un facchino addormentato in un angolo, lo colpì a più http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
201/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
21 3
riprese con un piede, finché lui, uscendo dal dormiveglia, alzò le braccia in un gesto degno del cerimoniale egiziano, perGià dirci: «Certamente non festival oggi! ».della morte, con le orgia si preparava il gran stiche processioni di fiori. Un autobus si era fermato davanti a un bar, perché il guidatore voleva bersi un anis del mono: glielo portarono, bevve e rimise la vettura in moto cantando. La strada era piena di Picasso (il suo tipo morfologico è co munissimo a Malaga, sua città natale), tutti con un garofano dietro l'orecchio, tutti con occhi brillanti di graziosa intesa e di criminale intelligenza. Il programma delle corride era im portante e la sera, invece delle solite brezze tanto « carine », un bruciante vento africano ci giunse dai deserti. Noi spagnoli ci troviamo benissimo in sere simili. È pro prio l'ora che scegliamo per far l'amore, quando l'aroma dei garofani e del sudore si inasprisce, quando il leone africano della civilizzazione spagnola comincia a ruggire! A Torremolinos, un piccolo villaggio a pochi chilometri da Malaga, prendemmo in affitto una capanna di pescatori, che da un lato dominava i campi di garofani, dall'altro una sco gliera a strapiombo sul mare. Luna-di-miele-di-fuoco! Ci ab bronzammo come i pescatori, dormimmo su durissimi mate rassi (c'era da credere che non contenessero lana, ma pan secco), e all'inizio non era piacevole: ben presto i nostri cor pi si coprirono di lividure e di contusioni, piacevolissime, queste, perché davano veramente la sensazione di avere un corpo, e di averlo nudo. Gala, che aveva il corpo di un fanciullo, dorato dal sole, attraversava serenamente il villaggio con i seni nudi, e io ave vo ripreso l'abitudine di portare la mia collana. I pescatori del luogo non avevano pudori superflui e spesso, a pochi passi da noi, abbassavano i pantaloni per le loro funzioni na turali. Scoppiavano spesso risse furiose, che si concludevano con crani spaccati e le donne, perpetuamente in lutto, accor revano invocando Gesù e la Vergine immacolata. In tutto questo c'era violente mai un'ombra malinconia o dicome squallore, e le loronon collere erano di gaie, biologiche, bian che lische di pesce disseccate al sole. Fu allora che io manifestai una passione per l'olio d'oliva. Ne mettevo dovunque, cominciavo, la mattina, col tuffare il mio pane tostato in una scodella d'olio, con qualche acciuga, e bevevo poi fino all'ultima goccia quel che il pane non ave va assorbito. Se ne restava qualche stilla me la versavo sul ca po, sul corpo, massaggiandomi vigorosamente. I miei capelli http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
202/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
214
LA M I A VI TA
SEGRETA
ricrebbero con tanta abbondanza da spezzare tutti i pettini. Continuavo a dipingere il mio Uomo invisibile e scrivevo la versione definitiva della mia Donna visibile. Di tanto in tanto ricevevo la visita di alcuni amici surreali sti locali: si odiavano appassionatamente fra loro, ed erano già in parte divorati dal cancro delle ideologie di destra o di sinistra. Io compresi subito che, non appena questi cancri avessero raggiunto le proporzioni di veri serpenti, la guerra civile sarebbe stata, in Spagna, qualcosa di ferocemente grandioso, una testa di Medusa, con un ventre al posto del volto e i serpenti al posto degli intestini, iliaca passione di erezione e di morte. Un giorno ricevemmo diverse lettere che contenevano, tutte, cattive notizie. La galleria Goemans, che ci doveva an cora un mese di arretrati, aveva dichiarato bancarotta. Luis Bunuel aveva deciso di assumersi la produzione dellVlg;? d'or, estromettendomi. Il capomastro di Cadaqués, annun ciando di aver quasi completato la casa di Port Lligat, chie deva altri soldi, per un totale doppio di quello contemplato nei preventivi. E, partiva, come seper ciòignota non bastasse, il nostro ricco amico di Malaga destinazione, lasciando detto che sarebbe tornato tra una ventina di giorni! Avevamo ormai speso i pochi risparmi portati a Malaga e ci restava, sì e no, di che vivere per quattro o cinque giorni. Gala suggerì di scrivere all'Hotel de Barcellona affinché ci spedissero i soldi lasciati nella cassaforte, ma io rifiutai, non volendo toccare il sacro, e ormai insufficiente, denaro desti nato casa.ci Decidemmo di telegrafare a diversi amici pari gini alla perché anticipassero piccole somme su quadri che avrei consegnato in seguito. Ma nessuno ci rispose, e altri giorni passarono. La sera raccogliemmo gli spiccioli sparsi nelle mie tasche e li affidammo a un amico, di tendenze comuniste, capitato lì per caso, perché telegrafasse all'Hotel de Barcellona. Promi se di farlo, ma un giorno passò, poi un altro, e non ricevem mo nulla.aveva Faceva terribilmente caldo,con nella casa accanto un ragazzo massacrato sua madre, le molle del fuoco. L'esattore delle tasse trascorreva i tardi pomeriggi sparando alle rondini. E non avevamo domestica, e in casa non c'era assolutamente nulla da mangiare. Io capivo benissimo che la colpa di tutto era mia, della mia ostinazione: sarebbe bastato scrivere in tempo a Barcellona! Gala tentava vanamente di spiegarmi che la situazione era seccante, ma niente affatto tragica, potevamo trasferirci in http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
203/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
2I5
un buon albergo di Malaga e attendere lì il denaro da Barcel lona, che non poteva tardare. Dopotutto il telegramma era stato spedito un sabato, giorno di chiusura per le banche. O forse l'amico comunista non aveva affatto telegrafato... Ma io non volevo lasciarmi convincere, anzi, desideravo sfruttare, fino in fondo, la possibilità di recitare il dramma della mia collera, la collera tenuta in serbo fin da quando la prima difficoltà finanziaria mi si era parata dinanzi. Non vo levo ammettere l'affronto, l'ingiustizia, la mostruosità del fatto che io, Salvador Dali, dovessi interrompere la stesura della mia Donna visibile, perché io, Salvador Dali, ero senza denari, e situazione, che la mia Galuchka si trovasse de gradante e questa era la goccianella che mia fece stessa trabocca re il vaso. Uscii di casa, sbattendo la porta e con il rammarico di la sciare Gala triste, sola, affaccendata a preparar bagagli. Rac colsi un ramo secco che mi sarebbe servito come bastone, e con quello mi avviai lungo le piantagioni di garofani, furiosa mente falciando i fiori che mi schizzavano intorno come de capitate teste dipinte da Carpaccio. Nelle grotte che fiancheggiavano il mare vivevano certe zingare, brune come olive, che in quel momento friggevano il pesce in grandi calderoni pieni d'olio bollente, sibilante, ruggente, come le vipere del mio furore. Per un attimo esa minai l'assurda possibilità di trasportare lì i bauli di Gala e di vivere con lei tra gli zingari. L'idea della promiscuità con tante magnifiche donne che, seminude, allattavano i bimbi fu per me un afrodisiaco violento, esaltato dall'incredibile spor cizia della rifugiai in un anfratto e il ricordo dei loro seni pelle. gonfi Mi di latte si mescolò, in me,solitario, alla visione della groppa lucente, davvero una groppa di cavallo nero, che una delle zingare piegava sontuosamente dinanzi al fuo co. Le gambe mi cedettero e, cadendo in ginocchio sul suolo roccioso, mi sentii un anacoreta in estasi, un anacoreta di Ribera. Con la mano libera accarezzavo e graffiavo la pelle cal cinata del mio corpo, e avrei voluto potermi toccare contem poraneamente ovunque, con gli occhi inchiodati a una nuvo la spaccata che lasciava precipitare in raggi obliqui la scato logica pioggia d'oro di Danae. La mia rabbia dominava an che il tremito, anche i sussulti della mia carne. Ah sì, ero sen za soldi? Ah sì, le mie tasche erano vuote? Ma potevo ancora spender questo! E sparsi in terra le grosse e le piccole mone te della mia vita preziosa, tratta dai più profondi, dai più oscuri recessi del mio corpo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
204/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
216
LA MIA VITA SEGRETA
Una volta svanito il piacere, la mia nuova, inutile «spesa» accentuò in me, con un sentimento intensificato di desolazio ne, sivol'intollerabile rancore si rivolse realtàtotalmente di quanto mi contro accadeva. me stesso, Il mio e per impul pu nirmi di aver commesso la « cosa » guardai la mano, recentis simo strumento del mio peccato, la strinsi a pugno, me ne percossi senza pietà la faccia. Battei e battei, fino a sentire il gusto del sangue in bocca; lo sputai proprio là dove, un istante prima, avevo versato il tesoro della mia voluttà. Mi ero tolto un altro dente da latte. Era scritto: dente per dente! Tornai a casa eccitatissimo ma raggiante, e mostrai vitto riosamente a Gala le mie dita serrate: «Indovina! ». «Una lucciola! ». «No! Un dentino! M'è caduto. Dobbiamo subito tornare a Cadaqués per appenderlo al centro del soffitto della casa nuova, della casa di Port Lligat! ». Ma non tornammo a Cadaqués neppure quando, due gior ni dopo, ricevemmo il denaro da Barcellona e un piccolo aiu to dall'amico comunista. Andammo invece a Parigi. potevo dimenticare la nuvola che, mentre il mioNon fluido vitale, si era aperta per spander su dispandevo me la sua pioggia d'oro. Avevo scoperto il «grandioso mito di Danae». Dovevamo andare a Parigi e tornarne con le mani piene d'oro per terminare la casa di Port Lligat. Così tornammo a Parigi, sostando solo lo stretto necessario a Barcellona e a Madrid, e due ore a Cadaqués per giudicare l'effetto della nostra casa. Era anche più povera e più angusta
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
205/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
217
di quanto avessimo temuto: praticamente non esisteva. Ma già in questo «nulla» si poteva notare il nostro comune fanati smo, e per la prima volta fu possibile distinguere la personalità chiara, concreta e tagliente di Gala dalla delirante incapacità della mia. C'erano, di Gala, le proporzioni della porta, della fi nestra e le quattro pareti: qualcosa di eroico. Ma il vero eroismo ci aspettava a Parigi, dove Gala e io dovemmo affrontare il più tenace, il più orgoglioso, il più duro sforzo per difendere noi stessi. Tutti, intorno a noi, tra divano, e senza grandiosità alcuna. L'aneddoto divorava la categoria, e via via che il mio nome si affermava con l'impla cabilità di un cancro nel seno della società nostra vi ta pratica incontrava difficoltà sempre piùostile, gravi.laPer difen dersi dal tremendo morbo del mio prestigio intellettuale, i miei contemporanei cercavano di contagiarmi con la loro malattia: il logorio continuo delle «preoccupazioni finanzia rie». Ma era un fastidio trascurabile, sapevo che ne sarei guarito. Bunuel aveva appena finito L'Age d'or. Ne fui terribilmen te deluso, perché rappresentava un'abietta caricatura delle mie idee. Il «lato cattolico» era diventato volgarmente «an ticlericale», privo della biologica poesia che avrei desiderato. Comunque il film produsse un'impressione notevole, soprat tutto nella scena dell'amore insoddisfatto, quando l'eroe, de vastato da vani desideri, sviene succhiando l'alluce di marmo di Apollo. Bunuel era frettolosamente partito alla conquista di Hollywood e non assistette alla prima rappresentazione. Il pubblico di eccezione, che simpatizzava per i surrealisti, non provocò veri e propri incidenti, si udì solosoffocate qualche rumorosa risata, qualche sommessa protesta, subito dagli ap plausi generali. Ma due giorni dopo fu tutt'altra storia. In una certa scena si vedeva arrivare una macchina lussuosissi ma; ne scendeva un domestico in livrea che, preso un osten sorio, lo innalzava sul marciapiede. Subito dopo dalla stessa macchina sbucavano due bellissime gambe femminili. In quel preciso istante, e come per un segnale convenuto, un gruppo di Camelots du roi1 cominciò a scagliare contro lo schermo bottigliette d'inchiostro, e subito dopoa scaricare quei bravi giovani, gridando: « A bas les boches », presero in aria le ri voltelle, a lanciare bombe asfissianti e lacrimogene, e alla fine picchiarono diversi spettatori con gli sfollagente. La proie Les camelots du roi, organizzazione di giovani nazionalisti, cattolici, mo narchici, affiliata all'Action Francaise.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
206/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
2l8
LA MIA VITA SEGRETA
zione ovviamente fu interrotta; tutte le vetrate vennero in frante, e l'annessa mostra di quadri e di libri surrealisti com mente un mio pletamente devastata. quadro,Uno portandolo, degli inservienti ai primisalvò disordini, miracolosa nello stanzino del gabinetto. Tutto il resto fu letteralmente calpe stato dalle suole dei Camelots. Il giorno seguente lo scandalo esplose sui giornali, e non si parlò d'altro a Parigi. Scoppiarono polemiche, intervennero commissariati di polizia e il film fu proibito. Per qualche tempo temetti addirittura di venir cacciato dalla Francia, ma ben presto il pubblico reagì favorevolmente all'Age d'or, ep pure questo non impedì che mi fosse tolto ogni lavoro: «Non si sa mai, con Dali! Potrebbe ripetere lo scherzo dell'Age d'or». Lo scandalo dell'Age d'or mi restò sospeso sul capo come una spada di Damocle, ma mi insegnò a evitare qualsiasi col laborazione. Accettavo la responsabilità dello scandalo per sacrilegio, sebbene questo non corrispondesse alle mie inten zioni e alle mie ambizioni. Avrei sopportato uno scandalo mille volte più grave, ma per «ragioni importanti»; avrei vo luto far nascere disordini, certo, ma per un eccesso di fanati smo cattolico, e non per un ingenuo anticlericalismo. Capivo comunque che il film possedeva un'innegabile forza evocati va e che, rinnegandolo, non sarei stato compreso. Accettai le conseguenze dell'incidente 1 e passai all'Apologia di Meissonier in pittura: nessuno era in grado di stabilire quali fossero i limiti tra il mio umorismo e la mia serietà congenita e fana tica e mi lasciavano « È tipico di Dali». fare, dicendo, con una scrollata di spalle:
Più tardi Bunuel, quando abbandonò il surrealismo, riprese L'Age d'or, purgandolo dei suoi passaggi più arrischiati e introducendovi una quantità di scene diverse, senza chiedere la mia opinione. Non ho mai visto questa se conda versione. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
207/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
2I9
Ero giudicato il più pazzo, il più rivoluzionario, il più vio lento, il più surrealista, di conseguenza il mio classicismo sa trui. Estato, rebbe il miounreazionario giorno, piùtradizionalismo surrealista del più romanticismo sovversivo al di quel loro aborto di rivoluzione.
Tutto lo sforzo verso la modernità compiuto nel primo do poguerra era falso e destinato a scomparire. Bisognava tor nare allaOrmai tradizione, inevitabilmente, in pittura come income tutto il resto. nessuno sapeva più come si disegnava, si dipingeva, come si scriveva. Tutto era livellato, uniforma to, internazionalizzato. La bruttezza e la mancanza di forma erano le divinità del momento. Il vacuo, fallace pettegolezzo filosofico dei caffè soffocava l'onesto lavoro dei pittori-arti giani. Ormai ci si aspettava che le muse ispiratrici, invece di rimanere nei loro Parnasi come le avevano immaginate e di pinte Raffaello e Poussin, scendessero nelle strade, sui mar ciapiedi per abbandonarsi al libertinaggio di assemblee più o meno popolari. Gli artisti fraternizzavano con i burocrati, parlavano il linguaggio volgarmente opportunistico dei de magoghi e impudentemente si univano alle aspirazioni di im borghesimento delle masse che, sorrette dallo scetticismo e dal progresso meccanico, ingrassavano nel nauseante benes sere di una vita senza rigore, senza forma, senza tragedia, senz'anima! E tutti mi erano ostili e mi davano addosso.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
208/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
209/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO SECONDO LA MIA BATTAGLIA LA MIA PARTECIPAZIONE E LA MIA POSIZIONE NELLA RIVOLUZIONE SURREALISTA «OGGETTI SURREALISTI» VS «SOGN I NARRATI» ATTIVITÀ CRITICA VS AUTOMATISMO
LA MIA BATTAGLIA
Contro la Semplicità Contro l'Uniformità Contro l'Egualitarismo Contro il Collettivo Contro la Politica Contro la Musica Contro la Natura Contro il Progresso Contro il Macchinismo Contro l'Astratto Contro la Giovinezza Contro l'Opportunismo Contro gli Spinaci Contro il Cinema Contro Buddha Contro l'Oriente Contro il Sole Contro la Rivoluzione Contro Michelangelo Contro Rembrandt Contro gli Oggetti selvaggi Contro l'Arte africana moderna Contro la Filosofia Contro la Medicina Contro le Montagne Contro i Fantasmi Contro le Donne Contro gli Uomini Contro il Tempo Contro lo Scetticismo
Per la Complessità Per il Multiforme Per la Gerarchizzazione Per l'Individuale Per la Metafisica Per l'Architettura Per l'Estetica Per la Perennità Per il Sogno Per la il Concreto Maturità Per il Fanatismo machiavellico Per le Lumache Per il Teatro Per il Marchese di Sade Per l'Occidente Per la Luna Per la Tradizione Per Raffaello Per Vermeer Per gli Oggetti ultracivilizzati 1900 Per l'Arte del Rinascimento Per la Religione Per la Magia Per la Costa Per gli Spettri Per Gala Per Me Per gli Orologi molli Per la Fede
Sapevo benissimo, giungendo a Parigi, che il successo ottenuto alla galleria Goemans mi era valso l'ostilità coalizzata dei miei nemici, che si erano moltiplicati come funghi dopo la tempesta provocata dall'/ìge d'or.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
210/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
222
LA MIA VITA SEGRETA
Chi, dunque, mi era nemico? Tutti, tranne Gala. La cosid detta arte moderna era in armi, allarmata dalla mia potenza demoralizzante e distruttrice. mio lavoro era violento, audace, e non era «attuale!».Il Questo lo capivano tutti:era io odiavo la mia epoca! Il mio spirito antifaustiano si opponeva decisamente all'assurda apologia della giovinezza, del dina mismo, della spontaneità, della pigrizia, incarnata dai degra dati superstiti del cubismo poetico, delle arti più o meno pla stiche, che devastavano gli sterili, nauseanti caffè di Montparnasse! «Cahiers d'Art», rassegna così gaia e così moder na, mi avrebbe serenamente ignorato fino all'ultimo, mentre già i vecchi signori, con le loro ghette tarmate, arricchite dal la polvere delle tradizioni, con i loro baffi induriti dal tabac co, con il nastrino della Legion d'Onore all'occhiello, si met tevano l'occhialetto per meglio studiare i miei quadri, e ave vano una gran voglia di portarseli subito via, sotto braccio, per appenderli in sala da pranzo, accanto a un Meissonier! Chiunque abbia oltrepassato la cinquantina e sappia ancora vedere mi sa comprendere, mi ha sempre compreso, i cin quantennidi sanno che ioda sono loro fianco. Non che abbiano bisogno esser difesi me,alperché sono, in realtà, fortissi mi, e io mi sono schierato nelle loro file sapendo perfetta mente che la vittoria andrà sempre alla tradizione. La mia crociata è in favore della civiltà greco-romana. Gli elementi intellettuali erano allora corrotti dalla nefasta e già declinante influenza di Bergson, il quale, esaltando l'istinto e Yélan vital, conduceva alle più crudeli rivalutazioni esteti Ma già un'altra alitava dall'Africa, a devastare iche. cervelli parigini coninfluenza una frenesia incresciosa. Tutti adorava no i deplorevoli prodotti istintivi dei veri selvaggi. Picasso e i surrealisti inauguravano ufficialmente il regno dell'arte negra e io ne arrossivo di vergogna e di rabbia. Dovevo trovare im mediatamente un antidoto, e schierai contro gli oggetti negri quelli europei, ultracivilizzati, decadenti, modem style. Ho sempre considerato il periodo 1900 come il risultato estremo contemporanei della decadenzanon greco-romana, capiscono nulla e mi di sono estetica detto:e poiché sono ini miei gra do di eccitarsi solo attraverso le «agitazioni vitali», io mo strerò loro come il minimo dettaglio ornamentale di un og getto 1900 contenga più mistero, più poesia, più erotismo, più follia, più perversità, più pathos, più tormento, più gran dezza, più profondità biologica di un intero arsenale di or rendi feticci dotati di anime e di corpi semplicemente e sel vaggiamente stupidi! http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
211/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
223
C.C/C
E un bel giorno, nel cuore stesso di Parigi, scoprii gli in gressi alla metropolitana, quegli ingressi in puro stile 1900 che purtroppo cominciavano a venir sostituiti con orribili co struzioni « funzionali ». Il fotografo BrassaT ne scattò una se rie di immagini, e ci si stupì nel riconoscere, attraverso la mia rivelazione, il lato surrealista del modem style. Subito comin ciò la caccia agli oggetti 1900 al marche despuces, e si vide, ac canto a una collezione di ghignanti maschere della Nuova Guinea, emergere, nei salotti, qualche incantevole testa fem minile, in terracotta colorata di verde luna o di verderame. La moda cambiava: si rinunciò a modernizzare Chez Maxim, che ritrovò l'antica popolarità, si ripresero gli spettacoli teatrali e le canzoni 1900, si lanciarono film e romanzi dove l'umorismo e il sentimento si accostavano con ingenua malizia. Qualche http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
212/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
224
LA M I A VI TA
SEGRETA
anno dopo, la voga del 1900 culminò nelle collezioni della couturière Elsa Schiaparelli, la quale riuscì perfino a imporre la pettinatura all'insù, che non dona affatto, ma si addice al la morfologia 1900, quale io l'ho sempre annunciata. Parigi si trasformò, a un mio cenno, ma il movimento fu co sì vasto, così rapido, che mi sarebbe difficilissimo dimostrare la mia decisiva influenza. Qualcosa di simile m'accadde più tardi, durante il mio secondo soggiorno a New York, quando riconobbi in tutte le vetrine l'influenza surrealista, ossia la mia influenza. Il guaio è che, ogni volta, le mie invenzioni mi sfug gono di mano, e io non posso né canalizzarle né sfruttarle. Tutta Parigi beneficiava delle mie idee, e io non ero in grado di avere un modestissimo ruolo in uno dei tanti film che veni vano realizzati con incredibile prodigalità di mezzi; e pensare che senza di me nessuno se li sarebbe neppure sognati! Il pe riodo delle mie invenzioni fu per me scoraggiante. La vendita dei miei quadri era di continuo ostacolata dalla massoneria della pittura moderna e il visconte di Noailles mi aveva scritto una lettera, adombrandomi difficoltà anche peggiori. Così compilaiartificiali un lungodielenco di invenzioni chepotervisi ritenevo specchiare infallibili: unghie specchietti riduttivi da tutti interi; manichini trasparenti per vetrine, con un vasto si stema venoso in cui far circolare acqua ed eventualmente pe sciolini rossi; mobili in bachelite disegnati in modo da acco gliere esattamente il corpo dell'acquirente; sculture-ventilatori rotanti; maschere fotografiche destinate ai giornalisti; giardini zoologici con sculture animate; occhiali caleidoscopici o spet trali da usarsi durante i lunghi viaggi in automobile, per rinno vare un paesaggio non appena avesse incominciato a stancare; maquillage accuratamente studiati per nascondere tutte le om bre; scarpe provviste di molle, per accrescere il piacere di pas seggiare; il cinema tattile per permette allo spettatore, grazie a un meccanismo semplicissimo, di toccare quel che vede, ossia seta, pelliccia, ostriche, sabbia, carne. E poi oggetti destinati a segretissimi piaceri fisici e fisiolo gici: ninnoli di pessimo gusto da lanciare contro un muro frantumandoli in mille pezzi, per calmare i nervi; agglomera ti di punte, talmente piacevoli da far allegare i denti, da esa sperare il desiderio di fracassare altri oggetti più consistenti, che si infrangono con un simpatico suono: pop! 1 Recentemente, sfogliando la rivista «Life», ho scoperto che oggetti del genere vengono attualmente venduti nei grandi magazzini americani, per pochi centesimi, e sono chiamati, mi sembra, whackaroos.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
213/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
225
Inventai inoltre altri oggetti che nessuno avrebbe saputo dove collocare, perché stonavano ovunque e provocavano una fastidiosa ansietà di cui ci si liberava solo scaraventando li lontano; e poi abiti con imbottiture impreviste, disposte strategicamente in modo da creare un tipo di bellezza fem minile quale lo sogna l'immaginazione erotica dell'uomo; fal si seni, erti a metà schiena, che avrebbero potuto (e tuttora possono!) rivoluzionare la moda per almeno cento anni; una quantità di vasche da bagno assolutamente insolite, di biz zarra squisitezza e di strana utilità, e perfino una vasca senza vasca, delineata da un quadrato di zampilli, nel quale bastava entrare per esser subito bagnatissimi; automobili di gran lus so, di linea aerodinamica, che precisamente vennero definite aerodinamiche, una decina di anni dopo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
214/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
226
LA MIA VITA SEGRETA
Tali invenzioni rappresentarono il mio martirio e, cosa an cor peggiore, il martirio di Gala. Con la sua fanatica fede in me, traverso ella trascorreva Parigi, offrendo i suoi ovunque, pomeriggie insempre frenetiche vanamente, corse ati miei progetti, per rientrare a tarda sera, verde in faccia per lo sfinimento, ma illuminata dal sacrificio della passione. Ho il rimorso di non aver saputo, talvolta, apprezzare il suo sacri ficio, al giusto valore, e infatti spesso litigavamo, piangevamo insieme e ci riconciliavamo soltanto nel narcotizzante buio del prossimo cinema. Nessuno volle accettare le mie invenzioni, nonostante la disperata eloquenza di Gala, dichiarandole anticommerciali. Poi, presto o tardi, vennero tutte realizzate, ma così male da farle precipitare immediatamente nell'anonimato. Non ci fu donna elegante che ignorasse le false unghie da sera. Non ci fu uomo elegante che non sognasse la macchina aerodinami ca. Nel migliore dei casi, qualcuno diceva: «Mi ricordano Dali! ». Era il massimo che si faceva per me. E mentre da un lato mi si accusava di copiare, nei miei quadri, ispirazioni altrui, dall'altro si amavano le mie idee solo quando, passando per altre mani, avevano perduto le loro qualità magiche per ac quistarne di miserabili. Ero conosciutissimo, ma la mia fama mi tornava a danno, perché il francese medio mi giudicava uno spauracchio. «Dali è "straordinario", ma folle; non durerà». E io volevo invece durare, volevo strappare a quell'ammirante e atterrita società il minimo d'oro fantasma che liberasse e me dall'assillante bisogno di denaro, ormaiGala familiare per noi da quando lo avevamo visto apparire, per la prima volta, sulle rive africane di Malaga. Ma mentre io non riuscivo a guadagnar nulla, Gala realiz zava il miracolo di farci vivere col pochissimo che avevamo. Le sporche orecchie della « vita di bohème » non si affaccia rono mai alla nostra soglia, né le sue lunghe, tremanti gambe di ranocchia, né i suoi luridi panneggi, composti sporche lenzuola, incrostate di riso freddo e di patate fritte di gelate, ap piccicati e induriti da un fiotto di champagne dolciastro, sparso due mesi innanzi. Mai fummo esposti alla degradante insistenza di domestiche drammaticamente appoggiate agli usci della cucina vuota, eppure traboccante di una lunghissi ma fame. Mai cedemmo di un pollice alla tentazione di igno rare quanto ci circondava, alla voglia di chiuder gli occhi sul l'indomani semplicemente dicendoci che comunque la situahttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
215/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
2 27
zione non sarebbe potuta peggiorare. Gala era divenuta uno stratega di prim'ordine: grazie a lei, quand'eravamo in mise ria, mai. mangiavamo ma bene, casa, e non usciva mo Lavoravosobriamente, più duramente di un aqualsiasi pittore de buttante, per le mie prossime esposizioni. Se mi riusciva di ottenere un'ordinazione modestissima mettevo nell'assolvere il mio compito un tale furore, un tale zelo che Gala quasi se ne rammaricava, trattandosi di un lavoro mediocre, pessima mente remunerato. Le rispondevo che, essendo io un genio, era già un miracolo ottenere incarichi di infimo ordine: il no stro destino classico sarebbe stato quello di morir di fame. Intorno a noi, artisti oggi completamente dimenticati vive vano riccamente, sfruttando e banalizzando le idee daliniane. Se Dali, il vero re, era inaccettabile e inassimilabile, come un
v*cluJU>< uje.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
216/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
228
LA MIA VITA SEGRETA
cibo troppo violentemente condito, bastava rubare una bri ciola di questo cibo ed ecco che un qualsiasi piatto d'avanzi divenivadi appetitoso. Un pizzico di Dali nel paesaggio, un pizzico Dali nelle nuvole, un pizzico di Dali nella malinco nia, un pizzico di Dali nella fantasia, un pizzico di Dali nella conversazione, ma proprio un pizzico, ed ecco il più piccan te, il più eccitante dei sapori. La nuova merce si faceva sempre più vendibile, mentre Dali, Dali in persona, era sempre più difficilmente collocabi le. « Pazienza, » dicevo a me stesso « pazienza, l'importante è resistere». Il buon senso mi avrebbe suggerito di arretrare di un passo, e io invece, sostenuto dal mio abituale fanatismo e incoraggiato da quello di Gala, ne facevo cinque in avanti, nell'intransigenza delle mie opinioni e del mio lavoro. Sareb be stata dura, ma ce l'avremmo fatta, un giorno avremmo vi sto ai nostri piedi tutte le orecchie sporche della bohème, e tutte le guance rosate della ricchezza. Mentre il rigore, la se verità continua e la passione davano consistenza alla nostra vita, la vita di quanti ci vedevamo attorno si disfaceva nella felicità. Cocaina, eroina, oppio, alcool, pederastia ovunque. La massoneria del vizio coalizzava i suoi componenti in un comune orrore della solitudine e tutti vivevano insieme, su davano insieme, si facevano iniezioni a vicenda, si spiavano, aspettando il reciproco crollo per piantarsi reciprocamente un pugnale nella schiena. Gala e io, al contrario, continuavamo a vivere soli, come io avevo vissuto solo durante l'infanzia e l'adolescenza. Erava mo distanti o dagli per meglio dire dagli equidistanti artisti di Montparnasse, intossicati, eleganti,dagli dai surrealisti, dai comunisti, dai monarchici, dai paracadutisti, dai pazzi, dai borghesi. Eravamo al centro, e per restarvi era necessario disporre di uno spazio libero, dove rifugiarci ogni tanto: per noi quello spazio era Cadaqués, e correvamo lì non appena ci era possibile, lasciando Parigi come si lascia una pentola pie na di trippa: cibo che, com'è noto, deve cuocer lungamente. les tripes à la mode così della offrivamo a Parigi, fuggendola, de ECaen mia densa fantasia. Senza contare i molti piat tini particolari, ben preparati: per i surrealisti gli slogan indi spensabili contro il soggettivismo e il meraviglioso; per i pe derasti un buon romanticismo classico tipo Palladio, ma ri modernato; per i drogati una teoria di immagini ipnagogiche, e la speranza di certe maschere che consentissero di vedere i sogni colorati; per gli eleganti i conflitti sentimentali, alla
Stendhal, e, ben lisciato, il frutto proibito della rivoluzione. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
217/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
229
Mettemmo da parte un minimo di denaro, dedicammo l'ultima giornata alle visite: un cubista, un monarchico, un comunista durante la mattinata, qualche persona diveramen mondo nel pomeriggio (sceglievamo quelle che si odiavano te tra loro) e, la sera, una cena di lusso, per Gala e per me, nel miglior ristorante di Parigi. Nulla avrebbe potuto irritare altrettanto i nostri nemici, i quali si chiedevano, scoprendoci in un angolo appartato, dinanzi a vivande squisite e a vini prelibati, di che mai stessimo parlando con l'impetuosa fre schezza degli innamorati. Parlavamo di Cadaqués, della feli cità di ritrovarci insieme da soli. Viaggiammo carichi come api: dieci valigie almeno, piene di appunti, libri, fotografie di morfologie, insetti, architetture; inoltre portammo qualche mobile dell'appartamento di Parigi, collezioni di farfalle sotto vetro, per decorare le pareti della
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
218/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
230
LA MIA VITA SEGRETA
nuova casa, e lampade a petrolio perché a Port Lligat non c'era luce elettrica; infine tutti i miei strumenti di pittore. Da Cadaqués Port Lligat non c'erale neppure una stradaa carrozzabile, e siadovettero trasportare nostre masserizie dorso di mulo. Ci vollero due giorni per sistemarci, due gior ni febbrili, ma finalmente potemmo sdraiarci sull'ampio di vano, che di notte era il nostro letto, e ascoltare l'urlo della tramontana e la voce di Lydia, la ben plantada, che in cucina, spennando abilmente un pollo, commentava con altrettanta abilità l'ultimo articolo di Eugenio d'Ors, dove credeva di leggere complimenti rivolti a lei. benilplan « Nessuno credere io, ebene, solo io, sono la tada, e anchevuol Picasso mi che voleva avrebbe dato suo 1 sangue per me...». Ma Lydia ci rendeva solo occasionalmente qualche servi zio, perché avevamo una domestica fissa dal volto leonarde sco e dagli occhi pazzi. Era veramente pazza e lo dimostrò in seguito drammaticamente. Del resto ho spesso avuto occasio ne di osservare che una violenta anormalità spirituale attrae la follia, se la raggruppa intorno, quasi potesse proteggerla. Do vunque io vada, i pazzi e i votati al suicidio sono pronti a for marmi una guardia d'onore. Mi riconoscono per uno di loro: ma io so che una differenza profonda ci divide, perché io non sono pazzo, solo i miei « effluvi » li attirano. A Port Lligat, ve re orde di pazzi si riunivano davanti alla mia soglia, che io proibivo loro perché volevo lavorare indisturbato dalle sette del mattino in poi: li lasciavo entrare solo la domenica. Spesso lavoravo anche tutta la notte, fino alle cinque del
frivano ilI loro mattino. primipesce pescatori, migliore: rientrando «Ho visto al calar la luce dellaaccesa luna, cie of ho pensato di entrare a portarle questo pesce persico. E questa pietra è per Madame Gala, so che le piacciono le pietre strane. Ma il senor Salvador lavora troppo, anche ieri notte rientrando ho visto la luce accesa. Forse soffre di insonnia perché ha mal di stomaco, e dovrebbe purgarsi. Il cielo è chiaro quanto un oc chio di pesce. Che luna! Avremo buon tempo. Felice notte». Eravamo di nuovo soli e io supplicavo Gala di coricarsi: «No, ti aspetto, ». ho ancora mille cose da catalogare prima di addormentarmi Picasso aveva trascorso un'estate a Cadaqués, con Derain. Ramon Pichot ve li aveva condotti. Si erano entrambi interessati alle stranezze di Ly dia e le avevano prestato due libri, dello stesso autore ma di soggetto diver so. Lydia riuscì a trasformare l'uno nella continuazione dell'altro.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
219/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
23 1
Instancabilmente, Gala tesseva e ritesseva la tela di Pene lope del mio disordine e viveva il dramma della mia pittura con ansietàla spesso più intensa mia;diperché esageravo mia sofferenza per ildella piacere soffrireioe spesso di ve derla soffrire.
«È con il tuo sangue che dipingo, Gala» le dissi un gior no. E da allora ho sempre firmato i miei quadri con il suo no me, ancor prima che col mio. Gala e io passavamo ogni anno a Port Lligat tre mesi inte ri. Intorno a noi rocce taglienti, terra arida, vento, gatti affa mati, pazzi, vigne secche, mendicanti elegantissimi e coperti di mosche, nobili pescatori con le unghie incrostate di scaglie di pesce e i piedi coperti di calli color assenzio. Mio padre abitava, durante l'estate, a un quarto d'ora di distanza, e du rante le mie passeggiate io vedevo la sua casa bianca come una zolletta di zucchero, isolata nella sua ostilità. Poi giungeva ogni anno il momento di tornare a Parigi, perché avevamo esaurito il denaro. Ma unalla giorno, a tavola, avevo appena finito di mangiare i fagioli catalana, cotti con lardo, butifarra, una salsiccia locale, foglie d'alloro e un pochino di cioccolata, quando osservai un lungo pane posa to sulla nostra tovaglia. Lo presi in mano, ne baciai l'estre mità, la succhiai leggermente in modo da inumidirla, e lo po sai di nuovo sul tavolo, ma questa volta ben diritto sulla sua base ammorbidita. Avevo riscoperto l'uovo di Colombo: il
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
220/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
232
LA MIA VITA SEGRETA
pane di Salvador Dali. Avevo risolto l'enigma del pane: pote va stare in piedi senza esser mangiato. Io, proprio io, avrei reso inutile e puramente estetica la cosa più tirannicamente legata alla necessità. Ne avrei potuto fare oggetti surrealisti: ad esempio, scavarci due buchi ben precisi, dove collocare due calamai. Quale usati degradazione squisita! L'inchiostro e le briciole, i seccarelli come nettapenne. Sarebbe bastato, al mattino, cambiare il pane, come si cambiano le lenzuola. E difatti, non appena giunsi a Parigi, dissi a quanti voleva no ascoltarmi: «Pane. Null'altro che pane». Era un nuovo enigma. Sarei forse diventato comunista? No, il mio pane era ferocemente antiutilitario, la rivincita della lussuria immaginativa sul mondo pratico e funzionale, era il pane paralizzante, aristocratico, paranoico, sofisticato, gesuitico, fe nomenale, superevidente, impastato dal mio cervello nella solitudine di Port Lligat. Là dove avevo dipin to, amato, scritto, studiato, sottoposto il mio spirito alle tor ture di dubbi infinitesimali, e finalmente, poco prima di par tire, avevo riassunto le esperienze spirituali del lungo perio do nel semplice gesto di rizzare il pane sul tavolo. È la mia originalità. Un bel giorno io dico: « Ecco una gruc cia! ». E tutti credono si tratti di uno scherzo. Dopo cinque http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
221/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
2
3 3
anni capiscono che «era importante». E allora dico: «Ecco un pane! ». E subito il pane diventa importante, perché io ho il dono di dare consistenza al mio pensiero, e dopo mille ri flessioni, studi, meditazioni, conferisco un carattere magico agli iloggetti addito. Un mesecon dopo il mioKeller ritornoe aunParigi con pane, che firmai un contratto George altro con Pierre Colle, nella cui galleria esposi Donna addormenta ta con cavallo e leone invisibili, frutto delle mie contempla zioni sulle rocce di capo Creus: fu acquistato dal visconte di Noailles insieme a un Sogno. Jean Cocteau comprò un lavoro di ispirazione cattolica, Profanazione dell'ostia, e André Breton U enigma di Guglielmo Teli. I critici d'arte cominciavano a manifestare un certo interesse per me, ma non così vivo co me quello dei surrealisti e dei raffinati. Il principe FaucignyLucinge mi comprò la Torre dei desideri, un uomo e una don na nudi sopra una torre, presso una testa di leone, chiusi in un abbraccio carico di delitto e di erotismo. Fu in quel tempo che Gala e io cominciammo a esser spes so invitati, e ricordo che proprio a casa della principessa di 1 olignac lanciai il progetto per una società segreta del pane.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
222/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
2
34
LA MIA VITA SEGRETA
Le belle donne all'inizio mi ascoltarono ridendo, ma a poco a poco si entusiasmarono al punto da far prevedere che prestis simo miracoli di ogni genere si nei sarebbero Pani alti sessanta metri sarebbero apparsi giardiniprodotti. di Versailles, di nanzi ai più lussuosi alberghi americani, in modo che nessuno potesse discutere l'efficacia poetica della confusione, del pa nico, della follia collettiva, assolutamente inevitabili. Le donne più splendide, più raffinate d'Europa bevevano le mie parole come champagne: in breve, adottarono le mie espressioni catalane, esuberanti e crudeli. Dicevano, ad esem pio: due giorni « Cara,non ho un ho fenomenale saputo localizzare desiderio la mia di cretinizzarti libido! »; «»;Il «con Per certo di Stravinskij era magnifico, ignominioso ! »; « Gli ultimi Braque sono semplicemente sublimi! ». Tutto divenne «com mestibile» oppure «non commestibile» e, per contagio, il mio vocabolario colmò i vuoti tra i vari pettegolezzi monda ni. Continuavano a chiedermi: «Che significa questo? Che si gnifica quello? ». Un giorno vuotai interamente un pane della sua mollica, ci misi dentro un Buddha in bronzo, tutto coperto di mosche morte, chiusi l'apertura con un pezzo di legno, la saldai col cemento, ne feci un'urna funeraria e ci scrissi sopra, su con siglio di René Magritte: «Horse Jam».
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
223/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
VII. LA STRANA DISTO RSIO NE DELL' INTER A STORIA DELL'ART E
Il fantasma di Vermeer, potrebbe esser utilizzato come tavolo. 10 L'arpa stessoinvisibile. a dieci anni, quand'ero il bambino-cavalletta. 11 enigma di Guglielmo Teli. Scultura di « donna aerodinamica ». Oggetto incomprensibile. Leone d'Africa. Udendo ruggire un leone allo zoo di Barcellona concepii 1 idea di queste distorsioni che prolungano le appendici e che rappresenta no, all'interno del mio sistema estetico, qualcosa di simile al «cavernoso fuggire della forma». (Per gentile concessione dell'American Museum of Naturai History, New York.)
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
224/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
Vili. TIRANNIA E LIBERTA DELLO SGUARDO UMANO
Erodiade, 1936, dipinto sotto l'influenza dello sguardo di Gala. Il momento sublime, ispirato dallo sguardo di Gala. Telefono - sardine grigliate alla fine di settembre, ispirato dallo sguardo di Gala. Lo sguardo di Gala, definito da Paul Eluard «il piglio che perfora i muri». Il tenebroso appartamento di Parigi, 88, rue de l'Université, dove conob bi la fenomenale intensità dello sguardo di Gala.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
225/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
237
Un'altra volta ricevetti in dono dal mio caro amico Jean Michel Frank, il decoratore, due seggioline in purissimo stile 1900.di Ne trasformaiapplicando una, sostituendo al suo Luigi sedileXV di cuoio uno cioccolata, una maniglia sotto un piede e immergendo l'altro in un bicchiere pieno di birra. Bastava camminare nella stanza con passo pesante o sbattere un uscio per farla crollare a terra. L'intitolai Seggiola atmo sferica. Che significa? Volevo trasformare in realtà il mio slogan dell'oggetto sur realista - l'oggetto irrazionale, l'oggetto simbolico, da con trapporsi ai sogni narrati, alla scrittura automatica... Decisi di lanciare la moda degli «oggetti surrealisti», ossia rigorosa mente inutili da un punto di vista razionale, e materializzan ti, con furore feticista, idee e fantasie di carattere delirante. Ben presto gli appartamenti di Parigi (quelli, s'intende, vulnerabili al surrealismo), si gremirono di tali oggetti, all'ini zio sconcertanti, ma in virtù dei quali i loro possessori non dovevano più limitarsi a parlare delle loro manie, fobie, desi deri, sentimenti, ma potevano addirittura toccarli e mano vrarli. Se davvero il paesaggio è uno «stato d'animo», gli og getti surrealisti erano uno «stato di grazia». La loro voga1 screditò e seppellì la mania precedente dei «sogni». Niente, ormai, di più antiquato, di più noioso, del narrare i sogni, dello scrivere fantastiche e incongrue fiabe imperniate sull'incongruo. L'oggetto surrealista creava un nuovo bisogno di realtà, poiché dava sostanza al «meravi glioso » e lo rendeva palpabile.
Ormai botaniche le figure eviventi, ma decapitate, diverse esovra strutture zoologiche, gli sfondi lemarziani abis sali, le viscere volanti divenivano insopportabili, e solo i sur realisti dell'Europa centrale, i giapponesi, i ritardatari di tut te le nazioni si impadronivano di queste forme facili per ab bagliare i loro concittadini. Anche certi negozi pretenziosi se ne servivano ancora. Gli oggetti surrealisti mi servirono per ammazzare defini tivamente la pittura moderna e particolarmente la pittura surrealista. Mirò l'aveva decretato: «Voglio uccidere la pittu ra! ». E la assassinò, abilmente, discretamente aiutato da me, che vibrai il colpo mortale, immergendo fino all'elsa, nella schiena del toro, la spada del matador. Ma credo che Mirò Uno dei più tipici oggetti surrealisti fu la tazza, con piattino e cucchiai no, in pelliccia, inventata da Meret Oppenheim. Si trova attualmente nel Museo di arte moderna, a New York. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
226/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
238
LA MIA VITA SEGRETA
non avesse ben capito una cosa: la pittura che noi volevamo uccidere era soltanto la pittura moderna. Recentemente, al l'esposizione della raccolta Mellon, ho incontrato l'«altra» pittura, e mi sembra che non fosse morta per niente. Propriodipinsi mentrealcuni la mania perapparentemente gli oggetti surrealisti era al culmine, quadri normalissimi, ispirati dagli enigmi congelatissimi di certe fotografie, cui ag giunsi un tocco daliniano di Meissonier. Sentivo che il pub blico, già stanco di singolarità, avrebbe abboccato facilmen te all'esca: «Aspetta,» gli dicevo fra me «e ti darò realtà e classicismo. Aspetta, non aver paura! ». La mia fama, a Parigi, era divenuta solidissima. Ormai si divideva il surrealismo in due epoche ben distinte: ante-Dali e post-Dali. Si vedeva, si giudicava unicamente in funzione di Dali. Tutte le forme che presentavano qualche caratteristi ca 1900 (i morbidi, deliquescenti motivi ornamentali, ma an che l'estatica scultura di Bernini, il grumoso, il biologico, il putrefatto) erano daliniane. Il bizzarro, medioevale oggetto apparentemente senza utilità pratica era daliniano. Una certa angosciosa singolarità scoperta nei quadri di Le Nain era daliniana. Un film «impossibile», pieno di arpiste, di adulteri e di direttori d'orchestra, piaceva perché avrebbe potuto pia cere a Dali. Una sera, alcuni amici pranzavano all'aperto in un bistrot, all'angolo di place des Victoires; nessuno pensava a niente di particolare e, quando il cameriere posò sul tavolo un comu nissimo pane, tutti, in coro: «Sembra un Dali! ». Il pane di Parigi non era più il pane di Parigi, ma il mio
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
227/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
239
pane, il pane di Salvador, il pane di Dali. I fornai comincia vano a imitarmi. Continuavamo a esserestremamente poverissimi. Ormai conti nuamente tra persone ricche, vivevamo ma non posse devamo nulla, o quasi. Sapevamo tuttavia che la nostra forza consisteva nel non confessare tanta miseria, perché la pietà del prossimo uccide. Potevamo morire di fame, ma nessuno lo avrebbe saputo, era il nostro pundonor. C'è una storiella che spiega bene il significato dello spagno lo pundonor. Appena suonano le campane del mezzogiorno, il cavaliere spagnolo se ne torna a casa e siede davanti alla sua tavola vuota, senza pane, senza vino, senza cibo di alcuna sor ta. E aspetta, aspetta che i vicini abbiano finito di mangiare.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
228/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
24O
LA MIA VITA SEGRETA
La piazza, su cui si affacciano tutte le case del paese, è deser ta e accecante di sole. Finalmente, quando ritiene giunto il momento, il cavaliere si alza ed esce tenendo in bocca uno stuzzicadenti, perché tutti possano giurare che ha mangiato. Se mangia, c'è ancora da aver paura dei suoi denti! E noi, non appena gli affari andavano male, raddoppiava mo le mance. Potevamo adattarci a vivere «senza» le cose, ma non volevamo adattarci « alle » cose. Potevamo benissimo rinunciare a mangiare, ma non accettavamo di mangiar male. A Malaga ero divenuto l'allievo di Gala, e lo ero rimasto definitivamente. Mi Mi aveva rivelato la scienza del piacere e la scienza della realtà. insegnò a vestire, a scendere una sca la senza cadere trentasei volte, a non perdere continuamente i soldi dalle tasche, a mangiare senza poi gettare contro il sof fitto le ossa spolpate, a riconoscere i nemici. Mi chiarì inoltre il «principio delle proporzioni», che brancolava ancora nel mio cervello. Era l'Angelo dell'equilibrio, era l'Annunciazio ne del mio classicismo. E non mi spersonalizzava, anzi mi li berava dalla polverosa tirannia dei sintomi, dai tic. Stavo di ventando padrone della sempre più cosciente violenza dei miei atti. E se le ossa spolpate della mia eccentricità volavano ancora, talvolta, contro il soffitto, lo facevano ragionevol mente. Anziché indurirmi, come avrebbero voluto le leggi della esistenza, Gala riuscì a costruirmi, con la pietrificata saliva della sua fanatica devozione, un guscio che proteggesse la mia nudità eccessivamente tenera. Così il mondo poteva giu dicarmiloinvulnerabile quantorestavo una fortezza, esterna mente ero, ma all'interno morbido,perché maturavo dol cemente. E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, dipin si orologi molli. Una sera vennero a pranzo alcuni amici, con cui avremmo poi dovuto andare al cinema. Ma io, che non ne soffro abi tualmente mai, avevo mal di testa, e volli restar solo. Aveva mo concluso il nostro pasto con un fortissimo formaggio Ca membert, e iosuggeritimi meditai lungamente sui problemi filosofici del la mollezza, appunto dal formaggio. Poi tornai nel mio studio, accesi la luce per lanciare un'ultima occhiata al quadro che stavo dipingendo, un paesaggio di Port Lligat, con rocce illuminate da un trasparente crepuscolo e, sullo sfondo, un albero di olivo senza foglie e con i rami tagliati. Sapevo che l'atmosfera del quadro attendeva un'idea, ma ignoravo ancora quale, e stavo per spegnere il lume per an dare a letto. Fu allora che «vidi». Vidi i due orologi molli, http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
229/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
241
uno dei quali pendeva dai rami recisi, e mi misi immediata mente al lavoro, sebbene la mia emicrania fosse ormai dolo rosissima. Quando Gala rientrò, due ore dopo, il quadro, che sarebbe stato poi famosissimo, era quasi pronto. La costrinsi a sedere con gli occhi chiusi di fronte al caval letto: «Un, due, tre! E ora apri gli occhi! ». Riconobbi sul suo viso uno stupore e un'ammirazione infi niti. La mia nuova immagine era dunque valida, perché Gala non sbaglia mai. «Credi che, da qui a tre anni, avrai dimenticato i miei oro logi? ». «Nessuno che li abbia visti potrà mai dimenticarli». «Allora andiamo a dormire. Ho mal di testa. Prenderò un'aspirina. Che film hai visto? Bello? ». «Non so... non me ne rammento». Quella stessa mattina una società cinematografica mi ave va respinto un soggetto, dicendolo « di interesse troppo par ticolare». giorni dopo, un uccellino dall'America con un Alcuni cappello panama acquistò i miei giunto «orologi molli». Il qua dro si intitolava Persistenza della memoria, e l'uccellino era Julien Lévy, che avrebbe poi fatto conoscere la mia arte in America. Mi disse che giudicava il mio quadro «eccessiva mente straordinario » e che l'avrebbe tenuto in casa perché era inutile esporlo nella sua galleria: nessuno lo avrebbe comprato. Fu invece comprato e venduto molte volte: ora appartiene al Museo di arte moderna. Ne ho vedute moltissi me copie, eseguite da dilettanti di provincia su fotografie in bianco e nero e poi rivestite di stranissimi colori. Lo si usò anche per propaganda commerciale, nei negozi di mobili e di verdure. Quanto al soggetto respintomi dalla società cinematografi ca, esso apparve poi a mia insaputa sullo schermo, ma tal mente devastato e mutilato da risultare irriconoscibile. Plagiato, derubato e celebre, ripartivo con Gala per Port Lligat; mio padre, sempre furente verso di me, cercava di renderci impossibile la vita laggiù, giudicando la mia vici nanza una sventura, così mi posi sul capo la mela del figlio di Guglielmo Teli, simbolo dell'appassionata ambivalenza cannibalistica che presto o tardi conclude la paterna vendetta. Non diversamente Saturno divorava i figli, Abramo sacrifica va Isacco, Guzman el Bueno levava la spada sul figlio. Dipinsi un ritratto di Gala, con un paio di bistecche crude in equilibrio sulle spalle. Come capii soltanto in seguito, vohttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
230/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
242
LA MIA VITA SEGRETA
levo simboleggiare che, pur desiderando mangiare lei, mi sa rei limitato alle bistecche. Per le stesse ragioni dipinsi me stesso, a otto anni, con una fetta di carne sul capo, che offri vo a mio padre in sostituzione di me stesso. Le mie realizzazioni commestibili, intestinali, digestive as sumevano un carattere sempre più insistente, e fu allora che inventai il tavolo di uova sode, di cui vi darò la ricetta: fatevi fare uno stampo di tavolo in celluloide, preferibilmente in sti le Luigi XV. Versate nello stampo la quantità necessaria di bianchi d'uovo, e tuffate il tutto nell'acqua calda, affinché i bianchi si rassodino. A questo punto, servendovi di cannuc ce, sistemate ordinatamente sulla massa i rossi d'uovo. Non appena la consistenza sarà raggiunta, togliete lo stampo, che potete anche rompere, e sostituitelo con una cornice di gusci d'uovo sbriciolati e amalgamati per mezzo di qualche sostan za resinosa. Infine, levigate con pietra pomice la superficie. Allo stesso modo, e preparando lo stampo necessario, po trete confezionare una Venere di Milo interamente di uova sode.1 Immaginate un uomo vittima di una tremenda « sete con tenuta» un durante chelungo esaltigiorno la suaestivo, perversione e che poi, impedendosi al tramonto, di bere im merga un cucchiaio nei seni bianchi e duri della Venere, e scavando estragga un rosso d'uovo ancora liquido, meravi gliosamente brillante nella luce dell'ultimo sole. Io stesso, a Port Lligat, soffrivo sempre una sete da arabo, forse perché durante l'inverno a Parigi dovevo bere troppo alcool per vincere così la mia rinascente timidezza. Un medi co mi aveva prescritto una medicina che avrebbe « cementa to» le pareti del mio stomaco, così, interno, quando ilbevevo, mi sembrava di sentir salire, dal mioe patio mormorio dell'Alhambra di Granada. Ero assetato come un arabo, e come un arabo pugnace. Con Gala mi recai a Barcellona per tenere una conferenza in un circolo di anarchici, tutta brava gente venuta lì con mogli e figli per ridere alle spalle di un piccolo borghese farneti cante. Mi presentai, infatti, così elegante da provocare, al mio apparire, una salva di fischi. I fischi che vennero dopo ebbero invece ragioni infatti,usando un'esaltazione del marchese di Sade cosìdiverse: violentafeci, e libera, parole così Della Porta, un napoletano di origine catalana, vissuto nel sedicesimo secolo, dà nella sua già da me menzionata Magia naturale la ricetta per crea re un uovo di qualsiasi grandezza.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
231/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
243
crude e vivaci, che un anarchico, maestoso come un san Ge rolamo, si alzò per rammentarmi la presenza di molte donne oneste tra il pubblico: credevo forse di trovarmi in un bor dello? «Non ho mai ritenuto un comizio di anarchici una chie sa,» risposi «e inoltre, poiché mia moglie, la donna che al mondo io stimo maggiormente, è qui e mi ascolta, non vedo perché non dovrebbero ascoltarmi anche le altre». Ottenni con le mie parole un momentaneo vantaggio, ma lo persi immediatamente lanciando altre frasi limpidamente oscene, che fecero ruggire l'uditorio come un leone. Allora ordinai sorreggere chel'enorme mi si portasse pagnotta, il pane: che superava ci volleroledue miepersone stesse spe per ranze; me la posi sulla testa e cominciai a urlare, con tutte le forze, il mio famoso poema dell'asino putrefatto. Un vecchio medico, a cui la barba bianca e il viso rosso conferivano un aspetto bòckliniano, fu colto da un accesso incontenibile di delirio, e tutti gli si buttarono addosso, con le orecchie anco ra ronzanti delle mie turpi definizioni, per immobilizzarlo in qualche modo. Gli organizzatori erano molto soddisfatti e si rallegrarono con me: « Forse lei si è spinto un po' troppo in là, » mormo rarono « ma è stato eccellente ». La confusione ideologica della Spagna evocava la torre di Babele: c'erano tre diversi partiti comunisti, tre o quattro di verse sfumature di trotzkisti, i sindacalisti politici, i socialistisindacalisti, gli anarchici, i separatisti, la sinistra repubblicana e una quantità di altri partiti, del centro o di destra, ugualhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
232/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
244
LA M I A VI TA
SEGRETA
mente numerosi, attivi, agitati. Diceva un contadino di Figueras: «Se Gesù Cristo in persona scendesse in terra, con un orologio in mano, neppuredaluirue potrebbe dirci al chesette, ore sono». A Parigi traslocammo Becquerel, a rue Gauguet, sempre al sette, in un edificio modernissimo e fun zionale, di quel tipo che io chiamo autolesionista, un'archi tettura per gente povera; dal momento che noi eravamo po veri, e non potevamo offrirci bureaux Luigi XV, tanto valeva vivere tra immense finestre, tavole di alluminio e una quan tità di cristalli e di specchi. Gala ha il dono di far «risplen dere» tutto, e non appena entra in una stanza ogni cosa co mincia a mandar tanta monastica rigidità accresceva in me ilscintille. gusto delTuttavia lusso. Mi sembrava di essere un cipresso costretto a crescere dentro una vasca da bagno. Per la prima volta in quell'anno, rientrando da Port Lligat, mi ero accorto di essere atteso; la mia assenza creava un de sertico vuoto che nessuno sapeva colmare. Tutti contavano su di me perché insegnassi loro il modo di « continuare », ma quella volta rifiutai, volevo che se la sbrigassero da soli, liqui dando nuova illusione. me,una volevo soltanto andare ogni in America, entrare in Quanto contattoacon « carne nuo va», con un paese nuovo, non ancora corrotto dalla putredi ne del dopoguerra europeo. Volevo portare laggiù il mio pa ne, sentirmi chiedere, laggiù: « Che significa? ». Julien Lévy mi aveva mandato i ritagli di giornali che si ri ferivano a una mia piccola mostra estiva, con gli orologi mol li di sua proprietà e con altri quadri, da me prestati. Le ven dite erano state modeste, ma gli articoli dei giornali rivelava no una comprensione cento volte maggiore di quella che ot tenevo in Europa, dove, ad esempio, un critico che ha co minciato la sua carriera difendendo il cubismo spenderà la sua intera vita a difenderlo. A Parigi ognuno giudica secon do il punto di vista estetico del suo egoismo personale, e io mi trovavo circondato unicamente da partigiani. L'America è diversa. L'America sceglie con la forza elemen tare e fatale della sua unica, immacolata biologia. Conosce perfettamente quel che manca, e io le avrei portato proprio quel che le mancava, sullepiano spirituale, materializzando l'in tegra e delirante mescolanza del mio lavoro di paranoico, per ché potesse tutto vedere, tutto toccare, con le mani e con gli occhi della libertà. Sì, quel che mancava all'America era pre cisamente l'orrore dei miei asini spagnoli putrefatti, e gli spet trali Cristi di El Greco, e i turbinosi, superbi girasoli di Van Gogh, e la qualità vaporosa delle scollature alla Chanel, e la
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
233/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
245
metafisica dei manichini surrealisti di Parigi, e l'apoteosi del le architetture wagneriane e sinfoniche di Gaudi, e Roma, e Toledo, il cattolicesimo mediterraneo... L'ideaeche mi facevo dell'America assunse in me una con sistenza anche maggiore quando, a un pranzo in casa del vi sconte di Noailles, conobbi Alfre H. Barr jr, direttore del Museo di arte moderna a New York. Giovane, pallido, appa rentemente molto malato, aveva gesti rigidi e lineari che ram mentavano un uccello intento a becchettare cibo; e infatti becchettava i valori artistici del momento, scegliendo con estrema abilità sempre i grossi grani rotondi, e mai gli stenti granellini avvizziti. La sua cultura nel campo dell'arte mo derna era enorme. In contrasto con i nostri direttori di musei moderni, molti dei quali ignoravano ancora Picasso, la cultu ra di Alfre Barr era quasi mostruosa. La signora Barr, che parlava benissimo il francese, intuì che avrei avuto in Ameri ca un brillante avvenire, e mi incoraggiò a partire. Gala e io eravamo già decisissimi, ma mi mancava il dena ro... Ah1'incirca in quel periodo conoscemmo una signora americana, la proprietaria del Moulin du soleil, foresta di Ermenonville. Fu lo scrittore surrealista Renénella Crevel che ci condusse un giorno a far colazione nell'appartamento che questa signora aveva a Parigi. Era estate e nella sala da pran zo tutto era bianco, tranne la tovaglia e le porcellane, per cui, qualora se ne fosse fatta una fotografia, la negativa sarebbe apparsa positiva. Tutto quel che mangiammo era bianco. Be vemmo latte. Le tende erano bianche, il telefono bianco, il tappeto bianco. La signora vestiva di bianco, con orecchini, sandali e braccialetti bianchi: si interessò subito alla mia so cietà segreta del pane. Decidemmo immediatamente di far costruire, nella foresta di Ermenonville, un forno lungo quindici metri, per cuocer vi il mio pane d'eccezione. La signora si era già accorta che il fornaio locale tendeva al «bizzarro» e sarebbe quindi stato facile ottenere la sua complicità. Questa signora americana così bianca, che avrebbe costituito un negativo così nero, era Caresse Crosby.l'abitudine di trascorrere il fine settimana al Prendemmo Moulin du soleil. Mangiavamo nelle antiche stalle, piene di pappagalli impagliati e pelli di tigre. Al secondo piano c'era una libreria assolutamente sensazionale e, in tutti gli angoli, un'enorme quantità di champagne in secchielli di ghiaccio, con ramoscelli di menta. Moltissimi amici surrealisti e anche gente di mondo accorrevano intuendo, da lontano, che solo
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
234/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
246
LA MIA VITA SEGRETA
lì, al Moulin du soleil « accadeva qualcosa ». In quei giorni il grammofono non cessava mai di suonare Night and Day di il Cole «New Porter, Yorker» e per ela«Town prima volta and Country». in vita miaRespiravo, potevo sfogliare fiuta vo, per così dire, ogni immagine dell'America: non altrimen ti si respira, si fiuta, l'aroma di un cibo meraviglioso, che tra poco ci sarà dato di gustare. Voglio andare in America, voglio andare in America... sta va diventando un capriccio infantile, e Gala mi consolava co me meglio poteva: saremmo partiti non appena avremmo po tuto mettere insieme qualche soldo. Ma tutto stava andando di male in peggio. Il mio contratto con Pierre Colle era sca duto e il mercante, per difficoltà finanziarie, non poteva rin novarlo. Le nostre preoccupazioni assumevano carattere en demico, poiché tutti i collezionisti parigini interessati all'ac quisto di un Dali lo avevano già acquistato, e quindi le nostre possibilità di vendita erano minime. Inoltre, dedicavamo le nostre minuscole economie alla casa di Port Lligat, e in occa sione di qualche affare eccezionalmente fortunato Gala stam pava a suedaspese miei libri, chepossedevano venivano poi regolarmente acquistati quei ipochi che già i miei quadri, e di conseguenza mi trovavo da un lato influentissimo e dall'al tro poverissimo. Ma non sono tipo da rassegnarmi. A Malaga avevo deciso di arricchirmi, e non c'ero ancora riuscito; passeggiavo per strada ribollente di rabbia, strappandomi i bottoni dalla giacca per morderli, pestando con tanta forza il piede in ter ra Una da farmi di sprofondare, volta o l'altra. sera, temere rincasando dopo molti una inutili tentativi, incontrai all'inizio del boulevard Edgar Quinet un cieco senza gambe, che spingeva con le mani il suo carrozzino dalle ruote di gomma: avanzava gaiamente, arrogante e quasi civettuolo. Quando fu il momento di attraversare la strada, trasse di sot to al suo cuscino di cuoio un bastoncino, e con quello co minciò a pestar forte in terra, sicuro di sé fino a rendersi ri pugnante. Con intollerabile insistenza chiedeva al suo prossi mo di aiutarlo fraternamente. La strada era deserta, soltanto una ragazza bionda, in lon tananza, avrebbe potuto vedermi. Allora mi chinai, e con tutta la mia forza spinsi il carrettino, o per meglio dire lo sca gliai oltre il boulevard, fino al marciapiede opposto. Nell'ur to il mendicante sarebbe certo caduto se non si fosse pru dentemente aggrappato con le mani alla spalliera. Rimase lì, immobile, contro un fanale, e certo riconobbe i miei passi, http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
235/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
M7
non appena mi accostai, perché vidi stendersi sul suo volto la ragnatela gialla della paura; seppi che mi temeva, e nono stante dato anche la suail suo indubbia, denaro,la sesuagliel'avessi disperata chiesto. avarizia, mi avrebbe Ecco il sistema per attraversare l'Atlantico! Non ero muti lato, io, non ero cieco, né degradato, né miserabile, ma al contrario raggiante di gloria. Nessuno mi avrebbe aiutato, e io non potevo contare su alcun aiuto: anche morendo di fa me non si chiede cibo alle tigri. Avrei dovuto strappare al mendicante il suo bastone e servirmene come di un'arma. Col pochissimo denaro che avevamo, prenotammo le cabi ne sul Champlain, il primo piroscafo in partenza per New York: ci restavano tre giorni di tempo per completare il pa gamento e i preparativi. E per tre giorni corsi Parigi, menan do dovunque colpi furiosi con il bastone di miserabile: anco ra, ancora, ancora, tanti colpi, tanti urtoni, quanti ne saran no necessari per costringerti: dammi, dammi, dammi, ora, subito, dammi tanto, dammi tutto! In tre giorni, il mito di Danae si rinnovò, e io mi ritrovai estenuato, come se avessi fatto volte di Mil'amore prese ilseiterrore di seguito. perdere il piroscafo; andammo alla stazione tre ore prima che il treno partisse, e, quando i foto grafi mi pregarono di scendere per ritrarmi sulla banchina, dovettero accontentarsi di vedermi sul predellino: « Non c'è paragone tra le locomotive e me, » dissi, per giustificare la si tuazione « loro sono troppo piccole, oppure io sono troppo grande». Gala mi ma teneva tra altri le sue, per calmarmi, una continuamente volta imbarcati una fui mano vinto da timori: quello del naufragio, ad esempio, e costringevo Gala a pren dere con me tutte le precauzioni possibili - salvagenti, eser cizi - facendola talvolta arrabbiare, talvolta ridere fino alle lacrime. Ogni volta che entrava nella mia cabina mi trovava sul letto, intento a leggere, ma con la cintura di salvataggio ben legata alla vita. Mi aspettavo continuamente di sentire l'urlo delle sirene, non potevo sopportare l'idea di una cata strofe meccanica, e guardavo i cordiali ufficiali di bordo co me si guardano i carnefici. Bevevo continuamente champagne per tranquillizzarmi e per evitare il mal di mare, di cui però non ebbi a soffrire. Ca lesse Crosby, che viaggiava sul nostro stesso piroscafo, e si rammaricava di non aver potuto realizzare il progetto del torno lungo quindici metri, pregò il capitano di farle cuocere a bordo un pane della massima misura. Fummo presentati al http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
236/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
248
LA MIA VITA SEGRETA
fornaio, che ci promise un pane lungo due metri e mezzo (e bisognò costruire un'impalcatura interna per evitare che il pane al momento della cottura si spezzasse). Il fornaio man tenne la parola e io ricevetti il pane, nella mia cabina, son tuosamente fasciato di cellophane. Pensai che sarebbe stato un oggetto interessante per i giornalisti, se fossero saliti sul Champlain a intervistarmi. Tutti parlavano con orrore e con disgusto di loro: « Quell'or ribile gente maleducata,» si lamentavano «che senza nem meno togliersi il chewing gum di bocca vi fa tante domande indiscrete! ». E ciascuno si vantava di aver trovato un modo astutissimo per sfuggire loro; ma si capiva bene che desideravano solo accordare interviste e si premunivano, col discorso dell'«uva acerba», da ogni possibile delusione. Io, per contrasto, ripe tevo ben forte: « Adoro la pubblicità e, se per mia fortuna i giornalisti mi riconosceranno e vorranno occuparsi di me, offrirò loro il mio pane, come san Francesco agli uccelli». I miei ascoltatori torcevano la bocca davanti a una così grave prova didicattivo gustoile mio io insistevo: Quale il mo do migliore presentare pane? ».« Era unsarà problema che mi ossessionava, e infine decisi di abolire il troppo lus suoso involucro di cellophane per sostituirlo con semplice carta di giornale, trattenuta da spaghi. Le due estremità do vevano uscire nude, rendendo evidentissima la qualità sem plice e assoluta del pane. Inoltre, avrei potuto fare e disfare da solo il mio pacco. Giungemmo York, e che mentre si sbrigavano le ultime formalità mi fua New comunicato i giornalisti desideravano parlarmi. Corsi in cabina e, armato del mio pane, mi presen tai loro. E qui mi accadde qualcosa di inaudito. Mi trovai nella si tuazione di Diogene, se mai gli fosse capitato di uscirsene a passeggio interamente nudo, e nessuno gli avesse chiesto spiegazioni. Non un solo giornalista mostrò il minimo inte resse per il pane che durante il nostro colloquio io tenni vi stosamente in mano, o appoggiai al suolo, come un bastone qualunque. D'altra parte, mi conoscevano benissimo, me e la mia vita intera. Mi chiesero se fosse vero che avevo dipinto mia moglie con due bistecche fritte sulle spalle. Risposi che era vero, ma che erano crude, non cotte. Perché crude? Per ché anche mia moglie è cruda. E perché le bistecche insieme a sua moglie? Perché mia moglie mi piace e le bistecche pu re, e non c'è ragione di non dipingerle insieme. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
237/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
249
Erano giornalisti superiori agli europei per un acutissimo gusto del « nonsenso », per una perfetta conoscenza del loro mestiere. Sapevano, fin dal principio, come ricavare una buona « storia », fiutavano il sensazionale, sceglievano esatta mente le vitamine necessarie ad alimentare giorno per giorno la curiosità di infinite psiche morenti di fame. L'Europa ha il talento della storia, non del giornalismo: e difatti i giornalisti preparano le loro domande ancor prima di conoscere colui che devono intervistare. Gli americani, invece, guidati da un istinto biologico, ammazzano, infallibilmente, proprio quel l'uccellino attuale che bisogna portare, ancora caldo, sul ta volo direttore (tavolo la coperto dal pallore gli indel attesa delle tenebre; tenebrosa speranzadeidi bianchi notizie, fo le gate al nerissimo telefono). Il giorno del mio arrivo, i giornalisti portarono ai loro di rettori le mie sanguinanti bistecche, e quella stessa sera tutta New York le mangiava, e ancora oggi, ne sono certo, in qual che angolo remoto si rosicchia, infaticabilmente, l'estrema sostanza midollare contenuta nelle loro ossa... Saliidinanzi, sul ponte del Champlain possedetti New York.a Mi stava grigioverde, rosa, ebianco crema, simile un immenso, gotico formaggio Roquefort. Io adoro il Roquefort e gridai: « New York mi saluta! ». E subito il sangue catalano di Cristoforo Colombo, che mi scorre nelle vene, mi gridò: «Presente! »; e a mia volta salutai la cosmica grandezza, la virginale originalità della bandiera americana.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
238/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
250
LA MIA VITA SEGRETA
New York, tu sei un Egitto! Ma rivoltato. Le tue piramidi non celebrano la tirannia, ma la democrazia, sentinelle di gra nito erette contro l'Asia, Atlantide ritrovata, Atlantide del l'inconscio. Quale Piranesi ha inventato i riti ornamentali del tuo Roxy Theater? Quale Gustave Moreau ha illuminato i ve lenosi colori che irradiano la sommità del Chrysler Building? New York, le tue cattedrali siedono, facendo la calza, al l'ombra delle tue banche. Preparano calzini e guantini di la na per i cinque gemellini negri che nasceranno nella Virgi nia, calze e guanti per le rondini, ubriache di Coca-Cola, ca sul tavolo, dute nelle sporche simili a cucine nere cravatte del quartiere di ebreiitaliano, fradice edirimaste pioggia, lì ma basterà il contatto col ferro da stiro delle prossime elezio ni per renderle nuovamente commestibili e appetitose come fettine di lardo fritto. New York, nelle tue vetrine i manichini si addormentano, spandendo il loro sangue, e sulla Fifth Avenue Harpo Marx ha dato fuoco alla miccia che lancerà in aria centinaia di gi raffe piene di esplosivi. Le giraffe si spargono ovunque, met tono in fuga i cittadini che cercano rifugio nei negozi, i pom pieri sono avvertiti, ma è tardi. Bum, bum, bum! Vi saluto, giraffe esplosive di New York! E saluto tutti voi, precursori dell'irrazionale, Mac Sennett, Harry Langdon, e anche tu, in dimenticabile Buster Keaton, tragico e delirante come i miei asini putrefatti, desertiche rose di Spagna! Mi svegliai a New York il mattino dopo, alle sei, dopo un lungo sogno erotico affollato di leoni. Abitavamo al settimo piano dell'hotel St. Moritz e mi parve strano udire, anche da sveglio, ruggiti misti a voci più roche come di anatre e di al tri animali non meglio identificati. Seguiva un silenzio, così completo, così inatteso in una città «moderna e meccanica» da farmi sentire completamente sperduto. Poi il cameriere canadese che mi portò la prima colazione mi spiegò in per fetto francese che oltre il viale, nel Central Park, c'era il giar dino zoologico. Difatti, affacciandomi alla finestra, vidi le gabbie e perfino le foche nella piscina. Tutte le mie successive esperienze contraddissero le men zogne tante volte udite sulla città «moderna e meccanica» che gli esteti d'avanguardia hanno cercato di imporre all'Eu ropa, vantandone l'antisettica bellezza funzionale. No, New York non è una città moderna. Anzi, per esserlo stata prima di tutte le altre, serba un sacrosanto orrore per la modernità. Cominciai il pomeriggio con una visita alla Fifth Avenue. Una squadra di operai stava dirigendo lanciafiamme che http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
239/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
25 I
emettevano fumo nero contro la facciata di un grattacielo troppo nuovo per «invecchiarlo», dandogli la tinta caratte ristica delle «vecchie case parigine. A Parigilaintanto, ni architetti à la Corbusier » si rompono testa peri moder trovare materiali nuovi, supremamente antiparigini, che non diventi no mai neri imitando, così candidi e brillanti, il presunto «fulgore moderno» di New York. Superati i moderni dragoni emettenti fumo nero, entrai nell'ascensore rischiarato da un'enorme candela. Sulla pare te centrale la copia di un quadro di El Greco era incornicia ta fastosamente di velluto rosso antico, autentico, e quasi certamente del quindicesimo secolo. Dopo la facciata affu micata e l'ascensore-cappella di Toledo, sarà inutile descri vervi l'appartamento dei miei amici: sappiate solo che conte neva arredi gotici, persiani, del Rinascimento spagnolo, due Dali e due organi. Dedicai il resto del pomeriggio ad altre vi site, in case private e in camere d'albergo, passando instan cabilmente da un cocktail-party a un altro, spesso senza usci re dallo stesso edificio. La mia assoluta ignoranza dell'inglese rendeva ogni cosa vaga piacevole, e fra tante imma gini fuggevoli unapiùsola mie èpiùrimasta fortemente impressa: « New York è una città senza luce elettrica ». L'ascensore illuminato a candela non era un'eccezione, ma la regola. Ovunque la luce elettrica era accortamente dissi mulata: sottane Luigi XVI, policrome pergamene gotiche, spartiti di Beethoven trasformati in paralumi. Si aveva l'im pressione che l'edera crescesse negli angoli, che pipistrelli, ancora invisibili, stessero volando sui tenebrosi soffitti dei corridoi e delle sale. La sera andammo in un'incredibile sala cinematografica, decorata da contrastanti bronzi, la Vittoria di Samotracia e Carpeaux, e con quadri ultraneddotici, in grosse cornici dorate, e nel centro una fontana, illuminata dagli iridescenti ventagli del cattivo gusto. E ancora organi e organi, organi ovunque, sempre più monumentali! La sera, prima di andare a letto, presi con Gala un ultimo whisky e soda al bar del nostro albergo, in compagnia di un cerimonioso quacchero con un lucido cilindro in testa. Lo avevo incontrato poco prima, mentre si abbandonava con di screzione ai piaceri dell'alcool in un sordido circolo di Harlem, e ora sembrava deciso a non lasciarci più. Parlava fran cese abbastanza bene da farmi intuire che desiderava confes sarmi qualcosa, per cui Gala gli domandò in tono provocan te: «Non crede che il suo stato d'animo sia straordinaria mente vicino al surrealismo? ».
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
240/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
252
LA MIA VITA SEGRETA
Difatti, il quacchero apparteneva a una setta spiritualista estremamente segreta: non aveva fiducia nei suoi più intimi amici, ne ebbe in me, il pittore dei pianoforti ra mi dei ma cipressi. «Ogni sera» confessò «attacco alappesi muro,aicon un cerchietto di gomma, una specie di trombettina d'ottone, e così parlo con mio padre, morto due mesi fa». Prima di coricarmi ripassai mentalmente le immagini rac colte nei miei due primi giorni trascorsi a New York, rimaste fino a quel momento come avvolte in una fitta nebbia. No, mille volte no, la poesia di New York non è, come gli abomi nevoli esteti europei vorrebbero far credere, quella di un or rendo frigidaire. No, New York è antica e violenta come il mondo, e ogni sera i suoi grattacieli assumono la forma di gi ganteschi Angelus alla Millet, ma Angelus del periodo terzia rio, immobili, pronti a compiere l'atto sessuale, pronti a divo rarsi vicendevolmente. I grattacieli sono immense mantidi re ligiose prima dell'accoppiamento. È il sanguinario, insaziato desiderio che li illumina, che ne accende il riscaldamento centrale, e una poesia ugualmente centrale circola nelle loro farraginose strutture ossee di diplococchi vegetali. La poesia di New York non è un'estetica serena: è qualco sa di interamente biologico; non è nichel, ma polmone di vi tello. E la ferrovia metropolitana non corre su rotaie d'ac ciaio, ma su rotaie di vitelli, come scoprì Raymond Roussel. È
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
241/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
2
53
poesia autentica, il ruggito del leone che vi sveglia al mattino, è un organo, una nevrosi gotica, una nostalgia dell'Oriente e dell'Occidente, un paralume pergamena, facciata1 an nerita, un vampiro artificiale,di una poltronauna artificiale. La poesia di New York è una digestione persiana, una trombet ta attaccata al muro per parlare con i morti, un organo di na zionalità, un organo di Babele, un organo del cattivo gusto at tuale,2 un organo di abissi virginali e nuovi. New York non è prismatica, non è bianca, ma rossa e rotonda. Una tenda a forma di piramide rossa. Durante certe mattine brillanti di sole novembrino, me ne andavo a passeggio con il mio pane tra le braccia. Qualche volta entravo in un drugstore della 57th Street, chiedevo un uovo fritto e me lo mangiavo con una fettina del mio pane, tagliato accuratamente. Venivo circondato dalla folla, tempe stato di domande, ma rispondevo stringendomi nelle spalle e sorridendo timidamente. Un bel giorno, durante una di queste passeggiate, il pane, ormai molto secco, si spezzò all'improvviso in due, così deci si di abbandonarlo. trovavo sul marciapiede di fronte al Waldorf Astoria, edMiera mezzogiorno, l'ora dei fantasmi diurni. Decisi di attraversare la via e di far colazione nella sert room, ma proprio in quel momento inciampai, caddi, e i due pezzi di pane rimbalzarono lontanissimi. Un policeman accorse a rialzarmi e io, avviandomi zoppicante verso la sert room, cercai con gli occhi i due frammenti del pane. Erano scomparsi. E un enigma che non ho mai risolto, e una volta o l'altra presenterò il risultato dei miei studi alla Sorbona, sotto il ti tolo di II pane invisibile. La mia mostra alla galleria Julien Lévy mi valse un gran successo: quasi tutti i quadri furono venduti e la critica, pur serbando un tono polemico, riconobbe unanime i miei doni di tecnica e d'invenzione. Dovevamo ripartire per la Francia a bordo del Normandie, e Caresse Crosby organizzò in nostro onore il primo «ballo surrealista» che, pur preparato corso di un solo pomerig gio, superò in eccentricità ogninel speranza degli organizzatori. Una poltrona che respira, con un sistema di pompe e cuscini pneumati ci- Ottima per fare addormentare vecchi, bambini e snob. Ho sempre pensato che il «buon gusto» abbia provocato la crescente sterilità dei cervelli francesi, e sostengo la superiorità del fertile e biologico « cattivo gusto » di Wagner, Gaudi, Bòcklin.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
242/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
254
LA MIA VITA SEGRETA
Io stesso rimasi esterrefatto dinanzi al Sabba delle streghe che per una sera animò il Coq rouge. Signore della buona so cietà apparvero quasi interamente nude, la testa imprigiona ta in una gabbia. Altre si erano fatte dipingere sul corpo tre mende ferite, con un'infinità di spille di sicurezza, apparen temente conficcate nelle carni. Una dama, estremamente spi rituale ed eterea, mostrava, sul ventre rivestito di satin chia ro, una bocca larghissima e ghignante. Occhi si allargavano, come repellenti tumori, sulle guance e sulle spalle. Un uomo, con la camicia da notte sul mille capo un co modino, dal quale, a uninsanguinata, certo punto, reggeva sfuggirono uccel lini colorati. Un'enorme vasca da bagno, traboccante d'ac qua, dondolava nel vano della scala, e in un angolo c'era un grande bue spellato e sanguinolento, con il ventre aperto e imbottito di sei grammofoni. Gala era vestita da « cadavere squisito », e portava sul ca po una bambola molto realistica, con la testina divorata dal le e chiusa francese nella morsa un'aragosta te. formiche Il corrispondente del «diPetit Parisienfosforescen » telegrafò a Parigi che la moglie del famoso pittore Dali aveva provoca to un grande scandalo, con la sua lugubre rievocazione di «Baby Lindbergh». Non c'era stato il minimo scandalo a New York, ma ce ne fu uno piccolo a Parigi. Non ero più padrone della mia leggenda, e il surrealismo si identificava ormai in me e soltanto in me. Rientrando a Pa rigi, scoprii che il gruppo dei surrealisti, mescolandosi a genhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
243/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
2
S5
te di mondo, si era completamente disgregato. Preoccupa zioni di natura politica spingevano molti dei miei amici verso voso sinistra, Robespierre, e alcuni, obbedendo ossia Louisagli Aragon, sloganaccettavano di un piccolo incondi e ner zionatamente il comunismo. La crisi definitiva divenne inevi tabile quando proposi una « macchina per pensare » compo sta da una poltrona a dondolo, tutta aureolata da bricchetti di latte caldo, e Aragon scattò, indignatissimo: «Basta con le fantasie di Dali! Diamo il latte caldo ai figli dei proletari! ». Breton, riconoscendo in Aragon il pericolo dell'oscuranti smo, decise di cacciare lui e i suoi simpatizzanti, Bunuel, Unic, Sadoul e altri, dal gruppo surrealista. L'unico comuni sta puro, tra loro, era René Crevel, il quale tuttavia non seguì Aragon in questa scissione, ma poco dopo si uccise, incapace di conciliare le drammatiche contraddizioni tra i problemi ideologici e intellettuali tipici del primo dopoguerra. Crevel fu il terzo suicida fra i surrealisti, rispondendo così alla domanda posta da «Revolution surrealiste» in uno dei suoi primi numeri: «È il suicidio una soluzione? ». avevo risposto di no, affermando la mia incessante atti vitàIospirituale. La politica è sempre stata lontana dai miei interessi, e in quel periodo più che mai. Avevo invece intrapreso lo studio sistematico della religione cattolica, che sempre più mi appa riva come «la perfezione architettonica». Mi isolai dal grup po e presi a viaggiare di continuo: Parigi, Port Lligat, New York, Londra, e poi ricominciavo. Approfittavo dei soggior ni a Parigi per frequentare la società elegante, che mi ha sem pre interessato, così come mi interessano i miserabili, o i pe scatori di Port Lligat. La classe media mi annoia. Intorno ai surrealisti si raccoglieva, ormai, una vera fauna di piccoli borghesi mal lavati. Li fuggivo come la peste. Visitavo André Breton tre volte al mese, Picasso ed Eluard due volte alla set timana. Non vedevo mai i loro discepoli. Frequentavo, ogni giorno e ogni sera, uomini eleganti. Molti di loro erano stupidi, ma le loro mogli portavano pietre preziose dure come il mio cuore e profumi voluttuosi, e adoravano le musiche che io detestavo. Restavo il contadi no catalano di sempre, ingenuo e tagliente, un re travestito. E non potevo scacciare dalla mia mente l'immagine (molto car tolina pornografica) di una donna raffinatissima, nuda, carica di gemme, con cappello piumato e prostrata ai miei piedi... La mia mania di indossare abiti eleganti, che sembrava li mitarsi al primo periodo madrileno, tornava ora a impadrohttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
244/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
256
LA MIA VITA SEGRETA
nirsi di me, e io capivo finalmente che l'«eleganza» è l'espres sione concreta del raffinamento materiale di un'epoca, e che proprio per questo diventa il simulacro tangibile, lo squillo di tromba della religione. Nulla di più tragico e vano della moda, e proprio come per un'intelligenza di prim'ordine, quale la mia, la guerra del 1914 fu feticisticamente rappresentata da Mademoiselle Chanel, così la guerra incombente, che avrebbe liquidato le varie rivoluzioni in corso, era simboleggiata non dalle discussioni tra surrealisti, al caffè di place Bianche, o dal suicidio del mio amico René Crevel, ma dalla casa di moda che Elsa Schiaparelli stava per apriregli in autentici place Venderne. Era qui che esplodevano fenomeni morfologi ci, qui si transustanziava l'essenza delle cose. E qui sarebbe ro discese le lingue infuocate del daliniano Spirito Santo. E poiché io ho, sfortunatamente, sempre ragione, pochi anni dopo le truppe tedesche avrebbero invaso Biarritz travestite esattamente nello stile Schiaparelli-Dali, con le uniformi mi metizzate con ramoscelli fronzuti che, appena strappati al polverate, devastato suolo selvagge, di Francia, come nordici spuntavano germogli dallediloro unachiome Dafne cro im cifissa. Ma la vera anima, la vera biologia di Schiaparelli, era Bettina Bergery, una delle donne di Parigi più altamente do tate di fantasia. Somigliava esattamente a una mantide reli giosa, e lo sapeva. Bettina e Roussie Sert (nata principessa Mdivani), incantevoli spettri di snellissima poesia, e Chanel, France de France, aprono la processione di coloro che, nono stante la separazione e la morte, restano i miei migliori amici.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
245/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
257
Londra offrì a Parigi un bagliore di preraffaellismo che fui il solo a riconoscere e a godere. Peter Watson aveva un gusto infallibile i mobili e per l'architetturasoprattutto e acquistava deiRos Pi casso che, per a sua insaputa, somigliavano a dei setti. Edward James, il poeta colibrì, ordinava afrodisiaci te lefoni-aragoste, acquistava i migliori Dalì, perché era, natu ralmente, il più ricco. Lord Berners era sempre tra noi, im passibile nel suo scafandro di umorismo, ai magnifici concer ti organizzati dalla principessa di Polignac nel suo grande sa lone decorato da José-Maria Sert, con risse di embrioni di ele fanti, allegoria dell'Europa e della futura Lega delle nazioni. In casa di Missia Sert, la prima moglie di Sert, cuoceva e rosolava il più nutriente pettegolezzo di Parigi. Nel salotto social-letterario di Marie-Louise Bousquet, posto sulle rive di un vero lago in pietra grigia (place Palais Boubon) vidi in credibili cortocircuiti tra ciliegie vere e false ciliegie, evocate dai raggi del sole calante, che davano la scalata al morbido e fantomatico naso di Ambroise Vollard e di Paul Poiret. Sul l'altra riva del lago di pietra grigia, Emile Terry custodiva re centissimi Dali tra le migliori ragnatele di Madrid. In primavera si stava benissimo nel giardino della contessa Marie Bianche de Polignac, ascoltando il quartetto di archi che suonava nella casa infiammata dalle candele, dai Renoir e dalla malefica coprofagia di un insuperabile pastello di Fantin-Latour. Il tutto accompagnato da petits fours, canditi e dolci vari. Diametralmente opposto era il salotto della viscontessa di Noailles. Contrappunto in pittura e in letteratura. La tradi zione di Hegel, Ludwig II di Baviera, Gustave Dorè, Robe spierre, Sade, Dali e un tocco di Serge Lifar.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
246/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
258
LA MIA VITA SEGRETA
C'erano anche i balli di Reginald Fellowes. Qui una sola delusione, o forse due, poteva addolorare gli invitati: talvol ta, la talvolta signora Gertrude «non» indossava un »abito disegnatoundadiscor Cocteau, Stein « non pronunciava so. Il tutto, fortunatamente, era sempre accompagnato da uno snobismo e da un'eleganza di prima qualità. Il principe e la principessa di Faucigny-Lucinge avevano un innegabile istinto del «tono»: il loro «tono» era quasi tanto violento e sostenuto quanto la «figura» degli spagnoli. Era la conseguenza diretta, anche se talvolta sfumata di gio co, dei quadri, esotici ed elegantissimi, di Aubrey Beardsley. La principessa sceglieva sempre le cose «antiquate», e se ne serviva per tiranneggiare la moda. Il suo anacronismo era sempre modernissimo, e lei era senza dubbio una delle don ne che meglio possedevano il senso dell'eleganza parigina. Il conte e la contessa di Beaumont custodivano la chiave teatrale di questo mondo. Entrare nella loro casa era come entrare in un teatro, un teatro dove i Picasso del periodo gri gio erano appesi alle argentee canne di un organo. Etienne de parlavabuffe esattamente chi haTutti la vocazione del Beaumont teatro e calzava scarpettecome di vitello. gli intri ghi, più o meno criminali, che si annodavano tra le diverse compagnie dei balletti russi che Diaghilev aveva affidato ai Beaumont germinavano, crescevano e inevitabilmente scop piavano nel loro giardino, dai cui alberi spesso pendevano fiori artificiali. Là si poteva impunemente incontrare Marie Laurencin, il cardinale Verdier, il colonnello La Roque, Leo nida Massine, Serge Lifar (sfinito di stanchezza e cadaveri co), il maragià di Kapurthala, l'ambasciatore di Spagna e qualche esemplare di surrealista. La «società» di Parigi si andava involgarendo; lo spettro della sconfitta del 1940 si poteva già riconoscere nelle nuvole bordeaux che incupivano l'orizzonte della Francia, e anche nella catastrofica simpatia agrodolce ispirata dalle popolari, realistiche e vischiose gengive di Fernandel, 1 che offriva uno strano contrasto accanto allo squisito, aristocratico, fantoma tico pallore delladaprincipessa meraviglio samente vestita Lelong e russa velataNatalie da unaPaley, polvere di palco scenico 1900. Un altro tocco era dato dall'inimitabile smorfia di Henry Bernstein, quando concludeva un profetico pette golezzo con denouement cinico-sentimentale, senza smettere Fu Jean Renoir a scoprire quest'attore; soltanto la guerra impedì a Dali di ritrarlo in abito di menino, o paggio di corte.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
247/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
259
di mangiare spaghetti, nella penombra animata dal galante formaggio parmigiano, anima del ritrovo notturno Casanova, un parmigiano sempre pronto ad accendersi come una crèpe suzette. E c'era anche la barba di Bébé Bérard, i cui peli erano, do po i miei baffi, quelli del miglior pittore di Parigi; odorava di oppio e di decadenza alla Le Nain-Roman, in quella Parigi matura per il rasputinismo, per il Bébé-dandismo, per il Gala-dalinismo, e mostrava la stessa, ambigua, lusinghevole si curezza, architettonicamente romantica che si leggeva negli sguardi di Piero della Francesca. A parte i suoi quadri, Bé rard ha tre cose che io considero bellissime e commoventi: la sporcizia, lo sguardo, l'intelligenza. Quanto a Boris Kochno, la sua barba, perpetuamente ra sata, continuava a crescere con un coraggio e una perseve ranza da barba cosacca. Boris «illuminava» i balletti russi, mangiava in tutta fretta e quasi sempre scappava prima del dessert (doveva precipitarsi verso un altro dessert). Talvolta, la sua carne si arrossa, si congestiona, e il colore azzurrino della ostinatissima barba crea unsuperficiale contrasto tale, con lasua camicia inamidata, che rasata l'osservatore può scambiare il tutto per un tricolore francese. Il pittore José-Maria Sert, che possiede la vera immagina zione gesuitica, alla spagnola, splendida armatura che lo ri veste d'oro, aveva una casa a tre ore da Port Lligat, il Mas Juny, il luogo più fastoso e più miserabile d'Europa. Ci anda vo spesso, con Gala, per restarci intere settimane e, sul finire dell'estate, ritrovavo tuttifelici gli amici di Parigi. Fu al Mas Juny che glici ultimi giorni dell'Europa anteguerra tra scorsero beati e, talvolta, anche intelligenti. Questo periodo di incantesimi estivi, sullo sfondo delle sardanas catalane, dei festival provinciali lungo la Costa Bra va, si concluse con l'incidente in cui in una Rolls-Royce mo rirono, tra Palamos e Figueras, il principe Alexis Mdivani e la baronessa von Thyssen. Roussie, la sorella di Alexis Mdi vani, ne morì di dolore, quattro anni dopo; per spiegarvi quanto io amassi questa giovane donna, vi dirò semplice mente che rassomigliava, come una «perla di morte» rasso miglia a un'altra «perla di morte», al Ritratto di fanciulla di Vermeer che si trova al museo dell'Aia. Non bisogna giudicare troppo frivoli i protagonisti di questa «insolubile» ed eccessivamente romantica Europa. Si dovrà attendere un secolo perché simili individui tornino a nascere. Surrealisti e donne di mondo, morti per amore! Pohttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
248/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
2ÓO
LA MIA VITA SEGRETA
chi uomini politici furono capaci di fare altrettanto, durante i processi che seguirono la guerra. L'Europa che amavamo stava senza crollando, tra le senza rovinegloria, della storia contemporanea: ro vine memoria, nemiche di noi tutti, su premamente antistorici; e pochissimi, tra noi, erano destina ti a sopravvivere.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
249/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO TERZO GLORIA TRA I DENTI, PAURA TRA LE GAMBE GALA SCOPRE E ISPIRA IL CLASSICISMO DELL'ANIMA MIA
Il mio secondo viaggio in America celebrò, ufficialmen te, l'inizio della mia gloria. Tut ti i quadri esposti vennero ven duti. Il «Time» pubblicò una mia fotografìa fatta da Man Ray, in copertina, con la dida scalia che diceva: «Il surreali.sjsgwssi^rr—^"""1 •- — sta Salvador Dali: un pino in fiamme, un arcivescovo, una giraffa e una nuvola di piume scapparono fuori dalla fine stra». avevano vantatounil«piccolo «Time»,gior ma quandoNumerosi lo ricevettiamici ne fuimideluso: mi parve nale», e solo in seguito compresi la sua grandezza. Non ho mai capito come io sia divenuto così popolare in America da esser spesso fermato, per strada, da gente che mi chiedeva un autografo, inoltre ricevevo montagne di lettere e proposte di ogni genere. Tanto per citarne una, quella di de corare le vetrine di Bonwit-Teller, che accettai: vi collocai un manichino con la testa composta di rose rosse e le unghie ri vestite di ermellino bianco. Sul tavolo misi un telefono rin chiuso in un guscio di aragosta. Appesa a una seggiola, la mia celebre «giacca afrodisiaca», una comune giacca da smoking decorata con ottantotto bicchierini da liquore che la ricoprivano tutta, colmi fino all'orlo di una verdissima crè me de menthe, e in ogni bicchierino una cannuccia e una mo sca morta. Avevo già sfoggiato questa « giacca afrodisiaca » a Londra, in occasione di una conferenza che tenni stando in uno sca fandro da palombaro. Era stato Lord Berners a prendere in affitto per me lo scafandro, e telefonò a una serissima ditta che gli chiese di specificare a quale profondità il signor Dali volesse scendere. Lord Berners spiegò che intendevo esplo rare il subcosciente per poi tornare subito a galla. « In questo caso » gli risposero con gravità « sostituiremo il casco con un modello speciale». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
250/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
z6z
LA MIA VITA SEGRETA
Comunque, rischiai di morire per asfissia, nello scafandro, e Gala con Edward James mi salvarono facendo saltar le viti di saldaturache a colpi di martello, in presenza di undi pubblico foltissimo, sulle prime non immaginò trattarsi una tra gica realtà. Forse questo nuovo drammatico evento accrebbe la mia popolarità, non meno della mostra organizzata per me dal signor Mac Donald nella sua London Gallery, dove i miei quadri figurarono accanto a quelli di due illustri predecesso ri: Cézanne e Corot. Mentre tutto andava così bene, fui colto da una depressio ne invincibile: ne avevo abbastanza, volevo tornare immedia tamente in Spagna. Basta con gli scafandri, basta coi telefoniaragosta, basta con le clips diamantate, i piani molli, gli arci vescovi, i pini in fiamme scagliati dalle finestre, basta con la pubblicità, basta con i cocktail-party! A Port Lligat, nella so litudine che Gala e io ci eravamo meritati con uno sforzo co mune durato sei anni, senza impazienza, con tenacia inaudi ta, avrei finalmente potuto fare «cose importanti». Arrivammo a Port Lligat sul finire di uno splendente po meriggio di dicembre, e mai il paesaggio mi era parso così bello. Volevo, disperatamente, essere felice, ma un'angoscia misteriosa mi serrava il plesso solare, e non potevo dormire, e dopo una notte insonne camminavo lungo la riva del mare, e la mia vita stravagante e brillante mi sembrava remotissima, priva di realtà. Che ti succede? Hai tutto quello che desideri. Sei a Port Lligat, il luogo che prediligi, con Gala, la persona che più ami. Non soffrirai più l'avvilente angoscia povertà; lusso enorme di tempo potrai iniziare operedella grandiose. La con tua salute è perfetta. Basterà un tuo cenno, e potrai tentare qual siasi esperienza teatrale e cinematografica... Gala sarebbe per fettamente felice se tu non ti torturassi così... senza ragione. Giacevo nudo al sole, caldo come l'astro estivo. Ma non ave vo il coraggio di gettarmi nell'acqua gelida, ne temevo il con tatto come di un fantasma: non era forse il ricordo della storia della morta chesuo misepolcro, raccontava mia baliail Llucia? Marieta tornaMarieta, a casa dal per la spaventare marito: «Ahi, ahi, sono sul primo gradino! ». «Marieta! Marieta! Torna alla tua tomba, lasciami in pa ce! ». «Ahi, ahi, sono sul secondo gradino! ». «Marieta! Marieta! ». «Ahi, ahi, sono sul terzo gradino! ». «Marieta! ». http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
251/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
263
Alla fine della storia, quando la morta è sull'ultimo gradi no, Llucia mi afferrava una spalla, urlando con sempre inat tesa violenza: «Ti ho preso! ». Mentre Gala, di lontano, mi chiamava a colazione, respi ravo, sul mio corpo, l'odore della morte. Si levò la tramontana, la nostra domestica impazzì e se ne andò a passeggio sulle rocce con i seni nudi e un cappello fatto di spaghi e di giornali vecchi. Un figlio de la ben plantada morì di fame, perché la sua pazzia gli suggeriva di non mangiare: io vivevo nel terrore di impazzire e di morire, e non potevo inghiottir nulla. Restavo sulla spiaggia, tra i pe scatori che esilascrostavano il sudiciume di dosso a colpi di temperino, loro rogna veniva a posarsi sull'ultimo «Vogue» che Gala mi aveva messo accanto, per distrarmi: c'era lì una donna elegantissima, fotografata a un garden party, con una goccia di rugiada in brillanti posata sul cuore di una ro sa vera! Il suo rossetto era «Real Dali Red», da applicarsi so pra altri due strati di « Dali Red » liquido. Ordinavo qualche bottiglia di champagne, che poi beve vamo con i pescatori mangiando ostriche.
Un giorno mi addormentai sulla spiaggia nel sole di mez zogiorno, mentre Gala mi stringeva una mano tra le sue. Sve gliandomi, vidi Gala1 china su di me, come il divino animale dell'ansietà, intenta a spiare la «crisalide Lazzaro». Poiché, simile a una crisalide, mi ero avvolto nel mio bozzolo, il seriGià una volta Gala-Gradiva aveva guarito la mia follia, con la corporea realtà del suo amore, e ora doveva aiutarmi a uscire dalla mia angoscia.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
252/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
264
LA MIA VITA SEGRETA
co bozzolo della mia immaginazione e dovevo lacerarlo affin ché la paranoica farfalla del mio spirito ne emergesse trasfor mata, viva «e prigioni vera. » costituivano il riscatto delle mie meta Le mie morfosi. Ma senza Gala sarebbero divenute dei sepolcri, e ogni volta lei doveva lacerare con i denti le bende tessute dal la secrezione del mio terrore, altrimenti mi sarei putrefatto lì dentro. «Alzati e cammina! ». Le obbedii. Per la prima volta assaporavo il gusto della tradizione appoggiando a terra la pianta del piede. «Salvador, non hai ancora fatto nulla! Non puoi ancora morire! ». La mia gloria surrealista era priva di ogni valore. Io dove vo incorporare il surrealismo nella tradizione. La mia fanta sia doveva ridiventare classica. Avevo, dinanzi a me, un com pito così lungo che la vita intera non mi sarebbe bastata, e fu Gala a darmi la fede nella mia missione. Anziché ristagnare nel miraggio aneddotico del mio successo, dovevo lottare per renderdi classiche le mie qualcosa esperienzedidi«importante». vita, rivestirle Dovevo di una forma, una cosmo gonia, di una sintesi, di un'architettura di eternità.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
253/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO QUARTO METAMORFOSI MORTE RISURREZIONE
>\
Jsrffvk «w
Din, don, din, don, din, don... Che c'è? È la campana della Storia che squilla. E cosa dice la campana della Storia, Gala? Dice che, dopo il quarto d'ora degli «ismi», l'ora individuale sta per suonare. La tua ora, Salvador!
guerra Din, stava don, per din,morire: don, din, di anarchia, don! L'Europa di «ismi», del 1primo di mancan dopo za di rigore politico, estetico, morale. L'Europa stava per morire di scetticismo, di secchezza, di mancanza di forma, di mancanza di sintesi, di mancanza di cosmogonia, di mancan za di fede. L'Europa non credeva a nulla, ma accettava tutto, perfino l'anonima flaccidità della «vita collettiva». Gli escrementi dipendono sempre dai cibi. L'Europa del dopoguerra si era nutrita di «ismi» e di rivoluzioni: i suoi escrementi sarebberosopportate quindi stati morte e laconducevano guerra. Le sofferenze collettive dal la1914 in poi all'infantile illusione di un benessere collettivo, basato sulla rivoluzionaria abolizione di ogni disciplina, e si ebbe così la miseria di un periodo che sostituì la meravigliosa libertà del la vera fede con la tirannia di utopie unicamente monetarie. La storia dimostrerà che il materialismo di Karl Marx costi tuì il veleno di odio concentrato a causa del quale i nostri contemporanei agonizzarono e morirono nelle fetide e bom bardate delle metropolitane. Al contrario, quelle che secondogallerie Marx erano «religiose illusioni» o anche «oppio Cubismo, dadaismo, simultaneismo, purismo, vibrazionismo, orfismo, futurismo, surrealismo, comunismo, nazionalsocialismo, per citarne solo al cuni che accompagnarono il primo anteguerra e il primo dopoguerra. Ognu no ebbe i suoi capi, i suoi partigiani, i suoi eroi.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
254/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
266
LA MIA VITA SEGRETA
per il popolo» condussero i contemporanei di Leonardo, di Mozart e di Raffaello a esaltarsi chitettoniche dell'animo umano. sotto le perfette cupole ar Gala stava risvegliando il mio interesse per l'Italia. Il Pal ladio e il Bramante mi apparivano di giorno in giorno con maggior chiarezza i più perfetti realizzatori di compiutezze umane nel campo dell'estetica, e cominciavo a desiderare di veder da vicino questi prodotti di un'intelligenza materializ zata, prodotti concreti, misurabili e perfettamente inutili. Gala aveva anche deciso di aggiungere un altro piano alla no stra casa di Port Lligat, per distrarmi ogni possibile duta nell'angoscia e canalizzare la miadaattenzione verso rica pro blemi concreti. Giorno dopo giorno, mi ripetevo: «È impossibile, anche astrologicamente, imparare dagli antichi una tecnica ormai perduta! Non mi resta nemmeno il tempo di imparare a dise gnare come loro! Non potrò mai superare Bòcklin! ». E Ga la, ardendo di entusiasmo, mi dimostrava, con mille argo mentazioni, che non dovevo restare soltanto « il famoso sur realista». Ci estenuavamo di ammirazione per Raffaello; si
trova in lui, per e quanto i surrealisti illusero di averdella sco perto tutto costituiva Raffaello soltantosi un frammento sua latente, ma consapevole, comprensione delle cose nasco ste, insospettate e manifeste. Raffaello fu così completo, così sintetico, così unico da eludere i nostri contemporanei: la miopia analitica e meccanica del dopoguerra si è, effettiva mente, specializzata nelle infinite molecole che costituiscono
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
255/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
267
il capolavoro classico, analizzandole, piantandoci una ban diera resto aincannonate. La sopra guerraedhaescludendo trasformatotutto gli iluomini bruti. Dopo una lunga dieta a base di nitroglicerina, si ritrovavano incapaci di osservare una qualsiasi cosa che potesse esistere senza esplo dere. Capirono attraverso de Chirico la malinconia metafisi ca che non sapevano più riconoscere nel Perugino, o in Raf faello, o in Piero della Francesca. Eppure in tutti questi pit tori avrebbero potuto cogliere, tra mille altre meraviglie, la soluzione offerta in ritardo dal cubismo ai problemi della composizione e, per quanto riguarda i sentimenti, il senso della morte, il senso della libidine materializzata in ogni fram mento colorato, il senso della istantaneità. Che si poteva in ventare dopo Vermeer? Il classicismo significava integrazio ne, sintesi, cosmogonia, fede, in luogo di frammento, esperi mento, scetticismo. Tutte queste idee si andavano cristallizzando in una confe renza da tenere a Barcellona. Avrebbe dovuto avere vaste ri percussioni storiche, poiché il mio caso non era quello, fre quente, di uno scoraggiato «ritorno alla tradizione», ma al contrario la battagliera affermazione della miaeesperienza, la sintesi della mia «conquista dell'irrazionale» l'affermazio ne della fede estetica restituitami da Gala. Lasciammo dunque Port Lligat per Barcellona, che tro vammo lacerata dagli « ismi » come dalle bombe disposte un po' ovunque dalla Federación anarquista ibèrica. Lo sciope ro generale venne dichiarato proprio il pomeriggio del no stro arrivo, e la città assunse un'aria sinistra. Dalmau, il vec chio mercante di quadri al quale si doveva l'ingresso dell'ar te moderna Barcellona e l'organizzazione renza, bussòa due volte, con la mano ossuta,della alla mia portaconfe della nostra camera d'albergo. Potevano essere le cinque. «Avanti! » gridai, e Dalmau fece un'apparizione memora bile, con i capelli grigi sconvolti, la barba al vento e un nu mero della «Revolution surrealiste» infilato nell'ampia apertura dei pantaloni. Benché la sua aria trafelata pareva esser di uno che in tutta fretta deve rivelare notizie urgentis sime, lui indugiò sull'uscio, per farci assaporare la sua sbottonatissima apparizione: «Dovete partire immediatamente per Parigi, » articolò finalmente « qui tra poco si scatenerà l'inferno». Cominciammo a cercare un autista che ci portasse al con fine, e chiedemmo subito i visti necessari per la partenza. Le strade si affollavano di armati, che reciprocamente ignorava-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
256/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
268
LA MIA VITA SEGRETA
no e venivano ignorati dalle guardie civili, quasi neppure si vedessero. Al Ministerio de la Gobernación le dattilografe lasciavano le macchine da scrivere le mitraglia trici che venivano collocate davantipera osservare ogni finestra; ognuna teneva in bocca un ago con il filo nella cruna, perché stavano preparando i bracciali con la bandiera catalana e la stella se paratista. Si diceva che Companys fosse sul punto di dichia rare la Repubblica catalana. La tempesta preconizzata da Dalmau sarebbe scoppiata non appena l'esercito avesse deci so di entrare in azione. Mentre aspettavo il mio passaporto, vidi i Badia, i due fra telli che guidavano il movimento separatista. Sembravano due Buster Keaton, avevano gli stessi tragici gesti, e dal loro pallore compresi che erano vicini alla fine. Vennero infatti uccisi pochi giorni dopo. Finalmente ci ritrovammo con Dalmau, che ci presentò un autista anarchico. Chiusi in un gabinetto per uomini, discu temmo con lui il prezzo della corsa, e, dopo aver raggiunto l'accordo, l'autista trasse di tasca due diverse bandierine: «Questa, vinceranno i separatisti; questa, se vinceranno gli altri. I se litigi tra catalani e spagnoli non interessano affatto noi anarchici. Il nostro momento non è ancora venuto, ma tutte le bombe sono già le nostre bombe, tocca a noi fare sempre chiasso ovunque ». Ci vollero dodici ore per compiere un tragitto che normal mente ne richiede tre, perché ci fermavano di continuo per chiederci i salvacondotti. A metà strada facemmo una sosta 1
envelat perfolla rifornirci benzina: picco la stava di ballando al sotto suonoundelgrande Danubio blu e,una tutto in torno, giovanotti e ragazze passeggiavano tenendosi a brac cetto. Dall'uscio aperto di un'osteria si vedevano due uomini giocare a ping-pong e il nostro autista, fatto il pieno di ben zina, si fermò a bere un bicchierino di anis del mono e a gio care due partite di ping-pong, con molta calma e abilità. Poi tornò di corsa verso la macchina dove l'aspettavamo. «Via, presto, » gridò «la radio annuncia che Companys ha proclamato la Repubblica catalana, si combatte già nelle strade di Barcellona». Ma dentro Yenvelat i suonatori ripetevano, per la terza volta il Danubio blu, e tutto era tranquillissimo: solo, in un angolo, un gruppo di uomini discuteva ad alta voce se fosse il Tenda elaboratamente decorata che durante le feste campagnole serve di sala da ballo.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
257/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
269
caso di fucilarci o no. Erano particolarmente impressionati dal voluminoso bagaglio di Gala, che consideravano prova di un lusso eccessivo. il nostro autista, bestemmiare con cosìMaispirata violenza da spazientito, provocare ilprese rispeta to generale, e potemmo ripartire. Ci risvegliammo, l'indomani, a Cerbère, una cittadina di frontiera, e apprendemmo dai giornali che la rivolta era stata domata e i capi imprigionati o uccisi. La Repubblica catalana durò infatti una sola notte, la storica notte del sei ottobre, che mi servì per configurarmi definitivamente le «notti storiche». Una « notte storica » è per me stupidamente simile a tutte le altre notti, con moltissimo Danubio blu, un po' di pingpong e un qualche rischio di venir uccisi. Dalmau, infatti, ci scrisse che il nostro autista era stato ammazzato durante il viaggio di ritorno da una scarica di mitragliatrice, nei sob borghi di Barcellona. Non sono un uomo storico. Sono, al contrario, antistorico. Forse sono molto più avanti, forse molto più indietro, ma non mi sento mai contemporaneo agli ometti che giocano a ping-pong. ricordo dim'empiva aver visto spagnoli questo giocoIl imbecille di due vergogna, e loindulgere consideraa vo un pessimo presagio. Le palline del ping-pong sono pic coli teschi, vuoti, senza peso e catastrofici nella loro frivolez za. E nel minaccioso silenzio scandito dal loro toc, toc, toc, toc, sentivo avvicinarsi il grande cannibalismo armato della nostra storia, l'incombente guerra civile. Tornato a Parigi, dipinsi un grande quadro intitolato Pre sentimento della guerra civile. V'era un grande corpo trafitto da mostruose escrescenze di gambe e di braccia, che gli si av vinghiavano addosso come per strangolarlo. Quale sfondo a tanta carne divorata da catastrofi biologiche e narcisistiche, scelsi un paesaggio geologico, vanamente sconvolto durante migliaia di anni da drammi tellurici. Abbellii la mollezza del la massa carnosa con alcuni fagioli lessi, perché non si poteva neppure immaginare di inghiottire tanta carne senza la pre senza (scarsamente suggestiva, lo ammetto) di un malinconi co Ile familiare contorno. della guerra civile ebbe ben presto mio presentimento una conferma ufficiale. In quel preciso momento mi trovavo a Londra e, dopo aver ascoltato un concerto da camera, pranzavo al Savoy. Avevo chiesto un uovo alla coque, e mi bastò vederlo per rammentare le palline del ping-pong che, per così dire, mi ossessionavano a intervalli. Spiegai al compositore Igor Markevitch come sarebbe sta-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
258/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
27O
LA MIA VITA SEGRETA
to triste e demoralizzante giocare a ping-pong usando, inve ce della pallina, un uovo alla coque, divertimento persino più di quello di giocare a tennis invece unai pallaatroce un uccello morto. E subito l'uovo usando alla coque mi dilegò denti: era pieno di sabbia! Sono certo che lo chef del Savoy non ne avesse alcuna colpa: era la sabbia africana della storia di Spagna che si sollevava tra le mie labbra. Contro la sabbia, champagne! Ma non ne bevvi. Un periodo di rigore ascetico, una quintessenziale violenza di stile avrebbero da allora do minato il mio pensiero, la mia vita, illuminati soltanto dal fuoco religioso della guerra civile, dagli estetici fuochi del Rinascimento, in virtù dei quali ogni giorno l'intelligenza può rinascere. La guerra civile era cominciata. Gli anarchici spagnoli brandivano le loro bandiere nere, con sopra scritto «Viva la muerte! ». E gli altri agitavano l'antichissima bandiera della tradizione, rossa e oro, con le due sole lettere: « Fé! ». E tra la fede e la morte, nel mezzo del cadaverico corpo, divorato dai vermi di ideologie esotiche e materialiste, della Spagna si ve deva l'enorme erezione iberica, immensa cattedrale colma della bianca dinamite dell'odio. Seppellire e disseppellire! Disseppellire e seppellire! Qui si riassumeva l'intera guerra civile, l'intera Spagna, troppo lungamente docile verso gli umilianti giochi di vili ping-pong politici e aneddotici! O terra di Spagna, tu che fecondasti la religione! La carne risuscitava nei disseppelliti amanti di Teruel, e si imparava ad amarsi uccidendosi. Nulla è così vicino all'am plesso l'abbraccio della morte. Il miliziano entrava in un caffècome portandosi in braccio la mummietta, appena disse polta, di una suora morta nel dodicesimo secolo. Voleva por tarla con sé legata al suo zaino, nelle trincee di Aragona, e morire con lei, se morir doveva. Un vecchio amico dell'archi tetto Gaudi mi assicurò di aver visto il cadavere dissepolto di quest'uomo geniale trascinato, con una cordicella stretta in torno al collo, da un bimbo piccolissimo per le vie di Barcel lona. Gaudi, mi assicurò il narratore, era stato perfettamente imbalsamato, e sembrava assolutamente vivo, anche se un poco malandato in salute: fenomeno sin troppo naturale, se si pensa che Gaudi era stato sepolto per vent'anni. A Vie, i soldati giocavano a calcio usando come pallone il cranio del l'arcivescovo di Vie, a Vie... Da tutti gli angoli della Spagna martirizzata saliva odore d'incenso, di pianete, di grassi curati arsi vivi, di carne spiri tuale squartata, misto ad altri odori, di capelli sudati, di carhttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
259/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
271
ni concupiscenti e parossisticamente fatte a pezzi, di fornica zione e di morte. Gli anarchici vivevano il sogno a cui non avevano in fondo creduto. Infatti entravano negli uffici dei mai notaifino e defecavano sui tavoli, che stavano lì come simboli della proprietà, e in alcuni villaggi, in cui era stato instaurato un libertarismo integrale, davano fuoco a tutte le banconote. Un anarchico andaluso salì con la grazia raffinata di un to rero i gradini crollanti di una chiesa incendiata e profanata, per accostarsi a un gigantesco Cristo di legno, ornato di lun ghi capelli neri: lo insultò atrocemente, gli strappò i capelli, sputandogli in braccia faccia. Aarticolate, questo punto Cristomano di legno perse una delle sue e la ilgrande di legno piombò pesantemente sulla testa dell'anarchico, che cadde a terra morto. Quale credente! Nei primi giorni della rivoluzione, il mio grande amico, il poeta della mala muerte, Federico Garda Lorca, venne fuci lato a Granada, occupata dai fascisti. La sua morte fu sfrut tata dalla propaganda, ignobilmente, perché chi lo conosce va sapeva benissimo che Lorca era per natura apolitico. Lorca non simboleggiò, morendo, un'ideologia politica, morì semplicemente come la vittima espiatoria della confu sione rivoluzionaria. La guerra civile, infatti, uccideva un uo mo non « per le sue idee », ma per « motivi personali », e poi ché Lorca, come me, aveva personalità da vendere, era, più di ogni altro spagnolo, destinato a venir ucciso dagli spagno li stessi. La sua morte e le sue ripercussioni crearono un'at mosfera soffocante nel cuore di Parigi e a Port Lligat. Decisi di partire per distruzione l'Italia; mentre il mio paese attendeva il re sponso della e della strage, volevo interrogare una ben diversa sfinge, il Rinascimento. Sapevo che, dopo la Spagna, l'Europa intera sarebbe precipitata nelle rivoluzioni fasciste e comuniste, e che dalla miseria delle dottrine collet tiviste doveva fatalmente formarsi un nuovo Medioevo, che reintegrasse i valori individuali, spirituali e religiosi. Volevo essere in grado di dirigere e governare, per primo, i nuovi medioevi, con una così piena comprensione di ogni legge estetica (vita e morte) da poter rinnovare il Rinascimento. Il mio viaggio in Italia apparve ai più una nuova prova della mia leggerezza, della mia frivolezza. Solo i pochi amici che seguivano il mio lavoro veramente da vicino capirono quali decisive battaglie l'anima mia affrontasse laggiù. Mi ag giravo per Roma, tenendo in mano un volume di Stendhal, e mi indignavo, con Stendhal e per Stendhal, della mediocrità
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
260/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
V^
LA MIA VITA SEGRETA
borghese con cui la Roma moderna stava trasformando la città dei Cesari in una qualunque città dei nostri tempi. Morivano così i miti divini, moriva l'altra Roma, la Roma eterna, viva e vera, anarchica e paradossale sovrapposizione, cattolica nel l'aspetto e nella sostanza. Non bisogna cercare lo splendore di Roma nelle spolpate ossa delle vecchie colonne cesaree, ma nella carne spavalda e trionfante di cui il cattolicesimo ha ri vestito la barbara carcassa delle architetture celebranti vitto rie terrene. Proprio allora si era finito di abbattere un labirin to di stradine e stradette squisitamente sordide che costituiva la migliore barriera al Vaticano, per lanciare in direzione di San Pietro una larga « arteria » moderna: e così anziché sbu carealdacuore complicati di frontesublimi, alla chiesa, essere col piti dalle meandri sue proporzioni la siedscorgeva un quarto d'ora prima, inquadrata banalmente dalla ignorante solerzia tipica degli organizzatori di brutte esposizioni inter nazionali. San Pietro di Roma, tu che fosti costruita per quel l'unico e irripetibile spazio chiuso tra le braccia del colonnato berniniano, o per tutto il cielo e per tutta la terra! Trascorsi al cuni mesi a villa Cimbrone, presso Amalfi, ospite del poeta Edward James, a pochissima distanza dal giardino che ispirò http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
261/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
273
il Parsifal. Fu lì che concepii il mio spettacolo wagneriano, Tristanfou. In seguito mi trasferii nello studio che Lord Berners possedeva al Foro romano; ci restai due mesi, e dipinsi Im pressioni d'Africa, conseguenza diretta di un breve viaggio in Sicilia, dove avevo trovato, unite e confuse, reminiscenze del la Catalogna e dell'Africa. Gala e io vivevamo appartati, sen za alcun contatto sociale, in compagnia di pochi amici inglesi. Una famosa attrice soggiornava nello stesso periodo in Ita lia, con un noto musicista, e una sera l'incontrai, sola, nel museo etrusco di Villa Giulia. Fui stupito dal suo aspetto inelegante e. dal suo misero cappottino, ma proprio il giorno innanzi si dierastile. parlato, in casa Berners, della sua assoluta mancanza Non la conoscevo personalmente e quindi non la salutai. Lei, tuttavia, prese l'iniziativa e mi rivolse un sorriso così in cantevole che m'inchinai profondamente; poi ripresi a visita re le sale dei gioielli etruschi. Uscendo dal museo mi avvidi di esser seguito, e per quanto scegliessi un itinerario curioso e strano, sempre dietro di me, a sei o sette passi, sentivo cam minare l'attrice. Era una situazione ridicolissima; che dovevo fare, voltarmi o tirare diritto? Un'immensa folla stava dirigendosi verso piazza Venezia, dove Mussolini avrebbe pronunciato un discorso, e presi dal torrente umano fummo divisi e trascinati via separata mente. Mussolini finiva allora di parlare, e scorgendo l'attri ce di lontano osservai stupefatto che con molto entusiasmo levava il braccio nel saluto fascista. E continuava a fissarmi, quasi rimproverandomi di non unirmi al tripudio generale. «Quanto seiromano noioso,» «che differenza ab c'è tra il saluto e unsembrava altro? ». dirmi Poi, improvvisamente, bandonando il broncio (lo manifestava con quel corrugare di sopracciglia, caratteristico in lei), mi fissò con irresistibile cordialità, scoppiò a ridere e tagliò decisamente la ressa per venirmi vicino. Ci sarebbe riuscita, se un gruppo di romani panciutissimi non le avesse sbarrato il passo, ma vidi con chiarezza che, alzando una mano, mi mostrava una serie di cartoline illustrate, con diversi paesaggi romani. Era eviden te che voleva attirare il mio interesse sulle cartoline e la situa zione assumeva per me una piega sempre più strana e ango sciosa. Guardavo, stupidamente, le «vedute di Roma» allar gate a ventaglio, e improvvisamente rabbrividii: ecco una scena erotica, e un'altra ancora! Poi, con un timido gesto, l'attrice nascose le cartoline pornografiche tra le altre, inno centi, accentuando la sua preziosa impudicizia con un atteg-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
262/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
LA M I A VI TA
274
SEGRETA
giamento di falsa innocenza che doveva render buffa la sua incomprensibile esibizione di poc'anzi. La scrutai avidamente, ed ecco che il velo dell'illusione cadde: non era assolutamente la famosa attrice, e anche la sua somiglianza era vaga, inawertibile per molti, ma alla mia inquieta fantasia era apparsa assoluta. Era semplicemente una modella, amica di un'altra che lavorava per me, e que st'ultima le aveva detto che facevo collezione di fotografie oscene, riferendosi a una serie di meravigliose diapositive ac quistate durante il mio viaggio in Sicilia1 fissate con spilli sul le pareti del mio studio. Incontrandomi nel museo di Villa Giulia,cercando aveva pensato di offrirmi sua merceper e mi aveva se guito, di attrarre la mia laattenzione vendermela.
L'equivoco mi tormentò permio parecchi giorni, perché mi pareva confermare un qualche squilibrio mentale. Difat ti, nel corso degli ultimi mesi, ero stato colpito da un'epide mia di errori e di confusioni sempre più allarmanti. Ero esau rito; Gala mi condusse in montagna, a Tre Croci, e mi lasciò lì da solo, perché doveva recarsi a Parigi. I ragazzi nudi di Taormina.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
263/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
275
Ricevetti tragiche notizie da Cadaqués. Gli anarchici ave vano fucilato una trentina di persone che conoscevo benissi mo e tre pescatori di Port Lligat che mi erano amici. Non sa rei dovuto tornare in Spagna e dividere la sorte dei miei cari? Trascorrevo le giornate chiuso in camera, atterrito dall'idea di prendere un raffreddore e di ammalarmi in assenza di Ga la, senza contare che le Alpi mi deprimevano: troppe vette intorno a me. Curavo la mia salute con rigore maniacale, mi gargarizzavo con disinfettanti dopo i pasti, facevo inalazioni, coprivo di unguenti la minima irritazione della pelle, e du rante le lunghe insonnie spiavo nel mio corpo il manifestarsi di ancoralainesistenti, ma temuti. Mi palpavo l'appen dicedolori e, benché mia digestione fosse ormai regolare come un orologio, scrutavo ansiosamente le mie feci, col cuore che mi batteva furiosamente. Se dovevo tornare in Spagna, vole vo offrire al sacrificio una vita piena e perfetta.
DRAWINGS SHOWING THE MOVEMENTS OF A LEECH
Ma l'esperienza più atroce mi fu procurata da un pezzetti no di muco secco che per alcuni giorni guardai, affascinato e inorridito, brillare sulle mattonelle bianche di quella grande e pulitissima toilette. Non potevo ignorare la presenza di quel muco, pulito, graziosissimo, di un grigio perla verdino, leggermente più scuro al centro e con una specie di punta ri gida sembrava suggerirmi: Bastaeche tu di mi tocchie etagliente, tutto saràche finito. Toccami e cadrò in« terra il tuo sgusto sarà finito». Resistevo e uscivo di lì sbattendo l'uscio, ma rispettando l'intatta verginità del muco; finché un giorno, dopo essermi fasciato di carta igienica il dito indice della mano destra, die di al muco il colpetto che consideravo decisivo. Contro ogni mia attesa, la sua punta, dura come un ago, mi penetrò tra
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
264/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
276
LA MIA VITA SEGRETA
l'unghia e la carne, fino all'osso, per cui la mano mi si coprì di sangue e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Corsi in ca mera, mi disinfettai, ma non riuscii a estrarre l'estremità pungente, e ben presto il dito cominciò a battere, a pulsare, manifestando tutti i segni dell'infezione. Mi confidai, ma solo in parte, con il cameriere che mi ser viva a tavola. Avrei forse potuto dirgli che quell'infiltrazione nera, sotto l'unghia, non era una spina, non era una scheggia, ma un pezzetto di muco? Non l'avrebbe creduto. La mia ma no si gonfiava, si faceva violetta, certo sarebbe stato necessa rio tagliarla: la mano del pittore Salvador Dali recisa per un frammento di muco! No, anche se fossi dovuto marcire con lei, non mi sarei separato mai dalla mia mano! Fu in quella camera d'albergo, durante un pomeriggio al pino, che trascorsi le peggiori ore della mia esistenza, fino a quando, alzandomi bruscamente, corsi nella toilette, mi ingi nocchiai a terra, cercai disperatamente quanto avanzava del l'incrostazione. Non era muco, ma semplicemente colla sec ca! E allora, selvaggiamente, mi frugai la ferita, ne trassi il corpuscolo nero, mi disinfettai mi lasciai cadere sul letto e mi addormentai. Fu comeancora, se morissi. Svegliandomi, decisi che non sarei andato in Spagna. Vi ero già stato. E come Des Esseintes, il protagonista di A rebours di Huysmans, esplora le possibilità del suo viaggio a Londra, del suo soggiorno laggiù, trovandosi nel caffè della stazione di Parigi, e rinuncia a partire perché ormai sarebbe stato inu tile, così io avevo vissuto tutta una «guerra civile» nel mio corpo, sino a temere di una mano. pigramente Le creature senza l'amputazione immaginazione viaggiano per il mondo e hanno bisogno di una guerra europea per im maginare, pallidamente, l'inferno. Quanto a me, per rag giungere l'inferno mi era bastato un frammento di muco o per meglio dire di falso muco. E d'altra parte la Spagna che mi conosce sa bene la verità: dovunque io muoia, comunque io muoia, per un muco falso o per un muco vero, morirò pur sempre per la sua gloria! Non cresceva più erba, dov'era pas sato il piede di Attila; ma la terra che porta il peso del mio piede diventa, immediatamente, il campo dell'onore.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
265/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
CAPITOLO QUINTO u<•&Tu
FIRENZE. MONACO A MONTECARLO BONWIT-TELLER NUOVA GUERRA EUROPEA BATTAGLIA TRA MADEMOISELLE CHANEL E MONSIEUR COLBET RITORNO IN SPAGNA. LISBONA SCOPERTA DELL'APPARECCHIO PER FOTOGRAFARE IL PENSIERO COSMOGONIA. PERENNE VITTORIA DELLA FOGLIA DI ACANTO RINASCIMENTO
Si deve a Paul Éluard la divi sa araldica: «Vivere attraverso errori e profumi ». Dopo il mio « errore con la falsa attrice » e il mio «errore con il falso mu co », godetti l'imponderabile profumo della chiaroveggenza, quasi che una legge di compen sazione psichica controbilan ciasse la confusione della mia vita quotidiana, conferendomi una straordinaria chiarezza per quanto riguardava vite lonta ne, vite future. Ecco un esempio: avevamo preso in affitto una villa cir condata di cipressi, nei dintorni di Firenze, e lì avevo ritro vato una relativa calma, ma una sera fui colpito dall'idea, im provvisa e gratuita, che la mia migliore amica,fosse Mademoiselle Chanel, allora occupata a esplorare la Sicilia, stata col pita dalla febbre. Le scrissi immediatamente, dicendole: « Ho una tremenda paura che tu abbia preso il tifo ». Il gior no seguente ricevetti un telegramma di Missia Sert: «Chanel ammalatissima a Venezia». Mi precipitai a Venezia. Si trattava di paratifo v, con feb bri altissime che resistevano a tutte le cure possibili, e il ri cordo di Diaghilev, analoghe, ci atterriva.morto appunto a Venezia in circostanze C'era, sul suo comodino, una grande conchiglia dipinta, che qualcuno le aveva regalato a Capri. Io ho sempre asso ciato l'idea di Capri a quella della febbre, ripetendo spesso: «A Capri il paesaggio ha una febbre da cavallo» o anche «Bisognerebbe guarire definitivamente Capri dalle sue grot te». Ordinai quindi di allontanare immediatamente la con chiglia dalla stanza e subito dopo misurai la temperatura di http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
266/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
278
LA MIA VITA SEGRETA
Chanel: era quasi normale. Da allora una domanda mi ha sempre ossessionato: c'era forse una conchiglia di Capri sul comodino di Diaghilev? Credo fermamente nella magia e sono convinto che tutti i nuovi sforzi per creare una cosmogonia e una metafisica do vrebbero basarsi sulla magia, per farci riconquistare lo stato d'animo di un Paracelso, di un Raimondo Lullo. L'interpre tazione critico-paranoica delle immagini che involontaria mente colpiscono la mia immaginazione, o anche degli avve nimenti casuali, o dei fenomeni violenti e frequentissimi di « stranezze obiettive » che proiettano enigmatici raggi di luce sui più insignificanti atti della mia vita, l'interpretazione, ri peto, di questi familiari miracoli è semplicemente la lettura esplicativa che conferisce coerenza ai segni, agli auspici, alle trasformazioni, alle divinazioni, ai presentimenti, alle super stizioni, sostegno e sostanza di ogni «magia personale». Se, durante certi periodi, io sono in grado di leggere chia ramente le conseguenze di avvenimenti immediati, Gala d'al tra parte è un medium perfetto, nel senso scientifico della pa rola. Legge le carte con una sicurezza incredibile: descrisse a mio padre il corso esatto della sua vita, annunciò la malattia e il suicidio di René Crevel, e previde il giorno della dichia razione di guerra.
Gala crede nel mio «legno», ossia un pezzo di legno che trovai, per uno strano caso, poco dopo averla conosciuta, tra le rocce di capo Creus. Da allora questo puro «feticcio daliniano» ci ha sempre accompagnato, benché l'abbia perduto e ritrovato più volte. Una volta lo smarrimmo al Covent Gar den di Londra, e ce lo riportarono l'indomani. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
267/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
279
Un'altra volta, in America, la cameriera lo portò via, sba datamente, cambiando le lenzuola del nostro letto: bisognò ispezionare la biancheria dell'hotel St. Moritz, e allaminuziosamente fine fu ritrovato.tutta Il feticcio è divenuto, per me, l'oggetto di una nevrosi convulsiva. Se all'improvviso nasce in me il desiderio di toccarlo, non posso resistere, devo al zarmi e prenderlo. E in questo stesso momento sono costret to ad alzarmi, a toccarlo... Ecco fatto! Ora mi sento meglio. Del resto, prima di con centrare nel mio legno tutte le mie diverse manie, vivevo ma lissimo. Andare a letto, tanto per citare uno solo dei miei riti familiari, costituiva una lunga e complicata cerimonia; tutto, nella stanza, doveva obbedire a leggi ben determinate: la porta aperta esattamente così, le calze posate in quel dato punto del bracciolo di quella data poltrona. La minima in frazione a queste regole mi obbligava a scendere dal letto, anche se con rammarico, per ristabilire l'ordine irrevocabile. E spesso mi alzavo parecchie volte, prima di sentirmi auto rizzato a prender sonno. Dal 1931 il mio feticcio mi ha com pletamente liberato: è qui, qui, la mia L'equinozio di settembre ci qui! portòÈ la crisipreghiera... di Monaco, e benché le carte di Gala avessero predetto che non ci sarebbe stata guerra, almeno per il momento, lasciammo prudente mente l'Italia recandoci a La Posa, sulle colline di Montecar lo, con Mademoiselle Chanel: stavamo letteralmente incollati alla radio. L'equinozio doveva durare, per noi, quattro mesi, trascorsi in casa di Chanel con il grande poeta Pierre Reverdy, il cui cattolicesimo, terribilmente elementare e biolo gico, mi impressionò profondamente. Reverdy è il poeta in tegrale della generazione cubista. È l'anima che possiede la più bella dentatura; e ha anche il rarissimo dono della rabbia, della collera spirituali. Massiccio, antintellettuale, costituiva un contrasto perfetto rispetto a me e mi offriva l'occasione di rafforzare le mie idee. Lottavamo, dialetticamente, come due galli cattolici, e definivamo la lotta «esame della questione». Preparavo allora la mia esposizione a New York, scrivevo il piano generale della mia Vita segreta e dipingevo il diffici lissimo Enigma ài Hitler, quadro diabolico a interpretarsi e di cui, a dire il vero, non ho ancora trovato la soluzione: era la cronaca condensata di molti sogni, provocati dagli avveni menti di Monaco. L'ombrello di Chamberlain vi appariva, si nistro e simile quasi a un pipistrello, e io, dipingendolo, ne soffrivo atrocemente... Giunto a New York osservai con stupore che tutte le vetrihttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
268/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
280
LA MIA VITA SEGRETA
ne della Fifth Avenue cercavano, con maggiore o minor suc cesso, di imitare Dalì. Ricevetti subito un'altra proposta di Bonwit-Teller, per decorare vetrine,cie fosse accettaitravolentieri, ansioso di mostrare quanta due differenza Dali e i suoi imitatori. Posi solo una condizione: dovevo esser libero di operare interamente a modo mio. La condizione venne ac cettata e fui messo a contatto con un certo Mister'Lee, che presiedeva alla sistemazione delle vetrine; persona sempre gentilissima con me. Ho sempre detestato i manichini moderni, orribili creatu re immangiabili, con quei nasetti Io volli della carne, artificiale, anacronistica, quella all'insù. delle macabre bambolone 1900, che trovammo in una soffitta, con lunghi capelli fem minili «veri». Erano meravigliosamente coperte di polvere, di ragnatele, dopo i lunghi anni trascorsi in esilio, e racco mandai a Lee che nessuno le ripulisse: «Voglio servire questi manichini come bottiglie di vecchio Armagnac, che si tolgo no dalle cantine con mille precauzioni». Sapevo che lo spic co delle bambolone sopra un lussuoso sfondo di rasi imbot titi sarebbe stato emozionante. Scelsi appositamente un tema banale: una vetrina era il «Giorno», l'altra la «Notte». Nel «Giorno» un manichino era in procinto di entrare nella «vasca da bagno pelosa» fo derata di astrakan, piena d'acqua fino all'orlo. Un paio di bellissime braccia ne usciva, reggendo uno specchio, a rinno vare il mito di Narciso. Narcisi naturali crescevano diretta mente sull'impiantito e sui mobili. Un letto simboleggiava la «Notte», coronato dalla testa nera e assonnata di un bufalo, che nella bocca stringeva un piccione insanguinato. Le quattro zampe del bufalo sorreg gevano il letto. Le lenzuola, di satin nero, erano visibilmente bruciate; attraverso i buchi si vedevano palpitare carboni ac cesi, che riempivano anche il cuscino: erano però artificiali, perché il manichino potesse adagiarvi il capo. Accanto al let to sedeva il Sonno, concepito secondo lo stile metafisico di de smaglianti gioielli del desiderio cheChirico, la donnae coperto provava dagli dormendo. Era un manifesto di ele mentare poesia surrealista che offriva ai passanti un'autenti ca visione daliniana. Uscendo dal Metropolitan, dove avevamo assistito a una rappresentazione di Lohengrin, Gala e io ci recammo da Bonwit-Teller per sistemare, durante la notte, le due vetrine. Mille nuove ispirazioni liriche mi accesero e restammo lì fino alle sei del mattino a lavorare; Gala lacerò completahttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
269/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
28l
mente il suo abito da sera, appuntando o inchiodando ovun que i gioielli. Stanchi morti, ce ne andammo finalmente a dormire. L'indomani fummo invitati a colazione da amici, e sola mente verso le cinque potemmo andare a vedere, dalla stra da, che effetto facessero le vetrine. Immaginatevi il mio furo re nel vedere che tutto, assolutamente tutto, era stato cam biato: scomparse le bambole di cera, si vedevano ovunque gli abietti manichini moderni, il letto era sparito, spariti i carbo ni, e del mio progetto iniziale restava soltanto lo sfondo di raso imbottito, ossia l'elemento paradossale e burlesco! Il mio pallore, il mio silenzio avvertirono Gala dell'imminente pericolo: «Entra,» mi supplicò «e discuti con loro, ma sii ragionevole. Vedrai che ti ascolteranno, e dimenticheremo il loro torto». Mi lasciò per tornare in albergo. Io spinsi la porta di Bonwit-Teller, e fui ricevuto con la massima cortesia: mi si disse che le mie vetrine avevano attratto una folla eccessiva e si era dunque reso necessario correggerle. entro diecia posto, minuti»prenderò risposi provvedimenti tranquillamente «tutto non«Se verrà rimesso drastici». Ed effettivamente dovetti prenderli. Entrai tranquillamen te nella vetrina «Giorno» e, in presenza di una vastissima folla che mi guardava dalla strada, rovesciai la pesante vasca di pelliccia, con la semplice intenzione di provocare un alla gamento. La vasca, però, mi sfuggì di mano e, ribaltandosi, urtò il lastrone di cristallo, che si infranse. Da quell'apertura uscii direttamente nella Fifth Avenue, e serenamente, abbot tonandomi il cappotto, mi allontanai. Dopo pochi passi, un poliziotto mi raggiunse e con molta gentilezza mi condusse in prigione, dove rimasi poche ore: un giudice, preoccupato di nascondere dietro una maschera di severità professionale la sua comprensiva ilarità, mi ammonì benevolmente e mi condannò solamente a pagare il vetro rotto.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
270/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
282
LA MIA VITA SEGRETA
La stampa si schierò tutta in mio favore, e da ogni angolo dell'America mi giunse un diluvio di lettere e di telegrammi che mi esprimevano solidarietà e riconoscenza: il miotroppo gesto affermava definitivamente l'indipendenza dell'arte, spesso soggetta, in America, alla incompetenza degli inter mediari commerciali e industriali; avevo realmente toccato una piaga sanguinante. Subito dopo l'incidente della vetrina, fui invitato a comporre una mostra monumentale, a modo mio in tutto e per tutto, per la World's Fair, che si sarebbe inaugurata di lì a un mese. Firmai un contratto con la corpo razione che mi garantiva « completa libertà di fantasia ». Mi fu affidato un intero padiglione, che si sarebbe dovuto intito lare Sogno di Venere: ma ben presto scoprii che il sogno degli organizzatori era semplicemente quello di sfruttare il mio nome per lanciare le loro idee personali. Non parlavo una
parola d'inglese, e il mio segretario sudò sangue per condur re avanti le trattative, tra quotidiane esplosioni di rabbia. Ci sarebbero state dellementre naiadi,la ecorporazione avevo disegnato per loro co stumi leonardeschi, si ostinava a infi larci dentro orribili sirene, con lunghe code di gomma. Capii subito che la storia sarebbe finita a coda di pesce, vale a dire malamente! Mille volte ripetei di non voler sirene; mille vol te mi fu risposto che dimostravo di non capire affatto la psi cologia degli americani! Urlavo, perdevo la pazienza, sempre tramite il segretario, e le sirene sparivano per due o tre gior ni, ma riapparivano subito, simili al gusto amaro che resta in http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
271/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
28 3
bocca a chi mangia cibi troppo grassi. Un bel giorno (poiché il contratto mi garantiva l'assoluta supervisione dei lavori), mi presentai armato di un enorme tagliai tranquillamente una dozzina e più dipaio codedidi forbici gomma,e in mo do da renderle inservibili. Tagliai anche le parrucche d'oro o d'argento traslucido che la corporazione aveva creduto bene di seminare ovunque. Ne feci striscioline minutissime e le si stemai dentro i larghi ombrelli spalancati che pendevano dal soffitto: le parrucche erano divenute muschio spagnolo! E con le forbici, tagliente simbolo della mia vendetta, recisi, punzecchiai, distrussi ogni cosa, fino a quando l'intera cor porazione non gridò «Ahi! », e si arrese, accettando di ese guire i miei ordini regali. Subito dopo il «sabotaggio» cominciò. I miei ordini rega li venivano eseguiti, ma così malamente che i risultati erano irriconoscibili. Finii per pubblicare un manifesto: Dichiara zione di indipendenza dell'immaginazione, e diritto dell'uomo alla sua propria follia (New York 1939), per liberarmi dalla responsabilità morale di un'opera tanto adulterata, visto che non possibileil spaccar vetrine tutta la vita. (Devo però dire mi che,erasiccome padiglione comprendeva un'enorme pi scina, la tentazione di rompere quei vetri enormi e di inon dare l'intera esposizione era davvero forte.) Tornai in Europa, disgustato dal Sogno di Venere e non lo vidi mai interamente finito. Seppi, però, che non appena il mio piroscafo ebbe lasciato il porto, la corporazione si buttò sul suo Incubo di Venere, e lo riempì di code per sirene, in pura gomma, rendendo assolutamente anonimo quanto re stava ancora di daliniano. Sul Champlain, che mi riconduce va in Europa, ebbi il tempo di rivedere e di catalogare me glio i miei sentimenti di ammirazione per la forza elementare e biologicamente intatta della «democrazia americana», am mirazione che ho già più volte manifestato nel corso di que sto libro. I casi sfortunati del mio ultimo soggiorno in Ame rica non avevano affatto alterato le mie simpatie, anzi, trova vo meraviglioso che si potesse condurre un dialogo con le forbici in mano, e trovaresucarne per tutte le fami.un'America Ebbi inol tre il tempo di riflettere quell'altra America, segreta, fatta di intelligenze lucide e solitarie che avevano da to a noi europei tante lezioni di «didattica trascendente». Certi musei, certe collezioni private, dimostravano che in America si stava sviluppando un'atmosfera di tesi e di sintesi ben lontana dal confuso eclettismo europeo. James Thrall Soby (si erano rinsaldati tra lui e me i legami http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
272/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
284
LA MIA VITA SEGRETA
intellettuali stretti durante il mio primo soggiorno in Ameri ca) era stato il primo a comporre un raggruppamento ideolo gico valori estetici secondo Picasso, sotto il segno manife sto didiuna spietata esclusione: ossia escludendo l'astrattismo e l'arte non figurativa, in un'aspirazione verso il Rinascimen to latente nei settori ultrafigurativi del surrealismo paranoico e del neoromanticismo. Tutto questo era ovvio, ma non an cora « classificato ». L'asse Bérard-Dali era infinitamente più «reale», spiritualmente parlando, delle superficiali affinità surrealiste che univano le diverse individualità con i conven zionali nodididella setta.Berman, « romantici con classicismo » I quadri Eugène o «romanticamente classici», erano autenticamente miste riosi, ed esprimevano una fantasia superiore a quella dei miei discepoli «diretti», dei «surrealisti ufficiali». La piattafor ma intellettuale di Soby aveva molte affinità con quella di Julien Lévy, che guidò, fin dal principio, la sua galleria verso la gerarchia e la sintesi. Soby fu inoltre il primo a capire che la «attività critica paranoica» era destinata a sostituire gli esperimenti automatici, ormai esauritisi in fastidiose ripeti zioni, in inutili perdite di tempo. Ebbi una conferma di tali « perdite di tempo » non appena giunsi a Parigi; il gruppo surrealista non aveva trovato di me glio, in mia assenza, che opporre piccoli giochi di automati smo puro alle mie ricerche sulla gerarchia estetica da impor re alle immaginazioni irrazionali, io lottavo per le gerarchie: loro mi rispondevano organizzando una mostra surrealista dove la gerarchia degli artistidell'ordine era stabilitaalfabetico! secondo il Non criterio, perfettamente collettivista, ho mai potuto mandare a mente l'alfabeto, e se cerco qualcosa sul dizionario lo sfoglio a casaccio, finché trovo la parola de siderata: ci riesco sempre. L'ordine alfabetico non mi riguar da, e decisi dunque di non entrare nell'ordine alfabetico del surrealismo, dal momento che, volente o no, «il surrealismo ero io». Tristan fon,rappresentato Come sempre che consideroe fu il mio capola voro teatrale, nonil potè venir trasformato nel Venusberg, poi nel Bacchanale e in questa nuova versione venne finalmente accettato. Era un balletto, creato per il Ballet russe di Montecarlo. Lavoravo volentieri con Leonida Massine, un daliniano al cento per cento, a cui avevo dedica to col pensiero la coreografia della mia Danza delle grucce; e il principe Chervachidze, colui che, con il visconte di Noailles, è oggi il più puro rappresentante dell'autentica aristocrahttp://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
273/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
285
zia europea, realizzò le scene, prodigando le risorse di una coscienza professionale totalmente scomparsa nella nostra epoca (si faditutto in fretta,Chanel malamente e a metà). inoltree la fortuna convincere a incaricarsi deiEbbi costumi, Chanel lavorò con un entusiasmo totale, creando i più fasto si costumi che siano mai stati concepiti per il teatro. Usò er mellini veri, gioielli veri, e i guanti del re di Baviera, Ludwig II, furono così fastosamente ricamati che tememmo pesasse ro troppo, impedendo al ballerino di muovere le mani. Ma anche quella volta tutto andò a monte. Non appena la guerra scoppiò, la compagnia dei balletti partì in tutta fretta per l'America, prima che Chanel e io avessimo finito il nostro lavoro: nonostante i cablogrammi spediti nel tentativo di ri tardare la prima rappresentazione il Bacchanale andò in sce na, al Metropolitan, con costumi improvvisati e senza che io avessi assistito a una sola prova. Tuttavia ebbe ugualmente un immenso successo.
Di ritorno dall'America, Gala e io ci eravamo recati sui Pi renei, per offrirci un breve riposo, il che significa, per me, dipingere dodici ore al giorno. Alloggiavamo al Grand Hotel di Font-Romeu, l'appartamento avevamoal prenotato prima del nostro ma arrivo era stato poichedestinato generale Gamelin, capo dello stato maggiore, giunto inaspettatamente per un giro d'ispezione lungo il confine spagnolo. Aspettam mo con impazienza che partisse per poter occupare le nostre stanze, e fu proprio la sera in cui mi coricai nel letto lasciato libero dal generale Gamelin che Gala predisse con le carte la data della dichiarazione di guerra.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
274/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
286
LA MIA VITA SEGRETA
Con la mobilitazione generale, il Grand Hotel chiuse e noi rientrammo a Parigi. Consultai la carta geografica della Fran cia e studiai il piano della mia campagna invernale, cercando di le risorsenazista. gastronomiche deimangiato diversi luoghi nel caa so valutare di un'invasione Avevamo malissimo Font-Romeu, ed ero assalito dalla voglia irresistibile di buoni cibi. Finalmente la mia scelta cadde su Bordeaux, in parte perché era vicina alla Spagna, ma soprattutto perché sta a si gnificare vino di Bordeaux, fegato d'oca aux raisins, anatra aux oranges, lepre a bagnomaria, ostriche di Arcachon... Arcachon! Avevo trovato! Ecco il luogo adatto, a pochi chilo metri da Bordeaux, per trascorrere il periodo della guerra. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
275/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
287
E la guerra venne, infatti, dichiarata tre giorni dopo il no stro arrivo ad Arcachon; ci installammo nella villa di Monsieur Colbet, una grande dimora in stile coloniale, affacciata sul famoso lago decorativo di Arcachon. Monsieur Colbet possedeva probabilmente la più sciolta parlantina del mondo. Ne ebbi una riprova durante il perio do che Mademoiselle Chanel trascorse in casa nostra: fino ad allora l'avevo considerata la più instancabile parlatrice del nostro tempo, ma quando la piccola Coco (è il nomignolo che le danno i suoi amici più intimi) sedette a tavola con Monsieur Colbet e con noi, per mangiare sardine fritte e be re Médoc, tre ore. la vidi perder la battaglia, dopo una resistenza di Solo alla quarta ora, infatti, Monsieur Colbet trionfò, pro babilmente per la sua meravigliosa tecnica respiratoria: re spirava infatti parlando, infaticabilmente, impercettibilmen te. Chanel, al contrario, doveva ogni tanto tacere per ripren der fiato, e, quando il discorso cadde sulle termiti, Chanel, sfinita, e forse priva di opinioni precise sull'argomento, tac tonnellate que, lasciando di esperienze che Monsieur personali Colbet e di ciricordi rovesciasse africani.addosso
I tedeschi avanzavano. Coco, come un bianco cigno, chi nava mollemente la fronte pensosa e navigava sull'acqua della storia che ormai straripava da ogni lato con l'eleganza e la grazia proprie dell'intelligenza francese. Tutte le migliori
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
276/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
288
LA MIA VITA SEGRETA
qualità di «razza» della Francia si ritrovano in Coco, colei che parla della Francia come nessun altro potrebbe e sapreb be, staccare. colei che ne ama l'anima e il corpo fino a non sapersene Coco Chanel è l'incarnazione vivente, come lo sono io, del primo dopoguerra europeo, e l'evoluzione dei nostri spiriti è similare. Durante i quindici giorni che trascorremmo insieme ad Arcachon tutti i temi umani e divini furono da noi ripresi, nel corso di interminabili conversazioni, e riproposti con nuovo rigore, con più esigente originalità, perché ormai bi sognava cominciare a giudicare anche la forma in modo del tutto diverso. Ma l'originalità di Chanel è assolutamente opposta alla mia. Io ho sempre ostentato con aperto esibizionismo le mie idee, oppure le ho nascoste con una segreta, gesuitica ipocri sia. Chanel non mostra e non cela le sue idee: le veste. Gli abiti assumono, in lei, un significato biologico di modestia, una mortale, una fatale violenza: è un significato tragico, non cinico. E, soprattutto, Chanel è la creatura che possiede l'« anima e il corpo » meglio vestiti del mondo. Dopo la partenza di Coco, venne a trovarci Marcel Duchamp. Era terrorizzato dai bombardamenti su Parigi, che ancora non avevano avuto luogo. Duchamp è un essere anco ra più antistorico di quanto sia io: continuava a vivere la sua vita meravigliosa ed ermetica e il contatto con la sua attività era per me il miglior stimolo al lavoro. Del resto, non avevo mai lavorato meglio che ad Arcachon, con la coscienza bru ciante della responsabilità intellettuale. dedicavo, to talmente, allamia conquista della tecnica e dellaMi materia. Diven tava alchimia. Disperatamente cercavo le mescolanze più esatte dell'olio d'ambra, della gomma, delle vernici, delle im ponderabili duttilità attraverso cui il mio spirito potesse tra dursi in materializzazioni ipersensibili. Quante volte ho tra scorso una notte insonne per aver versato due gocce di trop po nel mio impasto! Gala soltanto conosce le mie furie, le mie nero disperazioni, le mie estasi, ricadute nel più pessimismo. Leifuggevoli soltanto sa comelelamie pittura sia sta ta, durante la guerra, la mia unica ragione di vivere e di ama re lei, Gala, poiché solo Gala è reale, e i miei occhi potevano vedere lei soltanto, e il suo ritratto sarebbe stato il mio lavo ro, la mia idea, la mia verità. Ma per completare il ritratto della mia Galarina (era cosi che la chiamavo ormai), sarei forse dovuto crollare sfinito, come un vero asino cattolico! E dai problemi della «cucina» http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
277/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
IX. ULTIMI GIORN I FELICI IN EURO PA
Gala in costume da marinaio a Cadaqués, quel giorno, nella sola mattina ta, catturò quindici aragoste. Pranzi omerici a Palamos. Da sinistra Beistegui, Roussie Sert, Bettina Bergery, Salvador Dali, laa destra: contessaCharlie Madina Visconti, JoséMaria Sert, Gala Dali, la baronessa von Thyssen, il principe Alexis Mdivani. René Crevel, scrutando una conchiglia, si prefigura l'angoscia provata in Europa che lo condurrà al suicidio. Mademoiselle Chanel, la mia migliore amica, a Rochebrune. Port Lligat. La casa di Salvador e Gala Dali. Roussie Sert e Dali a Palamos. Gala: l'Oliva. Dali, la principessa Nathalie Paley e Gala a Palamos.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
278/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
X. LA MIA ETER OCL ITA VITA IN AMERI CA
Mentre disegno Harpo Marx a Hollywood. Invento una maschera allucinatoria durante la colazione a letto al St. Regis Hotel a New York. Da Caresse Crosby, in Virginia. Un pianoforte nero, cani neri e maiali ne ri assemblati sopra la neve, e negri che cantano mentre dipingo. Caresse è al pianoforte. (Per gentile concessione di Eric Schaal-Pix.) Su un mio progetto, il Sogno di Venere venne allestito nel parco giochi della World's Fair a New York. (Per gentile concessione di Eric Schaal-Pix.) http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
279/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
291
psichica della pittura cadevo in quelli che erano stati i pro blemi di Leonardo: cosmogonia, cosmogonia! Bisognava in tegrare, architettare, morfologizzare atroce!pere Gala soltanto mi restituiva la forza di«tutto». vivere. Era Cercava, me, i migliori vini di Bordeaux; mi conduceva al Chàteau trompette, o al Chapon fin, dove facevamo pranzi meravi gliosi. Posava, sulla punta della mia lingua, un fungo à la Bordelaise, fragrante d'aglio, e mi diceva: «Mangia, è buono! ». «È buono» rispondevo, mentre il mio cervello continuava a ribollire: cosmogonia, cosmogonia, cosmogonia! Di tanto in tanto, una lacrima mi inumidiva l'occhio, conseguenza del giusto connubio tra la cosmogonia e l'aglio. In confronto alle mie preoccupazioni d'artista, la guerra era un gioco da bambini. Tuttavia un bel giorno i grandi, fe lici e taciturni bambini tedeschi furono troppo vicini, e poi arrivarono, nei loro carri armati infantilmente ornati di disegnetti e mascherati di ramoscelli. Dissi a me stesso che la si tuazione stava davvero diventando troppo «storica», e, irritatissimo, piantai a metà il quadro a cui lavoravo, e passam mo in Spagna giorni prima dell'occupazione tedesca di Hendaye. Gala due si recò direttamente a Lisbona, dove l'avrei raggiunta non appena i miei documenti fossero stati pronti e mi avessero consentito di tornare in America. Andai da Irùn a Figueras, attraversando tutta la Spagna, coperta di rovine, nobilmente impoverita, ma fiduciosa nel suo avvenire; ogni cuore portava il segno del lutto, inciso a punta di diamante. «Toc, toc! ». «Chi è?». «Sono io». «Io chi? ». « Salvador Dali, tuo figlio ». E cosi bussai, una notte, alle due, alla casa di mio padre: mi fu aperto, tutti mi abbracciarono e prepararono per me acciughe, salsicce e insalata di pomodori. E io mangiai, ed ero esterrefatto: nulla era cambiato. Certo, 1 sorella era stata torturata finoCerto, a impazzirne dai CIM, mamia ormai era perfettamente guarita. le cannona te avevano staccato dalla casa un balcone, ma da li nessuno si affacciava mai. Certo, il pavimento della sala da pranzo era tutto annerito dal fuoco che gli anarchici vi accendevano per cuocere i loro pasti, ma il grande tavolo di legno massiccio naComitato militare che durante la rivoluzione governò Barcellona.
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
280/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
292
LA MIA VITA SEGR ETA
scondeva perfettamente la macchia. Certo, questo stesso gran de tavolo era stato rubato, ma poi era tornato al suo posto. Era registrato come vedere, alla rovescia, « documentario » ogni che aveva la catastrofe: così,il miracolosamente, cosa aveva ritrovato il suo ordine, nella casa di mio padre. Potei anche abbracciare Lydia, la ben plantada, che stava be nissimo. Durante tutta la guerra civile era stata la cuoca dei mi litari di passaggio di tutti, dal Tercio de Santiago ai marocchi ni. Li aspettava tranquillamente sulla spiaggia, accendendo un buon fuoco di viti secche, e quelli, non appena giunti, comin ciavano a sperare in un buon pasto e le consegnavano le prede di guerra, bistecche e zampe di coniglio, agnelli e piccioni, che col fuoco di Lydia si indoravano, odoravano, e tutti insieme mangiavano sulla sabbia, finché i soldati ripartivano per anda re a morire e Lydia aspettava quelli che avrebbero preso il loro posto. Fu il suo segreto, e il segreto di tutta Cadaqués. I pescatori di Port Lligat serbavano invece un ricordo da incubo della guerra: «No, no, basta! Gli anarchici rubavano, uccidevano, e nient'altro! Ora tutto è tornato come prima e ciascuno di nuovo padroneche in casa Nonfino diversamen te, un mioè amico terrorista, si erasua». battuto all'ultimo respiro per la causa dei rossi, mi mormorava, a voce bassissi ma e con evidente sofferenza: «La nostra Spagna deve ridi venire una monarchia costituzionale. Un re! ». La nostra casa di Port Lligat era stata interamente sac cheggiata. Tutto era scomparso, neppure un solo libro si era salvato. Le pareti erano coperte di emblemi rivoluzionari contraddittori, tutti osceni, quasi tutti tracciati a mati ta, e segnavanoquasi il passaggio successivo degli anarchici, dei comunisti, dei separatisti, dei repubblicani, dei trotzkisti: Vi va la anarquia! FAI! Tercio de Santiago! Arriba Espana! Trascorsi una settimana a Madrid, e incontrai casualmente lo scultore Aladreu, il più giovane membro del gruppo che avevo frequentato nei giorni della mia adolescenza a Madrid. E nella casa del poeta Marquina ritrovai un quadro dipinto durante il mio primo periodo classico, a Cadaqués. Entrai in contatto con diversi intellettuali, tra cui Eugenio Montes, il più severo e il più lirico fra i nostri filosofi del tempo: già da dodici anni esistevano tra noi profonde affinità spirituali. Ab bracciai affettuosamente il maestro, il «Petronio del baroc co », l'inventore della mediterranea ben plantada, e gli recai il saluto dell'eterna ben plantada di Cadaqués, la nostra Lydia: Eugenio d'Ors, che veniva sempre più somigliando, sotto le sue cespugliose sopracciglia d'argento, a Platone. http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
281/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
293
Incontrai anche Dyonisio Ruidejo, un poeta giovanissimo, di stile ardente e vigoroso. Quanto all'anti-Góngora, Raphael Sànchez mi fu facile dal suo modoche di respirare,Moros, così cattolico, e dal comprendere, suo sguardo machiavellico, anch'egli si era avvicinato ai segreti del Rinascimento italiano e, ancor meglio, a quelli del prossimo Rinascimento occiden tale. Ma, prima di poter dare alla luce quella cosmogonia che per nove anni avevo sentito crescere e urgere in me, dovevo continuare a percorrere il cammino della vita, evitando gli ostacoli eretti dalla guerra europea; dovevo essere, inoltre, in grado di soddisfare le mie «voglie» morali, materiali, capric ciose di donna incinta. Tale io sono, tale continuerò a essere per l'onore e la gloria di tutti. Bisognava che mi allontanassi dal cieco e collettivo tumul to della storia, altrimenti il mio embrione antichissimo e se midivino, di intatta originalità, avrebbe corso il rischio di morire prima della nascita; quali degradanti circostanze pos sono accompagnare un aborto filosofico, che abbia come sfondo il marciapiede dell'aneddoto! No, non sono tipo da fare figli imperfetti! Tradizione sempre, in tutto! Già mi preoccupo della sua culla, delle sue lenzuoline, dei suoi cu scinetti. Tornerò subito in America a guadagnare molti soldi per Gala, per me, per lui... E così raggiunsi Gala a Lisbona. Fu, al canto estivo dei grilli, un soggiorno assolutamente irreale. Si aveva continua mente l'impressione di incontrare volti familiari per strada, e ci si voltava, ed erano proprio loro. «Di', ma quella non somiglia a Schiaparelli?». Era Schiaparelli. «Guarda se quello non sembra proprio René Clair! ». Era René Clair. Il pittore Sert stava uscendo in macchina dal giardino zoo logico mentre il duca di Windsor attraversava la strada e Paderewski sedeva su di una panchina, di fronte, e prendeva il sole. Accoccolato sul marciapiede, riparandosi i pantaloni giornaleeaperto, stavalail canzone famoso banchiere, il reappena di tut ticoni un banchieri, ascoltava di un grillo, comprato, chiuso in una gabbia d'oro. Così avreste giurato che l'uomo senza gambe, con il naso triangolare e la fronte accigliata, fosse Napoleone Bonaparte... E in fondo alla stra da, in una lunga fila di persone in attesa di entrare negli uffi ci di navigazione, c'era un uomo vestito di marrone, che sem brava Salvador Dali...
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
282/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
294
LA MIA VITA SEGRETA
Appena giunto in America, mi recai nella casa della nostra amica Caresse Crosby: Hampton Manor, che aveva preso il posto del Moulin du soleil e, tutti insieme, avremmo cercato di ritrovare quel sole tramontato lontano, al di là di Ermenonville. Per cinque mesi vissi come un recluso, scrivendo e dipingendo, nell'idillica contrada della Virginia, che mi ri cordava la Turenna (io non conosco affatto la Turenna). Gala mi rilesse tutto Balzac e, certe sere, lo spettro di Ed gar Allan Poe venne da Richmond a farmi visita, nella sua co moda automobile decappottabile, chiazzata di inchiostro ne ro. telefono In unanero serata intarsiato particolarmente con pezzi di buia, nasimineri, portò di neri in dono cani,une dentro il telefono, ben legato con stringhe nere, c'era un to po morto nero, e un calzino nero, stillante inchiostro di chi na. Nevicava. Posi il telefono sulla neve e l'effetto fu sempli cemente e unicamente quello di un riuscito bianco e nero. E cominciai a credere sempre più al buon senso di quella meravigliosa cosa che è l'occhio! E, a furia di guardare il mio occhio, con il mio occhio, sono giunto alla conclusione che è possibile fotografareanche il pensiero. Nondiappena la mia invenzio ne sarà completata dal punto vista meccanico, la of frirò in dono agli Stati Uniti e poi dedicherò il resto della mia esistenza al perfezionamento della mia scoperta, ovviamente con l'aiuto di alcuni scienziati, che mi saranno indispensabili. Paese nuovo, pelle nuova! E un paese libero, se possibile, un paese giovane, vergine, senza drammi, quale è appunto l'America. L'attraversai tutta, ma invece di cambiar pelle co me i serpenti, strofinandomi sul suolo rugoso, preferii spel larmi dentro il guscio di un lucente crostaceo nero, la Cadil lac che offrii a Gala in dono. Tutti gli uomini che ammirano e tutte le donne che amano la mia vecchia pelle potranno tro varne lembi di varia grandezza sparsi sulle spinose vegetazio ni dell'Arizona, lungo le piste che percorsi a cavallo, liberan domi delle mie precedenti e aristoteliche «nozioni planeta rie». Altri lembi posano, come tovaglie senza imbandigione, sulle rocce che circondano Salt Lake: là i mormoni salutaro no in me,frammento con dura estasi, il fantasma europeo di Apollinaire. Qualche è sospeso sul ponte « antidiluviano » di San Francisco, quel ponte che vidi bordato dalle diecimila più belle vergini americane, interamente nude, canne d'orga no di angelica carne. La mia metamorfosi è tradizione, perché tradizione è pre cisamente questo: cambiar pelle, inventarsi una pelle nuova, non chirurgia, non mutilazione, non rivoluzione. Rinascere!
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
283/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
29 5
Non rinuncio a nulla. Continuo. E continuo dal principio, poiché ho cominciato dalla fine. Invecchierò, finalmente? Ho sempre cominciato col mori re, per evitare la morte. Morte e risurrezione, rivoluzione e rinascita: miti daliniani della mia tradizione. Cominciai il mio idillio desiderando ucciderla. alla all'ini fine di questo libro,con al Gala termine di sette anni vissuti Oggi, con Gala, zio di una metamorfosi nuova, ho deciso di sposarmi ancora, ma non in modo rivoluzionario, con un'altra: voglio unirmi nuovamente in matrimonio con Gala, mia moglie, ma questa volta sotto il segno della chiesa cattolica. Giungendo a Parigi volevo anch'io, come Mirò, assassina re la pittura. Oggi è la pittura che assassina me, perché io sol tanto voglio salvarla, e non c'è tecnica al mondo che mi sem bri farla che rivivere. Questo dimostra cheche Dali è sem pre degna ugualedia Dali, io sono sempre lo stesso, la mia pa radossale tradizione è la vera forza della mia originalità. Io continuo... L'Europa continua... Lasciatemi essere il primo precursore del nuovo Rinasci mento!
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
284/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
296
LA MIA VITA SEGRETA
Quando, agli albori della cultura, gli uomini che avrebbe ro posto le basi eterne dell'estetica occidentale scelsero, tra l'informe molteplicità delle foglie esistenti, la forma unica, lucente, della foglia di acanto, materializzarono così il sim bolo occidentale eternamente opposto a quello dell'Estremo Oriente, ossia alla foglia di loto. E la foglia d'acanto, resa di vina, non sarebbe mai morta. Avrebbe vissuto in tutte le fu ture architetture dello spirito, e attraverso le convulsioni del l'Occidente si sarebbe semplicemente allargata, li sciata, appesantita, assottigliata, ma sempre perarricciata, germogliare ancora. E spesso, nelle tempeste, sarebbe scomparsa, ma sempre per riapparire, più perfetta, nella serenità dei diversi rinascimenti. Gli uomini si uccidono a vicenda, mordono la polvere sot to il giogo dei vincitori, o si gonfiano di sangue immondo. Il Medioevo, la rivoluzione sembrano distruggere l'antistorica lei. «piccola Ma, pur vita» ignorata, della foglia la foglia di acanto, rinasce,e verde, nessuno tenera, pensabrillan più a te tra i crepacci di recentissime rovine. E la fine di una guer ra, di un secolare disordine modificano appena il profilo del la foglia di acanto, che si allarga sulla carne della nuova ci viltà. Nata sui capitelli corinzi, morta sotto Cristo, rinata sot to il Palladio, nuziale a Roma, gloriosa con Luigi XIV, isteri ca con Luigi XV, orgiastica nel barocco, ghigliottinata dalla Rivoluzione francese, modesta e altera intorno a Napoleone, http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
285/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
PARTE TERZA
297
nevrotica e pazza con il modem style, confinata nel manico mio dal primo dopoguerra, dimenticata fino a oggi! morta! vive, la sua nuova ria,Ma nelnon cervello di perché Salvador Dali.preparando Sì! Io vi annuncio la suaglo vi ta, vi annuncio la futura nascita di uno stile...
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
286/289
5/9/2018
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
287/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
EPILOGO
XkM
Ho trentasette anni. È il 30 giugno 1941, giorno in cui promisi di consegnare questo manoscritto all'editore. Mi trovo nella mia stanza di Hampton Manor, solo e com pletamente nudo. Mi guardo nello specchio dell'armadio. I miei capelli sono ancora neri come l'ebano, i miei piedi non conoscono l'ignominia di un solo callo; il mio corpo è assolutamente immutato dall'adole scenza, solamente lo stomaco è ingrossato. Non mi preparo a un viaggio in Cina, né al divorzio, né al suicidio, né al lancio con un paracadute, né a un qualsiasi duello. Desidero unicamente due cose: amare Gala, mia moglie, e invecchiare, bene raramente ambito, inevitabile, prezioso. E cosi possa, tornando, trovare anche te, Europa, un poco invecchiata! Io sono cresciuto all'ombra del demonio, e an cora provoco, intorno a me, dolore. Ma da un anno so di avere cominciato ad amare realmente la donna che mi è mo glie da sette anni. L'amo come la chiesahacattolica romana me l'ordina, e come Unamuno spiegato:apostolica «Se tua moglie» dice «ha un dolore alla gamba sinistra, tu proverai lo stesso dolore alla stessa gamba». Ho appena finito di trascriver qui i segreti della mia vita; la mia vita soltanto, infatti, mi conferisce l'autorità di farmi ascoltare. Desidero essere ascoltato. Sono l'incarnazione più rappresentativa del dopoguerra europeo, ne ho vissuto tutte le avventure, tutti gli esperimenti, tutti i drammi. Protagoni sta gli della rivoluzione surrealista, ho seguito giorno gior no incidenti intellettuali e le ripercussioni che ildopo materiali smo dialettico di dottrine pseudofilosofiche ha fondato sui miti del sangue e della razza del nazionalsocialismo. Ho studiato teologia seriamente. Ho pagato caro, con le monete nere del mio sudore e della mia passione, il diritto al le diverse scorciatoie che mi sono state necessarie per giun-
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
288/289
5/9/2018
Sa lva dor Da li, La Mia Vita Se greta - slide pdf.c om
30 0
LA MIA VITA SEGRETA
ger sempre primo. E mentre partecipavo a ogni ricerca, con il lucido fanatismo dello spagnolo, ho sempre d'altra parte rifiutato di iscrivermi a un qualsiasi partito politico. E come potrei farlo ora, quando la politica sta per essere annientata dalla religione? Sin dal 1929 ho instancabilmente studiato le scoperte del le scienze, che caratterizzano il nostro tempo. Se anche non ho potuto esplorare tutti gli anfratti di così mostruose spe cializzazioni, ne ho compreso tuttavia perfettamente il signi ficato. Una cosa è certa: nulla, assolutamente nulla, nelle sco perte filosofiche, estetiche, morfologiche, biologiche, morali del nostro alle tempo nega laspecifiche» religione. spalanca Al contrario, il tempio consacrato «scienze tutte le sue fi nestre per accogliere il cielo. E, attraverso la densità della carne confusa e demoniaca, attraverso la mia esistenza intera, questo solo ho cercato: il cielo! Chi non lo ha ancora capito è uno sventurato! Quan do, per la prima volta, vidi un'ascella di donna depilata, ane lavo al cielo. Quando, con la gruccia, frugai la putrefatta, verminosa massa del mio riccio morto, anelavo al cielo. E quando, dall'altoancora del Muli de la torre, guardavo nel nero abisso, cercavo il cielo! Gala, sei tu reale? E cos'è il cielo? Dove trovarlo? «Il cielo non si trova né sopra, né sotto, né a destra, né a sinistra, ma esattamente nel centro del petto di chi ha fede». FI NE
In questo momento non ho ancora fede e temo di dover mo rire senza cielo. . _
Hampton Manor
http://slide pdf.c om/re a de r/full/sa lva dor-da li-la -mia -vita -se greta
289/289