Maurizio Giannini
L’enigma di pagina 100 Un giallo, g iallo, due ragazzi e un vecchio libro
Collana di narrativa per ragazzi
Editor:
Paola Valente
Redazione: Emanuele
Ramini
Aquilan ti Progetto graco e copertina: Mauro Aquilanti Impaginazione: Giacomo Santo Disegno di copertina: Sonia Cattaneo Gianninii Approfondimenti: Maurizio Giannin Schede didattiche: Stefania Corinaldesi e Santina Agostini Ufcio stampa: Salvatore Passaretta
Ia Edizione 2014
Ristampa 7 6 5 4 3 2 1
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Maurizio Giannini
L’enigma di pagina 100 Un giallo, due ragazzi e un vecchio libro
Capitolo
1
Zio Ivan
Zio Ivan, a vederlo, faceva subito pensare a uno di quegli
omaccioni che sbrigano le loro faccende senza tante parole e risolvono tutto a suon di pugni, dato che Madre Natura li ha forniti di una u na forza non comune. comune. Insomma, un tipo da discuterci il meno possibile. In effetti, zio Ivan, il pugile lo aveva fatto davvero quando era un giovanotto e lavorava come scaricatore per una ditta di pesce p esce in i n scatola. A quel tempo viveva v iveva a New York York e passava gran parte delle sue sue giornate al porto. Quando aveva aveva finito fi nito di scaricare casse dalle navi andava in uno dei tanti bar malfamati a bere whisky e gin. Non c’era sera che non ci fosse una rissa e lui ci si trovava sempre coinvolto! Qualcuno aveva notato il suo pugno al fulmicotone e lo aveva convinto che il suo mestiere non era quello dello scaricatore. Zio Ivan aveva aveva cominciato cominciato così ad allenarsi al lenarsi in una u na palestra. Tutti erano era no sicuri che sarebbe diven d iventato tato un bel peso massimo ma ssimo che poteva aspirare perfino perf ino al tito titolo lo mondiale. mondiale. Ma zio Ivan non era tagliato tagl iato per mollare mollare pugni e presto la sua carriera di pugile era finita. Tra l’altro s’era accorto che New York non era fatta per lui: s’era imbarcato su una nave che lo aveva aveva portato in Africa… Af rica… Là c’era stato parecchio tempo, facendo il coltivatore di banane, il cercatore di diamanti e chissà quali altri strani mestieri. Ma poi aveva scoperto che pure l’Africa gli stava 5
Capitolo 1
stretta ed era partito par tito per l’l ’Australia dove aveva aveva fatto anche il pilota di motociclette… Insomma, zio Ivan aveva girato il mondo in lungo e in largo e pareva proprio che nessuna parte par te fosse adatta per lui… Adesso aveva cinquantotto anni an ni e lavorava nella piccola biblioteca del suo paese. La voglia di viaggiare sembrava essergli passata, e l’unica passione che gli era rimast r imastaa era quella delle motociclette, motociclette, tanto da possederne una potentissima. Era un tranquillo bibliotecario bibliotecario perduto perduto in un u n mare di libri. Ma era sempre grande e grosso. E quando spuntava spuntava fuori f uori dagli scaffali della biblioteca, più di qualcuno faceva un passo indietro indietr o spaventato. spaventato. Eppure chi lo conosceva bene era pronto a giurare che fosse la persona più buona, pacifica e gentile del mondo. Il primo pri mo ad affermarlo era Alberto. *** Alberto in biblioteca ci andava quasi tutti i giorni e non solo perché il bibliotecario era il fratello di sua madre. Quel mondo di carta lo aveva sempre conquistato, più dei giocattoli o dei cartoni animati. Certo, un po’ del merito era di zio Ivan, che era stato assunto quando lui non aveva ancora imparato a leggere. L’omon omone, e, che a forza di peregrin pereg rinare are da d a un continente all a ll’’altro non aveva trovato il tempo per sposarsi, s’era affezionato particolarmente all’unico nipote e non c’era giorno che non chiedesse a sua sorella di lasciargli per qualche ora quel quel frufr ugoletto. Così il piccolo Alberto aveva trascorso una buona parte della sua prima infanzia in fanzia nella biblio biblioteca, teca, tra quell’odoquell’odore di fogli stampati, di copertine e muffa. Un profumo che a poco a poco gli era diventato familiare e caro. 6
Zio Ivan
Appena Alberto aveva aveva imparato a decifrare i segni che traboccavano da quel miliardo di pagine conservate nelle sale della biblioteca, non aveva perso tempo. S’era subito impadronito di uno u no dei tanti volumi. volumi. – Guarda, Alberto, che questo qui è un libro un po’ difficile – lo aveva avvertito zio Ivan scoprendo che quel soldo di cacio aveva av eva tra le mani man i un romanzo di d i Dickens. Il bambino s’era stretto nelle spalle, due spallucce più piccine del libro a cui si teneva abbracciato. – Il titolo mi piace, zio… Dev’essere bello… Alberto se l’era portato a casa e dopo qualche giorno s’era presentato davanti al grosso bibliotecario, il libro sempre stretto fra le esili braccia. – Dunque? – aveva fatto lo zio. – L’ho letto tutto. È una bella storia… Zio Ivan non pareva molto convinto che quel piccoletto avesse letto davvero fino all’ultima pagina un librone del genere che certi adulti lasciavano a metà. E così s’era divertito a interrogarlo. Alberto aveva risposto a ogni domanda, con precisione. – Caspita! – aveva esclamato l’omone grattandosi la barba quasi bianca. Ora Alberto frequentava la scuola secondaria di primo grado e dei libri che riempivano la biblioteca comunale del suo paese ne aveva letti davvero tanti. Nel frattempo la barba di zio Ivan era diventata diventata tutta t utta bianca come i pochi capelli che gli erano rimasti in testa. La pancia invece gli era cresciuta e gli traboccava vistosamente da sotto la cintura dei pantaloni, nascosta a fatica sotto il grigio spolverino da bibliotecario. Si può dire che Alberto, fra i ragazzi di Montepiccolo, fosse l’ l ’unico ad andare a ndare così spesso in biblioteca. biblioteca. Non che in quel paesino arrampicato arrampicato su un colle tutti gli altri ado adolescen lescenti ti fos7
Capitolo 1
sero nemici dei libri, ma certo era più facile trovarli a zonzo per le strade o in piazza a giocare a pallone, quando era bel tempo, o nel negozio di videogame del signor Beppe, che a sfogliare libri nella biblioteca comunale. Che Alberto fosse un topo di biblioteca ormai era un fatto risaputo, e tutto ciò gli aveva creato attorno un alone di originalità. Anche fra gli adulti s’era sparsa la voce che il figlio della Gina, il nipote del bibliotecario, era un tipo un po’ strano. Bastava vederlo per rendersene conto conto.. Girava sempre con un libro sotto il braccio, con quegli occhialetti rotondi e il viso tanto pallido come come un foglio di carta! A scuola i compagni lo ignoravano. Alberto era nel suo banco, e pareva proprio che tutto quello che agli altri interessava a lui non piacesse. Le rare volte che partecipava alle discussio d iscussioni ni cominciava sempre sempre a parlare di cose noiose che sicuramente aveva trovato sui libri… Una barba! Questo isolamento lo aveva un po’ frustrato. Se i compagni di classe stravedevano per i cellulari, per i videogiochi videogioc hi e per altri a ltri svaghi simili e non accennavano mai a un personaggio di un libro o a una storia trovata trovata in un racconto, voleva proprio dire che lui era anormale. “Forse “Fo rse è tutta tutt a colpa di zio Ivan” passò nella testa di Alberto. A lberto. “Non doveva portarmi in mezzo a tutti quei libri quando ero piccolo! È come se avessi preso un virus che mi ha fatto crescere diverso dagli altri”. Scacciò subito questa brutta brutt a idea. Zio Ivan era sempre stato buono con lui e non aveva nessuna colpa. Fra i compagni ce n’erano n’erano due che più che ignorarlo lo disprezzavano. disprezz avano. Del resto Bruno e Mirko, così si chiamavano, erano nemici dichiarati di tutto ciò che avesse una copertina e un po’ di pagine stampate. Probabilmente non avevano mai letto niente, tranne i libri scolastici, ma anche da quelli si tenevano a debita 8
Zio Ivan
distanza e più che leggerli si limitavano a sfogliarli. Avere dunque fra i piedi tutti i giorni g iorni un compagno di clascla sse che durante la ricreazione r icreazione restava seduto seduto a leggere un libro era come una provocazion provocazione. e. L qua lche L’’alieno andava punito in qualche modo.
Il sistema migliore, decisero i due, era impossessarsi dell’oggetto–causa, ovvero il libro. A metà delle lezioni Alberto aveva l’abitudine di andare in bagno e Bruno era maestro nello sfilare oggetti dagli zaini altruii senza che nessuno se ne accorgesse. altru Così, in un batter d’occhio, d’occhio, il libro incriminato incrimi nato era passato veloce dallo zaino appeso alla spalliera della della sedia di Alberto alle mani rapaci di Bruno e poi in quelle vendicative di Mirko, il quale lo aveva fatto immediatamente sparire nel suo zaino. Questo era successo più volte in quei due mesi di scuola, ma il povero Alberto non era mai riuscito a spiegarsi che fine avessero fatto le “Cronache marziane” di Ray Bradbury o “Cime tempestose” della Brontë che, una volta tornato a casa, aveva cercato disperatamente nello zaino e poi in ogni angolo angol o di casa. c asa. Che qualcuno glielo avesse sottratto a scuola, proprio non gli pareva possibile. Un libro?! Fosse stato un cellulare, un walkman, un gameboy... Allora avrebbe nutrito seri sospetti per qualcuno dei suoi compagni... Ma un libro! Chi poteva rubare “Cronache marziane” o altri romanzi del genere? Di certo nessuno. “Eppure sono sicuro di averlo portato a scuola!” si diceva rammentando di aver letto qualche pagina durante la ricreazione. La mattina seguente, dopo aver cercato sotto il suo banco, aveva av eva chiesto ai com compagni pagni se ne sapessero qualcosa o se avessero visto il libro. 9
Capitolo 1
Nessuno ne sapeva niente, compresi i due gaglioffi. Però da alcune risatine spuntate sulle bocche di quei due ad Alberto venne qualche sospetto. Ma quale prova aveva? E poi, pure se ne avesse avute, che poteva fare? Bruno era alto e robusto, Mirko era magro, ma era tutto nervi, e di lui ne avrebbero fatto polpette. Finì per non portare più a scuola alcun libro. Li avrebbe letti a casa, come sempre.
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Capitolo
Una compagna con gli occhi a mandorla
Che Sang Xiaoxiu avesse gli occhi a mandorla, i capelli
lisci e nerissimi, e la carnagione di porcellana, non avrebbe dovuto per niente meravigliare i ragazzi della prima A. In tutte le scuole ormai c’erano bambini di altre nazioni, i cui genitori erano venuti in Italia per trovare un lavoro migliore di quello offerto nel loro paese. Così nessuno si stupiva più di avere come compagno di banco un ragazzino dalla pelle nera o dai capelli chiarissimi che parlava una lingua sconosciuta. Nessuno, tranne gli studenti della piccola scuola dove andava ogni mattina Alberto. A Montepiccolo chi ci viveva da sempre aveva a malapena un lavoro. Non c’erano industrie, né altre attività, fuorché l’agricoltura e l’allevamento di pecore e maiali, e solo chi era nato fra le mura di quelle vecchie case sbiadite dalle piogge e dai tetti sbreccati, che d’inverno spesso si imbiancavano di neve, riusciva in qualche modo ad arrangiarsi. Figurarsi dunque se potevano trovar lavoro persone d’altri paesi… Eppure proprio in quei giorni in paese s’era presentata una famiglia, gente mai vista dagli abitanti del luogo. Era giunta a bordo di una scassata automobile color kaki che aveva attraversato le vie di Montepiccolo. E tutte le donne che a quell’ora se ne stavano davanti alle porte di casa, sedute sulle solite sedie impagliate, a rammendare calzini o a pulire verdure, avevano alzato la testa per guardare con curiosità chi c’era lì dentro. E pure gli uomini che se ne stavano nei tre bar del paese s’erano incuriositi. 11
Capitolo 2
Non che a Montepiccolo non passassero macchine! La ragione era un’altra: i sette passeggeri erano indubbiamente cinesi, o qualcosa del genere. Quella sera alle osterie e nei tre bar non s’era parlato d’altro. Chi erano? Perché erano venuti lì? Qualcuno disse di averli visti fermarsi davanti a una casa nei pressi del vecchio mulino, un punto scomodo da raggiungere. E qualcun altro aggiunse che li aveva visti scaricare valigie, scatole e pacchi ed entrare entrare nel portone. Erano tre uomini, un bambino molto piccolo, due donne e una ragazzina. Tutto fu più chiaro qualche giorno dopo. Il primo che diffuse la notizia fu il signor Umberto, che aveva sulla piazza centrale un piccolo supermarket, e siccome era l’unico in paese, tutti erano costretti a fare la spesa da lui.
Ovviamente anche uno di quei cinesi c’era stato: una donnina col viso tondo e bianco come farina e gli occhi a mandorla che quasi non si vedevano. Aveva fatto una gran fatica, il signor Umberto, a capire cosa volesse comprare perché non conosceva quasi per niente la sua lingua. E così lui, sebbene morisse dalla voglia di chiederle perché fossero venuti a vivere lì, non aveva potuto farle neppure mezza domanda. Però la donnina era tornata un paio d’ore dopo, e stavolta con lei c’era una ragazzina. Questa aveva una buona dimestichezza con la lingua italiana, e il negoziante aveva potuto interrogarla. Aveva saputo che quella gente aveva abitato in un altro paese, molto più grande di Montepiccolo, lavorando in un’industria di tessuti che poi era stata chiusa. Ora s’erano trasferiti lì perché a qualche chilometro di distanza, vicino a Roccacencia, avevano aperto un’altra industria e tutti i componenti maschi della famiglia erano stati assunti. Ma a Roccacencia i prezzi delle case in affitto erano davvero alti per loro, invece lì, a Montepiccolo, erano riusciti a trovare un appartamento a un prezzo economico. 12
Una compagna con gli occhi a mandorla
Xiaoxiu non era né alta né bassa, almeno per la sua età. Era però mingherlina, con un’ossatura assai minuta che le dava l’aspetto di essere troppo magra, quando invece, a guardarla con attenzione, possedeva un corpo proporzionato e giusto, come era aggraziato e gradevole il suo modo di muoversi.
*** Era un mattino grigio e triste, almeno per Alberto, che da qualche tempo a scuola ci andava davvero malvolentieri. Coi compagni legava sempre meno: alcuni l’avevano messo tra i loro trastulli scolastici e dalla prima all’ultima ora il povero ragazzo non faceva altro che stare in guardia per non finire sotto le loro grinfie. Gli restava quel pizzico di soddisfazione nell’essere considerato dai professori fra i migliori della classe, e forse della scuola. Ma anche questo non faceva altro che allontanarlo sempre più dai suoi coetanei. Quella mattina, ed era un lunedì di metà novembre, Alberto aveva già schivato una mezza dozzina di palline di carta masticata lanciate con la cannuccia da Bruno, e altrettanti elastici tirati da Mirko. Durante la ricreazione, mentre sbocconcellava il suo panino sperando di non doverlo cedere ai soliti prepotenti, s’era beccato un paio di cazzotti sulla schiena, come succedeva sempre nell’intervallo. Sentiva ancora male alle spalle, quando la porta dell’aula si aprì. Era spuntata l’unica bidella della scuola, la quale aveva avvisato l’insegnante che un nuovo alunno s’era aggiunto alla classe. E subito era apparsa quella ragazzina, il viso bianco come porcellana, gli occhi a mandorla e i capelli nerissimi. Qualcuno aveva perfino accennato un sorrisetto ironico, spento subito dalla professoressa. 13
Capitolo 2
Alberto era rimasto incantato. Dato che l’unico posto vuoto era quello accanto a lui, l’insegnante, dopo aver chiesto alla bambina il suo nome, le ave va detto di sedersi lì. Presto Alberto aveva scoperto che Xiaoxiu conosceva molto bene l’italiano. – Ho fatto la primaria in una cittadina a circa trecento chilometri da qui – gli aveva spiegato lei. – Io sono nata in un paese poco distante da Pechino, ma mi trovo in Italia da quando avevo cinque anni. Alberto non le aveva chiesto altro. Si sentiva in qualche modo soddisfatto e perfino orgoglioso di averla come compagna di banco. E sperava che anche la ragazza non lo considerasse un alieno da cui bisognava tenersi alla larga. Xiaoxiu gli sedeva vicino e, sebbene avesse fatto una discreta amicizia con le altre ragazze, quando le serviva qualche cosa, o se non capiva una parola trovata su un libro, si rivolgeva soltanto a lui, con l’identica grazia di quando era entrata per la prima volta in classe. Era davvero carina: la sua pelle gli ricordava la statuetta di porcellana che sua madre teneva in bella mostra nella vetrinetta del salotto, dall’aspetto così fragile che Alberto non aveva mai osato prenderla in mano. E poi quel suo modo di parlare gli piaceva particolarmente. Sebbene conoscesse bene la lingua italiana, la pronuncia tradiva ancora la sua origine cinese: non riusciva ad articolare la erre. E quando lo chiamava, diceva: Albelto. Per non parlare di altri nomi, tipo: plofessolessa, geometlia, alitmetica… alitmetica… Un giorno, durante la ricreazione, Alberto le aveva posto una domanda che a lui era sembrata estremamente audace. – Ma a te… a te… piace leggere? Xiaoxiu aveva mosso il capo in un chiaro cenno affermativo. affermativo . 14
Una compagna con gli occhi a mandorla
– Ma purtroppo i libri costano parecchio… – aveva aggiunto la ragazzina. – ...A casa mia non ci sono soldi abbastanza per comprarne. Guardò con gran serietà il ragazzo con gli occhiali che a sua volta la stava fissando. – A casa mia i soldi che portano gli uomini servono per mangiare, per pagare l’affitto… Io non posso chiedere ch iedere a mia madre di comprarmi nuovi libri… Ha già dovuto spendere tanto per quelli di scuola… Alberto continuava a fissare Xiaoxiu, mentre intorno a loro gli altri ragazzi facevano una gran confusione. – Che problema c’è? Qui a Montepiccolo M ontepiccolo c’è una biblioteca pubblica! Io ci vado quasi tutti i giorni. I libri là si prendono gratis! Basta avere una semplice tessera. t essera. Fu così che alla biblioteca comunale in cui lavorava zio Ivan ci fu un’altra iscrizione. E Alberto ricominciò ad andare a scuola volentieri.
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Capitolo
La passione per gli Impressionisti
Ad Alberto quel libro glielo aveva regalato zio Ivan lo
scorso Natale. Era uno di quei libri con la copertina di cartone e le pagine lucide, grosso e pesante da poterlo sfogliare soltanto tenendolo appoggiato su un tavolo. Quando aveva scartato il dono di Natale c’era rimasto un po’ male: tutto s’aspettava tranne che fosse un libro d’arte! Il titolo era: “Gli Impressionisti e i Post–Impressionisti”. Zio Ivan invece ne pareva entusiasta. L’aveva preso tra le sue grosse mani e l’aveva sfogliato sotto il naso del nipote, mostrandogli le bellissime stampe a colori che si alternavano a pagine scritte. – Vedi, guarda qua che bello! – diceva con passione, indicando un famoso dipinto di uno di quei pittori francesi che Alberto conosceva appena. La notte stessa, però, preso da curiosità o forse privo ormai di sonno, aveva passato più di un’ora a sfogliarlo. Quando le lancette della sveglia che aveva sul comodino segnarono le due, Alberto si era deciso a chiuderlo e ad andare finalmente a letto. Aveva cambiato idea: zio Ivan non aveva sbagliato a fargli quel regalo. Quel libro era davvero interessante. La vita degli artisti lo aveva calamitato come quando leggeva uno dei suoi romanzi preferiti. Erano storie bellissime... Questo era successo l’anno prima. Ora a Natale mancava circa un mese, e dei pittori Impressionisti era espertissimo. 16
La passione per gli Impressionisti
E, senza neppure rendersene conto, aveva preso una gran passione per Parigi dove quei pittori avevano vissuto. Proprio in quei giorni a scuola era arrivato il bando di un Concorso Nazionale con cui si invitavano gli studenti a svolgere un tema dal titolo: “Se andassi a Parigi, farei…” Il vincitore sarebbe andato con tutti i suoi compagni di classe a Parigi per quattro giorni accompagnati da due insegnanti. La speranza di vincere era davvero modesta, ma i vari professori d’italiano della piccola scuola di Montepiccolo ave vano ugualmente sollecitato i loro alunni a scrivere questo tema. Anche Alberto aveva partecipato, riempiendo ben cinque pagine con la sua scrittura minuta. La sua insegnante lo aveva lodato e aveva scelto proprio il suo tema per il concorso. *** Come aveva sperato Alberto, Xiaoxiu aveva iniziato a frequentare la biblioteca comunale. Quel mondo mondo fatto di fogli stampati e di copertine aveva catturato anche la ragazzina cinese. Certo, Xiaoxiu non era una frequentatrice assidua come Alberto, però, quando tro vava un po’ di tempo libero, era là a sfogliare libri, sotto lo sguardo compiaciuto del barbuto bibliotecario. Alberto era sempre con lei. Esperto come nessun altro ragazzo, le consigliava cosa leggere. Xiaoxiu pareva essere diventata un’appassionata lettrice. Dopo pochi giorni tornava in biblioteca, il libro preso in prestito sotto il braccio, e lo riconsegnava all’omone barbuto, chiedendo se poteva prenderne un altro… E naturalmente zio Ivan s’affrettava a muovere il capo ormai canuto in un cenno affermativo, mostrando un sorrisetto di soddisfazione. 17
Capitolo 3
Da quando Xiaoxiu era entrata per la prima volta nella classe di Alberto erano passati circa due mesi. E a questo punto la ragazzina venuta dalla Cina aveva letto parecchi libri. *** La primavera era già pronta a scacciare gli ultimi granelli dell’inverno, quando a scuola giunse una lettera che nessuno più si aspettava. L’insegnante di italiano era così emozionata da non riuscire a leggere quanto c’era scritto. Calmatasi, aveva scandito ben bene ogni parola: – Il tema da voi inviato è risultato vincitore del concorso “Una vacanza a Parigi”. Erano tutti elettrizzati e nessuno si degnò di ringraziare chi effettivamente aveva scritto il tema vincitore. Alberto però non ci fece caso. Anche lui era felicissimo: finalmente avrebbe potuto vedere dal vivo la città dove molti anni prima erano vissuti i pittori Impressionisti.
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Capitolo
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Il premio
L
– o sai che fra qualche giorno partirò per Parigi? Zio Ivan, che se ne stava seduto dietro un tavolo di mogano ad incollare le pagine di un vecchio libro malandato, guardò Alberto abbassando gli occhiali sulla punta del naso. n aso. – E come faresti ad andare a Parigi? – chiese accennando un sorrisetto piuttosto incredulo. – Indovina! L’omone continuava a fissarlo come se volesse leggere dall’espressione del nipote cosa stesse pensando. Ma Alberto manteneva un’aria davvero enigmatica che neppure un tipo come lui che aveva girato il mondo poteva interpretare. S’arrese. – Dunque, se non mi stai prendendo in giro, dimmi come puoi fare un viaggio del genere? – Il mio tema è stato giudicato il migliore… – Quale tema? – fece zio Ivan mentre spennellava colla sul dorso del libro. Ad Alberto brillarono gli occhi. – Quello che la mia professoressa di italiano ha inviato al Concorso… Poi riassunse quanto era accaduto nei giorni precedenti, concludendo con un sorriso. – E così la mia classe partirà per Parigi… Ben quattro giorni a Parigi! Gratis! Zio Ivan era tornato a guardarlo. Ora la sua aria era dav vero piena di soddisfazione. 19
Capitolo 4
– Beh, i tuoi amici ti saranno grati… ti avranno senz’altro festeggiato. Grazie a te, andranno a Parigi… – commentò. Il ragazzo annuì, evitando di dire che praticamente nessuno lo aveva ringraziato. Ma che gliene importava? Conosceva ormai bene quei ragazzi che non avevano nessuna stima di lui. Tranne ovviamente Xiaoxiu, che proprio quella mattina era assente. Il giorno dopo, la ragazzina cinese tornò a scuola, e subito Alberto la mise al corrente della grande novità. Fu allora che il suo entusiasmo e tutta la sua gioia si sgonfiarono. – Purtroppo io non posso venire – disse Xiaoxiu scuotendo il capo dai capelli nerissimi. Alberto divenne più pallido del solito. – Ma guarda che è tutto gratis! Compreso il viaggio! – ave va subito ribattuto ribattuto credendo che la sua compagna fosse con vinta che ci fossero delle spese da sostenere. sostenere. – Lo so… Lo so… Ma io non posso partire. Mia madre lavora tutto il giorno e io devo badare a mio fratello. E devo preparare da mangiare… – Ma non avevi detto che a casa tua lavorano solo gli uomini? Alberto continuava a fissarla, serissimo, e le sue guance sbiancavano sempre più. – È vero… – disse lei sostituendo la erre con una buffa elle che però non fece ridere Alberto neppure un po’ – ...ma mia madre lavora in casa. Ha una piccola macchina tessitrice e da mattina a sera… non ha neppure il i l tempo per cucinare… E mia nonna è troppo vecchia per aiutarla… Alberto si sentì sciogliere come un gelato dimenticato fuori dal frigo. Quei motivi erano davvero troppo seri per essere ribattuti. Sperò comunque che la professoressa avrebbe trovato il
modo per convincerla a non rinunciare a quella irripetibile occasione. 20
Il premio
Infatti la professoressa provò in tutti i modi a trovare una soluzione a quanto le aveva appena detto Xiaoxiu, ma alla fine si arrese. La ragazzina cinese le aveva spiegato che la sua famiglia aveva tutta una gerarchia e ciascuno aveva un compito al quale non poteva sottrarsi neppure per un giorno. – Comprendo… – disse l’insegnante dopo un sospiro di rassegnazione. Poi, alzando lo sguardo su tutta la classe, aggiunse: – Come vedete, ci sono anche ragazzi che non pensano soltanto a giocare e a divertirsi… Era vero. Xiaoxiu si era dimostrata una ragazza matura, per la quale Alberto, ora, provava ancora di più stima. Nel suo cuore, però, sentiva una grande delusione. Si era già immaginato di trascorrere quei quattro giorni insieme all’unica compagna che non lo considerava un alieno, e adesso invece…
Trascorse il resto delle ore scolastiche perduto in una profonda malinconia, che gli passò un poco soltanto quando, nel pomeriggio, tornò in biblioteca. Zio Ivan gli aveva fatto trovare una mezza dozzina di libri che parlavano di Parigi e lui ci si tuffò con la solita passione.
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Capitolo
5 A Parigi
Il treno sotterraneo che attraversava il ventre di Parigi era
pieno di gente. Alberto, infilato nella calca, vedeva davanti a sé il cappotto verde che sapeva appartenere alla professoressa d’italiano e si sentiva tranquillo. Si distrasse un attimo e… all’improvviso si accorse che il cappotto verde non c’era più. Allora provò a farsi largo a fatica fra i passeggeri del convoglio. Ma niente! Si sentì perduto… I suoi compagni e la professoressa do vevano essere scesi alla fermata precedente! Alla fermata successiva scese anche lui e si guardò intorno con disperazione. Nessuno possedeva una faccia a lui nota. Salì le scale e fu sulla strada. Scoprì di trovarsi nei pressi della Senna. Si sforzò di stare calmo. Ricordava bene il nome dell’albergo e gli sarebbe bastato chiedere a una guardia per farsi spiegare come tornarci. Ne intravide una dall’altra parte del viale che costeggiava il lungosenna. Ma la strada era trafficata e lui non poteva certo attraversare in quel punto. Così avanzò aumentando il passo, deciso a raggiungere il semaforo. Mancava ancora qualche metro, quando notò una lunga fila di bancarelle affiancate al parapetto del fiume. Le prime esponevano antiche porcellane, stampe e piccoli oggetti di bronzo e rame. 22
A Parigi
Alberto avanzò. Non gli sembravano cose interessanti. Il semaforo era ormai vicinissimo e forse la guardia stava ancora là, dalla parte opposta del viale. Ma passando davanti alla quarta bancarella, provò un gran desiderio di fermarsi. Quella non esponeva soprammobili o vecchie stampe, ma libri! Erano tantissimi volumi ed emanavano lo stesso profumo di quello che fin da piccino picci no era abituato a respirare. Un odore di vecchi fogli stampati, di inchiostri, di copertine leggermente umide, a volte mangiucchiate dalle tarme. Fu più forte di lui. Si fermò. Il venditore di libri era un tipo grassoccio, fornito di due grandi baffi all’insù, nerissimi come i suoi capelli tutti impoi mpomatati di brillantina, separati da una scriminatura proprio al centro del cranio. Mentre era intento ad accendersi la pipa si accorse del ragazzo e gli dedicò un leggero sorriso. – Io, moi… – prese a dire il ragazzo che, ovviamente, pur studiando a scuola quella lingua, sapeva a malapena spiccicare qualche parola ... moi, je suis… italiano… L’uomo tirò ancora una boccata di fumo e mosse la testa lustra di brillantina. – Ah, italiano… italiano… bon… Non aggiunse altro. Era sopraggiunto proprio allora un signore alto e corpulento, e s’era messo a chiedergli se possedeva un certo volume. Alberto tornò a frugare fra i libri. Come sempre, mentre le sue mani accarezzavano quelle vecchie copertine, provò una profonda emozione. Ne prele vò a caso uno. Era scritto in francese. Tentò di capire cosa ci fosse scritto, ma gli restò difficile. Lo rimise a posto e ne prese un altro. Anche questo, naturalmente, era scritto in francese. 23
Capitolo 5
Il suo entusiasmo si stava sbiadendo nella consapevolezza che fra tutti quei libri niente avrebbe potuto interessarlo davvero. – Attends un istant! Alberto trasalì. Si girò di scatto. Il viso sorridente del venditore di libri usati gli stava indicando con il cannello della pipa un lato della sua bancarella. – Ici, il y a des livres en italien… Alberto riuscì ad intuire il significato. I pochi libri ammucchiati vicino alla sponda della bancarella avevano titoli scritti nella sua lingua. – Je crois qu’ils sont plus intéressants pour toi. L’ometto aveva preso tra le mani un libro e lo consegnò al ragazzo. – Regarde ceci… Alberto annuì e abbassò lo sguardo sulla copertina. Era un volume piuttosto malandato, con le pagine in i n parte staccate. La copertina era ingiallita e molto logora. Proprio questo attirò l’attenzione di Alberto. Il disegno a colori, benché sbiadito, era ancora chiaro: un ragazzino con i calzoni corti e uno strano berretto sul capo si trovava al centro di un paesaggio esotico, su cui spiccava, a grandi caratteri: L’INTREPIDO CARLINO
LE AVVENTURE DI UN RAGAZZO NEL CONTINENTE NERO Sopra il titolo, a caratteri più piccoli, c’era il nome dell’autore: Gioacchino Modena. – Tu aimes? Il n’est pas cher! 24
A Parigi
Alberto sollevò lentamente la testa. Il venditore di libri usati lo fissava con occhi allegri. Delle sue parole aveva capito soltanto il i l costo del libro. Alberto istintivamente infilò la mano sinistra nella tasca del giubbotto. Sentì al tatto una moneta che tirò fuori. Erano proprio due euro! La consegnò all’ometto. – Bon… Au revoir… – fece l’uomo coi baffi infilando con cura il libro dentro un sacchetto di plastica. – Au revoir – ripeté meccanicamente Alberto e, preso il sacchetto, si avviò verso il semaforo. Ma poi ci ripensò. Forse il poliziotto che aveva visto prima se n’era andato. Era meglio chiedere al venditore di libri. Tornò sui suoi passi. L’uomo stava sistemando alcuni volumi. – Monsieur – prese a dire Alberto. E con gran sforzo cercò di farsi capire. – Ah, oui… – disse infine l’uomo muovendo più volte la testa lucida di brillantina. – J’ai compris… Doveva averlo preso in simpatia. Con molta pazienza gli spiegò come raggiungere l’albergo.
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UN BREVE VIAGGIO NEL “GIALLO” Approfondimenti Approfondim enti let lettera terari ri I detective nel corso della storia Proposte di lettura Filmografia
A cura di Maurizio Giannini 119 11 9
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Perché le storie poliziesche si chiamano “giallo”? Il libro che hai appena letto può essere considerato di genere “giallo”. Il termine “giallo” è usato solo in Italia e trae origine dalla da lla più nota collana specializzata del genere, genere, creata nel 1929 da Lorenzo Montano e dall’editore Arnoldo Mondadori. In quell’epoca, le collane della Mondadori erano classificate con un colore: ai romanzi polizieschi venne assegnato il giallo gial lo e da qui qui derivò il termine “libri “ libri gialli” gialli ” ancora adesso adesso usato. Ma come viene chiamato il romanzo poliziesco all’estero? Per esempio, in Francia è usato il termine “roman policier”, gli inglesi invece lo chiamano “detective novel”, mentre “mystery” è pi più ù generalmente generalmente la narrativa na rrativa ancorata a un mistero m istero iniziale; inizia le; gli americani usano il termine ter mine “whodoni “whodonit” t” che deri va dalle da lle parol pa rolee “Who “ Who Done it?”. it?”. Altre A ltre espressioni espressioni dif diffuse fuse nei paesi anglosassoni sono “thriller”, “suspense” e “crime no vels””. In Germania si parla invece di vels d i “detektivlite “detektivliteratur” ratur” e di “kriminalroman”. Ma che cos cos’è il “giallo” “giallo”? ?
Una storia poliziesca si fonda sul contrasto tra l’apparenza delle cose, così come vengono vengono presentate presentate all’ all ’ inizio del roro manzo, e la verità che verrà svelata solo alla fine. In mezzo alla storia si svolge svolge l’l ’ indagine dell’investiga dell’investigatore tore, basata sul ragionamento e sull’osservazione dei fatti, il quale svela un po’ alla volta il mistero servendosi del metodo logico. Si può dunque dire che il “giallo” è la narrazione di un 120 12 0
mistero criminale che ha lo scopo di identificare, riguardo il delitto in oggetto, chi l’ha commesso, come l’ha commesso, perché e quando. L’autore del romanzo giallo percorre contemporaneamente due strade diverse: una un a interna a lui solo nota, e che è la realtà, e una un a esterna che è il i l tessuto della della storia stessa proposta al lettore, ma che è solo apparente. Queste due strade alla al la fine del romanzo convergono sino a toccarsi nelle ultime pagine. E allo al lora ra verrà svelata al lettore la verità. La letteratura poliziesca poliziesca nel mondo
Sicuramente il genere letterario poliziesco nasce nel 1841, quando lo scrittore statunitense Edgar Allan Poe (1809 – 1849) pubblica il racconto The Murders in the Rue Morgue. In questo racconto c’è già un modello di narrativa che non subirà grandi variazioni negli anni seguenti. Allan Poe ambienta il racconto a Parigi, dove av av viene un terribile duplice omicidio: una ragazza è trovata assassinata in una stanza chiusa a chiave chiave e con le finestre fi nestre sbarrate, mentre sua madre è nel cortile adia Edgar Allan Poe cente con la testa fracassata. Unici testimoni testi moni sono i vicini vicin i che sostengono di aver udito udito due voci maschili, ma schili, una delle quali qua li guttura gutturali. li. La polizia brancola nel buio, fino a quando arriva l’investigatore Auguste Dupin che, applicando un metodo fatto di deduzione e riflessione, 121 12 1
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riesce a svelare il mistero. Le due donne sono state uccise da un orango sfuggito al suo guardiano. Tanti altri importanti scrittori inglesi e francesi si dedicarono al genere poliziesco, ma sicuramente uno dei maggiori fu Arthur Conan Doyle (1859 – 1930), che creò il famosissimo detective inglese Sherlock Holmes. Gentiluomo annoiato, raffinato e piuttosto stra vagante, Sherlock Holmes investiga soltanto per vincere la noia della routine quotidiana. In verità, non è un personaggio molto simpatico, ma sicuramente affascina il lettore grazie alla sua intelligenza e al metodo dedutti vo–scie vo– scientifico ntifico che usa per risolvere i casi. Assistente di Holmes è il normalissimo ma simpatico dottor Watson, il quale racconta Sherlock Holmes in prima pri ma persona le avventure del suo geniale amico. La prima storia poliziesca poliziesc a in cui appare per la prima prim a volta volta Sherlock Sherlock Holmes è il racconto A Study in Scarlet pubblicato nel 1887. Più o meno nello stesso periodo, in Francia, Maurice Leblanc (1864 – 1941) creava Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo, una sorta di d i Robin Hood moderno. Uomo Uomo elegante, elegante, vanivan itoso, scaltro, ruba non perché ne abbia bisogno ma solo per passatempo; le sue vittime sono sempre persone ricche. Ben diverso da Lupin è Fantomas, il protagonista dei tanti romanzi scritti a quattro mani dai francesi Pierre Souvestre (1874-1914) e Marcel Allain (1885-1969). Fantomas non è un 122 12 2
assassino, né un rapinatore, è l’emblema del delinquente, il male personificato. Gli autori di Fantomas, spinti dall’enorme successo che ebbero i loro libri, scrissero un numero incalcolabile ca lcolabile di romanzi che lo vedono protagonist protagonista, a, pubblicati mensilmente. Ogni romanzo era progettato, scritto e stampato in tempi brevissimi, e questo spiega uno stile non troppo curato, da cui però trapela ugualmente la genialità dei due scrittori. In Inghilterra nel 1911 esce il primo volume dei racconti di Padre Brown, il piccolo prete cattolico che riesce a scoprire col suo fiuto i vari colpevoli che il suo autore, Gilbert Chesterton (1874 – 1936), dissemina nei suoi ben cinquanta racconti. Più o meno nati Agatha Christie nella stessa epoca, ma ben diversi nel modo modo di portare port are avanti le indagini, sono Manfred Manf red Gonzales, Picart e tutti gli altri detective nati dalla fervida fantasia di Edgar Wallace (1875 – 1932), autore di numerosissimi romanzi polizieschi famosi in tutto il mondo tra cui I quattro uomini giusti, Il consiglio dei quattro e Il laccio rosso. Ma l’inglese Agatha Christie
(1891 – 1976), ovvero Agatha Mary Clarissa Miller, è senza dubbio la maestra indiscussa del romanzo poliziesco. Nei suoi tanti libri convivono il romanzo di maniera di ambiente provinciale (il ciclo Miss Marple
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di Miss Marple), il “whodonit” (il ciclo di Poirot), il racconto psicologico e d’atmosfera, il gusto dell’esperimento scientifico, l’av ventura ven tura spi spionistica, onistica, la fantapolitica e perfino il giallo metafisico. Agatha Christie scrisse il suo primo romanzo gialPoirot lo nel 1921 per scommessa, quand’’era crocerossina quand croceros sina e, ispirandosi ispira ndosi a Sherlock Sherlock Holmes, Holmes, creò Poirot. Po irot. Da allora al lora,, nacquero dalla sua fervida immaginazione i mmaginazione decine e decine di storie poliziesche che diventarono famose in tutto il i l mondo, mondo, tra i quali qua li ricor r icordiamo diamo Dieci piccoli piccoli indiani, Assassinio sull’Orient–E sull’Orient–Express xpress e Istantanea di un delitto.
Ma anche negli Stati Uniti, la scuola inglese aveva dato buoni frutti: dal 1930 in poi fiorirono numerosissime storie poliziesche che vedono protagonisti soprattutto gli investigatori pri vati: eroi soli solitar tarii che riescono a mettere nel sacco la polizia ufficiale, simbolo del sistema organizzato. Il detective americano in questi anni si presenta spesso come un uomo raffinato o un sofisticato protagonista. Il Ellery Queen detective Philo Vance creato da S.S. Van Dine (1888 – 1939), pseudonimo di Willard Wright, ne è un esempio; ma non va dimenticato Ellery Queen (pro124 12 4
tagonista dei romanzi polizieschi scritti da Frederic Dannay (1905 –1982 –1982)) e Man Manffred Lee (1905 – 1972 972), ), i quali qua li usar usarono ono come pseudonimo lo stesso nome dato al a l loro investigatore privato. Un’alternativa al classico detective fu offerta da Erle Stanley Gardner (1889 – 1970), che inventò l’avvocato penalista Perry Mason, apparso per la prima volta nel romanzo Perry Mason e le zampe di velluto del 1933. Tutti i successivi romanzi che vedranno protagonista Perry Mason seguiranno lo stesso schema: la prima parte ha un andamen a ndamento to da giallo gia llo normale con l’l ’avvio del meccanismo poliziesco, la seconda è costituita da un preciso pre ciso resoconto del dibattito processuale al termine del quale l’avvocato Mason strapperà l’assoluzione per il proprio assistito smascherando il vero colpevole. colpevole. Un altro celebre investigatore è senz’altro lo stravagante Nero Wolfe dello scrittore americano Rex Stout (1886 –1975). Nero Wolfe è grasso e pigro tanto che non si muove mai dalla sua lussuosa palazzina costruita tra i grattacieli di Manhattan.
Eppure riesce Eppure r iesce lo stesso a risolvere risolvere tutti i casi che gli vengono proposti, proposti, grazie alla a lla sua genialità, genial ità, ma anche perché aiutaaiutato dal da l suo assiste a ssistente nte,, il i l giovane investigatore investigatore Archie Goodwin G oodwin che indaga per lui. In Francia, nel 1930, appare per la prima volta il commissario Jules Maigret. Il suo autore è lo scrittore belga Georges G eorges Simenon (1903 – 1989) a cui dedicherà ben 75 romanzi e 28 racconti. Maigret è un uomo alto e grosso, lento, maturo, e non assomiglia a nessuno degli eroi dei gialli americani. È un bravo funzionario di polizia, un placido piccolo borghese amante ama nte della propria propria tranquillità t ranquillità domestica, dei pranzetti preparati dalla moglie e dell’inseparabile pipa. La sua forza tuttavia è la grande g rande pazienza, la tenacia tenacia con cui porta port a avanti le indagini. 125 12 5
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Nei gialli di Maigret non è molto importante la scoperta del colpevole, che talora il lettore già individua a metà romanzo, ma piuttosto la descrizione del piccolo mondo mon do che circonda circonda l’ l ’ indagine, l’atmosfera, la psicologia dei personaggi e l’umanità che trapela in ogni pagina. Andrea Camilleri Camilleri Capiscuola del genere giallo, in Italia, si possono considerati i due scrittori Emilio De Marchi (1851 – 1901) con il suo Il cappello cappello del prete e Luigi Capuana (1839 – 1915) con Il mar mar-Poi fino agli ag li ann a nnii Trenta Trenta questo genere chese di Roccaverdin Roccaverdina a. Poi non trovò altri a ltri auto autori ri tra tranne nne Alessa Alessandro ndro Vara araldo ldo (1 (187 8766 – 1953 953)) con il suo Il sette bello del 1930 che ridarà avvio al genere poliziesco italiano. Dopo il 1945 1945 si si assisterà in Italia all a ll’i’invasi nvasioone dei gialli stranieri, soprattutto americani, malgrado ciò, nasceranno ugualmente ug ualmente opere opere importanti come Quer pastic ciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda (1893 – 1973), A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia (1921 – 1989) e La donna della domenica di Frutterio e Lucen Lucentini. tini. Ai nostri giorni, uno degli scrittori maggiormente letto che dedica gran parte del suo lavoro al poliziesco, è Andrea Camilleri ( (1925) 1925) le cui storie vedono come protagonista il commissario Montalbano. 126 12 6
Tra gli altri, ricordiamo r icordiamo lo scrittore emiliano Giuseppe PePederiali deria li (1 (193 9377 – 20 2013 13)) con la sua Cami Camilla lla Cagliostri, Cagl iostri, giovane poliziotta che si muove e indaga nella provincia emiliana. In Spagna nel 1972 fa la sua prima apparizione, nel romanzo sperimentale Ho ammazzato J. F. Kennedy, il detective privato Pepe Carvalho, protagonista di una serie di romanzi dello scrittore Vázquez Montalbán (1939). La sua passione e le sue conoscenze culinarie entreranno, attraverso i suoi personaggi, a far parte in pianta stabile delle commedie umane narrate nelle sue opere, caratterizzandoli e rendendo comprensibili prensi bili le sfumature sf umature delle loro personalità.
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Zio Ivan Una compagna con gli occhi a mandorla La passione per gli Impressionisti Il premio A Parigi Il vecchio libro Il prestito Una brutta faccenda A casa di Sang Xiaoxiu La visita dei ladri Il sequestro Dov’è Sang Xiaoxiu? La prigionia La torre Il cassetto L’attesa Sotto la torre A mezzanotte La motocicletta La villa sul mare Le lettere La storia si conclude…
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