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Inni agli Dei Spesso, quando un Dio opprime, un altro Dio porta aiuto. (Ovidio) Merlyn Elfwood
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Indice Prefazione Inni agli Dei
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Carmen Saeculares – Inno a Diana – Alla Natura – Inno a Venere – All’Hermes Terrestre – A A Eros – Eros – A A Nemesi - A Dioniso - A Demetra – Ad – Ad Hermes – Hermes – Ad Ad Afrodite – Ad Ad Afrodite (2) – A A Dioniso (2) – Ad Ad Ares – Ad – Ad Artemide – Artemide – Ad Ad Afrodite (3) – Ad Ad Athena – Athena – Ad Ad Hera – Hera – A A Demetra (2) - Alla Madre degli Dei - Ad Eracle dal cuore di leone – Ad Ad Asclepio – Asclepio – Ai Ai Dioscuri – Ad Hermes (2) – A Pan – Ad Efesto – Ad Apollo – A Poseidone - Al figlio di Crono, l'Altissimo - Ad Hestia - Alle Muse e ad Apollo – A Dioniso (3) – Ad Artemide (2) – Ad Athena (2) – Ad Hestia (2) - Alla Terra, Madre di tutti – Ad Ad Helios – Helios – A A Selene – Selene – Ai Ai Dioscuri (2) – (2) – Al Al Fuoco – Fuoco – Alle Ninfe – Ninfe – A A Bacco Amphietus – A A Marte – Marte – A A Vulcano – Ad Ad Asclepio Alla Fortuna - Al Vento del Nord - Alle Muse - Al Vento dell'Ovest - Al Vento del Sud - All'Oceano - A Vesta - Al Sole - Alla Luna - A Pan (2) - A Rhea - A Jupiter - A Giove padrone del fulmine - Alla Madre dei Cereali Alle Stagioni - A Giunone - A Nettuno - A Giove Tonante - Alle Nuvole A Teti, Dea del mare - A Bacco - Alla Terra - Alla Madre degli Dei - A Mercurio - Inno a Pallade Athena - Ad Apollo - A Cerere - A Diana
Appendice – Appendice – Offerte Offerte e Doni a Dei e Spiriti pag.
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Prefazione Quelli che seguono sono inni molto antichi, risalenti all’epoca dell’antica Roma e dell’antica Grecia, e ci consentono di conoscere meglio alcune delle forme divine nelle caratteristiche terrene ed ultraterrene che gli antichi attribuivano loro. Ci consentono, altresì, di onorare con parole antiche ed immagini divenute ormai archetipiche (e per questo molto potenti) gli Dei della tradizione greco-romana; molte di queste odi sono anche incantesimi pressoché completi. Parte di questi inni sono di derivazione orfica e parte di derivazione omerica. Potrai usare questi inni come devozioni in sé o nei rituali. Buona lettura e felice ispirazione!
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Inni agli Dei
O splendente Phoebe e Diana dei boschi, lustre splendenti del cielo, sempre nobile e controllata; o sacra fronte, donaci ciò per cui ora ti preghiamo. Luna gentile, Ilizia, Lucina, con qualunque nome desideri essere chiamata, Gentalis, veglia sulle madri; possa tu procurare loro loro un parto gentile. Possa Madre Terra, fertile di frutti ed animali, incoronar Cerere di grano e nutrire la fertilità del terreno con salubri acque e gentili brezze. Apollo, metti da parte il tuo arco ed ascolta con animo gentile le preghiere dei ragazzi. Luna, crescente Regina delle Stelle, ascolta le preghiere delle vergini. Dei, mostrate ai nostri figli le vie della virtù. Dei, donate ai nostri vecchi pace e riposo. Donate ricchezza, prole ed ogni onore alla casa di (nome). Febo, augure, arciere dall’arco splendente, maestro riconosciuto delle 9 Muse, le cui arti recano la salute e guariscono le malattie di un corpo stanco, sii lieto per ciò che vedi sui tuoi altari (denominare il luogo in cui è l’altare) e rispondi alle nostre preghiere: concedi a (nome della famiglia o della persona) duratura prosperità e felicità. Diana, che dimori sulle cime dei colli, porgi graziosamente orecchio orecchio alle preghiere degli uomini e dei giovani. 5
Possano Giove e tutti gli Dei approvare questi buoni desideri affinché questo coro (o il proprio nome), cantando le lodi di Diana ed Apollo, possa portare felicemente a casa le proprie speranze.
Diana, magnifica magnifica figlia dell’ancora più grande Giove, la cui madre Latona ti diede alla luce in un boschetto di ulivi a Delo; Signora delle montagne, che corri sulle colline e nelle foreste oscure, sulle colline selvagge e accidentate e tra le alte erbe delle valli nascoste, tra i pascoli montani attraversati da fiumi rombanti; le donne nei dolori del travaglio ti chiamano Lucina. Tu sei Trivia, Dea delle Streghe. Tu sei Luna, la Luna luminosa. Ogni mese il tuo viaggio nell’anno progredisce, mentre riempi le rustiche case dei buoni contadini con i frutti della terra. Con qualunque santo nome ti faccia piacere, fin dall’antichità hai accettato le nostre offerte nostre offerte votive; conserva in buona fede (nome/nomi) come hai sempre graziosamente graziosamente fatto con i nostri antenati.
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Natura genitrice, genitrice, antica e divina divina madre, tua è l’arte; celeste, abbondante, venerabile Regina, riconosciuta in ogni parte del tuo dominio; indomita, che tutto domi, luce sempre splendente, che tutto governi, onorata e supremamente luminosa. Immortale, nata per prima e tuttavia sempre la stessa, notturna, stellata, splendente, dama gloriosa. Le tracce silenziose dei tuoi piedi in cerchio da te vengono lasciate con forza inesauribile. Puro ornamento di tutti i divini poteri, finito ed infinito ugualmente tu risplendi; per tutte le cose comune ed in tutte le cose conosciuta, tuttavia ineffabile e sola. Senza padre per la tua meravigliosa forma, tu stessa stes sa sei il padre da cui è giunta la tua essenza. Onnifiorente anima che unisce, governatrice e capo di questo possente tutto. Datrice di vita, che tutto sostiene, dai vari nomi e famosa per dominare la grazia e la bellezza. Giustizia, suprema nella forza, alla cui influenza generale le acque delle profondità incessantemente obbediscono; eterea, terrestre, graziosa con i pii, dolce con i buoni ma amara per i cattivi; dispensatrice di ogni bontà, generosa, divina, tuo è un ricco incremento di nutrimento; padre di tutto, grande nutrice e madre gentile, abbondante, benedetta, mente onnispermatica; matura, impetuosa, dai cui fertili semi e dalla cui mano modellatrice nasce questo mutevole paesaggio; paesaggio; potente madre di tutto, invisibile ad occhi mortali, eterna, che dà impulso, regina massimamente sagace; da te proviene il mondo, le cui parti fluiscono rapide come fiumi che discendono veloci senza tregua nei loro letti eterni, il cui fermo corso turbina con forza inarrestabile e senza pari. 7
Troneggiante dal tuo carro circolare, le tue mani possenti trattengono trattengono e dirigono le redini del più vasto commando. Varia è a tua essenza, onorata, la migliore giudicatrice, prova finale e termine. Intrepida, fatale, dama che tutto sottomette, eterna, Parca, fiamma vivente, immortale, generosa, il mondo è tuo e tue sono tutte le cose, architetto divino. O benedetta Dea, odi la preghiera del tuo supplice e prenditi cura costante della mia vita futura; donami stagioni di abbondanza e sufficiente ricchezza e corona i miei giorni con pace e salute durevoli.
Celeste, industriosa regina amante del riso, nata dal mare, amante della notte, d’aspetto terribile; industriosa, da cui per prima necessità sorse, notturna, dama che tutto collega; tuo è il mondo per riempirlo di armonia, perché tutte tutte le cose nascono da te, o potere divino. divino. Le triplici Fate sono governate dal tuo decreto e tutte le produzioni parimenti parimenti sono a te sottomesse; sottomesse; se i cieli contengono tutto nel loro cerchio, producendo producendo i frutti della terra e le tempeste, tempeste, il tuo dominio essi ammettono ed obbediscono al tuo cenno, terribili attendenti del Dio invernale. Dea del matrimonio, affascinante a vedersi, madre degli Amori delizia dei tuoi banchetti; Fonte di persuasione, segreta regina che favorisce, 8
nata illustre, visibile ed invisibile: nuziale, lupercale ed agli uomini benevola, prolifica, la più desiderata, desiderata, datrice di vita, gentile: grande portatrice di scettro tra gli Dei, è te che nel bisogno i mortali invocano; ed ogni tribù di mostri terribili e selvaggi in magiche catene avvinci, tramite il folle desiderio. Vieni, nata da Cipro, e volgi il tuo favore alla mia preghiera, sia che tu splenda esaltata nei cieli o venga adorata nei templi della Siria affinché là tu rimanga o in altre pianure guidi il tuo carro ornato d’oro; d’oro; o se ti diletti nelle azzurre rive vicino a cui le onde spumeggianti del mare ruggiscono, circondata da cori di mortali, tua delizia, o da belle ninfe con occhi cerulei, paga delle rive sabbiose che si rinnovano da sempre, e là guidi il tuo carro d’oro a due ruote; o se sei a Cipro C ipro con la tua graziosa madre, dove donne sposate ti lodano ogni anno e splendide vergini si uniscono in coro per cantare il puro Adone e te divina; divina; vieni, o tu che tutto attrai, benigna alle mie preghiere, perché io ti chiamo con mente reverente reverente e santa. santa.
Hermes invoco, che il Fato decreta dimorare lungo la strada terribile che conduce al più profondo degli inferi; 9
o bacchico Hermes, progenie divina di Dioniso, genitore del vino, e della celeste Venere, Venere, Regina di Pafo, la Dea dalle ciglia scure e dall’amabile aspetto; tu che costantemente vaghi nei sacri luoghi dove si riposa la temibile imperatrice degli inferi, Proserpina; alle anime infelici sei guida nella via quando il Fato decreta: tua è la bacchetta che causa il volo del sonno o culla verso il riposo profondo gli stanchi occhi; perché Proserpina, Proserpina, grazie all’oscuro all’oscuro e ampio Tartaro, Tartaro, ti diede in eterno di esser guida delle anime fluttuanti. Vieni, benedetto potere, partecipa al rito e concedi alle nostre opere mistiche un lieto fine.
Il grande Eros invoco, fonte di dolce piacere, santo e puro ed amabile alla vista; dardeggiante dardeggiante ed alato, impetuoso im petuoso e fiero desiderio che gioca con Dei e mortali, fuoco vagante: prudente e duplice, padrone delle chiavi del cielo e della terra, dell’aria e dei vasti mari, di tutto quanto il fertile regno di Cerere contiene e grazie a cui quella Dea, madre di tutto, sostiene la vita o al fosco Tartaro destina. Ampiamente Ampiamente esteso, acque profonde; a te tutti i diversi regni della Natura obbediscono, obbediscono, tu che solo governi con dominio universale. 10
Vieni, potere benedetto, considera questi fuochi mistici ed allontana da noi i desideri folli ed illeciti.
Te, Nemesi, io invoco, possente regina Che vedi le azioni della vita mortale; eterna, molto onorata, dalla visione senza confini, ti diletti solo nel giusto e nel retto: mutando i consigli dell’umano petto per ogni variante, variante, rotolando senza posa. Ad ogni mortale la tua influenza è nota e gli uomini si lamentano sotto il tuo giusto giogo; perché ogni ogni pensiero concepito concepito dalla mente è rivelato chiaramente alla tua vista. L’anima L’anima riluttante ad obbedire alla ragione, governata governata da sfrenata s frenata passione, i tuoi occhi vedono. Tutto quanto si vede, si ode e si governa, o divino potere la cui natura contiene l’Equità, è tuo. Vieni, benedetta, benedetta, santa Dea, odi la mia preghiera e prenditi costante cura della vita del tuo mistico: dona benevolo aiuto nell’ora del bisogno e forza in abbondanza al potere della ragione; ed allontana l’orrenda, inimica razza degli empi consigli, arroganti e vili.
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... Perchè alcuni dicono a Dracanum; ed alcuni su Icaro ventoso; ed alcuni a Naxos, o nato dal cielo , cucito all’interno; ed altri che presso il vorticoso e profondo fiume Alfeo Semele gravida ti ha dato a Zeus, amante del tuono. Ed altri ancora, Signore, dicono che sei nato a Tebe; ma tutti loro mentono. Il Padre degli uomini e degli Dei ti diede alla luce lontano dagli uomini e nascostamente da Hera dalle bianche braccia. Vi è una certa Nisa, una montagna molto alta e ricca di boschi, nella lontana Fenicia, accanto accanto ai fiumi d’Egitto… Sii benigno, o cucito, ispiratore di donne deliranti! Noi cantori te cantiamo ad ogni inizio e ad ogni fine di uno sforzo e nessuno che ti dimentichi potrebbe richiamare alla mente canti sacri. E così addio, Dioniso, cucito, con tua madre Semele che gli uomini chiamano Tione.
Prendo a cantare di Demetra dai ricchi capelli, terribile Dea – di lei e della sua figlia dalle belle caviglie che Edoneo rapì, donatagli dall’onniveggente Zeus, colui che fa risuonare forte i tuoni. Lontano da Demetra, signora dalla spada dorata e dai frutti gloriosi, ella stava giocando con le amiche figlie di Oceano e raccoglieva fiori in un morbido prato, rose e crochi e belle viole, ed anche iris e giacinti ed il narciso, quando la Terra cominciò a crescere al comando di Zeus e, per compiacere il Padrone di Molti, ad essere trappola per la fanciulla simile ad un bocciolo, un meraviglioso, radioso fiore. Fu una meraviglia 12
a vedersi per gli Dei immortali e gli uomini mortali: dalle sue radici crebbero cento boccioli che profumavano con immensa dolcezza, così che tutto il vasto cielo superno e l’intera terra e la salata onda del mare risero di gioia. E la fanciulla era stupita e tese le mani per afferrare quell’amabile dono; ma la vasta terra si aprì là nella piana di Nisa ed il signore, Padrone di Molti, con i suoi cavalli immortali irruppe su di lei – il il figlio di Crono, che ha molti nomi. La portò, riluttante, sul suo carro d’oro e la rapì tra i lamenti. Ella urlò dunque disperatamente con tutto il fiato, invocando suo padre, il figlio di Crono, che è il più alto ed eccellente. Ma nessuno, né tra gli Dei immortali né tra tra gli uomini mortali, udì la sua voce, neppure gli olivi che recavano ricchi frutti; solo Ecate, dal tenero cuore e dal cappuccio chiaro, figlia di Perseus, udì la fanciulla dalla sua grotta ed il signore Helios, il luminoso figlio di Iperione, mentre ella gridava invocando il padre, il figlio di Crono. Ma egli sedeva in disparte, lontano dagli Dei, nel suo tempio dove molti pregano e stava ricevendo dolci offerte da uomini mortali. Così lui, quel figlio di Crono dai molti nomi che è Governatore di Molti e Padrone di Molti, la stava portando via con il permesso di Zeus sul suo carro immortale – la figlia del proprio fratello, completamente contraria. E fin quando ella, la Dea, che ancora contemplava la terra ed il cielo stellato ed il mare agitato dove i pesci si riuniscono in branchi ed i raggi del Sole e continuava a sperare di vedere la sua cara madre e le tribù degli Dei eterni, tanto a lungo la sper anza anza calmò il suo grande cuore per tutti i suoi mali… e le cime dei monti e le profondità del mare risuonarono della sua voce immortale: e la sua regale madre la udì.
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Canta, o Musa, di Hermes, figlio di Zeus e Maia, signore di Cillene ed Arcadia ricca di greggi, il messaggero apportatore di fortuna degli immortali che Maia, la Ninfa dalle ricche trecce, diede alla luce quando si unì in amore con Zeus – una Dea timida, perché evitava la compagnia degli Dei benedetti e viveva in una profonda caverna oscura. Lì il figlio di Crono era solito giacere con la Ninfa dalle ricche trecce, invisibile agli Dei immortali ed agli uomini mortali, sul finire della notte, mentre il dolce sonno avvinghiava Hera dalle bianche braccia. E quando lo scopo di Zeus venne raggiunto e la decima luna venne fissata in cielo, ella si sgravò ed una cosa mirabile accadde. Perch’ella diede alla luce un figlio dalle molte abilità, soavemente scaltro, un ladro, un conduttore di bestiame, portatore di sogni, veglia nella notte, notte, ladro sulle soglie, uno che ben presto compì meravigliose azioni tra gli Dei immortali. Nato con l’alba, a mezzogiorno suonava la lira e nel pomeriggio pomeriggio rubò il bestiame dell’arciere che colpisce da lungi, Apollo, il quarto giorno del mese; perché in quel giorno la regale Maia lo partorì. Così, non molto tempo dopo che egli ebbe lasciato il divino grembo materno, smise di giacere nella sua culla sacra, ne uscì ed andò in cerca dei buoi di Apollo.
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O Musa, narrami le gesta della dorata Afrodite Ciprigna, che provoca la dolce passione negli Dei e sottomette le tribù degli uomini mortali e degli uccelli che volano nell’aria ed in tutte le molteplici creature che la terra asciutta nutre e tutte quelle del mare: tutte amano le gesta della Citerea dalla ricca corona. Vi sono tuttavia tre cuori che ella non può piegare né intrappolare. Il primo è quello della figlia di Zeus che porta l’egida, Atena dagli occhi chiari; perch’ella non trae alcun piacere dalle azioni della dorata Afrodite, ma si diletta nella guerra e nell’opera di Ares, nelle lotte e nelle battaglie e nell’approntare famose arti. Ella per prima insegnò ai fabbri terreni a fabbricare carri da guerra e carri variamente decorati con bronzo ed insegna anche alle tenere fanciulle della casa ed inculca la conoscenza delle splendide arti nella mente di ciascuna. Né Afrodite, l’amante delle risa, ha mai sottomesso all’amore Artemide, la cacciatrice dalle frecce fr ecce d’oro; perch’ella ama l’esercizio dell’arco e l’uccisione degli animali selvaggi tra i monti ed anche la lira e la danza e le grida spaventose, le foreste ombrose e le città degli uomini onesti. Nemmeno la pura vergine Hestia ama le opere di Afrodite. Ella è la primogenita primogenita dell’astuto Crono ed anche la più giovane, per pe r volontà di Zeus che detiene l’egida – una fanciulla regale che sia Poseidone che Apollo hanno cercato di sposare. Ma ella rifiutò completamente, anzi, rifiutò caparbiamente e, toccando il capo del padre Zeus, che detiene l’egida, ella, quella fiera Dea, pronunciò un solenne giuramento, che invero venne mantenuto: sarebbe rimasta vergine per tutta la vita. Così il padre Zeus le diede un grande onore al posto del matrimonio ed ella ha il suo posto al centro della casa ed ha la porzione più ricca (delle offerte, n.d.a.). In tutti i templi degli Dei ella condivide l’onore e tra tutti gli uomini mortali ella è la più importante delle Dee. 15
Canterò della nobile Afrodite, incoronata d’oro e bella, il cui dominio sono le città murate e Cipro circondata dal mare. Là l’umido respiro del vento dell’ovest la salutò sulle onde del mare che emetteva alti lamenti nella soffice spuma, e là le Ore dai nastri d’oro le diedero un gioioso benvenuto. La vestirono di vesti celesti: sul suo capo posero una fine e ben costrutta corona d’oro ed ai suoi lobi appesero ornamenti di oricalco ed oro prezioso; e ornarono il suo morbido collo ed i suoi seni candidi come neve con collane d’oro, gioielli che le stesse Ore dai nastri d’oro indossavano quando andavano nella casa del padre per unirsi alle amabili danze degli Dei. E, quando la ebbero rivestita completamente, completamente, la portarono dagli Dei, che non appena la videro le diedero il benvenuto porgendole le mani. Ognuno di essi chiese di poterla condurre nella propria casa come sua sposa, tanto grandemente erano meravigliati dalla bellezza della della Citerea incoronata incoronata di viole. Salute a te, dolce vincitrice, Dea dagli occhi civettuoli! Concedimi di ottenere la vittoria in questa gara e governa il mio canto. Ed io ti ricorderò anche in altri canti.
Di Dioniso narrerò, il figlio della gloriosa Semele, come apparve su uno sporgente promontorio presso la riva dello 16
sterile mare, simile ad un adolescente nel primo rigoglio dell’età adulta; i suoi folti capelli scuri o ndeggiavano e sulle forti spalle indossava una veste porpora. In quel momento stavano arrivando velocemente sul mare scintillante dei pirati di Tirso su una ben costrutta nave – uno scopo meschino li conduceva in quel luogo. Quando lo videro lo catturarono e lo portarono a bordo esultanti, perché pensavano fosse il figlio di un re ricco e potente. Cercarono di legarlo con rozze corde, ma la corde non lo legarono ed i vimini caddero lontano dalle loro mani e dai loro piedi. Allora il timoniere comprese tutto e gridò ai suo compagni: “Pazzi! Quale Dio è questo che avete preso e legato, tanto è forte? Nemmeno questa nave ben costrutta può portarlo. Di certo egli è Zeus o Apollo dall’arco d’argento, o Poseidone, perchè non appare come gli uomini mortali ma come gli Dei che dimorano sull’Olimpo. Venite, dunque, lasciamolo subito libero sulla spiaggia scura: non mettete le mani su di lui, che non si adiri e non sollevi venti perigliosi e forti bufere.” Così egli disse; ma il capo lo rimproverò con parole aspre: “Pazzo, “Pazzo, bada al vento ed aiuta la nave a salpare: raccogli tutte le vele. A questo giovane penseremo noi uomini: credo provenga dall’Egitto o Cipro o dagli Iperborei, o anche più in là. Ma alla fine parlerà e ci dirà chi sono i suoi amici, quali sono le sue ricchezze ed i suoi fratelli, ora che la provvidenza lo ha gettato sulla nostra strada.”
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Ares, possente nella forza, auriga di carro, dall’elmo d’oro, dal cuore valoroso, portatore di scudo, salvatore di città, dalle bronzee bardature, forte di braccia, instancabile, possente con la lancia, o difesa dell’Olimpo, padre della Vittoria guerriera, alleato di Themis, austero governatore di ribelli, condottiero degli uomini giusti, re riconosciuto della virilità, che fai roteare la tua sfera infuocata tra i pianeti nei loro settupli corsi attraverso l’etere in cui i tuoi destrieri fiammeggianti ti portano sempre oltre il terzo firmamento del cielo; odimi, o tu che aiuti gli uomini, donatore di intrepida giovinezza! giovinezza! Diffondi un raggio gentile dall’alto sulla mia vita e la forza della guerra, che io possa essere in grado di allontanare l’amara codardia dalla mia mente e distruggere gli impulsi illusori della mia anima. Trattieni anche la furia intensa del mio cuore che mi fa procedere sulle strade della lotta che agghiaccia agghiaccia il sangue. Donami piuttosto, o benedetto, il coraggio di dimorare entro le leggi inoffensive della pace, evitando la lotta e l’odio e i violenti demoni della morte.
Canta, o Musa, di Artemide, sorella di colui che colpisce da lontano, la vergine che si diletta nelle frecce, che venne data alla luce con Apollo. Ella abbevera i suoi cavalli al Meles, pieno di giunchi, e conduce velocemente velocemente il suo carro dorato attraverso Smirne fino a Claros dalle molte vigne dove Apollo, Dio dall’arco d’argento, siede in attesa della Dea che colpisce da lungi e che si diletta nelle frecce. 18
E così io ti saluto, Artemide, con il mio canto ed anche tutte le Dee. Di te per prima canto e con te inizio; ora che con te ho cominciato, cominciato, mi volgerò ad un altro canto.
Di Citerea, nata a Cipro, canterò. Ella dona doni gentili agli uomini; nel suo amabile volto sempre compare il sorriso ed amabile è la luminosità che su di esso gioca. Salute, o Dea, regina della ben costrutta Salamina e di Cipro cinta dal mare; concedimi un piacevole canto. Ed io ti ricorderò anche in un altro canto.
Di Pallade Athena, guardiana della città, comincio a cantare. Ella è temibile e con Ares ama le azioni di guerra, il sacco delle città e le grida e la battaglia. E’ lei che salva coloro che vanno in guerra e ne ritornano. Salute, o Dea, e donaci buona fortuna e felicità!
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Canto di Hera dal trono d’oro, nata da Rhea. da Rhea. Ella è regina degli immortali e supera tutti in bellezza: sorella e sposa di Zeus dal tuono possente – il glorioso che tutti i benedetti nell’alto Olimpo riveriscono ed onorano anche come Zeus che si diletta del tuono.
Comincio a cantare di Demetra dai ricchi capelli, Dea temibile, di lei e della sua amabile figlia Persefone. Salute, o Dea! Mantieni sicura questa città e influenza il mio canto!
Io ti prego, o Musa dalla chiara voce, figlia del possente Zeus, canta della madre di tutti gli Dei ed i mortali. Ella si compiace del suono dei sonagli e dei cembali, della voce dei flauti e dell’ululato dei lupi e del ruggito dei leoni dagli occhi chiari , che echeggiano echeggiano tra i colli e le boscose valli. E così io ti saluto con il mio canto e con te tutte le l e altre Dee!
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Di Eracle canterò, il figlio di Zeus, il più possente tra gli uomini della Terra. Alcmena gli diede la luce a Tebe, la città dalle amabili danze, quando il figlio di Crono, celato da nubi oscure, ebbe giaciuto con lei. Un tempo egli era solito vagare per immense lande ed immensi mari agli ordini di Re Euristeo; egli stesso commise molti atti di violenza e molti ne subì, ma ora vive felice nella gloriosa casa del nevoso Olimpo e sua sposa è Ebe dalle belle caviglie. Salute, figlio di Zeus! Donami il successo e la prosperità!
Inizio a cantare di Asclepio, figlio di Apollo e guaritore di malattie. Nelle piane della Dozia la bella Coronide, figlia del Re Flegias, lo diede alla luce, grande gioia degli uomini, placatore di crudeli dolori. Salve a te, o Signore; nel mio canto vi è la mia preghiera a te!
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Canta, o Musa dalla chiara voce, di Castore e Polideuce, I Tindaridi, che furono prole di Zeus olimpico. Oltre le alture del Taigete la nobile Leda li diede alla luce quando il figlio di Crono dalle nuvole scure l’ebbe piegata alla sua volontà. Salve, figli di Tindaro, che cavalcate su veloci destrieri!
Canto di Hermes Cillenio, uccisore di Argo, signore di Cilene e dell’Arcadia ricca di greggi, messaggero degli Dei immortali che reca la fortuna. Nacque da Maia, figlia di Atlante, quando ella si unì a Zeus – una Dea timida. Sempre evitava la folla degli Dei benedetti e viveva in una caverna ombrosa e là il figlio di Crono era solito giacere con la Ninfa dalle ricche trecce al calare della notte, mentre Hera dalle bianche braccia giaceva avvinta dal dolce sonno: e né Dio immortale né uomo mortale ne era a conoscenza. Salve a te, dunque, figlio di Zeus e Maia; con te ho cominciato ed ora passerò ad un altro canto. Salute, Hermes, che doni grazia, guida e buone cose!
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Narrami, o Musa, di Pan, amato figlio di Hermes, con i suoi piedi di capra e le sue due corna – amante dell’allegro frastuono. Tra foreste alberate egli vaga con ninfe danzanti, che lo conducono sul ciglio di qualche scogliera invocando Pan, il Dio dei pastori dai lunghi capelli scarmigliati. Suo dominio sono ogni cima innevata e picco montano; qua e là egli va attraverso le cinte boscose, ora attratto da dolci rivi. Spesso egli corre tra gli alti monti lucenti e spesso sui colli si affretta dietro ad animali selvatici, questo Dio dagli occhi penetranti. penetranti. Solo di sera, quando ritorna dalla caccia, suona le sue note, suonando dolci e basse melodie sul suo flauto di giunco – giunco – ee neppure quell’uccello che intona canti dolci come il miele in primavera tra le foglie ed i fiori potrebbe essere più bravo. In quell’ora le Ninfe dalla chiara voce sono son o con lui e si muovono con agile passo, cantando da qualche fonte di acqua scura, mentre Eco si lamenta sulla cima del monte ed il Dio, da questa parte o da quella del coro o talvolta scivolando nel mezzo, piega agilmente il suo piede. Sulla schiena egli porta una pelle di lince maculata e si diletta nei canti dal tono acuto in un soffice prato, dove i crochi ed i giacinti dal dolce profumo fioriscono fioriscono sparsi nell’erba. nell’erba. Ed essi cantano degli degl i Dei benedetti e dell’alto Olimpo e scelgono di narrare su tutti di Hermes che porta la buona sorte, di come egli sia il veloce messaggero di tutti gli Dei e di come giunse in Arcadia, la terra dalle molte primavere e madre delle greggi, dove ebbe il suo posto sacro come Dio di Cillene. Perché là, nonostante fosse un Dio, egli era solito badare alle pecore dal vello riccioluto al servizio di un mortale, a causa del desiderio di sposare la figlia di Driope dalle folte trecce e là egli la sposò. Ed in quella casa ella partorì ad Hermes un amato figlio che fin dalla nascita era meraviglioso a vedersi, con piedi caprini e due corna – un figlio rumoroso e dall’allegra risata. 23
Ma, quando la nutrice vide il suo volto sgraziato e la barba lunga, si prese paura e fuggì, lasciando il bambino. Allora Hermes, il portatore di buona sorte, lo ricevette e lo prese tra le braccia: molto lieto era il Dio nel suo cuore. E svelto sv elto andò alle dimore degli Dei immortali, portando il proprio figlio avvolto in calde pelli di lepri montane e lo posò accanto a Zeus, mostrandolo al resto degli Dei. Allora tutti gli immortali furono lieti nel loro cuore e particolarmente particolarmente il bacchico Dioniso; e chiamarono il fanciullo Pan, perché deliziava tutti i loro cuori. E così salute a te, signore! Cerco il tuo favore con un canto. Ed anche in un altro canto ti ricorderò.
Canta, o Musa dalla chiara voce, di Efesto famoso per le invenzioni. Con Athena dagli occhi chiari insegnò agli uomini le arti gloriose in tutto il mondo – uomini che prima dimoravano in caverne montane come animali selvatici. Ma ora che hanno imparato le arti grazie ad Efesto, il famoso lavoratore, essi vivono una vita pacifica nelle proprie case per l’intero anno. Sii gentile, gentile, Efesto, e concedimi concedimi successo e prosperità!
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Febo, sempre di te il cigno canta con chiara voce ed il battito delle sue ali quando si posa sulla riva presso il vorticoso fiume Peneo; e di te il cantore dalla dolce lingua, tenendo in mano la sua lira dagli alti suoni, sempre canta all’inizio ed alla fine. E così salute a te, signore! si gnore! Con il mio canto cerco il tuo t uo favore.
Comincio a cantare di Poseidone, il grande Dio, colui che muove la terra ed il mare senza frutti, Dio delle profondità che è anche Dio di Elicona e del vasto Egeo. Un duplice compito gli Dei ti hanno affidato, o scuotitore della terra: di essere domatore di cavalli e salvatore di navi! Salute, Poseidone, reggitore della terra, signore dai capelli scuri! O benedetto, sii di animo gentile ed aiuta coloro che viaggiano per mare!
Di Zeus canterò, il più grande tra gli Dei e loro capo, colui che tutto vede, signore di tutto, l’esecutore che sussurra parole di saggezza a Temi mentre ella siede inclinata verso di lui. Sii gentile, onniveggente figlio di Crono, il più eccellente e grande! 25
Hestia, tu che custodisci la sacra dimora del signore Apollo, colui che colpisce da lungi, nella bella Pyto ed ungi sempre le tue serrature con morbido olio, entra ora in questa dimora, vieni, avendo una sola mente con Zeus che tutto conosce – avvicinati, e versa grazia sul mio canto.
Comincerò con le Muse ed Apollo e Zeus. Perchè è grazie alle Muse e ad Apollo che vi sono cantori sulla terra e suonatori di lira; ma i re provengono da Zeus. Felice colui che le Muse amano: dolce fluisce l’eloquio dalle sue labbra. Salute, o figlie di Zeus! Onorate il mio canto! Ed io vi ricorderò in altri canti ancora!
Comincio a cantare di Dioniso incoronato di edera, il Dio che grida forte, splendido figlio di Zeus e e della gloriosa Semele. Le Ninfe dai ricchi capelli lo ricevettero nel loro affetto dal 26
signore suo padre e lo allevarono e nutrirono amorevolmente nelle piane di Nisa, dove per volontà del padre suo egli crebbe in una caverna dal dolce profumo, essendo considerato uno degli immortali. Ma, quando le Dee lo ebbero cresciuto, Dio spesso cantato, egli cominciò a girare continuamente tra le valli boscose, avvolto di edera e alloro. E le Ninfe lo seguivano in corteo con lui per capo; e la foresta senza confini fu piena delle loro grida. E così salve a te, Dioniso, Dio degli abbondanti grappoli! Concedici di tornare nuovamente a godere di questa stagione e da questa stagione per molti anni.
Di Artemide canto, i cui dardi sono d’or o, o, che incoraggia i cani, la vergine pura che si diletta nell’arco, sorella di Apollo dalla spada d’oro. Tra i colli ombrosi e picchi ventosi ella porta il suo arco d’oro, dilettandosi nella caccia , e lancia i suoi temibili strali. Le cime degli alti monti tremano ed i fitti boschi echeggiano terribilmente; ma la Dea dal cuore coraggioso, paga, ripone l’arco e si reca nella grande casa dell’amato fratello Febo Apollo, nella ricca terra di Delfi, per guidare l’amabile danza delle Muse e delle Grazie. Là ell a appende l’arco ricurvo e le frecce e guida e conduce le danze, graziosamente abbigliata, mentre tutte fanno sentire la loro voce paradisiaca cantando di come Leto dalle belle caviglie partorì dei figli supremi tra gli immortali, sia nel pensiero che nelle azioni. 27
Salute a voi, figli di Zeus e di Leto dai folti capelli! Ed io vi ricorderò anche in altro canto.
Di Pallade Athena comincio a cantare, la Dea gloriosa dagli occhi chiari, inventrice, dal cuore indomito, vergine pura, salvatrice di città, coraggiosa, Tritogenia. Lo stesso saggio Zeus la diede alla luce dal suo temibile capo, abbigliata con armi da guerra di oro lucente, meraviglia per tutti gli Dei a vedersi. Ma Athena irruppe velocemente dal capo immortale e fu di fronte a Zeus che detiene l’egida, scuotendo una lancia appuntita: il grande Olimpo cominciò a vacillare terribilmente di fronte alla potenza della Dea dagli occhi chiari e la terra intera emise un grido spaventoso; ed il mare si mosse e si agitò in onde oscure, mentre la spuma si gonfiava improvvisamente: il luminoso figlio di Iperione fermò i suoi cavalli dal piede veloce per un lungo istante, fin quando la vergine Pallade Athena non ebbe strappato l’armatura celeste dalle sue spalle immortali. Ed il saggio Zeus ne fu lieto. E così salve a te, figlia di Zeus che detiene l’egida! Ed anche in altro canto ti ricorderò.
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Hestia, nelle alte dimore di tutti, sia degli Dei immortali che degli uomini che camminano sulla terra, hai guadagnato una dimora eterna ed il più alto onore: gloriosi sono la tua porzione ed il tuo diritto. Perché senza di te i mortali non banchettano – se non versano doverosamente il dolce vino in offerta ad Hestia all’inizio ed alla fine. E tu, uccisore di Argo, figlio di Zeus e Maia, messaggero degli Dei benedetti, che porti la verga d’oro, donatore di ogni bene, sii a noi propizio ed aiutaci, tu ed Hestia, l’amabile ed eccellente. Venite e dimorate assieme in amicizia in questa gloriosa casa; perché voi due, ben conoscendo le nobili azioni degli uomini, aiutate la loro saggezza e la loro forza. Salute, figlia di crono, ed anche a te, Hermes, portatore della verga d’oro! Anche in altro canto vi ricorderò.
Canterò della Terra ben fondata, madre di tutto, la più antica tra gli esseri. Ella nutre tutte le creature che sono al mondo, tutte coloro che camminano sulla buona terra e tutte coloro che sono nelle strade dei mari e tutte coloro che volano: tutti si nutrono di quanto ella fornisce. Grazie a te, o regina, gli uomini sono benedetti nei loro figli e sono benedetti nei loro raccolti ed a te appartiene il dare la vita agli uomini mortali ed il portarla via. Felice colui che tu ti degni di onorare! Egli possiede ogni cosa in abbondanza: la sua fertile terra è piena di grano, i suoi pascoli ricoperti di bestiame e la sua casa è piena di buone cose. Questi uomini governano ordinatamente nelle 29
loro città; grandi ricchezze e benessere li seguono; i loro figli esultano in ogni delizia sempre nuova e le loro figlie, avvolte nei fiori, giocano e saltano allegramente sui soffici fiori del campo. Così è con coloro che tu onori, o santa Dea, spirito generoso. Salve, Madre degli Dei, sposa del Cielo stellato; versa generosamente su di me per questo mio canto qualcosa che rallegri il cuore! Ed io ti ricorderò in altro canto ancora.
Ed ora, o Musa Calliope, figlia di Zeus, comincia a cantare di Helios risplendente che Euryphaessa dagli occhi gentili partorì al figlio della Terra e del Cielo stellato. Perché Iperione sposò la gloriosa Euryphaessa, sua stessa sorella, che gli partorì amabili figli: Eos dalle rosee braccia e Selene dalle ricche trecce e l’infaticabile Helios, che è come c ome gli Dei immortali. Mentre guida il suo carro, egli splende sopra gli uomini e gli Dei immortali e con sguardo penetrante guarda dal suo elmo d’oro. Da lui emanano abbaglianti raggi luminosi e gli splendenti riccioli sulle sue tempie racchiudono graziosamente il suo volto che si vede da lungi; una veste ricca e finemente intessuta spende sul suo corpo e svolazza al vento: e stalloni lo conducono. Allora, quando egli ha fermato il suo carro dal giogo d’oro ed i cavalli, riposa là, nel punto più alto del c ielo, fin quando li guida meravigliosamente di nuovo giù attraverso il cielo verso l’Oceano. Salve a te, signore! Versa generosamente su di me qualcosa che rallegri il cuore. Ed ora che con te ho cominciato, celebrerò 30
la razza degli uomini mortali mezzo-divini, le cui azioni le Muse hanno mostrato all’umanità.
E dopo, Muse dalla dolce voce, figlie di Zeus, abili nel canto, narrate della Luna dalle lunghe ali. Dal suo capo immortale emana una radianza che proviene dal cielo ed abbraccia la terra; e grande è la bellezza che si eleva dalla sua luce splendente. L’aria, in precedenza non illuminata, splende della luce della sua corona d’oro ed i suoi raggi brillano chiari ogni qualvolta la luminosa Selene, bagnato l’amabile corpo nelle acque dell’Oceano dell’Oce ano e indossata la veste che splende da lungi, aggiogata la pariglia splendente dal forte collo guida i cavalli dalla lunga criniera a tutta velocità nel mezzo del mese: allora la grande orbita è piena ed i suoi raggi splendono quindi più luminosi mentr’ella mentr’ella cresce. Ella è in tal modo segno e simbolo sicuro per gli uomini mortali. Una volta il figlio di Crono si unì con lei in amore ed ella concepì e partorì una figlia, Pandia, estremamente amabile tra gli Dei immortali. Salute, Dea dalle bianche braccia, luminosa Selene, dolce regina dalle trecce luminose! Ed ora ti lascerò e canterò le glorie di uomini metà divini, le cui gesta i menestrelli, servi delle Muse, celebrano con labbra amabili.
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Muse dagli occhi chiari, narrate dei Tindaridi, figli di Zeus, figli gloriosi di Leda dalle belle caviglie, Castore il domatore di cavalli e l’irreprensibile Polideuce. Quando Leda ebbe giaciuto con il figlio di Crono avvolto da scure nubi, li partorì sotto la cima del grande colle Taigete – figli che sono salvatori di uomini sulla terra e delle veloci navi quando le tempeste di vento infuriano sul mare crudele. Allora i marinai invocano i figli del grande Zeus con promesse di doni, andando verso la prora dell’imbarcazione; dell’imbarcazione; ma il forte vento e le onde del de l mare tengono l’imbarcazione sott’acqua fin quando, improvvisamente, questi due vengono visti dardeggiare nell’aria su bronzee ali. Immediatamente, essi placano le raffiche del vento crudele e le onde sulla superficie del bianco mare: buon segno essi sono e liberazione dalla lotta. E quando i marinai li vedono si allietano e riposano dalla fatica e dal lavoro. Salute, Tindaridi, che cavalcate veloci cavalli! In altro canto ancora vi ricorderò.
O sempre indomito Fuoco, che regni in alto Nei domini di Giobe, Giobe, padrone del del cielo; il glorioso Sole con lucentezza abbagliante abbagliante e la Luna e le stelle a te devono la loro luce; potere che tutto tutto domi, etereo fuoco fuoco splendente i cui vivaci vivaci scoppi scoppi ispirano il calore calore della della vita; 32
elemento migliore al mondo, potere portatore di luce, splendente di radianza stellare, splendido fiore, odi la mia supplice preghiera e possa la tua forma essere sempre innocente, serena e mansueta.
Ninfe, che dovete la vostra nas nascita al corso d’acqua d’ acqua oceanico, oceanico, che dimorate nelle liquide caverne della terra, nutrici del segreto potere di Bacco, che sostenete i frutti e nutrite ogni fiore; terrene, gioiose, che nei prati dimorate e nelle caverne e nelle tane, le cui profondità raggiungono raggiungono gli inferi; sante, oblique, che veloci vi librate nell’aria, nelle fonti e nella rugiada e nei sinuosi corsi d’acqua; visibili ed invisibili, che gioite nei vagabondaggi e nel corso gentile, nello scorrere in mezzo a valli fiorite; con Pan esultate sulle vette montane e vi dilettate nelle rocce e nei boschi; profumate Ninfe, Ninfe, biancovestite, biancovestite, i cui fiumi emanano la rinfrescante brezza e la balsamica brezza; di capre e pascoli vi compiacete e di animali da preda, nutrici di frutti, non consapevoli del decadimento; decadimento; nel freddo vi dilettate ed al bestiame gentili, allegre viaggiate per l’oceano sconfinato; Nisie, fanatiche fanatiche Ninfe che amate amate le querce, amanti della primavera, luminose vergini peonie. 33
Con Bacco e con Cerere udite la mia preghiera ed alle creature donate abbondante favore; ascoltate propizie la voce dei vostri supplici, s upplici, venite ed unitevi benigne a questi riti; donate stagioni prospere e ricchezza sufficiente e versate, in fiumi duraturi, continua salute.
Dioniso terrestre, odi la mia preghiera, levati sveglio con le Ninfe dagli amabili capelli; grande Bacco Amphietus, Dio annuale, che giaci insonne nella dimora di Proserpina, P roserpina, culli verso il riposo dell’oblio nel sonno, i riti triennali e la sacra festa; che, nuovamente alzate da te, in grazioso cerchio le tue nutrici ti circondano circondano cantando mistici inni quando, danzando velocemente velocemente con poteri di allegria ti muovi in concerto con le ore in circolo. Vieni, benedetto, benedetto, fecondo, cornuto e divino e su questi riti splendi con gioioso aspetto; accetta il comune (collettivo) incenso e la preghiera ed abbi cura di rendere fertili i sacri frutti.
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Magnanimo, Magnanimo, imbattuto, tempestoso Marte, che ti diletti nelle frecce e nelle guerre sanguinose, fiero ed indomito, il cui possente potere può scuotere le mura più forti dalle loro fondamenta; o re distruttore dei mortali, lordato di sangue, che ti compiaci nel frastuono temibile e tumultuoso della guerra; tu che ti compiaci del sangue umano e delle spade e delle lance e dell’orrenda rovina della lotta dei pazzi selvaggi. Trattieni le furiose lotte e gli sforzi di vendetta, le cui opere amareggiano la vita umana con calamità; cedi il posto all’amabile Venere ed a Bacco, a Cerere dona le armi nel campo; incoraggia la pace, ad opere gentili propenso, e dona abbondanza con mente benevola.
Forte, possente Vulcano che rechi splendida luce, instancabile fuoco, fuoco, lucente di torrenti di fiamma; dalla forte mano, immortale e divino delle arti, puro elemento, elemento, tua è una parte del mondo; artista che tutto doma, potere che in tutto si effonde, ogni sostanza da divorare è tua; Etere, Sole, Luna e stelle, luce pura e chiara, perché queste queste tue lucide parti agli agli uomini appaiono. appaiono. 35
A te ogni dimora, città, tribù appartiene, diffuso tra i corpi mortali luminoso e forte. Ascolta, potere benedetto, benedetto, sii propizio ai sacri riti e propizio sull’incenso splendi; Etere, sopprimi la collera dei fuochi mai stanchi e tuttavia conserva la nostra naturale fiamma vitale.
Grande Asclepio, abile nel guarire l’umanità, Pean che tutto governi e medico gentile, le cui arti mediche sole possono lenire le crude malattie e fermare la loro temibile furia; forte e clemente Dio, guarda alla mia supplice preghiera, porta la dolce dolce Salute, adornata con amabili capelli; capelli; trasmetti i mezzi per mitigare il dolore e fermare la pestilenza mortale che infuria. O potere onnifiorente, abbondante, luminoso, onorata progenie di Apollo, Dio della luce; sposo dell’irreprensibile Salute, costante nemica della temibile malattia, ministra del dolore; vieni, benedetto salvatore, e proteggi la mia salute s alute ed alla mia vita accorda una fine prospera.
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Avvicinati, forte Fortuna, con mente propizia e ricca abbondanza, propizia alla mia preghiera; placida e gentile gentile Trivia, chiamata chiamata possente, Diana imperiale, imperiale, nata da Pluto famoso, mai vinta dall’umanità, lodi incessanti a te; sepolcrale, divino potere vagante! In te si trova la nostra varia vita mortale ed alcuni da te copiosa ricchezza ottengono, mentre altri gemono per la tua mano avversa in tutta l’amarezza del profondo dolore. Sii presente, o Dea, al tuo devoto gentile e dona abbondanza con benevola mente.
Boreas, le cui raffiche invernali, terrificanti, strappano il cuore profondo dell’aria intorno, freddo potere gelante, avvicinati e soffia favorevole e traccia la terra esposta alla neve; la nebbia aerea dissolvi con le sue nuvole cariche che finiscono in cascate; tempera serenamente serenamente tutto ciò che vi è in cielo ed asciuga l’umidità, splendido occhio di Etere.
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Figlie di Giove, che risuonate forte e divinamente, famose Pieridi, nove dal dolce eloquio a coloro il cui petto infuocate con le vostre sacre furie, oggetti del supremo desiderio, fonti di irreprensibile virtù per l’umanità, che formate all’eccellenza la giovane mente, che nutrite l’anima e le fate distinguere le vie del giusto con il retto occhio della Ragione. Ragione. Regine governatrici che conducete alla sacra luce L’intelletto raffinato dalla notte dell’errore ed all’umanità schiudete ogni sacro rito, perché la conoscenza conoscenza mistica fluisce dalla vostra natura. Clio ed Erato, che affascinate la vista, con te, Euterpe che amministri la l a delizia; Talia fiorente, Polimnia famosa, Melpomene detta abile nella musica, Tersicore, Urania dalla luce celeste, con te che mi hai fatto tenere in mano la luce. Venite, venerabili, varie, divini poteri con aspetto propizio splendete sui nostri riti mistici; recate il glorioso, ardente, amabile, noto desiderio e riscaldate il mio petto con il vostro sacro fuoco.
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Nato dal mare, mare, aereo, che spiri dall’ovest dall’ovest dolci brezze che donano riposo allo stanco lavoratore; primaverile ed ed erboso e pieno di gentilezza, gentilezza, piacevole piacevole alle navi attraverso attraverso il profondo mare; mare; perch’esse, sospinte sospinte da te con la tua forza gentile, proseguono con con prospero destino il loro corso. corso. Con brezze irreprensibili considera la mia supplice preghiera, invisibile Zefiro dalle ali di luce e di aria formato.
Brezza dal vasto corso, il cui leggero piede con rapide ali batte il cuore umido dell’aria, avvicinati benevolo, benevolo, potere turbinoso, che con umide nuvole fai sbocciare i fiori; perché le nuvole nuvole fiorite sono sotto le tue cure e tu le invii sulla terra dall’aria circostante. circostante. Odimi, potere benedetto, partecipa a questi sacri riti ed alla terra genitrice invia fertili piogge.
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Oceano Oceano invoco, la cui natura sempre fluisce, da cui al principio Dei e creature sorsero; signore incorruttibile, le cui onde circondano e pongono i confini possenti della terra; da qui ogni fiume, da qui il vasto mare e le pure fonti gorgoglianti della terra da te nascono; ascolta, possente fuoco, perché tua è la sconfinata felicità e le tue acque purificano i divini poteri; amichevole amichevole confine della terra, fonte degli antipodi, le cui onde si spiegano vaste e rotolano tra le acque; avvicinati benevolo con mente serena e sii per sempre gentile al tuo mistico.
Di Saturno figlia, venerabile dama, la cui sede contiene inesauribile fiamma; nei sacri riti tuoi sono questi ministri, mistici molto benedetti, sacri e divini, in te gli Dei hanno posto dimora, forte, stabile base della razza mortale; eterna, onnifiorente regina, che ride ed è benedetta ed ha un aspetto amabile: accetta questi riti, accorda ad ognuno il giusto desiderio e dolce salute e bene ispira chi ne abbisogna. 40
Odi, dorato Titano, il cui eterno occhio che da lungi vede tutto il cielo illumina. Nato da te stesso, stesso, instancabile nel nel diffondere la luce ed agli occhi specchio di delizie; signore delle stagioni, con il tuo carro infiammato ed i lesti corsieri da lungi emani luce; agile e vigoroso, venerabile Sole, fiero e luminoso per i cieli viaggi. Nemico del del malvagio ma guida guida del buono, propizio presiedi ad ad ogni suo passo; con la lira dorata riempi il mondo di armonia divina. Padre delle ere, guida alle azioni prospere, governatore governatore del mondo, trainato da lucidi destrieri, Giove immortale, che rechi luce e tutto cerchi, fonte dell’esistenza, puro ed indomito, indom ito, luminoso portatore di frutti, frutti, onnipotente signore signore degli anni, agile e caldo, che ogni potere riverisce. Grande occhio della Natura e dei cieli stellati, destinato con fiamme immortali a calare e levarti dispensando giustizia, amante dei fiumi, grande despota del mondo e su tutto il supremo. Fedele difensore ed occhio della giustizia, di destrieri comandante e della vita la luce; con lieve sferza quattro cavalli di fuoco guidi quando glorioso guidi il carro del giorno. 41
Splendi propizio a queste mistiche opere e benedici i tuoi supplici con una vita divina.
Odi, o regina tra le Dee che diffondi luce argentea, dalle corna di toro e che vaghi nell’oscurità della notte, di stelle circondata e dalla vasta rotazione, tu ti estendi quale torcia nella notte quando i cieli solchi; femmina e maschio splendi con raggi presi a prestito, ora piena ed ora tendente al declino. Madre delle ere, Luna che produci frutti, la cui orbita d’ambra rende la notte una sera riflessa; amante dei cavalli, splendida, regina della notte, onniveggente onniveggente potere ornata di luce stellare. s tellare. Amante della veglia, nemica della lotta, nella pace ti diletti e nella vita prudente; splendida lampada notturna, della notte ornamento ed amica, che doni alle opere della Natura la fine a loro destinata. Regina delle stelle, salute, o Diana! Avvolta in una graziosa veste ed in un velo splendente Vieni, benedetta Dea, prudente, stellata, luminosa, vieni, lampada lunare con casta e splendida luce, splendi su questi sacri riti con prosperi raggi e lieta accetta le lodi del tuo supplice mistico.
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Il forte Pan invoco, sostanza del tutto, etereo, marino, terrestre, anima generale, fuoco immortale; perché perché tutto il mondo è tuo e tutto è parte di te, o divino potere. Vieni, benedetto benedetto Pan che ti diletti dei rifugi rurali, vieni, veloce, agile, vagante luce stellare; le Ore e le Stagioni attendono il tuo alto comando e circondano il tuo trono in grazioso ordine. Dio dal piede di capra, cornuto, baccanale Pan, fanatico potere da cui il mondo ebbe inizio, le cui varie parti da te ispirate si uniscono in eterna danza e melodia divina. In te troviamo un rifugio dalle nostre paure, quelle paure peculiari alla razza umana. Ti diletti dei pastori, dei pastori, dei corsi d’acqua, d’acqua, delle capre; capre; tu ami la caccia e di Eco la voce segreta; le allegre Ninfe ti seguono ad ogni passo e tutte le tue opere adempiono al loro destino. O potere che tutto produci, celebre, divino, grande governatore del mondo, tuo è l ’incremento della ricchezza. Pean onnifertile, puro splendore celeste che ti diletti dei frutti e delle oscure caverne, vero serpente, cornuto Giove, la cui temibile collera, quando si solleva, è ardua ai mortali da placare. Grazie a te il profondo e vasto cuore della terra 43
rimane su una base permanente e forte. Le indomite acque del mare ondeggiante, che si spande nel profondo, cedono al tuo decreto. Riverisce il tuo alto comando anche l’Oceano l’Oceano antico, le cui liquide braccia circondano la solida terra. La vasta aria, il cui fuoco nutriente e le cui vivaci fiamme ispirano il calore della vita, la struttura più sottile del fuoco, il cui occhio scintillante splende sul sommo dell’azzurro cielo, anch’essa a te si sottomette, la cui influenza tutte le parti della materia in varie forme obbediscono. Tutta la Natura muta grazie alle tue cure protettive e l’umanità condivide la tua liberale generosità perché, dovunque dovunque dispersi nello spazio spazio sconfinato, tuttavia trovano la tua provvidenza a sostenere la loro razza. Vieni, Baccanale, potere benedetto, benedetto, avvicinati, fanatico Pan, odi il tuo umile supplice; propizio partecipa partecipa a questi santi riti e concedi che la mia vita possa avere una prospera fine; porta via anche anche la Furia panica, panica, dovunque sia, sia, dalle creature terrene ai confini più remoti del pianeta.
Figlia del grande Protogono, divina, illustre Rhea, sii propizia alla mia preghiera, tu che guidi veloce il tuo sacro carro trainato da fieri leoni, terribili e forti. 44
Madre di Giove, il cui possente braccio può controllare la vindice saetta e scuotere il temibile scudo. Suonatrice di timpano, frenetica, dallo splendido aspetto, dal suono di ottone, onorata, benedetta regina regina di Saturno; tu godi delle montagne e delle lotte tumultuose e dei terribili ululati umani, tua delizia. Genitrice della guerra, possente, dal corpo maestoso, salvatrice dama liberatrice. Madre degli Dei e degli uomini, cui la terra e gli alti cieli devono la loro gloriosa nascita; le brezze aeree, il vasto e profondo mare, o Dea formata di aria, da te derivano. Vieni, lieta dei vagabondaggi, benedetta e divina, con attesa pace splendi sulle nostre opere; porta ricca abbondanza abbondanza e dovunque dovunque allontana la cruda malattia fino ai confini della terra.
O Giove molto onorato, Giove supremamente grande, a te i nostri sacri riti consacriamo, le nostre preghiere ed espiazioni, divino re, perché tutte tutte le cose splendono esaltate esaltate intorno al al tuo capo. Tua è la terra ed i monti che alti si ergono, il profondo mare e tutto ciò che il cielo contiene. Re saturniano, che discendi dis cendi dall’alto, magnanimo, governatore, Giove dotato di scettro; di tutto genitore, di tutto principio e fine, 45
il cui potere onnipotente scuote la sfera terrestre; financo la Natura trema al tuo potente cenno, dal suono possente, armato di fulmine, Dio tonante. Fonte di abbondanza, re che purifica, dalla tua forma variabile tutta la Natura scaturisce; odi propizio la mia preghiera, preghiera, dona irreprensibile salute, pace divina divina e la ricchezza necessaria.
Invoco la possente, santa, splendida luce, aerea, dal temibile suono, dalla fiera luminosità; fiammeggiante, fiammeggiante, luce aerea, dalla voce irata, che emana fulmini attraverso le lucide nuvole con orrido suono. Indomito, cui i crudi rancori r ancori appartengono, appartengono, puro, santo potere, potere, di tutto genitore, grande grande e forte: vieni e benevolo partecipa a questi riti e concedi ai miei giorni una fine pacifica e benedetta.
Regina dei cereali, dal celebre nome, 46
da cui sia gli uomini che gli Dei immortali giunsero; che un tempo, vagando oppressa dal dolore, nella valle Eleusina trovasti sollievo scoprendo Proserpina, tua pura figlia, nel temibile Averno, fosco e oscuro; un sacro giovane mentre per il mondo erravi, Bacco, capo e partecipante, partecipante, ti riferì del sacro matrimonio del Giove terrestre, mentre oppressa infuriavi. Vieni, molto invocata, propizia a questi riti, il tuo mistico supplice benedici con mente favorevole.
Figlie di Giove e Temi, Stagioni luminose, giustizia e pace benedetta e giusta legge, primaverili ed ed erbose, vivaci poteri poteri sacri, il cui balsamico respiro esala in amabili fiori le stagioni colorate; la ricchezza è nelle vostre mani, circolanti, per sempre fiorenti fiorenti e belle. Rivestite di un velo di splendente rugiada, un velo fiorito piacevole a vedersi; Proserpina, di ritorno dalla notte, i Fati e le Grazie conducono alla luce; quando in armonioso gruppo avanzano e gioiose la circondano formano la solenne danza, con Cerere trionfante e Giove divino; vieni propizia e sul nostro incenso splendi; dona alla terra un’irreprensibile carico di frutti da portare e prenditi cura della vita di un nuovo mistico 47
O regale Giunone dal maestoso aspetto, di aria formata, divina e benedetta di Giove regina, il tuo trono è al centro della cerulea aria e la razza dei mortali è tua cura costante. Le rinfrescanti brezze il tuo potere solo ispira, che nutrono la vita, che ogni vita desidera. Madre delle nuvole e dei venti, da te sola ogni cosa deriva e grazie a te la vita mortale è conosciuta: tutte le nature condividono il tuo divino temperamento ed il flusso universale è solo tuo. Con raffiche di vento il vasto mare ed i rombanti fiumi rumoreggiano, da te scossi. Vieni, Dea benedetta, celebre e onnipotente regina, con aspetto gentile, gioente e serena.
Odi, Nettuno, governatore del profondo mare, la cui liquida stretta circonda il solido terreno; tu che, al culmine della tempesta t empesta dal cuore oscuro e profondo, trattieni il tuo acquatico regno; 48
la tua terribile mano regge il tridente di ottone ed il confine più lontano dell’oceano alla tua volontà soggiace; te io invoco, i cui destrieri la spuma separano, dai cui scuri riccioli le acque marine scorrono, la cui possente voce si ode nelle profondità rombanti e guida i marosi in una massa irata; quando guidi fieramente nel mare ribollente, al tuo rauco comando le onde tremanti obbediscono. Dio dagli scuri capelli che scuoti la terra, le liquide piane (la terza divisione) il Fato a te decreta, è tuo, ceruleo demone, l’ispezionare il gioco dei mostri oceanici, il rafforzare le basi della terra e con prospere brezze sospingere le navi e ingrossare le spaziose vele. Aggiungi pace gentile gentile ed accanto ad essa la Salute dai bei capelli e versa abbondanza in un irreprensibile marea. marea.
O padre Giove, che scuoti con fiera luce il mondo dalle tue elevate altitudini; da te derivano le fiamme dell’aereo fulmine, che diffonde intollerabili raggi. I tuoi sacri tuoni scuotono le dimore benedette, le regioni splendenti degli Dei immortali; il tuo divino potere il fiammeggiante fulmine cela nell’oscura veste nelle fluide nuvole. Tu brandisci i tuoni forti e crudeli 49
per provocare provocare tempeste e temibili temibili frecce di fuoco, fuoco, con fiamme roboanti che dappertutto vanno e scoppi di tuono dal tremendo suono. Il tuo veloce strale può sollevare l’aria e scuotere il cuore dell’uomo con selvaggio terrore. Improvviso, indomito, santo Dio tonante, dal fragore sconfinato, che voli dappertutto; con il potere che tutto divora, completo e forte, orrido, indomito, tu fai rotolare le fiamme. Lo svelto dardo etereo, fuoco che discende, di tutta la terra genitore, trema alla tua ira; l’onnisplendente l’onnisplendente mare ed ogni animale che ode il terribile suono prova orrendo timore quando il volto della Natura si illumina del fuoco risplendente e nei cieli risuonano i tuoi crudeli tuoni. I tuoi bianchi tuoni strappano le azzurre vesti ed il velo dell’aria dell’aria circostante. O Giove benedetto, possa la tua grande collera apparire scagliata nel profondo della terra e rivelarsi sulle cime dei monti, perché il tuo forte braccio non è a noi ignoto. Propizio a questi sacri riti, incorona i miei desideri di una vita divina; aggiungivi aggiungivi la regale salute ed insieme la pace gentile con equa ragione a mia costante guida.
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Aeree nuvole, che tra celesti pianure risplendenti vagate, genitrici di prolifiche piogge; voi nutrite i frutti, i cui corpi acquosi sono scagliati da venti impetuosi per il grande mondo; tonanti, dal ruggito leonino, che splendete di fuoco, nel cuore dell’aere portate crudeli tuoni, sospinte da ogni brezza di tempesta con rapido corso voi vi affievolite lungo i cieli. Con i venti che soffiano io invoco i vostri corpi acquosi, affinché fertili cascate sulla madre Terra facciate cadere.
Teti io invoco, dai luminosi occhi cerulei, celata in un velo oscurato all’umana visione; imperatrice del grande Oceano, vagante nelle profondità e lieta delle brezze gentili che spazzano la terra, le cui onde benedette rapide si succedono e sferzano la riva rocciosa con incessante flusso; lieta del gioco nel mare sereno, esulti delle navi e dell’acqua. Madre di Venere e delle oscure nubi, grande nutrice di animali e fonte di pure sorgenti. O venerabile Dea, odi la mia preghiera e dona alla mia vita benevola attenzione; invia, benedetta regina, alle navi una prospera brezza 51
e conducile in salvo sui mari tempestosi.
Bacco invoco, risonante e divino, Dio fanatico, duplice è la tua forma: i tuoi vari nomi ed attributi io canto o primo nato, tre volte generato, bacchico re; rurale, ineffabile, dalla duplice forma, oscuro, dalle due corna, incoronato di edera, evion, puro. Volto di toro e marziale portatore del vino, dotato di prudente e divino consiglio; triennale, che le foglie di vigna adornano, da Giove e Proserpina occultamente nato. Demone immortale, odi la mia supplice voce, donami irreprensibile abbondanza da godere ed ascolta graziosamente la mia mistica preghiera, circondato circondato dal tuo coro di belle nutrici.
O Dea Terra, degli Dei e degli uomini la fonte, 52
dotata di fertile potere onnidistruttivo; di tutto genitrice, confine, i cui prolifici poteri producono abbondanza abbondanza di bei bei frutti e fiori, fanciulla variabile, variabile, forte ed eterna base del mondo, immortale, benedetta, benedetta, incoronata da ogni grazia, dal cui vasto ventre, come da una infinita radice, frutti variamente formati maturano e gradevoli germogli. Dal cuore profondo, benedetta, allietata da pianure erbose, dolce all’odorato e con piogge prolifiche. Demone onnifiorente, centro del mondo, intorno alla tua orbita le magnifiche stelle sono scagliate con rapido turbinio, eterno e divino, le cui forme splendono di incomparabile incomparabile abilità e saggezza. s aggezza. Vieni, benedetta Dea, ascolta la mia preghiera ed incrementa costantemente i frutti; con le fertili Stagioni S tagioni a fianco avvicinati e con mente propizia odi il tuo supplice.
Madre degli Dei, grande nutrice di tutti, avvicinati, divinamente onorata, onorata, e considera la mia preghiera; seduta sul trono in un carro trainato da leoni, da leoni uccisori di tori, lesti e forti, reggi lo scettro del divino polo ed il seggio del mondo di mezzo, molto celebrato, è tuo. Per questo tua è la terra ed i bisognosi mortali condividono il loro cibo, che deriva dalle tue cure protettive; 53
da te in principio gli Dei e gli uomini sorsero; da te il mare ed ogni fiume fluisce. Vesta e fonte del bene, il tuo nome è ai mortali gentile, perché di di ogni bene donato il tuo cuore cuore si rallegra; rallegra; vieni, grande potere, propizia ai nostri riti; tu che tutto domini, benedetta, benedetta, salvatrice della Frigia, vieni, grande regina di Saturno, godendo dei timpani. Celestiale, antica fanciulla che sostiene la vita, fanatica Dea, dona aiuto al tuo supplice; con aspetto gioioso splendi sul nostro incenso e, lieta, accetta il divino sacrificio.
Hermes, avvicinati e sii propizio alla mia preghiera, angelo di Giove e figlio divino di Maia; studioso di contese, governatore dell’umanità dell’umanità dal cuore onnipotente e la mente prudente. Celeste messaggero dalle molte abilità, le cui potenti arti poterono uccidere il vigile Argo; con piedi alati tu viaggi nell’aere, o amico dell’uomo e profeta; grande sostenitore della vita, tu ti diletti nelle arti ginniche e nelle divine frodi; dotato del potere di spiegare ogni lingua, ti curi del perdente e sei fonte di guadagno. guadagno. Le tue mani contengono la verga dell’irreprensibile pace, 54
o benedetto Dio proficuo; di vario eloquio, il tuo aiuto troviamo nelle nostre opere e nel bisogno sei ai mortali gentile; sii presente, Hermes, ed il tuo supplice odi; assisti le mie opere, concludi la mia vita in pace, dona grazioso eloquio ed incrementa la mia memoria.
Unigenita, nobile razza di Giove, Benedetta e fiera, che ti diletti nell’errare nell’errare nelle caverne, o guerriera Pallade, la cui illustre stirpe ineffabile e splendida troviamo; magnanima e celebrata, ti diletti nelle alture rocciose e nei boschetti e negli ombrosi monti; godi delle armi che, con le crudeli e selvagge Furie, ispiri alle anime dei mortali. Ginnica vergine dalla terribile mente, allontana le crudeli Gorgoni, nubile, benedetta, benedetta, gentile; madre delle arti, imperiosa, compresa, irata con il malvagio, saggia con il buono; femmina e maschio, tue sono le arti della guerra, fanatica, fanatica, splendida s plendida dragonessa, divina; sui giganti flegrei ti sei mossa ad ira, guidando i tuoi corsieri con crudele distruzione. Nata dalla testa di Giove, di splendido aspetto, aspetto, purificatrice del male, regina sempre vittoriosa. 55
Odimi, o Dea, quando con voce supplicante ti prego notte e giorno e donami nei miei ultimi anni pace e salute, tempi propizi e la necessaria ricchezza ricchezza e, sempre presente, il tuo aiuto, o molto implorata genitrice delle arti, fanciulla dai glauchi occhi.
Benedetto Pean, vieni propizio alla mia preghiera, illustre potere che le tribù di Menfi adorano, uccisore di Tito e Dio della salute, Febo Licorio, fonte prospera di ricchezza. Spermatico, Spermatico, dalla lira d’oro, da te il campo riceve la sua costante, ricca fertilità. Titanico, Grunio, Sminzio, te io canto, distruttore di Pitone, venerato, delfico re; rurale, portatore di luce e capo delle Muse, nobile ed amabile, dal temibile arco; tu colpisci da lungi, o bacchico, dalla duplice forma e divino, potere onnipresente, onnipresente, tuo è l’obliquo corso. corso. O re delio, il cui occhio che produce luce vede tutto dentro e oltre il cielo; i cui riccioli sono d’oro, i cui oracoli oracoli sono certi, che riveli buoni presagi e puri precetti; odi la mia supplica per le creature, 56
odimi e sii presente con benevola mente; perché tu sorvegli lo sconfinato etere etere ed ogni parte del globo terrestre, abbondante, abbondante, benedetto; ed il tuo sguardo penetrante si estende al di sotto dell’oscura notte silente; oltre l’oscurità, dall’occhio stellato, profondo, tu fissi le stabili radici in profondità. I vasti confini del mondo onnifiorente sono tuoi, tu sei la fonte e la divina fine; tu ispiri tutta la musica della Natura con la lira variamente suonata, armonizzante. Ora l’ultima stringa di un dolce accordo Percorre divinamente divinamente la corda più alta; la tua immortale lira d’oro, da te toccata, produce in risposta risposta una dorica melodia. melodia. Tutte le tribù della Natura a te devono i mutamenti e l’avvicendarsi delle stagioni dalla tua musica fluisce; così, da te mischiate in parti uguali, avanzano l’estate e l’inverno in alterna danza; questa chiama la più alta, quella la più bassa corda, il canto dorico misura l’amabile primavera. Così dall’umanità, o regale Pan, chiamato bicornuto, bicornuto, emetti venti soffiando nella siringa famosa; perché è tua tua cura il sigillo che forma il mondo con forme di ogni tipo. Odimi, benedetto potere, potere, e di questi riti gioisci e salva i tuoi mistici dalla supplice voce.
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O madre universale, Cerere famosa, augusta fonte di ricchezza con molti nomi chiamata, chiamata, grande nutrice, generosa, benedetta benedetta e divina, che ti diletti della pace, tu nutri il grano; Dea dei semi, dei frutti abbondanti, il buon raccolto e la trebbiatura sono tua cura costante; tu dimori nei ritiri eleusini, amabile e deliziosa regina, da tutti desiderata. Nutrice di tutti i mortali, mortali, la cui benevola benevola mente per prima per prima aggiogò aggiogò i buoi all’aratro e diede agli uomini ciò che la natura richiede, con abbondanti mezzi di felicità che tutti desiderano. Nella vegetazione vegetazione prosperi nel nel luminoso onore, assistente del grande Bacco che porta la luce; ti diletti delle falci dei mietitori, gentile, la cui lucida natura terrena, pura, troviamo. Prolifica, venerabile, nutrice divina, che ami tua figlia, la santa Proserpina; guidi un carro con aggiogati draghi e baccanali si cantano intorno al tuo trono; unica procreata, regina che molto produce, tutti i fiori sono tuoi ed i frutti dell’amabile verde. Luminosa Dea, vieni, pregna della ricchezza estiva, portando con con te la Pace sorridente; sorridente; vieni, con la bella Concordia e l’imperiale Salute, e con esse unisciti in una indispensabile riserva di abbondanza.
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Ascoltami, o figlia di Giove, celebrate regina, bacchica e titanica, dal nobile aspetto; nelle frecce ti diletti e su tutto splendi, s plendi, o Dea portatrice della torcia, Dictinna divina; alle nascite presiedi, tu stessa vergine, fornendo pronto aiuto nei dolori del parto. Fiera cacciatrice, cacciatrice, che ti glori nella guerra silvana, veloce nella corsa, nelle temibili frecce abile, tu vaghi nella notte, esultando nei campi; dalla forma virile, eretta, dalla mente generosa, demone illustre, nutrice del genere umano; immortale, terrena, tu allontani i mostri; vergine benedetta benedetta che dimori nei boscosi colli, nemica del cervo, che di boschi e cani ti diletti, in eterna giovinezza prosperi bella e luminosa. O regina universale, augusta, divina, tua è una forma varia, o potere cidonio; temibile Dea guardiana, con mente benevola, fausta, vieni propizia ai mistici riti; dona alla terra grande copia di splendidi frutti, invia la Pace gentile e la Salute dagli amabili capelli e porta nei monti la malattia e la preoccupazione.
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Appendice
Viviamo con l’antica morale ma parliamo con le parole di oggi. (anonimo)
Merlyn Elfwood
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Tratte dagli antichi rituali greco-romani, queste informazioni potranno essere utili a quanti desiderano approfondire il proprio rapporto con le varie Divinità di questi pantheon. Si tratta di un manualetto piccolo ma essenziale, strettamente dedicato a chi possiede già le conoscenze adatte ad utilizzare quanto ivi semplificato. Felice proseguimento!!
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Vino, latte fresco, rose, viole, fagioli neri Le offerte vengono versate sul terreno come libagione, in seguito vi può essere un banchetto.
Frutti della terra (possibilmente primizie), vino, ghirlande di fiori Ornare con frutti e fiori un altare e versare a terra il vino come libagione
Offerte: torte salate al farro, incenso, sale, pane, primizie di pannocchie pannocchie di mais, foglie di quercia, quercia, vino, latte con miele miele 62
Offerte: torte salate al farro e quanto va bene per Cerere – spesso venivano considerate una stessa Dea
Offerte: incenso, vino (primizia), torte salate (fertum), torte salate al farro (far), frutti
Offerte: incenso, vino
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Stai giungendo, o Governatore; i tuoi giorni abbisognano del loro posto ed il mese che reca il tuo segno è qui. Ovidio, Fasti, II, 861 Offerte: farro, vino, torte salate (strues e fertum), alloro In antico si pregava principalmente per la fertilità dei campi, per prevenire le malattie, per avere salute e protezione per umani ed animali da pascolo Mars Gradivus (colui che cammina in battaglia), M. Invictus (imbattuto), M. Pater, M. Silvanus, M. Ultor (il vendicatore) Si festeggiava in queste date: 27 febbraio, 1 marzo, 14 marzo, 19 marzo, 23 marzo, 14 maggio, 23 maggio, 15 ottobre, 19 ottobre Mesi sacri: marzo ed ottobre
Era la stagione in cui le curve curve della volta celeste celeste volgono verso il calore sulla terra… ed ora era giunto il giorn o in cui il fumo della torcia di eleva dal boschetto di Trivia… e le luci scintillano sul suo volto. Satius Silvae, 3.1.55-57 Offerte: torte al formaggio, al miele, al prezzemolo, fiori, piante, gelsomino, lavanda, rosmarino, nocciole, farina, orzo, fagioli, vino puro, latte, miele Originariamente spirito dei boschi e degli animali selvatici, Dea della foresta e dei boschi sacri, divenne in seguito Dea 64
della fertilità e del parto, protettrice degli animali selvatici nonostante portatrice di arco e frecce. Associata anche alla guarigione ed alla Luna. Viene invocata principalmente come protettrice degli animali, della nascita (parto facile). Dea della luce lunare. D. Lucina (Dea della nascita), D. Aventinensis, D. Caelestis, D. Nemorensis Nemorensis (dei boschi), D. Omnivaga (la vagante), D. Opifera (che reca aiuto) Si festeggia in queste date: 13 o 15 agosto a gosto Mese sacro: novembre
A briglia sciolta Vulcano irrompe tra i banchi dei rematori rematori ed i remi e scafi di pino dipinto. Virgilio, Eneide 5.662 Offerte: vino, incenso Dio del fuoco, della metallurgia, dei vulcani, con un duplice aspetto di distruttore e datore di vita, in quanto il calore dl fuoco dona la vita alle creature viventi ma può, sotto altra forma, distruggerla. Veniva invocato per avere protezione dalle distruzioni causate dal fuoco. V. Mulciber (Dio della forgia, colui che ammorbidisce il metallo per fusione), V. Quietus (a riposo) Festival: 23 maggio, 23 agosto Mese sacro: settembre
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Apollo, sacro guardiano dell ’anima ’anima più interna della terra, da cui per primo giunsero frenetiche fr enetiche,, selvagge parole. Cicerone, De Divinatione, II.LVI Offerte: formaggio, torte al miele, al prezzemolo, corone di alloro, giacinto, vino, incenso, foglie di alloro, farina, orzo, fagioli, libum In origine Dio pastorale e della musica, in seguito il suo aspetto certamente più importante è divenuto la profezia. Celebre il tempio di Delfi, conquistato uccidendo il serpente profetico figlio della Terra e da allora divenuto suo oracolo. Dio della guarigione, aveva la sua fonte sacra (Castalia) presso il tempio di Delfi ma oggi questa fonte è purtroppo asciutta. Dio della luce solare, in passato veniva pregato per avere pace, salute, protezione. A. Articeneus (portatore di arco), A. Averruncus (colui che allontana il male), A. Coelispex (sorvegliante dei cieli), A. Culicarius (colui che allontana i moscerini), A. Medicus, Phoebus A. (Dio del Sole) Festival: dal 6 al 13 luglio, 23 settembre Mese sacro: maggio
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Offerte: torte al formaggio, al miele, al prezzemolo
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