I NUDI DI EVOLA COME METAFISICA DEL SESSO di Vitaldo Conte
“In quest’opera il termine “metafisica” viene usato in un duplice senso. Il primo senso è quello corrente in filosofia, dove per “metafisica” s’intende generalmente la ricerca dei significati ultimi. Il secondo senso è quello quasi letterale, esso può riferirsi a ciò “che va al di là del fisico”, nel presente caso, nel sesso e nelle esperienze esperienze del sesso.” JULIUS EVOLA
Julius Evola, pur non rinnegando la parentesi artistica nel Futurismo e Dadaismo, successivamente alla sua conclusione, considerò impersonalmente lautore come “scomparso”. Ci ritornò, a distanza di tempo, sporadicamente, con articoli e considerazioni, ma anche, negli ultimi decenni dellesistenza, attraverso “copie” di ciò che aveva già dipinto e alcuni “nudi” di donna. Hanno contribuito alla lenta, ancora non conclusa, rilettura di Evola, “maestro pericoloso”, le iniziative sulle sue “erranze” nel mondo dellarte, dellarte, forse perché ritenute meno pericolose dai dai conformismi politico-culturali politico-culturali del secondo Novecento ed attuali. La sua pittura fu, come è noto, riscoperta, a quaranta anni dalla conclusione, in una mostra del novembre 1963, a Roma, alla Galleria La Medusa. I suoi quadri e disegni furono venduti; critici darte e giornalisti cominciarono a scriverne. Questo autore, ignorato e occultato, certamente più di oggi, fu indicato come il principale esponente del Dadaismo italiano. Risultano ancora non inquadrabili inquadrabili i suoi pochi pochi “nudi” di donna, finora tre pienamente pienamente riconosciuti (anche (anche se è possibile qualche altro rinvenimento o lavoro attribuitogli), che appartengono agli anni 1960-70. Questa produzione artistica è poco considerata nel panorama del suo lavoro. Ritengo, viceversa, che contenga in sé elementi di sotterraneo interesse: intanto questi dipinti non sono “copie” di precedenti lavori e percorsi, quindi presentano una loro attualità di pensiero; inoltre questa volta “la figura” femminile emerge, dal precedente astrattismo, con evidenti allusioni cromatiche e simbologie erotico-sessuali. Possono essere letti come una sorta di “manifesto” visivo delle peculiarità della donna nellesperienza superiore e alchemica della Metafisica del Sesso, il suo significativo libro uscito nel 1958. Questi nudi, nudi, successi successivi vi allusci alluscita ta della prima prima edizione, edizione, “richiam “richiamano” ano” in pittura pittura alcuni alcuni segreti segreti delluni dellunivers verso o femminile femminile,, oltre le le apparenze apparenze e i giudizi giudizi morali, morali, attrave attraverso rso il legame legame profondo profondo tra sesso e sacro sacro in relazio relazione ne allopposto principio maschile. Il mio stesso testo vuole divenire, per esprimere il “passaggio” di significato tra immagine e scrittura, una “narrazione darte” sullerotismo, entrando nei molteplici sguardi di Julius Evola: scrittore ed artista contemporaneamente. La “lettura” dellEros da parte di Evola ha costituito, in un certo senso, un aspetto, forse più segreto rispetto a quello dellarte, per liberare questo autore dallisolamento, in un periodo di rivoluzione sessuale, come ha individuato Gianfranco de Turris. Era il 1970: attraverso unintervista ed un estratto di Julius Evola su Playmen. Fu un evento di particolare rilievo, reso possibile da Enrico De Boccard, in quanto il suo nome era ancora tabù negli ambienti intellettuali, determinando reazioni indignate da parte dei conformismi conformismi di destra destra e sinistra. Ci si meravigliava meravigliava di come un “teorico della tradizione”, un filosofo politico, si potesse occupare in modo così ampio del sesso, anche se in funzione della “pandemia sessuale” del tempo e della conseguente sua “banalizzazione”: in un momento in cui si delineava la crisi di certezze ideologiche, morali e religiose. Linteresse di Evola verso i territori metafisici dellEros e il sesso “la più grande forza magica della natura ” risulta antecedente alla stesura di Metafisica del sesso, avvenuta nel 1958. Una possibile risposta a questi interrogativi la diede lo stesso, scrivendo in merito sul Meridiano dItalia nel 1954: “ Ciò che ho detto in più occasioni come critica del costume con riguardo ai sessi non è che un caso particolare della posizione che difendo in tutti i campi ”. ”. “Il sesso è la “più grande grande forza magica della della natura”; vi agisce un
impulso che adombra il mistero dell’Uno, anche quando quasi tutto, nelle relazioni fra uomo e donna si degrada (...).”
La Metafisica del Sesso, opera coinvolgente e dotta, ha una visione totalizzante del mondo femminile e della sacralizzazione trascendente nellesperienza sessuale, contemplata dalle varie dottrine orientali. La sua importanza consiste anche nel far conoscere testi e saperi antichi, in anticipo sulla cultura del tempo, e, talvolta, ancora oggi oscuri o poco conosciuti, che Evola affronta con una lettura totale e “metafisica”, oltre ogni conoscenza sensibile e di esperienza diretta, superando letture psicologiche o sessuologiche. Tutto ciò si scontra con lattuale società che potrebbe non comprendere tali “aperture”, avendo elevato il sesso, negli ultimi decenni, a valore di rifugio e di estrema frontiera: per mancanza di punti di riferimento “superiori” e antidoto verso angosce, traumi, involuzioni pericolose. Queste ultime sono già insite nelle oscurità della “donna afroditica”, nellinvoluzione della maternità nella “donna demetrica” e del sesso stesso, nonostante la proclamata “rivoluzione sessuale”. Il rapporto tra i sessi – nota Evola – è diventato oggi una misera cosa, mistura dinganni e tradimenti, fallimenti, ingestione di pillole e iniezioni per orgasmi che non valgono nulla, in quanto privi di spirito, archetipicità, sacro. Questa diffusione del sesso e di pornografia dilagante è una riprova di repressione, perché il sesso si è volgarizzato, fisiologizzato, quasi ironico: senza spirito, avventura, creazione, donazione, scoperta, timore. Questo sesso servirà solo a condurre lessere ancora più g iù. Lossessività sessuale, nellespressione contemporanea, è leggibile nel fatto che in nessunaltra epoca donna e sesso sono stati “messi” così in primo piano, dominando la scena della letteratura, arte e pubblicità: “In mille forme viene presentata la donna per attirare e intossicare sessualmente l’uomo” . Loscurità di Kalì, di cui questa epoca può essere sotto il suo segno, si è appropriata, forse, delle sfere dellEros per intossicare, attraverso la comunicazione tra i sessi, la vita stessa. Tra gli aspetti dominanti di questa dea ci sono infatti, oltre alla distruzione, il desiderio e il sesso. La dottrina tantrica, a tale riguardo, indica una possibilità segreta: quella di trasformare il veleno in f armaco. La più alta forma di sessualità non implica repressione, ma un ordine di riconoscimento di ruoli e di espressione. La repressione delloccidente è quella di esaltare a parole il piacere, ma in realtà lo impoverisce con la scissione della sua unità tra sesso e sentimento, tra sacro e profano. La potenza dellorgasmo cosmico è quella dellestasi divina. Una grande passione crea uninversione: il simbolo viene identificato con la persona amata che viene amata “come Dio al luogo di Dio”, diventando oggetto di idolatria o feticismo. A proposito Evola cita C. Mauclair: “Nella folla innumerevole degli esseri dal volto umano vi sono ben pochi uomini: e, in questa selezione, pochissimi sono quelli che penetrano il significato dell’amore .” Lamore, infatti, che interessa questa ricerca è essenzialmente lAmore-passione, anche perché solo questo termine merita il nome dAmore. Evola ricorda letimologia della parola “amore” data da un Fedele d’Amore medievale, per essere fantasticata, non è meno significativa: “ La particella a significa “senza”; mor (mors) significa morte; riunendo, si ha “senza morte”, cioè immortalità”. Lamore più elevato fra esseri di sesso diverso è in un certo senso irreale senza quella specie di corto circuito, la cui forma più grossolana di apparire è il climax dellorgasmo sessuale, che racchiude però la dimensione trascendente. Lautore della Metafisica del Sesso ha subito incomprensioni e travisamenti, favoriti dallargomento che, a fine Anni Cinquanta, era visto in maniera ancora più moralistica e maliziosa. Nella seconda edizione, in piena contestazione e lotta femminista, era difficile comprendere la posizione superiore del filosofo. Ad Evola è stato affibbiata letichetta prevedibile di “maschilista”: per aver riaffermato, in nome di principi metafisici, la differenza fra uomo e donna, criticando la tendenza di questultima a imitare laltro o meglio il peggio delluomo, perdendo così la propria tipicità , pur avendo affermato che “ una donna che sia perfettamente donna sia superiore all’uomo che sia imperfettamente uomo ”. Unaltra etichetta è stata quella di essere un “teorico dellorgia”: per aver osato affrontare questa “possibilità” in maniera inedita e anticonformista. Nellorgia rituale può avvenire il contatto con il primordiale e il preforme. Si “spezza”, infatti, in questo circuito energetico, le barriere esistenti fra luomo e la società, la natura e gli dei, facendo circolare la forza, la vita, i germi di un livello più alto: da una zona della realtà
in tutte le altre. Gli stessi eccessi della frenesia dionisiaca illimitata entrano nel fuoco del sacro, favorendo lo spirito di chi vi partecipa: in talune iniziazioni orgiastiche cera la possibilità della rivelazione di segreti e procedimenti. Queste “feste”, a parte i casi di regressione naturalistica o di riduzione libertina, tendono a divenire unopera di catarsi e lavaggio del mentale, neutralizzando, per mezzo della sessualità, le stratificazioni della coscienza empirica. Cè la totale rimozione temporanea di interdizioni, differenze sociali, vincoli. Il termine di “lavaggio” permette di stabilire ulteriori significati, in quanto nei simboli della tradizione le Acque rappresentano la sostanza indifferenziata di ogni vita: quella allo stato interiore ad ogni forma, libero da tutti i limiti dellindividuazione. In questi contesti lerotismo “vive” in forma nuda, priva di inibizioni: linconscio complesso di colpa che si lega alluso del sesso viene meno, in quanto le oscillazioni delleros sono risolte in senso sacrale, opposto al bisogno bramoso dellindividuo. Nella promiscuità orgiastica la finalità più immediata, evidente, è la neutralizzazione e lesclusione di ciò che si riferisce allindividuo sociale. Il solstizio destate veniva scelto per la celebrazione di alcune feste del genere, in quanto in questo punto dellanno cera la possibilità di perdersi in un illimitato sfondo cosmico, adatto alla liberazione orgiastica e dionisiaca. Possiamo dire che, in un certo senso, il carattere proprio delle orge ha un aspetto fondamentale in quella “regressione” liberatrice nellinforme, che si svolge sotto il segno del feminile. Nota Eliade “ l’orgia annulla la creazione e, in pari tempo, la rigenera; identificandosi con la totalità non differenziata, pre-cosmica” l’uomo spera così di ritornare rinnovato, “nuovo””.
Le Acque sono un simbolo dellarchetipo femminile dai molteplici significati: la vita indifferenziata, anteriore alla forma, non ancora fissata. Il loro segno arcaico – il triangolo rivoltato in giù – è quello stesso della Donna e della Dea, o Grande Madre, ricavato dalla schematizzazione delle linee del pube femminile e della vulva. Questa indicazione la troviamo nellimmagine dipinta de La Genitrice dell’Universo (1968/70). Alle acque fu associato il simbolo dellorizzontale, corrispondente al giacere, opposto a quello verticale del principio maschile. Le Acque, esprimendo ciò che scorre, rappresentano quindi linstabile e il mutevole: il principio che è sottoposto alla generazione e al divenire nel mondo contingente, detto dagli antichi sublunare. Nei riti di molte tradizioni limmersione nelle acque simboleggia la dissoluzione nel pre-formale e nellindifferenziato, la rigenerazione totale e la possibile rinascita. Evola “immerge”, nella parte bassa del dipinto, i piedi e le gambe della sua Genitrice fino alle ginocchia, dentro lo scorrere orizzontale e ondulato dellacqua: il “principio umido” della generazione delle “acque di vita” ma, anche, delle “acque divine”. La forma propria nella quale il mondo tradizionale ha espresso i significati ultimi dellessere è stata “il mito”, come valore di chiave. Nellamore sessuale è riconosciuta la forma più universale nella quale gli uomini cercano oscuramente di superare momentaneamente la dualità, la frontiera fra Io e non-Io, fra lIo e il Tu, la carne e il sesso – strumenti per unappropriazione estatica dellUnizione. Negli insegnamenti del mondo tradizionale ricorre il tema della dualità o polarità originaria in relazione ai sessi. Questa dualità è posta in termini metafisici o attraverso figure divine e mitologiche di elementi cosmici, principi, dei e dee. Luomo cercava di scoprire nella stessa divinità il segreto e lessenza del sesso: questo prima di esistere fisicamente esisteva come forza superindividuale e principio trascendente. Prima di apparire nella “natura” esisteva nella sfera del sacro, del cosmico, dello spirituale. Nella molteplice varietà di figure differenziate di dei e dee si cerca di cogliere lessenza delleterno mascolino e feminino, di cui lopposta sessuazione degli esseri umani è soltanto un riflesso. La contemplazione della donna nella sua nudità assoluta, anatomica e spirituale, è uno dei passaggi più importanti di qualunque cerimonia misterica ed erotica. La donna “aperta” non è quella che ha subito una deflorazione, ma è quella che ha avuto lapertura più difficoltosa della vulva e vagina mentale. Nei riti antichi del Mistero Afroditico il centro del rito era costituito da una donna nuda, distesa sullaltare o facente essa stessa da altare. La posizione talvolta indicata era quella con le gambe divaricate in modo da mostrare il sesso: los sacrum, la “bocca sacra”. La donna dei misteri è sempre nuda: se davanti alla sua nudità non si sente sorgere, nella profondità dellessere, la stessa sensazione terrifica che si prova dinanzi alla rivelazione del mistero cosmico, non può esserci rito. Nella sua radice ultima la fascinazione esercitata dalla nudità femminile sta nel fatto che questa esprime, in un modo oscuro, percepito dai sensi, anche quellaltra nudità. Nellopera Figura femminile di Evola (1960) la donna bionda mostra, con le gambe divaricate, il suo sesso. Siede sospesa, come una grande Dea cosmica “aperta”, tempio e dispensatrice del principio fluido: liquido nel segno del mercurio che porta intorno allombelico, il suo “centro” vitale. Per gli alchimisti il mercurio era
uno degli elementi primordiali costituenti la materia: poteva essere trasformato in qualsiasi altro metallo, in special modo nell’oro. Lartista lo dipinge di rosso: il colore della rubedo. Questa donna è nuda nella sua attrazione alchemica: “indossa” soltanto calze scure, fino alla coscia. Un piede sfuma nella “nera” dimensione “inferiore” del quadro. Lesposizione di queste gambe “velate” (a differenza delle altre due donne dipinte che hanno in parte gli arti inferiori immersi) alludono, probabilmente, alla seduzione profana, che entra nella magia sexualis. La donna assoluta è totalmente femmina. La differenza fra uomo e donna è nella grande tradizione classica: luomo come elemento unitario, spirito e cielo; la donna come elemento diadico, terra e materia. Lo yang è luce, sole, fuoco, vette, spirito, puro. Lo yin è ombra, luna, acque, bassure, anima, labissale. Il predominio yin è la donna, lo yang è luomo. A tale stregua i due principi puri sincontrano, attribuendo allo yin la qualità fredda, umida e oscura, allo yang quella secca, chiara, luminosa. Secondo il sapere di antiche tradizioni estremo orientali si desta reciprocamente nellessere più profondo di un uomo e una donna, che si frequentano anche senza contatti, una speciale energia o “fluido” immateriale detta tsing . In questa attrazione si stabilisce la loro corrispondenza e complementarietà di yin e yang : polarità e principi puri del femminile e maschile. Maggiore sarà lenergia di questa polarità nella magia sessuale, crescente in proporzione al grado di sessuazione dei rispettivi sessi, tanto più selvaggia sarà la forza del magnetismo e la quantità di energia liberatesi attraverso lunione sessuale. La forza del sesso, che è alla radice stessa dellindividuo vivente, non può essere realmente soppressa. Può essere affermata e trasmutata asceticamente in vista della sua sacralizzazione. Il fine è il trascendimento della condizione umana in una effettiva rigenerazione e in un mutamento. “Il fondo dell’eros è piuttosto costituito da un fatto “magnetico” determinato da una polarità essenziale, generatrice di uno speciale stato di ebbrezza e di esaltazione con corrispondente spostamento del livello ordinario della coscienza .”
Lamplesso fluidico e lamore magico entrano nelleros, non solo come strumento di desiderio o brama sessuale, ma come Amore con qualcosa di più sottile e vasto. I “fluidi energetici” entrano nella “figurazione” della magia sexualis: nel suo atto di “sprofondare” e nel “sentirsi portare in alto”. Latto magico “avviene” nello stesso momento in cui tutte le forze e le energie, unite, riescono a toccare la radice del sesso opposto. La donna accoglie il processo: la dissoluzione e lamalgamazione estatica nella fusione ascetica con luomo. Quando lo stato di magnetismo cessa, si allontana irrimediabilmente anche la sua attrazione. Lincontro dellalchimia magnetica fra due esseri di sesso opposto provoca una completa ubriacatura di luce astrale, la cui ebbrezza costituisce la base della fascinazione amorosa, in quanto gli amanti vivono fra sogno e morte. Questa speciale forza magneticamente indotta ha lo stato di vibrazione diffusa nel desiderio dellEros umano. Il principio magnetico può attuarsi pure attraverso lo sguardo con il suo fascinum: termine usato, anticamente ma anche oggi, per indicare una specie di incantamento e di sortilegio che vi transita. Il sudore stesso e lolfatto sono significativi nella “intossicazione fluidifica“ degli amanti. Nellantichità e in certi popoli primitivi si pensa che il fluido di un essere compenetri lamante fino ad impregnare, oltre il corpo, anche le vesti. Lo si associa, in alcuni casi, al “feticismo” degli indumenti. Da qui le pratiche degli amanti di aspirare lodore e prendere con se le vesti indossate dallaltro: un mezzo per mantenere il rapporto di fedeltà quando i due sono costretti a separarsi. Il casolimite è quello di una intossicazione erotica suscettibile a prodursi, oltre che per lo sguardo, anche per lolfatto. Lo stato fluidifico della forza tsing si accende inizialmente attraverso lo sguardo, passando poi nel sangue: si sigilla così limmagine dellaltro verso gli strati superiori, nel grande occhio spirituale e nellanima. A partire da qual momento lamante porta, in un certo senso, nel proprio sangue lamante e viceversa, incurante della distanza che eventualmente può separarli. Nella lingua universale degli amanti cè: “ Ti ho nel sangue”. Eros e alchimia come attrazione sono presenti nel magnetismo dello sguardo delle “donne evoliane” dipinte, portatrici di segreti antichi e poteri oscuri. Lo sguardo, con il suo fluido-energia attraversante il corpo e lo spirito, saccende nella centralità superiore delle opere per incontrare limmagine dellaltro. Gli occhi de La genitrice dell’universo
sono circondati da due globi cerulei (lazzurro delle Acque è trasceso in quello del cielo), allinterno di un grande sconfinato triangolo bianco, amplificatosi, via via, da quello partito (già citato) dal triangolo ricavato dalle linee del pube femminile e della vulva. I triangoli, dal colore bianco e azzurro, rappresentano la luminosità della forza ascetica. Gli occhi della Figura femminile emergono, delineati di nero, dal volto per fissare laltrui oltre. Lo sguardo del Nudo di donna (afroditico) è costituito dalla malia abissale di un occhio stilizzato che guarda obliquamente, come da una mascherina, il desiderio dellaltro. Le labbra delle donne evoliane dipinte sono “presenze” rosse. La natura del femminile tende ad asservire e assorbire in funzione demetrica o in funzione afroditica: non tanto sul piano materiale e umano, con riferimento alla procreazione e al vincolo della carne e del desiderio, quanto su un piano occulto. Nelle tradizioni di numerosi popoli il principio femminile è stato associato allelemento “demonico”, non solo al principio della “seduzione”: questo si esplica nel captare e assorbire il principio della verità trascendente o magica. Per questa sua “demonìa” essenziale lautore parla di “morte suggente” che alluomo può venire dalla donna: il suggere stesso, nella pratica erotica della fellatio, è un gesto che esprime lessenza di questa natura e della sua “inesorabilità”. Questa tendenza del femminile è presente nelle forme “infere”, quanto nelle forme “celesti”: la donna può dare la vita, ma può sbarrare laccesso a ciò che sta al di là della vita. Laltra possibilità femminile corrisponde al tipo dellamante che, in un clima eroico e trasfigurante, desidera luomo come il proprio “signore e sposo”, venerandolo anche come il proprio dio. Questa, superando ogni esclusivo egoismo personale, fa della propria offerta quasi un atto sacrificale: pur conservando il potenziale disgregatore, vivificante e demonico della donna assoluta afroditica, lo libera dal lato distruttivo e suggente. Per quel che riguarda la molteplice varietà delle immagini o epifanie con cui può essere espresso il principio feminile due risultano i tipi fondamentali: lafroditico e il demetrico, che si presentano in corrispondenza come gli archetipi eterni dellamante e della madre. Corrispondono alla “potenza del divino” nei suoi aspetti di forza allo stato puro e di forza che dalleterno maschile ha ricevuto una forma, diventando vita che alimenta. Il tipo demetrico, anche nelle più antiche dee, talvolta appare in immagini femminili nude in piedi o supine: con le gambe fortemente divaricate, a mostrare lorgano del sesso, ma anche a liberare, a far fluire il sacrum sessuale sotto la specie di una energia magica e di una fecondità primordiale. In certi popoli primitivi lo stesso tema ha unespressione vicina al disegno, già più volte menzionato: quello stilizzato dalla matrice dellorgano – il triangolo rovesciato, talvolta con un tratto nel vertice inferiore che allude allinizio della fessura vulvare – posto come simbolo o crisma di una forza magica intesa a fertilizzare e, insieme, a far indietreggiare chi non deve avvicinarsi. Un significato analogo si raccoglie dal gesto femminile di sollevare la veste mostrando il sesso: gesto che, per esempio, nella saga delle donne licie ha lo scopo di far indietreggiare le onde minacciose. I molteplici nomi attribuiti alla Grande Dea, la Madre Terra, la magna Mater Genitrix , sono immagini del principio demetrico e della sua forza incontenibile. Nelle epifanie indù della Grande Dea appaiono varie forme di sposa del maschio divino che ha la migliore nel principio afroditico della femminilità primordiale, quale forza dissolvente, travolgente, estatica e abissale del sesso: opposta a quella della femminilità demetrica. Nel mondo mediterraneo le dee hanno questi tratti, come Ishtar : la dea dellamore, che è contemporaneamente anche la “Grande Prostituta” e la “Prostituta Celeste”. Nei misteri greci la visione delle immagini nude corrispondeva al grado supremo delliniziazione. La donna scioglie, nella propria nudità, la sostanza da ogni forma nel suo stato vergine e abissale. Nel rito la vista della donna completamente nuda è consentita solo agli iniziati: esclusivamente a questi è consentito vedere labissale, vedere nuda la Vergine. È da intendere il senso profondo in cui nellantichità è stato usato il termine “vergine”: non per designare la donna che non ha avuto ancora rapporti sessuali, ma piuttosto per esprimere la sua “inafferrabilità“. Labissalità della femmina divina costituisce laspetto Durga. LInaccessibile ha relazione anche con la qualità fredda, che può coesistere con quella ardente e fascinosa della natura afroditica: come la figura delle Sirene, che furono considerate sia vergini che incantatrici, con la loro parte inferiore umida e fredda. Si può anche considerare il significato della nudità della donna divina nel suo aspetto Durga, in opposto a quello della nudità dellarchetipo-materno, principio della fecondità. È il nudo abissale afroditico, legato anche alla danza sacra, come quella dei sette veli: il suo fine è raggiungere lo stato di completa nudità dellessere assoluto e semplice. È il denudarsi della potenza femminile nella sua sostanza vergine,
anteriore e superiore ad ogni forma. Limmagine della nudità femminile abissale può anche agire in modo letale: la visione di alcune dee nude uccide o acceca. Il Nudo di donna afroditico (1968-70) emerge tra onde e vegetazione arancio come unattraente Dea dai capelli neri. Nasce come un fiore nudo per mostrare i seducenti tentacoli-petali di una nudità inaccessibile con i suoi segreti sullo sfondo dei simboli verticali del principio maschile. Ritroviamo quindi, iconograficamente, richiami della Metafisica del Sesso in questi nudi di Evola. Mettendo a confronto le tre donne dipinte si scoprono affinità e, nello stesso tempo, diversità tra una figura e laltra. Lelemento costante è limmagine della femina “icona” e portatrice di segreti, oltre la pura fisicità di una nudità esibita. Da alcune fonti si ipotizza (o forse piace pensarlo, come a me) che possa esistere unulteriore opera di Evola sul tema: unopera “fantasma”, dipinta intorno agli anni ‘50/‘60, accostabile ai nudi femminili, che potrebbe intitolarsi Sesso e magia: una sorta di sintesi-anticipazione di questa pittura accostabile alla Metafisica del sesso. I nudi dipinti esprimono archetipi e simbologie erotiche, costituenti il mondo “segreto” del femminile. Colpisce, in queste opere, sul piano figurativo, anche il loro diverso colore dei capelli, in quanto ogni donna racchiude in sé una specifica alchimia: la Figura femminile con la sua chioma bionda; la Genitrice dell’Universo con i capelli rossi; il Nudo di donna (afroditico) con i capelli neri. Ho avuto conferma, in un colloquio informale con Gianfranco De Turris, del collegamento tra queste “tre donne”. Probabilmente erano la stessa “modella”, che aveva posato per Evola: la stessa donna per esprimere più significati attraverso il diverso colore dei capelli, in quanto ogni donna racchiude in sé una specifica “alchimia”. I capelli e il loro colore hanno sempre avuto una relazione profonda con il principio della natura e della magia sexualis. NOTA Il testo rielabora e “attraversa” precedenti interventi, scritti e iniziative dellautore su Julius Evola: _ Evola in Arte Astratta – intervista, in Marco Iacona, Il Maestro della Tradizione (dialoghi su Julius Evola), Ed. Controcorrente, Napoli 2008. _ Maschere di Julius Evola come percorso controcorrente , in Vitaldo Conte, Storie di Danger Art , Gepas, Avola 2008. _ Lingue e storie di Danger Art – intervento al Convegno Tracker Art 2008 (Quinto convegno della nuova critica darte italiana), pubblicato in AA.VV., Tracker Art 2004/2008, Juliet Ed., Trieste 2009. _ Il nome della rosa (rossa) – intervista allautore a cura di Adriano Scianca, Occidentale (n. 25), Roma 2010. _ JULIUS EVOLA Arte Dada..Nudo in Metafisica del Sesso – video a cura dellautore, Roma 2010 (visibile su YouTube). _ Eros parola d’Arte , in Vitaldo Conte, Body Writer: pulsione di sconfinamento, Gepas, Avola 2010. Il testo su I nudi di Evola come Metafisica del Sesso riprende lintervento-sintesi letto al Convegno di Studi Julius Evola e la Filosofia, Aula Magna Palazzo Conti Gentili, Alatri (FR) 7 maggio 2010. _ Eros parola d’Arte / Julius Evola – mostra a cura dellautore, Biblioteca Provinciale “N. Bernardini”, Lecce giugno 2010.