Come lavorava l’Ariosto, una intervista al nipote di Trotsky, la cronaca di una manifestazione del ’77 ("uno come me, tra di loro può essere solo uno ...
Un cadavere domina la società: il cadavere del lavoro. Tutte le potenze del pianeta si sono alleate per difendere questo dominio: il Papa e la Banca mondiale, Tony Blair e Joerg Haider, D’Al…Full description
Descripción: Rock Italian - Anni 60
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ritmo della musica per bambiniDescrição completa
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Alias supplemento del Manifesto 19 gennaio 2013
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Testo pubblicato in Riconda (a cura di) Filosofi italiani contemporanei. Il Prof. Nicolaci vi compendia la sua prospettiva filosoficaFull description
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SPARTITO
Il Vangelo Esseno Della Pace
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Definizione di cordone argenteo, sua funzione dopo la morte fisica e spiegazione ella natura e dell'essenze degli atomi seme.
migliorare la vista
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FRI|IICO IORTI|III
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INDICE
Sul L9)6. Rileggendo gli appunti di henta anni fa (zo r.lt"ao)
11
La via ferrarese al taoismo (to ngo"o) Le minoranze possono farci uscire dal secolo
t5
dell'orrore
20
(za ottob'.)
Passaggi di senso in versi (tz
.^.,o)
27
Rivoìuzione bubbonica. La peste di cui Manzoni non si liberò mai (z up"it")
Non è solo a voi che sto padando (z+ rnu',o) Non me ne vergogno (Jt marzo) Il mandante dei cimini psichiatrici (rr m.ggio) Perché non dico < (zt ,go"to) Per un giovane capo (;o sette-br.)
Adorno fuori moda
(z+
*tt.-b..)
"pentiti>
e la
Salubre insolenza (zr g"""uio)
@ 199ó manifestolibri sd via Tomacelli 146 - Roma
ISBN 88-7285,1t5_1
4L 44
46
)6
libertà di alcuni nipotini (;r ar...u'.)
Inno alla gioia ferita: partitura di Goethe Il re Mida della critica (: r"ut,uro) Trionfanti divisioni (rr r"uuoio)
35
40
51
Il custode (le..*"'b*) I padri
)0
59
6) (z
t uloio)
Mandela e gli anni (re r"tu.uio) Le invisibili inoinature degli anni '80 (s -o."o) Croce e delizia (u z ,p.it ) In mano ai rinnegati (6 -ueeio) Paesaggio mentale di una battaglia critica (a gi"gn")
72 15
78 82 88 94 98
Che la notte passi (tz giugn")
104
L'America delle carte di credito sedotta dalla morte (zl ,p"
La luna di Landolfi (z+ gi"gn") L'odio tra noi e loro faceva tremare le foglie
106
Attenti all'onestà del critico
dei platani (r t,,etio)
110
(s
Un
Misfatti dí lesa verità all'ombra della storia tedesca
(u
z luglio)
L'enigma Napoleoni (r ngo'to) La guera del mio nemico (u o ,go.to) Otto motivi contro la guerra (e seuemt'r.) Il disagio di vivere nelle note di un diario (r+ senemlr.) Radici con.rur.ri (zt settembre) Le parole stravolte nella tensione dei dialetti (z no*,"u'.) Una sponda a Parigi per di Vittorini (u I ".".mur.)
r1,1 118
r24 126
n)
D6 240
-,geio)
reticolatum> in versi (z: -,ggio) "opus 1981. Quando Faurisson fu estromesso dall'insegnamento (t,t giugno) Il mare delle tenebre (;o giugno) Prima che arrivi il peggio (s t,gtio) Pasolini criticava il
e)
242
246 249 251
*)
25) 256
ú9 142
1994 Cari nemici (zr
148
261
"o'e-b.e)
Appendice 1.991 La lingua slogata con buone o cattive maniere (rr g.nn"io) Un filosofo d'occasione, lnfedele alla linea (r r.ut.oio) Ordini da disobbedire (2 f.t l,-i.) Parola chiave: conflitto (r -,L,o) I rlonfi della morte (s maL,o) La banca del Maghreb (28 apfite) Filoamericani di sinistra, colonizzati e contenti (l massio) Le allegorie dolciamare di Mario Socrate (z+ -aggto) Vite di arnici diventano spettd (12 giusno) Nel sottoscala del diritto, la violenza della ragion di Statq (:t gi"g"o)
Indignarsi è consolarsi (t
Libertà del silenzio per la poesia
D5 159
r63
r66 170
11) 177 184 188
191
196
oeo"t")
Ascoltare dal sottosuolo (tt '"tt..b..) Ospite íngrata del dialogo, la noia ammaestra e incalza (ZO seuen't'.e) Prezzolini, un antipatico maestro di propaganda (rr ouol,r")
200
La corsa del topo
2t1
(+
ai."-t'..)
205 209
1992 Virtuosismi e paradossi del tradurre Menoria di parte (: r.suroio)
(zq gen,,ui,,)
Sul computer I'eJr.uetto: la rcdazione va alla Caro Bobbio, hai perso anche tu (tq n,u.,,,)
221 227
gr
rcllrr (.,t r,.l,lu.,r,)
228
2)2
(aprile r98z)
265
t986
AWERTENZA REDAZIONALE Questo secoodo volume di Disobbedienze taccog)ie gli articoli scitti da Franco Fortini per dal 1986 al 1994, l'anno della sua morte. Moltissimi sono quelli dedicati alla guerra del Golfo, allo spartiacque da essa tacciato sul piano etico e politico: li si può leggere come un iibro nel libro, contMppunto prosastico a-lle (Sefte canzonette del Golfor, incluse in Composita soluaxtur,l'.:it:ma raccolta di versi dell'autore (Einaudi, 1994). Seppure di minori proporzioni, altri temi ricorenti sono il . Bisogna tener conto inoltre che Fortini, a partire dai tardi anni'70, decise di sl'uotare i cassetti, ossia di curare egli stesso la pubblicazione di sue vecchie carte (lettere, appunti, articoli solo abbozzaú), inquadrandole e reinterpretandole a distanza di tempo. Si vedano, per esempio, le note sulla crisi del 1956, una lettera mai spedita a Cesare Pavese, la corispondeoza con Roland Barthes a proposito della guerra di Algeria. Anche per questo volume valgono i criteri adottatí per il precedente. Poche le note a pie' di pagina, solo quelle necessarie a ricordare Ì'evento o la discussione pubblica cui l'autore si riferisce. L'intenzione è di mettere i.l lettore nella medesima posizione di chi ebbe sotto gli occhi articoli di foninì giorno dopo giorno: nienre di meno e nienre di piir.
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SUL i956. RILEGGENDO GLI APPUNTI DI TRENTA ANNI FAl
Sono andato a rìleggere pagine di miei appunti e di articoli ,lcl lo5o. Oegi po.so criìrc in che cosa avcvamo tagiotre e in che ...,s,r ci si túr"gLrt r. Pario al plurde pcrchc eravamo,un piccolo pubbllctlzrorlc ;,,,rppo. quello di Ragionarncrrti . una Lninuscola d ,,,o t".otldo o terzo numero Da alcuni .1h", qru.i;g"ot"tr, "rà ,nni, i,'r q.tèi gtuppo sí ela studiato e cercato di capire.la.situazic ne polirica c socir'lc Jell Urrione sovieticr neglì anLri ddla guerra
lrcà,h; e. dopo lir mortc Ji Srrlin. di inlerpretare i scgni ''lcl uìutlmcnto Ma non cravamo negli organismi di panito .dove si Avevo potuto' lrî lugl]o c li( 'tcva. lorse. saperc di piu o mcglio ,'ttobre viaggiando irt Urss e in Cina intrawcdere' presentrre: nient'altro. Non spero rni si capisca se dico che l'arco degLi eventi.che si inizia con l"apcrturr del XX congresso a febbraio c si ciriude con la crpitohziorte Jegli opcrri di Czcpel nella BuJapest. massrcratr JaÌla irrsurreziorre c dalh repressione. c rimasto nella memorla come una stagione straordinariamente felice E bisogna essere crati r lasolini che nel poemerto ll pianto della scavalricc ' ha ,icno splcldi,lrm.nrc il icnso di quella sragione di fdicità , , ., ll ventesirtto e il rapporro Kruscev eîano un lncreolole trionfo de a storia ru r..i"ttr. la prova chc questa toúa dj rcsur' rczionc delle vittimc era possibile e questa possibthta era collePata con l'idea stessa ù comunisn-ro. Per questo i caratteri
anmutoliti dalla collera della base 11
Figurar.si. La basc manclava a dire.che le anclavano benissi_
tuttavia nel cassetto del suo autore. Eppure non pochi, in quei giorni, fra discorso di Nenni e il rapporto Togliatti, intravidero a un tempo i rischi della situazione e la necessítà, per evitare il peggio, di un atto dí coraggro delle due direzioni. Avevamo dimenticato che ii decennio non era passato invano. La prr:denza tríonfava. Sull'"Avanti!" una discussione, fret tolosamente aperta, andava avanti a spinte, come un dialogo di s.i parlava ancora il Linguaggio di qualche secolo prima, rapporti fra politica e cultura, autenornia o non autononia di quest'ultina dai parriti... Quelli dcl , íntanto, riprendevano fiato, selezionavano gli interventi, Li graduavano sapieiÌeilente. Verso aprilc, il richiamo all'ordine era evídente; non c'era intervento conunísta che non gettasse la sna ptefrtzza gli culturali>>. contro quelli di "estremisti "Iìagionamentb, Sul oDibattito Politico" un noto pubblicista comunista, camuffato da uno pseudonimo, rngiuriò tutti quegli íntellettuali awenturosi che non avevano capita la grandezza della politica di Togliani, la parola d'ordíne
sordi; vi
le stessc parole del suo collega francese Andr'é \X/urmster'. Vcnivano avanti, quasi inawertite sui loro modesti pannelli
di legno, le clezioni amministrative. Per la prima volta, alla Casa della Cultura di Milano, c'erano state, aÌl'uscita di una conferenza, delle uda; per csser precisi, al mattino i giornaLi avevano dato notizia della riabilitazione dí Rajk. Si pei'rsò di organizzrc dclle riunioni di intellettuali socialisti, comunisti e rnarxisti ..senza partitorr; se ne padò c se ne discussc per un mese, poi i comunisti lasciarono cadere. Non oc correva molto buon senso politico per capire cl.re la crepa fra socialist.i e conunisti si sarebbe andata allargando e che se si voleva evitare il peggio bisognava parlare, veclersi, chiarirÉi a vicenda. A illuminarci vcnne Alicata, il 5 di rnaggio. Fece una conferenza suí nproblemi del marxisno alla luce del XX Congresso> che lasciò stupefatto e hebetito il folto pubblico. A Mosca non cra successo t.tuila, secondc, lui, anzi non si cra fatto che confermare la bontà della lhea, d'altronde senpre
12 13
seguifa, quella detta la via italiana al socialismo. Sì, certo. era ncccssario uccuprrsi di piu Jei problerni Jefl.indusrria e ,ra
con, prurlenzJ
L
-
LA VIA FERRARESE AL TAOISMO'
dcl ncoposirjvisoto. dcll.ar Lromazíone c sirrrili. e poi iutto qucsto c.erl
ronde. I aver I dctro anche BuJgaD in. già in,Gramsci, a leggerlo bene. r
il farroso rapporro K. chiuri in ca.à, che ,ron rlspondc\xno al rcJefor'ìo;.li aJrri cofpirida coUasso poi [u Lut
coro. una garu. a proclirnrlre il ci,lrilttcre..non rn:rrxisla.., scandacl qrrel Jhguageio ll un modo inJccenrc. invece dj Drrhre \u errorr e di violaziurni .ìeìJr lcgrfirrr. Kruscev parhva di cosroJc spezzare., dipopojazioni depurfrte. Ji ccnriLiaia o migliaia Ji membn del l'arrrto s,,rierico uccisí dal palre dei popoli. per un buon mese, si svolse una cliscussione prirntu, a."i quiri -u telefonica - fra chi diceva di non ..aver sapuìoo e chi dlceva dì lu'so.
<(aver saputo>>.
20
febbraio 1986
NOTA
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di un'n ra'pa
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1. Oran.rai da quarant'anni, ogni volta che torno ad aprirc l'Orlando provo un scnso di rimorso e cone di scoramento. Fino rlnlla scuola sapevo quale specie di verità dovessi aspettarmi da clLrclle articolazioni assolute, Fir.r da allora le formule crociane crano lì a dirmi che sc non capivo, avrei capito più in là, da adulro. So oggi quanto inganncvoli o parziali quelle formule fossero disagio è rimasto, jl senso di alcull' la'sfera', l"armonia'-
-
rna
ché di nitido e sfuggente. Buon lettore ddla Gerusalenme, del 'Ibrrismondo e delle Rinze, non saprei dire come na, nella Firenze degli anni Tren ta,le irme angue-sangueJangue ele vociferazioni orribili dei duelli tasseschi incantavano in me un decadentc che almeno in parte allora si ignorava; come facevano, nci medesin-ri anni, pur tanto diversi, I)ella Casa, Galeazzo, Tansillo. E ho continuato a dirmi che un giorno avrei capito Olimpia Astolfo e Alcír.ra. Ho continuato a invidiare quelÌa che Bireno, e credevo salute. Era saÌute? In anni più prossimi, il rimorso ha mutato senso; mi pare di intendcre ché coia I'Ariosto nella sua opera intera ci voglia dirc. Allora sono io a rimanere al dí sotto di quel discorso, non confessandolo cone dovrei. Col Faust, col Meister è stato molto diverso: non oarliamo nclnmeno della Comnzedia o dd Canzaniere, al cui cospètto la capitolazione riconoscente è continua, imn.rediata e fdic€. Con I'Orlaarlo, lo vedo bene, è l'impossibilità di accettare il suo ateisno, anzi la qualità del suo ateisno; di sostenerne Ia. vista. La lettura di dieci canti dell'Orlando mi dà il medesimo senso di torsione, di distruzione e di amarczza che provo lcggendo ipiu chiusi sorìetti dj Mallarmc.
2. Nel gran moto uniforme e circolare la chiusura di ogni ottava è come I'avanza[tento senza rumore d'uno in altro ninuto su di un quadrante. La tensionc è ridotta al minirno; ma è quanto basta a mettere in dubbio la fluidità del tempo; e l'universo che ha il centro in ogni punto è però parcellare, i suoi elementi sot-to visibili a occhio nudo. Non c'è da stupirsi che l'Ariosto sia il grande amore dci razionalisti e dei vecchi, ossia degli cdonisti: gli
1t
uni e gli alrr.i harrno. come lui. una vivissirna repugnlrrzr oer il ril La rrrorre lar Jell.orologjó if* .",,i".;. 7ucy. cot /1.. dlrebbe Kcrmode) Jovrebb csscr.e. dico la morte cristir. rra. ,-luclla ,.he è lígura dclJa iinc o Jel rennine dcl .;;J;, le da qucsto tutro pieno. o. aJ piu. prcscnte come rrei pagaDi ^r;;; rvla ArLosto non puo esscre pagarro. Eg[i sj diferrJe con Ic foirru_ re cultu[aJt cnc le tÌìlìoranze urnarListichc. con lr loro st rrordina ria capacita Ji rnerrzogna sociale. gli ,r"uuno p,.prrrro. Bil;;ì m, parc. l)d bcDr5slrno chiariro l uso arjostesco dcllr citazione tc7,tt.n ut,.a J,
i.,"rgì"rUi.ià [r;",,à di Dante. ll lenorc h,,l lutra l aria clrc vuole. aria rra gli evcrrLi, spazi _ uìJe.lontart o glì pant dt ucJ.rp.5i j16 dj Ol;oi; _;;i;;;r" no: iì rempo .lell Ariosro ha foura dj cllisse; J"rrl" i.j piancli.,rcmpo dclla ripctizione. Arioslo corroscc ", "r"fl" l, i;r;,,;; tenora darrrcsca. rnî5sim.r djsr3rì2, possibiJe c pone.t.ra sc e Io spcrtro cht.è per ìui ij sccolo
d deslrno. Le :ue Iigure non sono prcdestinate nra Dre_ scnite. Le Ìnuovono aJcunc semplici nornte.I natura e,.li coÀu._ nienza.sociale. I carar tcri. quelli-st cltc,.,rbrr". ;;;;; ;;;;;ì stranr: r pcrsor)rggi hanno rrn bel dcnorarsi secondo la joio oas. sione, dornjrranre; la loro ripologia _ come irr ru.ffr.fl", ;" l..tiÀ" ranecto c rrnrurdmerrte in Tiziano _ ceJe di fronrc rrll.cpireto. Il cavalicre. Ia bella dorrna. il re africano. ,". p;"i;"dr';;il;. . ii lettore, anchc attento, non è ben cer.to di chí si stia parlando. chi sia sotto la visiera o in sella o si allontani all'orizz'on;;. A;À; perché, come ben si sa, dietro ogni u*"rrru.u o frgì;;-;;l1à u,n allra avrcrrrura o duelJo o fugaìra lasciaro,] .* ffiì"r,;; .iì ùtla ancora v e prescnúmento: e gli esseri umani si riproJuco. no conrc,l esrare. Ja-notte. la fonunl ín ,nrr., t. ,r..iJrninliii questa rdca di una_ lungibiìira dcgli csseri rossia della jderuirà rre.l mutaure'to) non abbandona tuft; una pafie dell, .;r.i;;;;;;; larjva dell Occicienre: anraversd. aJ esenrpio. t, Ayirii" , iiì,ir"'" L,út r(.rcr, t.c. la .pone propr.ia line nel proprio principio, ò radi_ callueÌlle atìlrbrbllcJ. ncl scnso auerbachiaÌlo dclJa parola; on resptctt Jinem.
N4S :rri dà una_ inrerprcrrzjone piu esarra Jell.esscnza dcl r-urloso Jd I rcmorabde raccon Lo di Bíoy Casarc s, L iqu, ,t atunt dr Marel, dove una macchina fantascientifica, ;"*i aU" ,..... i,
cr.ernrrìrcnle npctere una scqucnza J vita a un r,rul,po di esscr.hrotoglcarncrìre delunti. che la rnacchina riprocìuce corne lanta sn.ú. E se vuoi capire l'Ariosto devi, come il pr.t"go;; dJ.;; 16
c(nto, accettare di làni inghionire dalla macchina prodigiosa e (li penetrare in un universo della ripetizione, dove tutto ha senso ir btcve. ed è insensato a lutlgo tennne.
). f I piaccrc..leìta l:orma cui. proprio a.propositr-r .lcll'Ariostò, ci rinviano i neoedonisti - non coincide mai col
.(\rìso profonJo dc.lle cose- per la scrnplicc ragionc chc non , i utt scnso profolldo dellc cosc lna ce lle sono allneno duc ll oiacere indica il suo contrario come Ia forma l'inforne Consu'r:nnrc rrell' O,lon,lo I'ariostisrno e l'cdonismo unranislico-rinasci,ii"uì.1" a ,ltr",,nnto illusorio o aJrrreno prrziale quanto eliminare le- gioir della poesia di LeoPardi. ' D.bbo noi conlcssare che dr ut purrto di vista di elemctttarc sroricistno dubito forre chc la civilà culturdle dell'Ariosto non nutrisse dubbi e avesse saputo, cotne m'occorre di leggere' -csplrngcre rigorusamenrc Ja se quatrto Poleva,risullare contrrddirràrio o osrilc . QuaÌìlo pitr tura cjvilrà culturale vuole espLlrìPcI/ rc rigoroslmenlc là propriu cr.,lnt rrdJiziorre. piu ta pona vi'ibLle: pru c e ptu Inlrab rettde bc! iù cr" allora si vmmcte Questo mi mistcrjoso iì poetna. Quel che Aiosto rcpnme-e rurìuovc nolì e rolo ;l fllo dei lamburi nel sccondo dei Cinqua Can,t.i o la straPc dl lvra Raventra. Arduo è sapcre chc cosa. veîarrtnte cgÙ.nmuova latente una da cerro l'unità dcìJa poesia di Aliosro e condizionrla
divisionc degli uomrni, uno dei quali egli era; è costruíta, e vrnce' a
panilc da u-ia fran ura: pct' queslo c cotrsidcrata' opni grancle opei". rourrttrna o irumlna; rlellc:uc visionj quasl 'lvrna lnlattl Ia dccisiva finzionc. nell'Orlando. c quella del p-er:onaegio-autore e Jicitorc. furiro pcsiro a crcdere clrc tuttj i rilenmenrl all attualta bcgo e aìla storia, .on Iu ìoro soJdisfana o cottcilarricc ca'Jcnza suggettz Aragon ad I'lndía là d,t d,t tlieci caciiar míLle, e i regni / di iuiu, ;rttà so o t ccsarci ,Jtlrì siarro irclusi proprio per.allontana re. nominandolo, lAltro, I'intollcrabile c incorrcÙirbdc Allerrta .;";; Jtì leuo,,o l" otrave Cotnc il scgno JclJa sanguigrra rrel
cartonc dei Inaeslri del suo telnPo lega le articolazionì delle. tigute in rnasse ricche c grevi. e martri spade carni-lrorlde lìubt pretre,\l rnrtodano e svolgòno scnzl ntai soluzionc di corrtinuo cosi rìella ,ur ro"rin r)on ha ltrogo il woto. la mar)o che ccrca nell acqua e sressa ij vclo c uucJìa che svclle gtj albcri. il piede sull'crba c lerba dd senso nella cost'rtlzr i .Àroo. ,uuo ò ín r omo solo: la iiducia quanto maggiore t?ì1-lto carica ogd parola d'unà qualitàr pondcrale 17
LE MINORANZE POSSONO FARCI USCIRE DAL SECOLO DEL'ORROREI
Pcr-
,lt
il cristiano l'uomo
è costituzionalmente ammalato, leso
Ltt uulnns originario che lo ha reso separato dalla natura ederricu; la sua guarigíone è salvezza e si attua fuorí del tempo, il presurtc non è chc figura di un altro presente immutabile. Ma anche
unrr parte del pensiero rivoluzionario, quella non rousseauíana
rc oositivista. non hanno una fiìera fine ma solo una trasforma
;r :r pi ;:ir ill u:iì *u#.*iT,:i# : 1:r',-15"1*,'l::[;tr:u:*:rn::::it*lrmii :lr"," U,ru.Í:t;:::'::::ff ':fr.ll; ljm íX r
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ryq;*q,Í';H::j:ìJff i,:.:i:*"ru:lt'"ri*j j'.:x n,i#Ll m r Ji ii :q:i?,'xi[:'*g,n
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j: f ;,ru:;: í"i: iti*, ;*'**TF
zione storíca, non solo una funzione ne€iativa rrra anche una positivrr. Solo l'ammalato può allora essere il terapeuta deLl'amnala
lir, secondo la parola brechtiana, sklauen uerden dich be;freíen nschiavi ti Libereranno>. Neí medesimi anni di Brecht. inascoìtati ilrrlla sinistra dell'ottimismo <, 1o dicevano anche Sinone \X/eil
e Ernst Bloch.
Ma, se era relativarnente facilc dire questo pensando allc chssi umiliate e offese dell'Europa di cinquant'anni fa, chi real rÌerte oserebbe oggi proporre, accanto a quelle, come tcrapeuti o liberatori, come i re guaritori o lebbrosi clella leggenda, gli schiavi, i malati, i fcriti del tcrzo c quaÍo mondo? O i nuovi barbari delle nostrc periferieT Eppure, non dimentíchiamolo, fu questa la slìda cui si confrontar
oggi, ma dubitosamente, credo che si alluda all'area vastissirna e giustamente imprecisa, che è oggetto dí volontariato o semivolontadato o di particolari attività aurministrative, dove si lavora a contatto di situazioni genera)rzzafe, prodotte dalla socictà preccrrte ma chc. cssa siruaziorrc. ncJJc proprie isriruziorri. e irtcapace di gestire o di trasfonnare. A me pare che la particolare condizio' ne di queste , nel ioro inevitabilmcnte ambiguo raDDolto con le istituzioni dello stato di
ganrsn.Ìt
solro naturaiÍnente terapeutici, sono libertà e la portano. cnzimi del, corpo sociale e, corne spesso úpetono, <
na non del mondou .. NessLrrr.r di quesrc istiruzruni ,lj rnuruo soccor.su Lrsichico. rrsrco. ,deologr(.o e corporeo puo evtlare. come un qurfsiasj
r_sclillo (k.Ua salvezza. rJ.parsrgeio d.rlJl nùnestrrr all.opuscolc,. lì rDI.c o rosso rì vcrdc. all irrviro a f ilm. riuliorri o fcric; ml che crrco. nor ptro e ncllcltc ,lcvr pcrclre il r.uolo terapeutico .li qu!.src pratiche,soci.rfi e proptio Ji essere un i"U." iJr" iìrri.
r'irlî ò ir qud processo inintcrrono di identificazione c di ,'l,,rirzi()nc, fra tnonrcnto di autorità (interiore o esteriore) e rrr)rìì( rìto cji ubbidienza (interiore e esteriore). Ecco pcrché a.l , r I lrn nrotto liberalc nia libenà finísce dove cornincia la "La lrlrcrtir rli un altroo, non da oggí na da un secolo si rcplica: >. r( ( ìrl)(
28 oltobrc 1986
C{ì{ JllrO. iì Utì dO\Cr C\SCrC. a Utr .gl1pg,, C. se nOn Io .OnO,
vJrporo quJntn rl rncdir.o .lelJr rrrultra. i congressi "11ofu dci r:;rniti. il canpionato di calc ro o iTe Deuru aSantiago. '' Pe1 Jírg lurro irr una fornrr-rla: la cond"izioue che chirrnirnro ,. , , or,rJDerfd - dr quirlcou c p(,r qLlalcosa. o è terapeulíca
o lo e di urr supcranrcrio di se stcssr ossla una.obbtrpazrune c un impcgno. quLrdi una accctrarr [irni_ razrone dl se sresbt. per urr fine c un orízzonre ulteriori. Ouanro arermo \à conlro rl co,lurne inre[erlrrale ercditaro d,LJ proìressi smo. In una società che non vuol sentirne partare (o*"ilii;;;i; ne.parlare soltarrto ..a dcstrr.. ossir con ben pr.cisc _arartz;a'ai ordine socialer quanro aiferrno irnplica anchÈ ..^ria?rìrl-,àri' inJì,rizza gli investimcnri UO;ar"rlìì"". qr"f ìf,. T:]1.: -.1î.h. soLo sc coÌrrrene rn sc la possiLilirà
orrrcpassd la nostra brografia. duuqrre vcrso una rcpr.essione. L\on sara possrbrle mutare iJ prescnrc senra mino.anre che svr.rupprno e. prdtrchrno_f erapic c auroterrpie r.ÍríîaÍe d i rct tamc]l
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ara ruonuscrta dal sccolo dj orrori c stupiclita cui sirnto awczzi. Sorro la sur puprlla cli MeJusa. J esperiena d"llu prl,r,, *.ia d"i sccoto cl ha pretrúlcati a segno ( he queste mie plrole apoaiono. nera pru bcnevola ddle iporesi. come patoìogia rurorir,rrìa. Rrs_ srcunarrocr. rìon propongo lOpus Dei rre Ia lcrza Tnrernaziona_ ( re. no .deflo m|lorJnze... rna quelJo cli cuj sro parlando rieulr. or ruur- terdpeutr e pazicrrti. portatori dr salure ò di u,, ,oriibil" ldt tonat,c una razionale ubbiclienza quJnto , scrìza ,ab\equlhm.-dt ercun dubblo sr.corrligtrra come utìa forma o figura Ji Supcr Io. rroDaoúmcntc e quclJa.li cui parl:r la CommeJia quaudo iir vctta l rurtatono. aTo ho,tto ui,ttor chi.tm::.o DanLc Virgiljo dicc che orlnxr incorona t, ,(,t)ru Íc. ínclicando iJ scgrro di ul* rdr" rrn_ grurìtiì non ur urra uuila ma in urrt Jívisione acccrlrta fra un se
universale e un sé particolare. Anzi, il primà segno ed esercizio
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di una liber-tà ricevuta o
NO'fA L L'artìcolo uscì ell'intelno di uno oSpcciale saluteo titolato "Le terapie della libenà,. in prina paginr, accanto ad articoli di protagonistì deìla t'attagìia per I'abolizione dei rreniconi, conre Frence Ongaro Basaglin e Jlranco Rorelli. Il teme sarì ripreso da Fortini dLre anni dopo in nll mandantc clci criurini psichìa trici" (radi zry'a).
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t987
PASSAGGI
",
DI SENSO IN VERSI
Cr-rltur't rirro Cesari, Le amutte del conquistatare, Cooperativa
',rl..
l)ispacci Editore, Bologna
Scver-iro Cesari,
i lcttori del
ttmanifestoo
lo conoscono
di molto e raro \ralore l ,.. nc. Arch'io lo conosco e lo considero dí versr (Le armata làscicolo consisteLlte un pubblica t trlsi egli
conc seconclo numero dei "Dispacci di ,lii n,iqiirtotorr) -il* ,i outbli.u,,o a Bologna Non vorrei Jire nulla dcl ì ,.ti.,
li'r,,nr ,li
irrrpagirtazione c fascicolarura chc rcrtde pressoche lla rrota irrrnossibile la lcttura a persone pJ\:abilrncnte normali ,.lir,,rialc [i chiamr inf]lli 'anomali"ì pcrche credo si traltr. dr un x un i rrcrrziortale sistcma Ji ostacoli Jcstirtlto daglr sràrnPatorr. perche',soft'rrbblico ..sclcttiro e seleziorralo' {si Icgge artcoraì i,r',,Jo, goda a farsi sclczionlre c conlermt che I accesso Îr dnc o dalla ;;;;; t;s-ùàrsi dalla ablazione rjtuale dei canini gìieborigerti ,r",io'iurittc d.l scrlo nasalc così rispettrtta prcsso ì\', fonr',ra q,rci suoi vcrsi ho potuto Icggcrli anche in lorn)a da1qualLtr' riì(rscrílt'J. t mj sono pcrsuaso che Cesarj ha vivissirnc rntellettuali, poetiche. oltreché -'
La orimr cosa che si awcne e una volontà Ji spcrimerrtazio che implica molrc figure- tonichc come ritne bur'lc lbrrtalc rrc grslrcr' .chc, o parodistiche. al[trcrazioni polimelrle: c dl.Pruocrìl storlc rranl,da L u,ra dì spe rirtrcnrazione rcntarica con argolncntl
ombre atnoe gcografic rcali o irnmagitrarie. desolazioni urbatre a quelJc di sirnù .u.nii Le dis,otranzc sono
;;;. î;;;;., ;;Jl; .ini *trfi.i
o pirrorici dove cotrvivono pop 'rn' colJage' c graffitil c dove l'csscnzia]e è rtna sapientc
"ìn",,i io"rranl;rnto,.-.;trrioni
punteUa i] croUo circostanrc Tutnoi - ha una utrtra' Lo crucsto"- irl Cesari artchc perche irr alrri o in in , soggcttivirà che parla tna utr'arca culturale
,[Jìirnn;'o.tt".,,,t tJroui,tc
irì'.ir.r, "", 'i. tntetlìazlo''assoluLltrtenrc nroJertta". una frscitt gcttcrazionalc c
nalc. dovc ci si intertdc a tnezza parola destirtrtari o cor)ìPÚcr Per j uurli le allcgorie sono marulesrt' '- r;;,; ui, pun" di questc pocsic Ò registritziorre ddl illirnitato rìol e In nol stessl 'usa c getll c 5elnhra avcr tostituiro úllortlo a
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l'esistc.r.rza, qualcosa cor.ne
l'atroce
leturn> scrilto nei vctri di certe bottiglic. Senbra, ma scrnbra soltanto; perché secondo un orrriri sccoìarq l.r.ce
r'ìelld ,,rrnorcvol( rzd consrpevolc c rregli eIrèrtj dclla solíiudinc.
uNon c'ò niente che inviti al verso più della car-ta quadret-
tatr'. Mi
sb:ttez,,.r
si
questa cr.cJcrrzr e
"er.ic
si[ìabica rron ha il
sun ,rlpc1 Lls1r1q ncl prirnc, JcccrlLi,, Jr.l sccolo curr.i'rrziorri'rle spunclt ntlo (onìq qucllt poo;ia. da Covorri ,r Pdirzzeschi, al ricor.-
rcnte
...1'pcro sapcnJosi amrninisfrarc. renza sciuparsi rrnppà .on / Tn n.rodo da saÌvare, nel risDetto del frammenta1;6. / qucl tanlÒ di gcrìerah. che .i addjic purgolarore di ',1 coscicrrzc. e scrirrorc. / Un rcrrtrriro Jawcro astuìo Jipresc,.,uare la spceie.. Ci ricorrosciamo in nrohi. Il recchio lettore, o n.reglio, il lcttore vecchio cl.re so di essere, suppolle che per lc poesie meno di Cesari ci siano clcí conrpagni di generaziole c si sente fin troppo bene che Scverino non sa rírnrrovcrli. alìzi (.on ,lsja c r,rbbia-ne 11,ia il giudizio. Sono questi altri ..egoo a ingombrario, non -.no il.re cose da poco.
)R
I'r'cccsso dei propri doni. È quello chc volevo dire cluando scriv,.r,o che non si tratta di una ínclividualità o tutt'al più di una irrclividualità che si rifiuta come tale e invece di una situazione di rgr:nerazione o di ceto; né mi pale piccolo elogio; ,,sfanchezza, noÍì è stanco l'unír'erso? E una barra d'uranio, l'ultrna, /dolceDrcntc penetra dolcemente spíngcndosi nel reattoret .
Ma c'è un'altra fronte di questi verci. Questa intclligenza, oltraggiata dal mondo nel qualc viviarno, che continua a non farscne rura ragione ma a ogni costo vuole evitare gli acccnti dello sdcgno perché, peggio che hutili, li sa complici, sitr.ra qua e là, fra la polvere dí cuiture e allusiom, ora il ribrezzo della atrocità, ora ul]a ceftezza enigmatica di foDdamento, cli i-rdistruttibiltà. Biso s'ìerebbe citare dalla sequenza Askatasma (la parola, in basco,
o di ,rdurezza irnpelrsata>, che viene rcperita ,,pescando cadaveri nel fiurno. Per I'autore chc ossesso di pudore ostacola continuamente il senso, ossia la direzione, delle propric parole, nasce rna assoluta e clispelata river.rdicazione di integrità: <. Qualcosa di simile si legge anche nella serie che il titolo all'opuscolo. uNon è straniera questa terra è la n ostra ùce i disfatto uiaggia' che tore. EIa nave parla in questi bellissirni versi di allegoria: "Poi r,..ric
rr-a
pass'ammo le colonne d'Ercole
/
tu.r
vento sottjle prese
/
Tu che freddo hai il cuore
a1
pari di
a
sof{iare da
/
ricordi forse di essermi stato compagno / nella tua ripetuta morte e nella mia". E, ancora una voIta, ,rduro I'oggetto>,la dutezza della oggettività. C)gni volta che Cesari íncontra questa alterità non recuperabile, questo qualcosa che resiste al troppo picno dclÌc sue operazioni intellettuali, eglì ci dà passaggi pieni di senso. Come quando, neila dawero t.ron torni di scrie ,.Lincavo del fulmineo ricorda: "Chrssà lruovo indecente pericoloso mosffare ciò che resiste>> e si affida a1.la elegra nel ncordo della persona (a lui come a me cara) cui è dedicaùr la seoucnza. Paola Cusumano; .,È I'incavo del ful-rnine sulla tua gualrcia il canto che ti fu rivelato>. Una nota confida quenord
r.r.re
sta coincidenza di distruzione e di vittoria a un'opcra mística india-
na di quel Rudolf Otto, í1 cui libro l/.lacro, scritto quando nacqul, lessi verso i vent'anni... Forse qui non seguo più Sevcrino; ma fin dove l'l'ro potuto seguire c'è di che dovergli gfatitudile. 12 m.auo 1987
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RIVOLUZIONE BUBBONICA. LA PISTI DÌ CUI A4ANZONI NON SI LIBERÙ MAI
ln appur.rti vecchi di vcnt'anni lcggo di esscrmi cl.festo se nella peste del romanzo, Manzoni non avesse trasposto la figura storica che pcr tutte la vita ìo avcva tanto più ir-rvcstito quanto rlreno le aveva scritto, almelro fin quando r.ron cbbe oltrepassati i settant'anni: ossia la Rivoluzione francese. EsLi avrebbe esorcizzaro qucl flntasrrrl as.irnilandoìo r un evenro rraturalc c sorrracn Jngli. ncJJ rlJcgoria. ogni spccifica 'toricirà.
Quella nia ipotesi la trovo oggi superficiale e affrettata. 'Ianto nella pagina del dialogo dedicata a "Dell'invenzione> Robespierre quanto nell'argomentazione del tardo saggio sul.la Rivoluzione francese, Ie violenze e aberrazioni rivoluzionarie sono ricondotte a crrori prima che a colpe, secondo il principio tonista per cui la volontà segue, non precede l'intelletto. Lerrore ha ccno origine pratica, negli appctiti disordinati che il peccato ha infuso nella natura umana; ma è propriamente intellettuale ossia umano. Per questo Manzoni non dirà né penserà che i contagi, le pestíìenze o í terreuroti siano castighi di Dío. La Destra
dell'Eccelso può rnanifestarsi nella natura ma sua meta è la partc propriamente umana, l'anina. Rodrigo non agonizza di peste a punizione dei suoi peccati tarto è vero che la preghícra di Rcnzo, suggerita da Cristoforo, può, nrediata dallo Spirito, salvargli i'anima. Le svcl-rture e le nalattie (anch'esse. come la morte. retaggio della ferita originaria) sono , non sentenze e possono essere volte alla salvezza. Il riconoscimento d.i una funzione positiva e retributiva della pestilenza vier.r fatto pronunciare, ma in una foma chiaramente rcpulsiva, da Abbondio, che non a caso Renzo subito correg ge. Neanche c'è ir.r Manzoni quel che si legge nel mito tolstoiano della campagna napoleonica del 1812, l'oscura fccondazione del la Maclre Russia a opera degli invasori (come nel tacconto Sotto la tcmpcstd di neut:, al signore chc gli si è awinghiato per scampare al gelo soprawive í1 servo). Ben oltre la giovanile esaltazionc
tírannicida Manzoni resterà sempre fedelc ai valori dcnocratico borgl-resi dí libertà e indipenclenza, scegliendo 10
a
rrr,xlcllo la costituzionc amcricana invece dí quella giacobina e la forma qualsiasi di 1ir rt lla ,,nazionale, del 1859 piuttosto che una rlrrcrla civile. Eppure, a un live.llo più profondo, che poi è cluello dove il rimosso (in questo caso, un rimosso propriarrente sociale 'rl,itl , politico) la peste del romanzo è, sì, allegoria clella rivoluzione a l)rtto di precisare che non si tratta della rivoluzione robespierriaÎir c tousscauiana, con la sua fede nella perfenibilità indcfinita ,.lcll'uomo, il suo (cap.28). La traduzíone in ítaliano della rivoluzione francese appaiva anzitutto con la testa di Mcdusa della rivoluzio' ne sociale, dunque della guerra civile: il disordine supremo. Altro che la sommossa di San Maruno, commedia che ha sullo sfondo iloiccati dimenticati in fretta. cuattro ' Allori la pcstilcrrzr c iJ contagio si :nanifcsrarto r buon Jirirto. come fisura del derroniaco e comc dissoluzione del sistema di relazíoni etiche. Nc aveva parlato Boccaccio per la peste del 1J48 ed erano esplose in manifestazioni di ateismo sclvaggio nella Lisbona del terremoto del 1775: non più come crimiue occulto (la storià dclla Monaca) lna come sowersionc dei prir.rcipi La identificazionc di peste e di plebea fblla spettrale e pericolosa si compie perfettamente nel sogno di llodrigo:
rotti si vedevano macchie e bubboni, "Largo canaglia!"". disordíne, non divcrso da quello della natura sregolata nclla vigr.ra di Rei.rzo, è la medesima cosa che gJi autori del tempo chia' mano anarcfla o socrusmo. Così si intencle perché una pane della nente nartzoniana (per fuggire lc.,duc bcstemmie, che son due dcliri: negar la Prowidenza, o accusada>) decicla il difendcre, con durezza, la
j1
causa della ragione e della responsabilità personale nella vicenda
atroce della Colonru infame. Ma anche perché, insidiosa e paurosa.la verità di classe (guerra ai pal azzi, pace a)Je capanne) di Ln Quano stato che il Terzo, dopo Termidoro. aveva ricacciato-alle sue crisi periodiche o alla diJciplina mfitare dell'Impero e delle sue stragi, torna a. riemergere nella peste secondaria, quella dei prccessl agll untof , softa entto la pflma. Dalla peste Manzoni non si libera mai. Perché non riesce a ingannare ii proprio senso di colpa, e il nostro. quando confida, all-a
fine delia introduzione alli Colonna, che possano essere
gli errori, quando non possono píù essere conta"istrutdvi anche eiosi". Vorrebbe averla esorcizzata con I'ultimo capitolo del iomanzo e invece l'appendice ci riporta, irrespingibile, a.lla storia e ai lamenti dei torturati. Qui (e quasi contro se stesso) Manzoni ha ragione.contro Leopardi. La peste può tomare, è già tomata, è fra ioi, in cenro forme: queglí irracci e quelle piaghe dei "dannati della terro li abbiamo respintí nei lazzaretd dei continenti e della cultura ma tomano nei sogni di noi contagíati e sporcano rufio. ,.Allora alzò anche lui la mano in furia, fece uno sforzo come per islanciarsi [...] Scoppiò in un grand'urlo; e si destò>. Anche noi ci destiamo, di tanto in tanto, solo per dare a nol stessi <
2 aprile 1987
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1988
NON E SOLO A VOI CHT STO PARLANDO
La sera di lunedì 21, al Pier Lombardo di Milano, è stata clata lettura a più voci da Franco Parenti e altri attori di un testo scritto nel carcere di San Vittore, coI titolo Labirinto, da un gruppo di Jercnuti c conJanrrati per tcrrorisrno o panecipaziorre a bancla armata (Azzolim, Bellosi, Bonisolí, Fontana, Scaccia e Serncria). Li avevo colrosciuti duc ar.rni fa, nel corso di sette conversazioni che avevo avuto con loro nel carcere milanese, dove insiene si cercava di comprendere che cosa fosse awenuto neglí anni Scttanta. Della serata hanno dato notizia i giorna-li. Alla recitazionc dcl tcsto c st.guito un dibatriro chc, pcr rolonrà degli arrrori. non è \rlo polilico. E strta panecipata d lohissimo pubblico una lettera del cardinale Cado Maria Manrni. E questa mia che segue. Le parolc che cito vengono dal cartoncino d'invito, sottoscrittc Jal gruppo Jcgl-r auton. <
lettura,
Se ci fossi, non potrei né vorrei farc a meno
e me ne rammarico,
di intervenire nella
discussione. Interr"'enire vorrebbe però dire accettare un terreno
comune non solo con voi che già con me ì'avete ma anche con chí, fra gLi invitati a discutere, con me non ne ha. Anticipando sulle conclusioni di queste mie parole, vi dirò subito che per motivi sía politici che morali accetto l'accusa di essere prevcnuto. Infatti distinguo fra amici e awersari. Ma dcvo accettare anche l'accusa di intollcranza. Perché rifiuto anche tutto ouel che ouò rcrdere rneno chiara quelJa disri-nzione frr amici e rwersari. E Ia mia impressione, forse frettolosa, è che la pubblica prescntazione del vostro lavoro, di fatto, r.neno chiara la renda. Ma chi mi dà diritto a dirvi che vi sbagliate? In questo
rrromento
il nostro
uso dclla parola non è fra eguali. Solo in
apparellza hanno in comune una lingua quelli che sono in galera e quelli chc r.ror.r 1o sono. Anche per questo, quando ebbero fine, due anni fa, le mie conversazioni con voi a San Vittorc, ser.rtii (e ve lo scrissi) che da parte mia c'era stato un errore di principio. La cLisparità delle condizioni era troppo grande perché si potesse padare proprio di quel chc aveva prodotto tale disparitzì; ossia di
3t
interDretazioni dclla oolitica e della storia recenti. Probabilmente il solà modo di essem utile sarebbe stato di proporvi argomenti scientifici o formali, non probler.r.ratici. Non sono dawero il solo a pensare che nel corso dell'u.ltrmo quindicennio la grandissir.r.ra maggíoranza dei raggruppalrrenti politici ufficiali si è proposta di evitare ogní seria analisi delle forze sociali (nazionali e internazionali) che erano fra loro in conflitto nei primi anni Settanta. È stata invece vittoriosamente ela borata e diffusa l'idea che il terrorismo di sinistra (o Partito Armato che lo si voglia chiamare) sia stato la conseguenza del llrovimento di opposizione extrapa amentare percbé extraparlamentare ossia perché estraneo o awerso al quadro delle istituzioni democratico-parlamentari. Così quelle forze politicl.re si sono esentate dal chiedersi se, prina e oltre Ia scelta pro o contro le istituzior.ri, non si fossero venuti manifcstando oooosizione e rifiuto di un sisteila sociale oppressivo e violento,-controllato sempre più apertarnente dai poteri economíci, fondato anche su corruzione e furto legalí o
praticati con la complicità di istituzioni dello Stato senpre più infiltrate e disposte a vanificare quanto, di regine democratico e parlamentare, si lasciava sussistere. Storia di íeri e di oggi, verità un tempo chiare a molti che oggi debbono essere di nllovo e con fatica riacquistate.
Affermato un rapporto di causa ed ffitto fra quella apposi zione e I'esercizio della uiolenza armata si è uoluto, reprimendo quest'ultima e ruanfcstandone I'orore, colpire quella e nasconderne la uerità.
Per questo le opinioni dorninanti - e, mi pare di avere inte' so, anche la vosta - giudicano bensì erore politico e scorfitta oolitica l'errore e la sconfitta del teruodsrno di sínistra na imne&atamente dopo ídentificano la causa di qrLdl'errore in una colpa morale, ossia nell'uso delia violenza. Ci sono, è vero, coloro che sono disposti a considerare le condizioni storico-sociali che r.rcgli anni Sessanta e Settanta hanno determinato la nascita di una opposizione non riconducibile a quella dei paftiti stofici della Sinisra. Ma costoro si lasciano ricattare dal timore che il ragionamculo su quclJe eorrdizioni poisa essere interpretato conrc giu-
stificatorio nei confronti dell'esercizio della violenza. Non si è voluto vedere che que.ll'esercizio della violenza (certamente dcLítto per i.l codice e colpa per una moralc che ta.le lo riconosca), pri36
rrr,r , r
irrclipendentcmente dalle fonne sociologiche e psicologiche
llt crsperierue ò stato un errore di lettura c di valutazione dei Lrrrr ri lrolitici, errore che ha contúbuito potentemente alla scon-
,l, I rr
rrr
,lclla opposizione dí cui era una parte e non una conseguencaso avrebbe doluto
/,ì (( non eia scritto nelie stelle che in ogni r'r.s( flOJ.
Una buona oarte di voi ha veduto
il
carcere come la via a
urr intcgralc rivolgimento interiore. Ma la condizione carceraria , sclrrdeva la simultanea assunzione delle due opposizioni estrerrre, cluella della fede nell'assoluto e quella delle opere, come lrrlicale impegno terrei.ìo. Non rimaneva che la via deli'esame di rrrscienza ossia la via morale. Così è awenulo che la scelta della
lottî
armata sia stata interpretata come moralmente colpevole 1ir:rché avcva impJicato la violenza. Ma se non ci si limita a volersi ( orre una banda di assassini o una associazione di indemoniati, lrisogna spiegare perché, in vista di quei medesimi fini, quella rccità era èrrata. Ciò non diminuisce, anzi aggrava, le responsabilità morali: ogni errore, in politica, si tasforma in sofferenze e lovira per gìi altri, e dunque in colpa, rna iI pubblico ministero non è, ín questo caso, la ragione morale ma la ragione politica, i gindici sono gli alri non tu solo. Gli uon.rini che aspenano di cssere liberati anche da te non sanno che farsene della tua roscienza. hanno bisogno della lua azione. Di quesfa trasformazione di un quindicennio di vita di tutti in una questione di coscienza invece che in una questione di conoscenza e azione, non dawero siete voi a portare la responsabilità, sia ben chiaro. La responsabilità è soprattutto di coloro che, fuori dei carceri e dei processi, hanno rimosso quanto pure potevano avere intravisto o capito. Che hanno assunto l'ingannevole mito delle mani pulite, della buona coscienza e della tolleranza repressiva, ringraziando íl Signore o la Sorte di non avedi farri cornc quei peccrtori e r iolenri. Grazie a costoro e più alrcora ai tanti che dagli strumenti dj informazione hanno per più di un decennio a.lternato cinismo a cmozione. realismo politieo a puÍe mcnzoglìe. i nuovi giovani iqnorano chi siano statí, nei bene e nel male, i loro padri o ne colroscono solo quel tanto che, volto in volgarissimo spettacolo, li frastorna con le scadenza anniversane. Qualsiasi forza intellettuale e politica si organizzi come awersa ai modi già costituiri di espressione degli interessi e delle
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volontà vieDe immediatamente denunciata come comDlice o apo Iosetd o ímlrdrrice dcl rcrrorisnlo. Quuisíasi riflcs"ioire sLorica o teorica sul ruolo e sul síenificaro della violenza nella storia umana che non si conclucla con la celebr.azior.re e l'esaltazione del regine Jí d( Inocr.rzia parlarnenrarc .1ude suprenro r crtice dclla runrLra coltvivenza (e con la condanna della r.icerca di osni a.ltra via) è riplovatr corre opcrr Jj conuzione. Prnlrriq qr.lla che rli glorio di esercitare, comc e quando posso, ormai da cinquant'anni, da qrrando rrclJa vrra ho còrni,rciaio a csperimenrarc in prirna 1'crs6nir fa violenza dei conJlirri clclÌc ci,rssi. Quando voi scrivete che la coscienza politica è oggi per voi .,uno specchío di illusioni presto infranto dalle delusioni" e che quel che ilr voi lton si è spezzato è ', voi dite esattanente quel che i peggiori rremicì_ clcgli uorrrini oggi si aspeltano da voi. Dite chc non qucsr.r o quelh attiviri.l polirica sarcblre illrrsoria nra larririrà polìrica in se cioè qualr,Lnque sforzo orgrrrizzrro Jircrto r rnoùficaìe lo sraro di cose csistentcl Ditelo: c vi concedcranno, va da sé, il diritto di partecípare alla attività politica oggi gesrira dai partiri polirici rappresentati in parlamento, dagli organi di stampa e di informazione e Jai gLuppr ehc Jcrergono. col porerc cconornico. il cortrolJo poljLìco c iJ porcre i1i qucLli c dì quesLi. Spero non vi brsri. _ Cl.re cosa sía poi quell'uomo, quell'esscre umano di cui parlate, quando a quéllo riu tolta la dímeirsione dell'azione comìne per Ia soJidarietà, la giustizia, la Jibertà e I'eguagJìanza, io non rie sco dawero a imnaginarmclo. Che cos'è un uomo ridotto alla mera dimcnsione della interiorità n.roralc2 Ho dalla nia. per nor nornirrarc írnassrrni crisrirni, Mrrx, Nielzschc, Freud CSarrre. Essi mi rassicurano: deve tr.attarsi cli una canaglia. O di una vitti rnr. E che cosa vogli()r)o ilfrrri Jr noi i cusrò.li ddla ericira Ji stato, se non fare di noi dclle canaslie o delle vitt.ime? SL non si dcc
lc c'c unr incessal)tc tensio c c intplicazione reciprocl, ne vicrre che l'unica alternativa polare al nomento politicó è la posizione rclígiosa. Marrzuni Io srpcva. M:r 1rlsp116 Oara1.,c [a slcra fonrralc il contingente e l'assoluto, fra la pratica e la vocc
è intermedia fra
dell'Altro è inevitabile chc ogni partecipazione dclla coscienza religiosa alla ,,nrondanirà, facciì uso àella medíazior-re clella nroralc. Acca.lc lo.rcsso anclrc,lurrndo r.l ruomento propriarncn Lc lcligioso .i sosriruiscarro rniti idcologicí. sotrr.ijni J ogni vcrfi-
)ó
cr, clre si prescntil.ro magari cone puramente <
a1
nomento morale. Ma guai a chi non nc
,rvvcrte la precarietà, I'ambiguità, l'inganno latente. Oggi non creclete in qucllo in cui avete creduto íeri? E succcsso anche a mc. Ma se credete che questo mutanento clelle \r()strc pe$uasioni si lcgittimi con ragioni sbagliate, vi sbagliate. Ve lo dissi due alni fa e ve lo ridico oggi. Con ver:logna rnia. Perché neanche per un momento dimentico quanto sia
oclioso c persino ripugnante questo lnio discettare sulle vostre csistenze di carccrati. Per poter resistere e soprawiverc nell'individuale mentale e corporeo o negJi affctti dei vicini, nel vosuo cornbattimento sacrosanto per riacquistare la libertà (sacrosanto
perché non dobbiarno
nai dimenticare che tutte le carceri
Jovranno spadrc) voi siete indotti a fingewi sciolti dalla società politica degli uomini. Potete illuder"vi che vi sia una vcrità inte r-iorc <> da conrapporre a quella infinita maggioranza di Lror.nini che anche di voi, di voi > e upubbJìci", ha bisogno per limare le proprie catene. Ma codesta illusione sarebbe solo la prova più celta della feroce vittoria chc il domínio ha riporrato su cli voi. e quindi su ruui noi Quello che î nastri ixuisibili ma ftan inesistenti padroní ui chiedoxo, o cbe tai nadete di dare spontaneamente, noft è già il pentintanto tl"1 azíofti uiminose o colpeuoli né tanto nzeno I'autocrítica di errorí poliici; è Ia accettazione, la sottoscrizione, di una idea generale di che cosa umano sla e di che cosa non lo sia; e ítnplíca di farui dichiarare uano anzi danxoso miraggkt non solo /a pr.)spettìud politica che fu Ia uostra rza q akiasi ptospeltìua política non delegaÍa ossia la coscienza della attìua e imrnediata carresponsabílítà di tutti nei lestíní generali. Non credo sia giusto pretenderlo da voi. Né io dovrei parlarvene (anche se, in una certa misura, non è a voi soli che sto parlando). Perché, anche se voleste rispondcrmi, non potreste. Una parte del linguaggio vi è stato distrutto; e anche una parte del mio. Eppure le sole risposte che per me conterebbero sono le vostre, non quelle cli chi, comc me, stasera non rientra dietro i vostri cancelli... E dunque non ui resta ora che abbracciawitt. 21 marzo 1988
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NON ME NE \IERGOGNO
Su
"La
IL MANDANTE DEI CRTMINI PSICHIATRICII
Repubblica" di rnartedì 29 Beniamíno placido
miti
ca un mio scritto qui comparso giovedì 24. Allude ai miei ..floridi comrnerci poerico ed itonr l- professo rali .. Dice chc rrovo
"persi_
no d tcmpo pcr andare a insegnare nel Surlafrica razzisla. senza
vergogna>.
. Sì.lo confesso. Dal l4 maggio aJ 6 giugno dell'g.l ho abiraro Johanncsburq. invitato come aijrlin2 prctfes:or dd djpartírnento di irdranisúca della Wrwarers Rard úniversitv prima di rccerta a
.
re mi sono consultato con una dozzina ù conoscenti c amici. In maggioranza hanno valutato opportuno che approfittassi dell'occasione per testimoniare dèf ignobile regirne^.azzista di quer paese.
Nel dipartimento ho tenuto lezioni e seminari su Dante e I-eopardi, sulla fortuna di Lukàcs in Italia e sul mio scritto intito lato I caní del Sinai. Dimenticavo di aggiungere che ho anche viaggiato_ da Johannesburg a Durban, pèi assiirere a una famosa gara podistica. Dell'esperienza sudafrlcana ho discorso in una
rivista sindacale lornbarda, ..Azimut>r. Non me ne vergogno. Mi vergogno invece di avere accetta_ to, circa trc anni fa, di farmi intervistare per la Tv (su Manzonì) da Beniamino P.lacido o di avergli parlato cortesemente.
JI
marzo 1988
Non ho, come si dice, veste per padare di psichiatria e della l80. Ma ho, credo, il diritto di indignarmi per certe awentate e bcllicose ingiurie, che in questi ultimi ternpi la stampa raccoglie, livolte contro il senso profondo e - perché no - ideologico e politico di questa legge. Altri meglio di me sapranno dire quali sono gli interessi che vogJiono ridurre a demagogici <> o <>, come se da tanti anni non ci fosse stato un dibattito serio e come se non fossero state portate alla opinione e ai legislatori serie pro poste per integrare il nucleo originale della legge con quanto l'esperienza ha contribuito a far conoscere. Posso solo far riferimento a un mio intervento di due anni fa a un convegno organizzato dall'Associazione triveneta di osichiatria democratica e oubblicato dall'.lndice". Vi ùcevo che uno degLi apponi irrinu;ciabili di quella che fu la Nuova Psichiatria, quali che abbiano potuto essere i suoi errori, è stato di illuminare la identità profonda di terapia mentale e di lotta sociale. .
flitto, anche giudiziario, di grande ri.evanza, come quello
che
ruota intorno alla lesittimità o meno della interdizione dei rico-
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il
ospedali psichiatrici. Questa pagina mi sembra tutta da essa va molto oltre íl rifcrimento alla nalattia mentale ln tenpi nei quali si dà a intendere agli ingenuí che 1a morale modcrna e neoilluministica consisterebbe soprattutto nel
neditare:
t)
.
rrlLrra clominanti. Oggi la naggior partc della gentc non vuole \.rl'( r\' cosr succcdc rrcgii ospeJaìi .
19 maggkt 1988
NO'TA I Articolo pubblicato in una intendevà fare jl punto sulla leg"Taipa" che gc lE0 (ìegata al none di Franco Basaglia e finalizzata al ogradualé suDeranenro'> delf istituzione manicomiale) dieci anni dopo là sua appro,,'azione in Pdarrenro (lrenuta il 1l nrggio 1978). T;toìo delìa uTalpau era per l0>. Sullo stesso "1E0 t--na F'ortini ar,'eva scritto nel 1986 I'articolo
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PERCHE NON DICO
"INNOCENTE>I
Lr'nrc costui lvcssc rifleltuto e scritto proprio 5u qucsto puÌìto: | .rlrezz: ùtrcllcrrualc e rnor,Je esscrc stata ed cssere corrciliabile r', ,rr i
pcggiori crrori
e
orrori poliLicí.
Qu.rrrJo lcggo oggi qu,rlì propositi evetsir'í vcrrissero rivcn,lierti con ríchiesta tli irtcritninaziorte collettiva, devo ricordrre
Caro >. essere out ha le sue dolcezze. Dico: cr>crlo da\vero. nort per civettetirl. For.c rre anni fa in..rntrai Sofri in una trattoda senese. Non ci vedevamo da piir di diecì anni. Dooo oochi minuti di cor.tversazione tni dísse: "lncredibile. Sei fennó.ó."l.,tta pictran. Voleva dire a certe mie convinzioni di . Non era vero, naturalmente; ma, provocato, non ootei che risoondere: . Cí sonó delle diversità di carattere e di radici che è inutile cercare di mascherare: né Dreyfus né Valpreda né tanto meno "fortora erzrno particolamrcnte simpatici. Ma temo abbia ragione Raboni (e la Tornabuoni)r la guida politica della faccenda vuole schieramenti rigidi, senza sfumature, e tende (per ragioru che si chiariranno chissà quando) a snidare, nomi e cognomi, chi era tutto conte.nto di aver sepolto il 1968 e i successivi anni con qualchc comnemorazione o pentimento a nlczzà bocca. E allora, lasciamoci provocare. Sofri è oggi in galera a opera di forze non troppo lontane da quelle che, sebbene il suo e il mio fossero Linguaggi e sentimenti
diversi, ci crano egualtnente nemiche venti anni fa e avevano lasciato uccidere Pinelli e Serantini c imprigíonare Valprcda. Né io sono di pietra, né egli è di giunco. Quale irportanza può avere che le sue ragioni di essere nemico dell'assassinio poJitico come egli le espresse in occzlsione di un attentato a Pinochet - non siano né possono essere le mie? E che io abbia ororc delle confusioni tra morale e politica? Lessi alcuni dei nomi di intellettuali che prendcvano le dife se di Sofri su di un giornale torinese insieme a uno scritto di Galli della Loggia che dichiarava di fírmare anch'egLi quel documen' to per amicizia e stíma personalc, ma deplorava iì pcriodico ricostituirsi delle solidarictà di casta intellettualc in nome della eleva' tezza de.lf intclligcnza, della fir'rc sensibilità e di sin.rili virtù. Da quel tanto che ni awiene di leggere del Galli delìa Loggia, non ne ho cor-rsiderazione particolare, per usare una formula cortese. Ma su questo punto mi pare abbia avuto assolutamente ragione. Tar.rto AA
più in quanto ricordava, a onore intellettuale di Sofri,
rhc se la mia fima non fu tra quelle di allora ciò non accadde pcr obiezioni di tipo ctico, rna perché il loro linguaggio e assunto nri parevano políticamente ossia ideologicanente inaccettabìli, .,,ri.o,rre roi pur" politicamente intolier:abìle oggi jl silenzio sulla lotta di classe, sui foLrdalr.renti dello stato e delle istituzior.ri e sui possibiii progetti di mutarc l'ordine sociale e istituzionale oggi (lOn-ìmarìte.
Sofri rni capisce benissimo, pur continuando - ne sono cer' to - a clisapprovatmi. Se non dichiaro qui la mia persuasione sul' Il sua ..innocenzatr, è perché l'idca stessa di..innocenza> mi pare ormai procedere, piuttosto che da una definizione strettamente giuridiia, da una equivoca accettazione della pubblica rnorale. Senza nulla togliere a quanto tutt'oggi ritengo vero circa i caratteri propri dell'ordinamento giuridico il-t una società come la lostral penso che quest'ultimo dcbba essere la cornice del Dostro discorso, come stanno facendo glí awocatí della vicenda. E perché so bene come valutai, allora, l'assassinio di Calabresi: in u.rodo tale che, ove lo scrivcssi, certo suoncrebbe come apologia Ji rc:tio ma chc invcce. qurndo lo pcnsaro. si irscrit evr in uua hnga sequenza storica, quella del diritto di lesistenza all'oppressione, sancito clal pensiero cattolico anche prima che dalle carte del nondo noderno, la Dichiarazione di Indipcndenza degli Sta ti Ur.riti e la costituzionc della Repubblica Francese. Píù ozr di così. 21 agosto 1988 NOTA
ì Il 28 lnglio, Adrieno Sofri, Ovidio Borrpressi, Glorgio Pietrostefani
e
Leonardo Nlerínì eralo stati arrestati per l'omicidio del conmissario Luigi Cala' bresi, arvcnuto a Mílano nel 1972. Err staro Marino ad accusare se stesso e gìi
altri tre esponenti di Lotta cortinua di quelÌ'antico fatto di sangue .mrniiestoi uscì subito con un titolo critico in prima paginar
ll
ai
iantasrnit,. Nei gioruic nclle settirane segucnti si svi[4rpò una anpla canpagna c1e1 giornalc contro que11a chc vcni\'î giLìdicatd url'n montàtura dei carabinieri. Fortini scrissc dtre volte sulla viccnda: nPer un giovane capo>, "Vite rli anici dìr'entano spettri", "Prinra che alrivi il pcggio" (r'ec1i rzlra).
sLrlle coionnc
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PER UN GIOVANE CAPOI
a Mauro Rostagno e
NOTA I Si tratta di una poesia già pubblicata in L'ahrc maro (1971).Riproponandola sul urnanifesro", Fortini vi aggiunge la dedica (a Mauro Rostagno e Addano Sofri,,. In quei giorni, Sofri era in carcere, accusato dell'omicidìo (1972) del com' nrissatio Calabresi. Mauro Rostagno, leader del 1968, dirigente di Lotta conti, nei con, unità di recupero dei tossicodipendenti nSamano, ruua, impegnato nella con,unità il 27 settembre. Il suo omicidio, attribuito pressi t;ressi di Trapani, era stato assassinato il27 rrlla mafia (cóntro la quale Rostagno si batteva dagli schermi di una televisione Iocale, RTC), suscitò una grande ernozione. La poesia di Fortini accornpò la cronaca dei funerali.
Adiano Sofri, 1988
M'è venuto alla mente che un giorno mi diranno di te: l'hanno ammazzaro. Somo una pergola una sera d'estate
il buon mangiare i bambíni le donne ma nulla era sereno ma non requie sulla tovaglia le nostre mani.
Nei retini d'agenzia difÉcili a decifrafe le cataste dei mitragliatí. Servi sotrfi poi le cónvogliano negll mcrnefatofl degli Hilton.
Ma io a una a una conneno
le parole come un vecchío che picchia sopra i legni
per costruire una barca inutile io che conosco e suro i nomi degli eroi segreti
r
tu vai cantando nell'onniootenza delusa deí compagni le nòtti a squarciagola necessità scatenata
il tuo morire
io mano che fu giovane mente che tremò come un ramo
il raffio di ferro che trascina la tua bocca e la mia è uno solo. (1969) 30 setternbre 7988
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1989
ADORNO FUORI MODA1
Un arrico, da non molto in cattedra accademica, mi parlava llrr struggelrtc dolcezza di un ambiente protettivo, protetto e '1, , rrrso, gLi studenti devoti, i n.roli restaurati. Doktor, das '1', "Herr r,,t sclriin von Eucho (usignor dottore, è bcllo da parte suao, dice ,r r , ontaclino a Faust che è uscito tra il popolo per la sua passcgrqrrrtrr pasquale). Non a caso mi rammento di quel verso goethiarr, Iì l'ironico titolo di una pagrna di Mixima moralia, che '. anche ,'\,lrrrrrc pubblicò nel 1952.I1 filosofo è morto vent'ami fa, un .rrrrro clopo il suo attraversamento, per sbaglio, di un'aula della l,,r oltà occupata dagli studenti in rivolta, che vi applaudivano rrn,ccc Marcuse e Habermas. lsr livc su.l > del ) agosto un eccellente articolo di Ste lrrno Petrucciani) per via del suo marxismo, la sua eclisse fa rlrlf'LÌno con la ..gencrale débàc/a del pensiero critico> c può ( sscre dovuta al tentativo adorniano di far convivere sia l'idea di r rla ragione storica e dia.lettica di malrice hegeliana sia la critica r l( lh pretesa fofallzzante della ragione, sviluppata dal npensiero
rrcgativo> di fine Ottocento e, in particolare, da Nietzsche. .l-quilibrio virtuosistico e anche molto precario>> (secondo me rrrr pregio). La critica della ragione occidentale e il niccianesimo s> (ma non sarebbe più esatto dire che, a infrangersi, è statir la prospettiva ossia che pro tempore hanno prevalso le forze ir\rverse a ogni , si condude. Fosse solo del dibattito ! Nessun dubbio: Adorno è
t1
glesso) c effcrftafe
tone o di fbmmaso d'Aquino so1ìo senza dubbio fuori n.roda e, sc vcrìgollo studiatc, non è solo perché senza di esse non si comprr- ndcrebhcrlr i ..coli chc sc nc sono rutriti. lna soplatttrtto Per-
ché I'operazione intellettuale che li rraduce si conclude in giudizi rttuali sul quoziente di verita o di coelcnza di quclle opere. Sen za dimenticare che un pensíero filosofico - n'ra ilflche uua pocsia, non si lnislrra dalla prescnza o una imprcsa pol.itica, ula asscnza di contradclizioni nra daìla qualità di quelle, dalia ricchezza ds operazioni pratichc, lnentali c morali, che è capace di
vita
indurre. So che quest'uìtina affermazione, irnplicito richiarno alla dialettica, ò cssr medcsima fuori moda. E allora tmto peggio pcr la rnoda. )'r.,:
Venivo da LukÍcs e quJntdi Minima Moralid mi íncantò, a neno di un decennio clalla fíre dclla gucrra e tra la morte di Stal-in e la vrgilia dei XX Congresso del Pcus (anche per la insupcra' ra introduzione apposta da Renato Solmi alla sue velsione italia na). Ma ebbi anchc a diliìdarne perché rri pan'c che le splendí.lrr forn-ra aforistica e la voluttà dialettica di quelìc pagine lìnissero col cliventare urr risarcimcnto, che bisogna put chiamaie letterario o estetico, della iacerazione ininterrotta che itvcce volevano promuovere; cone gíà era succcsso a Nietzsche. Quclla folna era stata di Lukàcs giovane (il solo Lul<àcs autcntico, secondo la volgare opinione diffusa nello scorso quindiccnnio). Il rnaestro ungherese a quella aveva volontariamente abdicato perché, come scrisse, non fosse possibíle leggedo o citado per aforismi, L op,era di Adorno mi parve drinque, e continua a pare rmj, vivissima per la sua dvendicazionc (dice Pctrucciani colt una folmr a stdngente nra completa) di una neccedenza del non-identico rispetto al concetto che cerca cii afferrado", ossia per ìl rinvio irÌcessante al nucieo infrangibilc e fínaÌmcnte inìpenetrabilc che è I'alterità. Ma soprattutto per la sua lotta confo il progressismo produttivistico, la nitizzaziortc clella tccnologia, il dominio dclla natura clevato a scopo assoluto e a lììetro unico della civiltrì. Fra
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I'rrrcntcsi: mi ha molto divertito leggere che un ricercatore
scie_n-
ril ii o italiar.ro inputava il ritardo nazionale nella indagine sulle l, ,rrti cli cnergia (ieggi: il nucleare) alla maLigna influer.rza di Adorr, r e rlella scuola di Flancoforte, col loro ,,romanticismo anticalitrrlistico>... Su questi tcmi Adorno e la scuolar di Francoforte, pcrché difondamenta marxiste, sono stati la più potentc i 'r,11>Lio ,,, ,,,^ jntellettuale contro la o della ullessibilità", aver schemito le "gllndi rrrllazioni>> e il principio di causaLità su cui siede (secondo Nietzla vecchia mezzana detra Storia. Si può parlare di ecología ',:lrc) ,Lnivcrsale, di solidarietà, di coscienza moralc senza porci più la ,ì,rrnanda di quah siano (possano, debbano cssere) i gruppi e necessariamcnte politici, che agiscono Ie nostre esistenze '.ocieli ,l. , 'g9i aJJ immeclìillo futuro. C'è sttìto un pensiefo dell'età dcllo sta[nisrno c dei lascismi llrcrché a cluei ,,fuori modao vanno aggiunti, fra molti alrri, ( iraursci c SarÍe) che è, pcrsino tragicamente, la uverità> ,lcll'oggi. Una verità che, cone sctnpre, cí r'iene intranzi masche' rìta e irriconoscibile; in "ritardo> sull'era elettronica lna
r
,l'rrLtrondc, come il pensiero hegelo-rrarxista lo fu sull'era, in r:na lormula che sarebbe stata di l-enin, del Socialismo con.rc "i Soviet pirì la elettrificazionet', I'aveva pur profetizzata, cento o oftanta anni prima, la grande generaziotle intellettuale eur-opea , hc vide le primc applicazioni della macchina a vapore ailc inclu' su ie e ai trasporti . Fn 1l 1925 e t'| 1971. una altrettanto grande rqcr.rcrazione, ,,cambiando più spesso paese che scarpc>) cone sclisse uno dí quella, dovette: affrolÌtarc i clilenmi della Rivolu' zione di Ottobre poi delia gucrra nazista, del passaggio da una
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ad altra fase della produzione capítalistica e al clisfacincnto delle opposte - o, pillttosto, convelgcnti speranze della tecrologia e del .,socialisn.io rcalc". Se ufuori modao fossero proprio gli orizzonti c1i pensíero più lontani da quelli che ogni giorno i pubbììci
persuasori ci vengono dpetendo; e proprio per questi più neccssari?
r, , trrntcstuali ail'crrole. Lc virtù, voglio dire, che in urì nemora
l,rl( scritto dcl 19ll Ernst Bloch vedeva dinrenticatc daile sini' ',tr, nclla Gernania di allora e chc, per applicarle al loro errorc, L'rirro state assunte dai nazisti. Così, in quel chc ccccde la nostra , rllrcità di definízione sí nascoLrde una possibile defìr.rizione ulter(ìfc. Le parti condannate e senza apparente via di uscita (una luttsttc contJamuée è, per i francesi, una finestra murata) godono ,li rrn doppio regime: per un verso la condanna, politíca e mora1,. può csscrc ncritata cd è conunquc irrespir-rgibiìe; c per un
Non è questa, come forse penseranno i più piccoli fra i miei lettori, una dclle tante difese della propria giovinezza, in sé d'altror-rde non più degne, né meno, dei correnti ripudi di quella. Qualche anno fa mi agitavo perché vedevo cadere nell'obLio decenni interi di storia immediatamente necessaria a comprcnde, re iì nostro prescr.rte. Oggi non rne r.re importa nulla. Mi rirnprovero anzi dí tutto quello che può parere rimpianto. Di che poi? Un obLio, anzi, per meglio díre, una non-ancora-domanda c1i ri cordo, è migliore condizione di riscoperte e risvcglio. Non riscoperte di libri, biografie, cpistolari: di siniLi sono capaci di cornpierne tuni i làcitori di saggi, prefazioni e seminari. Lo so bene, per essere anch'io del loro novero. Anzi, poco importa persino che per riproporsi domande senza apparente passato vengano scelti oracoli diversi da quelli che furono i nostri. La sola cosa che impona è dawero riproporsele. E poi: chi è che realmente ci pone le domande? E il reale> "movimento della società e della storia, la sua.,eccedenza> dspetro a.l , il suo essere sempre qualcosa di ..prirna c "di piu... Un -piu .che impIca e incìuàe i ..rneno... Se avrcmo avuto torto lo dirà la storia, non la moda; sebbene anche il movirnento reale non sia che un interminabiÌe rinvio ad altre istanze, ad altri gradi di giurisdizíone. Penso a un fascísta o nazista che abbia avuto trent'anní nel 1945 e oggi ne abbia settantaquattro. Tutto mondo gli ha detto che ebbe torlo. E certo, in questi quarantacinque aru ,lo ha avuto. Ma se non ha rinunciato a interpretare se stesso e il mondo che lo ha sopraffatto; owero se non si è chiuso neÌ rancore, nell'odio o nella nostalgia, è po
abbia riscoperto) queglì elementi di vcrità o imrnagini di bene che lo avevano mosso e che - anche contro le aonarenze e le realra
5A
di una lorra ferocc * erano. né avrebbcro poiuto non
essc-
,Lltlo, cluando
il crollo e la decadenza risospingono,
come Vico
,lrrdrbe, ura casta o una classc aLle origiui e la giusrizia abbendor,r il canrpo dei vincitori, cefie virtù recupefate possono - dun ( l||r: rìon ncccssadamÒrte - aprire la via verso progetti di awenir. ipotesi politiche, azioni, opcre, dirette a rr.rète affatto diverse ,l,r quclle che rovinarono. Come semprc, I'ambito morale prepa ,,r ir clueilo polìtico, ma Lì conversione dell'arorna morale in feto r, insopportabile è certa se non rischia la prova (di vittoria o .,, onfitta o rinvio) dei fatti. 21 :ettembre 1989
'i( II r\ L
Il filosofo
tedcsco Tbeodor
V.
Adorno, uno dei maggiori esponenti della
frarrcofonc> tra le sue opere, Mzzzino rtoralia, Dialettica dell'illunr ,'rr V,rx llorLl',rrn.r). Dnl 'r'.a q"cnr'tn - cra.norro r"rrti :rrrni prirrr.t.
'srLrirla cli
. .' lgosto 1969.
Ll 1,
t5
di pagJia e di galletta, tra le bucce di castagne, lanuggini, cnni di fodere>. So che potrci perlartr Ji dolci errori. di presagi o spaventi o cantiìene
IL CUSTODE
LEditrice Einaudi pubblicherà tra breve un mio libro di Versi scelti.Yi sarà una brevissima serie di
\1$-144\,3 (3ù,24 (87).
Sereni.
Allora comincerò con un altro disegno, un'alffa carta, ancora una leggenda. Così una volta lungo, una sca.la di clinica, ho visto un vecchio che piangeva. Era di notte, alle quattro, credo, e la neve guardavo volante sui fanali dei cortifi e dei viali, degli incroci, grande neve. Quanto delle monali ardenti orine brune nelle ceramiche si congelava I Le ipodermo pendevano, nei loro sacchi di bende I'uso delle pupille
i trapanati cranici perdevano, la caposala suora sedeva ìuccicando dritta nella sua cassa di cristallo. Stretto a sé solo il vecchio dormiva oramai meditando nel sonno e sorridendo.
:!:!:k
.
tutto, eccolo, l'esito,
i1
residuo
e sul palmo della mano destra ora vedilo, guardia
notturna, guardia giurata. E il concetto di tutta la mia, odimi, esistenza. Frugo in fondo alle tasche, tra le briciole
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a Vittorio
o d'altro che sia orrido o ridicolo, perché c'è anche qualcosa di ridicolo in tutto questo, ma non ritroverò chi eri, figlio
di alcolizzato, Rolando, numero d'oro della Vigilanza, che fra i battenú dei cancelli infilavi biglietti stampigJiati e in sua poltigiia la pioggia li accusa ora, li asciuga e muove il vento poi con le foglie li rotola. Pcriferia, Firenze, piccole ville e buio sono fronde di un odore che quand'ero ragazzo chiamavo l'odore cìei grilli. Appoggiata la bicicletta al muro presso a una siepe degli anni Trenta mi ascolti: <, cerco in fretta di spiegare alle pupille ironiche sotto il tettuccio del berretto militare. ,,Ho saputo soltanto una parte, ho inteso soltanto la vita che mi era nenica e non l'amore, chc esiste>. Scuoti il capo, schiacci i petali, fruscia la dinamo. Via fila nel nero la lucciola di rubino.
E ora lascia libero il tuo servo di cercare la chiave, di stringerla ridendo. Scattino le mandate del luccl.retto ve$o un appartamento abbandonato verso un'aria nascosta che non so quando ho veduto e conosco in un film o in un libro o in una guera.
Uno i giornaii guasti del fuggiasco, dei tossico il cucchiaino contorto. Neanche
t7
I PADRI <) E LA LIBEKI'A DI ALCUNI NIPOTINII
un bulbo elctt co, strappati i fili. 'Iu di laggiù, mio custode, questo vuoi farni sapcrc: un imp.iantito piastrellato di graniglia, sì, e la coce dclla finestra li affigge dal viale uno sprazzo di luce c le frasche tutfc bcn pctl. in nclo irrchiosrro scrivotto. Cerco dove distcndermi, cotnpagno, dove posare íÌ respiro. Neanche sono depresso, vorrei solo un poco neno dcbole la mente meno sconsiJcrat a Jr .per,tnza. Posso srringerr ni
sull'impiantito di qucst'aÌta grotta r.rel primo sonno chieclcndo di risvegliarmi. 19 nouetnbre 1989
I in verso
'
il
1984 nella socictà oolitica nrevalsero i temi suc-
puhblicr orgrrrizzaziorrc dell'oblio. del tcrrorismo); e, nel rcsiduo della . ririsfre)), rcsistenza al compronesso storico c alla llestione sin, I r, rrlc. Poi il pacsaggio si è fatto più nitido: naturavano le grandi r r.*lolrrnzioni intemazionali ma nelle istituzioni si sanciva la fíne ,lr orgni ipotcsi riformista con la crescita clamorosa di potcri ed ,,,,norrie paralleli ed extrecostituzionali, si avviava il processo i( rìriniJe di omogeneità politica, di integrazione sindacale c di r, rrrlcnziale unanimisno clella infonnazione. A qucsta disfatta rias ' l, 1lrr politica, il Pci ha contibuito soprattutto bloccando o .,,r'lrcndo ogni nuovo <
r
..r\ i ,rl lq75 'rcsraulaziorre.
r( rl)r'ctazione terroristiczr
rr, l prìrno quínquennio '80, si è dissolta. Si sono recuperati i pentrtr rrorali e caricellati quanti chiedevano una interpretazione sto,r,,, política degli anni '60 e '70. Intanto, lcnto e deciso, è venuto rvrrrLi qualcosa di nuovo c diverso. Posizioní rnorali e i.rtellettualr si nza rappolto con quelle che erano statc fra il 1965 e :l I915. ( lre anzi le ígnorano. Hanno cento forme, clallc amicali all'imita .,i,,nc dell'associazionismo anglosassone, al rnoralismo dei volon r,rli lìno all'ethos, pedino, delle specializzazioni e dcl lavolo ber.t l.rIo. Tutto questo, aggressivarnente prepolitico; o vcrsato occa-
,iorìr mcntc in vecchi rccipíentj stantii. Ma, di fano, politico. { ìosì, ncl giro di pochi anni, si è costituita una minoranza cliffusa , lri: sa del monclo quanto basta per rìon avere il minino rispetto l,cf i padri
ìi quanto, a qucsti, non fossimo parsi noi, con le nostre memorie l)irftigiane, la guera e il marxismo-clel-nonno. Quei padri hanno
,
(,rtsi
tutti í potcri e contro di loro i nipotí cercano nei paclri dei
- con dístacco ironia misura - qrulche infonnazione. Poco possono toccarli i cangiamcnti clanrorosi dei nostri nrcsi, le statue nutate sui piedist'alli, il gioco delle siglc. A noí, rron a loro, ilnporta cìre dal 1956 di Kruscev siano parssati [enta rlLrattro anniJ una vita. Che il Partíto Comunista ltaliano, per tutti quegli anr.ri prodigiosirme nte incapace di intcrpretare là storia lrrclri
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propria e quindi di immaginare un futuro, voglia mutare, trasformarsi, truccarsi o suicidarsi, è per loro cosa di poco conto. Si rfiutano di capire tanto í sarcasmí dei giovani padri ciníci ("il bambolotto di pezza>) quanto le angosce dei più anziani. I grandi movimenti, non sappíamo ancora decifradi. Possono avere esiti imprevedibili, buoni o pessimi. Ma una cosa è certa: qualcosa è crollato, non solo laggiù, ma qui. Non è la dibertà> di cui scrivono i ridicoli mostri della pubblicistica di servizio. E una liberazione. Non credevo di arrivare a vedere questo inizio. Dwo ripensare, imparare, capire. anche se sono un vecchio, gli occhi scorrono smarriti sugli scaffali e la memoria è più di morti che di vivi, Gomi fa ero all'Università di Bologna, fra studenti di storia. Preparavano * si sarebbe detto venti anni fa - dei controcorsi e, per awiatli, erano riusciti a farmi prendere un treno. Si parlava in una grande aula bianca, con un centinaio di $ovaru e ragazze. Devo anche aver fatto un po' di demagogia. altrui
e la
-
e da tanti ben più cara che da me lungo un inteto ventennio. Sapevo che erano diversi. Capivo che
F;ra
la
gtroia, pag
fa
caîa
-
caDlvano.
31 dicembre 1989
NOTA
I Questo arti.olo era parLe di un bi.laucio a pii-r voci degli annì Ortanta. ritolaro còmplessivamente *óltre la cardslroie". L'oàchiello reciiava: -fire degli anni '80, fatale eterno orizzonte il capitalismo?>. L'atticolo scorreva in parallelo a uno di Rossaoa Rossanda, titolato .,Anni Ottanra, il dominio deìla realtà".
60
1990
SALUBRE INSOLENZA
Credo si debba riconoscenza a Giorgio Agamben per la risposta che ha dato a Galli Della Loggia (su ,,il manifestoo di vr'nerdì f19 gennaio 1990ì)1. Non solo per consenso alla sua l,osizione. Ma anche per la forna, per que1lo cl.re il titolo redaziortale ha chiamato ,,le parolacceo: f inpiego di termini molto ,lrui per designare la categoria morale cui si ascrive i.l suo interlo, rrtorc. Non vorrei insistere sulla sua dimcnsionc retorica per{et tt.It gratlatio che dopo l'ironía e il tranquillo moto dei due terzi , ìcl breve scritto conduce all'invettiva, illuminando sulla sostanzirrlc continuità di funzione che intercorre tra i pubblicisti hitleriirni e fascisti e quelli odierni, addetti alla grandc starnpa. Né rrrcrita più di un accenno la sola nube (ma incvitabile) di quella st littura, che è l'cccesso di nobiità e di guanto tli sfida (ur.r agget, tivo come per esempio). Linsolenza rifugge, è noto, "ribaldo", ,lrrlJa medietà e si precipita agli estrerni: il plebeo e il cavalleresco. Lo so benissimo: che, proprio per quelle sue estremità, l'insolenzrr l.ra una tradizione reazionarta. Da noi nella esasitazione alla I I'Arnunzio e alla Prpini e. pnme ancorr. in innumòn modelli di olatoria forcaiola e clericale, nazionale e straniera. Altrettanto irrtrtile lamentare l'inefficacia della insolenza a favore della ironia
, i lcll'equilibrio. Perché non sempre eguali.forme hanno eguale funzione. Nlrrtaro col mutare dei contesti. E dawero questione di afie retor icrr. E di intcrpretazione poJitica. Lassassinío dí Marat, la scarpa ,ìi Kruscev alle Nazioni unite, la fiarnma di Palach sono dei signi' iicar.rti che preslLppongono una sintetica valutazione delf intero rlLradro senantico. E una situazione semantica è una situazione lrrlitica. Così gli ex ufficiali napoleonici si aggiravano, in borghe ., . rrei calfè JclJa Parigi Jella Restntrrrzione a provocare per silnluinosi duelli i loro parigrado passati ai Borboni. C'è tutta u.ìa l( tteratura anarchica (ma, prina ancora, mazziniana) sul >. E, se la tradizione marxista r-re rifugge, non è per ,rsrlatte ragioni di princípio lr.ra per una precisa lettula dei contesti lrolitici, delle circostanze insomma: d'altrondc gli scritti di Marx e r li Lenin conscntono una strabocchevole antolosia di insolenze. (
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L'invidia che provo per la pagina di Agamben è dunque dovuta alla sua capacità d'interpretare con un gesto il nostro pre' sente; di illuninado. Chi lo ha letto ha avuto l'impror,visa sensazione di respirare, non fcrsse che per un attimo, meglio. Come fra sé e sé alrdasse ripetendosi il verso: ond'ei repente speuerà la nebó1. Poter dire > a un verme, non è così facile come si crede, se non si è dei volgari cani da guarclia di qualcuno, se - voglio dire non si è migLiori deí cani e dei vermi. Ci sarà sempre qualcuno pronto a rammentarti che bisogna criticare il meglio e non il peggro, il pensiero c non la persona, il peccato e non iÌ peccatore. Eppule tu sai che vcnpiono, o sí stanno awicinando, momenti nei quali il pcnsiero e la persona, il servizio reso a una pubblicistica repellente e l'idcntità anagrafica cl.re quel servizio ha reso, tendono a identificarsi; cr.lr.re d'altronde fa ogni giorno, l'arnmi nistrazione siudiziaria. La situìziole morale e intellettuale, prin.ra ancora che politica, del nosto paese, qual è espressa ogni mattina e ogni sera dai quotidiani e dagli audiovisivi è tale che un certo numero di per-
sone (una delle quali solro io che scrivo) prova sentimcnti di schifo e di disprezzo - certamente rícan.rbiati - pcr un certo r.rumcro di appartencnti alla propria medesima corporazione. Nei nostro caso, facitorÌ di opinione, giornalisti, filosofi o cx filosofi, studiosi o ex studíosi, e sirnili. Tali scntimenti non hanno, nella situazione nostra, quasi n.rai a che farc (e questo mi pare
il
punto eminente) con le ostilità rradizionali all'interno delle cor' porazioni (accadcmiche, giornalistiche, ccc.) e neanche con le divisioni panitichc o di setta. Essi si sono sviluppati e sono dive' nuti irrinediabilt (lel senso di non-rrediabili) nel corso dci passati velrt'anni, cone lo erano stati nel ventennio fascista. E per trc fattori: il primo è nella mancata interpretazione politica e non mitologica del quindicennio 1967 -1982, per i n.rotivi che sappiamo e che quotidianamente rigurgitar.ro nella idraulica nazionale; il sccondo è perché tutto un personale di servizio
' ttrrrc tutte le opinioni, anche le più turpi, lasciar pa are anche r rrrt rrtitori pubblici, rimandare le conclusíoni perché .,il nostro r, r rl)o sta per scadere> e quindi pregiare I'equilibrio e l'ironia, la '.1
r.rli,,rrcvolczza e
il
buonsenso e lasciare f insolenza a qualche
l,.rrlliirccio televisivo, pagato per qucsto.
Nc vicne che nelle conversazioni si è sempre più poltati a ., lt zionarc (come ai tcmpi di Papini e di Bottar, di Ansaldo e di Vrrlli:ccli c di Ciano) i propri vicini dividendoli fra coloro per i A. e B. e C. e D. sono sprcgevoli (e - in questo dissento da ,\ri,rnrben - non perché siano pubblicisti e non eminenti filosofi ,, s,rciologi o speciaListi di qualche specialità; anzi) e quclli con i ,1Lr:rli
neglio non sfiorare neanche I'argomerlto. Venga fínaln.rentc, come la chiama un poeta, da sacrosanta rrssrr>. Ranrnenio 1o schiafiio ben assestato da mio padre, uomo rrritissimo, qualrdo, dopo anni di umiliazioni, ebbc a incontrarc m ru luogo affollato del centro di Fircnze, la mattina successiva
,
lrrrrli è
rll ,rlresto di Mussol.ini, 1941, un tale che da lungo tcmpo gJi ave \ ir tolto il saluto c che gli si era fatto incontro sorridendo, anzi to-
il cappello. So bene non ci vuole grande sensibilità per e saperlo - chc il disprezzo verso altrui, macchia anche ,',r,rli cliu.rinr-úsce chi disprezza. Nell'ingíuria c'è scmpre un autocomf ircimento. Ma sono macchie che accetterei di subire volentieri, lqJicndosi
:,( scrvisscro a introdurre profondi motivi di divisione, a costrin rlt Le a scelte dgide, a riconosccrne la inevitabilità salutare. Solo , onforto, in questo senso, mi è la certezza che fra i piil giovani il ,lisprezzo assume Ia forna clella indifTerenza, della ignoranza l,cnefica e volontaria, dell'odio sorridente e quasi ignaro di sé E un'ultima parola. Di quella mezza dozzir.ra di persone, nríci paligrado intellettuali c pubblicísti, ai quali va da pafie mia r nr gesto di ripugnanza e disistima pari a quello di Agarnben per-
r[é non nri (non ci) ammorbino più a luugo, non ho scritto i rromi c i cognoni. Non I'ho fatto anzituîto perché chi mi cono di chi sto parlando. E poi percl.ré non voglio dare al (Dranifcsto> noie giudiziarie r.ré a costoro il piaccre di trascinarmi dlvanti al siuclice. Sc non fossi c€rto che essi sono ben discernibili ai miei lcttoli, dovlci clubitare clella n.rja analisi del presente, I)ovrei crederni solo, quando invecc sono certo che non è vcro.
scc sa già
21 gennakt 1990
6t
NO'fA
INNO ALLA GIOIA FERITA, PARTITURA DI GOETHE
I L'articolo
c1i Giorgio Agamben, cui Fortini si riferísce, era titolato . Eccone alcuni brenir "Sccondo sia tCalli dellt Lossiî], infani, io sarei scnza elcun dubbio un coltissimo e raffi' r r i*i n"..r;g's :r..he l,a pe'" il r,'rr.' dr ,rppJrre ìefe r qu€l l tr':rdrztonc urra ri:rirol
generale confusione delle menti, egli possr sentlrsi Àrltorizz^ro a lcncre silìili discorsi dall'incondizionatî resa al poreîe dei rkdìn di coloro che soÌo per anti_ frasi si dicono intellettuali. illa è vénuto il morrenro che un filosofo dicr infine queìlo che pensa de1 nuovo clero di nediocrati che tristeùìente îmministra, daglì t"rer''.'r'i e sul e 1.rg' ,e dei gr.rndi gior-.rli. le.prop-irzionc.leìla .^r 'u"cl'errri nicrz;nne.ociale. I r le spe.:e ir rrrni ,he 'ono apl r-5e nel-J .l^fin Jell.r.o.ietr
urr:rnr.ror riet
l.W Goethe, Tutte Ie poesie, ed. diretta da R. Fertonani, Mondal,rri, vol. I, tomi 1 e 2, pp. LXX-1881
,
Per Barthes, Chateaubriand era il discdmine fra chi capiva (lrrlrlcosa di letteratura e chi no. Goethe ne è un alÍo. Nella sua
lilica c'è una molteplicità, complessità c eterogeneità di voci, lirlrrre, accenti che non hanno sirnili in tutta la poesia del mil-
I nnio, eccetto Dante
e Shakespeare. Ai versi dei cicÌi giovanili ìrc scmbrano scoprire per la prima volta dopo sccoli la felicità, l,r luce del mattino, le tempeste di primavera, l'amore e il suo rirnorso, la speranza e il suo ir.r.rpeto, succedono g)t Inní, orche\rrîti sui toni della l'roler.rza sublirne, dove gli eventi naturali si lrrnno aÌlegorici della esistenza e della storia; e contermini sono le lrirllate, con le sonore cadenze rimate delle leggende e delle favo,
It. Ma vi si sovrappongono anche í timbri deì distici elegiaci e ,lcgli cpigrarnmi. Il fiume lento e poderoso della poesia gnomica c lilosofica riceve l'apporto dei versi sentenziosi, dei proverbi, ,lclle xenie miti. E conle se un'aria limpida portasse con sé qualcose che, nella poesia occidentalc, era passato solo con i poeti j
/ fra alberi e erbc, ,/ dove sarai, amo / Dimmelo', sembra un adolescente; ma aveva già più di sessîrìta anni. Ne aveva settantaquattro quando aprì la Elegia di Maienbad con ive$i: . Il tempo è ro c grano, ,/ fra siepi e rovo,
fc?
ncgato. Abbiamo molto da imparare.
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ubbidiente l'awenire rispose. Invano, nel 1855, Francesco De Sar.rctis, traducendo uno dei più enigmatici Lieder ("Distacco", Abschieò, costruiva le formulc gemalí di e di dell'anima". Ma quando mai? Chi, dagÌi anni "cguaglianza del giovane.Gabriele a quelli del giovane Pier Paolo, avrebbe potuto amaflo/ La ragione della antipatia generdtzzata mi pare questa; le generazioni di sopportano benissimo di sentírsi contcstate dalla classicità ma non da quclìa chc, come la goethiana, arbitra fra due secoLi, finge di non sapersi corrosa da una superbamente negata . Ci voleva tutto il pedagogi co coraggio di Croce per scrivere - mentre le nostre fanterie arreÍavano a Caporetto di fronte a .rl'eterno barbarot' germaniche ,,i1 caso della mente che è in sa.ldo possesso di concetti e convincimenti e al vario spettacolo delle umane passioni reagisce ristabíiendo prontar.r.rente l'equilibrio che queste sembrano rompere, e ritrae Ia commozione irraggiandola a un tempo dclla spiegazione razional.e [...] tale era ii caso dí Goethe>. Se al nostro co
-
orecchío parole cone queste somigliano al suono della vecchia spínetta di cui, proprio per deridere iX/olfango, ebbe a scrjvere Saba, che cosa si dovrebbe dire allora delle sue roselline e re degli eJfi, limoni in fiore e proverbi in rima? Una storia della sua fortuna presso i traduttori ci mostrerebbe Ie Jiriche goethianc posposte, e di molto, a quelle di Heine, nel passato secolo. Nel nostro, dopo le versioni di Croce, stampate nel 1919 (oggi più tollelabili di quanto non mi suonassero trent'anni fa), e quelle di tanti autoli, Carducci per prirno, antologizzate nel i9l2 da Gnoli e Vago, ci fu un ventennio di quasi siìenzio editoria le. Passò, è vero, un momento parmense e correggesco deìla rostra poesia (Bcrtolucci, Bassani) che avrebbe potuto esscre sensibile al Goethe lirico; ma si trattò piuttosto di nostalgia per ceni aspctti oraztani o rococò o manieristici del personaggio. Ver'í momeuti goethíani mi pare ci siano solo in Saba. E invece, considerando quanta sarebbe stata la fortuna di Gocthe fra la sinistra italiana negli anm Cinquanta, non è solo curiosità ricordarc che fra il 1920 e il 1910, ne.l carcere di Turi, Antonio Gransci aveva tradotto più di sessar.rta pagine della poesia del periodo di Francofone e Strasburgo e degli lazi.Par ù Prcmeteo, Gramsci cita Vincenti e Cro' ce, ne collega l'interpretazione al giudizio di Marx e se ne farà arma nella polemica, figurarsi, contro Bucharin che - scrisse -
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,lrrrrostrereblr di non rver capito nulla di quel celebre testo. Sebbene la poesia del tardo Montale alluda talvolta alle t,rnlLità gnomiche del tardo Goethe, la possibilità di affrontare ,lrrvvcro la Lirica goethiana non fu dí Montale né della sua genera,,i()lìc. sesnata dalla eredítà tardo'simbolista e renitente alla culturrr c al pènsiero di cui Goethe è latore, testimone e (in u1a certa nrisura) anche distlxttore. Ma, lungo e prezioso, un víaggio fra i rrr
Intanto, nei
di Mondadori, per iniziativa di
"Meridiani" Lrrciano De Maria, che guida la collezione, Roberto Fertonani (in
,rrìhborazione con Enrico Ganni) dirige una edizione bilingue di | | t te le poesie di Goethe. 11 mese scono sono giunti in libreria i due torni del primo volume: 1.150 pagine più alre 500 tra autochiose rrr{hiane, Éttissimi commenti, note, bibiiografie, indíci. I testi sono ,lrrcllí dell'ultirna edizione curata in vita dall'autore, dena Ausgabe l, rtcr Hand, o dell'ulúma mano (IUl32).Il secondo volume conrt lr'à ie poesie non raccolte dall'autore (fra le quali non pochi capo l,rvori) e, il terzo, il Diuano occidentale-orientale.I lraduttori, oltre a lrcltonani (e a.l mio caro amico Ernilio Castellani, uno dei nostri ru,rggiori traduttori dal tedesco, scomparso nol-r troppo tempo fa) sono Marco Beck, Maria Teresa Giannelli e Mario Specchio. Negli anni Settanta avevo proposto, nelle riunioni di Einaurli. l'opportunità di una ímpresa analoga dove però le versioni Iosscro concordate alf interno di un piccolo gruppo di specialisri. |
Si venne anche a un incontro con Cases e Baioni. Sebbene convcr.risse con me che per tradurre classici come Goethe o si dovessc rischiare f individuale e spericolata awentura (come la mia col l'azsl) o ci si dovesse ponare invece verso ia <Íaduzione di servi zío> e dí commento, Cases era piuttosto scettico sullzì possjbilità '
li coordinare piu rradurrori.
E poi il nosro progetto prevedeva l'ordine cronologico. lcdizione Mondadori - oggi l'unica a.l mondo che si proponga ,li tradurre per intcro le poesie goethiane - non ha seguìto quel critcrio, che tuttora divide gli editori tedeschi. E mi pare ratqior.revole. E roppo importante che il lettore venga investito da Lrn pensiero (quelÌo goethiano, sulia vita e l'ane) che svaluta radicnimente il mito pseudo-storicistico deJla autobiografia lirica, quale si coltivelebbe cominciando con le poesioie infantili per lìnire ai segni tracciati sul lenzuolo dall'irdice del morente. I raggruppamenti tematici e per generi (che Gocthe stabiì non senza I
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essersi consultato con Schiller) intesero spezzare l'' rminente mito della
in anticipo
Oggi possirmo Inr5urarc Ia profondirà Jello scorrqu:t'so Ix,stromanticr.r scorrc,rdo l inJice Jcllc Parlizioni goerhiJrlc. I Licrler sono disrinti dai ,,Lieder convtviali" (Gesellige LiecÌer\. Vcngono poi le Ba llata ele Elegie rcmane, disfittte dalle alre-elegre. Le Epistole, g): Epigrammi ueneziani. La serie delle sibrlline Profezie di Bacide e gJi epiglammi di Le quattro stagittzz precedo noiSonctti, anche se poi, di sor.retti, ce n'è anche in aìtre sezioni. E,\e Carctute. E ancora (comc nelle imn.raginarie classificazioni cilresi di cnr parla Borges) Ie Poesíe diuersa, qttdle dal \Y/ílhelm Meister, Su rnodella di fonne antíche, A uaùe persone. Vengono poí partizioni temadchc fatte apposta per lasciarci perplessi; Arte; Parabole; Dir.,, sentirnento; mòndt4 Motti ptouerbiali; Poesíe lír'icha (sotto questo titolo para(lossale si leggono alcunc dellc più assolute creazioni goethiate); Loggía, cioè otto poesie celebrative di riti nrassonici; e ancora .l)rb e íl mondo; ancoîa Arte' e'alîre Poesie epigrammatiche e Parabole, Dediche, fogli-ricordo e bislietti: e fina.lmente le Xenie mítí. Chi si attiene alÌa irmr.ragine convenzionale di un Goethe tutto autocontrollo e razionalità scorra quest'indice e avrà di che ricredersi. Gli editori deì nostro Goethe lirico non hanno voluto traduzioni e hanno fatto benissimo. Ma fare una raduzione di pocsia e quasi aJrrcllanro arduo chc farla poerìca". Qucl chc deve sparirc Ja rale:orra di versione ò la lettcrrrictà; nla ciò ò possibLle solo per alcuni aspctti o livelli. Se leggo: ,,La quercia amÍnantata di nebbia / gigantesca torreggíava,/ tra i cespugli, dove la tencbra / con cento occhi neri guardavao, la questione non è di sapere se qrrel <> e -qud. utorreggiàua> equivalgono allìoriginalè (c chissà poi che cosa significhi) oppure se il testo italialo abbia o no una sua autonomia letteraria e poetica; tlra r e, a rigore, ciò può cssere futto solo da un processo ermefleutico, non da una traduzione se le tonalità conferite da metafore come <> o <, da tern]ini arcnzzanÍi come < o da inversioni nobilitanti con-re ,,con cento occhi r-reri guardavao non concludo' no forse a indurre un particolare tinbro lettcrario italiar.ro, rutt alrro che ncurro/ E quanJo sí voglia. pcr utLlítà dcl letrore. rendcrc con urr rigo ogni ver\o. come evitarc che quci righi sirrto sentiti, dal lcttore, quali vcrsi, ossia con una loro cesura di fine 7n
ri13r c dunque anche con una loro ccsura interna? E così ne sorrlorro testi ' in metri imegolari. Non è questa la secle per un ragionamento critico sulle ver.,rorri. Né è nota critica su questo o quel punto della versione che rt tcnui i1 giuclizio positivo su.lla enorme impresa. Posso solo dire , lrc, proprio per le corrette premesse, si ha l'ímpressione che una rrrggiolc, magari peclissequa, corrispondenza al testo originale o, ,licilrlo, una minore , avrebbe accresciuto - per chi sia
r.r1'.rce Ji Iiscontrlrc. iìllclle sorltmJriîÌncÌlîc, il lesto gócrhitno Lr liJucir. Urr rnolro rpprezzrbiJe rifiuto dcl -poericó ha rvur..',
I toni auli, i sembrano proposti e rccepiti solo in quanto già dissolti nelle r' irr nlc(lio.lclrerr ria delle scriL u rc corrcnli. 'rì.J Ad esempio, le venti palole pirì farnose (secondo Spitzer) .l,. lla poc"ir tcdesc.r. il tVtndcrcrs Nacbtli, J 2 comirrcianò cosi: I Ibt:r allen Gipfeln / Ist Ruh' e da Croce in poi, sei o sette traduno, ri convengono nel rcndcre le ultime due parole con (npace>, , ,,riposoo, ). Qui leggo irrvcce: > non appartíene forse a ur.r linguaggio da conunicato'stampa, da telegiornale? Poi comincio a chiedermi sc rrr:llo scorso nezzo secolo <) non si sia a tal punto deser
onre esito un Jinguaggio corsivo, chc evita coloriture.
,
L
nìalltizzato da poter venirc in ausilio di tur ausiliarc corne ,.essererr. Ecco una tipica scommessa da traduttore: a seconda del livcllo sociolinguistico su cui poniamo ,,regna la calmao può anticipare un sermo bmzilis dove > e <> non sono pirì nobilitar.rti ma correnti anzi (nlagari nel linguaggio da iarlctte intervisf^ta) e quindi traducono quell'elemcnto di sottile irnrlcdiatezza che è nell'oríginale e che due secoli di linguaggio
sublime o plebeo della poesia moderna ci rendono difficile .ecuperarc.l{o detto: può. È corne se l'atto línguistico dell'autolc potesse essere interpretato solo da quel che sarà detto e scritto dopo di sé. Certo così è per la poesia c così il poeta rischia, letterdmente, la vita. 2
fabbraio 1990
IL
RE M-[DA DELLA CRITTCA
E Contini è mor1ol, nella sua fredda casa cli Domodossola, una città che non si smentisce - aveva lasciato che venisse caccíato di casa, già vecchio e ma.lato. Si ha ritegno a scrivere in fretta qualche parola per uno studioso che come lui eccelleva nell'arte del necrologro, cldTonbeau, che aveva praticato per quei maestri o discepoli che ora gli vanno incontro sull'erba oneste e liete>. della Valletta dei Principi per fargli "accoglienze 1912, aveva appena pensato nato nel che, Non avevo mai pubbJicava di Esercii cJi i saggi quando 1939 nel ventisette anni Saba, pagine Rebora, Carnpana, su lettura, con le splendide f Aliosta,sù lauoraua su Come Ungarctti, Montale, sula Chanson, Mann ele Affinità elettiue, e su Fede c belleaa. E di que.l medesimo anno è la sua edizione delle Rime di Dante (che fu allora per
dopo che F'irenze
-
quelli che, come rrre, gli erano minori di cinque anni, un
,,colpoo, spezzando le resistenze che avevano per lc sue scritture mílitanti; e che certo ebbe grande influenza sul Montale successivo a Le occasioni. (E che il Contini sia stato, oltrctutto, il vero
padre occulto dell'Ermetisrno fiorentino, credo sia oggi scienza comune). E, appena finita la guerra, n Abi esercizi, il n.ragnifico Progatto per uft litratto di Niccolò Tommaseo, fli sctitti su Crocc e .u Longhi: e non .i linircbbe di cirarc. La critica delle varianti ossia la formula che lo definisce nei manuali (rna che r.ron gLi rende dawero giustizia) nacque in lui dalla saldatura fra una educazione cattolica, l'esperier.rza della poesia simbolista europea e la filosofia del tcn-rpo e della durata (Bergson). Il suo fondamcnto rimase sempre qucllo dell'estetica crociana ma la strenua filologia gli vietò ogni cor.npiacimento estetizzante.
Come ebbe a insegnare a molti, si divise fra gìi studi ardui i testi di secoli lontani (penso a cluel monurento sono i due torni dei Poati del Duacento, gLi studi sul F;bre che Dantc, il Saggio d.i un commento alle conezioní deÌ attribuito a Petrarca uolpare e a tànrí altú studi che non nomino) e I'attcnzione ai cor-rtemporanei e alla poesia nel suo farsi; egli studiò le varianti di Ariosto, Petrarca e Lcopardí pcrché era il suo modo su1la lir.rgua e
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(li fandi contemporanei. E rammento di aver detto una volta che l;r flequentazione dei giovani poeti ermetici nella Firenze ,lcll'imn.rediato dopoguerra deve avergli insegnato qualcosa su1 rroclo di intendere i rapporti fra gli stilnovisti o fra Cavalcanti e | )rnte. Ma su questo non mancheranno, ne sono cefto, solennissiní saggi. Ricordo che dall'opera sua non vanno om essi g)tUhi ttti csercízi ecl elzeurz che sono comparsi solo due anní fa. Mentre lìrrse rneglio sarebbe stato non pubblicarc la sua ultima lunga intervista di uomo già segnato da1la età e dalla rnalattia. Un Re Mida della critica, è stato detto. Quel che toccava ,ìiventava oro. E vero. Lintelligenza era pari alla dottrina. Per velificarlo. bisogna leggerlo ncgli scritti dpparcntcmente meno inrpegnativi, nelle note, nelle allusioni. Non parlo del filologo e cìcl linguista, maestro di maesri. Parlo del critico e - può essere sorprendente per chi di Contini abbia una immagine superficiale - dello storico. Perché , fall-out di questa sraordinaria intelli' gcnza è, senza dubbio, una nuova storia delle nostre letterature; e inrpiego il plurale perché è proprio a Contini che dobbiamo la ucnia.le interoretazione di una letteratura italiana divisa in due fin dalle origini. Non ha nessuna impofianza, o poca, che le sue sistemazioni ir destinazione anche scolastica, come le antologie dell'Otto e del Novecento, siano spesso inaccettabili; che il gusto lo tradisca, sostituito da un frenendo narcisismo, da una difesa della propria giovínezza e di una fedelt che, come sernpre, è divenuta
"lunga nei seguaci volgare irnitazione. Oltre alla Polare di Montale, un'altra delle sue stelle fisse era Gadda. Pasolini - come dimostra l'epistolario - nasce in devozíone a Contini e Contini negL ultimi anni lo riconosce e ammira. Ceno i suoi giudizi sui contempora' nei sono stati giudicati fuorvianti e hanno rivelato dei limiti del gusto che, contrarianente a quanto si dice, non è affano la vinù principe di un critico. Certo la sua scrittura iperletteraria, gîavatà di tecnicismi spesso esornatívi e di civetterie al limite dell'índecifrabíle, in postura terrorizzante contro il lettore non specialisrico, è probabiìmente destinata, e fin da ien, a deperire. Pochi anni fa, durante mie lezioni sui suoi studi danteschi trovavo la decifrazio-
ne del testo dí Contini almeno altrettanto arduo ouanto ouella ddla Connedia. Ma egli rcsra. senza ombra di dubbio. il massimo critico filologo dello scorso mezzo secolo e lascia un segno in
tutti i settori dell'italianistica. 73
Due ricordi personali. Ottobre 194'1. Domodossola libcrata da partigiani, poèhi giorni prima che i tecleschí e i repubblichini ce la riprendessero. Contir-ri aveva lasciato Friburgo e aveva preso suo posto nella giunta di governo, insieme a fèrracini e a Mario Boi.rfantini. Lo vedevo ai tavoLi dcl "Terminus>, fra i parti giani che lasciavano il mitra appoggiato iler terra e le bombe a ioano accanto alle saLiele (vuote).
Maggio 1973. New York. In una specie di enorme hangar duc centlnaia rli italianistí a congresso. ll discorso di apcrtura è suo. Conmenta una pagina - del 1911, rni pare - di Roberto Lo|ìshi c dirnostra cotne lulla Ia ìetleratura iraliarra Jcl sessaLìtcrl
paginr' rA rlìe PJrevf,.,rllorr' che Ia si sarcbbc dor uta ìeggerc rrelle scuoìe pcr insegnare alla gioventu cornc non si Jaurcbh, sct'tl). rt in prov ilaliana\' LJ di\no strazione era splenJida. prccisa come ull tcorcma. ApPena cbbc finito. toccò a tne. Ero piu agitato chc pcr I'esatne .Lì latino corr Giorcio Pasquali. Dissi qucl clrc.lorcvo ncl tnierolorro. scÌrlerrJo nellaichiena i suoi ssuarù di irrJiifcrcnte irorria. ruio succcssivo nasca da quelJr
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febbraio 1990
TRIONFANTI DIVISIONI
Fra vecchie carte, rítrovo spesso scritti interrotti o perché ,lru cosa è venuto a distrarmi o perché una difficoltà intellettuale nri ha ricordato che, se qualchc volta è lecito e persino nccessario ,rnclare oltre í limiti delle conoscenze, pirì spesso si deve stare rrrolto attenti a evitare la ciada pseudo filosofica e a non scambiaprofondità gcnialc lc facilità offerte dal linguaggio saggisti,. o. Alche se ho sen.rpre ritenuto errato quel pensiero leopardiaro, nei Pensicri, secondo cui il modo nigliore per evitare di rivel,rle i confini delle proprie conoscenze è quello di non oltrepasre pcr
più frequentemente che si può purtarsi ai confini delle proprie conoscenze, quindi oltrepassarJi, pcrsuasi che solo una persona o una società che sappia pubbLicarrente di non sapere quel che ha necessità di sapere, può sowerrire alla comune ignoranza. Ma con questo mi awedo di essere già pervenuto alle conclusioni di quell'appunto, probabilmcnte t lclla prima rnetà degli anni Sessanta e dunque vccchio di almelro vcnticinque anni; interrotto per leggerezza o incapacità; e che qui sirLlc. Credo invece che bisogna
tTASCflVO.
NOIA I Cianflanco Contini, forse il maggior critico Lctterlrrio del Novccenio ita il2 febbraio 1990. In quel]a occrsione Fortini dirrostrò la sra dispo'
liano, urorì
rril'il.r.r rfi-1:rr'i cll.urp",'" r'unsio-,a.qu" id 'rr^ lrrrcrp' llir" s'l' rel.t:r d. p.rrrer';glo d;' r'rd.rrror'd.ììc p;girr ': llur,rlr drl 'nJrìrlerLo- J'cello dl .criv.r. r' ir, rra . rìrr'.r rrr riccrs- Jr C^ rti
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Una volta Sarte ha detto: > in cui esistiamo. La fra sc sta a segnare una partizione tipica di ogni esistenzialismo. Per un ver so c'è una tragice situazior.re di i.rièrmità e di tenebra illimitata, di ingan no c niseria o cli angosciosa.libertà", che è sinboleggiata dal rischio nrcrtale; per un altro c'è un universo di <.riti,> o convenzioni, clì malintesi su cui ci si intende, che è l'univetso della stoúe, clel linguaggio e delle
7t
lolo "lunghe durater. Le due condizioni si rispccchiano io tante altre \on{rapposi,/ionr. (ome. rd r\emlrio. qu,ll,r fra illirrrit.rto e ìlmjre. Iì 1,ri
mo momenro c abircro dal .leriJcr',' smoJato e vioÌ, nto .l'e lcr i gr.ci è sfida agli dèi e per i cristiani conseguenza di una coltrra originaria; ma ,hc i anche radice di ogni tra.ccnJinrento. .li ogli rìdiìi rrìigio'o " srorico poliricn. nonche .piracnì,' della ( 'razir. Mcntre il sccondo momento è quello della misura e dell'opetare, dell'"ate conbinatoria> che ci ripara e difende dall'angoscia; ma anche è ploprio della Norma o Legge, del rituaie quotidiano che ripete il suo inganno. Da questo punto di vista, fra le istituzioni che amminisîrano qùesîo secondo rnomenlo senbra vi sian state (se non sempre alneno per una estesa parte delia sLor id drl genere u-drì9t qrrelle . he si p.,n"vrno tontc .l'urnt c! hùlndnl
ìuL,go di medirzi.,nc fr.r i du. ironti deil, e'i stenza umana. Maghi e sciamani, caste sacerdotali o politiche o intellettua1i, chiese o stati erici, partiti latori di ideologie compÌessive: per le nostre società occidcntali ci sono sempre staîi singoÌi o piccolì gn-rppi che ìi rifiutavano, ma quel rifiuto è divenuto ideologia di massa solo a partirc dal pieno dominio della borghesic. Inutrle d.'crlvere. e.taro fatio mille chc co., è accaduro dì quando Ia meJrazione è stata irle '"1ìe. riorizzata. Chi ne ha meglio capite le conseguenze è stata Simone \Weil.
ìt"i, to.t'iunìcati,,. (onìe
La critica marxista all'esistenzialismo (aggiungo oggi) lo accusava di avere scambiato l'effetto per la causa: quella lacerazione è conseguenza, affeîm va, della alienazione indotta da.lla divisione della società in classi. Nella tensione a trapassare la cor úna di tenebra e i confini dell'umano è necessario, hanno detto i rnarxisti onodossi, criticare praticamente ogni residuo teologico e religioso e accettarne solo la pafie radicalmente laica ossia il moto vòlto a un aldilà del presente stodco. Dopo aver negato che la fosse ..af1àre prívato> essi però si trovano oggi nella impossibilità di riferirsi a uno Stato Etico e a un Partito mediatore fra i fini prossimi e i fini ultimi e hanno finito con l'accettare. in nome di una visione del mondo Liberaldemocratica, la separazione fra pubblico c privato che fu a fondamento della antropologia borghese; quando non delegano direttamente a qualche chiesa istituzionale o a qualche credenza spiritua.listica (l'Est lo dimostra e I'Ovest non è da meno) la gestione degli Assoluti, riservandosi l'amministrazione della Valle di Lacrime. Di qui l'interrogativo, implicito in quel che ho detto all'inizio; possiamo accettare questa trionfante divisione? Lasciano impregiudicato il grado di validità della critica marxista a.lle filosofie esistenziaListe e le teologie. Non viene però il sospetto che istituzionalizzare, come oggi si fa, le divisioni (magari in nome
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llc ,,competenzeo e delle sacre < è sempre più gestito da oratori sacri o magici o da 1'rofcssori d'infinito, posso solo sperare che, a poco a poco o rrt'.! un tratto, il maggior numero possibile di uomini e di donrt, nei loro rapporti quotidianí, torni a decfrare - com'è sempre nelle massime svolte dell'umanità - l'inestricabile lega'rrcccsso lr.: fra quel che non sanno e quel che sanno, Ía la sorte di tutti e lrr propria, portandosi alle frontiere del proprio sapere o destino. ( lhìedendosi a vicenda perché e come e di chi sia la colpa e che ,
k
lirlc: e a vicenda si rispondano e facctano. 11
febbraio 1990
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MANDELA E GLI ANNI
,,,r(viì ore e ore acl allcnarsi, merratorcta, t.rella carnpagna del / r, ocra, l'ossastra e nera, fra le antiche colline di detriti, sotto ' rrrr t
Era il n.rio penultimo giorno a Johannesburg, giugno 198,1. Scdcvo accanto alla fir.restra di una stanza a pianterreno. Fuori c'era il sole delf invcrno. Vedevo poca erba, una pianta di rami storti senza foglie e un muretto di mattoni. Dall'erba ai rami saltava un uccello di lunsa coda bianca. Non uscivo dalla piccola camera fredda, letto disfatto e scaffali di libri. Rinunziavo a una tazza di thè. Non volcvo vedere distcso sulla moquette del soggiorno quel loro bambino di pochi anni, gJi occhí già stravolti dalla nevrosi 0 hate you, I hate you.t, udava alla madre), fisso per ore a certi video di attori ingìesí ra vestití da cavalieri di Artù o dèi d'Olimpo c mostri; e neanche, in cucina, la <> nera, amorevolc c degna, che al tramonto si sarebbe chiusa nella minuscoia casetta in fondo al giardino pcr passan'i la notte, poi che la legge le vietava di dormire sotto lo stesso tetto dei biarchi. Più di tutto, non volevo scorgere da una por-ta apefia, but tata sul letto fra lenzuola e quaderni, la mogLie del r o ospite, che già due volte (cancro) cra stata opcrata - me lo aveva detto subito, la prima scra - e orà ricominciava a soffrire e tre mesi più tardi era norta. Ne ho una foto. Jennifer era una donna giovane, bella, alta, di carnagiolrc chiarissima, di rrovimenti sportivi. Da anni, le forze che le resta-
vano le spendeva nella azione politica dei bianchi conro I'apartbeíd. Fra i libri di storia del Sudafrica e di narratori e dramrnaturghi del suo paese, che mi aveva passato (li leggevo rannicchiato sotto le coperte, quando fuori I'aria andava sotto lo zero) c'era, volumirosa, una sua tesi di dottorato su di una scrittrice zulu, dei primi del Novecento. La settimana prima aveva ricevuto il suo M.A. ncll'aula masna della universítà del WitwatcrsrarrJ aJ aqrn, alhat. Jice queJJ irrno rcclJerricor c la cls,r. fino all'alba, era stata affollata di amici tutti ubriachi, per non pensare a quel che tutti sapevano e cl.re bene le si leggeva in víso. Lui. un australiano che conosceva ìa moderna letteratura italiar.ra nrolto meglio dí tanti nostri clocenti, non tornava mài in casa prina del whisky scraìe. Quando non era al dipartimento 78
tclo sempre azzurro netto.
Sedcvo accanto alìa finestra, disegnavo con la biro un r.rrrrlto di una pianta - ne sapevo il none, l'[ro dimenticato , lrr', nri avevano detto, cra tipica di quella parte dell'Africa. DisclÌ it\,o c pensavo a tutto quel che avevo veduto e cercato di capir, in clLrel mese . Era come il prino giorno: di soffocan.rento c di 1,,rLrlrr pcr le vie di ville e giardilf o su per la collina della univer' ,,rÌrr. clove barstava incrociare 1o sguardo di un negro (già a due ,l,iri: Good mornlg -vr) per vedere oscurarsi di colpo il cristal1,, tlcl ciclo così esatto sui colori degli alberi c dci fiori, í1 flusso ,1cllc highuays, i d:amanti dei grattacicli. Qualcl'c scra prirna. in.ierne ci mici ospiti. ero sldlo a una , r'nir fa stosa, forse trenta invitati, ne.lla villa di un indusffiale italiruro. fabbriche alla periferia di Johar.rnesburg e grande villa nel Veucto. Luomo era molto intelligcnte, duro, colto, uso a valutare l.. pcr-sone. Possedeva due interi piani tlasfor-nati in un museo di ., rrlture negre che raccoglieva da tutta l'Africa. Ne faccva comrnclcio. Le conservava in anplissimc techc di vetro. Quando me rrL: andai mi regalò una specie di ricamo a perline di non so più cìrc tribù aborigena. Tra gli ospiti c'era tutto quel che si può immaginare per un ,lisclcto filn di società colonialc. Spiccava fìa tutti uno scultore itirliano. Da tanti anni in qucl paese, era stinato autore di enormi sculture asratte in femo, esposte in quei giorni fra gli edifici del canpus. Di una figura come quella, parassita di buon livello, mi lrrreva di avere già letto nolte descrizioni. E dane da zen, awclcrti. accademici. funzionari di industrie italiane. Il un gran braciere di grandi fiarnme cuochi negri arrosLivano carni rosse e tacchir.ri succulenti. I vini erano squisiti, felícc ìa fcsta.
Avevo accennato a un'opera storica sulle guerra dei Boeri, ìctta sere innanzi. Il padrone di casa, vcrsandomi del suo tocài, r disse che era già stata tradotta in italiano. .,Pensi>,, aggiunse, il "il gencrale Maletti - siamo amicí, abita tra noi - mi aveva dato lllanoscritto di un suo stuclio storico-militare su quella medesima euerra percl.ré, I'ultima volta che sono torÍìato in Italia, gli trovassi un editore. Ma come si fa, gli ho dcno, c'è gíà la traduzione di
tlrell' ooera s t a n dn drr. 79
e dí tutte quelGià, il generale Maletti. Quello dei "seruizi>> le allre storie. Domani ci sarei tornato, dalla pista del "Leonardo da Vincir'. Cambíai discorso. Dopo cena, il padrone di casa mi spiegò che mi sarebbe stato riconoscente, se, come altri italiani di passaggio, suoi ospiti, avessi voluto lasciargli un disegno o un breve manoscritto. Ne faceva delle minuscole pubblicazioni che per le festc di fine anno
',trurza e aspettaí sí facesse buio, i duc cani lupi venissero sciolti in 1lrrrlt1ino, sclosciasse la doccia del mio ospite, di rítorno da.lla sua rììiìfrtona, urlasse il bambino e suonasse la voce aspra e disperala ,l.' lll naclre. Chiusi in busta e scrissi I'l-rdirizzo. 18
febbraio 1990
mandava ai conoscenti. Ora, accanto alla finestra, e il piccolo uccello di coda bianca
continuava oltre i verri a saltare dall'erba ai rami già raggiunti dall'ornbra lilla del pomeriggio, componevo una specie di lunga poesia, discorsiva, un po' alla Pier Paolo. V raccontavo che quindici anni prima, nel 1969, avevo 1968", dov'era ur scritto dei versi che si intitolavano "Settembre breve elenco dei fatti di quei rnesi violentissimi, dagJi studentr di Torino e Parigi, all'assassinio di Martin Luther King e di Kennedy, all'attentato contro Dutscl.ìke e all'esercito sovietico entrato a Praga. E c'era anche il nome di Mandela che, forse errore di rnemoria, avevo creduto assassinato: <. In quella versione i versi erano stati starnpati it w Omaggto a Montale otto anni pirì tardi. E intanto Mandela era in galera e era dimenticato. Nel 1980, ristarnpando, avevo tolto il suo norÌe: chi avrebbe potuto capire, da que.[ nome sconosciuto, qualcosa? Mandela era in galera e era dimenticato, anche da me. E così nel 19J2 - raccontavo ancora, senza accorgermi del freddo - al tempo della rnia prima liceo, nessuno mi aveva detto che Gramsci fosse morto: e quando, nel 1943, avevo veduto il suo strano cognome stampato su di un foglio clandestiro mi ero detto: . E ora - scrivevo ancora - mi ero trovato a vivere un mese nella terra dove lo scor-tosciuto compa gno era sempre in prigione, dimenticato dai miei compagni e sempre più distrutto, e lì, a Johannesburg, nessul.ìo, in tutto quel rìese, me ne aveva fatto il nome per paura di quel che significava e allora, ecco, lo facevo io c lo lasciavo all'amico del generaìe Maletti, accanto a quello di Gransci e accanto al disegno d'un rametto di foglie, di un aÌbero del suo paese. Quante volte ritorna in queste righe la parola ,.ann . Di queí versi non ero contento. Ma di quel che avevo pen sato pcr scriverli, sì, ero contento. Molti altri ce n'erano e sono, nelle galere, e non se re conoscolro i nomi. Non volli uscire dalla
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LE ]NVISIBILI INCRINATURE DEGLI ANNI '80'
Aa.Yv.,.Seúinzanf i dell'aldirpn, Theoria, L. 22.000 Scnh)ncn
ti
del dí.rinuntu è
dell' aldiqrut. Opporttnisruc.t
m
ptura cínl vno nell' atà
libro nato una litta attir.ità scminariale che "da data dal 1987", ,.chc ha riunito persone diverse pcr esperieirze e studi, affrate.llatc prowisoriamente da una esigenzir spc-iÉca: arti colare ir noclo chiaro c distinto la propria drsaffezior.re per"le fornc di víta oggi prcvalenti". Hanno lavoraro soprattutto nel 1988, quando ebbe luogo
ur
convcgno e un dibattito. Fra costoro aicr-rni
l.roti e molto bravi collaboratori del "manifestoo. I1 Ìibro è da leggelc turto, anche dov'è difficilc. [Jn autol€
così ironico come Starnone vi parla del . Si toccano ambiti specialistici, con
Colombo sul cincma del dccennio o con IlarJi e Castellani sull'ultinra urbanistica. Ma rutti gli scrini medtano una discussio
ne molto approfondita chc non posso qui fare. I nomi sono, oltre grà ricordati, Bascetta, Berti, Castellano, Illuminati, Piperno. Da un ossenatorio cortiguo a quello che Rossanda si è eleno nelle ultime dieci pagine, rni limito invece a qualche osseruazione sullo scdtto di Vimo e a rrn cenno a quello di Agamben. 1.
i
.lare che per Brecht
il nuovo> è sempre da preferire aÌ "cattivo ' con una <"t.nodernizzazione" e "sradicarlento" senza prccedentin quanto di cssere > c > e scnza
E2
..prccedentir.
Da molte delle migliori pagine del libro, emcrge chc uno clei rrassimi esiti di questo presente è la riduzione al minir.r.ro di ogr.ri coscienza storica. Rossalìda - interlocutricc crîttca aguzza e vcemente, c con lei sot'to, nellar sostanza, d'accordo - lo indica lin rlalle prime righe: dicono i contributori che..il terreno itnposto rlai vincitori è nuovo e articolato> e . E rrno dei netocli dei vincitori è, appunto, quello di padarc di comportamenti e di tonalità emotivc auzitutto come ..ttuovc>. Lorrolc de.l oassato inseoolto (o la rnancata elaborazione della sconfitt,r dellà Sínisra) sèmbra essere il tratto distintivo, quasi sempr.e trrciuto e perciò tanto più forte c omogeneizzante, del gruppo. E il tributo piir forte pagato all'awersario, tanto da far credere che Lron sia più tale. Già si può serenamente finire a cena insieme, a oarlare di ..cinismoo. Di forte pensiero e scrittura e, nel suo insieme, an.unirevole è lo scritto di Virno. Non separa la parte descrittiva daìla interpreta tiva e propositiva e perciò è difficile riassumedo. Il punto centrale pàre questo: nella società di oggi la qualità più richiesta sarebbe sernpre più composta di conoscenzc acquisite dallo sgancian-rcnto, volontario o no, da ogni definita professionalità. In un noltdo ílt violento mutamcnto perpetuo l'assuefazione al mutamento (che induce l'..opponunismo") si fa essa stessa forza produttiva. GÌi cffeni dei orocessi di modernizzazione Íìe diventano cause. Il rúchilismo é un uingrediente fondanertaÌe>, ben quotato sul mer cato dcl lavoro. Nel cuore della razíonalizzazionc si annidano salde le categorie heideggeriane delia
2. Per Vírno,
tutti
stiaÍì.ro vivendo entro una modalità
di
esperienza .,che tende ad articolarsi prevalentemente attraverso possibilità, occasioni, chances, invece che secondo direzioni lineari e univoche> (non senza sorniglianza col personaggio di Diderot, il Nípote di Rtnnedu, come qui scrive Marco Bascetta sotto il titolo I nipotini di Rameau\. E che essa è "l'ineludibile condizione dí sfondo delle azioni e delle condotte in generale". collportamenti che fossero diatrretraln]ente an'ersi
"Eventuali
8j
proprjl riprocluzione: c c è una
all'opportunismo si iscriverebbero anch'essi all'interno clella
irrrLricga pcr ìa
medesima espcrienzu.
,rtr.lla dell,r c nelJ,i vira quotidiana. fonJrta drlJr separazionc dcl Livoratore dallo strumento e dalla esperienza del lavoro (secondo la classica indagine marxiana) e quindi estesa aìl'intero corpo sociale dal sistema deí consumi, dei bisogni indotti e della irdustda culturale. Mi pare chc Virno unifichi la prirna con ia seconda astrazione e faccit del Eeftera/ i tellect l'organizzatore tanto della oroduzione quanto dei >, suscita solo una passione per ol'appart-encnza come tale, (direi: oer il conformismo anni Ottanta). Confesso che qu, come in Agamben, non riesco bene a capire che cosa sia.d'appartenenza" pìiva del suo ,.a che cosao. E sospetto ìl gioco di parole. Siccome gli universale - si configura corne un sistema senza uscite. Né sono dawero in pochi a sostenedo, nei tempí comenti. Di dove mai potranno nascere a.llora l€ oistanze di raiformazione radícale dell'esistento? vaìe l'incrinatura originaria Rossanda perde la pazienza: "O e rapporto di produzione, libertà ua del sistema, il contrasto punto non sta solo nel riconoil allora umanità e leíÉcazione e i soggetti in campo e nel reidentficare scere il paesaggio ma nel si riproduce nelle innuche originario coliegarli>. lJ"incrinatura rigano ogni momento invisibili, merevolí fèlures che, spesso principio così a un ancora dell'esistente: ecco, per chi crede quelle incrinature, scopl:irle, nelìo arcaico come l'onore, esso vive a ciò chc è c rprire sl\czzarc rrel ricortoscerlc e dil:rrarle. Ptr
Alfermare la conrpresenza di due tendenze o situazioní contlarie non equivale però, mi pare, a fare di una dì queste una ocondizione di sfondo". Una tale affermazione conferisce a situazioni storico-sociali il carattere
irrperfettamente dispiegata,
La umodalità cli esperienzao di cui si parla, proprio perché non nasce dal nulla, è a sua volta in conflitto con . Mi pare per'ò di "modalità poter dire che le condizioni storico-sociali, che le inducono; e soprattutto (b) che sono inseparabili dalle loro negazioní. Non si può parlare di opportunísrno se non si presuppone I'esistenza di alcunché che lo awersa e nega; fossero
anche solo un saggio, un seminario e un volume. Sc, come credo,
l'crore ha sempre origine pratica, bisognerebbe irlmaginare qui f intento, imperfettamente conscio, di fruire di entrambe le con' dizioni, di disporre di doppia cittadinanza. Ma le scdte decidono c la comprensione per chi sta dall'alrra parte della barricata non abolisce quest'ultima. Non so più chi diceva: ,.Non si può per amore del sole rinunciare alla propria ombra>. A Virno e ad alcuni suoi intelllgenti amici bisognerebbe dire che per amore dell'ombra non possono rinunciare al sole, L C'è,. nello scritto di Virno, un altro punto degno di considerazione. E il paragrafo intitolato .,General intellect>. Lalrtore parte da uno scritto famoso (il cosiddetto Frazzmento sulle nacchi' ze) dove Marx afferma che il >. C'è un pensiero astratto, un sapere (knotuledge) che il capitale
RI
divcrsa asttazione.
It
. Letteralmente e in tutti i sensi. Veni Creator SDiritus. E por che cos'è questo ,.sradicamentoo dell'oggi a confronto di quello che è stato neile massime età di formazione del mondo moderno ossia di ploletarizzttzione di enomi masse umane e di distruzione di srandi culture storiche? Che cosa le illusions perdues di questi confessar.rti enfants elu siècÌe se non I'ultimo
anello (ben intcrprelabile anche ín termilri di concentrazioni capitalistiche e di quotidíane mene politiche) di un processo di espropriazionc dell'uomo a se stesso o si dica reificazione, che fonda, piuttosto o accallto zL general intellect una gencral pslcopathologyl lùpeto: certo gJi esiti del sapere appJicato c cocso aì capitale entrano in circolo con il processo di reificazione, lo alimentano c se ne nutrol-ro. Ma se da questa reciprocità si vuol giungere a negare che vi siar.ro (pcr parlare il linguaggio di una volta) dorninanti e don.rinati, si regredisce - nella migLiorc della iootesi - a Mc Luhan. all'idea che vi sia un effetto infuso dalla tècnologia e dal sapere scientifico in sé, con somma gioia degli ecologi di destra. Non sarà conseguenza (in me come in Virno e in innunerevoli come noi) dclla resistenza a riconoscerci prolctarizzatt nel proprio lavoro intellettuale, ossia sa.ladati, e al tempo stesso forse corrotti frurtori di un privilegio di conoscenze? 4. (e ,,riserboo), quale si accompagna ad ogni aurora insorgente e soprattutto a ogni condizione di sconfitta storica. (Dieci ar-rni fa mi pareva di averla identrficata nella corporazione dei.,Fratelli di Amorevoli", da allora assai dilatata). Non è solo il "pudore" >: parlano è un cui oggi, non senza levità, alcuni teorici modo di muoversi con crú, in generale - per troppa o Íoppo 86
- non si farnno abbastanza i conti c che realmcntc (vlcne avanu>>. Non poca ottima critica lcftcraría può rivendicare dí cssere rìrrivata prima nell'impiego di quei nodi, quando ha mostato di esscre attcnta non solo a quel chc è detto ma a queJ che è taciuto, rrllc prrni concave del discorso e non solo a quelle convesse. Un cliscorso che si svolgc a partire clai > e non dai chc connettono ciascun ínvipoca sinpatia
clir,r:o alla irtera vita dell'universo.
La fígura cli prua di Aganben è quella dclla "singolarità quaìunquc-. .lualcota che sonriglia assai xllrì "srirdi(dlo' seconJo Virro. E una [ormula reo-anarchicr chc corrc fra non poclti cli coloro che, a sinisra, sono stati visitad dalla ferocc divinità clella storia contemporanea: fa parte di un sapere diffuso. E se .{rrpr; frcqlrcntrre lo spoglìo Jipaninrcnto marxiano rrri parc possibiie scorgen'i una preziosa promessa di futuro. Quanto a ne, credo che f indagine su tali procedure di omissione e silenzio e scontornarnento - quale conseguirebbe, in dcfi rútiva, a una seria reccnsione di questo libro - dovrebbc illuminarle, e magari abbagliarle, riattivando i circuiti e le nozioni di "falsa coscienza>>, quelle della teoria delle ideologie e finalmente ridiscutendo la a partire dai rappord fra inconscio politico e linguaggio, Una via però ignorata da questo libro che tuttavia si propone come anti ídecdoglco. Ma, certo, di quello di cui non si può parlare è sempre rreno possibile tacere. 9 marzr.t 1994 NOTA L Il libro che qui Fortini recensisce costituì la .-ledi infra . t,r:rrr.rr^ -| iÌoan eri.rr '.li*i|ìi'rr.'.,olorizz.rti e ti
c.o
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CROCE E DELIT,IA
Ristanparc le operc di Croce o qucllc meno note o reperiAdelphi, non contano i sottirìtesi, chc ci sono: di renJcnza o gusro o ,ól.li. Co.e . dovcrc dei r cc chi, scuotiano il capo se ci pare che i giovani diano troppa inpoftanza a cose che non ne hanno: chi dovrebbe risentirsi se latto editoriale Adelphi intende, come è certo, suggerire la conferma che il filosofo e storico napoletano sta pài semprc nel novcro dtlla grrrrdc culrura culoper aJto-borghese ncl primo cinquantennio del .ecolo? Chi nonlo sapeva? Iì lertorc poir.cbbc lutravia udjre. in quell:r dcterrninazionà t-grande culrura europca rlto,borglrcse ecc.-) un:Ì eco di scrirri assai fr.cquerrti nclla Itaìia del prino quinquennio di dopoguerra; di filòsofi come Della Vo$e o Cantoni, di poeti come Saba o Vittorini (e di tanti altri) dove si esprimeva viva ar.versione per quella cultura e per la parte che Croce vi aveva avuto. Anzi alla insofferenza per ouella che giusrrmenre fu Jetrr la dilralura crociana (Bobhio vorrebbc si dicesse, con Gramsci, egemonia: ma così si perderebbe una rilevanle sfumatura ncgativat va fana risalire uni divisionc nclla sinistra ir.rtellettuale di allor.a. Da una parte il cosiddetto crocio-gramscismo, che però negli uomini e negli atteggiamenti mentali durati sino all'altro ier.i meglio dovrcbbe ricÈiamarsi alJ'ercdirà JclJ inscgnamenro.li Genrilc e alla filosofia dcll anuaIismo. Dall'altra la curiosità o l'attenzione a.lle forme dí cultura cui Croce aveva voluro togliere ogni dignità di vere scienze, come sociologia, ar.rtropologia, psicanalisi e altre ancora; e per filosofie sino rllorr poco frequenratc in lralia. queli il neopoiirivis, n o. la
bili
è buor.ra impresa. Laterza o
fenomenologia, l'esistenzialismo. Se rileggo le pagine che a Croce poLitico Bobbio ha dedicato nel suo Profílo ideologico del Nouecento, mi è factle awedermi che le figure maggiori e minori di quelle due sezioni della cultura (o, per meglio dire, delle ideologie) della sinistra, nel deccnnio successivo alla mone di Croce (1952) ebbero a scarnbiarsi le par-
li. Ìror'r ccrlo rnisurandosi col pcnsiero del nostro filosofo ma continuando, anzi raducendo, alcuni putti essenziali di contlitto 88
in tutto Croce. parte degli intellettuali gran Detto molto in breve: una politica culturale di Toglíatti, la comunisti che avevano condiviso in umanesimo e liberale rìi traduzione dell'umanesimo laico politica culdella sociaÌista e in accordo anchc con taluni aspetti nei confronti di (dunque di diffidenza di rifiuto o turale sovietica e di ani e aÌ capitale filosofie considerate decadenti o assenite che si ritrovano, ad apertula di libro,
scritture letterarie delle avarrguardie) e che non mancavano qrúnrli dr punti di contatto con la di Marx, quello deiManosctitti eco' nomico filosofici dei quali proprio a Bobbio avevamo dovuto la traduzione. In cluel rovesciamcnto di posizior.ri, mafurato lentamente e divenuto manifesto soprattutto ve$o la metà degli anni Scssanta, Croce non c'entrava dawero; anzi c'entravano filosofi, sociologi e critici cl.re Croce aveva awersati e che gli rendevano, quasi aempre, eguale astio; Lukícs ma anche Flusserl o Mannheim o Adorno o Auerbach o Sartre o Lòwith o Bloch, di orisini disparate e di mete altrettanto diverse che avevano tuttavia-in comune categorie c linguaggi ben lontani da quelli della tradizione empiristica anglosassone, della sociologia arnericana e, oiù tardi. dello sruttura.lisrno francese. e diciamocelo pufe: con tutta questa aveva a che fare Benedetto Croce? Se si confusione che cosa della critíca che di Croce anch'esso semisecolate, suarda all'aîco,
con tutto questo
-
-
ha parlato, si sarebbc tentati di rispondere: quasi nulla. Allora: ula deliziosa polverosità di un classicor, coDre Contini ha chiamato la sua prosa? Non è così. D'altronde quella battuta è ingenerosa. I classici non sono inefficienti o polverosi, altrineuti non 89
ci sarebbe nessun motívo di chian-radi classici. Sono solo spenti e lnuti o invece pa anti e vivi. La dice Continí, sarebbe "delizia" nella sua prosa ,.non più recenie del prosatore Leopardi al massintu ldal rilevarrtrssinru saepio :d)a lafu, 'r.ta rultt'rnl, Ji B. C.. chc c dcl lqs I r, d"rl 1972, ir, A//i (\arciu). Mi rzzardo ancorr a dissentire . G[ arcaismi della prosa di Croce stamo a quelJi leopardiani comc i latinismi delle poesie di Francesco Gaeta stanno a quelli di Leopardi. C'è di mezzo, nienreilcno, (Carducci non escluso) il lungo resistente ncoclassicismo de1la ..scuola napoletarra' c tleí suoi cririci c Iiìologl e quegli eiicrri d:r relc di,roria ronana del secitrdo Ottocento. che sullo sfondo hanno tratti della costiera, da Baia a Sorrento o Capri, con nuvole rosee di tramonto e di di Napolù; e dove, mentre in primo piano "giallo prospere Lalage o Necra sfogliano amorose coronc clegiache, non è lontano il grido di un acquaiolo di Salvatore Di Giacomo o di Vincenzo Gernito. Sì, con i classici, nel più serio senso della parola, Croce ha in comune (e prima di tutto, con Vico, De Sanctis, naturalmei-rtc; e pcrsino con Manzoni) la capacità di , di mcttersi e metterc in moto, ir qualunque prnto o frammento li si tocchi, li si lcgga, Mettere in moto critico, voglio direi per dargli torto, spess(,r ma pcr cztpire un passaggio fondamentale della storia del pensiero e della critica o anche solo del gusto c della passione.
Un csernpio. Uno Jegli scritri di Crocc piu Jerri è cerro
Ia Enciclopedia Brítannica. Bene, una pagina intera, la prima, Croce la cledica - colr margistrale disprezzo per le convenienze editoriali - a riassrunere il passo virgiliano dove Enea incor.rra Andromaca ("un umano sentinento di punsenti rnemorie. di rabbrividcnte .rrroLc [...] il senrirncrrro ri a I"rrro convertito in immagini, eccetera') Di qui si può misurare la dirrensione di quel che abbiamo guadagr-rato e di quel che abbian.ro perduro, dico della nostra càpacítà di intendere la poesia, negli scorsi ses sant'anni. La sone di Andromaca (o di Ugolino, Macbcth, Anna Karenina, Gregor Samsa) ci lascia indifferenti o è appena una figura Ji repcrtorio culrura]s arche pcrche iI patbo' è l orrore sono trasmigrati (c diluíti) nel gran mercato quotidiano della e della industria culturale. Pcr Croce, comc per noi, è owia la ncondanna estetica di quelle opere o di quelle parti di opere ín cui il sei.rrimento imme90
cliato irronpe o si sfoga", na ove in chi riceve manchi o sia labile c dcbo.le una traccia o una menoría di quei scntirenti immediati, c!. quer douleurs de uetne di cuî, proprío porsando alla Andromaca virgiliaura (e un po' anche alla propria mamma) aveva scritto il Baudelaire del , di cui Croce parla, dovesscro riuranerci affatto l.r.ruti. E iÍìvece non solo non è così ma quci vcrsi o altri possono cofirnuoverci fino alle lacrire o esaltarci. Non sarà forsc pcrché, invcce di cssere sconparso, come voleva (ìroce, il cor-rflitto dcllc ,,formeu corl i > si è moltiplicato, facendoci awertiti anche del contenuto delle forme e ddla si è t'ornza del contenúo? E perché la coscicnza della "formalítà" lìtta così acuta da costituíre essa stessa la nísur"a del vuoto che si è aperto fra forn.ra cd cspcrienza? E ogni opera d'artc e di poesia non ci fa sentire sempre più sÍaziante - e anche, va da sé, rassercÌrLìntc la djstrnzr ira qLrel che potremmo essere. ossia senrire c conoscere (e che ci è stato tolto e rubato) proprio perché indi-
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ceto, alluso indirettamentc con alcuni oggetti verbali, strutture lcssicali, sintattiche, metriche, ognuno con la sua storicità e la sua lirnitatezza c i suoi significati scrnpre solo parzialmente decifrabih? Lungo il secolo, scbbene nal riconosciuto, questo è diventato sapere diffuso, .,formalismo di massao. Mezzo secolo fa, nel palco di un teatro popolare, rni colpiro no te giovani operaie che piangevano sulla mone di Mimì. Oggi Lrlra pari partecipazione è cerlo possibile ma non sarebbe né per Lrna idendficazione primaria e e solo emotiva né per la contempla-
zione cosmica di cuí parla l'cstctica crocima ma piuttosto pe r la Llaestà potente dello straniamento indono daÌ compcnetarsi di Ln cerimoniaÌe sublime (l'opera lirica o l'istituzionc poctica) e di rura viccnda convenzionale. Da >. Filcl.ré capisco che íl suo senso è in questa divaricazíonc. Una lettura barocca o iperronantíca? Aborrita, a ragione da1 e ario"classicoo iitèo e goethiano Croce? E se, come ha detto non rammento chi, più tesa> del barocco? Ecco ogni classicismo fosse solo la "corda un esempio cleglí irtcrminabili rjrnandi che oggí, e credo scrlprc,
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una pagina crociane può proporcí. In questo, dawero . E anche altro, molto a.ltro cui sí può accennare appena. In un suo bellissimo ..Croce in nuce, (che è voce deJla Encicktpedia
Europea Garzanfi e chc racconando a chiunque) Sebastiano Tinpanaro, toccando in modo magistrale tutti gli aspetti meno evidenti del pensiero e della biografia di Croce e i punti deboÌi
cltc Crocc ci venga riproposto per cluel che ce*o è stato? Come sonpre, lo si usi contro la cultura di chi ce lo propone. Così fcce (ìrarlsci. Bisogna trasfornare in ausilio a una callsa che conti' nuiamo a ritenere nostra e giusta, tutto quello che cí viene predicato contro di quella, 22 dprik' 1990
"libenù. padre 'Iale, come sappiamo, è la faccia burbcra e bonaria, da della patna, che da trent'anni e piìr ci troviamo stampata neile altologie delle scuole secondarie. Ma c! invece in quel che Croce seppe r.nedítare - dopo Machiavelli, Vico, Hobbes, I{egei, Marx; e sia pure in modo non originale - suí meccanismi della autorità, della forza e dclla víolcnza nella esistcnza dei sinsoli, delle classí, dej c.ri e dci popolr, rhc po.>iamo ancora oggi iror arc un aiur., contro lc stoltezze pseudo-etiche che intessono la italia "ideologia na> incarictrta clí clistrarci dalle vere rasioni dei conflitti. LanriJerr ocraLicisLico c anrisocialista Croce puó esserci urilc: Croce che sapeva lrcne di dovere i propri privilegi anche alla violenza giacobina del 1793 c ar bersaglieri clie dopo il 1860 ammazzarono, nella gueua al , più contadini del Sud di quante vittùne fossero costate, tutte ilsieme, le battaglie del Risorgirr.cr.rto. Sapeva belre che le copenine color maftone dei suoi voluniLaterza erarìo pagate anche con le centinaia di nigliaia di emigralti ve$o le clue luneriche che ogni giorno affollavano il molo della sua cinà. E così pofrernmo conoscere meglio quali violenze e crudeltà ci conccdono oggi i nostli prvilcgi c le serene copertine solîo le quali si ripropongono oggi le opere di clon Benedetto. Racconta Lukdcs di aver dol-nto, siovane cornmissario della rirolrrziorre ceirnrrnisra di Bela Kun, oLdirrarc ne.l lqlg un rribunale militare, con successiva fucilazione, contro sette o otto soldati colpevoLi di abbandono di posto di fronte all'eselcito controrivoìr:zionar.io runleno avanzante ir territorio unsherese. Ho \crnpre perìsnto cite la coscielzr di trrgcdìe.,In. qu"lJa e,,tra.s. nella capacità di intenderc Shakespeare e Tolstoj. Croce non ha, che io sappia, fatto fircilare nessuno: o, solo indirettamente, i soldati delìa guerra regia che egli aveva considerato evei'rto ilevitabile. Ma sapeva clre ne.ll'agire umano, ì1 bene e i1 n.ralc siano inseparabili e come tutîavia si debbano scparare. Che iurporta allora
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IN MANO AI RINNEGATI'
U na malattia professionale
ln un saggio dí Anthony Northey sui familiari di Kafka leggo che nel periodo fra la fine clel 1911 c il 1917, mentre al mattino Franz lavorava all'Istituto di Assícurazione contro gli Infonuni dei Lavoratori del regr.ro di Boerria a Praga, spesso nel poneriggio si recava alla ,,Prager Asbesnverke Hermann & C.", Borivojova 27 a Zizkov, fabbrica della quale cra stato uno dei soci fondatori. Non mi sembra rilevante la doppia figura dello scrittorc che d mattino è un dipcndentc (e per dí più organizzatore di rur sindacato nella potente socictà di Assícurazioni) e al porneriggio è ur.r .,padronen, anzi dirigcnte di una fabbrica. Questa contraddizionc cra già iscritta nel suo volersi intellettuale e scrittore. Laccaníta e pueriÌe volontà dí conquistare url punto di vista superiore sulla realtà della famiglia, che era tuttavia incapace di abbandonarc anche perché contínuava a fornirgL rnodelli e fantasmi, lo situa in compagnia di tanti altri di quella sua età sociale e cultura, e anchc della nostra, dai quali lo separa nulla di meno che il genio. No, è chc l'asbesto altro non è che I'amianto, il minerale flessibile e resistente al fuoco, di colore biancasro o verde-grigio, o azzurro, le cui polveri, se ira' latc, provocano bronchiti croniche, asma, enfisema, insufÉcicnza cardiaca e canro alla pleura. Fonc ai ternpi di Kafka l'asbestosi non era conosciuta. Resta I'ironia stofica di tu-r altro duaÌisno, al di là di ogni possibilc coscienza, Egli curava gli intcrcssi dei lavoratori, li difcndeva dagli incidenti, impiegava tabelle dov'crano raccapriccianti disegni di arti mutilati: e, nel nredesimo tempo, contri' buiva all'insorgere di quelle nalattie mofiali nclle giovani operaíe de.lla Asbesnverkc , cE cu ci paía nei Diari . Avrà soriso, ogni volta che, entrando, passava sotto la scritta Asbest (ne resta una foto) rammentando rl canto degli Angeli Perfettr, nc'lla scena finale del Secr,,ndo Faust: ,
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uqtti anni Negli ultimi mesi le notízie chiedono ragionamento e forza i{'anino, r.ror.r la partecipazigr.re precipitosa che in altri tempi mi sarebbe stata naturale. Rammento e pratico come oosso la nolma , lrr corrsiglil ù rron Lrrclrornpcrc il proprio serviiio. Vurrei lon stzlrrcami di giocare. A impedirmelo ci pensa sen.u'nzú la realtà clel potcle. Sono stato, cla ragazzo, nel fascisrno autoritario e, da vecchio, in quello democratico. Questa frase l'ho n.redítata per alnreno due decenni. Non è dctta awcntatamente. Non ni oassa ner ì.r rncntc.lispieg,rrla. È scrnurri essa a spieglr mc. In altn tempi dovevo costringermi a non voler cornmentare tutto e tutto legare insieme. Di qui certi n-riei intenninabili rnono, loghi da professore, r-rei dopo lezione. A Síena,l'inverno era oltre lc mura dell'antico convento. Solo la campanella ci costrinseva a L.ciare Iauh delJa F:rcohà. Fuori delle vetrarc si veJeva lir crmpagna e il suo buio con le luci dei borghi. Momenti assai scri, cìove si legavano disperazione e letizia. Era come se rilanciare scmpre píù oltre l'ultimo pensiero volesse dawero garantírmi di star facendo ur passo innanzi. Non rni rendevo conto che spesso era un passo indietro. O un awolgimento senza fine. Oggi è diverso. Frutto secco e saporito della vecchiaia è una naturale cvasività e linuncia alle conclusioni dichiarate. Non ho detto pare di vedere semprc megLio con atten"alle conciusionir. Mi zione le cose e le situazioni molto vicine oppure quelle assaí lontane nel parssato o nell'awenire. Gli uomini 1o hanno sempre saputo. Limpazienza decresce con l'età, Il falso vecchio diventa vecchio vero quando si illude di poter consentire con l'usura della vita quotidiana ossia con la di cui padava Saba e che "vita" credeva di tLovare nei quartieri popolari. Quel suo popolo è scomparso da dcccnni. Però nel negozio di elettrodomestici o nel bar del mio quafiiere, verso le sei di sera, poco prima della chiusura, i nuovi cittadini - sebbene padilo una lingua divcrsa e rac contino di esperienze cliverse - ricostruiscono una comunità di compromesso, di camerartislno e commedia quale fu delle benole Per cbi ha
c delle città di un ten.rpo.
Sono nel cei'rtro di Milano. Al cliente estraneo il î.àgazzo .Jel o lr anzirra allr cassr sí rilolgono con la loro rnedi:i durczza europea. Non offrono qucl supplemento di rapporto che è nel Lrar
consruno verbale di sé, civile prestazione del non,necessarío, che
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si dà tuttora, per esempio, a Napoli. Ma nentre a.lla cassa o al banco sbrigano nel n.rinimo di parole la reìazione con l'estraneo, contiruano a distanza, sopra il suo capo, il diaìogo con l'impiegato o la signora di passaggio su di uno degli argornentí che senza asperità o semnai cot.t conffitti solo recitati consetttono di non sentirsi soli e di sospendere fino all'ora della chiusura la pena dcll'csistcnza. Questo ama il vecchio. La tentazione di entrare nella convcrsazione e prender',,ti il proprio |,rogo è conre quelìa di accettare (dopo tutto ma onnai troppo rardi) le istituzioni culturali, i convegni, le librerie, le mostre, le prescntazioni, tutto quel che si è evitato - stavo pcr dire: in vita - quanto è stato possibile. Sempre per quel medesimo sguardo rìvvicinato alle cose, alla ,.vitao, che gli anni paiono tbrnire. Sebbene si sappia che queste e quella continueranno a sfuggire imprendibili come sfere di mercurio. Fossimo stati píù coerenti con gli insegnamenti ricevuti e mcno ingenuamentc ottir.nisti, avremmo dovuto sapere che il disvcìamento clel fallito socialismo reale neìl'Est e dei partiti cornunisti ncll'Ovest e più in Italia; o meglio, per esser-e più precisi, il rnodo che il sistcma della informazione e comunicazione avrebbe tcnuto per discorrerne, non avrcbbe potuto non essere sui modi della ideologta dominante, fra canagliesco e pulcinellesco. La storia tradotta imtne cliaf amente in film storico, eventi cl.ìe riguardano mezzo o tutto il nondo trattati comc fossero cpisodi di un romanzo di Umberto Eco. Fra il 7956 e rl L961 (ma anche primal) del cotnunismo sor'íi:tico e del cosiddetto socíalismo reale, non solo sapevamo abbastanza ma ne avevamo scritto e discusso in lungo e in largo. Noi, cioè coloro che - iscritti o no ai pafiiti della sinistra storica a quel sapere avevamo dato qualche corpo dí pensiero e di interpretazione econonica e politica. Mi vergogno di dovedo ricordare. Ma la dimer.rtícanza non ò innocente. Quel che awiene sotto i nostri occhi è la vendetta perp,:trata contro se stessi da coloro che vent'an.ri fa cbbero tra í venti e i venticinque anni. Questi quarantenni, o anche più arv^nzati' in età, quando lon abbiano conosciuta la galera o la droga tt l'espulsiole daila fabbrica o l'umiliazione di rinnegarc 11 periodo più generoso deila propría giovinczza, hanno dovuto attravcrsare un'età chc è coninciata con le stragi, il telrorismo e la P2 e si conclude con una situazionc cli resitrte, un sirldacato tasfofmato 96
in lstituzione produttiva e un partito comunista che si vergogna (lei propno nome. Odiano se stessi e incrudeliscono contro i oadri e i fieli. Si
:rr,rdiscono per illudersi dj essere coererrri e pèr sfuggire drlla pr-opria ombra. Dimer-rticavo di aggiungere che, se vívono a nord ,li NapoLi, hanno ur grado di benessere non inmaginato dai loro pacL'i e madri; ma anchc hanno dei figli che Ii giudicano peggio .li cluanto essi avessero giudícato, ailora, í propri padri.
Gli anni Settanta hanno spezzato la schiena al nostro paese. iisso ha ora gli uon.rini politici e i .,media, che si rnerita. Non potrò vedere cacciata e punita la classe politica che - al potere o rilì'opposizione - ci ha governati nel ventennio 1968-1988 ma rnn ho dubbi su come sarà giudicata. Vada via con quella una gcnerazione cli complici, cone fu con quella del fascismo. Guardiano in televisione precipitare e ricrearsi un mondo, a neno di due ore di aereo da qui. Ma gli autori dei titolí delìa uostra stampa, equivalenti a quelli che svolgevano la medesima bisogna mezzo secolo fa sui quotidiani del reginle, possono con tinuare tranquillamente il loro lavoro: nessuno li caccerà. Anche in questo il terrorismo ha svolto pienamente Ìa sua opcra criminale e cretina.
Solo alcuni preti hanno dawero cap.ito e, grazie a1 loro pessimismo sulÌa natr"rra degli uomini, hanno saputo proporre alternative e prospettive; pericolose ma reali. Se, cone si afferma da molte parti, la contrapposizione di credcnte e di non credente
non
l.ra
più vere ragioni, non essendo io in alcun modo
ucredente, ín una confessione religiosa, sono però con quelli che ,,credono, e che, proprio per questo, proprio perché sanno che il centro di gravità della loro fede è sempre dccentrato rispetto ai modi di manifestarla, rifiutano di confondere potere con storia, politica con eticità, religione con morale. A1le commistioni prcfedscono Ie contraddiziolri. 6 maggío 1990
\OTA r L'arricoJo, cor:rposto c1a rlue testi indipcndenti tra loro, colrperve nella rubrica , che ospitava libere r-iflessìoni su aspetti rnche molo eterogenci del1a cultura e deÌ costume.
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PAESAGGIO MENTALE DI UNA BATTAGLIA CRITICA
Romano Luperini,
Il Alle goria
del Modemo,
Ec\tori lltuniti, 1990
1. È un manifesto sulla nostra <>, non solo un libro di metodologia e critica letteraria. Il sottotitolo è Saggi su//'allegorisnto come forma artística del moderno e cotne metotlo tli coîloscenza. Queste due ultime parole lasciano intendere che il discorso su forma letteraria e sua interpretazione è prcmessa ad drro. .AJJegoria tche ò anche il rirolo di una rivisra diretta da Luperini) ha qui, come dice il nomc, due significati: quelJo Ji urr moJo di esprcssione lcrtcraria tl allcgorismor finorr. dice Luperíni, insufficientefrente indagato r.rella letteratura del Novccento: e que[o di una proposta diìnterplerazione complcssiva, allegorica, appunto, della Modernità. La príma parte (.,Per una ermeneutica materialisto) racco glie quattro saggi. Due di questi (
Mi fa mutare giudizio sullc sue ultime tre raccolte, costruite, dice Luperini, , <. Ricostruendo un irinerario Jell onera che iino a ièri mi oareva interrono Ja motiri solo negarivi. Aggiungi che ta r.igidità nell'impiego delle categorie, awertibile nella parte teorica, in queJJr cririca si arrenul. Cià crr scomparsa nei saggr vcrghiani editi lo scorso anno dal Mulho.
moderno. Sola svolta epocale sarebbe stata quella della prina rivoluzione industriale, nei primi decenni dell'Ottocento. Da quarant'anni ne vivremmo solo una seconda fase (elettronica e informatica, con un div€rso modo di vivere spazio e tempo). Fra questa e la precedente c'è la solida continuità della grande industria capitalistica, del feticismo della merce, della tendenziale s.orlrpursu del valore d'uso dr fronte a.ll à gefleràJizzaztone totalizzante del valore di scambio, delìa seconda natura determinata d'alla subordinazione del mondo naturale aile esigenze delìa produzione del nercato e della tecnologiao. (Non troppo diversanente Rossanda chiedeva al gruppo dt Opportunismo paura cíní smo quali síano i soggetti del pacsaggio posdndustriale e in che cosa si differenzino nel rapporto di produzione da quelli del paesaggio industrialc). Storicità, razionaÌità critica, natura pragmatica e dialettica del linguaggio sarebbero le categorie e forme del pensiero e dell'ane che insieme alla ,.visione allegorican contraddisringuono il fìIone antidogmatico e antimetafisico della moder-
nità, con cui battersi contro la tendcnza alla accettazione apologetica dcl presente propria della ideologia del postrnoderno. Aggiungo qui che aÌmeno Jameson esorbita da quest'dtima: tan-
to più che alcune caratteristiche di quel che lui chiama postmoderno hanno certamente molto in comune col manierismo; questo, con l'arte ornamentale e decorativa (di cui a lungo pada I'Estetica di Lukàcs) e, in definitiva, con l'allegorismo, così chiudendosi un cerchio iratteso. A-nche di oueste Dremesse si è discusso a Siena in un recente convesno. Sotto il loro livello due temi scoffevano silenziosi; vaÌutazione dei mutamenti politici degli ultimi anni e recupero clella dimensione di contestazione letteraria aggressiva e dí espressionisrno sperimentale, che neí Sessanta fu cifra delle allora Neo-avanguardie. Si intrawedono, se posso scherzare, .,Squadre di Azione Allcgorica". La dei gruppi, salutare quando sí tratta di politlca o di opinione, oppure di promozione universitaria o editoriale, non però credo sorta effetti benefici sulla qualità letteraria. Può far guadagnare qualche miliardo, cosa tutt'altro che trascurabile, a chi abbia le qualità dei manager di successo. nell'allegoria il rapporto fra segno e significato è "Mentre discontinuo, in quanto deve registrare una frattura, nel simbolo J.
2.
e Post-
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significante e significato si implicano a vicenda e rappresentalo tutto; il sinrbolo è una sineddocl.re" (p.,17). Con queste parole Luperini fa riferimento a De Man che a sua volta si rilèrisce a Benjamin. Nel 1817 Hegel (S ,158 dela Enciclopedia) aveva già distinto - così rammento - simbolo da segno, attribuendo a que' u1.ì
st'ultimo caratteristichc che parrebbero prossime a quelle
dell'allegorico: non siamo lontani dalla arbitrarietà del segno linguistico secondo Saussure. Uno parla o scrive e, senza saperlo d)egorízza, come quel tale che faceva della prosa. Benjamin dice che ìa duplicità costítutiva della scrittura e del linguaggio fa dclla intenzione allegorica un <; però r'rei saggi di Luperim mi pare si proceda più per coppie di antitesi, del upo , che per dialettica. Si sa che quanto più ii materialisrno è naturalistico. rneno è dia.lettico. Dev'essere questo il nodo - la ingombrante presenza di Hegel - che fa omettere a Luperini la discussíone col saggio tanto rilevante col quale Soln.ri, ne1 1962, introduceva Benjamin in ItaÌia nonché con i sei soitti di Cases, fra L 1966 e 1981. Ma, anche più significativamente, non si pada qui neanche di Agam ben, oltretutto editore di Beniamin; che (in direzionc opposta ma simmetrica ai primí due ora ricordati) 1o aveva interpretato zer-
Adorno. Credo che la radicalità íntellettuale di Asamben pensiero alJegorico. di Benjamin poco conciliabili con la traiettoria che, secondo Luperini, lo situerebbero fra Marx e noi.
szzs
recasse alla luce componenri essenziaìi dcl
/.
4.
Il punto è quello
del congirngimento in Benjamin (e in
noi - ma in quale Benjamin? ) di naterialismo (owero atteggia mento realistico-filologico) e di csoterismo o cabalisno o magi sno. Nella sua introduzione agli Scittí, 1955, Adorno si chiedeva se in Bcnjamin fosse .,negato radicalmente il concetto di pen' siero fondamentaleo o non ci losse oiuttosto <, negatíva, distruttiva, nichili' 100
sta clella vita o della storia implichi una latente
5. Loriei-rtamento chc Luperini chiama allegorico rni pare lo si possa far quasi del tutto coincidere col secolo delle ininterrottc Ararrguardie e Jci loro -straniamenti". cornc organizzatc scissior-ri fra quel che viene detto, agito, mostrato e quel che si vuole sía inteso, recepito, veduto. D'altra pane la semanticità del linguaggio, la sua proprietà simbolica, ha sempre costituito, in letteratura e poesia, un ostacolo o un filtro alla separazione sisteuratica fra sigr-rificar.rte e significato. Dalla funzione referenzide del ìinguaggio non possono certo prescindere le a.lre funzioni. E quel che Luperim chiama del modernon, cone frattu"allegoria ra e sovrapposizione di immagine e razionalità può essere riferito a una particolare dimensione stolica del rapporto tra la funzione > del linguaggio (o autoreferenziale) e la referenz.iale.